PERIODICO DI INFORMAZIONE A CURA DI FIDAS VERONA – DONATORI VOLONTARI DI SANGUE
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N. 39 - dicembre 2021
www.fidasverona.it
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Chiara Donadelli Presidente Fidas Verona
IL BELLO DI STARE INSIEME
Ci siamo ritrovati per inaugurare un monumento, festeggiando sezioni che hanno tagliato il traguardo dei 50 anni di attività. Pian piano siamo ritornati nelle scuole, per parlare della bellezza del dono alle nuove generazioni. Quest’estate ci siamo finalmente rivisti a bordo piscina, con la “24 Ore del donatore”, impegnati a promuovere la donazione nei mesi estivi, sempre carente. Abbiamo pedalato insieme in bicicletta e presenziato agli eventi dei nostri paesi. E poi abbiamo premiato chi ha teso il braccio tante volte, gustando pure il piacere di stare a tavola, ai pranzi sociali. Tutto come prima, dunque? In realtà, no. Probabilmente ci vorranno anni per analizzare come la pandemia ci ha cambiati. Il Covid-19 ha creato tante difficoltà anche alla
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ad andare ai Centri trasfusionali con slancio e generosità. In questo 2021 la vita associativa è andata avanti, con diverse velocità da sezione a sezione. A fine anno si fanno i bilanci, no? Ecco, oltre ai numeri, allora proviamo a “pesare” anche il coraggio di tanti nostri volontari, che nell’incertezza si sono rimboccati le maniche e si sono fatti megafono del dono, sconfiggendo il virus dell’indifferenza, dandosi da fare per la salute di tutti, creando comunità solidali. A tutti loro diciamo un grande GRAZIE. E a ognuno facciamo un incoraggiamento: sangue e plasma significano vita, non stancatevi mai di ricordarlo al mondo, senza paura!
promozione del dono, penalizzata dall’impossibilità di trovarsi di persona per molti mesi; ha fatto però da stimolo alla creatività di noi donatori, facendoci riscoprire quant’è bello stare insieme e condividere la gioia di donare. Ecco perché ritrovarci in presenza, sebbene ancora mascherati e distanziati, è un regalo di cui siamo grati. E un’occasione da non sprecare. Siamo ancora in una fase di convivenza col nuovo Coronavirus, ma i vaccini ci hanno dato una mano ad arginarlo. Mentre scriviamo, pensando al secondo Natale in pandemia, aleggia ancora la preoccupazione. Comunque niente di paragonabile al nefasto 2020, durante il quale i donatori hanno continuato
Periodico della FIDAS VERONA Donatori Volontari di Sangue Via Polveriera Vecchia, 2 - 37134 Verona Tel. 045 8202990 - Fax 045 8278521
info@fidasverona.it www.fidasverona.it Autorizzazione Tribunale di Verona n.1535 del 13.03.2003 Presidente Fidas Verona: CHIARA DONADELLI Direttore responsabile: ADRIANA VALLISARI Grafica e stampa: FIDES srl - via Pacinotti, 11A 37135 Verona Ringraziamo chi ha collaborato a questo numero.
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FABBISOGNO E DISPONIBILITÀ DI SANGUE: cosa ci riserva il futuro?
Giorgio Gandini Direttore UOC Medicina Trasfusionale di AOUI Verona Coordinatore Responsabile DIMT Verona
In questo momento nella provincia di Verona tutte le attività sanitarie ordinarie sono tornate sostanzialmente a regime, e quindi anche le necessità trasfusionali sono tornate ai livelli prepandemia (e forse anche leggermente aumentate nelle ultime settimane, in seguito all’incremento dell’attività chirurgica finalizzato al recupero degli interventi rimandati nel momento più pesante della pandemia stessa).
Esattamente un anno fa su queste pagine commentavamo le problematiche correlate al sangue generate dalla pandemia COVID-19, traendone lo spunto per considerazioni di più ampio respiro, e per l’analisi delle dinamiche sanitarie, sociali e antropologiche proprie del dono del sangue e dell’utilizzo degli emocomponenti in prospettiva futura. In merito alla pandemia, in questa fase dell’autunno 2021 possiamo dire che il sistema sangue nazionale, regionale e della nostra provincia ha retto bene l’urto di un evento così pesante e invasivo: ha garantito infatti a tutti i malati la terapia trasfusionale necessaria, evitando nel contempo sprechi, grazie a un attento e costante allineamento delle donazioni alle necessità trasfusionali, necessità altalenanti in relazione alla maggiore o minore attività ordinaria degli ospedali.
Abbiamo già visto nel precedente intervento i dati nazionali e dipartimentali relativi a donatori, donazioni, trasfusioni. Cerchiamo ora di vedere insieme alcune dinamiche demografiche e sociali che ci permettano di capire meglio il quadro complessivo attuale e le prospettive future, avendo sempre bene presente che la risorsa sangue è per definizione una risorsa finita e al momento non sostituibile (di “sangue artificiale” si parla spesso e da molti anni, ma nulla di realmente concreto si vede all’orizzonte, e quindi ancora per anni il supporto trasfusionale per gli ammalati dovrà necessariamente venire dai donatori).
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Sorgono immediatamente alcune domande: • una sanità moderna può rinunciare alle trasfusioni e quindi alla disponibilità di sangue? • una sanità moderna può fare a meno dei donatori di sangue? • una sanità moderna può rinunciare ad una organizzazione in grado di informare, formare, coordinare e indirizzare adeguatamente i donatori? • una sanità moderna può rinunciare ad azioni diffuse e capillari di informazione e formazione
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della popolazione per renderla consapevole della necessità civile di donare il sangue per garantire a tutti il supporto trasfusionale necessario, in quantità e in qualità adeguate? Le domande sono retoriche, e la risposta a tutte è una sola: no. Ma guardando al futuro, almeno a brevemedio tempo, ci sono molti problemi aperti, e come sempre i problemi possono rivelarsi opportunità se si riesce a conoscerli, valutarli e programmarne le soluzioni.
Cominciamo a vedere nelle tabelle seguenti alcuni aspetti di carattere sociale e demografico.
