Tesi di Laurea - Massimo Martinelli

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CONSERVATORIO DI MUSICA “S. CECILIA”

BIENNIO DI MANAGEMENT MUSICALE

Tesi in Management Musicale

Un progetto singolare: Persei una manifestazione che coinvolga tutti

Candidato:

Relatore:

Massimo Martinelli

M° Fabio Maestri

Matr. 1406 BN

Correlatore: M° Gisella Belgeri

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Anno Accademico 2010-2011

Indice

Epigrafe

p.

Premessa

p.

Cap. I: La realtà di un piccolo paese in provincia di Latina

I.1

Il progetto

I.2

I luoghi

p.

I.3 Le strategie

p.

p.

I.4

Il coro

p.

I.5

La gestione

p.

I.6

L’impegno verso una cultura corale

I.7 La tradizione bandistica di Prossedi a servizio del progetto culturale

2

p. p.


I.8

L’impostazione dei programmi didattici

p.

I.9

Spettacoli per l’estate

p.

Cap. II: la contemporaneità

II.1

Il tentativo di una esperienza con la musica contemporanea

p.

II.2

Attività concertistica nel corso dell’anno

p.

Cicli di incontri e conferenze su aspetti diversi di storia della musica ed etnomusicologia p. II.3

Cap. III: Il Premio e l’Archivo

III.1

Il premio Piccoli Borghi Musicali

p.

Realizzazione di un archivio documentario e sonoro sulle tradizioni di Prossedi e dei territori viciniori. p. III.2

Conclusioni

Considerazioni sugli aspetti organizzativi (divisione dei ruoli) ed economici

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Epigrafe

Questo lavoro è un viaggio virtuale nel contesto di una piccola realtà locale, a metà strada tra sogno e realtà, tra potenzialità di sviluppo e difficoltà pratiche di realizzazione. E’ stato pensato come una sorta di romanzo, di racconto di un’esperienza “sul campo” che non è mai avvenuta, potrebbe avvenire e forse avverrà se si verificheranno le condizioni necessarie affinché ciò avvenga…

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Premessa

L’ipotesi di strutturare un progetto di natura musicale per una piccola comunità di mezza montagna quale è la località di Prossedi, acquista senso e concretezza, e quindi utile fattibilità se esso viene concepito in un contesto che risulti quanto più inclusivo possibile delle diverse componenti umane, delle tradizioni e dell’apparato monumentale urbanistico. Può sembrare un paradosso ma lo stato attuale della musica nel nostro Paese, che attraversa un periodo di crisi senza precedenti che colpisce trasversalmente tutti gli ambiti della produzione culturale dal teatro al cinema, dall’opera lirica alla musica sinfonica per via dei significativi tagli finanziari operati, in maniera sempre più massiccia negli ultimi anni, dallo Stato nei loro confronti (si prevedono mobilità, blocchi di assunzioni, nuovi contratti di lavoro che propongono una revisione del contratto integrativo - la parte più rilevante negli stipendi degli operatori dello spettacolo), richiede uno sforzo di rinnovamento e di ideazione di nuove proposte che facciano confluire interesse e consenso da parte del pubblico. A tal fine arricchire il panorama di nuove e più produttive iniziative organizzate in piccole realtà, anche tradizionalmente estranee alla cultura musicale, piuttosto che intraprendere nuovi progetti o addirittura continuare a sostenerne altri già consolidati nei grossi centri urbani può risultare, una scelta operativa vincente. Il problema di fondo infatti risiede

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nell’endemica difficoltà economica in cui si dibattono le iniziative culturali nel nostro Paese. Si fa fatica a reperire fondi per nuove proposte o per far sopravvivere dignitosamente enti e organizzazioni impegnate in campo artistico, specialmente in momenti di crisi economica come quella gravissima, per non dire lacerante, che stiamo attraversando in questi ultimi anni. Si arriva perfino ad affermare che: “con la cultura non si mangia” (frase attribuita all’allora Ministro dell’Economia Giulio Tremonti); a cui segue una replica immediata nel gennaio del 2011 di Umberto Eco il quale afferma che: “non si mangia con l’anoressia culturale”. Il problema di fondo sta probabilmente nel trovare una classe dirigente che sia adeguata all’incarico che ricopre e che riconosca nella cultura una importante e necessaria occasione di sviluppo, anche economico; se non può essere ‘sovvenzionata’ va perlomeno aiutata a crescere in maniera autonoma e responsabile con amministratori sia pubblici che privati in grado di elaborare e promuovere, anche con le esigue risorse a disposizione, iniziative che sollecitino e soddisfino la mente umana di coloro che sono stanchi della massificazione e dell’appiattimento culturale che porta ad esempio alla ribalta televisiva programmi come il Grande Fratello o L’isola dei famosi e relega in seconda o terza serata proposte che non raccolgono l’immediato riscontro di pubblico in termini diascolto. Per quanto concerne l’ambito musicale spesso è accaduto in Italia che legislatori e amministratori, seppur in molti casi dotati di alti livelli di

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scolarizzazione, non hanno avuto, prima di ricoprire incarichi di responsabilità, contatti concreti con la cultura musicale. Una classe politica dunque non abituata a frequentare la musica, lontana dalla grande energia culturale che essa esprime e conseguentemente incapace ad inserirla prioritariamente

in

un

contesto

di

progettualità

dei

programmi

amministrativi per la cultura e delle leggi di riforma della scuola. E’ così accaduto che la musica, questa illustre sconosciuta, è stata trascurata dai programmi didattici e ancor più dai successivi possibili sbocchi di specializzazione

professionale,

con

gravi

conseguenze

a

livello

occupazionale che si riflettono direttamente sul calo di interesse, a livello didattico, nei suoi confronti. In una recente chiaccherata con il direttore del Conservatorio di musica di Latina egli mi riferiva che a partire dalla riforma che ha uniformato il sistema scolastico italiano a quello europeo (in pratica i Conservatori si sono trasformati a tutti gli effetti in Università, con un triennio e un biennio al termine dei quali si consegue un diploma accademico con valore di laurea) vi è stato un sensibile calo di iscrizioni in particolare nei corsi superiori, quelli che rilasciano il biennio specialistico (finora ancora definito ‘biennio sperimentale’…). Va detto, per inciso, che non è certo solo la musica isolata in questa disattenzione generale: essa si trova in buona compagnia con altri aspetti della creatività umana che peraltro hanno eletto l’Italia nei secoli passati a “contenitore” e “produttore” di bellezze e tradizioni culturali tra le più vive ed affascinanti del mondo intero.

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Il progetto

Questa premessa sembrerebbe scoraggiare quanti, singoli operatori o istituzioni ed associazioni, volessero intraprendere iniziative culturali in un Paese che, come considerato, sembra aver deciso di trascurare tutti o quasi gli aspetti che lo hanno identificato storicamente e socialmente. E’ invece ricorrendo a formule organizzative originali, e soprattutto contestualizzate, capaci cioè di coinvolgere i singoli e, per quanto possibile, una intera comunità in una proposta culturale articolata su diverse iniziative, che si può costituire una consuetudine musicale che rifugga il concetto di ‘evento’ (che normalmente determina un forte impegno economico e la caratterizzazione ‘una tantum’)

ponendo invece l’idea innovativa

articolata in un progetto realizzabile come elemento portante per la crescita socio-culturale della comunità cui è appunto diretta. Entrando in una più comprensibile esemplificazione, tale progetto complessivo deve coinvolgere, su coordinate verticali ed orizzontali i vari gruppi di cittadini partendo dai ragazzi delle scuole elementari salendo fino ai giovani senza tralasciare le persone di mezza età e gli anziani (questi ultimi sono una risorsa della società moderna, e non un ‘peso’ se si riesce a non abbandonarli a se stessi e ai loro ricordi ma vivificando la loro esistenza con iniziative capaci di stimolare in loro un qualche interesse).

