Il turismo business legato al settore estrattivo in Val d’Agri

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February 13th – 14th, 2014 SiTI, Turin

Il turismo business legato al settore estrattivo in Val d’Agri. Livio Chiarullo1, Marcella De Filippo2 , Alice Giorgio3 1 Fondazione Eni Enrico Mattei - Via del Convento 16, 85059 Viggiano (Italy)- livio.chiarullo@feem.it 2 Fondazione Eni Enrico Mattei – Via del Convento 16, 85059 Viggiano (Italy) – marcella.defilippo@feem.it 3 Fondazione Eni Enrico Mattei –Corso Magenta 63, 20123 Milano (Italy) – alice.giorgio@feem.it

Abstract Secondo la definizione data dall’Organizzazione Mondiale del Turismo, l’espressione “business tourism” denota tutte le attività -compresi i comportamenti turistici- di un individuo che viaggia per motivazioni di lavoro e la cui destinazione è un luogo al di fuori del proprio contesto abituale.

Intesi globalmente, gli

affari e il lavoro costituiscono un segmento rilevante e strategico dell'industria turistica mondiale, poiché capace di crescere ad una velocità maggiore rispetto al segmento leisure. In Italia il numero di viaggi d'affari nel 2012 si è attestato sui 29,9 milioni (Osservatorio Business Travel , 2013) , alimentando un mercato strutturalmente e globalmente in espansione. A determinare la domanda di turismo d'affari in una destinazione è il livello di sviluppo economico, la struttura industriale e le relazioni commerciali presenti. In Val d’Agri, area sud occidentale della Basilicata, la presenza di attività di up-stream petrolifero e del Distretto Meridionale di Eni, origina un flusso considerevole di turisti business generando un indotto economico con effetto moltiplicatore in diversi settori dell'economia locale. Si tratta di un fenomeno ambivalente che da un lato attiva economie importanti ma, dall'altro, rischia di influenzare in modo negativo tutto il sistema turistico locale, soffocando le altre tipologie di turismo attualmente ancora in una fase embrionale. Il presente studio si pone l'obiettivo di analizzare nel dettaglio il fenomeno del turismo di lavoro in Val d’Agri,

di stimare-

mediante un'indagine sul campo e applicando una matrice input-output- il ritorno economico originato da questa particolare categoria di turisti e, allo stesso tempo, individuare le possibili strategie per rendere tale tipologia di turismo compatibile con le altre vocazioni turistiche dell'area .


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Keywords: Analisi Input-Output, Spesa turistca, Turismo business, Indoto economico, up-stream petrolifero, Val d’Agri. Abstract According to the World Tourism Organization definition, the expression “business tourism” indicates all the individual activities whose main purpose for a tourism trip corresponds to the business and professional category, when it occurs in a place outside of its usual context. Taken globally, business tourism is an important and strategic segment of the tourism industry worldwide, as it grow at a faster rate than the leisure segment. In Italy the number of business trips during 2012 is about 29.9 million and the market is expected to expand next years. In an area located in the southern Basilicata, Val d’Agri, the presence of Eni Southern District and the up-stream oil activities, produce a considerable flow of business tourists generating an economic multiplier effect in different sectors of the local economy. For the area, this is an ambivalent phenomenon that on one hand, activate the economy of the territory but on the other hand is adversely affecting all the local tourist system, by the destruction of the other types of tourism which are still at their first stage of development. The present study aims to estimate, with the support of a field survey and an input-output approach, the economic return originated from this particular segment of tourists and, at the same time, to identify possible strategies in order to make this type of tourism compatible with other touristic vocations of the area.

Keywords: Business tourism, Input-Output analysis, tourism expenditure, induced economy, up-stream activities, Val d’Agri, Basilicata.


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1.

