Guida Francigena 2012

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Via Francigena Pavia

LOMBARDIA

Guide

PAVIA e PROVINCIA

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Via Francigena Pavia

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Emanuela Marchiafava Assessore al Turismo della Provincia di Pavia

Grazie a Mabedo, oggi presentiamo il più “storico” itinerario che attraversa la nostra provincia: la Via Francigena. Questo cammino è stato ricostruito sulla base di un documento lasciatoci da Sigerico, Arcivescovo di Canterbury, che nel 994 scrisse, tornando da Roma alla sua diocesi, il diario delle varie tappe toccate durante il viaggio. Il Consiglio d’Europa, accogliendo le richieste delle reltà locali interessate, ha dichiarato la Via Francigena “ Itinerario Culturale Europeo”, affermando così, nel senso più ampio, l’identità culturale europea sia nelle sue diversità che nella sua unitarietà, in particolare attraverso la valorizzazione del suo patrimonio monumentale ed artistico.


La Via Francigena rappresentò infatti l’unione e la via di comunicazione tra le varie culture e le idee di diversi paesi d’Europa, una Europa che oggi ha molte meno barriere ma che già da allora esprimeva il desiderio e la necessità di essere unita. Sigerico, arcivescovo di Canterbury di ritorno da Roma dove ricevette il Pallio dalle mani del Papa, descrisse le 79 tappe del suo itinerario verso Canterbury annotandole in un diario. La descrizione del percorso è assai precisa ma unicamente per ciò che riguarda i punti di sosta (Mansio), perché la Francigena non era propriamente una via ma piuttosto un fascio di vie, un sistema viario con molte alternative: il tratto da Canterbury a Roma si sviluppa su di un percorso di 1.600 chilometri che parte da Canterbury, e arriva a Dover per attraversare la Manica; da Calais, passando per Reims, Besançon e Losanna si arriva alle Alpi che vengono passate al colle del Gran San Bernardo. Dalla Valle d’Aosta si scende a Ivrea, quindi Vercelli, Pavia e si attraversano gli Appennini tra le province di Piacenza e Parma passando per Ducato di Montebello, Segalara, Fornovo di Taro e poi Berceto. Da Pontremoli si prosegue per Lucca, Porcari,Altopascio, Galleno, Ponte a Cappiano, Fucecchio, San Gimignano o Poggibonsi, Siena, Viterbo per terminare a Roma. Sigerico impiegò 79 giorni a percorrere, perlopiù a piedi, tutti i 1.600 chilometri del tragitto. Dopo la riscoperta, avvenuta negli anni settanta, del Cammino di Santiago, ci si rese conto che anche in Italia esisteva un percorso simile: la via Francigena. Come era successo per il cammino spagnolo, anche il percorso della Francigena giaceva in parte sotto l’asfalto delle autostrade e delle statali che, col tempo, avevano ricalcato il tracciato di quelle che già erano state le strade principali del medioevo e dell’età romana.


L’interesse ha fatto nascere una rete di amanti della Francigena che, con vernice e pennello, hanno cominciato a segnare sentieri e percorsi. Dove possibile si è cercato di recuperare il tracciato originario, ma a volte si è scelto di deviare dal percorso storico in favore di sentieri e strade meno trafficate. La Francigena è oggi un tesoro dal punto di vista turistico, e questo ha portato le amministrazioni pubbliche a prendere coscienza della sua importanza quale possibile attrattore turistico per il territorio.


Nel tempo, è inoltre cresciuta la necessità di approntare strutture idonee per l’accoglienza dei pellegrini e infatti, lungo l’intero tracciato molte parrocchie ed istituzioni religiose ospitano ormai i pellegrini muniti di credenziale e diretti verso Roma. Si rileva anche un certo interesse mediatico dedicato alla Francigena attraverso documentari, e la pubblicazione di alcune guide, che stanno avvicinando un numero di persone sempre crescente che, per motivi religiosi o culturali, percorre zaino in spalla l’antico percorso. Alla luce di tutto ciò è facile constatare che si tratta di un progetto ambizioso, che richiede tempo, ma molte amministrazioni provinciali e comunali scommettono sul recupero della Francigena a piedi in Italia, I presupposti ci sono tutti e le istituzioni stanno lavorando per mettere a sistema l’enorme patrimonio diffuso in Italia, ed anche nel nostro territorio pavese: le tradizioni e le feste popolari, l’enogastronomia. Il lavoro è lungo, infatti oltre alla messa in sicurezza del tracciato, bisognerà affrontare il problema del reperimento, lungo il percorso, di strutture ricettive a buon prezzo dislocate a distanze regolari tra le tappe, così come sarà necessario stipulare accordi e convenzioni per i servizi e l’assistenza, che passa prima di tutto attraverso l’informazione delle popolazioni dei territori attraversati che saranno i principali attori di questa opportunità di sviluppo e d’incontro tra i popoli.


La copertina della Guida Mabedo 2012 è illustrata da Marco Lodola, artista pavese notissimo per i lavori a olio e le sculture luminose, molte delle quali sono ispirate dal mondo della musica e dal mondo della danza. Le sue opere sono oggi presenti in tutto il mondo e recensite dai critici internazionali. Lodola ha esposto nel Padiglione Italia della 53° Biennale di Venezia, all’Expo internazionale di Shangai, ha rivisitato il logo per il traforo del MonteBianco. La poliedricità è un tratto caratteristico dell’arte di Lodola. Ha realizzato illustrazioni per copertine di numerosi romanzi e saggi, ha collaborato in campo musicale, con Max Pezzali, i Timoria e Omar Pedrini. Nel 2009 ha allestito a Milano, in piazza del Duomo, il Rock’n’Music Planet, primo museo del rock d’Europa, con 25 sculture che rappresentano altrettanti miti della musica contemporanea.


Marco Lodola ha realizzato scenografie per film, trasmissioni, concerti ed eventi: dalle olimpiadi invernali di Torino 2006 alla facciata del Teatro Ariston per il festival di Sanremo 2008. Sono firmate Lodola la scenografia di alcune puntate di XFactor, gli ambienti del film “Ti presento un amico” di Carlo Vanzina e “Maschi contro Femmine” di Fausto Brizzi. Lo scorso anno ha realizzato l’installazione “Citroen Full Electric”, una delle sculture per i 25 anni della griffe Giuliano Fujiwara e le scenografie per la sfilata A/I 2012 uomo della stilista inglese Vivienne Westwood. Nel 2012 ha partecipato alla 54esima Biennale di Venezia con “Cà Lodola”, la magnifica installazione luminosa posta alla Cà d’Oro, un progetto curato da Vittorio Sgarbi. Il logo ideato per noi da Marco Lodola rappresenta una tipologia particolare di paesaggio pavese, le cui linee portanti sono le vie di terra, le vie d’acqua e i territori che a esse si correlano, sui quali si intrecciano e si incontrano in un cromatismo di grande efficacia.


Del nostro territorio si propone quella fruizione lenta detta turismo di scoperta, che consente di godere degli aspetti naturalistici, storicoartistici e ambientali in modo nuovo. perchè guardati con occhi nuovi. Un procedere lento che regala il gusto delle piccole cose, il piacere di momenti importanti ma anche quella poesia del cibo che passa attraverso l’attenzione ad antichi sapori legati alla tradizioni della terra. Ed è lo stesso paesaggio di un’area geografica a diventare un particolare prodotto tipico, perchè solo lì la si ritrova con i suoi caratteri inconfondibili, con i suoi colori, con le sue trasformazioni, con le sue forme modellate dall’uomo nel corso dei secoli. Una tipicità paesaggistica che Marco Lodola ha tanto ben interpretato. A piccoli, grandi passi verso qualcuno o qualcosa, mete di un viaggio ma anche obiettivi di vita da raggiungere, il camminare lento diventa espressione di quel percorso interiore che ciascnuo di noi fa nell’incessante scorrere della vita. Nel logo ideato da Marco Lodola, le gambe piegate dall’incedere, a volte anche con fatica, stanno proprio a significare che si cammina con il corpo; ma ancor più si cammina con lo spirito.



Presentazione La FQCommunication con il portale Mabedo, ha intrapreso una nuova avventura. Dopo aver realizzato la guida on-line dei migliori ristoranti e agriturismi 2012, abbiamo deciso di dedicare la nostra professionalità e passione alle bellezze del nostro territorio, ad un nuovo progetto di promozione turistica della Provincia di Pavia. In questo itinerario sulla Via Francigena ripercorriamo il percorso che il pellegrino si trova ad affrontare ora, partendo dal Comune di Palestro, passando per i Comuni di Robbio, Nicorvo, Mortara, Tromello, Garlasco, Gropello Cairoli, Carbonara al Ticino, San Martino Siccomario, Pavia, Linarolo, Belgioioso, Corteolona, Santa Cristina e Chignolo Po. L’iniziativa si inserisce in un progetto che mira a tutelare, promuovere e rendere fruibile il patrimonio storico, culturale e religioso, costituitosi nei secoli lungo una delle più importanti vie del pellegrinaggio. Oltre a dare informazioni utili e dettagliate sul percorso francigeno, è nostra attenzione e cura informare il turista delle strutture alberghiere, di ristorazione, negozi che incontrano sul percorso, con il proposito di dare visibilità alle attività che hanno dato la loro disponibilità al fine di realizzare questo itinerario.



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Palestro Robbio Nicorvo Mortara Tromello Garlasco Gropello Cairoli Carbonara al Ticino


92 98 114 120 132 138 142

San Martino Siccomario Pavia Linarolo Belgioioso Corteolona Santa Cristina Chignolo Po’


Introduzione All’imbrunire di una giornata di fine inverno, proprio quando il sole sta tramontando e la primavera annuncia il suo arrivo regalandoci qualche attimo di luce in più, a me e alle mie amiche, compagne di avventure, nasce lo stesso desiderio: conoscere ed esplorare la nostra provincia in un modo diverso da quello che avevamo fatto fino ad ora. Spesso sentiamo parlare di percorso spirituale, di pellegrinaggio, di ricerca del proprio Io come ricongiungimento con Dio, e dopo alcune ricerche, scopriamo che proprio vicino a noi, vi è una via che viene percorsa ogni anno da centinaia di pellegrini, la Via Francigena. Ignoravamo che questa è, insieme a Gerusalemme e a Santiago di Compostela, una delle tre mete principali del primo millennio nell’Europa cristiana. Il percorso, per quanto riguarda la provincia di Pavia, parte dalla Città di Palestro, per giungere dopo circa 130 Km a Chignolo Po’. Ormai è deciso, si parte. Macchina fotografica e diario per gli appunti pronti. Automobile e trolley pronti. Voglia di avventura di arte e cultura…bè, quella è indispensabile!



