#20 Design Illustrated

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Design

Direttore responsabile Flavia Colli Franzone

www.fashionillustrated.eu

mercati

Per l’arredo la ripresa arriverà nel 2015

Trend

InterIor, lucI e materIalI Le tendenze della Design Week di Milano. Pag. 14

Allegato Issue #20- Maggio/Giugno 2013

Produzione

rImadesIo

Scouting

Dallo stabilimento ai materiali, l’azienda è attenta al wellbeing. Pag. 18

GIovanI desIGner

Sperimentazione e nuove soluzioni. Pag. 22

Retail

una casa per showroom L’appartamento è la nuova formula nel design. Pag. 26

ContAMInAzIonI

Poste italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c. 1, DCB Milano

IL DESIGN NEL MIRINO DEL CINEMA Per tirare un sospiro di sollievo il settore del mobile italiano dovrà pazientare ancora un paio d’anni. Con un mercato interno che continua a flettere, l’unico motore che fornisce ossigeno all’arredamento è rappresentato dalle esportazioni e dalle prospettive di crescita dei mercati esteri. I dati del World Furniture Outlook 2013 di CSIL, Centro Studi Industria Leggera, hanno disegnato uno scenario preciso e puntuale che vede, come per il resto dell’industria, una crescita nei Paesi di nuova industrializzazione e un tonfo in Europa. Solo nel biennio 2014/2015 l’economia italiana tornerà a crescere a un ritmo intorno all’1,3%-1,6% trainata dalla domanda interna. La ripresa della crescita del reddito disponibile (+1,2% a prezzi costanti), sostenuta dalla fine della flessione dell’occupazione (+0,4%) miglioreranno il clima di fiducia delle famiglie. Ciò si tradurrà quindi per il settore del mobile in una ripresa del mercato interno che finalmente nel 2015 registrerà un tasso di crescita positivo. Pag. 12

ideazione

Quando la moda entra in casa

Eccellenti conferme e new player, tutti democraticamente assieme. Per una settimana accade il miracolo del design, ovvero l’apertura delle porte dei templi del lusso al grande pubblico. Da Hermès a Missoni, le maison di moda presentano le loro collezioni per la casa sfruttando i canali della Milan Design Week ma cercando di attirare dei professionisti realmente interessati. Stupore? Non per il comparto design, lontano per definizione dalle logiche dell’ esclusività selettiva del fashion. New entry è Louis Vuitton, che presenta una serie di 16 oggetti ispirati e dedicati al viaggio, realizzati da 13 designer contemporanei d’eccellenza. Pag. 24

I film da sempre si lasciano tentare da esterni mozzafiato e arredamenti all’avanguardia. La sinergia fra le diverse forme espressive è sempre più attuale.

Cinema, architettura e design sono forme espressive fra loro fortemente legate. Gli esempi sono tanti: grandi classici come La Fonte Meravigliosa del 1949 con Gary Cooper, dove il geniale architetto Howard Roark veniva espulso dall’università in cui lavorava per le sue idee troppo all’avanguardia, oppure My Architect del 2003 che racconta il viaggio del figlio dell’archi-

tetto Louis Kahn alla scoperta delle costruzioni realizzate dal geniale padre. O, ancora, opere più rare e di nicchia come il documentario Visual Acoustics, che fa un ritratto del fotografo Julius Shulman, le cui immagini hanno saputo restituire tutta la valenza innovativa delle più audaci costruzioni del ‘900, firmate da artisti quali Richard Neutra, Frank Lloyd Wright

o Rudolf Schindler. Questi film sono stati proiettati nelle precedenti edizioni della rassegna milanese Cinema e Architettura, curata da Fondazione Cineteca Italiana, la stessa che promuove il Festival “Il Cinema Italiano visto da Milano” in programma dal 5 al 14 aprile 2013. In questa occasione verrà proiettato anche il film Nina, con la regia di Elisa Fuksas ambientata

nell’architettura dell’ Eur del periodo fascista. I film, oltre che per l’architettura, colpiscono anche per gli scorci di design; basti pensare agli interni di Jacques Tati o alla casa in Arancia Meccanica di Kubrick, oppure l’arredo futurista di Tron Legacy. Un ulteriore esempio di come sia naturale e inevitabile l’osmosi e la contaminazione fra arte, design, moda, cinema e fotografia.


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Allegato Issue #20 - Maggio/Giugno 2013


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l'editoriale

Design&Moda

D

esign Illustrated è una nuova iniziativa editoriale, brand extension di Fashion Illustrated, come già era accaduto a gennaio con Soccer Illustrated, supplemento uscito in occasione del Gran Galà del Calcio dove indagava questo mondo sotto l’aspetto del lifestyle e non dal punto di vista tecnico. La Design Week, con il suo fermento creativo e il suo linguaggio globale, diventa occasione per sottolineare come la creatività ormai non abbia più confini. Design e moda, due settori dell’eccellenza italiana, sono infatti sempre più vicini e sinergici e lo dimostra proprio la Design Week di Milano. Se la più democratica settimana del design - la sola che sa coinvolgere tutta la città con eventi in zone estranee alla moda, come Sarpi e Mecenate, Ventura/Lambrate e Brera - ha tanto da insegnare alla più esclusiva e un po’ snob Fashion Week, per una volta le due realtà sembrano convergere durate il Salone e il Fuorisalone del mobile. Esempio è che le showroom e i negozi degli stilisti, sotto l’egida di Camera Nazionale della Moda Italiana che ne coordina il calendario, aprono ai buyer e al pubblico per presentare le home collection, un mondo griffato sempre più completo e coordinato che abbraccia l’interior design, l’art de la table, l’oggettistica e l’arredamento stesso. Sono infatti sempre più numerosi i brand della moda che si affacciano al mondo della casa – ultima new entry Brunello Cucinelli - per presentare un lifestyle che rafforza il mondo dell’abbigliamento e dell’accessorio. L’osmosi fra moda e design è evidente, e non solo nelle collezioni degli stilisti. In generale, materiali e colori contaminano i due settori, e se in passato ci voleva un anno per trovare nel design i trend identificati dalla moda, oggi bastano 4/5 mesi. Inoltre, il design assorbe dalla moda la velocità della comunicazione, gli stilemi creativi, la cultura dell'immagine. La moda, da parte sua, mutua dal design tutte quelle manifestazioni che richiedono la conoscenza dell'approccio progettuale come il retail, gli interni, il packaging, la grafica. Se i due mondi sono distanti per i fatturati, da capogiro quelli della moda, inferiori quelli del mobile, oggi hanno però inevitabili tratti in comune, dettati dal difficile momento congiunturale. Entrambi i settori possono beneficiare solo della crescita dei mercati di nuova industrializzazione, mentre l’Europa e il mercato italiano sono in netta crisi. Per il commercio mondiale dei mobiili è prevista una crescita modesta del 3% nel 2013, secondo i dati del World Furniture Outlook di CSIL (Centro Studi Industria Leggera). Nell’ottica dunque di questa affinità elettiva fra design e fashion, Design Illustrated si occupa anche di moda con una overview sulla stagione autunno/inverno 2013-14 dell’uomo e della donna. E non potevano mancare abiti maschili dal taglio rigoroso, quasi di design che sperimentano linee e materiali inusuali, o accessori femminili, soprattutto calzature con tacchi scultorei, che spesso traggono ispirazione dai big player dell’architettura. Oggetti di design sono anche gli occhiali. Non a caso, per la prima volta un gruppo di 15 aziende, che espongono al Mido, sarà presente al Fuorisalone di zona Tortona, all’interno dell’Hotel Nhow. Lo scopo? Portare un pezzetto di Mido in mezzo alla gente, avvicinarsi a un pubblico qualificato, curioso e attento all’innovazione, come quello che visita Milano durante la Design Week.


Masthead 6

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Sommario 8

mercatI

produZIone

aGenda

Zoom

12

18

28

36

Il su misura è di serie.

Le mostre da non perdere di maggio e giugno.

Ripresa in vista per l'arredo trend

14

Rimadesio

21

Far di necessitĂ virtĂš

Luce!

Tutto parte dalla materia

lIbrI

29 del design.

IdeaZIone

15

Design&Art

22

Talents new generation retaIl

38

Nuovo sentimento romantico moda

32

I trend della moda uomo e donna per

Il design si fa social perdere.

26

world news

Ispirazioni dal mondo naturale e per un maggiore impatto emozionale.

Gli appartamenti sono la nuova formula di retail per le aziende del settore.

La rassegna stampa dal mondo.

Una casa per showroom

desIGn chI leGGe

dIGItal

16

Interior tra natura e sensazione

Le notizie dal mondo della moda e design.

34


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Allegato Issue #20 - Maggio/Giugno 2013


Contributors 10

Special guests

illustratore

Diego Soprana

phIlIppe casens Insegna in Domus Academy dal 1995, prima come assistente poi come Tutor e Coordinatore del corso di Master in Design, partecipando a numerosi seminari di ricerca tenendo poi dei workshop all'estero con Università e Istituzioni. Con il Domus Academy Research Center (DARC) coordina nel 2005 il corso di training professionale per Hyundai e Kia e nel 2008 il corso di Master in Car design con Audi sotto la direzione di Marco Bonetto e Gino Finizio. E' co-direttore del corso di Master all'EDIV (Ecole de Design Intérieur Véhicules) Master Course in Mulhouse (Francia) e dal 2011 dirige il corso di Master in Car Design. Ha collaborato con alcune figure importanti del design italiano, sviluppando svariati progetti nel campo del trasporto e della produzione industriale con numerose aziende.

Vive e lavora a Verona e divide il suo tempo tra illustrazioni, graphic design e art-direction e collabora con importanti magazine di moda nazionali ed internazionali. Nel 2010 ha fondato Studio Fantastico, piccolo studio creativo dedicato al design e alla comunicazione. Un suo nuovo progetto sarà presentato a Parigi ad Art x Fashion, evento che si sposterà poi ad Hong Kong e Shanghai. Adora Artie Shaw e Olle Eksell.

Jacopo attardo

laura bresolIn

Ha tenuto workshop di marketing non convenzionale presso l’Accademia di Comunicazione di Milano e crede che Wikipedia sia la più grande invenzione del nostro secolo (e che questo sia solo l’inizio). Nel 2001 entra nel settore della comunicazione come fotografo, poi la sua carriera si evolve nel 2006 iniziando con il ruolo di project manager in Borderline-adv e poi per il gruppo Ninja Lab. Nel 2008 è uno dei fondatori di Brand Storming srl e successivamente diventa Content Manager per Borderline Ideas. Nel 2012 assume il ruolo attuale di Head of Digital presso RedCellgruppo WPP. Ha anche un suo blog personale jacopoattardo.wordpress.com che racconta in modo ironico il mondo dei new media.

Si laurea presso l’Università Cattolica di Milano in Economia. La prima esperienza lavorativa è in PriceWaterhouseCoopers, nella sezione di consulenza strategica, sviluppando progetti inerenti la practice Cultural Assets Sport and Tourism. Nel 2009 si specializza a Londra in Management per i Beni Culturali e Art & Business rispettivamente presso la Birkbeck University ed il Sotheby’s Institute of Art. Nel 2010 inizia un’esperienza significativa come Project Manager a Venezia presso Venice Projects/Berengo Studio seguendo i progetti di designer e artisti di fama internazionale. Nel 2012 approda a LOVEThESIGN come buyer e responsabile comunicazione per il nuovo sito e–commerce italiano dedicato all’home design.

luIsa bocchIetto

GIulIo cappellInI

Architetto e designer, lavora come libero professionista dal 1985 con studio a Biella. All’attività professionale affianca da sempre il sostegno per la diffusione della qualità del progetto. E’ Presidente dell’ADI, Associazione per il Disegno Industriale, e componente del Consiglio Italiano del Design. E’ anche partner di Akille.it, e-commerce di oggetti di design creato per promuovere i migliori designer italiani ed i loro più significativi prodotti.

Architetto e art director, il suo nome è legato da anni a mobili ed oggetti famosi in tutto il mondo ed è uno dei protagonisti più attivi sulla scena del design italiano. Il suo marchio, Cappellini, facente parte del Gruppo Poltrona Frau, si è sempre distinto per la forte avanguardia. Gli viene universalmente riconosciuto il ruolo di trend setter e talent scout di giovani designer, lanciati poi dall’azienda. È lui che ha portato in Italia le giovani scoperte del design internazionale: Tom Dixon, Jasper Morison, Marcel Wanders, i fratelli Bouroullec e Marc Newson.

design cHi legge

Cristina Morozzi

Giornalista, curatrice di mostre, critica ed art director sul confine tra arte, moda e design, consulente per l’immagine di aziende di moda e design, è uno dei massimi esponenti del mondo del design contemporaneo. Ha diretto per 9 anni - dal 1987 al 1996 - la rivista di design "Modo". Attualmente è titolare della rubrica Design nel mensile di arredamento "Casaviva" e collabora con molte riviste internazionali. È autrice di libri teorici e monografici: Interiors with Edra, Andrea Branzi, Anna Castelli Ferrieri (Grandi opere), Stile italiano.


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LE EMOZIONI NON VANNO RACCONTATE, VANNO VISSUTE.

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Mercati 12

RIPRESA IN VISTA per l'arredo

superare il 3%

Di ALESSANDRA IANNELLO

I

dati del World Furniture Outlook 2013 di CSIL, Centro Studi Industria Leggera, hanno disegnato uno scenario preciso e puntuale che vede, come per il resto dell’industria, una crescita nei Paesi di nuova industrializzazione e un tonfo in Europa. Secondo la pubblicazione del centro studi, il consumo mondiale di mobili valutato a prezzi di produzione è di circa 410miliardi di dollari. I principali paesi importatori di mobili sono Stati Uniti, Germania, Francia e Regno Unito. Le importazioni degli Stati Uniti, dopo la crisi del 2008 e 2009, si sono riprese, e nel 2012 tornano al livello del 2007. La Cina ha aumentato le sue esportazioni da 25miliardi di dollari nel 2009 a 45miliardi di dollari nel 2012. Gli altri grandi esportatori di mobili sono Germania, Italia e Polonia. Per il commercio mondiale del mobile è prevista una crescita modesta nel 2013, dopo la forte contrazione del 2009 e la ripresa del 2010, del 2011 e del 2012. Le previsioni di variazioni in termini reali della domanda di mobili nelle principali aree geografiche indicano una contrazione per l’Europa Occidentale, ma una crescita superiore al 3% per il mondo, specialmente grazie al contributo dei paesi emergenti.

mobIlI made In Italy Scendendo nello specifico del nostro Paese, l’analisi del CSIL ha denunciato un calo della produzione che nel biennio 2011-12 si attesta intorno all’11% a prezzi costanti. Dati confermati anche dal Termometro di FederlegnoArredo che sottolinea come il risultato delle vendite Italia nel 2012 rimanga stabilmente negativo (-10% rispetto al 2011) segnalando una particolare sofferenza nei comparti più dipendenti dal mercato italiano delle costruzioni e dal mercato immobiliare come le finiture per l’edilizia, le cucine e gli uffici. «I risultati del Termometro - sottolinea Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo -confermano dunque i drammatici dati di pre-consuntivo sul mercato nazionale. Risulta quindi inderogabile inserire gli arredi fra le detrazioni Irpef del 50% previste per le ristrutturazioni edilizie». Purtroppo il 2013 sarà ancora un anno difficile per gli operatori del settore in Italia. La crescita del commercio internazionale e la recessione in Italia si tradurranno, secondo i dati del World Furniture Outlook 2013, in una diminuzione della produzione di mobili del 3% a prezzi costanti. Questo valore è spiegato da una domanda estera limitata dall’andamento dei principali partner commerciali dell’Italia e dalla debolezza dei consumi interni (-6%), frenati dall’andamento dell’occupazione, del reddito disponibile e da un quadro della situazione economica delle famiglie improntato alla cautela. Per quanto riguarda le esportazioni, nel 2013 la domanda espressa dai paesi emergenti presenterà segnali di una ripresa più decisa che le imprese italiane dovranno essere pronte a intercettare, mentre tra i paesi delle economie avanzate si registreranno contributi negativi alla crescita delle esportazioni di mobili solo da parte dei paesi dell’Europa Occidentale. Nel 2013 il Rapporto del CSIL prevede una crescita delle esportazioni pari all’1%, che è la media fra la debolezza dei consumi interni di mobili nei principali mercati delle economie avanzate dell’Europa occidentale e una migliore prospettiva offerta dai paesi emergenti. Nel 2014 con un commercio internazionale in crescita più decisa si prevede una maggiore domanda estera per il settore e una domanda interna che inizierà a mostrare timidi segnali di ripresa, ma senza che ciò si traduca in una crescita del mercato interno per quell’anno.

le opportunItà per le Imprese ItalIane sul mercato Globale nel 2013-2015 Con un mercato interno che continua a flettere, l’unico motore che fornisce respiro al settore è rappresentato dalle esportazioni e dalle prospettive di crescita dei mercati esteri. Le imprese esportatrici nel settore del mobile ammontano a circa 5000 e rappresentano il 24% del totale delle imprese attive ma ben il 64% dell’occupazione del settore; all’interno di questo gruppo vi è poi un sottoinsieme di operatori che alle esportazioni affiancano anche altre forme di internazionalizzazione quali accordi commerciali, joint venture, investimenti produttivi. Ma questi rappresentano un gruppo di dimensione limitata. L’approccio ai mercati esteri delle imprese italiane del settore resta

ancora quindi piuttosto “tradizionale” come hanno mostrato anche i risultati del nuovo progetto di ricerca sull’internazionalizzazione che CSIL ha condotto in questi mesi. Le imprese più giovani sembrano avere una vocazione internazionale obbligata che le ha portate a orientarsi verso forme di internazionalizzazione più complesse e a muoversi in un’ottica di medio-lungo periodo senza pretendere risultati immediati. Sono stati scoperti anche casi di successo rappresentati da imprese che puntando su alcuni fattori strategici e sono riuscite meglio di altre a limitare i danni arrecati dalla crisi e persino a incrementare il proprio fatturato. Questi produttori italiani, di fronte al crollo della domanda interna (ma alcuni anche prima della crisi economica internazionale) si sono impegnati ancora di più per vendere all’estero anche sui mercati più lontani, ri-

L’approccio italiano ai mercati esteri resta tradizionale. Confidiamo nelle imprese più giovani.

ducendo ove possibile i margini e cercando soprattutto di puntare su fattori di competitività diversi dal prezzo, quali un aumento del contenuto di innovazione e di qualità del prodotto, della produttività e dei servizi offerti al cliente e una gestione più efficace delle reti distributive a livello internazionale. Sul fronte dei mercati, la domanda estera nel prossimo triennio continuerà a crescere, ma non in quei paesi più vicini e più rilevanti per l’Italia dove invece sono ora dirette più della metà delle vendite delle nostre imprese.

l' ItalIa tornera' a crescere nel 2015 Nel biennio 2014/2015 l’economia italiana tornerà a crescere a un ritmo intorno all’1,3% -1,6% trainata dalla domanda interna. La ripresa della crescita del reddito disponibile (+1,2% a prezzi costanti), sostenuta dalla fine della flessione dell’occupazione (+0,4%) migliorerà il clima di fiducia delle famiglie. Ciò si tradurrà quindi per il settore del mobile in una ripresa del mercato interno che finalmente nel 2015 registrerà un tasso di crescita positivo.