Turismo di lavoro: definizione e trend Con l’espressione “business tourism” ci si riferisce alle attività di un individuo che viaggia per

motivazioni di lavoro (business) e la cui destinazione è un luogo al di fuori del proprio ambiente abituale (WTO 1998). Un “business visitor” è pertanto colui che intraprende un viaggio, la cui durata è inferiore ad un anno, per uno scopo prevalentemente lavorativo e non ha un rapporto di lavoro con un soggetto/ente originario del luogo visitato(WTO 2010). Il turismo business è un segmento assai rilevante del mercato turistico globale, genera infatti il 24% del PIL mondiale relativo al settore turistico ed ha previsioni di sviluppo positive (+ 3,1% nel 2013 e + 4,1% nel 2023)1. A livello nazionale, secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Business Travel, il volume dei viaggi d’affari si è attestato nel 2013 su 29,9 milioni 2 . Anche in Italia, il mercato degli spostamenti di lavoro è da considerarsi strutturalmente, e globalmente, in espansione 3. Benché il turismo business abbia avviato il suo trend di crescita a partire degli anni ’80, l’esordio del dibattito teorico sull’interazione tra turismo e lavoro, realtà fino ad allora considerate antitetiche, ebbe inizio già nel ventennio precedente. Il teorico Pape, tra i primi a studiare il rapporto tra mobilità e lavoro, coniò nel 1965 il termine “touristry” riferendosi a situazioni occupazionali che comprendono anche comportamenti turistici.4 Cohen, successivamente, chiarì che i viaggiatori work-oriented sono turisti parziali il cui scopo di viaggio rimane primariamente strumentale al lavoro, ma che dedicano parte del proprio tempo libero ad attività tipicamente turistiche 5. L’analisi della letteratura chiarisce la complessità sulla quale poggia tale segmento che, sia sul piano d’offerta che su quello della domanda, si interseca o si sovrappone al turismo leisure. I turisti business infatti diventano essi stessi viaggiatori leisure una volta che la giornata lavorativa è terminata ed usufruiscono degli stessi elementi di offerta dei turisti leisure, sebbene con un’ aggiunta di servizi addizionali che questi ultimi non richiedono. Oltre all’effetto moltiplicativo maggiore rispetto al segmento leisure6, gli spostamenti business solitamente garantiscono al sistema turistico e territoriale altre esternalità positive:

Produce un basso grado di stagionalità nella destinazione (no estate e giorni feriali);

Origina indotto lavorativo (richiede maggiori professionalità)

1 World travel and tourism council (2013)

2 Osservatorio Business Travel (2013) 3 Osservatorio Business Travel (2013) 4 Pape RH. 1965

5 Cohen, E. 1974. 6 La capacità di spesa di un turista business è pari a tre volte quella di un viaggiatore per vacanza (Davidson e Cope, 2002)


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Favorisce l’aumento dei flussi (buona propensione al ritorno per motivazioni leisure anche con famiglia)

Incoraggia gli investimenti interni (giustifica lo sviluppo di infrastrutture delle quali beneficia la comunità)

Sollecita gli investimenti esterni. Il turismo business può produrre d’altro canto effetti negativi quali: il bisogno di sussidi pubblici

per lo sviluppo e la gestione di strutture e servizi adatti; il costo- opportunità della spesa di tali sussidi nel settore turistico invece che in altri settori; le distorsioni derivanti dalla presenza di un numero rilevante di turisti business sul territorio. Nonostante i limiti, il mercato dei viaggi d’affari esercita grande attrattiva sulle destinazioni. Tuttavia la domanda di turismo d’affari è necessariamente subordinata ad aspetti che attengono alla sfera socio-economica di un territorio senza i quali i flussi di lavoro non avrebbero motivo di esistere: dal livello di sviluppo economico, alla struttura industriale e alle relazioni commerciali in esso presente.

