IL TURISMO BUSINESS LEGATO AL SETTORE ESTRATTIVO: OPPORTUNITA’ E MINACCE PER UN’AREA INTERNA DELLA BASILICATA1 1. Introduzione2 Secondo una moderna concezione, il mercato del turismo si distingue in due principali comparti: il turismo vacanziero o leisure e il turismo d’affari, detto anche business. Nel quadro tracciato dal WTO (1998), l’espressione “business tourism” denota tutte le attività di un individuo che viaggia per motivazioni di lavoro, la cui destinazione è un luogo al di fuori del suo ambiente abituale. Intesi globalmente, gli affari e il lavoro costituiscono un segmento rilevante e strategico dell'industria turistica mondiale, poiché capace di crescere ad una velocità maggiore rispetto al segmento leisure. In Italia il numero di viaggi d'affari nel 2012 si è attestato sui 29,9 milioni, alimentando un mercato strutturalmente e globalmente in espansione. A determinare e influenzare la domanda di turismo d'affari in una destinazione è il livello di sviluppo economico, la struttura industriale e le relazioni commerciali presenti. È noto come il segmento business, in generale, generi impatti ed esternalità positive per il territorio sia in termini qualitativi che quantitativi. In primo luogo perché esso rappresenta un segmento ad alta profittabilità, con una capacità di spesa giornaliera pari a tre volte quella di un viaggiatore per vacanze (Davidson e Cope, 2002).In secondo luogo perché si tratta di un segmento che si distribuisce durante tutto l'arco dell'anno, configurandosi come complementare rispetto alla componente leisure e in grado, pertanto, di ridurre la stagionalità con benefici per la sostenibilità del settore turistico. Non va sottovalutato,infine, il ruolo che il segmento business può svolgere in termini di marketing territoriale. Come evidenziato in letteratura dalla BritishTourism Authority, nel 40 per cento dei casi la conoscenza di una località durante un viaggio di lavoro ne favorisce la visita anche in qualità di turisti (spesso assieme ai propri familiari).Questa capacità moltiplicativa potrebbe, quindi, rappresentare una notevole potenzialità aggiuntiva in un'ottica di pianificazione dello sviluppo turistico del territorio. In Val d’Agri, area sud occidentale della Basilicata, la presenza di attività di upstream petrolifero e del Distretto Meridionale di Eni, divisione Exploration & Production, origina un flusso considerevole di turisti business generando indotto in diversi settori dell'economia locale. Dal Local Report“eni in Basilicata”, redatto dalla multinazionale nel 2012, si evince che sono circa 1.630 le unità lavorative esterne al territorio. Oltre a queste, vi è un numero non trascurabile di dipendenti che, pur non essendo occupati in maniera continuativa sul territorio, vi soggiornano per
1
Il presente documento è tratto dal “Rapporto sul turismo italiano 2012-2013. XIX Edizione” di VV.,Becheri,Maggiore, Franco Angeli edizioni.
2 Livio Chiarullo, Marcella De Filippo, Alice Giorgio.
brevi periodi. Il fenomeno si configura come ambivalente in quanto da un lato attiva economie importanti ma, dall'altro, rischia di influenzare in modo negativo tutto il sistema turistico locale, soffocando le altre tipologie di turismo attualmente ancora in una fase embrionale. Il presente studio, condotto da FEEM nell’annualità 2013-2014, ha avuto l'obiettivo di stimare, mediante un'indagine sul campo e applicando una matrice input-output, il ritorno economico originato da questa particolare tipologia di turisti e, nel contempo, di individuare possibili strategie per rendere tale tipologia di turismo compatibile con le altre vocazioni turistiche dell'area.