ITALIA anno 1971 vs 2021 POPOLAZIONE
1971
1981
1991
2001
2011
2021
ETÀ MEDIA POPOLAZIONE
34.5
36.1
38.9
41.7
43.5
45.5
SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA (M)
69.0
71.1
73.8
77.0
79.3
80.8
SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA (F)
74.9
77.9
80.3
82.8
84.8
86.3
TASSO NATALITÀ PER 1.000 ABITANTI
16.8
11.1
9.8
9.4
9.2
8.4
ITALIA anno 1991 vs 2017 POPOLAZIONE
1991
2017
ETÀ MEDIA
40
45,2
POPOLAZIONE < 15 ANNI DI ETÀ (%)
15,9
13,4
POPOLAZIONE CON ETÀ 15-64 ANNI (%)
68,8
64,0
POPOLAZIONE > 65 ANNI (%)
15,3
22,6
POPOLAZIONE > 80 ANNI DI ETÀ (%)
3,3
7
2002
2017
131,4
168,9
9,4
7,6
9,8
10,7
117,1
130,4
ITALIA anno 2002 vs 2017 POPOLAZIONE Indice di vecchiaia (rapporto % tra popolazione >65 anni e < 14 anni) (in pratica: n° anziani per ogni 100 ragazzi)
INDICE DI NATALITÀ (PER 1.000 ABITANTI)
INDICE DI MORTALITÀ (PER 1.000 ABITANTI)
Indice di ricambio della popolazione attiva
(rapporto % tra la popolazione che sta per andare in pensione, cioè 60-64 anni, e quella che sta per entrare nel mondo del lavoro, cioè 15-19 anni) (in pratica: più è basso, tanto più giovane è la popolazione attiva)
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Come risulta evidente dalle tabelle 1, 2 e 3, la popolazione sta invecchiando: • in 50 anni, l’età media è cresciuta di 11 anni, la speranza di vita alla nascita è cresciuta di circa 12 anni, il tasso di natalità per 1000 abitanti si è dimezzato (tabella 1); • la popolazione con età superiore a 65 anni è passata dal 18,6% al 29,6% in 26 anni (tabella 2); • l’indice di vecchiaia (in pratica il numero di anziani per ogni 100 ragazzi) è nettamente aumentato in 15 anni, mentre nello stesso periodo l’indice di ricambio della popolazione attiva (più è basso tale indice, tanto più giovane è la popolazione attiva nel mondo del lavoro) è nettamente aumentato (tabella 3). Nel rapporto tra giovani e vecchi, 150 anni fa i bambini fino a 5 anni rappresentavano il 13% della popolazione, oggi meno del 5%. La percentuale di persone che hanno superato i 65 anni è passata dall'1% nel 1861 al 10% nel 2010. Questi fondamentali dati demografici implicano profondi mutamenti sociali e
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della popolazione presente in Italia, composizione che sta progressivamente cambiando qualitativamente e quantitativamente in relazione all’aumento di presenza di etnie diverse che si sta consolidando negli ultimi decenni.
antropologici, ma rappresentano anche un quadro di importanti cambiamenti per quanto riguarda la gestione della salute di tutti noi. Popolazione anziana significa inevitabilmente popolazione con maggiori bisogni di salute, di cure e anche di terapia trasfusionale. Ma popolazione anziana significa anche riduzione della popolazione in età e in condizioni di salute idonee al dono del sangue; e questo si inserisce in un contesto generale in cui l’individualismo e la chiusura sembrano talvolta prevalere sulla socialità, sullo stare insieme, sulla condivisione. Da tanti anni tutti diciamo che il bacino di donatori deve essere il più ampio possibile, e in questo l’impegno delle Associazioni e Federazioni di volontariato del sangue è molto esteso e intenso. La tanto temuta pandemia (che dovesse arrivare era annunciato da tempo dal mondo scientifico, quando dovesse arrivare non era invece prevedibile…) è effettivamente arrivata, e ha concretamente evidenziato che avere tanti donatori vuol dire reale garanzia in ogni momento di approvvigionamento di sangue ed emocomponenti e quindi di speranza e vita per tutti gli ammalati. E quindi la sfida del sistema trasfusionale nel suo complesso e del Volontariato del sangue in particolare è quello di una promozione al dono del sangue ancor più diffusa, forte, capillare nella società per avvicinare al dono del sangue un numero elevato di persone, un numero di persone che dovrà essere percentualmente molto più elevato di un tempo rispetto alla platea dei potenziali donatori, che oggi, come abbiamo visto, è certamente sensibilmente inferiore.
Gli stranieri residenti in Italia: • nel 1961 erano 62.780, • nel 2010 erano 4.235.059, • nel 2020 erano 5.039.637, rappresentando l’8,4% del totale della popolazione totale. Senza l’apporto dei cittadini stranieri l’Italia sarebbe un Paese con popolazione in diminuzione e con aumento dell’età media ancora più accentuato. Il fenomeno migratorio non è un fatto temporaneo e provvisorio, ma va inquadrato quale componente strutturale del tessuto sociale, economico, politico e culturale del nostro, come di tutti i Paesi del mondo. Le regioni italiane con maggior presenza di stranieri residenti sono Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, in cui complessivamente risiedono oltre la metà degli stranieri residenti in Italia. Nel 2017 l’Asia ospitava il 30,9% dei migranti mondiali, seguita da Europa (30,2%), America del Nord (22,4%), Africa (9,6%), America Latina (3,7%) e Oceania (3,3%). Per quanto riguarda le prospettive future di questi grandi movimenti di popolazione, è interessante vedere quali sono le stime che l’ISTAT aveva fatto nel 2010 per i prossimi decenni per il nostro Paese. (Figura sotto)
Un altro aspetto di grande rilievo demografico, sociale, antropologico e sanitario è la composizione etnica
% DI CITTADINI DI ORIGINE STRANIERA RESIDENTI IN ITALIA: PROIEZIONE AL 2065
23,0
25
19,8
20
14,6
15 10 5 0
7,5
13,0 Mil. 11,9 Mil.
8,7 Mil.
5,1 Mil.
2011
2030
5
2050
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Vediamo ora alcune ricadute di carattere sanitario che la società multietnica ha sulla medicina trasfusionale. Soggetti di etnie diverse hanno alcune caratteristiche genetiche diverse, e questo può avere riflessi anche rilevanti sulle caratteristiche prevalenti del gruppo sanguigno nella popolazione; in caso di trasfusione, l’incontro immunologico tra individui appartenenti ad etnie geneticamente diverse è a maggior rischio di alloimmunizzazione, cioè di formazione di anticorpi diretti contro caratteristiche specifiche dei globuli rossi trasfusi (alloanticorpi). La causa principale di ciò è la diversa distribuzione in diverse popolazioni degli antigeni di alcuni sistemi gruppo ematici; questo significa che in caso di presenza in un soggetto di alloanticorpi diretti contro i globuli rossi, la ricerca di emocomponenti compatibili sarà assai più ardua tra individui di etnie diverse. Questa condizione è in costante incremento per il fenomeno immigrazione che sta caratterizzando i paesi occidentali. È evidente che il progressivo coinvolgimento nel dono del sangue di persone provenienti da altri paesi e continenti potrà da un lato aiutare ad affrontare meglio queste problematiche, ma d’altro canto contribuirà ad aumentarne la frequenza. Va inoltre tenuto conto che gli stranieri provenienti da fuori Europa presentano molto spesso problematiche infettivologiche e parassitologiche che escludono dalla donazione per lunghi periodi se non per tutta la vita; queste problematiche riguardano evidentemente gli stranieri di prima generazione, mentre per i loro figli nati e cresciuti in Italia o in Europa la problematica infettivologica specifica va ad azzeramento progressivo.