1. Il caso studio: il turismo di lavoro in Val d’Agri Una delle peculiarità che caratterizza la Basilicata è la ricchezza di idrocarburi presente nel sottosuolo,il cui sfruttamento ha conosciuto una rapidissima crescita a partire dalla fine degli anni ’90 con l’avvio di una campagna di coltivazione su larga scala e la realizzazione di un impianto di primo trattamento del greggio (COVA)7. La produzione di idrocarburi in Regione deriva prevalentemente dalla concessione Val d’Agri, di cui sono titolari le multinazionali ENI e Shell Italia, che genera mediamente 35 milioni di barili equivalenti di petrolio all’anno e contribuisce per il 6% al fabbisogno energetico nazionale. Dal 2008 in Val d’Agri sono presenti gli uffici del centro direttivo delle attività di esplorazione e produzione dell’Italia Meridionale di eni (DI.ME.), fino ad allora con sede in Abruzzo. Il DIME presenta un organico di 291 dipendenti, di cui 148 provenienti da fuori regione. L’attività estrattiva ha un indotto di 110 aziende (21 con sede nei comuni della Val d’Agri), che danno lavoro a 2.146 unità lavorative, di cui il 69% trasfertisti. La presenza del distretto petrolifero genera pertanto un significativo e costante flusso di forza lavoro esterna, stimabile in circa 1630 unità. Vi è poi un numero non trascurabile di dipendenti che, pur non essendo occupati in maniera continuativa sul territorio, vi soggiornano per brevi periodi o in occasione di eventi produttivi straordinari. Tale fenomeno genera importanti ricadute sul sistema ricettivo della Valle, che presenta una dotazione pari a 1598 posti letto, ripartita per il 72% nel comparto alberghiero, prevalentemente di categoria medio- bassa (il 91% dei letti è in strutture a 1-3 stelle) e per il 28% in settore extra-

7 Le informazioni relative all’attività estrattiva e ai dati sull’occupazione diretta e dell’indotto petrolifero sono tratte da Eni S.p.A., Eni in Basilicata, Local Report 2012 e dal portale https://www.eni.com/eni-basilicata/home.html


in partnership with alberghiero, connotato da una forte presenza di agriturismi nei quail sono distribuiti il 77%dei posti letto del comparto.8 L’area, sottoutilizzata rispetto al suo potenziale competitivo (è il territorio più esteso del Parco Nazionale Appennino Lucano), presenta tuttavia un apprezzabile dinamismo dei flussi. L’analisi dei movimento clienti dell’ultimo quinquennio evidenzia incrementi superiori rispetto alla media regionale (3% arrivi, 0,3% presenze), pari al 4% negli arrivi e al 14% nelle presenze. A questi dati occorre aggiungere forme di “escursionismo di rimbalzo” provenienti dalle aree limitrofe, turisticamente più note e sviluppate. Il turismo business rappresenta per la Valle la prima motivazione di soggiorno; la clientela delle strutture ricettive è composta per il 45,7% da turisti di lavoro, quasi interamente impiegati nel settore estrattivo.9 Nel comparto alberghiero la segmentazione dei turisti è maggiormente sbilanciata verso tale categoria, che esercita un peso di circa l’80% sul totale della domanda. La consistente componente business dà vita ad un consumo turistico del territorio differente rispetto alle tendenze regionali, la destinazione mostra un bacino di utenza non strettamente di prossimità - una quota significativa dei flussi è generata infatti da Abruzzo (18%), Sicilia (9%) e Lombardia ( 7%)- e una scarsa stagionalità dei flussi. La presenza di questo segmento è tanto rilevante da condizionare anche il mercato turistico regionale. Il consuntivo del 2012 sulla movimentazione clienti in Basilicata, ad esempio, è stato fortemente penalizzato dalla contrazione dei flussi destinati alla Val d’Agri, che ha prodotto circa 19 mila pernottamenti in meno rispetto all’anno precedente 10.

Attualmente sono in fase di avvio i lavori per l’ampliamento del COVA, associato ad un aumento della produzione del greggio. La durata dei lavori di esecuzione della quinta linea è stimata in circa 20 mesi e richiederà un aumento della forza lavoro, con ricadute occupazionali sia a livello locale che extraterritoriale11. Un incremento dei flussi potrebbe derivare poi dalla implementazione di un secondo centro olio di trattamento del greggio in un’area prossima alla Val d’Agri, denominata Alto Sauro, che presenta una limitata capacità ricettiva; tali flussi potrebbe perciò rappresentare un ulteriore potenziale di utenza per la Valle.

