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26 LUGLIO 2013 // N. 7 // anno 20 // 2 € // POSTE ITALIANE S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/94 n° 46), art. 1, comma 1, DCB Padova - contiene I.P.

periodico

DCOER1519

luglio agosto

Omologato

positivo/negativo

Nuove opportunità e vecchi ostacoli



FAREIMPRESA Periodico economico mensile

Hanno collaborato a questo numero: Christian Caleari, Chiara Carradore, Nicola Carrarini, Valter Fabris, Luisella Frezzato, Paolo Pedersini, Lucia Pomi, Andrea Rossi, Loris Rui, Luciano Sassetto, Andrea Saviane, Valentino Varotto, Federica Vencato

www.fareimpresa.info

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Editoriale Non hanno “alibi” certi spropositi sull’occupazione di Agostino Bonomo

L’ospite 4 Mingardi: Viva il libero mercato (perché il

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Questo mese in copertina LUGLIO AGOSTO

periodico DCOER1519

26 LUGLIO 2013 // N. 7 // ANNO 20 // 2 € // POSTE ITALIANE S.p.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/94 N° 46), ART. 1, COMMA 1, DCB PADOVA - CONTIENE I.P.

Direttore responsabile: Antonio Stefani In redazione: Stefano Rossi, Valentina Celsan Contributi multimedia: Vito Trapani Coordinamento editoriale: Stefano Baroni Sede: via Fermi, 134 - 36100 Vicenza - 0444 392300 stampa@confartigianatovicenza.it www.confartigianatovicenza.it Editrice: CESAR srl, via Fermi, 201 - 36100 Vicenza

Omologato

POSITIVO/NEGATIVO NUOVE OPPORTUNITÀ E VECCHI OSTACOLI

Positivo/Negativo: cioè il bianco e il nero, il chiaro e lo scuro della situazione in cui le aziende si trovano a operare in un momento già di per sé complicato. Da un lato, mettendocela tutta per stare sul mercato anche con idee nuove, progetti e comportamenti necessariamente diversi da prima. Dall’altro, dovendo fare i conti (in tutti i sensi) con gli storici mali del sistema-Paese: burocrazia asfissiante, fisco pesantissimo, credito difficile, inefficienze e sprechi della sfera pubblica, inadeguatezze della politica a tramutare in atti concreti i tanti, troppi proclami. Tanto che, spesso, più degli strascichi della crisi globale il nemico più temibile da affrontare è di natura interna, ovvero l’incredibile capacità autolesionistica che il nostro Paese sembra possedere. Tutto ciò grava in primo luogo su chi ha scelto di “fare impresa” e che, alle varie doti necessarie per fare il suo mestiere, deve aggiungere quelle di una infinita pazienza. Già, ma fino a quando?

so mm ari o

16 Abusivismo: nel Paese dei Tarocchi 17 Sulla contraffazione si alza anche il sipario

Il positivo

19 Bolletta di elettricità e gas: adesso darci un taglio si può nelle utenze domestiche

mercato siamo noi)

5 E la S.P.E. torna in autunno

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in tema POSITIVO/NEGATIVO

Nuove opportunità e vecchi ostacoli (contro la burocrazia che soffoca l’impresa ora c’è anche un appello europeo a “legiferare con intelligenza”)

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Il negativo Merletti (Confartigianato): Il coraggio delle imprese nell’Italia di tasse e carte

21 Aziende, aggiudicatevi all’asta i progetti “For All” dei designer

22 Matching Day, la giornata degli incontri fra imprese

23 Imprenditori “in palestra” per affrontare le sfide

24 Il Cesar rilancia con nuovi corsi (gratis) 25 Zanolli: e io “allenatore” mi tolgo il cappello

Riflessioni 40 Legumi: Cari imprenditori, evitate il “Dilemma dei Prigionieri” 41 Beltramini: Palladio, l’artigenio

di fronte ad atleti come gli artigiani

13 Fisco e burocrazia, macigni soffocanti 15 Che fatica avere credito

26 Affari esteri (con Russia e Qatar) 28 Dalla matita alla televisione: creatività e 31 32 35 36 37 39

“cartoon business” Banzai! Vogliamo trasformare le auto a benzina in elettriche Ma questo Consorzio è proprio una Bellezza E il salone vince anche con competenza e cortesia I “Calzolai 2.0” veneti mettono le ali ai piedi “Discovering artigianato”: un portale per la promozione turistica Pensionati al lavoro per la società futura

45 CULTURA 42 Vicenza riscopre se stessa attorno alla Rua e al “Gioiello” in argento

44 La Basilica Palladiana ospita

il contemporaneo

45 Bassano: il Premio Mechilli ora è una borsa di studio universitaria

48 Vedùte

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di Agostino Bonomo presidente Confartigianato Vicenza www.fareimpresa.info

NON HANNO “ALIBI” CERTI SPROPOSITI SULL’OCCUPAZIONE A giudicare dalle numerose attestazioni di condivisione giunte dai colleghi artigiani, c’era proprio bisogno di quella risentita “lettera aperta” che, come Confartigianato Vicenza, abbiamo spedito al Presidente del Consiglio Enrico Letta a seguito di quella sua affermazione resa a Bruxelles secondo la quale, in seguito ai provvedimenti presi, “ora le imprese non hanno più alibi per non assumere”. Una frase che dimostra, una volta di più, quanto i politici siano lontani dalla realtà. Sarebbe infatti bello sapere, da uno dei mille enti che a ogni minuto sfornano dati statistici, di quanto è diminuita la disoccupazione in Italia dopo quell’infelice uscita del primo ministro. Così, a naso, direi che quella cifra non si è spostata di una virgola. E, anche se non sono un guru dell’economia, mi sento in grado di fornire una risposta: perché, caro Presidente, non è un “alibi” a rendere difficile l’aumento dell’occupazione, ma una serie di ragioni oggettive. Certo, c’è la faticosa congiuntura che stiamo vivendo, ma la situazione in Italia viene acuita da tutti gli ostacoli che il (mal)funzionamento del sistema-Paese frappone all’impresa. Perché non ricordare anche questo, trovandosi in quella Bruxelles dove, fra l’altro, il Comitato Economico e Sociale Europeo ha appena sollecitato gli Stati membri e la stessa Comunità a “legiferare con intelligenza”? Avevamo accordato una certa fiducia a questo governo, a un esecutivo che pareva animato da un ritrovato senso di unità e orgoglio nazionale, da spirito di servizio e di responsabilità; tanto più che di Enrico Letta ricordavamo gli interventi alla scuola per dirigenti di Confartigianato, quando le sue lezioni esprimevano concetti ben diversi rispetto a quell’incauta affermazione sulle responsabilità delle aziende. Aveva avuto contenuti di apprezzabile buona volontà il “Decreto del Fare”, vedi le agevolazioni in materia di riscossione per dare respiro ai contribuenti in difficoltà con Equitalia, il rafforzamento del Fondo Centrale di Garanzia per le

Pmi nell’intento di ridare sostegno agli investimenti delle aziende, la riedizione della “legge Sabatini” per il finanziamento di macchinari e impianti, i passi verso le semplificazioni in materia ambientale e di sicurezza sul lavoro. Condivisibili sono stati anche l’introduzione del principio del risarcimento per chi subisce i ritardi della Pubblica Amministrazione, così come la “terapia d’urto” decisa per lo smaltimento delle pratiche (1,2 milioni di arretrati) della giustizia civile; e infine, pur con qualche rischio di sovrapposizione con altre processi già avviati, era da ritenersi valida anche l’idea della sperimentazione amministrativa di “zone a burocrazia zero”. Ma da questi primi, timidi passi ad affermare che adesso le aziende non hanno più “alibi” per assumere, beh, ce ne passa. Lo ribadiamo a nome di tutte quelle piccole imprese che, nonostante mille difficoltà e ostacoli, proseguono il loro cammino assumendosi una responsabilità - anche sociale – che facciamo fatica a riscontrare nei comportamenti di larga parte della classe politica. Ma davvero il nostro premier pensa che assumere dipendenti, creare maestranze, formarle, cercare commesse qui come in tutto il mondo, dare lavoro e quindi creare benessere nei territori, sia così semplice? I suoi esperti ministeriali si sono davvero chiesti come mai in Italia abbiamo più di 3 milioni di disoccupati e una disoccupazione giovanile che è arrivata al 40%? Chissà perché viene in mente la (non rimpianta) ministra Elsa Fornero, che non sapeva neanche il numero degli "esodati". Intanto si continua a proclamare che c’è bisogno di “creare lavoro”, senza però risolvere i problemi di chi quel lavoro dovrebbe fornirlo, e cioè le aziende. Ebbene, Governo e Parlamento incomincino a sollevare le nostre imprese da tutte quelle vessazioni che lo Stato, nelle sue infinite articolazioni, si inventa ogni giorno per renderci la vita impossibile e farci sempre più vulnerabili sul piano della concorrenza internazionale. Perché, davvero, non

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basterebbero tutte le pagine di questo giornale per descrivere le inutili pratiche burocratiche, l'assillante pressione fiscale, i controlli non coordinati ai quali siamo sottoposti, le procedure - magari con valore retroattivo - che vengono imposte anche alla più piccola delle ditte. E allora, o si capisce che un'impresa, nonostante tutto ciò che si fa per scoraggiarla, assume quando è in grado di farlo (ed è orgogliosa se può farlo, perché vuol dire che sta crescendo e garantisce benessere sociale), oppure mi chiedo di quale futuro stiamo parlando. Se poi guardiamo all’altro soggetto che dà lavoro in Italia oltre a quello privato, ovvero il settore pubblico, c’è solo da augurarsi che non lo faccia più; che la finisca di essere un serbatoio di assunzioni clientelari, una riserva di voti di scambio, e che da oggi impieghi tutta la pletora del suo personale amministrativo a disboscare la selva delle pratiche burocratiche inutili, assurde, contraddittorie che ha creato, col risultato di asfissiare i cittadini (o dovremmo dire sudditi?). Perciò, rilancio la proposta che ogni politico debba avere nel suo curriculum, come “conditio sine qua non" e specie se ha in animo di diventare ministro, un percorso in azienda (d’altronde, chi fa il medico non deve avere studi e pratica adeguata?). Sì, una permanenza in azienda magari con la formula dello stage, con valutazione finale dell'imprenditore che lo ha assunto, fermo restando che chi non avrà raggiunto un punteggio minimo di 7/10 non potrà proseguire la carriera politica. Confermo che personalmente mi candido a ospitarne due all'anno, e a pagarli come i miei collaboratori (1100 /1200 euro al mese, per un costo aziendale di 2200 euro). Credo che, se “lorsignori” provassero a vivere con questa retribuzione e intanto vedessero da vicino i salti mortali che deve fare il titolare dell’azienda, forse dalle loro bocche uscirebbero molti meno spropositi.

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L'ospite

Alberto Mingardi, giovane economista di cultura liberale, è stato l’ospite che ha concluso l’annuale ciclo di incontri alla Scuola di Politica ed Economia di Confartigianato Vicenza

VIVA IL LIBERO MERCATO (PERCHÉ IL MERCATO SIAMO NOI) Economista, saggista e giornalista, il milanese Alberto Mingardi ha poco più di trent’anni ma è già una firma apprezzata a livello internazionale. E proprio a lui è toccato il compito di tenere la lezione conclusiva del ciclo 2012-2013 della Scuola di Politica ed Economia di Confartigianato Vicenza, illustrando le tesi contenute nel suo recente libro “L’intelligenza del denaro. Perché il mercato ha ragione anche quando ha torto” (edizioni Marsilio). Un lavoro nel quale egli prosegue la sua indagine sul liberalismo economico osservando che “il mercato ha ragione anche quando ha torto perché non è altro che l’esito, ovviamente sempre imperfetto, della libera interazione di milioni di individui, la sorgente ultima di ogni innovazione, l’unica palestra possibile per la libertà degli esseri umani”. E sulle sue tesi anche FareImpresa ha voluto saperne di più. Mingardi, lei afferma che il mercato è un “processo” e che il consumatore sceglie ma anche “si fa scegliere”. In che modo? “La nostra maggiore libertà è legata alla maggiore libertà di tutti. In pratica: io posso scegliere un prodotto perché meglio si addice ai miei bisogni e alla mie aspirazioni, ma potrei avere anche dei bisogni e delle aspirazioni di cui non sarei mai

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consapevole se qualcun altro non me le proponesse. Il mercato quindi risponde alla domanda dei consumatori ma, al contempo, ne stimola di nuove attraverso l’innovazione e la ricerca della soddisfazione di bisogni più “profondi”. Perciò, più grandi sono le possibilità offerte dal mercato, più il consumatore ha possibilità di farsi scegliere”. E il prezzo che ruolo svolge? “Il prezzo è il veicolo dell’intelligenza collettiva. Ognuno di noi ha due modi di interagire con gli altri. Il primo è attraverso piccoli gruppi (la compagnia di amici, il club…) instaurando rapporti di amicizia, fiducia e condivisione degli stessi interessi e obiettivi, ma questo non basta, perché ci servono altre cose, e cioè i beni materiali. Ed ecco che entra in scena il secondo modo di interagire: quello per grandi gruppi, come società. In questa realtà io posso beneficiare di molti beni e servizi, ma questa relazione non può essere governata da una stretta di mano, dalla fiducia o dalla stima reciproca, e qui interviene il prezzo, che dà un valore coerente al prodotto. Non solo. I prezzi offrono moltissime informazioni, grazie a loro apprendo la filiera che ha portato quel prodotto fino a me. Ciò non significa conoscere nei minimi dettagli dove, come e quando è

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stato realizzato quel bene, ma piuttosto comprendere quanto un prodotto è desiderato sul mercato, o quanto è scarso, qual è la sua qualità, se è compatibile coi miei consumi. I produttori, dal canto loro, con il prezzo capiscono quanto - e se - i consumatori sono disposti a pagare per i loro prodotti, agendo di conseguenza”. C’è chi invece, soprattutto con la crisi, torna alle teorie del mercato come “complotto”. “Anche qui si tratta di un problema di comprensione, ovvero di capire che il mercato è un processo, non una realtà dominata dal caos che va ordinata o orientata da “poteri superiori”. Il mercato procede per errori e autocorrezioni. Poi, in un Paese come il nostro in cui nessuno ammette con umiltà i propri errori, ma tende a leggerli come conseguenza di colpe altrui, non stupisce che anche la crisi economica sia interpretata come qualcosa di “programmato” da altri. Siamo abituati che quando c’è un problema diventa un’emergenza sociale cui deve pensare un medico sociale con un piano di interventi; la realtà, invece, ha la virtù di viaggiare su binari propri e il libero mercato non è che il mondo delle sorprese e delle idee.” La principale funzione del mercato non dovrebbe


essere quella di ridistribuire la ricchezza? “È un classico errore di prospettiva, il mercato non ha questa funzione. Tutti possono mettersi sul mercato per offrire il meglio e migliorare la propria posizione economica. Mentre la disuguaglianza che conta, quella cui si dovrebbe guardare, è quella relativa ai consumi. Oggi tutti possono avere le stesse cose - o meglio, beni che svolgono le stesse funzioni - indipendentemente dalla classe sociale cui appartengono. Stesse cose non significa prodotti uguali, perché chi può si compra la Ferrari e gli altri un’utilitaria, ma tutti però hanno la macchina. Un tempo i consumi delimitavano la soglia di sussistenza, oggi no. La crisi però morde i soggetti non tutelati”. Mercato, regole, ruolo di governo dello Stato: come si combinano questi elementi? “Le regole si chiamano così perché non cambiano: debbono essere perciò uguali per tutti, certe e riconoscibili. Se in Italia fosse così, questo sarebbe un elemento importante per gli imprenditori. Invece, nel nostro Paese tutto ciò è messo a rischio da due cose: le regole non vengono rispettate e non c’è norma che il Parlamento non possa cambiare. Ovvio che, se il legislatore si ingegna a cambiare le norme, spesso per raccogliere consensi di qua o di là, ci saranno

soggetti concentrati a trarne interesse, piuttosto che a competere sul mercato. Le regole “interpretabili”, che continuano a cambiare nome, o tasse la cui unica certezza è che saranno maggiori dell’anno prima, non consentono all’imprenditore di entrare in partita, di costruire e di intraprendere ragionevolmente. Si continua a dire che in Italia c’è bisogno di una politica industriale: ma davvero siamo persuasi che i ministri siano più capaci di quegli imprenditori che si misurano ogni giorno col mercato e la concorrenza? E che se sbagliano pagano di tasca loro, non coi soldi dei cittadini?”. Ma la politica decide anche gli incentivi, o le leggi anti-trust… “Parto dall’anti-trust: si tratta di una legge che non aiuta la concorrenza perché, in pratica si blocca l’avversario piuttosto che batterlo sul campo del mercato. Un po’ come quando c’erano i monopoli: in assenza di concorrenza, il consumatore non aveva scelta e veniva fregato. Quanto agli incentivi, la corsa per usufruirne porta le aziende ad assumere più avvocati, che ingegneri, piuttosto che a concentrarsi sulla produzione che, se è buona, non ha bisogno di aiuti. Tutti questi elementi producono però lo stesso effetto: le aziende non si concentrano più sugli elementi che le possono rendere maggiormente concorrenziali e, quindi, si allontanano dal pubblico. Se l’obiettivo sociale è di godere dell’innovazione e di prezzi favorevoli, la miglior politica è quella di

lasciare entrare nel mercato più soggetti possibili. Il mercato libera cultura e intelligenza, la vera prova dei fatti avverrà poi con i consumatori”. Ma come la mettiamo, per esempio, con la discussa concorrenza cinese? “La Cina è un bel mercato e il fatto che la popolazione si arricchisca e abbia consumi più complessi dovrebbe farci contenti. Certo, il loro modo di operare solleva anche problemi etici ma, senza per questo volerli giustificare, sono un po’ le stesse strade che anche il nostro Paese ha percorso, con la differenza che la Cina lo sta facendo in tempi molto più brevi. Ciò non vuol dire che non ci debbano essere delle regole, anzi: fondamentale è quella sulle frodi”. Quale è il suo messaggio, quindi, agli artigiani e ai piccoli imprenditori in genere? “Ritengo quello dell’imprenditore un lavoro intensamente intellettuale, e fatto non solo di programmazione. Detto ciò, vorrei ricordar loro che i conti li debbono fare con la domanda dei consumatori, che è mutevole e poco pianificabile. Non necessariamente una buona idea viene accettata in quel momento e in quel contesto, perché il mercato siamo tutti noi e le intuizioni del singolo possono non essere condivise. L’imprenditore quindi può anche sbagliare, l’importante è che dagli errori impari qualcosa di nuovo, riparta con umiltà e cerchi di andare ancora incontro al futuro”.

