Astralia

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3tre L’auteur, dans son œuvre, doit être comme Dieu dans l’univers, présent partout, et visible nulle part

Gustave Flaubert


7sette Gruppo Astrofili Collecchio di Giovanna Bragadini Per realizzare il volume Astralia, il gruppo B’us ha utilizzato le immagini del Gruppo Astrofili Collecchio, cerchia di appassionati che ruota intorno alla figura di Alberto Zinelli, cultore di astronomia dal 1971 e già fulcro di un precedente gruppo parmense. Pochi ma buoni i membri, una decina in tutto; attività principale, la fotografia astronomica, più qualche iniziativa per il pubblico organizzata di recente. Il primo scopo degli astrofili collecchiesi è dunque fotografare, una passione premiata da ottimi risultati nei concorsi ai quali hanno partecipato: per fare qualche esempio, arrivano primi nel 1988 al concorso nazionale Città di Forlì e primi nel 1996 al concorso nazionale di Lumezzane (Brescia) intitolato «Le mille facce della luna»; nel 1997 fanno l’en plein a Rocca Priora (Roma) aggiudicandosi sia il primo premio in due sezioni, colore e bianco e nero, sia il secondo posto. Oggi i membri più giovani tengono alto il nome del gruppo, con risultati lusinghieri, come un terzo posto conquistato nel 2008 al concorso nazionale sul profondo cielo dell’Unione Astrofili Italiani. Sfruttando al massimo le poche occasioni che si presentano per ottenere buone immagini, gli astrofili spaziano fra i soggetti; le condizioni ideali per fotografare si verificano, infatti, solo dieci o quindici volte nell’arco di un anno, la media d’immagini “valide” ottenibili va da sette a dieci: differenziare i soggetti significa ampliare le possibilità. L’attrezzatura comprende rifrattori apocromatici, al top della gamma sia per le riprese di profondo cielo sia per i pianeti e la luna, telescopi a specchio di grossa apertura, apparecchi fotografici normali con angolo di campo molto ampio – adatti a riprendere, per esempio, la Via Lattea – o pellicole ipersensibilizzate in un gas speciale; alla moderna fotografia digitale si affianca talvolta la tradizionale pellicola, impiegata con profitto (lo testimonia un premio vinto nel 2008). Ma l’obbiettivo del Gruppo Astrofili Collecchio non è vincere concorsi bensì ottenere immagini di alta qualità professionale: migliorare sempre e avvicinarsi il più possibile alla perfezione è lo scopo che li spinge ad affrontare situazioni ambientali difficili e investimenti elevati. Al di là dei dati tecnici c’è il “fattore umano”: il piacere di stare in gruppo, la coesione nata dalle difficoltà affrontate insieme – come una nottata di gelo per immortalare una cometa o un lungo viaggio per “catturare” un’eclissi. E ancora più in là c’è lo spirito, con le sue eterne domande: «l’astronomia non tocca la vita quotidiana ma ha molte implicazioni filosofiche, ci aiuta a essere umili», ammettono gli astrofili, e ricordano Platone quando afferma «l’astronomia costringe l’anima a guardare oltre e ci conduce da un mondo a un altro». La ricerca non risponde alle domande, ne crea di nuove: telescopi sempre più potenti non fanno che spostare sempre più lontano l’origine dell’Universo. E allora possiamo solo scrutare il cielo, lasciandoci catturare dall’inquietante bellezza del cosmo.


Perché ci affascina tanto il cielo notturno? Perché ispira l’artista e commuove gli amanti? Perché uomini d’ogni epoca e cultura, animati da convinzioni religiose diverse, l’hanno eletto a sede degli dei, o, irretiti dalla superstizione, vi si rivolgono per leggervi il proprio destino? Tutti restiamo incantati dalla sua solenne e maestosa bellezza. Ma non è straordinario che a suscitare tanto fascino siano oggetti che si presentano all’occhio nudo come nient’altro che semplici punti luminosi, senza forma, né dimensioni apparenti? Le stelle sono infatti la sola e più autentica rappresentazione sensoriale del concetto matematico di punto: sono un nulla che risplende di luce. È facile e naturale emozionarsi di fronte ai segni magistralmente composti in un affresco dei grandi Maestri del Cinquecento italiano o in un paesaggio impressionista, ed è plausibile, come ritenevano i Surrealisti, che il nostro inconscio associ liberamente significati e pensieri anche a un tratto grafico scarno e disadorno. Ma un singolo punto cosa può comunicarci? E perché solo quei punti luminosi incollati alla volta celeste hanno lo stupefacente, inossidabile potere di fascinazione che regge alla prova del tempo e che si trasmette inalterato dall’uomo della preistoria fino all’uomo tecnologico dei nostri giorni? Ognuno può cercare dentro di sé una risposta. La mia prende le mosse proprio da quel nulla di luce che sono le stelle. La Natura è avara d’informazioni, ma l’uomo, con la sua intelligenza, è riuscito a costruire un imponente sistema di conoscenze escogitando gli strumenti appropriati per “sezionare” la debole luce stellare nelle sue componenti cromatiche ed elaborando teorie fisiche attraverso le quali, dall’analisi di quel nulla di luce, ricavare una miriade di indicazioni sullo stato fisico e dinamico di stelle e galassie. Così, ora sappiamo come nasce una stella, come evolve nel tempo, come muore. Sappiamo che le distanze tra le galassie vanno sempre più aumentando per effetto dell’espansione cosmica. Sappiamo che l’Universo ebbe un’origine circa 14 miliardi di anni fa. Se pensiamo che tutto ciò è il risultato dell’indagine paziente e geniale su evanescenti puntini luminosi, non è forse qualcosa di prodigioso? Recentemente abbiamo accertato che attorno ad altre stelle ci sono sistemi planetari simili al nostro, il che ci fa pensare che anche in altri angoli dell’Universo potrebbero esistere forme di vita intelligente, pur se di ciò ancora non abbiamo alcuna prova. In effetti, per quel che oggi ne sappiamo, noi umani potremmo anche essere un caso unico e straordinario, un vero “miracolo cosmico”, per usare le parole dell’astronomo ucraino Iosif Shklovskii. Confrontando le scale di distanze della nostra realtà quotidiana con quelle del cielo degli astronomi restiamo sbalorditi da quanto siamo piccoli rispetto all’Universo. Creature minuscole, ma di un’estrema complessità strutturale. L’ultimo degli uomini è incomparabilmente più complesso di una stella o di una galassia. Bastano infatti poche equazioni matematiche per prevedere l’evoluzione di un oggetto celeste, mentre il comportamento umano è impredicibile: la coscienza, i sentimenti, le pulsioni di un uomo non si lasciano irretire da un insieme di equazioni, per quanto intricate siano e numerose. Possiamo dunque ben dire che noi uomini siamo il prodotto più elaborato, e perciò più prezioso, dell’evoluzione cosmica. Un nulla dotato d’intelligenza, che sa interrogarsi sul Tutto e, in parte, comprenderlo. E dunque, perché mi affascina il cielo stellato? Perché, contemplandolo, vi vedo riflessa, come in uno specchio, l’immagine dell’inestimabile valore cosmico della natura umana. In un certo senso, vedo le stelle illuminate dalla nostra intelligenza.