2. Il turismo business: comparazione tra le tendenze globali e il fenomeno locale. Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (WTO) sono turisti «coloro che viaggiano per svago, riposo, vacanza; per visitare amici e parenti; per motivi di affari e professionali, per motivi di salute, religiosi e altro» (WTO, WTTC & Earth Council 1997). Sebbene questa tipologia di turisti rientri tra quelli classificati dal WTO i contributi scientifici relativi al turismo d’affari risultano ancor oggi assai modesti. Negli anni, la letteratura sembra aver focalizzato gran parte del proprio interesse verso il turismo leisure, formulando numerose teorie sui diversi aspetti del vivere turistico e ponendo nette le distanze tra il tempo del lavoro e quello del riposo (Maslow 2010, Savelli 2004). Nei fatti, i viaggi correlati all’attività lavorativa rappresentano la più antica forma di turismo la cui origine, connaturata al commercio, è da individuarsi negli spostamenti delle prime comunità agricole dedite allo scambio di beni e prodotti locali. In Europa il fenomeno visse una parabola ascendente tra il 1750 ed il 1900 come conseguenza della Rivoluzione Industriale e del colonialismo, favorito dal repentino e generale sviluppo delle infrastrutture di trasporto. Agli Stati Uniti, invece, l’avvio delle trasferte per convegni,conferenze e meeting di lavoro, fenomeno riconoscibile già a partire dai primi decenni del XX secolo. Tuttavia è solo nella seconda metà del ‘900 che, soprattutto a seguito dell’intensificarsi delle trasferte per lavoro, si avvia un dibattito teorico sull’interazione tra turismo e lavoro. Nel 1963, infatti, l’Organizzazione Mondiale del Turismo, per prima, chiarisce che i viaggiatori soggiornanti almeno 24 ore nel paese visitato possono, a seconda dei motivi di viaggio, essere suddivisi in: turisti leisure (piacere, vacanza, studio, religione e sport) e turisti d’ affari. Due anni più tardi il teorico Pape, tra i primi a studiare il rapporto tra mobilità e lavoro, conia il termine “touristry” riferendosi a situazioni occupazionali che comprendono anche comportamenti turistici (Pape 1965). Cohen, successivamente, precisa che i viaggiatori work-oriented sono turisti parziali il cui scopo di viaggio rimane primariamente strumentale al lavoro, ma che dedicano parte del proprio tempo libero ad attività tipicamente turistiche (Cohen 1974). L’interazione tra lavoro e turismo è in parallelo analizzata anche in riferimento ai viaggiatori che, impiegati in attività di “working holidays” (Cohen, 1973- 1974) o “farm tourism” (Pearce, 1990b),sono coinvolti in un lavoro occasionale durante i loro viaggi. Vengono così a delinearsi in letteratura due categorie principali in cui lavoro e turismo si combinano. La categoria dei “travelling professional workers”, composta da professionisti per i quali il lavoro non è un mezzo per viaggiare ma uno strumento e qualsiasi attività turistica ad essa connessa una sua conseguenza e la categoria di “working tourist”, coloro che cominciano a lavorare mentre viaggiano per fare in modo di prolungare il proprio soggiorno o coloro che percepiscono il proprio impegno lavorativo come un’attività ricreativa che è parte della stessa esperienza turistica (Uriely e Reichel, 2000).
Una descrizione puntuale del fenomeno è tracciata nel 1998 e nel 2008 dal WTO che nell’espressione “business tourism” include tutte le attività di un individuo, lavoratore autonomo o dipendente, che soggiorna per più di 24 ore in un luogo al di fuori del suo ambiente abituale, per motivi legati al business, fintanto che questi non corrispondono ad un rapporto di lavoro implicito o esplicito con un produttore residente3 nel luogo visitato. (WTO, 1998 e WTO International recommendations for tourism statistics, 2008). Il turismo d’affari è, dunque, un segmento del mercato turistico generale connesso al commercio e all’industria internazionale4che, manifestandosi attraverso forme diversificate, impone la necessità di una trattazione plurale e di un’ analisi di dettaglio, che tenga conto sia sul fronte della domanda che su quello dell’offerta della complessità che è connaturata a tale segmento. Le ragioni che motivano uno spostamento di lavoro possono essere varie: dalla preparazione di transizioni commerciali alla produzione o intervento diretto o prestazione quando non può avvenire direttamente nella sede dell’azienda, dalla formazione di collaboratori alla vendita o distribuzione di prodotti5, dalla partecipazione a conferenze ai viaggi incentivo. Proprio questa varietà determina l’impossibilità di tracciare un profilo comune per il viaggiatore d’affari: livello d’istruzione, professione e capacità di spesa (abitualmente superiore rispetto al segmento leisure) mutano generalmente a seconda della tipologia di lavoro e di conseguenza delle caratteristiche della trasferta. Ciò che accomuna i turisti business sono invece i bisogni, che si esprimono da un lato nella richiesta di qualità dei servizi e di efficienza nelle ore lavorative, essenziali per il raggiungimento dell’obiettivo aziendale nel tempo prefissato, e dall’altro nel desiderio di svago nel tempo del non lavoro che determina l’utilizzo di servizi e attrazione proprie del turismo leisure. Il turista business può quindi diventare, una volta che la giornata lavorativa è finita, un turista leisure, le conferenze di solito includono nel programma attività di svago, i viaggi incentivo implicano giorni di riposo e relax come ricompensa per la buona performance lavorativa. Va inoltre evidenziato che molti viaggiatori business sono accompagnati durante la propria missione dalla famiglia, ovvero da viaggiatori in vacanza che fruiscono dell’offerta leisure della destinazione. Anche sul piano dell’offerta la domanda business si interseca al turismo leisure poiché utilizza gli stessi elementi del sistema di accoglienza della destinazione (ospitalità, ristorazione, bar e caffè, trasporti, punti vendita, luoghi di intrattenimento, attrazioni turistiche e uffici di informazioni turistiche) sebbene con un aggiunta di servizi addizionali che quest’ultimo non richiede (sale convegni, attrezzature e specialisti dell’audio-visivo, servizi tecnologici e di segreteria). Il turismo business è considerato sul piano aziendale tra le forme di soggiorno maggiormente vantaggiose poiché si tratta di un segmento alternativo ai viaggi di vacanza, ad elevato valore aggiunto per unità di prodotto 6, che richiede servizi di qualità e non subisce le variazione della stagionalità proprie della domanda leisure. Tali fattori determinano sul piano socio economico e della qualità dell’offerta importanti ricadute: aumenta i ricavi e il fatturato delle aziende turistiche favorendone i processi di innovazione, rafforza l’attività turistica nell’arco dell’anno con effetti positivi sul numero di occupati, contiene il fenomeno del lavoro stagionale e migliora il livello di specializzazione della manodopera locale (Davidson e Cope, 2002). Tali benefici si ripercuotono 3
4 Becheri
E., Il Turismo Fra Economia E Sociologia: Uno Scenario Di Lungo Periodo, In Pcm (1998), Presidenza Del Consiglio Dei Ministri, Ottavo Rapporto Sul Turismo Italiano, 1998.
