numero 0 realizzato con il contributo di: Comune di Andria Regione Puglia Ministero per i Beni e le Attività culturali Teatro Pubblico Pugliese Teatri Abitati Fortore Energia CTS direttore responsabile: Clarissa Veronico progetto grafico: Carla Palladino + ff3300 redazione: Clarissa Veronico Anna Maria Palladino direzione artistica edizione 2009: Riccardo Carbutti
www.casteldeimondi.it info e biglietteria: t. 339 6015695 t. 0883 290226 info@casteldeimondi.it
Il magazine del Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi
Il festival internazionale
Sandro Lombardi
Il festival delle idee Gli spazi del festival
sapere da cosa è partito l’autore per raccontare quell’universo, ma solo di aprire nuove e proprie connessioni, con il proprio presente, con la storia che lo attraversa. Di cosa risuonerà Castel del Monte seduto sulla collina a guardare le stelle, di potere e di vuoto? Di solitudine o di paura dell’immensità? Di attimi o di eternità? A ciascuno la risposta. Sarà valida quella di tutti. c.v.
La Ricetta del festival Spezzatino di vitello meridional viennese L’arte dello spezzatino è un’arte rituale, di pazienza, di armonia tra i sapori, qualità della carne e della fiamma, dedizione e esercizio delle papille gustative, pentole antiaderenti e cucchiai di legno. La carne deve essere scelta personalmente, deve piacere anche alla vista già da cruda, non troppo grassa nè troppo secca, assolutamente non sanguigna. La pentola deve essere larga e capiente perché la carne non deve scottarsi né bollirsi, cuocersi da ogni lato, stando esattamente al suo posto. La cipolla deve essere dolce, deve diventare un caramello che abbraccia la carne e la esalta, la sorregge in un letto di profumi e sapori, non si deve sentire, sapendo che c’è e si scioglierà in bocca pronta per il buon vino finale. Strano sembra di parlare di un festival!
Ingredienti per due persone di buon appetito: › mezzo chilo di bocconcini di vitello, › mezzo chilo di cipolle bianche, › mezzo litro di brodo vegetale, › olio di oliva extravergine, › un bicchiere di vino rosso, › una noce di burro, › farina q.b, › un pizzico di paprika o di peperoncino non piccante, › curry se vi piace.
Teatri Abitati in festival
re l’attimo di un’espressione fisica prima che scompaia e si atteggi a maschera, dall’altro l’ossessione per la caducità della vita, la minaccia oscura della decadenza, lo strapotere della parola a colmare il terrore di un vuoto inutile. Questa è una delle connessioni da cui il Riformatore di Lombardi è nato. E come per ogni spettacolo vivo ogni luogo ne apre delle altre, ogni palcoscenico racconta la sua storia e allo spettatore non è mai dato di
CdM fest
Pensando al Bernini e al suo secolo Barocco, intriso di stupore e luccicanza, quanto di terrore e sconforto, Lombardi ha scelto l’opera di Bernhard, autore austriaco considerato tra i più rappresentativi del ‘900, autore della solitudine e del delirio di onnipotenza, autore del potere e della distruzione. Dal un lato l’esplosione delle forme scultoree, la levigatezza del marmo capace di riprodurre i tratti anatomici più sottili, l’urgenza di coglie-
Mettete la carne a bagno nel vino in una terrina e lasciatela stare più tempo che potete. Affettate finemente le cipolle, unitele all’olio e a una noce di burro e mettete in una padella diametro 24 cm. A fuoco basso fate glassare la cipolla, non rosolare bruciacchiata, deve diventare bionda e quasi disciolta. Scolate la carne dal vino, infarinatela e mettetela a rosolare con la cipolla. Poi tiratela col vino per circa 10 minuti. Quando il vino si è consumato condite con un pizzico di paprika e un pizzico di curry. Aggiungete il brodo caldo, piano piano, e continuate a farlo man mano che si assorbe. Il procedimento dura circa 40 minuti. Non serve rimanere a guardare, potete controllare di tanto in tanto avendo cura di girare con un cucchiaio di legno. Il risultato sarà una carne morbida alla forchetta e un sughetto dorato (color marmellata di albicocche) e denso, da accompagnare con un buon pane bianco. Fate riposare per dieci minuti e servite con un buon vino rosso. Se non fate indigestione sarà anche erotica. Buon appetito (e se non vi è piaciuto, consolatevi con le ricette in ultima pagina).
Il festival internazionale
Qualcuno forse ancora ricorda i Magazzini al Petruzzelli di Bari, appena prima che bruciasse, con la trilogia dantesca, un modo di essere in scena sempre feroce e sempre delicato, di un’eleganza quasi antica eppure bruciante. Oggi Il riformatore del mondo tocca Andria come sua seconda tappa, è appena nato infatti, pochi mesi fa in occasione della mostra sul Bernini organizzata dal Museo Nazionale del Bargello. Non è un’iniziativa nuova per il Polo Museale di Firenze quella di accompagnare un evento d’arte con un evento di spettacolo, collocarli e commissionarli insieme. Come accade nelle migliori esperienze museali europee, l’idea è quella di far dialogare le forme espressive, il passato e il presente, il patrimonio acquisito con quello contemporaneo, incarnare insomma la stessa missione del Ministero a cui si fa riferimento, i beni e le attività culturali. Due modi di fare arte che non si pongono l’una a commento dell’altra, ma che sono in connessione tra loro, si parlano e risuonano attraverso diversi linguaggi, in una conversazione che attraversa i secoli e raccoglie universi di umane domande, la cui forma è solo l’immagine visibile di un tutto più complesso che tiene insieme storia e microstoria, pittura, musica, letteratura, teatro, l’una indissolubilmente legata alle altre.
Il festival che produce
Sandro Lombardi e Marion D’Amburgo per due sere, il 28 e 29 agosto, protagonisti a Castel del Monte con il nuovo Il riformatore del mondo di Thomas Bernhard. Si tratta di un’ospitalità eccezionale, non solo per il luogo in cui si svolge lo spettacolo, ma perché Lombardi e D’Amburgo sono tra i migliori e più affascinanti attori-autori italiani, presenti sulle scene di tutta Europa, pluri premiati e espressione di una sapienza artistica e espressiva sempre in evoluzione, dal lontano 1972 quando nascevano insieme a Federico Tiezzi come compagnia Il carrozzone. Quello era il periodo in cui in Italia era possibile imbattersi negli spettacoli dirompenti del Living Theatre, incrociare un set di Pier Paolo Pasolini, capitare per caso in un allestimento del Bread and Puppet, ascoltare Carmelo Bene, formarsi con Eugenio Barba. Erano anni in cui i giovani attori non avevano una lira in tasca - come oggi non hanno un euro - eppure si viaggiava, si leggeva e si studiava. Nella storia del Carrozzone, poi denominatosi Magazzini Criminali, c’è tutto questo: l’intensa ricerca letteraria, l’esperienza di teatro visivo, la poesia, Shakespeare, Dante, Testori, Beckett. Il rigore dell’uso del corpo e della voce, l’aver parlato tra i primi dell’importanza del processo artistico di cui lo spettacolo è una tappa.
