STTP Marina Pisklakova – Violenza di genere

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SPEAK TRUTH TO POWER
MARINA PISKLAKOVA VIOLENZA DI GENERE Marina Pisklakova © 2000 Eddie Adams

MARINA PISKLAKOVA

MARINA

PISKLAKOVA È L’ATTIVISTA LEADER DEI DIRITTI DELLE DONNE IN RUSSIA.

Ha studiato ingegneria aeronautica a Mosca, e nel periodo in cui si occupava di ricerca presso l’Accademia di Scienze, ha scoperto con orrore che la violenza domestica aveva raggiunto proporzioni gigantesche. Grazie ai suoi sforzi, le autorità russe hanno finalmente cominciato ad interessarsi alle violenze domestiche, stimando che, in un solo anno, circa quindicimila donne venivano uccise e cinquantamila venivano ricoverate in ospedale, mentre solo circa un terzo o forse un quinto delle donne picchiate riceveva le cure mediche.

Mancava completamente una legislazione in merito a questo genere di abuso e di conseguenza per le donne non esisteva alcuna tutela da parte delle forze dell’ordine, né tantomeno esistevano gruppi di sostegno o organizzazioni cui rivolgersi.

Nel luglio del 1993, la Pisklakova ha istituito un servizio telefonico di assistenza per le donne vittime di violenze domestiche, creando anche un centro di ascolto per quelle a rischio. Ha cercato di fare approvare una legge contro gli abusi e di combattere l’evidente ostilità della polizia, così da fornire

VIOLENZA

DI GENERE

«UNA DONNA HA CHIAMATO IL NOSTRO

SERVIZIO DI ASSISTENZA DICENDO CHE

SUO MARITO VOLEVA UCCIDERLA. HO CHIAMATO LA POLIZIA, MA L’AGENTE

SUBITO DOPO HA TELEFONATO AL MARITO

PER DIRGLI: ‘SENTI, SE LO FAI, VEDI DI NON FARE RUMORE’. LÌ HO CAPITO CHE C’ERANO BEN POCHE SPERANZE»

aiuto alle vittime e ottenere altresì l’incriminazione dei colpevoli. Ha dato il via ad una campagna di sensibilizzazione in cui ha reso pubblici i casi di violenza domestica, informando le donne sui propri diritti.

Ancora oggi continua incessantemente a promuovere i diritti delle donne attraverso i mezzi di comunicazione, la radio, la televisione. La Pisklakova ha corso gravi rischi, ma il suo impegno ha salvato numerose vite.

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Oltre al suo lavoro pionieristico sulla violenza domestica, Pisklakova-Parker si è profondamente impegnata nella questione del traffico di donne e bambini russi. Sta lavorando per coinvolgere il suo governo e le ambasciate russe in tutto il mondo nella protezione e nel rimpatrio delle vittime di traffico in Russia. Ha lavorato a stretto contatto con varie organizzazioni internazionali ed è attiva in campagne di sensibilizzazione pubblica e altri sforzi di divulgazione per avvertire le potenziali vittime di traffico. Membro fondatore del Consiglio Consultivo Globale di Vital Voices (un'organizzazione che investe nelle donne creatrici di cambiamento), ha collaborato con Vital Voices per condurre programmi di formazione su leadership, advocacy e lotta al traffico di persone destinati alle donne in tutta la Russia. ■

Quando, nel 1993, ho creato il servizio telefonico di assistenza contro le violenze domestiche, ero sola e ho risposto al centralino per quattro ore al giorno, tutti i giorni per sei mesi. Quattro ore le dedicavo alle telefonate e altre quattro alle vittime che venivano al centro. Non riuscivo a dire di no a nessuna: e le donne erano veramente tante.

Senza sapere a cosa andavo incontro, mi illudevo di poter seguire sia l’assistenza alle donne che le ricerche all’Istituto per gli studi demografici SocioEconomici all’Accademia di Scienze. Coordinavo uno studio a livello nazionale su argomenti correlati al mondo femminile, quando, un giorno, mi sono trovata davanti un rapporto che non riuscivo a classificare. Descriveva i supplizi e le sofferenze che un marito aveva inflitto alla propria moglie. L’ho sottoposta ai miei colleghi e uno di loro mi ha detto, “Non è altro che un caso di violenza domestica.”