Mercati 13

il settore in ciFre

4.189 +51%

-11,3% -14,4% variazione

Fonte: c

diminuzione dell'import

mIlan desIGn weeK / FuorIsalone

aziende

eldorado creatIvo la settimana del design è come un improvviso

28.667 posti di lavoro in meno

ritorno agli splendidi e riccHi anni ottanta. è una delle pocHe occasioni cHe porta denaro e creatività alla città. dal 9 al 14 aprile.

Di MARCO MAGALINI

dati 2012 su 2007 (italia)

La Tortona Design Week 2013 è il laboratorio urbano per eccellenza, dedicato quest’anno al rapporto tra presente e futuro. Si parte dall’idea che il design sia un linguaggio globale, comune tra moda, automotive, food, entertainment, servizi. Per dimostrare questa commistione sono da espositori provenienti da 39 Paesi nel mondo, che spaziano tra high tech e green design. Grande spazio ai giovani con il Temporary Museum for New Design (Superstudio, via Tortona 13 e 27) con l’art direction di Giulio Cappellini (leggi la sua opinione nella sezione ‘produzione’). Cinque i principali progetti. Global design: casa, tecnologia e vita mette in risalto le esigenze quotidiane, con le installazioni di Hyundai, Samsung e Alcantara, il cinerama sul clima di Jared Mezzocchi e Kaneka, e i progetti speciali ‘beauty salon’ e ‘galleria MyOwnGallery’; Discovering, ovvero la ricerca di nuovi talenti nel basement del Superstudio; FreedomDesign, lo spazio della libertà dove 20 creativi e il gruppo di 10 designer vincitori della rassegna Product Design Madrid esporranno i stici realizzati dai migliori artigiani italiani). Sempre al Superstudio, l’ Intermodal Steel Building Units and Container Homes, ovvero la percezione del container come nuovo modo di esporre ed abitare; e l’Art interactions, ossia una esplorazione attraverso l’arte contemportanea che dialoga con lo spazio attraverso proiezioni 3D ed installazioni. La zona Ventura/Lambrate si distingue da sempre come l’area di scougli happenings, la creatività non manca. Ne è un esempio Talent’s Manifesto, un progetto di Designspeaking, che ha selezionato dieci giovani designer e li ha inseriti nella Daal Gallery in via Conte Rosso 20. Vuole unire icon pieces del design internazionale a pezzi di new designer, creando un concept store nel cuore del quartiere da tutti considerato l’area di nuova tendenza. Brera ospiterà circa 60 eventi, tutti attorno al tema industriale’. Lo scopo è far conoscere il quartiere dal punto di vista dell’arte e della creatività, attraverso due eventi principali: il percorso guidato tra le botteghe di Brera e Designjunction, un collettivo che, dopo i successi ottenuti al London Design Festival, si presenta a Milano con uno show alla Pelota. Altra area ‘uptown’ è Porta Venezia, con un circuito a tre: showroom, negozi e aziende che espongono le novità di design e arte e un focus culturale incentrato sul Liberty. New entry, il è Sarpi Bridge, ovvero il nuovo contenitore della Design Week che vuole mettere a sistema il rapporto tra Oriente ed Occidente. Da vedere iraniano). Last but not least, Mecenate Area Design (MAD), la nuova Studiolabo.

Illuminotecnica e ufficio, VINCE L’EXPORT

Q

uesta edizione del Salone del Mobile si focalizza su illuminotecnica e ufficio, due comparti in cui l’Italia, nonostante i continui cali, rimane fra i leader di settore. Una conferma arriva dal rapporto CSIL “Il mercato italiano dei mobili per ufficio”, che evidenziata che mentre il mercato italiano scende del 6% quello tedesco cresce a doppia cifra. Ma, nonostante ciò, l’Italia rimane il secondo produttore di mobili per ufficio in Europa (1,03miliardi di euro nel 2011). Il comparto però sta ancora risentendo del calo degli investimenti nell’edilizia non residenziale iniziato nel 2008 e intensificatosi negli ultimi tre anni, cui si aggiunge la dinamica negativa dell’occupazione. Tale situazione ha contribuito a modificare enormemente il panorama competitivo. Il mercato ha registrato un aumento della concentrazione visto che le prime dieci imprese del comparto rappresentano oggi il 46% dell’offerta (42% nel 2008). Doimo (Frezza, DVO, Emmegì e Meco), Estel, Unifor e Faram restano al vertice del settore. Anche in questo comparto, si denota un incremento dell’export. La strategia di rivolgersi maggiormente ai mercati internazionali è quella che sta aiutando le imprese a compensare le drastiche riduzioni degli ordinativi sul mercato interno. Ci sono imprese italiane che storicamente esportano fra il 60% e l’80% della loro produzione, ma ce ne sono altre che hanno incrementato la propensione all’export dell’8% solo negli ultimi due anni. Gli sforzi per

il bilanciamento del portafoglio mercati si scontra con una domanda estera ancora negativa e un calo delle esportazioni pari al 7% nel 2011. Per quanto riguarda i paesi dell'Europa a 15, sono quelli di “lingua tedesca” gli unici che stanno mostrando una crescita, mentre la Francia, nonostante si confermi primo mercato di sbocco, resta ancora debole. Le difficoltà verso il mercato statunitense continuano (soprattutto per il problema del tasso di cambio), la Russia registra una domanda altalenante, mentre una riduzione abbastanza inaspettata delle vendite si registra nell’area del Golfo (-12% le esportazioni verso tale area). In un’ottica di medio-lungo periodo, paesi come Cina, India e Brasile rappresentano delle enormi opportunità.

la luce ItalIana Anche nel settore dell’illuminotecnica l’export è l’ancora di salvezza. E ben lo hanno recepito le imprese europee che, nel periodo gennaio-ottobre 2012 (dati CSIL) hanno visto incrementare le esportazioni di apparecchi di illuminazione del 4,1%. Considerando l'aumento dei prezzi, significa una crescita dell'1% -2% in termini reali. Le cose sembrano andare meglio per i Paesi del Nord Europa (con una crescita complessiva del 12% per Danimarca, Finlandia e Svezia) e nel Regno Unito (+12%). Una crescita è stata registrata anche per alcuni paesi come Spagna (+13%) e Grecia (+59%). I dati relativi alla Germania e alla Francia sono nella media (rispettivamente +4,3% e +3%) mentre le esportazioni italiane sono cresciuti solo del 2,3%. In calo invece Austria (-5,6%) e Belgio (-8,3%). In particolare per l'illuminazione domestica è da sottolineare la crescita delle esportazioni verso la Cina (+22% dall’Europa a 16) mentre le importazioni dal Paese del Dragone hanno registrato una crescita di quasi il 15%. A.I.

Il SALONE mette alla prova Milano Milano, dal 9 al 14 aprile, ospita la 52a edizione del Salone Internazionale del Mobile, con il Salone Internazionale del Complemento d’Arredo, le biennali Euroluce e SaloneUfficio accanto al SaloneSatellite.“La chiave del nostro successo è rendere la manifestazione il luogo per eccellenza dell’innovazione. Per mantenere la leadership - dichiara il presidente di Cosmit, Claudio Luti la nostra esposizione dovrà continuare a essere sinonimo di novità e vetrina di assolute anteprime. Presentare prodotti nuovi, infatti, non solo può emozionare il pubblico, ma anche motivare la forza vendita”. Saranno più di 2.500 gli espositori, che presenteranno le proposte per il 2013 nei padiglioni del quartiere fieristico di Rho (Milano). Tra questi assistiamo al ritorno di alcune aziende storiche sia al Salone del Mobile sia al SaloneUfficio a conferma del ruolo guida che la manifestazione milanese riveste per le imprese in termini di originalità, cambiamento e visibilità. Euroluce, in posizione strategica tra gli ingressi di Porta Ovest e Porta Sud, di fronte al SaloneUfficio, occuperà 38.000 m2, ripartiti tra i 4 padiglioni 9-11 e 13-15. 12.500 m2 saranno invece destinati ai mobili e agli accessori per gli ambienti di lavoro all’interno dei padiglioni 22-24, tra loro adiacenti. La sedicesima edizione del SaloneSatellite, la manifestazione nei padiglioni 22-24 destinata ai progetti degli under 35, è dedicata al tema “Design e artigianato: insieme per l’industria” e come ogni anno offre visibilità ai giovani designer emergenti e la possibilità di creare contatti con molte delle aziende espositrici. Anche quest’anno nell’ambito del SaloneSatellite si svolgerà il Concorso che premierà i tre prototipi migliori tra quelli presentati, relativi alle merceologie delle manifestazioni biennali di questa edizione, Euroluce e SaloneUfficio. Il tema scelto risponde alle esigenze reali dei giovani designer d’oggi, ovvero integrare la tradizione dell’artigianato con le moderne possibilità che offrono la progettazione e la produzione industriale. Questo anche considerando le potenzialità del metri quadrati sistema produttivo del nostro espositori Paese, nel quale l’artigiano, con la sua designer sapiente manualità e i procedimenti lavorativi tradizionali, si inserisce nel dialogo che intercorre tra progettista e imprenditore e su cui è basato il successo del Made in Italy. Il progetto del SaloneSatellite prevede la creazione di tre botteghe (del legno, del vetro, del metallo) dove alcuni maestri artigiani fanno delle vere e proprie dimostrazioni di lavorazione dei vari materiali. La lavorazione della plastica e del tessuto verranno invece raccontati con degli short movie. Evento speciale è il “Progetto: ufficio da abitare” di Jean Nouvel, Pritzker Prize 2008. In un’area di 1.200 m2, all’interno dei padiglioni dedicati al SaloneUfficio, l’architetto francese presenterà la sua personale visione legata allo spazio di lavoro. L’offerta è ben chiara; la sfida si sposta ora nel campo di gioco della domanda: riuscirà il Sistema Milano ad attirare i buyer? Per ora è pervenuta solo una risposta provocatoria dal guru Piero Lissoni, secondo il quale “visitare online il Salone e non farlo per davvero visitando Milano è come fare sesso virtuale rispetto a quello vero e proprio”. M.M.

201.000 1.950 700


Trend 14

LUCE!

l'opinione

Designer to consumer

Testo di PHILIPPE CASENS Course leader del Master in Design di Domus Academy

Testo di PATRIZIA COGGIOLA

ul fronte dei prodotti industriali del S settore arredo vi è una crisi senza precedenti, mentre esistono sul lato

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I

l 2013 è l’anno della luce per il Salone del Mobile di Milano: è l’anno in cui espone la fiera biennale internazionale del settore, l’Euroluce. Arriva un progetto di luce firmato da Matteo Thun e sviluppato da Artemide: si chiama Laguna, un esercizio di equilibrio sulla purezza di bolle di vetro cristalline, sorrette da esili piedistalli in differenti materie. Linee morbide e accoglienti, anche per la nuova lampada da tavolo di Muuto Up, che gioca con le forme e le linee, ribaltando la normale concezione di lampada. La creazione è di Mattias Ståhlbom, per un'atmosfera calda che varia di intensità semplicemente ruotando il paralume. Anche in molte altre proposte la novità fondamentale risiede proprio nel gesto con cui si interagisce e si regola l'intensità di luce. Intimista e concettuale Ascent, disegnata da Daniel Rybakken per Luceplan, esprime numerosi gradi di intensità luminosa, attraverso una dimmerizzazione (accensione scalare a sfioramento) molto puntuale, collocata sullo stelo. Movimento, ma di forme, anche nel caso di Shatter per Axo Light, una luce da soffitto che richiama la dinamicità di una geometria intera che si scompone in schegge e frammenti luminosi nello spazio, come una Pangea in movimento impercettibile. Ironica è la lampada Chapeau, design Raffaello Galiotto per Serafini Marmo Luce, che ricorda un cappello dalla larga tesa realizzato in marmo travertino o in pietra lavica. Materia scavata al vivo e un aspetto quasi grezzo, in cui il contrasto fra la pietra e la leggerezza diffusa della luce è di grande effetto. Materiali insoliti anche per Leucos, che con Cloche, disegnata da Danilo De Rossi, ritorna a una forma classica e morbida cromata da una velatura in rame. All'interno però, l’anima bianca diffonde una luce estremamente misurata e gentile. Il ritorno al passato e all'ispirazione al classico, anche se in una versione più preziosa, continua nelle proposte di Lolli e Memmoli per la collezione Aires: gemme tra maglie di cristallo concentriche che coprono la fonte luminosa e proiettano un gioco di riflessi sulle pareti circostanti.

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2. MUUTO UP 4. AxO LIGHT

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DIVANI ivani e poltrone cambiano, nel vero senso del termine. Il confine tra vita privata Track della collezione Living Divani. Un altro nuovo marchio, Coalesse presenD e lavoro si cancella quasi definitivamente, e il vecchio sofà accoglie tanto per il ta la Massaud Lounge collection: tecnologia, ergonomia, movimento. Una piccola relax e la socialità quanto per il momento di lavoro. Una struttura che si modifica per rivoluzione è quella che si compie, come sempre nel caso dei progetti firmati da Phi-

essere più accogliente e polifunzionale: è il caso di Casquet progettato da ddpstudio lippe Starck, nel divano MyWorld per Cassina, equipaggiato di comodi contenitori per il nuovo brand D3CO, il cui cuscino arrotolato a bracciolo diventa poggia testa, e piani accessori, con prese elettriche, attacchi USB e un Duracell Powermat® per ma si allunga anche in una dormeuse. Essenziale e geometrica è invece la panca ricaricare in wireless.

CASSINA

LIVING DIVANI

D3CO

dell'autoproduzione delle nuove frontiere che i designer intraprendono con grande fiducia e coraggio. Le aziende leader devono essere innovative e abbordabili e contrastare il destino di essere copiate a minor costo da follower. La crisi vera è quella della disponibilità economica dei consumatori di prodotti "design" del nostro mondo occidentale che si sta abbassando drasticamente; senza parlare delle necessità dei prodotti di contribuire al rispetto dell'ambiente in fase di produzione, di uso e di dismissione. O peggio ancora, la crescente massa di rifiuti dei prodotti progettati per essere rimpiazzati dopo un tempo sempre più breve, parlo del fenomeno della obsolescenza programmata, così presente nel settore dell'elettronica, che nel nostro caso può anche essere interpretata come obsolescenza estetica. In periodi di crisi come questa, come si è potuto vedere nei La diffusione periodi dif- delle FAb LAb, ficili della dei makers e storia, emerdelle nuove gono spesso invenzioni tecnologie di formidabili stampa 3D sta che partono rivoluzionando proprio dalla il design scarsità di risorse materiali e che contribuiscono a creare nuove soluzioni di uso, nuovi stili di vita, nuove forme, nuove emozioni. In questo caso, allora come adesso, potrebbe prevalere più che l'apporto di un singolo designer, un contributo diffuso, una sorta di nuova "arte popolare". Il ruolo del designer può infatti essere a questo punto molto importante, in primis perché le sue "antenne" gli permettono di interpretare ciò che vuole la gente: ad esempio non i mobili di dimensioni abnormi che hanno invaso gli showroom di mezzo mondo, ma un modo di comporre gli stessi in uno spazio contenuto, magari inventando tipologie ibride oppure rispondendo a situazioni particolari legate ad un contesto specifico. Dall'altro lato la diffusione del fenomeno delle FAb LAb, dei makers e delle nuove tecnologie di stampa 3D a buon mercato sta senza dubbio portando ad una rivoluzione nel design. A questo punto, se durante il Salone del Mobile emergerà una tendenza, cioè una direzione verso cui tendere, sarà senz'altro quella di proposte in cui il designer sia l'interprete, l'autore e il produttore del proprio oggetto di design. Ci si può chiedere nel campo dell'arredo se potranno verificarsi casi come quello di Kickstarter in cui le proposte vengono dal basso e sono rivolte a un pubblico planetario, il quale esprime le proprie preferenze per la prevendita di nuovi oggetti. In questo caso il designer diventa il mediatore tra la tecnologia e il mercato. Che sia il mercato a decidere il successo di un prodotto è sempre esistito, ma in questo caso le regole sono cambiate; il prodotto viene premiato direttamente dal consumer e assistiamo a un fenomeno, quello del Designer to Consumer, che speriamo possa anche appoggiarsi sull'eccellenza delle imprese del mobile per rilanciare il settore.


Trend 15

Quando la materia è espressione NONSOLOMOBILI

I nuovi classici La tendenza nei tessuti d'arredo mette in evidenza un ritorno

apofila di questo trend sono C due aziende storiche come Rubelli e Fortuny. Per il primo

Testo di PATRIZIA COGGIOLA (1)

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Quando un materiale è morbido gli si può dare una forma rigida" diceva Achille Castiglioni: un buon materiale è il centro del lavoro del progettista, perché plasmabile, resistente o anche solo esteticamente affascinante. Meritalia ha rieditato proprio uno studio che i fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni avevano dedicato già nel 1957 all'uso di materiali innovativi. Il prototipo 'Cubo' era realizzato con parallelepipedi di gommapiuma cellulare con settori a differente resistenza meccanica: con il peso del corpo, la seduta cede abbassandosi, permettendo alle braccia di posizionarsi comodamente sui braccioli, con un sorprendente movimento. Sfidare i limiti delle performance tecniche sono una prova che designer e progettisti continuano a lanciare ai produttori. Come nel caso di Array dell'archi-star Zaha Hadid: una poltroncinascultura, un blocco unico, compatto eppure in movimento che ha lanciato una sfida stimolante agli ingegneri e agli artigiani di Poltrona Frau Contract, divisione per spazi pubblici del marchio di Tolentino. Nuovi materiali performanti anche per Techne di Fontanot, scala a chiocciola realizzata a stampaggio ad iniezione in polimeri rinforzati con fibra di vetro. Praticamente una scultura in tecnopolimero, materiale mai utilizzato prima nell'industria della scala. Sfide prodigiose e volumi scultorei sono anche quelle compiute da Blueside con la lavorazione del vetro borosilicato e di altri materiali e con Myra, il più recente tavoloscultura in Corian monoblocco. Il cemento è uno dei materiali principe di questo periodo, è entrato a far parte delle materie 'plasmabili' e appealing grazie a nuove versioni più leggere, duttili e resistenti. Alla Galleria Luisa Delle Piane si presenta per la prima volta Concrete Island, frutto della collaborazione tra Matali Crasset e Concrete by LCDA, produttore francese di mobili semiartigianali in cemento aerato (lightweight concrete). Cemento anche per la collezione di luci per interni ed esterni ICementi di Lucifero's, che coniuga l’aspetto estetico, la sensazione tattile, la resistenza agli agenti atmosferici alla leggerezza e alla malleabilità. Effetti materici di superficie anche per il metallo spazzolato e tagliato 'grezzo' di Zeuss e per KME Design, con il progetto di Christophe Pillet per una collezione di superfici in rame e leghe antimicrobiche.

