Attività estrattiva in Val d’Agri-Abstract

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Attività estrattiva in Val d’Agri Analisi 2013 sulle ricadute economiche ed occupazionali ABSTRACT

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Abstract Con una contrazione del Prodotto Interno Lordo regionale del 3,1 per cento, la Basilicata chiude anche il 2012 in negativo, facendo registrare un livello di ricchezza pari a quello di 14 anni fa. Questo dato sintetizza efficacemente il depauperamento subito dal sistema economico regionale per effetto della prolungata e intensa recessione in atto. Le determinanti principali di questa caduta del PIL regionale sono da ascriversi per la maggior parte alla contrazione del settore industriale (-9,5 per cento), dato in linea con le altre regioni del Mezzogiorno, ma più marcato rispetto al resto del Paese. In particolare, la contrazione si è estesa a tutti i settori, in particolare a quello meccanico (che include quello degli autoveicoli), comparto chiave dell’economia lucana. La performance negativa del settore automobilistico ha influito notevolmente anche sull’export lucano, il cui fatturato estero ha subito un’altra pesante contrazione nel 2012 (-37,1%, pari a 330 milioni di euro in meno), con valori esportati pressoché dimezzati rispetto ai livelli pre-crisi. La flessione del PIL lucano nel 2012 ha riflesso il tracollo della domanda interna, cui hanno contribuito tutte le principali componenti, i consumi delle famiglie (-5,0%) penalizzati dall’andamento negativo del reddito disponibile (-5,3%). Gli unici dati in controtendenza sono rappresentati dalla produzione di idrocarburi (gas naturale e petrolio greggio) e dagli arrivi turistici. In base ai dati del Ministero dello sviluppo economico, la produzione di idrocarburi ha continuato ad aumentare nel 2012 sia in termini di petrolio greggio (più 8,3 per cento rispetto all’anno precedente), che di gas naturale (più 10,4 per cento). L’aumento dell’attività ha di conseguenza determinato la crescita del gettito delle royalties destinate tanto alla Regione quanto ai Comuni lucani interessati dalle estrazioni. Questo incremento nella produzione ha avuto un effetto anticiclico in termini sia di livello del PIL regionale, sia in termini di indotto e impatto delle entrate economiche per il bilancio pubblico rappresentate dalle royalties. Una minor produzione, pari all'8,3 per cento di greggio e del 10,4 per cento del gas, avrebbe potuto comportare una riduzione del PIL del 3,58 per cento anziché del 3,1 per cento, come di fatto è avvenuto. Il mancato aumento della produzione di gas e greggio o una loro riduzione in linea con la riduzione della produzione regionale, avrebbe comportato una ulteriore riduzione del PIL regionale dello 0,48% e dello 0,65%, rispettivamente. Tale effetto, inoltre, avrebbe avuto anche delle ripercussioni sul tasso di disoccupazione e sulla produzione industriale sia in maniera diretta che indiretta, determinando un aumento del tasso di disoccupazione fino ad un 14,77%, e deprimendo la produzione industriale dal 9,5% (dati Banca d’Italia) al 12% circa, andando così ad appesantire ulteriormente la già critica congiuntura economica. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, la Basilicata ha visto nel 2012 un nuovo pesante arretramento dell’attività economica e lo stock di occupati che ha toccato il nuovo minimo storico. In particolare, l’occupazione è diminuita lo scorso anno dell’1,5 per cento per un saldo negativo complessivo, dall’inizio della crisi, che sfiora ormai le 11 mila unità. Dal punto di vista settoriale, il maggiore decremento si è registrato in agricoltura (-6,4%, circa un migliaio di unità in meno) che, nel biennio precedente, aveva mostrato un trend occupazionale moderatamente espansivo. Per quanto riguarda l’industria, invece, la flessione è stata nell’ordine dell’1,6%, con perdite particolarmente consistenti nel comparto delle costruzioni; mentre l’insieme delle attività terziarie ha ceduto lo 0,8% degli occupati registrati nel 2011.