Poco tempo dopo, ho incontrato la madre di un compagno di classe di mio figlio davanti a scuola. Aveva il viso tumefatto e non voleva dirmi cosa le era successo. Poi, una sera, mi ha telefonato. Ero sconvolta da ciò che mi raccontava. A suo marito era caduto un bottone dal completo appena indossato, e siccome lei non glielo ha ricucito immediatamente, lui aveva preso una scarpa e gliel’aveva sbattuta in pieno viso. Non è potuta uscire per due settimane. Era piena di lividi e questo l’aveva distrutta moralmente oltre che fisicamente. D’istinto le ho chiesto, “Perché non lo lasci?” tipica domanda! E lei mi ha risposto, “E dove vado?” e io, “Divorzia. Prenditi un appartamento.” E lei, “Ma se dipendo da lui in tutto e per tutto!”. Questo mi ha fatto capire molte cose: l’aggressore

L'INTERVISTA
© Sydney Sims / Unsplash
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domina la vittima, annullandone l’autostima, e la fiducia in se stessa. A quella donna, raccontarmi la sua storia ha dato l’opportunità di sfogarsi con qualcuno che non la giudicava, che non le diceva “Dove hai sbagliato?”. Praticamente senza accorgermene, ho iniziato il mio primo intervento di sostegno. E ho anche capito dalla sua testimonianza che tra la violenza psicologica e la violenza fisica il passo è molto breve.

Volevo assolutamente aiutarla e ho subito cercato qualcuno a cui potesse rivolgersi, ma ho scoperto che non esisteva nessuna struttura a cui fare riferimento. Mi sentivo inutile e impotente. In Russia c’è un detto, “Se ti picchia, vuol dire che ti ama.” Ora ne capivo il significato. “Cosa posso fare per combattere un atteggiamento simile?” mi sono chiesta. Ma già sapevo cosa fare. Creare un servizio telefonico di assistenza contro le violenze domestiche.

Ci sono stati anche dei brutti momenti. Una volta ho risposto al telefono, era la voce di un uomo, “Se non smetti di occuparti di fatti che non ti riguardano, ti conviene stare attenta a tuo figlio.” Quella volta mi sono spaventata veramente. Ho portato mio figlio a casa dei miei per qualche mese. Non è facile per una madre. Nel gennaio 1994 una mia amica è venuta a lavorare con me, e durante l’estate siamo riusciti a preparare un primo gruppo di donne formate specificamente per assistere le vittime per telefono.

Nel 1995, sono andata in altre città a tenere corsi di formazione per altri gruppi di donne che avevano deciso di aprire dei centri di ascolto e assistenza telefonica e delle case di accoglienza. In seguito, abbiamo avviato programmi di sostegno psicologico che includevano anche l’assistenza legale alle vittime di abusi domestici.

Verso il 1997, abbiamo creato dei corsi di formazione per avvocati, su come procedere nei casi di violenza domestica.

Attualmente la legge russa, in caso di un contenzioso giunto in tribunale, consente alla difesa di utilizzare la provocazione alla violenza quale attenuante per ottenere uno sconto sulla pena. La vittima viene accusata di istigazione, per farla sentire responsabile del proprio maltrattamento, ed è proprio su di lei che l’avvocato della parte avversa infierisce, lì, in tribunale, davanti a tutti. Questo modo di procedere è già di per sé una forma di abuso decisamente spietato. Purtroppo esistono ancora parecchi giudici convinti che in qualche modo la donna sia sempre responsabile dei propri maltrattamenti, il che finisce per giustificare l’uomo. Oltre al danno la beffa.

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© Mélodie Descoubes / Unsplash

All’inizio del nuovo millennio, abbiamo oltre quaranta case d’accoglienza operative su tutto il territorio russo, e ultimamente siamo anche riuscite a creare l’Associazione Russa delle Case d’Accoglienza per le Donne, che è stata riconosciuta ufficialmente dal nostro governo. È un onore per me esserne il primo presidente. Io non mi sento una persona eccezionale, credo che qualsiasi donna al mio posto avrebbe fatto lo stesso.

