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4 Super & Popular 7 Objets-bijoux Mario Trimarchi - Fragile
8 PetNic Miriam Mirri
10 Cha Naoto Fukasawa 12 eat.it Wiel Arets 16 Territoire / Territoire intime matali crasset 18 Octave Abi Alice 19 Fior d'olio Marta Sansoni 20 Joy n.3 / Joy n.11 Claudia Raimondo 22 Noè Giulio Iacchetti
26 Quattro muri e due case Michele De Lucchi
28 l'orologio Frédéric Gooris
Art Direction - Graphic Design Christoph Radl / Laura Capsoni Editor Chiara Alessi Coordinator Daniela Zilocchi Author Alberto Alessi Photo Diego Alto, Santi Caleca, Matteo Cirenei, Giacomo Giannini, Alessandro Milani, Leo Torri, Adrien Toubiana/matali crasset, Miro Zagnoli+Olimpia Zagnoli Translations Agostini Associati Color Separation Fotolito Farini / Printing Litopat Alessi S.p.A. Via Privata Alessi 6 – 28887 Crusinallo (Vb) Italy www.alessi.com – Follow us on Facebook
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Il menu di questo palinsesto è stato studiato con una attenzione particolare al fine di allettare gli stanchi palati dei nostri consumatori. È un menu leggero ma consistente, fatto più di tapas prelibate che di impegnativi piatti forti. È composito, con piatti creati per i palati più difficili e altri più semplici, ma di quelli che fanno bene. Come sempre cucinato da un team di grande talento ed esperienza. E, speriamo, appetitoso e stuzzicante anche per i nostri clienti. …Per non parlare della collezione “Super & popular” che presentiamo qui in anteprima: un fuori menu di gran calibro al quale dedico molte parole nelle pagine interne di questo magazine! Alberto Alessi
The menu for this publication was painstakingly designed in order to appeal to the weary palates of our consumers. It is a light but filling menu, featuring more tasty tapas than demanding heavier dishes. It is varied, with dishes created for more refined palates and other simpler dishes, all of which are healthy. Cooked, as ever, by a highly talented and experienced team. And, we hope, appetising and appealing to our customers as well. … Not to mention the “Super & popular” collection which we exclusively unveil here: a high calibre list of “specials” to which I will dedicate plenty of space in this magazine! Alberto Alessi
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1. le due visioni contrapposte del design nell’industria contemporanea
Esistono oggi nel mondo dell’industria, cioè nella nostra società dei consumi, due diverse interpretazioni del design. Diverse o forse opposte. Da un lato c’è l’interpretazione dell’industria di produzione di grande serie (per intenderci quella delle automobili, degli elettrodomestici, dei computer ...) secondo la quale il design non è altro che uno dei tanti strumenti a disposizione del marketing e della tecnologia, cioè qualcosa che serve per fare dei prodotti più appetibili al palato dei consumatori, insomma dei prodotti che si vendano di più. Questo è certo in parte vero, però non è tutto. Dall’altro lato c’è la visione delle Fabbriche del design italiano, secondo le quali il design è molto di più: una nuova forma di arte e di poesia molto tipica del nostro tempo.
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2. il design come “arte commerciale” Noi pensiamo che il design sia una disciplina creativa globale che negli ultimi duecento anni della storia dell’uomo si è affiancata alle arti figurative classiche nel loro scopo originario di parlare di bellezza, di gioia, di felicità e anche di trascendenza. Mentre fino a due secoli fa l’arte è stata un fenomeno destinato a un pubblico molto vasto dal quale era in qualche modo compresa e fruita, intorno alla seconda metà del secolo XIX ha cominciato a marginalizzarsi nei confronti del grande pubblico, a divenire ermetica, difficile, concettuale, insomma una cosa per un cerchio ristretto di addetti ai lavori. Ha rinunciato al compito che aveva avuto fino a quel momento, cioè di essere compresa e fruita dal pubblico in generale, scegliendo di rivolgersi piuttosto verso nicchie di pubblico appunto più marginali per quanto ragguardevoli, in qualche modo di specialisti, di addetti ai lavori. Questa nuova situazione ha creato un curioso movimento circolare: artisti-galleristi-direttori di musei-riviste d’arte si autoalimentano in un circolo chiuso che ha difficoltà ad aprirsi verso il grande pubblico. Possiamo forse dire che l’arte contemporanea non pone come premessa del suo lavoro l’esigenza di tener conto dei gusti del pubblico. Parallelamente a questo fenomeno di marginalizzazione delle arti classiche si è
sviluppata una nuova generazione di generi artistici: la moda, il cinema piuttosto che la musica rock o appunto il design, il cui scopo è appunto di parlare al grande pubblico. Il filosofo italiano Gianni Vattimo le ha chiamate le “arti commerciali” per sottolineare il fatto che queste nuove forme artistiche sono consapevoli di avere a che fare con il consenso del pubblico, di un certo tipo diciamo allargato di pubblico.