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FOCUS:

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marchio, la palette colori passa attraverso l'avorio, cipria, tiglio, accostato da preziosi argento, oro vecchio e verde acqua. Ricchi lampassi (tessuti complessi operati a telaio) in seta in cui trame metalliche vengono impegnate a disegnare la decorazione. Il tessuto nasce così da uno studio sulle qualità di lucentezza che si possono ottenere e dall’alternanza dei filati metallici, tra cui vince il non certo sobrio accopppiamento argento/oro. Recupero del passato anche per la nuova collezione Fortuny: due i disegni inediti firmati da Mariano Fortuny e rinvenuti negli archivi, Girandole e Nuvole, e uno nuovo, SainteChapelle, che reinterpreta lo stile di alcuni dei pattern più lineari e sofisticati di questo leggendario produttore veneziano. Fortuny mantiene fede alla propria tradizione e identità ccontinuando fedele la produzione di tessuti stampati a mano, utilizzando esclusivamente tinture naturali e polveri minerali. Tendenza sartoriale e retrò anche per Dedar, che recupera addirittura gli uniti in raso di seta e in shantung che grazie a orditure dense e compatte offrono 'croccanti' drappeggi, o ancora il moiré, il tessuto di cardinalizia memoria dall'effetto marmorizzato ottenuto con tecnica manuale. Parlando di tessuti per l'interior, un classico contemporaneo è ormai senza dubbio Alcantara che in questi ultimi anni punta con decisione sul ruolo green del proprio marchio. L’allestimento presentato durante la settimana del mobile e curato da Giulio Cappellini, prevede la creazione di uno spazio interattivo, un percorso coinvolgente sull’evoluzione dell’impegno dedicato alla sostenibilità sia di Connect4Climate che di Alcantara attraverso i loro progetti più significativi.


Trend 16

I materiali raccontano emozioni

INTERIOR

tra natura e sensazione

Ispirazioni dal mondo naturale e una maggiore attenzione all'impatto emozionale. Testo di PATRIZIA COGGIOLA

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N

on solo per l'outdoor: altamente innovativi e performanti, i nuovi tappeti Coconutrug Terra Fresca e Aria Aperta sono la risposta eco-friendly alle esigenze tecniche di resistenza per ambienti ad alta frequentazione come uffici e showroom. La fibra di cocco è tessuta manualmente con un filato di poliestere, che la rende estremamente duratura e adatta ad ambientazioni esterne (presentazione dal 9 al 14 Aprile, GT Design Flagship Store, Corso Europa, 2 Milano). Il cemento come texture per le porte blindate Oikos crea una continuità con la parete e si ispira a uno dei massimi architetti del Novecento, Carlo Scarpa (durante la Design Week alla Galleria Consadori in via Brera, 2 e all’Ordine degli Architetti della Provincia di Milano in via Solferino, 19) per ricreare delle citazioni dalla superficie naturale del legno. Ispirazione alla natura è anche il leit motiv applicato da Cleaf per Oikos, la prima azienda produttrice di superfici per l'interior e la seconda leader nella creazione di porte per interni. Natural Inspiration (dal 9 al 14 aprile in via Tortona 19) sarà un evento che svela elementi primari, decori da sottobosco e sensazioni tattili per animare superfici intimistiche. Ancora più aperto e diretto il riferimento alla natura nella proposta di Alpi, che nella prossima design week inaugura uno spazio presso J&V building, di via Melzo 7, un vero e proprio “surfacepalace” che aggrega un arcobaleno di rivestimenti per l’interior decoration. Nell'allestimento curato da Matteo Ragni, si compie un viaggio nelle essenze dei diversi legni, perché le tecnologie oggi permettono di plasmare questo materiale come un wallpaper per inaspettate contaminazioni d'ambiente. Legno è sinonimo del lavoro di Listone Giordano che quest’anno guarda al passato per valorizzare con la collezione ‘Heritage’ il classico senza tempo, il Rovere. In versione sostenibile, perché proveniente da foreste francesi gestite in maniera ecosostenibile. Attraversano continenti, fusi orari e stili di vita globali, i radiatori Tubes (alla Triennale a Around the world@Meet Design) che hanno rifondato un genere all’insegna del design, con i pezzi di Satyendra Pakhalé, Ludovica+Roberto Palomba e Antonia Astori con Nicola De Ponti.

1. ALPI

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3. OIKOS

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a superficie ceramica diventa una ma- Effegibi presenta Slim Hammam presso la L teria di ispirazione per i designer che showroom Lea Ceramiche di Milano: ispil’associano a macro decori grafici o a ispira- razioni ottomane e pattern digitali nel prozioni sofisticate. Nendo e Marcel Wanders firmano le nuove collezioni Bisazza a mosaico. Presentate dal 9 al 14 aprile al Bisazza Flagship Store, nelle nuove proposte prevale il gioco dei motivi dal raffinato impatto grafico realizzato con tessere dai formati differenti, disomogenee, declinate in più tonalità. Lea Ceramiche in partnership con

getto di Diego Grandi, un rimando alla cultura medio-orientale attraverso il mosaico a matrice triangolare. Lavoro grafico però in versione 3-D per Tagina, azienda umbra che presenta (al Temporary Museum for New Design di Via Tortona, 27 Milano) i nuovi Dot-to-Dot, elementi ceramici per la composizione di coperture architettoniche.

TAGINA

BISAZZA

Ludovica e Roberto Palomba, architetti, aprono a Milano nel 1994 Palomba Serafini Associati. Hanno ricevuto premi prestigiosi, tra cui il Compasso D’Oro, il Red Dot, il Design Plus, il Good Design Award. Progettano e sono art director per marchi come Benetti, Bisazza, Boffi, Cappellini, Dornbracht, Driade, Elica, Foscarini, Kartell, Poltrona Frau, Zanotta, Zucchetti.

Gli elementi tradizionalmente appannaggio degli architetti, come superfici, accessori e strumenti tecnici, si propongono con operazioni di comunicazione sempre più fruibili da parte del consumatore finale. E’ un’evoluzione positiva in termini di prodotto? Il prodotto è la parte più visibile di un’azienda, la punta dell’iceberg. Affrontare operazioni di comunicazione dirette allo user end, quindi, significa essere un’azienda di qualità, che produce progetti di qualità. Si tratta di operazioni di comunicazione che solo le aziende di alto livello possono affrontare, poiché richiedono un forte impegno anche a livello economico. E a noi piace disegnare prodotti di qualità. Oltre che affrontare insieme nuove sfide. Il nostro è un lavoro interpretativo: interpretiamo i materiali per raccontare emozioni. Se l’utente finale lo conosce già va benissimo, altrimenti è compito nostro farglielo conoscere, e apprezzare. Non c’è il rischio che l’utente finale decida direttamente? “Decidere direttamente” non implica necessariamente saltare la consulenza di un professionista. Il dialogo si può invece arricchire. In quest’ottica, se lo user end ha una visione buona e consapevole di quello che vuole, il suo pensiero coinciderà con il nostro. Altrimenti, come architetti, dovremo indirizzarlo, spiegare, incuriosire.


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Produzione 18

RIMADESIO

Il su misura è di serie

R

ima Vetraria, con sede a Desio. Alias, Rimadesio. L’azienda, classe 1956, è specializzata nella produzione di sistemi per suddividere gli ambienti e l’arredamento d’interni: porte, porte scorrevoli, librerie e sistemi componibili per la zona giorno, cabine armadio e una collezione di complementi d’arredo. Rimadesio idea e produce rimanendo focalizzata su due pilastri portanti, il razionalismo e la naturalezza. Da un lato, rigore e scientificità strutturale, dall’altro la scelta di materie prime sostenibili come il legno, il vetro e l’alluminio. Un binomio che si riflette anche sull’architettura del corporate headquarter. Con una superficie di 1000 mq immersi nel verde, l’edificio è stato progettato da Giuseppe Bavuso ed è caratterizzato da ampie vetrate che rendono la luce protagonista assoluta degli interni. L’AD Davide Malberti parla di prodotto, ecosostenibilità e sviluppi futuri nel retail.

In quali mercati soprattutto? Sicuramente il consumatore evoluto è sensibile alla tematica ambientale ma il wellbeing e la sostenibilità sono argomenti sentiti soprattutto da noi, sono radicati nella nostra cultura aziendale. Il consumatore finale apprezza il lato sostenibile poichè è insito nell’alta qualità dei prodotti Rimadesio. Certo è che i paesi europei e comunque occidentalizzati sono attenti al tema.

Rimadesio è specializzata nella produzione di sistemi per la suddivisione degli ambienti e la definizione architettonica degli interni. Come sta cambiando la suddivisione degli spazi della casa e la concezione dell’abitare contemporaneo? Sicuramente la concezione degli spazi sta cambiando, soprattutto per le case progettate dagli architetti e questo si riflette anche nella progettazione dei nostri sistemi di pannelli scorrevoli e di porte, che sono in continua evoluzione. Questo spinge Rimadesio a lavorare sempre di più sul concetto di prodotto su misura e customizzato, che si adatta alla perfezione alle continue evoluzioni: il nostro su misura riguarda l’adattamento dimensionale, oltre a un tailor made che consente di scegliere le finiture a seconda di gusti e di esigenze. L’azienda è molto attenta al wellbeing e basa la propria cultura aziendale sull’ecologia, a partire dalla fabbrica stessa, fino ai sistemi che produce. Questa filosofia è oggi veramente recepita dal consumatore?

Avete notato un incremento nelle vendite grazie a questo percorso eco? Onestamente no. Le vendite sono aumentate per la qualità con cui produciamo; l’approccio sostenibile diventa un valore aggiunto stesso del nostro prodotto che è frutto di un atteggiamento sostenibile radicato nella nostra cultura aziendale. E’ un’attitudine che parte dal processo produttivo, dai sistemi ingegneristici, dall’adozione di impianti fotovoltaici, dalla ricerca di vernici che sono sostenibili e brevettate, fino agli imballaggi stessi. Come si può conciliare una realtà industriale come la vostra con una produzione artigianale, quasi tailored made? Rimadesio applica un processo industriale preciso e moderno, ad alto knowhow tecnologico ma che richiede la presenza attenta e istruita dell’operatore in ogni singolo passaggio. Il che comporta un intervento artigianale del 30%: ci vogliono cura per il dettaglio,

Lavoriamo sempre di più sul concetto di prodotto su misura e customizzato

Davide Malberti

l’occhio e la manualità di operai formati per controllare le rifiniture, per assemblare le componenti minuziosamente, per verificare la qualità e per realizzare prodotti che sono messi in produzioni ad hoc per le richieste che ci arrivano. In quali dei vostri prodotti è più visibile e percepibile l’anima artigianale? In tutti. Nessuno può prescindere dall’attività manuale e precisa dell’operatore in molti passaggi. A Milano nel 2012 avete inaugurato un flagship store. Fa parte di una politica di espansione al retail sia in Italia sia all’estero? Certamente. L’apertura del flagship di Milano è arrivata quando abbiamo trovato uno spazio importante che faceva per noi: 800mq in San Babila. Politica che peraltro adottiamo in tutto il mondo dove le aperture che facciamo vanno a rafforzare la presenza del brand Rimadesio nelle città piu importanti. Tra le prossime aperture previste nell’anno ci sono quelle a Città del Messico, Tel Aviv e Mosca, dopo un 2012 di altrettanti showroom importanti, dal Brasile a Beirut alla Costa d’Avorio. Qual è la vostra ricetta anti-crisi in un momento economico così difficile, che non risparmia certo l’arredamento? Sicuramente mantenere alta la qualità e pensare alla progettazione di prodotti sempre più mirati a un mercato esigente, dove il tailor made, inteso come novità concettuale, flessibilità e possibilità di scelta su misura, è la chiave del nostro successo. Cito un prodotto di esempio per tutti, il sistema Cover, che rivoluziona la concezione degli armadi e delle nicchie. Come sono cambiati o stanno cambiando i vostri mercati di sbocco? Quanto continua a pesare l’Italia sul fatturato? I mercati esteri sono in crescita, in particolare quelli extra Europa, i paesi dell’Est, il Medio Oriente e gli Usa. L’Italia si mantiene stabile, senza incrementi.


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Allegato Issue #20 - Maggio/Giugno 2013


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Costo copertina €6

A/I 2013-14

Poste italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c. 1, DCB Milano

L’uomo fra neo-futurismo e neo-dandy

Direttore responsabile Flavia Colli Franzone

Trend

vanità maschile

Dettagli lussuosi e un tocco di eccentricità per l'uomo dell'a/i 2013-2014. Pag. IV

Issue #20- Maggio/Giugno 2013

Trend

rigore androgino

Tessuti drapperia e capi maschili per la donna dell'a/i 2013-2014. Pag. VIII

Produzione

herno, fucina di idee

Fra tradizione e innovazione, il marchio fonde knowhow e ricerca. Pag. XIII

MoDA&CIneMA

LOVELY CINQUANTA

Salvatore Ferragamo a/i 2013-2014

All’apparenza due tendenze opposte, in realtà due facce della stessa medaglia. Da una parte l’estrema pulizia dei capi che, per linee e tagli rigorosi, si avvicinano a oggetti di design con i quali spesso condividono materiali innovativi, come il film metallico usato da Issey Miyake, o abbinamenti insoliti, vedi il tessuto cerato e la pelle gommata di Ferragamo. Dall’altra la scelta di stampe insolite, come la “Garden in Hell” di Louis Vuitton per giacche dal taglio classico, l’ossessione per dettagli lussuosi e un tocco di eccentricità tipica di uno stile dandy e anticonformista. Cosa hanno in comune questi due trend emersi dalle passerelle per la prossima stagione invernale, uno che guarda al futuro e l’altro al passato? Pag. VI

Accessori di design

Christian Louboutin a/i 2013-2014

Sono veri e propri pezzi di wearable architecture. La design-mania contagia anche gli stilisti, che scelgono strutture complesse e tacchi che sfidano le leggi della fisica. A queste geometrie da Bauhaus, rigorose e razionali, c’è però un’alternativa molto più ‘latina’. Torna infatti (ammesso che se ne fosse andato) uno stile Anni Cinquanta puro, alla Grace Kelly o Marilyn Monroe, fatto di abiti bon ton da abbinare a calzature con tacco fine e basso, punta metallica, con cinturino sulla caviglia, possibilmente nere o di colori neutro. Qualsiasi riferimento stilistico si adotti, immancabili rimangono gli occhiali di design. Il Mido, a questo proposito, si presenta in Tortona con una mini expo all’hotel Nhow. Pag. XII

Semplici ma sofisticate, sobrie ma eleganti. Come le donne protagoniste dei più bei film di Alfred Hitchcock degli anni Cinquanta. Che tornano a ispirare la moda del prossimo autunno-inverno. Scendono gli orli e si fermano al ginocchio, le gonne sono mosse da ruote e godè e il punto vita è ben segnato dalle cinture. Quello che negli anni Cinquanta aveva rivoluzionato la moda, la “ligne corolle” introdotta da Monsieur Dior qualche anno

prima, nel 1947, ma che avrebbe segnato il decennio successivo, è uno dei trend per il prossimo autunno/inverno 2013-14 evocato dalle collezioni di Prada, Christian Dior, Antonio Marras. Una eleganza pacata che ricorda il look femminile delle impec-

Christian Dior a/i 2013-2014

cabili protagoniste di alcuni dei film più belli di Hitchcock, da Grace Kelly in La finestra sul Cortile del 1954 dove la sofisticata Lisa lavora nell’alta moda, a Kin Novak in La donna che visse due volte del 1958. Fino all’inquietante thriller Psyco del

1960, fulcro del film biografico Hitchcock, uscito proprio ad aprile di quest ’anno. Un cast stellare con Anthony Hopkins, che interpreta il maestro del brivido, Helen Mirren, Scarlett Johansson e Jessica Biel, diretti dal regista Sacha Gervasi.


Sommario II

trend

iv

Vanità maschile

eccentricità e contenuta trasgressione

vi

Neo-futurismo

viii

Rigore androgino che sceglie tagli rigorosi e capi impeccabili

X

Femminilità anni '50 al ginocchio e punto vita segnato

Contributor

linda loPPa

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Scarpe on the rocks

Costruzioni 3D e tacchi architettonici

Produzione

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Herno social

Xiv

Star da runway

Dal gennaio 2007 è il Direttore del Polimoda di Firenze. Nata e cresciuta ad Anversa, ma con origini italiane, Linda Loppa è un personaggio carismatico nel panorama della moda internazionale. Grazie a uno straordinario background professionale e creativo, Linda Loppa ha rilanciato l’immagine dell’Istituto, ripensando completamente l’offerta didattica di Polimoda, che è oggi un punto di riferimento per l’avanguardia nella sua metodologia.


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Issue #20 - Maggio/Giugno 2013


Trend IV

Vanità maschile autunno/inverno 2013-2014

Lusso e colore

Testo di GIULIANO DEIDDA

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Negli Anni Settanta tutti volevano apparire dandy in Inghilterra. Nonostante la moda come la conosciamo non esistesse, i giovani inglesi cominciavano a sperimentare uno stile che li rappresentasse, che fosse diverso da quello conformista della classe media. Chi se lo poteva permettere, si faceva realizzare gli abiti su misura a Saville Row, ma in velluto dai colori accesi.” Così Paul Smith parla degli anni nei quali ha iniziato la sua fortunata carriera. Non sorprende che in una stagione come l’autunno inverno 2013, dominata da grigio e nero, lo stilista inglese faccia parte del gruppo che, in controtendenza, ha illuminato la passerella della sua sfilata maschile con una girandola di colori dagli abbinamenti a dir poco brillanti. Fedele alla sua filosofia del piacere di vestirsi, ha rieditato i classici in modo divertente e contemporaneo, come il car coat, declinandolo in un macro pied de poule blu elettrico o viola, in abbinamento a camicia, pantaloni e accessori, naturalmente a contrasto. E’questo, del resto, il vero significato della parola dandy, che si riferisce semplicemente all’uomo che presta particolare attenzione al proprio abbigliamento e al proprio aspetto, nonostante l’occasionale uso improprio del termine nel gergo della moda.Tornando alle passerelle maschili, questo concetto è stato interpretato in modo molto deciso su più fronti. In alcuni casi si è giocata la carta dell’eccentricità britannica, come da Hackett London, che, in uno show dominato dalla classicità, ha offerto dei piacevoli colpi di scena per l’abbigliamento da sera. La giacca doppio petto da smoking è in flanella tartan, dalle tonalità quasi country, ed è abbinata a pantaloni in velluto liscio color petrolio. Kim Jones, invece, ha coinvolto Dinos e Jake Chapman per la collezione di Louis Vuitton. La stampa “Garden in Hell”, creata dai provocatori artisti inglesi, ha fatto la sua comparsa sulle giacche degli altrimenti rigorosissimi smoking in seta. Prada, al contrario, ha ribaltato il concetto, alla ricerca della perfezione nella normalità. L’approccio apparentemente casual, però, nasconde uno studio ossessivo, in particolare nella ricchezza di dettagli dei singoli pezzi, cappotti con i revers in velluto, camicie vichy con le ruches, tutti da indossare con facilità, ma solo per chi apprezza il piacere di vestirsi.