{~} Menù d’artista
Il riformatore del mondo della compagnia Lombardi-Tiezzi
Il magazine del Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi
Il festival internazionale
Il microspettacolo della conversazione Rotozaza: un equilibrio complesso fra individuo sensibile, ambiente e socialità Ma chi è il pubblico? e cosa deve fare? Dopo aver chiacchierato un po’ con Anthony Hampton di Rotozaza (autore, insieme a Silvia Mercuriali, di Etiquette, la strana piccola pièce “per un pubblico di 2 persone” che si ripeterà per quasi due settimane all’interno del Corner Bar), il concetto di pubblico sembra sfaldarsi inesorabilmente. Cosa succede in Etiquette? In breve: all’interno di un luogo aperto al pubblico (il Corner Bar, in questo caso), avremo un tavolino riservato a chi vorrà... partecipare? assistere? già è difficile trovare il termine adatto. Ricominciamo da capo: chi vorrà, dal 27 agosto al 6 settembre (tutti i giorni, ogni mezz'ora a partire dalle 19, tranne il lunedì perché il bar è chiuso), potrà scegliere di sedersi, in coppia con una persona di sesso diverso (ma anche uguale), amica o conoscente (ma meglio ancora se sconosciuta) a un tavolino vicino alla vetrata all’interno del Corner Bar - un tavolino appositamente approntato per la messa in scena di questa pièce. Una volta accomodati, i due saranno invitati a infilarsi delle speciali cuffie (non preoccupatevi, in realtà sono cuffie normalissime, solo che vi permetteranno di ascoltare anche le voci e i rumori esterni), e a dire e a fare quello che verrà loro suggerito. Niente di imbarazzante però: dall’esterno vedremo semplicemente due tipi che chiacchierano, seduti al tavolino di un bar. Di più: con tutta probabilità, la scena interesserà a pochi. Meglio ancora (e per la consolazione dei più timidi): la scena potrebbe anche non interessare a nessuno. Cerchiamo di farci spiegare un po’ meglio - ma Anthony è restio ad anticiparci quello che ascolteremo in cuffia. “Per non togliere l’emozione”, spiega. Usa molto spesso aggettivi di questo genere: emozionante, sconcertante, interessante, curioso, forte, coinvolgente. Penso ad alcuni luoghi comuni e mi viene da ridere; dovremmo essere noi italiani del sud, no?, a fare queste notazioni passionali, mentre lui (l’inglese) dovrebbe essere quello freddo, compassato - intanto parla senza fermarsi, gesticolando assai più di noi, si guarda intorno, chiede chiarimenti su qualsiasi cosa diciamo. A un certo punto si interrompe, folgorato: tira fuori la fotocamera e inquadra il piccolo polipo arrosto che troneggia nel piatto degli antipasti (“è straordinario, non ho mai visto un polipo così, intero: si vede tutto! tutte le otto...”, e allarga le dita, a ventaglio, vorrebbe dire tentacoli ma non gli viene, “braccia?”). Tira un paio di scatti, concentratissimo, a quell’esotico polipo: una di quelle cose che noi italiani abbiamo faticosamente imparato a non fare... Ma non è solo il polipo. Pensavamo di stare cenando, ed amabilmente discutendo, con un inglese molto socievole e dalla facile conversazione, e invece in breve tempo ci accorgiamo di essere a tavola con una specie di stazione ricestra-
smittente molto molto sensibile. La pizzeria dove stiamo è molto grande, molto illuminata e molto affollata. Sembra piacergli moltissimo. Mi guardo intorno per cercare di capire che cosa lo attragga maggiormente, poi mi accorgo che non si tratta solo di dettagli visivi: in realtà, più ancora che osservare, lui sta ascoltando. Credo che la sua memoria stia registrando i rumori d’ambiente, le luci... anzi no, più che le luci, i riflessi delle luci sulle tovaglie e i volti delle persone, il modo in cui l’illuminazione del locale si rifrange determinando la qualità del posto, la sua maggiore o minore piacevolezza, la sua maggiore o minore sopportabilità. E così per le voci, i suoni e i rumori: la sensazione è che quello che interessa a Anthony sia soprattutto l’effetto complessivo che le sonorità ambientali hanno su di noi e su tutti i gruppi di persone che ci stanno intorno, la capacità di assorbimento dell’ambiente, la maggiore o minore reazione all’intorno misurata negli sguardi di volta in volta vivaci o assenti, nel grado di loquacità e nelle posture di ciascuno. A un certo punto della conversazione, per una strana coincidenza (fine della pizza e contemporaneo esaurimento del set di racconti, ricalibratura degli umorismi, piccolo rallentamento dovuto all’inizio della digestione) tutti insieme smettiamo di parlare. Il nostro tavolo è improvvisamente silenzioso. Ci guardiamo intorno come se all’improvviso i nostri occhi registrassero, per la prima volta, l’intero luogo in tutta la sua ampiezza, e l’insieme complessivo delle persone che stanno cenando e chiacchierando intorno a noi un numero consistente. “Ecco: vedi cosa succede, quando sei fuori dalla... boule?” “Bolla?” “Sì: dalla bolla della conversazione”. E disegna con le mani un specie di cupola intorno a noi che di nuovo ci stiamo parlando. Inizio a capire. Mi ritornano in mente mille conversazioni del passato: alcune frivole, altre impegnative, altre importanti. Cosa ricordo dell’ambiente? e c’era gente, intorno? c’era un pubblico? Se c’era non lo ricordo - quello che è certo è che io e il mio interlocutore eravamo in scena. È la scena che mi ricordo perfettamente - come dicono tutti d’altronde, quando ripensano alle frequentazioni del passato. La cosa è interessante. Anche un po’ inquietante. Molto nel segno dei tempi: se hai una videocamera attaccata al computer ti fai la tua televisione, se hai un microfono ti fai la tua radio podcast... insomma il tuo spettacolo lo fai tu: stiamo parlando di questo? No. Non credo. I reality ci stanno abituando a stare in scena in un modo così pervasivo che neanche noi ci rendiamo conto di quanto stiamo diventando attori, e interpreti di noi stessi. Quello che ci sfugge è la differenza fra lo sfondo neutro (il grigio della
nostra stanza, della nostra solitudine) delle nostre performaces virtuali, e lo sfondo mobile, imprevedibile, denso, affollato delle nostre conversazioni reali. Ed è questo che fa la strana macchina messa in moto da Antony Hampton e Silvia Mercuriali: un cortocircuito fra il freddo, l’impersonale di una messa in scena meccanica, paradigmatica e infinitamente ripetibile, e il caldo, il coinvolgente, il pericoloso anche, di una conversazione vera. Lo spettacolo si chiama Etiquette, credo nel vero senso di “etichetta”, insieme di regole utili a stimolare e a mantenere a regime una buona conversazione. E chi fruisce di una buona conversazione? chi è il pubblico, e cosa deve fare? Il pubblico siamo noi, e non dobbiamo fare altro che conversare e assistere alla nostra stessa conversazione. A questa minima “messinscena” (ma non è la conversazione la molecola fondativa di ogni tipo di teatro?) contribuirà non solo l’umore degli attori (noi), non solo l’umore del pubblico (sempre noi), ma anche l’impatto con l’ambiente, il cui sonoro si accende e si spegne a seconda dell’attenzione che riusciamo a rivolgere all’esterno, all’altro da noi. E a proposito: Rotozaza è proprio il nome di una machinerie - è così che si chiamano infatti alcune opere dell’artista Tinguely. Il nome della compagnia è stato scelto proprio in onore di questo famoso concittadino (Antony Hampton è del tutto inglese, ma per un caso familiare è nato a Basilea, in Svizzera, città natale di Tinguely), ma c’è davvero qualcosa di rotozaziano nel felice connubio fra meccanicismo e meraviglia, fra individualismo e socialità, che regge questo come altri progetti del duo HamptonMercuriali. a.m.p.
Il magazine del Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi
Il festival delle idee
il teatro in libreria Castel dei Mondi consiglia Cesare Molinari Teatro e antiteatro dal dopoguerra a oggi Laterza, 2007 Franco Perrelli I maestri della ricerca teatrale. Il Living, Grotowski, Barba e Brook Laterza, 2007 Claudio Meldolesi Fondamenti del teatro italiano. La generazione dei registi Bulzoni, 2009 Luk Van den Dries Corpus Jan Fabre. Annotazioni su un processo di creazione Ubulibri, 2008 Barbara Alesse Ariane Mnouchkine e il Théatre du Soleil editoria & spettacolo, 2006 Andrea Nanni (a cura di) Teatri del Tempo Presente - dieci progetti per la nuova creatività editoria & spettacolo, 2009 Anna Barsotti La lingua teatrale di Emma Dante ETS, 2009 Ascanio Celestini Lotta di classe Einaudi, 2009 Sandro Lombardi Le mani sull’amore Feltrinelli, 2009 Ricci/Forte da Aristofane Ploutos o della ricchezza Voland, 2009 Clarissa Veronico e Roberto Latini Nnord. Liquidi e liquefatti Pensa Multimedia, 2009 Laura Peja Strategie del comico Le lettere, 2009 Toni Servillo, Gianfranco Capitta Interpretazione e creatività Laterza, 2008 Fabrizio Crisafulli Luce attiva. Questioni di luce nel teatro contemporaneo Titivillus Edizioni, 2008 Franco Ungaro Dimettersi dal sud Laterza, 2006 Lucio Argano La gestione dei progetti di spettacolo. Elementi di project management dello spettacolo Franco Angeli, 2004
Ti immagini se tutti quanti smettessimo
Chi ha paura di parlare di economia dello spettacolo? “Ti immagini se da domani davvero tutti quanti smettessimo…” suonava così quasi venti anni fa una canzone “primaverile” di Vasco Rossi, e tutti sapevano bene a cosa si riferisse. È questo verso, appunto canzonatorio, che si muove nell’aria in questi giorni. Mentre si discute dei tagli al FUS, di proposte di legge per il riordino del settore spettacolo, mentre saltano le abituali programmazioni dei teatri e delle compagnie per mancanza di fondi, se tutti quanti smettessimo di “fare” lo spettacolo dal vivo, quello spettacolo d’arte che non riesce a vivere dagli introiti di botteghino, quello che salterebbe non è solo la produzione e diffusione culturale e artistica nel nostro paese, ma un intero apparato produttivo che coinvolge un’enormità di settori: alberghi, ristoranti, trasporti, telefonia, tipografia, editoria, produzione intellettuale, tecnologica, manifatturiera. Salterebbe un sistema di tassazione diretta e indiretta, interessi bancari, nonché un impianto contributivo che vede già per i soli lavoratori riconosciuti dal Ministero nel settore teatrale prosa, ovvero inquadrati nelle strutture a cui il ministero impone un tetto minimo di versamenti contributivi annui, il versamento di oltre 500.000 giornate lavorative. Per l’intero settore spettacolo 200.000 lavoratori che significa un versamento nelle casse degli enti previdenziali di molti milioni di euro l’anno. E questo solo per il comparto dei “riconosciuti” a cui si aggiungono altre migliaia di lavoratori occasionali legati ai festival, agli eventi, alle scuole di formazione, ai progetti locali, anch’essi lavoratori inseriti nel sistema contributivo e soggetti di reddito. È questa la macchina finanziaria e economica che si chiama oggi teatro d’impresa e su cui lo Stato investe affinché rimanga produttiva e continui a riprodurre indotto diretto e indiretto. Non si tratta dunque di sostenere e assistere un settore che nel suo stesso oggetto di produzione ha una frattura di plus valore, ovvero non essendo merce non è in grado di recuperare con l’erogazione l’investimento produttivo, si tratta bensì di riflettere sui valori indiretti che produce. Ma fin qui niente di nuovo: economisti e specialisti del settore discutono di questi numeri e di queste analisi da molti anni molto meglio di noi, e peraltro inascoltati. Interessante è che i sistemi del capitalismo occidentale hanno organizzato da tempo un meccanismo di incentivazione e sostegno alle imprese dei settori primario e secondario proprio affinché in presenza di rischio sulla produzione di plus valore del bene, venisse incrementata la rete dei valori connessi. È la storia degli incentivi sulla rottamazione delle auto, degli elettrodomestici e quant’altro: si abbassano i costi di vendita per aumentarne l’acquisto, ciascun prodotto dunque produce minor plus valore ma poiché è in maggiore quantità nel medio termine riequilibra l’investimento e garantisce i consumi connessi. Basti pensare per il settore automobilistico alle tasse, assicurazioni, consumi di carburante, interessi bancari, oltre che al mantenimento dei posti di lavoro. Ora il segreto di questo processo sta in un fondamento del sistema di mercato, ovvero la creazione e l’induzione di un bisogno. Affinché l’incentivazione dia i suoi frutti e riequilibri la crisi nel medio termine, la merce in oggetto deve essere vissuta come occasione e il bene prodotto come necessario, ovvero come bisogno. I parametri di valutazione che discriminano i beni
Cdm fest
Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche L’amleto strapazzato di Filippo Timi Quasi quindici anni di teatro con i registi più interessanti della scena contemporanea, di cui undici nella compagnia di Giorgio Barberio Corsetti, oltre dieci film, quattro libri, un premio Ubu come miglior attore under 30, insomma Filippo Timi è proprio in una fase effervescente della sua carriera. Lui, bel ragazzone dal sorriso irresistibile, buon umore e semplicità, egocentrico quanto basta per il mestiere che si è scelto, torna al palcoscenico riscrivendo un Amleto comico e strapazzato, irride al potere, irride alla follia e ai vizi, irride alla ragione, e conquista tutti. Fortuna certo, ma anche tanto coraggio, perché l’attore di cui parliamo ha cominciato molto giovane a calcare le scene ma non si è mai fermato e ha continuato a cercare la sua strada in solitario, smettendo di
essere l’attore di una compagnia, per quanto famosa e accreditata, e rischiando in prima persona il confronto con il pubblico. Merito dell’allievo ma anche merito del maestro Corsetti se pensiamo che tutti gli attori e compagni di viaggio di quella compagnia sono oggi presenti e riconosciuti nei teatri italiani, ciascuno secondo il proprio stile. A chi gli ha chiesto se il successo gli ha dato alla testa dice semplicemente che non avverte il successo ma il calore degli spettatori e dei lettori che lo seguono, una specie di abbraccio popolare. Perché Timi è così, capace di tenere una conversazione in prima persona per un tempo illimitato, timido e sincero, umbro e sanguigno ma legato alle ombrosità di Milano. E allora ancora un altro Amleto? E cosa c’entra il titolo che
riporta la celebre frase di Mariantonietta mentre il popolo francese assalta la reggia affamato? Forse perché di fronte alla irreparabilità del reale, tutti ci rifugiamo nella follia dell’irrealtà, forse perché davanti alle insopportabili oscenità dell’ingiustizia la disperazione fa venir da ridere, ci si ritrova a mescolare tutto, l’altisonanza di Shakespeare con le canzoni di Battisti, la paura più paralizzante con il sorriso di Marilyn Monroe, perché se il mondo è così impazzito da offrire brioche invece che pane allora tutto può essere travolto da un’orgia distruttiva. Quanto è vicina la vecchia marcia Danimarca! c.v.