CHI È ALBERTO MINGARDI Attuale collaboratore del “Wall Street Journal”, de “Il Sole 24 Ore” e de “Il Foglio” dopo aver scritto anche per il “Washington Post”, “Libero” e “Il Riformista”, autore di diversi libri e frequente ospite come opinionista a TG1 Economia. È direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni centro studi con sedi a Torino e Milano per la promozione delle idee liberali.

E LA S.P.E. TORNA IN AUTUNNO

Tema del corso 2013/2014: “Libertà (in)condizionata”

La Scuola di Politica ed Economia di Confartigianato Vicenza riaprirà i battenti a ottobre. Il nuovo ciclo, che si chiuderà a giugno 2014, avrà come tema “Libertà (in)condizionata”, ovvero una indagine sulla responsabilità, la libertà e i vincoli di chi è chiamato a governare processi e relazioni in politica, nell’economia e nell’impresa. A partire da una domanda: davvero le tecnologie del web stanno cambiando le regole del gioco, rendendo possibile la democrazia diretta? Anche elementi di stretta attualità, legati alle cronache odierne, rientreranno dunque nell’analisi dell’esercizio della libertà negli ambiti pubblici e privati, riflettendo su questo bene supremo che non è affatto scontato e che si deve conquistare ogni giorno, comprendendone e rispettandone le regole ed esercitandolo con consapevolezza. La Scuola si rivolge a imprenditori e dirigenti artigiani che volessero approfondire le loro conoscenze in materia politica ed economia, etica e leadership, gestione e strategia d’impresa, con l’ausilio di docenti universitari,

laboratori, incontri, viaggi e formazione outdoor ed esperienze con eccellenze italiane ed europee. Sono 13 i moduli proposti, con dieci lezioni l’anno per un totale di due anni di frequenza. Obiettivo della Scuola è quello di stimolare lo sviluppo personale, di favorire la partecipazione attiva in seno all’associazione e alla società in generale, di sviluppare competenze, creare sinergie tra i partecipanti, condividendo i saperi ma anche le professionalità per una crescita personale e professionale. Non si tratta di un corso di formazione professionale, né di un luogo dove vengono trovate le soluzioni per tutti i mali, ma di un ambiente per favorire il confronto e la riflessione sui temi di maggior impatto per le imprese. Per informazioni: tel. 0444 392326. Sito web: www.scuolapoliticaeconomia.it Email: spe@confartigianatovicenza.it

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POSITIVO/ Nuove opportunità e vecchi ostacoli (contro la burocrazia che soffoca l’impresa ora c’è anche un appello europeo a “legiferare con intelligenza”) Dicono che la burocrazia, intesa come sistema di leggi e norme di difficile (se non contraddittoria) interpretazione e applicazione, sia vecchia di secoli. Ma è certo che specialmente in Italia il suo impatto sulle persone e sulle aziende resta sempre il medesimo: complicare ogni cosa. La burocrazia fa parte di quel contesto “negativo” che, in questo numero di FareImpresa, abbiamo voluto contrapporre alle tante iniziative che tuttavia nascono nel mondo economico e con le quali si ribatte, a forza di idee, alle conseguenze della crisi. Ma, a proposito di burocrazia e cattiva legislazione, una interessante novità viene ora da Bruxelles e precisamente dal CESE, un organo consultivo europeo istituito ancora nel 1957 e che merita di essere conosciuto di più. CESE sta per Comitato Economico e Sociale Europeo, e il suo compito è di fornire una consulenza qualificata alle maggiori istituzioni

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dell'UE (Commissione, Consiglio e Parlamento europeo) attraverso l'elaborazione di pareri sulle proposte di leggi europee nonché di esprimersi, di propria iniziativa, su problematiche che a suo giudizio meritano una riflessione. Il suo ruolo è quello dunque di “ponte” tra le istituzioni dell'UE e la cosiddetta "società civile organizzata", per favorirne un dialogo costante e strutturato. I 344 membri del CESE, provenienti dai 27 Stati dell’Unione Europea, rappresentano dunque un ampio ventaglio di interessi economici, sociali e culturali, e sono divisi in tre gruppi: Datori di lavoro (imprenditori e portavoce delle diverse realtà economiche), Lavoratori e Attività diverse (tra cui agricoltori, consumatori, ambientalisti, associazioni delle famiglie, ONG eccetera). Confartigianato, ovviamente, è presente nel gruppo Datori di Lavoro e il suo rappresentante è Pietro De Lotto, direttore di Confartigianato Vicenza (foto sopra): in tutto

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/NEGATIVO si tratta di 114 membri delegati a essere la “voce” delle imprese, quelle imprese che svolgono un ruolo chiave nello società facendola prosperare e creando posti di lavoro. In questi tempi economicamente difficili, il Comitato Economico e Sociale è l'unica istituzione comunitaria che riunisce gli imprenditori e i soggetti pienamente coinvolti nella vita economica e sociale dei loro Paesi d'origine, lavorando a stretto contatto con le cinque principali organizzazioni imprenditoriali d’Europa, vale a dire BusinessEurope, CEEP, Eurochambres, EuroCommerce e UEAPME (per l’artigianato e le Pmi). Ebbene, a fine giugno il CESE è stato impegnato in una consultazione in merito al progetto “Legiferare con intelligenza. Rispondere alle esigenze delle piccole e medie imprese”, con l’obiettivo di ribadire l’importanza che la Commissione europea metta proprio l’iniziativa denominata “Legiferare con intelligenza” tra le priorità del suo programma. Il CESE ha specificato anche un’altra cosa, che sembrerebbe banale ma non è così scontata: che cioè questo deve avvenire con norme ben congegnate al minimo costo possibile, attraverso

strumenti come le valutazioni di impatto delle leggi sull’operatività delle aziende e il potenziamento della partecipazione dei soggetti interessati all’elaborazione dei testi normativi. Approvato all’unanimità dopo ampia discussione, il parere del CESE ha ricordato insomma la necessità di una regolamentazione “intelligente” con particolare attenzione alle caratteristiche e alle esigenze delle piccole e micro imprese, mediante dunque una valutazione che tenga conto del potenziale rapporto tra costi e benefici delle proposte normative in relazione alle dimensioni delle imprese su cui queste andranno a impattare. Inoltre, è stato sottolineato come resti fondamentale il fatto che, in fase di elaborazione legislativa, vi sia un dialogo con le rappresentanze delle imprese tale da assicurare in pieno l’applicazione del principio dello Small Business Act, ovvero “pensare anzitutto in piccolo”. Infine, e qui sta la sfida per l’Italia, il CESE ha espresso la convinzione che il principio della “regolamentazione intelligente” funziona se vi è un’applicazione altrettanto intelligente da parte degli Stati membri, evitando cioè di compromettere, in fase di recepimento delle norme, le misure di semplificazione adottate a livello europeo.

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Proprio in virtù dell’esperienza accumulata nelle quotidiane “lotte” burocratiche con norme, circolari, leggi, decreti e quant’altro, alla consultazione ha partecipato con particolare interesse una nutrita delegazione composta da rappresentanti di Confartigianato Veneto e delle associazioni provinciali che a essa fanno capo tra cui Vicenza, ovviamente guidata dal direttore Pietro De Lotto che è anche, come detto, componente fisso del CESE. Il tutto nell’ambito di una “due giorni” di permanenza a Bruxelles che Confartigianato ha promosso al fine di incontrare i funzionari della Commissione UE per approfondire le linee-guida della programmazione europea 2014/2020. C’è da sperare che quell’invito a “Legiferare con intelligenza” giunga presto anche all’orecchio dei nostri legislatori e burocrati, dimostratisi capaci negli ultimi tempi di inventare “nuovi mostri” come il Sistri o pasticci come quello delle norme sui gas fluorurati, come se non bastassero le difficoltà che essi riescono ad architettare anche per la modulistica delle tasse quando invece, proprio nell’interesse dell’Erario, lo Stato dovrebbe far di tutto per renderlo un esercizio, se non piacevole, almeno semplice.

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L’INTERVENTO. All’assemblea confederale nazionale ribadita la necessità di sostenere le attività produttive e l’occupazione nelle Pmi: un patrimonio fatto di aziende, famiglie, persone

il coraggio delle imprese nell'italia di tasse e carte

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all’inizio della mia presidenza sto percorrendo il Paese: è un viaggio importante nelle realtà regionali e provinciali, un viaggio nell’Italia dell’economia reale che vorrei fosse compiuto anche da chi ci governa, da chi decide per noi, a volte senza conoscere davvero chi siamo e cosa vogliamo. E l’appello che ho raccolto dai colleghi è quello che si faccia presto a cambiare marcia, per dare risposte rapide ai giovani che non riescono a entrare nel mondo del lavoro, agli anziani di cui non possiamo disperdere il patrimonio di saperi e di esperienza, alle famiglie e alle aziende.

di Giorgio Merletti presidente nazionale Confartigianato Come imprenditore non sono abituato a lamentarmi e ad aspettare aiuti che cadono dall’alto. Noi artigiani, davanti alle difficoltà, ci rimbocchiamo le maniche e ci inventiamo soluzioni per dare nuove speranze e opportunità alla nostra azienda e alla nostra comunità. Lo sappiamo bene: siamo un Paese con poche materie prime, ma con una grande risorsa, la materia grigia, e abbiamo sempre saputo sfruttarla al meglio per fare impresa, dare lavoro, contribuire allo sviluppo economico e sociale dell’Italia, capaci di vedere il nuovo anche dove molti vedono forse la disperazione. La politica si muova Lo sappiamo bene noi, artigiani e piccoli imprenditori: nelle nostre imprese è centrale la persona, con le sue idee, le sue aspirazioni,

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la sua determinazione. Ma anche la creatività, il coraggio, la forza della volontà rischiano di doversi arrendere di fronte alle paralisi dell’azione politica, cui tocca creare le condizioni di contesto in cui opera l’impresa. Da novembre 2011 abbiamo avuto diciotto mesi di Governo tecnico “supplente”, poi un estenuante stallo fra le forze politiche e intanto, in 600 giorni da novembre 2011 in qua, il sistema produttivo ha perso 60mila imprese, la disoccupazione giovanile è cresciuta di oltre 8 punti, il Pil è calato del 3,4%, la pressione fiscale è aumentata di quasi 2 punti e il credito alle imprese è diminuito di 65 miliardi. Le nostre imprese hanno fatto e stanno facendo tutto il possibile per non cedere sotto i colpi della recessione. Noi la nostra responsabilità ce l’assumiamo tutta, ogni giorno, nel compiere il nostro dovere di

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imprenditori, nell’impegnarci per contribuire a quella ripresa che sappiamo arriverà. Ci sforziamo di trovare in questa crisi opportunità di cambiamento, di miglioramento e di innovazione del nostro modo di produrre, di vendere, di esportare. Ma ora tocca al Governo, al Parlamento, alla politica. Lo abbiamo detto nel Manifesto che abbiamo presentato all’assemblea di Rete Imprese Italia e lo ripetiamo. Imprenditori, famiglie, cittadini e giovani non ne possono più di promesse non mantenute, di norme fatte e disfatte, di troppe leggi che non producono effetti, o che addirittura danno risultati opposti a quelli auspicati. Ad esempio, la riforma del lavoro del ministro Fornero ha aumentato costi e complicazioni a carico delle imprese senza far crescere l’occupazione. Anzi: tra luglio 2012 e aprile 2013 abbiamo perso 1.200 occupati al giorno. E così, adesso si sta rimettendo mano a quelle leggi. E vogliamo parlare di quel labirinto inestricabile che è diventato il recupero dei crediti delle imprese verso la Pubblica Amministrazione? Il decreto legge non ha risolto i problemi, ma lo avrebbe potuto fare recependo la nostra proposta di compensazione diretta e “universale” dei crediti con le tasse da versare. Che dire poi di un “mostro” come il Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti speciali, che negli ultimi tre anni è costato 250 milioni alle imprese e non è mai entrato in funzione? Eppure il governo Monti ha voluto riproporlo, mentre l’unica cosa da fare è abolirlo e al suo posto costruire un sistema finalmente semplice, utile e utilizzabile. E potrei citare decine di norme e adempimenti che sembrano fatti apposta per farci chiudere l’azienda e non servono a nulla. Noi non vogliamo sottrarci alle nostre responsabilità di imprenditori e di parti sociali, ma chiediamo alla politica di costruire e di indicare finalmente un progetto di futuro per il Paese intorno al quale coinvolgere gli sforzi e l’impegno di tutti. Abbiamo bisogno di condividere un obiettivo comune su cui

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lavorare ognuno per la propria parte. E non rassegniamoci a considerare Bruxelles soltanto un produttore di regole, inauguriamo una stagione di protagonismo nel dialogo europeo, con un nostro ruolo propositivo. Utilizziamo tutte le opportunità e le risorse che, spesso per incapacità e miopie territoriali, come accade con i Fondi strutturali, non riusciamo a sfruttare. Noi apprezziamo molte delle cose inserite nel programma del governo Letta. Ma le apprezzeremo ancora di più se saranno realizzate, come il decreto legge sulle ristrutturazioni che ridà slancio alle imprese della filiera dell’edilizia, dell’installazione di impianti e dell’arredo, tra le più colpite dalla crisi. Fisco, burocrazia, credito, lavoro, energia: i fronti su cui agire Bisogna agire sui fronti del fisco, della burocrazia, del credito, del lavoro. Le nostre aziende non ce la fanno più a sopportare una pressione fiscale che nel 2013 toccherà il 44,6% del PIL, vale a dire 2,4 punti in più sopra la media dell’Eurozona. In pratica, paghiamo 38 miliardi di maggiori imposte rispetto ai partner europei, 639 euro in più per abitante. Tra il 2005 e il 2013 l'incremento delle entrate fiscali è stato di 132 miliardi, pari ai 132 miliardi di incremento del PIL! Un aumento di

pressione cui ha contribuito, nell’ultimo anno, la tassazione locale con l’IMU. Al riguardo, solo una considerazione: non è giusto che gli immobili produttivi siano trattati alla stregua delle seconde case: i nostri laboratori vanno esentati dall’IMU perché sono la nostra prima casa! Sulle imprese cade anche un incessante diluvio di leggi su “come” pagare le tasse. Dall’inizio della scorsa legislatura a oggi, il Parlamento ha approvato 491 norme a contenuto fiscale, 100 all’anno, con l’immancabile corredo di decreti attuativi e circolari esplicative. Ma ci sono le proposte per rendere semplice un sistema incomprensibile per le imprese e ancor più per gli investitori esteri: non vogliamo più indossare la maglia nera in Europa per la pressione fiscale e burocratica! Sono anni che ascoltiamo annunci di grandi semplificazioni, ma poi dobbiamo sprecare in burocrazia un mare di soldi, ormai 31 miliardi l’anno. Molti interventi si possono fare a costo zero, però bisogna volerlo. E molto si può fare razionalizzando la spesa pubblica. Ma anche sul tema della “spending review” occorre agire con buonsenso: tutti i tagli lineari finora compiuti hanno generato risparmio a breve, ma sulla lunga distanza hanno mostrato effetti depressivi. E poi c’è il tema delle politiche per il credito: è maturo il tempo per la nascita di un soggetto finanziario dedicato alle micro e piccole imprese che ripristini regolari condizioni di accesso al credito e permetta di superare le difficoltà di finanziamento bancario. Un soggetto “non convenzionale”, come ce ne sono in molti Paesi europei, che presso il sistema bancario risponda alle necessità delle imprese di avere, innanzitutto, un credito di progetto sulle attività strategiche, ma anche liquidità a tassi agevolati, copertura del rischio e accesso a tutte le forme di capitalizzazione dell’azienda (come la vecchia Artigiancassa,