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1. louis vuitton 2. paul smith 3. dolce&gabbana 4. tom ford 5. berwich 6. hackett london 7. l.b.m. 1911

focus orologio da regata per eccellenza, l’oyster perpetual yacht-master in rolesium presentato a baselworld 2012 beneficia delle più recenti innovazioni di rolex in materia di ergonomia, comfort e affidabilità degli elementi del bracciale, del fermaglio e della lunetta. un profondo rinnovamento che esalta la personalità consolidata di questo orologio elegante, sportivo e di classe nato nel 1992, simbolo del rapporto privilegiato tra rolex e il mondo della vela.

La rivisitazione di due modelli storici di un guardaroba maschile deciso: i Chelsey boots e le monkstraps. Nuovi colori e dettagli inediti su forme classiche.

li uomini sono per la magG gior parte conservatori quando si parla di scarpe, e questo

a tutte le età. Nel senso che, una volta trovato il modello che calza bene e adatto al proprio stile, difficilmente l’abbandonano. Ogni scarpa ha infatti il suo nome, la sua storia e le sue regole, che difficilmente possono essere stravolte. Quello che si può fare, per andare incontro ai tempi e ai palati più esigenti, è sperimentare sui materiali e i colori. Questo non è un limite, al contrario uno stimolo a veicolare la creatività su dei binari prestabiliti, per creare il mix perfetto di nuovo e tradizionale. In una stagione che segna il ritorno di uno stile da uomo moderatamente eccentrico, le proposte di footwear maschile diventano più ricche, se pur conservando i pregi e le silhouette che le caratterizzano. Santoni punta molto sulla monkstrap, il marchio di fabbrica della griffe marchigiana. Un modello in sé molto deciso, uno di quelli che si ama o si odia, dalla forma avvolgente e sempre impeccabile, anche solo per il fatto che le fibbie non possono slacciarsi. La nuova versione è però in coccodrillo, ed è proposta in nuove tonalità, blu oltremare, verdone e bordeaux, oltre ai classici marrone e testa di moro. I colori sono naturalmente stesi a mano, per esaltare le sfumature naturali dei pellami. Bruno Magli, invece, sperimenta su un altro modello dedicato a chi ha gusti precisi, i Chelsea Boots, in classico vitello spazzolato, con la cucitura orizzontale sulla punta “rubata” alle Oxford, e la suola in para a contrasto. Doucal’s, infine, li propone in versione shock, in vitello palmellato, decorati con la punzonatura a coda di rondine. Quello che contraddistingue questa interpretazione è il leggerissimo fondo in gomma carro armato a contrasto, giallo o rosso roccia, abbinato agli elastici laterali. (G.D.)

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doucal's

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dettagli ’ innegabile, la diffusione della tecnologia mobile ha dato una spinta E fortissima all’universo della pelletteria, creando l’esigenza di custodire con stile quelli che sono diventati oggetti di primaria necessità, palmari, telefoni e tablet, possibilmente con i relativi accessori. Il fatto che i gadget tecnologici si evolvano continuamente, inoltre, spinge alla ricerca di nuovi “contenitori”, e si moltiplicano le proposte stagione dopo stagione. Valentino riporta così in auge il pulito design retrò del borsello, in nappa, caratterizzato dal camouflage, da un paio di stagioni trademark della maison, ma nei toni dell’azzuro. Valextra ha invece pensato all’iPhone 5 e all’iPad mini, con una linea di custodie essenziali, in pelle martellata, in tutte le varianti colori tipiche del marchio.

bruno magli

valextra

valentino

santoni


FASHION ILLUSTRATED

Issue #20 - Maggio/Giugno 2013


Trend VI

Neo-futurismo

L’identità del made in Turchia

autunno/inverno 2013-2014

a Turchia per tradizione è un L paese con una radicata cultura artigianale nella lavorazione della

Testo di GIULIANO DEIDDA

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A

ndare a disturbare la corrente del Futurismo come punto di riferimento delle collezioni maschili per l’autunno inverno 2013 è di sicuro una forzatura. E’ vero, però, che molte passerelle sono state accomunate da proposte assimilabili a delle influenze che da quel movimento hanno preso spunto. L’estremizzazione della pulizia del design, le grafiche astratte, l’uso di materiali tecnologici poco utilizzati nell’abbigliamento e perfino gli allestimenti di qualche sfilata, hanno richiamato, più o meno di proposito, il mondo di Courréges, o alcuni film di Stanley Kubrick, per esempio. Si è trattato di un’influenza filtrata, quindi, di seconda mano, o anche di terza, se si tiene presente che il famigerato minimalismo Anni Novanta aveva già attinto a piene mani a quell’immaginario. Comunque la si voglia vedere, c’è una ricerca verso la creazione di nuovi stili e volumi, di un modo di concepire gli abiti come oggetti di design. Kris Van Assche ha esplicitamente parlato della sua collezione per Dior Homme, come una “moda per il futuro”. Per lo stilista questo ha voluto dire la ricerca del perfetto equilibrio tra estrema eleganza, tessuti tecnici ed elementi sportivi, combinati insieme in silhouette bilanciate, quasi austere, una speranza di calma e rigore, in antitesi con i nostri tempi caotici. Anche i classici capispalla firmati Salvatore Ferragamo emanano un’estetica di equilibrato rinnovamento, grazie all’utilizzo contemporaneo di materiali diversi, come il tessuto cerato e la pelle gommata, e le chiusure a zip. Per sfuggire alla realtà, Humberto Leon and Carol Lim, direttori creativi di Kenzo, si sono rifugiati tra le nuvole, che hanno ispirato la stampa leit-motiv della loro collezione. Ma sono andati oltre, immaginando di vestire dei contemporanei supereroi, con capispalla dai tessuti creati in esclusiva, dalle linee essenziali, e asimmetriche. Issey Miyake, invece, ha utilizzato il film metallico delle coperte di emergenza, in argento e oro, per realizzare parka, anorak e pantaloni utility, a metà tra l’astronauta e lo sciatore del futuro.

1. salvatore ferragamo 2. kenzo 3. trussardi 4. issey miyake 5. eleventy 6. alessandro dell'acqua uomo

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pelle. Molte griffe italiane fanno produrre i capispalla in pelle da aziende turche, che per qualità e cura delle lavorazioni si avvicinano agli standard richiesti dal made in Italy. Oggi, però, anche i designer turchi di accessori stanno cercando di imporre i propri marchi e farsi conoscere all’estero, ribadendo in questo modo la loro creatività per cambiare la percezione della Turchia come “imitatore” di tendenze. A questo scopo un gruppo di creativi si è presentatto al Micam sotto l’egida della fondazione DTG che riunisce i principali marchi produttori con lo scopo di promuovere la pelle di alta qualità turca. Gli otto designer Asli Flinta (Minimen), Bora Aksu (As Erdogan), Elif Cigizoglu (Poletto), Gamze Saracoglu (Inci), Hatice Gokce (Akar), Mehtap Elaidi (Cetsan), Studio Kaprol (Ferudun), Zeynep Tosun (Lota) hanno presentato le loro collezioni di calzature uomo e donna per l’a/i 2013-14, ricche di spunti creativi. Oggi la Turchia è un vero e proprio gigante nel settore produttivo con 16 aree industriali di riferimento che includono aziende di rifinitura in Tuzla, Bursa, Coren e Menemen e di produzione a Bursa, Usak, Gerede, e Gaziantep. Infatti il Paese è il secondo produttore di pelle in Europa e il quarto nel mondo. Nel 2012 l’export della pelle è cresciuto del 18,2% rispetto al 2011. Sedicesima economia globale e sesta nella zona UE nel 2010, la Turchia può contare su un PIL in crescita del 6,7% all’anno, fra i maggiori indici di crescita dei membri OECD nel periodo 2011-2017.

ahmet baytar per sergio paganelli

focus lo zaino rolling firmato vbc 1663 di vitale barberis canonico è stato progettato per chi si sposta quotidianamente in moto e, per esigenze lavorative e di immagine, ha bisogno di una borsa dallo stile rigorosamente sofisticato. realizzato in pelle bottalata, è strutturato per accogliere casco, laptop e altri dispositivi elettronici, grazie all’imbottitura ergonomica impunturata a mano, alle due tasche esterne, e al passaggio per il filo dell’auricolare.

hatice gokce per corrente

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dettagli pingere il denim al massimo delle sue nuovo di “1 giorno”, bagnato e asciugato, a S potenzialità: è questa la filosofia di Tra- quello “3 anni”, lavato con pietra pomice e marossa. Il marchio veneto, infatti parte bagno al thé e rovinato manualmente. Le cadall’utilizzo dei migliori tessuti giapponesi, per realizzare, totalmente nel distretto del denim di Vicenza, jeans di altissima qualità. Il cliente può scegliere la vestibilità più adatta , tra Slimfit, Slim America e Regular Fit, e abbinarla al tipo di denim ed uno dei sei lavaggi disponibili. Si va dall’effetto

mehtap elaidi per ridge

ratteristiche principali di questi jeans sono però i dettagli preziosi, come il rivetto bagnato in oro rosa o palladio sul taschino posteriore, le iniziali in metallo di chi li indossa, applicate e, da questa stagione, il numero identificativo.

tramarossa studio kaprol per fertini


FASHION ILLUSTRATED

Issue #20 - Maggio/Giugno 2013


Trend VIII

Rigore androgino autunno/inverno 2013-2014

L'OPINIONE

Testo di FEDERICA MOTTA

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Nella moda regna la confusione

Di LINDA LOPPA, Direttore Polimoda

usso, perline, pelliccia, ricami, pizzo, L lo spirito Italiano e il senso dello stile milanese. Nelle ultime stagioni

È

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stato il fll rouge di intere collezioni per il prossimo inverno. Un mood maschile esplicito o evocato, reso di volta in volta concreto dai rigorosi tailleur e cappotti o dai tessuti delle migliori manifatture biellesi, oppure più semplicemente sottinteso dagli accessori rubati al guardaroba di lui. Dean e Dan Caten con Dsquared2 intitolano la loro sfilata a “Les dames masculines” mandando in passerella donne che indossano tailleur doppio petto con pantaloni dal fit confortevole, completati da panciotto, cravatta o papillon e cappelli. E anche quando le loro donne sono in gonna attillata e ben ferma sotto il ginocchio, il tessuto è maschile: tweed (anche in versione a spina di pesce con ricamo tridimensionale), gessati, e seta lana. Il risultato è comunque seducente e la femminilità per una volta non è gridata e ostentata. Punta sugli effetti materici anche Ermanno Scervino che sceglie le flanelle grigie – anche illuminata da Swarovski - per abiti e giacche accostate al punto vita. E che dire della garçonne di Giorgio Armani, che predilige per il giorno e per la sera tute dalle linee essenziali e in testa porta sempre il basco, rivisto con una particolare lavorazioni di intrecci e velluto? Gessati a bande larghe sono fra i tessuti scelti da Gabriele Colangelo per la collezione Genny sia per le tute che i mini abiti. Stella McCartney interpreta in chiave femminile i capi must del guardaroba maschile: il cappotto gessato si fa avvolgente e con un grande rever che si ferma su un fianco, mentre il tailleur ridisegna le spalle della giacca. Ma anche il tartan, che la tradizione associa alle divise scozzesi maschili, è un tessuto ricorrente per il prossimo inverno. Moschino, addirittura, lo rivisita in chiave ironica con tanto di stemmi araldici. E poi ci sono marchi, come Camo, che declinano al femminile lo spirito del brand che nasce per proporre all’uomo un guardaroba fatto di capi essenziali realizzati con i migliori tessuti biellesi e curati nei dettagli. Anche per i classici tre pezzi da portare con l’immacolata camicia bianca.

1. dsquared2 2. emporio armani 3. stella mccartney 4. genny

5. camo 6. n°21 7. ermanno scervino

focus borbonese si ispira ad amelia earhart, donna autoritaria ed indipendente, pioniera del volo in solitaria. lady lindy, questo il suo soprannome, fu la prima donna a trasvolare l’atlantico dopo lindbergh e la prima persona ad attraversare il pacifico. la sua personalità è stata fonte di ispirazione per le borse costruite intorno all’idea del viaggio e dei voli che intimamente ognuno di noi fa dentro se stesso.

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borse

arnoldo battois

eduardo wongvalle

fendi

gherardini

paula cademartori

Londra ha proposto una moda fatta di tessuti soprattutto stampati. Mi sembra però che Londra sia maturata, sia più focalizzata su valori veri. Ho notato una tendenza verso il rigore e una professionalità che scopro nella collezione del designer J.W. Anderson, che anche durante la settimana della moda maschile ha mostrato una ricerca interessante. Per capire i giovani stilisti ricercati dalle case di moda, nomi brillanti come Trussardi, Balenciaga (Alexander Wang, 29 anni), e altri più maturi come Raf Simons e Heidi Slimane, mi metto nei loro panni; mi sembra una “mission impossible” tradurre un mondo e una visione personale andando a scavare negli archivi per trovare il DNA del brand e per superare le domande di tutti i CEO responsabili nelle aziende C’è tutto per fare business e l’opposto altrove. Poi, mi di tutto: la ritrovo anche a bellezza cliccare su style. com su nomi diventa sconosciuti. Vecattiveria, locemente sono l'eleganza delusa e ritorno provocazione ai miei favoriti. Mi lascio sedurre da stilisti come Alber Elbaz per Lanvin, Celine, perché hanno pensato a una donna elegante; altri soprattutto a Milano hanno pensato di vestire le donne in uno stile anni ’40 con volumi, tessuti e colori un po’ spenti. Una melanconia che non aiuta a essere allegra, o correre al negozio per trovare quella giacca o abito che ci rende belle. Rimangono i designer Newyorkesi. Hanno un compito difficile: essere i primi significa fare tendenza; questo non accade e dunque è sempre un po’ una delusione. Vorrei anche fare un test per capire dove tutte queste proposte avranno spazio nei negozi. Le pre-collezioni saranno consegnate prima e sembrano fare il 70% del business. I restanti capi servono a fare immagine per l’azienda. Spero che Ann Demeulemeester e Haider Ackermann saranno venduti in negozi veri e non solo on-line. Quello sarà sicuramente il caso di Dries van Noten, fedele alla sua clientela e alla sua distribuzione. Valore sicuro, creatività e professionalità. I miei preferiti sono loro. Appartengono alla mia cultura, ma soprattutto sembra una moda fatta nel loro studio che deve piacere a loro e in primis alla loro clientela seppur limitata. Non possiedono la macchina di vendita dei Brand sotto le ali di PPR, LVMH o Renzo Rosso… Gli oscar della scenografia vanno a Marc Jacobs con il sole di Olafur Eliasson, a Raf Simons per Dior con l’ispirazione Warhol e al globo di Chanel che dimostra la globalizzazione del brand. Vorrei però meno referenze e più personalità. La moda è espressione di un mood personale che riflette la società. E allora? Qual è lo specchio della società? Risposta: regna la confusione; tutto e l’opposto di tutto; la bellezza diventa cattiveria, l’eleganza diventa provocazione; le collezioni sono costruite con stili diversi per piacere a tutti; c’è di tutto per fare un mondo, ma la moda ha bisogno d’idee chiare e una visione chiara per sopravvivere a tutto questo!


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Trend X

Femminilità anni '50 autunno/inverno 2013-2014

Da Milano a Parigi, omaggio al cappotto

Testo di FEDERICA MOTTA

opo stagioni di silhouette D slim e corti cappottini strizzati che a fatica si riuscivano ad

allacciare, torna il cappotto importante, ampio e comodo, quasi oversize. A vestaglia, doppio petto, con colli evidenti, spalle arrotondate o più costruite, è il capospalla per eccellenza della prossima stagione fredda. Chi meglio dunque poteva interpretare questa tendenza se non Max Mara che ha sempre fatto del cappotto l’icona della Maison. E l’ispirazione è andata al Bauhaus per ribadire i valori di praticità, essenzialità e funzionalità con volumi accentuati e tessuti corposi come l’alpaca filata in modo tale da assomigliare alla pelliccia. Ma anche le passerelle francesi hanno reso omaggio al cappotto. Da Carven e Celine le linee sono arrotondate e avvolgenti, i colori delicati e i colli ben disegnati. (1) (3)

S

e il corto non si può cancellare completamente con un colpo di spugna da una stagione all’altra, la vera tendenza per l’a/i 2013-14 è la lunghezza al ginocchio. Gli orli scendono sia per le pencil skirt sia per le gonne a ruota anni ’50 che diventano il simbolo di una eleganza che pone l’attenzione sul punto vita, spesso strizzato dalle cinture. A un “altro tempo” (è questo la magnifica ambientazione della sfilata a Palazzo Clerici fra scene agresti e interni decadenti) si ispira Antonio Marras per la sua collezione dominata da mix di tessuti, stampe floreali, tinte unite accese, tagli a godé. Da Prada è un susseguirsi di gonne a ruota, a volte interrotte da orli asimmetrici in virtù di pannelli laterali che muovono i capi. Ports 1961 fonde una allure retrò con materiali mixati in modo contemporaneo, ma il fil rouge sono le lunghezze, sempre sotto il ginocchio e i colori sobri, dominati dai grigi. Da Dolce&Gabbana è la forma a trapezio a muovere gli abiti in broccato decorati dagli opulenti mosaici del Duomo di Monreale. Da Christian Dior si sente l’eco del new look anni Cinquanta nelle gonne dalle linee ad A e a corolla, rivelando una certa affinità fra Raf Simons e Monsieur Dior. E’ un tripudio di femminilità ed eleganza la collezione di Valentino, che alterna corti abiti dritti a vestiti al ginocchio appena svasati in tinta unita o fantasia. Esagera con la teatralità Sarah Burton per Alexander McQueen, ma i capi offrono un forte impatto scenico nei tessuti e nelle forme che guardano al passato. 1. antonio marras 2. christian dior 3. prada 4.dolce&gabbana 5. alexander mcqueen 6.ports 1961 7.valentino

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focus per il prossimo inverno dimenticatevi collant e parigine, torna il gambaletto. spesso associato ad una moda “troppo” d’altri tempi, oggi è espressione di grande femminilità. ecco la proposta di story loris che sulle gambe di signore e signorine propone calde trame in cachemire e seta impreziosite da fili di lurex, per un effetto scintillante, oppure a motivi spigati che ricordano un look maschile. i toni sono quelli pastello del rosa cipria, verde acqua e grigio azzurro, che sottolineano tutto romanticismo di questo tipo di calze.

carven

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max mara

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stampe

antonio marras

etro

gucci

mary katrantzou

peter pilotto

celine


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Trend XII

Scarpe on the rocks autunno inverno 2013/2014

Eyewear mania

Di MARCO MAGALINI

Testo di MARCO MAGALINI

N

on occorre essere nobel di fisica per indossarle, ma dei grandi esperti per progettarle. Da Milano a Parigi, sulle passerelle e negli showroom, sono state molte le proposte architettoniche e portate quasi al limite della sostenibilità strutturale. Le abbiamo chiamate ‘On the rocks’ per due ragioni. Anzitutto perché sono perfette per una serata glamour dove si vuole colpire giocando la carta della raffinatezza; e poi perché ricordano la composizione architettonica dei

cubetti di ghiaccio in un calice da champagne. Cocktail o no, il tacco struttura sembra avere la meglio e dà largo sfogo alla creatività costruttivista dei designer, che si declina in forme tridimensionali, solide e lontane dal concetto di invisible structure. Tra i molti esempi che potremmo fare, Vincenzo Somarrelli, la mano creativa di Vs2R, realizza delle calzature ambiziosamente a cavallo tra forme geometriche e linee morbide, combinando scienza ed arte. Il designer guarda all’architetto decostrutti-

he film sarebbe Top Gun senza C l’occhiale a goccia di Tom Cruise, Lolita con quelli a cuore, Audrey

vista canadese Frank O. Gehry. Fendi invece realizza dei tronchetti in pelliccia bold, ricurvi, volutamente punk. Grafismi, sculture e tacchi metallizzati che paiono ricavati da un blocco di marmo. Gianluca Tamburini è il creatore di Conspiracy, che ha fatto dell’arte del mix il suo punto di forza. Applica cristalli naturali, piume, filati pregiati, materiali hi-tech su tomaie gioiello, per delle calzature extraluxury. Il soletto è realizzato in Alu 6082, una lega di alluminio aeronautico anticorodal, scolpito dal pieno.