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Lo scopo del progetto sarà quello di impegnarsi non sulla ‘straordinarietà’, bensì ragionando su aspetti di concreta attuabilità delineando percorsi che giungano all’animo e creino un immediato entusiasmo o, quantomeno, vadano ad arricchire il complesso degli interessi di tutti coloro che si riusciranno a coinvolgere. L’assunto principale deve essere quello di non porre limiti a metodi (facendo leva sulla creatività di un team-management da creare sulla base delle risorse umane che aderiscono al progetto) e a forme di comunicazione musicale (trattando il maggior numero di generi affinchè ognuno trovi il piacere e la forza di impegnarsi in qualcosa che è più congeniale alla propria natura e alle proprie inclinazioni), onde creare una virtuosa diversificazione delle conoscenze in una realtà culturale, come quella di un piccola comunità come Prossedi che opportunamente stimolata, sarà in grado di accogliere favorevolmente le nuove opportunità culturali che gli verranno di volta in volta proposte. Allora non bisogna porre limiti a livello concettuale (e ideativo) all’elaborazione di un progetto che deve essere ambizioso e, perlomeno inizialmente, non si dovrà preoccupare degli inevitabili compromessi attraverso cui troverà concreta attuazione. Con tali ambizioni di partenza sarà auspicabile creare un polo di interesse verso la produzione di musica contemporanea, alla stregua di quanto riuscì a fare negli anni settanta Hans Werner Henze a Montepulciano (dove nel 1976 fonda il Cantiere Internazionale d’Arte, un organismo impegnato nella produzione e diffusione della ‘nuova musica’). In questa località toscana fu creato un luogo dove riscoprire con occhi

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nuovi la musica del passato, quali Il Ritorno di Ulisse in Patria o l’Orfeo di Monteverdi, o ‘cantiere’ in cui sperimentare l’uso di nuovi linguaggi e espressioni musicali della contemporaneità. Ancora oggi è attiva a Montepulciano una fondazione che porta avanti gli ideali del suo fondatore esplicitati in un noto manifesto che al di la di ogni considerazione di natura politica ha una valenza ideativa e innovativa di enorme portata e di grande attualità. Qui di seguito esporrò in maniera concisa i principi su cui si basa l’attività del Cantiere. Nel manifesto di Henze si pone l’esigenza di comunicazione (attraverso un tentativo di elaborare e sperimentare nuove vie di comunicazione artistica) che va posta al centro di tutte le attività del Cantiere; in considerazione che la stessa può offrire a tutti i protagonisti del progetto (cantanti, attori, strumentisti, registi, direttori d'orchestra, compositori, scenografi, costumisti, ecc.) occasioni uniche per realizzare progetti rivolti al passato (ad es. recupero di partiture mai eseguite in assoluto o proposte in versione critica), al presente (ad es. attraverso la messa in scena di lavori teatrali originali) o al futuro con un’apertura verso le forme di arte e comunicazione più innovative. Dal manifesto emergono in maniera evidente due finalità basilari di questo cantiere che ha a che vedere molto da vicino con la visione dell’arte come ‘artigianato’: l’esperienza artistica diventa laboratorio o, come dice Henze, “officina” in cui sperimentare nuove formule, rivedere vecchi modi di fare per trasformali in nuove proposte musicali e artistiche; il primo è l’obbiettivo che definirei didattico, di educare alle arti la comunità di Montepulciano; il

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secondo è l’obbiettivo della condivisione che prevede la partecipazione attiva delle persone di talento appartenenti alla comunità poliziana (anche se credo sarebbe stato più opportuno affermare di voler rendere partecipe al processo artistico ognuno con il proprio talento..). L’intero progetto di realizzare un polo di iniziative culturali nella città di Montepulciano si poggia su un principio che definirei umanitario; sottolineando che Montepulciano non è un Festival di tipo commerciale emerge nel manifesto il concetto fondamentale che la cultura deve essere accessibile a tutti superando quelle barriere che ostacolano la fruizione di qualsivoglia proposta culturale. Dunque assenza di ‘onorari’ per promotori o partecipanti a qualsiasi titolo al cantiere e per mettere tutti sullo stesso piano si adotta la formula dell’ospitalità per tutti: chiunque aderisce all’iniziativa è ospite del Comune di Montepulciano che sostiene l’onere delle spese di vitto e alloggio. Non credo che oggi sarebbe ancora proponibile una simile soluzione che vada a gravare esclusivamente sulle casse comunali (e quindi statali). Anche l’’ospitalità’ ha dei costi che non deve essere lo stato, a parer mio a sostenere, perlomeno non integralmente. Pertanto l’aspetto della gratuità, così come prospettato nel manifesto, per quanto bello nelle intenzioni è da ritenersi superato dai tempi e dagli accadimenti (mi riferisco agli sprechi che ci sono stati nel recente passato anche nell’industria culturale) che hanno ingenerato nell’opinione pubblica un certo malumore nei confronti di come la cultura viene (mal)gestita in Italia. Ritengo quindi che il problema del reperimento di risorse destinate a

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manifestazioni culturali vada affrontato e risolto diversamente. D’altra parte l’approccio ‘idealistico’ di offrire il proprio lavoro senza ottenerne nulla in cambio ha un valore non trascurabile, specialmente in tempi di crisi come quelli che stiamo attraversando. Il volontariato culturale che da noi ancora non riveste un ruolo socialmente condiviso, in altri Paesi quali Stati Uniti e Francia, rappresenta una risorsa che si propone di rilanciare la cultura come comparto economicamente ‘sostenibile’ e indispensabile per il futuro della società. Tornando al progetto riguardante Persei (questo il nome originario di Prossedi) si ritiene utile creare nella popolazione di Prossedi, che ha già consuetudine con proposte di natura etnomusicologia, una certa dimestichezza con culture musicali europee e extra-europee; nel periodo autunnale gruppi musicali, provenienti dai paesi limitrofi della provincia pontina o da comuni della regione, si esibiscono con i tipici strumenti musicali della tradizione popolare laziale quali la zampogna, la ciaramella, l’organetto o la più moderna fisarmonica. La mia proposta consiste nel favorire, attraverso convegni con ascolto dal vivo di musica etnica a cadenza mensile, l’incontro tra le tradizioni musicali locali e le culture ‘altre’, anche extra-europe, seguendo una formula alternativa alla classica Rassegna di gruppi che ha più sostanza turistica che culturale, proprio come elemento di approfondimento della conoscenza degli stili e delle forme musicali di popoli a noi lontani geograficamente (ma non sempre musicalmente, come sarà possibile in diversi casi riscontrare), allo scopo

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di aprire le menti ad una ricezione più ampia e ‘disinvolta’ delle musiche provenienti da altre culture con i loro propri generi e mezzi strumentali e non (mi riferisco in particolare alla comunicazione di tipo esclusivamente vocale) di espressione musicale.