necessari da quelli superflui non ricadono dunque sul bene in sé, ma sulla funzione di quel bene nella vita del soggetto consumatore. È il patrimonio reale e immaginario delle molteplici funzioni che quel bene può avere nella nostra vita che segna il grado di valore che gli diamo, il grado di bene necessario e bene superfluo. Poiché questo patrimonio di funzioni non sono nel bene, che è inerte, ma in quello che gli attribuiamo, che è suscettibile, il sistema capitalista produce attribuzioni e dirige la percezione dei valori dei beni prescelti. Svelato questo semplice meccanismo che ci spinge ad avere bisogno di cambiare auto, telefoni e bevande preferite, la questione è non già se il settore cultura e spettacolo sia produttivo o meno, quanto piuttosto come mai il sistema e quindi lo Stato non lo ritenga passibile di attribuzione di necessità e venga invece impostato alla percezione del consumatore come bene superfluo. Tra le molte risposte possibili una è strettamente connessa alla specificità del bene in oggetto ed è quella su cui appunto gli artisti e i lavoratori dello spettacolo reclamano una riflessione: lo spettacolo d’arte richiede un consumo partecipato, ovvero un consumatore partecipe all’atto del prodotto stesso. La relazione tra attore e spettatore, fondamento dello spettacolo dal vivo nonché indice della qualità dello stesso, è dal punto di vista economico relazione tra produttore e consumatore. Questa in teatro può essere solo diretta, rivolta a una collettività, ma personale e individuale per ciascun produttore e per ciascun consumatore. Tale soggettivismo della relazione costituisce la partecipazione perché richiede l’esercizio del sé come persona e come soggetto attivo nella attribuzione delle funzioni che quel bene riveste nella propria vita. In buona sostanza la cultura e lo spettacolo sono beni irriducibili a funzioni omologhe e omologanti, nessun artista riuscirà mai a fare uno spettacolo identico due sere di seguito quanto nella stessa platea nessuno spettatore potrà avere emozioni identiche a quelle di un altro. La corda invisibile che lega platea e palcoscenico, che si tratti di teatro, musica o danza, quando davvero uno spettacolo è bello, è tenuta insieme da miriadi di pensieri e sentimenti che non saranno mai riassumibili in una sola parola d’ordine. Per questa ragione l’incentivazione di questo settore oltre che impegnativa viene considerata anti-produttiva sul piano economico finanziario perché non integrabile sul piano ideale e filosofico. Impostare un sistema in cui venga percepito come bisogno necessario “vivere” uno spettacolo alla settimana da quando si è bambini a quando si diventa anziani, produrrebbe consumatori necessariamente partecipi perché è proprio l’oggetto che lo richiede per sua natura; consumatori attivi nella relazione con se stessi e con gli altri, consumatori “diversi” al punto da chiamarsi spettatori e produttori “diversi” al punto da chiamarsi artisti. L’incapacità di sostenere la produzione non omologa e non omologante anche in assenza di razionali motivazioni economiche (dato che è dimostrato che l’offerta culturale e il turismo culturale sono tra i più importanti volani economici del paese) dal punto di vista finanziario è un macroerrore del liberismo capitalista, dal punto di vista filosofico è il peccato originale dei sistemi anti-democratici. c.v.
Il magazine del Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi
PIAZZA CATUMA
CASTEL DEL MONTE
SEMINARIO
PALAZZO DUCALE
La piazza più grande, dà accesso al nucleo monumentale della città. Un tempo strapiena di uomini e adibita alle contrattazioni bracciantili, oggi vuota e metafisica: un'ellisse inscritta in un trapezio, cuore geometrico della città.
Il monumento più importante della città, a 17 chilometri dal centro urbano, sito UNESCO e patrimonio dell'umanità. L'ottagonale cortile interno, di grandissima risonanza emotiva, è il più magico e prestigioso dei luoghi del festival.
Nelle sue belle forme del Settecento si erge bianco e austero sull'altura del Carmine, a sud ovest della città. Sede del seminario vescovile, ma anche di un'efficiente biblioteca, offre al festival uno spazio fresco e affascinante.
Sede storica degli spettacoli del festival: il pesante portone si chiude ogni sera alle spalle degli spettatori, trasformando il cortile, o le stanze al piano nobile, o le stalle interrate, in spazi scenici nudi e di grande impatto.
LORUSSO ARTE
CORNER BAR
AUDITORIUM MANZONI
CHIOSTRO SAN FRANCESCO
Lo spazio naturalmente teatrale di una galleria d'arte e di concept design diventa anch'esso luogo di spettacolo. Fra i muri neri spiccheranno vividi i colori e le forme del più piccolo e fantasmagorico teatro di figura del festival.
A nord della città, un luogo di ristoro moderno e informale, elegantemente arredato coi colori del caffè. Accoglierà microperformances per un pubblico di 2 persone alla volta, mescolando l'evento teatrale alla normale vita di un bar.
Il semplice ed efficiente spazio scenico utilizzato dalla scuola Manzoni nella sua normale attività didattica si apre al pubblico del festival, accogliendo workshop, concert e dance theatre, studi teatrali di giovani compagnie locali.
Alle porte del centro storico, sede della biglietteria e dell'ufficio informazioni, il chiostro è adiacente al Palazzo di città. Luogo storico del festival notturno, dedicato in particolare alla musica contemporanea della sezione Off.
Gli spazi del festival
Area Relax Il programma degli incontri alla SpA A 50 metri dal Palazzo Ducale, un piccolo spazio di arte e teatro, letteratura e conversazioni. Ogni giorno dalle 11 alle 19, per tutta la settimana di programmazione, SPA area relax è aperta agli spettatori e ai curiosi del festival (a cura di Giorgia Di Stefano e Annamaria Lomolino, allestimento di Vito Ballarino).