Palestro

Roggia


Il primo giorno del nostro viaggio lo trascorriamo nella Città di Palestro, dove ci rechiamo subito presso il Municipio e lì ci accolgono calorosamente il Sig. Bertotti Fabrizio e il Sig. Ubezzi Pierangelo. Nessuno, meglio di loro, avrebbe potuto indicarci i principali punti di riferimento della città con tanta passione e conoscenza. Ci accompagnano a vedere la meravigliosa Chiesa di S. Giovanni, la quale ha origini antichissime; fu inaugurata il 24 giugno 1627. La facciata seicentesca, asimmetrica, è caratterizzata da forme molto semplici e da una statua del Battista sopra la porta. Entrando, a sinistra, si trova un interessante quadro, da poco restaurato, che rappresenta Cristo Crocifisso con la Madonna e San Giovanni Evangelista, rispettivamente affiancati da San Giovanni Battista e S. Marta. Sullo sfondo si vedono le mura di una città turrita.


Dopo aver visto l’interno della Chiesa, torniamo sulla via principale, via Umberto e decidiamo di fare una dolce pausa alla Pasticceria Delizie. Ci accoglie la gentilissima Isa che ha appena sfornato le brioche fatte da lei. Che profumo e che bontà!

Pasticceria gelateria “LE DELIZIE” da Isa Pasticceria gelateria “LE DELIZIE”da Isa Via Umberto I, 22. Palestro (Pv) Tel: 0384 - 677163

Sempre in Via Umberto passiamo davanti al ristorante “Il Conte di Torino”dove sicuramente andremo a pranzo nel prossimo viaggio che faremo. Dopo questa piccola pausa, il Sig. Fabrizio ci accompagna a vedere l’Ossario, il famoso monumento commemorativo della battaglia. L’Ossario racchiude i resti dei caduti piemontesi, francesi e austriaci. La battaglia di Palestro si svolse nella notte tra il 30 e il 31 maggio del 1859 e nella giornata del 31.


Il Sig. Pierangelo ci ha raccontato un aneddoto che ha fatto commuovere la romantica Sara, i protagonisti sono due innamorati. E’ stata ritrovata una lettera che un soldato ha scritto alla sua amata Giulietta di Asti, la quale aspettava con ansia sue notizie. Nella lettera il soldato descrive la situazione a Palestro e scrive che l’esercito si stava preparando e che il giorno seguente si sarebbero incamminati per Robbio, tutto questo faceva intuire che l’esercito considerava finita la guerra. Invece, il giorno seguente, l’esercito austriaco invade numeroso il territorio e lì vi fu la battaglia che causò inevitabilmente la morte di moltissimi soldati. Si dice che in quell’occasione il Generale Cialdini, che era a capo del reggimento, riuscì a sconfiggere l’esercito che si trovava nella roggia per riposare, li colse di sorpresa rilasciando l’acqua nella roggia che li invase. Questo aneddoto non è stato confermato ufficialmente ma si tramanda da generazioni.


Ossario


Dopo aver visto l’Ossario ci accorgiamo che è già ora di pranzo, andiamo diretti al Vecchio Mulino in Via Umberto. L’accoglienza è fin da subito calorosa, ci accomodiamo e, non essendoci un menù cartaceo, ma le proposte del giorno, la signora Graziella, moglie del cuoco, ci propone le specialità, io ho optato per la buonissima Paniscia che è un gustoso e nutriente piatto unico a base di riso con fagioli e il salame della duja, Sara invece per un risotto con le ortiche e Lara ha scelto un secondo, un fritto misto piemontese, buonissimo! E’ stato difficile poi scegliere uno dei tanti dolci, tutti preparati da Mario, marito di Graziella, cuoco e titolare del ristorante. Io non riesco a rinunciare alla crostata con la marmellata di albicocche preparata con amore da Graziella, Sara gusta una deliziosa torta di mele e Lara prende un semifreddo al cioccolato.


Ristorante Vecchio Mulino


Il Vecchio Mulino è un luogo ricco di storia, antico di sei secoli,; infatti la sua costruzione data al 1450 da parte del conte Vitaliano Borromeo. La proprietà rimase inalterata sino al 1700, quando l’ultimo feudatario di Palestro, il conte Gilberto Borromeo, per gli sconvolgimenti della Rivoluzione Francese e di Napoleone, vendette tutto. L’imponente piena del fiume Sesia del 1968 danneggiò parecchio il Mulino che, con la successiva ricostruzione, fu trasformato in ristorante. Quanta storia in questo luogo, ottima decisione aver pranzato qui! E’ stato un vero piacere conoscere la signora Graziella, il signor Mario e il resto del personale. Salutiamo e ringraziamo per la cortesia e l’ospitalità, solo dopo aver bevuto un ottimo caffè.

Ristorante Vecchio Mulino Palestro Via Umberto I, 99 - 27030 Palestro (Pv) Tel. 0384-677105 E-mail: vecchio.mulino@katamail.com Sito: www.vecchiomulino.altervista.org


Ponte nuovo - Palestro

Abbiamo appuntamento alle 15.00 con il Sig. Fabrizio, che ci accompagna a fare qualche foto del ponte che è stato costruito da poco e che è percorribile anche in macchina. Altro punto suggestivo del percorso si trova dove si incrociano le rogge. Qui è stato migliorato anche il percorso pedonale che collega Palestro a Robbio attraverso i campi. Giornata impegnativa, ma ci siamo divertite! Ora tutte a letto e domani passeremo un’appassionante giornata a Robbio!


Veduta Palestro


Robbio

Castello di Robbio


Una bella giornata di sole ci dà il buongiorno! Circa 6 km ci separano da Robbio, siamo curiose di visitare la Città di Robbio anche perché è il Comune con il maggior numero di volontari e infatti viene riconosciuta come Capitale del volontariato. Giunte a Robbio, chiediamo informazioni su i principali punti di riferimento per la Via Francigena presso il comune, lì ci accoglie l’assessore alla cultura Francese Roberto. Ci indica le Chiese di San Valeriano, San Pietro, Santo Stefano e San Michele. Ringraziamo per la disponibilità e la gentilezza con la quale ci ha accolte e ci incamminiamo verso la Chiesa di San Valeriano, la grandiosità della sua struttura è indice dell’importanza della sua funzione sulle rotte europee per la Francia ed il Nord - Europa ed in senso inverso per Roma. Ricco di donazioni terriere imperiali e feudali, il monastero con tutte le sue strutture, doveva garantire gratuitamente sosta e ristoro materiale e spirituale, ai messi imperiali e papali. Più volte fu saccheggiato dalla soldataglia dei vari eserciti che si combattevano. Anche la chiesa fu sacrilegamente violata e distrutta nel corso dei secoli come dimostra l’incisione leggibile sull’ultimo pilastro a destra che recita: “1216 1 die... septeb fuit destructo monaster....”. L’interno è a tre navate e il suo schema planimetrico riflette il disegno a croce latina. Queste informazioni ce le racconta Corrado Morelli, intenditore d’arte e presidente Pro Loco, ci accompagna nella visita delle Chiese e di questa ci racconta anche che all’interno degli enormi pilastri di marmo è stata ritrovata un’urna cineraria scavata, sono state rilevate diverse sepolture avvolte nella base dei pilastri.


Non porta tracce d’affreschi se non qualche medaglione nell’incrocio dei cordoli di volta in cui si legge la figura di un vescovo che potrebbe essere quella del Santo titolare, S. Valeriano. Questo Santo, vescovo di Abbenza (Tunisia), morì nella persecuzione di re Genserico nel 460. I cristiani, all’epoca dell’invasione musulmana, ne portarono la salma, con quella di S. Agostino, prima in Sardegna e poi a Pavia. Qui rimasero i resti del Santo Dottore; quelli di S. Valeriano vennero inviati a Robbio. La chiesa, diroccata nella parte absidale, è stata resa officiabile con la chiusura operata a termine delle navate e utilizzando lo spazio disponibile per le funzioni sacre.

San Pietro


Dopo aver visto la Chiesa di San Veleriano, ci dirigiamo presso quella di San Pietro, Gioiello d’arte romanica, restaurata e riportata al suo primitivo aspetto architettonico nel 1960, si presenta ora bellissima e perfetta nella nobiltà del suo disegno millenario. Viene datata 1125-1150. Opera delle mani esperte delle maestranze lombarde operanti nella padania nord-occidentale, trova qui la sua espressione migliore anche se il campanile è stato elevato posteriormente. Prezioso è il cotto del portale e gli affreschi dell’interno che, sparsi sulle superfici dei pilastri e del catino absidale, ci offrono una melodiosa e colorita visione delle più significative scene evangeliche e immagini di santi il cui culto era localmente molto diffuso. Riconoscibile nella semicalotta centrale, in mandorla, il Cristo Salvatore attorniato dai simboli dei 4 evangelisti e scene sacre, la così detta bibbia dei poveri, per una facile lettura pedagogica agli analfabeti abitanti del borgo, S. Pietro con le chiavi, S. Pietro da Verona martire e S. Giovanni Battista. Caratteristico è l’affresco rappresentante la SS. Trinità, datato 1507, con le tre immagini uguali del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che racchiudono, nel loro simbolismo grafico, accese diatribe teologiche, risolte solo con i decreti del Concilio di Trento che stabilì non doversi più rappresentare la Trinità con le tre figure dai volti, dai gesti e dal portamento, uguali.