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Molto sta cambiando anche da un punto di vista sociale e lavorativo. Le condizioni lavorative sono oggi molto diverse dal passato: più precarietà, più mobilità, meno stabilità di sede, di orari, di organizzazione. Maggiore rispetto al passato è la quota di studenti tra quanti hanno compiuto i 18 anni: più studenti universitari, più studenti fuori sede di residenza, più soggiorni di studio all’estero (Erasmus, dottorati), più ragazzi vanno a lavorare all’estero dopo aver conseguito la laurea e aver fatto altri corsi formativi (master, specializzazioni). E per tutti, e in particolare per i giovani, molto più numerosi sono i viaggi all’estero, anche in zone tropicali e quindi a rischio di sospensioni dalle donazioni per periodi più o meno lunghi a causa del rischio per malattie infettive trasmissibili con il sangue. Riassumendo i tratti principali del panorama complessivo, vanno considerati: • l’aumento dei consumi in relazione all’aumento dell’età media • la riduzione percentuale della popolazione in età idonea alla donazione (bassa natalità) • l’allargamento alla popolazione anziana di pratiche terapeutiche (mediche e chirurgiche) per patologie acute, pratiche prima controindicate nell’anziano • l’aumento di patologie croniche con necessità trasfusionale di lunga e lunghissima durata, in particolare nella popolazione anziana (mieolodisplasia) • l’aumento costante di popolazione da paesi extraeuropei: 6
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• RIDUZIONE DEI DONATORI E AUMENTO DEI POTENZIALI PAZIENTI – generale invecchiamento della popolazione e quindi della percentuale di persone con età non più idonea al dono del sangue – aspettativa di vita maggiore della popolazione e quindi maggior numero di popolazione anziana che necessita di trattamenti sanitari che richiedono terapia trasfusionale – necessità di rendere sempre più allargata e capillare l’azione verso la popolazione per l’informazione, la sensibilizzazione e il reclutamento di donatori, nella consapevolezza che il bacino potenziale in cui attingere è di dimensioni molto minori rispetto ai decenni scorsi, quando ogni anno compivano i 18 anni circa il doppio dei ragazzi rispetto ad oggi.
– alla prima generazione in moltissimi casi non possono donare; – una quota non trascurabile è affetta da patologie che richiedono trasfusioni, – hanno fenotipi eritrocitari rari nella popolazione caucasica (oggi sono un problema, potranno divenire un’opportunità). Avere a cuore il sistema sangue, significa a avere a cuore (l’affermazione “I care” tanto cara a don Lorenzo Milani esprime bene il concetto) gli ammalati, perché lo scopo profondo ed essenziale del sistema è dare a tutti gli ammalati il prodotto trasfusionale che effettivamente serve a loro (appropriatezza) nella quantità e nella qualità più adeguata. L’obiettivo deve essere un obiettivo comune, e non specifico di un ambito territoriale o di una patologia.
• NUOVA VISIONE ORGANIZZATIVA DELLA MEDICINA TRASFUSIONALE – necessità di una ristrutturazione della rete trasfusionale regionale e nazionale che tenga in debito conto la necessità di garantire da un lato la verifica di idoneità dei donatori e la raccolta del sangue e degli emocomponenti, dall’altro l’attività clinica per i pazienti ricoverati e non (assegnazione sangue, test immunoematologici, HLA, aferesi terapeutica, raccolta Cellule Staminali Emopoietiche e linfociti, terapia trasfusionale, Patient Blood Management) – applicazione di norme produttive di stampo farmaceutico – necessità di masse critiche che garantiscano qualità ed efficienza nei processi produttivi (lavorazione sangue, produzione e validazione emocomponenti). Certamente non si può prescindere da una ulteriore centralizzazione delle attività di lavorazione/ qualificazione/validazione biologica/etichettatura degli emocomponenti. I requisiti normativi e le necessità di qualità e uniformità dei prodotti richiedono una vera e propria industrializzazione di carattere farmaceutico di tali attività. È necessario che in tali attività, di carattere produttivo e non clinico, siano impegnate le professionalità più adeguate e in numero adeguato, per la massima valorizzazione del dono. – nuovi modelli organizzativi per poter far fronte alle gravi carenze di personale sanitario, medico in particolare, già presenti ormai da qualche anno e con scarse possibilità di recupero per i prossimi 4-5 anni.
Non siamo qui per dare soluzioni, sarebbe come minimo azzardato e presuntuoso; abbiamo voluto mettere sul tavolo una serie di fatti e di considerazioni di cui non possiamo evitare di occuparci, se ci teniamo veramente a quel bene prezioso che è il nostro Sistema Sangue, a livello provinciale, regionale e nazionale. Ma in conclusione alcuni pensieri generali si possono delineare, sapendo che la pianificazione del futuro fabbisogno di emocomponenti rappresenta sempre più una sfida: • NECESSARIO CONTENIMENTO DEL CONSUMO INAPPROPRIATO DI EMOCOMPONENTI – strategie finalizzate all’uso sempre più appropriato del sangue (va sottolineato che l’appropriatezza trasfusionale e l’appropriatezza d’uso dei farmaci plasmaderivati sono un cardine del corretto supporto trasfusionale e dell’autosufficienza) – miglioramento delle tecniche operatorie per ridurre i sanguinamento chirurgici e postchirurgici – miglioramento diffuso della conoscenza sull’utilizzo degli emocomponenti al fine di pianificare la domanda in modo più mirato ai reali fabbisogni dei pazienti – applicazione generalizzata di strategie sanitarie volte ad evitare la trasfusione evitabile (programmi di Patient Blood Management e di prevenzione delle anemie carenziali). 7
ALLE STIMATE A SCUOLA DI DONO Il nostro viaggio alla scoperta delle 9 sezioni scolastiche di Fidas Verona continua con la sezione “Alle Stimate”, che conta 27 giovani donatori. Aperta nel 2018 su impulso del prof. Alberto Zago, oggi ha come referente il prof. Nicola Costantino, che si avvale dell’aiuto della professoressa Martina Cacciatori, collega di Educazione fisica, e del corpo docente. Abbiamo intervistato il coordinatore a margine di uno dei recenti incontri di promozione. – Professore, quanti sono gli studenti e le studentesse che potrebbero diventare donatori? «Proponiamo il progetto alle classi quinte; sono quattro, una per indirizzo (classico, linguistico, scientifico e scientifico-scienze applicate), composte in media da 27 studenti, per un totale di oltre 100 ragazzi». – Come reagiscono quando si parla loro di dono? «Alcuni sono timorosi: c’è chi ha paura del sangue, chi degli aghi, chi viene preso dal panico quando si parla di prelievo del sangue... La maggior parte, però, è incuriosita e affronta questi interventi come un’opportunità per saperne di più sul mondo della donazione».