9nove

Presentazionedi Corrado Lamberti


sommario


13tredici

15

spazio profondo.....

31 eclissi.....47 luna .....63 paesaggi .....79 traduzioni .....95 comete.....



spazio profondo


21ventuno Un point microscopique qui brille, puis un autre, puis un autre, puis un autre; c’est l’imperceptible, c’est l’énorme

Victor Hugo




comete


34trentaquattro

Seguimmo per istinto le scie delle comete come avanguardie di un altro sistema solare

Franco Battiato




eclissi


54cinquantaquattro

If you shed tears when you miss the sun, you also miss the stars

Rabindranath Tagore




luna


69sessantanove Every man is a moon and has a side which he turns toward nobody

Mark Twain




paesaggi


82ottantadue

The Fancy is indeed no other than a mode of memory emancipated from the order of time and space

Samuel Taylor Coleridge




traduzioni


translations traductions 端bersetzungen traduzioni


3tre L’autore nel suo libro deve essere come Dio nel suo universo, dovunque presente e in nessun luogo visibile. Gustave Flaubert

L’auteur, dans son œuvre, doit être comme Dieu dans l’univers, présent partout, et visible nulle part. Gustave Flaubert

The author in his book must be like God in his universe, everywhere present and nowhere visible. Gustave Flaubert

In seinem Werk muss der Autor sein wie Gott in seinem Universum, allgegenwärtig und nirgendwo sichtbar. Gustave Flaubert

5cinque Be us, essere noi. Movimento. Nelle idee, nei contenuti. Nelle forme, nei materiali. Mai uguali a se stessi, creatività fatta oggetto. Guardare, toccare: ogni libro è un mondo, l’anima gode attraverso i sensi. B’US

Be us, être nous-mêmes. Mouvement. Dans les idées, les contenus. Dans les formes, dans les matières. Jamais identique à soi-même, la créativité exprimée à travers un objet. Regarder, toucher, chaque livre est un univers, l’âme jouit par les sens. B’US

B’US

B’US

Be us. Movement. Shifting ideas, content. Shifting shapes, materials. Never the same. Creativity materialised. Looking, touching: each book has a world inside; the soul rejoices through the senses B’US

Be us, wir sind wir selbst. Bewegung. In den Ideen, in den Inhalten. In den Formen, in den Materialien. Nichts gleicht dem anderen, Kreativität wird hier zum Objekt. Ansehen und berühren: jedes Buch ist eine Welt, die Seele genießt über die Sinne. B’US