Nei pressi era ubicato, come si rileva da documenti del XIII secolo, un ospitale: “Hospitale quod est iuxta portam S. Petri de Rodobio”, di servizio ai pellegrini che, numerosi percorrevano la Via Francigena e che non si fossero fermati presso i monaci del vicino monastero cluniacense di S. Valeriano che abbiamo visto poco fa. Inevitabile una pausa alla gelateria Crème per mangiare un buonissimo gelato artigianale prodotto da Paolo. Michela ci offre un assaggio della novità, gelato”cremino”, un piacere per il palato! Ora ci spostiamo e andiamo a vedere la Chiesa di Santo Stefano, La chiesa è stata consacrata nel settembre del 1795 dopo una critica edificazione durata decenni. E’ stata costruita sui resti dell’antica pieve la cui adiacente canonica è ancora ben rilevabile nei resti incorporati in una dipendenza della casa parrocchiale. Lo stile architettonico evidenzia i molteplici e differenti interventi operati nel corso della sua costruzione. Nel 1965 sul frontale è stato apposto un bassorilievo opera dello scultore Cassino. Nell’interno sono da rilevare il bellissimo altare barocco della Madonna del Rosario, con i 15 medaglioni dei misteri e i Santi Domenico e Caterina in legno scolpiti, l’altare di S. Bovo, che gli sta di fronte, il coro ligneo, provenienti dalla soppressa chiesa della Madonna delle Grazie. Preziosissime sono le tavole dell’Assunta di Giuseppe Giovenone (1573). Altrettanto prezioso è il pavimento in mosaico molto elaborato, del 1851, che caratterizza, nella sua grande maestosità, l’interno dell’unica navata. La chiesa è sede delle nobili sepolture di cinque familiari dell’ultimo feudatario, il marchese Orsini Roma, da Milano.


Nella prima cappella a destra dell’entrata, è stata posta una lapide con la cronologica successione dei prevosti robbiesi, dal 1057. Se volete potete pranzare“da Mino”che si trova in via San Valeriano. Ci fermiamo all’Azienda agricola Molino Miradolo dove la gentilissima Paola e il marito Fulvio ci accolgono e ci regalano una bottoglia di vino celtico, famoso in tutto il mondo, siamo curiose di degustarlo!


L’ultima Chiesa che dobbiamo visitare qui a Robbio è la Chiesa di San Michele. Ha una facciata a capanna e di particolare interesse il cotto del rosone di facciata e di quello del portale. All’interno, affreschi tappezzano la parete sinistra e mostrano, pur nei limiti del livello artistico dei pittori, la buona mano della scuola vercellese se non proprio specificamente della bottega laniniana. Questa Chiesa, ci riferisce Corrado, è stata utilizzata come ospedale da campo nella Seconda Guerra di Indipendenza, dopo l’invasione degli austriaci. E’ stata una giornata impegnativa, ma ricca di soddisfazioni! Ora abbiamo proprio voglia rilassarci e di goderci una buona birra, andiamo da Elia e Alex allo SHAMROCK IRISH PUB in viale Gramsci. Ordiniamo una Guinness per me, una Celtic Lager per Sara e per Lara una Kapuziner. Insieme alle birre stuzzichiamo qualcosa in attesa della cena. Abbiamo l’imbarazzo della scelta, dopo qualche minuto di consultazione ordiniamo una costata di Chianina per me, un’orecchia di elefante per Lara e per Sara wurstel e crauti! Mmm...che meraviglia! Oltre a quello che abbiamo ordinato, abbiamo consultato le week end proposte. Beef and Guinnes e lo stinco di maiale! L’ambiente giovane e piacevole ci ha proprio fatte rilassare e divertire! Ringraziamo Elia e Alex per l’ottimo servizio e per la simpatia.

SHAMROCK IRISH PUB di Alex e Elia VIALE A. GRAMSCI 5/7 27038 Robbio (PV) Tel. 393. 0915850


Shamrock Irish Pub


Albergo Moderno Bar Trattoria


La giornata a Robbio è terminata, siamo più che felici di aver conosciuto questo paese, accogliente, giovane e dinamico! Siamo all’albergo Moderno Bar Trattoria e ci accoglie Lidia. Lo stile è informale, ma curato in ogni particolare. Beviamo un caffè al bar e ci rilassiamo un pò nell’angolo relax dove vi sono due divani e poltrone comodissime. L’accoglienza è calorosa e Lidia ci accompagna nella nostra camera. In origine il luogo dove ora si trova l’hotel, è sempre stato un luogo sosta, ritrovo e commercio. Ai tempi c’era una stalla di sosta per carrozze di passaggio tra Pavia e Torino con cambio cavalli, successivamente è sorto il rinomato “ Leon D’Oro” (questo è il nome antico) dove si ritrovavano per la merenda amici e sopratutto l’attrazione maggiore, Le Mondine che arrivavano da tutto il territorio.


L’albergo risale a l’ epoca fiorente del paese, edificato su tre piani, l’ ultima ristrutturazione è avvenuta nel 2011, il piano terra composto da un ampio salone-bar integrato alla hall, sala pranzo e tre piani di camere. Un’ ampia vetrata che si affaccia sulla via del centro e sul mercato settimanale, sul fronte ondeggiano le bandiere di diversi paesi che annunciano la nostra ospitalità.


Posizione dell’hotel: L’albergo Moderno Bar Tarttoria si trova sul percorso della Via Francigena (tra Vercelli-Mortara), al centro del paese, nel bel centro storico, a pochi passi dalle Chiese Secolari, ricche di affreschi cinquecenteschi, del Quartiere di aspetto Medievale, dal Castello del IX secolo, dal delizioso parco, con la sua Fontana centrale di fiume d’acqua fresca.



Il servizio offerto dall’hotel comprende: Cucina con orario continuato (11:00 - 22:00); Piatti Tipici Lomellini; Flessibilità per l’orario dell’ abbondante colazione; Servizi agevolati. Le camere sono particolarmente curate nell’igiene; Set di Cortesia molto assortito; Servizio di Tè a disposizione 24 ore; Assistenza da e per la stazione ferroviaria; Prenotazione prossimo alloggio. Piano-Bar libero, per chi piace la musica fai date” il piano” è a disposiozione per intonare qualche nota o accompagnare una canzone! Albergo Moderno Via Mazzini, 1 – 27038 Robbio (PV) Telefono: 0384.672685 Cell.: 389 4786456 E-Mail: moderno-hotelbaristorante@live.it Sito: www.albergomodernorobbio.it


Nicorvo Veduta aerea Nicorvo

Dopo Robbio arriviamo a Nicorvo che è un piccolo paese conosciuto soprattutto per la coltivazione di riso. Faremo una tappa veloce qui, quindi ci dirigiamo subito verso la chiesa principale. La chiesa di S. Terenziano si trova ancora al centro del paese, ed è stata recentemente ridipinta all’esterno ma purtroppo per ora è stato impossibile restaurare il dipinto che si trova al centro sulla porta principale esterna. Il dipinto, che rappresenta il martirio del santo, è così rovinato che è quasi impossibile vederlo.


Una delle difficoltà del restauro sta nel fatto che non si riesce a trovare una foto che ritragga il dipinto, per poterlo così portare al suo stato originale. All’interno il dipinto migliore è la tela del coro che rappresenta la B.V. del Rosario col Bambino Gesù tra gli angeli avente ai piedi S. Domenico e S. Terenziano V. e M., ed è attribuito alla scuola del Lanino. La festa patronale è la prima domenica di settembre. Voltando le spalle a questa chiesa, scopriamo che proprio lì, su quell’incrocio così pericoloso, all’ombra di una gigantesca magnolia c’è il santuario della Madonna del Patrocinio. Apparentemente sembra una piccola chiesetta semi abbandonata e semidistrutta! Comunemente da tutti viene chiamata La Madonnina e l’amore, la devozione e il rispetto che tutti gli abitanti del paese hanno per questa effige è grande e infinita!! La chiesetta-santuario un tempo era probabilmente una semplice cappelletta edificata intorno al 1500 e che venne poi trasformata nel 1764. La tradizione ci racconta che questa cappella una volta fosse girata al contrario e facesse parte del cortile dei padri gesuiti che allora risiedevano a Nicorvo. Oggi quel cortile e la casa adiacente sono una proprietà privata.


Entrando a sinistra, non si può fare a meno di notare una piastrella gialla e blu incastonata in un quadro, sono ben visibili la conchiglia, simbolo di Santiago de Compostela e le chiavi decussate, simbolo di Roma luoghi storicamente conosciuti per il pellegrinaggio. La piastrella, unica in tutt’Italia, è stata donata alla Madonna nell’ottobre del 2006 dalla Confraternita di San Jacopo di Compostela di Perugia durante la festa a lei dedicata. I confratellipellegrini chiesero la benedizione, la protezione e il patrocinio per tutti i viandanti sulle strade del mondo ed in particolare per i pellegrini che percorrendo la via Francigena, passano appunto da Nicorvo.


Veduta di Nicorvo


Mortara

Dopo la breve tappa a Nicorvo, arriviamo a Mortara e lì passiamo un intero pomeriggio. Alla periferia della città sorge l’abbazia di San’Albino lungo la strada statale 494, nel luogo che secondo la tradizione fu teatro della cruenta battaglia nel 773 tra l’esercito franco di Carlo Magno e quella dei Longobardi guidati dal loro Re Desiderio.


Nella mischia che causò la disfatta dei Longobardi e un grande numero di morti, caddero due paladini di Carlo Magno, Amelio d’Alvernia e Amico di Beyre, la cui morte ispirò molte canzoni di gesta francesi. Venne dotata nel 774 di un collegio canonicale dal celebre abate Alcuino Albino. Nel medioevo per i pellegrini provenienti dalla Britannia e dalla Francia e diretti a Roma, Sant’Albino rappresentava un’obbligata tappa spirituale. Lo stile architettonico nasce da un originale accostamento fra lo stile romanico, ben riconoscibile nell’abside, e lo stile rinascimentale che è evidente nella facciata e nella navata.


Lo stile architettonico nasce da un originale accostamento fra lo stile romanico, ben riconoscibile nell’abside, e lo stile rinascimentale che è evidente nella facciata e nella navata. Sul lato sud del portico che completa la facciata è addossato un fabbricato rurale, forse parte dell’antico convento, oggi ormai in gran parte diroccato. Sul fianco destro della chiesetta i resti del chiostro, a loggiato in muratura con architravi in legno e con una finestra gotica trecentesca a motivi agresti; sul fianco sinistro una testa di fontanile circondata da lussureggiante vegetazione. Interno: nella parte destra tre affreschi eseguiti nel 1410 da Giovanni da Milano e raffigurati Sant’Antonio Abate, il Battesimo di Gesù e Madonna in trono con Sant’Albino, Jacopo, Sant’Agostino e il committente. Accanto a quest’affresco si notano i segni che i pellegrini incisero sui mattoni per ricordare il loro passaggio: la più antica data leggibile risale all’anno 1100. Un altro affresco di anonimo si trova sulla parte sinistra del presbiterio e raffigura una Madonna con Bambino e Santi.