3. le Fabbriche del design italiano come “art mediator” Nel mio pensiero la Alessi e le Fabbriche del design italiano possono essere considerate le ultime eredi spirituali di quei movimenti intellettuali e creativi del passato (dalle Arts & Crafts inglesi della metà ‘800, alle Wiener Werkstaette dell’inizio ‘900, dal De Stijl olandese al Bauhaus tedesco degli anni ‘20, alla Hochschule di Ulm degli anni ’50 …) tutti contraddistinti dall’avere, sì, un orientamento generale verso la produzione di oggetti, ma anche una forte connotazione culturale e intellettuale.
In questo senso il ruolo che svolgiamo è un ruolo di mediazione artistica, in fondo molto vicino all'attività di un gallerista o di un curatore di museo, o di un direttore d’orchestra, o anche di un film-maker. Le Fabbriche del design italiano sono essenzialmente dei mediatori artistici nell’ambito della produzione industriale. La nostra vera natura oggi somiglia più a un Laboratorio industriale di ricerca nel campo delle Arti applicate che non a una vera industria nel senso tradizionale del termine: laboratori di ricerca il cui ruolo è quello di esercitare una continua attività di mediazione fra, da un lato, le espressioni più avanzate e più effervescenti della creatività internazionale nel product design e, dall’altro, i desideri e i sogni del pubblico. 4. “Super & popular”: i piccoli capolavori del design Contrariamente a quello che qualcuno può pensare il vero goal del design è sempre stato non di essere esclusivo ma inclusivo, cioè di essere capito da un pubblico tendenzialmente vasto: ma a una condizione irrinunciabile, quella di tentare
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sempre di portare a questo pubblico la migliore qualità di progetto possibile. Certo la nostra attività di sperimentazione ci porta qualche volta a creare progetti un po’ troppo avanzati che il pubblico meno avvertito ha difficoltà a capire. Si tratta di una parte integrante della nostra attività, quasi sempre sono progetti di elevata qualità, esempi di coraggiosa sperimentazione che noi crediamo debbano in ogni caso vedere la luce perché portatori di un poco di ricchezza spirituale nella società dei consumi. Ma le vere ragioni di esistere delle Fabbriche del design italiano sono altre: in fondo né noi né i nostri designer vogliamo creare solo prodotti destinati ai design aficionados. Il vero goal del design è di offrire un po’ di gioia al grande pubblico. Certo non è facile perché nella nostra attività tendiamo sempre a lavorare in un’area popolata di desideri, i desideri del pubblico, tuttora molto sconosciuta. La nostra missione consiste nell’esplorare l’immensità del possibile creativo e questa come ben sappiamo è una zona ad altissima turbolenza che ci porta a muoverci costantemente su un’enigmatica linea di confine, una borderline fra ciò che potrebbe divenire reale (vale a dire oggetti realmente amati e posseduti dalla gente) e ciò che non diverrà mai reale (vale a dire progetti troppo distanti, per il momento, da ciò che la gente è pronta a capire e a volere). Quella della borderline è una pratica tipica delle Fabbriche del design italiano, difficile e rischiosa, invisibile a occhio nudo e praticamente indecifrabile dalle ricerche di mercato... ma che emozione quando con un nuovo progetto ci arriviamo vicino! E’ l’emozione che danno i prodotti “Super & popular” qui raccolti: sono solo qualche decina di oggetti, tra le migliaia presentati sul mercato nella nostra storia. Sono in tutti i sensi i migliori che abbiamo saputo creare negli ultimi sessant’anni della nostra attività e bene rappresentano il contributo dato dalla Alessi al progresso della fase attuale della società dei consumi. Oggetti che hanno attraversato i decenni con la più alta qualità di design e con ininterrotta popolarità. Ci sembra il momento giusto per ri-presentare oggi in una veste nuova questi (lasciatemelo dire) piccoli capolavori alle nuove generazioni di consumatori e di distributori. Mi piace pensare a questi oggetti come a possibili reperti archeologici che si sveleranno agli occhi degli studiosi dei prossimi millenni: esempi di una cultura industriale evoluta che (parafrasando Jean Baudrillard) “sappia tendere verso l’universale, verso la trascendenza di nuovi miti che potrebbero decodificare la nostra epoca senza esserne delle superproduzioni mitologiche; verso un’arte che potrebbe decifrare la nostra modernità senza dissolversi in essa”. Alberto Alessi
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2. design as “commercial art”
1. the two contrasting visions of design in the contemporary industrial world
In the modern industrial world, i.e. in our consumer society, there are two different interpretations of design. Different, or perhaps contrasting. On one hand there is the interpretation of the industry of mass production (of cars, domestic appliances, computers ...), according to which design is nothing other than one of the many tools available to marketing and technology departments, something that can be used to make products more appealing to consumers, i.e. products that sell more. This is certainly true in part, although it is not the whole story. On the other hand there’s the vision of the Italian Design Factories to whom design means much more: it is a new form of art and poetry that is quite emblematic of our time.