5 A. Guizzardi, S. Nenna, Presenze e fatturato dei viaggi d’affari nell’area milanese, “Turistica”, gennaio-marzo 1998, p.51 6 La spesa media giornaliera dei congressisti è pari, secondo diversi studi condotti a livello internazionale, a circa tre volte la spesa media di un viaggiatore in vacanza (cfr. Rob Davidson e Beulah Cope, Business Travel, Prentice Hall, 2002 ; Tony Roger, An overview of the UK’s business tourism industry, London, 2003; World Travel and Tourism Council, Travel and Torism Satellite Account, Oxford Economic Forecasting, Oxford, 2003; Ufficio Italiano Cambi, Dati Analitici Turismo Internazionale, Giugno 2003; OCI, Rapporti Annuali 1997-2002).
positivamente anche sull’offerta leisure che può godere di una migliore qualità dei servizi e di una maggiore efficienza del sistema turistico durante l’intero anno. Infine la presenza di viaggiatori d’affari in un territorio determina un ulteriore vantaggio sul piano del marketing e dello sviluppo della destinazione, numerosi studi dimostrano infatti che la visita di una città per motivi di lavoro influenza positivamente la scelta della destinazione per le proprie vacanze (Cfr. Conference Delegate Expenditure Survey, 1998)7. Sia a livello mondiale che a livello nazionale il turismo business è un segmento assai rilevante, da considerarsi strutturalmente, e globalmente, in espansione; genera infatti il 24% del PIL mondiale relativo al settore degli spostamenti con previsioni di sviluppo positive (+ 3,1% nel 2013 e + 4,1% nel 2023)8 e solo in Italia produce circa 30 milioni di trasferte 9. Uno degli elementi caratterizzanti il turismo di lavoro è la sua stretta connessione all’apparato produttivo di un territorio che ne determina sia l’esistenza che la portata. Nel presente studio si analizza il fenomeno nell’ambito della Val d’Agri, area Sud Occidentale della Basilicata, all’interno della quale la presenza di attività estrattive, di un centro di primo trattamento del greggio e del Distretto Meridionale delle attività di produzione e esplorazione di Eni (DIME) genera un considerevole e costante flusso di forza lavoro esterna al territorio, stimabile in circa 1630 unità10. Il dato cresce se si considerano anche il numero non trascurabile di dipendenti che, pur non essendo occupati in maniera continuativa sul territorio, vi soggiornano per brevi periodi o in occasione di attività produttive straordinarie.
3. Il turismo business in un’area estrattiva: la Val d’Agri tra innovazione e riposizionamento. La Val d’Agri si estende nell’area Sud-Ovest della Basilicata. Il territorio, area tutelata dal Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, è in gran parte montuoso e comprende alcune delle vette più alte dell'Appennino Meridionale, tra cui il monte Volturino (1836 m.) e il complesso del Sirino-Papa, che raggiunge i 2000 metri di altitudine. L’area montuosa è attraversata dal fiume Agri, le cui acque sono raccolte in uno dei più grandi invasi artificiali d'Italia: il “Lago del Pertusillo”, costruito negli anni '60 per scopi irrigui, idroelettrici e potabili. L’area è caratterizzata da innumerevoli borghi e centri storici che, hanno saputo preservare i propri caratteri identitari, materiali e immateriali, e che per questo costituiscono un importante fattore attrattivo del territorio. Nonostante questa dotazione di risorse anche turisticamente rilevanti, i flussi turistici dell’area sono tra i meno consistenti della regione. La Val d’Agri nel 2012 ha accolto il 4,7% degli arrivi e il 4,1% delle presenze che sono state registrate complessivamente in Basilicata. Il denso patrimonio storico-culturale, ambientale e paesaggistico della Valle è affiancato da un'altra risorsa naturale di grande valore: il petrolio, la cui scoperta in Basilicata si fa risalire ai primi del ‘900. La produzione, inizialmente modesta, viene poi bloccata negli anni '50, anche a causa del contesto storico e geopolitico internazionale. In seguito, l'emergenza petrolifera degli
7 Diverse indagini hanno dimostrato che la conoscenza di una località durante un viaggio di lavoro ne favorisce la visita anche in qualità di turisti (spesso assieme ai propri familiari). In particolare, la British Tourism Authority ha condotto una ricerca da cui è emerso che in Gran Bretagna il 40% dei viaggiatori sceglie, per le proprie vacanze con la famiglia, una destinazione che ha visitato durante un congresso
8 World travel and tourism council, 2013. 9 Osservatorio Business Travel , 2013. 10 Le informazioni relative ai dati sull’occupazione nel settore petrolifero sono tratte da Eni S.p.A., Eni in Basilicata, Local Report 2012 e dal portale https://www.eni.com/eni-basilicata/home.html
