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“ Oltrepò

di cantina in cantina .... alla scoperta dell’eccellenza ”

Vol. 3 - Casteggio

Calvignano - Montalto Pavese - Ruino - Zavattarello Romagnese - Valverde - Fortunago - Borgoratto Mormolo Borgo Priolo - Montebello della Battaglia

LOMBARDIA

Guide

PAVIA e PROVINCIA

Mangiare Bere Dormire www.mabedo.it 2012



“ Oltrepò

di cantina in cantina .... alla scoperta dell’eccellenza ”

Vol. 3 - Casteggio

Calvignano - Montalto Pavese - Ruino - Zavattarello Romagnese - Valverde - Fortunago - Borgoratto Mormolo Borgo Priolo - Montebello della Battaglia

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PAVIA e PROVINCIA

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Emanuela Marchiafava Assessore al Turismo della Provincia di Pavia

L’Oltrepò Pavese è una terra di antiche torri e castelli, di vigne e boschi secolari, di chiese, abbazie e borghi medievali, di produzioni tipiche di eccellenza, di rigeneranti terme e di scorci paesaggistici davvero unici. L’Oltrepò è l’unico territorio lombardo ad includere gli Appennini: le sue cime si incuneano tra il Piemonte alessandrino e l’Emilia piacentina, mentre l’estremità meridionale dista meno di 8 chilometri dal confine ligure. lI territorio, unico nel suo genere, comprende un’ottantina di Comuni, ognuno dei quali reca con sé un patrimonio storico artistico e culturale.


L’Oltrepò pavese è una terra con poca pianura, che si bagna direttamente nelle acque del Po e viene attraversata da innumerevoli torrenti, ma soprattutto è una terra di collina e, più a sud, montagna, che raggiunge la sua massima quota – oltre millesettecento metri - con il Monte Lesima e il Monte Chiappo, in alta Valle Staffora. L’Oltrepò è un territorio vario per caratteristiche paesaggistiche, con i primi rilievi collinari dalle dolci ondulazioni coltivate e i borghi medioevali sorti attorno ai numerosi castelli, con i colli più elevati ricchi di fitti boschi di querce e castagni e dolci vallate percorse da itinerari escursionistici di grande interesse, a piedi, in bicicletta e cavallo. Infine la montagna, le sue faggete splendide, i suoi pascoli d’altura, i suoi vasti panorami, che giungono sino al mare di Liguria. In bassa collina è fiorente Ia viticoltura e la produzione del vino: la viticoltura dell’Oltrepo’ si trova già citata dagli autori classici greci e romani (tra questi Plinio il Vecchio e Strabone), e successivamente da altri nel 1000 e 1500 e, ancora, in monografie edite nel 1800. Oggi l’Oltrepo’ è la seconda area del Paese per superficie dedicata al vino, con oltre sedicimila ettari, e costituisce un irrinunciabile importante fattore economico. Nella restante parte del territorio di alta collina e degli Appennini si coltivano frutta e ortaggi (dalle mele di Soriasco alle pesche di Volpedo fino al celeberrimo peperone di Voghera con la sua mostarda) e si produce miele: in questi ultimi anni anche il miele è diventato a pieno titolo un prodotto tipico. L’Associazione Apicoltori Pavesi garantisce l’integrità del miele vergine integrale, prodotto locale naturale che non subisce trattamenti termici, estratto mediante la sola centrifugazione.


Di antica tradizione è la produzione di formaggio (celebre il Nisso di Menconìco) e si allevano bovini, ovini, e cavalli. Tutti questi prodotti genuini, a partire dai famosissimi affettati, dal salame di Varzi alle coppe e pancette, arrivano poi sulle tavole squisitamente cucinati secondo ricette antiche e ricche di tradizioni. Fra i dolci non possiamo dimenticare le ciambelle (dette anche brasadè): ogni comune ne vanta l’invenzione e l’originalità della ricetta. La torta di mandorle è una specialità dell’Oltrepo, in particolare famosa quella di Varzi, mentre la torta San è tipica di Broni, creata in onore del Santo Patrono del paese, San Contardo, pellegrino padovano morto poi nel paese locale.


Inoltre, nei boschi del territorio, tra castagni, larici, querce e pini, si trovano porcini, ovuli e poi tartufi bianchi e neri. L’Oltrepò pavese è un prezioso scrigno che conserva ricchezze ambientali di grande pregio naturalistico e di ineguagliabile bellezza estetica: strette e solitarie valli scavate nelle arenarie e ammantate da lussureggianti boschi, di querce e castagni, una terra unica che conserva un patrimonio storico-architettonico invidiabile. Grazie alle sue bellezze naturali, al ricchissimo patrimonio artistico, architettonico e culturale, ma anche e soprattutto alle produzioni enogastronomiche d’eccellenza, questa parte fondamentale della provincia di Pavia può veramente essere il “traino” della rinascita economica del territorio, attraverso un turismo responsabile e sostenibile.


Fiorenzo Detti Presidente AIS Lombardia

Oltrepò Pavese Nella realtà vitivinicola italiana, che conta oltre 650.000 ettari a vigneto, la Lombardia, con una superficie vitata di circa 23.900 ettari, è al 10° posto. Una fetta importante di questa torta vitivinicola lombarda è rappresentata dal nostro Oltrepò Pavese, zona vocata per eccellenza che vanta una storia secolare per la produzione del vino, ricoprendo oltre la metà della superficie vitata di Lombardia.


Conosciuto anche come “Vecchio Piemonte”, è un cuneo di territorio lombardo in provincia di Pavia che si insinua fra l’Emilia e il Piemonte, confinando ai due estremi con le province di Alessandria e Piacenza. L’Oltrepò Pavese per le sue caratteristiche pedologiche, territoriali e climatiche, che ben si adattano alla coltura della vite, è considerata una zona ad alta vocazione viticola, con colline più adatte alla coltivazione di certi vitigni piuttosto che altri. L’Oltrepò Pavese nacque ufficialmente nel 1164, quando l’Imperatore Federico I concesse alla città di Pavia il diritto di nominare i Consoli nelle località che, grosso modo, costituiscono l’attuale Provincia di Pavia.


Il territorio vitivinicolo si estende su 42 comuni situati nella fascia collinare, è composto essenzialmente da terreni argillosi e da rocce sedimentarie marine nella parte più bassa, mentre in alta collina il terreno è prevalentemente di origine gessosa. I vigneti mediamente non superano i 300/400 m e t r i d’altitudine, con un clima piuttosto asciutto d’inverno e ventilato in estate; le buone escursioni termiche dovute alle correnti ascensionali delle zone montane ne enfatizzano i profumi contribuendo alla qualità dell’uva. Le DOC dell’Oltrepò Pavese comprendono un numero significativo di tipologie di vini bianchi e rossi, iniziando dal tradizionale Bonarda, ottenuto dalla Croatina, vitigno autoctono e antichissimo, già citato nel 1192 con il nome di Bonarda di Rovescala; il nome della Croatina deriva da “cruata”, in dialetto oltrepadano, che significa “cravatta” - stava appunto ad indicare il vino della festa.


Altro vino storico dell’Oltrepò Pavese è il Barbera, ottenuto dal medesimo vitigno, che si presenta di un bel colore rubino intenso da giovane, virando con gli anni verso il granato acceso, freschezza e tannini sono la sua aspirina nel tempo. Il Buttafuoco è un’altra “chicca”, ottenuto solo nell’area delle “7 sorelle” una piccola e vocata zona di produzione che abbraccia i sette comuni di Broni, Stradella, Canneto Pavese, Castana, Montescano, Cigognola e Pietra de’ Giorgi. Il Buttafuoco viene ottenuto da vari vitigni dove Croatina e Barbera la fanno da padrone. Il nome pare che derivi dal dialettale “al buta me al fogh”, che significa “scalda come il fuoco”, in relazione al fatto che si tratta di un vino di carattere e corpo.


Un’altra etimologia del nome è connessa anche all’effigie adottata dal Club del Buttafuoco Storico, dove si narra che nella seconda metà dell’ ‘800, la Marina Imperiale austro-ungarica varò una nave a cui fu dato il nome di Buttafuoco in ricordo di una compagnia di marinai dislocati a Stradella per il traghettamento sul fiume Po, occupati a combattere contro l’esercito del Regno di Sardegna in Oltrepò. Vino dall’intenso colore rubino, complesso e penetrante al naso, robusto in bocca con ampie sfumature speziate, si lega elegantemente a piatti di struttura come cacciagione, carni rosse e formaggi stagionati. Un altro gioiello dell’Oltrepò Pavese è il Pinot nero, che oltre ad essere vinificato in purezza è anche alla base della produzione di molti vini spumanti. Coltivato nella zona di alta collina in terreni vocati e con buone escursioni termiche si ottengono uve e vini di elevata qualità.


Altro vino rosso molto intrigante e particolare è il Sangue di Giuda, prodotto solo nel quadrilatero dei comuni di Bosnasco, Cigognola, Montù Beccaria e Pietra de’ Giorgi, vino da meditazione o da dessert per la sua carezzevole dolcezza. E’ un vino penetrante di naso, fragrante e vinoso che sposa bene, tra gli altri, le paste frolle con confettura, delizioso se unito alle fragole o alle pesche. Concorrono alla produzione di vini Doc dell’Oltrepò Pavese anche alcuni vitigni a bacca rossa “autoctoni” utilizzati in percentuali minori, come l’Uva Rara, Ughetta (Vespolina). Non potevano mancare, come in molte altre realtà italiane, anche alcuni vitigni “alloctoni” come il Cabernet Sauvignon che rientra nella DOC Oltrepò Pavese.


In Oltrepò Pavese si producono, oltre ai rossi, anche ottimi vini bianchi come il Riesling, dove nei comuni con terreni gessosi spicca per la sua mineralità e freschezza. Contraddistinto da un bel colore paglierino con riflessi verdognoli in gioventù, accompagnati al naso da profumi mentolati e di mela renetta. E’ ideale con antipasti magri, primi piatti delicati, pesci e crostacei, carni bianche. Il Moscato, piacevolmente “salviato” al naso è un vino dolce dal bel colore giallo paglierino con sfumature dorate ottenuto dalla varietà Moscato Bianco, ottimo sui dolci a pasta lievita come pandoro e panettone, e quando non trascina troppi zuccheri, proviamolo sul salame di Varzi…ci stupirà sicuramente con piacevoli concordanze!


La Malvasia dall’aroma intenso e piacevolmente aromatico, con sentori floreali e fruttati che terminano in una elegante nota di mandorla, viene prodotta nelle versioni secca, dolce o spumante. Piacevole all’aperitivo oppure a tavola con piatti delicati, nella versione dolce accompagna dolci in genere o piccola pasticceria di credenza. Altri vitigni bianchi vengono vinificati con successo e rientrano nella DOC Oltrepò Pavese come Chardonnay, Cortese, Sauvignon e Pinot Grigio, dai quali si ottengono ottimi vini da aperitivo oppure da accostare a “tutto pasto” quando le caratteristiche del piatto permettono un “mariage d’amour” senza sovrastare il vino.


Dalla vendemmia 2007, l’Oltrepò Pavese ha ottenuto il riconoscimento della DOCG per la produzione degli spumanti “Metodo Classico” vinificati con la tradizionale rifermentazione in bottiglia nelle tipologie bianco e rosé (Cruasé) partendo dalle uve ammesse dal disciplinare di produzione che sono il Pinot Nero (minimo 70%) + Chardonnay, Pinot bianco e Pinot grigio nella misura massima del restante 30%. Vini d’aperitivo per le migliori occasioni, da servire freschi, oppure da proporre accostati a piatti delicati dove la pienezza del vino, i profumi evoluti e le piacevoli “bollicine” potranno elegantemente fondersi in un tutt’uno con le caratteristiche del piatto ricordandoci anche uno scorcio di Oltrepò Pavese.


Alla fine di questa passeggiata attraverso i vigneti del “mio” Oltrepò Pavese mi congedo con una frase di Charlie Chaplin detta nel film “Luci alla ribalta” del 1952 (una buona annata!). Charlie Chaplin nei panni di Calvero, un famoso e acclamato clown, ormai vecchio e malato, al rientro da una visita medica dice alla sua compagna Terry: “Lo sai cosa mi ha detto il medico? Che non devo bere, perché mi fa male al fegato e al cuore! Ma questo alla mente, proprio non pensa?” Chiudo con questo aforisma proprio per ricordare a tutti che il vino è storia, il vino è cultura, il vino è salute, il vino è gioia! Impariamo a berlo consapevolmente! Ma beviamolo!!! Cin Cin Fiorenzo Detti Presidente Associazione Italiana Sommelier Regione Lombardia


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Davide Di Benedetto, Dottore in Scienze e Tecnologie Agrarie

Il verde Oltrepò La forma triangolare dell’Oltrepò Pavese, con la punta rivolta a sud, facilita l’analisi di un territorio variegato dal punto di vista agricolo e botanico. Il lato settentrionale, che costeggia il Po, presenta la tipicità agricola della pianura adiacente al fiume, continuando fino alle vicine colline in un contorno asciutto, diverso dalla restante provincia di Pavia.


Poi vi sono i rilievi collinari, la cui immagine è la prima che viene in mente pensando a questa zona; essi fanno da padrone per la maggior parte della superficie oltrepadana. Infine, la montagna: si arriva al vertice del “triangolo” ad un’altitudine di oltre 1700m sull’Appennino Ligure ove il paesaggio e la flora circostante cambiano nuovamente, facendoci sentire molto lontani dalla costa sud del Po, mentre siamo solo a pochi chilometri di distanza, in uno spazio in cui si concentrano natura, profumi e paesaggi mozzafiato. La vegetazione è diversa a seconda dei punti in cui ci troviamo e variegata in ogni periodo dell’anno.