We believe that design is a global creative discipline that in the last two hundred years of our history has taken the place of the classical figurative arts in terms of their original purpose of depicting beauty, joy, happiness and also transcendence. Whereas until two centuries ago art had a very broad public which understood it and enjoyed it to some degree, around the second half of the 19th century it began to become more marginalised in terms of wider society, becoming more obscure, difficult, conceptual, something for a more exclusive circle of experts. It cast off the role it had played until that point - that of being understood and enjoyed by the general public - and instead began to target more marginal and elite niches of society, the specialists and experts. This new situation created a curious circular movement with artists, gallerists and directors of art museums and magazines feeding off each other in a closed circle that finds it difficult to open itself up to the general public. Perhaps we can say that the tastes of the public are not one of the primary concerns of contemporary art. A new generation of artistic genres developed in parallel with this marginalisation of the classical arts: fashion, cinema, rock music and design, whose aim is precisely that of speaking with the general public. The Italian philosopher Gianni Vattimo called them the “commercial arts” to emphasise the fact that these new art forms are aware that they are being judged by the public, by a wider audience.
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3. the Italian Design Factories as “art mediators”
4. “Super & popular”: small masterpieces of design
In my opinion Alessi and the Italian Design Factories can be thought of as the last spiritual heirs of those intellectual and creative movements of the past (from the English Arts & Crafts of the mid-19th century to Wiener Werkstaette at the start of the 20th century, from the Dutch De Stijl to the German Bauhaus of the 1920’s and the Hochschule Ulm of the 1950’s...) that have stood out for combining a general focus on the production of objects with a strong cultural and intellectual ethos. In this sense the role we carry out is that of an artistic mediator which, in the end, is very similar to that of a gallerist or museum curator, an orchestra conductor or even a film-maker. The Italian Design Factories are essentially artistic mediators in the field of industrial design. Our true nature today is more akin to an industrial research laboratory in the field of the applied arts than an industry in the more traditional sense of the term: research laboratories tasked with constantly reconciling the most advanced and effervescent expressions of international creativity in the field of product design with the desires and dreams of the general public.
Contrary to what some might think, the true goal of design has always been that of being inclusive rather than exclusive, i.e. to be understood by a potentially large public: but with one key condition, that of always trying to provide this public with the highest quality project possible. Of course, sometimes our experimentation sees us develop projects that are a little too advanced and which a less informed public may struggle to understand.
we nor our designers want to create products designed solely for design aficionados. The real goal of design is to bring a little joy to the general public. This certainly isn’t easy because in our business we always tend to work in an area populated by desires, the desires of the public, which are still largely unknown. Our mission is to explore the immensity of creative potential and, as we are well aware, this is a very turbulent field that sees us move constantly along an enigmatic boundary, a borderline between what could become real (i.e. objects actually loved and owned by people) and what will never be real (i.e. projects too distant, for the moment, from what people are able to understand and desire). Working along this borderline is a typical practice of the Italian Design Factories, difficult and risky, invisible to the naked eye and practically undecipherable from market research... but how thrilling it is when we get close to it with a new project! These are the emotions stirred by the “Super & popular” products gathered here: just a few dozen objects (from the thousands we have marketed in our history, all of which with their own raison d’être) that perfectly represent the contribution Alessi has made to the progress of the current phase of the consumer society. I like to think of these projects as possible archaeological relics that academics will study over the next millennia: examples of an advanced industrial culture which (to paraphrase Jean Baudrillard) “tends towards the universal, towards the transcendence of new myths that could decode our time without being mythological super-productions; towards a new art form that could decipher our modernity without dissolving into it”. Alberto Alessi
This is an essential part of our work and the projects are almost always of the utmost quality, examples of brave experimentation that we believe must come to fruition since they bring some spiritual richness to the consumer world. But the real raison d’être of the Italian Design Factories is something else: in the end, neither
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Esiste da alcuni anni nella produzione Alessi una corrente sotterranea che riguarda una selezione di piccoli oggetti casalinghi caratterizzati da una lavorazione particolarmente raffinata dei metalli (spesso formati a caldo), dalla ironica e minuziosa esplorazione di tipologie funzionali minori del casalingo e dall’uso volutamente spregiudicato delle figure retoriche nel design come la metafora, l’accumulazione, l’allusione, l’antonomasia, ecc. ecc. Avendo questa famigliola ormai dimostrato sul campo una notevole forza epifanizzatrice abbiamo deciso di farla emergere come categoria a sé, dotandola quindi di un packaging adatto a mettere in risalto queste loro caratteristiche (ristudiato anch’esso da Mario Trimarchi).
For some years now Alessi’s production has included an undercurrent that consists of a selection of small household objects made with a particularly refined metal-working process (often hot-formed) and an ironic and detailed exploration of functional objects that play a minor role in the houseware. These items make a deliberately unconventional use of rhetorical figures in design, such as metaphor, accumulation, allusion, antonomasia, etc. This family of products has proven to be a significant revelatory force of epiphanization and we have decided to present it in a category of its own, in a packaging that has been redesigned by Mario Trimarchi to highlight these characteristics.