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smantellata nel ’95). Nel frattempo, va sostenuta la straordinaria vitalità dei Confidi, uno strumento inventato da noi, che è stato indispensabile per la tenuta del tessuto imprenditoriale durante la crisi, ma che ora ha bisogno di supporto patrimoniale e ricapitalizzazione e può trovare, nelle risorse del Fondo Centrale di Garanzia, un efficace sostegno. Il Fondo Centrale, con l’incremento delle risorse operato dal decreto Salva Italia, è divenuto una infrastruttura strategica per il credito nel nostro Paese e in tal senso dev’essere rafforzato. Tuttavia servono nuovi meccanismi che ne semplifichino le procedure di accesso e, soprattutto, occorre rivedere i criteri di valutazione per le piccole imprese, tenendo conto degli effetti di forte deterioramento dei rating causati dalla crisi. Ma non si può parlare di finanza d’impresa senza ribadire il problema del rispetto, da parte dei committenti, dei termini di pagamento. Un problema che pesa come una montagna da 100 miliardi di euro sullo sviluppo del Paese e la vita stessa degli

imprenditori, tanto da condurre molte aziende a incolpevoli fallimenti, che per noi artigiani sono fallimenti di un progetto di vita e di lavoro e generano effetti anche tragici. Per questo sono indispensabili strumenti adeguati di applicazione delle nuove norme e soluzioni rapide per il debito pregresso della Pubblica Amministrazione. L’impresa – ripeto – deve poter chiedere la compensazione dei propri crediti commerciali verso la P.A. con quanto dovuto allo Stato in termini di tasse e contributi. È un atto di civiltà e di equità. Ma se per gli artigiani la pubblica amministrazione è un pessimo pagatore, lo sono ancora di più i committenti privati, le grandi imprese. Insomma: c’è o non c’è una legge che impone il rispetto dei 30 giorni per pagare? E va pure denunciata la drammatica piega che sta prendendo il nuovo concordato preventivo in continuità. Nato per i nobili motivi di dare la seconda opportunità ad aziende colpite da difficoltà momentanee, tale istituto viene troppo spesso utilizzato per una sorta di “lavaggio” delle pendenze economiche di

aziende con pochi scrupoli, a danno di tutto il sistema. Si tratta di un problema grave, che va risolto con una modifica normativa che impedisca tale anomalia. Creare condizioni di normalità per le attività d’impresa significa anche interventi nei settori dell’energia, delle infrastrutture, dell’innovazione. Un caso per tutti: l’energia costa alle piccole imprese italiane il 37,9% in più rispetto alla media europea, e ciò non è dovuto tanto alla dipendenza da gas e petrolio, quanto agli oneri e alla fiscalità energetica, molto pesante soprattutto per le Pmi. L’attuale sistema di tassazione fa pagare i piccoli ben più dei grandi! Made in Italy penalizzato… in Italia Spesso, addirittura, ho l’impressione che si corra contromano e a occhi bendati. Avviene quando chi deve guidare il Paese verso l’uscita dalla recessione non comprende che l’artigianato e le Pmi sono il cuore, le mani e l’intelligenza del Made in Italy, tanto apprezzato nel mondo quanto penalizzato in

Come è cambiata (in peggio) l'economia da novembre 2011 a giugno 2013 Giugno 2013

Novembre 2011

Variazione assoluta

Variazione %

Imprese totali

6.050.239

6.110.074

-59.835

-1

Imprese artigiane

1.416.847

1.461.183

-44.336

-3 -3,4

Pil trimestrale in volume (milioni)

342.303

354.221

-11.921

Pressione fiscale (% del Pil)

44,4

42,6

1,8

Prestiti alle imprese (miliardi)

951,9

1.016,90

-65

-6,4

2.034,70

1.912,90

121,9

6,4

Occupati

22.596.000

22.890.000

-294.000

-1,3

Occupati under 35

5.435.000

5.972.000

-537.000

-9

Disoccupati

3.083.000

2.355.000

728.000

30,9

40,5

32

8,5

Debito pubblico (miliardi)

Tasso di disoccupazione under 25

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patria. Pare quasi che si faccia di tutto per costringerci a varcare il confine per trovare condizioni di normalità in cui lavorare. Normalità significa non subire un fisco che tassa il 68,3% degli utili lordi d’impresa, mentre in Svizzera tale aliquota è del 30,2%. Noi rimaniamo in Italia, perché qui abbiamo le nostre radici, e vogliamo continuare a viverci e a lavorarci. Ma in condizioni simili a quelle degli altri Paesi europei. E allora, si dia un chiaro segnale d’inversione di tendenza in materia fiscale: con l’uscita dell’Italia dalla procedura di infrazione UE per deficit eccessivo, si possono creare nuove opportunità, avendo comunque sempre ben saldo il controllo dei conti pubblici. Bisogna ridare fiducia alle imprese e alle famiglie con un riequilibrio della tassazione a loro favore per rivitalizzare la domanda interna, senza la quale non si cresce: se non ripartono i consumi interni, non è pensabile che la nostra crescita si basi solo sull’export. Fare cose concrete significa abbattere il mostro della burocrazia che si rigenera di continuo. Prima di puntare su nuove semplificazioni, bisogna attuare quelle già approvate, verificare il risultato percepito dalle imprese. E la soluzione non è informatizzare gli adempimenti inutili: molte disfunzioni vengono proprio delle piattaforme digitali create dalla Pubblica amministrazione.

Lavoro, giovani, futuro Serve un progetto per il futuro del Paese che deve puntare sull’occupazione, sui giovani, sulla formazione, deve premiare chi prepara al lavoro le nuove generazioni. L’anno scorso abbiamo assistito all’ennesimo paradosso: mentre il Ministro del Lavoro indicava l’apprendistato come la via maestra per formare i giovani, al tempo stesso lo caricava di nuovi costi e complicazioni. E imponeva barriere al mercato del lavoro, in ingresso e in uscita. Questi errori si pagano cari. Basta leggere le cifre della

disoccupazione giovanile: dal 2008 a inizio 2013, ogni giorno, abbiamo perso 680 occupati sotto i 35 anni. E allora, anche qui, vanno eliminati costi e vincoli che imprigionano il mercato del lavoro, si deve insistere sugli sgravi contributivi per le nuove assunzioni. La nostra organizzazione ha messo a punto un’iniziativa per qualificare l’artigianato come opportunità occupazionale per i giovani: un portale per favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, uno strumento per poter concretamente realizzare gli obiettivi della “Youth Guarantee” fissati

CHI È GIORGIO MERLETTI Presidente di Confartigianato Imprese dallo scorso dicembre, Giorgio Merletti è nato ad Arsago Seprio (Varese) nel 1951. Laureato in architettura, è imprenditore nel settore della falegnameria. Presidente di Confartigianato Varese e di Confartigianato Lombardia, a livello nazionale prima della nomina attuale ha ricoperto l’incarico di vicepresidente Confartigianato con delega alle relazioni sindacali e, dal 2006 al 2009, di vicepresidente di Artigiancassa. Dal 2004 al 2009 è stato sindaco del Comune dov’è nato. Ad affiancarlo alla presidenza di Confartigianato per il quadriennio 2012-2016 c’è, in veste di vicepresidente vicario, il vicentino Claudio Miotto.


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dal Consiglio Europeo per il lavoro giovanile. L’apprendistato è la cerniera ideale per ridurre la distanza tra giovani e mondo del lavoro, è uno strumento per trasmettere le competenze tipiche delle attività che fanno grande il Made in Italy nel mondo. Dov’è stato l’errore nella riforma del lavoro? Non capire che l’importante è dare valore all’impegno delle persone: il datore di lavoro e il dipendente non sono su due fronti opposti, condividono una relazione e un obiettivo di sviluppo, come noi artigiani sappiamo bene. Capire questo significa ricostruire con equilibrio e con coraggio le regole e i comportamenti, invece di continuare a mettere pezze e cerotti a una macchina che non funziona più. Sono anni che diciamo che l’impresa artigiana è il modello delle nuove relazioni sindacali. Ora è giunto il tempo che le nostre parole vengano ascoltate. Così per il credito, i rapporti con le banche, con il fisco, con la pubblica amministrazione: tutti àmbiti che non si riuscirà a cambiare se continuiamo a fermarci ai margini, mentre è necessario e vitale andare in profondità, agli obiettivi, alle prospettive. E con il coraggio di riformare sul serio, stavolta.

FISCO E BUROCRAZIA, MACIGNI SOFFOCANTI

n

el 2013 gli italiani pagano 38 miliardi in più di tasse, pari a 639 euro di maggiori imposte pro capite, rispetto alla media dei cittadini dell’Eurozona. Questo gap Italia/Europa è l’effetto dell’aumento della pressione fiscale che quest’anno in Italia raggiunge il 44,6% del PIL, ben 2,4 punti in più rispetto al 42,1% registrato nella media dei Paesi dell’Eurozona. Ma, se si considera il mancato gettito dell'economia sommersa, la pressione fiscale effettiva sale al 53,4% del Pil. Le tasse pesano in modo particolare sui salari: in Italia il cuneo fiscale che grava sul costo del lavoro di un dipendente single senza figli, con retribuzione media, è pari al 47,6%. Si tratta del sesto cuneo fiscale più oneroso tra i 34 Paesi avanzati dell'Ocse, con un livello

di 12 punti superiore alla media del 35,5% registrata negli stessi Paesi Ocse. Tra le imposte più recenti che hanno innalzato la pressione fiscale su imprese e famiglie, l’IMU ha provocato, tra il 2011 e il 2012, un maggior prelievo sugli immobili di 14,5 miliardi. Pesante anche l’impatto della Tares, la nuova tariffa rifiuti, che provoca un incremento del 28,1% del prelievo pro capite. Le cose non vanno meglio per quanto riguarda la burocrazia. Nell’ultimo anno le piccole e medie imprese hanno speso in oneri amministrativi 30.980 milioni di euro, equivalenti a 7.091 euro per impresa e pari a 2 punti di PIL. L'inefficienza nel rapporto tra Pubblica Amministrazione e imprese genera un ambiente ostile al “fare impresa”, tanto che nella classifica sulla facilità di fare impresa (“Doing Business 2013”) l’Italia si colloca al 73° posto tra i 185 Paesi del mondo.

intema

Gli ultimi 18 mesi sono stati particolarmente difficili per le imprese e per il Paese. Nei quasi seicento giorni che vanno da metà novembre 2011 a giugno 2013, nell’alternanza tra Governo tecnico e la fase di incertezza e stallo registrata in avvio di Legislatura, in Italia il numero delle aziende italiane è diminuito dell’1%, il numero delle imprese artigiane è calato del 3%, il Pil è sceso del 3,4%, il credito alle imprese è diminuito di 65 miliardi (pari al -6,4%), il debito pubblico è salito di 122 miliardi (+6,4%), la pressione fiscale è aumentata di quasi 2 punti (+1,8), la disoccupazione giovanile è aumentata di oltre 8 punti (+8,5), i disoccupati sono aumentati del 30,9%, con una crescita di 728 mila persone in cerca di lavoro, gli occupati sono diminuiti dell'1,3%, con una perdita di 294 mila unità; per i giovani under 35 la perdita di occupati ha superato il mezzo milione (-537mila).

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che fatica avere credito Un’indagine regionale promossa da Artigianfidi Vicenza e Apiveneto Fidi testimonia le difficoltà delle aziende nei rapporti con le banche, che proprio il ruolo d'intermediazione e garanzia dei Confidi riesce a mitigare

d

ifficoltà di accesso al credito, sostegno inadeguato, spese alte, poca fiducia reciproca. Sono queste, in estrema sintesi, le opinioni delle piccole imprese venete circa il loro rapporto con il mondo del Credito. Lo testimoniano i dati che emergono da un’indagine condotta - in collaborazione con la Facoltà di Economia dell’Università di Verona - da Artigianfidi Vicenza e Apiveneto Fidi, due Confidi che associano complessivamente 19.500 imprese (artigiane e Pmi) operando in prevalenza nel Veneto e garantendo oltre 600 milioni di euro di finanziamenti a favore di piccole e medie

aziende. Nel giugno 2012 i due Intermediari hanno dato vita a Rete Fidi Nord Est, una tra le prime reti di Confidi sorte sul territorio nazionale, condividendo le rispettive esperienze e mettendo così a disposizione delle imprese più servizi, più forza negoziale e di tutela, più specializzazione e, nello stesso tempo, diventando un osservatorio privilegiato sulle dinamiche dei rapporti fra le piccole imprese venete e gli istituti di credito, come testimonia l’indagine compiuta di recente. Tale ricerca ha coinvolto 505 imprese venete, il 78% delle quali operanti nelle province di Vicenza e di Verona e appartenenti a tutti i comparti economici: a livello di macrosettori merceologici, il 65% operante nel

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Manifatturiero (la metà nel Metalmeccanico), il 21% nel terziario dei Servizi e del Commercio e il restante 14% nell’area della “casa" (Edilizia e attività correlate). “Quanto emerge dallo studio dei dati raccolti dalle Imprese - commenta Enrico Dall’Osto presidente di Apiveneto Fidi - evidenzia la presenza di profonde criticità e di malessere esteso nei rapporti tra le PMI venete e il Credito, testimoniati, in particolare, dal basso livello di fiducia reciproca, dall’alto numero delle revoche e delle richieste di rientro, dai costi ritenuti eccessivi, dalle difficoltà negoziali”. Entrando nel vivo dell’indagine, si nota che quasi la totalità (98%) delle imprese costituenti il campione intrattiene rapporti con le banche: il 58% operando in modo “regolare”, il 42% denunciando difficoltà di relazioni. Più articolate le posizioni rispetto all’accesso al credito: la maggioranza delle imprese intervistate (66%) riferisce di trovarlo “difficile” (45%) o “molto difficile” (21%); non solo: il 56% delle aziende testimonia difficoltà ad approvvigionarsi delle fonti finanziarie necessarie al sostegno dell’attività e ciò, per il 16% del campione, rappresenta un “grave problema” per la continuità dell’attività. E poi ci sono le imprese (25%) che segnalano revoche o mancati rinnovi degli affidamenti, che rischiano di portarle alla chiusura. Tutto questo si ripercuote sull’indice di fiducia che gli imprenditori veneti nutrono verso le banche; infatti, mentre il 49% dichiara una “modesta” fiducia, il 9% addirittura “nessuna”. E la delusione delle imprese è elevata anche in materia di tassi applicati, di costi e commissioni. A fronte di tutto ciò, i Confidi (cui si rivolge il 60% delle imprese campionate) riescono a far ottenere alle imprese condizioni economiche migliori (49% dei casi), contribuendo con la loro garanzia a comprimere lo spread e la volatilità delle condizioni applicate. Emerge, in pratica, che l’accesso al credito, per chi è assistito dai Confidi, diventa più agevole, e ciò vale in particolare per le micro e piccole imprese. “L’indagine svolta - riassume Mariano Miola Presidente di Artigianfidi Vicenza - dipinge un quadro poco incoraggiante del rapporto tra imprese venete e credito; un dialogo - confronto che invece si fa più “disteso” dove è presente l’intermediazione del Confidi”. “Un risultato questo - prosegue Miola - che conferma l’importanza dei Confidi veneti nella filiera del credito alla piccola e micro impresa, evidenziandone l’efficacia come strumenti di politica industriale e rivelandone la funzione di veri e propri “ammortizzatori sociali” per il sistema regionale delle PMI”.

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nel paese dei tarocchi Cifre alla mano, Confartigianato del Veneto ha intrapreso una campagna contro l’abusivismo, fenomeno esteso dal manifatturiero all’alimentazione fino all’edilizia che danneggia le imprese regolari, il fisco ed espone a rischi di sostanze nocive i consumatori. Come contrastarlo? Con meno carte inutili e più controlli sul territorio, tanto per cominciare

i

l “mercato del falso” in Italia vale 6,9 miliardi di fatturato all’anno e 110 mila unità di lavoro sottratte all'economia regolare, di cui il 10% in Veneto. La stima dell’impatto sull’economia italiana evidenzia: 5,5 miliardi circa di valore aggiunto perduto (corrispondenti allo 0,35% del PIL italiano); 1,7 miliardi gettito perduto per imposte dirette e indirette legato alla produzione diretta; 4 miliardi e 620 milioni di euro se si comprende anche la produzione indotta (stime Censis). I settori più colpiti sono quelli dell'Abbigliamento e degli accessori (quasi 2,5miliardi di euro), il comparto Cd, Dvd e software (più di 1,8 miliardi di euro) e quello dei prodotti Alimentari (quasi 1,1 miliardi di euro). In Veneto, sono stati 400 milioni gli articoli contraffatti sequestrati negli ultimi tre anni e mezzo; solo nei primi cinque mesi del 2013, nella nostra regione sono stati sequestrati dalle forze dell’ordine: 780.000 prodotti “tarocchi” di abbigliamento, accessoristica, giocattoli, persino maschere di carnevale; 1.224 articoli di bigiotteria fabbricata con sostanze potenzialmente nocive; 120 borse e cinture griffate contraffatte. Senza contare i numerosi sequestri di alimenti, come ad esempio le 30 tonnellate di pesce con etichette contraffatte a Vicenza e il pesce importato spacciato per specie più pregiate a Padova. Secondo una stima dell’abusivismo in Edilizia e nei servizi connessi, in Veneto ci sono tra i 70mila e 100 mila “falsi artigiani” che evadono 500 milioni di euro di tasse e fatturano 4,5 miliardi all’anno. Da qui lo slogan “Basta Abusivismo” che campeggiava sulle centinaia di magliette che la Confartigianato del Veneto ha distribuito ai circa 200 delegati partecipanti alla recente convention tenutasi a Mestre, maglietta indossata con orgoglio anche dal presidente regionale Giuseppe Sbalchiero, quello nazionale Giorgio Merletti e dagli assessori regionali intervenuti: Maria Luisa Coppola,

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Marino Zorzato e Marino Finozzi. La logica del risparmio penalizza tutti. In primis le 40mila imprese del manifatturiero stritolate tra la concorrenza sleale di prodotti contraffatti e una delocalizzazione selvaggia che non “guarda in faccia” ne alle stragi ne allo sfruttamento dei minori e neppure alla salute ed all’ambiente”. Migliaia di posti di lavoro perduti. Miliardi di euro di PIL e di gettito fiscale in fumo. L’attuale crisi economica rende sempre più necessaria la costruzione di una politica industriale nazionale e regionale in grado di porci nelle condizioni di esportare prodotti 100% Made in Italy, innovativi e concorrenziali. Ma si deve porre al centro della politica industriale chi produce beni rispettosi di chi lavora, dell'utilizzatore e dell'ambiente. Ma anche chi opera alla luce del sole nei servizi e nell’edilizia viene danneggiato dall’abusivismo. In particolare in tempi di crisi l’arte di arrangiarsi è vista come una virtù e se in molti ambiti questa capacità si rivela positiva, non può essere così quando dietro questo modo di fare si celano la piaga dell’abusivismo e del mancato rispetto delle regole. Il comparto edile, primo per numero di aziende (in regione se ne contano oltre 46mila), sta lottando contro chi si improvvisa esperto in mansioni per le quali sono richieste professionalità, competenza e rispetto delle normative che regolano il lavoro. A pagarne le conseguenze tutti quei mestieri (tinteggiatori, restauratori, installatori di impianti, elettricisti…) che il mercato vorrebbe invece svolti da figure sempre più specializzate, esperte nelle più moderne tecniche, capaci di realizzare sia opere tradizionali, sia quelle finalizzate al risparmio energetico, alla bioedilizia e alla domotica. Le imprese oneste si trovano a dover rispettare una serie di obblighi incredibile, dall’utilizzo di prodotti schedati ai dispositivi per la sicurezza personale e dell’area di lavoro; dimostrare di avere fatto il percorso intema

formativo e informativo obbligatorio sul testo unico per la sicurezza e la salute sugli ambienti di lavoro, sia per i datori che per i dipendenti; essere in regola con il Durc e quant’altro. Regole, purtroppo, che non vengono rispettate durante i lavori “fai da te” incrementando il vantaggio competitivo in termini di costi e di tempo. E non si tratta solo di opere richieste da privati. Vere e proprie squadre di improvvisati riescono a intervenire perfino all’interno di grandi cantieri ed appalti. Questo è possibile anche per la presenza di quel circolo vizioso rappresentato dai subappalti non autorizzati, forse la vera piaga di questo settore, ma anche di tutto quanto ruota attorno al mondo dell’edilizia e della cantieristica. A fronte di tutto ciò, la richiesta di Confartigianato alla politica e a tutti gli enti preposti alla vigilanza è: meno carte e più controlli sul campo. E, guardando al tema generale della competizione territoriale che si innesta nell’ambito della programmazione di Europa 2020, la stessa Confartigianato del Veneto ha proposto alla Regione un “numero verde” con funzioni per anticontraffazione, lotta all’abusivismo, difesa del Made in Italy e aggregazione, ovvero la creazione di un apposito ufficio che abbia capacità di orientamento delle visite ispettive ma anche funzione statistica di monitoraggio del fenomeno abusivismo che colpisce il Veneto. Contestualmente, occorre investire sulle nostre eccellenze. Perché l’eccellenza esprime un atteggiamento imprenditoriale contraddistinto da una tensione aziendale verso nuovi traguardi, magari non ancora espressi, che fanno la differenza, che creano unicità, distinzione. Senza dimenticare che la legge regionale n. 67 del 1987 “Disciplina dell’Artigianato”, all’articolo 33 bis, a proposito dell’eccellenza artigiana recita: “la Regione tutela, promuove e riconosce le lavorazioni dell’artigianato che presentano elevati livelli qualitativi”.