L’arte dell’armonia interiore Momenti di BEN-ESSERE Master Osho-Reiki
a cura di Federica Fuzio e Giovanni Fucci “Le corde del tuo cuore dovrebbero essere un po’ più tese, in modo che in te possa scaturire l’amore; e le corde della tua mente dovrebbero essere un po’ più allentate, in modo che in te possa scaturire un’intelligenza vigile e non la pazzia. Se queste corde del tuo essere fossero entrambe equilibrate, in te potrebbe nascere la musica della vita.” (Osho, maestro spirituale indiano) giovedì 27 agosto, h 12.30/19.00 0883 592847 - info@societaperlarte.it 0883 950701 - karmaki.federica@libero.it costo di partecipazione e 25,00
Ciak si cura seminario di cineterapia
a cura di Milena Scarati e Giuseppe Schiavone venerdì 28 agosto, h 15.00/19.00 0883 592847 - info@societaperlarte.it costo di partecipazione e 10,00
L’arte dello spettatore IL PUBBLICO DELLA CULTURA TRA BISOGNI, CONSUMI E TENDENZE
tavola rotonda con l'autore: Francesco De Biase modera: Lea Mattarella (La Stampa) Ciascuno dei relatori proporrà la propria visione dei cambiamenti che negli ultimi anni hanno coinvolto il pubblico della cultura, indagando anche le possibili strade percorse e da percorrere per ridurre gli ostacoli verso una più ampia e migliore partecipazione. sabato 29 agosto, h 18.00
Il centro del discorso
Senza corpo voci dalla nuova scena italiana
introduce: Nicola Viesti, critico teatrale (Corriere del Mezzogiorno, Hystrio) intervengono: Debora Pietrobono, Franco D’Ippolito, Michele Santeramo Un’antologia di ricerca delle nuove scritture che attraversano l’Italia. Il bacino di nuovi talenti è quello degli scrittori per il teatro. Perché dietro i recenti successi di autori come Marco Paolini, Ascanio Celestini o Emma Dante, esiste una scena ricchissima di giovani drammaturghi capaci di creare un canone alternativo nella letteratura italiana contemporanea. mercoledì 2 settembre, h 18.00
L’arte dell’armonia interiore Momenti di BEN-ESSERE Master Osho-Reiki
a cura di Federica Fuzio e Giovanni Fucci giovedì 3 settembre, h 12.30/19.00
Cinque Letture sceniche
introduce: Nicola Viesti, critico teatrale (Corriere del Mezzogiorno, Hystrio) Progetto-premio di drammaturgia contemporanea. L’utopia che ci guida è restituire al teatro un ruolo sociale, di farlo sentire come necessario non solo per gli artisti ma per la comunità in cui esso agisce. Workshop con la partecipazione degli autori dei 5 testi vincitori del premio. lunedì 31 agosto, h 18.30
Incontro con Piero Fabris
Aperitivo con Léontine 30 lettori in cerca d’autore incontro con Raffaello Mastrolonardo autore del romanzo “Lettera a Léontine” (Besa)
venerdì 4 settembre, h 18.30
Dalla promozione al marketing degli eventi Presentazione del libro di Giancarlo Dall'Ara (Edizioni Halley)
autore del romanzo “Un seme di sole che divenne fiore di pietra” (Palomar)
martedì 1 settembre h 19.30
interverrà Carmela Sfregola, curatrice del capitolo “Il Festival Internazionale Castel dei Mondi” sabato 5 settembre, h 18.30
N
E
O
S
Il magazine del Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi
Il magazine del Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi
Il festival delle idee
Donna straordinaria cercasi
Al Castel dei Mondi Lab, un affascinante percorso fra cinque veri totem della femminilità. Alla ricerca della donna intensa, radicale, marcata. Per una strana coincidenza, tutti e cinque gli spettacoli teatrali del Castel dei Mondi Lab (la sezione del festival riservata alle giovani compagnie teatrali locali e ad alcune esperienze minimali di commistione fra generi) sono costruiti intorno a una figura femminile emblematica. La Frida Kahlo di Marluna Teatro (Effe.Luna / Frammenti di Frida,
sabato 29 agosto); la Simone Weil del “concertheater” di Maghenzani & Danese (Abissi e vette, Simone Weil, martedì 1 settembre); la Sylvia Plath della Compagnia Aleph (Pietre, lunedì 31 agosto): due artiste e una filosofa, ma insieme tre donne radicali, implicate violentemente nella realtà sociale e politica del proprio tempo. Tre donne anche fisicamente inelu-
dibili, dolorosamente presenti col corpo, oltre che con l’intelletto, alla scena del secolo: Frida Kahlo con la sofferenza fisica dovuta alle sue malformazioni, la sensualità estrema che la fece amante di uomini e donne famosissimi del tempo (André Breton, Lev Trotsky, Tina Modotti), e l’incarnarsi in lei della rivoluzione messicana intesa come pulsione vitale ed elemento
identitario; Simone Weil operaia, comunista, sindacalista, di una religiosità così integrale da impedirle di aderire ai princìpi della chiesa, teorica dello “sforzo” come strumento di conoscenza, che internata in un lager quasi muore d’inedia pur di essere trattata come l’ultimo dei prigionieri; e infine Sylvia Plath, la più epocale delle giovani poetesse suicide, già ricoverata in
un ospedale psichiatrico per la sua incapacità di affrontare lo strazio di una femminilità tradita: la donna braccata, pietrificata dalla sua stessa consapevolezza e dalla sua sensibilità irriducibile. A queste tre donne del secolo scorso si affianca la Medea del Teatro di Puck (Nauseae - La verità vi prego su Medea, domenica 6 settembre), giovane compagnia locale che senza paura ha scelto di misurarsi con questa figura della tragedia classica, affrontando il mito arcaico della donna veggente, violenta, assassina, intrisa di sentimenti estremi; e infine l’immagine stessa della donna, ovvero l’Afrodite di I’m Teatro Indipendentemente (WAD4 - Waiting for a dinner, giovedì 3 settembre): come in un'improvvisa frenata, ci troviamo di fronte alla dea della bellezza e dell’amore in un’inedita versione perplessa, scissa com’è nelle due figure di Amaturia e Acidalia (che incarnano rispettivamente l’isteria e la bulimia), impegnate entrambe nella snervante attesa di un Uomo (del solito Uomo) per cena. Insomma, un accidentato ma affascinante percorso fra cinque veri totem della femminilità, alla ricerca della donna intensa, radicale, marcata, in cui corpo e spirito si trascinano l’un l’altro attraverso i passaggi più cruciali della storia: questo il segno dei Lab di quest’anno. Consigliamo di assistere a tutti e cinque gli spettacoli (che si terranno tutti all’Auditorium della scuola Manzoni), senza dimenticare che solo a teatro, ormai, è possibile imbattersi in narrazioni feminili di questa potenza. Mentre infatti le compagnie più giovani e sperimentali del festival affrontano coraggiosamente il mito novecentesco della Donna Soggetto e il dramma delle sue plateali sconfitte, non possiamo dimenticare che ogni giorno, in televisione ma ormai anche in strada, va in scena un’altra donna, che nulla sembra avere a che fare con l’arte, la società, la passione civile e amorosa e la radicalità delle scelte. Consigliamo allora un utile esercizio di riflessione sulla realtà contemporanea. Dopo essere stati a teatro, collegatevi al sito www.ilcorpodelledonne. com, e guardate il documentario Il corpo delle donne, di Lorella Zanardo e Marco Malfi Chindemi (qualcuno di voi forse avrà potuto vederlo nel programma L’infedele di Gad Lerner, su La 7, agli inizi del maggio di quest’anno). Si tratta di venticinque minuti di immagini di donna, tratte dai programmi televisivi che guardiamo tutti i giorni: un montaggio sconvolgente di corpi e volti ben noti, un’analisi estremamente lucida di ciò che sta accadendo sui nostri schermi nazionali. Dopo di che chiedetevi, così come si chiedono gli autori: “come mai tutte le donne d’italia non scendono in piazza per protestare per come veniamo rappresentate?” a.m.p.
Il magazine del Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi
La musica è un posto silenzioso Il Castel dei Mondi OFF Strana la vita per due ex ragazzini che semplicemente amavano la musica, ci si conosce, si comprano dischi, si ascoltano e si riascoltano, e poi si fa una società: un’etichetta di produzione discografica che parte dalla bella Andria del castello e della mozzarella e arriva negli Stati Uniti, in Giappone, in Inghilterra e, sì, anche in Italia. I due ex ragazzini sono Pasquale Lomolino e Pierpaolo Marchio e la loro società-etichetta è A silent place che cura per il festival lo spazio off, ovvero le lunghe notti musicali del chiostro di San Francesco. La raccontano così la loro avventura, quasi come una cosa capitata per caso. La preadolescenza in un negozio di dischi, di quelli alternativi e curiosi dove sono i dischi e le immagini a chiamarti prima che tu possa cercarli. Poi l’adolescenza a scambiarsi cassette e ad ascoltare pezzi, la musica alternativa che captavi girando e rigirando la manopola della radio, l’acquisto dei vinili per posta con l’ansia che arrivassero, e poi il sogno, un po’ diverso da quello degli altri appassionati di musica, non diventare musicisti, prendere uno strumento e affittare uno scantinato, ma diventare produttori. Insomma continuare ad ascoltare e poi diffondere.
Ed eccoli qui allora, nel 2002 fondatori di Smallvoices, etichetta che pubblicava rigorosamente musica d’avanguardia, e poi nel 2005 fondatori di A silent place, distribuita in tutto il mondo e presente in Italia nei canali di Fanzines (in breve, chi distribuisce nei megastore e nelle librerie Feltrinelli). – Ma chi la ascolta la vostra musica? – chiediamo con la curiosità e l’ingenuità di chi comincia ad avere sonno alle 23 – chi si appassiona all’ascolto, non c’è un clichè del fruitore medio, quando organizziamo concerti scopriamo ragazzi molto giovani che sono dei veri conoscitori della musica sperimentale, e poi più adulti che selezionano molto la ricerca, sì forse si tratta di una nicchia, ma è una nicchia nutrita, e poi le passioni sono sempre di nicchia, è per questo che quando esplodono sono potenti – a questo punto il discorso si fa interessante. Se si tratta di abbandonare dei clichè allora bisogna approfondire. Così continuiamo – ma non trovate che a differenza delle passate generazioni in cui lo scambio del disco rappresentava anche uno scambio di identità, oggi che tutto è raggiungibile via internet, sia messo alla prova proprio il potere aggregante della condivisione del gusto e alla fine sia tutto “consumato”? E
poi come fa a sopravvivere un’etichetta di produzione se tutti la musica la ascoltano su you tube? – e anche qui la risposta ci sorprende – intanto la fruizione di internet che c’è oggi è senz’altro più consapevole rispetto a quella di dieci anni fa, le persone sanno cercare meglio e sanno scartare meglio. E poi è vero, tutto si consuma più facilmente, un pezzo che senti se non ti piace lo interrompi e non lo riprendi più, mentre prima quando spendevi 10.000 lire per comprarti un disco anche se il primo ascolto non ti piaceva, il disco te lo sentivi e risentivi un sacco di volte perché dovevi trovare una giustificazione ai soldi spesi, però è anche vero che il mercato del vinile è nuovamente in via di sviluppo. C’è stato un aumento del 25% delle vendite negli ultimi anni. Probabilmente le persone si sono abituate a consumare, ma poi quando una cosa piace veramente la vogliono anche conservare, coccolare, tenerla per sé e questo solo il supporto-disco te lo può dare. Ritorniamo al punto di partenza la passione resiste a tutto, anche al consumo e quando uno ce l’ha, la coltiva. – L’elenco degli artisti prodotti è molto nutrito. Julie’s Haircut, Fabio Orsi, Valerio Cosi, Jennifer Gentle, e molti altri. – Ma che pensa la loro musica? c’è un aggettivo che vi
guida nella scelta, un orientamento che vi spinge a produrli? – non c’è un aggettivo per identificarla e per l’orientamento, gli artisti che produciamo li lasciamo molto liberi. Sono loro gli artisti, se ci piacciono possiamo solo aiutarli a fare il meglio. Sappiamo però che cerchiamo un tipo di musica che richiede un ascolto profondo, un tipo di musica che sia come eco risonante, non ci interessa l’ascolto distratto, preferiamo quello forse impegnativo, ma sicuramente im-
pegnato, che rimane – chiudiamo la chiacchierata mentre già da dieci minuti sul mio computer vanno i pezzi prodotti da Pasquale e Pierpaolo. Cerco di capire cos’è questa eco risonante e scopro che questo impegno non è per nulla faticoso, quasi mi concilia con la vita. E allora in questo spirito di armonia, chiedo – ma qual è il vostro sogno? – che strani questi ragazzi, mi rispondono semplicemente – lavorare e vivere di musica. c.v.