Alberto Alessi
Alberto Alessi
NUT SPLITTER
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MY SQUEEZE
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YOU
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...
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BLIP
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KASTOR
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VOILE
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CHIP
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PIP
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SAVON DU CHEF
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Miriam Mirri
Ci occupiamo spesso di come servire il cibo ai nostri amici, ci prendiamo cura della loro vita, e un viaggio fatto in loro compagnia é un grande viaggio. Affetto, differenze colmate e rispettate, scambi e intese, divertimento. A volte persino apprendimento l’uno dall’altro. “PetNic” é un invito a continuare la vita con il nostro amico animale anche fuori dall’ambiente domestico, mescolando per una volta i nostri oggetti (libro, quotidiano, giochi, acqua …) nel cestino a loro dedicato. Oggetti con la maniglia: ovviamente cestini ma anche radio, lampade, mangiadischi, macchine da scrivere, cassette per gli attrezzi, elettrodomestici, valigie, trasportini per animali e tanti altri. Una tipologia trasversale che ha attraversato la storia degli oggetti identificando un modo viaggiante, mobile, pratico e forse non definitivo …
We often feed our friends and look after them. A trip with them is always a wonderful thing. Then there is affection, bridged and respected differences, interactions and understanding, and fun. We sometimes even learn from one another. “PetNic” is an invitation to continue life with our animal friend outside the home, just for once putting our possessions (books, newspapers, games, and water...) in a basket designed for them. Items that come with a handle: baskets of course but also radios, lamps, portable record players, typewriters, tool boxes, appliances, luggage, pet carriers and many others. A transversal category that has spanned the history of objects by identifying a way of travelling, mobile, practical and perhaps not definitive ...
Miriam Mirri
Miriam Mirri
AMMI27 - PetNic Miriam Mirri, 2014 Cestino da viaggio per animali domestici in resina termoplastica. Travel organizer for pets in thermoplastic resin.
cm 36 x 24 – h cm 13 14 ¼”x 9 ½”– h 5” AMMI27 G grigio, grey. AMMI27 PO Pomegranate. AMMI27 GR verde, green.
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NAOTO FUKASAWA
“Cha” è la fusione di due distinti oggetti, il Bollitore e la Teiera: una innovazione tipologica che ci è richiesta da tempo dai nostri clienti. Naoto Fukasawa è un designer che ammiro e rispetto molto. Lo considero uno degli autori contemporanei più lucidi e determinati nel perseguire la strada del design come lo chiama lui “ecologico”. Ecologico non solo nel senso comune del fare un buon uso dei materiali non rinnovabili e del riciclo ma anche e soprattutto nel senso del promuovere un’estetica minimale: un’estetica calma anche se espressiva. In questo senso è un grande continuatore di un filone millenario nella tradizione espressiva del suo Paese. Personaggi come lui sono preziosi per il design.
“Cha” is the fusion of two distinct objects, the Kettle and the Teapot: products our customers have been requesting for some time now. Naoto Fukasawa is a designer I admire and respect very much. I consider him one of the most eloquent and determined contemporary creators in the field of what he calls “green” design. Green not only in the traditional sense of making good use of non-renewable materials and recycling, but also in the sense of promoting a minimalist aesthetic: a calm though expressive aesthetic. In this sense, he is a great follower of an age-old thread in the creative tradition of his country. People like him are valuable assets to the design industry.
Alberto Alessi
Alberto Alessi
NF01 – Cha Naoto FukAsawa, 2014 Bollitore/teiera in acciaio inossidabile 18/10. Manico e pomolo in resina termoplastica. Fondo in acciaio magnetico adatto alla cottura ad induzione. Kettle/teapot in 18/10 stainless steel. Handle and knob in thermoplastic resin. Magnetic steel bottom suitable for induction cooking.
cl 90 – cm 19 x 14.3 – h cm 22 31 ¾ oz – 7 ½”x 5 ¾”– h 8 ¾”
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WIEL ARETS
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Mangiando e bevendo si instaurano relazioni e associare queste due attività significa celebrare la vita. Queste posate rappresentano appunto un approccio pratico all’arte del cucinare e del godere di cibi e bevande insieme alla famiglia e agli amici. Seppur sobrie, intendono rappresentare e comunicare uno stile di vita moderno la cui definizione spetta agli utilizzatori. Di dimensioni contenute e non minimali; eleganti ma non fragili e infine frugali ma al tempo stesso invitanti; sono ideali sia per l’utilizzo quotidiano, sia per le formalità richieste in occasione di piccoli convivi. Esprimono una notevole flessibilità, quasi camaleontica che consente loro di adattarsi alla situazione nella quale saranno utilizzate. Senza mai imporsi, le posate si prestano all’utilizzo da parte di tutti, implorando di essere utilizzate. La loro presenza è accompagnata da un nobile silenzio e le loro caratteristiche elevano i rituali quotidiani a uno stato superiore di euforia trascendente. Wiel Arets Eating and drinking connects; engagement in both entails celebrating life. Appropriately, this cutlery embodies a practical approach to the art of cooking and the procurement of food and drink alongside family and friends. It is absent of any ornamentation, and instead intends to embody and impart a modern lifestyle, the definition of which has been left open to its users. Reduced and not minimal; elegant though far from fragile; and terse while simultaneously inviting; it is meant for both every day use and the formality required of small gatherings. Highly flexible, it is chameleon-like in the anticipation of its immediate surroundings, so that it can adapt. Never imposing, the cutlery instead welcomes one’s touch, imploring to be used. Its presence maintains a noble silence as its qualities elevate everyday rituals to a heightened state of transcendent euphoria. Wiel Arets
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EAT.IT WIEL ARETS, 2014 WA10 Servizio di posate in acciaio inossidabile 18/10. Cutlery set in 18/10 stainless steel. WA10S5 Set di posate per 1 persona (5 pezzi). Cutlery set for 1 person (5 pieces). WA10S24 Servizio di posate per 6 persone (24 pezzi). Cutlery set for 6 persons (24 pieces).