777sette sette sette Gruppo Astrofili Collecchio di Giovanna Bragadini Per realizzare il volume Astralia, il gruppo B’us ha utilizzato le immagini del Gruppo Astrofili Collecchio, cerchia di appassionati che ruota intorno alla figura di Alberto Zinelli, cultore di astronomia dal 1971 e già fulcro di un precedente gruppo parmense. Pochi ma buoni i membri, una decina in tutto; attività principale, la fotografia astronomica, più qualche iniziativa per il pubblico organizzata di recente. Il primo scopo degli astrofili collecchiesi è dunque fotografare, una passione premiata da ottimi risultati nei concorsi ai quali hanno partecipato: per fare qualche esempio, arrivano primi nel 1988 al concorso nazionale Città di Forlì e primi nel 1996 al concorso nazionale di Lumezzane (Brescia) intitolato «Le mille facce della luna»; nel 1997 fanno l’en plein a Rocca Priora (Roma) aggiudicandosi sia il primo premio in due sezioni, colore e bianco e nero, sia il secondo posto. Oggi i membri più giovani tengono alto il nome del gruppo, con risultati lusinghieri, come un terzo posto conquistato nel 2008 al concorso nazionale sul profondo cielo dell’Unione Astrofili Italiani. Sfruttando al massimo le poche occasioni che si presentano per ottenere buone immagini, gli astrofili spaziano fra i soggetti; le condizioni ideali per fotografare si verificano, infatti, solo dieci o quindici volte nell’arco di un anno, la media d’immagini “valide” ottenibili va da sette a dieci: differenziare i soggetti significa ampliare le possibilità. L’attrezzatura comprende rifrattori apocromatici, al top della gamma sia per le riprese di profondo cielo sia per i pianeti e la luna, telescopi a specchio di grossa apertura, apparecchi fotografici normali con angolo di campo molto ampio – adatti a riprendere, per esempio, la Via Lattea – o pellicole ipersensibilizzate in un gas speciale; alla moderna fotografia digitale si affianca talvolta la tradizionale pellicola, impiegata con profitto (lo testimonia un premio vinto nel 2008). Ma l’obbiettivo del Gruppo Astrofili Collecchio non è vincere concorsi bensì ottenere immagini di alta qualità professionale: migliorare sempre e avvicinarsi il più possibile alla perfezione è lo scopo che li spinge ad affrontare situazioni ambientali difficili e investimenti elevati. Al di là dei dati tecnici c’è il “fattore umano”: il piacere di stare in gruppo, la coesione nata dalle difficoltà affrontate insieme – come una nottata di gelo per immortalare una cometa o un lungo viaggio per “catturare” un’eclissi. E ancora più in là c’è lo spirito, con le sue eterne domande: «l’astronomia non tocca la vita quotidiana ma ha molte implicazioni filosofiche, ci aiuta a essere umili», ammettono gli astrofili, e ricordano Platone quando afferma «l’astronomia costringe l’anima a guardare oltre e ci conduce da un mondo a un altro». La ricerca non risponde alle domande, ne crea di nuove: telescopi sempre più potenti non fanno che spostare sempre più lontano l’origine dell’Universo. E allora possiamo solo scrutare il cielo, lasciandoci catturare dall’inquietante bellezza del cosmo.

Collecchio Astrophile Group by Giovanna Bragadini In order to create the Astralia volume, the B’us group has used the images of the Collecchio Astrophile Group, a circle of stargazing enthusiasts that revolves around the central figure of Alberto Zinelli, an astronomy aficionado since 1971 who was already the pivotal member of a previous group based in Parma. The Group has a small number of carefully selected members, around ten in total. Their main activity is astronomical photography, and recently they have organised a number of events aimed at the general public. The main aim of the Collecchio astrophiles is to take photographs, and this passionate interest of theirs has brought them outstanding results in the competitions they have taken part in. To mention but a few examples, in 1988 the Group came first in the national competition «Città di Forlì», and came away with the top prize in the national competition held in Lumezzane (Brescia) and entitled «Le mille facce della luna»; in 1997 they swept the boards at Rocca Priora (Rome), where they won both the first prize (in two sections: colour and black and white) and the second prize. Today the younger members ensure the Group is able to live up to its reputation, achieving promising results, such as a third prize obtained in 2008 in the national deep sky competition organised by the Italian Astrophile Union. Exploiting to the full those few occasions that arise to obtain good pictures, astrophiles tackle a wide range of subjects, because the ideal conditions to take photographs occur just ten to fifteen times throughout the year, and the average number of “valid” pictures that can be obtained is between seven and ten, so the wider the range of subjects tackled, the more options there are. The equipment used includes apochromatic refractors (top of the range for both deep sky shots and for planets and the moon), wide field mirror telescopes, normal photographic equipment with a very wide angle of view – suitable for photographing the Milky Way, for instance – or film hypersensitised in a special gas; modern digital photography is sometimes used alongside traditional film, which can be used successfully, as is demonstrated by an award won in 2008. The aim of the Collecchio Astrophile Group is not, however, to win awards, but rather to obtain quality pictures comparable to those of professional astronomers. Their objective is to improve constantly and move as close as possible towards perfection; this ambition often drives them to tackle challenging environmental circumstances and to make significant investments. Above and beyond the technical aspects, however, lies the human factor: the pleasure originated from working in a group, the cohesion derived from facing difficulties together – such as a night spent in sub-zero temperatures in an attempt to immortalise a comet, or a long journey undertaken to “capture” an eclipse. And at an even deeper level there lies the spirit, with its eternal, timeless soul-searching: «astronomy does not touch upon everyday life, but it has many philosophical implications; it helps us to stay humble», the astrophiles acknowledge, recalling Plato, who said that «astronomy forces the soul to look further and leads us from one world to another».Research does not so much answer questions as give rise to new ones: increasingly powerful telescopes do nothing more than shift the origin of the Universe even further away…. so all we can do is stand back and observe, trying to capture the cosmos in all its disquieting splendour.