Il magazine del Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi
Il festival delle idee
Per il pubblico resistente di domani I giovanissimi partecipanti allo stage di Voci Nascoste mettono in scena Il barone rampante di Italo Calvino. E iniziano a riflettere sul teatro contemporaneo. Come avvicinare gli adolescenti ad un teatro non digestivo, ad un teatro che non sia esclusivamente di intrattenimento e di svago? e ancora: come avvicinarli alla drammaturgia contemporanea e alle nuove forme di narrazione per la scena? come avvicinarli al Festival Castel dei Mondi? Queste le domande che mi sono posto quando Riccardo Carbutti (direttore artistico del festival) e Rosanna Matera (fondatrice e presidente dell’associazione teatrale Voci nascoste) mi hanno proposto di tenere uno stage per venti ragazzi con formazione teatrale diversa, provenienti alcuni dai laboratori di tecniche recitative organizzati da Voci Nascoste ed altri da esperienze eterogenee di spettacolo. Ho pensato che l’idea su cui lavorare dovesse essere quella di studiare le forme e le poetiche del teatro contemporaneo e di accompagnare lo studio teorico con una pratica scenica conseguente. I partecipanti allo stage, poco o per nulla abituati ad assistere a spettacoli di teatro ma saturi di fiction televisiva, avevano un’età compresa tra i tredici e i sedici anni. Ho strutturato ciascun incontro dello stage in questo modo: una prima parte introduttiva impegnata nell’analisi dei materiali (recensioni-dvd- dichiarazioni poetiche-interviste) degli spettacoli realizzati in passato dalle compagnie che saranno presenti nell’edizione 2009 del Festival Castel dei Mondi; una seconda parte dedicata ad esercizi ispirati al lavoro delle
compagnie analizzato in apertura; una terza parte impiegata nella costruzione di uno spettacolo a pianta centrale ispirato al romanzo di Calvino “Il Barone Rampante”. Impegnare i giovani partecipanti allo stage nella realizzazione di uno spettacolo a pianta centrale (cioè con la scena al centro ed il pubblico intorno ) mi è sembrato un modo vantaggioso per familiarizzarsi all’idea che l’azione frontale, tipica di cinema, televisione e computer, è solo una delle molteplici opzioni drammaturgiche consentite dallo spettacolo dal vivo; gli stagisti hanno quindi potuto constatare la necessità che battute e azioni fossero comprensibili non solo per il pubblico di fronte a loro ma anche per quello seduto alle loro spalle. Inoltre, per chiarire che i personaggi sono funzioni del racconto fatto dall’Autore, ho suddiviso le battute di ogni personaggio tra diversi interpreti: questo ha un poco limitato il compiacimento narcisistico dell’attore di immedesimarsi con il personaggio interpretato e ha permesso una maggiore concentrazione nella esposizione dell’argomento trattato metaforicamente da Calvino (in questo caso la necessità di solidarietà, rispetto e comprensione reciproca tra chi decide di vivere in equilibrio instabile su rami agitati dal vento e chi invece sceglie di vivere quieto sull’immobile impiantito del proprio palazzo). Nel corso dello stage, finanziato dal Festival Castel dei Mondi e
reso possibile grazie alla cura di Voci Nascoste, ho previsto momenti di riflessione sulle tematiche di rispetto e tolleranza tra progetti esistenziali diversi, e ho spinto i partecipanti a confrontare tra loro le personali opinioni indicando così che anche nella pratica teatrale esiste una possibilità di fruizione non silenziosa e passiva delle emozioni e delle informazioni ricevute. Molto interessante è stata per i giovani stagisti è stata l’analisi di lavori messi in scena nel passato recente da alcune famose compagnie di teatro, come pure la visione comparativa di quello che è ormai diventato un classico, il Re Lear messo in scena da Strehler nel 1972. Lo spettacolo conclusivo, grazie all’abilità degli stagisti e al ritmo serrato, nonostante l’assoluta (e voluta) povertà delle scenografie, delle luci e dei costumi, per un’ora ha tenuto avvinghiati gli spettatori alle vicende di Cosimo di Ombrosa: i venti ragazzi sono stati a lungo ed entusiasticamente applauditi. Mi auguro che questa esperienza abbia insegnato a ognuno di loro ad avvicinarsi al teatro come a un’arte che permette di riflettere criticamente sugli avvenimenti dell’uomo. Spero infine che almeno qualcuno di loro possa vedere realizzato il grande sogno di avvicinarsi al teatro non solo in qualità di spettatore ma anche nella veste di autore e interprete. Riccardo Cannone regista, conduttore dello stage
Cdm fest
Sciamani o latin lovers? Ricci/Forte e il pubblico del Castel dei Mondi: una storia d’amore?
Che il teatro di Ricci/Forte continui a suscitare il più vivo interesse della critica, tanto in Italia quanto in Europa, non è certo una sorpresa per gli addetti ai lavori. Quello che stupisce, qui, è la natura dello speciale affetto che lega il pubblico del Castel dei Mondi a questo duo di drammaturghi “puri”, tutto sommato sfuggenti e nient’affatto consolatori. Inizialmente colpito da Troia’s Discount, dolcemente “emotivizzato” in MetamorpHotel, preso allo stomaco dalle Wunderkammer e definitivamente innamorato col 100% Furioso, il folto pubblico che accompagna di anno in anno gli spettacoli di Ricci/Forte al Festival si può considerare ormai conquistato, preso, fedele. Domato? La parola non è del tutto insensata. Ricci e Forte non vanno in scena, non sono attori, le loro foto non stanno sui giornali – e quindi come fanno? davvero si può diventare “divi” scrivendo per il teatro? e non è una scelta (lucida, rischiosa, ma a suo modo ragionevole) quella di scommettere oggi, in quest’epoca di spettatori smaliziati e/o distratti, sulla reale possibilità di trascinare il pubblico in un gorgo sentimentale? Propendiamo per la scelta lucida, ragionata: Ricci/Forte vuole un pubblico da maneggiare, e per maneggiarlo deve farsi amare, a tutti i costi – è questo il trucco? Ricci/Forte è davvero una “ditta amorosa”? o si tratta semplicemente di una grande conoscenza dei codici dell’eros, del desiderio, della compassione, dell'innocenza perfino? così profonda da consentire di arruffarli tutti in un linguaggio spinoso ma che suona in qualche modo familiare, emotivamente intelligibile? Nell’incertezza, ci limitiamo a registrare la grande attesa per questo nuovo Macadamia Nut Brittle – un gusto di gelato, già, per uno spettacolo duro, isterico, doloroso. Gli aficionados non si spaventeranno: sanno che ancora una volta proveranno dolore, schifo, eccitazione, esaltazione, depressione, e si sottoporranno docilmente a questo strapazzo sentimentale. Se non è una storia d’amore questa... a.M.p.
Viaggiatori, non turisti CTS partner del festival
Viaggiatori, Viaggiatori, non turisti. non turisti. CTS Andria - via Vespucci, 96 andria@cts.it - tel.: 0883/883714 CTS Andria - via Vespucci, 96 www.cts.it andria@cts.it - tel.: 0883/883714 www.cts.it
Il Centro Turistico Studentesco e Giovanile (CTS), è una libera associazione di promozione sociale, fondata nel 1974, i cui obiettivi principali sono la diffusione della mobilità giovanile in forme di turismo responsabile, la conoscenza e salvaguardia degli ambienti naturali e del patrimonio storico, artistico e culturale, e la promozione della formazione professionale dei giovani. CTS è la più grande associazione italiana nella promozione e nell’organizzazione del turismo giovanile e studentesco, è un’associazione no profit aperta a tutti, riconosciuta dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Grazie all’attività svolta in campo ambientale il CTS è stato, nel 1992, riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare come Associazione nazionale di protezione ambientale. In questo settore le attività spaziano dall’educazione ambientale al turismo sostenibile, dal volontariato ecologico alla conservazione della natura. Nei suoi 35 anni di attività, CTS si è sempre distinto nel proporre ai suoi associati soluzioni di viaggio vantaggiose. Rilevante è anche l’impegno della Presidenza Nazionale CTS nell’ambito della divulgazione e della promozione del patrimonio storico e artistico italiano, e non solo. Ogni giorno aumentano le convenzioni con i centri culturali del nostro Paese, per consentire ai soci di usufruire di sconti ed agevolazioni in musei, monumenti, teatri e cinema. Biglietti e abbonamenti ridotti per i soci CTS e gli studenti con ISIC Card.
