Mabedo Magazine - Weekend: Alto Oltrepò

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Weekend in Alto Oltrepò


Weekend escursionistico nell’Alto Oltrepò


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er tutti gli appassionati di escursioni fra antichi borghi e natura noi di MaBeDo abbiamo pensato un avvincente itinerario nell’Alto Oltrepò, un territorio ricco di sorprese, splendidi paesaggi, castelli e passeggiate naturalistiche fra i boschi.


Lo splendido Borgo di Romagnese

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er il nostro week-end abbiamo scelto come base Romagnese, meraviglioso borgo che si trova nell’Alta Val Tidone, che dal 2012 può fregiarsi del titolo di «Gioiello d’Italia» per la sua unicità. Facilmente raggiungibile seguendo la ex SS412 e distante una cinquantina di Km da Pavia e Piacenza, Romagnese si candida come base ideale per conoscere meglio questo territorio. Non lontano dal Passo Penice, situato a 650 m di quota, Romagnese è un prestigioso luogo di villeggiatura estiva ed invernale da sempre noto per la salubrità dell’aria. In base alla tradizione che affonda le radici nella leggenda, l’antico borgo di Romagnese (Castrum Romaniense) avrebbe avuto origine da un accampamento di legionari romani, in fuga dopo la sconfitta nella battaglia del fiume Trebbia ad opera delle truppe di Annibale nella seconda guerra punica (218 a.C.).



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n un contesto naturale, ricco di boschi e rigogliosi prati, il paese di Romagnese caratterizza la valle per la sua armoniosa urbanizzazione e la caratteristica componente delle case che si arroccano attorno al massiccio ed imponente castello medievale. Sorto nell’alto medioevo, nel 1383 il feudo di Romagnese fu acquistato dal condottiero Jacopo Dal Verme, la cui famiglia, tra il XIV e il XV secolo, eresse il castello che da loro prende il nome sopra il precedente. Oggi sede del municipio, nella torre ospita anche il Museo dell’arte rurale e degli strumenti agricoli. Gli spazi espositivi raccolgono numerosi oggetti tra i quali: arnesi da falegname, varie tipologie di stufe, riproduzioni in miniatura di attrezzi agricoli, macchine per calzature, angoli di cucina rurale ecc. Inoltre, pare che all’interno vi siano dei graffiti risalenti al XVII secolo. Per alloggiare vi segnaliamo due comode strutture, ideali per trascorrere un fine settimana di tranquillità e relax: Agriturismo Cascina Felice e l’Agriturismo Giaredi.


Palazzo del Municipio

Museo dell’Arte Rurale



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on lontano da entrambe le sistemazioni sorge, in localitĂ Pietra Corva, lo splendido Giardino Botanico Alpino. Il Giardino Alpino di Pietra Corva è ubicato sul versante orografico destro della Val Tidone, a 950 m di altitudine, sulle pendici del Monte Pietra di Corvo, suggestivo e dirupato affioramento di scura roccia vulcanica che si erge sino a 1070 m. Lasciato il centro abitato di Romagnese, si procede in direzione della frazione Grazzi, superata la quale si raggiunge, in auto o in pullman, l’ampio piazzale adibito a parcheggio. Infine, salendo un breve sentiero, si giunge di fronte alla rustica e caratteristica cancellata che immette al giardino. Al di lĂ , tra conifere e faggi, si snoda un dedalo di piccoli sentieri, percorrendo i quali si possono ammirare innumerevoli piante che trovano dimora negli anfratti e nelle nicchie delle rocce. Sotto il profilo didattico educativo, il Giardino Alpino di Pietra Corva si presta a diventare meta ottimale per gruppi con interessi naturalistici.


MaBeDo WEEKEND

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a bellezza del luogo, l’impatto estetico, la ricchezza di forme e di colori lo rendono meta consigliabile per escursioni e gite; il visitatore potrà pertanto unire al piacere di una passeggiata nel verde dei boschi la possibilità di osservare piante rare o provenienti da luoghi lontani. Ideato e realizzato dal Dott. Antonio Ridella, valente veterinario e cinofilo, ma anche naturalista e grande appassionato ed esperto di botanica, il Giardino alpino di Pietra Corva fu aperto ufficialmente al pubblico nel 1967 con la finalità di conservare e adattare piante d’alta quota che egli stesso andava scoprendo attraverso viaggi ed escursioni botaniche effettuati non solo sulle Alpi ed Appennini ma anche su Pirenei, Carpazi, Caucaso sino all’Himalaya e Ande. Il Giardino è dotato di una foresteria, di un centro-visita che illustra i diversi aspetti del territorio ed è completato da una serie di pannelli didattici esposti lungo i sentieri interni. I recinti confinanti con queste strutture ospitano inoltre una nutrita presenza di animali quali cervi, daini e mufloni. Dopo aver visitato il Giardino Botanico, potete rilassarvi al Bar Ristorante Giardino Alpino di Pietra Corva.