8 FONTE: dati statistici APT Basilicata- area territoriale Val d’Agri, anno di riferimento 2012 9 Indagine FEEM- CISET 2013 http://www.grupposervizioambiente.it/aisre_sito/doc/papers/De%20Filippo.pdf 10 Centro Studi Unioncamere Basilicata, 2013. Nel 2011 l’eni ha dato avvio ai lavori di manutenzione del Centro Oli iniziati il 18 maggio e durati 23 giorni che hanno generato un picco di 18.381 presenze(rif. Maggio- dati statistici Apt Basilicata).

11 http://www.eni.com/eni-basilicata/attivita/programmi-sviluppo/programmi-sviluppo.shtml


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2. Metodologia Il movimento turistico registrato in Val d’Agri è fortemente influenzato dal segmento turistico business, ricollegabile alla presenza nell’area del distretto petrolifero di eni. Date queste premesse il presente studio analizza gli impatti che la presenza di tali flussi produce sul territorio. Lo scopo è quello di fornire un'analisi scientifica del fenomeno e delle sue ripercussioni sul turismo e sull'economia locale, approfondendo:

le caratteristiche del fenomeno, al fine di valutarne gli elementi distintivi e di continuità con quanto visto in letteratura;

la portata del fenomeno e gli impatti sul turismo; l’indotto economico originato sul territorio;

il comportamento del turista business e le motivazioni leisure. La ricerca è stata avviata mediante alcune interviste semi strutturate cha hanno coinvolto da un

lato Enti ed Associazioni territoriali legate al settore turistico (APT, Confturismo, Cosorzio Turistico Alta Val d’Agri…) e dall’altro operatori dell’ospitalità, comprese le agenzie immobiliari, presenti nell’area. La traccia dell’intervista semi-strutturata è stata elaborata al fine di indagare le tematiche relative:

 al peso che il turismo business esercita sia sulla movimentazione client dell’area sia sulle atvità dell’intervistato o del soggeto che esso rappresenta.  Alle prospetve di sviluppo del setore.  Ai vantaggi e alle critcità derivat da tali presenze. Sono stati ascoltati il 72%12 dei gestori delle strutture ricettive dell’area e la totalità dei proprietari delle agenzie immobiliari. Le strutture ricettive ascoltate sono distribuite equamente tra il comparto alberghiero ed il comparto extra-alberghiero. Tuttavia, il numero di posti letto è molto sbilanciato sul comparto alberghiero, categoria al quale appartiene l’80% dei posti letto totale. L’indagine ha rivelato che ben il 73% degli operatori della ricettività intervistati è direttamente coinvolto nei flussi business: i turisti di lavoro rappresentano oltre il 60% del totale degli ospiti.

1. Strutture ricettive con business prevalente e strutture ricettive con business non prevalente 12 L’indagine, partita con l’obiettivo di raccogliere il punto di vista della totalità dei gestori delle strutture ricettive della Valle, ha avuto come limite principale il periodo di somministrazione- ottobre-dicembre- quando alcuni esercizi, con apertura stagionale, risultavano chiusi. 3 delle strutture, invece, non hanno dato il loro consenso all’intervista.


in partnership with L’indagine si è concentrata anche sull’analisi del mercato immobiliare, con un focus specifico sul mercato della locazione. Sono state ascoltate, quali testimoni privilegiati, la totalità delle agenzie immobiliari presenti in Val d’Agri. La percentuale media di clienti appartenenti alla categoria business è del 40 per cento, distribuita nelle agenzie come in Figura .

2. Agenzie immobiliari. Percentuale di clienti business sul totale dei clienti Parallelamente, per investigare i bisogni e il comportamento dei viaggiatori business presenti e l’indotto economico originato sul territorio è stato somministrato un questionario a 100 trasfertisti scelti mediante un campionamento per quote a partire dalla variabile dell’inquadramento professionale. Il questionario strutturato in 20 domande è suddiviso in quattro sezioni, ognuna con un obiettivo specifico:

La prima consente di definire il profilo anagrafico dell’intervistato: età, provenienza, livello culturale e professionale.

La seconda di conoscere le voci di spesa dei trasferisti durante il soggiorno.

La terza di analizzare il comportamento di vacanza, le aspettative e la propensione al leisure.