Il magazine del Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi
Il festival che produce
Babilonia Teatri Pop Star Non è solo oro quello che luccica
Dicono di sé di essere nati dal nulla, poi specificano, non da una scuola né da una formazione classica. Babilonia Teatri ha due anime e due corpi, quella di Valeria Raimondi e di Enrico Castellani, e insieme a loro naturalmente complici e compagni di scena, con cui stanno condividendo in questi ultimi anni fatiche teatrali e tanti tanti kilometri di tournée. Quando parlano dei loro inizi professionali cominciano sempre da quello che hanno visto, dall’esigenza di spostarsi e viaggiare per andare a vedere il teatro che si faceva nelle grandi città, perché loro – al nord-est dell’Italia – si sentivano lontani, e via in macchina o in treno a Bologna e a Milano, per vedere gli altri, maestri e emergenti, del cuore dell’offerta culturale. Poi raccontano dei primi passi nel teatro per ragazzi, dei laboratori seguiti e condotti, fino a quello cruciale, in un carcere femminile adulti e l’incontro con altri vissuti, altre lingue, altre storie. Erano a questo punto della vita quando hanno partecipato per la prima volta al bando per il premio Scenario infanzia. In semifinale vedemmo uno strano Panopticum Frankstein, un caleidoscopio di storie e esperienze che portava in scena tra gli altri una ex detenuta nigeriana da poco in libertà. La finale gli valse una menzione speciale e una bella lezione di teatro: le storie raccontate erano storie vere e dure, storie di detenzione e schiavitù, ma avevano vita solo “dette” da chi le aveva veramente vissute, non potevano essere interpretate né rappresentate. L’anno dopo il premio Scenario era alla sua sessione teatro per adulti ed eccoli di nuovo i Babilonia presentarsi con un progetto, Made in Italy. Una scritta luminosa al neon, musica sparata e bruscamente interrotta, i luoghi comuni dell’Italia sempliciona e razzista recitati come le ave maria dei bar di quartiere, le paure e i disagi di una generazione a cottimo come se ne parla a Forum, la semifinale, la finale e la vittoria del premio – anno 2007. Le critiche e le recensioni che ne hanno parlato, definiscono il loro un teatro pop, poi a volte anche rock e punk. Pop è quella scoperta iniziale dell’ir-rapresentabilità della vita, l’ossessione della forma ripetuta fino all’anestesia, l’impossibilità di portare un punto di vista individuale e la scelta del coro come specchio di un punto di vista uniforme e uniformato, l’azione a cui non corrisponde un pensiero. Punk rock è il disvelamento, tutto affidato allo spettatore, che qualcosa non funziona in questo mondo umano, la pausa che interrompe l’uniformità, la domanda di senso che lascia trapelare. Ma il viaggio è lungo, e con Pop Star Babilonia Teatri si confronta per la prima volta con un testo. Lo spettacolo è liberamente ispirato a Terminus di Marc O’Rowe, irlandese di Dublino, altra periferia, altra rabbia. Un testo di solitudini e di storie che si incrociano senza incontrarsi. Lo recitano dentro tre bare agghindate a festa, lo recitano facendoci ridere e commuovendoci, freddi e matematici come chi racconta le peggiori atrocità pasteggiando col prosecco, scanzonati come quando su un canale in televisione c’è un documentario sui morti di guerra e sull’altro Pippo Baudo che presenta canzoni d’amore, irriverenti, giovani e belli come chi la vita non vuole passarla in una gabbia dorata. Tanti auguri. c.v.
Cdm fest
Land Lover Alla ricerca dell’Amore Quante volte ci è capitato di pensare di lasciare tutto, partire per un’isola lontana, una palma, sabbia bianca e lunga, tutto alle spalle e ricominciare. E sì un’isola è proprio quello che ci vorrebbe, perché l’isola è il continente staccato, è la cima di una montagna affiorante sulle acque, è il luogo su cui si è incagliata l’arca di Noè e tutto è potuto ricominciare dopo il diluvio, l’isola è il luogo mitico della rinascita. Sarà questa la fortuna del telefilm Lost o della trasmissione L’isola dei famosi dove divi ben pagati fingono di ritrovare se stessi, sarà per questo che Sabina Guzzanti nel film Cuba Libre si innamora del sosia di Ernesto detto il Che e scambia le parole del Comandante per poesie scritte appositamente per lei. Sarà per questo che Gianfranco Berardi sceglie un’isola e un viaggio per parlare della ricerca dell’amore. Land Lover, titolo che risuona come il nome di un’auto costosa e come la terra degli amanti, è il nome del nuovo spettacolo di questo autore-attore-regista appena trentenne, pugliese, ma prodotto dallo Stabile di Calabria, vincitore del bando Nuove Creatività promosso
dall’Ente Teatrale Italiano, vincitore del Bando Principi Attivi della Regione Puglia, e probabilmente tra le compagnie pugliesi (la sua si chiama Corte dei Miracoli) più presenti sui palcoscenici italiani. In questa costosa terra degli amanti tre personaggi insoliti e comuni si incontrano casualmente in fila presso un santone, tutti hanno qualcosa da cercare disperatamente, qualcosa da cui liberarsi, l’ansia di ricominciare e trovare delle risposte, l’ansia di nascondere al mondo da cui provengono la propria vera identità e di cercare di perseguirla e manifestarla in quella terra straniera dove tutto è più libero e liberato. Dove nel tempo di una vacanza si può essere finalmente gay, trans, cuori solitari, sessodipendenti, mistici della nuova energia, equosolidali, ribelli. Comincia così questo giallo delle rivelazioni, in cui nessuno è ciò che sembra e nessuno si accorge di ciò che veramente è. Anche il santone è il surrogato di una guarigione a pagamento, di una filosofia di vita che vale di giorno ma che di notte si può facilmente tradire, e l’amore agognato può scambiarsi per sesso a buon mercato. È una girandola
comica di fraintendimenti, di situazioni surreali, una farsa della disperazione. E alla fine? In Travolti da un insolito destino la signora Raffaella Pavone Lanzetti-Mariangela Melato torna a Milano e lascia Carunchio-Giancarlo Giannini alla sua isola, indebitato e disperato, nella pubblicità della Costa Crociere una signora piange nella vasca da bagno rimpiangendo la piscina della sua nave di lusso, negli addii al celibato dei ricchi si torna da Cuba e ci si sposa come a un funerale, nelle crociere per single si torna alle solitudini da chat senza aver trovato la coppia, e in Land Lover tutti tornano a casa senza essersi davvero conosciuti e senza redenzione. Ma Gianfranco Berardi torna al palcoscenico con la sua cifra grottesca e comico-amara senza smettere di cercare la poesia, senza smettere di cercare la luce nel buio, e ci dice che l’amore non è una malattia da cui curarsi con gli antibiotici, l’amore può essere vita, se ne abbiamo il coraggio, qui e ora. c.v.
Il magazine del Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi
Il festival delle idee
comunicare con il dna
Il festival delle parole, dei gesti, dei luoghi e degli odori. Un colore, quello del cielo, un profumo, quello della terra Il brief di questo progetto di comunicazione parlava di un festival a metà strada tra il sogno e la tradizione, tra cultura e folklore: “Un castello, più sentieri”. L'identità visiva è stata progettata per essere uno strumento, e non una semplice “immagine”. Alle immagini, in senso fotografico, abbiamo preferito l'immaginazione, che si sviluppa a partire da input dati. Un festival iconoclasta quindi? Forse sì. Sicuramente questa tredicesima edizione è un momento di cambiamento forte, marcato, evidente. Ci siamo avvicinati a questo progetto con il tatto di Teseo che ripone la testa di Medusa, appena mozzata, delicatamente nel panno, richiudendolo con attenzione. Calvino avrebbe parlato di “leggerezza”. Abbiamo progettato un sistema di segni semplici, un codice, come il DNA. Combinando questi moduli, come fossero mattoncini lego, ab-
biamo iniziato a definire delle direttive, dei sentieri. La nostra idea di festival è bucolica, fiabesca, sospesa in uno spazio-tempo che non coincide con il presente. Per questo abbiamo deciso di creare dei lettering che si ispirano, nelle loro legature, alla storia, non proprio recente, della nostra terra. Non si tratta di nostalgia, ma di amore. Assieme ai lettering sono state disegnate delle trame, delle icone, una mappa, ma la vera forza di questo “modus operandi” è che non c'è fine alle possibilità, come non c'è fine all'immaginazione. Si tratta di “design procedurale”: stabilite le regole base del sistema di segni, e le dinamiche di utilizzo/ composizione di questi, è possibile generare in modo naturale infinite composizioni. Abbiamo lavorato per creare una campagna sistematica e coerente, concentrandoci sul processo che genera le immagini piuttosto che
sulle singole immagini. Questo è il festival, un generatore di emozioni, visioni, sogni e suggestioni, che accoglie le aspettative di ognuno. Bonus Track, come le tracce che chiudono i cd, come un concentrato di passione e amore, che nonostante i tempi di crisi, viene offerto al suo pubblico, un pubblico resistente, appunto. Questa edizione è frutto della volontà indomita di perseverare, innovando. FINALITà evocare ‹-› descrivere, coinvolgere ‹-› informare. PAROLE CHIAVE: cultura› seme› forma di vita› virus› virulenza› contaminazione› espansione nei luoghi› segni› sistema di segni› alfabeto› lettere› parole› suggestioni. Alessandro Tartaglia
La macchina organizzativa del Castel dei Mondi Esperienza, elasticità, prontezza di riflessi, formazione continua: questi i segreti per il buon funzionamento di un festival. Intervista a Fisfola, direttore di produzione. Castel dei Mondi è una macchina organizzativa complessa. Abbiamo chiesto a Francesco Fisfola, direttore di produzione del festival, di fornirci qualche informazione più precisa riguardo al suo funzionamento. Qual è il tuo ruolo all’interno del festival? in che cosa consiste esattamente il tuo lavoro? In generale, il direttore di produzione di un festival dovrebbe occuparsi di far fronte alle esigenze delle compagnie, e di gestire l’intera piattaforma organizzativa, cercando di contenere le spese entro i limiti del budget a disposizione. In un festival fai da te come questo... Come sarebbe, fai da te? Beh, in un festival come Castel dei Mondi, dove tutti sono allenati a far fronte a qualunque urgenza, al direttore di produzione spesso tocca anche trasportare cavi, spostare transenne... Ma a parte le urgenze, mi pare che il festival abbia un organico cospicuo. Quante persone lavorano al Castel dei Mondi? Circa ottantacinque persone direttamente impiegate, senza contare l’indotto. Ci sono professionisti, consulenti, tecnici, responsabili di spazio, facchini, addetti alla segreteria, alla biglietteria, all’accoglienza, al volantinaggio... Giovani? e si tratta di tecnici professionisti, o sono persone che si formano sul campo? Tutti giovani, molti giovanissimi, e tutti formati sul campo. Nonostante questo, siamo piuttosto orgogliosi del fatto di esprimere, a detta delle compagnie ospitate, una professionalità pari a quella di molti festival più ricchi del nostro, o di più lunga e consolidata tradizione. Al festival partecipano compagnie locali, nazionali e straniere. Differenze di approccio? Nessuna differenza apprezzabile in relazione alla provenienza. La differenza che piuttosto notiamo è fra le compagnie più importanti e le piccole compagnie che si affacciano da poco alle scene - nel senso che con le prime i rapporti sono molto più facili: hanno esigenze precise, sono elastiche, è facile venirsi incontro, mentre con le piccole... Peggio le piccole? Beh, è normale: sopperiscono alla minore esperienza con una maggiore rigidità nelle richieste, impuntandosi... ma dopo un anno o due si tranquillizzano e diventa tutto più facile. Comunque è una bella caratteristica del Castel dei Mondi, questa di affiancare compagnie importanti a compagnie di minore esperienza. Sì, e dipende da una scelta, particolarmente felice, della direzione artistica: le esplorazioni del Castel dei Mondi in campo teatrale riguardano infatti quello che sta per succedere, non solo quello che è già successo. Così, ci sono molte piccole compagnie che proprio attraverso l’esperienza del festival (e un po’ anche grazie a noi) imparano a gestire meglio il livello tecnico-produttivo, e spesso dopo il festival si sentono pronte ad affrontare produzioni più complesse e partecipazioni prestigiose. Ugualmente, noi abbiamo modo di apprendere molto dalle compagnie storiche, quelle più “blasonate”, che sono anche tecnicamente espertissime e sofisticate. Insomma, in questo sistema di apprendimento sul campo, funzioniamo un po’ da cinghia di trasmissione dei saperi tecnici e organizzativi, fra le grandi e le piccole compagnie. Sarebbe ipotizzabile la creazione di una scuola di formazione per tecnici del Festival? Se il Festival fosse una struttura stabile, e cioè se non fosse in balia di ogni avvicendamento e di ogni turbolenza all’interno delle pubbliche amministrazioni, sicuramente sì. Fortunatamente il governo della Regione ha riconosciuto pubblicamente che Castel dei Mondi ormai rappresenta la manifestazione di assoluto riferimento, in Puglia, per quanto riguarda il teatro. Speriamo che a questo importante riconoscimento segua la creazione di una struttura stabile: il Castel dei Mondi è già pronto al grande salto. a.m.p.