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I luoghi

Prossedi, una realtà rurale tra le provincie di Frosinone e Latina, un bel borgo medioevale ove trascorrere le vacanze estive ad un centinaio di chilometri da Roma. Pochi abitanti, all’incirca mille, che svolgono la loro attività professionale, per la maggior parte nei grandi centri limitrofi e in qualche caso a Roma; la Capitale risulta essere ben collegata attraverso una linea ferroviaria molto comoda e veloce (in quaranta minuti dalla vicina Sezze si arriva alla Stazione Termini, al centro di Roma). Che opportunità può offrire un posto come questo per svolgere attività culturali di spettacolo? Che tipo di proposta culturale risulterà appetibile per un pubblico poco abituato a manifestazioni culturali? Quali scelte operare a livello organizzativo per coinvolgere il maggior numero di persone e renderle partecipi del progetto? Chi sono, i miei stakeholder, ovvero le persone, le organizzazioni private o pubbliche potenzialmente interessate al mio progetto, coloro che con il loro atteggiamento o comportamento possono oggettivamente favorire il raggiungimento dell’obbiettivo che mi sono prefissato nella realizzazione di un’idea di questo tipo? Come detto precedentemente vi è un illustre precedente per quanto riguarda la creazione di un’iniziativa culturale del tipo da me proposta nel Cantiere di Montepulciano e nell’esperienza portata avanti da Henze che testimonia quanto sia difficile far partire una iniziativa culturale in un contesto prevalentemente ‘vergine’; va ricordato come difficoltà di varia natura

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siano state affrontate nel corso degli anni in cui il suo fondatore ha operato in prima persona all’interno del ‘cantiere’, da quelle economiche a quelle legate ai rapporti interpersonali; di qui la decisione di Henze di abbandonare a più riprese il progetto per poi riprenderlo a distanza di anni (per la precisione nel 1991). Queste sono solo alcune difficoltà, le più naturali, che chi si propone l’obbiettivo di diffondere una proposta culturale deve tenere in debito conto. La poca disponibilità a partecipare, l’eccessivo entusiasmo in altri casi, la suscettibilità degli interlocutori sono le altre incognite che ne condizionano il percorso. Queste sono soltanto alcune domande da porsi se è nostra intenzione tentare di far germogliare, in un territorio apparentemente improduttivo, il seme di una qualsiasi iniziativa di carattere culturale. Ma cosa intendono per ‘cultura’ gli abitanti di Prossedi o chi frequenta il paese perché è proprietario di una casa che si ‘apre’ solo nei periodi di ferie? A che tipo di manifestazioni culturali sono soliti partecipare e con che frequenza queste avvengono? Non vi è dubbio che le iniziative di tipo culturale si concentrano quasi tutte nel periodo estivo ove la presenza di ospiti e villeggianti fa aumentare più del doppio le presenze in paese. Molti abitanti di Prossedi, per mancanza di lavoro, a partire dal dopoguerra cominciano ad emigrare in Argentina e Canada ed eleggono Montreal e Toronto come loro nuovo luogo di residenza ma conservano un legame con il loro paese natale tenendo un’abitazione di famiglia nella quale tornano non appena ne hanno la possibilità. Ciò che si organizza in paese e

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che trova l’appoggio e la partecipazione della popolazione locale sono le manifestazioni che si ispirano alla natura incontaminata e ai prodotti agroalimentari di cui questo paese pontino è ricco. Un’idea che offra la possibilità di coinvolgere gli abitanti del paese nasce dalla conoscenza della realtà locale, una realtà variegata non priva comunque di opportunità culturali; tra queste, piccole mostre e esposizioni, un bellissimo presepe (vera attrazione del periodo natalizio), un coro che accompagna le cerimonie liturgiche e la banda che vanta un passato glorioso culminato con un viaggio in Canada nell’estate del 1980. La banda nel passato, prima che la radio, la televisione e i più moderni mezzi di comunicazione e informazione colmassero la mancanza di contatti con i propri simili e con il mondo esterno, fungeva da punto di aggregazione sociale, luogo di svago e di approfondimento culturale, nonchè di incontro di individui di estrazione sociale e di età diverse; c’erano i piccoli che si avvicinavano per la prima volta allo studio di uno strumento musicale e gli anziani che avevano il loro posto in banda pur riuscendo a suonare a malapena qualche marcia. Oggi, inserita in una realtà sociale piena di sollecitazioni ‘esterne’ che distraggono le giovani generazioni da attività di questo tipo, la banda trova difficoltà a sopravvivere; manca il ricambio generazionale e i fondi che precedentemente venivano destinati all’attività cerimoniale della banda sono stati destinati ad altre iniziative culturali, cosicchè si guarda al futuro con una certa apprensione e si è quasi giunti al

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punto da dover convenire che l’esperienza bandistica nella comunità di Prossedi sia giunta al capitolo finale. Prima di poter pensare a un progetto di ampie dimensioni bisogna iniziare con un’idea semplice che raccolga immediatamente il favore del maggior numero di persone possibile, senza dimenticare ciò che accade a livello di manifestazioni culturali nell’area pontina e in particolare a Prossedi. Nel periodo estivo si svolgono diverse ‘serate danzanti’: un’orchestrina, solitamente con uno o più cantanti si esibisce accompagnando la musica da ballo (in quest’ultimo periodo il pubblico in piazza ama partecipare ai balli di gruppo). E' un’iniziativa ampiamente sfruttata negli ultimi anni che fa convergere nella piazza del paese anche gli abitanti dei piccoli centri limitrofi . Oltre a queste serate non mancano iniziative culturali legate alla commercializzazione di prodotti tipici locali come Le strade del vino, manifestazione in cui è possibile passeggiare per le caratteristiche viuzze del paese sorseggiando un buon bicchiere di vino e assaggiando prodotti tipici quali salumi e formaggi locali. Vi sono poi spettacoli teatrali o di cabaret in cui si esibiscono piccole compagnie con giovani artisti che muovono i primi passi della loro carriera, mentre in un altro spazio piuttosto appartato del paese si installano luci stroboscopiche e una consolle musicale: viene così allestita una mini-discoteca all’aperto per andare incontro ai gusti musicali dei più giovani. Questo a grandi linee è il panorama culturale di questo piccolo centro della provincia di Latina.

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Alla luce dell’osservazione della realtà del paese che vive di proposte culturali alquanto ‘consuete’, poco impegnative a livello intellettuale e rispondenti al soddisfacimento di una domanda che ha a che fare con lo svago e la ricezione ‘passiva’ piuttosto che con il coinvolgimento attivo della popolazione, nasce in chi scrive il desiderio di trovare un’idea alternativa capace di raccogliere attorno a sé l’interesse di una comunità privata della possibilità di ritrovarsi attorno a un progetto che senta proprio; un’idea culturale che abbia lo scopo ad esempio di far riscoprire le proprie origini e le proprie tradizioni, quelle rurali e contadine di una terra ricca di risorse e di potenzialità.

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Le strategie

Il lavoro principale deve, almeno in una prima fase, essere diretto nei confronti dei centri di formazione didattica giovanile, a partire dalla scuola materna passando per le elementari e le scuole medie che hanno sede a Prossedi fino alle scuole secondarie collocate nella vicina Priverno. Per raggiungere dei risultati dignitosi si rende necessario ovviamente il coinvolgimento degli insegnanti, e non solo di quelli di educazione musicale, ma di tutto il corpo docente al quale sottoporre di anno in anno un progetto che abbia il senso di uno sviluppo e di una crescita logici che non deve calare dall’alto di un’organizzazione pur formata da operatori qualificati ma deve essere preventivamente discusso proprio con gli insegnanti che ai vari livelli del processo didattico possono svolgere, nell’affrontare i programmi canonici, dei segmenti di approfondimento del progetto musicale che non è fatto solo della conoscenza e frequentazione delle note musicali, ma anche del concorso di varie altre materie (magari realizzando dei team didattici che coinvolgano in un lavoro unitario almeno i professori di letteratura, storia, geografia e di lingue straniere) al fine di riconoscersi in un progetto multidisciplinare e destinato a un’utenza multietnica (anche il paese di Prossedi ha avuto negli ultimi dieci anni un incremento della popolazione straniera diventata oggi numericamente abbastanza significativa).

