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Nella Ville Lumière

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A Roma

A Roma

OBJET TROU VÉ

Sofisticata, accogliente, con personalità. L’ abitazione parigina dell’ architetto Marco Costanzi è frutto del desiderio di trovare, anche Oltralpe, un luogo da chiamare ‘ casa ’

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testo di Paola Maraone foto di Max Zambelli

In questa foto, il soggiorno della casa di Marco Costanzi a Parigi, dove lavora per riprogettare gli interni della nuova sede di Dior. A parete, un antico paravento giapponese è stato trasformato in mobile contenitore. Pagina accanto, un ritratto dell’ architetto.

Nel living, a destra, poltrone di lana di ispirazione svedese Anni 50. A sinistra, divano di Am.pm a destra del quale, sul tavolino, è poggiata una lampada Lesbo di Angelo Mangiarotti. Sopra il camino, specchio di Flavio Favelli; a terra, tappeto di Sartori.

A sinistra, in bagno, il lavabo in marmo e il mobile sottostante sono su progetto. Rubinetteria Newform. A destra, un ’ altra veduta della zona pranzo, dall’ingresso; a parete, un ’ opera di Andrea Ferrari. Pagina accanto, il cortile interno dell’ abitazione.

Di città in città, inseguendo con gioia un lavoro che è anche una passione e che gli permette di (ri)abitare i luoghi in modo ogni volta diverso. A Imola, dove è nato, Marco Costanzi si era scelto per studio un antico mulino; a Roma ha vissuto in un ’ officina riconvertita, alla Garbatella. “In quel caso Pietro Beccari, all’ epoca CEO di Fendi, mi aveva affidato l’incarico di riprogettare il Palazzo della Civiltà Italiana, detto Colosseo Quadrato, trasformandolo nel quartier generale del brand” , spiega. E sempre Beccari, cui lo lega un rapporto di fiducia e di stima, è tornato a chiedergli di occuparsi degli interior dei nuovi headquarters parigini di Dior, del quale nel frattempo è diventato presidente. Un progetto lungo un triennio, “ un grande lavoro di creatività e logistica. Molto complicato e molto affascinante ” , commenta Costanzi. “Accettato con entusiasmo e con una consapevolezza: la professione spesso ti porta a vedere i luoghi solo superficialmente. Prendi un volo all’ alba, arrivi presto in cantiere, lavori moltissimo e non hai tempo per vivere il posto. Così un giorno per scherzo con mia moglie Francesca, passeggiando nel Marais, ci siamo detti: ‘E se ci trasferissimo qui?’ . Ho cominciato a guardare gli annunci e dopo un anno di ricerca una volta che ero a Parigi di passaggio ho preso di malavoglia appuntamento con un ’ agenzia per vedere una casa le cui foto non mi convincevano. Una vecchia carta da parati a righe, sgraziati pavimenti in ceramica... ma la posizione era fantastica nell’8°Arrondissement, vicino al luogo dove la nuova futura sede di Dior occupa un edificio storico: il primo hotel edificato sugli Champs Elysées, un tempo di proprietà dell’Orient Express. “Ci arrivo a piedi in 15 minuti. Amo questo quartiere borghese, poco fashion, dove la nostra abitazione occupa parte del secondo piano di un edificio classico, ma non iper decorato, affacciata da un lato su una stradina che porta all’Eliseo, dall’ altra su una corte interna dove si respira una quiete straordinaria ” . 50 mq appena, è però quella che i francesi definiscono casa ‘traversante “Un piccolo ingresso che ho mantenuto tale, soggiorno e pranzo sulla sinistra, bagno e camera sulla destra. La doppia esposizione la valorizza, come le 12 finestre che la inondano di luce, anche troppa, al punto che abbiamo dovuto chiuderne due ” . Gli stucchi ai soffitti sono un altro dettaglio prezioso, come il camino ottocentesco in pietra e il parquet originale in una stanza. “Il resto l’ho eliminato, sostituendolo con un vecchio pavimento francese recuperato anni fa, e tenuto da parte in un deposito ” ; in cucina e in bagno, invece, il piede si poggia su un marmo scuro dalle striature bianche. Quanto agli arredi, sono un mix di buon design, di mobili disegnati da Costanzi e memorabilia “ scovati con Francesca nei mercati delle pulci, in viaggio, e portati fin qui” . Anche il più autentico dei globetrotter ama sostare in un luogo chiamato casa. Tanto più se a lambire le finestre della stanza da letto sono le foglie di un grande faggio e al mattino, evento raro in città, a darti la sveglia sono i trilli degli uccellini.

In camera, letto di Maxitalia; a parete, opera di Francesca Pasquali. Pagina accanto, a sinistra, nella zona pranzo, tavolo su progetto e sedie Anni 60 di Gastone Rinaldi, rivestite con tessuti Dedar. Sospesa, lampada Candela di Vals di Viabizzuno. A destra, dettaglio della scala dell’ edificio.

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