7sette Groupe des Astrophiles de Collecchio par Giovanna Bragadini Pour illustrer le volume Astralia, le groupe B’us a choisi des photos prises par le Groupe des Astrophiles de Collecchio, un cercle d’amateurs du cosmos rassemblés autour du professeur Alberto Zinelli, passionné d’astronomie depuis 1971 et clef de voûte d’un groupe précédemment constitué à Parme. Bien que peu nombreux (pas plus d’une dizaine de personnes), ils sont toutefois très compétents et leur activité principale est la photographie astronomique, ainsi que quelques initiatives récemment organisées à l’intention du public. Le premier objectif des astrophiles de Collecchio est donc de photographier, une passion gratifiée par d’excellents résultats aux concours auxquels ils ont participé qui leur ont valu des prix comme celui du concours national Città di Forlì, en 1988, «Le mille facce della luna» (les mille et une face de la lune) du concours national de Lumezzane (Brescia), en 1996, et enfin le couplé du premier et du deuxième prix de deux sections (couleurs et noir et blanc) au concours de Rocca Priora (Rome) de 1997, pour ne citer que quelques exemples. Aujourd’hui, la jeune génération se montre digne des flatteuses récompenses décernées au groupe, avec une troisième place remportée en 2008 au concours national sur les objets du ciel profond organisé par l’Union Astrophiles Italiens. Saisissant les rares occasions de prendre des photos d’excellente qualité, les astrophiles immortalisent les sujets les plus divers: en effet, les conditions idéales pour photographier ne sont réunies que dix ou quinze fois par an. Les photos qui, en moyenne, peuvent être considérées comme “valables” sont entre sept et dix. C’est pourquoi, différencier les sujets, c’est étendre le champ des possibilités. L’équipement comprend des réfracteurs apochromatiques, c’est-à-dire ce qu’il y a de mieux aussi bien pour les prises de vue de ciel profond que des planètes et de la lune, des télescopes à miroirs à grande ouverture, des appareils photo ordinaires avec un très grand angle – pour photographier la Voie Lactée, par exemple – ou des pellicules hypersensibilisées traitées au gaz spécial; mais la toute nouvelle photographie numérique continue de côtoyer de temps à autre la pellicule traditionnelle employée avec profit (comme en témoigne un prix gagné en 2008). Pourtant, la raison d’être du Groupe des Astrophiles de Collecchio n’est pas la collection de trophées; c’est prendre des photos dignes des plus grands astronomes professionnels, progresser sans cesse et approcher le plus possible de la perfection. C’est ce qui les pousse parfois à affronter des situations environnementales difficiles et à se lancer dans des investissements souvent coûteux. Au-delà des données techniques prime encore et toujours le “facteur humain”: le plaisir d’être ensemble, la cohésion qui naît aussi des difficultés auxquelles il faut faire face, ensemble – comme une nuit passée à se geler pour immortaliser le passage d’une comète, ou un voyage qui n’en finit pas pour “capturer” une éclipse. Et puis il y a l’esprit, qui fait que l’on se pose toujours les mêmes questions: «l’astronomie ne se limite pas à la vie quotidienne; ses implications philosophiques sont innombrables; c’est ce qui nous aide à garder notre humilité», admettent les astrophiles en évoquant Platon qui affirmait que «l’astronomie contraint l’âme à regarder au-delà, nous conduisant d’un monde à un autre». La recherche ne répond pas aux questions ; elle en génère de nouvelles : des télescopes de plus en plus puissants ne font que faire reculer de plus en plus loin l’origine de l’Univers… L’homme ne peut alors qu’observer, cherchant à capturer l’inquiétante beauté du cosmos.

Gruppe der Sternfreunde Collecchio von Giovanna Bragadini Für das Buch Astralia hat die Gruppe B’us die Bilder der Sternfreunde aus Collecchio verwendet, eine Gruppe von Hobbyastronomen unter der Leitung von Alberto Zinelli, der sich seit 1971 der Astronomie widmet und bereits vorher eine Gruppe in Parma leitete. Die Gruppe hat zwar wenige, aber sehr engagierte Mitglieder, insgesamt sind es ca. 10 Personen, die sich vor allem der Astrofotografie widmen, aber daneben seit kurzem auch einige Initiativen für das Publikum durchführen. Im Vordergrund des Interesses der Sternfreunde aus Collecchio steht demnach die Fotografie, eine Leidenschaft, die bei Wettbewerben, an denen teilgenommen wurde, mit ausgezeichneten Ergebnissen belohnt wurde. Um einige Beispiele zu geben: Es wurden erste Preise bei dem landesweiten Wettbewerb «Città di Forlì» im Jahr 1988 und im landesweiten Wettbewerb in Lumezzane (Brescia) mit dem Motto «Die Tausend Gesichter des Monds» belegt, im Jahr 1997 räumt die Gruppe in Rocca Priori (Rom) ab und belegte sowohl den ersten Preis (in den beiden Abteilungen Farbfotografie und Schwarz-WeißFotografie) als auch den zweiten Preis. Heute sind es die jüngeren Mitglieder, die die Ehre der Gruppe wahren, und besondere Ergebnissen erzielen, wie einen dritten Preis, der im Jahr 2008 beim italienischen Wettbewerb zum tiefen Himmel des Italienischen Verbands der Sternfreunde belegt wurde. Indem die wenigen Gelegenheiten, die sich ergeben, um gute Bilder zu machen, ausgenutzt werden, widmen sich die Sternfreunde ganz unterschiedlichen Motiven für ihre Bilder: die idealen Bedingungen zum Fotografieren ergeben sich nämlich nur zehn oder fünfzehn Mal im Laufe eines Jahres, durchschnittlich können dabei nur sieben bis zehn „gute” Bilder gemacht werden: werden unterschiedliche Motive gewählt, bedeutet dies, die Chancen zu erhöhen. Zur Ausrüstung gehören apochromatische Refraktoren, die zu den Spitzeninstrumenten sowohl für Aufnahmen des tiefen Himmels als auch für Planeten und die Sonne gehören, Spiegelteleskope mit großer Öffnung, normale Fotokameras mit Weitwinkelobjektiv und großer Tiefenschärfe - die zum Beispiel geeignet sind, die Milchstraße zu fotografieren - oder hochempfindliche Filme in einem Spezialgas: neben der neuen Digitalfotografie wird manchmal auch noch die analoge Fotografie angetroffen, die in bestimmten Situationen erfolgreich sein kann (dies bezeugt zum Beispiel eine im Jahr 2008 erhaltene Auszeichnung). Doch das Ziel der Gruppe der Sternliebhaber aus Collecchio ist es nicht, Wettbewerbe zu gewinnen, sondern Fotos zu machen, die dasselbe Niveau wie diejenigen professioneller Astronomen haben: man versucht sich stets zu verbessern und sich so weit wie möglich der Perfektion anzunähern, dies ist das Ziel, dass die Menschen manchmal dazu bringt, auch schwierige Umweltbedingungen zu meistern und hohe Investitionen zu tätigen. Jenseits der technischen Angaben gibt es auch den „menschlichen Faktor”: die Freude daran, etwas mit der Gruppe gemeinsam zu machen, der Zusammenhalt, der sich dadurch ergibt, dass Schwierigkeiten gemeinsam gemeistert werden - wie eine frostige Nacht, um einen Kometen unsterblich zu machen oder eine lange Reise, um eine Sonnenfinsternis aufs Bild zu bannen. Und darüber hinaus gibt es den Geist, mit seinen ewigen Fragen: «Die Astronomie berührt den Alltag nicht, hat aber viele philosophische Implikationen, sie hilft uns dabei, demütig zu sein», geben die Sternfreunde zu und verweisen auf Platon, der sagte, dass die Astronomie die Seele dazu zwingt, weiter zu blicken und uns von einer Welt in die nächste führt. Die Forschung antwortet nicht auf Fragen, sondern schafft ständig neue: immer bessere Teleskope lassen uns immer tiefer in den Ursprung des Universums eindringen... und nun können wir nur beobachten, indem wir versuchen, die gesamte beunruhigende Schönheit des Kosmos einzufangen.