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Il prof. Nicola Costantino con la presidente provinciale Chiara Donadelli
– Così si avvicinano all’aspirantato? «Sì, ogni anno qualcuno intraprende questa strada. C’è chi è contento di essere accompagnato ai Centri trasfusionali dalla scuola e dai volontari di Fidas Verona, le prime volte, e dà la propria adesione ancor prima di ascoltare il vostro intervento; chi si convince grazie alla lezione informativa in aula magna e chi ha bisogno di qualche giorno in più per prendere una decisione». – Perché ritenete importante dedicare degli spazi al dono? «La nostra scuola è molto attenta al benessere dei ragazzi a 360°. Offre infatti molte opportunità di crescita e valorizzazione dei propri interessi e talenti (doposcuola, sportelli help, incontri con specialisti, certificazioni linguistiche, progetti informatici...). Alle quinte, grazie al contributo di varie associazioni e al percorso condiviso con i programmi di Educazione fisica e Scienze, è proposto un percorso sul volontariato che comprende, oltre a voi, anche l’intervento di Adoces (donazione cellule staminali emopoietiche) e Aido (donazione di organi)». 8
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SEZIONI SCOLASTICHE
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«PERCHÉ VIVERE COL DUBBIO? PROVATE!» Parla una studentessa di quarta
procedura rischiosa, quindi tanto vale togliersi ogni perplessità e testare definitivamente con mano la donazione di sangue.
La donazione di sangue è una pratica antichissima compiuta dal singolo individuo per la comunità. Rappresenta un grande gesto di umanità, altruismo e generosità verso il prossimo: donare il sangue equivale a donare sé stessi, perché il sangue “dà vita e spirito a tutti li membri dove si diffonde”, come diceva Leonardo da Vinci. Se ci pensiamo bene, quello della donazione è un argomento di cui abbiamo sentito parlare fin da piccoli. Infatti il tema della donazione di sangue, bene o male, tramite incontri formativi a scuola, parenti medici e infermieri, spot pubblicitari alla televisione oppure zii, cugini, fratelli o sorelle maggiori donatori, spunta sempre fuori. Sebbene però tutti noi, in particolare noi giovani, sentiamo nominare da sempre questo atto di solidarietà, la nostra è in realtà una conoscenza non precisa, un po’ a grandi linee. Vedendo anche tra i miei amici, molti di noi non conoscono veramente il mondo della donazione e della trasfusione; spesso abbiamo un’idea distorta delle procedure che prevede: grossi aghi, svenimenti, dolori, tempi interminabili, quantità pazzesche di sangue tolto… ma la verità è che sono solo miti da sfatare.
Devo essere sincera, anche io, che comunque sono cresciuta sentendo parlare quasi ogni giorno di donazioni, perché mia mamma lavora proprio con i donatori essendo ematologa, a volte mi convinco che alcune cose dette in giro siano vere.
Una proposta molto valida potrebbe anche essere quella di, appena compiuti 18 anni, andare al Servizio trasfusionale più vicino e fare la prima donazione di sangue in compagnia. Donare infatti potrebbe diventare un modo per restare in contatto con i compagni di classe e gli amici negli anni a venire. Una volta finita la scuola spesso ci si perde di vista per vari motivi: università, lavoro, famiglia, nuove città… Però se ci si mette d’accordo e si prende l’abitudine di donare assieme ogni tre mesi potrete incontrarvi e ritagliarvi uno spazio anche per mantenere un legame.
Cosa bisogna fare allora? Innanzitutto bisogna informarsi maggiormente da persone o siti affidabili in modo da chiarire dubbi e perplessità. Nel caso comunque alcune incertezze rimangano, non resta che un’unica cosa da fare: provare a donare il sangue. Proprio così, fare una prova. Bisogna infatti ricordare che la donazione è una pratica totalmente volontaria, dopo la prima volta non si è obbligati per forza a continuare per sempre. Non è una
Allora diciottenni insicuri, timorosi, pigri o curiosi, sul serio, fatelo. Mi dicono che i giovani alla loro prima donazione entrano in sala agitatissimi e pieni di paura, ma quando escono sono più contenti che mai, più forti e pieni di orgoglio. Per ora non posso confermarvelo perché non sono ancora abbastanza grande da averlo sperimentato, ma io credo proprio che sia vero. Però perché vivere con il dubbio? Provate e verificate.
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I VOLTI DEL DONO
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IL DON... CHE DONA E se a donare è un don? Nulla di strano, anzi. Sono una decina i sacerdoti iscritti alla sezione Seminario di Fidas Verona; fra questi c’è don Paolo Raguzzi, classe 1965, ordinato nel 1994 nella parrocchia di Dossobuono. Don Paolo ricopre un ruolo particolare, che lo rende molto vicino al mondo del volontariato e a quello della salute: dal 2016, infatti, è cappellano all’Ospedale di Borgo Roma, dov’era stato pure dal 2008-2012, mentre nei quattro anni successivi ha fatto il cappellano all’Ospedale di Bussolengo. Prima, una “carriera” spesa in diversi paesi: come vicario parrocchiale a San Pio X (1994-1998), Manerba (1998-2000), San Giovanni Lupatoto e Buon Pastore (2000-2004), e come parroco a San Vito di Legnago (20042008). «Finora ho donato una trentina di sacche: ho iniziato ventenne, ma poi per un problema ho sospeso le donazioni – racconta –. Quando ho cominciato il mio incarico all’Ospedale di Borgo Roma, nel 2008, il mio confratello don Zeno Ferrari, già donatore, mi disse: “Dai, riprova”; le prime volte ho avuto qualche difficoltà per la pressione bassa, ma poi ho avuto la fortuna di trovare un’infermiera, Cinzia Bonizzato, che mi ha dato ottimi consigli per tornare a donare, come bere tanto il giorno prima, e ho ripreso a fare due donazioni annuali». Durante la frequentazione del Seminario maggiore, don Paolo si è iscritto pure al registro dei donatori di midollo e all’Aido. Ora, girando per le corsie ospedaliere, entra spesso al Centro trasfusionale per portare un saluto. «Sottolineo la bellezza di questo gesto e ringrazio i donatori: i miei fedeli sono gli ammalati e ho ben presente i loro bisogni», dice. In questi due anni il cappellano è stato vicino ai ricoverati dei reparti nonCovid. «Con la riduzione delle visite dei familiari abbiamo percepito che la nostra presenza era ancora più pre-
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ziosa del solito: l’ascolto è importante quanto una terapia», aggiunge. Secondo don Paolo, oltre alle difficoltà, la pandemia ha evidenziato il valore del tempo, della salute e delle relazioni. «Ecco perché lo slancio dei donatori di sangue va valorizzato: in mezzo a tanta sofferenza, la generosità c’è e si tocca con mano ogni giorno», conclude.
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I VOLTI EVENTI DEL DONO ESTIVI
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PAPÀ E FIGLIA AL CENTRO TRASFUSIONALE Cento donazioni per il papà, prima per la figlia. Il 10 novembre, al Centro trasfusionale dell’Ospedale “Magalini” di Villafranca, Stefano Romitti (57 anni) e la figlia Francesca (18 anni) si sono seduti accanto per compiere insieme questo gesto.
controlli di idoneità; invece la nostra figlia maggiore, Aurora, 22enne, ha paura dell’ago e ancora non sono riuscito a convincerla», dice.