SULL’ARGOMENTO

VIOLENZA DOMESTICA

La violenza contro le donne e le giovani che ha luogo tra le mura domestiche viene tollerata in parecchi contesti. I casi di abusi coniugali, compreso lo stupro da parte del marito, così come la violenza fisica e psicologica nei confronti delle figlie e delle donne da parte di membri della famiglia stessa, vengono raramente riferiti alla polizia per terrore delle rappresaglie, del disonore, a anche per diffidenza nei confronti della polizia o del sistema legale. Inoltre c’è sempre il timore di mettere nei guai il membro della famiglia che ha commesso violenza e in generale esiste una pesante disinformazione in merito a quelli che sono i diritti legali in questi casi. Oltre alla paura che trattiene le vittime dal farsi avanti, c’è anche una certa riluttanza da parte della polizia e dei tribunali nel perseguire i casi che arrivano fino a loro, e questo per carenza di legislazioni o strategie che vadano ad avvalorare le leggi già esistenti. Questo stato di cose spesso riflette l’assenza di un ambiente di sostegno all’interno del quale le donne e le giovani possano riferire gli atti di violenza subiti, senza imbarazzo e senza paura di ritorsioni.

IFonte: Le Nazioni Unite

l Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna ha lanciato la campagna istituzionale sullo stalking, il reato di atti persecutori introdotto nel nostro ordinamento dal febbraio 2009. L'at-

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Da Speak Truth to Power di Kerry Kennedy © Michèle Eckert / Unsplash

tenzione che si trasforma in ossessione. Molestie quotidiane, silenziose, difficili da individuare e arrestare. E il sospetto diventa paura, erode la libertà fino a costringersi in una prigione soffocante. Questo è lo stalking: comportamenti reiterati di sorveglianza, controllo, contatto pressante e minaccia che invadono con insistenza la vita di una persona per toglierle la quiete e l’autonomia.

Gli atti persecutori sono ora un reato ben definito, punito con condanne da sei mesi a quattro anni di reclusione. Dall'entrata in vigore della legge sullo stalking, il 25 febbraio 2009, è emerso un fenomeno dalle dimensioni allarmanti, portando alla luce centinaia di richieste di aiuto da parte delle vittime.

Se i numeri impressionano per la loro crudezza, è ancor più sconcertante la casistica che l'introduzione del reato ha reso finalmente visibile. Con la possibilità di intervenire: le vittime possono querelare subito lo stalker o chiederne prima l'ammonimento.

I comportamenti persecutori sono riconducibili a molestie reiterate, sia sessuali che psicologiche, tali da causare uno stato di prostrazione che induce la vittima a modificare il modo di vivere quotidiano.

Nello specifico, la legge dispone la condanna da sei mesi a quattro anni, e le pene sono aggravate se il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona legata alla vittima da relazione affettiva, se avviene a danno di un minore, di una donna incinta, di una persona disabile. Il reo è punito con l'ergastolo se, nell'escalation di atti persecutori accertati, uccide la vittima.

Per una prima assistenza è attivo 24 ore su 24 il numero gratuito antiviolenza e antistalking 1522, che a breve sarà in grado di mettere in collegamento diretto le vittime con le questure, offrendo anche supporto psicologico e giuridico. Dal mese di marzo 2009, inoltre, è operativo presso il Dipartimento per le Pari Opportunità il Nucleo Carabinieri Sezione Atti Persecutori, composto da 13 carabinieri tra criminologi, psicologi, sociologi, biologi e informatici, al lavoro per monitorare il fenomeno e individuare i profili psicosociali di molestatori. L'obiettivo finale è quello di realizzare un vademecum di riconoscimento per tutti gli operatori investigativi e di giustizia che si confrontano con la nuova tipologia di reato.

Fonte: www.pariopportunita.gov.it 7 MARINA PISKLAKOVA – VIOLENZA DI GENERE

ALTRE STORIE

ORIA GARGANO

Oria Gargano è nata e vive a Roma. Dopo una specializzazione universitaria in giornalismo ed un master in Women's Studies e Politiche di Pari Oportunità presso l’Università Alma Mater di Bologna, è stata per dieci anni responsabile di centri per donne vittime di violenza e di tratta. Nel 2007 ha fondato BeFree Cooperativa Sociale contro tratta, violenze e discriminazioni. Oria rappresenta l'Italia all'European Political Center Against Violence on Women di Bruxelles. BeFree (www.befreeecooperativa.org). vuole essere un laboratorio permanente di metodologie di accoglienza e sostegno, di ricerca, progettazione, formazione, nel quale elaborare le tematiche affrontate in anni di lavoro frontale, per mettere a punto metodologie aggiornate, efficaci, innova-

