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6 DONATORI
3 Generazioni
Mi chiamo Maddalena e sono figlia di un donatore, Roberto; da giovanissimo padre, accettò l’invito del fondatore della nostra sezione – Fidas Verona di Pozzo, prima Gruppo francescano donatori di sangue - e vi rimase fedele per i successivi 40 anni.
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Posso dire di essere donatrice per tradizione di famiglia e perché sono un’emotrasfusa. Nel 2003 sono stata ricoverata d’urgenza per un grave anemia; ci volle poco a capire che la causa non era una patologia, il mio corpo aveva una falla, perdeva sangue.
In un istante mi sono trovata catapultata dall’altra parte: ero io ad avere bisogno di sangue. Servirono 20 giorni per capire dove fosse il problema e qualche altro per andare in sala operatoria a sistemare le cose. Devo quel mese della mia vita e i successivi a più di un donatore.
Naturalmente appena possibile andai a donare e con me mio marito Francesco De Togni, anche lui figlio di un donatore, Romolo, e anche lui emotra- sfuso quando aveva circa 3 anni. Che strane le coincidenze della vita!
Appena compiuti i 18 anni Luca, nostro figlio, si è aggiunto ai donatori della nostra sezione di Pozzo e dopo due anni anche Letizia, nostra figlia, che con determinazione ha fatto tutti gli accertamenti richiesti.
Lo stesso giorno in cui Letizia si recava al Centro trasfusionale arrivò la diagnosi di mia madre Elsa: Mieloma multiplo micromolecolare, un nome lunghissimo per un tumore del sangue che causa, tra le altre cose, anemia.
Ci siamo ritrovati di nuovo ai due capi del filo che lega malati e donatori.
Come spesso si dice, i donatori non sanno per chi donano, ma sanno perché: la nostra condizione ci porta a sapere anche per chi, a guardarli negli occhi nella sala d’attesa di un reparto, a condividere con loro lunghe ore di terapie, ansie e speranze, a trattenere una lacrima quando l’ordine delle cose viene stravolto dalla malattia ed è un genitore ad accompagnare il figlio.
Lenisce tutto la consapevolezza che, nel nostro piccolo, per quel che possiamo, stiamo facendo qualcosa per loro.
Non serve essere nella nostra situazione per donare e nemmeno avere una tradizione di famiglia, alla quale tra l’altro serve qualcuno che le dia inizio, basta sapere che con un po’ del nostro tempo possiamo dare speranza a molte vite.