Hepburn in Colazione da Tiffany (ecco svelato un primo trend per il 2013, quello Anni Cinquanta tipo Dior), Marylin Monroe in Come sposare un milionario o Woody Allen nel film Il dittatore dello Stato libero di Bananas? Anche fuori dal grande schermo il settore dell’eyewear registra risultati in positivo. Con un aumento della produzione del 5,3% e un export che segna un +7%, la creatività si scatena, anche nel 2013. Il secondo trend è il geometrico, tanto amato da Marc Jacobs: piccoli o grandi, l’importante è che le maschere abbiano delle forme elementari come il cerchio o il quadrato. Sempre sul podio, la technocouture alla Mykita, con montature ipertecnologiche e leggere che rendono l’occhiale flessibile e a prova di lifestyle sportivo. Per chi invece non teme gli sguardi altrui è consigliabile seguire il trend del superglam, come fa ad esempio il marchio Kenzo, che gioca sull’eccentricità. L’opposto invece è pensato da Valentino, con un romanticismo bonton che punta su colori neutri come il cipria. Last but not least, l’evergreen rivisitato, tendenza capeggiata da Persol con il nuovo modello ‘Reflex edition’ ispirato alle fotocamere del passato.

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(3) 1. conspiracy 2. fendi 3. dukas 4. loriblu 5. vs2r 6. richmond black label

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marc jacobs

christian dior

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what's more alive than you quaNdO LE scarPE sONO quEstIONE dI dEsIgN

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kenzo

mykita

from the concePt to the object

persol

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moscot

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valentino

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Produzione XIII

HERNO

Fucina di idee Di FLAVIA COLLI FRANZONE

interni dell'azienda herno. sotto, due capi uomo e donna dell'a/i 2013-14

F

unzionalità ed estetica: è questo il motto che ha traghettato la Herno dalla sua nascita a fine anni Quaranta al terzo millennio. Una dichiarazione di intenti che fa propria anche Claudio Marenzi, presidente Herno, che oggi si divide fra l’azienda, il suo nuovo incarico di presidente SMI (Sistemo Moda Italia) e quello vecchio di presidente di Classico Italia in scadenza a fine anno. La sede lungo il fiume Erno sul lago Maggiore (la H è stata aggiunta per dare l’idea di internazionalità) segue la progettazione delle collezioni che sono realizzate per il 75% in Italia, tranne i piumini in nylon prodotti in Romania, utilizzando però piume d’oca della Lomellina. Un’azienda modello, che ribadisce il legame con il territorio riducendo l’impatto ambientale, grazie a un forte investimento nel fotovoltaico e in macchinari a basso consumo energetico. Quasi tutti i capi Herno sono realizzati in Italia. Come si può conciliare oggi un prodotto industriale con la richiesta del mercato di esclusività? Il 75% della nostra produzione è realizzato in Italia; anche per la parte prodotta fuori Italia, e cioè i piumini in nylon, il processo produttivo e il controllo sulla qualità sono gestiti direttamente o avvengono in strutture controllate da noi. Da soli, questi sono presupposti per offrire un prodotto esclusivo. I piumini in nylon sono prodotti in Romania e voi lo dichiarate sull’etichetta. Il marchio Herno si fa garante del prodotto. Perché molte aziende invece sono ancora restie a comunicare questa trasparenza? Anche se sono prodotti in Romania, il nostro controllo è totale e la gran parte della piuma (e la sua lavorazione) è italiana. Per marcare il prodotto made in Italy sarebbero sufficienti i passaggi finali che eseguiamo in Italia, ma per trasparenza e correttezza l’etichetta di questi capi riporta “made in Romania” accanto a “made in EU”. Il problema dell’etichettatura del “made in” è controverso, ma io sono fermamente convinto che vada dichiarato il luogo di produzione.

Quali sono le fasi della lavorazione che conferiscono valore aggiunto ai capi? Il valore aggiunto non si limita a una singola fase della lavorazione. Come dicevo, quello che conta è il controllo sull’intero ciclo produttivo. A fare la differenza per un prodotto fatto in Italia è la manodopera, la passione, la cura e l’attenzione di chi lavora, che a volte va a scapito della velocità.

L'apertura del flagship a Milano ha lo scopo di presentare il concept del marchio

Claudio Marenzi

L’azienda è specializzata nel capospalla. Come mai non è stato tentato dal total look uomo e donna, ma ha declinato il brand nella collezione bambino? La strategia è quella di rimanere fedeli al nostro core business, lo sportswear uomo e donna con la specializzazione nel capospalla. In questa nicchia il brand è riconoscibile e credibile. Per questo motivo, non intendiamo ampliare la gamma merceologica, ma diversificare il monoprodotto: così è nata la prima collezione bambino per l’a/i 2013-14. Non solo, la diversificazione tocca anche la sperimentazione e il mix dei materiali per lo sportswear, alla ricerca di tessuti performanti, propri del nostro Dna di produttori di impermeabili e cappotti, capi nati per riparare dall’acqua e dal freddo. Per l’utilizzo metropolitano, abbiamo declinato i capispalla nella pelle, oppure unito la maglia alla piuma. L’apertura del negozio di Milano è il primo step verso una espansione retail attraverso i monomarca? Il negozio di Milano, che abbiamo aperto a settembre 2012, è un flagship nato con lo scopo di presentare ai

nostri distributori e ai partner il concept del marchio, che riflette anche l’immagine della nostra comunicazione. Herno ha corner in tutto il mondo, ma questo negozio non prelude ad altre aperture. Anzi, per noi è molto importante la distribuzione nei multibrand sia in Italia sia all’estero. Come sta cambiando la mappa dei mercati di sbocco? L’estero rappresenta il 75% del fatturato, che nel 2012 ha superato i 33 milioni di euro. E per estero intendo come macro area l’Europa e come paesi singoli il Giappone e la Corea. Per scelta, in Cina siamo poco presenti. Penso sia il mercato dei prossimi 50 anni e non dei prossimi 5. Per questo motivo lo stiamo monitorando con attenzione. Entrando più in dettaglio ci stanno dando soddisfazioni la Germania, il nord Europa e la Russia, la Francia, la Spagna, la Gran Bretagna e gli Usa, mercato questo che offre ancora grosse potenzialità per noi. Qual è la sua ricetta anti crisi? La crisi si scaccia lavorando, sacrificando anche la marginalità, se necessario. Non bisogna demoralizzarsi di fronte alle difficoltà del mercato, ma reagire curando ancor di più la qualità e la ricerca dei materiali. La Herno è una fucina di idee e il consumatore se ne è accorto e ha imparato ad apprezzare il prodotto.


Social XIV

A cura di MARCO MAGALINI

Star da runway celebrities alle sfilate a/i 2013-2014

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a Milano a Parigi, la questione della front row alle sfilate è un affar serio. Chi se la merita? Chi la pretende? Attori, cantanti, registi, modelli, giornalisti influenti, blogger cliccatissimi: è un vero e proprio esercito di Very (talvolta) Important People dei nostri tempi che possono giocare un ruolo chiave sulla visibilità dei marchi. E’ oramai chiaro che sono passati i tempi nei quali erano i capi ad essere i protagonisti delle runway. Ora i fotografi hanno un bel da fare fuori dalle location delle sfilate per intercettare le facce da copertina in arrivo; sui red carpet per fotografare le star che entrano a party esclusivi; o a bordo passerella per immortalare i blindatissimi ospiti, tutti rigorosamente vestiti con abiti del marchio che sfila. Sono veri e propri testimonial perfettamente in grado di catalizzare i preziosissimi sguardi (e obbiettivi) dei fotografi di tutto il mondo, dalle agenzie internazionali come Getty a gli ‘independent’ come Scott Schuman (The Sartorialist).

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1.Lana Del Rey da Versace 2.Maria Grazia Cucinotta e Roberto Cavalli 3.Janet Jackson da Versace 4.Riccardo Tisci e Amanda Seyfried da Givenchy 5.Alba Rohrwacher da Fendi 6.Aldo Montano e Alessandra Moschillo da Richmond 7.Liu Wen da Fendi 8.Filippa Lagerback da Givenchy 9.Kim Kardashian e Kanye West da Givenchy 10.Principessa Charlene di Monaco da Armani 11.Bono Vox, Ali e Renzo Rosso da Edun 12.Patrick Dempsey all'evento Silhouette 13.Jessica Alba da Edun 14.Fergie da Emporio Armani

studiozeta.org fEstEggIa 30 aNNI aL grattacIELO PIrELLI -

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1.Gas Gazmir Isaj con Mojgan Malekmadani del negozio Elite di Marbella 2.Marco dell’Oglio del negozio di Palermo e Antonio Cristaudo di Pitti Immagine 3. Mauro Galligari con Elena Dusi di Itochu e Flavia Colli Franzone di Fashion Illustrated 4.Gas Gazmir Isaj con Elena Bugranova del 1 negozio Week End di Rostov On Don

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Issue #20 - Maggio/Giugno 2013


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Ideazione 21

Far di necessità VIRTU' Autoprodursi è la soluzione?. Testo di MARCO MAGALINI

l'opinione

Saper fare made in Italy

Testo di GIULIO CAPPELLINI Designer e imprenditore Le autoproduzioni e l'artigianato del prodotto industriale

'autoproduzione è un feL nomeno che si sta sempre più espandendo a livello

A sinistra, Candle holders by Paolo Cappello, a destra Léger by Manolo Bossi

C

reatività e intraprendenza anzitutto. In uno scenario dove il mercato è ormai saturo di prodotti industriali, il design autoprodotto sta prendendo sempre più piede e si configura come una soluzione concreta, anche in tempo di crisi. Come funziona? Il designer, sino ad ora l’artefice della fase progettuale, che poi veniva messa nelle mani di un’azienda, diventa il supervisore dell’intero processo. “Vuol dire essere imprenditori di se stessi – racconta Paolo Cappello. Il designer ha vinto nel 2011 lo Young & Design Award ed è stato nominato all’ADI Young Talent. Nel 2012 è stato l’Elle Decor Young Designer Talent Italy -. Il designer si deve occupare del progetto ma deve essere in grado di produrlo (autonomamente o con fornitori) e poi venderlo”. Questa virata verso la produzione autogestita da un lato è spiegabile come il desiderio dei designer di emergere in prima persona, dall’altro è una risposta ad una situazione economica difficile. Nel mondo del design, infatti, è prassi comune che le aziende paghino (ed è proprio questo il punto caldo) i designer in royalties, ovvero in base al venduto. Le vendite in calo e i pagamenti posticipati per le grandi forniture impattano dunque su un sistema economico già instabile. “Per alcuni disegnatori, è una scelta dettata dalla necessità di realizzare degli introiti diversi rispetto al progetto per un'azienda – continua Cappello -. Mancando l'intermediazione dell’azienda è possibile vendere un oggetto ad un prezzo più abbordabile con un guadagno maggiore per il designer, quindi anche se il quantitativo di singoli prodotti è più basso i guadagni possono essere maggiori (chi disegna per un'azienda guadagna una percentuale intorno al 3% sul prezzo al rivenditore, un designer che si autoproduce può arrivare al 50% del prezzo di vendita)”. Filiera corta, direbbero i produttori del primario; piccola imprenditoria, gli economisti. Non è però solo una questione di (vile) denaro. L’autoproduzione risponde anche a delle esigenze strutturali, specialmente se gli attori coinvolti sono stranieri. In Italia è facile per un designer instaurare rapporti con l'industria, grazie ad una forte presenza di aziende medie, piccole e piccolissime, con le più diverse specializzazioni. Oltreconfine, invece, le aziende sono in numero minore e

hanno comunque un know-how meno forte rispetto all'Italia: l’autoproduzione diventa quindi una necessità operativa. “Negli ultimi anni però – afferma Manolo Bossi, un industrial designer che da qualche anno affianca l’autoproduzione a progetti ideati per aziende come Bosa, Skitsch, Flos -, il design è diventato una risorsa competitiva per tutti i Paesi. Quelli esteri, meglio di noi, hanno saputo far squadra con le istituzioni e stanno crescendo velocemente. Oggi credo che l'autoproduzione risponda alla semplice esigenza individuale o di gruppo di portare avanti un proprio pensiero, competenza, sogno, rifiutando le attese bibliche che solitamanente sottintendono al rapporto designer-produzione in azienda”. Quali sono gli sbocchi commerciali delle autoproduzioni? E' la parte più complessa dell'autoproduzione. Di solito si vende nelle gallerie di design o in negozi di arredamento che accolgono anche autoproduzioni. Un'altra opzione è il rapporto diretto col committente, ovvero si vende direttamente al cliente che richiede un pezzo: un po’ il ritorno al concetto di sarto-committente. C’è poi internet, che ha inevitabilmente avvantaggiato la crescita di tale pratica, rendendo accessibile la conoscenza di nicchie prima quasi invisibili, rispondendo a bisogni sempre più sofisticati, frammentati e diffusi. “Il web – continua M. Bossi – ha svolto una funzione chiave nel sistema dell’autoproduzione: ha messo una lente d'ingrandimento sui piccoli alla pari dei grandi in maniera democratica ed economica. Può addirittura capitare anche, come mi è successo recentemente, che si possa partire con un'autoproduzione e che quest'ultima, una volta raggiunta una certa visibilità e consenso, si trasformi in una vera e propria produzione. E' l'esempio delle Doghouse da poco confluite in produzione da parte di Designmood. Se ci penso, ora ho inconsapevolmente fatto una startup”. L’autoproduzione non è comunque un solo affare per giovani. Produzione Privata è ad esempio il marchio, fondato nel 1990, con cui l’architetto Michele De Lucchi progetta oggetti e piccoli arredi senza committenza e li realizza collaborando con le maestranze artigiane made in Italy. Oggi il fare sembra apparentemente più semplice rispetto al passato, ma non è proprio così. L'Italia è ricca di persone che sanno fare, è ricca di mestieri vecchi e nuovi messi insieme. In questo siamo imbattibili, almeno per ora.

Produzione autogestita vuol dire essere imprenditori di se stessi

GIULIO GAROTTI

mondiale. Molti giovani designers ed artisti decidono di produrre alcuni propri progetti in serie limitata per imporsi all'attenzione di gallerie ed industrie. Spesso accade che molti prodotti, nati come pezzi unici o in edizione limitata, diventano dei prototipi per una produzione seriale. Per molte aziende partire da un oggetto già r e a l i z z a t o, anche se da ingegnerizzare, abbrevia molto i tempi di messa a punto. Nell'autoproduzione i giovani designer Un buon p o s s o n o artigiano riesce esprimersi in massi- a comprendere ma liberle necessità di tà, senza un designer e vincoli tipologici, spesso trova tecnologici delle soluzioni e di utilizgeniali e zo di materiale. E' sorprendenti una sorta di palestra che educa i progettisti all'approccio di un progetto di prodotto. Sporcarsi le mani, e non solo fare degli ottimi ma spesso poco realistici rendering, è a mio parere il miglior modo per esprimere il proprio pensiero progettuale. L'artigianato è un aiuto indispensabile alle autoproduzioni. In Italia abbiamo una tradizione artigianale di grandissima eccellenza che dobbiamo assolutamente difendere. L'industria non può esistere senza l'aiuto di ottimi maestri artigiani. Spesso quando si parla di made in Italy si pensa ai designer e all'industria tralasciando le storiche lavorazioni che fanno parte delle nostra cultura e tradizione. Un buon artigiano riesce a comprendere le necessità di un designer e spesso trova delle soluzioni geniali e sorprendenti. Dal legno al marmo, dalla ceramica ai metalli, in varie aree del nostro paese si sono consolidate delle piccole realtà produttive tramandate di padre in figlio. Le autoproduzioni e l'artigianato hanno quindi la stessa dignità delle realizzazioni industriali. Questa è l'arte del saper fare italiano.


Ideazione 22

SCOUTING

TALENTS new generation

A cura di MARCO MAGALINI

Leonardo Talarico è un giovane designer che già collabora con alcune firme di design come Cappellini, Mercedes Benz, Alcantara, Ceramica Flamina, Henry Timi ed altre. E’ stato inserito recentemente tra i 15 talenti italiani under 35 dal gruppo Rcs. Il suo progetto creativo si chiama Leonardo Talarico Edizioni. Recenti e importanti le sue collaborazioni alla realizzazione di eventi come il “Magic Forest” a Stoccolma del 2008, “Temporary Museum for New Design” durante il Salone del Mobile del 2009, “Can you Imagine?” and “Shape your life!” per Alcantara nel 2011 e 2012 al museo Maxxi di Roma. New entry 2013 è Tofu. “E una poltroncina provocatoria – racconta-. Interamente realizzata con uno degli alimenti più morbidi ed antichi al mondo, con alti valori nutrizionali, il tofu. Mediante un processo di disidratazione e successivi sbalzi termici, si possono conferire al tofu importanti proprietà meccaniche che lo rendono un materiale strutturale”.