La quarta di sondare le opinioni sul sistema turistico locale e sull’impatto del turismo business nell’area.

Il quadro relativo ai turisti business presenti in Val d’Agri evidenzia che:

l’età media è di 38 anni e la categorie più rappresentate sono quelle 20-35 (39%)

proviene prevalentemente dalla regione Abruzzo (32%), Sicilia (20%), Campania (12%), Lombardia (10%). Ciò è giustificato da una maggiore formazione e specializzazione nel settore estrattiva in regioni che condividono con la Basilicata la presenza di attività connesse all’ambito petrolifero. Le categorie professionali del campione sono distribuite seguendo le stesse quote della popolazione (come da censimento strutture ricettive). Il 60% è rappresentato da operai, il 30% da impiegati ed il restante 10% da quadri e dirigenti. Il 75% degli operai proviene da Sicilia e Abruzzo, il 60% degli impiegati da Campania, Sicilia e Puglia, e il 60% dei dirigenti proviene dalla Lombardia. Il titolo di studio è generalmente medio-alto: 60% diplomati e 24% laureati.

Il soggiorno medio del campione è di 14 giorni. Per il poco tempo a disposizione e la mancata pubblicizzazione di iniziative e risorse turistiche in media non si spostano dalle strutture nel tempo libero e frequentano spesso luoghi al di fuori della Val d’Agri (Matera, Costa Jonica) e fuori regione (Vallo di Diano) con finalità di relax e divertimento. Infine, solo il 26% del campione ha deciso di portare la famiglia in Val d’Agri.

le voci di spesa principali ricadono sui servizi di base (ospitalità e ristorazione) che rappresentano il 75% della spesa turistica totale, rimborsata per il 70% dei casi dall’azienda. Le altre voci di spesa sono il carburante (6%) e la spesa per divertimento (bar, locali, discoteche) con un 4% e le spese di carattere quotidiano come caffè, giornali e sigarette (3%).


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Il 67% del campione parla in termini positivi dell’area (buoni o ottimi), ma ritengono tuttavia che il sistema turistico sia carente, le risorse turistiche non valorizzate adeguatamente e la zona difficile da raggiungere;

Il 56% degli intervistati ritiene che il fenomeno del turismo di lavoro sia rilevante per l’economia del territorio

3. Discussione dei risultati L’avvio dell’attività estrattiva ha causato molteplici mutamenti dell’equilibrio sociale e territoriale preesistente è si è configurata, quindi, come determinante nell’evoluzione strutturale della destinazione Val d’Agri. Da un punto di vista turistico, in particolare,

la vicenda petrolio ha di fatto modificato la

percezione delle potenzialità e ha rallentato e indebolito il processo di pianificazione turistica dell’area. Qualche decennio prima dell’avvento delle attività estrattive la Val d’Agri aveva iniziato ad organizzarsi in “territorio turistico”. La volontà di razionalizzare, qualificare e sviluppare l’attività turistica spinse il settore pubblico e i privati a potenziare una serie di servizi a supporto del turismo, tra cui il sistema d’accoglienza e alcune infrastrutture di base. La disponibilità di capitali pubblici per l’ampiamento del sistema ricettivo locale premise alla Val d’Agri di dotarsi di un consistente numero di letti, che alla fine degli anni ’90 ammontava a 1369 unità. 13 La realizzazione di queste strutture fu vissuta, tuttavia, come un evento puramente speculativo e, come tale, non ebbe alcun effetto sullo sviluppo del settore turistico dell’area. In questo vuoto, prodotto dall’assenza di una politica e di un piano per il turismo, l’avvio dell’attività estrattiva diede una risposta economica immediata agli albergatori. Lo stato di benessere generato da una crescente domanda turistica di lavoro, garantita da uno dei più grandi poli petroliferi d’Italia, ha finito per allentare ulteriormente l’attitudine dei gestori a fare turismo e la loro capacità di sperimentazione ed ha trasformato molte delle strutture presenti in Valle in pensionati per trasferisti. 13 APT Basilicata , dati statistici sulla consistenza ricettiva- serie storica.