anni 70' e l'innovazione tecnologica nella ricerca e nello sviluppo dei giacimenti hanno dato avvio a una nuova campagna esplorativa che, nel corso degli anni '80, ha portato alla scoperta dei giacimenti presenti nella zona dell'Agri e dell'Alto Sauro. Nel loro insieme queste due aree della Basilicata costituiscono uno dei maggiori giacimenti on-shore dell'Europa Continentale. Attualmente la produzione media annuale di olio greggio in Val d’Agri è di circa 3,5 milioni di tonnellate11; tale dato permette di attribuire alla Basilicata il primato, in Italia, per produzione di petrolio, che contribuisce per il 6% al fabbisogno energetico nazionale. La presenza di 39 pozzi estrattivi (di cui 26 in produzione), di un centro per il primo trattamento del greggio estratto e del centro direttivo delle attività di esplorazione e produzione dell’Italia Meridionale di ENI (DI.ME) determina nell’area una movimentazione clienti che risulta essere di gran lunga superiore a quella generata dal turismo leisure. Il turismo business, quindi, rappresenta per la Val d’Agri la prima motivazione di soggiorno: la clientela delle strutture ricettive è composta, infatti, per il 46% da turisti di lavoro, quasi interamente impiegati nel settore estrattivo, per l’11% da turisti montani e per il 43% da altri turisti (si tratta soprattutto di Visit Friend and Relatives, associabili al turismo di ritorno, e di turisti mossi dalle sagre e dalle altre feste locali). 12 La segmentazione dei turisti di lavoro è maggiormente sbilanciata nel comparto alberghiero, all’interno del quale circa il 70% presenta una componente business prevalente. Graf. 1 – Strutture ricettive con business prevalente e strutture ricettive con business non preva lente.
Ci si trova quindi di fronte a una destinazione che nonostante le rilevanti risorse a disposizione deve gran parte della sua notorietà (e quindi affluenza) alla movimentazione dei lavoratori; per lo più di operai (65%), impiegati (20%) e quadri-dirigenti (15%). L’elevata percentuale di lavoratori con mansioni non dirigenziali caratterizzati da una permanenza media piuttosto elevata, capacità di spesa inferiore rispetto alle tendenze generali proprie dei turisti business, richiesta di servizi di 11 12
http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/produzione/pluriennale/dettaglio.asp?cod=932&min=O De Filippo M.,Mingotto E., Montaguti F., Percoco A., Per un assessment concreto delle potenzialità turistiche di un’area protetta, paper presentato alla “XXXIV Conferenza Italiana di Scienze Regionali”, Palermo, 2013.
base non necessariamente di qualità e una maggiore stanzialità (causata anche dalle caratteristiche e dai carichi di lavoro usuranti) rendono la movimentazione business e gli impatti sul territorio ad essa connessi in parte divergenti da ciò che la letteratura sul tema (Davidson e Cope 2002, Roger 2003) descrive, ponendosi in alcuni casi in contrasto con lo sviluppo e il miglioramento del sistema turistico locale e compromettendo il naturale processo di ammodernamento che invece caratterizza il settore.
4. L’evoluzione del sistema turistico e l’intervento dell’attività estrattiva: la “degenerazione” della pianificazione turistica locale. La Val d’Agri si propone, quindi, all’attenzione degli studiosi poiché territorio entro il quale la componente turistica e quella industriale si sono, ad un certo punto della vita della destinazione, incrociate e sovrapposte attivando impatti del tutto inediti e originali e determinando un sostanziale cambiamento di rotta nelle politiche di pianificazione turistica dell’area. A partire dagli anni ‘80 la Val d’Agri ha iniziato ad organizzarsi in “territorio turistico” al fine di rispondere alle esigenze di una domanda sempre più in crescita ma che fino ad allora aveva fruito del risorse dell’area in modo fugace e quasi del tutto autonomo. La destinazione, nella sua fase di avvio, è stata quindi meta di escursionisti provenienti principalmente dai bacini limitrofi che, per sopperire alla carenza di un’offerta strutturata, si imbattevano in itinerari di viaggio quasi totalmente autoprodotti. La volontà di razionalizzare, qualificare e sviluppare l’attività turistica ha spinto il settore pubblico e i privati a potenziare una serie di servizi a supporto del turismo, tra cui il sistema di accoglienza 13 e alcune infrastrutture di base (stazioni turistiche invernali e relativi impianti di risalita, piscine comunali, laghi artificiali per la pesca sportiva ecc.). L’assenza di una chiara e condivisa pianificazione turistica della Val d’Agri ha limitato l’efficacia di tali interventi che, in alcuni casi, si sono risolti in mere azioni speculative. In questo contesto turistico, che potremmo definire ancora in una fase embrionale, si è inserito, a partire dagli anni ’90, l’avvio della campagna di coltivazione di idrocarburi su larga scala e la costruzione del Centro Olio per il primo trattamento del greggio, di cui sono titolari le multinazionali ENI e Shell Italia. L’implementarsi del distretto mono - industriale del petrolio, che ha visto un certo numero di imprese del medesimo settore produttivo localizzarsi in uno stesso luogo per poter sfruttare la contiguità territoriale come mezzo per intrecciare scambi o relazioni (Rullani, 2001, p.6), ha determinato uno scardinamento dei vecchi asset territoriali e attivato logiche di sviluppo inedite. Nel corso degli anni, sul piano turistico, l’attività estrattiva si è configurata come determinante nell’evoluzione strutturale della destinazione. In particolare, la vicenda petrolio ha modificato e indebolito sia la percezione delle potenzialità territoriali, sia il processo di pianificazione turistica dell’area. Lo stato di benessere generato da una crescente domanda turistica di lavoro, garantita da uno dei più grandi poli petroliferi d’Italia, ha modificato, infatti, la propensione dei gestori verso la pianificazione turistica e la loro disponibilità a investire in tale settore, trasformando molte delle strutture presenti in Val d’Agri in alloggi per trasferisti. Molto bassa è infatti la quota di alberghi investment oriented poiché, da un lato il recupero dell’investimento comprometterebbe la competitività della struttura, dall’altro il miglioramento dell’offerta –non solo ricettiva- non risulta un