Manuel Barbieri è un giovane interior e furniture designer. Ha studiato design presso l’IDP di Verona. Nel 2011 ha aperto un suo proprio studio (Barbieri Design Lab.), a Milano. Funzionalità, struttura e contemporaneità sofisticata sono alla base della filosofia estetica e progettuale del design. E’ stato di recente nominato art director dell’azienda Linea Zero, nell’ambito di un ampio processo di rebranding in occasione del quarantesimo anno d’attività. La collezione disegnata per il brand, chiamata Calle, si compone di due sospensioni, due applique e una lampada da tavolo. Le linee e il materiale conferiscono una luce morbida e romantica agli ambienti, e giocano con la forma minimal-decorativa del pezzo. Sta disegnando una collezione di piccoli oggetti di design in marmo per l’azienda Scandola.

MARCO GUAZZINI Marco Guazzini, dopo aver vissuto per sei anni a New York, si trasferisce a Milano per dedicarsi al design. Si diploma in industrial design presso lo IED di Milano e si dedica all’attività lavorativa spaziando dalla progettazione di interni, alla progettazione di arredamento ed oggettistica. Nel 2006 partecipa al Fuori Salone di Zona Tortona (Milano) con il gruppo di designer giapponesi e italiani Action Group. Nel 2011 vince con il collega Tsukasa Goto una menzione speciale con il progetto FuaFua per il concorso Cristalplant Design Contest + MDF Italia e nello stesso anno viene prodotto dall’azienda Officinanove il sistema modulare Mademoiselles, progettato in collaborazione con lo stesso collega, presentato in occasione del Salone del Mobile di Rho Fiera a Milano. Altri progetti del designer sono il portasciugamani “Gru”, il portariviste “Yo” e il portaombrelli “Tre bien”. Nella foto il progetto Family Bench.

GIORGIO BONAGURO Nato a Catanzaro, ha studiato ingegneria meccanica a Modena. Ha poi frequentato la Scuola Politecnica di Design a Milano, dove ha fatto il doppio master in industrial e interior design. Ha lavorato in alcuni studi di design a Milano, ha iniziato allo Studio Lorenzo Palmeri e ora sta collaborando con il designer italiano Francesco Faccin. Collabora ad alcuni progetti dello Studio Michele De Lucchi nell’ufficio prototipi. Lavora anche ai suoi progetti personali nel campo del product design, interior design, packaging design e lighting. Uno dei suoi prodotti ‘cult’ è la Easy Table Lamp, una lampada ottenuta dagli scarti della lavorazione del marmo, le cui parti sono assemblate ad incastro. Dopo aver frequentato l'Istituto d'Arte, dove ha sviluppato il suo interesse per l'arte e il design, si è laureato in disegno Industriale nel 2001. Comincia da allora a collaborare con l'Università Iuav di Venezia come assistente di insegnanti come Marc Sadler, Riccardo Blumer, Denis Santachiara. Ha lavorato come consulente per Fabrica (Benetton) e il Design Research Center nell’ambito dello sviluppo di progetti per mostre, musei e interni. La sua ricerca è focalizzata principalmente sui materiali e i loro limiti e sullo sviluppo di progetti come articoli per la tavola in cemento, strutture in vetro, lampade in marmo, lavorando fianco a fianco con gli artigiani più qualificati. E' stato scelto da Giulio Cappellini per prendere parte alla sezione Design Market dell'ultima edizione di Abitare 100% Project, a Verona.

RAùL LAURì Di Alicante, Raùl Laurì ha ottenuto il primo premio alla scorsa edizione del Salone Satellite di Milano. Alla base del suo lavoro c’è un nuovo composto totalmente biodegradabile, basato sul riciclo della polvere di caffè. Una ricerca work in progress, grazie al denaro vinto. Per partecipare al premio lo ha proposto con Decafe: una lampada da tavolo dimmerabile, senza interruttore, che si accende o diminuisce l'intensità della luce, attraverso il movimento del fruitore. Ciò che ha colpito è il fatto che il materiale è originale, di sua invenzione; che ha richiesto una sperimentazione di due anni, è in via di brevetto e va ad affiancare e migliorare precedenti varianti e applicazioni esistenti sul mercato. Anche gli altri prodotti sono affini al tema green: fil rouge l’usa e getta per un fine ciclo responsabile, ma chic.

l'opinione

La creatività non è in crisi Testo di LUISA BOCCHIETTO Presidente italiana ADI

designer in Italia sono molIpo'giovani tissimi in rapporto agli altri paesi, un come già avvenuto per i giovani

architetti; un grande numero, grande concorrenza, aziende subissate dalle proposte. Il mestiere di designer viene visto come un lavoro molto appetibile ma se ne sottovalutano le difficoltà e anche la complessità. Come emergere in questo mare di offerta? Partecipando al Salone Satellite con proposte concrete che mettano in evidenza la propria qualità progettuale ( gli imprenditori lo frequentano a caccia di nuovi talenti) ai concorsi come Targa Giovani di ADI, Yo u n g Design di Rima L'importanza Editrice, S a m s u n g dei concorsi per i Design giovani Award, Crystalplant Contest e i molti altri reperibili sul sito ADI (vincere un concorso è un modo per iniziare ad accreditarsi agli occhi degli esperti e il settore degli addetti ai lavori non è così ampio, le notizie corrono in fretta), realizzando prodotti originali in autoproduzione da mettere in mostra nei molti eventi sul tema come per esempio Operae (a Torino da qualche anno), frequentando la rete e pubblicando nei vari siti di design. Naturalmente, come Presidente ADI, sento di dover consigliare di frequentare l'associazione e le sue attività per entrare in contatto diretto con gli imprenditori (Impresa Docet, Design da leggere), con altri designer o anche per promuovere delle proprie iniziative. Inoltre è possibile tutelare le proprie idee prima di proporle a un nuovo committente mediante il deposito al "Registro Progetti", un deterrente economico prima di procedere con un deposito vero e proprio di disegno o di marchio. Infine, se si è messo in produzione qualche cosa, è utile partecipare alle selezioni annuali di ADI Design Index, che costituiscono pre-selezione per il Compasso d'Oro, un premio molto selettivo ma proprio per questo in grado di consegnare i vincitori alla storia del design italiano (come insegnano le vicende di Giulio Iachetti e Matteo Ragni di una decina di anni fa a quelle più recenti di Odoardo Fioravanti e Brian Sironi). Da sempre ritengo che tra i giovani designer ci siano tante qualità, ancora poco conosciute dal grande pubblico; Akille.it, il sito che seleziona i lavori dei designer italiani è un altro luogo virtuale in cui scoprire qualche cosa di loro e poter acquistare i loro prodotti. Non bisogna inoltre trascurare di approfondire la propria conoscenza frequentando corsi master specifici, o lavorando trasversalmente su altri settori (la contaminazione è una delle fonti di stimoli per produrre innovazione). Tutto questo se si decide di rimanere in Italia; per chi è disposto ad allontanarsi sicuramente è interessante fare esperienza nei paesi a più alto tasso di apprezzamento del Made in Italy come Cina, Giappone, Russia, Brasile dove il fatto stesso di essere italiani, in questo settore, costituisce di per sè ad occhi stranieri una garanzia e una promessa.


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RESILIENT INNOVATION


Ideazione 24

Quando la moda entra in CASA Testo di MARCO MAGALINI

Nelle foto le proposte casa presentate durante la Milan Design Week. Da sinistra, Missoni Casa, Hermès Maison e Gherardini Home

U

na mostra di farfalle a Parigi, un elemento botanico, uno spunto geografico o un rigore architettonico. La creatività per le collezioni maison non ha confini, specialmente se è frutto di menti abituate ai ritmi frenetici della moda. Domanda a bruciapelo, che cosa cambia tra voi artefici delle home collection e i ‘fratelli’ del fashion system? “Noi dobbiamo essere un po’ più concreti – commenta Alberto Ielmini, AD di T&J Vestor, produttore e distributore delle collezioni Missoni Casa e Alviero Martini -. Sebbene cerchiamo di essere innovativi al pari loro, a noi è richiesto un prodotto rassicurante per gli acquirenti, che dia una sicurezza di lungo periodo. Della moda prendiamo gli spunti, i messaggi creativi, ma non la frenesia”. T&J Vestor è stata fondata nel 1921 e da allora è rimasta ancorata agli stabilimenti allocati sulle sponde del Ticino, a Golasecca (Varese). La sigla T&J unisce i nomi Torrani e Jelmini, le due famiglie, ora tra la terza e la quarta generazione, che guidano la società. Nella voce di Ielmini la carica positiva di chi è soddisfatto di un risultato ottenuto anche grazie alla capacità di innovarsi in modo costante. “Fino agli Anni Ottanta l’imprenditore era l’artefice di tutto, dall’ideazione, alla produzione alla vendita. Ora ci sono i manager, specializzati ognuno in un campo ben definito, che rendono tutto più matematico. L’ambiente era meno competitivo e ci si divertiva. Non sono nostalgico nei confronti di quei tempi passati, sono i miei figli ad essere invidiosi – ironizza”. La vera svolta per l’azienda è stata nel 2000 quando, sotto la guida stilistica della sorella Rosita Missoni, si è aperta ad una dimensione di lifestyle. La linea si è arricchita di nuovi valori, affian-

LOUIS VUITTON

MARNI

cando alle proposte tessili (letto, bagno e tappeti), un vasto insieme di elementi living e furnishing. Un’evoluzione che ha determinato il crescente successo del brand a livello globale, che fattura oggi (per il solo brand Missoni Home) circa 25 milioni di euro l’anno. I maestri di questa strategia di branding a tutto tondo sono stati i marchi di moda, che si sono affacciati al product design, come Hermès Maison. Il marchio presenta per la casa una gamma di nuove creazioni, “les Nécessaires d’Hermès”: una linea di arredi ingegnosi, pratici e multifunzionali, progettati dal designer francese Philippe Nigro. A completamento, una collezione di tessuti d’arredamento e di carte da parati e la linea di arredi bespoke. O ancora, ‘Objets Nomades’, la prima collezione di oggetti di design Louis Vuitton. E’ una serie di 16 oggetti ispirati e dedicati al viaggio, realizzati per Louis Vuitton da 13 designer contemporanei, tra i quali Maarten Baas, Patricia Urquiola, Fernando e Humberto Campana e Constance Guisset. Dal 9 all’11 aprile i vari designer si confrontano su argomenti come il viaggio, il savoir-faire e l'artigianalità, durante dei Design Talks aperti al pubblico. Ma, come nasce una collezione casa? “Si inizia con uno studio approfondito del brand, la storia, i colori, i materiali, lo stile, il logo – racconta David Overi, titolare Formitalia che produce Gherardini Home -. Poi disegnmo i primi prodotti con i quali iniziare un confronto con lo stilista, per arrivare al progetto finale. Si scelgono poi i materiali (pellami, tessuti, metalli, legni, essenze…) e si declina la collezione casa che rifletta il più possibile l’identità del brand. Una volta ideata e prodotta, si passa all’analisi del-

la distribuzione. Il mobile ancora ha bisogno di una rete retail tradizionale, i trasporti vengono ancora fatti con containers, le consegne al cliente finale con camion e manodopera specializzata per i montaggi ed il servizio post vendita. Il cliente ha bisogno inoltre di interagire con il negozio, con l’interior decorator, vuole essere visitato a casa, vuole consigli, toccare con mano i materiali, e spesso per prendere la decisione finale, ha bisogno di rendering che possano rappresentare quasi il vero, come sarà la propria casa una volta arredata. Per ora rimane difficile dare un servizio simile online”. Online o no, la clientela delle collezioni maison è sempre più internazionale, che pretende (non più preferisce) il value for money.

FOCUS:

MODA ITALIANA ORGANIZZA

ARMANI CASA


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Retail 26

Una casa per showroom Testo di VIRGINIA SIMONI

N

egozio o showroom? Perché invece non pensare ad un appartamento, una semplice casa, ambiente naturale dell’interior design, che possa offrire un’esperienza a 360 gradi? Sempre più aziende stanno scoprendo questa nuova formula di retail. Si è stanchi si showroom freddi e impersonali dove scegliere arredi privi di vita, meglio invece utilizzare vere e proprie abitazioni arredate, abitate e aperte al pubblico (previo appuntamento) che possano far immergere il cliente nel proprio mondo. In Italia, e a Milano in particolar modo, ci sono due realtà simbolo di questa tendenza: L’Appartamento Lago e P8 di Segno Italiano. Il primo è stato pioniere, mentre il secondo è il più recente, e farà il suo debutto ufficiale durante la settimana del Salone del Mobile. Appartamento Lago di Milano è stato il primo in Italia a pensare a questa nuova soluzione di retail. Come spesso accade per i progetti rivoluzionari, la sfida è stata ardua: dare al grande pubblico la possibilità di vedere il design applicato a luoghi realmente abitati. Partendo dal presupposto che il design non debba guardare soltanto al singolo prodotto, ma al miglioramento della vita e del lavoro delle persone, l’azienda Lago ha cercato di creare una soluzione innovativa per concretizzare questo pensiero. L’avventura è iniziata durante il Salone del Mobile del 2009, quando è nato il primo Appartamento Lago a Milano in Via Tortona, differenziandosi da tutti gli spazi espositivi del Salone. L’ambiente era interamente arredato con i mobili dell’azienda e vissuto nel vero senso della parola dallo staff dei designer Lago che accoglieva i visitatori come degli ospiti di casa. L’esperimento di quell’anno, avendo avuto più di 10.000 visitatori, è stato ripetuto con un progetto permanente dal 2010 in Via Brera 30. Aprendo la possibilità a chiunque di candidarsi e diventare tenant, ovvero un nuovo ambasciatore Lago uti-

Appartamento Lago di via Brera 30 a Milano

lizzando la propria casa, in pochi anni gli appartamenti sono diventati 12 in Italia e all’estero. Questo nuovo modo di vedere e mostrare il design ha suggerito a Lago di andare oltre, e di indagare l’abitare in maniera più ampia. Sono nate dunque le collaborazioni sia con altre importanti realtà del settore, quali Listone Giordano, Novacolor, Lea Ceramiche e Jannelli&Volpi, sia con piccoli progetti come gli sticker da parete di Wording. Con l'Appartamento si allarga dunque la visione sul design, evitando di focalizzarsi solamente sul

singolo pezzo, considerando al contrario lo spazio come un sistema in cui gli oggetti d'arredo siano in dialogo fra di loro. L’ambiente è diviso in tre unità per un totale di oltre 300 mq: un'area sociale dedicata agli eventi e alle attività di relazione dotata anche di hammam; uno spazio in tutto e per tutto abitabile per accogliere gli eventuali ospiti. Si organizzano eventi di ogni tipo, da workshop a cene di social eating grazie alla tenant attuale che è Monica Paoluzzi di Gnammo, il più grande social network per amanti della buona tavola. Una nuova realtà che si sta già rivelando

Serie Ramaioli Tridentini di Segno Italiano

protagonista della scena del design più di ricerca e d’ avanguardia è Segno Italiano e il suo neonato spazio P8, situato in via Palermo 8, nel cuore di Brera. Il gruppo di giovani designer di Segno Italiano ha creato una rete di artigiani, progettisti, promotori ed appassionati aventi il comune obiettivo di valorizzare il prodotto artigianale nazionale. Andando a riscoprire negli archivi storici le eccellenze italiane quasi dimenticate, lavorando con piccoli laboratori artigiani in provincia, questo brand ha fatto riaffiorare con una nuova interpretazione di grande contemporaneità e gusto lo storico stile artigiano italiano. Il concept è quello di ridare nuova vita a oggetti iconici, a volte ormai andati fuori produzione, ma radicati nell’immaginario manifatturiero italiano. Ecco dunque nascere la serie dei Ramaioli Tridentini, la Sedia leggera di Chiavari e la Ceramica Atestina. Tutte le linee sono visibili e in loco è possibile pensare a una personalizzazione a seconda delle esigenze del cliente, che può ad esempio creare il proprio servizio da tavola su misura. L’appartamento P8 è uno spazio con molteplici funzioni, nasce principalmente come headquarter, showroom e punto vendita dei prodotti Segno Italiano, ma accoglie al suo interno altre realtà in co-working, e uno spazio interamente legato al mondo del food. Saranno ospitati nella cucina di P8, durante la Design week e per tutto l’anno, workshop con chef, cene a tema e la trasmissione televisiva il Mangiadischi. La rivoluzione di questa realtà sta nell’aver raggruppato in unico spazio un microcosmo nel quale convivono tutti gli aspetti basilari del design dalla progettazione, all’utilizzo e fruizione, fino alla vendita, facendone un’esperienza concreta. Un nuovo modo per vivere e far vivere il design nel modo più familiare e informale possibile, seguendo la tendenza contemporanea dello slow living o meglio del buon vivere.

l'opinione

L'e-commerce affianca il design

Testo di LAURA BRESOLIN Buyer e responsabile di LOVEThESIGN

Italia (dati del 2012), la cresciIunnta+19% dell’e-commerce B2c registra rispetto al 2011, raggiun-

gendo quasi 10 miliardi di euro tra servizi (ca. 60%) e prodotti (ca. 30%), stando ai dati della School of Management Politecnico Milano Ottobre 2012. Secondo eBay, il settore dedicato a Casa e Arredamento ha visto nei primi quattro mesi del 2012 una crescita del 46,2% se paragonata allo stesso periodo dell’anno scorso. Mentre nel settore della moda, in Italia, i player e-commerce sono una realtà già consolidata da anni, per il mondo del design e dell’arredamento, ancora oggi, esistono pochissimi player specializzati, con una curva di crescita in proporzione molto più ampia. Ma più che di numeri, vorrei parlare di due concetti: accessibilità e giovani designer. La rete in generale ha aperto le porte ad un mondo più democratico nel senso che tanti fenomeni diventano riconosciuti come tali grazie all’apprez“L’e-commerce zamento è un’opportunità a livello sia per le aziende globale da parte del big che per i pubblico. grandi designer di La rete significa “acdomani” cessibilità” alle informazioni in qualsiasi parte del mondo. L’e-commerce, in tal senso, aggiunge un tassello ulteriore a questa rivoluzione, mettendo a disposizione non solo informazioni ma anche prodotti, favorendo da un lato la globalizzazione e dall’altro facendo evolvere lo stesso concetto in “glocalizzazione”. Trasferiamo ora il focus sul rapporto e-commerce e design; in poche parole, il prodotto di un giovane designer di Napoli può raggiungere tutti i principali mercati internazionali così come un utente di un piccolo paese del medioriente, con accesso ad internet, può conoscere ed acquistare un assaggio di design made in Italy e artigianato campano con un click. Lavorando per LOVEThESIGN.COM, sia con giovani designer che con grandi aziende, sto assistendo anche ad un fenomeno importantissimo: i principali player del settore si rivolgono a noi per capire quali sono le esigenze dei clienti finali, dal momento che disponiamo di database dettagliatissimi. Altro concetto fondamentale per comprendere come evolve il binomio e-commerce e design è “la rete per fare rete”. Esempio d’eccellenza che racchiude quanto detto fino ad ora è il progetto di “fabbrica diffusa” di Internoitaliano, un nuovo sistema di produzione e vendita ideato da Giulio Iacchetti. Questi, avvalendosi della collaborazione con artigiani e aziende manifatturiere di eccellenza sul territorio italiano, fa conoscere l’arredo d’autore d’ispirazione italiana a livello globale proprio grazie alla rete web, unico mezzo di diffusione e vendita della collezione.