«Ho realizzato un sogno che cullavo da tempo: trasmettere in famiglia la volontà di donare», dice con una punta di sano orgoglio il papà, che ha convinto la figlia a seguire le sue orme. Proprio come aveva fatto lui, ascoltando il padre Giancarlo. «Mio papà, che si è dovuto fermare a 48 donazioni per problemi di pressione, mi ha ispirato col suo esempio: così, appena diciottenne, ho iniziato a tendere il braccio», racconta.
«Ogni volta che mi stendo sul lettino non so chi riceverà il mio sangue, però sono certo che finirà nel posto giusto: ecco perché lo faccio – conclude Stefano, iscritto con la figlia alla sezione Fidas Verona di Villafranca –. La pandemia non mi ha rallentato: anche se per un periodo il “Magalini” è diventato ospedale Covid, ho sempre donato, andando a Bussolengo; ora continuerò a promuovere il dono, puntando alle 130 donazioni».
La donazione si è svolta in un clima familiare, tra i complimenti del personale sanitario e degli altri donatori. «Essere arrivato a quota 100 fa piacere, ma soprattutto sono contento di aver portato mia figlia al Centro trasfusionale», spiega Romitti, supportato dalla moglie Sara. «Francesca frequenta l’alberghiero “Carnacina” di Valeggio: ad agosto è diventata maggiorenne e ha voluto fare l’aspirantato, superando i
«Belle testimonianze come questa sottolineano l’importanza di parlarne in famiglia e ci ricordano che nemmeno una pandemia può frenare lo slancio di chi dona – osserva la presidente provinciale di Fidas Verona, Chiara Donadelli –. Ci auguriamo che, seguendo l’esempio di Stefano e Francesca, tanti altri genitori e figli si interroghino sulla possibilità di donare, aiutando così tutte le persone che ne hanno bisogno».
Stefano Romitti e la figlia Francesca il giorno della donazione
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I VOLTI DEL DONO
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RENZO, EROE PER CASO Ci sono storie talmente incredibili da sembrare un film. Come quella dell’“eroe per caso” Renzo Ferrazzetta, 31 anni, donatore di Fidas Verona e consigliere della sezione di Perzacco. Muratore di professione, nel primo pomeriggio del 12 maggio 2020 stava rientrando col suo furgone a casa, a Santa Maria di Zevio, per recuperare dei materiali. A un incrocio della strada Provinciale 43 scorge un rallentamento. In fondo, vede un’utilitaria rovesciata in un fosso, dopo lo schianto con altri due veicoli. «D’istinto, scendo e mi faccio largo tra il gruppo di persone ferme a guardare la scena: chiedo se hanno chiamato il 118 e poi mi avvicino», racconta. «Per fortuna quel canale d’irrigazione avrà avuto solo 20 centimetri d’acqua, sufficienti però a mettere a rischio la vita della signora che, intrappolata al volante a testa in giù, col poco fiato rimasto chiede aiuto», prosegue. Sono minuti decisivi: tra i presenti c’è chi è immobilizzato dalla paura, chi non si azzarda a intervenire per timore
di complicare la situazione, chi ne approfitta per scattare qualche foto per i social (triste, ma è successo). Renzo, col suo piglio pragmatico, non riesce a stare fermo: si cala in acqua e, mentre il fratello Roberto gli tiene aperta la porta
del veicolo, sorregge la donna. «Sono abituato ad alzare pesi da un quintale, ma lì le condizioni erano davvero difficili, si scivolava e si faticava a mantenere la presa; inoltre la signora respirava a pelo d’acqua, si capiva che non sarebbe riuscita a stare così a lungo», spiega. Intanto, l’intervento di un cara-
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biniere della caserma di Zevio libera la donna dalla cintura. Il corpo scivola in acqua e Renzo lo afferra, spingendolo verso l’uscita, dove nel frattempo arriva un’infermiera. «Il tutto sarà durato dieci minuti: appena ho visto che lei era in salvo e che i mezzi di soccorso stavano arrivando, sono rientrato a casa e ho raccontato l’accaduto a mia moglie Sonia». Mentre ci parla, Renzo ha in braccio il figlioletto Pietro, che nel frattempo ha compiuto un anno e tocca con curiosità le targhe che il Comune di Zevio e l’Anioc (Associazione Nazionale Insigniti Onorificenze Cavalleresche) hanno dato al suo papà, ora cittadino illustre di Zevio. «Rifarei tutto quanto: se posso aiutare gli altri lo faccio volentieri, mi sembra normale», sottolinea. Normale per lui, che ha iniziato a donare il sangue all’ospedale “Chiarenzi” a 18 anni, con la squadra della cuccagna “I campagnoli”; straordinario per tutti noi. «Solo grazie alla prontezza del nostro donatore la signora si è salvata», sottolinea il presidente della sezione perzacchese, Ismaele Benaglio. Bravo Renzo!
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PERZACCO
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LA "CAMINAR DONANDO"
HA 750 OSSI DURI Pur essendo ancora virtuale, vista l’incertezza pandemica, la seconda edizione di “Caminar Donando” ha superato tutte le aspettative. Promossa dalla sezione di Perzacco e dal suo Gruppo podistico Svenati, ha registrato 750 partecipanti, che col motto “SIAMO OSSI DURI” hanno colorato di arancio i paesaggi della penisola, toccando persino Polonia, Olanda, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti. Una grande sorpresa per le organizzatrici Elena Remonato e Barbara Feder, che non speravano in una tale partecipazione. «Merito anche della collaborazione con Team Giulia per il “Memorial Giulia”, raduno d’auto d’epoca in ricordo della piccola Giulia, morta a soli 6 anni per una malattia cardiaca; con i genitori di Giulia abbiamo portato avanti un progetto benefico di raccolta fondi per la ricerca, soprattutto in campo pediatrico – dicono –. Ringraziamo inoltre gli amici donatori di Gadas Torviscosa (Udine), che hanno regalato alla nostra Giada, mascotte dell’evento, il suo primo “cammino”: il percorso Rilke che ci hanno fatto scoprire resterà una delle tappe più sentite di questa “Caminar Donando”». Anche quest’anno il ricavato della “Virtual run” andrà a sostenere i progetti che AS.IT.O.I. onlus (Associazione Italiana Osteogenesi Imperfetta), presieduta da Leonardo Panzeri, riterrà meritevoli per sostenere la ricerca o collaborare con uno dei centri di riferimento nazionale, quello di Verona. «Grazie per aver creduto nel progetto e per aver donato con noi speranza nel futuro – concludono le referenti –. Il nostro motto #SiamoOssIduri è un anche un invito: non smettete mai di donare, che sia sangue o semplicemente un sorriso. Arrivederci al prossimo anno, nella speranza che la corsa si possa organizzare in presenza!».