9nove Perché ci affascina tanto il cielo notturno? Perché ispira l’artista e commuove gli amanti? Perché uomini d’ogni epoca e cultura, animati da convinzioni religiose diverse, l’hanno eletto a sede degli dei, o, irretiti dalla superstizione, vi si rivolgono per leggervi il proprio destino? Tutti restiamo incantati dalla sua solenne e maestosa bellezza. Ma non è straordinario che a suscitare tanto fascino siano oggetti che si presentano all’occhio nudo come nient’altro che semplici punti luminosi, senza forma, né dimensioni apparenti? Le stelle sono infatti la sola e più autentica rappresentazione sensoriale del concetto matematico di punto: sono un nulla che risplende di luce. È facile e naturale emozionarsi di fronte ai segni magistralmente composti in un affresco dei grandi Maestri del Cinquecento italiano o in un paesaggio impressionista, ed è plausibile, come ritenevano i Surrealisti, che il nostro inconscio associ liberamente significati e pensieri anche a un tratto grafico scarno e disadorno. Ma un singolo punto cosa può comunicarci? E perché solo quei punti luminosi incollati alla volta celeste hanno lo stupefacente, inossidabile potere di fascinazione che regge alla prova del tempo e che si trasmette inalterato dall’uomo della preistoria fino all’uomo tecnologico dei nostri giorni? Ognuno può cercare dentro di sé una risposta. La mia prende le mosse proprio da quel nulla di luce che sono le stelle. La Natura è avara d’informazioni, ma l’uomo, con la sua intelligenza, è riuscito a costruire un imponente sistema di conoscenze escogitando gli strumenti appropriati per “sezionare” la debole luce stellare nelle sue componenti cromatiche ed elaborando teorie fisiche attraverso le quali, dall’analisi di quel nulla di luce, ricavare una miriade di indicazioni sullo stato fisico e dinamico di stelle e galassie. Così, ora sappiamo come nasce una stella, come evolve nel tempo, come muore. Sappiamo che le distanze tra le galassie vanno sempre più aumentando per effetto dell’espansione cosmica. Sappiamo che l’Universo ebbe un’origine circa 14 miliardi di anni fa. Se pensiamo che tutto ciò è il risultato dell’indagine paziente e geniale su evanescenti puntini luminosi, non è forse qualcosa di prodigioso? Recentemente abbiamo accertato che attorno ad altre stelle ci sono sistemi planetari simili al nostro, il che ci fa pensare che anche in altri angoli dell’Universo potrebbero esistere forme di vita intelligente, pur se di ciò ancora non abbiamo alcuna prova. In effetti, per quel che oggi ne sappiamo, noi umani potremmo anche essere un caso unico e straordinario, un vero “miracolo cosmico”, per usare le parole dell’astronomo ucraino Iosif Shklovskii. Confrontando le scale di distanze della nostra realtà quotidiana con quelle del cielo degli astronomi restiamo sbalorditi da quanto siamo piccoli rispetto all’Universo. Creature minuscole, ma di un’estrema complessità strutturale. L’ultimo degli uomini è incomparabilmente più complesso di una stella o di una galassia. Bastano infatti poche equazioni matematiche per prevedere l’evoluzione di un oggetto celeste, mentre il comportamento umano è impredicibile: la coscienza, i sentimenti, le pulsioni di un uomo non si lasciano irretire da un insieme di equazioni, per quanto intricate siano e numerose. Possiamo dunque ben dire che noi uomini siamo il prodotto più elaborato, e perciò più prezioso, dell’evoluzione cosmica. Un nulla dotato d’intelligenza, che sa interrogarsi sul Tutto e, in parte, comprenderlo. E dunque, perché mi affascina il cielo stellato? Perché, contemplandolo, vi vedo riflessa, come in uno specchio, l’immagine dell’inestimabile valore cosmico della natura umana. In un certo senso, vedo le stelle illuminate dalla nostra intelligenza.