Pieve di San Zaccaria


Monte Penice

Piscina di Romagnese

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ono molte le possibilità che Romagnese offre, in grado di soddisfare le più svariate esigenze di chi si intrattiene in questi luoghi. Numerose le escursioni che si possono intraprendere. A questo proposito segnaliamo, per gli amanti della natura e delle passeggiate nel bosco, un’escursione che parte proprio dal Giardino Botanico. Da qui un sentiero conduce alla cima del Monte Pietra di Corvo (1078 m), per poi scendere leggermente al Pan Perduto ed ai Sassi Neri (1034 m), fino ad arrivare al Passo Penice (1149 m). La zona è suggestiva per la presenza di rocce ofiolitiche che emergono dai crinali boscosi ricchi di faggi, larici, e pini . Molte anche le specie animali che è possibile incontrare, per non parlare della numerosa presenza di fiori, funghi e piante spontanee che caratterizzano il sottobosco.


Per chi invece volesse rinfrescarsi è immancabile un tuffo nella Piscina Comunale di Romagnese. La Piscina dispone di una vasca olimpionica per adulti e una vasca per i bambini, ideali per nuotare all’aperto disponendo dello splendido panorama del borgo, sotto lo sguardo vigile dei bagnini Cesare e Sebastiano. Inoltre la struttura non manca di bar e ristorante dove sarete serviti dalla gentilezza di Barbara, Loretta e Paula. Ma dopo un tuffo in piscina o una giornata a passeggiare nei boschi si sa che la fame bussa alla porta. Noi di Mabedo vi consigliamo di fare un salto alla Pizzeria Blu River, situata esattamente sopra la piscina.



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er gli amanti dello sport vi segnaliamo la pista Renzo Gallini, inaugurata nel settembre 2006, che si sviluppa a partire dallo Ski Lift del Passo Penice fino a Casa Matti. Su questa pista chiunque, in tutta sicurezza, affiancato dagli esperti collaboratori ed istruttori del Progetto Penice, può praticare diversi sport che si alternano nelle varie stagioni come lo sci, snowboard, ciaspolate, motoslitta, sci d’erba, mountainboard. Partendo dalla pista si possono effettuare ciaspolate o escursioni di vari livelli di difficoltà, percorrendo diversi sentieri che raggiungono la località “Tre Passi” a 1100 metri di altezza, dove il panorama si apre in modo suggestivo su pascoli e vallate scoscese. Inoltre, durante la stagione invernale, è anche possibile effettuare gite in motoslitta. Ma le possibilità non finiscono qui: per gli appassionati di mountain bike e lo sport all’aria aperta è davvero imperdibile il Romagnese Trail Parkbike&walk, nato da un’idea di Ada Debora Risi e Ivan Elfi con il sostegno di tutta l’amministrazione comunale, che offre un bike park ufficiale, oltre 50 km di trail, strutturato per una ricezione a misura di ciclista e di trekker.

www.progettopenice.it


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a Romagnese non è solo sport e natura; è capace di soddisfare i desideri anche dei palati più golosi. A questo proposito noi di MaBeDo vi consigliamo di fare un salto al Panificio Alimentari Provendola, in centro al paese, per assaggiare la famosa “Torta Sabiosa” di Romagnese. Nel negozio si possono anche trovare prodotti del territorio come miele da agricoltura biologica, funghi porcini secchi, mostarde e salumi. Sempre a proposito di salumi questo territorio è in grado di offrire un prodotto di altissima eccellenza, una vera prelibatezza. Stiamo parlando del notissimo Salame di Varzi. Infatti il Comune di Romagnese, con l’omonimo Salumificio, fa parte del Consorzio di Tutela del Salame di Varzi DOP: qui si produce l’ottimo salame, ma anche le coppe, la pancetta, i salamini, i cotechini e non solo. Il salame di Varzi è il frutto di una cultura contadina che giunge da molto lontano, è il risultato di una tecnica di produzione perfezionatasi nel corso dei secoli dove il sale ha avuto un ruolo centrale - a partire dalla civiltà longobarda, la cui corte risiedeva in Pavia. Furono proprio i sudditi di re Alboino a introdurre una tecnica innovativa sconosciuta agli abitanti del posto: insaccare nei budelli animali la carne tritata, a mano. Una rivoluzione nella conservazione e nell’utilizzo abituale del suino: per il suo consumo non necessitava di fuochi per la cottura, poteva essere facilmente porzionato, e si presentava gustoso e morbido alla masticazione, a differenza della dura carne secca o salata. La località Casale, dove si trova il salumificio, è una piccola frazione di Romagnese, a 650 m. di altitudine, adagiata su verdi ondulazioni, oggetto di una subitanea infatuazione, quasi fosse un luogo immaginario sottratto allo spazio, al tempo, alle mode e agli stili. Resistono il clima e le stagioni, i querceti e i castagneti, la purezza dell’aria e l’atmosfera che contribuiscono a creare quel microclima, che fa di questa terra la culla in cui nasce questo straordinario “prodotto”.