Tromello

Tromello, tappa presso il comune dove ci accoglie il Dott. Paolo Verlucca che è l’assessore alla cultura, e ci presenta un’appasionato ed esperto sulla via Francigena e punto di riferimento per il paese, il signor Giancarlo Bindolini. Sarà lui che ci accompagnerà nella visita della chiesa di San Rocco, non ci sarà possibile visitare la Chiesa di San Martino Vescovo perché purtroppo al momento non è agibile a causa di un restauro del campanile. Giancarlo ci accompagna all’interno della chiesa di San Rocco e ci racconta che l’epoca della sua costruzione non è certa, anche se si narra che fu costruita, per voto popolare per la cessazione della peste del XV secolo.


Recenti studi e ricerche, portano a retrodatare la sua nascita in quanto nel vano scala che porta all’organo, nella primavera del 2000, è stato portato alla luce uno splendido affresco, mai registrato in nessuna documentazione, raffigurante sei Santi, (dovrebbe essercene un settimo, ma coperto da uno spesso muro): Santa Caterina (completamente rovinata), San Sebastiano e San Rocco (spendidi), San Tommaso d’Aquino, San Cristoforo e San Girolamo (parzialmente rovinati) databili nella seconda metà del XV secolo. Dalla visita pastorale del 1565, viene ricordato che i confratelli sono 24, ma la caratteristica della chiesa di quel periodo, sta nel fatto che la stessa è divisa in due parti mediante una parete, nella quale vi sono due finestrelle chiuse con tavole: dalla parte dell’altare ci sono due solai, uno dei quali serve da magazzino per i confratelli, l’altro serve come “hospitale” per i pellegrini. Questo fatto, induce a pensare che la chiesa sia molto antica, e da secoli, fungesse come ricovero per i viaggiatori. Altro fattore, che può convalidare l’antichità della chiesa è la testimonianza di un sacerdote, incaricato dal Vescovo pavese d’indagare sull’anno di nascita delle Confraternite tromellesi, (erano quattro) per quanto riguarda i “sanrocchini” ammette candidamente: “non ho ritrovata niuna fondazione di detta scolla”.


Si tiene conto che l’indagine è del 1607 e già allora la Confraternita era così antica che non si riusciva ad avere notizie sulla sua fondazione, certamente, nel XV secolo, la chiesa esisteva già, ma da quanto tempo? L’altare maggiore, in marmo rossiccio e nero, pare che provenga da una chiesa pavese, ed è del XVIII secolo. Com’è normale, vari rifacimenti portano la chiesa allo stile barocco attuale: l’ultimo intervento alle strutture risale al 1909, anno in cui fu rifatta la facciata e alzato il tetto.


Gli affreschi raffigurano un ciclo di dipinti situati nella chiesa sul lato sinistro della navata centrale, più precisamente all’interno del vano scala che dalla navata stessa porta all’organo situato in controfacciata sopra il portale d’ingresso. Tali affreschi, che ricoprono quasi interamente la parete, facevano probabilmente parte di un più vasto ciclo pittorico che in origine decorava un’antica cappella situata in quale punto, ora murata, di cui si riconoscono a tutt’oggi avanzi del cornicione interno.


La porzione oggi visibile partendo dall’ingresso e salendo le scale rappresenta cinque Santi nel seguente ordine: Santa Caterina di cui sono visibili solo l’iscrizione ed il volto, San Sebastiano e San Rocco molto ben conservati e di notevole qualità, San Tommaso d’Aquino e San Cristoforo con sulle spalle il bambin Gesù rovinato dalla posa dei gradini della scala. Un sesto Santo, San Gerolamo, si trova in corrispondenza del sottoscala che ospita il contatore della luce. E’ ipotizzabile la presenza, a sinistra di San Gerolamo, di un settimo Santo non individuabile in quanto vi è uno spesso muro addossato a quello originario. Merita menzione la scritta visibile sopra Santa Caterina “ Die Mzij Domenichus De Nocte Fecit Per” in testo nero su fondo bianco. Documentazione relative alla visita Pastorale in Tromello nel 1744 fanno menzione di un sepolcro situato in quel punto. Poiché da ricerche è risultato che i DE NOCTE erano una famiglia facoltosa del paese, la supposizione è che possono essere stati i committenti della cappella e degli affreschi e che il sepolcro citato fosse proprio quello di un membro di tale famiglia. La tradizione del Crocione è famosa a Tromello anche se non si sono travati documenti che indicano le origini di questa tradizione religiosa. E’ probabile che questa tradizione sia nata verso il 1630 quando in Lomellina si diffuse la terribile peste che portò ad una grande devozione per San Rocco, protettore degli appestati, e che la stessa sia stata poi tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nostri.


Il Crocione


Da un documento sappiamo che questa usanza era prerogativa della Confraternita di Santa Maria Loretana. Si presume che nel 1800, la confisca della Confraternita da parte del Governo Francese, la tradizione sia stata trasferita dai fedeli nella Chiesa di san Rocco; sappiamo anche che la divisa originale dei sanrocchini era di colore verde e che venne sostituita nel 1895 da una tunica bianca con mantellina e medaglione dorato di San Rocco. Il personaggio di questa manifestazione fu e sarĂ sempre misterioso; esso indossa una tunica rossa con cappuccio che gli copre il viso, a piedi scalzi con le catene legate alle caviglie che vengono trascinate sul selciato e porta una pesante croce di legno sulle spalle. Tale personaggio suscita ai presenti alla manifestazione sensazioni tali che danno l’impressione di trovarsi veramente di fronte a Cristo. Questo personaggio, si presume che sia un penitente, oppure una persona che chiede grazia particolare, è condotto da un cireneo dagli uomini del sinedrio che portano delle lampade per illuminare la scena, mentre i sanrocchini in divisa bianca tengono a distanza la folla numerosa che segue la processione.


Una nota di colore relativa a questo evento è la curiosità della popolazione e di chi vi partecipa che di anno in anno tenta di scoprire, senza esito, l’identità del penitente di turno osservandone, per quanto sia possibile, attraverso la tunica le caratteristiche fisiche. Tale manifestazione (processione) viene svolta tutti gli anni nella serata del giovedì Santo. Vicino alla chiesa vi è il Palazzo Brielli.


Il grande palazzo può essere fatto risalire al XVII secolo, anche se c’è chi afferma sia del secolo precedente. Durante le guerre risorgimentali, molti alti ufficiali, sia austriaci che piemontesi, presero alloggio presso il Palazzo. Risulta da fonti storiche che anche il Maresciallo Radetzky vi abbia dimorato per un breve periodo. Nel corso degli ultimi anni, il Palazzo è stato oggetto di un curatissimo restauro che lo ha portato all’antico splendore. I Brielli, antica famiglia benestante, per diversi secoli, rappresentavano la “Legge” in quel di Tromello, essendo notai e avvocati per generazioni. Abbiamo deciso di fare solo una tappa veloce a Tromello, ma è stato Il Sig. Giancarlo ci rende omaggio con una pergamena realizzata unicamente per i pellegrini e ci mostra anche la nuova versione, una cartolina di “Tremel”. Salutiamo e ringraziamo il Signor Giancarlo che ora deve dirigersi verso i campi fuori paese nei pressi di S.Albino, dove è pronto ad accogliere due pellegrini francesi con la sua meravigliosa bicicletta tricolore!


Palazzo Brielli - Ingresso, interno


Lasciamo Tromello e torniamo sulla strada principale e ci fermiamo a mangiare dall’amico Luigi, che ci accoglie nel suo ristorante il Boss de le balze. Ci accomodiamo ed essendo sia ristorante che pizzeria, possiamo scegliere ciò che preferiamo. Infatti, Sara ordina una “pizza alla contadina” io una grigliata di carne e Lara un fritto misto di pesce. Non ci facciamo proprio mancare nulla! Racconto alle mie amiche di essere stata qui per la cerimonia di mio cugino Giuseppe e sua moglie Annalisa, è stato un ricevimento da favola!

Ristorante Pizzeria Boss de le balze Strada statale 596 per Mortara 27020 Tromello (Pv) E-mail: contatto@bossdellebalze.it Sito: Bossdelebalze.it Tel. Ristorante: 0382 / 86226 Tel. Pizzeria: 0382 / 86401



Garlasco

Garlasco è una città che merita un bel week end, come nostra abitudine, ci rivolgiamo al comune per avere indicazioni precise sul da farsi, chiediamo di parlare con il sindaco il Dott. Farina che ci accoglie e ci presenta il Sig. Sandro Maffei che è l’assessore agli eventi che ci accompagna a vedere la Chiesa di S. Rocco che si trova proprio vicino all’ostello che è a disposizione dei pellegrini che percorrono la via Francigena, infatti io, Sara e Lara ci fermeremo qui una notte. La Chiesa di S.Rocco è stata costruita per volere del conte Giovanni Castiglioni nel 1570, la piccola chiesa, ancora oggi sede di confraternita, era dotata di molti beni artistici che andarono perduti in conseguenza delle depredazioni di età napoleonica.


Oggi in essa spiccano le decorazioni di artisti locali come Canevari, Panzarasa e Sampietro.

Il signor Sandro ci mostra ciò che resta del castello e poi ci accompagna presso la Chiesa della S.S. Trinità, anch’essa sede di confraternita, come la chiesa di San Rocco, fu fondata nel 1612 e riedificata nel 1712. All’originaria compromessa decorazione pittorica, si sostituì quella novecentesca, affidata ai maestri Boniforti di Vigevano e Canevari di Dorno.


L’edificio sacro è piuttosto ampio, benché organizzato intorno ad un’unica navata, e presenta forme barocche. La facciata a due ordini è ornata di delicati stucchi settecenteschi. Il castello di Garlasco fu uno dei più importanti della Lomellina, per solidità e per dislocazione strategica, peculiarità queste che gli valsero il titolo di “propugnaculum Papiae”.Sorto su rovine di preesistenti fortilizi medievali, esso dovette assumere nel XIV / XV secolo le forme proprie della tipologia castellana lombardo-viscontea, caratterizzata da organismo a corpo quadrangolare su corte e torri quadrate agli angoli.