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Il coro Di fondamentale importanza sarà la costituzione di un coro che per forza di cose sarà diviso in base alla maturità degli organi di fonazione; un gruppo flessibile e modulare a seconda delle esigenze performative: al coro di voci bianche si potrà alternare un complesso corale costituito dagli allievi delle scuole superiori; a quest’ultimo si cui potranno aggregare ad esempio anche gli adulti appartenenti alla comunità. Il benessere sociopsicologico per una famiglia che veda i genitori cantare insieme ai figli è fuori discussione, non solo per il miglioramento del dialogo e della reciproca conoscenza dei componenti il nucleo familiare, ma anche per una diretta partecipazione degli adulti alla vita sociale dei propri figli specie nella difficile stagione dell’adolescenza.

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La gestione

La prima cosa è creare una struttura che gestisca, sia sotto il punto di vista artistico e didattico che organizzativo, l’intero progetto. Dovrà trattarsi di un team snello con un responsabile artistico capace soprattutto di progettare le varie iniziative secondo quella ricchezza progettuale, didattica e culturale che, come si è detto, caratterizzerà in modo originale l’iniziativa. Prioritariamente verrà costituita un’Associazione senza scopo di

lucro,

una

ONLUS

che

possa

garantirsi

un

sostegno

dell’Amministrazione comunale non soltanto di tipo economico, ma anche sottoforma di locali da mettere a disposizione per il progetto ed eventualmente personale che è già attivo nel sociale all’interno della comunità, partecipando alle varie iniziative di volontariato o operante all’interno della Protezione Civile. Bisogna tener conto che una località con un numero esiguo di abitanti come Prossedi, non può contare su un bilancio sostanzioso destinato alle attività culturali (in particolare in questi ultimi anni in cui, per via della crisi, tali attività sono state relegate agli ultimi posti nei bilanci comunali che prevedono oramai nel migliore dei casi i cosiddetti rimborsi “a piè di lista”); ma ciò che il Comune può mettere a disposizione dell’Associazione può essere: strutture, addetti agli uffici e ai servizi, e ogni altro tipo di supporto compatibile con le potenzialità municipali. La costituzione della prefigurata istituzione va preceduta da un importante lavoro di informazione della cittadinanza che

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di fatto crei un filtro facendo emergere le persone più consapevoli e desiderose di lasciarsi coinvolgere dal progetto a livello di volontariato. Questo aspetto è estremamente delicato anche perché, probabilmente per le considerazioni fatte precedentemente, il concetto e l’applicazione del volontariato nei confronti della cultura non è così diffuso come quello per altri bisogni della società. Sarà comunque estremamente importante e necessario rendere partecipe il Sindaco che può svolgere un ruolo di garanzia e di sostegno anche morale alla impegnativa gestazione della struttura, la quale dovrà occuparsi poi anche in termini pratici del progetto. L’Amministrazione Comunale dovrà diventare il fulcro di un circolo virtuoso che ponga l’interesse di altri Enti territoriali

(Provincia,

Comunità

Montana,

coinvolgendo

con

collaborazioni, quali co-produzioni e scambi, anche i Comuni limitrofi, quali il piccolissimo paese di Pisterzo, facente parte del comune di Prossedi) utilizzando le motivazioni della originalità del progetto ma soprattutto prendendo consapevolezza di porsi come capofila per un lavoro inedito a quelle latitudini. Deve invece restare saldamente nelle mani della istituenda Associazione tutto l’aspetto artistico, organizzativo e pratico, anche nella gestione delle risorse economiche per le quali sarà impegnata, oltre che all’indiscutibile rigore amministrativo, a fornire preventivi e consuntivi finanziari all’amministrazione comunale e agli altri eventuali enti pubblici o privati da cui proverranno i finanziamenti. Non vi è dubbio che l’individuazione di un tesoriere di fiducia che sappia svolgere le

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proprie funzioni di amministratore del bilancio dell’Associazione, per quanto esiguo possa essere, con onestà e senso di responsabilità sia un aspetto di primaria importanza e che deve precedere la fase progettuale e realizzativa del progetto. A lui andrà affiancata una mini-struttura che si occupi sia del processo di preparazione del budget finanziario che della verifica e controllo del bilancio dell’Associazione.

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L’impegno verso una cultura corale

Riprendendo il discorso dal punto di vista delle iniziative ‘comunitarie’, l’aspetto di un impegno corale è decisivo: qui gli insegnati di educazione musicale dovranno dare non soltanto la loro disponibilità ma essere anche pronti ad un impegno non soltanto in termini di tempo e lavoro quanto anche per ‘rigenerare’ la propria preparazione musicale. Spesso infatti questi insegnanti vivono una profonda frustrazione proprio perché la loro materia non viene valutata adeguatamente e subisce, a partire dalla considerazione

dei

programmi

ministeriali,

fino

all’applicazione

scolastica, una mortificante ‘secondarizzazione'; ciò porta alla conduzione di un lavoro routinario poco utile per i ragazzi e ancor meno stimolante per gli insegnanti. Per questo è importante ri-motivare queste figure fondamentali della didattica (dato che si occupano, in particolare, della crescita culturale di ragazzi in età adolescenziale) dando il giusto valore al loro lavoro e soprattutto prospettando una rinnovata sfida che renda merito alla loro professionalità. L’attività corale, come già detto, dovrà tener conto dell’età, non solo per via delle diverse maturità in cui si viene a trovare l’organo della fonazione, ma anche per le potenzialità di apprendimento: se per i bimbi della scuola materna il coro deve avere una caratteristica non lontana dall’aspetto ludico, a mano a mano che i ragazzi crescono la loro partecipazione deve essere rafforzata da un certo impegno nello studio della musica e dell’impostazione vocale. Tenendo conto che

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l’intenzione è quella di creare attorno a tale attività il maggior interesse della comunità, bisogna pensare anche a programmi che mettano insieme tutti i livelli delle età coinvolte: dalla scuola materna fino agli allievi delle scuole medie superiori e agli adulti. L’attività corale deve necessariamente avere anche uno sbocco applicativo e operativo collaborando, ad esempio, con le organizzazioni ecclesiastiche durante i servizi liturgici con lo scopo di arricchimento delle funzioni religiose, e secondariamente di trasformare lo sforzo di apprendimento del repertorio corale in esibizioni pubbliche che testimonino alla comunità il lavoro che si va facendo , avendo quindi così l’opportunità di aggregare nuovi soggetti allo sviluppo del progetto. Il coro svolgerà in tal modo un ruolo promozionale per l’iniziativa. Bisogna tener conto peraltro che è già in attività a Prossedi una corale parrocchiale la quale potrà dare un fattivo contributo come realtà già organizzata ma soprattutto, una volta coinvolta nell’iniziativa, potrà ricevere forti motivazioni e nuovo impulso nell’essere parte integrante di una programmazione musicale locale sempre più ‘accattivante’ e professionale. Lo studio della musica, anche se a livello elementare, e quello della vocalità sono imprescindibili condizioni perché il progetto si distacchi sempre più da una dimensione ‘dopolavoristica’ e dilettantesca e incrementi invece l’importante ruolo della consapevolezza culturale che è poi alla base dei futuri sviluppi per la frequentazione come esecutori o come pubblico di tutte le attività musicali che si andranno ad ideare.