DA NON PERDERE: Ma Romagnese è anche un luogo dove le tradizioni continuano a vivere ed emozionare. A questo proposito è davvero imperdibile la festa della Gallina Grigia (“La Galëina Grisa”) che si svolge ogni anno nei tre giorni che precedono la Pasqua. Questa festa, davvero molto sentita dagli abitanti del paese, prende il nome dal canto rituale della “Gallina Grigia”: “Süza süza, gh’è chì ‘l galante de la vostra galina griza. E la negra, e la bianca püra che la canta.” Questa manifestazione prende il via il Giovedì Santo con una processione nella quale un anonimo penitente incappucciato e vestito con una tunica rossa porta una croce di legno e, partendo dalla chiesa parrocchiale di San Lorenzo, giunge fino all’oratorio di Casa Picchi. Poi il Venerdì Santo vengono accesi vari falò in tutta la vallata in concomitanza con la processione che porta il Cristo morto. Infine il Sabato Santo avviene la questua vera e propria, che si svolge con le modalità del cantamaggio itinerante, dunque con il canto augurale della “Gallina Grigia” (“Galëina Grisa”) e la raccolta delle uova. I cantori si trovano in paese, si dividono in squadre, dotate di “cavagna” (un cesto per raccogliere uova o cibo) e vanno in giro per le varie frazioni di Romagnese. Un evento davvero coinvolgente da non lasciarsi scappare.

Altra interessante manifestazione che si svolge ogni anno l’ultima domenica di Agosto è la sagra della Brusadela. La “brusadela” è una tipica focaccia, salata o dolce, che viene preparata nei forni a legna prima di infornare il pane. La brusadela non è un prodotto commerciale, ma il frutto di una tradizione antica, tramandata di generazione in generazione. La caratteristica che rende unica questa sagra è l’accoglienza espressa dalla popolazione che in questa giornata porta in piazza la produzione del proprio forno familiare, facendo idealmente diventare tutti i partecipanti ospiti del paese intero. A destra: alcune foto delle sagre di Romagnese di Valerio Maruffi (www.valeriomaruffiphoto.com)



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Agriturismo Cascina Felice Romagnese, Pavia

L’Agriturismo Cascina Felice, offre due appartamenti (per un totale di 8 posti letto) , intimi e indipendenti, completamente ristrutturati, ma con il gusto rustico del soffitto in legno, in un edificio estremamente curato e ricco di fiori. Qui sarete accolti dalla simpatia e professionalità di Stefano, che potrà consigliarvi le strade migliori da percorrere in mountain bike o i sentieri più entusiasmanti in mezzo al verde, e da Dorian, un bellissimo pastore belga, irresistibile mascotte dell’agriturismo. Il tutto con una spettacolare vista panoramica sul monte Penice e sulle colline che circondano Romagnese.

Frazione Grazzi, 23 Romagnese (PV) Tel. 0383580258 - Cell. 3493233034 E-mail: cascinafelice79@libero.it


Agriturismo Giaredi Romagnese, Pavia

L‘Agriturismo Giaredi, realizzato in una struttura dei primi del ‘900, con la facciata in pietra, completamente ristrutturato e composto da tre spaziosi appartamenti dotati di ogni comfort, con pavimento originale in cotto, camino e soffitto in legno. Un ambiente perfetto per rilassarsi anche grazie alla disponibilità e gentilezza dei gestori e un’ottima base per passeggiate immerse nella natura che in questo territorio non manca di certo. Ottimo punto di riferimento anche per i camminatori più incalliti, essendo inserito sul percorso della storica Via Del Sale e non lontano più di 15 Km da Bobbio.