Introduction by Corrado Lamberti What is it we find so fascinating about the night sky? Why does it inspire artists, move lovers? Why have people from every age and culture, driven by different religious convictions, chosen the sky as the seat of their gods? Why have their superstitions driven them to cast their gaze to the sky to interpret their fate? All of us remain captivated by its solemn, regal beauty. But isn’t it extraordinary that this fascination is exerted by what to the naked eye appear nothing more than simple points of light, without any apparent shape or dimensions? Stars are in fact the sole representation, the most authentic sensory representation of the mathematical concept of the point: a nothing that light shines out of. It is as easy as it is natural to feel moved before signs so skilfully drawn and composed in a fresco by one of the Master painters of the 16th century in Italy, or an Impressionist landscape, and it is plausible, as the Surrealists believed, that our unconscious freely associates meanings and thoughts with even the plainest, simplest stroke of a brush or a pen. But what can a simple point convey? And why is it that only those points of light attached to the celestial vault exert that astounding, indestructible fascination over us, an allure that stands the test of time and tells the same story to today’s technological man as it did to his prehistorical ancestor? Each one of us may seek the answer within himself. Mine draws its inspiration from the very nothingness of light we call the stars. Nature craves information, but Man’s intelligence has allowed him to construct an impressive system of knowledge by coming up with the tools required to “section” the weak light of the stars into its colour components and by developing physical theories designed to analyse that nothingness of light in order to obtain a myriad of indications on the physical and dynamic state of stars and galaxies. Thus, we now know how stars are born, how they evolve, how they die. We know that the distance between the galaxies is constantly increasing as a result of cosmic expansion. We know that the Universe originated around 14 billion years ago. If we consider that all this is the result of a painstaking, inspired investigation into little evanescent points of light, is it not something quite remarkable? We have recently ascertained that around other stars there are planetary systems similar to our own, which leads us to think that in other corners of the Universe intelligent life forms may exist, even though we have no proof as yet to bear that supposition out. For all we know today, in fact, we humans might even be an extraordinary, unique case, a true “cosmic miracle”, as the Ukrainian astronomer Iosif Shklovskii put it. If we compare the scale of distances of our everyday reality with those of the sky studied by astronomers, we are astounded by just what a tiny element we are in the Universe. Tiny creatures, indeed, but structurally exceedingly complex. The most humble of men is infinitely more complex than a star, or a galaxy. All it takes are a few mathematical equations to predict the evolution of a celestial body, while human behaviour is entirely unpredictable: Man’s conscience, feelings, instincts cannot be reduced to a set of equations, however extensive and intricate that set may be. So we can confidently say that we humans are the most sophisticated - and therefore the finest - product of the evolution of the cosmos. The nothing we are is possessed of intelligence, a kind of intelligence able to ask questions on Everything, and to an extent, to comprehend it. So why am I so fascinated by a starry sky? Because as I gaze at it, I see a mirror-like reflection of the inestimable cosmic value of human nature. In a sense, I see the stars illuminated by our intelligence.


9nove Présentation de Corrado Lamberti Quelle est cette fascination que le ciel exerce toujours sur nous, la nuit? Pourquoi est-il source d’inspiration pour les artistes et pourquoi émeut-il tant les amoureux ? Pour quelle raison de tout temps, les hommes, quelle que soit leur culture et quelles que soient leurs convictions religieuses, l’ont-ils déifié ou se sont-ils laissés séduire par des superstitions, n’hésitant pas à y lire leur destin? Qui n’a jamais été émerveillé par sa beauté, majestueuse et solennelle. N’est-il pas extraordinaire que tout ce charme soit suscité par des objets qui s’offrent à l’œil nu comme de petits points sans prétention, sans forme ni dimension apparente? En effet, les étoiles sont la seule représentation sensorielle, et aussi la plus authentique, du concept mathématique d’un point: il s’agit d’un néant resplendissant de lumière. Rien de plus facile et de plus naturel que de s’émouvoir face à des signes magistralement étudiés dans une fresque des grands Maîtres italiens du XVIe siècle ou devant un paysage peint par un impressionniste, comme il est également plausible, ainsi que le concevaient les Surréalistes, que notre inconscient associe librement les significations et les pensées à un simple trait graphique aussi dépouillé et austère soit-il. Mais un point, un seul, que peut-il bien nous transmettre? Et pourquoi ces simples points de lumière collés à la voûte céleste ont-ils le pouvoir aussi stupéfiant qu’inoxydable de nous fasciner, audelà des époques, véritable héritage traversant les âges sans prendre une ride, de l’homme préhistorique à l’homme technologique de notre époque? Chacun de nous peut chercher au fond de lui-même à répondre à ces questions. Pour ma part, je commencerai par ce néant ponctué de lumière, les étoiles. Dame Nature est avare d’informations mais l’homme, grâce à son intelligence, a su construire un vaste système de connaissances, inventant les outils appropriés au “sectionnement” de la faible lumière stellaire en composantes chromatiques, et en élaborant des théories physiques par le biais desquelles, de l’analyse de ce néant de lumière, trouver une myriade d’indications sur l’état physique et dynamique d’étoiles et de galaxies. Ainsi savons-nous désormais la manière dont naît une étoile, dont elle évolue dans le temps, dont elle meurt aussi. Nous savons que les distances entre les galaxies augmentent de plus en plus par effet de l’expansion cosmique. Nous savons que l’origine de l’Univers remonte à environ 14 milliards d’années. Si l’on songe au fait que tous ces renseignements ont été obtenus à partir de recherches patientes et géniales sur d’évanescents minuscules points lumineux, n’y a-t-il pas en tout cela quelque chose de prodigieux? Il n’y a pas si longtemps, nous avons constaté qu’autour d’autres étoiles se trouvent des systèmes planétaires semblables au nôtre, ce qui laisse croire qu’il pourrait exister, quelque part dans l’Univers, des formes de vie intelligente, bien que nous n’en ayons pas encore la preuve. En effet, pour autant que nous sachions à ce jour, nous autres les humains pourrions être un cas isolé et extraordinaire, un véritable “miracle cosmique”, pour reprendre l’expression de l’astronome ukrainien Iosif Shklovskii. Si l’on confronte les écarts entre notre réalité quotidienne et celles du ciel des astronomes, il est ahurissant de constater combien nous sommes petits, comparés à l’Univers. Des créatures minuscules mais d’une complexité structurelle extrême. Le dernier des humains est incomparablement plus complexe qu’une étoile, voire qu’une galaxie. Il suffit en effet de quelques équations mathématiques pour prévoir l’évolution d’un objet céleste, tandis que le comportement humain est imprévisible : la conscience, les sentiments, les pulsions d’un être humain ne peuvent se soumettre à un ensemble d’équations, aussi compliquées et nombreuses soient-elles. Il est donc possible de dire que nous sommes, en tant qu’êtres humains, le produit le plus élaboré, et de ce fait le plus précieux, de l’évolution cosmique. Un néant doté d’intelligence, qui sait s’interroger sur le Tout et le comprendre, ne serait-ce qu’en partie. Pourquoi alors, le ciel étoilé parvient-il encore à me fasciner? Parce qu’en le regardant, j’y vois, comme dans un miroir, le reflet, l’image, de l’inestimable valeur cosmique de la nature humaine. D’une certaine manière, je vois les étoiles qu’allume notre intelligence.