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WA10/11 Cucchiaio da servizio. Serving spoon.
WA10/1 Cucchiaio da tavola. Table spoon.
WA10/3 Coltello da tavola. Table knife.
WA10/5 Forchetta da frutta. Dessert fork.
cm 25 / 9 ¾”
cm 20 / 8”
cm 20,5 / 8”
cm 17.5 / 7”
WA10/12 Forchetta da servizio. Serving fork.
WA10/2 Forchetta da tavola. Table fork.
WA10/4 Cucchiaio da dessert. Dessert spoon.
WA10/6 Coltello da frutta. Dessert knife.
cm 25 / 9 ¾”
cm 20 / 8”
cm 17.5 / 7”
cm 18 / 7”
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WA10/16 Forchetta da dolce. Pastry fork.
WA10/37 Coltello per burro. butter knife.
WA10/8 Cucchiaino da caffè. Coffee spoon.
WA10/15 Pala per torta. Cake server.
cm 19 / 7 ½”
cm 15 / 6”
cm 12.7 / 5”
cm 25 / 9 ¾”
WA10/35 Cucchiaio da latte macchiato. Latte macchiato spoon.
WA10/9 Cucchiaino da moka. Mocha coffee spoon.
WA10/27 Cucchiaio da servizio per risotto. Risotto serving spoon.
WA10/38 Mestolo per spaghetti. Spaghetti serving spoon.
cm 19 / 7 ½”
cm 10.5 / 4 ¼”
cm 22 / 8 ¾”
cm 28 / 11”
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matali crasset
Basterebbero il taglio dei suoi capelli e l’insistenza con cui chiede di scrivere il suo nome in minuscolo per spiegare che matali è una designer di impronta decisamente radicale. È la più sperimentale dei designer francesi e ha sviluppato a partire dagli anni ’90 un vocabolario tutto suo basato sul rifiuto delle estetiche correnti e della “forma per la forma”. I temi centrali della sua ricerca in continua evoluzione sono centrati sulla riflessione sulle nuove modalità dell’abitare, sul corretto uso dello spazio disponibile e sulle relative nuove tipologie, sulla modularità, l’appropriazione e la flessibilità e su un personalissimo uso dei colori.
Her hairstyle and determination to write her name in lower case are proof enough that matali is a radical designer. This most experimental of French designers has, since the 1990s, developed a vocabulary of her own, based on the rejection of aesthetic fashions and “form for form”. The central themes of her continually evolving exploration reflect on new ways of living, on the proper use of available space and its related new typologies, on modularity, appropriation and flexibility and on a very personal use of colour. Alberto Alessi
Alberto Alessi
MC05 - Territoire intime matali crasset, 2014 Vassoio pentagonale in acciaio inossidabile 18/10. Pentagonal tray in 18/10 stainless steel. MC05 O In acciaio colorato con resina epossidica, Orange Terracotta. In steel coloured with epoxy resin, Orange Terracotta.
cm 36 x 35 – h cm 1.5 14 ¼”x 13 ¾” – h ½” MC06 - Territoire matali crasset, 2014 Vassoio esagonale in acciaio inossidabile 18/10. Hexagonal tray in 18/10 stainless steel. MC06 Y In acciaio colorato con resina epossidica, Yellow Sand. In steel coloured with epoxy resin, Yellow Sand.