Nella fascia pianeggiante il territorio è molto ben coltivato sfruttando i punti di forza: troviamo perciò coltivazioni di Pioppi lungo la fascia fluviale, in grado di sopravvivere in terreni sabbiosi e di resistere alle esondazioni; poi cominciano immediatamente i seminativi che, anche se in una zona tipicamente asciutta hanno trovato spazio e successo, come ad esempio il frumento. Nel territorio si producono grani di qualità; sono quindi coltivati il frumento panificabile, quello di forza (per la produzione di farine per pane e biscotti), il grano duro, per le semole che serviranno per produrre la pasta; un altro cereale presente è il mais. Una minore superficie è pure dedicata alle coltivazioni di orzo, sorgo, barbabietola da zucchero e pomodoro da industria. Spesso tra i campi coltivati si notano distese di prati: sono coltivazioni pluriennali di erba medica, da cui si produce fieno utilizzato per l’alimentazione del bestiame locale o venduto in zone ad alta concentrazione zootecnica. Oltre alle specie coltivate, quelle che troviamo lungo i bordi delle strade o nei campi in veste di infestanti sono per la maggior parte graminacee (orzo selvatico o erba spiga, avena selvatica, coda di topo, e così via) ma non mancano erbe facilmente riconoscibili quali ad esempio la carota selvatica, l’assenzio selvatico, la fumaria, l’edera di terra, la veronica o “occhi della Madonna”, il soffione, la camomilla, il papavero…



Le colline dell’Oltrepò Pavese uniscono la pianura ai primi tratti dell’Appennino. La fortuna del territorio è dovuta alla coltivazione della vite; dalle uve si ottengono vini esportati e apprezzati in tutto il Mondo. La vegetazione primaverile, qui, sfoggia meravigliosi contrasti cromatici, come quello fra l’erba tenera e le viole, fra i “cucù” (Muscari) ed i gialli tulipani selvatici. Una curiosità è rappresentata dal fatto che l’Oltrepò è uno dei territori più ricchi di erbe selvatiche commestibili (infatti se ne contano circa 40 specie). Quest’abbondanza trova riscontro in numerose ricette locali della tradizione contadina le cui origini risalgono già alle prime civiltà mediterranee e che, attraverso la storia degli orti botanici, sono giunte fino a noi.


Un esempio è la valerianella o “gallinetta” che è una ricercata primizia per insalate, il “dente di cane” meglio noto come tarassaco, la malva per i decotti, ed i germogli di luppolo. Tra le specie arboree il paesaggio mostra l’imperversante robinia, dai cui fiori si può estrarre una bevanda dissetante, ciliegi selvatici, ippocastani, aceri campestri, sambuchi, biancospini, rovi e rose selvatiche, diversi generi e specie di ginestre, ma anche piante che abbelliscono ulteriormente il paesaggio contadino quali il caprifoglio, l’edera, la vitalba ed il luppolo selvatico. L’autunno collinare dei boschi cedui e dei vigneti, porta tonalità d’oro e di rame sulle fronde degli alberi.


Salendo d’altitudine scompaiono i vigneti sostituendosi ad alberi da frutto, boschi e pascoli. Vi sono vallate famose per la frutta quali mele, pere, pesche; inoltre si incontrano molti prati di foraggere per l’alimentazione zootecnica e per i pascoli. In altitudine media, la vegetazione che balza all’occhio, oltre a essere piacevole a vedersi, è preziosissima per la biodiversità: troviamo infatti piante officinali di colore blu, il fiordaliso, l’erba cornetta e altre leguminose di colori che variano dal giallo al viola ed il papavero selvatico. Nelle vallate appenniniche si osservano formazioni boschive sempre più vaste composte per lo più da castagni, cerri, aceri, larici e querce roverelle, frassini quali l’orniello, e il carpino nero. Qui, fra le erbe del sottobosco è possibile trovare le fragoline, orchidee spontanee e felci. Salendo di quota si trovano boschi composti da pino nero e pino silvestre, larici, faggi e abeti bianchi e rossi. Questi boschi rappresentano un’altra ricchezza per l’Oltrepò, fornendo funghi di diverse forme, colori e profumi, e i famosi tartufi bianchi e neri. Di fronte a tante suggestioni, non posso che invitarvi ad esplorare, a comprendere, e naturalmente a rispettare il verde Oltrepò, un luogo ricco di piacevoli sorprese. Davide Di Benedetto, Dottore in Scienze e Tecnologie Agrarie



Prefazione di Mabedo La FQCommunication, dopo aver pubblicato la guida sfogliabile sulla Via Francigena e dopo il successo che questa ha riscontrato, ha intrapreso una nuova avventura, realizzando un lavoro sull’Oltrepò Pavese. Il risultato è guida in quattro volumi che permetterà al turista di spostarsi “di cantina in cantina”. In bassa collina è infatti fiorente I’attività vitivinicola; inoltre non si può non associare il nome dell’Oltrepò a quello dei suoi ottimi vini. Il viaggiatore otterrà inoltre importanti suggerimenti al fine soggiornare in strutture adeguate, gustando ottimi piatti, esplorando paesi e cittadine, sconfinando volentieri laddove i vigneti lasciano il posto all’Appennino, in luoghi altrettanto suggestivi e ricchi di risorse. L’Oltrepò che FQCommunication propone è quello dell’eccellenza: piccole e grandi attività che operano in linea con la tradizione, o con genuina originalità, nel rispetto per valori autentici e con grande amore per la propria terra. Eccellenza che si può trovare anche nei piccoli-grandi resti di un passato antico, in manifestazioni di arte e cultura contemporanee, nel dato naturale e talvolta nelle strutture approntate dai Comuni al fine di offrire al pubblico adeguata accoglienza. Rendere quella che è l’essenza dell’Oltrepò Pavese non è impresa facile, ma la FQCommunication e il suo staff hanno impiegato le proprie energie per esprimere ciò che in prima persona provano per questo territorio, che il turismo non ha ancora adeguatamente scoperto: le ragazze protagoniste di questo itinerario amano l’Oltrepò e lo hanno esplorato in lungo e in largo. È per questo che invitano tutti i lettori a fare altrettanto!



La copertina della Guida Mabedo 2012 è illustrata da Marco Lodola, artista pavese notissimo per i lavori a olio e le sculture luminose, molte delle quali sono ispirate dal mondo della musica e dal mondo della danza. Le sue opere sono oggi presenti in tutto il mondo e recensite dai critici internazionali. Lodola ha esposto nel Padiglione Italia della 53° Biennale di Venezia, all’Expo internazionale di Shangai, ha rivisitato il logo per il traforo del MonteBianco. La poliedricità è un tratto caratteristico dell’arte di Lodola. Ha realizzato illustrazioni per copertine di numerosi romanzi e saggi, ha collaborato in campo musicale, con Max Pezzali, i Timoria e Omar Pedrini. Nel 2009 ha allestito a Milano, in piazza del Duomo, il Rock’n’Music Planet, primo museo del rock d’Europa, con 25 sculture che rappresentano altrettanti miti della musica contemporanea.


Marco Lodola ha realizzato scenografie per film, trasmissioni, concerti ed eventi: dalle olimpiadi invernali di Torino 2006 alla facciata del Teatro Ariston per il festival di Sanremo 2008. Sono firmate Lodola la scenografia di alcune puntate di XFactor, gli ambienti del film “Ti presento un amico” di Carlo Vanzina e “Maschi contro Femmine” di Fausto Brizzi. Lo scorso anno ha realizzato l’installazione “Citroen Full Electric”, una delle sculture per i 25 anni della griffe Giuliano Fujiwara e le scenografie per la sfilata A/I 2012 uomo della stilista inglese Vivienne Westwood. Nel 2012 ha partecipato alla 54esima Biennale di Venezia con “Cà Lodola”, la magnifica installazione luminosa posta alla Cà d’Oro, un progetto curato da Vittorio Sgarbi. Il logo ideato per noi da Marco Lodola rappresenta una tipologia particolare di paesaggio pavese, le cui linee portanti sono le vie di terra, le vie d’acqua e i territori che a esse si correlano, sui quali si intrecciano e si incontrano in un cromatismo di grande efficacia.


Del nostro territorio si propone quella fruizione lenta detta turismo di scoperta, che consente di godere degli aspetti naturalistici, storicoartistici e ambientali in modo nuovo. perchè guardati con occhi nuovi. Un procedere lento che regala il gusto delle piccole cose, il piacere di momenti importanti ma anche quella poesia del cibo che passa attraverso l’attenzione ad antichi sapori legati alla tradizioni della terra. Ed è lo stesso paesaggio di un’area geografica a diventare un particolare prodotto tipico, perchè solo lì la si ritrova con i suoi caratteri inconfondibili, con i suoi colori, con le sue trasformazioni, con le sue forme modellate dall’uomo nel corso dei secoli. Una tipicità paesaggistica che Marco Lodola ha tanto ben interpretato. A piccoli, grandi passi verso qualcuno o qualcosa, mete di un viaggio ma anche obiettivi di vita da raggiungere, il camminare lento diventa espressione di quel percorso interiore che ciascnuo di noi fa nell’incessante scorrere della vita. Nel logo ideato da Marco Lodola, le gambe piegate dall’incedere, a volte anche con fatica, stanno proprio a significare che si cammina con il corpo; ma ancor più si cammina con lo spirito.



Indice 36 64 76 108 136 170

Casteggio Calvignano Montalto Pavese Ruino Zavattarello Romagnese


186 194 218 230 252

Valverde Fortunago Borgoratto Mormorolo Borgo Priolo Montebello della Battaglia


Casteggio Il nostro viaggio nella Val Coppa inizia da Casteggio, l’antica Clastidium. La storia di Casteggio ha origini antichissime, ma l’evento storico che l’ha resa famosa è la Battaglia di Clastidium nella quale, nel lontanissimo 218 a.C., Annibale, giunto nella Pianura Padana dopo aver sconfitto i romani presso il Ticino, espugnò la città. Appena fuori dal paese, accanto all’attuale Via Emilia, in direzione Corvino San Quirico, troviamo la fontana presso la quale, secondo la leggenda, si sarebbero abbeverati i soldati di Annibale e gli elefanti. Dopo aver visto la fontana, ci dirigiamo verso il centro cittadino. Sul lato sinistro del rondò troviamo la gastronomia Pane di Rosa: ci fermiamo qui.



Veduta di Casteggio dai vigneti



La signora Rosa e il signor Giampiero ci accolgono con un sorriso nella loro gastronomia “Il pane di Rosa” dove possiamo trovare le buone cose di una volta. Basta poco per realizzare che ciò che conta qui sono la qualità e la possibilità di scoprire i prodotti tipici locali. L’ampia offerta di ottimi prodotti ci stupisce e ci lascia a bocca aperta: ortaggi, salumi e formaggi, pasta fresca, piatti già pronti e se volessimo degustarli quipotremmo farlo nell’angolo degustazioni! Oltre a questi c’è una vetrina di dolci che stuzzicano il nostro lato goloso! All’estremità della gastronomia è stata realizzata una carinissima “cantinetta” dove si organizzano le serate di degustazioni. Qui troviamo i salumi numero uno in qualità; decidiamo di fermarci ad assaggiarli: un bel piatto di salame, coppe, pancette che sono stagionati proprio qui al pane di Rosa! Abbiniamo un ottimo riesling alla nostra merenda…che meraviglia! Prima di ripartire acquistiamo qualche prodotto tipico. Lucia vuole tanto assaggiare la famosa mostarda di Voghera, Federica fa scorta della preziosa pasta biologica, Sara impazzisce per il miele, ottimo, anch’esso biologico! Salutiamo e ringraziamo la signora Rosa e il Signor Giampiero e anche la figlia Laura e il marito Stefano che ci offrono un cioccolatino Venchi e ci augurano buon viaggio! Il pane di Rosa e la frutta di Giampiero Via Emilia 98, 27045 Casteggio (PV) Telefono: 0383/804825 E-mail: lolirosa@ilpanedirosa.191.it Sito: www.ilpanedirosa.it


Pane di Rosa - La Cantinetta


Prima di giungere nel centro della cittadina, facciamo una piccola deviazione nella frazione Mairano, che si trova a pochi chilometri dal centro di Casteggio, dove visitiamo le cantine Le Fracce. L’azienda vitivinicola Le Fracce è famosa in tutto il mondo per la produzione di dieci tipologie di vini, ma nella quantità di sole 200.000 bottiglie all’anno. In ognuna di esse si fondono il profumo della tradizione e il gusto della modernità. L’azienda è immersa grande parco di alberi secolari. Vicino alla cantina troviamo le sale nelle quali sono custodite le collezioni private di carrozze antiche e di macchine d’epoca. Avendo precedentemente comunicato il nostro arrivo presso la Tenuta, abbiamo prenotato una visita guidata e quindi prepariamo la macchina fotografica, pronte a immortalare pezzi di storia! La cantina de Le Fracce fa parte della struttura che rientra nella Fondazione Bussolera Branca che si impegna a tutelare e conservare questi pezzi storici oltre che a tramandare i principi di eccellenza dei loro prodotti.