13 Alla fine degli anni ’90 il numero di posti letto era pari a 1369 unità. Fonte: APT Basilicata, dati statistici sulla consistenza ricettiva- serie storica. http://www.aptbasilicata.it/fileadmin/uploads/Statistiche/Statistica_2012/Comp_AREA7_cons.pdf.
bisogno espresso dalla clientela della Val d’Agri, caratterizzata prevalentemente da maestranze e operai. Graf. 2 – Distribuzione presenze categorie lavorative per comparto alberghiero ed extra-alberghiero
Il sistema appare oggi, grazie alla presenza dei turisti di lavoro, economicamente solido e molto sviluppato ma in termini strategici e di sviluppo, fortemente alterato e nel complesso indebolito. La garanzia di costanti e, in alcuni casi, crescenti flussi di lavoratori, infatti, ha causato una scarsa propensione degli attori economici ad agire in rete, a strutturarsi in forma consortile e a compiere attività significative di promozione e animazione del territorio. Gli effetti di tale fenomeno, inoltre, hanno avuto, importanti ripercussioni sugli altri segmenti turistici presenti nell’area e sull’offerta loro proposta. Le strutture ricettive con una forte componente business, condizionate dalle dinamiche che caratterizzano questo settore, ovvero la presenza di convenzioni annuali che impongono camere riservate per lunghi periodi e politiche di prezzo al ribasso che causano il deterioramento della qualità dei servizi, in taluni casi, limitano l’offerta di posti letto al turista di tipo leisure e così acuiscono la monocultura turistica business. Allo stato attuale nelle strutture alberghiere, connotate dalla forte presenza di trasfertisti, la propensione ad ospitare turisti per vacanza è spesso bassa. Il turismo leisure, legato in particolare alla fruizione delle risorse naturalistiche dell’area (gran parte del territorio è inserito nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano) e alla scoperta delle sue specificità storico-culturali ed enogastronomiche, si presenta quindi come un settore poco curato, del tutto opzionale e vissuto come second best, alternativo rispetto alla formula prevalente. Occorre precisare, tuttavia, che le dinamiche del comparto alberghiero e quelle dell’extraalberghiero sono differenti. Quest’ultimo, infatti, meno coinvolto dai flussi di lavoro, mostra una più
alta propensione all’investimento e una maggiore disponibilità a fare rete e interagire con altri operatori anche al fine di potenziare i servizi e l’offerta leisure. La propensione all’investimento per il comparto alberghiero rimane bassa anche se la struttura non ospita prevalentemente turisti business e in taluni casi gli investimenti risultano vincolati alla emanazione di nuovi bandi di finanziamento. Graf. 3 - Propensione all'investimento per comparto alberghiero ed extra-alberghiero
5. Il comportamento di spesa e i consumi turistici dei trasferisti: l’impatto economico generato L’industria del turismo, con l’ampio indotto che muove, ha valore di impatto economico di grandissimo rilievo, ed arriva a costituire una delle voci più importanti di incremento del PIL di una Nazione e a determinare altresì lo stato di benessere di molte comunità locali. L’attività turistica costituisce un tipo di risorsa di particolare valenza proprio in virtù del fatto che utilizzando una pluralità di beni materiali e immateriali garantisce una distribuzione del reddito su più livelli. Secondo la letteratura (Costabile, 2001) le modalità con cui un territorio è in grado di attivare comportamenti di consumo ad alto livello di soddisfazione per il turista sono influenzate sia dalle tipologie di segmenti attratti sia dalle politiche di marketing poste in essere che dai prodotti turistici offerti. Il prodotto turistico è il risultato dell’attività cognitiva del turista che, scelta un’area per trascorrervi parte del proprio tempo, seleziona le diverse componenti dell’offerta da includere nella propria esperienza e indirizza, conseguentemente, i propri comportamenti di spesa 14. Il comportamento di consumo del turista si traduce generalmente in comportamenti di spesa che contribuiscono ad aumentare il livello di ricchezza dell’area. Nonostante il contenimento delle spese sostenute dall’azienda per le trasferte rappresenti ormai una prerogativa dei viaggi d'affari, il segmento business continua ad essere, tra le varie tipologie di turismo, quello caratterizzato dal più elevato comportamento di spesa.