cm 46 x 43.3 – h cm 1.5 18”x 17”– h ½”
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abi alice
Dallo studio del potenziale creativo dell’ellisse nasce “Octave”. Combinando le diverse proporzioni delle ellissi sono stati realizzati molteplici disegni e modelli prima di giungere alla composizione finale. Per la realizzazione dei miei oggetti, dipinti e disegni ricorro spesso alle proporzioni e alle combinazioni di numeri. Negli ultimi anni, mi sono resa conto della correlazione che esiste tra musica e matematica. Nella musica, ad esempio, un’ottava è l’intervallo compreso tra un tono e un altro e viene espresso con il rapporto 2:1. Dopo aver sperimentato numerosi modelli ed ellissi di diverse proporzioni per poter arrivare alla forma più armoniosa per il mio nuovo Centrotavola ellittico, è stata proprio l’ellisse con il rapporto 2:1 a dare vita, a mio parere, alla forma più piacevole. Sono sempre stata affascinata e ispirata dalla bellezza intrinseca della matematica, della geometria, della musica e del colore. Ritengo che questi fondamentali esprimano un linguaggio universale. Entrano in armonia con la nostra coscienza collettiva e possono comunicare trascendendo le differenze culturali e generazionali, oltre a racchiudere un potenziale effetto rivitalizzante sulle nostre emozioni.
ABI06 – Octave Abi Alice, 2014 Centrotavola ovale in acciaio inossidabile 18/10. Oval centrepiece in 18/10 stainless steel.
cm 58 x 26.5 – h cm 6 22 ¾”x 10 ½” – h 2 ¼”
ABI05 – Octave Abi Alice, 2014 Cestino per pane e grissini in acciaio inossidabile 18/10. Bread and breadstick basket in 18/10 stainless steel.
cm 41.5 x 17.5 – h cm 4.5 16 ¼”x 7”– h 1 ¾”
“Octave” was created by exploring the creative potential of the ellipse. Multiple drawings and models were created using ellipses in varying proportions prior to arriving at the final composition. I have frequently used ratios and combinations of numbers to create my objects, paintings and drawings. In recent years, I have become aware of the connection between music and mathematics. For example, an octave in music is the interval between one musical pitch and another and is defined by the ratio 2:1. After experimenting with multiple models and ellipses of differing proportions, to arrive at the most harmonious form for my new elliptic Centerpiece, it was the 2:1 ratio ellipse that produced, in my opinion, the most pleasing form. I have always been intrigued and inspired by the inherent beauty in mathematics, geometry, music and colour. I believe these fundamentals are a universal language. They resonate with our collective consciousness and can communicate across cultural and generational differences, whilst also having the potential to have an uplifting effect on our emotions. Abi Alice
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MARTA SANSONI
“Fior d’olio” è un piccolo gioiello tecnico ed iconico legato all’“oro verde”, come viene anche chiamato l’olio di oliva, alimento principe della nostra cucina. La pianta che ne è madre, l’olivo, ha un’aura di sacralità e rispetto fin dall’origine dei tempi ed è fortemente simbolica della nostra mediterraneità. “Fior d’olio” è un Tappo con beccuccio versatore che si inserisce nel collo delle bottiglie e consente di dosare sulle pietanze la quantità di prodotto desiderata (gli chef dicono anche “un filo d’olio”), limitandone allo stesso tempo il processo ossidativo che inizia appena la bottiglia viene aperta. Il piccolo contenitore in vetro che lo accoglie ha una seconda funzione: favorire la degustazione dell’olio secondo la tradizione degli assaggiatori professionali. Disegnato seguendo la forma indicata dalle normative, è capiente verso il basso e rastremato verso la bocca del bicchiere per far confluire verso il naso l’aroma dell’olio in degustazione. Il vetro è colorato per impedire che il colore del contenuto ne condizioni la valutazione ed è fortemente evocativo dell’olio di prima spremitura.
MSA32 – Fior d’olio Marta Sansoni, 2014 Degustaolio in vetro con tappo versatore in acciaio inossidabile 18/10 e resina termoplastica. Olive oil taster in glass with pourer in 18/10 stainless steel and thermoplastic resin.
cm 6 x 5 – h cm 8.5 2 ¼”x 2”– h 3 ¼”
“Fior d’olio” is a little iconic mechanical gem for use with “green gold”, another name for olive oil, the main staple of Italian cuisine. Its mother, the olive tree, has embodied an aura of sacredness and reverence since the beginning of time and is a powerful symbol of Mediterranean identity. “Fior d’olio” is a cap with a pouring spout that fits into the neck of the bottle, allowing you to pour only as much as you need on your food (chefs also talk about “drizzling olive oil”), while controlling the oxidation process that begins as soon as the bottle is opened. The small glass container that houses it has a second function: to assist professional tasters to sample the oil according to the time-honoured tradition. Designed in compliance with the regulations, it is large and tapers down towards the mouth of the glass so that the aroma of the oil wafts towards the taster’s nose. The glass is coloured so that the colour of the contents does not influence the taster and is strongly suggestive of first press oil. Alberto Alessi
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CLAUDIA RAIMONDO Il Vassoio “Joy n.3” e il Cestino “Joy n.11” sono i due nuovi oggetti della serie sfaccettata di Claudia Raimondo che si aggiungono al Centrotavola “Joy n.1” (2013). Con una raffinata tecnica contemporanea di stampaggio il foglio di acciaio diventa insieme forma e decoro. La sfaccettatura stessa disegna la forma degli oggetti: ampi e aperti, dai margini non netti, con il loro gioco di riflessi luminosi richiamano il ricordo degli oggetti lavorati a mano in metalli preziosi. La texture evoca le campiture del mondo digitale e reinterpreta l’acciaio giocando sull’indeterminatezza del disegno che rende l'oggetto simile a qualcosa di fluido e naturale anche se cristallizzato in una materia solida.