in partnership with Il sistema, oggi, appare alterato e nel complesso indebolito, a causa anche di un sempre maggiore immobilismo degli operatori: “Non partecipano più alle fiere, non sono più presenti in forma consortile, non fanno attività di promozione e animazione significativa. Non c’è un protagonismo nel costruire sistemi turistici locali” (APT). Lo scarso interesse degli operatori verso la pianificazione turistica del territorio è rimasto tale anche dopo l’ingresso di nuovi player, come il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano istituito nel 2007, e nonostante l’implementazione di nuovi strumenti di pianificazione turistica messi in campo dalla regione, tra il 2007 e il 2013, volti ad incentivare il partenariato e la costruzione di reti tra attori locali (PIOT). Gli operatori, infatti, non hanno avuto la capacità né di valorizzare il vero punto di forza del territorio insito nella relazione specifica tra piccole comunità, le tradizioni e natura,

di sfruttare

pienamente la risorsa estrattiva, creando ad esempio prodotti ad hoc per i clienti business o per il turismo tecnico-scientifico.

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Le dinamiche insite in tale fenomeno determinano ripercussioni sugli altri segmenti turistici presenti nell’area e sull’offerta turistica loro proposta. Le strutture ricettive con un forte componente business, condizionate dalle dinamiche che caratterizzano questo settore (convenzioni annuali, vuoto per pieno, politiche di prezzo al ribasso), in taluni casi, limitano l’esercizio dell’attività turistica ad altri clienti: “La presenza di questi ospiti ha condizionato tutto. Prima da settembre a novembre avevamo turisti per la raccolta di funghi. Ora siamo “impossibilitati” ad ospitarli poiché dobbiamo garantire sempre la disponibilità di posti letto per i trasferisti”. (Struttura Ricettiva Business). Accanto all’immobilismo delle strutture alberghiere, tuttavia, si registra un forte dinamismo degli esercizi extra-alberghieri dell’area, meno coinvolti dal turismo business, con una maggiore propensione all’investimento e una migliore capacità di fare rete e proporre offerte.

3. Propensione all'investimento e alla creazione di network per le strutture ricettive alberghiere ed extra-alberghiere Queste le informazioni ottenute dall’indagine sulle strutture ricettive dell’area, ma a partecipare dell’indotto generato da tale fenomeno sono anche le agenzie immobiliari. I risultati delle interviste semistrutturate loro sottoposte dimostrano infatti che, la presenza di lavoratori provenienti da fuori Regione ha attivato sul territorio un mercato dei contratti di locazione molto ricco sia in termini di attori coinvolti 15 (agenzie immobiliari, privati, agenzie di servizio di rilocazione) che in termini di redditività. Il trend nella richiesta di unità abitative, negli anni costantemente positivo, ha incrementato investimenti nel settore immobiliare.

Tuttavia, il mercato, così com’è configurato oggi, è per lo più speculativo e spesso

distorsivo. Ha infatti creato un aumento dei prezzi per il 70% dei casi ed ha determinato per il 30% delle agenzie un orientamento delle scelte strategiche solo verso il comparto business.

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l’effetto di tale “compromissione”del mercato turistico è riscontrabile anche nella sempre minore propensione agli investimenti da parte degli operatori. Molto bassa è infatti la quota di alberghi investment oriented poiché, da un lato il recupero dell’investimento comprometterebbe la competitività della struttura, dall’altro il miglioramento dell’offerta –non solo ricettiva- non risulta un bisogno espresso dalla clientela della Val d’Agri, caratterizzata prevalentemente da maestranze e operai specializzati. 15 5 su 6 delle agenzie presenti in Val d’Agri ha clienti appartenenti a questa categoria.


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Conclusioni

L’analisi fin qui presentata ha messo in evidenza i limiti e le minacce che la presenza del turismo business in Val d’Agri può avere sul sistema turistico locale.