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Sul repertorio i vari insegnanti, saranno coordinati da un direttore di coro che alla competenza professionale unisca l’elasticità mentale necessaria per un lavoro di gruppo. La scelta dei brani da proporre alle varie compagini corali sarà una sua prerogativa e dovrà tener conto del livello di preparazione raggiunto fino a quel momento secondo un percorso che porti gradualmente il coro verso una sempre maggiore consapevolezza dei propri mezzi. Tale figura potrebbe identificarsi in quella di un giovane maestro, preferibilmente esperto di tecnica vocale di base e residente in zona che in un primo momento imposti il lavoro prevedendo un incontro settimanale con il coro; successivamente, facendo leva sulle motivazioni che sono alla base delle conquiste che ci si prefigge di raggiungere e in relazione alle occasioni di esibizione potrà implementare il numero di prove,

aumentando

la

professionalità

sull’autostima del gruppo.

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con

positive

ripercussioni


La tradizione bandistica di Prossedi al servizio del progetto culturale

Esisteva già in paese, fino agli anni ’90, una scuola di musica con funzione preparatoria all’attività della banda. Si deve verificare la possibilità di ripristinare una piccola scuola per strumenti a fiato, dedicata alle giovani generazioni in cui inserire docenti adulti o anziani che hanno avuto precedenti esperienze bandistiche in una zona che vanta una storia centenaria in questo genere musicale. Infatti nonostante Prossedi non possieda più una banda in attività (si è sciolta nel 2011per mancanza di fondi) rimane pur sempre viva la fama della banda del passato, arrivata a contare al culmine della sua parabola evolutiva fino a cinquanta elementi. E’ venuto a mancare negli ultimi anni lo stretto legame che c’era tra la comunità e l’attività della banda a causa di una certa disaffezione della ‘vecchia guardia’ di musicisti incappati nelle (solite) incomprensioni relative a rapporti interpersonali, di un sempre minore coinvolgimento della banda nelle cerimonie religiose, dell’esser ritenuta un’attività ‘sorpassata’ (se non “da vecchi”) per la maggior parte dei giovani del paese, e per la mancanza di appuntamenti fissi quali esibizioni pubbliche che rendessero la fase di studio delle partiture finalizzata a un momento performativo che stemperasse le tensioni legate all’apprendimento, favorendo la l’integrazione e la socializzazione degli elementi della banda e gratificando i protagonisti di questa ‘popolare’ forma di comunicazione musicale. Come precedentemente detto per il coro, individuare un giovane

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elemento, fresco di conservatorio, coadiuvato dagli esperti musicisti della ‘vecchia guardia’ credo sia la formula vincente per avvicinare i giovani appassionati di musica (e a Prossedi ci sono molti iscritti a regolari corsi di studio ai Conservatori di Latina e Frosinone) attraverso lo studio di un repertorio diversificato in cui includere partiture che si avvicinino ai gusti dei più, anche ad esempio provvedendo ad arrangiare brani conosciuti di musica jazz, pop o rock per l’organico bandistico. A tale maestro va affidato quindi l’incarico di direzione artistica del complesso musicale, di organizzazione di un piccolo centro didattico collegato alle attività della banda e il ruolo di collante tra “i musicanti” (così si chiamavano i musicisti di banda fino al secolo scorso) d’esperienza con i giovani che iniziano lo studio di uno strumento; gli ‘anziani’ dovrebbero svolgere un ruolo di tutoraggio assumendosi l’onere, sempre sotto la supervisione del maestro, della crescita musicale dei più giovani colleghi. Anche in questo caso si dovrà procedere secondo un cammino lento ma costruttivo in cui manchi la fretta del risultato a vantaggio del consolidamento di quella che andiamo chiamando consapevolezza musicale. Certamente il fatto che sia rimesso nelle possibilità di operare un complesso bandistico può aumentare le occasioni di esperienze professionali da parte dei giovani che frequentano il conservatorio o che si accostano per la prima volta alla banda pur non avendo approfondite conoscenze musicali e che, con un programma di inserimento ‘scaglionato’, avrebbero (e questo per chi si accosta allo studio della musica è sempre un non trascurabile incentivo) la

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possibilità di integrare, in breve tempo, l’aspetto didattico con quello professionale nel solco di quella tradizione di alto artigianato artistico che ha caratterizzato nel tempo la fortuna di tanti complessi bandistici italiani.

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L’impostazione dei programmi didattici

Sarebbe un errore prendere in considerazione in questa fase l’ipotesi di creare una classica scuola musicale, cioè dedicata a più strumenti, che di per sé è impegnativa da un punto di vista economico e soprattutto si potrebbe arenare di fronte alle disponibilità e alle tendenze di una popolazione limitata nel numero di individui specialmente nelle età consuete per l’approccio allo studio di strumenti dal lungo percorso formativo (per lo studio e il costo) quali il violino, il pianoforte, ecc. Ciò non significa che l’aspetto della formazione debba essere poco sviluppato se non trascurato. Si tratta, come per altri aspetti di questa ipotetica ma realizzabilissima iniziativa, di creare un equilibrio tra le individuali predisposizioni alle diverse attività musicali, la caratura di queste, e l’ideologia che ha mosso il progetto che è quella sostanzialmente della creazione di una cultura musicale vista non esclusivamente da un’angolazione ricettiva, ma che preveda anche un impegno nella conoscenza del linguaggio musicale e la finalizzazione in dignitose prove esecutive. E’ ovvio che non si può pensare di creare in una realtà così ristretta una sorta di paradiso didattico delle novità avulso dal mondo esterno. Il discorso deve anzi potersi allargare a iniziative che prevedano l’ospitalità nella piazza del paese, o in idonee sale comunali di concerti di

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gruppi esterni che, seppur indipendenti dal progetto didattico e socio formativo di Prossedi, forniscano un confronto ed un approfondimento delle diverse tecniche esecutive e quindi arricchiscano le esperienze didattiche sperimentate nella scuola di musica del paese e un allargamento attraverso l’ascolto critico dei programmi musicali proposti. E quindi il progetto prevederà la programmazione di un cartellone estivo di appuntamenti con altre bande, gruppi folk provenienti non solo dall’Italia, cori amatoriali e professionali di cui è ricco il nostro Paese; tali concerti saranno preceduti da tavole rotonde e seminari a cui verrà invitata a partecipare la popolazione di Prossedi, stimolando le scuole locali a fornire contributi individuali (disegni, cartelloni, poster, locandine) da mostrare a tutti i partecipanti di questi incontri al fine di rendere attiva la popolazione procedendo verso una sorta di identificazione del pubblico coinvolto con il progetto proposto.