Porzione del castello di Garlasco


Panetteria Pasticceria Caffetteria GUARDAMAGNA


Tale appare la conformazione del torrione visibile alle spalle della piazza, l’unica parte originale del castello, accanto a pochi resti di fondamenta e ad un’altra piccola torre. Il fortilizio subì vari saccheggi e distruzioni nel tempo, le più rilevanti delle quali nel 1524. La ricostruzione delle parti devastate non si mantenne fedele alla tipologia originaria e diede luogo ad una soluzione architettonica di stile eclettico. Facciamo tappa da Guardamagna per gustare qualche dolce, la vetrina è talmente invitante che è difficile per noi scegliere. Alla fine io assaggio un brasadè e poi non posso non portare a casa una scatola de “el sulden del brigant”, prodotto tipico della pasticceria. Sara fa colazione con una pasta ripiena alla crema e Lara prende i pangialdini! Che bontà! La panetteria Guardamagna inizia la sua attività nel 1919 quando nonno Cesare Vitaliano e Ia moglie Maria aprono a Garlasco il loro negozio di panetteria, in Corso Umberto I, ora corso Cavour. Si sono succedute ben tre generazioni, dapprima con il figlio Felice e la moglie Francesca, infine con i nipoti Cesare e Maria Livia, che oggi proseguono la tradizione con la stessa attività usando le vecchie ricette e i preziosi consigli tramandati nel tempo. Nel 1995 è acquistato l’immobile vicino e attraverso l’ultimo rinnovo del locale, sono tra i primi della provincia ad avere, oltre alla tradizionale panetteria anche Ia pasticceria e l’angolo bar. I Guardamagna hanno mantenuto l’antico forno che prima funzionava a legna poi a carbone ed infine a metano, affiancandolo agli ultimi ritrovati tecnologici per essere in grado di produrre sia i prodotti della tradizione che le nuove richieste della clientela.


Ora presso il punto vendita Ia clientela può scegliere fra ben 85 tipi di pane, oltre a torte per ogni occasione e servizi di rinfresco e coffee-break; per quanto riguarda il bar ha avuto un gran riscontro Ia brioche farcita al momento come il cliente Ia desidera, potendo scegliere tra vari tipi di creme.

Panetteria Pasticceria Caffetteria GUARDAMAGNA Corso Cavour 57, 27026 Garlasco (Pv) Tel.: 0382.822106 Sito: www.guardamagna.it E-mails: Informazioni generali: staff@guardamagna.it Vendite: livia@guardamagna.it Produzione: cesare@guardamagna.it


Quanta arte, quanta cultura in questo viaggio! E’ quasi ora di pranzo e ci fermiamo allo storico Gobbi per stuzzicare qualcosa e bere un crodino. Siamo nella piazza principale dove si trova la sede del comune. Il progetto di edificazione della piazza di Garlasco si deve all’architetto Angiolini e risale alla seconda metà dell’ ‘800. Il disegno originario prevedeva l’innalzamento di quattro ali porticate a delimitazione di uno spazio centrale.La prima fase costruttiva, datata 1859-1860, consistette nell’edificazione del prospetto orientale e di quello meridionale in parte occupato dal palazzo comunale: le due ali porticate realizzate sono ritmate da un colonnato classico ad arcature a pieno centro. Solo nel 1954 l’opera proseguì con la costruzione del prospetto occidentale in forme non omogenee a quelle preesistenti, mentre il completamento settentrionale non fu mai realizzato. Prima di ripartire e andare alla volta di Gropello Cairoli, ci fermiamo al Santuario della Madonna della Bozzola, meta di pellegrinaggi di fedeli che giungono anche da molto lontano per chiedere la grazia alla Vergine. Il nostro week end a Garlasco si è concluso, saliamo in macchina e partiamo, direzione Gropello.


Santuario della Madonna della Bozzola



Gropello Cairoli

Dopo essere state a Garlasco, proseguiamo il nostro viaggio tra le bellezze della nostra provincia, arriviamo a Gropello Cairoli. Prima tappa alla chiesa di San Giorgio, ora è Parrocchia ed è eretta all’estremità opposta del paese. Dal punto di vista architettonico essa si presenta come un mosaico di stili. Ciò è dovuto agli innumerevoli rifacimenti cui fu sottoposta nel corso dei secoli. Una prima datazione certa, 1490, la troviamo alla base del campanile sul lato prospiciente la statale dei Cairoli che porta un’iscrizione graffita sulla quale si attesta l’opera di Antonio De Portalupi.


Chiesa di San Giorgio


All’interno di pregevole fattura sono gli affreschi dell’attuale ingresso, una volta presbiterio, raffiguranti quattro Evangelisti e Santa Caterina di Alessandria. Un ultimo rifacimento della facciata avvenuto nel 1903, portò all’abbellimento della stessa con tre sculture rappresentanti San Giorgio equestre e i Santi Pietro e Paolo, opere dell’artista Eugenio Goglio. Prezioso gioiello di scuola lombarda è il gruppo ligneo della Pietà. Dopo aver visitato questa chiesa ci fermiamo a bere un buon caffè al Bar Sport da Deolmina e Luca. Prima di visitare la Chiesa di San Rocco che si trova sulla stessa via all’estremità opposta di quella di San Giorgio, ci fermiamo presso la famosa Villa Cairoli e ciò che resta del castello. Sono di pregevole valore artistico i resti del castello risalente al XIV secolo, probabilmente sulle vestigia di un più antico for-


L’edificio è formato da due corpi di fabbrica disposti a L; sulla facciata principale campeggia il torrione con monofora ogivale. Ora parte del castello è adibito ad abitazione privata. La restante parte già acquistata dal prof. Carlo Cairoli nel 1843, fu ristrutturata dai Cairoli stessi nelle forme di villa ottocentesca, quale la vediamo oggi. Attualmente la villa si presenta, dopo qualche intervento di ristrutturazione, come struttura a due piani più il sottotetto. All’ombra del parco sorge il Sacrario, monumento nazionale, riconsacrato nel 1938 a San Carlo Borromeo in occasione della visita dei Principi di Piemonte. Nell’interno della chiesa pregevole è l’affresco incompiuto di Pasquale Massacra, pittore e patriota pavese amico dei Cairoli.


Nella zona sottostante la chiesa si trova il Sacrario, nel quale sono tumulate le spoglie dell’intera famiglia Cairoli. Al centro del Parco zampilla la fontana colonnata, simbolico ricordo degli eroici figli di Donna Adelaide e del prof. Carlo. A lato del parco, nell’attuale Parco giochi riservato ai bambini, si erge la statua di Donna Adelaide Bono Cairoli, opera dello scultore fiorentino Girolamo Masini. Sul lato prospiciente via Cairoli si aprono le vetrate della moderna Biblioteca C. Cantoni e su quello di fondo, le finestre e l’accesso alla sala conferenze intitolata alla memoria del prof. Carlo Cantoni.


Come anticipato, ci dirigiamo verso l’uscita del paese dove troviamo la chiesa di San Rocco, curiosamente posta al centro della carreggiata stradale. Quest’ultima è stata eretta dopo la peste, sui resti di un Lazzaretto. Degna di nota, all’interno, la tela rappresentante Sant’Agata, Santa Lucia e Sant’Apollonia. Gropello Cairoli, sulla Via Francigena è una tappa riconosciuta per il suo “Hospitale”. S.Lanfranco Beccari, che ebbe i natali a Gropello nel 1124, una volta divenuto Vescovo eresse nel suo paese d’origine un Hospitale atto a confortare i viandanti durante la sosta nel loro viaggio. Nei secoli successivi la struttura divenne un vero e proprio ospedale per la cura dei poveri.


Chiesa di San Rocco


Vi è una curiosità su Gropello, Il Gonfalone, raffigura uno scudo sannitico contenente una croce rossa su fondo bianco contornata da otto T azzurre, una diritta e l’altra rovescia, su ciascuna delle quattro partizioni definite dalla croce. Si pensa che le T riportino all’emblema dei frati di Sant’Antonio e che, quindi, Gropello fosse sede di un monastero ospitante tale ordine monastico. Giornata impegnativa, e abbiamo anche lo stomaco che reclama! Ceniamo alla trattoria Agnese. Un altro bel carico di cultura per noi oggi, siamo quasi a metà del viaggio e abbiamo già raccolto tantissime informazioni e scoeprto tante curiosità sui comuni che abbiamo visitato, oltre ad aver già esaurito una scheda di memoria della mia macchina fotografica!



Giani Leone & C. - Lo Spaccio S.S. dei Cairoli 16 Carbonara Ticino 27100 (PV) Telefono: 0382 400655


Carbonara al Ticino

Giunte a Carbonara al Ticino ci dĂ il benvenuto, presso il comune, il Sindaco Germano Miatton. Desiderose di apprendere nuovi aneddoti e testimonianze storiche sul cammino di Sigerico, ci fermiamo un attimo e ci documentiamo su come Carbonara è parte del cammino. Siamo circondate da campi incolti e cascine e secondo la tradizione, il percorso svolto da Sigerico fiancheggia le antiche cascine di Carbonara: la Cascina Caselle e la Casina dei Frati. Si tramanda che queste due cascine sarebbero collegate, attraverso misteriosi cunicoli sotterranei, all’ex convento di Santa Maria a Torre de Torti.


Giungendo da Gropello, all’inizio del paese vediamo la ex Pesa pubblica che da ottobre 2007 è stata restrutturata ed è stata adibita a punto di orientamento sulla via Francigena, luogo per la certificazione del percorso del pellegrino con l’apposizione del visto di rito e la possibilità di testimoniare il passaggio con firma su un apposito registro presso il Comune, inoltre, è utilizzato per la raccolta di dati e documenti storici e turistici riguardanti il Comune di Carbonara. Una curiosità che scopriamo è che la pesa segnava il confine della Lomellina e nel Settecento chi raggiungeva questo punto, era costretto a pagare il dazio per poter proseguire. Ora, come abbiamo fatto per tutti i paesi fino a qui, certifichiamo il nostro passaggio facendoci porre un timbro sul nostro diario di viaggio. Visitiamo la Chiesa parrocchiale dedicata a S.Giovanni Apostolo Evangelista, sarebbe stata costituita all’inizio del 1600, negli anni fu ampliata e a metà del Settecento fu costruito il campanile. All’inizio del Novecento fu ancora soggetta a restauri e nel 1936 fu abbellita con decorazioni e affreschi del pittore locale A. De Paoli. All’interno non possiamo non notare una tavola del XVI secolo che rappresenta la Madonna con il Bambino e l’arcangelo Gabriele con i SS. Ambrogio, Protasio, e Fermo con due cenobi.