Frazione Grazzi, 100 Romagnese (PV) Cell. 335 158 4358


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Ristorante Pietra Corva Romagnese, Pavia

Il Bar Ristorante Giardino Alpino di Pietra Corva è un luogo accogliente, immerso nel verde, ai piedi del bosco, dove verrete accolti dalla simpatia e disponibilità di Katia, in un contesto perfetto per rilassarsi, mangiare e bere qualcosa. Numerose le specialità della casa per una cucina genuina tipica del piacentino e dell’alto Oltrepò. Si va dai tortelli ai ravioli ripieni, dagli immancabili pisarei agli arrosti, ai brasati con polenta senza dimenticare la selvaggina. Ottimi anche i vini della Cantina Valtidone e dell’Azienda Villa Galà di Montebello della Battaglia (PV). Non mancano di certo le birre alla spina (Pils, weiss e hedelhell) e in bottiglia, ideali per rilassarsi o rinfrescarsi sulla terrazza panoramica, dalla vista mozzafiato, dotata di amache e sdraio. Un vero e proprio punto di riferimento il Bar Giardino Alpino di Pietra Corva che nessuno che passi da queste parte potrà ignorare.

Località Pietra Corva Romagnese (PV) Tel. 0383 580698 Chiuso il Lunedì eccetto il mese di Agosto


Pizzeria Blu River Romagnese, Pavia

La Pizzeria Blu River, situata esattamente sopra la piscina; storico punto di riferimento per gli amanti dei sapori mediterranei questa pizzeria offre da ben 24 anni, sotto la guida esperta di Gennaro Cavaliere, una ampia scelta di 40 pizze gustose e saporite, cotte in forno a legna, con una meravigliosa vista panoramica sul borgo di Romagnese e sulla piscina. Specialità della casa è il pesce fresco ( ottimi gli spaghetti ai frutti di mare), tipico della cucina mediterranea, servito da un personale gentilissimo e sempre disponibile a soddisfare le esigenze dei clienti. Una vasta selezione dei migliori vini campani, piacentini e dell’Oltrepò completano il quadro. Inoltre la cucina aperta fino alle 24.00 e un ampio e comodo parcheggio fanno sì che questa pizzeria si candidi come una metta irrinunciabile per chi dovesse trovarsi da queste parti. Per la cronaca il locale d’estate rimane sempre aperto, mentre d’inverno il giorno di chiusura è il mercoledì.

4 Via Circonvallazione, Romagnese (PV) Tel. 0383 580410


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Panificio Provendola Romagnese, Pavia

Il Panificio Alimentari Provendola, in centro al paese, per assaggiare la famosa “Torta Sabiosa” di Romagnese Questo negozio è gestito dalla famiglia Provendola da quattro generazioni, il panettiere è il signor Riccardo che alla bell’età di 85 anni ogni notte prepara ancora in modo artigianale la “micca” di pasta dura tipico pane dell’oltrepo. In questo negozio si sfornano torte fatte artigianalmente con ingredienti naturali, dalla torta di mele alle crostate a quelle di mandorle, ma la vera specialità è la torta “Sabiosa” prodotta dal 1957. La ricetta di questa torta viene da molto lontano è stata reinterpretata e impreziosita nel tempo dalla passione innata per i dolci da Maria Provendola. Nel negozio si possono anche trovare prodotti del territorio come miele da agricoltura biologica, funghi porcini secchi, mostarde e salumi. Piazza Castello, 2 Romagnese (PV) Tel. 0383 580425


Salumificio Romagnese Romagnese, Pavia

Il Salumificio Romagnese nasce nel 1975, quando ancora era usanza macellare il maiale nelle aie delle case durante l’inverno. Fu così che tra un allevatore della zona e il norcino del Casale nacque un connubio inscindibile, che si perfezionò negli anni, accumulando esperienze che ci permettono tuttoggi di gustare un salume genuino e prelibato. Tra i prodotti di spicco potete trovare il Salame di Varzi DOP, la perla di diamante dell’azienda e ancora Salame Casalino, Coppa nostrana, Fiocchetto di coscia da 1,5-2 Kg, Pancette arrotolate con cotenna, Cotechini, Costine, braciole e salamelle ottime per grigliata. Salami da cuocere, Zamponi e altri prodotti su ordinazione. Potete trovare tutti i prodotti presso la sede. Orario punto vendita: dal lunedì al venerdì dalle 07:00 alle 12:00 e dalle 13:30 alle 17:00 il sabato dalle 08:00 alle 12:00