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Spettacoli per l’estate

Non si possono tralasciare iniziative collaterali da realizzare nel corso dell’anno, con una particolare attenzione al periodo estivo durante il quale il paese si arricchisce di presenze generate da un turismo di ritorno, presenze cioè di quanti, nati nella località, si sono poi stabiliti in altre città italiane o estere e tornano nel periodo estivo per coniugare le vacanze con le proprie radici storiche, ritrovando amici e parenti. A questo genere di pubblico, fortemente eterogeneo, che è portatore di esperienze musicali individuali formatesi dallo stratificarsi delle conoscenze originarie con la frequentazione di usi, generi e forme musicali delle comunità di arrivo, nelle quali hanno scelto di vivere la propria esistenza matura, bisogna offrire spettacoli della tradizione locale che siano l’espressione di una ricerca, più o meno consapevole delle proprie origini, non trascurando proposte di carattere ‘internazionale’. Un’idea interessante, che avrà certamente dei risvolti enormemente positivi sull’integrazione tra la cultura di provenienza e quella di arrivo del prossedano che torna al paese durante l’estate, sarà quella di mettersi in contatto con i nuclei familiari sparsi per il mondo attraverso i familiari residenti a Prossedi; considerato che, spesso e volentieri, l’italiano che si trasferisce in un paese straniero per motivi di lavoro alimenta le sue attitudini artistiche e la passione musicale partecipando in prima persona a iniziative di tipo culturale, sarà compito dello staff che coordina il progetto quello di proporre loro di

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portare qualche spettacolo dei loro nuovi luoghi di residenza creando così una valida occasione di incontro dal punto socio antropologico tra le due culture che convivono nell’uso della lingua, nei comportamenti e negli animi di queste persone. Si raggiungerà in tale modo un duplice risultato, di grande valore morale e sociale: innanzitutto questi ‘figli’ della comunità originaria, che vengono guardati con una certa diffidenza dai loro concittadini a causa delle differenze linguistiche più o meno marcate e talvolta con un po’ di risentimento quando questi ultimi riescono a farsi ‘una posizione’ nel nuovo Paese di residenza, riusciranno a sentirsi meno soli e più parte di una comunità a cui sentono di appartenere ma che sembra respingerli nel momento in cui vi ritornano; secondariamente, attraverso i loro spettacoli ‘sveleranno’ alla comunità di origine le acquisizioni culturali derivanti dalla loro appartenenza alla comunità di arrivo. Un’occasione di maggiore condivisione e integrazione per tutti che sappia lenire le reciproche diffidenze perfezionando la finalità culturale che è alla base della nostra iniziativa.

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Cap. II

Il tentativo di una esperienza con la musica contemporanea

Come accennato nell’introduzione, il fatto di dare spazio alla musica contemporanea può sortire effetti molto positivi ed accelerare il percorso della crescita culturale musicale da parte del paese di Prossedi. L’idea principale è quella, per quanto possibile, di servirsi delle forze locali perché solo un coinvolgimento diretto può aiutare concretamente a superare le obiettive difficoltà nei confronti di linguaggi inconsueti se non estremi della musica. Offrire una residenza gratuita ad un giovane compositore scelto attraverso un concorso pubblico bandito insieme a realtà altamente qualificate che svolgono da diverso tempo questo tipo di selezioni (si può pensare ad esempio a Nuova Consonanza che ha sede a Roma) è una scelta che considero conveniente per favorire l’incontro tra un musicista con una formazione alle spalle e una comunità che, pur con i limiti derivanti dal non avere una adeguata preparazione musicale, possa trovare conveniente mettersi a disposizione del suo talento al fine di una più generale crescita culturale. Meglio sarà al fine della riuscita del progetto se il compositore prescelto riveli un’attitudine un’apertura mentale verso le nuove tecnologie e la composizione multimediale; a lui sarà affidato il compito di realizzare un lavoro originale destinato ad essere eseguito con le sole risorse a disposizione e cioè esclusivamente con gli organici strumentali e vocali utilizzabili per il progetto (la banda o un più piccolo gruppo di fiati e il coro in ogni sua possibile articolazione); in definitva la composizione del pezzo dovrà

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necessariamente tener conto del materiale umano a disposizione e del suo livello di preparazione musicale. Qualora il brano risultasse di troppo difficile esecuzione sui compositori ricadrà anche il compito di scegliere e di ‘assemblare’ i migliori elementi del progetto corale e di quello per strumenti a fiato al fine di una soddisfacente esecuzione del brano, evitando tassativamente di ricorrere a musicisti esterni, ‘estranei’ al progetto. Il brano sarà infine proposto in pubblico come testimonianza del lavoro svolto, sottoponendolo al giudizio della comunità ancor prima che a quello della critica. Sarà compito dell’ Organizzazione dare il giusto risalto al progetto divulgando attraverso i canali della carta stampata (sia a livello locale che nazionale) e di internet. Si procederà ad invitare (facendo pervenire loro per tempo materiale illustrativo sull’iniziativa e con ‘l’incentivo’ di un incontro conviviale post-concerto) critici ed organizzatori musicali anche da Roma con l’obbiettivo non solo di ‘giudicare’ il lavoro del compositore, ma soprattutto raccontare l’originalità dell’esperienza proposta. Il fatto di poter costruire e ‘comporre’ la propria creazione insieme agli esecutori a disposizione sul posto è sicuramente vantaggiosa per chi scrive, anche in chiave di una condivisione di una non comune esperienza artistica; ed è proprio sull’unicità e irripetibilità del progetto (e dell’evento che ne scaturirà durante la messa in opera) che bisognerà insistere per suscitare in tutta la popolazione di Prossedi quell’interesse e quel coinvolgimento senza il quale simili ambiziose iniziative sono difficili se non impossibili da realizzare.

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Attività concertistica nel corso dell’anno

Sull’importanza che giungano sollecitazioni esterne che motivino ulteriormente i gli abitanti di Prossedi e li convincano a non demordere durante il percorso intrapreso abbiamo già detto in precedenza ma è utile ribadire questo concetto; sarà perciò necessario creare un rapporto con realtà finanziate dallo Stato e che possano essere coinvolte con un contributo o solo con la concessione del borderò ad esse intestato; si pensi a realtà quali l’Orchestra di Roma e del Lazio o l’Istituzione Sinfonica Abruzzese che svolgono nella loro programmazione annuale anche questo ruolo di divulgazione musicale nei centri, anche quelli più piccoli, delle rispettive regioni. E’ sicuramente un modo per garantirsi con un ragionevole contributo economico qualche appuntamento di musica sinfonica (limitandoli a tre o quattro appuntamenti all’anno, in coincidenza con importanti occasioni pubbliche quali ad esempio: 1) Concerto di primavera; 2) Concerto di Pasqua 3) L’ottobrata prossedana 4) Concerto di Natale) per i quali deve essere individuato di volta in volta un luogo per l’esecuzione. La Chiesa, anche se non è molto capiente, com’è tipico in località delle dimensioni e dell’architettura di Prossedi può accogliere questi concerti (in alternativa alla bellissima piazza centrale che nel periodo estivo si può trasformare in un luogo ideale dove svolgere questo tipo di iniziative). A tali concerti andrà dato il giusto risalto facendoli sempre precedere da una prolusione esplicativa e coinvolgendo

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nuovamente gli insegnanti delle scuole locali, già interessati dal progetto corale, nel sensibilizzare i loro alunni sulla novità e sull’importanza dell’evento per la loro crescita culturale e preparandoli adeguatamente all’ascolto del programma proposto. Nei primi anni, si inviteranno i responsabili artistici delle orchestre chiamate ad esibirsi a proporre brani di ‘immediata’ fruibilità: i capolavori fondamentali del classicismo e almeno del primo romanticismo (tenendo conto degli organici delle ricordate istituzioni sinfoniche) potrebbero essere un primo approccio per la comunità di Prossedi con la musica sinfonica. Lo staff organizzativo dovrà quindi preventivamente contattare queste istituzioni concertistiche illustrando loro la particolarità e l’originalità del progetto, offrendo e garantendo loro un luogo dove esibirsi in relazione alla vocazione promozionale

originaria

delle

stesse,

che

realizza

la

propria

programmazione ‘mirata’ sulla base di circuiti regionali. A questi concerti se ne dovranno aggiungere altri facendo riferimento alle Orchestre dei Conservatori che si vanno costituendo in ogni realtà accademica italiana negli ultimi anni allo scopo di coinvolgere gli allievi del Conservatorio di Latina, di Frosinone e quelli del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma in una stimolante ‘proiezione esterna’ e non comune esperienza di divulgazione musicale. Paradossalmente il coinvolgimento di complessi cameristici dei Conservatori di Stato spesso è più complesso di quanto si possa credere per tutta una serie di problematiche burocratiche cui ottemperare ed anche per la complessa “natura ideologica” che anima (e

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alle volte rende asfittiche) tali istituzioni; ma muovendosi per tempo e garantendo la serietà di un cartellone così importante (per via della partecipazione di orchestre regionali già affermate) e originale, l’obbiettivo ambizioso di poterli ospitare potrebbe essere più facilmente raggiungibile.