Chiesa San Giovanni Evangelista


L’ora della merenda è un momento per riposarci e rinvigorirci per poi partire alla volta di Pavia. Andiamo da Susanna al Bar La Corte. Usciamo dal centro di Carbonara e sulla statale dei Cairoli ci fermiamo da Giani per comprare formaggi e salumi da Lo Spaccio del caseificio. Per soddisfare i palati piĂš raffinati e sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo offrono una selezione di formaggi francesi: caprini alle erbe e spezie o ricoperti di frutta; formaggi a latte vaccino, caprino, ovino, stagionati nelle vinacce, in foglie di castagno o con carbone vegetale. I tradizionali Camembert, Reblochon e i delicatissimi doppia panna. Tutti da abbinare a salse, mostarde o composte di frutta. Da non dimenticare i salumi con un posto speciale per il salame Nobile di Brignano, artigianale e stagionato in cantine naturali.


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San Martino Siccomario Veduta aerea di San Martino Siccomario

Ancora una tappa ci separa da Pavia: San Martino Siccomario. Questo è un piccolo comune della provincia di Pavia, situato alla confluenza del Ticino con il Po, a ridosso del capoluogo di provincia. Era noto nell’Alto Medioevo col nome di San martino di Terra Arsa, dove “Terra Arsa” altro non era che la volgarizzazione del termine “Siccomario” (entrambi i termini, infatti, fanno riferimento all’aridità della zona).


Chiesa Parrocchiale


Santuario Madonna delle Grazie


Fu sede di un “hospitum” per pellegrini in viaggio lungo la via Francigena, di cui, però, non sono state ritrovate tracce. Fu feudo dei Beccaria, durante il Medioevo, e successivamente degli Arborio di Gattinara, dei Menocchio di Pavia, di Filiberto Buglione di Chieri. Nel 1772 fu ceduto allo Stato. Visitiamo la chiesa parrocchiale di San Martino che è di origine altomedievale, con campanile e facciata romanica e rimaneggiata nel Settecento. All’interno è conservato un dipinto della scuola del Parmigianino ed affreschi cinquecenteschi nella zona absidale. Oltre a questa, visitiamo la seicentesca Chiesa della Madonna, fuori dall’abitato, con portale esterno sorretto da colonne ed un altare maggiore in marmo rosa sormontato da un dipinto della Madonna Addolorata. Entrambe chiese interessanti, le abbiamo visitate in qualche ora e abbiamo subito ripreso il viaggio per la Città di Pavia.




Pavia

Finalmente arriviamo a Pavia! Abbiamo già percorso circa 60 km e siamo a metà del viaggio. Incontriamo l’Assessore al turismo Gian Marco Centinaio, entusiasta di aver incontrato tre giovani ragazze volenterose di scoprire la terra in cui vive e ripercorrere quelle strade che nel 990 percorse Sigerico, oltre a voler conoscere fatti storici, artistici e culturali dei paesi della provincia che spesso vengono ignorati.


Il nostro punto di incontro è il Broletto, che si affaccia sulla meravigliosa Piazza della Vittoria e si trova dietro al Duomo della città. Ci fermiamo a fare colazione in uno dei bar presenti in piazza, il Portichetto, e poi camminiamo per le vie della città. Qualche foto alla prestigiosa Università che si trova in Strada Nuova, torniamo in piazza e ci spostiamo in piazza del duomo dove l’imponenza della struttura ci lascia senza fiato. Si affaccia al duomo il Bar Koban 65, dove l’ambiente moderno e l’accoglienza del personale ci accolgono e ci fermiamo volentieri a mangiare qualcosa per il pranzo. Ora torniamo sulla via principale e attraversiamo il Ponte Vecchio per raggiungere Borgo Ticino, e visitiamo la Chiesa di Santa Maria in Betlem che si trova sulla via principale del borgo, Via dei Mille. Fu eretta sull’area di una preesistente chiesa d’epoca carolingia, i cui resti sono stati scoperti nei restauri del 1953. Dopo il Mille, accanto alla chiesa sorse un ospedale destinato ad ospitare i pellegrini itineranti verso la Terrasanta. E’ questo il motivo per cui, ancora nel sec. XIV, la chiesa dipendeva dal vescovo di Betlemme. La chiesa attuale risale alla fine del sec. XII, ma all’interno subì gravi rimaneggiamenti nel 17351739 e nel 1810, e un radicale restauro ad opera dell’Aschieri. L’edificio presenta un’elegante facciata suddivisa in tre campi da contrafforti in muratura che recano qualche scultura in arenaria. Dello stesso tipo di pietra è il solenne portale, con cordonature e stipiti finemente scolpiti. Evidentemente ispirata a quella di San Teodoro, la facciata è coronata alla sommità dal solito motivo di loggette cieche e di archetti intrecciati.


L’interno, a tre navate, riprende il ritmo solenne e slanciato del San Teodoro, forse con maggiore convinzione. Al termine della navata centrale, si erge il tiburio raccordato alla cupola mediante i soliti pennacchi di tipo lombardo. II transetto è suggerito internamente dalle volte a botte e, all’esterno, da facciatine con copertura a due spioventi. L’abside centrale e quella minore di destra sono state ricostruite nel 1953 sulle tracce esistenti.


L’abside minore di sinistra reca un affresco del 1623 rappresentante la Vergine in trono fra alcuni santi e, ai piedi, il committente Alessandro Momoli con la moglie Caterina Rudelli. Nella navata destra è un quadro del pavese Emilio Deamenti, dipinto nel 1868, che rappresenta in alto la SS. Trinità e, in basso, i Santi Zenone, Biagio e Rocco con un puttino. Sullo sfondo, la veduta del fiume col Ponte Vecchio. La prima cappella a sinistra ospita un ricchissimo altare marmoreo del Settecento che custodisce la miracolosa Madonna della Stella, rarissimo gruppo ligneo d’arte francese del Duecento. La volta della cappella fu dipinta dal Barbotti nel 1851. Sulle pareti, il quadro della Madonna di Caravaggio è di Ezechiele Acerbi, mentre la Madonna di Pompei è dei figlio Mario Acerbi. Davanti alla chiesa vi è un prestigioso ristorante di Pavia, Trattoria Ferrari, qui è possibile degustare i piatti tipici della cucina pavese. Ci dirigiamo di nuovo verso il Ponte Vecchio, percorriamo la via che costeggia il fiume Ticino e raggiungiamo la chiesa di San Lazzaro in Viale Cremona.


Chiesa di San Lazzaro


La Chiesa fu fondata nel 1157 da Gislenzone Salimbene, e dai figli Siro e Malastreva, unitamente all’ospedale annesso, che è uno dei più antichi lebbrosari d’Italia. L’edificio attuale è degli inizi del sec. XIII e rappresenta, nonostante le piccole dimensioni, l’esempio più maturo dello stile romanico lombardo, che ha raggiunto qui il suo più alto grado di perfezione.L’impiego del cotto, con la raffinata stilatura fra corso e corso, rivela un’estrema sensibilità e una maestria che preludono al successivo ciclo architettonico delle grandi chiese trecentesche. Si tratta praticamente del definitivo trionfo del cotto nell’architettura romanico-lombarda. Notevole la ricchezza dei motivi decorativi e l’armonioso ritmo della loggetta cieca, che dalla facciata si estende ai fianchi e all’abside. Entriamo e l’interno, restaurato di recente, conserva nell’abside vaste tracce di affreschi romanici, di notevole interesse. Interessante è anche l’edificio quattrocentesco dell’ospedale annesso alla chiesa. Il nostro viaggio continua in via Francana dove a un bivio facciamo tappa presso la Cascina Francana per acquistare dell’ottimo miele e per fare merenda degustando i prodotti freschi dell’orto.


Orto botanico


Veduta del Duomo


Il Castello Visconteo


Dopo aver passeggiato per le vie della cittĂ e aver fatto parecchie fotografie, è ora ci cena e torniamo nel cuore della Pavia Vecchia, Borgo Ticino, che costeggia il grande fiume protetto dalla Lavandera dal Burg, da 30 anni l’Osteria della Malora offre la buona cucina del territorio.


Ci accolgono Maria Grazia e il compagno Daniele in sala, insieme al cantiniere Fabio. In cucina lo chef Carlo e la pasticcera Tina: tutti insieme conducono con immutato entusiasmo e professionalità la loro fiorente attività. In un ambiente semplice e familiare ci sentiamo come a casa nostra. Piatto forte della casa e assolutamente imperdibile sono i risotti: quello con salsiccia e Bonarda ha ormai guadagnato lo status di celebrità. Dunque non ci lasciamo scappare nulla e proviamo i buonissimi risotti che ci vengono proposti. Lasciamo un poco di spazio per il dolce, preparato al momento secondo la fantasia della valente Tina: perché non può mai mancare la dolcezza nella nostra vita.

Osterai della Malora Via Milazzo, 79 27100 Pavia Te.: 0382.34302


Osteria della Malora



Il Ponte Vecchio di notte - Pavia



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Linarolo


Dopo aver visitato la Città di Pavia, torniamo a perderci tra le distese verdi dei prati e il profumo della terra appena vangata. Siamo a Linarolo, piccolo comune a pochi chilometri di distanza da Pavia. Qui è il Sig. Riccaldone ad accoglierci, esperto e appassionato della Via Francigena, ci illustra le bellezze che offre il comune e le zone limitrofe. Ci viene raccontato che il passaggio dei pellegrini è confermato dall’esistenza, in passato, di un ospedale per i Romei, ricordato dal Duca di Milano Gian Galeazzo Visconti nel suo Itinerario per i pellegrini diretti a Roma, del 1400. Oltre a ciò, i boschi e la vicinanza del fiume formano la cornice ideale per intraprendere passeggiate nella natura e rievocare una storia suggestiva. L’abitato è in una zona assai frequentata nel Medioevo, dove transitava la Via Regina, passando per San Leonardo e Ospedaletto. La strada congiungeva Piacenza a Pavia seguendo il Po e costituiva il proseguimento della Strada Emilia.Linarolo appartenne dal 1450 al feudo di Belgioioso, di cui seguì gli avvenimenti fino al 1723, quando fu infeudato ai Calderai. L’intero comprensorio fece poi parte di Belgioioso, dominato per secoli dagli Estensi e poi dai Barbiano. Il centro si sviluppa attorno alla piazza dove ci troviamo noi adesso, cui si affaccia la chiesa parrocchiale di S.Antonio Abate. Prima di proseguire e quindi visitare l’interno della Chiesa, entriamo al bar dei Lopez per un buon caffè e un cornetto caldo. Credo proprio che torneremo nel pomeriggio per un aperitivo, l’ambiente e accogliente e giovane, ci piace!