Le Fracce Degustazioni e visite guidate del parco e delle carrozze e automobili solo su prenotazione. Apertura dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30 – dalle 14.30 alle 18.00 Sabato dalle 9.00 alle 13.00 – dalle 14.30 alle 18.00 Domenica dalle 10.00 alle 13.00 – dalle 14.30 alle 18.00


Le Fracce - Cantina


E’ ora di pranzo e ci fermiamo da Piero al ristorante Ai Colli di Mairano. Una location che si trova tra il verde delle dolci colline dell’Oltrepò, dove lo sguardo spazia su morbidi declivi, vigneti e ville secolari come ad esempio Villa Marina nella quale dimorò anche Giuseppe Mazzini. Lo chef Piero è un attento conoscitore del territorio e dei prodotti che utilizza per realizzare i suoi piatti; infatti le portate esclusive che compongono il menù sono frutto della sua esperienza e creatività. Ci accomodiamo nella luminosa ed elegante sala. Dalle finestre si intravedono le colline, il giardino e l’area esterna del ristorante dove, durante le cerimonie e gli eventi, viene allestito l’aperitivo di benvenuto. Le specialità di Piero sono i risotti, quindi ci lasciamo consigliare totalmente dallo chef che ci preparerà un menù ad hoc per i nostri gusti! Il Maitre de Salle ci propone un ottimo vino rosso, selezionato fra migliori etichette dell’Oltrepò. Dopo il risotto, un buonissimo brasato al vino. Concludiamo il nostro pranzo con un ottimo semifreddo per Sara, Laura e Silvia e un sorbetto al limone per Lucia e Federica. Salutiamo e ringraziamo il signor Piero e ci rimettiamo in viaggio.

Ristorante Ai Colli di Mairano

Via Bernini, 40 – Mairano di Casteggio, Pavia Tel.: 0383-83296 E-mail: pierodoriano@aicollidimairano.it Sito: www.aicollidimairano.it/ Aperto pranzo e cena - Chiusura il lunedì


Ai Colli di Mairano - Esterno


Ci dirigiamo verso il centro a sulla sinistra vediamo Piazza Cavour con una bellissima fontana centrale. Parcheggiamo qui in piazza e proseguiamo a piedi per Via Roma, raggiungendo piazza Dante. Visitiamo la Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore, costruzione terminata nel 1941, di stile piacentino, progettata dall’architetto Cesare Paleni. La Chiesa è ricca di marmi, dal pavimento alle colonne, alle acquasantiere; è invece di granito l’altare maggiore. Dopo aver visitato quest’imponente struttura, è ora dell’aperitivo e andiamo da Alberto al Cafè il Ponte. Qui l’HAPPY HOUR è il top! La giornata è bella e anche se è tardo pomeriggio il caldo si fa sentire, ma l’ampio dehor su piazza Dante è proprio l’ideale per passare ancora del tempo all’aria aperta! Giovedì, venerdì e sabato Alberto organizza le serate con musica, infatti noi ci godiamo l’allegria della serata! Nella serata del giovedì è possibile fare un aperitivo di classe a base di ostriche, che chicca! Dopo aver passato una giornata all’insegna della cultura e delle degustazioni, finalmente un po’ di divertimento, ma il Cafè il Ponte è anche qualità grazie alla selezione dei prodotti. La simpatia di Alberto e dei suoi collaboratori è contagiosa! Terminiamo la serata con l’ultimo cocktails, ringraziamo con la certezza che torneremo! Il calendario eventi di questo locale è veramente irresistibile! Magari potremmo anche tornare domattina per la colazione! Cafè il Ponte

Piazza Dante Alighieri, 12 – Casteggio – Pavia Tel.: 0383 - 890878


Cafè il Ponte


Ripartiamo e poco dopo Piazza Dante prendiamo Via Castello e passiamo davanti alla Chiesa di S.Sebastiano, risalente allla fine del ‘500 e ristrutturata a metà del settecento. Il campanile dalla cupola in marmo venne edificato nel 1750 mentre il bellissimo organo dei fratelli Lingiardi fu collaudato nel 1841. Restando sempre nella zona circondariale il Castello, visitiamo la dominante Chiesa parrocchiale San Pietro Martire, che si trova nella piazzetta del Pistornile. Questo è il nome del colle sul quale sorge la parte più antica della cittadina. Oggi il Pistornile rappresenta la storia di Casteggio. Le tradizioni culturali sono riscontrabili qui nella Certosa di Cantù. Essa fu realizzata tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700; il complesso è in mattoni a vista e la facciata in granito rosa. Superiamo l’ingresso e ci troviamo davanti il cortile, sul lato sinistro di quest’ultimo troviamo il corpo principale, mentre sul lato destro la composizione è a “L”. In questa parte si trovano il Museo Archeologico e la sala Auditorum. Il palazzo è composto da due piani, nel piano interrato le stanze sono molto ampie e il soffitto è a volte in mattoni a vista. Alcune sale di questo piano sono occupate dalla biblioteca civica Pelizza Marangoni di Casteggio, mentre il primo piano si collega al piano terreno con una fantastica scala in pietra. Alcune delle sale del piano appena citato, troviamo delle sale con soffitti in legno o con travi decorate. Oltre al Museo Archeologico, alcune sale possono ospitare mostre temporanee ed eventi culturali.


Cantu’


Dopo la visita alla Certosa di Cantù andiamo a visitare il Museo Archeologico. Apprendiamo che il Museo Archeologico di Casteggio e dell’Oltrepò Pavese nasce nel 1974 per volontà di alcuni appassionati e grazie all’amministrazione locale. Il museo è suddiviso in quattro sezioni: - la geologia e paleontologia; - la preistoria e la protostoria; - l’età romana, tardoantica e medievale; - le collezioni dove sono custoditi materiali donati da privati cittadini. All’interno del Museo si organizzano visite guidate e laboratori per i ragazzi delle scuole, con lo scopo di divulgare la scienza archeologica. Novità di quest’anno è il laboratorio nel quale è possibile realizzare un libro pop-up... peccato che questà possibilità sia rivolta solo agli alunni delle scuole elementari e noi abbiamo superato già da parecchio quell’età…! Prima di lasciarci alle spalle Casteggio, visitiamo il parco delle Rimembranze perché non possiamo perderci il famoso Monumento alla Vittoria, un’imponente opera scultorea alta ben 18 metri, situata proprio davanti al vecchio Municipio. L’opera è di Enrico Astori ed ha richiesto la fusione di ben 25 tonnellate di bronzo per realizzarla, veramente un’opera maestosa! Il nostro tour tra le vie di Casteggio termina qui.


Cantu’


Prima di arrivare a Calvignano, facciamo una piccola deviazione di percorso e andiamo all’Azienda vitivinicola Albani. Nell’anno 1991 inizia l’attività vitivinicola e rinnova la produzione e la vendita in bottiglia, svolta dalla famiglia per mezzo secolo e proseguita per la durata di circa un decennio con spiccati caratteri amatoriali e sperimentali. Nel 1994 la nuova cantina che era stata costruita in località Casona, pigia la prima vendemmia. Arriviamo ad oggi dove le vigne Albani hanno una superficie di circa venti ettari e sono situate nei Comuni di Casteggio e Calvignano, gran parte in località Casona, attorno alla cantina. La posizione nella quale si trovano è nota per la bontà dei suoi vini. I vitigni sono i tradizionali dell’Oltrepò, quindi Barbera, Croatina, Uva rara e Vespolina; in aggiunta Pinot Nero e Riesling renano. Il Barbera resta il re indiscusso di tutta la produzione. Due di noi assaggiano il Barbera, che è molto fruttato, leggermente speziato e floreale, e le altre tre ragazze degustano un rosso delle vigne della Casona, un vino aromatico di gran corpo. I vigneti sono coltivati secondo i metodi dell’Agricoltura sostenibile per conseguire quella originalità che solo il luogo della vigna può trasmettere naturalmente al vino. Il terreno riceve attenzioni e cure per trasferire equilibrio alla vigna soprattutto tramite la vegetazione che cresce spontanea nei filari, infatti sono esclusi i fertilizzanti chimici. ALBANI viticoltori

Strada San Biagio, 46 – 27045 Casteggio – Pavia Tel.: 0383/83622 E-mail: info@vinialbani.it Sito: www.vinialbani.it


Albani - Sala Degustazioni


L’Azienda Agricola Frecciarossa, sorge sulle colline di Casteggio, nell’ Oltrepò Pavese, ancora oggi ricordato come “Antico Piemonte”.I terreni della proprietà si trovano nella prima fascia collinare, in una zona da sempre vocata alla viticoltura . Negli anni 20 Frecciarossa , sotto la guida di Giorgio Odero era gia apprezzata per la produzione di vini di qualità ottenuti da pinot nero e vitigni autoctoni , esportati con il marchio export n° 19, ottenendo premi di grande prestigio in tutto il mondo e annoverando fra i propri clienti ” La Real Casa “ ( I re d’Italia) , i Vicere delle Indie , I reali del Belgio e Alfred Hitchcock. Oggi Frecciarossa è una magnifica tenuta di 34 ettari , affermata nella produzione di Pinot Nero da cloni selezionati francesi e proposto in varie tipologie : dallo Spumante Brut con 36 mesi on lees , al floreale “ Sillery “ vinificato in bianco , per concludere con il Giorgio Odero , indiscusso leader nella sua categoria , premiato per ben 3 volte con i 3 Bicchieri dal Gambero Rosso e considerato uno dei migliori pinot neri Italiani . Un’altra peculiarità è costituita dalla valorizzazione dei vitigni autoctoni quali Croatina , Uva Rara e Barbera ,con particolare attenzione al Rielsing Renano che in azienda ha trovato un perfetto microclima .


Grazie ad un attento rispetto del territorio e ad interventi mirati , Frecciarossa è un’azienda a basso impatto ambientale orientata verso l’agricoltura sostenibile con una particolare attenzione alla produzione di vini naturali :in campagna sono banditi diserbanti e pesticidi mentre in cantina si adottano pratiche enologiche che rispettino l’integrità del vino . Frecciarossa è aperta al pubblico dal lunedì al Sabato nei seguenti orari :9,00-12,00/ 14,00-18,00 Il preavviso telefonico è caldamente consigliato

Frecciarossa Società Agricola Via Vigorelli 141 Casteggio PV Italy Tel +390383 804465 Fax +390383 890485 www.frecciarossa.com



Frecciarossa - Cantina


Sulla strada principale per Calvignano incontriamo, sulla sinistra nascosta tra grandi alberi, la Tenuta Pegazzera. Storica villa del ‘700, si caratterizza per la suggestività dell’architettura a “ferro di cavallo” e per la bellezza dei suoi arredi. La villa si presta oggi come location per eleganti matrimoni, in questa cornice da favola, dove ogni sogno diventa realtà. Da quest’anno è presente una magnifica piscina di forma rettangolare con vista panoramica sulla città di Casteggio, su gran parte della Pianura Padana e nelle giornate di cielo terso, le Alpi creando una suggestiva cornice d’insieme. Qui Lucia, la fotografa del gruppo, avrà mille spunti dove poter mettere in pratica la sua creatività! E mentre lei fotografa, le altre quattro ragazze gironzolano per il parco che circonda la tenuta, tra fiori, alberi e prati per poi andare a vedere le storiche cantine nelle quali il vino d’eccelenza risiede. Le attrezzature enologiche dell’Azienda sono state completamente rinnovate e sono oggi tra le più moderne ed efficienti. I vigneti producono Pinot Nero, Cortese, Chardonnay, Riesling Italico e Renano, Cabernet, Sauvignon, Barbera, Croatina, Uva rara; vengono vinificate solo uve di produzione propria. Dopo aver appreso queste informazioni, ci spostiamo nella bellissima sala degustazioni a pianta circolare dove degusteremo alcuni dei vini sopra citati. Tenuta Pegazzera

Via Vigorelli, 151 – 27045 Casteggio – Pavia Tel.: 0383/804646 E-mail: info@pegazzera.it Sito: www.pegazzera.it


Tenuta Pegazzera - Piscina


Tenuta Pegazzera




A Belgioioso, a 15 km da Pavia e 35 da Milano, Casa Mary offre agli ospiti la scelta fra tre residenze, circondate da un ampio giardino. Le stanze sono luminose, dotate di televisore e ogni comfort. L’ambiente è sereno, tranquillo, caloroso e famigliare. Ogni giorno fitness, attività ricreative, progetti di gruppo, informatica e multimedialità.

Casa Mary Comunity via XXV Aprile 29 - 27011 Belgioioso tel e fax 0382 973869 cell. 333 402188 e-mail casamary@alice.it associazione@casamarygroup.it www.casamarygroup.it casamarybelgioioso.blogspot.com


Calvignano Giungiamo a Calvignano, che è un Comune dalle origini antichissime che si trova tra le prime colline sopra il Comune di Casteggio. Le prime testimonianze storiche risalgono all’anno mille. Dopo aver superato Località Bertazzola, arriviamo in via Roma e da qui si scorge in mezzo alla vallata il Comune di Calvignano. Prima di arrivare alla sede comunale, prendiamo la via in salita sulla destra, in Località Castello, dove vi sono i ruderi dell’antico castello medievale che è il più antico monumento civile. Il Castello è posto su di un poggio a oriente di Casteggio e precede il centro del paese; i suoi resti sono inglobati da un boschetto, infatti non si vede a colpo d’occhio, ma noi che siamo delle avventuriere non potevamo perderci questa tappa! Ora il Castello è ad uso esclusivamente privato, quindi con discrezione lasciamo il poggio e torniamo in giù verso il centro. Visitiamo la cinquecentesca Parrocchia di S.Martino per poi andare alla storica Villa Travaglino dove ci fermiamo a fare qualche foto e a degustare l’ottimo vino.