Il processo metodologico ha permesso di ottenere

interessanti elementi per valutare nel suo complesso un fenomeno che, pur vivendo una fase di protagonismo nel sistema turistico della Valle, fino ad ora non aveva intercettato l’interesse della comunità scientifica. Tale analisi deve essere, tuttavia, completata da altre considerazioni che permettono di inquadrare nel dettaglio il fenomeno e i reali impatti, non solo economici, che esso genera in Val d’Agri. L’opportunità che genera la presenza di un segmento business sul territorio va oltre la mera statistica degli arrivi e delle presenze turistiche nella Valle. Questo flusso genera un beneficio sul territorio perché destagionalizza i flussi, occupando posti letto altrimenti vuoti, attivando un effetto certamente moltiplicativo : la visita di un luogo per motivi di lavoro influenza positivamente la scelta della destinazione per le proprie vacanze 16. Diverse indagini hanno dimostrato che la conoscenza di una località durante un viaggio di lavoro ne favorisce la visita anche in qualità di turisti (spesso assieme ai propri familiari). Ciò è in parte confermato anche dalla nostra indagine, dalla quale è emerso che il 34% del campione ha portato in Valle famiglia ed amici, oltre il 60% ne parla in termini positivi e che l’80% di quelli che non hanno avuto la possibilità di farsi raggiungere dalla famiglia o dagli amici, soprattutto per mancanza di tempo libero, potenzialmente li porterebbe. Questa capacità moltiplicativa potrebbe rappresentare, quindi, un’importante opportunità per lo sviluppo turistico dell’area. Allo stato attuale, tale potenzialità è solo parzialmente colta dal territorio, che non è ancora riuscito a strutturare un’offerta specifica per questo segmento. Dall’indagine sul campo emerge che nonostante soggiorni piuttosto lunghi -circa 14 giorni–, i turisti business non si mostrano molto propensi a svolgere attività leisure, come la visita alla località nella quale pernotta o escursioni in quelle limitrofe. Solo una minoranza si reca durante il proprio tempo libero sulla costa ionica. Ciò che in letteratura è definito turismo business è dunque per la Val d’Agri un’espressione troppo aulica, si tratta infatti di ospitalità ricettiva nei confronti di lavoratori, che usufruiscono primariamente dei servizi di base, che nonostante soggiornino per periodi piuttosto lunghi, mostrano una scarsa propensione alle

16 In particolare, la British Tourism Authority ha condotto una ricerca da cui è emerso che in Gran Bretagna il 40% dei viaggiatori sceglie, per le proprie vacanze con la famiglia, una destinazione che ha visitato in precedenza per motivi di lavoro (Davidson e Cope 2003).


in partnership with attività leisure. L’indotto economico generato risulta, infatti, principalmente connesso ai servizi di ospitalità e ristorazione, per gli altri settori economici le ricadute sono nettamente inferiori. Da quanto fino ad ora detto emerge la necessità di ripensare il sistema di offerta turistica locale, per facilitare l'incontro tra le esigenze espresse dal segmento business che, al momento, riveste il peso maggiore in termini di presenze nell’area e le necessità di sviluppo durevole e sostenibile del sistema turistico locale. È chiaro il bisogno di un posizionamento strategico dell’area in chiave turistica che metta a sistema i due vantaggi competitivi più forti presenti sul territorio: la natura e l’energia per strutturare un’offerta diversificata e di qualità, migliorando il posizionamento anche rispetto alle nuove esigenze della domanda di ospitalità. “Il tema fondamentale è comunque quello di avvertire l’esigenza di capire che il turismo business è uno dei target che loro devono aggredire, come tale appunto vanno sicuramente coltivate monitorate etc, ma se vogliono avere una visione di lungo periodo devono guardare anche ad altri segmenti turistici e quindi progressivamente allinearsi all’altra domanda”. Tuttavia, la costruzione di un’immagine turistica coerente deve essere frutto di un lavoro di programmazione che vede la sua realizzazione in un orizzonte di lungo periodo. Dal momento che i flussi di turisti business non sono destinati a diminuire un utile esercizio per gli operatori turistici della Valle potrebbe essere domandarsi se, oltre ai bisogni primari di cui oggi si servono, i sono portatori di altre categorie di bisogni e fino a che punto il territorio risponde ad essi. In conclusione si può affermare che il turismo business può essere “tanto una disgrazia se subita quanto un’opportunità se cavalcata”.


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