Frazione Casale, 35 Romagnese (PV) Tel. 0383 580380 www.salamedivarzidop.com




Merenda - Shopping I più golosi non possono certo lasciarsi scappare una specialità di Mornico Losana: le ciambelle. Questo biscotto tipico dell’Oltrepò è realizzato con prodotti semplici empre mantenendo Romagnese come base ideale per e genuini il nostro itinerario ci dirigiamo verso lo splendido borgo ( uova, zucchero, burro, farina, medievale di Zavattarello, dominato dal Castello Dal sale, lievito e un pizzico di vaniglia) Verme, immerso in una natura incontaminata, in cui regnano ed è delizioso da accostare ai vini pace e serenità. Qui il tempo pare una categoria diversa del territorio. La produzione di dal resto del mondo: tradizione e modernità si mescolano, questo dolce è portata avanti, convivono e si fondono in un equilibrio armonioso. secondo tradizione, dal 1956, dai Fratelli Calvi, con la stessa dedizione e seguendo l’autentica ricetta che regala un sapore e una fragranza unici.

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Zavattarello



MaBeDo WEEKEND

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avattarello è in grado di regalare, a chi vive qui e a chi è solo di passaggio, il ricordo permanente di uno stile di vita legato ai ritmi di un tempo ma aperto al futuro. Come scrive Daniele Bertacchi nella “Monografia di Bobbio” del 1859 ““Zavattarello è forse il paese più storico della provincia per antichi fatti d’armi, perciò giustizia vuole che se ne faccia particolar menzione.” Allora ecco che noi di MaBeDo vi portiamo alla scoperta del Castello. Completamente costruito in pietra, con uno spessore murario fino a 4 metri, il Castello Dal Verme di Zavattarello è un formidabile complesso architettonico medievale che ha resistito a numerosi assedi. Questa fortezza inespugnabile dell’Oltrepò Pavese montano deve il suo nome alla famiglia che per ben sei secoli ha segnato la storia del castello: la famiglia Dal Verme. Dalla terrazza e dalla torre si gode un panorama mozzafiato del territorio circostante: le verdi campagne, i freschi boschi, le colline con gli altri castelli della zona - Montalto Pavese, Valverde, Torre degli Alberi, Pietragavina. Ben si capisce, da qui, la scelta strategica del luogo dove edificare questo maniero. L’imponente rocca sovrasta il borgo medievale abbarbicato sulla collina, che una volta era completamente priva di vegetazione per consentire ai difensori del maniero di avvistare ogni malintenzionato. Oggi invece il verde che attornia il castello è un’area protetta, un parco di circa 79 ettari ricco di pace e silenzio, in cui si possono scoprire angoli fiabeschi.


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noltre nelle sale del Castello Dal Verme di Zavattarello dal 2003 ha sede una collezione di arte contemporanea in continua crescita ed evoluzione, che costituisce solo una delle attrattive offerte ai visitatori che a migliaia ogni anno salgono a visitare la rocca medievale. Il Museo espone opere dell’arte italiana dalla seconda metà del XX secolo a oggi, oltre a quadri più antichi dipinti dal Conte Giuseppe dal Verme, proprietario del Castello all’inizio del Novecento. Proprio all’artista Conte Giuseppe dal Verme e alla moglie Titina Gavazzi è intitolato il Museo, come atto di omaggio al grande amore per l’arte e per questa rocca, donata alla cittadinanza di Zavattarello dagli eredi nel 1975. L’eterogeneità delle opere è dovuta alle vicende che hanno portato alla nascita del Museo: gli artisti che hanno allestito proprie mostre all’interno delle sale del Castello hanno donato al Comune di Zavattarello alcune loro opere, che costituiscono il nucleo originario del patrimonio museale, in continua crescita proprio grazie alla prosecuzione delle donazioni.