Parrocchia San Martino




Veduta da Calvignano


L’azienda Travaglino è una storica azienda dell’Oltrepò famosa in tutto il mondo. Nel lontano 1111 vengono poste le fondamenta della Travaglino. L’anno di fondazione è il 1868. Al nostro arrivo in azienda ci accoglie l’enologo supervisore Fabrizio Maria Marzi, il quale ci dice che la tenuta si estende per ben 480 ettari e ha una produzione annua di circa 250.000 bottiglie su 80 ettari di vigneti. Le vigne, sono impiantate con le nobili varietà come il Pinot Nero, Cabernet, Sauvignon, Riesling Renano, Chardonnay e con i vitigni autoctoni Croatina, Riesling Italia e Barbera. Fabrizio ci racconta un po’ di storia della cantina, ristrutturata negli anni Ottanta diventando così la sede naturale per la maturazione del prestigioso spumante Metodo Classico. Ora si affiancano alle tradizionali botti in rovere i moderni fermentino in acciaio e barriques per la produzione dei raffinati vini bianchi e per l’affinamento dei vini rossi. L’azienda Travaglino migliora sempre la sua produzione in quanto dà la massima importanza alla qualità dei suoi prodotti, frutto anche del connubio tra la tradizione del passato e l’innovazione del presente e del futuro. Dopo aver visitato le cantine è arrivato il momento di degustare! Stappiamo una bottiglia di Cruasè, il Monteceresino, un rosè ottenuto dalla naturale spremitura dell’uva Pinot Nero. Ringraziamo Fabrizio Marzi e ripartiamo per il nostro viaggio con un bel cartone di vini bianchi. Lasciamo Calvignano, incantate dalla magia delle verdi vallate, dal profumo di erba tagliata e dal sapore di libertà che solo qui possiamo trovare.


Travaglino




Veduta da Calvignano



Montalto Pavese Finalmente arriviamo a Montalto Pavese, dove il Castello domina la valle ed è il ”punto di riferimento” di tutto l’Oltrepò essendo visibile praticamente da ogni posizione. Il Castello (X secolo) è oggi di proprietà privata, come quasi tutti i castelli dell’Oltrepò, ed è pertanto visibile solo dall’esterno. Ciò che resta della fortificazione medievale è la torre a forma quadrata che spicca, ed è quasi certamente il mastio dell’antico castello. Le mura del palazzo attuale sono quasi sicuramente ricavate dalle antiche vestigia medievali, ma ora presentano una veste piuttosto barocca, sia pure grezza. La nuova costruzione è databile al 1593 quando venne costruito per volontà dell’allora proprietario Ludovico Taverna, che fu costretto a declassare il Castello per volontà del re di Spagna, togliendone ogni rappresentanza militare. I lavori continuarono nei secoli successivi per essere poi definitivamente interrotti nel periodo delle conquiste napoleoniche. Qui a Montalto sono presenti degli splendidi giardini all’italiana storici considerati tra i più belli d’Italia.



Montalto, agli inizi dell’anno mille passò sotto il dominio di Pavia sotto i feudatari Belcredi; tra le ville del feudo vi sono anche le attuali frazioni di Finigeto e Villa Illibardi. A metà del ‘400 passò sotto gli Sforza e infeudato agli Strozzi di Mantova ma restò comunque di proprietà dei Belcredi che lo mantennero fino alla fine del feudalesimo nel 1797, quando il feudo era già stato elevato a Marchesato. Ai primi del ’900 il castello fu acquistato dai Balduino, gli attuali proprietari, i quali completarono la costruzione dei giardini ed edificarono la torre occidentale sul modello di quella esistente. Dopo aver acquisito queste importanti notizie sul maestoso e imponente Castello, andiamo verso la piazza principale dalla quale si gode di una bellissima vista sulla vallata. Proseguiamo per la strada principale e andiamo al Belvedere in Costa del vento, dove troviamo la statua della Madonna del vento, e poi più in altro quella del Cristo di Monte Cristo. Qui ogni pensiero o preoccupazione svanisce…bastano pochi minuti per essere invasi da una meravigliosa sensazione di benessere e di pace interiore. Questo posto è magico. Oltre a godere di una posizione panoramica sulle due vallate, sul Castello di Montalto e sulla pianura padana, è caratterizzato da venti che favoriscono le attività quali l’aeromodellismo, il parapendio e l’aquilonismo.


Castello di Montalto Pavese


Ci sdraiamo nel verde prato e ci lasciamo cullare dal vento, con il naso all’insù osserviamo il cielo e le bianche nuvole che passano veloci. Un poco più in là si scorge la torre del Castello di Stefanago, e dalla parte opposta vediamo le antenne del Monte Penice e il cupolone del monte Lesima. Verso la pianura, quando il cielo è terso si riescono a vedere addirittura le guglie del Duomo di Milano e la cupola del Duomo di Pavia. Tutto questo incorniciato dall’imponente Monte Rosa. Da qui, altri scorci, altra meraviglia, ancora più a stretto contatto con la nostra anima. Dopo esserci rilassate un po’ è arrivato il momento di giocare con gli aquiloni e tornare tutte un po’ bambine! Quasi ci dispiace ripartire, ma abbiamo ancora tanti posti da scoprire e da vedere!


Veduta panoramica Montalto Pavese


Veduta panoramica Montalto Pavese



Lungo la strada ci fermiamo da Aldo alla cantina Finigeto. I vigneti dai quali deriva il vino che fermenta qui nella cantina che visitiamo, sono ubicati in località Finigeto. a pochi chilometri da qui. Ci accoglie Aldo Dalla valle, giovane ventiseienne, che appena diplomato, nel 2005, decide di intraprendere questa avventura nonostante i suoi genitori non siano impegnati nel settore agricolo. Dopo il diploma di Perito agrario, quindi, il giovane si dedica ai suoi vigneti e ai suoi vini. L’azienda si estende per ben 30 ettari di vigneto per una produzione di 35.000 bottiglie all’anno. Nel settembre 2010, il bonarda ”il Baldo” viene premiato ad Asti e riceve il “Premio Douja D’Or”. Lo vediamo esposto nella sala degustazioni con la sua bella medaglia! La cantina è di recente costruzione dato che è stata ultimata nel 2011 secondo principi di architettura ecocompatibile e nel pieno rispetto dell’architettura locale. Aldo prosegue con la descrizione della cantina e dei suoi vini e ci mostra dove risiede la zona per il ricevimento delle uve, l’ammostamento, la vinificazione, lo stoccaggio e l’affinamento bottiglie. Percepiamo l’entusiasmo e la passione per la sua terra ad ogni singola parola, e siamo certe che la sua attività andrà migliorando sempre più. E’ arrivato il momento tanto atteso da noi ormai esperte di vini, la degustazione!


Finigeto


Laura e Sara degustano il Baldo, che grazie alle caratteristiche del terreno, l’ottima esposizione, la produzione volutamente limitata per ceppo, la selezione delle uve, raccolte interamente a mano, con giorni di ritardo rispetto all’epoca normale di vendemmia, è una bonarda dotata di un’eccellente completezza di bouquet e di sapori perfettamente armonizzati tra loro. Lucia, Federica e Silvia invece preferiscono un bianco e degustano lo Spavaldo, un riesling italico. L’azienda ha dedicato una cura particolare a questo vino scegliendo tra i suoi vigneti quelli che godono di migliore esposizione. Si è arrivati in questo modo alla produzione di un riesling di qualità ottima, grande purezza e tipicità. Beh, Aldo si dedica sette giorni su sette ai suoi vigneti e alla sua cantina e i risultati sono pregevoli!

Finigeto Azienda Agricola di Dallavalle Aldo

loc. Cella 27040 Montalto Pavese (pv) Tel.: 328/7095347 E-mail: info@finigeto.com Sito: www.finigeto.com


Finigeto


Finigeto - Angolo degustazioni



Ci fermiamo a cena alla Ghiaia di Montalto da Andrea e Daniela, che ci accolgono in un ambiente circondato da prati verdi e alberi e dove troviamo asini e capre in uno spazio recintato dedicato. L’ambiente della sala, caldo e accogliente, è arricchito dalle opere artistiche di Daniela che realizza quadri, vetrate legate a piombo, lampade Tiffany, decorazioni e origami. I piatti sono esclusivamente realizzati da Andrea, che prepara le pietanze salate, mentre la moglie Daniela realizza i gustosissimi dolci e serve in sala. Il menù varia a seconda delle stagioni proponendo sempre prodotti stagionali prodotti della zona circostante. La ricerca di ingredienti genuini e l’attenzione per il piacere della buona tavola, rendono la Ghiaia il luogo ideale per rilassarsi e soddisfare il palato a 360 gradi! Il menù è quasi interamente vegetariano, infatti Sara non vede l’ora di assaggiare i piatti proposti. Iniziamo con un antipasto, dopo un assaggio di salumi, scegliamo un tortino con rapa, cipolla e verza con scamorza affumicata, bocconcini di pecorino e miele, formaggio della Val Staffora e mostarda di Voghera… mmm…che delizia!


Ghiaia di Montalto


I primi che non possiamo perderci sono i pin di ricotta ed erbette al burro e salvia e i pisarei della casa al ragù. C’è ancora spazio per i secondi e non vediamo l’ora di gustarci uno spezzatino di vitellone al Riesling con carote! Infine prendiamo come dolce una buonissima crostata preparata da Daniela! Che bella e che buona! Siamo proprio felici di aver conosciuto Daniela e Andrea, simpaticissima coppia di talento!

Ghiaia di Montalto Località Molgheto, 10 Montalto Pavese – Pavia Tel.: 347-3735437 / 393-5706264 E-mail: ghiaiadimontalto@gmail.com Sito: http://www.ghiaiadimontalto.it


Ghiaia di Montalto


Montecristo - Montalto Pavese




Belvedere - Montalto Pavese


L’Azienda Agricola Marchesi di Montalto nasce nella terra ricca di valori e tradizioni, dove capacità pluriennali e qualità aziendale si fondono per realizzare un prodotto degno di riconoscimenti proprio qui nella terra del vino. La zona è conosciuta per la produzione di Pinot Nero e Riesling, oltre che per le uve autoctone quali Croatina e Barbera. Dalla vinificazione di queste uve pregiate e territoriali si ottengono 60.000 bottiglie suddivise in tre tipologie: I Varietali di Vigna, Le Riserve di Vigne e gli Spumanti Millesimati. Questi vigneti li troviamo nei comuni di Montalto Pavese, Cigognola, Pietra dè Giorni e Broni. Le informazioni sull’Azienda ci vengono fornite da Gabriele Marchesi, titolare dell’Azienda e presidente dell’Associazione “Valle del Riesling”. “Monsaltus” è il vino rappresentativo del vitigno di Riesling, “Monte Alto” esprime perfettamente la posizione in quanto i vigneti si trovano a 400 m s.l.m. L’azienda produce tre vendemmie di Riesling, una matura per poi passare a una vendemmia tardiva e una vendemmia molto matura. Assaggiamo questo buonissimo Monsaltus, perla d’eccelenza della produzione di Riesling. Lucia e Sara sono incantate dalla bontà di questo vino, mentre Laura, Federica e Silvia degustano un Pinot Nero d’eccelenza, il Cà Nuè, favoloso! Ringraziamo Gabriele per averci accompagnato tra i suoi vigneti alla scoperta della vera eccellenza dell’Oltrepò!

Marchesi di Montalto Località Costa Gallotti, 5 – Montalto Pavese, Pavia Tel.: 339/4982856 – 0383/870358 Sito: www.marchesidimontalto.it www.valledelrieslingoltrepo.it


Marchesi di Montalto - Cantina




Per questo itinerario, scegliamo di scendere e continuare lungo la strada che percorre la vallata, spostandoci in direzione Rocca de’ Giorgi. Nel tragitto incontriamo l’Agriturismo Carolina, che si trova al limitare del territorio di Montalto (v. Vol. 3). In esso convivono perfettamente buona cucina e arte, infatti il ristorante ospita le opere del pittore MALVERN, marito della proprietaria Maria Rosa, nonché artista che espose alla 49^ Biennale di Venezia, e di altri maestri contemporanei. È proprio il caso di dire che qui si può stare “a tavola con…ARTE!”. Qui possiamo trovare le specialità culinarie artigianali della tradizione oltrepadana come salumi nostrani, carni bovine, ovine, suine ed avicole prodotte in azienda. Ad accoglierci è proprio la signora Maria Rosa, e vicino a lei il suo meraviglioso gallo domestico. All’Agriturismo Carolina entriamo subito in un ambiente familiare e a stretto contatto con la natura. L’ampio parco verde, le galline che sono libere di razzolare nell’aia insieme a capre, oche, conigli e pavoni fanno di questo luogo “un’ oasi naturalistica” dove ci rilassiamo e facciamo anche qualche foto in compagnia di questi simpatici animali! La fame però è tanta e quindi ci accomodiamo nella sala dove c’è un super menù che ci aspetta! Iniziamo con degli affettati misti accompagnati dal gnocco fritto … che bontà! Passiamo ai primi, la scelta è tra ravioli di stufato, tortelloni di magro, gnocchi di patate, tortellini e i risotti; questi ultimi variano in base agli ingredienti di stagione. Oggi ci propongono quello con le fragole, che noi tutte assaggiamo.