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mette in relazione istituzioni, mondo produttivo e società civile per un’inedita formula di teatro della consapevolezza, della conoscenza e della coscienza. Il progetto del recital “Tutto quello che sto per dirvi è falso” ha trovato la convergenza, in piena sintonia di obiettivi con la Regione del Veneto (Assessorato all’Agricoltura e Tutela del Consumatore), del tavolo congiunto Sistema Moda Veneto (Confindustria, Confartigianato, Cna, Confesercenti), delle principali associazioni dei consumatori del Veneto e di soggetti impegnati statutariamente nella lotta alla contraffazione. La produzione, diretta dalla compagnia vicentina La Piccionaia-I Carrara Teatro Stabile d’Innovazione, è l’esito di un percorso artistico complesso, frutto di un lavoro d’inchiesta approfondito, e giungerà al debutto ufficiale nell’ottobre prossimo. Saranno occasioni in cui nei teatri, nelle piazze, nelle aziende, nei luoghi del confronto sociale ed economico del Paese, si attueranno dei veri e propri processi educativi/informativi. Attraverso la forza divulgativa ed emozionale di una proposta teatrale dal taglio ironico, pungente, ma vero, “Tutto quello che sto per dirvi è falso” andrà dunque a coinvolgere consumatori, imprenditori e istituzioni sull’urgenza di un

SULLA CONTRAFFAZIONE SI ALZA ANCHE IL SIPARIO A ottobre l’attrice Tiziana Di Masi debutterà nel recital “Tutto quello che sto per dirvi è falso” prodotto dalla Piccionaia-I Carrara di Vicenza, un testo nato per denunciare l’illegalità e i danni sociali ed economici che essa provoca in Italia come nel mondo

p

er “seminare” nel grande pubblico la cultura della legalità e trasmettere il senso del Made in Italy, non solo in un’ottica economica o in termini di valorizzazione di brand ma anche come scelta di campo per difendere il valore della comunità, la salute e la sicurezza dei consumatori, la parola passa anche al teatro. Nasce con questo scopo lo spettacolo “Tutto quello che sto per dirvi è falso”, scritto dal giornalista-drammaturgo Andrea Guolo e interpretato da Tiziana Di Masi per la regia di Maurizio Cardillo – che vuole dare evidenza a un fenomeno sul quale oggi serve un contrasto forte e condiviso con azioni diversificate di

sensibilizzazione sociale. “Il problema della contraffazione assume sempre di più una vasta dimensione in tutti i settori produttivi del nostro Paese, minacciando e inquinando il sistema dello sviluppo sociale, drogandone l'economia – osserva infatti l’attrice -. È dunque necessario attivarsi attraverso buone pratiche di coesione sociale per confinare e contrastare un fenomeno che inesorabilmente minaccia la nostra economia, la salute e la sicurezza dei consumatori finali”. Per questo Tiziana Di Masi, da tempo attiva sul fronte del teatro d’impegno sociale e tuttora in tournée con “Mafie in pentola”, lavoro dedicato all’esperienza di Libera Terra, ha dato vita al progetto che – in linea con il programma “Sentinelle Anticontraffazione” del Ministero dello Sviluppo Economico – oggi intema

intervento mirato alla soluzione di un fenomeno che ha ripercussioni pesanti sotto molti punti di vista. Un altro modo, dunque, per porre l’accento sulla nocività per la salute della quasi totalità degli oggetti contraffatti – dai giocattoli all’abbigliamento, fino ai prodotti alimentari e ai farmaci – e sull’esistenza di una “filiera del dolore” di cui ciascun cittadino/consumatore diviene parte (e complice) nel momento in cui sceglie di acquistare un bene contraffatto. Inoltre, questo progetto pone l’accento sul danno economico diretto che impatta sulle comunità: il giro d’affari della contraffazione, che soltanto in Italia è stimato a 6,9 miliardi di euro, sottrae infatti 110 mila posti di lavoro regolari e, nel mondo, costringe 115 milioni di bambini sotto i 14 anni a lavorare invece di andare a scuola. fareimpresa lug-ago/13

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BOLLETTA DI ELETTRICITÀ E GAS:

ADESSO DARCI UN TAGLIO SI PUÒ Grazie all’accordo siglato tra Confartigianato Vicenza e AIM Energy, gli imprenditori e i loro collaboratori potranno risparmiare circa 113 euro annui nelle forniture di utenza domestica. Un’opportunità per tutte le nostre famiglie che è stata subito “adottata” anche da molti altri territori del Nord Italia…

Un risparmio di circa 113 euro l’anno sui consumi energetici medi di ciascuna utenza domestica: questo è quanto consente l’accordo siglato tra Confartigianato Vicenza e AIM Energy, caso unico finora in Italia e destinato perciò a fare scuola. In tempi in cui ogni spesa familiare ha la sua importanza, si tratta in effetti di una notevole opportunità nelle forniture di energia elettrica e gas sia per i nuovi che per i vecchi utenti della rete AIM, la storica “municipalizzata” vicentina. L’iniziativa è partita da Confartigianato Vicenza che, in un periodo non certo facile dal punto di vista economico, ha voluto farsi carico anche del suo ruolo di “soggetto sociale” con un segno

tangibile destinato agli imprenditori iscritti e ai loro dipendenti nella consapevolezza di quanto, nel mondo della piccola impresa, la vita di un’azienda e delle famiglie che vi lavorano siano strettamente intrecciate. Da qui ha preso il via una “gara” alla ricerca dell’operatore che offrisse le migliori condizioni e garanzie per il servizio di fornitura, che ha visto AIM fornire la proposta di mercato vincente. “Ben 50mila persone ruotano attorno alle aziende-famiglia della nostra provincia, persone che oggi hanno un vantaggio in più – spiega Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Vicenza-. Riteniamo, infatti, che l’accordo con

intema

AIM Energy sia di assoluto interesse per tutti i nostri imprenditori, i loro collaboratori, e anche per i pensionati ex artigiani. Siamo fiduciosi che la proposta verrà apprezzata da subito, e certamente noi la promuoveremo con forza: potrà essere sottoscritta in ognuno dei nostri trenta uffici territoriali perché si tratta di una vera occasione che, ribadisco, riguarda tanto i nuovi quanti i vecchi utenti AIM. I benefici sono talmente interessanti che ci hanno permesso di coinvolgere nella stessa operazione molte altre associazioni provinciali del Nord Italia aderenti a Confartigianato - per ora 43 - superando così i tradizionali confini territoriali e dimostrando come la nostra organizzazione possa

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creare delle opportunità con un effetto trainante. È un altro esempio concreto di quella vocazione a essere attori sociali che ci sprona anche a voler restituire ai nostri territori quanto essi danno in termini di sacrifici e impegno”. I vantaggi dell’accordo arrivano nel momento in cui le famiglie, al pari delle imprese, hanno particolarmente necessità di segnali concreti: “Abbiamo dedicato mesi di lavoro – precisa Pietro De Lotto, direttore della stessa Confartigianato Vicenza - per raggiungere questo accordo con AIM Energy, facendo molta attenzione anche ai servizi offerti al di là del mero risparmio economico, e dobbiamo dire di aver trovato nell’azienda-partner delle persone capaci, in grado di capire quelle che erano le esigenze delle nostre famiglie, avviando un primo passo che ci porterà anche su altri fronti di azione comune. Oggi è fondamentale essere vicini agli imprenditori e ai loro collaboratori, e per questo tutte le famiglie che fanno riferimento alla nostra compagine associativa - titolari d’impresa, soci, dipendenti, fino ai pensionati Anap - potranno stipulare i contratti di fornitura alle condizioni che abbiamo definito con AIM Energy. Tali condizioni sono molto articolate e partono da una riduzione del 15% sulle forniture di energia elettrica e del 10% del gas sulla base del costo della materia prima con riferimento alle tariffe del mercato di maggior tutela”. I numeri dell’estensione di tale opportunità nata a Vicenza anche al sistema Confartigianato veneto

e del Nord Italia parlano chiaro: nei territori che hanno sottoscritto l’accordo, le imprese potenzialmente interessate sono 746.835 (oltre 133mila solo in Veneto) e gli addetti (imprenditori e dipendenti) 1.941.771 (quasi 350mila in Veneto); quindi, il risparmio totale potrebbe raggiungere 220 milioni di euro. Le altre organizzazioni che promuoveranno presso i loro associati le forniture proposte da AIM sono: Alessandria, Ancona, Bergamo, Biella, Bologna, Bolzano, Brescia, Cagliari, Chieti, Como, Crema, Cremona, Cuneo, Gorizia, Imperia, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Modena, Monza, Novara, Padova, Parma, Pavia, Perugia, Pordenone, Rieti, Rimini, Rovigo, Sondrio, Torino, Teramo, Trento, Treviso, Trieste, Udine, Varese, Venezia, Vercelli, Verona. “La nostra politica dei prezzi ci posiziona tra i primi fornitori in Italia – ricorda Paolo Colla, amministratore unico del Gruppo AIM- e questo accordo ne è un’ulteriore prova. Non solo: abbiamo trovato in Confartigianato un interlocutore capace e preparato, per questo ci stiamo confrontando anche su altri progetti attinenti al risparmio e all’efficientamento energetico”. Aggiunge Dario Vianello, direttore generale di Gruppo AIM: “Se pensiamo che il costo dell’energia elettrica fissato dall’Autorità è aumentato negli ultimi due anni del 5,4%, si capisce subito la portata dei benefici dell’accordo per gli utenti. Naturalmente tutto dipende poi dalla “taglia” del consumatore, ma di certo c’è un

vantaggio”. “L’accordo – precisa Otello Dalla Rosa, amministratore unico di AIM Energy - avrà la durata di tre anni e con esso AIM mira a superare quota 100mila clienti nel comparto energia. Agli utenti che si rivolgeranno a Confartigianato verrà illustrato ogni punto dell’accordo, e le prime utenze potranno essere attive da settembre”. A giudizio di Matteo Segafredo, presidente del consorzio Artigiano Energia e Multiutility (CAEM), “in un mercato spesso “selvaggio” come quello delle forniture di energia elettrica e gas, questo accordo rientra nell’area della correttezza e dell’affidabilità, perché l’utente può capire in ogni momento quanto effettivamente consuma e spende. Il che significa chiarezza ed eticità nei rapporti commerciali”.


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AZIENDE, AGGIUDICATEVI ALL’ASTA I PROGETTI “FOR ALL” DEI DESIGNER Nuova tappa del concorso Libero Accesso: il 13 settembre appuntamento a Thiene per sancire gli abbinamenti tra le idee proposte e chi intende trasformarle in oggetti

Libero Accesso, come noto, è il concorso che propone la “progettazione partecipata” attraverso il coinvolgimento diretto e attivo dei fruitori finali dei prodotti ideati secondo la filosofia del Design For All, ovvero prodotti “per tutti”, fruibili da parte di tutti, indipendentemente dall’età o dalle condizioni fisiche. Dunque, alla base c’è l’incontro tra la creatività del designer e la capacità realizzativa e produttiva di un’azienda: per prendere parte al concorso è infatti necessaria la partecipazione in abbinata di un imprenditore che, insieme al progettista, compone la “squadra” che andrà a sviluppare il progetto. Terminata la fase propedeutica dell’edizione di quest’anno, nel corso della quale da marzo a giugno

tutte le associazioni sociali partner del progetto sono state coinvolte nella cosiddetta “emersione dei nuovi bisogni”, la palla è passata ai designer “audaci” e intenzionati a esplorare nuove frontiere. Tali progettisti hanno quindi “adottato” le idee scaturite dal confronto: la lista completa dei bisogni emersi e le idee progettuali scelte dai designer sono disponibili nel sito www.liberoaccesso.com (l’email per ogni informazione è: info@liberoaccesso.com). Le idee adottate sono quindi ora alla ricerca di imprenditori disposti a mettersi in gioco con la prospettiva di realizzare un prodotto innovativo e con ottime potenzialità di accesso al mercato. Un’opportunità rara di innovazione “reale” sul campo, fianco a fianco con professionisti della

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progettazione e in continuo e stimolante contatto con la domanda reale rappresentata dai fruitori/ consumatori finali. Ed ecco la grande novità dell’edizione 2013 di Libero Accesso: per favorire tale incontro tra idea e impresa viene proposta una modalità originale e inedita, una vera e propria “asta”, dove i designer potranno presentare il loro progetto e gli imprenditori potranno aggiudicarselo, iniziando poi un percorso di co-progettazione che, a oggi, rappresenta un’esperienza unica nel campo del Design For All a livello europeo. L’originale “asta” si svolgerà il 13 settembre, dalle 18, nel Salone Miriade dell’azienda Miriade Spa in via Castelletto a Thiene.

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Il 5 ottobre si svolgerà a Malo una iniziativa dedicata a mettere in contatto le aziende e favorirne la reciproca conoscenza anche per future collaborazioni. Ecco a chi interessa...

LA GIORNATA DEGLI INCONTRI FRA IMPRESE Il termine “matching” arriva da match, ovvero l’incontro/scontro tra due persone e/o squadre. Trasferita nel linguaggio imprenditoriale, tale espressione ha perso la sua connotazione di “sfida” per porre l’accento sul significato di incontro e di scambio. E sarà proprio un Matching Day quello che si svolgerà il 5 ottobre al Ristorante Resort Parco agli Angeli di Malo su iniziativa della Confartigianato provinciale. Protagoniste dell’evento, le aziende di vari settori che hanno voglia di farsi conoscere e

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di instaurare relazioni attraverso, appunto, degli appositi incontri. Grazie alla rete e ai contatti che Confartigianato intreccia fra moltissime attività, l’iniziativa può diventare così un momento di conoscenza e di scambio di informazioni tra le aziende sulle loro reciproche caratteristiche, le loro necessità e gli obiettivi, per arrivare magari a condividere assieme un progetto aziendale, commerciale o produttivo. Si cerca così di dare risposta a diversi livelli di interesse, sia per coloro che hanno progetti aziendali simili, sia per chi cerca un fornitore o cliente, ma anche per quelli che, avendo in mente un’idea nuova, cercano altre aziende con una affinità di vedute per creare delle sinergie. I settori aziendali coinvolti nel Matching Day saranno quelli della Produzione (Meccanica, Elettromeccanica e

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Chimica-Concia-Plastica), del Legno-Arredo, della Comunicazione e ICT, tutto il Settore Casa e i Trasporti. Aree interessate sono quelle dei Mandamenti di Arzignano, Valdagno, Vicenza, Malo Thiene e Schio. Le aziende si promuoveranno dunque con dialoghi, confronti, idee, spunti, progetti in divenire, avendo a disposizione quindici minuti per ogni incontro. In questo saranno aiutate dai consigli e dagli stimoli di un formatore, Stefano Tealdi, esperto di comunicazione, che incontrerà i partecipanti circa due settimane prima dell’evento. Nell’arco della giornata ci sarà anche l’opportunità di confrontarsi con gli esperti dei servizi Confartigianato dei settori energia, assicurativo, credito, formazione. Ogni azienda avrà la possibilità di proporre la propria adesione tramite una scheda di partecipazione dettagliata, grazie alla quale sarà possibile organizzare gli incontri conoscitivi. Per informazioni e adesioni, gli interessati possono inviare una email all’indirizzo: valdagno@confartigianatovicenza.it


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IMPRENDITORI “IN PALESTRA” PER AFFRONTARE LE SFIDE Le piccole aziende di produzione e il mercato globale: una serie di incontri ha sviluppato il tema del “come fare tanto con poco” ascoltando alcuni esperti e condividendo testimonianze