Il magazine del Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi
Il festival che produce
I mammasantissima in ammerika Quando la luna ha casa sulla Murgia Da alcuni anni la compagnia La luna nel letto è ospite fissa del Festival, e non solo perché viene da terra vicina, Ruvo di Puglia, ma perché negli anni la sapiente regia di Michelangelo Campanale e la forza e determinazione dei suoi attori, hanno regalato spettacoli di incantata poesia, delicatezza e spettacolarità. Più conosciuta per gli spettacoli dedicati ai ragazzi, dallo scorso anno La luna nel letto ha una residenza, condivisa con la compagnia di danza Qualibò, proprio a Ruvo nell’ambito del progetto della Regione Puglia Teatri Abitati. Una residenza iniziata nei fatti già molti anni fa attraverso un fitto lavoro nelle scuole, l’organizzazione di un festival estivo e la produzione di spettacoli che quella terra raccontano e rivivono. Così I Mammasantissima in Am-
merika è ancora una storia di Sud. Il Sud degli anni ’60 e della controra che ci fa tutti stanchi e un po’ sognatori. Il Sud dei pantaloni un po’ corti sulle caviglie, il Sud irrealizzato e tamarro, ma che poi in fondo va bene così. Un gruppo di musicisti prova in uno stanzino del circolo culturale di un paese immaginario della Murgia grazie al favore dell’Assessore alla Cultura, prova lì perché è uno stanzino e fa più fresco, prova perché in fondo non ha niente da fare e si può far finta di essere Fred Buscaglione. Ma poi finalmente una sorpresa, una chiamata inaspettata e questa volta davvero si va in Ammerika. Il tema dello spettacolo è lo stesso che ha già ispirato interi cicli cinematografici e musicali, da Leningrad cowboys go to America (dove
però i musicisti partivano da Leningrado portandosi dietro addirittura il bassista morto assiderato, surgelato nei ghiacci siberiani e inevitabilmente scongelato al sole americano) alle celebri notturne televisive di Renzo Arbore, alle indimenticabili icone degli italoamericani cantanti e musicisti del libro Il padrino di Puzo, di cui il film ci rimanda solo una fuggevole, per quanto incisiva, immagine nell’iniziale matrimonio di Conni. Insomma questa ammerika e questa musica, passano gli anni, ma sempre ritorna, anche se nel tempo cambia faccia e geografia. Sarà perché in mezzo c’è un oceano e ci hanno regalato cioccolate, sarà perché erano alti biondi e forti – ma poi parli con le nonne e ti raccontano che erano tutti neri quelli della “liberazione” – sarà perché è
ancora oggi il nuovo continente, ma il nostro sogno va sempre lì, dove tramonta il sole, dove c’è un sogno che può accadere dopo, alla fine della giornata, dove un presidente dice we can, dove un master universitario ti può dare un futuro
astronomiche davanti alla massima carica ecclesiastica, quando Galileo è stato appena condannato all’abiura? Lo spettacolo, in prima nazionale, si terrà al Seminario il 1 settembre. Ricordiamo agli appassionati e ai curiosi di astronomia, che numerose sono le associazioni di astrofili attive sul terrirorio. Fra queste segnaliamo l’AstroBAT, responsabile dell’osservatorio Leone Dehon sito in contrada Barbadangelo ad Andria (uno dei cinque osservatori presenti in Puglia), che si dedica in particolar modo alla divulgazione scientifica nelle scuole di primo e secondo grado (per informazioni sull'osservatorio astronomico e sui referenti per le scuole si può consultare il sito www.astrobat.it), e The Lunar Society, che organizza diverse osservazioni astronomiche in zona e che per il 6 settembre, proprio al Castel del Monte, invita alla premiazione della seconda edizione del premio di poesia “Federico II e i poeti tra le stelle”, dedicato esclusivamente a componimenti con riferimento al cosmo, agli oggetti del cielo e ai fenomeni astronomici (maggiori informazioni su www.thelunarsociety.it).
che qui te lo sogni. Ed è prendendosi in giro, con buona musica e prova d’attore, facendoci divertire e ridere, che La luna nel letto ritorna a quell’antico sogno di America che non esiste nella realtà. E in questo Sud della controra – e attenzione questa parola è presente in due spettacoli del progetto Teatri Abitati, l’altro è della Bottega degli Apocrifi di Manfredonia – viene da chiedersi come la chiamano la controra i nuovi schiavi dei pomodori, le prostitute delle tangenziali, le badanti nelle case davanti alla televisione. Perché alla controra fa caldo, viene sonno e passa la voglia di fare qualsiasi cosa, e nel dormiveglia e nel sudore si sogna di tutto, anche di andare via in un luogo dove tutto sia possibile, alla controra si può avere nostalgia del futuro e sospendere il presente, alla controra si può far finta che è il caldo l’impedimento e che al nord quando ci sono 40° fa comunque più fresco. E invece no, fa caldo uguale, anche in Ammerika, e il Sud non è un fattore climatico. E dei sogni non si può avere nostalgia, bisogna farli diventare progetti, dargli gambe e braccia, renderli possibili, perchè anche in ammerikano il verbo can regge sempre un altro verbo per completare la frase.
a.m.p.