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Agenda 28

A cura di VIRGINIA SIMONI

Design&Art MAGGIO/GIUGNO

una passione per Jean prouvè pinacoteca giovanni e marella agnelli – torino dal 6 aprile all’8 settembre 2013

Feminine Wunderkammer visionnaire, milano dal 9 aprile al 14 maggio 2013 4.

1.

Una mostra di mobili e architettura del designer francese Jean Prouvè provenienti dalla collezione di Laurence e Patrick Seguin, esposti alla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli in collaborazione con il brand di moda Borbonese. I galleristi Laurence e Patrick Seguin scoprirono l’opera di Jean Prouvè alla fine degli anni ’80, che all’epoca non era conosciutissimo, e ne furono subito sedotti. In mostra 40 opere uniche, la maggior parte proptotipi o esemplari molto rari come la poltrona leggera per l’Università d’Antony del 1954. Sulla pista del Lingotto inoltre sarà montata per la prima volta la Maison Metropole (8x12 metri) casa in alluminio del 1949.

ll calzolaio prodigioso Fiabe e leggende di scarpe e calzolai museo salvatore Ferragamo, Firenze dal 19 aprile al 31 marzo 2014

La sedia Sgarsul-Poltronova disegnata nel 1962 da Gae Aulenti

Una vita per il design

La Wunderkammer Visionnaire, in occasione del Salone del Mobile di Milano 2013, presenta una selezione di ritratti di donne, un omaggio alla bellezza femminile attraverso lo sguardo sensibile e originale di 4 giovani artisti contemporanei affini per linguaggio ed estetica al mondo fuori dagli schemi del brand di lifestyle Visionnaire. Un tributo al film “La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore dove le lussuose ambientazioni della residenza del protagonista, arredate da Visionnaire, si alternano con le raffinate atmosfere decadenti che permeano tutta la storia.

stile Italiano: arte e società 1900 - 1930 reggia di colorno, (pr) Fino al 15 giugno 2013

Gae aulenti - Gli oggetti e gli spazi

2.

triennale design museum, milano - Fino all’8 settembre 2013

Il Museo Salvatore Ferragamo di Firenze ospiterà una nuova importante rassegna curata da Stefania Ricci, Sergio Risaliti e Luca Scarlini. Con questa mostra il Museo affronta il tema della scarpa nella fantasia delle fiabe, dei miti e delle leggende che molto spesso hanno avuto come soggetto proprio scarpe e ciabattini. Il calzolaio prodigioso - Fiabe e leggende di scarpe e calzolai racconta la vita di Salvatore Ferragamo, una storia che ha già in sé tutti gli ingredienti di una fiaba, che nasce dalla passione per un sapere antico, dagli insegnamenti di altri calzolai o ciabattini, da un lungo viaggio in un mondo in cui le scarpe conservano poteri affascinanti e misteriosi.

Triennale Design Museum ricorda Gae Aulenti attraverso una selezione dei suoi più iconici oggetti di design realizzati dal 1962 al 2008, a cura di Vanni Pasca con progetto di allestimento dello studio Gae Aulenti Architetti Associati. Nella mostra viene ripercorsa la storia progettuale di Gae Aulenti, capace di guardare al razionalismo e al good design attraverso la lente del Neoliberty e dell’Art Deco e di reinventarli con eleganza (si pensi alla Pipistrello o allo Sgarsul) ma anche capace di recuperare con ironia la pratica dell’assemblage e la lezione delle avanguardie (come nel Tavolo con ruote). Allieva di Ernesto Nathan Rogers con cui collaborò alla redazione di Casabella dal 1955 al 1965, Gae Aulenti ne assorbì profondamente l’insegnamento secondo il quale arredamento e urbanistica sono le estreme polarità dell’attività di un architetto moderno. La mostra si sofferma in particolare sugli oggetti di design, partendo da progetti (come la Sgarsul, del 1962, rilettura di una poltrona a dondolo, derivata dall’incrocio di due ellissi in legno curvato, o i mobili Locus Solus, del 1964, in cui viene piegato non il legno ma il tubolare metallico) che appartengono a una fase, influenzata da Rogers, in cui il design italiano cerca una strada autonoma, superando il paradigma razionalista attraverso la rilettura della tradizione viennese e promuovendo così quella cultura dell’abitare che si delinea negli anni Sessanta. La mostra prosegue con una serie di oggetti in cui la razionalità si incrocia con la cultura pop: dalle lampade, come Pipistrello (1965), Ruspa e Rimorchiatore (1967), ai tavoli composti di un piano di cristallo con ruote, per arrivare al recupero di tecniche della tradizione come il vetro soffiato, per esempio nella lampada Parola (con Piero Castiglioni, 1980) o nei vasi per Venini (1995). Riportati alla luce anche altri progetti esemplari: l’intervento alla Triennale del 1964 dedicata al Tempo libero, dove le figure femminili in corsa di Pablo Picasso diventano metafora di una trasformazione epocale degli stili di vita; gli showroom per Olivetti a Parigi, concepito come una piazza, o a Buenos Aires (1968), uno spazio continuo articolato in una serie di livelli; oppure la Casa del collezionista a Milano (1969). Gae Aulenti durante la sua vita ha sempre esplorato le potenzialità linguistiche relative a una fuoriuscita dai rigori del funzionalismo, ma sempre con una ricerca progettuale controllata attraverso l’uso attento delle geometrie. 1. ALU DéMonté

è

agatha ruiz de la prada museo correr - piazza san marco, venezia Fino al 5 maggio 2013

La mostra “retrospettiva” della stilista madrilena è allestita nel sontuoso Salone del Ballo sito nell’Ala napoleonica del Museo Correr in Piazza San Marco. Una selezione di capi della collezione

Primavera-Estate 2013 presenta- 3. ti in passarella durante la scorsa edizione della Fashion Week di Madrid saranno esposti in questo fiabesco scenario su manichini dorati: 31 abiti che reinterpretano le icone care ad Agatha e che l’hanno accompagnata durante oltre 30 anni di carriera, tra cui l’abito “gabbia”, l’abito “ombrello” o ancora l’abito “cuore” o “stella”. La mostra si colloca all’interno dell’iniziativa “DoVe Donne a Venezia Creatività, economia e felicità”, promossa dalla Fondazione Musei Civici di Venezia e l’Assessorato alla Cittadinanza delle donne e alle Attività Culturali del Comune di Venezia.

La Reggia di Colorno, nel parmense, risanati almeno in parte i danni subiti dal recente terremoto, riapre i suoi magnifici ambienti con la grande rassegna intitolata "Stile Italiano: Arte e Società 1900 - 1930". Oltre 150 opere di arte Italiana del XX secolo che offre un punto di vista documentato sulla complessità artistica, creativa ed estetica dell'Italia della prima parte del Novecento. In esposizione i dipinti di Balla, Sironi, Licini, Russolo, Previati, le fotografie di Luxardo, Ghergo e Ghitta Carell, le fotodinamiche di Masoero, Munari e Bragaglia, i manifesti pubblicitari firmati da Enrico Prampolini, Lucio Fontana, Marcello Dudovich, le sculture di Thayaht, i fotomontaggi di Bruno Munari descrivono le mille sfaccettature di quello che è internazionalmente riconosciuto come lo stile italiano.


Allegato Issue #20 - Maggio/Giugno 2013

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Libri 30

A cura di DIANA BARBETTA

Leggerezza, solidità e rigore formale

ALESSANDRO ENRIQUEZ - LOMBARDI EDITORE, PP.288, ¤ 45,00 Prefazione di Mariuccia Casadio - Interventi di Giusi Ferrè

10 x 10 An Italian Theory

si tratta della Brera Chair, in cui la peculiarità del materiale consente una modellazione tridimensionale. E poi rigore e semplicità di derivazione giapponese, dell’ OfurÓ bathtub, realizzato per Rapsel nel 2008 insieme ad Antonio Rodriguez, e leggerezza e movimento del bicchiere edizione limitata Via col vento, prodotto da Lobmeyr per la Campari. Innumerevoli creazioni portano la sua firma ed innumerevoli volte abbiamo la fortuna di imbatterci, nel nostro quotidiano ...viaggiando, sorseggiando un caffè o guardando l’orologio.

n' onirica narrazione che svela, atU traverso l'incontro di abitudini alimentari diverse, il rapporto tra cibo, pen-

siero ed estetica. Visto come strumento di memoria, il cibo, nutrimento del corpo e della mente, narra legami territoriali, familiari, sentimentali. Un percorso dai tratti poliedrici che trae la sua forza dagli intimi racconti dei suoi personaggi,

dieci rappresentative personalità della cultura italiana, che incontrano l'autore per narrare l' “arte della tavola”, non solo aprendo le porte della propria anima ma anche delle proprie case. E' dalle prime pagine che si snoda l'intricato sentiero, surreale ed invitante, come solo le atmosfere delle novelle orientali sanno metter in scena. Una sacra liturgia dove l'atto conviviale del mangiare assume una valenza spirituale, religiosa, intima. Intima come le memorie familiari che ne derivano, generosamente offerte come si offrirebbe un conviviale incontro a tavola. Un ricercato prodotto editoriale in cui atmosfere derivate dalla cultura sicula, iberica e franco-tunisina s'incontrano in perfetta armonia, generando immagini di un bello, meravigliosamente contaminato come lo è la nostra poliedrica contemporaneità. Ad impreziosire la narrazione visiva, illustrazioni, veri e propri interventi artistici sovrapposti ludicamente alle immagini e invitanti ricette svelate dagli interessanti ospiti che sono architetti, designer e icone del fashion system.

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Distretto della sedia: design tra passato e futuro

A

d aprire questa speciale monografia che offre una trasversale visione del mondo di Matteo Thun, è Hans Ulrich Obrist che, come consuetudine, attraverso il suo approccio insolito ci immerge da subito in un appassionante scambio di idee. Il Re delle interviste, già dalle prime domande, svela in un attimo la pregnanza della coversazione: « It always begins with drawings» e da questa frase si apre un mondo fatto di grandi incontri da Oskar Kokoschka a Ettore Sottsass. Personalità dal forte carattere, incisivo come lo è l’opera di Thun, che si tratti di un semplice oggetto d’uso comune, di un accessorio o di un progetto architettonico o di design, la cifra stilistica rimane fermamente distinguibile. Una poetica in grado di esprimere leggerezza, solidità e rigore formale. Osservando un veloce schizzo acquerellato, l’immagine in volo su un deltaplano, quella della sua materia prediletta o semplicemente un frammento del proprio studio, in cui ricordi familiari convivono armoniosamente con testimonianze del proprio lavoro, ci si accorge di quale multiforme materia sia composto il suo universo. Gusto estetico ed equilibrio formale, rispetto della realtà circostante e delle risorse energetiche, connotano da sempre i suoi progetti architettonici, e il Medical Wellness Hotel di Bürgenstock , progetto iniziato nel 2012, ne rappresenta la sintesi perfetta dove la progettazione architettonica si amalgama con quella del paesaggio. Solidà e leggerezza, rappresentata da un altro celebre esempio realizzato per Emmemobili nel 2009,

... che si tratti

di un semplice oggetto d’uso comune , di un accessorio o di un progetto architettonico o di design, la cifra stilistica rimane fermamente distinguibile

n aperta polemica, seppur a lui debiIe con tore, con l' “Art & Craft Movement” gli stili artistici da esso derivati come l' Art Nouveau, in cui l'elemento naturalistico diviene strutturale, il pensiero razionalista fa il suo trionfale ingresso all'interno del Movimento Moderno. Nasce tutto in Germania, tra fasti e splendori decaduti del duali-

usa per la prima volta il temine

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smo di potere tra asburgici e prussiani e un'incalzante esigenza di riformare il linguaggio della progettazione, teso a catturare le esigenze della nuova realtà sociale. Un'onda creativa che dalle più ardite sperimentazioni nord europee arriverà anche in Italia, alla Mostra Internazionale delle Arti Decorative di Monza nel 1925, dove le prime creazioni di derivazione razionalista faranno da protagoniste. Vicinanza geografica e politica renderanno specifiche regioni più ricettive rispetto ad altre, è il caso della capitale meneghina, con le sue Triennali e la storica Fiera, promotrici del mutamento stilistico e sociale, ed anche, soprattutto di un altro territorio, che da quasi più di un secolo ha al suo interno un nucleo di design industriale tra i più importanti, che oggi costituisce l “Italian Chair District”: il Friuli Venezia Giulia. Dall'originario nucleo, definito il “Triangolo della Sedia” a ben 200 distretti tutelati dalla nostra legislazione per rilevanza storica ed economica. Si parte da un'indagine del territorio e della sua storia per ridisegnare i contorni sfocati di una storia del design italiano che ha reso grande il nostro Paese.

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Laura Agudio

te in guerra e nello stesso anno tettura e design da lui stesso fon-

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nazione in atto.

decoratIve arts 50’s hc Taschen, pp.576, € 14.99

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delle opere di innovativi designer ve i suoi primi passi promuovendo

teriors”. Fino a giungere agli anni

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riferimento per appassionati ed

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testimonianze editoriali rivivono.

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I libri recensiti sono consultabili presso

sogna perfezionare ogni oggetto e ogni mobile e non fare migliaia

esaminando nel suo saggio l'o-

azioni prive di apparente funzio-

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Allegato Issue #20 - Maggio/Giugno 2013

Milano Fashion APARTMENT ! TUA NUOVA SEDE A MI!NO Nel cuore pulsante della Milano più di tendenza si trova Biblioteca della Moda, un vero e proprio “Media Relazionale“ per la Comunità Internazionale della moda e del design, un luogo che coltiva stretti rapporti con le Case Editrici, le Istituzioni, le Associazioni di Categoria, gli Enti Fieristici, Stampa, Buyer, oltre a quelli con il mondo della distribuzione italiana ed estera.

Da oggi è stato concepito un “CARNET D’ENTRATE“ che dà diritto a utilizzare a singole giornate o anche per poche ore Biblioteca della Moda come “LA TUA SEDE MILANESE“ per: - RICEVERE I PROPRI CLIENTI E FORNITORI - UTILIZZARE LO SPAZIO per Campagne Vendita o per semplici giornate di lavoro - PARTECIPARE AD EVENTI, MOSTRE E FOCUS GROUP

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Digital 32

A cura di VIRGINIA SIMONI

l'opinione

Designer a caccia di premi sul web

Il design si fa social

Testo di JACOPO ATTARDO Head of digital di Red Cell

C

he si parli di interior design, web design o fashion design l’imperativo è chiaro: Social network. Farsi conoscere con un click non è mai stato così facile. Esistono infatti numerose piattaforme social e scambio dedicate ai creativi. Ormai è inevitabile, ogni tipo di arte sta utilizzando questo canale per raggiungere un pubblico sempre maggiore, anche quando non si hanno grandi mezzi da investire. Per primo vi segnaliamo Behance (www.behance. net), la più importante community che è diventata un vero “place to be” tra i creativi on-line. È un portale dove poter mostrare i propri lavori e farsi conoscere. I migliori web designer si incontrano qui per dimostrare il proprio talento. Le aziende che hanno bisogno di figure creative per applicativi, siti, illustrazioni o altro possono guardare i portfogli e scegliere l’artista più adatto alle proprie esigenze. In Italia e nel mondo stanno nascendo vari social network per facilitare la comunicazione tra creativi e aziende, eccone due molto frequentati, Design me e Archilovers. Il primo (www.design-me.it), ideato da Mina Epifani e creato da RedMade, è un vero e proprio social network che tende a sviluppare una rete di professionisti che condividano competenze e risorse, la cui mission è quella di dare un’opportunità a chi possiede un vero talento, riconosciuto non dalla solita “casta”, ma dal grande pubblico: il popolo della rete. C’è posto per tutti, dal designer d’in-

terni, all’illustratore, al fotografo fino al musicista. Tutti, purché abbiano qualcosa da dire, e che meriti di essere visto. Archilovers (www.archilovers.com) invece fa parte di quel gruppo di social network dedicato ad architetti e progettisti d’interni in cui si possono postare progetti, condividere architetture e diventare “amici” delle Archistar. Ad oggi sono 109.500 gli utenti che condividono i propri progetti con i colleghi di tutto il mondo, su una piattaforma

measure

gratuita e multilingua; dove non c’è limite di spazio per la pubblicazione di foto, video, rendering, drawings, e altri formati, disponibili per il download. Ovviamente è possibile commentare, “lovvare” e “followare” i post di progetti e progettisti. E dove la ricerca tra più di 30mila progetti finora inseriti è facilitata dall’applicazione di filtri avanzati con risultati in tempo reale. Pensiamo a Facebook, alla rivoluzione del “tag” per segnalare, dare un nome a un viso,

condividere le foto con i propri amici. Se quello stesso “tag” non fosse riferito solo alle persone, ma anche agli oggetti, ai prodotti e ai materiali e con un semplice click su una foto, si potrebbe cercare e “taggare” un prodotto pescato in un database, come quello di Archiproducts con più di 22.000 cataloghi pubblicati. Un modo nuovo di fare ricerca; una possibilità trasversale di combinare elementi diversi e disparati, di lasciarsi suggestionare e contaminare.

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Un vero e proprio museo virtuale foto di interior design. palazzi e monumenti. Il software -

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digitale. offre un ampio asset di tools per ando.

nuove idee.

gonisti del disegno industriale e una

Quello dei premi e dei riconoscimenti è un tema molto dibattuto da designer e creativi in generale.Tutti amano ricevere un riconoscimento per il proprio lavoro e tutti vorrebbero salire sul palco e strizzare gli occhi davanti ai flash almeno una volta nella vita, se non altro per potersene vantare alla prima occasione. Io l’ho fatto e non perdo certo questa occasione per dirlo a voi. I premi sono tanti: dai più blasonati a quelli più improvvisati a quelli infine “dove tanto vincono tutti”. Nel tempo si sono fatti strada i premi dove la giuria è compleNel tempo tamente si sono fatti composta strada i premi da utenti, in larga parte dove la giuria è operatori completamente di settore, che eleggocomposta da no i propri utenti, in larga campioni. parte operatori Uno dei più imdi settore portanti in ambito digital è sicuramente Awwwards, premio a giuria popolare che elegge i migliori siti web del mondo. Ogni giorno decine e decine di siti vengono candidati e concorrono per diventare il migliori sito dell’anno, del mese e addirittura del giorno. Ma come succede spesso nell’ambito dei premi è difficile, per i creativi che vi vogliono partecipare, convincere i propri committenti a lasciarli esprimere al massimo al fine di raggiungere l’agognata statuetta. Per questo motivo molti producono siti pensati appositamente per mettersi in mostra. Ma mentre questo fenomeno in altri ambiti, come la pubblicità stampa, è considerato un po’ come barare, nel digital è più che lecito e anzi considerato una dimostrazione di grande intraprendenza. E’ il caso di NouvelleVague (nouvellevague.ultranoir.com) un sito/esperienza, una dimostrazione di come la tecnologia possa essere elegante e sensuale, ad opera dell’agenzia parigina di digital design UltraNoire. Consiglio a tutti di visitare NouvelleVague, possibilmente con un buon computer e un buon collegamento internet e di dedicare almeno una ventina di minuti, fosse anche solo per rendersi conto di quale sia il valore dell’art direction nella costruzione di un’esperienza digital di quel livello. Se poi siete sempre a caccia di novità e di ispirazione, non dimenticate di andare su www.awwwards.com, dove potrete cercare tra i siti più premiati, divisi per categorie tecnologiche e di argomento.