Entriamo in chiesa e accendiamo un lume dopo aver silenziosamente meditato davanti all’altare principale. Lasciamo Linarolo e andiamo a Vaccarizza per vedere e fotografare un meraviglioso bassorilievo che appartiene alla tenuta Moro – Martinoli.


Nella cappella privata della Sig.ra Martinoli Moro è conservato il Cristo di Vaccarizza, in marmo, scolpito a bassorilievo, che rappresenta il Cristo in croce. All’esterno della proprietà, si trova murato un calco sottovetro dell’opera, che è quello che stiamo ammirando noi in questo momento. La Sacra immagine del Cristo è venerata e considerata miracolosa.Si tratta di una testimonianza emblematica del terzo periodo dell’arte romanica assai vicina alle sculture che ornano la facciata della chiesa di S.Michele di Pavia.




Belgioioso

Castello di Belgioioso


A Belgioioso ci accoglie l’Assessore Giuseppe Malinverni presso il Comune, sito nel centro del paese vicino alla famosa piazza del mercato, quest’ultimo ha origini antiche che risalgono al 1546 quando l’Imperatore CarlcoV istituì un Decreto. Continua ancora oggi la tradizione di averlo ogni lunedì della settimana. L’Assessore ci mostra quali sono i principali punti di interesse di Belgioioso e in primis ci parla del castello, che è sicuramente un’attraente meta per gli appassionati delle arti minori grazie alle diverse mostre-mercato che si tengono al suo interno. Oltre a questo, la storia del castello ha origine antiche ma non si conosce ancora la data esatta in cui fu edificato, ma il primo Visconti al cui nome è legato fu Galeazzo II. Nel 1431 venne poi infeudato e successivamente Francesco Sforza divise il feudo di Belgioioso: le terre circonvicine, il castello e il piccolo borgo rimasero a Barbiano, mentre il vicariato, ben più vasto, passo a Angelo Simonetta suo segretario. Il Vicariato, passato poi agli Estensi, e il castello furono di nuovo riuniti nel 1757 quando Anna Ricciarda d’Este sposò Alberico XII di Belgioioso


Nel 1769 i Belgioioso nella persona di Antonio I, ricevettero dall’Imperatrice Maria Teresa D’Austria, il titolo di principi del Sacro Romano Impero. Antonio utilizzò questo diritto facendo coniare nel 1722 a Vienna, 430 pezzi d’argento e 620 d’oro, veniamo a conoscenza del fatto che una di queste monete d’argento è stata acquistata dall’Amministrazione Comunale nel 2005. Fra i tanti nomi illustri legati al castello, vi furono insigni studiosi quali Giuseppe Parini, Pietro Verri e Ugo Foscolo.


Sara propone di fermarci da Silvia al Silvy Bar in Piazza Vittorio Veneto per un buon caffè e io per bere una spremuta d’arancia. Qui programmiamo la prossima tappa, decidiamo di fare qualche foto alla chiesa parrocchiale dedicata a S.Michele Arcangelo. La chiesa è stata costruita nel ‘600 e ristrutturata all’inizio del ‘900. E’ ora di pranzo e ci fermiamo a mangiare a “La Pesa”. Riprendiamo il nostro viaggio e andiamo a visitare la chiesa di San Giacomo della Cerreta, che si trova nelle campagne a sud di Belgioioso. Tappa d’obbligo per chi, come noi, ripercorre la via di Sigerico. Questa chiesa è dedicata a San Giacomo che è patrono dei pellegrini e l’appellativo “della Ceretta”deriva dal nome antico della località. La struttura della chiesa è molto semplice, ma assai curata nei minimi dettagli: la facciata è in mattoni a vista rossi, che contrastano con la riquadratura bianca dell’intonaco non dipinto, graffito a losanghe, con una grande S centrale che incornicia il massiccio portale d’entrata in pietra situato sul lato destro.


Lasciamo Belgioioso e ci dirigiamo verso San Giacomo per visitare la chiesa di San Giacomo della Cerreta, nel tragitto passiamo davanti alla storica azienda di caffè: la TORREFAZIONE KOBAN.


Riprendiamo il nostro viaggio e andiamo a visitare la chiesa di San Giacomo della Cerreta, che si trova nelle campagne a sud di Belgioioso. Tappa d’obbligo per chi, come noi, ripercorre la via di Sigerico. Questa chiesa è dedicata a San Giacomo che è patrono dei pellegrini e l’appellativo “della Ceretta” deriva dal nome antico della località. La struttura della chiesa è molto semplice, ma assai curata nei minimi dettagli: la facciata è in mattoni a vista rossi, che contrastano con la riquadratura bianca dell’intonaco non dipinto, graffito a losanghe, con una grande S centrale che incornicia il massiccio portale d’entrata in pietra situato sul lato destro.


Entriamo e ci troviamo in un’ampia sala rettangolare, sobria e solenne al tempo stesso, coperta da un soffitto in legno a cassettoni e caratterizzata da pareti riccamente decorate con affreschi, alcuni dei quali sono esempio della pittura lombarda. Voltandoci a destra notiamo una bella statua lignea del XV secolo di San Giacomo in abiti da pellegrino. L’opera tra le più importanti che vediamo è quella che si trova sulla porta chiusa tra la seconda e la terza finestra, la bellissima Beata Vergine con Bambino e San Giacomo firmata e datata 1468 dal pittore Giovanni de’Carminata. Altra degna di massima considerazione è l’affresco a sinistra dell’abside: una Madonna con Bambino, attribuita a Vincenzo Foppa. Che meraviglia questa chiesa, il ciclo di affreschi quattrocenteschi al suo interno ci hanno lasciato senza fiato. Facciamo una passeggiata nel verde di questa zona, qualche foto al paesaggio e poi ci fermiamo a cena alla Trattoria San Giacomo. Accogliente, semplice, ci sentiamo subito a nostro agio e in perfetto stile con l’ambiente circostante. Simone, questo è il nome del proprietario, ci dà il benvenuto e ci propone il menù per la serata. E’ stata una bellissima giornata! Belgioioso e San Giacomo ci resteranno nel cuore!



Piazza Vittorio Veneto - Belgioioso




A Belgioioso, a 15 km da Pavia e 35 da Milano, Casa Mary offre agli ospiti la scelta fra tre residenze, circondate da un ampio giardino. Le stanze sono luminose, dotate di televisore e ogni comfort. L’ambiente è sereno, tranquillo, caloroso e famigliare. Ogni giorno fitness, attività ricreative, progetti di gruppo, informatica e multimedialità.

Casa Mary Comunity via XXV Aprile 29 - 27011 Belgioioso tel e fax 0382 973869 cell. 333 402188 e-mail casamary@alice.it associazione@casamarygroup.it www.casamarygroup.it casamarybelgioioso.blogspot.com


Corteolona


Giungiamo a Corteolona, dove ad accoglierci c’è l’Assessore alla cultura Alessandro Buroni. Ci fa accomodare in una sala al primo piano del comune, e lì, ci racconta un aneddoto che riguarda la storia del palazzo del comune. E’ una storia d’amore e come ben sapete, il nostro lato romantico ci fa tenere molto alto il livello d’attenzione! Alessandro racconta che, l’attuale palazzo comunale, era proprietà della famiglia D’Este, il fatto che fece mormorare molto, fu che il nobile sposò una certa Colomba Cobianchi che era di origini borghesi. Quest’ultima non poteva, dunque, partecipare alla vita di corte, quindi D’Este fa costruire questo palazzo unicamente per la sua amata. Lei, una volta vedova, eredita il palazzo e tutte le proprietà del marito defunto. A mio parere, possiamo definirlo un esempio di rivincita della borghesia sulla nobiltà. Un’altra curiosità, che però riguarda la struttura del palazzo, era la presenza di contenitori in legno nei quali venivano collocate le piante che nella stagione invernale, non potendo stare all’aperto, erano trasferiti all’interno e si chiamavano “tinelli”. Oltre a queste curiosità, ci porta a conoscenza di un frammento marmoreo che fu rinvenuto nel 1888 nel nucleo originario del borgo, il Castellaro, dove un tempo sorgeva il Palazzo del re Liutpando e la chiesa. Questo ritrovamento testimonia la presenza di un edificio d’età longobarda e quindi la loro presenza sul territorio.


Centro di Corteolona


Questo frammento, che sembra raffigurare un cavallino, con un grande occhio, orecchie appuntite e muso allungato, è attualmente conservato presso i Musei Civici di Pavia. Dopo aver appreso queste informazioni, ci spostiamo nella piazza principale. Al centro vi è una recente fontana che zampilla acqua dal pavimento. Questa si trova tra la chiesa di Santo Stefano e il nuovo edificio che raccoglie esercizi commerciali. Infatti ne approfittiamo per bere un drink e ci sediamo a un tavolino del Baloon che dà proprio sulla piazza. Oltre al Baloon, nella piazza principale vi è il Plaza 76, locale ultra moderno, giovane e accogliente dove andremo più tardi per un aperitivo.




Santa Cristina

Arriviamo a Santa Cristina, la SCE CRISTINE (XL) di Sigerico, oggi piccolo centro agricolo di poco meno di 2.000 abitanti, sede dei comuni di Santa Cristina e Bissone. Oltre all’ostello dove probabilmente deve aver pernottato Sigerico, vi esisteva un’abbazia, l’antica Abbazia si Santa Cristina. A Bissone sorge un altro castello dei Visconti. A Bissone è stato rinvenuto un cirnitero dell’età del Bronzo. Ci accoglie con tanta gentilezza e piacere l’Assessore Vitti, è lui l’esperto per la via Francigena. Egli è l’unico, in tutta Italia, ad essere Assessore comunale con la delega sulla Via Francigena. Dell’Abbazia della quale vi ho accennato, purtroppo è rimasto solo quella che era la sacrestia, e ora vi è un ristorante “il Collegio” che occupa quello che era il refettorio dei monaci.