Agriturismo Carolina


Ma venendo nel periodo o nel giorno giusti, è possibile gustarlo con le verdure, con i piopparelli freschi o con altri funghi, e pure con lo spumante! Siamo cinque ragazze di buona forchetta e quindi non vediamo l’ora di gustare gli arrosti con contorno e poi terminare con i dolci della casa! Tutto ciò è accompagnato dai vini dell’Oltrepò, dai produttori locali. Infine, un buon caffè con crema della nonna e una grappa per tutte! Salutiamo la simpaticissima Maria Rosa, è stato un vero piacere conoscerla e conoscere l’agriturismo Carolina! Agriturismo Carolina

Loc.Palazzina – 27040 Montalto Pavese (PV) Aperti il sabato e la domenica e festivi. Dal lunedì al venerdì su prenotazione. Sito: www.agriturismocarolina.it Tel.: 0385/51095


Agriturismo Carolina - Esterno


Via Bramante, 175 Pavia - tel 0382 032173


Arredo Bagno Pavimenti Rivestimenti Progettazione interni Complementi arredo

www.internipercaso.it


Ruino Ruino è un piccolo comune sulla cima di un colle che appartenne nel medioevo ai domini dell’abbazia di San Colombano di Bobbio e fu incluso, poi, nella val Tidone. Troviamo la sede comunale di Ruino a Pometo, frazione limitrofa. Guardandoci intorno, ci sembra che qui il tempo si sia fermato: si prova una sensazione quasi irreale che ci porta indietro negli anni. Ciò non toglie che i collegamenti e i servizi siamo comunque efficienti.



Panorama da Pometo - Ruino



Castello di Ruino




Cappelleta ex santuario di Montelungo Ruino


Santuario N.S. di Montelungo a Ruino



Dopo essere passate in comune per avere alcune informazioni sul territorio, ci rechiamo dal sig. Luciano Pisani. Arriviamo a Pometo che si trova a breve distanza da Ruino; un paese che è riuscito a mantenere nel tempo una forte impronta rurale e per il quale la viticoltura resta la principale attività economica. La sua collocazione nel cuore verde dell’Oltrepo collinare lo rende meta ideale per chiunque voglia trascorrere una vacanza in pieno relax, immerso nella natura e lontano dallo stress e dalle nebbie della pianura. In tale contesto, ai rilassanti itinerari percorribili a piedi o in mountain-bike, si alternano gite in auto nei comuni circostanti. Contattiamo il signor Luciano Pisani che ci accoglie con sua moglie Augusta nella sua residenza e ci consegna le chiavi degli appartamenti dove pernotteremo. L’abitazione rurale è una tipica costruzione in sassi su tre piani, restaurata usando materiali e colori tipici locali. Lucia, Sara e Laura passeranno il soggiorno nell’appartamento con terrazza e vista panoramica, comprensiva di cucina abitabile e caminetto, camera e bagno, Federica e Silvia invece pernottano nella mansarda comprensiva di bagno e camera e terrazza con vista panoramica!

Appartamenti Pisani – Azienda Agrituristica Pisani di Luciano Pisani Località Pometo - Via della Chiesa 10 27040 Ruino Tel e Fax 0385 98826 - cell. 348.7623846 E-mail: info@agriturismopisani.it Sito: www.agriturismopisani.it


Appartamenti Pisani


A pranzo ci fermiamo al Ristorante Belvedere. A 600 mt sul livello dal mare, nel cuore dell’appennino pavese, l’Albergo Ristorante “Belvedere” ci accoglie con la cordialità dei suoi titolari presenti dal 1969. La cucina abbina la tradizione toscana alla cucina dell’Oltrepò. Ci accomodiamo nella sala con soffitto a volte in mattoni a vista dove domina il grande camino. La cantina dei vini pregiatissimi è a vista, la temperatura è adatta ad ogni tipo di vino. Essa contiene 130 etichette dei vini nazionali ed esteri. Non vediamo l’ora di assaggiare le carni prelibate che sono la specialità del posto.


Ordiniamo subito una chianina per Lucia e Federica, Laura ordina una wagulem massaggiata tipo kobe, Sara, la nostra vegetariana, ordina della pasta fatta in casa con i funghi porcini! Silvia ha l’imbarazzo della scelta, ma opta per un tris di formaggi accompagnati con le confetture e poi prende una buona tagliata di carne! I secondi piatti richiamano i sapori del territorio e della Toscana come la selvaggina e gli arrosti. Concludiamo il pranzo con un buon tiramisĂš e un grappino! Il Belvedere oltre ad essere un ristorante è anche un albergo con sette camere tutte con bagno privato. Il mangiar bene e il relax sono un connubio eccezionale! Ristorante Belvedere

Frazione Carmine, 3/a – Ruino, Pavia Tel.: 0385/98838 E-mail: info@ristorantebelvederecarmine.com Sito: www.ristorantebelvederecarmine.com


Prima di proseguire il nostro viaggio ci fermiamo, sempre il quel di Ruino, in località Boscasso, all’Azienda agricola Il Boscasso, leader nella produzione di formaggi. Questa si trova a circa 600 metri d’altitudine nel cuore delle colline dell’Oltrepò Pavese, dove i vigneti si diradano lasciando il posto a pascoli, campi coltivati a grano ed erba medica e boschi di latifoglie. L’azienda è nata dalla passione di Maria Chiara Onida e Aldo Galbiati che, nel 1988, seguendo la loro inclinazione di vivere a contatto con la natura, hanno voluto realizzare una esperienza concreta: quella di allevare capre e di produrre con il loro latte del formaggio secondo precisi criteri di qualità.


Da qui la scelta di condurre in prima persona ed a livello familiare un’attività che vede tutte le fasi della produzione: la raccolta del fieno, l’allevamento delle capre e dei capretti, la produzione del formaggio e la sua commercializzazione. Oggi l’attività è portata avanti da Maria Chiara e dal figlio Nicola, che ha creato all’interno del Boscasso l’attività di giardinaggio. Attualmente sono presenti in azienda 60 capre in lattazione, oltre a 16 primipare, e 3 becchi; la razza Camosciata delle Alpi è stata scelta in particolare per il suo elevato livello produttivo, ma anche per la sua buona adattabilità e per la qualità del latte prodotto. All’interno dell’azienda è presente una stalla di 300 mq con un’attrezzata sala di mungitura. Vi è poi un caseificio per la lavorazione del latte e per quella presamica.


Credendo nello spirito più autentico dell’agriturismo e convinti del fatto che ogni prodotto sia “più buono” se consumato sul luogo di produzione, da qualche anno è stato adibito un locale dell’azienda alla degustazione dei formaggi nel periodo da aprile a novembre, cioè quando è disponibile tutta la gamma dei prodotti, nei giorni di sabato e domenica. E’ stata inoltre allestita una cucina professionale che ci permette di fornire un pasto completo con piatti elaborati a base di formaggi di capra. Il menù, sempre completamente vegetariano, viene stabilito di volta in volta, in base alla disponibilità delle materie prime ed e quindi strettamente legato alla stagionalità di frutta e verdura. Per i bambini viene proposto un menù semplificato e ridotto. Il pane è prodotto in casa in diverse versioni, con farina di mais, ai cereali, alla segale, con fichi o uvetta, utilizzando farine biologiche macinate a pietra.


La degustazione viene abbinata a vini in bottiglia da noi selezionati tra le migliori cantine dell’Oltrepò Pavese. Tra gli antipasti possiamo gustare le crepes di grano saraceno farcite con caprino fresco ed erbe aromatiche su un letto di insalata mista, il tomino caldo su cipolla di Tropea in agrodolce e spiedini di melanzane e zucchine grigliate con caprino fresco e maggiorana; tra i primi piatti vengono proposte le lasagne con caprino e trevisana, i nidi di rondine con cipollotti e tomino gratinato, i gnocchetti di caprino alle ortiche con crema di asparagi e tomini o i cannelloni con zucca e caprino al tartufo nero. E per dolce “Caprineve”, crema dolce di cagliata di latte di capra con frutta fresca e torte farcite con Caprineve…una vera delizia!! Per la vostra visita è richiesta una prenotazione di almeno due giorni prima.


In loco si possono acquistare i formaggi prodotti dell’azienda, come i Tomini di capra, la Toma di capra stagionata, il Caprablu, la Crosta lavata, il Caprino in foglia di noce, il Tomo ai semi di finocchio, il Caprino in foglia di Castagno, il Tomo al Pepe verde, lo yogurt di capra, il Cure di capra, ecc. Sono disponibili anche ottimi prodotti di cosmesi al COLOSTRO DI CAPRA, il primo alimento della vita per mantenere la giovinezza e la salute del corpo.

Azienda Agricola IL BOSCASSO LocalitĂ Boscasso 27040 - Ruino (Pavia) tel. 0385 955906 fax. 0385-955056 email info@ilboscasso.it www.ilboscasso.it


Veduta panoramica de “Il Boscasso”


Veduta panoramica dal Santuario di Montelung


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Ved


duta panoramica dal Santuario di Montelungo


Veduta panoramica dal Santuario di Montelung


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Viale Campari, 74 27100 Pavia 340.5081741 www.74cafe.com


Zavattarello Vediamo da lontano il Castello dal Verme. Conosciamo già qualche aneddoto sul famoso fantasma del Castello e siamo ansiose di percorrere le stanze dove questo “soggiorna”: un’esperienza che un po’ ci inquieta e un po’ ci incuriosisce. Zavattarello è uno dei Borghi più belli d’Italia, e infatti le nostre aspettative trovano conferma. Prima di visitare l’interno del castello, passeggiamo per il borgo antico che viene chiamato “Su di Dentro” dagli abitanti. Qui Lucia può sbizzarrirsi e dare sfogo alla sua creatività fotografica grazie agli innumerevoli scorci carrateristici. Ad esempio il vicolo dell’Abate è uno di questi ed attira l’attenzione di tutte noi. Proseguiamo per il borgo e arriviamo all’ingresso del Castello dove le imponenti mura e il portone d’ingresso ci accolgono. Intorno al castello oggi c’è un parco di circa 79 ettari, di grande rilevanza paesaggistica oltre che storica e ambiantale. Dopo la visita al castello faremo una passeggiata nel verde di questo spettacolare parco che un tempo non esisteva, poichè la vegetazione circostante il castello avrebbe impedito di avvistare gli attacchi nemici. E’ arrivato il momento di entrare e visitiamo alcune delle 40 stanze complessive, ma ciò che, più di tutte hanno attirato la nostra attenzione, sono le prigioni.



Borgo di Zavattarello




Castello dal Verme di Zavattarello


Veduta dal Castello dal Verme di Zavattarello



Veduta dal Castello dal Verme di Zavattarello



Collezione privata: “Ricordi di vita bersaglieres


sca e militare varia�


All’interno di una sala al primo piano è stata esposta una collezione di armi e materiali militari, donata da un privato cittadino. Ora, il momento più atteso, la stanza del fantasma che si trova all’ultimo piano! La storia dice che la famiglia di Pietro Dal Verme voleva che egli sposasse Chiara Sforza, ma il giovane Pietro era innamorato di Camilla Del Maino che sposò in gran segreto. Poco dopo però quest’ultima morì in circostanze misteriose. Dopo questo triste evento, Pietro, trovandosi libero, potè quindi accettare le nozze con Chiara. Quest’ultima non aveva mai accettato il fatto di essere stata snobbata per un’altra donna, e pochi giorni dopo il matrimonio, il 17 ottobre del 1485 lo avvelenò. Questo è quello che conosciamo della storia, tutto ciò che segue, è leggenda... All’interno del castello è presente dal 2003 il Museo l’Arte Contemporanea “Giuseppe e Titina Dal Verme”. Nelle sale restaurate del castello ha sede una collezione di arte contemporanea in continua crescita ed evoluzione, che costituisce solo una delle attrattive offerte ai visitatori che a migliaia ogni anno salgono a visitare la rocca medievale. Il museo è situato all’ultimo piano della rocca, per dare un senso di profonda continuità al tempo trascorso e alle vite vissute nei corridoi e nelle stanze del millenario edificio, dimostrando che il tempo non si è fermato, che il castello non si è ridotto a semplice contenitore di reliquie, in un connubio perfetto tra presente e passato. (www.zavattarello.org).


Castello di Zavattarello


La collezione di opere di artisti contemporanei viene costantemente incrementata grazie alle donazioni effettuate dagli stessi artisti al Comune a seguito delle mostre temporanee allestite negli spazi espositivi del castello. La visita al museo, istituito nel 2003, è compresa nelle visite guidate alla rocca Dal Verme. Tra gli artisti di cui sono visibili alcune opere sono da notare Ernesto Treccani, Alessandro Spadari, Silvia Rastelli, Aldo Gambuzzi, Bruno Gianesi, Gianfranco Rontani. Il Museo d’arte contemporanea è intitolato al Conte Giuseppe Dal Verme e alla moglie Titina Gavazzi, come atto di omaggio al loro grande amore per questa rocca e per l’arte. Il Conte Giuseppe era un artista molto apprezzato, autore di pregevoli tele a olio e acquarelli, una parte dei quali donati dagli eredi al Museo d’arte contemporanea del Castello di Zavattarello. Attualmente, la collezione museale comprende un centinaio di opere d’arte. Nel 2011 è stato realizzato, grazie al contributo di Regione Lombardia, il nuovo allestimento del museo. L’esposizione si rinnova ogni anno: ad ogni riapertura della stagione estiva, si riscopre un museo diverso, arricchito con opere nuove. La rotazione dell’esposizione è una delle caratteristiche di questo versatile museo, che fa della propria eterogeneità uno dei punti di forza. (www.zavattarello.org).


Zavattarello ospita anche il meraviglioso museo di Virgilio Bruni noto come “Magazzino dei Ricordi”. Esso raccoglie un’impressionante quantità di oggetti attraverso i quali si raccontano al visitatore vecchie usanze e momenti di vita quotidiana: scolastica, sportiva, ricreativa in genere, e soprattutto lavorativa, grazie alla presenza di strumenti anche curiosi impiegati negli antichi mestieri. (www.magazzinodeiricordi.org).