The “Joy n.3” Tray and the “Joy n.11” Basket are the two latest additions to the multi-faceted series by Claudia Raimondo, which began with the “Joy n.1” Centrepiece (2013). The shape and decoration of the steel sheet is created through a sophisticated and contemporary moulding technique. The faces of the object create its form: large and open with undefined edges and with a fascinating play of reflections that are reminiscent of objects handmade in precious metals. The texture evokes the backgrounds of the digital world and reinterprets steel by playing on the elusiveness of the design, which makes the object look like something smooth and natural even if it crystallised into a solid matter.
Alberto Alessi
Alberto Alessi
JOY N.11 CLAUDIA RAIMONDO, 2014 CR02/21 Cestino rotondo in acciaio inossidabile 18/10. Round basket in 18/10 stainless steel.
CR02/21
CR02/21 B, CR02/21 W Cestino rotondo in acciaio colorato con resina epossidica. Round basket in steel coloured with epoxy resin.
ø cm 20.7 – h cm 8 / ø 8 ¼”– h 3 ¼”
CR02/21GGD
CR02/21GGD Cestino rotondo in acciaio inossidabile 18/10 e oro. Doratura manuale in oro 24 carati. Round basket in 18/10 stainless steel and gold. Hand gold plating in 24 carat gold.
CR02/21 B Super black
CR02/21 W Milky White
ø cm 20.7 – h cm 8 / ø 8 ¼”– h 3 ¼” JOY N.3 CLAUDIA RAIMONDO, 2014 CR03/40 Vassoio rotondo in acciaio inossidabile 18/10. Round tray in 18/10 stainless steel.
CR03/40
CR03/40 B, CR03/40 W Vassoio rotondo in acciaio colorato con resina epossidica. Round tray in steel coloured with epoxy resin.
ø cm 40 – h cm 2.3 / ø 15 ¾”– h 1”
CR03/40 B Super black CR03/40 W Milky White
JOY N.1 CLAUDIA RAIMONDO, 2013 CR01/37 B, CR01/37 W Centrotavola in acciaio colorato con resina epossidica. Centrepiece in steel coloured with epoxy resin. CR01/37 B Super black
ø cm 37 – h cm 10.4 / ø 14½”– h 4”
CR01/37 W Milky White
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GIULIO iacchetti
“Noè” non deve la sua celebrità solo alla costruzione dell’arca salva-animali dal diluvio universale, ma anche a una certa passione per il vino. Si dice che l’abbia inventato dopo aver sperimentato per primo la coltivazione della vite. Il racconto biblico riporta anche di una sua sonora ubriacatura (la prima ciucca della storia). Doveroso quindi intitolare questa serie di oggetti dedicati al vino al patriarca biblico che, si dice, visse 950 anni, battendo clamorosamente chi, accontentandosi della birra, come suggerisce l’adagio popolare, campa “solo” 100 anni! Riporre, aprire, versare, conservare: queste sono le azioni che si compiono quando abbiamo tra le mani una bottiglia di vino. Per ognuna di queste azioni è abbinato un elemento del set “Noè”. Una speciale struttura modulare in poliammide, che ricorda un grappolo d’uva capovolto, permette di riporre comodamente le bottiglie nella posizione ideale per la conservazione. La caratteristica della modularità consente di poter far crescere questo portabottiglie d’appoggio sia in verticale che in orizzontale, così da poter accogliere un numero sempre crescente di bottiglie. La Pinza, che richiama nella forma la sagoma di una bottiglia, permette di tagliare la gabbietta metallica che mantiene in posizione il tappo. Se quest’ultimo s’attarda nel collo della bottiglia è possibile sbloccarlo “pinzandolo” con il medesimo strumento, facilitandone così l’espulsione. L’immancabile goccia che scende dal collo della bottiglia, terrore delle tovaglie immacolate, può essere fermata nel suo progredire dall’apposito Anello ferma goccia, coronato da uno sfavillante solitario. Infine, per mantenere inalterate le qualità organolettiche del vino, una volta che la bottiglia è stata stappata si può ricorrere all’uso del Tappo a pressione, il cui disegno rimanda al classico turacciolo in sughero, per sigillare in modo ermetico la bottiglia e il suo contenuto.