tive, per andare dentro l'accoglienza con strumenti più pensati, per andare oltre l'accoglienza studiando e concettualizzando buone pratiche, suggerendo modelli di intervento, agevolando la elaborazione di linee guida da rendere disponibili ad un costruttivo dibattito con gli altri enti e da segnalare all'attenzione delle politiche sociali. La Cooperativa ha maturato la certezza che le vittime di tratta, violenze, discriminazioni non debbono essere espulse dal contesto delle persone rispettabili ma coinvolte in modelli di accoglienza di tipo olistico, non giudicante, volti all'integrazione dei diritti umani improntati alla pratica delle relazioni politiche tra donne, per favorirne l'empowerment. Pensa inoltre che tutta la comunità deve essere coinvolta nella costruzione di relazioni rispettose, che tutti devono poter ascoltare parole diverse da quelle normalmente diffuse, che nessuno può sottrarsi al valore civile di percepire le problematiche altrui, e di sentirsene coinvolto. ■

© Ehimetalor Akhere Unuabona / Unsplash

STRUMENTI DI RICERCA

#IOLOCHIEDO

https://www.amnesty.it/ campagne/iolochiedo/ Campagna promossa da Amnesty International Italia per chiedere l’adeguamento della nostra legislazione e una forte spinta ad un cambiamento culturale perché sia chiaro che il sesso senza consenso è uno stupro.

CASA DELLE DONNE PER NON SUBIRE VIOLENZA

www.casadonne.it

Aperta dal 1990, la Casa delle donne è gestita dall'associazione omonima che ha lavorato in convenzione con il Comune e la Provincia di Bologna fino al 2000. È un luogo dove le donne possono confrontarsi con il problema della violenza, trovando uno spazio di ascolto e di sostegno alle loro scelte.

CENTRO ITALIANO

FEMMINILE

www.cifnazionale.it

Associazione di donne che opera in campo civile, sociale e culturale per contribuire alla costruzione di una democrazia solidale e di una convivenza fondata sul rispetto dei diritti umani e della dignità della persona se-condo lo spirito e i principi cristiani.

CEDAW – COMMITTEE ON THE ELIMINATION OF DISCRIMINATION AGAINST WOMEN

www.un.org/womenwatch/ daw/cedaw/

Carta internazionale dei diritti delle donne, definisce cosa costituisce discriminazione contro

le donne e stabilisce un'agenda per l'azione nazionale per porre fine a tale discriminazione.

VIOLENZA SULLE DONNE

www.salute.gov.it/portale/ donna

Il sito del Governo Italiano per informare e prevenire la violenza sulle donne.

ASSOCIAZIONE ITALIANA DONNE PER LO SVILUPPO (AIDOS)

http://dirittiumani.donne.aidos.it AIDOS (Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo) è un'organizzazione non governativa senza fini di lucro, creata a Roma nel 1981 da un gruppo di donne esperte di sviluppo economico e antropologhe con l’intento di operare sulla base dei temi del Decennio delle Nazioni Unite per la Donna: uguaglianza, sviluppo e pace. In questo sito, oltre alla Dichiarazione, si possono trovare numerose informazioni in tema di diritti umani.

EUROPEAN WOMEN’S LOBBY

www.womenlobby.org

La più vasta organizzazione dell’Unione Europea che riunisce numerose associazioni di donne ed ha lo scopo di promuovere i diritti delle donne e la parità tra uomini e donne. Sito in francese e inglese.

FONDAZIONE PANGEA ONLUS

www.pangeaonlus.org

La Fondazione Pangea Onlus è un’organizzazione no profit che dal 2002 lavora per favorire condizioni di sviluppo eco-

nomico e sociale delle donne e delle loro famiglie attraverso strumenti quali: l'istruzione, l'educazione ai diritti umani, la formazione professionale, l'educazione igienico-sanitaria e alla salute riproduttiva e la micro finanza, per la creazione di attività generatrici di reddito.

DEUTSCHER FRAUENRAT

www.frauenrat.de

Deutscher Frauenrat riunisce più di cinquanta associazioni di donne in tutta la Germania. Sito in lingua tedesca e inglese.

UN DECLARATION ON THE ELIMINATION OF VIOLENCE AGAINST WOMEN

www1.umn.edu/humanrts/instree/e4devw.htm

Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne.

UN WOMENWATCH

www.un.org/womenwatch

Il principale sito delle Nazioni Unite sul tema dei diritti della donna. In inglese, spagnolo, francese, giapponese e arabo.