Veduta panoramica dal Castello di Zavattarello


Castello di Zavattarello - Giardino



Il Magazzino dei Ricordi



Il Magazzino dei Ricordi - Interno




Il Magazzino dei Ricordi - Interno


Il Magazzino dei Ricordi - Interno



Dopo aver visitato il bel borgo, andiamo all’Agriturismo Valtidone Verde dove passeremo la notte e tutta la giornata in pieno relax. Qui l’azienda agrituristica si espande per 8 ettari dove la coltivazione prevalente sono le ciliegie con circa 200 alberi, mentre il resto del frutteto produce a seconda della necessità. L’agriturismo ha ben 10 posti letto ed è stato adattato per essere sempre più ecosostenibile. L’attenzione per il benessere a 360° è la peculiarità di questo luogo immerso nel verde. Ci svegliamo al mattino con il profumo del pane appena sfornato e dei dolci fatti in casa. Che meraviglia! Dopo l’abbondante colazione ricca di prodotti genuini, ci rilassiamo nel verde prato circostante la struttura. E’ una bella giornata di sole e non vediamo l’ora di rilassarci nella piscina di acqua salata.


All’agriturismo Valtidone Verde il benessere psicofisico è al primo posto, infatti ci propongono una seduta di kinesiologia, che è la grande passione di Ludmilla, la prorpietaria, e che mette a disposizione dei suoi ospiti: in questo contesto naturalistico gli effetti benefici sono sicuramente garantiti. La kinesiologia lavora in modo olistico su tre aspetti: strutturale/fisico, mentale/emotivo e nutrizionale/biochimico, individuando gli squilibri nell’espressione dell’energia in tutti questi livelli per poterli poi riequilibrare. E’ uno strumento efficace che può aiutare in tante situazioni, come ad esempio il rilascio dello stress. E lo scenario delle nostre splendide colline potenzia maggiormente gli effetti rilassanti di una sessione. Wow….esperienza incredibile, da ripetere sicuramente! Ci vorrebbe almeno una seduta a settimana! Un altro servizio molto apprezzato è la conversazione in inglese, così possiamo metterci alla prova e ripassare un po’ la nostra pronuncia! Che bella esperienza che abbiamo avuto qui, ringraziamo Ludmilla, che ha preferito la vita contadina a quella della grande città di Milano. Agriturismo Valtidone Verde

Casa Canevaro, 3 – 27059 Zavattarello, Pavia Tel.: 0383/589668 E-mail.: info@valtidoneverde.it Sito: www.valtidoneverde.it


Agriturismo Valtidone Verde



Prima di lasciare il paese ci fermiamo a cena al ristorante L’Incontro dalle Tre Gemelle di Zavattarello. Una gestione giovane e dinamica, unitamente ad un clima allegro e cordiale, rendono questo posto indicato per i gusti dei ragazzi, famiglie e comitive … in pratica, consigliamo questo locale a tutti! Gustiamo piatti tipici locali tra cui salumi, ravioli, tortelli di magro, pisaré e fasö, e secondi di carne: arrosti e brasati; per finire ordiniamo una bella fetta di crostata. Tutto è rigorosamente fatto in casa e gli ingredienti e le pietanze sono nostrani. La cena è accompagnata da ottimi vini dell’Oltrepò Pavese e dei colli piacentini. Volendo è possibile optare per una buona pizza nel rispetto della migliore tradizione italiana.

“L’Incontro” Bar Pizzeria Ristorante Dalle Tre Gemelle di Achille Elena, Erica ed Emma S.n.C Via V. Emanuele, 36 Zavattarello Tel./Fax 0383 589785 www.ristoranteletregemelle.com


“L’Incontro” Dalle Tre Gemelle




Romagnese Arriviamo a Romagnese e ormai entriamo pienamente a far parte del paesaggio montano. Tipico centro agricolo, Romagnese è caratterizzato da tutte le sue piccole frazioni, ognuna delle quali con la propria peculiarità. Ci rechiamo presso l’antico castello medievale, che è ora sede comunale, per acquisire alcune informazioni sul Comune. Romagnese fu un dominio dell’Abbazia di San Colombano di Bobbio e feudo del vescovo della stessa città. Passò alla famiglia Del Verme con i Visconti dopo essere stato feudo dei Malaspina. Visitiamo proprio nella torre del castello di Romagnese il “Museo dell’arte rurale e degli strumenti agricoli” che è aperto il sabato e la domenica dalle 10,00 alle 12,00 nel periodo estivo; nel periodo invernale è visitabile previo appuntamento presso l’Ufficio Comunale tel. 0383/580001.



Il museo civico rappresenta un’iniziativa di notevole interesse tecnico, in quanto conserva utensili, arnesi, attrezzi e macchinari usati un tempo nel mondo agricolo e artigianale del territorio. All’interno di questo museo, infatti, è conservata un’immensa varietà di oggettistica donata dagli abitanti del centro della val Tidone proprio con lo scopo di questo allestimento museale. Tra i reperti più significativi si possono trovare alcuni cimeli storici, come l’angolo di una cucina rurale, il banco e la macchina per calzature, la bicicletta utilizzata dall’arrotino, l’antico banco del barbiere con tutti gli attrezzi necessari per barba e capelli, un telaio manuale. Non contente andiamo a vedere anche le macchine da scrivere antichissime, altri oggetti utilizzati in agricoltura, diversi tipi di stufe e scaldaletto, arnesi utilizzati dai falegnami e diversi tipi di seghe; martelli, scalpelli, attrezzi utilizzati dai contadini per arare i terreni agricoli. Gli arnesi utilizzati anticamente dagli artigiani e l’ambiente dove si svolgevano le loro attività sono caratteristici di un momento storico particolare, ricostruito fedelmente nel museo. La bicicletta dell’arrotino, la macchina per filare, gli strumenti del falegname, fotografano momenti di vita lavorativa, così come l’angolo della cucina e quello della toeletta offrono quadri di vita vera e semplice. Semplice come la gente che ha abitato questo borgo medievale, situato a ridosso del monte Penice.


Museo civico


Dopo aver visitato il museo civico, entriamo nella cinquecentesca Chiesa parrocchiale di San Lorenzo, al suo interno si trovano tele di grande interesse attribuite a Palma il Giovane e variopinti marmi che fanno da ornamento all’altare e al coro. Da questa chiesa partono, durante la Settimana Santa, le suggestive processioni del Cristo Vivente, del Giovedì Santo, e del Cristo Morto il giorno successivo, accompagnate dai falò accesi in tutta la valle. Si suggerisce di seguire il percorso nelle stagioni di primavera, estate e autunno per apprezzarne i colori e le forme. In località Casa Canarini è posizionata un’area attrezzata per la sosta.


Chiesa parrocchiale di San Lorenzo


Dal caratteristico borgo di Romagnese, ci spostiamo in Frazione Casale dove, sappiamo, c’è un ottimo salumificio. Facciamo così tappa al Salumificio Romagnese, fondato trentacinque anni fa, che opera nell’ambito del Consorzio “Salame di Varzi D.O.P.” ed è anche uno dei suoi maggiori produttori. Il Salame di Varzi, probabilmente di origine longobarda, acquistò fama per la lunga conservazione e per le sue caratteristiche nutritive e organoelettriche. La storia racconta che nel XII secolo i Marchesi Malaspina, signori del territorio, proposero questo salame agli ospiti della propria tavola quale pietanza particolarmente prelibata. Col tempo il salame entrò a far parte anche della semplice mensa dei contadini del paese, che videro nel maiale una risorsa indispensabile per il loro sostentamento. Grazie alla sua ricetta unica e immutata nel tempo nel 1989 il Salame di Varzi ha meritato il titolo DOC (l’unico salame in Italia), e nel 2004 la DOP. La denominazione “Salame di Varzi” spetta al salame le cui fasi di produzione, dalla scelta delle carni alla stagionatura finale, hanno luogo nella zona di produzione individuata geograficamente tra i confini dei quindici comuni facenti parte della comunità montana


Questo è un prodotto tipico, caratterizzato dal colore rosso vivo, dal sapore dolce e delicato, con aroma caratteristico. La forma è cilindrica, leggermente irregolare, con una legatura fitta, eseguita a mano. Al Salumificio Romagnese, condotto da più soci, noi ragazze facciamo la conoscenza di uno dei proprietari, Matteo, il quale ci informa che per ottenere l’alta qualità dei prodotti utilizzano tutte le parti pregiate del maiale, selezionate e condite con aromi naturali, stagionate in un microclima ideale. Da questa lavorazione si ottiene l’eccellenza, un salame che soddisfa i gusti più esigenti ed è la tipicità della cultura enogastronomica del territorio. L’impareggiabile genuinità e freschezza dei prodotti del salumificio c’è l’attenta opera dei norcini che, grazie al loro paziente lavoro, tramanda sulle tavole italiane la tradizione dei sapori di un tempo. La vendita al minuto propone anche coppe piacentine, cacciatori, salamelle fresche e stagionate. Una vera goduria per il palato!!!

Salumificio Romagnese s.r.l.

Fz. Casale, 35 Romagnese 27050 - Pavia Telefono e Fax: 0383 580380 E-mail:commerciale@salumificioromagnese.it


Lasciamo il centro del borgo e andiamo a visitare il famoso Giardino Alpino di Pietra Corva. Prima di arrivare al giardino pensiamo al pranzo e non c’è posto migliore dove poter gustare un buonissimo panino con il salame del salumificio romagnese. Pic-nic su alcune panche di legno in mezzo a tutto questo verde siamo rilassatissime, è un piacere per la vista e anche per il palato dato che il salame è buonissimo! Siamo incantate dalla bellezza di questo giardino, la cui caratteristica è la presenza di circa cinquanta specie di piante ad alta quota tipiche di ambienti ofiolitici, dovuto al fatto che il Monte Pietra di Corvo è un antico affioramento di roccia vulcanica di colore nero. Le specie presenti nel giardino sono circa 1200, riusciremo a riconoscerle tutte? Bè, ci proviamo! Ideato e realizzato dal Dott. Antonio Ridella, veterinario e cinofilo, ma anche naturalista e grande appassionato ed esperto di botanica, il Giardino alpino di Pietra Corva fu aperto ufficialmente al pubblico nel 1967 con la finalità di conservare e adattare piante d’alta quota che egli stesso andava scoprendo attraverso viaggi ed escursioni botaniche effettuati non solo sulle Alpi ed Appennini ma anche su Pirenei, Carpazi, Caucaso sino all’Himalaya e Ande. Attorno agli anni ‘70 la passione e l’entusiasmo di Antonio Ridella riuscirono a contagiare un gruppo di amici che lo aiutarono a potenziare la struttura del giardino. Attualmente il giardino è gestito dalla Provincia di Pavia attraverso una convenzione con il comune di Romagnese e la Comunità Montana Oltrepo Pavese.


Giardino Alpino di Pietra Corva Genziana


Il Giardino è dotato di una foresteria, di un centro-visita che illustra i diversi aspetti del territorio ed è completato da una serie di pannelli didattici esposti lungo i sentieri interni. I recinti confinanti con queste strutture ospitano inoltre cervi, daini e mufloni. E’ stato di recente realizzato un Centro Studi dell’Appennino Settentrionale il cui scopo è quello di favorire, sviluppare e realizzare attività di ricerca, educazione ed informazione sull’ecosistema naturale appenninico nonché attività di studio della biodiversità del territorio limitrofo.

Giardino Alpino di Pietra Corva Il giardino è aperto dal 1 aprile al 30 settembre, dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00. Il giorno di chiusura è il lunedì. Località Pietra Corva, Romagnese, 27050 PAVIA Tel: 0382 597865 E-mail: emanuela.piaggi@provincia.pv.it Sito: www.provincia.pv.it/provinciapv/brick/giardinoalpinopietracorva


Giardino Alpino di Pietra Corva


Giardino Alpino di Pietracorva



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Valverde Eccoci arrivate a Valverde, zona di ritrovamenti romani. Lo stesso nome di Valverde richiama le caratteristiche principali della zona, ricca di torrenti e boschi dove la vegetazione acquista una particolare tonalità di verde. Valverde è un piccolo comune tra la collina e la montagna, a cavallo tra le valli del Tidone e del Nizza. Qui troviamo l’importante castello di Verde, circondato dal cosiddetto “parco delle farfalle” nel quale ogni anno si svolge la “Festa di Verde”. Esso è stato progettato in collaborazione con il Dipartimento Ecologia dell’Università di Pavia e ospita oggi numerose specie di lepidotteri. L’ingresso al parco è libero ed è facilitato dalla presenza di un sentiero provvisto di tabelle didattiche. Rimaniamo senza parole davanti a tutta questa meraviglia! Vorremmo restare qui tutto il giorno, questo luogo è incantato, sembrano fondersi fantasia e realtà… Però è ora di lasciare il giardino e recarci in visita presso la Chiesa dedicata alla Madonna della Neve, fatta costruire dai Malaspina nel ’600. All’interno vediamo un affresco dedicato a Santa Barbara e a Santa Lucia che è stato recentemente restaurato. La chiesa della Madonna della Neve è visitabile il 5 di agosto in occasione della sua festa oppure su richiesta contattando direttamente il parroco.


La Chiesa parrocchiale di Santo Stefano, invece, è sempre aperta, quindi ci rechiamo all’interno dove si conservano ancora importanti elementi architettonici di origine romana. Questo luogo rimarrà per noi indimenticabile. Lucia e Sara pensano che potrebbero realizzare un loro sogno trasferendosi in questo paese immerso nel verde. Federica, Silvia e Laura condividono a pieno e chissà cosa riserverà loro il futuro!!!