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I VOLTI DEL DONO
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NATALE REGALA 202 SACCHE «Come mai dono? È il mio hobby». Natale Di Palma, 61 anni, è una persona di poche parole, simpatico e concreto. «Ho iniziato a donare a 18 anni: a coinvolgermi è stato mio cognato, che lavorava con me in una segheria; poi, pur lavorando, ho sempre trovato il tempo per donare con regolarità, grazie anche alla disponibilità dei miei datori di lavoro», ricorda. Oggi Natale è in pensione e ha già messo in conto di frequentare il Centro trasfusionale fino al limite d’età, 65 anni, «per poi finire in bellezza». Finora ha già segnato un record, raggiungendo le 202 donazioni in quarant’anni di carriera. Un traguardo notevole, che solo pochi possono vantare. Per questo Di Palma, iscritto alla sezione Fidas Verona di Stallavena (la frazione di Grezzana in cui vive), è stato riconosciuto dal direttivo con una targa al merito. «Ritengo che sia una cosa giusta da fare: se ci sono riuscito io, che all’inizio non ero molto convinto, perché pensavo di perdere troppo tempo facendo avanti e indietro da Borgo Trento, ce la può fare chiunque», dice convinto. «Bisogna sempre provare: è quello che ho detto anche ai miei quattro figli, provando a convincerli a donare», aggiunge. Originario di Bari ma veronese da 45 anni, Natale ha continuato a tendere il braccio pure durante i mesi della pandemia. «Sì, sono sempre andato e, visto che sto bene, continuo a donare per chi invece la salute non ce l’ha», sottolinea senza tanti fronzoli questo super donatore. La sua testimonianza di dono costante nel tempo, goccia dopo goccia, sacca dopo sacca, è uno stimolo a continuare a fare la nostra parte: sia donando (chi può farlo), sia incrementando il passaparola a favore di questo gesto altruista. Complimenti Natale e grazie, perché con la tua umiltà ci insegni a non mollare mai! 14
Natale Di Palma, a sinistra, col presidente della sezione di Stallavena Alberto Menegolli. Sotto, la Messa con i donatori
Per prenotare la donazione basta telefonare al numero verde gratuito 800.310.611 (da fisso), allo 0442.622867 (per chiamate da cellulare), al 339.3607451 (cellulare per telefonate/sms) oppure inviare una mail a prenota.trasfusionale@aulss9.veneto.it. I requisiti sono sempre gli stessi: godere di buona salute, pesare almeno 50 chilogrammi e avere fra i 18 e i 65 anni.
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STALLAVENA
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... ED È SUBITO FESTA! «È la prima volta, nella nostra storia, che un donatore raggiunge un traguardo così alto, perciò alla festa di sezione del 29 agosto scorso abbiamo voluto ringraziare Natale Di Palma, perché rappresenta un grande esempio per tutti noi!». È stato Alberto Menegolli, presidente della sezione di Stallavena, a consegnare a Natale una targa commemorativa: un simbolico “grazie” da parte dei 106 donatori che compongono la sezione. «La consegna delle benemerenze, dopo il lungo stop imposto dal Covid-19, è stata organizzata non senza qualche preoccupazione, perché siamo stati tra i primi a riproporre un
incontro pubblico con regole in continuo cambiamento – ricostruisce Menegolli –. Tuttavia, con la fondamentale collaborazione del direttivo e di altri volontari del paese, che non ringrazieremo mai abbastanza per il loro costante e prezioso lavoro, siamo riusciti ad allestire tutto per il meglio: volevamo dare un segnale che la vita e il dono del sangue dovevano ripartire!». Alla festa sezionale c’erano i gagliardetti delle sezioni Fidas Verona della Zona Nord, rappresentata dal coordinatore Claudio Zanini; inoltre, sono intervenuti il sindaco di Grezzana, Arturo Alberti, e il parroco
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di Stallavena, don Giovanni Birtele. «Nel direttivo abbiamo molti giovani sotto i 35 anni e cerchiamo di sensibilizzare questa fascia d’età con diversi eventi, tra cui un “AperiFidas” in uno dei bar del nostro paese: i risultati sono sempre buoni e questo ci fa ben sperare per il futuro – conclude il presidente –. Ogni occasione di festa o di incontro, oltre a diffondere il messaggio dell’importanza del dono del sangue e del plasma, serve anche per prenotare le donazioni: ci dotiamo sempre di un gazebo con pc portatile e, tramite il sistema DonUP, eseguiamo direttamente le prenotazioni».
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POVEGLIANO
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PROGETTO SCUOLE: NOI CI SIAMO! La pandemia ha impedito zione con la scuola, un canale prezioso per per un bel po’ la presenza arrivare nelle famiglie dei ragazzi e per farci fisica dei volontari Fidas conoscere da loro, i donatori di domani! Verona nelle scuole. Ma, Annamaria Bovo grazie alla buona volontà e all’inventiva, le quinte elementari della “Anna Frank” di Povegliano hanno potuto ugualmente partecipare all’ormai irrinunciabile “Progetto Scuole”. A febbraio abbiamo cominciato a prendere accordi con la maestra Annalisa Poletti, responsabile dei progetti per le quinte, che si è messa a disposizione per organizzare al meglio questa importante mattinata. Le severe (ma necessarie) regole anti-Covid ci hanno permesso di fornire il dvd Verso i tuoi 18 anni, che le maestre di scienze hanno fatto vedere alle classi in primavera, dopo aver trattato l’apparato cardio-circolatorio, così da rendere ancor più comprensibile l’argomento donazione. Ben 74 ragazzi l’hanno guardato con interesse, ne hanno discusso con le insegnanti e si sono portati a casa la busta in plastica con i gadget Fidas. Hanno anche accolto con entusiasmo la proposta lanciata dalla sede provinciale: fare un grande cartellone per classe, composto dai disegni di tutti, un invito gigante ad avvicinarsi al mondo della donazione. I bellissimi lavori sono stati consegnati a fine aprile ai volontari della sezione, che hanno provveduto a recapitarli alla presidente provinciale Chiara Donadelli, la quale ha premiato la scuola con un diploma raffigurante un cuore colorato stretto fra due mani e la scritta “Ti spiego quanto è bello donare il sangue”. La maestra Annalisa ha provveduto ad appenderlo all’entrata dell’istituto, così da essere visto da più persone possibili, adulti e bambini. Essere riusciti a organizzare il “Progetto Scuole” anche quest’anno, nonostante le restrizioni, ci riempie di soddisfazione e orgoglio. Diciamo un sentito grazie alla scuola primaria, alla dirigente Emanuela Bruno, che crede all’importanza di iniziare presto a parlare ai ragazzi del dono, e alla maestra Annalisa, che ci ha chiesto informazioni e ha ben pensato di diventare donatrice, iscrivendosi alla sezione di Povegliano! Confidiamo di continuare la collabora16
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EVENTI CASELLE ESTIVI
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UNA STELE PER IL 50° È dedicata a chi dona, a chi ha donato e a chi donerà, la stele dei donatori inaugurata il 1° agosto scorso a Caselle di Sommacampagna. Celebra i 50 anni della sezione, fondata il 21 febbraio 1971 come Gruppo francescano, confluito poi nel 1998 in Fidas Verona. Ecco perché la stele, apposta sulla facciata della sede associativa, nella piazza dei Donatori, porta i loghi di entrambi i sodalizi. «Al centro del bassorilievo, in marmo bianco, spicca una goccia di sangue rossa: ai lati due mani la indicano, a significare quanto il dono sia importante; al contempo, una mano che dona all’altra simboleggia tutte le persone in attesa di trasfusione, che confidano nella nostra generosità», illustra il segretario della sezione, Stefano Tassini. La stele, svelata alla cittadinanza e ai 300 donatori in occasione della sagra, è stata benedetta dal parroco don Roberto Tortella. Erano presenti alla cerimonia pure gli assessori del Comune di Sommacampagna Paola Pighi e Marco Montresor, oltre che la presidente provinciale
di Fidas Verona, Chiara Donadelli. «Ritrovarci ci ha permesso di fare attività di promozione in presenza: in questo anno e mezzo, infatti, il passaparola del dono è stato portato avanti soprattutto a distanza, con una campagna social», sottolinea Massimo Giacopuzzi, presidente della sezione.