14 Rispoli M., Tamma M., Risposte strategiche alla complessità: le forme di offerta dei prodotti alberghieri, Torino, Giappichelli, 1995.
I servizi che un turista business utilizza prioritariamente e che quindi offrono alla destinazione un potenziale economico molto elevato sono quelli di base, legati al trasporto, al pernottamento e alla ristorazione. Nel trasporto rientrano i costi per il noleggio delle automobili, per i biglietti ferroviari o di altri trasporti pubblici, le spese per i taxi. I pernottamenti avvengono quasi esclusivamente in strutture alberghiere di categoria medio-alta che solitamente offrono tariffe agevolate e/o effettuano convenzioni con le aziende di origine del lavoratore. La ristorazione può essere tra i servizi interni all'hotel, spesso però il pasto è effettuato all'esterno, proprio perché i pranzi o le cene possono essere parte integrante dell’attività lavorativa da seguire durante la trasferta. Il territorio può offrire, inoltre, una serie di iniziative che offrono al turista di lavoro occasioni per conoscere meglio la destinazione e usufruire di servizi e attrazioni solitamente riservate al settore leisure che garantiscono una moltiplicazione delle voci di spesa dei trasfertisti e conseguentemente un maggiore beneficio economico per il territorio. Nell’ambito della Val d’Agri, la spesa media giornaliera generata sul territorio dal segmento business ammonta per il 2013 a circa 94 euro e si distribuisce in differenti settori economici; tuttavia circa il 78% delle spese giornaliere è ascrivibile al settore ricettività e ristorazione, percentuale che da quanto emerge da alcune indagini sul tema risulta del tutto in linea con altre realtà nazionali.15 Tabella 1. Spesa turistica media giornaliera segmento business Ricettività
Ristorazione
Mobilità
49,1
25
6
Spesa turistica media
Visite Culturali
0,26
Escursioni
Shopping
0,05
1,7
Altre spese
Totale spesa
11,7
93,8
Se si considerano le circa 70.000 presenze business che si stima abbiamo pernottato nel 2013 in Val d’Agri, si arriva ad affermare che la spesa turistica totale originata sul territorio nel 2013 è stata pari a 7 milioni di euro. Complessivamente tale flusso economico ha interessato oltre al settore della ristorazione e della ricettività, anche quello del commercio e dell’intermediazione immobiliare. Tabella 2. Spesa turistica generata sul territorio Setore
Valore spesa
Commercio, manutenzione e riparazione di veicoli a motore e motocicli Commercio al dettaglio Alberghi e ristoranti Attività ausiliarie dei trasporti, agenzie di viaggio Attività di servizi immobiliari Attività ricreative, culturali e sportive Altri servizi Totale
457.978 568.691 5.836.403 3.686 229.811 68.476 17.071 7.182.115
Questa spesa è stata generata sul territorio dalle differenti tipologie di turisti business (operai, impiegati, dirigenti) presenti in Val d’Agri, alle quali sono attribuibili specifiche preferenze di consumo. Dall’analisi di dettaglio sui dati emerge,infatti, come il 100% della spesa dichiarata per 15 Per Milano la trasferta media è 512 euro ed il 76 per cento è rappresentato da vitto ed alloggio (Camera di commercio di Milano-Lab MiM); il turista business in visita a Genova spende 239.3 euro e circa l’80 per cento è dedicato alla ricettività ed alla ristorazione (indagine sull’impatto economico dei turismi a Genova e provincia, Confindustria, Cerst)
escursioni turistiche sia sostenuta dagli impiegati, mentre la gran parte della spesa sostenuta per artigianato e shopping sia associata agli operai. I dirigenti, invece, sono quelli che presentano una propensione alla spesa molto più uniforme rispetto a tutte le categorie analizzate, ad eccezione delle spese sostenute per l’intrattenimento (frequentazioni di festival, cinema, partecipazione a concerti) che per il 90% sono sostenute proprio dalla classe dirigenziale. Questi dati confermano la specificità del fenomeno business in Val d’Agri: più della metà dei turisti di lavoro presenti in questo territorio sono infatti operai che quindi necessitano di pochi servizi connessi al turismo e alle attività di intrattenimento e che invece richiedono prioritariamente servizi legati al commercio e alla gestione della quotidianità. Utilizzando il valore di spesa per settore economico, si è stimato, infine, l'indotto diretto e indiretto generato sul territorio lucano in termini di ricchezza prodotta per ogni euro speso dal turista business. Tabella 3 - Indotto generato Totale Basilicata Totale resto d’Italia Totale
Spesa (mln Euro) 7,18 0,00
Effetto diretto (mln Euro) 6,01 0,65
Effetto diretto ed indiretto (mln Euro) 8,54 3,15
7,18
6,66
11,68
Come abbiamo visto, la spesa effettuata direttamente sul territorio, riconducibile al turismo di lavoro, ammonta per il 2013 a circa 7 milioni di euro. L’effetto diretto e indiretto prodotto sul territorio, ovvero la ricchezza immessa nel sistema economico è, invece, quantificabile in 11,68 milioni di euro. In altri termini ogni euro che il turista business spende in Valle genera 1,62 euro sul territorio. Questo dato comprende sia la ricchezza diretta generata (cioè la spesa diretta) sia l'effetto indiretto derivante dalla catena della struttura produttiva. Un euro viene speso direttamente in un’attività per poi essere speso “a cascata” in altre attività ad essa collegate generando quindi effetti moltiplicatori. Quanto fino ad ora esposto mostra in modo evidente il peso che i flussi dei turisti di lavoro hanno non solo nel settore turistico ma, in generale, nel contesto economico locale che dispone di un settore terziario molto più vivace delle altre aree limitrofe e che, come rilevato da recenti indagini (Unioncamere, 2012), ha subito solo parzialmente l’effetto negativo della congiuntura economica degli ultimi anni.