Vorwort von Corrado Lamberti Warum fasziniert uns der Nachthimmel so sehr? Warum regt er die Künstler an und rührt die Liebenden? Warum haben Menschen jeder Epoche und Kultur, beseelt von unterschiedlichen religiösen Überzeugungen, den Himmel als Sitz der Götter gewählt, warum wenden sie sich an ihn, umgarnt vom Aberglauben, um ihr Schicksal kennenzulernen? Wir lassen uns alle von der feierlichen und imposanten Schönheit des Himmels verzaubern. Aber ist es nicht außergewöhnlich, dass Objekte, die mit bloßem Auge nur als einfache Lichtpunkte zu erkennen, formlos und scheinbar von unbedeutender Größe sind, solch eine Faszination erwecken? Die Sterne sind nämlich die einzige und authentische sinnliche Darstellung des wichtigsten mathematischen Konzepts: sie sind ein Nichts, das voller Licht erstrahlt. Es ist leicht und natürlich, sich angesichts der meisterhaften Pinselstriche eines Freskos eines der großen Meister des italienischen Cinquecento oder einer impressionistischen Landschaft zu begeistern und es ist plausibel, um mit den Surrealisten zu sprechen, dass unser Unterbewusstsein auch mit einem nüchternen und schmucklosen graphischen Zeichen frei Bedeutungen und Gedanken verbindet. Doch was kann uns ein einzelner Punkt mitteilen? Und warum strahlen diese leuchtenden Punkte, die am Himmelsgewölbe zu kleben scheinen, eine so erstaunliche, unverwüstliche Faszination aus, die der Zeit standhält und unverändert vom Menschen der Vorzeit bis zum technischen Menschen unserer Tage weitervermittelt wird? Jeder von uns kann hierauf seine eigene Antwort suchen. Meine nimmt ihren Ausgang eben gerade von jenem Lichtnichts, das die Sterne eigentlich sind. Die Natur geht geizig mit Informationen um, aber dem Menschen mit seiner Intelligenz ist es gelungen, ein bedeutendes System an Kenntnissen aufzubauen, wobei die geeigneten Instrumente ersinnt werden, um das schwache Licht der Sterne in seine Farbkomponenten zu “zerlegen” und physische Theorien zu erarbeiten, mithilfe derer durch die Analyse dieses Lichtnichts, eine Milliarde von Hinweisen zum physischen und dynamischen Zustand der Sterne und Galaxien gewonnen werden. So wissen wir heute, wie ein Stern geboren wird, wie er sich im Laufe der Zeit entwickelt und wie er stirbt. Wir wissen, dass die Abstände zwischen den Galaxien aufgrund der kosmischen Ausdehnungen immer größer werden. Wir wissen, dass das Universum vor ca. 14 Milliarden Jahren entstanden ist. Wenn wir nun berücksichtigen, dass dies alles den geduldigen und genialen Studien zu undeutlichen Lichtpunkten zu verdanken ist, ist dass nicht doch etwas Erstaunliches? Vor kurzem haben wir festgestellt, dass es auch im Umkreis anderer Sterne Planetensysteme wie das unsere gibt, was darauf schließen lässt, dass auch in anderen Winkeln des Universums Formen intelligenten Lebens existieren können, auch wenn wir dafür noch keine Beweise haben. Dem was wir heute wissen nach, könnten wir Menschen auch ein einzelner und außergewöhnlicher Fall sein, ein echtes “kosmisches Wunder”, um die Worte des ukrainischen Astronomen Iosif Shklovskii zu verwenden. Wenn wir das Größenverhältnis unseres Alltagslebens mit dem Himmel der Astronomen vergleichen, sind wir erstaunt, wie klein wir gegenüber dem Universum sind. Winzige Geschöpfe, aber von einer höchst komplexen Struktur. Jeder einzelne Mensch ist unvergleichlich komplexer als ein Stern oder eine Galaxie. Es reichen nämlich wenige mathematische Gleichungen, um die Entwicklung eines Himmelsobjekts vorauszusehen, während das menschliche Verhalten unvorhersehbar ist: das Bewusstsein, die Gefühle, die Triebe eines Menschen lassen sich nicht mithilfe eines Gleichungssystems voraussehen, so verworren und zahlreich sind sie. Wir können daher gut sagen, dass wir Menschen das höher entwickelte und damit wertvollere Erzeugnis der kosmischen Entwicklung sind. Ein Nichts, das mit Intelligenz ausgestattet ist und sich zu allem Fragen stellen weiß, und zum Teil auch die Antworten auf diese Fragen findet. Warum also fasziniert mich der Nachthimmel so sehr? Weil ich, während ich ihn betrachte, dort wie in einem Spiegel das Bild der menschlichen Natur mit ihrem unschätzbaren kosmischen Wert sehe. In gewissem Sinne sehe ich die Sterne, die von unserer Intelligenz erleuchtet sind.