Per reggere la frenesia del mercato, l’imprenditore deve tenere dei ritmi da atleta nella competizione economica, e ha quindi bisogno anche di un adeguato “allenamento”. Da questo presupposto è nata l’idea “Palestra d’Impresa”, un progetto recentemente elaborato da Confartigianato Vicenza e rivolto alle aziende del Sistema Produzione, per la precisione dei settori Elettromeccanica, Metalmeccanica, Plastica Chimica Concia, articolatosi attraverso una serie di incontri svolti attraverso i Mandamenti di Arzignano, Schio e Vicenza. Realizzata con il contributo della Camera di Commercio, l’iniziativa ha voluto supportare gli imprenditori soprattutto con idee utili per la

competitività nel mercato, affrontando temi quali le strategie di vendita, i servizi annessi al prodotto, le garanzie, e poi ancora le analisi di mercato, il ruolo del design, gli strumenti finanziari, l’efficienza energetica, il tutto sviluppato anche attraverso testimonianze che offrissero “contaminazioni” positive. E senza dimenticare che un mercato globalizzato non implica per forza di cose la crescita dimensionale, ma il saper gestire le risorse umane, innovare, vendere meglio il Made in Italy, aggregarsi, sfruttare le risorse energetiche e credere ancora nel “sogno” imprenditoriale, quello che fa rimanere fino a mezzanotte in azienda. Alcuni di questi incontri hanno avuto come “allenatore” il manager e saggista Sebastiano

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Zanolli, cui è stato affidato il tema “La sfida dei piccoli business nel mercato globale: come fare tanto con poco” (e le impressioni che egli stesso ha ricavato le potete leggere nella riflessione che ospitiamo nella pagina accanto). “L’iniziativa – riassume Zanolli - ha voluto creare degli spazi dove gli imprenditori potessero appunto “allenarsi”. Non essendo ovviamente possibile entrare nel merito dello specifico business di ogni artigiano presente, abbiamo offerto loro dei suggerimenti generali sulle azioni “da fare”, su quelle “da non fare” assolutamente e su quelle da fare di più, o di meno, con l’obiettivo di stimolare una riflessione sulla vita aziendale in maniera che il giorno dopo, anche da un punto di vista psicologico,

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gestione dello stress (e dei suoi effetti sulle prestazioni e sul comportamento), così come di marketing attraverso Facebook e il “passaparola”, anche con alcune “scintille di conoscenza” suscitate dagli interventi di esperti come Milo Battaglia e Simone Ardoino.

le sfide potessero diventare più accettabili. In questo senso, Palestra d’Impresa ha potuto essere per il titolare di una ditta un momento di respiro in mezzo alla quotidianità e alle difficoltà da superare ogni giorno: sentire che altri hanno affrontato gli stessi problemi, o ascoltare qualcuno che li ha risolti, fornisce sempre interessanti spunti di analisi, sui quali magari appoggiare i pilastri di nuovi ragionamenti imprenditoriali”. “C’è stato poi lo sguardo rivolto verso l’estero e l’economia globalizzata – aggiunge Zanolli-. Non sono mancati infatti esempi di aziende che vanno bene e che stanno affrontando questo periodo in maniera adeguata, anche aprendosi ad altri mercati: esperienze che insegnano molto”. Nel corso degli incontri si è parlato quindi di

IL CESAR RILANCIA CON NUOVI CORSI (GRATIS) Percorsi formativi e consulenze in azienda per rilanciare l’impresa. Conoscere il mercato, rivedere e migliorare i processi aziendali. Approfondire le competenze su norme, contratti e aspetti fiscali legati all’export. Sono questi alcuni dei temi che presto saranno oggetto di corsi e consulenze curati dal Cesar, il centro formativo provinciale attivo in seno a Confartigianato Vicenza. Si tratta di opportunità promosse dalla Regione Veneto e cofinanziate dal Fondo Sociale Europeo per dare nuovo slancio alle nostre imprese. Il Cesar, facendo leva per l’appunto su un bando della Regione Veneto che destina risorse per migliorare conoscenze e capacità gestionali all’interno delle aziende, sta attivando percorsi di formazione, assistenza e consulenza che andranno a toccare svariati temi. Spiega Tiziana Pettenuzzo, direttore del Cesar:

E su richiesta le aziende hanno potuto anche chiedere consulenze personalizzate direttamente nelle loro sedi, così come check-up aziendali sul risparmio energetico, mentre le testimonianze degli imprenditori hanno contribuito a creare la base di una banca-dati contenente delle “best practice” utili a tutti.

“L’iniziativa ha come obiettivo il rilancio dell’impresa veneta, e artigiana nello specifico, e intende incidere nei processi di innovazione e riorganizzazione aziendali. I temi affrontati saranno: il passaggio generazionale, su cui stiamo puntando in collaborazione anche con l’Università; i processi di riorganizzazione e lotta agli sprechi attraverso la “lean organization”; la produzione; i processi di implementazione dei sistemi di qualità su cui le imprese investono molto, soprattutto quelle che esportano”. La cosa interessante è che, accanto al percorso di formazione, per le aziende c’è la possibilità di avere il cosiddetto “manager in affitto”, o comunque momenti di accompagnamento e consulenza personalizzati. Tutto ciò aiuterà gli imprenditori a individuare, con l’aiuto di esperti, le possibili aree di miglioramento della propria azienda e quindi i necessari correttivi. E tutto ciò gratuitamente.


di Sebastiano Zanolli

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E IO “ALLENATORE” MI TOLGO IL CAPPELLO DI FRONTE AD “ATLETI” COME GLI ARTIGIANI Dopo le serate del ciclo Palestra d’Impresa, il manager e saggista che le ha coordinate esprime tutta la sua ammirazione: “Ho visto persone che contano prima di tutto sulle loro capacità”

Palestra. Un luogo che indica sudore e fatica. E di sudore e fatica chi ha un’impresa ne versa in abbondanza e fa già abbastanza sforzo, verrebbe da dire. Eppure, nelle serate che ho avuto il privilegio di tenere con gli artigiani della provincia, ho notato che la voglia e il desiderio di sforzarsi sono diffusi. Ho visto gente rimanere fuori fino a tardi, nella speranza e nel tentativo di fortificare mente e corpo. Una bella soddisfazione per chi crede che la via d'uscita da questa situazione sia la responsabilità individuale. Ecco: diciamo che ho visto gente prendersi responsabilità del suo futuro. Mentre molti cercano qualcuno che li mantenga con una scusa o un'altra, ho visto persone che con dignità e orgoglio contano prima di tutto sulle loro capacità. Non è banale comportarsi così, oggi. Durante una serata divulgativa, una giovane imprenditrice mi faceva notare - bonariamente, ma anche con piglio serio: "Il punto non è come fondare le aziende, ma come farle sopravvivere". Ai piccoli imprenditori non manca il pragmatismo. Sanno che nulla è regalato e che l'ambiente non li

premia, né li agevola. Sanno che, per ora, non c'è alternativa al venire indicati come individui spregiudicati, ambiziosi, socialmente riottosi, magari evasori o inquinatori, da parte di chi non sa cosa significa effettivamente vivere di quello che riesci a produrre e dei risultati veri che generi. Sanno che nessuno si occuperà di loro se si ammalano, se lavorano di sabato o domenica, se non vedono i figli, se non verseranno abbastanza contributi per la loro vecchiaia. Sanno che i clienti, se non saranno contenti, andranno da altri, punto. Sanno che per questo non potranno invocare lo stato di calamità naturale, o richiedere una barriera alla competizione straniera con una manifestazione. Sanno che la differenza si fa non solo lavorando di più, ma anche usando di più la testa e la creatività, le relazioni, la tecnologia. E sono consapevoli che tutto ciò si tradurrà in ore e ore sottratte alle loro famiglie, al loro riposo. Sanno tutto questo e di più. Allora, perché questi individui - che se racconti in giro che li hai incontrati nessuno crede che esistano - fanno quello che fanno e ostinatamente si presen-

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tano puntuali, ordinati, motivati, a serate in cui si affronta il mondo che verrà? Non posso rispondere per loro, anche se credo di conoscere molti di questi combattenti. Posso fare ipotesi. Credo che sia perché hai fede che essere il titolare di te stesso sia meglio. Perché credi che quando ti limitano i sogni ti limitano la vita. Perché hai sputato sangue e vorresti che non lo sputassero i tuoi figli. Perché ti piace fare un giro la sera, quando tutti sono usciti, tra le tue macchine o le tue scrivanie. E ti piace chiederti se è proprio vero che quel tanto o quel poco lo hai fatto davvero tu. E ti piace stupirti che è proprio così. Che, nonostante tutto quello che hanno detto e fatto per tenerti al palo, sei riuscito lo stesso. Perché ti piace incontrare qualcuno che ti dice che quello che hai fatto è stato utile. Certo, ci saranno altre mille ragioni capaci di spiegare perché lo fanno. Ma basterebbero queste per levarsi il cappello davanti a tutti quelli che, oltre a lavorare durante il giorno, decidono di versare sudore e fare fatica anche alla sera, per essere sicuri di aver fatto tutto il possibile.

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AFFARI ESTERI Continuano le missioni commerciali di Pmi vicentine in Russia e nel Golfo Persico, mercati emergenti che confermano l’interesse per le nostre produzioni, dall’Arredo alla Meccanica all’Impiantistica

A conclusione del primo semestre 2013 è già positivo il bilancio delle attività e iniziative che hanno visto Confartigianato Vicenza accompagnare e assistere le imprese desiderose di esplorare le opportunità offerte dai mercati esteri. Il programma fin qui svolto si è rivelato ricco e articolato, offrendo alle aziende di diversi settori un ampio ventaglio di iniziative. “Ormai da qualche anno – evidenzia il direttore Pietro De Lotto – stiamo cercando di concentrare la nostra azione promozionale verso quelle aree del mondo che sempre più dimostrano di apprezzare il Made in Italy. Ecco dunque che la Russia, per esempio, continua a essere tra le mete delle missioni commerciali che realizziamo, proprio alla luce del fatto che, al netto di inevitabili difficoltà, essa rappresenta un mercato di sbocco dalle grandissime potenzialità, anche (e forse soprattutto) al di fuori di Mosca”. Le potenzialità della Bashkiria e dell’Azerbaijan A giugno ha così trovato realizzazione una missione che ha coinvolto nove aziende vicentine del comparto arredo e interior design e che ha avuto come mete le città di Ufa (capitale della repubblica federale russa della Bashkiria) e di Baku, capitale dell’Azerbaijan. Si è trattato della prima iniziativa rivolta al grande mercato “ex sovietico” verso cui Confartigianato Vicenza ha optato per uno spostamento del focus geografico da Mosca. L’iniziativa, che ha beneficiato

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del sostegno finanziario della Regione Veneto e che è stata coordinata con Made in Vicenza – l’azienda speciale della Camera di Commercio vicentina - e con Veneto Promozione, ha consentito ai partecipanti di entrare in contatto con due realtà di estremo interesse. In entrambe le tappe, gli imprenditori partecipanti hanno potuto avere incontri personalizzati con potenziali clienti (prevalentemente distributori e interior designer) presso le sedi degli operatori stessi, una formula si sta rivelando sempre più apprezzata. Lo conferma lo stesso De Lotto: “Registriamo un continuo incremento delle richieste di partecipazione alle missioni organizzate con la formula del “Business To Business”. Gli imprenditori ne apprezzano il costo contenuto - decisamente inferiore a quello della partecipazione a una fiera - e il livello di efficacia, raggiunto grazie a un importante lavoro realizzato a monte, prima della partenza. La possibilità di andare a “casa” del potenziale cliente è un valore aggiunto, perché solo in questa maniera l’imprenditore può veramente comprendere se chi ha di fronte è il partner che fa per lui. Dati i risultati che stiamo raccogliendo, pur restando consapevoli che la missione commerciale è uno strumento che meglio incontra le esigenze di alcuni settori rispetto ad altri, intendiamo proseguire su tale linea, mettendo a disposizione della aziende diverse iniziative a costi con-

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tenuti, anche grazie alla ricerca di fonti di finanziamento (EBAV, Camera di Commercio tramite Made in Vicenza, Regione Veneto) finalizzate ad abbattere le quote di partecipazione”. L’Azerbaijan, grazie alle sue grandi di riserve di petrolio e gas naturale, ha conosciuto un percorso di crescita per certi versi entusiasmante e sta ora cercando di diversificare la propria economia, indirizzando massicci investimenti verso comparti “non oil” quali l’agricoltura, l’edilizia, la trasformazione delle materie prime agricole. “Baku è una città sorprendente oltre che bella – commenta uno dei partecipanti alla missione – e sta perseguendo un modello di sviluppo urbanistico per certi versi simile a Dubai: è possibile percepire quasi fisicamente una tensione alla crescita che lascia intravedere grandi opportunità per le nostre imprese. Negli incontri con operatori azeri ho potuto


rilevare il grande apprezzamento per tutto ciò che sa di “italiano”, un atteggiamento che può tradursi per noi in un vantaggio competitivo rispetto ad altri competitor europei (o extra europei, come i turchi) che sono già presenti in misura massiccia e coi quali dobbiamo dunque confrontarci”. Indubbiamente interessante anche la tappa che ha portato la delegazione vicentina a Ufa. La città, che conta più di un milione di abitanti, si trova a sudest di Mosca ed è la capitale della repubblica della Bashkiria. Anche in questa regione la disponibilità di idrocarburi ha permesso di realizzare performance economiche di tutto rispetto, registrando tassi di crescita significativi. Dal punto di vista commerciale, la realizzazione di iniziative che si concentrino sulle province russe appare oggi quasi necessaria. Mosca è infatti una città che si caratterizza per un tasso di competizione altissimo ed entrare nel mercato può richiedere investimenti importanti, sia in termini di tempo per farsi conoscere e apprezzare, sia di risorse da impegnare in azioni di marketing e promozione. Interessante l’opinione di un altro imprenditore partecipante: “È la prima volta che visito per affari una città russa diversa da Mosca, e devo dire che l’impressione è decisamente positiva. Senz’altro c’è maggiore spazio rispetto alla capitale, dove la concorrenza è spietata. Si nota subito una maggiore disponibilità al dialogo da parte degli operatori commerciali locali, che appaiono infatti desiderosi di incontrare nuovi potenziali fornitori, soprattutto se provenienti dall’Italia”. I primati del Qatar Un’altra missione commerciale che ha registrato un’ampia partecipazione è stata quella che a inizio

anno ha portato in Qatar una nutrita delegazione di imprenditori dei comparti dell’impiantistica civile e industriale e della meccanica. Il Qatar, che dal punto di vista geografico rientra nell’area del Golfo Persico, anch’essa da anni oggetto di particolare attenzione da parte di Confartigianato Vicenza, rappresenta un altro mercato che sta mettendo a segno performance di rilievo. Paragonabile all’Abruzzo per dimensioni geografiche e densità di popolazione, il Paese è essenzialmente desertico e arido con una superficie coltivabile di appena l’1,64%. Fino agli anni ’70 è stato dedito alla pesca e al commercio delle perle, ma la scoperta dei primi giacimenti di gas (dopo quelli petroliferi) ha progressivamente determinato una svolta nella sua economia: oggi il Qatar detiene il primato mondiale di Paese a più alto reddito pro-capite (89.700 euro) e minor tasso di disoccupazione. Il Qatar ha una popolazione di soli 1,7 milioni di abitanti, di cui 300.000 qatarini, mentre la restante parte è costituita da operai di origine asiatica ed espatriati. Da qui al 2030 è attesa tuttavia una crescita del 30% della popolazione, grazie al previsto (e stimolato) crescente afflusso di lavoratori stranieri. Nonostante la crisi finanziaria mondiale, che ha colpito le economie di tutti i Paesi industrializzati inclusi quelli del Golfo, il Qatar ha retto bene, con solo un temporaneo rallentamento nella realizzazione degli investimenti. Nel 2010 il Qatar ha registrato il più alto tasso di crescita al mondo soprattutto grazie alla tempestiva adozione da parte del governo centrale di forti misure per il sostegno dell’economia locale (aumento della produzione di gas liquefatto, supporto al sistema bancario, aumento della spesa pubblica).

Delegazioni in arrivo Molte altre sono state le iniziative promozionali cui Confartigianto Vicenza ha attivamente partecipato, nel ruolo di promotore o organizzatore, ma il direttore De Lotto guarda già al prossimo futuro. “Anche per il secondo semestre – annuncia - sono in fase di lancio numerose attività, tra le quali due azioni di accoglienza di operatori esteri per i settori dell’Abbigliamento e della Meccanica nel mese di settembre. Le evidenzio perché rientrano in un percorso di stretta collaborazione che, a livello interprovinciale e col sostegno di Confartigianato nazionale, abbiamo avviato con l’ICE, l’Agenzia per l’internazionalizzazione delle Imprese già Istituto per il Commercio estero. Mai come ora, l’ICE sta guardando con attenzione alle micro e piccole imprese, mettendo a disposizione risorse ingenti per la realizzazione di azioni promozionali il più possibile “confezionate” in base alle esigenze di quello che è il vero cuore dell’imprenditoria italiana”.


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dalla matita> Il Caffè degli Artigiani ha ospitato a Vicenza la testimonianza di Francesco e Sergio Manfio, che con la loro casa di produzione (il Gruppo Alcuni di Treviso) hanno creato personaggi amati dai bambini di tutto il mondo. Un progetto dal doppio successo: creativo ed educativo. Anche nel merchandising.