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Lo stock di inoccupati in Basilicata ha registrato una forte impennata nel corso del 2012, superando per la prima volta la soglia delle 31 mila unità, quasi 6 mila in più rispetto all’anno precedente, per un incremento del 23,0%. Da un punto di vista strutturale, il mercato del lavoro regionale mostra una maggiore incidenza dei disoccupati di lunga durata (61% contro il 58% del Mezzogiorno) e di quelli più giovani (il tasso di disoccupazione giovanile è superiore di oltre 2 punti e mezzo percentuali alla media meridionale): aspetti, entrambi, che accentuano il rischio di depauperamento del capitale umano legato all’assenza/perdita del lavoro nel contesto regionale. Approfondendo le dinamiche territoriali in modo specifico della Val d’Agri, la contrazione degli occupati nel 2012 è stata abbastanza contenuta e inferiore all’1 per cento, grazie alla “tenuta” dell’industria delle costruzioni (+2,7%) e dei servizi (+1,8%); il bilancio dall’inizio della crisi è comunque ampiamente positivo per l’area (quasi 300 addetti in più, per un incremento del 3,1%). Entrando più nello specifico delle dinamiche occupazionali in Val d’Agri, è utile approfondire le stesse legate al settore petrolifero ed in particolare alle attività del Distretto Meridionale (DIME) eni e l’indotto da esso generato. Il DIME presenta un organico, al 31 Dicembre 2013, di 348 dipendenti (2013), dato che fa registrare un incremento del 10% rispetto all’anno precedente e di cui circa il 60 per cento è residente in Basilicata. L’indotto è composto da 118 aziende tra appaltatori e subappaltatori, con un fatturato attribuibile a commesse DIME pari a circa 171 milioni per il 2012. I dipendenti delle aziende dell’indotto, secondo le indagini sul campo effettuate con un metodo censuario ormai consolidato ed alla sua terza edizione, ammonta a 2533 unità nel 2013, circa il 10 per cento in più rispetto alla seconda rilevazione avvenuta nel 2012.

Figura 1. Dipendenti indotto DIME per residenza_composizione percentuale

Il numero di addetti residenti nell’Area Programma Val d’Agri è incrementato del 4,47 per cento, rispetto alla scorsa rilevazione. I dati relativi alla fascia d’età riportano, se confrontati con i livelli di occupazione per classi di età con i corrispondenti tassi a livello regionale (2012), che per quanto riguarda l’occupazione giovanile (classe di età 15-35) il tasso di occupazione del settore è più alto rispetto alla media regionale (32,96 per cento contro il 29,2 per cento regionale).

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Figura 2. Numero di occupati diretti e indiretti

Infine, sempre secondo i dati emersi dalla terza rilevazione, il 74,73% dei dipendenti dell’indotto ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il dato ha subito un lieve incremento se confrontato con lo stesso dato dello scorso censimento (74,58%). Tuttavia, data la congiuntura economica sia nazionale che regionale, la tenuta di questa variabile in particolare, assieme alla tenuta dei numeri riguardanti gli impiegati delle classi più giovani (1535), è un segnale molto positivo per l’economia della Regione. Per quanto riguarda l’impegno profuso da eni, le ore di dedicate alla formazione per i dipendenti ha registrato un incremento notevole, facendo registrare, nel 2013, 75 mila ore di formazione, 4 volte il numero il dato del 2012, per un investimento totale di 2 milioni di euro (per oltre il 60 per cento dedicato ai nuovi assunti). La formazione dei propri dipendenti è un tema molto importante anche per le aziende che formano l’indotto. Secondo quanto rilevato attraverso il censimento, infatti, con il sostegno dell’impresa i dipendenti partecipano a corsi di formazione professionale sia interni che esterni. Per quanto riguarda i corsi interni, il riscontro è positivo per il 77,1% dei casi. Per quanto riguarda invece corsi di formazione professionale offerti esternamente, il dato è positivo per il 72% dei casi.

Le attività di up-stream petrolifero e la presenza del Distretto Meridionale Eni, originano sul territorio un flusso significativo e costante di forza lavoro esterna, stimabile in circa 1700 unità, secondo i dati del terzo censimento. Vi è poi un numero non trascurabile di dipendenti che, pur non essendo occupati in maniera continuativa sul territorio, vi soggiornano per brevi periodi o in occasione di eventi produttivi straordinari (fermata del 2011, lavori per la quinta linea). Tale fenomeno genera importanti ricadute sul sistema ricettivo della Valle, che presenta una dotazione pari a 1598 posti letto, ripartito per il 72% nel comparto alberghiero, prevalentemente di categoria medio- bassa. Dai dati emersi da un’indagine sul campo effettuata dalla Fondazione sul territorio, emerge che ben il 73% degli operatori della ricettività intervistati è direttamente coinvolto nei flussi business: i turisti di lavoro rappresentano oltre il 60% del totale degli ospiti. Il lavoro di ricerca si è poi concentrato sull’analisi del mercato immobiliare, con un focus specifico sul mercato della locazione: la percentuale media di clienti appartenenti alla categoria business è del 40 per cento.

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L’ammontare di spesa che viene effettuata direttamente sul territorio e riconducibile alla spesa turistica dei turisti di lavoro è di circa 7 milioni nell’anno considerato. L’effetto diretto ed indiretto generato sul territorio, ovvero la ricchezza generata nel sistema economico è di 11,68 milioni, ovvero ha un moltiplicatore totale di 1,62. Questo garantisce un occupazione di 119 “Unità Lavorative Anno”.

Anno 2013 Addetti catena produttiva Dipendenti DIME

348

Numero addetti fornitori di cui:

Regioni italiane

1454

Basilicata

1077

Val d'Agri

701

Altri UE Addetti indiretti (*) Addetti totali Addetti settore turistico Totale

2533

2 1262 4143 119 4262

Figura 3. Addetti catena produttiva anno 2013

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