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Cicli di incontri e conferenze su aspetti diversi di storia della musica ed etnomusicologia.

Per dare un valido sostegno culturale ai diversi percorsi tracciati, ma anche per vivacizzare in termini colloquiali un approfondimento della conoscenza dei repertori, delle forme e degli usi musicali nel tempo e dal punto di vista storico geografico, si programmeranno conferenze e incontri affidati

a

musicologi

ed

etnomusicologi

di

provata

esperienza

professionale provenienti dal mondo dell’Università e del Conservatorio. Per quanto concerne l’etnomusicologia un utile supporto a livello di documentazione audiovisiva si potrà reperire stabilendo un contatto con la Bibliomediateca dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, in particolare con la sezione degli Archivi di Etnomusicologia onde rendere disponibili, per gli incontri, i supporti audiovisivi derivanti dall’opera instancabile di ricerca e collazione di documenti sonori compiuta da Diego Carpitella e Roberto Leydi; l’ausilio fonografico e audiovisivo potrà rendere tali incontri maggiormente comprensibili e più piacevolmente fruibili dall’uditorio quanto più ci si addentrerà nelle varie tematiche anche attraverso un percorso che tratti l’organologia degli strumenti della tradizione popolare e con esemplificazioni pratiche su un piano performativo. Il

ciclo

di

conferenze,

prima

dedicato

all’approfondimento

etnomusicologico, potrà successivamente estendersi a tematiche quali il

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teatro musicale attraverso la visione di un’opera lirica o di un ciclo di melodrammi (si pensi al “trilogia” popolare di Verdi) illustrata in maniera ‘semplice’ (attraverso un linguaggio che eluda tecnicismi poco funzionali alla comprensione dei concetti basilari) ma non semplicistica, con approfondimenti di un musicologo che sappia cogliere gli aspetti fondamentali di questo tipo di comunicazione diretta ad un uditorio poco avvezzo alle tavole rotonde e ad argomenti musicali di natura complessa quali appunto il teatro musicale; una personalità musicale che sappia instaurare un rapporto vivo, dando il carattere empirico e di ricerca ad un nuovo tipo di comunicazione che contemperi la necessità di divulgare con quella partecipativa dell’uditorio attraverso un feed-back continuo tra relatore e pubblico. Una fase ancora successiva sarà quella dell’apprendimento di quelle che potrei chiamare le sfaccettature concettuali e linguistiche che vanno dalla comprensione non solo del linguaggio ma anche delle intenzioni drammatiche del libretto. Infine, come si diceva nella introduzione, sarà di grande interesse, (oltre che di grande effetto sul pubblico dei nostri giorni, assai condizionato da una proposta che non metta mai da parte l’elemento percettivo visivo) proporre filmati e registrazioni di culture musicali diverse e lontane da quelle occidentali aprendo anche un dibattito sulla musica popolare europea ed extraeuropea, per approfondire eventuali contatti e scoprire ad esempio convergenze (e se ne trovano in gran numero) nelle prassi

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tecnico-esecutive e nelle soluzioni tecnico-armoniche tra generi e popolazioni estremamente diversi e geograficamente distanti. E’ essenziale sottolineare che i cicli di questi incontri dovranno essere articolati a seconda dell’utenza a cui saranno destinati: un primo ciclo dedicato agli allievi delle scuole primarie, un secondo dedicato a quelli delle scuole superiori; questi primi due cicli saranno a cura dei professori della scuola primaria e secondaria che abbiamo coinvolto nel progetto; il terzo ciclo di conferenze per un pubblico adulto sarà invece tenuto da un musicologo (o un etnomusicologo, anche se oggi questa differenza tra le due tipologie di esperti si va sempre più assottigliando). Alla luce di una prospettiva progettuale che si basi sul work in progress questo tipo di approccio didattico-conoscitivo preparatorio risulterà molto utile al fine di semplificare il compito dei due compositori residenti e di rendere più facilmente comprensibili e tecnicamente realizzabili le loro opere.

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Cap. III

Il premio Piccoli Borghi Musicali.

Per quanto l’esperienza che andiamo descrivendo abbia l’ambizione di essere una proposta culturale originale e di imporsi per una sua natura e identità ben definita, esistono altresì realtà di piccole dimensioni demourbanistiche che utilizzano in maniera appropriata il web pur non avendo talvolta iniziative di un certo spessore culturale da poter proporre; internet è un mezzo che oggi è indispensabile sapere utilizzare visto che la società nel suo complesso vi fa riferimento sia che si tratti di reperire informazioni relative al clima che per quanto riguardi l’utilizzo del tempo libero o sapere a quali iniziative culturali poter partecipare. Non sarà superfluo a tal punto pensare di progettare un sito web chiaro e immediato nelle sue linee promozionali e comunicative allo scopo di esplicitare in maniera sintetica il nuovo progetto (facendo riferimento a un manifesto interattivo col quale ogni utente può interagire mettendo propri consigli e commenti; un manifesto che rappresenti al meglio l’idea che muove l’intero progetto e come si intende realizzarlo. Per dare uletriore visibilità al progetto andrà inoltre presentata una istanza al Ministero della Pubblica Istruzione nella quale si chiederà la possibilità di avvalersi del sito www.istruzione.it con scopi promozionali: con

un link che segnali l’iniziativa culturale di

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Prossedi e che la renda in tal modo accessibile a tutti gli utenti del sito pubblico del ministero. In ultimo non sarà una cattiva scelta prevedere, con il supporto dalla Giunta comunale e in particolare dell’Assessore alla Cultura e al Turismo di Prossedi, di istituire un premio individuando di anno in anno una località con analoghe caratteristiche a quelle del nostro comune in provincia di Latina quali ad esempio l’essere un borgo medioevale nelle vicinanze del mare, alla quale attribuire questo riconoscimento. Verrà proposto loro un gemellaggio simbolo di unità di intenti al fine di favorire un certo tipo di proposte musicali e la condivisione di progetti anche con finalità di promozione turistica dei territori. Lo scambio di esperienze maturate dai rispettivi comuni attraverso l’allestimento in co-produzione di uno o più spettacoli musicali nell’arco dell’anno sarà occasione di incontro e confronto al fine di perfezionare il progetto anche dal punto di vista economico, verificando le naturali difficoltà che si andranno a presentare durante l’attuazione del progetto e trovando in ogni caso le migliori e più convenienti soluzioni. Una partnership annuale con altre realtà locali nazionali determinerà un rapido balzo in avanti della nostra proposta culturale con ripercussioni positive sia sul bilancio del progetto che sulla sua diffusione oltre gli angusti confini di Persei.