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PRESENTAZIONI HOME COLLECTION

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EVENTI SPECIALI

EVENTI SPECIALI

ALTRI EVENTI


World News 34

A cura di GIOVANNA CAPRIOGLIO

HOUSE OF FUN di ANNA SAMSON

L’occhio di Karl di MARIE MAERTENS

L

'articolo della Samson prende spunto dal London Design Festival e dai moltissimi progetti interattivi e divertenti che sono stati presentati. L'analisi della giornalista parte proprio da questo punto, che viene argomentato con molti esempi di progetti, e arriva alla conclusione che il design sta andando proprio nella direzione di creazioni che tengono conto di questo aspetto per attirare il consumatore finale. Tra i molti progetti presentati a Londra, quello dell'inglese Paul Cocksedge, che ha creato un mosaico che rappresentava un gigantesco QR code composto di migliaia di piccoli cioccolatini offerti da Hotel Chocolat. Chiunque scansionasse il codice con il suo smartphone, riceveva un voucher per un omaggio al loro negozio di Covent Garden. "Il pubblico vuole essere stimolato e si aspetta che i designer si spingano oltre, creando cose che non hanno mai visto prima", afferma Cocksedge. O, ancora, sempre in quei giorni, all'esibizione dello Studio Heatherwick al Victorian&Albert Museum, i visitatori potevano piroettare nel foyer del museo con le sedie "Spun"di Thomas Heatherwick. D'altronde, in un momento di crisi come questo, le persone sono disposte a spendere per un oggetto che piaccia veramente e venga ritenuto di valore. I designer che lo hanno capito danno altrettanta importanza alla materia, scegliendo di utilizzare materiali di riciclo o recuperando direttamente oggetti in disuso e riportandoli a una seconda vita. Sempre Paul Cocksedge, ad esempio, ha utilizzato dischi in vinile che sono stati sciolti e modellati per ricreare degli amplificatori per smartphone. Dischi che nessuno più usa vengono così recuperati e riportati a nuova vita, rimanendo in qualche modo sempre però legati alla musica. Ma la caratteristica fondamentale perchè il design risulti più accessibile e vicino al consuma-

tore è proprio la "giocosità", che riesce ad offrire coinvolgimento attraverso l'interazione. Oggi infatti differenziarsi dai prodotti di massa puntando su individualità e personalità è senza dubbio la scelta vincente. Esempio molto calzante è la collezione Eclectic di Tom Dixon, una serie di oggetti in rame, come una scarpa da gentleman inglese, piuttosto che un cestello da Champagne, delle boule di servizio e uno schiaccianoci, tutti ispirati a Cluedo, un gioco di società in cui a disposizione dei giocatori ci sono molti oggetti di tutti i giorni che vengono utilizzati come "armi del delitto". Lo stesso designer afferma infatti: "Mi piace pensare che le persone possano apprezzare di avere in casa oggetti che potrebbero utilizzare per colpire un ladro che irrompe nella notte o per piantare un chiodo quando non si ha a portata di mano un martello; si ha sempre bisogno di oggetti pesanti". Questa tendenza si sta espandendo non solo nel design, ma anche nella moda e nel merchandising; ad esempio nel negozio parigino di Hermès per tutto un anno le sculture di animali come cammelli, giraffe, scimmie hanno "depredato" le

sue vetrine, grazie all'installazione dell'artista Jean Francois Fourtou che ha affermato: " ho voluto creare un appartamento invaso e distrutto dagli animali". La conclusione è che sicuramente la recessione è un forte volano di questa tendenza, visto che in questo periodo la gente, non credendo più nel denaro e nell'aspetto consumistico del mercato, ha comunque bisogno di credere in qualcosa e quel qualcosa è per forza una reazione emotiva verso il mondo che ci circonda. È necessario dunque che il pezzo di design per essere acquistato risulti "irresistibile".

Ancora una volta, Lagerfeld viene chiamato a cimentarsi come fotografo, ma per la prima volta lo fa per un’azienda del design. La scelta di accettare la proposta di Cassina è dipesa certamente anche dal fatto che la sua produzione è rappresentata da grandi classici dalle linee pulite, amate da Lagerfeld, che ammette di averne posseduti alcuni. Sono fotografie che ora dal negozio di Parigi si sposteranno a Milano per il Salone del Mobile nello stand Cassina. Grandi immagini, di tre metri d’altezza

o larghezza stampate su plexiglass, dove la profondità del nero è ancora più accentuata. Le sedie di Giò Ponti, le poltrone di Le Corbusier, i divani di Jean Marie Massaud e persino le creazioni di Charlotte Perriande del 1927 hanno “posato” per l’obiettivo di Karl, che afferma “più che un fotografo mi considero un creatore di immagini; la tecnica mi interessa per ciò che mi permette di fare. Quello che più mi ha influenzato nel mio modo di fotografare è il cinema muto, perché in quell’epoca le immagini erano molto ben composte, così come ho preso molta ispirazione da artisti come Stiegliz, Paul Strand o Irving Penn o dalla fotografia d’arte di Robert Demachy, massimo esponente della corrente dei pittorialisti". Per la promozione dell’evento, una fotografia ritrae Lagerfeld che regge una sedia sulla punta delle dita: non si tratta di un fotomontaggio, ma di un leggerissimo modello di Giò Ponti, che pesa soltanto 1,7 kg, ci tiene a ribadire lo stilista che precisa “we shop, but we don’t Photoshop!”.

marzo 2013

Selezione naturale di MONICA KHEMSUROV

Dal 2010 Ambra Medda ha lasciato la sua posizione da direttore di Design Miami, di cui è stata giovanissima co-fondatrice ed è tornata nella sua New York, dove ha lanciato una società di consulenza nel settore del design, con base nel suo appartamento che oggi divide col marito Damian Kulash. Circondata dalle lampade di Massimiliano Adami e sedie di Maarten Baas, la Medda fino a poco tempo fa si è occupata di sfruttare la sua esperienza come curatrice e talent scout per

progetti come l’Archivio Fernando Romero a Città del Messico, il progetto MOST di Tom Dixon al Salone del Mobile, piuttosto che la monografia di Pharrel Williams. Mai però si era dovuta misurare con un progetto in cui fosse lei stessa a dover disegnare. Così, quando SportMax le ha chiesto di diventare “guest designer” della sua linea Carte Blanche, lei ha giustamente applicato il suo più grande talento, quello di scovare nuove promesse. Così si è ricordata di una scoperta che aveva fatto durante il Salone del Mobile dello scorso anno, di uno studente del Royal College of Art di Londra, l’artista cinese Ying Wu, il cui modo di “illustrare la crisi ambientale del suo Paese è stato il linguaggio più potente e chiaro che abbia visto al Salone”, afferma la Medda. Il risultato è una linea di t-shirt e sciarpe in seta coloratissime dove animali e piante si mischiano con pezzi di computer e parti di macchine a rappresentare un messaggio ecologista forte senza per forza essere serioso.


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SALONE DEL MOBIL E APRILE 2013


Zoom 36

A cura di MARCO MAGALINI

Angoli di Puglia nella maglieria di Natalia Barotto

Excelsior apre a Verona

Per l’esordio della collezione a/i 2013-14 di maglieria, la stilista Natalia Barotto da sempre affascinata e attratta dalle terre di Puglia, si è ispirata proprio ai colori, ai fiori, ai romantici angoli di questa terra. Il calore del sud si respira attraverso le cromie delle nuances scelte: dal rosa pallido delle spiagge al rosa antico, o a tonalità più decise quali il blu del mare o il verde acqua marina, il peche melba fino ad un acceso corallo, colori che sottolineano ed esaltano la femminilità.

Excelsior Milano, il segmento più alto del Gruppo Coin, apre a Verona, nella centralissima Via Mazzini. E’ un mall di 3700 metri quadrati, suddivisi in cinque piani, realizzato nello storico palazzo che ospitava il Supercinema. Il progetto architettonico e di interior design è firmato Aldo Cibic e Vincenzo De Cotiis. “Verona è la seconda città, dopo Milano, che ospita Excelsior afferma Stefano Beraldo, Amministratore Delegato di Gruppo Coin”. Con un investimento di 9 milioni di euro (rispetto agli

Tucano punta sul design

alessIo vannettI da ZeGna

Art to Design è uno spazio nel centro di Bologna. A metà tra la galleria e uno studio-contenitore di idee e di cose, è un luogo che ospita mostre d'arte ma anche oggetti di uso quotidiano: sedie, divani, tavoli, lampadari e complementi d’arredo. Si possono trovare anche opere di artisti contemporanei, pezzi iconici degli anni Sessanta e Ottanta (Ponti, Van Cuneen, Aulenti, Magistretti, Françoise Monnet) o scenografie teatrali. Attualmente stanno ricercando una location a Parigi.

11 di Milano), il grande store multimarca stima di fruttare almeno 30 milioni di euro già il primo anno. Per il progetto Excelsior, il Gruppo Coin persegue la strategia delle partnership con attori locali che meglio conoscono le dinamiche specifiche delle città. Il nuovo department store nasce a Verona in collaborazione con la famiglia Galli, titolare delle boutique Folli Follie di Verona, Mantova, Brescia, Bologna e Riccione. Guarda l’intervista completa a Stefano Beraldo sul nostro sito, fashionillustrated.eu.

Olmes Carretti nuovo direttore

Tucano presenta Elle, una collezione di borse in pelli di provenienza italiana, conciate e ri-conciate al vegetale, tinte e rifinite con tecniche particolari. Questa collezione è orientata al mondo del digital e si compone di due pota MacBook o Ultrabook da 11” o 13” e da una borsa porta MacBook, Ultrabook o notebook fino a 15”. Le buste per i computer hanno una doppia zip in metallo a contrasto e sono dotate di dragonniere per il polso, a mo’ di pochette. Le bags si distinguono invece per l’estetica essenziale e i dettagli moda come maniglie imbottite, disegno a fibbie e tracolla rimovibile. Fil rouge tra i vari prodotti, il design. L’azienda, proprio a questo proposito, prenderà parte alla prossima Milan Design Week con un programma fittissimo basato sulla “Lifexperience”. Sono tre i luoghi nei quali i visitatori della kermesse possono entrare in contatto con il brand. Al Tucano Store di Piazza Castello prende vita “Design experience”, una mostra in collaborazione con gli studenti delle maggiori scuole di design; “Food experience”, per scoprire le connessioni creative tra cibo e design, è invece in Tortona, presso God save the Food. “NFC experience”, infine, al Temporary Museum for New Design per conoscere questa tecnologia innovativa.

creativo di Tortuga Academy

Tortuga Academy avrà un nuovo direttore creativo. Dalla collezione p/e 2014 Olmes Carretti passerà alla guida stilistica del brand e firmerà anche una capsule collection per uomo e donna che contribuirà a fare penetrare maggiormente il marchio nei paesi europei ed extraeuropei in cui è già presente. Obiettivo dichiarato, entrare all’interno di shop multibrand di gamma medio alta. Il creativo lavorerà anche sull’immagine e sulla brand identity, collaborando strettamente con la divisione commerciale e merchandising. “La grande esperienza di Olmes Carretti - ha sottolineato Simona Abati, presidente di Indas Retail - potrà conferire a Tortuga Academy una connotazione di respiro internazionale dalla forte riconoscibilità, dettata dal tratto stilistico oltre che dalla qualità dei materiali, dalle soluzioni tecniche, dalle grafiche e dall’uso del colore, ambiti nei quali Olmes Carretti é un insuperabile maestro”.

Capsule Jean Nouvel per Ruco Line

Il nome è ‘Pure’, e si tratta della nuova capsule collection che Jean Nouvel disegna per Ruco Line, azienda specializzata nella produzione di sneakers. L’anteprima mondiale è durante il Salone del Mobile di Milano 2013, attraverso un percorso di luoghi-simbolo della moda e del design. È la prima volta che l’architetto esplora il mondo del fashion. Grande attenzione ai dettagli, che personalizzano la scarpa con un gioco di grafismi, rendendola un pezzo unico.

rIorGanIZZaZIone In armanI

Art to Design a Bologna

Normaluisa meets Nahoor Dall’incontro tra la stilista Giorgiana di San Bonifacio e William Pianta, rispettivamente di Normaluisa e Nahoor, nasce a Babette frou-frou, una serie limitata. La lampada è una rivisitazione in chiave ironica e raffinata dell’originale Babette disegnata da William Pianta e viene proposta in tre varianti colore, a sospensione e da terra. Babette, realizzata interamente in ceramica nelle forme che ricordano una coppa da cui gustare bevande inebrianti, grazie alla sua struttura crea una luce indiretta che invita e seduce.

b.Factory, hub creatIvo

Poltrona Frau si racconta con un museo

Il museo ripercorre la storia di Poltrona Frau dal 1912, dei suoi prodotti e dei luoghi che hanno permesso tale evoluzione, da Tolentino (Mc) alle Marche. Il nuovo spazio espositivo, che è stato progettato da Michele De Lucchi per celebrare la ricorrenza del centenario della nascita dell’azienda, è ospitato all’interno della sede dell’impresa stessa, in una porzione dell’edificio industriale. Complessivamente il museo occupa 1.400 metri quadrati, che custodiscono una collezione di materiale e di documenti originali, mai esposti al pubblico, testimonianze della storia e dell’evoluzione dell’azienda.

serena colavIta pr per concept-room Il10 mIlano

ll Gruppo Armani ha messo in atto una -

di riferimento di professionisti e privati

Il GIoIello artIGIanale recarlo sI aFFIda a Fbr

di 270 metri quadri in viale delle rimembran-

tImberland, advanced retaIl proJect e alessandro dell’acqua sI aFFIdano a clara GarcovIch

brand del Gruppo.

tucano e martInellI luce da ceG maxIcom

design e della moda.

conte oF Florence da urrà Il rIlancIo dI lInea Zero nelle manI dI Gwep

donatella ZInI & studIo allarGa Il suo portaFoGlIo con due nuove clIentI stroIlI brIllerà con GuItar

ed advertising sia del brand Maison About About è nato nel 2010 a Milano e si distin-

settore della gioielleria e orologeria. obiettivo


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MILAN DESIGN WEEK 9TH-14TH APRIL 2013

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design cHi legge

Nuovo sentimento romantico di CRISTINA MOROZZI illustrazione di DIEGO SOPRANA

L

a moda riscopre il romanticismo e manda in passerella maxi lunghezze, rouches, ricami e trasparenze. Si tratta di analogie che si fermano all’aspetto stilistico, destinate a durare una stagione, per lasciare spazio a nuovi revival, capaci di ravvivare il desiderio delle fashion victim. Si può parlare di nuovo romanticismo anche nel design. Sebbene non in senso stilistico: non tanto recupero di stilemi appartenenti all’epoca romantica, quanto il riemergere di un sentimento romantico che, nella sua originaria accezione, non ha niente a che vedere con le degenerazioni che hanno depositato sul termine una patina sdolcinata e melensa. Il romanticismo del design non è stilistico, ma esistenziale e deriva, in qualche misura, dalla situazione d’incertezza e di crisi che stiamo vivendo. Non è la tendenza di una stagione, come nella moda, ma una attitudine dello spirito. In tempi di crisi alla ragione sfugge la composizione tra determinato e indeterminato. Essa si scopre inadeguata alla comprensione della costellazione d’ immagini che popolano il nostro mondo. Sorge allora un pensare diverso, privo di fede nel processo lineare del tempo, non nostalgico o regressivo, ma cosciente della inadeguatezza del linguaggio classico della filosofia alla decodificazione del reale. Un pensare diverso che si manifesta nelle forme della narrazione e della poesia, che si nutre di sentimenti, più che di ragione, aperto ad accogliere il difforme, il vago e il magico, inteso come qualcosa di indicibile che sfugge al controllo dell’ intelletto. Sta in questa indeterminatezza e in questo modo altro di guardare l’origine del romanticismo, con i suoi contorni sfumati. Al raggio zenitale della ragione che disegna con esattezza i confini, si sostituisce la luce fioca dell’immaginazione, che rischiare senza fugare le ombre, in grado di cogliere le contraddizioni che abitano il mondo contemporaneo, inafferrabili al puro concetto. In questa prossimità alla tensione, al vacillare e al rischio dell’ignoto, si rivela, secondo i roman-

tici, la verità dell’arte. Possono dirsi, genericamente, romantiche molte creazioni contemporanee. Non in senso stilistico, ma “esistenziale”, dato che non esistono nei manufatti odierni similitudini formali con quelli dell’epoca romantica. Analoga appare, invece, la disposizione di molti designer ad abbandonare il linguaggio esatto della disciplina classica per abbracciare un eloquio poetico/narrativo, in grado di accogliere le luci e le ombre di una realtà multipla e mutante, che sfugge ad una misurazione razionale. Esiste oggi, in mancanza di certezze e di previsioni attendibili, un’attitudine personale a esporsi all’indeterminatezza e allo scarto romantico nel suo originario significato, ovvero una inclinazione a sperimentare l’ informale, l’irregolare, l’eccentrico e il finzionale. Da questa disposizione deriva una varietà espressiva, difficilmente riconducibile ad un'unica corrente stilistica. Le condanne etiche ed estetiche, sedimentate sulla parola, al pari di una patina degenerativa, che ne hanno trasformato il significato in melenso e sdolcinato, dipendono dal suo carattere contraddittorio, inviso ai cultori della ragion pura. Fautore di un sentimento romantico Friedrich Schlegel, invece, partendo dal frammento di Iperione di Friedrich Holderlin (1794), affermava, che la ragione “ nulla può di fronte alla contraddizione: dal puro intelletto non è mai uscito nulla d’intelligente e dalla pura ragione nulla di ragionevole”. L’attributo romantico, avulso dall’epoca storica di pertinenza, inteso come temperatura dello spirito, può essere considerato una di quelle parole che i filosofi chiamano “ valigia”, adatta ad accogliere significati plurimi, anche conflittuali. A Colonia la mostra del Mak (14 gennaio/21 aprile 2013) “Isn’t Romantic?” curata da Tulga Beyerle, ha proposto una selezione di opere ritenute romantiche, cogliendo un fermento diffuso e aprendo una strada percorribile. Da questa mostra si può prendere spunto per molte altre selezioni, perché è indubbio: stiamo vivendo un nuovo romanticismo.


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The black book of retail 2013

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Allegato Issue #20 - Maggio/Giugno 2013

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