CREATIVITÀ E "CARTOON BUSINESS" “Avete presente il “Codice da Vinci” di Dan Brown, un libro e poi un film di successo mondiale? Ecco: che ci siano degli stranieri capaci di creare un business gigantesco grazie a una storia ispirata a un grande genio italiano una è cosa che fa pensare”: parola di Francesco e Sergio Manfio, fondatori della casa di produzione Gruppo Alcuni che ha sede a Treviso. Perché giocare con successo la carta del Made in Italy in un campo – quello del cinema di animazione - dove il predominio mondiale è tradizionale appannaggio delle “major” multinazionali è proprio ciò che i fratelli Manfio sono riusciti a fare: i loro cartoni animati, oggi esportati in 61 Paesi, sono infatti un mix di creatività e italianità. Ed è in gran parte grazie a ciò che sono riusciti a conquistarsi l'attenzione e il gradimento di milioni di piccoli fan a livello globale. Di questo e di altro i due imprenditori e creativi hanno parlato al “Caffè degli Artigiani”, l’iniziativa del Movimento Giovani Imprenditori della Confartigianato vicentina che da qualche anno favorisce

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incontri con personaggi che abbiano esperienze e spunti utili da suggerire a chi fa impresa. Ed ecco allora cosa ci hanno raccontato, divertendo e divertendosi, Francesco e Sergio nello stand all’aperto allestito al Summer Village di Campo Marzo a Vicenza. Cominciamo dall’inizio. Come siete partiti? “Da un passato come attori teatrali. Poi - e non ci voleva molto a scoprirlo - abbiamo capito quanto tempo i bambini passassero davanti al televisore e quanto poco a leggere o ad andare a teatro e così, in tempi non… sospetti, già vent’anni fa abbiamo iniziato a produrre cartoni animati con l’intento di farne anche un mezzo per avvicinare i più piccoli ad altri saperi. Questa è stata la nostra intuizione e la nostra fortuna: il non voler scimmiottare i giapponesi o gli americani, che raccontano le loro storie a modo loro. C’è tuttora una gran voglia di Made in Italy nel mondo, e il nostro Paese ha pure un passato ricco di protagonisti assoluti della storia dell’umanità: artisti, uomini di scienza e di cultura, viaggiato-

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ri... Non c’è nulla da inventare, quindi: il copione è già bell’e fatto!”. Ecco allora “I cuccioli”, calati nelle avventure di Marco Polo, e poi il giovanissimo Leonardo, da Vinci, timido ma ingegnoso, e innamorato di una linguacciuta Gioconda… “Leonardo è il prototipo del grande creativo. Lo abbiamo immaginato dodicenne con gli amici, insomma un ragazzo come tanti, se non fosse che riesce a risolvere i problemi in maniera davvero unica e partendo dall’osservazione di quanto lo circonda. Questo è un modo per trasmettere ai bambini la nostra storia d’Italia, la nostra cultura e la nostra tradizione, ma anche per far vedere loro che creativi non sempre si nasce, ma si può diventarlo applicandosi. Un po’ come ci si deve applicare per imparare a leggere, a scrivere, o per acquisire una lingua straniera. E lo stesso vale per noi: alla creatività si va educati e ci si educa, i creativi nati sono rarissimi. Molti imprenditori possono recuperare in creatività scoprendo quel che sono realmente dentro, coltivando quella curiosità che sprona


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<alla tele visione a guardare oltre la superficie delle cose”. Il vostro Gruppo Alcuni è stato capace di mettere assieme 150 episodi de “I Cuccioli”: un record, perché normalmente le produzioni straniere non superano le 60 puntate. Come mai questa scelta così impegnativa? “I protagonisti sono sei animaletti, che incarnano altrettante caratteristiche in cui i bambini possono riconoscersi, e non è poco. Poi ci sono due fattori

importanti. 150 episodi vuol dire che, se vengono mandati in onda due volte in un anno, ogni giorno i bambini possono vederne uno sostanzialmente nuovo. Sembra una sciocchezza e invece è importantissimo questo “effetto novità”. Il secondo fattore del successo è che le nostre storie piacciono a bambini di nazionalità diversa. Un esempio è quella su Venezia che il cattivo di turno vuole cementificare, un’altra racconta del viaggio di Marco Polo, tra l’al-

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tro emblematica figura di mercante che ha usato la sua creatività per fare business. Nell’ultima serie, i Cuccioli entrano nei libri e vivono le avventure dei protagonisti: un modo per avvicinare i piccoli spettatori alla lettura, invogliandoli a scoprire qualcosa in più di quelle storie”. Voi siete innovativi non solo nei temi ma anche nei risvolti commerciali. Con che criteri? “Siamo convinti che chi fa comunicazione per i bambini non può non tener conto di certe regole con le quali, poi, quei bambini faranno i conti da grandi. Per questo abbiamo optato per un determinato tipo di cartoon, che lanciassero certi messaggi. Inutile negare, però, che i vari personaggi dei Cuccioli si prestano anche per un merchandising diversificato: Diva la Paperetta per le collezioni di abiti, Cilindro Coniglio legato allo sport, mentre Senza Nome è il cucciolo che “firma” linee di moda per i più piccoli… Il cartone animato in sé rappresenta un 20% del nostro gruppo, il resto lo fanno quelli che in gergo si chiamano “diritti derivati”: linee di abbigliamento, accessori, occhiali, scarpe… Però, attenzione: abbiamo scelto di legare il nome dei Cuccioli solo a un merchandising che sia in linea con la “loro” (e nostra) filosofia: i personaggi non potranno mai essere testimonial di cattivi prodotti. Certo, così facendo magari si rinuncia a rapporti con determinate aziende. Ma i genitori e i bambini, quando vedranno i loro beniamini come testimonial di un certo prodotto, ne assoceranno subito alcune

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avere tanti destinatari: le imprese del settore e non, le istituzioni, forse anche il pubblico. “Il cinema d'animazione – dicono - è una splendida realtà, i cartoon sono campioni d'incasso e gli introiti che essi generano complessivamente, grazie all'impulso che danno ai prodotti derivati - abbigliamento, giocattoli, editoria - valgono dieci volte tanto il costo di un film. Ma in Italia non siamo ancora capaci di valorizzare e promuovere adeguatamente un settore dal quale altrove, invece, riescono a ricavare ulteriore ricchezza”. Un messaggio “creativo” anche questo, in fondo, che invita a guardare le cose da una prospettiva diversa. Perché, in fin dei conti, essere “creativi” vuol dire proprio questo. Bene lo testimonia questo vulcanico duo veneto che, partendo da una matita, ha creato un’azienda in cui lavorano ben 150 persone, realizzando pure l’idea di un parco interattivo sulla comunicazione audiovisiva per ragazzi: è “Il Parco degli Alberi Parlanti”, sorto nel 2008 con la collaborazione del Comune di Treviso. qualità. Sono scelte che nel tempo ci hanno fatto crescere molto: oggi i Cuccioli sono testimonial nel mondo di un grande progetto Unesco sulla risorsa acqua (“H2Ooooh!”) e in India per la campagna di prevenzione contro l’influenza”. E con la promozione e distribuzione dei vostri film come fate? “Le grandi major investono cifre pazzesche per la promozione e quindi, anche qui, abbiamo scelto una

strada diversa. A Pasqua uscirà il nostro nuovo film, “Senza Nome nel Paese del Vento” dedicato alle energie rinnovabili, visibile anche con gli occhialetti 3D, in cui i personaggi spiccheranno sullo schermo e chiederanno agli spettatori di aiutarli a far proseguire la storia. Il pubblico sarà così attivo e coinvolto, non solo uno spettatore passivo”. Fin qui tutto bene, però i Manfio un rammarico lo hanno, e suona come un ammonimento che può


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Meccanici, Elettromeccanici, Metalmeccanici e Carrozzieri stanno studiando un kit per la trasformazione dei motori e andranno a parlarne a Tokyo con gli specialisti giapponesi

BANZAI!

VOGLIAMO TRASFORMARE LE AUTO A BENZINA IN ELETTRICHE

“Banzai!” era un urlo di guerra dei soldati giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Oggi, fortunatamente, viviamo tempi di pace in cui il Giappone vanta, tra le sue eccellenze industriali, anche il fatto di essere uno dei Paesi leader nella costruzione di auto a motore elettrico. È una storia che può vantare anche una data d’inizio: fu infatti quindici anni orsono che la prima auto con motore elettrico (ibrido) venne presentata dalla Toyota; oggi – per la precisione nel 2012 - la Nissan Leaf, con 40mila unità, è la vettura elettrica più venduta al mondo. Ecco perché il Giappone può essere considerato come la patria dei sistemi di propulsione Plug-in Hybrid ed Elettrico per veicoli. Ispirandosi a tutto ciò, oggi si è voluto denominare “Banzai” l’ambizioso progetto sulla trazione elettrica che è stato intrapreso nel Vicentino da un gruppo di imprenditori delle categorie Metalmeccanica, Elettromeccanica, Carrozzieri e Meccanici di Confartigianato. “La nostra idea progettuale - spiega Roberto Cazzaro, presidente provinciale dei Carrozzieri - è quella di trasformare piccole vetture a benzina in vetture a trazione elettrica utilizzando un kit standard di trasformazione per auto usate. All’interno del nostro mondo associativo abbiamo l’intera

filiera delle attività di settore e possiamo quindi progettare, produrre, assemblare, montare il kit e vendere l’auto. Si tratta di riuscire a sfruttare l’elevato know-how sui motori elettrici esistente nella nostra provincia per sviluppare un’opportunità che adesso pare interessare una ristretta nicchia di mercato, ma che in un prossimo futuro potrebbe diventare molto interessante. Non va infatti dimenticato che, rispetto al tradizionale motore a scoppio, quello elettrico può percorrere centinaia di migliaia di chilometri senza subire particolari “invecchiamenti” per cui, grazie a questo kit, la vita stessa dell'auto viene aumentata anche più del doppio, in base alle percorrenze giornaliere”. Aggiunge Ezio Zerbato, presidente provinciale della Metalmeccanica: “Abbiamo iniziato il nostro percorso da alcuni mesi e uno dei primi passi compiuti è stata la collaborazione con il CPV (Centro Produttività Veneto della Camera di Commercio) per l’utilizzo della metodologia TRIZ basata su una logica di ricerca-dati che punta a “catturare” i processi creativi in atto nell’ambito tecnico e tecnologico, per codificarli e renderli così ripetibili e applicabili.” “Siamo coscienti - prosegue Maurizio Concato, presidente provinciale della categoria Elettromec-

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canica - che il percorso sarà tortuoso, in quanto l’automotive è un settore che di solito richiede elevati investimenti, la tecnologia c’è ma dev’essere sviluppata e tarata sulle esigenze della vettura. Esistono poi dei vincoli, come per esempio l’autonomia delle batterie, che incidono nella progettazione e sulle preoccupazioni del futuro acquirente: non è un caso che diverse case automobilistiche in questa fase puntino sull’ibrido. Stiamo valutando gli studi di vari atenei, e a novembre ci incontreremo a Tokyo, con un team di sette università giapponesi per valutare il loro punto di vista.” “Tra l’altro - ricorda Fabrizio Argenta, presidente provinciale dei Meccanici- in Italia nel caso di trasformazione di vetture da motore a combustione a motore elettrico, la parte burocratica è piuttosto complessa, e di non facile attuazione, tant’è che quelle poche aziende esistenti al momento preferiscono far omologare la vettura all’estero con un costo che può variare tra i duemila e i tremila euro. Confartigianato si sta attivando per cercare di ridimensionare anche questo problema”. Auto a basso costo ma con grandi prestazioni: questo è in sintesi l’obiettivo del progetto Banzai, che guarda a un futuro vicino e nello stesso tempo lontano.

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O T S E MA QU O I Z R O CONS O I R P O È PR A Z Z E L L E B A UN

o che rganism ’o l , i t s i a po Acqu ll’Estetic p e u d r e G a l r e ciatu za d . ell’Accon sperien d e ’ i l n l i ssionale t u e f s n o e r c o i p t v a a i t r N rato resci tti che c a gli ope o p ne. d p o u r r p g i g ra i su voluzio e m r n a o p s c i sia r ima ne fa r consente o i z a g e aggr Perchè

Nella primavera 2010, un gruppo di dirigenti del settore Acconciatura ed Estetica di Confartigianato Vicenza programma una visita di conoscenza e confronto con i colleghi spagnoli della città di Valencia, finalizzata allo scambio di buone prassi e ad apprendere nuove soluzioni per eccellere nel mercato del benessere. Lì si scopre l’esistenza di una iniziativa tanto semplice quanto innovativa: la creazione di una cooperativa di “peluqueros” che produce in conto proprio prodotti di bellezza e li distribuisce ai soci, abbattendo considerevolmente il costo della fornitura. Non solo: ai soci della cooperativa viene riconosciuto un marchio di qualità, che certifica il valore dei prodotti e quindi del servizio offerto ai clienti. Un bell’esempio del valore dell’aggregazione. Tra il 2011 e il 2012 quei dirigenti acconciatori ed estetisti vicentini lavorano così nel territorio per convincere i propri colleghi della opportunità di fare squadra e di portare a tutta la categoria benefici comuni nell’acquisto dei prodotti di bellezza. Nasce così il Gruppo Acquisti che, tuttavia, non mira esclusivamente a ottenere scontistiche esclusive nella fornitura di prodotti, ma si pone anche come traguardo la creazione di un rapporto costruttivo con le aziende leader nel settore, per ottenere benefici più ampi. È così che gli aderenti al Gruppo Acquisti (oltre 250 imprese) cominciano a risparmiare tempo e denaro non solo nell’acquisizione di prodotti, ma anche partecipando a giornate di formazione gratuita a cura delle aziende partner convenzionate. Arriviamo così al giugno di quest’anno, quando si archivia il primo semestre di vita del neonato Consorzio della Bellezza, l’organismo costituito in gennaio e che è subentrato al Gruppo Acquisti per dare appunto maggiore sviluppo alle iniziative proposte. Il Consorzio si dota di Consiglio di Amministrazione, Statuto e

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Regolamento e vengono definiti la “mission” e gli obiettivi: individuare e studiare assieme nuove forme per crescere, competere e valorizzare i saloni di bellezza. Attraverso il dialogo con le aziende di prodotti cosmetici, si mira così a portare benefici concreti e diretti ai consorziati, a fornire occasioni di crescita personale e professionale, a cogliere scenari e opportunità di business per il settore. Il bilancio del primo semestre è lusinghiero:

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13 accordi di convenzione stipulati con soggetti leader di mercato, richiesta di partnership da parte di altre 15 aziende interessate al progetto, 9 giornate di formazione gratuita e risparmio medio per salone di 350 euro nell’acquisto di prodotti (ma, tra formazione e prodotti, il risparmio raggiunge i 2.000 euro), numerosi contatti da parte di altre associazioni regionali di acconciatori ed estetiste per replicare l’iniziativa nei loro territori. Il cammino del Consorzio continua, e sono ora fissati traguardi ambiziosi: anzitutto far conoscere le opportunità offerte dal Consorzio a tutti i professionisti della bellezza nel territorio vicentino. Sono stati, così, attivati il sito web (www. consorziodellabellezza.it) e altri canali di

comunicazione diretta, ad esempio attraverso i social network, per promuovere attività, eventi e altre iniziative del Consorzio. Ma la vera sfida è far comprendere l’importanza di crescere assieme e affrontare percorsi che aumentino il valore del proprio

servizio: parafrasando Darwin, solo chi evolve ha maggiori chance di successo. Ecco perché il Consorzio della Bellezza punta alla crescita sia personale, sia professionale che imprenditoriale, per creare dei veri “professionisti globali della bellezza”.

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CE N I V E N E IL SALO N O C E H C AN

Dai risultati di un’indagine regionale condotta tra la clientela dei “professionisti della bellezza” emergono le motivazioni che ne guidano la scelta e ne assicurano la fidelizzazione

A Z N E T COMPE A I S E T R E CO

Età compresa tra i trenta e i cinquant’anni, donna, diplomata o laureata, con un impiego (da dipendente o in proprio), disposta a spendere in media 100 euro al mese in particolare per la cura dei capelli, ma con in crescita anche il ricorso all’estetista. In genere molto soddisfatta del servizio, ottenuto nel salone in cui è cliente abituale. È questo l’identikit della cliente-tipo degli oltre 11mila saloni artigiani veneti attivi nel campo della bellezza che emerge dall’analisi di mercato realizzata dal prof. Alessandro Minello dell’Università Ca’ Foscari di Venezia per conto delle associazioni di categoria, tra cui Confartigianato, grazie al contributo dell’Ente Bilaterale Artigianato Veneto. 312 questionari sottoposti ad altrettanti clienti e 45 sottoposti alle strutture hanno permesso di codificare le caratteristiche dei fruitori del servizio di acconciatura ed estetica, i motivi della loro soddisfazione, le critiche, le esigenze e i desideri non soddisfatti. Il tutto per conoscere più da vicino la realtà di riferimento delle imprese e del territorio e avere così uno strumento aggiuntivo e propedeutico alle decisioni che interessano

il settore, il territorio, gli associati. L’analisi di mercato ha anche monitorato le trasformazioni, in modo da permettere alle organizzazioni imprenditoriali di tradurre in numeri i cambiamenti che avvengono sotto i nostri occhi. “La crisi economica che da cinque anni attanaglia il nostro Paese – dichiarano i dirigenti regionali Lino Fabbian, Vincenzo Dal Zilio e Mariano Aglio - ha prodotto, tra le altre cose, una ricomposizione del paniere della spesa. I consumi sono diminuiti ed è cresciuta molto l’attenzione ai prodotti e servizi di qualità, offerti però a un prezzo competitivo. In tale contesto, il mercato del benessere ha visto crescere il proprio ruolo in questi anni grazie a una costante attenzione ai bisogni di una domanda mutevole ed esigente. Ecco allora come tutto il sistema di offerta di prodotti e servizi nel campo del benessere debba continuamente rivedere il proprio modello competitivo, la propria formula imprenditoriale, per orientarsi maggiormente verso un’utenza che chiede di instaurare una relazione, vuole ospitalità, consigli”. Ad esempio, dalla ricerca emerge che la competenza del personale, l’igiene degli ambienti

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e la cortesia sono tra i fattori indicati dalla clientela come determinanti nel scegliere a chi rivolgersi. Molto meno importanti sono stati giudicati il prezzo, gli sconti e la varietà dei servizi offerti. Anche proposte nuove, come una “carta” per accedere a più strutture convenzionate e la possibilità di avere più servizi riuniti in un'unica struttura, sono giudicate interessanti ma non determinanti. “Su tutto ciò – concludono i dirigenti di categoria - avvieremo ora un processo di confronto e analisi al nostro interno, affinché le opportunità che oggi si presentano rappresentino un punto di partenza per nuovi percorsi di evoluzione condivisa. L’attuale processo di sviluppo - nonché quello futuro - saranno sempre più basati sulla “conoscenza”. La conoscenza è infatti indispensabile sia per interpretare, sia per decidere: senza di essa ogni tentativo di analisi della realtà che sta dietro a ogni scelta non può che essere parziale e del tutto arbitrario. È quindi necessario codificare molte delle azioni che oggi producono informazioni, utilizzando appieno le nuove tecnologie e la rete quali ambiti di conoscenza”.