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Realizzazione di un archivio documentario e sonoro sulle tradizioni di Prossedi e dei territori viciniori.

Tra le varie responsabilità dell’incuria culturale del nostro Paese c’è quella di non aver realizzato una rete di archivi, d’ogni genere, che testimonino il processo demo-antropologico anche di comunità più ‘distanti’ dai circuiti della storia e della cultura. Siamo invece consapevoli che ogni comunità, anche la più piccola, cela nel proprio passato documentazione importante che raccordata ad altre testimonianze (per esempio va oggi molto di moda nei paesi la mostra fotografica che desta molto interesse da parte della comunità non fosse altro per la curiosità di ritrovare o scoprire in qualche foto vecchie parentele o nuovi volti) può fornire una mappa dettagliata e utile di aspetti poco approfonditi ma di grande valore per la comunità. Realizzare dunque un archivio, intervistando gli anziani, annotando le individuali e comuni esperienze, i loro canti (se ancora li ricordano..), le loro poesie rima (in quasi ogni paese d’Italia ne esistono di pregevoli), oltre a raccogliere documentazione fotografica, manifesti di iniziative organizzate nel passato ed altro tipo di documentazione, darà completezza al nostro empirico progetto culturale. Non sarà difficile istituire un Gruppo di studio e di ricerca che si occupi di questa complessa iniziativa. Una prima cosa da fare sarà la ricognizione tra giovani studenti del paese e tra le persone interessate ad esempio alla fotografia e alle ricerche storiche (e ce ne sono tante) per individuare i più predisposti a portare avanti un

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lavoro di ricerca sul campo e di reperimento di documenti di ogni tipo (si può trattare anche di oggetti) ai quali far frequentare un corso di ricerca archivistica fornendo loro gli strumenti per poter compiere in maniera efficace un’adeguata e capillare ricerca di documenti, registrazioni, foto e quant’altro sia testimonianza del passaggio e dell’evoluzione della comunità di Prossedi.

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Conclusioni

Considerazioni sugli aspetti organizzativi (divisione dei ruoli) ed economici

Come già enunciato precedentemente la formula organizzativa deve poter contare sull’interesse e l’impegno dell’Amministrazione Comunale che si farà garante per gli insegnanti e i soggetti coinvolti nel progetto affinchè il loro ruolo sia definito nei dettagli e per iscritto e risulti per loro facile ‘muoversi’, con la necessaria autonomia, sia dal punto di vista organizzativo che artistico. La direzione artistica deve essere affidata a persona di esperienza ma che venga attratta più che dalle prospettive di guadagno dalla dimensione della sfida per un simile esperimento. Questo può essere un punto dolente in una società in cui, come detto, il concetto di volontariato culturale è abbastanza lontano da una concreta applicazione (più diffusa in altri Paesi e proprio se posta in relazione con piccole comunità locali); ma ciò che è difficile non è sempre impossibile e, specialmente se si riusciranno a sensibilizzare le istituzioni e i soggetti privati per la concretizzazione dei vari aspetti inerenti al progetto, non è da escludere che si riesca a trovare anche la persona adatta per l’incarico di direttore artistico del progetto; solo in questo caso si ritiene necessario reclutare un personaggio esterno alla comunità di Prossedi, una figura di prestigio che sappia raccordare i vari elementi del progetto: il management

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organizzativo, il gruppo di lavoro dedito alla ricerca e ricostruzione storica locale e la componente umana (la banda e il coro). Sulla necessità del sostegno economico da parte del Comune già si è detto ampiamente, ma in concreto si tratterà di ottenere un contributo secondo le capacità di bilancio di un piccolo connesso con la concomitante messa a disposizione di locali e servizi per la realizzazione delle molteplici iniziative. Si deve altresì, da parte del team management, fare una ricerca sul territorio individuando le aziende e le attività produttive locali, anche quelle artigianali e a conduzione familiare potenzialmente interessate al progetto coinvolgendole in collaborazioni a livello operativo o attraverso eventuali sponsorizzazioni. Al fine di convincere questi interlocutori sulla bontà del progetto posto in opera si evidenzieranno tutti quegli aspetti che hanno a che vedere con il ritorno economico e di immagine di cui tali aziende si gioverebbero sia livello locale che, nell’eventualità il progetto ‘decollasse’, nazionale. Bisogna poi attivarsi per ricercare finanziamenti pubblici attraverso un attento esame della legislazione europea, nazionale e regionale per verificare la possibilità che il nostro progetto rientri nei parametri richiesti dai bandi in atto nei

comparti relativi alla

cultura, al turismo, al

commercio, senza tralasciare di considerare la seppur modesta tranche di contributi che il nostro Paese indirizza per l’associazionismo e la solidarietà. A livello provinciale e locale esistono forme di contributo che andranno riscontrate di volta in volta; la Provincia di Latina infatti riserva

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tutti gli anni un fondo per iniziative culturali estive e quindi bisognerà verificare se il progetto rivolto al comune di Prossedi rientra nella fattispecie indicata dal bando. Azzardare un preventivo per l’intero progetto è un’operazione piuttosto complessa per non dire aleatoria in quanto troppe sono le componenti che si muovono in bilico tra volontariato, esperienze di studio e di primo insegnamento, coinvolgimento di istituzioni che godono già di un finanziamento statale, partnership private etc. D’altro canto nessuno può pensare di realizzare un’iniziativa del genere a costo zero. Senza entrare in una articolazione del budget necessario al progetto, senza far quindi riferimento, in questa sede a costi e ricavi, ma sottolineando ancora una volta l’aspetto ideale che muove ogni iniziativa ambiziosa mi preme sottolineare in conclusione, come sia possibile tentare di realizzare ogni tipo di iniziativa se alla base c’è un’idea se non rivoluzionaria, come quelle di Steve Jobs, almeno valida. A conclusione di questa trattazione mi piace far riferimento a questo manager nato a San Francisco e scomparso nell’ottobre dell’anno scorso a soli 56 anni, dopo aver inventato una quantità enorme di prodotti tecnologici capaci di cambiare la vita e le abitudini di milioni di persone, solo per ricordarne alcuni: l’I-pod (un minuscolo strumento che ha rivoluzionato il modo di ascoltare la musica), I-phone o I-pad, riuscendo a portare internet nelle nostre tasche (come affermato dal presidente Obama in una dichiarazione successiva alla morte di Jobs). Affamato e folle Steve Jobs amava ripetere la frase “stay hungry

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stay foolish” e viveva ogni giorno come se fosse l’ultimo in una continua ricerca di nuove idee che, ritenute dai più frutto esclusivo di una eccessiva fantasia, si sono poi rivelate non solo realizzabili ma capaci di rivoluzionare la nostra quotidianità. Suggestioni niente affatto utopistiche ma foriere di innovazioni dalle conseguenze ancora oggi incalcolabili. Quindi una buona idea applicabile alla realtà può essere quella che tenendo conto di quanto ci ha preceduto, nel nostro caso l’esperienza di Henze a Montepulciano, segni una frattura con il passato per quanto concerne le modalità di comunicazione del progetto e l’applicabilità in un contesto ancora piuttosto ‘incontaminato’ (nel senso di aver avuto pochissimi contatti con il mondo esterno a livello di proposte culturali degne di questo nome) senza dovere rinunciare preventivamente a compiere un’opera di sensibilizzazione e di divulgazione musicale che aspetta di essere compiuta in ogni luogo anche il più sperduto del nostro Paese.

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