“Noah” is not just famous for building the ark to save animals from the global flood, but also for his passion for wine. They say he invented it after first experimenting with vine cultivation. According to the Bible he also become raucously drunk (the first ever recorded case). This is why we have decided to name this series of wine accessories after the biblical patriarch who is said to have lived to the age of 950, spectacularly trouncing beer drinkers, who as suggested by the popular adage, live “merely” 100 years! We need to store, open, pour, and preserve our wine. There is a piece in the “Noè” set for each of these tasks. The special modular structure made of polyamide, which resembles an upside down bunch of grapes, is ideal for the convenient storage of your bottles. The modular aspect of the design means this bottle holder can expand vertically and horizontally to accommodate your growing wine collection. The Champagne opener, resembling the shape of a bottle, cuts the wire cage that holds the cork in place. If a little cork should get stuck in the neck you can “pinch” the cork to release it. The inevitable drop that drips from the neck of the bottle, that despoiler of immaculate tablecloths, can be stopped in its tracks with a Drop ring stop, crowned by a sparkling solitaire. Finally, a pressure Cap can be used to preserve the organoleptic qualities of the wine by hermetically sealing the bottle and its contents after uncorking. Its design is reminiscent of the classic cork. Giulio Iacchetti
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Noè Giulio Iacchetti, 2014
GIA10 Pinza per champagne in acciaio inossidabile. Champagne bottle opener in stainless steel.
cm 18 x 5 – h cm 1 / 7”x 2” – h ½”
GIA11 Salvagoccia in acciaio inossidabile 18/10 e resina termoplastica. Interno in feltro. Drop ring in 18/10 stainless steel and thermoplastic resin. Felt lining.
cm 5.7 x 4.4 – h cm 1 / 2 ¼”x 1 ¾”– h ½” GIA12 Tappo per bottiglie di vino a espansione in acciaio inossidabile 18/10. Wine bottle stopper with expanding seal in 18/10 stainless steel.
ø cm 5.5 – h cm 6 / ø 2 ¼”– h 2 ¼”
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NOè GIULIO IACCHETTI, 2014 GIA13 Portabottiglie modulare (6 bottiglie) in resina termoplastica. Modular bottle-holder (6 bottles) in thermoplastic resin.
cm 34.5 x 15.5 – h cm 27.5 13 ½”x 6”– h 10 ¾” GIA13 B nero, black. GIA13 DR rosso scuro, dark red. GIA13 W bianco, white.
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michele de lucchi Un muro di cinta con una casetta a destra e una casetta a sinistra, in mezzo un campo. Niente di più. Le casette sono le maniglie, il muro è il bordo per non far scivolare fuori le cose. È un Vassoio. In legno di bambù. Un paesaggio. Un po’ rustico, un po’ frugale, un po’ agricolo, un po’ rurale, un po’ contadino, sembra adatto ad una parabola. La parabola del buon coltivatore. Trova un bel terreno, lo dissoda, toglie le pietre. Con le pietre costruisce un recinto, una casetta per gli attrezzi, una casetta per conservare il raccolto. Quale raccolto? ...i sogni... le fantasie... le immaginazioni... gli amori... i ricordi... i desideri... Michele De Lucchi A wall with a cottage to its right and another to its left, in the middle of a field. Nothing more. The cottages are the handles and the wall is the border to stop things from sliding off. It’s a tray. It’s made of bamboo. A landscape. A little rustic, a little frugal, a little agricultural, a little rural, and slightly peasant, which could almost be a parable. The parable of the good farmer. He finds a lovely plot, tills it and removes the stones. With the stones he builds a wall, a shed for tools, and a shed to store the harvest. What harvest? ...dreams... fantasies... imagination... loves... memories... desires... Michele De Lucchi
MDL01 – Quattro muri e due case Michele De Lucchi, 2014 Vassoio rettangolare in legno di bambù. Rectangular tray in bamboo wood.
cm 46.6 x 36.6 – h cm 3.8 18 ¼”x 14 ½”– h 1 ½”
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Frédéric Gooris Con un semplice tratto di penna “l’orologio” racchiude tutti i suoi componenti all’interno di una elegante cornice bidimensionale, interpretando la vera essenza del design di un classico orologio da polso. Il vetro, posandosi in maniera lieve sulla cassa sottile, lascia ben intravedere il quadrante di grandi dimensioni che si adagia sotto la superficie trasparente. Questo gioco conferisce alla cassa dell’orologio una dimensione imprevista, come metafora del tempo che aggiunge maggiore estensione al mondo che ci circonda. “l’orologio” è un classico passe-partout: semplice, dalle linee pulite e senza tempo.
With a single stroke of a pen “l’orologio” fuses all the components into a simple and elegant bidimensional frame, capturing the very essence of the classic wrist watch design. The glass resting on top of the thin frame reveals the big dial that lies well below the surface. This creates an unexpected dimension to the thin frame, a metaphor for the extra dimension time adds to the world surrounding us. “l’orologio” is a classic passepartout: clean, timeless and easy to read. Frédéric Gooris
Frédéric Gooris L'OROLOGIO Frédéric GOORIS, 2014 Orologio da polso. Wrist watch.
AL28000
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AL28002
ø cm 4 / ø 1 ½”
ø cm 4 / ø 1 ½”
ø cm 4 / ø 1 ½”
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ø cm 3.2 / ø 1 ¼
ø cm 3.2 / ø 1 ¼
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