Veduta di Valverde




Panoramica - Castello di Verde


A Valverde ci fermiamo a pranzo all’Albergo Ristorante Marini. Incontriamo il Signor Gabriele, che con la moglie Antonietta gestisce il locale. La sala del ristorante dove entriamo è molto accogliente, con un grande camino che riscalda il cuore nelle fredde giornate invernali. Splendida è la veranda panoramica da cui è possibile ammirare lo straordinario panorama della valle gustando i piatti tipici stagionali del ristorante. Antonietta si occupa della cucina e ci spiega che il loro punto forte è la cucina autunnale, quando si preparano piatti con funghi e tartufi e si organizzano serate culinarie dedicate. Ad esempio tra ottobre e novembre ci sono “la Tartufata”, la “Fungata” e la “Maialata”. I primi sono il punto forte del menu, in particolare i risotti (con funghi, tartufi e vino dell’Oltrepò), la pasta fatta in casa, cui si aggiunge il capriolo e cinghiale con la polenta. Noi assaggiamo compiaciute, scegliendo anche di gustare i salumi nostrani e i contorni della casa. Il ristorante si propone inoltre come location per matrimoni e cerimonie, con menu personalizzati.


Il locale è anche dotato di 13 camere doppie con servizi, con possibilità di scegliere tra un pernottamento di mezza pensione, ideale per gli amanti di gite ed escursioni, o un soggiorno a pensione completa. La struttura è immersa nel paesaggio collinare, suggestivo e incantevole, ideale per trascorrere vacanze all’insegna della natura e del relax.

Albergo Ristorante Marini Valverde 27050 - Pavia Telefono: 0383 589164 www.marinivalverde.com


Fortunago Eccoci arrivate a Fortunago, uno dei borghi più belli d’Italia nell’Oltrepò Pavese. La prima cosa che notiamo è una bellissima chiesa in pietra a vista al centro della piazza, la chiesetta di Sant’ Antonio, usata ancora oggi per le messe settimanali. La piccola chiesa della seconda metà del ‘500 è circondata da case con facciate in pietra a vista, serramenti in legno in tinta naturale, pavimentazione delle strade in mattonelle di porfido. Intorno a noi le voci e i suoni della natura superano ogni altro rumore, si sentono pace e tranquillità. Quello che ci colpisce è la grande attenzione per il verde pubblico: ci son panchine in legno, cestini in ghisa, un’illuminazione curata e soffusa che rendono questo paesaggio un ottimo esempio di equilibrio tra modernità e tradizione. Sulle viuzze strette e chiuse tra antichi muri di pietra ci fermiamo ad ammirare le abitazioni con balconi in fiore che fanno da cornice a questo piccolo paese ravvivando il grigio delle pietre.



Chiesetta di Sant’Antonio




Comune di Fortunago


Camminando per le vie di Fortunago vediamo il Municipio e un signore che stava passeggiando ci dice che quello un tempo era adibito a casa forte. Proseguendo la nostra passeggiata per il paese arriviamo al centro sportivo, area attrezzata con alberi, panchine, servizio bar, parcheggio, fontanella e qualche piccola giostra per i bimbi pi첫 piccoli.


Scorci del Borgo


Scorgiamo tra gli alberi qualcosa di interessante, una sorgente di acqua minerale proprio dietro al ristorante La Pineta dove si beve del buon vino. Proprio qui ci fermiamo per il pranzo e conosciamo Danilo, che è cuoco della Federazione cuochi e vanta un’esperienza invidiabile in tutto il mondo: pensate che è uno dei più giovani italiani inserito tra i discepoli di Auguste Escoffier! Ha ricevuto molti premi e ha partecipato a parecchie manifestazioni sia in Italia che all’estero per promuovere i piatti tipici, tra queste anche a “Il giro del mondo in 80 risotti”. Con tutti questi riconoscimenti siamo certe che il pranzo sarà ottimo e non vediamo l’ora di sederci a tavola e gustare le pietanze proposte. Per quanto riguarda i primi, proviamo tutte e cinque un buon tris di primi composto da; agnolotti, malfatti e un risotto ai funghi! I salumi e il vino sono prodotti dall’azienda agricola Gravanago di Paolo Goggi che è il cugino di Danilo.



Tutti i prodotti sono stagionali, infatti sono sempre freschi e appreziamo il sapore genuino di ogni piatto. Tutta la famiglia lavora insieme, l’ambiente è familiare ed informale, la sala è molto curata e su ogni tavolo troviamo un bel vasetto centro tavola con i fiori freschi…mmm…che profumo e che aria romantica! Ci ha fatto molto piacere conoscere Danilo e la sua famiglia, torneremo di sicuro a trovarli!

Ristorante La Pineta

Via Roma, 2 – Fortunago, Pavia Tel.: 0383/875219 E-mail: lapineta@tin.it Sito: www.ristorantepineta.it

Az. Vitivinicola Gravanago Frazione Gravanago, 1 – Fortunago, Pavia Tel.: 0383/875219 E-mail: paologoggi1968@libero.it Sito: www.aziendaagricolagravanago.com


Albergo Ristorante “La Pineta”


Dopo aver visitato Fortunago, ci dirigiamo verso il Castello di Stefanago, che si trova a soli tre minuti dalla chiesetta di Sant’Antonio. Il Castello di Stefanago è stato costruito su di un poggio piramidale alla confluenza delle valli Coppa e Schizzola a circa 400 m sul livello del mare. L’origine del Castello non si conosce, ma da documenti sulla storia della Diocesi di Tortona il sito è segnato come luogo già presente in età altomediavale. La parte più antica risale al XI secolo, e si identifica con l’alta torre a pianta quadrata, con i lati orientati seguendo i punti cardinali. Alta circa 28 metri dal terrazzo panoramico sottostante, è costituita quasi interamente di pietra arenaria, da allora ha subito pochissimi rimaneggiamenti, se non la ricostruzione della cima della torre, danneggiata nel ‘500 nelle guerre che contrapposero la Francia e la Spagna per il possesso del territorio e che la vide coinvolta in quanto punto strategico che controllava le comunicazioni di Milano con Genova. A fianco della torre, sul lato ovest, troviamo una struttura in mattoni con finestre in stile gotico; questa parte costituisce la seconda fase di edificazione del complesso che è del XIV secolo e si affaccia sulla terrazza panoramica. Torre e costruzioni che la circondano danno vita al “cortile nobile” dotato di portichetti ad arco sesto acuto e a tutto tondo che si alternano. Sul lato est della torre vi è la costruzione più recente, databile al secolo XVIII.


Torre del Castello di Stefanago


Il castello di Stefanago non ha mai vissuto la solitudine e l’abbandono di molte delle antiche strutture e dimore che hanno fatto la storia di questo territorio, a cavallo tra la Pianura Pavese e l’Appennino Ligure, anche se ora il piccolo borgo agricolo circostante, non è più animato dai 129 abitanti che contava fino ai primi del ‘900. Il Castello è stato di proprietà dei Corti o De Curti fino al ‘600, nel ‘300 godeva di statuti propri. Nel ‘600 passò dai Corti alla famiglia Rossi e nell’800 ai Conti Baruffaldi, che tutt’ora lo occupano e che qui gestiscono l’omonima azienda agricola. Situato in una zona votata all’agricoltura, ed in particolare coltivato a vite già nel‘ 300, nei secoli ha seguito l’andamento dell’economia del tempo, vivendo il feudalesimo, la mezzadria e la colonia. Negli anni ‘50 – ‘60 la famiglia Baruffaldi ha ripreso la conduzione diretta dell’azienda “Castello di Stefanago”, che conduce attività agricola e agrituristica con produzione di vini e salumi da agricoltura biologica.


L’azienda il Castello di Stefanago ha come obiettivo ottenere prodotti di qualità. Antonio e Giacomo Baruffaldi coltivano le uve e producono vini con passione e impegno costante. Visitiamo le vecchie Cantine dove ci vengono descritte le caratteristiche dei diversi vini e dei metodi di vinificazione ed invecchiamento. I vigneti si estendono per 20 ettari, la produzione dei Vini Baruffaldi comprende uve bianche nelle varietà Chardonnay, Pinot Grigio, Riesling Renano, Muller Thurghau; tra uve rosse Barbera, Croatina (Bonarda), Cabernet Sauvignon, Merlot, Uva Rara, Pinot Nero. Le cantine sono aperte nei giorni di domenica e festivi per visite, degustazioni e vendita di vini e prodotti dell’azienda. E’ possibile visitare il Castello solo nelle giornate di manifestazioni pubbliche. Castello di Stefanago Azienda Vitivinicola Agrituristica 27040 Borgo Priolo - Pavia Tel.: 0383 875227 E-mail: info@castellodistefanago.it Sito: www.castellodistefanago.it - www.baruffaldivini.it


Torre del Castello di Stefanago




Panorama dalla Torre del Castello di Stefanago


Ci fermiamo a bere una buona birra artigianale a La Boatta. La cucina si compone di piatti con prodotti a km 0, cioè di derivazione “localicissimi” . Il prodotto d’eccellenza è il salame del castello che deriva dall’allevamento brado biologico e che viene stagionato nelle cantine medioevali; questo salame è così buono che decidiamo di prenotarne un paio per il prossimo anno, dato che la produzione di quest’anno è già stata preventivamente acquistata! Ci rilassiamo sulla terrazza panoramica dove a destra domina il Castello e tutto intorno l’ambiente è boschivo, vicino alla terrazza vediamo la Pinta, che è una giovane border collie, che riporta all’ordine una capretta nel prato sottostante! Gustiamo il nostro aperitivo agricolo in questo contesto naturalastico, in un ambiente giovane e informale, ma dove al tempo stesso nulla è stato lasciato al caso. Oltre ai materiali agricoli abbiamo moto d’epoca, una portiera di una jeep e pezzi di motori…qui infatti si organizzano eventi e motoraduni durante tutta la stagione. Jacopo, il proprietario, è un appassionato di moto e la sua passione lo porta a dedicarsi totalmente a questa attività. La cascina Boatta dispone di 5 camere, infatti ci fermeremo a dormire qui.

Cascina La Boatta

Località Boatta – 27040 Fortunago - Pavia Tel.: 0383/1995220 – Cel.: 331/4406837 E-mail: info@laboatta.com Sito: www.laboatta.com Da giugno aperto dal giovedi alla domenica.


Panorama dalla Torre del Castello di Stefanago


Cascina La Boatta - Stefanago



Borgoratto Mormorolo Tra le suggestive colline dell’Oltrepò Pavese eccoci arrivare a Borgoratto Mormorolo. E’ un piccolo comune lombardo di circa quattrocentoquaranta abitanti. Il suo nome è dato da due antiche e distinte realtà, quella del borgo, nell’attuale area del municipio, e quella di mormorola, nome che dal XIII secolo indica la pieve, cioè l’attuale Parrocchia dei SS. Cornelio e Cipriano che sorge sopra il borgo. E’ pittoresco il centro storico di questo comune e la chiesa parrocchiale è impreziosita da un bel portale di impronta romanica, a navata riccamente ornata da affreschi piuttosto recenti perché sono opere del 1920 di Rodolfo Garbini. In una giornata d’estate così calda non deve mancare una piccola sosta per ricaricarci e qui sul territorio comunale è presente una fonte d’acqua solforosa, dove possiamo fermarci e approfittarne per fare merenda. Passeggiando tra le vie notiamo vaste coltivazioni di viti, infatti questo paese vanta un’abbondante produzione vitivinicola, tipica di queste valli è quella del Barbera e del Bonarda. Un contadino che sta lavorando nota la nostra presenza e tra una chiacchiera e l’altra ci racconta che per anni molte aziende francesi hanno richiesto la sua uva per trasformarla nel loro pregiato champagne. Quello che più ci colpisce è che siamo circondate da una tranquillità panoramica incontaminata.



Panorama su Borgoratto Mormorolo



Qui a Borgoratto ci fermiano nell’importante azienda Casarini. “Per fare il vino buono non serve solo l’uva buona, ma anche tanto amore, rispetto, passione e studio e solo assaggiandolo spesso durante l’anno, spillato dalla botte, si capisce che è vivo, quindi nasce, cresce e alla fine matura diventando prodotto di qualità”. Questa è la “politica” della famiglia Casarini, l’amore è l’ingrediente essenziale per il buon vino! L’azienda vitivinicola Vini Canarini si trova sulla strada principale in direzione Borgo Priolo. Conosciamo la simpaticissima Rosanna che ci accoglie nella sua cantina insieme al marito Roberto. I coniugi ci mostrano i vini di loro produzione e tra i rossi abbiamo il Bonarda, Barbera e Cabernet, il quale viene lasciato stagionare un anno nella botte per dare la sua massima potenzialità. E’ un vino fermo ed è la proposta alternativa al vino vivace, brioso. Per quanto riguarda i bianchi, siamo tutt’orecchi, l’offerta è ampia e soddisferà certamente ogni desiderio. Partiamo dal Pinot Nero vinificato in bianco e in rosa, passiamo al Riesling, Chardonay, Moscato e infine il Brut Spumante Metodo Classico che ha una fermentazione di due anni in bottiglia.


Vini Casarini


Vini Casarini - Lavoro in vigna



L’azienda si estende per 14 ettari tutta a vigneti di ottima qualità in questo luogo dove la natura si manifesta attraverso il verde dei vigneti, degli alberi, e in questo periodo le gialle ginestre fanno da cornice alla vallata! Prepariamo una tavolata e ci sediamo pronte a degustare i vini Casarini con un bel miccone di Casteggio e il buonissimo salame Varzi! Tra risate e prelibatezze il pomeriggio è passato veloce. Un abbraccio a Rosanna che è stata carinissima!

VINI CASARINI

Borgoratto Mormorolo - Loc. Gabbione, 42 (PV) Tel: 0383/871231 - Cell: 335/484958 E-mail: info@vinicasarini.com Sito: www.vinicasarini.com


Vini Casarini


A metà pomeriggio Sara e Silvia si recano all’azienda Rebollini, è stata fondata agli inizi del ‘900 dal nonno dell’attuale proprietario ed è tutt’ora a conduzione familiare. La cantina, situata nel comune di Borgoratto Mormorolo precisamente il Località Sbercia, ha subito recentemente un intervento di ammodernamento per migliorare la produzione dei vini. La famiglia Rebollini coltiva da decenni i circa 30 ettari di vigneti situati tra i comuni di Borgoratto Mormorolo, Borgo Priolo, Calvignano e Casteggio. Arriviamo in azienda e lì ci accoglie Gabriele Rebollini, il quale ci mostra le cantine e ci racconta la storia della sua azienda. Qui si producono annualmente circa 130.000 bottiglie che esporta principalmente nel nord Italia e in Olanda; è possibile l’acquisto diretto in azienda o tramite e-commerce. Gabriele ci racconta che l’azienda nasce nel ’70, e la sua attenzione cade principalmente sui vitigni di pinot nero dai quali poi verrà prodotto il nuovo rosè Cruasè Metodo Classico, che è il primo che esce con la fascetta di Stato DOCG (denominazione di origine controllata e garantita) quella di cui è targata oggi lo spumante dell’Oltrepò Pavese. Questo vino si presenta dal colore rosa confetto, perlage fine e molto persistente, profumo fruttato, fine ed elegante con sentore di rosa canina, ottimo!!! La croatina è il vitigno a cui Gabriele è più affezionato, dal quale si otterrà la Bonarda che è un vino frizzante e leggermente amaro, autoctono e che qui si produce in larga misura. REBOLLINI Azienda Agricola – Produzione Vini e Spumante Loc. Sbercia, 1/a – 27040 Borgoratto Mormorolo – PV Tel. 0383-872295 Sito: www.rebollini.it E-mail: rebol@tiscalinet.it


Cruasè

Tenuta Rebollini


Borgo Priolo Nel tardo pomeriggio arriviamo un pò accaldate con la nostra jeep nel comune di Borgo Priolo. Il paese fu costiutito nel 1928 dall’unione dei due antichi comuni di Staghiglione e Torre del Monte. Il territorio di Borgo Priolo si divide in tre parti, la parte pianeggiante, la parte di bassa e media collina e infine la fascia di alta collina. All’inizio del 2011 costituì un ‘organizzazione con altri sei comuni chiamata “Organizzazione distretto commerciale dei borghi e dei castelli”. Dopo una breve salita eccoci arrivate alla chiesa Parrocchiale di S. Lorenzo Martire a Staghiglione.



Azienda Agrituristica Torrazzetta



Sul finir del giorno, stanche ma appagate, giungiamo all’Azienda Agrituristica Torrazzetta, a Borgo Priolo, dove ceneremo e pernotteremo. Nel 1984 la Torrazzetta è stata trasformata in azienda agrituristica ad opera del signor Franco e di sua moglie Gianna. La collaborazione dei due coniugi, degli altri componenti della famiglia Fiori e dei loro collaboratori garantiscono un servizio sempre impeccabile. Le viti in queste colline erano già presenti tra la fine dell’età del bronzo e l’inizio di quella del ferro, anche allora di notevole qualità, come dimostrano i semi di vite rinvenuti dagli scavi archeologici. Il primo insediamento agricolo nei terreni della Torrazzetta risale al duecento. Le terre passarono poi, nel seicento, a diversi nobili di Milano. Nel 1814 fu il nobile Stefano Centurione Scotto ad edificare il grande palazzo e buona parte degli edifici rustici che compongono ancora oggi il complesso. Dopo il frazionamento delle terre dovuto ai dissesti conseguenti alla prima guerra mondiale, nel 1934 la famiglia Fiori, da sempre agricoltori, acquistarono la parte più consistente dei terreni agricoli di Torrazzetta (29 ettari). Fu allora costruita anche una cantina in grado di trasformare interamente le uve prodotte dalle aziende. A metà degli anni ‘80 avvenne un grande altro cambiamento: nell’ottica della sensibilità per il territorio e la sua salvaguardia, della difesa dell’ambiente e della salute dei consumatori, l’azienda ha iniziato a praticare l’agricoltura biologica e l’agriturismo. Oggi la maggior parte delle terre sono coltivate principalmente a vite, ma anche a frumento, frutteto e bosco.


Torrazzetta dall’alto


Così le strutture dell’azienda sono state recuperate e ampliate negli anni, per poter accogliere un numero sempre maggiore di visitatori. Nella tenuta ci sono ampi spazi rustici, sia al chiuso che all’aperto, un ristorante con ampie sale per organizzare meeting e incontri. Accanto alla cantina dedicata alla produzione di vini, è stata realizzata “La Cantina del Pellegrino”, uno splendido spazio con doghe e botti, dedicato ai visitatori, per le colazioni e le pause caffè, e dove si possono degustare e acquistare direttamente i prodotti delle terre dell’azienda. Fondamentali i vini: qui si producono spumanti (Cuvèe Luce e Pinot Rosa), vini bianchi (Pinot Nero), vini rossi (Croatina, Pinot Nero, Barbera, Pavarolo Rosso, Barlon e Settecani) e vini da dessert (Croà e Tardimonte). Quando arriviamo, ci accolgono e ci accompagnano alle nostre camere. L’agriturismo è dotato di ben 32 camere, tutte dotate di aria condizionata, TV led e servizi privati, suddivise in diverse aree della tenuta. Ci sono le Camere del Pozzo (adiacenti all’antico pozzo dell’azienda, tutt’ora visibile all’ingresso dell’ala di camere), dove si sistemano Silvia e Federica, e le camere del Mulino, che prendono il nome dal mulino in legno posto ai piedi della scala. Qui dormiranno Lucia, Sara e Laura. Tra le camere della Cantina, situate sopra la cantina dell’azienda, vi sono cinque Suite con soppalco e terrazzino. Le Camere del Fienile, tre in tutto, si trovano in fondo all’antico fienile.


Vini Torrazzetta


Torrazzetta - Il Fienile



Torrazzetta - Piscina



Prima di cena noi ragazze ci concediamo un po’ di relax in questa splendida tenuta. Silvia e Lucia vanno a rinfrescarsi nella bella piscina a sfioro dell’agriturismo, che da sul panorama delle colline circostanti, mentre Laura e Federica si sfidano in una partita a tennis nel campo d’erba sintetica dotato di spogliatoi e docce a disposizione dei clienti interni ed esterni. La nostra Sara, particolarmente amante degli animali, si fa intanto un giro per i giardini e nella fattoria, dove ci sono maialini vietnamiti, le pecore nere, l’asina Pepe, il pony Sale e una miriade di cani e gatti. Venuta l’ora di cena, siamo accolti in una delle tante sale dedicate al ristorante, quella del Camino, originariamente la stalla dell’azienda. Qui l’ambiente è caloroso ed accogliente, con il caratteristico soffitto a volte e il grande camino. Appesi ai muri vi sono una serie di oggetti antichi contadini, che suscitano curiosità: tutte noi proviamo a riconoscerne l’utilizzo.


Torrazzetta - Camere


Torrazzetta - Sale e Pepe



Torrazzetta - Sala “il Camino”



Torrazzetta - Stâng â l’üs



Oltre a questo spazio vi sono la Saletta interna, la Veranda, il Portico e il Fienile, tutti dedicati alla ristorazione. Lo chef ciannovera alcuni dei piatti tipici dell’azienda, come l’aperitivo di focaccine fatte in casa con farina integrale aromatizzate con guanciale affumicato e rosmarino, insieme ad uno spumante classico Torrazzetta. Proseguendo con gli antipasti, la cucina prepara il tris di salumi (salame, coppa e pancetta) e un tris di verdure (cipolline sott’aceto, orecchiette sott’olio, e la famosa salsina di carote, peperoni e verdure). Seguono bis di primi fatti in casa: questa sera ci vengono serviti i ravioloni di ricotta e spinaci al burro ed erba cipollina, molto delicati, e gli Stâng â l’üs (pasta di tre colori diversi dati dall’impasto con carote, barbabietole e spinaci) al sugo di pomodoro ceci e lenticchie, pasta tipica dell’azienda che prende il nome dalla forma della vecchia stanga di legno che si usava per chiudere il portone. Come secondi assaggiamo l’ottimo roastbeef di manzo e la coppa di maiale al forno e, dulcis in fundo, la Büselâ, una torta calda di farina integrale e frutta servita con crema pasticcera al Tordimonte. E dopo l’ultimo bicchiere di bianco, tutte a letto!”

Torrazzetta Loc. Torrazzetta, 1 - 27040 Borgo Priolo, Pv Telefono: 0383 871041 E-mail: info@torrazzetta.it Sito: www.torrazzetta.it


Torrazzetta - Prodotti


Montebello della Battaglia Il giorno dopo arriviamo a Montebello della Battaglia. Il nome di questo comune deriva dall battaglia avvenuta a Montebello nel 1800 dove i Francesi sconfissero gli Austriaci; nel 1859 vi fu combattuta un’altra celebre battaglia, preludio dell’unificazione d’italia. Solo nel 1958 il comune di Montebello ricevette il nome attuale. Ancora oggi nel luogo dove si svolse la battaglia del 1859 si trova il Monumento Ossario La Bell’Italia che è possibile visitare ogni anno il 20 maggio. Sul nostro cammino vediamo numerosi edifici di rilievo dal punto di vista storico e architettonico, quali ad esempio: Villa Genestrello con il relativo parco o il castello della Battaglia. Montebello della battaglia è in effetti uno dei pochi comuni in provincia a poter vantare eventi storici cui non si da abbastanza risalto. E’ conosciuto maggiormente per le sue ville storiche e per questo motivo ci sono state associazioni che hanno organizzato manifestazioni come “ville aperte”. Le sei ville storiche di Montebello della Battaglia sono: Palazzo De Ghislanzoni, Palazzo Bellisomi, Palazzo Premoli, Palazzo Dal Pozzo, Villa Lomellini e Villa Veniali. Da non dimenticare la Chiesa Parrocchiale dei S.S. Gervasio e Protasio.


Fuori dal paese vediamo intorno a noi distese di campi coltivati poichè anche l’agricoltura ha il suo peso nell’economia e il vino che se ne ricava dalle viti è la principale fonte di ricchezza. E’ quasi impossibile non vedere il grande centro commerciale con ipermercato che è conosciuto a livello regionale.


Chiesa Parrocchiale SS. Gervasio e Protasio



Sara e Laura si fermano all’azienda agricola La Sgarbina di Maurizio Losi, che nasce nella cittadina di Montebello della Battaglia nel lontano 1007, da un’antica tradizione contadina radicata nel territorio. La Sgarbina si estende per una superficie di 32 ettari circa; è un’azienda dinamica e versatile; i suoi terreni sono coltivati per sette ettari a frutteto, i cui prodotti più importanti sono pesche e nettarine di diverse varietà. Questi prodotti possono essere acquistati nel periodo da giugno ad agosto, mentre nei mesi invernali ci sono mele e pere.


Nove ettari sono invece destinati alle coltivazioni cerealicole, ma il vanto dell’azienda è la vite e la relativa produzione vitivinicola. I vigneti sono estesi su 14 ettari dislocati tra la bassa e media collina: i vigneti di Montebello della Battaglia e Corvino San Quirico sono coltivati, per la loro esposizione e carattestiche del terreno con le varietà di Barbera, Croatina, Pinot Nero e Grigio, mentre a Staghiglione, nel comune di Borgo Priolo, l’azienda produce ottime uve di Riesling Italico, Moscato, Malvasia e Cortese. La produzione è interamente trasformata in azienda. La cantina è stata realizzata e costruita appositamente per una vinificazione attenta. Qui Maurizio Losi, con cura e passione, nel rispetto delle tradizioni e con il supporto delle nuove tecnologie di cantina, trasforma le uve raccolte in vini di ottima qualità Azienda Agricola La Sgarbina di Losi Maurizio Produzione e Vendita Vini dell’Oltrepo Pavese Via Sgarbina 32 - Montebello della Battaglia (Pv) Tel. 0383.804906 - Mobile 340.3726366 www.lasgarbina.it


Ci fermiamo per una degustazione anche al bellissimo agriturismo La Costaiola, detta “Costa d’altare” nei tempi antichi, situata sulle colline che dividono Casteggio da Montebello della Battaglia. Questa azienda ha origini molto antiche, se ne ha notizia dagli inizi del seicento. Oggi l’azienda consta di una superficie di 15 ettari vitati, inseriti nello splendido panorama dell’Oltrepò Pavese, dove sono coltivate qualità di uva locale. Nella moderna cantina si producono, secondo la tradizione, i prestigiosi vini dell’azienda. Nella tenuta vi è anche l’agribottega, uno spazio ottenuto nella Vecchia stalla dedicato alla degustazione e vendita diretta dei vini.

Tenuta la Costaiola Via Costaiola, 25 - 27054 Montebello della Battaglia (PV) Tel. +39 0383 83169 - Fax +39 0383 693428 www.lacostaiola.it



Montebello dalla Costaiola



Montebello della Battaglia





“ Oltrepò

di cantina in cantina .... alla scoperta dell’eccellenza ”

Vol. 3 - Casteggio

Calvignano - Montalto Pavese - Ruino - Zavattarello Romagnese - Valverde - Fortunago - Borgoratto Mormolo Borgo Priolo - Montebello della Battaglia

Mangiare Bere Dormire 2012 Tutti i diritti riservati realizzato da Fq Communication di Filippo Quaglini Testi a cura di Lucia Tuoto, Silvia Brigada, Federica Bellinzona Immagini di Lucia Tuoto, Federica Bellinzona Grafica: Sara Giammona webmaster: Zeus Telematica Pavia

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