6. I flussi business tra minacce e opportunità. Il turismo di lavoro come opportunità di sviluppo turistico per le aree interne della Basilicata. Come precedentemente esposto, il turismo business si sviluppa quasi esclusivamente in aree caratterizzate da un significativo dinamismo economico legato in particolare al settore industriale e artigianale ed è un fenomeno che può creare nuove opportunità di crescita ma può essere anche causa di processi non sostenibili di sviluppo. Se governato correttamente il turismo d’affari ha importanti effetti positivi sulla destinazione: maggiore spesa sul territorio e quindi attivazione di processi moltiplicativi, ma anche migliori performance delle aziende operanti nel settore turistico che possono contare su flussi costanti, anche in periodi turisticamente non rilevanti. La presenza di turisti business, solitamente con
bisogni e aspettative più elevati di quelli dei tradizionali turisti leisure, fornisce alla destinazione opportunità e input per il miglioramento degli standard qualitativi dei propri servizi o per l’attivazione di nuove prestazioni che generalmente i turisti leisure non richiedono, ma che possono risultare di gradimento anche per questi ultimi. Si tratta di effetti che, tuttavia, non trovano riscontro in modo sistematico. Il caso della Val d’Agri, area estrattiva nell’entroterra della Basilicata interessata, da più di un decennio, da una consistente movimentazione di turisti di lavoro, permette di mettere in luce in modo analitico le grandi opportunità che questo settore può garantire ma anche le minacce e le distorsioni che il turismo di lavoro può causare all’interno di una destinazione priva di una ben definita pianificazione turistica. A differenza delle tendenze generali, infatti, il sistema turistico della Val d’Agri e in particolare il settore della ricettività beneficia solo marginalmente dei vantaggi precedentemente esposti. Se da un lato la presenza stabile di trasferisti nell’area garantisce importanti tassi di occupazione delle camere che si riflettono positivamente sull’occupazione della manodopera locale, dall’altro alcune dinamiche insite nella contrattazione tra operatori della ricettività e aziende che operano sul territorio (convenzioni annuali, vuoto per pieno, politiche di prezzo al ribasso) si concretizzano, di fatto, come disincentivi all’investimento per la qualificazione dell’offerta. Molto bassa è infatti la quota di alberghi investment oriented poiché, da un lato il recupero dell’investimento comprometterebbe la competitività della struttura, dall’altro il miglioramento dell’offerta –non solo ricettiva- non risulta un bisogno espresso dalla clientela della Val d’Agri, caratterizzata prevalentemente da maestranze e operai. A questo effetto occorre aggiungere anche una scarsa propensione a ospitare i turisti leisure da parte di alcune strutture ricettive già “impegnate” con la domanda business, anche in mancanza di effettive presenze di trasfertisti. Si verifica, quindi, un rifiuto verso arrivi leisure certi a fronte di ipotetici pernottamenti business. Tutto questo ovviamente crea pericolose distrorsioni del mercato e causa una perdita di competitività del sistema turistico della Val d’Agri disincentivandone la visita. I dati relativi alla spesa dei turisti business e l’effetto moltiplicatore a questa connessa, dall’altro lato, mettono in evidenza la portata economica del fenomeno che si stima abbia attivato nel 2013, nella Valle, circa 12 milioni di euro. Si tratta di cifre importanti in quanto riferite a un contesto turistico ancora giovane, e che confermano la rilevanza del settore business per la destinazione Val d’Agri. Se da un lato quindi la monocultura turistica business rischia di avviare un processo di sviluppo della destinazione insostenibile in quanto basato esclusivamente su un’attività industriale esogena al territorio, dall’altro non si può ipotizzare una crescita, non solo turistica, dell’area che non tenga conto dell’importante flusso economico generato da questo particolare target. E’ chiaro che il processo di sviluppo, quasi autonomo, che la componente business ha avuto in Val d’Agri fino a questo momento non può proseguire se non attraverso un’opportuna e corretta pianificazione che tenga in debito conto anche delle distorsioni e degli impatti negativi che questa può indurre sul sistema turistico locale. Due sono gli ambiti su cui occorre orientare gli interventi: da un lato un miglioramento qualiquantitativo dell’offerta per i turisti business (in modo da massimizzare i profitti e la soddisfazione dei clienti) e, dall’altro, un potenziamento dell’attrattività della destinazione anche per gli altri target turistici che in questo territorio possono trovare soddisfatte molte delle loro aspettative di relax, di svago e di autenticità. Il miglioramento in termini di quantità delle attrazioni e di qualità dei servizi per il segmento business può avere impatti positivi anche sulla notorietà della destinazione. Diverse indagini hanno dimostrato, infatti, come la conoscenza di una località durante un viaggio di lavoro
