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Generazione Z. La New Wave italiana
di Sabrina Alessio
Vietato fare pronostici o, peggio ancora, azzardare previsioni anche se la sensazione che un po' tutti stanno provando, percependo, è di quelle che aprono il cuore alla speranza. C’è un’onda nuova, una “new wave” appunto, sulla quale la pallamano surfa che è un piacere! Giovani, in qualche caso giovanissimi e neanche maggiorenni che, guadagnato il palcoscenico dei massimi campionati, stanno già affermandosi in maniera sorprendente. Succede, più o meno allo stesso livello tanto tra gli uomini quanto tra le donne. Basta dare uno sguardo alla speciale classifica dei migliori realizzatori della Serie A Gold maschile e della Serie A1 femminile, o ancor meglio osservare qualche partita, per scorgere tantissimo talento giovanile. E’ la Generazione Z, quella dei nati tra il 1997 e il 2012, quella che sta catturando sempre più interesse e consensi. L’arrivo nella Serie A Gold del Campus Italia ha chiaramente agevolato e per molti versi incrementato la presenza di giovanissimi – neanche maggiorenni – sul massimo proscenio maschile. Buona la semina di qualche anno fa e pare eccellente anche il raccolto: investire prima e lanciare giovani poi è sempre più utile e tecnicamente appagante. D’altronde basta dare uno sguardo ai numeri ed al rendimento che stanno offrendo i vari De Angelis, Manojlovic e Zanon nel Campus Italia, o anche Iyamou (Tushe Prato), Gislimberti (Mezzocorona), Meneghini (Cellini Padova), Mangone (Casalgrande Padana) tra le donne per avere la certezza di un futuro probabilmente migliore. E’ singolare anche un’altra circostanza. Complice questa straordinaria ventata di gioventù che sta soffiando con impeto sull’alto livello, incredibilmente (sbagliando, ndr) si tende poi a conside-
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rare come “maturi” giocatori ancora giovanissimi. Andrea Colleluori, Leo e Max Prantner, Umberto Bronzo, Giovanni Nardin, Giacomo Savini, sono solo alcuni tra gli atleti sulla cresta dell’onda da qualche anno, che non vengono più annoverati nella speciale categoria dei giovani. E altrettanto avviene al femminile, con Carelle e Vanessa Djiogap, Bevelyn Eghianruwa, Ramona Manojlovic, solo per citarne alcune. Eppure siamo di fronte ad atleti e atlete sulla soglia dei vent’anni (un po' più giù o un po' più su) dei quali non andrebbe mai dimenticata la carta d’identità. Futuro roseo allora? Presto per affermarlo categoricamente. Sicuramente interessante, questo sì e senza tema di smentita. Fondamentale sarà, allora, la cura ed il consolidamento del patrimonio tecnico esistente oltre che lo sviluppo sempre più accurato del talento che già spinge alle spalle e sotto questa voce, anche in considerazione dei numeri realizzati dai club nella prima stagione post pandemia, è lecito aprire il cuore alla speranza. Un’onda tira l’altra!
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