18diciotto

26ventisei

Ma che dolce delirio è il loro, allorché si fabbricano mondi senza fine, allorché misurano con il pollice e con il filo, sole, luna, stelle, sfere. Erasmo da Rotterdam

In ogni caos c’è un cosmo, in ogni disordine un ordine segreto. Carl Gustav Jung

How pleasantly they dote, indeed, while they construct their numberless worlds, and measure the sun, moon, stars and spheres as with thumb and line. Desiderius Erasmus of Rotterdam

In all chaos there is a cosmos, in all disorder a secret order. Carl Gustav Jung

Mais quel agréable délire est le leur, tandis qu’ils se fabriquent des univers infinis, tandis qu’ils mesurent de leur pouce et d’un fil, le soleil, la lune, les étoiles, les sphères. Érasme

Aber welch ein süßer Aberwitz beherrscht sie bei ihrem Bau so unzähliger Welten, wenn sie Sonne, Mond und Sterne, kurz alle Himmelskörper mit Daumen oder Faden ausmessen. Erasmus von Rotterdam

21ventuno

Dans tout chaos est un cosmos, dans tout désordre, un ordre secret. Carl Gustav Jung Denn in allem Chaos ist Kosmos und in aller Unordnung eine geheime Ordnung. Carl Gustav Jung

29ventinove

Un punto microscopico brilla, poi un altro, poi un altro: è l’impercettibile, è l’enorme. Victor Hugo

Il cielo è una sfera infinita il cui centro è ovunque e la circonferenza in nessun posto. Blaise Pascal

One microscopic glittering point, then another; and another, and still another: they are scarecely perceptible, yet they are enormous. Victor Hugo

Nature is an infinite sphere whose centre is everywhere and whose circumference is nowhere. Blaise Pascal

Un point microscopique qui brille, puis un autre, puis un autre, puis un autre ; c’est l’imperceptible, c’est l’énorme. Victor Hugo

C’est une sphère infinie dont le centre est partout, la circonférence nulle part. Blaise Pascal

Ein mikroskopischer Punkt, welcher glänzt, dann ein andrer, noch ein andrer und wiederum ein andrer, es ist die Undurchdringlichkeit, die Endlosigkeit. Victor Hugo

Das Weltall ist eine Kugel, deren Mittelpunkt überall und deren Oberfläche nirgends ist. Blaise Pascal

22ventidue Se guardi il cielo e fissi una stella, se senti dei brividi sotto la pelle, non coprirti, non cercare calore, non è freddo ma è solo amore. Kahlil Gibran

34trentaquattro Seguimmo per istinto le scie delle comete come avanguardie di un altro sistema solare. Franco Battiato We instinctively followed the trails of the comets as the vanguard troops of another solar system. Franco Battiato

If you look heavenward and gaze at a star, if you feel a shiver run down your spine, do not seek cover nor warmth; what you feel is not cold, but love. Kahlil Gibran

Nous suivîmes instinctivement la traînée des comètes, avant-gardes d’un autre système solaire. Franco Battiato

Si en regardant le ciel et en fixant une étoile, des frissons vous parcourent le dos, inutile de vous couvrir, ne cherchez pas la chaleur, ce n’est pas le froid, c’est de l’amour. Kahlil Gibran Wir folgen instinktgemäß dem Schweif der Kometen, wie der Avantgarde eines anderen Sonnensystems. Franco Battiato Wenn du himmelwärts schaust und einen Stern ansiehst, dann spürst du das prickelnde Gefühl unter der Haut, zieh dir nichts über, suche nicht die Wärme, es ist nicht die Kälte, es ist nur die Liebe. Kahlil Gibran

25venticinque

37trentasette

Ogni anima è uno specchio vivente dell’universo. Gottfried Wilhelm von Leibniz

Dio è il punto di contatto fra lo zero e l’infinito. Alfred Jarry

The soul is the mirror of an indestructible universe. Gottfried Wilhelm von Leibniz

God is the tangential point between zero and infinity. Alfred Jarry

Chaque substance simple est un miroir vivant perpétuel de l’univers. Gottfried Wilhelm von Leibniz

Dieu est le plus court chemin de zéro à l’infini . Alfred Jarry

Jede Monade ist ein lebendiger Spiegel des Universums. Gottfried Wilhelm von Leibniz

Gott ist der gemeinsame Berührungspunkt zwischen dem Nullpunkt und der Unendlichkeit. Alfred Jarry



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