EVENTI ESTIVI ROSEGAFERRO-VILLAFRANCA
PIC NIC AL CASTELLO
ne e Fuori Orario – erano presenti anche i nostri donatori. «Ci è stata proposta la possibilità di partecipare e abbiamo presenziato per cinque martedì, con il gruppo Aido Villafranca, con i volontari nostri e di Villafranca», fa sapere Alessandro Cordioli, presidente della sezione di Rosegaferro, che conta 94 donatori e l’anno prossimo taglierà il traguardo dei 50 anni di attività. «Tornare in presenza è stata un’emozione: molti si sono avvicinati per chiedere informazioni e abbiamo distribuito dépliant e gadget per i bambini; in 5 hanno fatto una promessa di dono – sottolinea –. Speriamo che il picnic venga riproposto perché è una formula che ci permette di intercettare molti giovani».
Coperte sul prato, cibo, musica ed esposizioni a tema. È stato un successo l’AperiNic organizzato al castello scaligero di Villafranca ogni martedì, da giugno a settembre. Alla manifestazione – realizzata dall’associazione Joy events in collaborazione con il Comu17
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POZZO
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UN DEFIBRILLATORE IN REGALO
Ora c’è un defibrillatore al Parco dell’Adige, a San Giovanni Lupatoto. È stato donato dai volontari della sezione Pozzo, insieme al Comune, a Lupatotina gas e luce e alla promotrice dell’iniziativa, la signora Antonella D’Auria, vedova di Ermanno Vitiello, deceduto a soli 41 anni mentre svolgeva attività sportiva sull’argine del fiume, il
CADIDAVID
1° febbraio scorso. La postazione è stata inaugurata il 25 settembre, alla presenza del sindaco lupatotino Attilio Gastaldello e dall’assessore Maurizio Simonato. Cittadini, rappresentanti della Protezione Civile, volontari di primo soccorso e una decina di donatori, in rappresentanza dei 153 associati alla sezione, si sono dati appuntamento in zona Porto. «Abbiamo contribuito volentieri all’acquisto del defibrillatore, perché i temi della salute e della cultura del dono ci sono cari», spiegano dal direttivo, guidato dal presidente Flavio Motteran.
CHE SAGRA!
Dopo un anno di sacrifici e di distanziamento, abbiamo deciso di rispondere alla chiamata dell’associazione L’Agape, organizzatrice della sagra di Cadidavid, e di ripetere la felice esperienza già vissuta nel 2019. È stata una serata tutta per noi, quella del 10 settembre, dedicata alla promozione del dono del sangue e allietata dall’intrattenimento musicale della band “Nient’altro che noi” di Varese, che ha proposto un’emozionante interpretazione dei brani più famosi di Max Pezzali e degli 883. Per l’occasione, com’era accaduto anche nel 2019, abbiamo omaggiato i donatori attivi presenti con una birra alla spina o una bibita a scelta offerta da noi. Massiccia è stata la presenza della comunità di Cadidavid, che ha partecipato con entusiasmo alla serata di apertura della sagra della Madonna del Popolo. Enrico Zuccotto 18
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GOLOSINE
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50 ANNI DA MONUMENTO Festoso raduno di labari e di donatori, lo scorso 24 ottobre, per l’inaugurazione del monumento commemorativo dei 50 anni della sezione di Golosine. Sul piazzale della chiesa della Madonna della Fraternità ora spicca una lastra di marmo bianco, modellata dallo scultore Oscar Sandri e poggiata saldamente su una roccia. È stata benedetta dal parroco don Michelangelo Bacilieri, donatore della sezione, alla presenza dell’assessore del Comune di Verona Marco Padovani e del presidente della Quarta Circoscrizione Carlo Badalini (anch’egli donatore, premiato con medaglia d’oro); per il direttivo provinciale Fidas, invece, era presente la vicepresidente Marta Tebaldi. «Con questo monumento intendiamo ringraziare i donatori passati, presenti e futuri, che in modo silenzioso e gratuito hanno donato, donano e doneranno il sangue per gli ammalati», evidenzia Rolando Imperato, presidente della sezione, che conta 170 donatori, omaggiati per l’occasione con una poesia composta da Franco Cordioli.
VOLONTARI? PRESENTI!
EVENTI BIANCA ESTIVI S. MASSIMO-BASSON-CROCE
Prosegue l’impegno dei volontari della sezione di San Massimo-Croce Bianca-Basson per rendere visibile il messaggio del dono. Il 29 agosto, nella chiesa di San Giuseppe All’Adige, si è ricordato il 57° anniversario della fondazione; è seguito poi un pranzo all’aperto a San Massimo, inserito nella festa del patrono, durante il quale è stato premiato Angelo Fasoli come socio onorario. L’11 settembre, invece, presso il Circolo sportivo “Pupi”, si è svolto il primo torneo di calcio a 5 in ricordo di Mario Arieti; i volontari hanno presenziato, premiando le quattro squadre in gara. La schiera di donatori, guidati dal presidente Vincenzo Ronca, ha partecipato con un punto informativo pure ad “Art è a Pullè”, manifestazione organizzata dalla Terza circoscrizione nel parco di Villa Pullè al Chievo, il 9 ottobre scorso. 19
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ROVERCHIARA
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LARGO AI GIOVANI!