c.v
Il festival delle idee
Anche al Festival è l’anno Internazionale dell’Astronomia Il Seicento delle grandi scoperte astronomiche in Pandistelle, lo spettacolo per ragazzi di Thalassia/Maccabè Teatro. Con qualche utile informazione per gli amanti degli astri. Il 2009 è stato proclamato dall’ONU Anno Internazionale dell’Astronomia. Il coordinamento internazionale è affidato all’UNESCO e all’Unione Astronomica Internazionale (IAU), mentre per l’Italia il referente per il coordinamento delle iniziative di IYA2009 è INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica. Anche il Castel dei Mondi festeggia la ricorrenza a suo modo, invitando gli spettatori più giovani (ma anche gli adulti: ci si diverte!) ad assistere a Pandistelle di Thalassia/Maccabè Teatro, uno degli spettacoli della sezione Teatri Abitati Ragazzi, ambientato nel Seicento alla corte di Luigi XIV. Lo spettacolo mette insieme il racconto “astronomico” per eccellenza (il Sole che nel Seicento diventa il nuovo centro dell’universo grazie alle intuizioni di Copernico, Keplero e Galileo) e un’altra narrazione di argomento “teatrale”, quella delle peripezie di una scalcagnata compagnia di giro che, invitata alla corte francese in occasione dell’incoronazione del piccolo Re Sole, decide di mettere in scena uno spettacolo incentrato proprio sulle nuove scoperte astronomiche. La compagnia di attori e saltimbanchi si troverà ad affrontare un problema: alla festa di corte, inaspettato, ecco che arriva il Papa! Come faranno gli attori a magnificare le nuove scoperte
Strade del Vento Borghi di Eolo Distretto Energetico Aziende Agroenergetiche
HFE ss 17 km 327 LUCERA (Fg) t. 0881 531611 www.fortoreenergia.it
Energia per lo sviluppo Fortore Energia partner del festival La Fortore Energia S.p.A nasce alla fine del 2001 da una joint venture tra le Comunità Montane del Fortore Beneventano e dei Monti Dauni Settentrionali ed alcune aziende già operanti nel settore energetico. La sede legale è a Lucera, e unità operative sono in Puglia, Campania, Armenia, Romania, Grecia e Brasile. Il capitale sociale della Holding Fortore Energia è di 24.624.500,00 Euro. Oggi fanno parte del Gruppo Fortore aziende leader nei settori dell’energia rinnovabile e dell’industria agro-alimentare, unite in una joint venture costituita da due gruppi di soci: Wind Farm Fortore (soci locali) e REN Romagna Energia S.p.A. (gruppi Amadori, Orogel e Conserve Italia). Operare in un settore come quello energetico in cui gli interventi proposti comportano sempre importanti trasformazioni del territorio, impone l’assunzione di un atteggiamento etico come criterio guida, che consiste nel “senso di responsabilità” verso il territorio e le sue componenti. La condivisione di questo senso di responsabilità ha consentito a grandi gruppi dell’industria alimentare italiana e a nuovi imprenditori legati alla propria terra di unirsi in un progetto comune, diviso tra emergenze globali e sfide locali. Il Modello Fortore, centrato sul territorio, tenta di valorizzarne le potenzialità utilizzandone le risorse: nasce dal territorio per il territorio. Creazione di distretti eco-tecnologici, progetti speciali, valorizzazione del paesaggio e delle componenti culturali, promozione e diffusione della produzione, ricerca tecnologica e formazione di nuove figure professionali, sono le linee guida della nostra attività. Internazionalizzare questo modello è la nostra più grande ambizione. Agendo con tale filosofia aziendale, HFE, che ha iniziative imprenditoriali in corso anche nel territorio di Andria, non poteva non promuovere e sostenere il Festival Castel dei Mondi, iniziativa di eccellenza che partendo da un forte radicamento, valorizza la professionalità locali e al tempo stesso proietta il territorio in un circuito culturale di interesse internazionale.
{~}
Menù d’artista (ma non è detto che faccia bene)
IL risotto alle fragole
IL tre nocelle
Ricetta di Licia Lanera Fibre Parallele non sbaglia un colpo, e ci fa molto piacere. Nel 2007 semifinalista al Premio Scenario con lo spettacolo Mangiami l’anima e poi sputala, e oggi tra i dieci vincitori del concorso Nuove Creatività bandito dall’Ente Teatrale Italiano con Furie de sanghe, nonché finalista del concorso Extra con Due, spettacolo ospite del Festival il 28 agosto presso l’Auditorium Manzoni e ancora tra i rappresentati del giovane teatro italiano alla Biennale giovani artisti 2009 che si terrà a Skopje in settembre. Insomma un percorso a tinte forti per questa bella coppia teatrale, sanguigna e sanguinaria… ma solo per finta, solo per divorare la vita. Buon appetito.
Piccolo spazio pubblicità
Ricetta tradizionale Fate dorare la cipolla e poi aggiungete il riso. Fate tostare leggermente il riso e quando sentite un leggero profumino versate tanto latte fino a coprire tutto. Intanto, anche se non l’ho detto prima, avreste dovuto tagliare le fragole a piccoli pezzettini. Aggiungetene la maggior parte al riso. Mettete sale q.b. e fate cuocere a fuoco lento. Girate di tanto in tanto il risotto e se vedete che il latte si consuma, aggiungetene altro per permettere al riso una buona cottura. In un tempo non troppo lungo (20 min circa..forse) il risotto è pronto. Servite in piatti piani, meglio se di colore nero per fare risaltare il risotto che, se avete cucinato bene, sarà diventato rosa. Le fragole che vi sono avanzate mettetele a crudo sul risotto così da fare una bella composizione. Accompagnate con un vino bianco freddo o champagne se siete ricchi. Cosa fondamentale: la preparazione di un piatto è un rito, come un omicidio. Ci vuole lucidità, precisione e dedizione. Non lasciatevi distrarre e datevi completamente.
Motivazioni: La scelta di questa ricetta è cromatica. Il colore nelle pietanze è fondamentale. Il risotto alle fragole conserva in sé la scala cromatica di 2.DUE: il bianco e il rosso. è inoltre una ricetta adatta solo ai palati raffinati leggera ma esplosiva, dolce e salata, semplice ma apparentemente sofisticata. Forse è afrodisiaca, sicuramente stimolante in una cena a due, e tutto il resto dipende da voi… Ingredienti: › cipolla, › olio o burro, › riso per risotti, › fragole meglio se piccoline, › sale, › latte. Preparazione: mettete in una pentola un fondo d’olio del burro (forse il burro ci sta meglio, ma io uso l’olio: preferisco i prodotti della mia terra) e la cipolla, mi raccomando tagliata sottilissima o centrifugata: trovo che sia un’assoluta mancanza di classe far trovare nel piatto pezzi di cipolla. Orrore!!!
Fest Teatri Abitati Lab Off Talk
Il bicchierino di cialda croccante ricoperto da una crosta di cioccolato fondente racchiude cinquanta grammi di gelato alla nocciola e un fondo di panna montata nel quale giacciono tre nocciole tostate (sempre) e un’amarena (talvolta). In tutte le gelaterie di Andria, dove del Macadamia Nut Brittle non hanno mai sentito parlare.
biglietteria: Comune di Andria, Chiostro San Francesco aperta dal lunedì al venerdì h 10.30/12.30, 18.00/20.00, il sabato h 10.30/12.30 info: 0883 290226 - 339 6015695 abbonamenti e biglietti acquistabili anche online: www.casteldeimondi.it
TA ragazzi
Chiostro S. Francesco
27
ago
Roberto Corradino / Reggimento Carri
Girodibanda
Sandro Lombardi
28
venerdì
ago
sabato
ago
domenica
3
set
giovedì
4
set
venerdì
5
set
sabato
6
set
domenica
Rotozaza
Marluna Teatro
TerramMare Teatro
Etiquette
Effe.Luna / frammenti di frida
Cento
Cantieri Teatrali Koreja
La Luna nel Letto
Armamaxa Teatro
Paladini di Francia
I mammasantissima in Ammerika
1981
h 21.00
Pandistelle
Obludarium
The Forman Brothers’ Theatre
Obludarium
The Forman Brothers’ Theatre
Obludarium
Compagnia Aleph
Teatro dell’Est
Pietre
Le mani sopra le città
h 22.30
h 21.30 The Forman Brothers’ Theatre
Obludarium
Teatro Minimo
La Santa Rodilla
Rotozaza
ConcerTheater
Sequestro all’italiana
Manologias
Etiquette
Abissi e vette, Simone Weil
Obludarium
h 22.00
La Santa Rodilla
Rotozaza
Manologias
Etiquette
h 22.30
h 19.00
Gianfranco Berardi
Manifattura Scalza
La Santa Rodilla
Rotozaza
Land lover (Viaggio per amore)
Gianna
Manologias
Etiquette
h 21.00
Il popolo non ha il pane? diamogli le brioche
h 22.30
h 19.00
h 19.00 h 23.00
h 19.00 h 23.00
miss mina
h 19.00
W4ad - Waiting for a dinner h 19.00 QualLiBò
Etiquette
(dueperdue) per due
Babilonia Teatri
La Santa Rodilla
Rotozaza
Un amore dell’altro mondo
Pop star
Manologias
Etiquette
h 21.00
h 22.30
h 19.00
h 19.00 h 23.00
h 23.30
La Luna nel Pozzo
Eroi in fumo h 19.00 h 23.00
h 20.00
C.R.E.S.T.
Rotozaza
Teatro di Puck
Il misantropo
Vico Ospizio
Etiquette
Nauseae - La verità vi prego su medea
Camille o’sullivan
(Oasi S. Francesco) h 20
Mario Perrotta
h 22.30
Senza Corpo Voci dalla nuova scena italiana h 23.30
h 22.00
Rotozaza
Cerchio di Gesso
h 21.00
Caligari cineconcerto
Manologias h 19.00
Julie’s Haircut
Musicarteatro
I’m Teatro Indipendentemente
h 19.00 h 23.00
h 19.00 h 23.00
h 19.00
h 18.00
h 23.30
La Santa Rodilla
h 22.30
h 23.30
h 19.00 Teatro dei Borgia / La compagnia delle formiche Cercando
Il centro del discorso 5 letture sceniche
Giardini di Mirò
Pop star
h 21.00
Jennifer Gentle
(Oasi S. Francesco) h 20
Babilonia Teatri
di Molière
h 21.30
h 19.00
Sequestro all’italiana
h 21.30 The Forman Brothers’ Theatre
h 19.00
Teatro Minimo
Filippo Timi
h 19.00 h 23.00
macadamia nut brittle
h 21.00
h 18.00
h 20.00
Ricci / Forte
Controra - un caffè ai morti
h 21.30
h 19.00
Etiquette
Bottega degli Apocrifi
h 21.30
h 19.00 h 23.00
L’arte dello spettatore
Rotozaza
h 22.30
h 20.30 The Forman Brothers’ Theatre
h 22.00
Thalassia / Maccabè Teatro
martedì
h 23.30
h 19.00
Otello, alzati e cammina!
h 21.00
set
h 19.00 h 23.00
Beatrice Antolini
Gaetano Ventriglia
Capatosta
lunedì
2. (due)
Il riformatore del mondo
Paolo Panaro (Centro Diaghilev)
ago
Fibre Parallele
Etiquette
Sandro Lombardi
h 20.00
31
h 19.00 h 23.00
Rotozaza
h 22.00
h 21.00
30
mercoledì
Le muse orfane
h 21.00
29
set
Roberto Corradino / Reggimento Carri
Il riformatore del mondo
ago
2
Etiquette
h 20.30
h 21.30
1
Rotozaza
Le muse orfane
giovedì
area Relax / Talk
Camille o’sullivan h 23.30
h 18.00
stampa: Azienda Tipografica De Biase - Ruvo di Puglia
{~}
Il magazine del Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi