Collipiacentini

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“Colli e Castelli” leggende e cultura tra i colli piacentini

EMILIA - ROMAGNA

Guide

PIACENZA e PROVINCIA Mangiare Bere Dormire www.mabedo.it 2012



“Colli e Castelli” leggende e cultura tra i colli piacentini

EMILIA - ROMAGNA

Guide

PIACENZA e PROVINCIA Mangiare Bere Dormire www.mabedo.it 2012


La copertina della Guida Mabedo 2012 è illustrata da Marco Lodola, artista pavese notissimo per i lavori a olio e le sculture luminose, molte delle quali sono ispirate dal mondo della musica e dal mondo della danza. Le sue opere sono oggi presenti in tutto il mondo e recensite dai critici internazionali. Lodola ha esposto nel Padiglione Italia della 53° Biennale di Venezia, all’Expo internazionale di Shangai, ha rivisitato il logo per il traforo del MonteBianco. La poliedricità è un tratto caratteristico dell’arte di Lodola. Ha realizzato illustrazioni per copertine di numerosi romanzi e saggi, ha collaborato in campo musicale, con Max Pezzali, i Timoria e Omar Pedrini. Nel 2009 ha allestito a Milano, in piazza del Duomo, il Rock’n’Music Planet, primo museo del rock d’Europa, con 25 sculture che rappresentano altrettanti miti della musica contemporanea.


Marco Lodola ha realizzato scenografie per film, trasmissioni, concerti ed eventi: dalle olimpiadi invernali di Torino 2006 alla facciata del Teatro Ariston per il festival di Sanremo 2008. Sono firmate Lodola la scenografia di alcune puntate di XFactor, gli ambienti del film “Ti presento un amico” di Carlo Vanzina e “Maschi contro Femmine” di Fausto Brizzi. Lo scorso anno ha realizzato l’installazione “Citroen Full Electric”, una delle sculture per i 25 anni della griffe Giuliano Fujiwara e le scenografie per la sfilata A/I 2012 uomo della stilista inglese Vivienne Westwood. Nel 2012 ha partecipato alla 54esima Biennale di Venezia con “Cà Lodola”, la magnifica installazione luminosa posta alla Cà d’Oro, un progetto curato da Vittorio Sgarbi. Il logo ideato per noi da Marco Lodola rappresenta una tipologia particolare di paesaggio pavese, le cui linee portanti sono le vie di terra, le vie d’acqua e i territori che a esse si correlano, sui quali si intrecciano e si incontrano in un cromatismo di grande efficacia.


Del nostro territorio si propone quella fruizione lenta detta turismo di scoperta, che consente di godere degli aspetti naturalistici, storicoartistici e ambientali in modo nuovo. perchè guardati con occhi nuovi. Un procedere lento che regala il gusto delle piccole cose, il piacere di momenti importanti ma anche quella poesia del cibo che passa attraverso l’attenzione ad antichi sapori legati alla tradizioni della terra. Ed è lo stesso paesaggio di un’area geografica a diventare un particolare prodotto tipico, perchè solo lì la si ritrova con i suoi caratteri inconfondibili, con i suoi colori, con le sue trasformazioni, con le sue forme modellate dall’uomo nel corso dei secoli. Una tipicità paesaggistica che Marco Lodola ha tanto ben interpretato. A piccoli, grandi passi verso qualcuno o qualcosa, mete di un viaggio ma anche obiettivi di vita da raggiungere, il camminare lento diventa espressione di quel percorso interiore che ciascnuo di noi fa nell’incessante scorrere della vita. Nel logo ideato da Marco Lodola, le gambe piegate dall’incedere, a volte anche con fatica, stanno proprio a significare che si cammina con il corpo; ma ancor più si cammina con lo spirito.



Prefazione di Mabedo

La FqCommunication si espande sul portale Mabedo con una nuova guida. Stavolta abbiamo optato per il Piacentino ed i suoi colli. Il percorso si snoda tra i piccoli centri che raccordano la provincia di Pavia con quella di Piacenza, partendo da Castel San Giovanni, la cosiddetta “Porta della Val Tidone”, proseguendo per Sarmato, Borgonovo Val Tidone, Ziano Piacentino, Pianello Valtidone, Agazzano, Piozzano e, infine, Nibbiano. Attraversando i territori della Val Tidone e della Val Luretta, la guida si sofferma, in chiave narrativa, sulle maggiori attrazioni storico-artistiche, in particolare sui castelli del piacentino, elemento caratterizzante. Sono molti, infatti, i castelli che spuntano dalle dolci colline: qui li abbiamo voluti presentare raccontando un viaggio tra passato e presente, tra realtà e leggenda, attraverso ciò che resta dei fasti cortigiani di un tempo. La guida è un compendio tra arte, storia, cultura, tradizione e turismo intelligente, che ha l’obiettino di dare visibilità a questi meravigliosi terre che meritano di essere indagate e scoperte, nell’ottica della promozione del territorio e del suo sviluppo turistico-culturale. Se siamo riusciti ad incuriosirvi almeno un po’ e, magari, il prossimo weekend pensate di seguire il nostro itinerario di viaggio...noi avremo raggiunto il nostro obiettivo. Non deludeteci! Staff Mabedo



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Castel San Giovanni Sarmato Borgonovo Valtidone Ziano Piacentino Pianello Valtidone Agazzano Piozzano Nibbiano



Introduzione Colli e castelli, leggende e fantasmi del piacentino. “Colli e castelli, leggende e fantasmi… siamo pronte per una nuova avventura, un nuovo viaggio.” Siamo a luglio e io e Sara si accordiamo per qualche giorno di ferie da trascorrere lontane dall’afoso ufficio di Pavia. Questa volta la scelta cade su un itinerario davvero suggestivo: i colli piacentini e i suoi castelli. Sara mi passa a prendere con la sua jeep e, borsone alla mano, tutto è pronto per partire! Da Pavia ci dirigiamo nelle terre piacentine della Val Tidone e Val Luretta.



Castel San Giovanni La nostra prima tappa è Castel San Giovanni, cittadina situata nella bassa Val Tidone, sulla riva destra del Po. E’ il primo comune in provincia di Piacenza, sul confine con la provincia di Pavia. Per questo motivo è definita “Porta della Val Tidone”, per la sua posizione strategica, all’inizio della valle. La fondazione di questa città è molto antica. Infatti, nel 115 a.C., il console romano Emilio Marco Scauro istituì in queste terre una stazione di corrieri lungo la via Postumia, al fine di agevolare le comunicazioni. La via Postumia, a sua volta, era stata voluta dal console Spurio Postumio Albuino (da cui il nome), nel 148 a. C. come collegamento tra Piacenza e Voghera. Proprio lungo questo tragitto fu fondato un castrum romano, detto Castrum Olubra, (il nome deriva dalla leggenda secondo cui il fondatore fu il soldato romano Olubro, ucciso dai Galli). Molti anni più tardi, nel 1290, il signore di Piacenza Alberto Scoto costituì sulle basi dell’antico castrum il nuovo Castrum Sanctii Johannis, a pianta rettangolare, struttura fortificata che serviva come difesa dalle truppe pavesi. Nel Medioevo la cittadina divenne luogo di passaggio per i pellegrini che percorrevano la Via Francigena, tanto che nacquero diversi hospitali.




Palazzi in stile Liberty



Alla fine del settecento, ormai in rovina, si permise il reim-

piego dei mattoni dell’edificio per nuove costruzioni. All’inizio dell’ottocento il fortilizio fu completamente raso al suolo, i fossati furono interrati e trasformati in viali, furono interamente demolite le mura che correvano lungo la cittadina (1345 metri!): essa iniziava a perdere il suo aspetto “difensivo” a favore di quello elegante e civile odierno. Castel San Giovanni fu storicamente governata dalle più importanti famiglie della zona, tra cui gli Scotti e i Visconti, dal 1324 i Malvicini Fontana, successivamente gli Arcelli e nel quattrocento i Dal Verme. Nel cinquecento arrivarono i Pallavicino; nel seicento la casata dei Farnese con Ranuccio II; a metà settecento anche i Borboni. Passeggiamo per via Matteotti, godendo dei bei negozi e dei ricchi palazzi in stile Liberty che caratterizzano il centro. Proprio tra ottocento e novecento l’assetto urbano della città fu modificato, in quanto furono potenziate le vie di comunicazione, arrivò l’energia elettrica e Castel San Giovanni poté divenire luogo di cultura e di istituti bancari, dove la nuova borghesia si incontrava nei caffè e nei nuovi salotti privati dei loro meravigliosi palazzi in stile eclettico, ricchi di stucchi e decori decò, abbelliti dai ferri battuti e dalle vetrate floreali, tutt’oggi visibili. Arriviamo nella piazza principale, dove due giorni a settimana, giovedì e domenica, si svolge un grande mercato dal 1865. Piazza XX settembre ha un assetto lineare e pulito, dove una volta sorgeva Porta Pavese detta “Tur di Fasò” distrutta nel 1822. Qui troneggiano, uno dirimpetto all’altro, due edifici porticati adibiti dalla fine dell’ottocento a scuole femminili e maschili. Oggi le Scuole maschili sono occupate dalla sede del Municipio, con orologio e balconata sulla facciata, in rigoroso stile umbertino.


Edificio Scolastico



Piazza del Municipio



Ci spostiamo per visitare l’importante Collegiata dedicata a San Giovanni Battista, nominata monumento nazionale per le preziose opere l’arte contenute al suo interno. Essa fu fondata nel 1130 dove prima sorgeva la pieve di San Pietro (IV sec.). Divenne collegiata nel 1221 per volontà di Papa Onorio III. La facciata è tripartita da archi ogivali e quattro lesene, con copertura a capanna, in stile gotico-lombardo; nel sottotetto vi sono decorazioni con archetti pensili, formelle e busti di santi. Da ammirare il rosone sopra il quale è collocata la statua di San Giovanni e le vetrate policrome ottocentesche. I portoni risalgono al XVII secolo. Elemento di rilievo è il campanile, ricavato con molta probabilità da una torre della cinta muraria difensiva della città. Presenta delle bifore che gli conferiscono leggerezza e un tetto conico; alla sua base si trova la Cappella della Madonna del Popolo, a pianta esagonale, con decorazioni in cotto, rosoni e terminante con un tiburio da cui si apre una lanterna. Entriamo ora nella chiesa. L’edificio sacro è suddiviso in tre navate tutte absidate, coperte da volte a crociera costolonate e retto da possenti pilastri cilindrici. Davvero bella la serie di statue barocche poste al di sopra dei pilastri che rappresentano personaggi dell’Antico Testamento, creazioni di Dalmazio Porta, detto il Provino, del 1679. Sulla sinistra ammiriamo la cappella del Fonte Battesimale, in marmo bianco, risalente al XVI secolo di Bernardo e Battista Casella. Importanti sono la Pala d’altare di Pietro Ferrari (1771) e il dipinto di Roberto De Longe con l’Ultima Cena, insieme all’Annunciazione di Augusto Stoppolini (XIX sec.) e Lo Sposalizio della Vergine (XVI sec.) attribuito a Bernardino Luini.



San Giovanni Battista - Interno





Nella Cappella della Crocifissione troviamo un bellissimo

gruppo ligneo della Crocifissione cinquecentesco, di scuola emiliana. Di grande rilievo, forse le opere artisticamente più rilevanti, sono l’affresco medievale raffigurante il Cristo Risorto nella Cappella del SS. Sacramento e il polittico ligneo in stile gotico internazionale del 1448 situato nell’absidiola sinistra della medesima cappella. Il polittico è stato intagliato dall’artigiano piacentino Antonio Burlengo, decorato e dipinto da Bartolomeo da Groppallo. All’interno della Sacrestia capitolare scopriamo il ritratto del Cardinale Agostino Casaroli (1914 – 1998), nativo di Castel San Giovanni, che fu Segretario di Stato Vaticano sotto il pontificato di Papa Giovanni Paolo II. Nel transetto destro si trova, poi, la Cappella della Madonna del Rosario decorata con gli stucchi del Buzzi nel 1753 e la statua marmorea barocca della Madonna opera di Giovanni Setti detto il Romano. Ai lati della cappella notiamo le statue lignee di S. Rosa e S. Domenico, opere settecentesche di Jan Geernaert.





Usciamo e notiamo che la chiesa si affaccia su una graziosa piazza, nella quale si trova anche il Teatro comunale, il cui edificio sorge su quello che in origine era uno degli hospitali trecenteschi, poi monastero delle Benedettine e chiesa di Santa Giustina nel seicento, chiuso infine nell’ottocento dalle soppressioni degli ordini religiosi da parte di Napoleone. Dal 1822 l’edificio è adibito a teatro, ristrutturato secondo il progetto dell’architetto Gazzola.



Tra una visita e l’altra, ci è venuta fame, così decidiamo di fermarci per pranzo al Ristorante La Dogana, luogo ideale per trascorrere una serata in compagnia o per un pranzo veloce ma curato. Gestito dall’infaticabile anfitrione Pietro, coadiuvato in cucina dalla moglie Felicina e al servizio bar dal figlio Manuel, il ristorante propone ogni giorno le sue specialità piacentine, senza trascurare la cucina tipica pavese e nazionale. Si può scegliere di pranzare nell’ampio salone all’interno, o sulla terrazza (piacevolissima in primavera ed estate). L’ambiente è rustico ed elegante, un connubio raro da trovare. Veniamo accolte con la familiarità che contraddistingue le persone di queste zona: niente formalismi o abiti eleganti, qui si viene per stare bene e per riempirsi la pancia con tante ottime proposte culinarie. Ampia scelta di pizze appena fatte e cotte in forno a legna: più di 60 varietà tutte gustosissime. Vengono proposti primi sia con sughi di carne che di pesce, e ottimi secondi piatti. Come ama ripetere Pietro, qui si trova davvero “la tradizione con efficienza”. Ragazze, buon appetito!

Ristorante La Dogana Via Emilia Pavese 85 29015 Castel San Giovanni - Piacenza Telefono: 0523884121 E-mail: ristorante.dogana@email.it


Ristorante La Dogana - Sala interna


Torniamo in piazza XX settembre e procediamo sempre per via Matteotti, sino a giungere alla chiesetta di San Rocco, personaggio cui questo territorio è particolarmente devoto. L’edificio fu fondato nel 1476 su un precedente hospitale in occasione del passaggio dei Frati Serviti dell’Osservanza. Anch’essa nel 1805 venne soppressa per ordinanza napoleonica e adibita ad uso militare; nel 1863 divenne addirittura sede del mercato dei bachi da seta. Fu riaperta e riconsacrata nel 1923 con un progetto di restauro dell’architetto Arata e oggi la vediamo suddivisa in tre navate; nell’abside decorata con volte a vela si trova la statua di San Rocco. Notevoli sono gli affreschi di alcuni pittori quattrocenteschi, le statue lignee raffiguranti il Cristo Morto e la Madonna con il Bambino, opere del fiammingo Jan Geernaert. Riprendiamo la nostra auto e in via Garibaldi possiamo scorgere la facciata della Chiesa dei Sacchi, cinquecentesca, fatta costruire da Caterina De Nobili, moglie del conte Sforza. Fu dedicata a Santa Maria in Torricella, ma la denominazione “dei sacchi” deriva dai sai dei monaci che al tempo assistevano i condannati a morte e che officiavano nella chiesa. Essa è in stile tardo-rinascimentale, il campanile è seicentesco; l’interno è a navata unica con cappelle laterali e soffitto a botte. Da segnalare a Castel San Giovanni è anche l’Oratorio dei Celestini, poco distante dal Municipio, costruito per volontà della Confraternita del SS. Corpo di Cristo nel 1578. Ad oggi, dopo molte vicessitudini, è stata acquistata da privati e trasformata in sede commerciale.


San Rocco - Interno


La cittadina aderisce all’Associazione Nazionale “Città del vino” in quanto si trova in un territorio molto ricco di insediamenti vitivinicoli. Sulle colline, a confine con l’Oltrepò, si coltivano in particolare Barbera, Bonarda e Gutturnio. Lasciamo il centro di Castel San Giovanni proseguendo lungo la via Emilia Piacentina. Poco distante, sulla sinistra, ci fermiamo per una visita alla bella Villa Braghieri-Albesani del XVII secolo, già casa di campagna del conte Chiapparoni, poi dei Marchesi Scotti di Castel Bosco. La villa sorse su un precedente edificio rurale. Nel settecento l’edificio fu arricchito di arredi e ricche decorazioni. All’inizio dell’ottocento passò a Pietro Albesani e al figlio, successivamente ai Braghieri, in particolare all’avvocato Carlo Braghieri, uomo di grande cultura, dedito alle arti plastiche e figurative, nonché alla fotografia. La facciata è lineare, l’ingresso è sormontato da una meridiana. Dopo un importante restauro degli ultimi anni, all’interno della villa sono apprezzabili oggi le belle stanze (ventitre i tutto) decorate a trompe l’oeil, lo scalone d’ingresso, la sala da biliardo, la sala da letto, quella da bagno e della musica, tutte con gli arredi storici in stile impero. All’interno sono allestiti il Museo del Cardinale Agostino Casaroli, il Museo etnografico della civiltà contadina (contatti: 0523.881456-889613) e la Biblioteca Comunale. La villa è circondata da un bellissimo e ampio parco, spesso adibito a rassegne e concerti all’aperto. Dal 1996 è di proprietà comunale.



Villa Braghieri - Albesani



Per cena propongo di fermarci al Ristorante la Gritta, dove il proprietario, il simpatico Giacomo, ci fa accomodare nell’ampia sala in stile “marinaro”. La cucina, infatti, oltre alle buonissime pizze, offre anche un’ampia scelta di pesce, che qui sanno cucinare ottimamente!! Vi consigliamo il risotto al granchio e il fritto antico...ottimi!! Oltre al ristorante la struttura dispone anche di alcune camere dove si può pernottare.

Hotel Ristorante Pizzeria la Gritta Via Emilia Piacentina, 45 29015 Castel San Giovanni - Piacenza Telofono: 0523 849612 Fax: 0523 849418 www.hotellagritta.com


Io e Sara trascorriamo una piacevole serata: il dopocena passa sereno tra una birra e due chiacchiere al Barino di corso Matteotti. Appagate dalla bella giornata ci fermiamo a dormire all’Albergo Leon d’Oro gestito dalla famiglia Ghigini da oltre 30 anni con serietà e puntualità. La conduzione familiare rende il locale unico nel suo genere, facendoci sentire il cliente a nostro agio, come in una vera famiglia. Le camere sono ampie e spaziose, presentano tutti i comfort per una permanenza gradevole.

Albergo Leon d’Oro via Nino Bixio, 35 29015 Castel San Giovanni - Piacenza Telefono e Fax. 0523.849461 Cellulare: 334 5314919 E-mail: info@albergo-leondoro.it www.albergo-leondoro.it


Sarmato Il giorno dopo, su suggerimento di Sara, concordiamo che la prossima tappa sarà il paese di Sarmato, distante solo 5 km da Castel San Giovanni. Dopo una decina di minuti, infatti, siamo già arrivate. Il Comune di Sarmato nacque nel 1805, conseguentemente all’introduzione nel Ducato di Parma e Piacenza del codice Napoleonico. La tradizione racconta che Sarmato sia stato fondato dalla popolazione barbara dei Sarmati, su un territorio posto lungo l’argine del Po, da principio a difesa degli straripamenti del fiume. Successivamente, già dall’Alto Medioevo, il paese si configurò come luogo di difesa militare contro le incursioni nemiche, specialmente pavesi. Testimonianza di ciò è ancora oggi il borgo medievale con lo splendido Castello di Sarmato. Posto proprio al centro del paese, si presenta come ottimo esempio di architettura fortificata della Val Padana; è circondato da spesse mura in laterizio del XV secolo, con due torri angolari e una torre merlata esagonale. Il suggestivo ingresso ha un arco a sesto acuto e una merlatura a coda di rondine; qui sono ancora visibili gli incastri del ponte levatoio, che testimoniano l’antica presenza di un fossato.




Castello di Sarmato




Già dal XVI secolo sappiamo che il borgo era abitato e che le attività artigianali e commerciali erano molto sviluppate. Passata la porta d’ingresso, poco dopo sulla sinistra troviamo la chiesa di San Carlo Borromeo, secentesca, voluta dal conte Ferdinando Scotti. Attualmente non in buono stato conservativo, mantiene ancora all’interno le lapidi della famiglia Scotti-Douglas. Curiosando per l’antico borgo, arriviamo alla Rocchetta e al Castello, documentato alla fine del XIII secolo, proprietà del conte Gerardo (o Gottardo) Pallastrelli, personaggio legato, come vedremo, alla figura di San Rocco. Il castello si trova sul lato nord ed era la sede dell’ex presidio militare, dove si trovavano anche le prigioni. Fu probabilmente anche presidio dei longobardi, nella sua prima struttura. La prima data certa che ci forniscono le fonti storiche è il 1216, quando qui si radunarono le milizie milanesi e piacentine che conquistarono le fortificazioni ghibelline sulle alture nei pressi di Rovescala. Insieme a quelli di Castel San Giovanni e Borgonovo, il complesso castrense di Sarmato servì a proteggere la città di Piacenza dalle numerose incursioni pavesi; esso fu, infatti, uno degli avamposti della Guelfa Piacenza a difesa della Val Tidone. Il castello passò successivamente a molti altri “proprietari”, dai Pallastrelli agli Argelli, poi ai Seccamelica, agli Scotti (personaggio illustre fu il conte Alberto Scoto, valoroso difensore del Ducato, morto nel 1462) e, dal 1863, ai conti Zanardi Landi, attuali proprietari e abitanti del castello dopo la morte del duca Pietro, ultimo discendente degli Scoto.


San Carlo Borromeo



Castello di Sarmato - Giardino




L’edificio ha una pianta a U e si sviluppa su due piani, con

un ampio sotterraneo ed è affiancata da una torretta di avvistamento; è circondato da un grande parco curato meticolosamente dai padroni di casa. Incontriamo l‘odierna proprietaria, la Signora Maria Luisa Landi, la quale si dice sempre disponibile a far visitare alcune parti del castello agli interessati, previo accordi (contatti 0523.887305). La gentilissima contessa ci introduce nelle deliziose stanze della residenza, ampi saloni che presentano arredi d’epoca e splendidi saloni voltati, piccoli salottini e studi; meritevole la stanza con il meraviglioso soffitto ligneo a cassettoni quattrocentesco decorato con angioletti. Da fortificazione, il castello è oggi una bellissima residenza signorile. Ringraziamo la contessa e ci dirigiamo verso il Municipio, che è ospitato in un contrafforte del castello dal 1805.




Municipio


La storia di Sarmato è legata non solo al castello, ma anche

alla figura di San Rocco. Narra la leggenda che il Santo, nativo di Montpellier, all’inizio del trecento, pellegrinò per diverse città italiane, Roma, Rimini e Bologna, per giungere a Piacenza, dove era scoppiata la peste. In quel periodo San Rocco si era lungamente dedicato alla cura degli ammalati, sino ad essere egli stesso contagiato dal morbo. Decise così di isolarsi per evitare di estendere il contagio e trovò rifugio nella foresta situata nelle vicinanze del castello di Sarmato nel 1371. Nello sconforto e nella solitudine il Santo pregò Dio di non abbandonarlo, e avvenne il miracolo. Discese improvvisamente una pioggia limpida formando una fonte dove il Santo potè lavarsi le ferite; arrivò poi in suo aiuto un cane, che gli portò del pane per diversi giorni. Secondo la leggenda il cane apparteneva al nobile Gottardo Pallastrelli, signore del castello, il quale incuriosito seguì l’animale, che lo portò nella grotta di San Rocco. Dapprima intimorito per la gravità del male, Gottardo fu poi illuminato dalla grazia divina, si prodigò per la guarigione del santo e, dopo la sua partenza, egli stesso abbandonò i suoi beni e divenne pellegrino. Sembra che le sue peregrinazioni lo portarono su un monte delle Alpi dove morì e da lui prese il nome di San Gottardo.


Grotta di San Rocco - Interno



A

Sarmato possiamo “ricostruire” la vicenda di San Rocco attraverso le testimonianze artistiche, come la chiesetta dedicata al Santo costruita sopra la grotta dove il Santo si era rifugiato. L’attuale oratorio fu costruito nel 1681: è una graziosa chiesetta dalla facciata neoclassica, scandita da colonne e lesene con capitelli corinzi. Di fianco alla chiesetta noi ragazze scopriamo anche la grotta di San Rocco, ricostruzione dell’originale rifugio del Santo. Poco distante troviamo anche la Fontana di San Rocco, dove il Santo si lavava le ferite, datata XV secolo, successivamente rimaneggiata.


Chiesa di San Rocco



Santa Maria Assunta


Sara insiste per fare una visita anche alla chiesa di Santa Maria Assunta, del VII secolo. Le antiche fondamenta risalgono al periodo longobardo, opera del principe Bernergo, ricostruita successivamente nell’anno Mille, poi distrutta e riedificata nel cinquecento. Gli ultimi lavori risalgono agli anni sessanta; l’edificio è in stile rinascimentale, a tre navate. Contiene una pregevole statua con la Madonna del Rosario del XVIII secolo di Geernaert. Segnaliamo qui a Sarmato la Locanda di San Carlo, che in epoca medievale era luogo di sosta per i pellegrini. Fu poi ricostruita. Soddisfatte della visita di Sarmato, riprendiamo il nostro viaggio tra le cittadine del piacentino alla volta di Borgonovo Val Tidone, che si trova tra la pianura e i primi dolci colli piacentini.


Ci fermiamo a pranzo ad Agazzino, qualche chilometro più avanti, alla Vecchia Trattoria. La storia di questo locale è davvero curiosa: negli anni Ottanta Luciano Labò, un cugino dell’attuale proprietaria, pur mantenendone integra l’impostazione rustica e genuina, portò il ristorante verso una dimensione culinaria più raffinata. Nel 1987 Anna Labò, sorella del celebre tenore Flaviano, subentrò alla conduzione: appassionata di cucina fin da piccola, ma soprattutto amante delle cose semplici e genuine, si dedicò alla creazione di piatti lavorati “come una volta”. Ingredienti scelti accuratamente, attenzione all’offerta stagionale e metodo tradizionale costituiscono una ricetta vincente, in grado di offrire tutti i piatti tipici piacentini con escursioni fantasiose, come il “filetto alle fragole” e le “trofiette con verdurine”. Pasta e dolci sono lavorati a mano; i vini sono prevalentemente locali, con qualche etichetta nazionale...tutto buonissimo!

Vecchia Trattoria Loc. Agazzino, 335 Borgonovo Val Tidone - Piacenza Tel. 0523 887102 E-mail: info@vecchiatrattoria.pc.it www.vecchiatrattoria.pc.it


Vecchia Trattoria - Sala Interna




Borgonovo Valtidone Ripartiamo e giungiamo a Borgonovo Valtidone. Borgonovo fu fondato nel 1196 presso Casarnerio, perché difendesse il territorio dalle invasioni nemiche; da subito, infatti, si configurò come oppidum fortificato da spesse mura e fossati. L’impianto urbanistico rettangolare prevedeva vie a scacchiera. Anche qui non poteva mancare un castello, in realtà una Rocca, costruita dai consoli piacentini dopo una disastrosa distruzione della cittadina da parte delle milizie pavesi nel 1267. La Rocca, che oggi spicca al centro del paese, fu successivamente proprietà degli Arcelli, poi dei Visconti, infine anche dalle milizie pontificie. Nel quattrocento appartenne al marchesato di Niccolò Piccinino, poi agli Sforza; nel seicento alla Camera Ducale Farnesina e ai marchesi Zandemaria, che ne fecero una gradevole residenza signorile, arricchendola di una quadreria con opere di Correggio, Guercino, Andrea Del Sarto e Reni. Dopo la cessione del 1875, ad oggi la Rocca è sede del Municipio.



Sara si ferma per qualche foto: la Rocca è a pianta rettangolare, composta da un unico blocco, circondata da un ampio fossato. All’interno apprezziamo il loggiato e l’imponente scalone a doppie rampe. Giriamo attorno alla Rocca e, dall’altro lato, si apre una graziosa piazza dove si trova il Monumento ai Caduti, composto da una colonna forse di origine romana, sormontata da un’aquila bronzea.




La Rocca


E’ giunta l’ora di pranzo, e propongo a Sara di andare all’elegante ristorante La Palta, in Località Bilegno. Qui ci vengono proposti piatti davvero unici, un connubio perfetto tra arte e cucina. Ottimo il Mosaico d’asparagi con mousse di boccalone alle erbe, i tagliolini di riso venere con asparagi e zabaione alla malvasia e la vellutata d’asparagi con uova strapazzate al luppolo selvatico. L’artefice di tutto questo è Isa Mazzocchi, una chef piacentina e orgogliosa di esserlo, che sa donare sapore e vivacità ai piatti.

La Palta Località Bilegno, 67 29011 Borgonovo Val Tidone - Piacenza Telefono: 0523 862103 Cellulare: 345 3360722 E-mail: lapalta@libero.it www.lapalta.it


La Palta - Interno


Torniamo in città per proseguire la nostra visita. Passiamo per i giardini pubblici e, dopo poco, arriviamo alla chiesa di Santa Maria Assunta. La dedicazione alla Madonna è molto diffusa tra gli edifici sacri del piacentino e ricorda l’antica tradizione cristiana sancita dal dogma nel 1950. La Collegiata risale al 1211 ed ha un impianto tipicamente gotico, con una bella facciata in laterizio tripartita da lesene, abbellita da due monofore ai lati e tre rosoni. Termina con un tetto a capanna con tre guglie. Sul retro notiamo l’abside inserita in un piccolo giardino curato chiuso da una bella cancellata in ferro battuto. Entrate, vediamo che la chiesa è suddivisa in tre navate da una serie di archi a sesto acuto e coperta da volte a crociera costolonate, tipiche dell’architettura romanico-gotica emiliana e lombarda. Sulle grandi colonne in laterizio si possono ancora apprezzare tracce degli affreschi quattrocenteschi di pittori lombardi; da vedere il fonte battesimale, l’altare barocco di san Giovanni Evangelista. Nell’abside Silvia nota il bellissimo polittico ligneo del 1474 intagliato e dipinto dai fratelli Lupi da Lodi; bella la Cappella della Vergine del Rosario e le vetrate policrome. Usciamo e, camminando per il centro, le indicazioni ci portano al Palazzo Tedeschi, del XVIII secolo, dal bel loggiato e il giardino all’italiana. Da segnalare anche la chiesa dell’Immacolata Concezione (XVII sec), l’Oratorio del SS. Sacramento (edificato nel 1555), villa Calciati (XVIII sec) e l’antico Convento di San Bernardino. A Borgonovo si svolge ogni anno una delle fiere più importanti della zona, davvero di grande richiamo: la Fiera dell’Angelo, la domenica e il lunedì di Pasqua. Da non perdere!!




Santa Maria Assunta - Veduta laterale




Apprendiamo da un anziano signore del posto quali sono specialità tipiche gastronomiche: la chisòla (focaccia con ciccioli), la torta alle mandorle e quella al farro. Parlando di cibo ci sale un certo languorino e, sempre su consiglio del nostro nuovo amico, facciamo una visita all’Agriturismo Villa Paradiso per un aperitivo all’interno di una splendida cornice naturalistica. Ci vengono proposti stuzzichini e cocktail rinfrescanti all’aria aperta, nel bellissimo giardino che domina la vallata.

Agriturismo Villa Paradiso Località Chignoli, 143 29011 Borgonovo Val Tidone - Piacenza Telefono: 345 5574024 E-mail:info@agri-villaparadiso.com www.agri-villaparadiso.com


Villa Paradiso - Esterno


Per cena propongo di andare a gustare i sapori tipici piacentini alla Trattoria Moretta. Il locale è situato tra Castel San Giovanni e Borgonovo, proprio in Località Moretta. Si tratta di una vecchia osteria, davvero un’istituzione del luogo, usata nel XIX secolo come stazione di sosta e stallaggio per cavalli e muli. Era allora un luogo di riposo per coloro che passavano per quelle terre, attraversando le colline della Val Tidone per giungere a Borgonovo e negli altri comuni in pianura. La vecchia osteria, completamente ristrutturata, è dagli anni Sessanta meta di famiglie, comitive e amanti del buon gusto che amano la vera e genuina cucina piacentina. Da tre generazioni la famiglia di Ilaria e Donatella, che attualmente gestiscono l’attività, propongono ai loro affezionati clienti i piatti tipici della tradizione del luogo. Il regno della cucina spetta alla signora Alba, la mamma di Ilaria e di Donatella, che da tanti anni soddisfa i palati con piatti fatti in casa: tortelli di magro (ricotta e spinaci) e con la zucca, anolini di carne in brodo, pisarei e fasò, chicche, risotto ai funghi, ravioli con gallina nostrana e tagliolini tra i primi; formaggi e salumi tipici piacentini (che vengono direttamente dai produttori artigianali locali), serviti con l’immancabile gnocco fritto e salsine della casa come antipasti.


Osteria La Moretta


Ottimi i secondi, come la piccola di cavallo, un altro piatto tradizionale della cucina piacentina, i bolliti misti, agnello e cinghiale. La pasta è sempre fatta a mano. Il menu viene cambiato a seconda della stagionalità, al fine di proporre sempre cibi con ingredienti freschissimi e della zona. Il tutto accompagnato dal caratteristico Gutturnio della casa in brocca. Ilaria e Donatella sono bravissime nella preparazione dei dolci, in particolare torte, crostate, tiramisù, dolci di frutta e crema caffè. Il locale ha una saletta dedicata al bar, una per gli affezionati (sempre presenti tutte le domeniche), e altre due ampie sale. La Moretta è disponibile anche per l’organizzazione di banchetti e cerimonie, rinfreschi e matrimoni, nella sua location caratterizzata dalla semplicità della tradizione. Vi ricordiamo che il giorno di chiusura è il lunedì. Ilaria e Donatella vi aspettano per assaporare il gusto della loro terra!!

Osteria La Moretta Località Moretta, 283 Borgonovo Val Tidone - Piacenza Telefono: 0523 862551


Osteria La Moretta


Il giorno seguente, tra le varie frazioni di Borgonovo, decidiamo di fare un giro a Castelnovo, dove sappiamo c’è un bellissimo castello molto ben conservato. Oggi di proprietà privata, è adibito a ricevimenti, mostre e riprese fotografiche e cinematografiche. Il castello è molto ampio, composto da diversi corpi di fabbrica e scorci suggestivi. Carino il loggiato e il pozzo cinquecentesco. All’interno vi è un grande salone d’entrata, la sala delle stampe e la sala rosa. Si tratta di un edificio sorto prima del XIII secolo, dove soggiornò nel 1155, secondo le testimonianze, anche l’Imperatore Federico Barbarossa con il suo esercito diretto verso l’assedio di Piacenza. Durante tutto il corso del duecento il castello subì diversi attacchi e distruzioni da parte delle truppe pavesi in guerra contro Piacenza. Il castello fu ricostruito nel 1350, assumendo le caratteristiche ancora oggi visibili; nel quattrocento passò dai Visconti agli Arcelli. Nella seconda metà del 1500 il Castello di Castelnovo fu possesso dei conti Dal Pozzo. L’arrivo dei conti Dal Pozzo a Castelnovo è collegata ai tragici fatti della congiura di Piacenza del 10 settembre del 1547. In quella data venne barbaramente ucciso il duca Pier Luigi Farnese (figlio del papa Paolo III Farnese) ed il suo corpo gettato nel fossato della fortezza di Piacenza. Barnaba Dal Pozzo intervenne pietosamente facendo recuperare il cadavere del povero Pier Luigi e dandogli decorosa sepoltura. Il grande parco alberato che circonda il castello fu risistemato nella seconda metà del 1800. In quel periodo in onore della Duchessa Maria Luigia, ex consorte di Napoleone, recatasi in visita al castello, venne ampliato l’antico viale di accesso carrabile che dalla piana risale dolcemente la collina per arrivare fino al castello.


Castello di Castelnovo



Viale Campari, 74 27100 Pavia 340.5081741 www.74cafe.com


Ziano Piacentino Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo alla volta di Ziano Piacentino. Siamo ormai immerse nei colli che, in questa zona in particolare, sono caratterizzati da estesi vigneti che ricoprono in perfetti filari i dolci pendii. Percorriamo lievi salite e discese in questo meraviglioso panorama. Queste sono terre di ottimi vini: Gutturnio, Pinot nero, Bonarda, Barbera, Cabernet, Sauvignon, Charnonnay, Malvasia e Ortrugo. La cucina tipica, casereccia, è fatta di salumi e formaggi, faraona alla creta, lepre in salmì, crostata d’uva e mosto cotto.



Vitigni



Per godere delle prelibatezze tipiche del posto, io e Sara pranziamo al Ristorante Casabella, dove la cucina di Paola e Roberta richiama alla tradizione mantenendo un forte legame con il territorio e i suoi prodotti. Come antipasti assaggiamo i classici salumi Dop Piacentini: coppa, salame, pancetta, accompagnati dal gnocco fritto di tradizione Emiliana. Dalla vicina provincia di Parma proviene il migliore Crudo e lo Zibello. Come primi ci aspettano tortelli, pisarei e fasò e chicche della nonna, che sono i classici piatti della tradizione piacentina.


Nella stagione piÚ calda si propongono la tagliata d’anatra ed il Prosciutto di Praga al forno. Tra i dolci della casa ci vengono suggerite la sbrisolona con malvasia e lo strudel di mele con gelato alla crema e il budino di yogurt con salsa ai frutti di bosco. Ristorante Casabella Localita’ casa bella, 168 29010 - Ziano piacentino (PC) Telefono: 0523 862840 Fax: 0523 862840 Mail: info@ristorantecasabella.com www.ristorantecasabella.com


Ma torniamo a Ziano. Di fondazione romana, il paese fu go-

vernato dai Landi nel XIII secolo, poi dagli Scotti, Visconti e Arcelli (XV sec), Sforza e Zandemaria (dal 1691). Già da lontano si possono scorgere tra le colline i resti del castello di Ziano, situato in posizione sopraelevata, dominante la vallata. Risaliamo la strada centrale del piccolo paese, sino all’antico castrum del X secolo. Il castello fu distrutto nel 1242 dai Pavesi, nel 1312 da Francesco Scotti e nel 1321 da Galeazzo Visconti...una vera maledizione! Ciò che resta oggi è la torre con un doppio loggiato, di proprietà privata. Visitiamo anche la chiesa di San Paolo, edificata attorno all’anno Mille come cappella privata del castello, poi ampliata. Sulla facciata spiccano all’interno di due nicchie le statue dei SS. Pietro e Paolo (XX sec), di Felice Vanelli; la chiesa è a navata unica, con abside barocca e un organo ottocentesco. Dopo tutta questa cultura ci serve un po’ di ristoro!



Facciamo pertanto visita all’Agriturismo Apollo, in Loc. Pol-

lo di Seminò. La struttura è composta da una villa con torre cinquecentesca e da tre corti rurali. Una stalla del 1867, con colonne di granito e soffitto a volte, è stata adibita a sala ristorazione. La stalla è affiancata da un grande portico e da un giardino a prato da cui si domina la pianura, con le alpi sullo sfondo. Una leggenda parla di un tempio qui dedicato ad Apollo, da cui il nome dell’agriturismo. L’azienda produce uva da vino, Bonarda e Barbera per Gutturnio doc. I campi danno sulla piccola e deliziosa valle del torrente Carona.


Scendendo lungo i vigneti in poco tempo si arriva a un ampio lago con argini alberati, il luogo ideale per rilassarsi e contemplare il paesaggio.

Agriturismo Apollo Loc. Pollo di Seminò 29010 Ziano Piacentino Val Tidone - Piacentino Tel. 0523.863332 Cell. 349.7136520 349.5746848 Fax 0523 863332 E-mail: davidescarani@virgilio.it www.agriturismoapollo.it


Anche il paese di Vico Barone (frazione di Ziano Piacentino), nostra prossima tappa, è conosciuto soprattutto per i suoi buonissimi vini, coltivati sulle colline dal terreno fertile. Parcheggiamo nella piazzatta centrale e visitiamo la chiesa di San Colombano, riedificata a metà ottocento, con la facciata pulita e lineare in stile barocco. La nostra attenzione è, però, attirata dal castello di Vico Barone, del XI secolo. Questo appartenne prima all’ordine del monastero di San Colombano, nel 1376 fu invece proprietà dei Malvicini Fontana, i quali lo trasformarono in residenza signorile nel corso del XVII secolo. Il castello fu poi dimora dei marchesi Serafini; oggi è di proprietà privata. Poco distante ci appare la torre in pietra della seconda residenza dei Malvicini, oggi sede di un’agenzia agrituristica e vitivinicola. Apprezziamo inoltre l’Oratorio di San Rocco (1625) e visitiamo il Museo della civiltà contadina (aperto da aprile a settembre, domenica e festivi o su prenotazioni – contatti: 0523.868339).


Chiesa di San Colombano


Provate dal gran caldo, arriviamo all’Agriturismo il Negrese, in Loc. Negrese, vicino a Ziano Piacentino. Qui la signora Angela ci accoglie calorosamente e ci fa accomodare nella nostra stanza. Quando scendiamo per cena, ci aspettano tortelli piacentini, panzerotti, salumi piacentini, secondi di carne e ottimo pane casereccio fatto nel forno a legna...sarà di certo una vacanza all’insegna dell’aumento di peso!!

Agriturismo il Negrese Loc. Negrese 29010 Ziano Piacentino Val Tidone - Piacenza Telefono: 0523 864804 Fax: 0523-864804 www.agriturismoilnegrese.it


Agriturismo il Negrese - Esterno


La mattina dopo riprendiamo la nostra auto e il nostro viaggio. Procediamo per la Val Tidone, sinché la nostra attenzione cade su un altissimo campanile proprio lungo la strada. Ci avviciniamo e scopriamo trattarsi del famoso Santuario della Beata Vergine “Madre delle genti”, in Località Strà (Nibbiano). Qui facciamo la conoscenza di Don Carlo, il quale ci spiega che il Santuario è stato costruito sul luogo dell’eccidio di nove civili avvenuto il 30 luglio 1944 per mano delle forze armate tedesche Progettato dall’arch. piacentino Carlo Felice Cattadoni, fu eretto nel 1958, per volere dell’allora parroco Don Andrea Mutti, e consacrato il 7 maggio 1961. Don Carlo ci porta a visitare anche la cripta sottostante che è dedicata alle vittime civili della seconda guerra mondiale della provincia di Piacenza, i cui nomi sono scolpiti su lastre di marmo. Qui arde perennemente una fiaccola che fu accesa a Roma nelle Fosse Ardeatine. Nella parte superiore del santuario è collocata la statua della madonna “Madre delle Genti” che fu benedetta nel 1958 in San Pietro dal Pontefice Pio XII. Il santuario è meta di numerosi fedeli e il suo culto è molto sentito su tutto il territorio. Salutiamo Don Carlo, riprendiamo la nostra jeep alla scoperta di nuove mete.


“Madre delle Genti”




“Madre delle Genti” - Interno



Panorama sui colli di Pianello




Pianello - Campi


Rocca d’Olgisio



La nostra prossima tappa è uno dei castelli più importanti e meglio conservati della zona: la famosissima Rocca d’Olgisio. Per raggiungerla saliamo per erte stradine nel cuore dei colli piacentini, da cui si gode una vista davvero mozzafiato. Ci fermiamo qua e là per scattare qualche foto alle vallate verdissime, scandite dai campi coltivati a frumento di color ocra. Arriviamo finalmente alla Rocca, ma la fatica è pienamente appagata dalla vista del meraviglioso complesso fortificato, a strapiombo su un dirupo roccioso tra la Val Chiarone e la Val Tidone.


La struttura della rocca si sposa perfettamente con la morfologia del territorio roccioso di calanchi di arenaria, immersa nella vegetazione rupestre di rovi, noccioli, castagni e pini silvestri. Questa zona fu abitata, infatti, sin dall’epoca preistorica e successivamente fortificata in epoca romana. Secondo alcune leggende, il castello appartenne nel 550 al nobile Giovannato, padre delle Sante Liberata e Faustina, fuggite giovanissime dalla proprietà paterna con oro e gioielli di famiglia verso Como, dove fondarono il Monastero di Sant’Ambrogio.


Le prime notizie certe sulla Rocca d’Olgisio risalgono al 1037 quale proprietà dei monaci di San Savino. Passò successivamente a Uberto Campremoldo e in seguito da Alberto Della Rocca; poi venduto a Bartolomeo Fontana nel 1325 e, nel 1352, a Barnabò Visconti. Nel 1378 la famiglia dei Visconti lo concesse ai Dal Verme, che lo tennero sino al XIX secolo. Dal 1979 la rocca è proprietà della famiglia Bengalli di Pianello Val Tidone. La struttura è costituita da diversi corpi di fabbrica e da sei ordini di cinte murarie, con due entrate. La prima accede all’androne dell’Oratorio delle Sante Liberata e Faustina, adiacente al grande mastio protetto o dongione con cortile interno: si tratta della torre più alta del castello, progettata sia come punto di osservazione che come rifugio nel caso il resto della fortificazione fosse stato occupato dai nemici.


All’interno abbiamo modo di apprezzare gli splendidi saloni

arredati, affrescati a grottesche e raffinate architetture barocche, le suggestive prigioni e il rarissimo Museo delle carrozze. All’esterno, poco oltre le cinte di mura, vi sono alcune grotte che ospitavano una necropoli preistorica; esse sono legate ad avvenimenti leggendari e sacri: la grotta delle Sante (Faustina e Liberata), dei coscritti e del cipresso. (Visite guidate alla Rocca da marzo ad ottobre, sabato e domenica o su prenotazione - contatti: 0523.998075).



Panorama visto dalla Rocca d’Olgisio



I bellissimi colli piacentini


Dopo questa meravigliosa visita, riprendiamo la nostra fidata jeep e continuiamo a scoprire i colli piacentini, non prima di esserci fermate alla Locanda la Fornace per soddisfare la fame impellente. La locanda è inserita all’interno dell’azienda agrituristica, immersa nel verde della Val Tidone, raggiungibile mediante una strada panoramica, che permette di apprezzare le bellezze naturalistiche del luogo. L’Azienda offre la possibilità di una piacevole sosta e ci propone menù tipicamente piacentini. L’Agriturismo si pone l’obiettivo di far apprezzare il sapore genuino dei prodotti agricoli e dei piatti tipici piacentini: antipasto di salumi, tortelli di zucca, tortelli ricotta e spinaci/ortica, ravioli, lasagne al forno, arrosto di maiale, cotechino fasciato al Barrique e dolci della Casa...irresistibili! Azienda Agrituristica Locanda la Fornace

Localitá Fornace n.1, 29010 Pianello Val Tidone (PC) Telefono e Fax: 0523.994906 Email: info@locandalafornace.it oppure schiaffo@tiscali.it


Locanda la Fornace


Pianello Valtidone Jeep alla mano, in breve arriviamo a Pianello Valtidone, la cui zona fu abitata già in epoca molto antica, attraversando le strade panoramiche che portano in Val Luretta, dalle cui alture svettano splendidi castelli e chiese medievali. Questa zona è inoltre particolarmente ricca di insediamenti preistorici, interessantissimi per gli appassionati di archeologia (e non solo). Il territorio fu, infatti, abitato sin dall’età neolitica con villaggi su terrazze fluviali; sono visitabili, ad esempio, le grotte abitate in età neolitica a Roccapulzana, la fornace romana a Chiarone, i resti di un castello medievale del XV secolo a Fontanese. Arriviamo a Pianello in un giorno di mercato: la cittadina è vivacissima. Nella piazza principale, tra i tendoni dei molti ambulanti, scorgiamo la Rocca, datata X secolo, distrutta nella sua versione iniziale nel 1164 dalle truppe di Federico Barbarossa. Pianello passò successivamente agli Arcelli, ai Visconti e ai Dal Verme, che nel 1378 fece ricostruire la Rocca. Trasformata in dimora signorile nel XVII secolo, dal XIX è di proprietà e sede del Municipio.




Piazza del Castello nei giorni di mercato


La struttura ha una pianta irregolare, causa probabilmente dei continui rimaneggiamenti, mentre la Piazza Umberto I, dove noi ci troviamo, era anticamente occupata dal cortile e dalle scuderie della Rocca. Sara mi convince a visitare il Museo Archeologico (contatti: 0523.994111) allestito nei sotterranei della Rocca, dove sono conservati fossili e reperti di età preistorica, in particolare provenienti dalla zona del cimitero di Pianello. In Largo Dal Verme si trova anche il Museo Geopaleontologico Valtidonese (contatti: 0523.998896). Mentre Sara fa una capatina al mercato per qualche acquisto, io visito la chiesa di San Maurizio, sita proprio dietro la piazza, salendo una scalinata in pietra. La chiesa è di fondazione duecentesca e dalla facciata barocca con le caratteristiche linee ondulate. L’interno è tripartito in tre navate intervallate da quattro altari laterali. Nell’abside, sopra l’altare marmoreo c’è l’affresco dedicato a San Maurizio e a San Colombano Abate.


San Maurizio


San Maurizio - Interno



Agazzano Riprendiamo il nostro viaggio alla volta di Agazzano. Lungo la strada notiamo un bellissimo castello che svetta sul colle, poco distante dal nostro percorso. Propongo, quindi, una deviazione, quando notiamo l’indicazione con la scritta “Castello di Boffalora”. Si deve salire per una stradina stretta e sterrata, immersa nel verde (davvero suggestiva), sino a giungere all’antico Flatua Aurae, con questo bel castello. Esso è documentato già dal 1412, quando i Visconti lo infeudarono agli Arcelli. Fu poi proprietà dei Barattieri, Bonvini e degli Anguissola – Scotti dopo il 1950. Oggi la struttura è di proprietà privata e visitabile solo da fuori. E’ di pianta rettangolare, con torri e mastio in pietra e laterizio decorati dalle caratteristiche merlature coperte. All’interno si trovano edifici rurali e l’antico oratorio. Vale la pena fare una visita, per una foto e per respirare l’aria di un “castello di campagna”.




Castello di Boffalora visto dalla strada



Castello di Boffallora



Ristorante di campagna all’Ostarcello


E’ quasi ora di cena, così decidiamo di fermarci. Sulla strada che da Pianello va ad Agazzano, deviamo per il piccolo paesino di Arcello, dal quale si gode una meravigliosa vista sulle vallate piacentine. Dalla strada principale che attraversa il centro, saliamo per una vietta sulla destra, dove è indicata la presenza della chiesa. Sulla sinistra troviamo il caratteristico Ristorante di Campagna “All’Ostarcello”. Parcheggiamo nel comodo spiazzo davanti al locale ed entriamo. Massimo, gentilissimo, ci fa accomodare all’esterno, nel grande terrazzo (che contiene circa 60 posti), con una vista davvero mozzafiato. Da qui si gode il panorama della vallata di Pianello, deliziati da un clima fresco e leggermente ventilato, perfetto per chi scappa dalle afose cittadine di pianura. “All’Ostarcello”, ci dice Massimo, è nato negli anni Ottanta dalla determinazione e dalla passione per la cucina della mamma, la Signora Piera, che decise di trasformare la vecchia osteria del paese in un ristorante dove proporre cibi genuini, lavorati secondo la tradizione. Dopo la ristrutturazione, il ristorante ancora a conduzione familiare, presenta oggi al suo interno una sala al piano terra e una molto ampia al primo piano. Noi assaggiamo con gusto i salumi di produzione propria (buonissima la coppa nostrana piacentina!) accompagnati dal caratteristico gnocco fritto.


all’Ostarcello - Terrazzo


Oggi la cucina è il regno di Massimo, che prepara la pasta rigorosamente lavorata a mano, torte salate con verdure di stagione, “insalata” di gallina con olio balsamico, tortelli di zucca, tagliatelle paglia e fieno ai funghi porcini, tortelli all’ortica e classici, con ricotta e spinaci, faraona arrosto disossata e ripiena, selvaggina, bolliti misti ed arrosti. Ottima la chianina marchigiana, che arriva freschissima dal podere Casa Chierica di Silvana Benedetti di Borgonovo; anche i vini sono scelti fra i migliori della zona. In inverno è immancabile il ragù di selvaggina, mentre nel periodo estivo si organizzano grigliate con carne chianina, scozzese, irlandese e verdure ai ferri. Anche i dessert sono prodotti artigianalmente. Un ambiente familiare ed accogliente, dove si possono ritrovare i valori autentici delle tradizioni e dei sapori. Il ristorante è aperto sia a mezzogiorno che alla sera; il giorno di chiusura è il martedì. Ricordate di prenotare! Ve lo assicuriamo: è da provare!

Ristorante di campagna “all’Ostarcello” Frazione Arcello, 8 29010 Pianello Val Tidone (PC) Telefono: 0523 997179 E-mail: info@ristoranteostarcello.it www.ostarcello.it Chiusura: Martedì Ferie: Gennaio Carta di Credito: Carta Sì, Bancomat


all’Ostarcello - Interno


Pernottiamo, invece, nel bellissimo Agriturismo il Granaio, situato lungo la Strada Cantone, non lontano da Agazzano. L’azienda è a conduzione familiare e ha realizzato una nuova struttura recuperando l’edificio che una volta era adibito a granaio e stalla. Ci raccontano i proprietari che è stata da poco approntata un’accurata ristrutturazione di questo vecchio caseggiato, utilizzando materiale edile originale. Sono state così ricavate la cucina, le sale ristorazione, spazi per la degustazione dei prodotti tipici, camere per gli ospiti, giardino ed ampia zona parcheggio.


Il casale che da vita all’attività agrituristica era utilizzato in passato per ammassare i cereali prodotti in azienda - il vecchio “sulär” sottotetto appositamente predisposto nelle case rurali per poter riporre il grano - da qui la denominazione “Il Granaio”. Questo è davvero un luogo sano, lontano dai rumori e dall’inquinamento, dove coccolarsi con un buon bicchier di vino ed una fetta di fumante polenta al fuoco del camino. Nel sottotetto del vecchio granaio sono state ricavate 4 stanze matrimoniali accoglienti e confortevoli. Ognuna con bagno indipendente ed un’incantevole vista sui campi e boschi circostanti...ci troviamo benissimo!

Agriturismo il Granaio Strada Cantone, 18 Agazzano - Piacenza Telefono 0523.976150 E-mail: info@agriturismo-ilgranaio.it www.agriturismo-ilgranaio.it


Il mattino ci alziamo di buon’ora e, dopo un’abbondante co-

lazione, ripartiamo con la nostra jeep e in breve giungiamo ad Agazzano, situato in una tranquilla zona collinare tra la Val Tidone e la Val LurettaIl nome del paese deriva da Agathianum, aggettivo latino che a sua volta deriva dal gentilizio Agathius, nome di un’antica famiglia agricola della zona. Parcheggiamo nella bella piazza principale del paese, piazza Europa, una sorta di salotto a cielo aperto, da cui vediamo il Municipio, inserito in un edificio ottocentesco dalla facciata scandita da un pronao e sulla quale svetta una torretta con l’orologio. Al centro della piazza è posto il Monumento ai Caduti (1924) opera di Ugo Rancati. Poco distante c’è la chiesa di Santa Maria Assunta, datata 1881; sorge su un santuario preesistente del XVI secolo. Sempre nella piazza facciamo una sosta allo storico Albergo Ristorante Il Cervo per un caffè.


Monumento ai Caduti



Piazza Europa



Municipio



Villa Anguissola Scotti


Proprio dietro la piazza, invece, si ergono, imponenti, il Castello e la Rocca di Agazzano, insieme alla Villa Anguissola Scotti. Rocca e Castello sono il caposaldo del borgo più importante della vallata, antica proprietà (secolo XIII) degli Scotti, che ancora oggi, con la principessa Luisa Gonzaga Anguissola Scotti, ne detengono la proprietà. La Rocca, accessibile attraverso due rampe opposte di scale, si affaccia su un cortile di grande suggestione e rappresenta la sintesi tra l’austerità dell’architettura difensiva medievale e l’eleganza della dimora signorile del Rinascimento. La struttura è rettangolare, in parte circondata dal fossato, oggi trasformato in un ameno giardino alla francese sviluppato su due livelli, alla cui progettazione collaborò anche Luigi Villoresi. Il castello, riadattato alla fine del Settecento in tranquilla dimora nobiliare, al suo interno è scandito da ampi saloni, le cucine e gli appartamenti privati con i camini dell’epoca; è arredato con mobili antichi e custodisce eleganti decorazioni pittoriche e preziosi affreschi. Si possono ancora visitare le prigioni e gli alloggiamenti militari. La presenza di statue, fontane e piante esotiche contribuisce al fascino di un luogo perduto nel tempo passato.




Villa Anguissola Scotti



Veduta del Castello di Agazzano


Vil


lla Anguissola Scotti e Castello di Agazzano


Castello di Agazzano



Adiacente alla fortezza militare si erge la villa settecentesca, sorta sull’antico borgo, con affreschi e un caratteristico cortile con porticato. L’appartenenza del Castello di Agazzano a un’unica famiglia fin dalle origini e il mantenimento della struttura nei suoi aspetti medioevali e rinascimentali fanno di questa proprietà un suggestivo e raro esempio di storia, tradizioni e cultura. Attraversando le sale si possono ammirare ancora le stanze decorate a trompe l’oeil paesaggistici e gli arredi originali. La biblioteca conserva preziosi volumi del XVI secolo; vi è poi la sala del Biliardo, la sala del Giardino invernale e la sala della Musica. Dice la leggenda che attorno al castello, aleggi un fantasma (!!!), quello del conte Pier Maria Scotti, detto il “Buso” poiché, abilissimo spadaccino, quando colpiva lo sventurato avversario gli lasciava proprio un buco. La Rocca, per versatilità degli ambienti e il pregio della struttura, è adatta per eventi di diverso genere: cene, mostre, presentazioni, meeting, matrimoni, percorsi didattici. (Visite guidate da aprile a novembre, domenica e festivi o su prenotazione, contatti per Villa Anguissola Scotti e Castello: 0523.975171 / 333.2396141).


Villa Anguissola Scotti


Villa A


Anguissola Scotti - Veduta posteriore dalla strada


Dopo la visita del castello entriamo nell’elegante Palazzo dei Camini, poco distante, dove è stato ricavato un carinissimo ristorante. L’atmosfera è resa gradevole dalla presenza dei caratteristici camini, uno per sala, che vengono accesi durante le fredde giornate invernali. Lo chef Emiliano ci prepara un ottimo tortino di porro e patate profumato al tartufo nero con crema di zucca mantovana e taleggio, tortelli piacentini saltati al burro e profumati alla salvia e medaglie di filetto di maiale con crema di scalogno e patate al rosmarino e colorata allo zafferano...una delizia!!

Palazzo dei Camini Via del Mercato 10,Angolo via Esperanto 29010 Agazzano - Piacenza Telefono: 0523 976782 E-mail: info@palazzodeicamini.it www.palazzodeicamini.it


Palazzo dei camini - Interno


Segnaliamo ad Agazzano anche l’Antica Trattoria Giovannelli, che propone piatti tipici piacentini, cucinati secondo la più antica tradizione. Lasciamo Agazzano e attraversiamo la collina ricca di strade panoramiche dalle quali si scorge la pianura sottostante. Ora ci dirigiamo nella piccola località di Tavernago dove, sappiamo, si trova il grande castello, oggi trasformato in villa signorile, chiamato la Bastardina. Costruito nel Quattrocento dagli Scotti, il maniero è a pianta rettangolare con torri quadrate (il torrione d’ingresso presenta ancora gli incastri del ponte levatoio); è circondato da un fossato e da un grandissimo giardino. Quest’ultimo è un tipico giardino all’italiana progettato nel 1905 da Luigi Ghezzi, che si sviluppa i dolci percorsi di bassa vegetazione. Poco distante si trova un bosco, che già in epoca romana risaliva verso le alture. Il castello è racchiuso da una cinta muraria; vi sono diversi rustici e l’oratorio di Santa Croce. Al suo interno, ai piani superiori, si snodano splendide sale arredate e affrescate: di rilievo la galleria realizzata dal maestro Giovan Battista Ettore Vinceslao nel XVIII secolo. Il castello fu costruito per difendere la via del Sale, che anticamente partiva da Bobbio, passava per Borgonovo, fino a Milano. Il suo curioso nome deriva da un’altra fortezza militare di simile struttura che si trovava in Valle d’Aosta, denominata Bastarda. Anch’essa passò per le mani di diverse famiglie locali: gli Scotti di Sarmato, gli Anguissola, i Cremaschi nel seicento, poi dei Trissino da Lodi. i cui discendenti, Fabri Trissino, ne sono ancora oggi i proprietari. Oggi parte del parco è adibito ad un esclusivissimo campo golf club, con campi da gioco, piscina e ristorante. (Contatti: 0523.975373)


Bastardina



Bastardina


Riprendiamo il viaggio e sulla strada incontriamo una piccola chiesetta, l’Oratorio della Madonna del Portone voluta da Erasmo Malvicini Fontana e, poco più lontano, nel paese di Tavernago, la chiesa di Santa Maria Assunta, documentata dal XIV secolo, poi rimaneggiata e ristrutturata nei secoli successivi. La facciata è in arenaria (1932), scandita da lesene striate; l’interno a navata unica contiene stucchi e dipinti del settecento e un bellissimo altare maggiore barocco trasportato qui nel 1921 dal Duomo di Piacenza. Poco lontano, percorrendo un bellissimo viale di tigli, giungiamo a Villa Tavernago , inserita nella sopita campagna piacentina. Fu costruita per volontà dei Cigala Fulgosi tra il XVIII e il XIX secolo, sulle vestigia di un antico fortilizio, appartenuto a sua volta ai “nostri”, ormai, ben conosciuti Mercalli, Arcelli, Malvicini Fontana, Serafini, Guarnieri e Cigala Fulgosi. La villa si sviluppa in senso longitudinale, ha una facciata pulita, neoclassica e lineare; di fronte c’è un curatissimo giardino con una fontana in pietra con graziosi puttini. Sul retro ammiriamo un parco ottocentesco con un laghetto di fiori di loto; l’interno della villa è riccamente decorato con stucchi, affreschi ed eleganti arredi. (Contatti: 348.3132355).


Santa Maria Assunta


Villa Tavernago




Villa Tavernago - Fontana


Sara mi propone di fermarci qui per cena. Proprio dietro alla villa, infatti, si trova la Locanda Villa Tavernago, un prestigioso ristorante, che cura la cucina del territorio. Esso si sviluppa in due sale e, durante la bella stagione, anche il verde cortile offre spazi esterni gradevoli ed arredati con gusto. Veniamo accolte da Monica, la proprietaria, che per prima cosa ci fa assaggiare un ottimo Gutturnio, prodotto della tenuta della villa, chiamata Frassineto. Accanto alla locanda si trova anche l’Hotel di villa Tavernago, dove ci fermiamo. L’hotel offre 13 mini suite dotate di salottini con camino e parte notte separate, frigobar e idromassaggio...ci siamo davvero trattate bene!

Locanda Villa Tavernago Strada per Agazzano 7 29010 Tavernago - Piacenza Telefono: 339/5262937 E.mail: locandatavernago@yahoo.it www.villatavernago.it


Locanda Villa Tavernago - Ristorante


Piozzano Il giorno dopo continuiamo ad esplorare il piacentino, attratte dalla natura incontaminata, dai bei borghi dalle case in sasso, dai numerosissimi antichi castelli e chiese, che fanno capolino fra la vegetazione o che dominano su pendii dolci o scoscesi. La nostra prossima fermata è Piozzano, che sorge nella valle del torrente Luretta, affluente del Tidone. Come molti paesi della zona, si presenta composto da un centro abitato principale, circondato da una serie di frazioni piuttosto lontane fra di loro, molte delle quali appaiono come borghi rurali a sé stanti. Tutte queste località si raggiungono percorrendo strade strette anche molto panoramiche. Lungo la via che attraversa il paese si trovano il palazzo municipale primo novecentesco e la chiesa a navata unica del SS. Salvatore, al cui interno vi sono decorazioni realizzate negli anni Quaranta da Etteri, pittore di Pianello Valtidone, un bel Comune non molto distante; il santo patrono è invece protagonista di un dipinto che si trova nell’abside, realizzato da Paolo Bozzini nel 1847. Sul territorio si trovano anche i resti dell’antico castello; quest’ultimo, che sorge su di un’altura, essendo in rovina, fu abbandonato dal proprietario, il conte Ferrante Paveri Fontana, che eresse la sua nuova residenza sul versante opposto. La dimora prende però il nome della famiglia Chitti, proprietaria dal XVIII secolo.




Chiesa del S.S. Salvatore


Pranziamo alla Trattoria Stella dove restiamo piacevolmente

colpite dall’ospitalità che ci viene riservata. La signora Franca, la proprietaria, ci parla della sua filosofia in cucina: ottimi ingredienti, con carni e verdure provenienti dalla cascina di proprietà, per realizzare cibi fatti in casa dal sapore autentico. L’ambiente è semplice e curato, in stile rustico, con ghirlande di fiori appese alle pareti, che mettono allegria! Ci sentiamo subito a nostro agio. Scegliamo di accomodarci nella graziosa terrazza, e subito ci viene servito un piatto di salumi piacentini da acquolina in bocca! Come primi, a seconda della disponibilità giornaliera e del menù, si possono gustare ravioli in brodo, tortelli di zucca, “pisarei e fasò” cucinati nel rispetto rigoroso della ricetta tradizionale, gnocchi al gorgonzola o col sugo di funghi, tagliatelle al ragù, oltre ai primi di oggi: tortelli di magro e ravioloni ripieni di patate e funghi porcini, un piatto da veri buongustai!


Trattoria Stella - Interno


Tra i secondi assaggiamo l’arrotolato di vitello con frittata e contorno di patate. Qui si cucinano inoltre: anatra arrosto, gallo alla cacciatora, gallo al limone, cinghiale alla cacciatora, oca arrosto o alla cacciatora, capriolo. Chiudiamo col dolce: tiramisù, torta al cioccolato, crostata di frutti di bosco o semifreddo al torroncino e amaretto con cioccolata calda? La scelta è ardua e alla fine assaggiamo la crostata e questa golosa versione del semifreddo perché siamo curiose.. molto buono! Provate anche voi la cucina della signora Franca e non ve ne pentirete.

Trattoria Stella di Paraventi Franca Strada Provinciale 15, Piozzano - Piacenza Telefono: 0523 970115 Cellulare: 337 603748 Prezzi onestissimi


Trattoria Stella - Veduta sul Terrazzo


Trattoria Stella



Fra i castelli e i fortilizi, anche sottoforma di rovine, sono da

segnalare inoltre Torre Rizzi, di proprietà privata, e il complesso fortificato di Monteventano, anch’esso privato, eccezion fatta per la chiesa della Natività di Maria Vergine, risalente al XII secolo. In realtà, molte località appartenenti a questo territorio erano un tempo fortificate, ma i castelli presenti sono andati completamente distrutti. Pomaro, dove sorge la pieve romanica di San Vitale, è l’ex capoluogo comunale; della sua importanza resta testimonianza nell’attuale stemma di Piozzano, raffigurante un melo dai grandi frutti. A San Gabriele troviamo invece la chiesa di San Giovanni Battista, risalente all’XI secolo, e contemporanea a quella di San Cristoforo a Vidiano, località affacciata sul torrente Chiarone. Altra frazione di Piozzano è San Nazzaro, dove sorge la chiesa dei santi Nazzaro e Celso, la cui presenza è già attestata nel XIV secolo. La località più alta di Piozzano è Groppo Arcelli, che si trova a 560 metri sul livello del mare; anche qui sorge una chiesa! È dedicata a Sant’Eustacchio e risale al X secolo, anche se ha subito dei rimaneggiamenti. Essa aveva la funzione di cappella del castello che sorgeva nella località, distrutto nel duecento. E non pensate che sia finita qui! Il territorio è punteggiato da molti altri nuclei di origine castrense che ad oggi ci appaiono come agglomerati rurali. Insomma, una zona che, dal punto di vista storico-artistico, si presenta davvero ricca! Potete scoprirla a vostro piacimento, soffermandovi sui luoghi che più vi colpiscono.




Chiesa di San Giovanni



Panorama di Groppo Arcelli



Panorama di Groppo Arcelli


Durante la nostra esplorazione, dopo aver attraversato zone molto suggestive, giungiamo in Strada Groppo, lungo la quale si trova l’Agriturismo Casa del Vento. In effetti, la cima del colle su cui sorge la struttura è molto ventosa! Un ottimo clima per riprendersi dalla calura estiva. Data la posizione dominante, il panorama è stupendo. L’agriturismo è stato inaugurato nel giugno 2012, sviluppandosi sulla base dell’Azienda Agricola preesistente. Ad occuparsi dell’attività sono Pamela e Andrea, giovane coppia piena di entusiasmo ed energia, con l’obiettivo comune di dare valore alle cose semplici, ai cibi genuini e alla vita di campagna. Ci accomodiamo nella grande sala in stile rustico, con camino e ampie vetrate. I salumi sono serviti con pane fatto in casa nel forno a legna. Oggi ci sono pisarei e fasò e tortelli di magro, ma i piatti variano in base alla disponibilità stagionale, pertanto potreste anche trovare trippa piacentina e polenta col cinghiale. Di secondo, galletto e vitello, anch’essi cotti nel forno a legna. Ottime le torte: crostata, paradiso e torta al cioccolato. Noi assaggiamo queste ultime, e alla fine del pasto, riusciamo finalmente a sorseggiare il famoso bargnolino, liquore ottenuto dalle bacche di prugnolo selvatico. I vini che potete trovare qui provengono dall’Azienda Albertini di Pianello Valtidone e dalla Cantina Valtidone di Borgonovo, sempre in provincia di Piacenza.

La Casa del Vento Agriturismo Strada Groppo, 11 Loc. Groppo Arcelli 29010 Piozzano - Piacenza Cellulare: 348 4261531 Telefono: 0523 979148 E-mail: info@lacasadelventoagriturismo.com


La Casa del Vento - Sala da pranzo


Panorama visto dall’Agriturismo La Casa del Ve


ento


Resti del Castello di Montecanino



Il giorno dopo ci dirigiamo a Montecanino, che nell’anno Mille

si presentava protetta da un sistema fortificato a sei torri. LĂ dove si trovavano le scuderie è stata eretta la chiesa di San Giovanni Evangelista, di fronte alla quale ci fermiamo per riposare all’ombra di due grandi gelsi carichi di more, e per goderci la pace della campagna piacentina. Adesso, a Montecanino, ci sono i solo i resti delle antiche fortificazioni, circondati dal verde spontaneo e da belle aiuole fiorite.







Montecanino



La Trattoria Il Torrione prende il nome da queste antiche rovine. Ci fermiamo per cena e conosciamo Manuela e Gabriele, una simpatica e giovane coppia che da un anno gestisce questo locale storico, nato molti anni fa fra le rovine del fortilizio e successivamente spostatosi a pochi passi di distanza, in una struttura più adeguata. Ci guardiamo intorno: l’ambientazione è meravigliosa: la trattoria si affaccia su una corte delimitata da grandi cespugli di lavanda dove si posano miriadi di api e farfalle. Si può mangiare nell’ampia sala interna oppure nella terrazza collegata al cortile, e affacciata sulle verdi distese dei colli piacentini. In cucina il punto di forza è certamente l’utilizzo di prodotti di prima scelta! Iniziamo con un deliziosi salumi accompagnati dalla “burtlëina”, una pastella fritta in padella, realizzata con acqua, farina, sale e il tocco della casa che consiste nell’aggiunta di cipolla tritata. Come primo gustiamo i “pisarei e fasò”, realizzati seguendo la ricetta classica. In alternativa ci sono anche i ravioli in brodo. Di secondo, gli arrosti e le carni grigliate ci sembrano molto invitanti, ma decidiamo di provare la coppa al Gutturnio. Una vera delizia! Concludiamo con un dolce, non potendo resistere alle crostate della casa e al semifreddo all’amaretto, dessert storicamente legato al ristorante. Tutto buonissimo!

Trattoria Il Torrione dei Fratelli Maserati s.n.c. Località Montecanino, Piozzano (PC) Telefono: 0523 970105


Trattoria il Torrione - Terrazza



Trattoria il Torrione - Terrazza


Nibbiano Da qui ci spostiamo verso la nostra ultima tappa tra i colli piacentini: Nibbiano. Queste valli sono prevalentemente coltivate a vitigni, punteggiate da castelli e il cui fondovalle è lambito dal torrente Tidone. Le sue acque erano anticamente sfruttate da mulini: tra i più importanti quello di Borgo Lentino, dove è stato ricavato il Museo etnografico della macinazione dei cereali (contatti: 0523.998925). E’ recentemente stata istituita la Strada dei Mulini, itinerario tra i tanti mulini ad acqua distribuiti su questo territorio. Nel Medioevo erano ben 32. Alcuni sono ancora attivi o in condizione di funzionare; altri si sono trasformati in ristoranti o bed & breakfast. Nibbiano rientra nel percorso della suggestiva Strada dei Mulini che ricalca la tradizione dei mugnai lungo il torrente Tidone affluente del Po. Nibbiano ci si presenta come un carinissimo borgo, antico insediamento romano, il cui nome deriva da Curte Neblani, importante centro commerciale per gli scambi di bestiame in epoca medievale. Al suo centro troviamo il castello Malvicini Fontana, documentato dal 1029 come proprietà del diacono piacentino Gherardo; fu trasformato in palazzo dalla nobile famiglia nel XVII secolo. La struttura è molto ampia e articolata, da cui svetta il mastio e le torri rimaneggiate. Oggi è di proprietà privata.


Castello Malvicini Fontana


Borgo di Nibbiano




Piazza a fianco del Castello



Piazza a fianco del Castello



Borgo di Nibbiano


Sara, passeggiando per il piccolo borgo, scopre la chiesetta

di San Pietro costruita alla fine del XVI secolo all’interno del castello; l’elegante facciata giallina nasconde un impianto a croce latina, a tre navate, con decorazioni del senese Umberto Giunti degli anni venti.


Scorcio della chiesa di San Pietro



Borgo di Nibbiano


A

Nibbiano soddisfiamo la nostra fame alla Locanda Cesarina, sita in località Trevozzo, la cui cucina offre i gusti ed i sapori della cucina locale; la pasta e i dolci sono lavorati a mano ed i salumi sono tutti artigianali. Gli ingredienti sono di altissima qualità; fra i primi, i delicatissimi panzerotti sono un vero fiore all’occhiello. I vini sono prevalentemente locali; non manca, comunque, una scelta di etichette nazionali.

Locanda Trattoria “Cesarina” Via Romagnosi, 31 Trevozzo di Nibbiano (PC) Tel. 0523 998301 Fax: 0523 733070 E-mail: locanda@locandacesarina.it www.locandacesarina.it



Monumento ai Caduti



Campanile della chiesa di San Pietro



E con questo anche la nostra vacanza volge al termine... un’esperienza unica e interessante, tra la storia, l’arte e i prodotti della cucina piacentina. Un viaggio che consigliamo a tutti!! Cosa aspettate? Andate a scoprire le valli piacentine! Su!





“Colli e Castelli�

leggende e cultura tra i colli piacentini.

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