favorisce la visita della stessa anche per finalità turistiche (spesso assieme ai propri familiari) 16. Ciò è confermato anche in Val d’Agri: il 34% del campione ha portato in Valle famiglia ed amici, oltre il 60% ne parla in termini positivi e l’80% di chi, per mancanza di tempo libero, non si è fatto raggiungere dalla famiglia o dagli amici, potenzialmente sarebbe disposto a farlo. Questa capacità moltiplicativa potrebbe rappresentare, quindi, un’importante opportunità per lo sviluppo turistico dell’area. Allo stato attuale, tale potenzialità è solo parzialmente colta dal territorio, che non è ancora riuscito a strutturare un’offerta specifica per questo segmento. Nonostante i soggiorni in Val d’Agri siano alquanto lunghi (circa 14 giorni), il turista business generalmente non si mostra propenso a visitare la località nella quale pernotta o a effettuare per motivazioni leisure escursioni nelle aree limitrofe. Solo una minoranza si sposta, durante il proprio tempo libero, sulla costa. Ciò che la letteratura definisce turismo business è dunque, per la Val d’Agri, un fenomeno spesso ridotto alla mera ospitalità ricettiva nei confronti di lavoratori che usufruiscono primariamente dei servizi di base e che, nonostante soggiornino nell’area per periodi piuttosto ampi, mostrano uno scarso orientamento verso le attività leisure. L’indotto economico generato, infatti, risulta connesso principalmente ai servizi di ricettività e ristorazione, mentre per gli altri settori economici le ricadute sono nettamente inferiori. Per concorrere a uno sviluppo durevole e sostenibile del sistema turistico locale, inoltre, è opportuno comprendere che il turismo business rappresenta solo uno dei segmenti a cui gli operatori economici della Valle devono puntare. La presenza di un Parco Nazionale, di caratteristici borghi riqualificati e di risorse enogastronomiche di qualità, rappresentano importanti potenzialità di sviluppo turistico per la Valle, particolarmente ricercate dai turisti leisure di ultima generazione, interessati a un turismo slow, a mete originali ed esperienze turistiche di qualità (Dall'Ara, 2010). L’eccessiva specializzazione dell’offerta verso il segmento business, infatti, rischierebbe di creare un contesto di sviluppo oltremodo dipendente da questa tipologia di turismo, che potrebbe inibire altre forme di promozione del territorio. Si palesa quindi l’unica strada percorribile per la destinazione Val d’Agri: la definizione di una strategia che miri da un lato a mantenere alta la sua attrattività per il settore business e, dall’altro a costruire, forte anche degli introiti che tale segmento garantisce all’area, un’offerta di qualità per lo sviluppo di altri tematismi, maggiormente rispondenti alle caratteristiche e specificità del territorio, che, meno condizionati dalle performance del settore estrattivo/industriale, garantirebbero alla Val d’Agri una maggiore sostenibilità del settore turistico.
16 In particolare, la British Tourism Authority ha condotto una ricerca da cui è emerso che in Gran Bretagna il 40% dei viaggiatori sceglie, per le proprie vacanze con la famiglia, una destinazione che ha visitato in precedenza per motivi di lavoro (Davidson e Cope 2003).
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IL PRESENTE LAVORO E’ STATO PRESENTATO: - al convegno “The complexity of tourism. First colloquium on state of the art of research and
planning” a cura di SiTI, Sapienza Università di Roma e SISTUR, Torino, 2014. Chiarullo L., De Filippo M., Giorgio A., Il turismo business legato al settore estrattivo in Val d’Agri, E’ PARTE DEL: - “Rapporto
sul turismo italiano 2012-2013. XIX Edizione” di VV.,Becheri,Maggiore, Franco Angeli edizioni. Chiarullo L., De Filippo M., Giorgio A., Il TURISMO BUSINESS LEGATO AL SETTORE ESTRATTIVO: OPPORTUNITA’ E MINaCCE PER UN’AREA INTERNA DELLA BASILICATA.