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Sulla scorta di esperienze come quella per la nuova tecnologia del FootScanner, i maestri della calzatura su misura rilanciano l’aggregazione in un mercato che si sta riaprendo. E intanto si "formano".

I “CALZOLAI 2.0” VENETI

METTONO LE ALI AI PIEDI Certo, i ciabattini, una delle “mitiche” figure legate alla presenza di tante botteghe artigiane che affollavano paesi e città, non esistono più. Ma i calzolai sono ancora vivi e presenti. Anzi, stanno manifestando una straordinaria vitalità, anche perché la gente (magari anche per effetto della crisi) ha ricominciato a prestare più attenzione alle proprie scarpe, scegliendo la via della manutenzione più che quella del cambio repentino. Va anche detto che le modalità operative del calzolaio del Duemila, in particolare di quello che si dedica alla realizzazione di scarpe su misura, non sono più le stesse di decenni fa; anche i calzolai sono ormai approdati all’uso delle moderne tecnologie, come ad esempio il Foot-Scanner, uno strumento che permette di realizzare calzature tecnologicamente personalizzate, oltre che a velocizzare e semplificare molte delle fasi necessarie

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alla loro realizzazione. Di tutto questo, dal rinnovamento della professione fino all’importanza di sostenere il lavoro attraverso il marketing e la comunicazione, così come della nascita di una nuova associazione che metta assieme i calzolai veneti, si è parlato al convegno interregionale Confartigianato svoltosi di recente a Verona e al quale hanno partecipato artigiani provenienti per lo più da Veneto, Friuli, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. Una platea che è stata chiamata ad aderire al progetto Calzolai 2.0, una nuova associazione di mestiere che avrà lo scopo di dare una rappresentanza nazionale alla categoria. E non solo rappresentanza, ma anche compiti di salvaguardia, valorizzazione, crescita e promozione intensiva verso il pubblico, pure tramite fiere e mercati nazionali e internazionali, del mestiere del calzolaio e della produzione delle

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scarpe su misura. Al tempo stesso, si intendono favorire la cooperazione, le forme di aggregazione, i nuovi strumenti di comunicazione e conoscenza informatici e i social network, la formazione e qualificazione professionale. sinergie a livello internazionale. “Il calzolaio – ha osservato il presidente regionale Paride Geroli - sta vivendo una stagione tumultuosa. La crisi economica e di consumi da un lato ci avvantaggia, perché la gente è tornata a manutenere le proprie scarpe invece che cambiarle, dall’altro ci penalizza per la scarsa qualità delle calzature che ci arrivano in riparazione, per i prezzi esigui che i clienti sono disposti a spendere e soprattutto per il peso burocratico e fiscale insopportabile a cui anche noi siamo soggetti”. Ma, ha ribadito il presidente, “le prospettive sono interessanti: c’è infatti un grande interesse per le calzature su misura. Un mercato che tutti noi calzolai (ben 2.650 imprese sparse per tutto il Nord Italia) possiamo occupare grazie all’aiuto della tecnologia, come attraverso l’uso del Foot-Scanner, che può aiutarci a realizzare scarpe su misura in modo più semplice e veloce”. In poche parole, come hanno appreso i diciannove partecipanti al corso (tra cui i vicentini Antonio Pietrobelli, Elia Savegnano, Leandro Fonseca, Flavio Calgarotto) che ha avuto tra i suoi maestri anche il vicentino Giambattista Bertollo, si tratta di una nuova strumentazione che permette di realizzare calzature tecnologicamente personalizzate semplificando molte delle fasi necessarie alla loro realizzazione”. “Se infine mettiamo assieme la tecnologia e i processi di aggregazione, come la nuova associazione - ha concluso Geroli - siamo in grado di rendere possibile un sogno: una “fabbrica virtuale di scarpe su misura” frutto della cooperazione di tante botteghe artigiane distribuite sul territorio. Un sogno che da oggi è un po’ più realtà”. Come ha del resto osservato Ferdinando Albini, vicepresidente della Camera di Commercio di Verona, la calzoleria è un antico mestiere, molto legato a capacità professionali di alto livello, che si sta evolvendo e che, con l’utilizzo di nuove tecnologie, può davvero rappresentare un interessante opportunità lavorativa per i giovani. Lo confermano anche i dati di settore: nel corso del 2012 i calzolai hanno registrato un saldo positivo tra nascite e cessazioni di imprese in gran parte delle regioni del Nord. In Veneto, ad esempio, sono nate ben 34 nuove imprese che hanno compensato le 24 chiusure con un saldo di 8 imprese in più (il tasso di sviluppo è pari al 2%). A fine anno, il totale di ditte registrate nel territorio regionale era di 413 unità.


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Sveliamo il progetto di Confartigianato Veneto per un portale che valorizzi i prodotti dei nostri territori e rappresenti anche una vetrina virtuale utile a sviluppare l’e-commerce a livello internazionale.

“DISCOVERING ARTIGIANATO” PER LA PROMOZIONE TURISTICA “Discovering Artigianato” è il nuovo portale ideato dalla Confartigianato del Veneto, un veicolo promozionale scelto per far entrare il mondo dell’artigianato nel contesto turistico regionale da protagonista, con lo scopo di dare visibilità alla creatività alle imprese. Come strumento di comunicazione, per conferire evidenza a contenuti ed eventi particolarmente rilevanti, il portale è stato pensato per essere caratterizzato da una navigazione che si adatta al punto di vista del visitatore, permettendo la consultazione sia per interessi (Arte, Natura, Gusto, Moda, Servizi alla persona), per scopo (Business o tempo libero) che per provincia. Nella home page vengono proposti alcuni itinerari di particolare interesse, scelti fra le varie categorie secondo canoni di rilevanza e stagionalità. La prima pagina esalta il legame fra le bellezze del territorio e i prodotti artigianali che ne costituiscono la ricchezza, accrescendone il valore percepito. Poi, attraverso schede dettagliate, è possibile approfondire le attrazioni Culturali, Architettoniche e Paesaggistiche e quelle Imprenditoriali, attraverso gallerie di immagini, riferimenti e indirizzi, strumenti di condivisione nei social network e la georeferenziazione. Inoltre, si possono “sfogliare” e acquistare gli articoli prodotti dall'artigianato locale. Gli articoli di tutte le aziende aderenti all'iniziativa saranno messi in vendita in uno shop multi-categoria,

che permetterà ai visitatori di trovare i prodotti desiderati secondo la propria intuitività, grazie all'utilizzo di filtri di ricerca combinabili fra loro. “L’artigianato veneto –spiega Giuseppe Sbalchiero, presidente della Confartigianato regionale – è una delle essenze del Made in Italy, e da sempre trova nel patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico delle terre in cui nasce e si sviluppa la linfa vitale e la qualità dei suoi prodotti. Attraverso questo strumento web e le sue applicazioni multicanali, il visitatore sarà finalmente in grado di scoprire il significato profondo della parola Artigianato, nel contesto in cui si genera come un vero e proprio brand, mentre l’Artigiano avrà finalmente la possibilità di esaltare e vendere il proprio prodotto o servizio a una platea internazionale, in un luogo a lui dedicato, sfruttando appieno le potenzialità e le opportunità che gli vengono offerte, con una modalità esclusiva”. “Alla Regione – prosegue Sbalchiero – abbiamo chiesto ospitalità, tramite un link, all’interno del loro portale turismo, e di poter iniziare un rapporto con Veneto Promozione per lo sviluppo di sinergie, sul piano del reciproco interesse, volte ad ampliare l’offerta turistica. Abbiamo molto da dare, ma abbiamo anche necessità di supporti e relazioni con altri attori in campo turistico, senza invasioni di campo e in un rapporto di complementarietà sinergica. Vogliamo aggiungere la peculiarità

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dell’artigianato artistico veneto al gioco di squadra per lo sviluppo turistico nella nostra Regione, perché possa mantenere il primato nazionale”. “Nell’artigianato – aggiunge il presidente - il turista trova un risposta anche in termini di servizio. Le attività di acconciatura ed estetica, ad esempio, per le quali già prefiguriamo di approntare itinerari del benessere, e altre attività apprezzate dal turista ospite, come quelle dei grafici e fotografi, o degli autoriparatori. Infine i servizi per la mobilità offerti da taxi ed autonoleggi, che anche la Regione Veneto potrebbe sfruttare, non solo nel contesto turistico, per il trasporto pubblico locale con accordi di sub-affidamento con le aziende pubbliche. In questo contesto, anche la promozione della mobilità elettrica assume rilevanza per gli aspetti ambientali e di innovazione che sottende. A tale proposito, ci sono opportunità nel Decreto Sviluppo del luglio 2012 che si possono cogliere: vengono infatti stanziati fondi (50 milioni di euro) per lo sviluppo di accordi di programma finalizzati all’infrastrutturazione del territorio, con punti di ricarica per vetture elettriche, e alla riqualificazione di edifici e strutture ad essi funzionali, con un concorso in conto capitale pari al 50% della spesa. E gli accordi di programma promossi da Comuni e Province tramite le Regioni e approvati dal Ministero possono prevedere anche l’adesione di soggetti privati”.

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All’assemblea programmatica nazionale l’Anap ha tracciato il quadro delle proposte per la sostenibilità del sistema previdenziale e sanitario, ribadendo il ruolo attivo degli anziani

I PENSIONATI AL LAVORO PER LA SOCIETÀ FUTURA

“Il futuro è di chi ha il coraggio di agire, ora”: all’insegna di questo slogan si è aperta l’assemblea programmatica dell’Anap, l’associazione nazionale dei Pensionati di Confartigianato, svoltasi quest’anno a Livorno. L’incontro, al quale ha partecipato il presidente Gino Cogo in rappresentanza del Gruppo Pensionati di Vicenza, ha assunto un particolare rilievo, tenuto conto da un lato del particolare momento in cui versa il Paese con i timori per il futuro del nostro sistema di welfare e, dall’altro, dell’esigenza di approfondire le nuove sfide che attendono l’Associazione. L’assemblea è stata preceduta da incontri territoriali per esaminare i documenti e identificare temi e linee di indirizzo da proporre: il Gruppo dei Pensionati di Confartigianato Vicenza ha partecipato all’incontro organizzato dal Coordinamento del Triveneto, presentando alcune proposte e richieste. Vediamo allora di ricapitolare i punti salienti emersi nell’assemblea nazionale. Previdenza. Allo scopo di evitare il continuo aumento contributivo per far fronte al pagamento delle pensioni, occorre separare la spesa previdenziale da quella assistenziale. Dal momento che la Previdenza va rivolta alle persone e non alle “categorie”, l’unica deroga all’età pensionabile deve essere quella motivata dai cosiddetti “lavori usuranti”, ma i benefici devono essere uguali per tutti (lavoratori autonomi, dipendenti, uomini e donne). Per chi andrà in pensione col regime di calcolo contributivo deve invece decollare la previdenza integrativa (renden-

dola appetibile con facilitazioni fiscali e oggettive) e complementare, in modo da non creare una classe di “pensionati al trattamento minimo” data l’esiguità delle prestazioni cui avranno diritto. Potere d’acquisto delle pensioni. La salvaguardia del potere d’acquisto delle pensioni è una delle principali rivendicazioni dell’Anap, che propone la revisione del paniere Istat per la rivalutazione dei trattamenti, adattandolo alla peculiarità del pensionato-consumatore, e la neutralizzazione del drenaggio fiscale. È necessario eliminare tutte le discriminazioni tra lavoro dipendente e autonomo - assegni familiari, accesso al pensionamento, eccetera - anche perché, con il calcolo contributivo per tutti e con l’aumento delle aliquote contributive per i lavoratori autonomi, non sono più giustificabili trattamenti differenziati. Sanità e Assistenza. La strada intrapresa in quest’ultimo decennio ha visto sottrarre pezzi di welfare pubblico ai cittadini e un notevole ridimensionamento dello Stato sociale. Occorrono scelte lungimiranti, considerato l’allungamento della vita media e le modifiche radicali avvenute nel modello familiare. È fondamentale fissare costi standard per la sanità e potenziare la prevenzione. Si propone inoltre di: integrare ulteriormente lo stanziamento dei fondi nazionali di carattere sociale (non autosufficienza, politiche sociali…); dare applicazione completa alla legge 328/2000 e in questo ambito riattivare sul territorio servizi sociali, sanitari e assistenziali integrati con regole per la

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razionalizzazione della spesa e il pareggio di bilancio; riqualificare le misure locali di intervento per le non autosufficienze, nonché tutte le provvidenze economiche ai bisognosi, eliminando incongruenze e abusi, assicurando un sostegno vero ed efficace a chi è in stato di bisogno; restituire ai medici di base un ruolo primario con la costituzione sul territorio dei pool di medici multidisciplinari; superare il regime provvisorio dell’”intra moenia”, che ha tenuto in poco conto le esigenze dei pazienti; colmare i divari tra regioni e territori; stabilire i Livelli Essenziali di Assistenza Sociale (Liveas); rivedere i criteri per l’assegnazione della Social Card, anche nell’importo; prevedere forme di sostegno economico alle famiglie con in casa anziani o familiari disabili o non autosufficienti, anche per sopperire alle carenze dell’assistenza pubblica. Va infine promossa e incoraggiata, secondo l’Anap, ogni forma di partecipazione attiva degli anziani alla vita economica e sociale della comunità. Va diffuso un messaggio positivo circa l’apporto degli anziani, specialmente riguardo alle nuove generazioni, con le quali è possibile costruire una comunione di interessi in molteplici campi, da quello familiare a quello del lavoro dipendente (part-time temporaneo del giovane assunto e del lavoratore anziano per il trasferimento delle conoscenze), da quello aziendale (trasmissione d’impresa) a quello formativo e scolastico (insegnamento professionale nelle scuole) fino a quello della cultura (esperienze e tradizioni).

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Riflessioni/1 Oggi, in campo economico, le strategie basate solo sulla lotta al concorrente anziché sulle possibilità di sviluppo “facendo rete” con gli altri non portano distante… di Marco Legumi

CARI IMPRENDITORI, EVITATE IL “DILEMMA DEI PRIGIONIERI” Iniziamo con un quesito. Bisogna prendersi qualche minuto per ragionarci su. Paolo e Andrea sono due manigoldi pretestuosamente arrestati e messi in separate celle di isolamento. Un abile inquisitore fa a ognuno di loro questa proposta: «Se tu confessi e il tuo complice tace, ti libererò da ogni accusa ma userò la tua testimonianza per far condannare duramente l'altro. Se tu taci e il tuo complice confessa, avverrà il contrario: tu sarai condannato a cinque anni e lui liberato. Se confessate tutti e due, sarete entrambi colpevoli ma io terrò conto del fatto che avete collaborato e vi dimezzerò la pena: per entrambi tre anni. Se tacete tutti e due non posso considerarvi colpevoli del reato ascrittovi, ma vi condannerò ugualmente per porto d’armi abusivo: un anno per entrambi». Riflettendoci un attimo, più logico sarebbe tacere per entrambi, così ognuno degli accusati sconterebbe la pena minore. Tuttavia la loro “separata sede” fa sorgere un grosso dubbio ai due: «Se non ci accusiamo, facciamo un anno di carcere. Però c’è da fidarsi di quell’altro? Se mi tradisce sconterò cinque anni, se ci tradiamo entrambi facciamo tre anni, il male minore... Lo accuso!» Quindi, paradossalmente, la strategia più sicura è beccarsi tre anni. Questo spettacolare paradosso si chiama “il dilemma dei prigionieri” ed evoca moltissime dinamiche umane, sociali ed economiche, dove la paura dell’altro - o il non fidarsene - generano più danni del suo contrario. Potrebbe essere uno specchio del Veneto di oggi e di ieri, senza andare a guardare in casa d’altri… Una delle attività che amo svolgere nei miei corsi di

formazione è un gioco di mia elaborazione che reinterpreta in maniera fantasiosa i concetti di cui sopra, che sono poi un aspetto della Teoria dei Giochi (disciplina di studio che ha come oggetto il problema dell’interdipendenza tra i soggetti partecipanti a un “gioco”, sia inteso in senso stretto e sia in senso lato come un negoziato politico, una strategia di mercato, un progetto di marketing). Il mio gioco, grossomodo, è il seguente: due squadre vengono messe l’una contro l’altra con l’obiettivo di portare a casa più soldi possibili grazie a un finanziamento a fondo perduto a carico di un ente; una specie di gara d’appalto con particolari regole. La sfida si sviluppa in dieci manche, all’interno delle quali ogni squadra “vince” (o più spesso “perde”) soldi a seconda della strategia adottata. La parte più interessante rimane un momento centrale dove, tramite i due capitani, organizzo un incontro di negoziato. Potranno mettersi d’accordo e lo faranno a voce, salvo poi smentirlo nel prosieguo del gioco. Così, nella stragrande maggioranza dei casi, ogni squadra perde di vista l’obiettivo, si trova non solo senza soldi ma anche “in rosso”. E la cosa paradossale è che spesso una squadra si ritiene vincente solamente perché quella avversaria ha più debiti: “Loro sono peggio di noi!”. Una consolazione nella guerra dei poveri. Sarebbe piuttosto complesso spiegare tutte le dinamiche nelle varianti delle “partite” che ho organizzato centinaia di volte, (dai bambini ai manager, dai dipendenti agli studenti); provo invece a sintetizzare, con alcuni spunti concreti che propongo alla fine del gioco:

avere un piano: per molte realtà che in questo momento avanzano a tentoni, sarebbe già qualcosa avere una strategia, tentare di raggiungere qualche obiettivo con un piano: dove posso andare, come farlo, quando e, soprattutto, per quali motivi; vantaggio per me e per tutti: il mio perseguire un “asset” (vantaggio) deve arricchire me ma anche chi lavora con me, a partire dai miei colleghi e collaboratori fino ad estendersi anche tra le imprese: non più un “io vinco e tu perdi” ma un “o si vince insieme o si perde insieme”. Pensare al plurale è forse la parte più difficile di questi tempi, ma è una strada obbligata per una sopravvivenza tra imprese, messe in rete anche grazie a un patto fra galantuomini (come una volta) e alla condivisione di competenze; ricerca di una fiducia e di obiettivi comuni: il concetto di cooperazione è ormai ridotto a un semplice vantaggio fiscale, in realtà dev’essere una leva motivazionale per ricercare obiettivi comuni. E questo attraverso una promozione reciproca (mai parlare male dei tuoi colleghi, dei tuoi collaboratori, dei soci, o dei concorrenti); dobbiamo lavorare per creare valore, e il valore vero sono le persone; scoprire qual è il vero concorrente: riflettendo come imprenditore, qual è il “vero” concorrente della mia azienda? È la ditta di fronte che produce i miei stessi beni o servizi, o forse la mancanza di un parcheggio per entrambi? È l’insistente guerra sui prezzi che ci fa impoverire, o lo è un terzo incomodo che ci tiene divisi così da farci fare la fine dei due prigionieri? Consiglio un bel libro che fa riflettere su questi argomenti: “L’arte della strategia” di Dixit e Nalebuff.