SALIZZOLE
In occasione della Festa della Repubblica, l’Amministrazione comunale di Roverchiara ha consegnato ai 18enni del paese una copia della Costituzione Italiana, assieme alla bandiera tricolore. Ricordando i diritti e i doveri della maggiore età, la sezione Fidas Verona di Roverchiara ha illustrato le modalità per diventare donatori, consegnando ai 18enni dei gadget Fidas e delle guide tascabili per approfondire il tema della donazione volontaria di sangue. «Inoltre, durante il 9° Premio “Vanni Soave” del 28 agosto, con cui il Comune valorizza le eccellenze scolastiche, la nostra sezione ha dato il giusto risalto al premio vinto nel concorso a “A scuola di dono” dalla classe 2ª della secondaria di primo grado “Berto Barbarani”», sottolinea Mirco Ghellere, presidente della sezione. Durante i mesi di lockdown Amina Hamran, Agnese Lonardi, Asia Ghellere, Marianna Patuzzo e Noemi Modena avevano realizzato un video che racconta la storia rivisitata di Giulietta e Romeo, con un finale inaspettato sulle rive dell’Adige. Le vincitrici sono state premiate dal presidente Ghellere e dal sindaco Loreta Isolani.
UN 50° IN MOVIMENTO Il 50° della sezione Fidas Verona di Salizzole ha riempito di iniziative il paese. Nel rispetto delle normative anticontagio, sono state diverse le proposte rivolte a donatori e aspiranti tali. Dopo l’inaugurazione del monumento, l’11 luglio scorso, e il concorso organizzato con successo nelle scuole, il 29 agosto i volontari hanno indetto una biciclettata a cui hanno partecipato una novantina di persone; il 19 settembre, invece, si è tenuta una gita a Langhirano e Parma. Sempre in autunno si sono svolte le premiazioni dei donatori, con 140 benemerenze assegnate; il 21 novembre, inoltre, la sede dell’associazione è rimasta aperta per un aperitivo e una castagnata. «Oltre a questi eventi, abbiamo portato avanti le consuete domeniche di
raccolta straordinaria al Centro trasfusionale di Borgo Roma, a maggio, agosto e novembre», sottolinea Daniele Vaccari, 20
consigliere di sezione e di Fidas Verona. Il gruppo, guidato dal presidente Luca Guarnieri, riunisce 430 donatori attivi.
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BOVOLONE
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DONATA UNA PANCHINA ROSSA Una panchina rossa per dire “no” alla violenza sulle donne. L’ha donata alla comunità la sezione Fidas Verona di Bovolone, in sinergia con il Comune e con l’Ulss 9 Scaligera, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. La panchina è stata posata a fianco della scalinata d’ingresso dell’Ospedale “San Biagio” di Bovolone e inaugurata il 22 novembre alla presenza delle autorità e del personale
medico. Accanto alla rappresentanza dei donatori, con in testa la presidente provinciale Chiara Donadelli, c’erano il direttore dell’Ulss 9 Pietro Girardi e la dottoressa Paola Pie-
tropoli, il sindaco di Bovolone Orfeo Pozzani, la sua vice Anna Ferrazzano e l’assessore Silvia Trarivi.
EVENTI ESTIVI PARONA
VICINI AI RAGAZZI Dal 2018 la sezione Fidas Verona di Parona sponsorizza il locale Grest estivo. Le attività si svolgono a
luglio, grazie all’organizzazione della parrocchia, guidata da don Francesco Murari, e con l’apporto fondamentale di giovani volontari, mamme e nonne che vi dedicano energia e passione. Quest’anno sono stati accolti oltre 150 partecipanti, in forma ridotta rispetto al periodo pre-Covid, quand’erano più del doppio. «La sezione di Parona cerca anche nelle piccole cose, come la sponsorizzazione delle magliette, di incentivare l’importante gesto della donazione: in questo modo sensibilizziamo giovani e genitori all’importanza del dono di sangue e plasma», sottolinea la presidente Carla Zumerle.
A TUTTO GAS!
ZONA NORD
Emozioni a tutto gas, sabato 13 novembre, al 19° Revival Rally Club Valpantena, manifestazione organizzata dall’omonimo Rally Club fondato nel 1983. Oltre 200 vetture sono entrate in competizione sulle strade della Valpantena, fra Grezzana, Roverè e Cerro. Ad applaudire gli equipaggi al punto di partenza, in piazza Ballini, c’erano anche i giovani della zona Nord di Fidas Verona, con la mongolfiera associativa e un gazebo informativo. Grazie alla collaborazione con gli organizzatori dell’evento, sulle auto in gara è stato possibile apporre l’adesivo di Fidas Verona. 21
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CALDIERO
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24 ORE MEMORABILI La prima “24 Ore del donatore” post-Covid è stata un successo: 253 volontari da tutta Italia sono scesi in acqua, alternandosi ogni 15 minuti per 24 ore. I partecipanti sono riusciti a completare 2.424 vasche, per un totale di 121 km. La XIII edizione della staffetta Fidas ha visto la partecipazione di tanti atleti e di numerosi ospiti alle Terme di Giunone di Caldiero, per dire che occorre tenere alta l’attenzione sul dono di sangue ed emocomponenti. Tra una bracciata e l’altra, c’è stato il tempo sia per fare una risata col comico veronese El Bifido che per riflettere sul bisogno di tanti malati, con l’aiuto dell’AIP (Associazione immunodeficienze primitive) e della FIAGOP (Federazione italiana genitori e guariti oncoematologia pediatrica). L’evento è stato trasmesso in diretta streaming sui canali social di Fidas nazionale, dov’è ancora visibile. Per il record di vasche, sono stati premiati Filippo Gatti e Giulia Fiorin, mentre a Edoardo Longo è andato il trofeo “Fidas Veneto”; i volontari della sezione di Salizzole sono stati riconosciuti col trofeo “Fidas nazionale” e Giorgia Alessandrini, donatrice di San Massimo, col trofeo “Fidas Verona”. «È stato meraviglioso ripartire con slancio e trasmettere il dono attraverso la gioia della condivisione: non era scontato riuscire a portare a casa una “24 Ore” coi fiocchi, invece grazie all’impegno di tanti volontari è stata un successo», sottolinea la presidente provinciale Chiara Donadelli.
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LA DIRETTA STREAMING
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Il concept del calendario 2022 nasce dalla stupefacente annata sportiva italiana in tutti i palcoscenici internazionali (dalla vittoria degli Europei di calcio, alle grandi soddisfazioni alle Olimpiadi e Paralimpiadi di Tokyo, dalla finale di Matteo Berrettini nel prestigioso torneo di tennis di Wimbledon).
re il sangue è uno sport meraviglioso”, come dice il sottotitolo. Ogni mese dell’anno ci sprona e ci abbraccia tutti. Non più “tu” o “io” ma “noi”, anche noi che invitiamo a fare. La partenza è con “Doniamo”. La frase che segue gioca con l’immagine rappresentata, aggiungendo forza al significato, utilizzando il gergo tipico di ogni sport, in una coinvolgente asserzione emozionale che ci coinvolge tutti, insieme, da squadra. Stefano Tassini
Associare il paradigma sportivo alla donazione di sangue è venuto quasi naturale. Lo sport ha molti valori in comune con la donazione, dalla partecipazione singola o di gruppo al raggiungimento di un certo risultato alla disciplina e all’impegno per ottenere “la vittoria”. Nel caso della donazione, la vittoria è donare, perché “Chi dona vince”, come recita il claim di quest’anno del calendario. E “dona23