La storia di Santa Cristina è strettamente legata a quella dell’antica Abbazia benedettina di Santa Cristina. Essa venne fondata dal re longobardo Liutprando nella prima metà dell’VIII secolo, con il nome di Sant’Anastasio; nel IX secolo il monastero fu dedicato a Santa Cristina. Fino al XII secolo ricevette donazioni da re e imperatori. Nell’XI secolo papa Urbano II pose il monastero sotto la giurisdizione dell’arcivescovo di Milano. Nel 1267 vi fu ospitato Corradino di Svevia. Nel secolo XV il monastero venne dato in commenda; nel 1513 dai benedettini passò ai monaci vallombrosani. Nel 1654 il monastero fu soppresso.Il paese di Santa Cristina si sviluppò attorno al monastero, e nel 1164 è citato nel diploma con cui Federico I concesse a Pavia la giurisdizione sull’Oltrepò, la Lomellina e la campagna pavese orientale, in cui si trova Santa Cristina. Fu sempre sotto la signoria feudale del Monastero, e fece parte della Campagna Sottana di Pavia. Dopo la soppressione del monastero, la signoria passò al CollegioGermanico. Nel 1841 al comune di Santa Cristina fu unito quello di Bissone. Nel 1863 prese il nome di Santa Cristina e Bissone. Dopo aver appreso queste note storiche relative al paese, siamo curiose di provare la cucina de “Il Collegio”.


Torniamo in comune per farci fare il timbro sul nostro diario di viaggio, ci viene data anche una notizia: i pellegrini che passano per Santa Cristina hanno diritto a uno sconto del 10% negli esercizi commerciali che espongono all’ingresso un adesivo sulla via Francigena. Questa notizia fa illuminare chi occhi di Lara, una vera shopping addict! Approfittiamo di questa agevolazione per fare scorta di prodotti tipici presso Prima dello shopping però, visitiamo il museo contadino, che è uno dei tre musei piĂš importanti della regione Lombardia.


Veduta aerea Santa Cristina


Chignolo Po’

Dopo aver visitato dodici paesi, giungiamo all’ultimo e quindi al tredicesimo paese sul percorso della Provincia di Pavia: Chignolo Po’. Ci rechiamo presso il Comune e ci accoglie il Vicesindaco Pierino Bossi. Una breve storia del paese è d’obbligo. Il nome “Chignolo” deriva dal latino “Cuncolus ad Padum”, “Cuniolus” e dal lombardo “Chignoeu” dovuto alla particolare conformazione di questo borgo.Esso si snoda, infatti, su una striscia di terra rialzata tra i fiumi Lambro ed il Po che nei tempi antichi (ancora nel 1400) lambivano il maestoso castello dei Federici, detti Todeschini, oggi “Cusani Visconti”. Fu il duca di Milano Galeazzo Sforza, nel 1466, a rettificare il corso del fiume; lavori durati ben 10 anni che permisero di garantire un territorio più vasto, più fertile e più sicuro dalle inondazioni. L’antico letto del Po, nella vasta ansa, divenne “Mortizza” il cui colatore più grande è il Reale.


Dalle tradizioni e, soprattutto dal ritrovamento di reperti archeologici, si pensa che sul suo territorio si fosse stabilita una popolazione sin dall’età della pietra, sicuramente sin dall’età pre-romana quando divenne centro fortificato lungo il percorso della strada Romea, chiamata poi nel Medioevo, Strada Regina; pertanto luogo di passaggio e di sosta dei pellegrini della Via Francigena.


Nel IX° secolo, Chignolo fu concesso in beneficio da re Berengario ai monaci Benedettini di S.Cristina, il vicino monastero di fondazione Longobarda, che scelse come feudatari stabili la famiglia milanese dei Pusterla. Dopo lunghe contese tra questi ultimi ed i Visconti, il feudo passò infine, dal 1486, alla nobile famiglia Cusani che conservò il patronato sino al 1936. La chiesa parrocchiale di San Lorenzo è situata al centro del paese. Voluta dai Cusani, si pensa nel 1524, sull’area della vecchia chiesa risalente al 1300/1400, si presenta a navata unica, con pronao sul portale di ingresso. Fu nel tempo restaurata e dotata di nuove decorazioni soprattutto all’interno: il coro ligneo ed una tela seicentesca raffigurante la “Visitazione” di Maria ed Elisabetta. Affascinata dalla bellezza e dalla maestosità di questa chiesa, lasciamo il centro del paese dopo aver mangiato un’ottima pizza alla pizzeria ristorante “Da Gino” e ci incamminiamo verso il Castello. Siamo tutte e tre molto emozionate, abbiamo tanto sentito parlare della bellezza del Castello di Chignolo Po e non vediamo l’ora di visitarlo.


Alla fine della via principale, ci troviamo davanti l’imponente Castello, una meraviglia! Non avevamo mai visto niente di più emozionante! Il suo nome è Castello Cusani Visconti, ma ora è più conosciuto come il castello Procaccini in quanto è stato acquistato da questa famiglia. La sua struttura risale al 1200. Fu in gran parte riedificato tra il XVII ed il XVIII secolo dal Cardinale Agostino Cusani, che ne fece ampliare il cortile e adattare il giardino, secondo il gusto italiano del tempo.


La trasformazione del castello avvenuta in epoca barocca ha determinato una fantasiosa rielaborazione stilistica dell’edificio. E’ una maestosa costruzione a due piani in cotto, terminante con una galleria sporgente, sostenuta da mensole in pietra. Il portale centrale è incorniciato da bozze scolpite a colpi di mazza, ogni finestra è incorniciata di bianco. Ai lati dell’edificio spiccano due torrette rotonde merlate, che impreziosiscono lo scalone centrale semicurvo, di tipica rievocazione settecentesca, e immettono nel piazzale anch’esso ricurvo del piano rialzato.E’ un gioco di pareti concave e convesse, di finestre rettangolari sulle facciate rettilinee e quelle di forma ogivale delle torrette ricurve, anch’esse contornate di bianco per non rompere l’omogeneità della facciata. L’elemento più’ spettacolare dell’edificio è senza dubbio la massiccia torre centrale: quadrata e dotata di merlature, decorata architettonicamente con il motivo della loggetta ballatoio, che richiama la struttura del fronte. All’interno nell’ala est: scenografici appartamenti per gli ospiti tra cui: il famoso appartamento del Papa, dedicato a Clemente XI; la camera da letto in cui furono ospiti Napoleone Bonaparte e l’Imperatore d’Austria Francesco; il fastoso salone da ballo, sul cui soffitto è dipinta la gloria delle quattro stagioni. A nord-est dell’abitato, sorge un vasto parco, con un’entrata secondaria costituita da cancellata e due pilastri di gusto barocco; di notevole pregio una esedra-edicola-belvedere sul confine perimetrale del giardino, antistante un laghetto un tempo utilizzato per l’allevamento dei pesci. All’interno statue di cui si rievoca nella sua composizione l’antica romanità (la lupa), gazebi, ninfei, fontane a ridosso del castello.


Castello Cusani Visconti

All’interno nell’ala est: scenografici appartamenti per gli ospiti tra cui: il famoso appartamento del Papa, dedicato a Clemente XI; la camera da letto in cui furono ospiti Napoleone Bonaparte e l’Imperatore d’Austria Francesco; il fastoso salone da ballo, sul cui soffitto è dipinta la gloria delle quattro stagioni. A nordest dell’abitato, sorge un vasto parco, con un’entrata secondaria costituita da cancellata e due pilastri di gusto barocco; di notevole pregio una esedra-edicola-belvedere sul confine perimetrale del giardino, antistante un laghetto un tempo utilizzato per l’allevamento dei pesci. All’interno statue di cui si rievoca nella sua composizione l’antica romanità (la lupa), gazebi, ninfei, fontane a ridosso del castello.


Tramonto a Chignolo Po’


Concludere il nostro viaggio dopo aver sognato ad occhi aperti, e quello che desideravamo. E’ ora di cena e decidiamo di fermarci all’”Osteria del pesce” da Elena, l’osteria si trova a Lambrinia, piccola frazione di Chignolo Po’. Tanti i ricordi, tanti i km percorsi, ma tanta è la gioia nel cuore e nell’anima!



Officina Agricola Via Bosco 17 - 27010 Monticelli Pavese (PV) - Tel +39 0382 1938020 - Fax +39 0382 1938021 info@officina-agricola.com - www.officina-agricola.com


Ringraziamenti Si ringraziano i 15 comuni della Provincia di Pavia che si trovano sul percorso francigeno.

CittĂ di Palestro Sindaco Maria Grazia Grossi Sig. Fabrizio Bertotti Sig. Pierangelo Ubezzi

Comune di Robbio Sindaco Marcelo Gasperini Ass. cultura Roberto Francese Presidente Pro Loco Corrado Morelli

Comune di Nicorvo Sindaco Valter Ruzzoli

Comune di Mortara Sindaco Roberto Ribecchi

Comune di Tromello Sindaco Maurizio Poma Ass. cultura Dott. Paolo Verlucca Sig. Giancarlo Bindolini


CittĂ di Garlasco Sindaco Pietro Francesco Farina Ass. cultura Alessandro Maffei

Comune di Gropello Cairoli Sindaco Geom. Giuseppe Chiari

Comune di Carbonara al Ticino Sindaco Germano Miatton

Comune di S.Martino Siccomario Sindaco Vittorio Barella

CittĂ di Pavia Sindaco Alessandro Cattaneo Ass. cultura Vicesindaco Gian Marco Centinaio

Comune di Linarolo Sindaco Pietro Scudellari Sig. Riccaldone


CittĂ di Belgioioso Sindaco Fabio Zucca Ass. cultura Giuseppe Malinverni

Comune di Corteolona Sindaco Angelino Dossena Ass. cultura Alessandro Buroni

Comune di S.Cristina e Bissone Sindaco Elio Giovanni Grossi Ass. cultura Pierfrancesco Vitti

Comune di Chignolo Po Sindaco Antonio Bonati Vicesindaco Pierino Bossi

Si ringrazia la Dott. Emanuela Marchiafava Assessore al turismo della Provincia di Pavia. Si ringrazia l’artista e amico Marco Lodola.



Via Francigena Pavia

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