CHI È VITTORIO MARCO LEGUMI Vicentino, 48 anni, da oltre vent’anni si occupa di comunicazione, marketing e di progettazione didattica. Spesso mette in pratica le sue competenze attraverso la formazione in aula. Le sue attività, legate al gioco e alla simulazione, sono anche integrate con supporti grafici e vignette umoristiche, sua grande passione. Collabora con Confartigianato, Confcommercio, Confindustria e con altri enti e ditte private venete e del nord Italia.

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Riflessioni/2 Guido Beltramini, direttore del CISA, nel suo intervento all’inaugurazione della nuova sede Confartigianato di Chiampo ha messo in luce, accanto al genio dell’architetto, le sue radici di apprendista e le sue qualità di imprenditore nel Veneto del Cinquecento. Perché conosceva il cantiere come pochi e pensava pure al marketing.

PALLADIO, L’ARTIGENIO Palladio? Un genio dell’architettura. Ma anche un sapiente, concreto, lungimirante imprenditore artigiano. Parola di Guido Beltramini, direttore del CISA - Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza, intervenuto a Chiampo come ospite all’inaugurazione delle nuove e adiacenti sedi della Confartigianato e dello Studio di Architettura A5. “Se Palladio ha fatto scuola in tutto il mondo, tanto che la stessa Casa Bianca di Washintgon è un edificio in stile palladiano, il merito – ha osservato lo studioso – va alle sue qualità innate ma anche al fatto che il suo apprendistato è avvenuto in una bottega artigiana, cominciando a lavorare con le mani, come tagliapietra, dall’età di undici anni. La sua, dunque, non è una formazione che avviene in biblioteca, ma in un luogo di lavoro, scalpellando i blocchi lapidei, imparando a fare le cose. E imparando anche la vita del cantiere, l’architettura come arte del costruire”. Una volta affermatosi, Palladio si imporrà grazie alle sue idee rivoluzionarie nell’applicazione dei modelli della classicità antica in ambito moderno, sempre unendo teoria e senso pratico. Per esempio, ha ricordato Beltramini, “inventando anche un tipo di colonne “low cost”: mentre prima erano solo in pietra, lui riesce a realizzarle in mattoni ricoperti da un intonaco speciale, oggi diremmo un “marmorino”. Risultato, un abbattimento dei costi del 90%. E la stessa cosa gli riesce con le strutture in legno. Insomma, fornisce ai committenti grandi opere dal costo contenuto”. Esemplare fu, del resto, la sua capacità di convincere la clientela, come accaduto quando si trattò di concorrere all’incarico per il rinnovamento del Pa-

lazzo della Ragione in piazza dei Signori a Vicenza. “Allora la città – ha raccontato Beltramini – era spaccata in due partiti che facevano capo alle famiglie dei Thiene e dei Valmarana, con lotte per gli incarichi pubblici che spesso trascendevano il dibattito politico per dar vita a scontri fisici. Ebbene: l’emergente architetto riuscirà a mettere d’accordo le due fazioni e a farle votare unanimemente a favore del suo progetto, un possente edificio in pietra di Piovene realizzato in modo tale da far entrare più luce naturale possibile in quello che potremmo definire un “centro commerciale” dell’epoca. E il risultato è quello che vediamo oggi: un capolavoro artistico come la Basilica Palladiana”. Ma c’è anche di più. Un aspetto che potremmo chiamare di “marketing aziendale”. Secondo il direttore del CISA, difatti, “Andrea capisce che non basta saper fare le cose, ma occorre anche saper farle conoscere, comunicare al mercato. E difatti nel 1570 pubblica un volume, “I Quattro Libri dell’Architettura”, che è una sorta di catalogo illustrato della propria opera e che non a caso inizia illustrando i princìpi della tecnica edificatoria, ma che contiene anche delle immagini molto belle. Dimostrando così di aver ben presente l’esigenza, per un professionista, di convincere il mercato, di saper divulgare la propria attività per “venderla” al meglio”. In più, la fortuna di Palladio fu anche quella di operare in un contesto storico, quello del Veneto cinquecentesco, che era una delle aree economicamente più dinamiche d’Europa. “Tra i… Renzo Rosso dell’epoca – ha sottolineato Beltramini – c’erano anche i committenti di Palladio, gente come i Piovene che avevano affari fino

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in Piemonte, o come i Valmarana, i cui interessi si estendevano sino a Mantova. Tutti imprenditori manifatturieri, non finanzieri e banchieri come i Medici fiorentini. I vicentini producevano e lavoravano merci che arrivavano in Germania e in Inghilterra, ad Anversa e Lione. Lana, seta, prodotti tessili in genere, percorrevano l’Europa partendo magari da Arzignano e Chiampo, dove tra l’altro venne inventato un tessuto che potremmo considerare una sorta di antenato del jeans, un misto a base di lana e altri materiali poco costoso e molto resistente, dando prova già allora di saper unire qualità e innovazione. Del resto, qui si sapevano sfruttare i corsi d’acqua che muovevano mulini e magli, qui era estesissimo l’allevamento del baco da seta: il filato che se ne ricavava veniva esportato, in Francia”. A proposito di territorio: e le ville palladiane? “Un altro magnifico esempio – a giudizio di Beltramini – della capacità di unire mirabili canoni estetici e aspetti concreti. Erano piccole proprietà pensate non solo per la villeggiatura in campagna di nobili e possidenti, ma anche come dei “distretti” dove la coltivazione della terra era necessariamente legata alla costruzione e alla manutenzione delle relative attrezzature agricole. Ecco: da quelle comunità si è sviluppato l’artigianato moderno del Nordest, mentre la tradizione industriale del Nordovest è legata a un altro aspetto, quello delle grandi proprietà terriere. Insomma: Palladio non è un genio isolato: nasce in un preciso contesto, che ha nel proprio Dna la voglia e la capacità di produrre, di saper fare, e di fare impresa”.

CHI È GUIDO BELTRAMINI Vicentino, è direttore del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio dal 1991. Èstato professore a contratto di storia dell'architettura all'Università di Ferrara e di Milano, e ricercatore presso la Columbia University di New York e il Canadian Centre for Architecture di Montreal. Ha tenuto conferenze alle Università di Cambridge, Basilea, Tokyo, Yale, Princeton e Harvard. Specialista di Palladio, ha pubblicato numerosi saggi e libri, oggi tradotti anche in inglese, francese, tedesco e spagnolo. Ha curato mostre a Vicenza, alla Biennale di Venezia, alla Royal Academy of Art di Londra, alla Morgan Library and Museum di New York e al National Building Museum di Washington.

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Il 6 settembre torna la storica manifestazione che propone anche i caratteristici menu curati dai Ristoratori, mentre è aperto ai giovani il concorso per il disegno del francobollo 2014. E intanto l’antico ex voto del ‘500 rinasce grazie alla sapienza artigiana unita al laser…

ATTORNO ALLA “RUA” E AL “GIOIELLO” IN ARGENTO

VICENZA RISCOPRE SE STESSA “Il Giro della Rua”, manifestazione vicentina rinata negli ultimi anni ma le cui radici affondano nella storia medievale, si svolgerà quest’anno nella serata del 6 settembre con il consueto percorso attraverso il centro storico cittadino e approdo in Piazza dei Signori per l’atteso “rito” della accensione. Ma c’è già una novità annunciata per il 2014: dall’intesa tra il Comitato per la Rua, la Confartigianato e il Comitato per il Gioiello di Vicenza è nato il progetto di realizzare anche un francobollo celebrativo dedicato alla ricorrenza, che farà parte della serie tematica “Folclore italiano”. Al bando possono partecipare i giovani, individualmente o in team, fino ai 35 anni residenti in provincia di Vicenza. Gli elaborati dovranno essere inviati entro le ore 12 del


5 agosto all'Ufficio Turismo del Comune di Vicenza (Palazzo Trissino, Corso Palladio 98 - 36100 Vicenza) tramite posta, via mail (turismo@comune.vicenza.it) o consegnati a mano. L'elaborato dovrà essere in formato digitale corredato da copia cartacea delle dimensioni di 30x40 cm, orizzontale o verticale. È ammessa la presentazione anche di più elaborati. Il lavoro dovrà essere accompagnato dai dati anagrafici del/dei concorrente/i e dalla liberatoria per il suo l'utilizzo. I progetti pervenuti verranno valutati da una giuria che decreterà il vincitore entro il 31 agosto. Il creatore del bozzetto scelto per la sua originalità, chiarezza comunicativa e richiamo creativo agli elementi della storica Rua, riceverà un premio di mille euro. Il bando è scaricabile dal sito www.comune.vicenza.it alla sezione "Appalti, bandi, concorsi". Per altre informazioni ci si può rivolgere al tel. 0444 222169. Alla presentazione dell’iniziativa, assieme al sindaco di Vicenza Achille Variati, hanno preso parte per Confartigianato il componente della Giunta esecutiva e presidente del Mandamento di Vicenza, Valter Casarotto, e il presidente provinciale e regionale dei Ristoratori Artigiani, Christian Malinverni. Nell’ambito della manifestazione, Confartigianato negli ultimi anni ha realizzato iniziative gastronomiche (e lo stesso accadrà quest’anno) con il coinvolgimento dei Ristoratori, quali lo stand

“A tavola con la Rua” per degustazioni di specialità preparate con prodotti del territorio, e momenti culturali, vedi la realizzazione di cartoline celebrative a tiratura limitata realizzate dal pittore vicentino Galliano Rosset, che non mancheranno nemmeno stavolta. “Confartigianato Vicenza ha sempre avuto un ruolo attivo in questa festa popolare e storica - ha detto Valter Casarotto – e siamo lieti che venga celebrato anche il Gioiello di Vicenza, ulteriore elemento che dà lustro a una delle lavorazioni artigianali più antiche”. Malinverni ha sottolineato come i Ristoratori partecipino all’evento “portando il loro contributo sia in termini di lavoro che di idee: si tratta di una festa che ha anche importanti ricadute economiche”. Dal canto suo, il Comitato per il Gioiello di Vicenza ha realizzato il progetto di restituzione di un altro simbolo della storia locale, di cui si era persa la memoria: è il “Gioiello di Vicenza”, un manufatto artistico in argento, riproduzione dell’ex voto dedicato alla Madonna di Monte Berico e realizzato nel 1578 dalla bottega artigiana dei Capobianco forse con indicazioni fornite anche dal Palladio. L’opera fu distrutta nel tardo ‘700 dalle truppe napoleoniche. A distanza di cinque secoli, il progetto di ricostruzione è ormai giunto a compimento (foto nella pagina a fianco) ed è stato realizzato prima attraverso un concorso progettuale, poi una raccolta pubblica di donazioni in argento

e infine attraverso l’unione di tecnologia al laser sperimentale e dell’eccellenza artigiana di Carlo Rossi, maestro argentiere. In quest’opera straordinaria rivive in miniatura tutto il centro storico com’era nel 1580. Al Museo Diocesano di Vicenza c’è la possibilità di conoscere da vicino, attraverso un percorso guidato, la storia e l’iconografia di quel prezioso oggetto. Per informazioni, tel. 0444 226400 www.museodiocesanovicenza.it


LA BASILICA PALLADIANA OSPITA IL CONTEMPORANEO

La Basilica Palladiana di Vicenza diventa il fulcro di una serie di iniziative fortemente orientate al contemporaneo in attesa della seconda grande mostra di pittura del febbraio 2014 curata da Marco Goldin. Si tratta di eventi che utilizzano l'allestimento già predisposto per le esposizioni precedenti, con l'obiettivo di pensare alla Basilica come a un vero e proprio centro culturale della città. “Videoyearbook, installazioni di videoarte” è la proposta aperta fino al 25 agosto, un progetto che indaga le forme espressive della videoarte e della manipolazione dell’immagine, due settori

In attesa del ritorno della grande pittura nel 2014, tre mostre dedicate alla videoarte, al design di pier giacomo Castiglioni e all’America del 1963

in costante espansione nella sperimentazione artistica che utilizza le più recenti tecnologie digitali. L’iniziativa nasce dalla collaborazione del Comune di Vicenza col Dipartimento delle Arti Visive dell’Università di Bologna che dal 2006 ha dato vita a Videoart Yearbook, un archivio di videoarte unico in Italia per tipologia e quantità dei materiali raccolti. Dal 7 settembre al 6 ottobre la Basilica ospiterà poi la mostra “1913-2013. Pier Giacomo, 100 volte Castiglioni. Materiali, progetti, testimonianze di un maestro del design”, un'antologica promossa da Abacoarchitettura in occasione del centenario della nascita del grande designer italiano. La rassegna sarà curata da ISAI (Istituto Superiore Architettura di Interni) con la collaborazione di alcuni fra i maggiori critici ed esperti di design e si completerà con un ciclo di conferenze sulla figura e l’opera del progettista, coinvolgendo le realtà che si occupano di architettura

contemporanea a Vicenza. Infine, tra metà ottobre 2013 e il 6 gennaio 2014, in Basilica arriverà “Around JFK. 1963: il sogno, il mito”, rassegna proposta dalla società Ventunododici di Torino e dall’associazione BCome Venice di Venezia. Incentrata sull’anno 1963, ricchissimo di spunti e accadimenti non solo nella politica, nella società e nel costume, ma anche nella musica, nel cinema, nella televisione, nelle arti contemporanee e nella letteratura - l'iniziativa sarà composta da una mostra e da appuntamenti dal vivo, workshop, reading, proiezioni cinematografiche e installazioni. Il tutto prendendo spunto dal cinquantenario dell'assassinio del presidente americano John Fitzgerald Kennedy e col patrocinio e supporto operativo dell'ambasciata degli Stati Uniti, che ha voluto sostenere questo evento unico in Italia proprio a Vicenza, città scelta dal curatore Roberto Casiraghi perché intrattiene relazioni economiche importanti con gli Usa, per l'architettura palladiana che incontra particolarmente il gusto americano e per la presenza di una delle più numerose comunità statunitensi all'estero.


IL PREMIO MECHILLI ORA È UNA BORSA DI STUDIO UNIVERSITARIA

BASSANO:

Per la sua decima edizione il Premio “Franco Mechilli” - istituito dal Mandamento Confartigianato di Bassano del Grappa alla memoria del suo storico dirigente e destinato ai giovani meritevoli negli studi - cambia i destinatari del bando, che stavolta non saranno i neo-laureati, bensì i neo-diplomati delle scuole superiori che si siano distinti nel risultato all’esame di maturità. Nella convinzione che la ricchezza di una società non si misuri esclusivamente con le risorse economiche, produttive o naturali del territorio, ma anche e soprattutto con quelle umane, la Confartigianato bassanese – con il contributo della Banca di Romano e S. Caterina del Credito Cooperativo – mantiene dunque la volontà di premiare il merito giovanile, rivolgendosi a quanti stanno per affacciarsi al mondo universitario. Possono dunque aderire al concorso i neodiplomati nell’anno scolastico 2012-2013 di tutte le scuole secondarie di secondo grado che abbiano conseguito un punteggio minimo di 90/100 per gli Istituti Professionali, 85/100 per gli Istituti Tecnici, 80/100 per i Licei e abbiano almeno uno dei genitori che sia

titolare o socio di un’azienda iscritta alla Confartigianato provinciale e attiva in uno dei 15 Comuni del Mandamento di Bassano (Bassano del Grappa, Campolongo sul Brenta, Cartigliano, Cassola, Cismon del Grappa, Enego, Mussolente, Pove del Grappa, Romano d’Ezzelino, Rosà, Rossano Veneto, San Nazario, Solagna, Tezze sul Brenta, Valstagna). Per partecipare è necessario compilare in tutte le sue parti la scheda di candidatura e inviarla all’Ufficio Scuola Confartigianato (fax 0444/386709) fra il 30 luglio e il 30 settembre prossimi, con allegato il certificato di maturità. La premiazione avrà luogo in ottobre 2013 e consisterà nell’assegnazione di tre borse di studio da 1.500 euro (una per ciascuna delle sezioni, ovvero Istituti Professionali, Istituti Tecnici e Licei) destinate a coprire le spese di iscrizione al primo anno universitario. La quota di iscrizione verrà versata direttamente all’Università segnalata dallo studente vincitore. Nel caso in cui il vincitore decidesse di non iscriversi all’Università, la borsa di studio verrà assegnata al secondo classificato della stessa sezione.

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