WOMEN AGAINST VIOLENCE EUROPE

www.wave-network.org

WAVE raccoglie e diffonde dati di organizzazioni che lavorano nell’ambito della violenza sulle donne e sui bambini, nonché sui possibili strumenti legali, sui programmi di prevenzione, sulle campagne e sulle attività internazionali intorno a questo tema.

Pubblica saggi e organizza o coordina eventi come ad esempio la Wave Conference. Sito in inglese.

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PARTECIPARE: DISCUSSIONE e ATTIVITÀ

DISCUSSIONE 1

Guardare Te doy mis ojos (titolo internazionale Take my eyes, titolo italiano Ti do i miei occhi). Nel pluripremiato film Ti do i miei occhi, il regista Kcìar Bollaìn narra la storia di Pilar, una donna che cerca di ricostruire

il suo matrimonio con Antonio dopo i continui abusi e violenze subite dal marito. Dopo la visione del film, discutete di come esso analizzi il problema della violenza domestica in Europa. Usate le seguenti domande come spunti di discussione in classe.

DISCUSSIONE 2

Cause individuate

• Cosa significa essere marito e moglie?

Discutete dell’importanza che hanno per ognuno di voi termini quali fiducia, pazienza, amore e rispetto; analogamente, discutete del significato dei termini controllo, responsabilità, aspettativa e dipendenza in un contesto famigliare.

• Qual è il grado di percezione del problema della violenza domestica in Europa?

In che modo la convinzione che la donna debba avere un ruolo marginale rispetto all’uomo contribuisce alla sua dipendenza economica ed emozionale?

Discutete dell’accettazione della violenza domestica sia a livello nazionale che a livello internazionale.

• La violenza domestica dovrebbe essere vista come un problema legato alla sfera pubblica o privata? Qual è il ruolo della polizia e delle istituzioni che spesso chiudono un occhio di fronte a questo problema?

• Perché spesso è difficile per le vittime di violenza domestica lasciare i loro partners?

Che ruolo giocano in questo contesto la paura, l’attaccamento, la dipendenza e il giudizio della società?

• Quali sono i tipi diversi di violenza domestica e quali soluzioni si possono trovare?

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ALTRE AZIONI

FATE QUALCOSA IN PIÙ

• Documentatevi: fate una ricerca sulla violenza domestica, sia a livello nazionale che nel resto d’Europa. Focalizzate la vostra attenzione sui fattori regionali, socioeconomici e sessuali.

• Volontariato: cercate dei centri nella vostra comunità dove poter fare qualcosa per questo problema, come centri di accoglienza, telefoni amici, centri medici.

COSA PUOI FARE TU

A LIVELLO LOCALE

Esiste un centro nella vostra città che si occupa di violenza domestica?

• Se sì: contattatelo e informatevi sulle attività che vengono svolte;

• Se non esiste: scrivete una lettera al comune per promuovere l'istituzione del centro.

A LIVELLO NAZIONALE

Fate una ricerca sui dati inerenti la violenza domestica in Italia negli ultimi tre anni. I casi denunciati di violenza domestica sono aumentati o diminuiti?

Perché secondo voi?

A LIVELLO GLOBALE

• Quali Paesi nel mondo hanno tra i primi posti il problema della violenza domestica? Elencatene almeno 5;

• Quali sono le associazioni che nel mondo si occupano di violenza domestica?

• Queste associazioni hanno una sede anche nei cinque paesi sopraelencati?

RISORSE ORGANIZZAZIONI

CONSIGLIO D’EUROPA: CAMPAGNA PER FERMARE

LA VIOLENZA DOMESTICA

SULLE DONNE

http://www.coe.int/t/congress/ stopviolence/default_EN.asp

COMMISSIONE EUROPEA: LAVORO, AFFARI SOCIALI, E PARI OPPORTUNITÀ: UGUAGLIANZA DI GENERE

https://ec.europa.eu/social/ home.jsp?langId=it

LETTURE

LA VIOLENZA DOMESTICA

CONTRO LE DONNE E LE BAMBINE

http://www.unicef-irc.org/publications/pdf/digest6i.pdf

Rivista del Centro di Ricerca Innocenti dell’UNICEF che esamina il problema della violenza domestica, quando l’autore della violenza è il partner intimo della vittima o un altro membro del suo gruppo familiare.

AIDOS

http:.//dirittiumani.donne.aidos. it/bibl_1_temi/g_indice_per_ temi/violenza_contro_le_donne/f1_campagna_eu_viol.pdf

Campagna Europea contro la violenza domestica

© Philipp Wüthrich on Unsplash

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