Le opere donate dagli artisti che hanno allestito proprie mostre all’interno delle sale del Castello costituiscono la prima sezione del patrimonio museale, la più dinamica e in continua crescita proprio grazie alla prosecuzione delle donazioni. Si sviluppa in cinque sale, ciascuna dedicata a un diverso tema, in cui grande attenzione è riservata ai giovani emergenti: tra gli artisti la cui produzione è qui esemplificata troviamo Ernesto Treccani, Stefano Bressani, Pino di Gennaro, Alessandro Spadari. Uno degli scopi principali del Museo è la valorizzazione degli artisti legati al territorio locale: il clima e la tranquillità di Zavattarello hanno attirato personaggi di varia provenienza, che si sono fermati qui per soggiorni di breve o lunga durata, instaurando legami anche molto duraturi con la comunità locale. Ecco che si incontrano lungo l’esposizione numerosi artisti il cui percorso è passato per Zavattarello, tra cui Carlo Cinquini, Aldo Antonini e, soprattutto, Giuseppe Maria Cattano, Aldo Gambuzzi, Luciana Magrini.


Uno spazio speciale è riservato, al piano nobile, alle opere di Giuseppe dal Verme, legato più di altri al castello che ancora porta il nome della sua famiglia. Egli dedicava grande cura alle tele ad olio, la sua tecnica preferita, ma non sono di minore qualità gli acquarelli, che spesso rappresentano gli appunti dei suoi numerosi viaggi in Italia e all’estero. Le opere esposte, donate dagli eredi a seguito di una importante mostra retrospettiva, riassumono i temi, le tecniche e l’evoluzione della ricerca artistica del Conte, che fu un artista apprezzato da personaggi illustri quali Carlo Carrà. L’opera più antica della collezione museale venne realizzata dal Mulinaretto per volere di Gian Battista Cattaneo della Volta, avo per linea materna del Conte ing. Giuseppe dal Verme, a fine XVII secolo. Pervenne in proprietà, per più successioni dirette, alla Contessa Ippolita dal Verme, la quale lo ha donato al Comune di Zavattarello per essere esposto permanentemente nella Sala delle Feste del Castello di Zavattarello. Il dipinto ritrae la sposa di Gian Battista Cattaneo della Volta, la Marchesa Maddalena Gentile, che mostra compiaciuta agli ospiti i figli. L’opera mostra un’impostazione alla maniera del pittore fiammingo Antoon Van Dyck, inserendosi così nel filone tipico della ritrattistica genovese barocca rappresentata, ad esempio, da Giovanni Bernardo Carbone.


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naugurata nel 2011 è la collezione di oltre 40 sculture dell’artista Aldo Gambuzzi, in arte Gambaldo, donate al Museo dagli eredi. Questo artista di origini mantovane amava definirsi scultore pavese: nato a Suzzara (Mn) nel 1922, si è trasferito a Pavia e ne ha fatto la sua città d’adozione, dedicandole numerose e importanti opere. Specie negli ultimi anni della sua vita, fino alla morte avvenuta nel 1988, Gambuzzi amava vivere nella sua casa di villeggiatura di Zavattarello, di cui era cittadino onorario. Proprio il profondo legame dello scultore con il territorio locale ha portato i suoi eredi a donare al Museo di Zavattarello la cospicua collezione. Abile artigiano del metallo, la sua sensibilità e la voglia di comunicarla l’hanno reso un artista completo, che ha saputo comunicare con profondità i propri messaggi. Egli si è espresso con gli strumenti del suo lavoro quotidiano, la fiamma ossidrica e i metalli, creando così una particolare forma d’arte: la saldatura artistica.

Nata a Milano ma molto presente a Zavattarello, Luciana Magrini si è sempre dedicata intensamente sia all’attività di insegnamento sia alla produzione artistica, in particolare alla decorazione “a terzo fuoco” della ceramica. Una grande passione per l’Oriente è evidente in molti soggetti di ispirazione cinese, giapponese o indiana, influenzati dal suocero, instancabile viaggiatore. È però la natura il soggetto prediletto delle decorazioni, nate dai numerosi schizzi copiati dal vivo durante le vacanze estive. Notevole è la capacità di ciascun disegno di adattarsi al supporto su cui è dipinto, in un rapporto continuo tra forma e contenuto. Dopo la scomparsa dell’artista, i figli hanno voluto donare al Museo una selezione esemplificativa della numerosissima produzione di Luciana Magrini, comprensiva di alcuni schizzi, opere non finite e attrezzi da lavoro che permettono di immergersi nell’attività instancabile della decoratrice.



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ltre a importanti fatti storici, il Castello Dal Verme è stato anche testimone di numerosi strani eventi che restano tutt’ora senza una plausibile spiegazione. Essi sono attribuiti allo spirito di Pietro dal Verme, signore del castello nel XV secolo. Pietro era promesso sposo a Chiara Sforza, la figlia del potente signore di Milano Galeazzo Maria: si trattava di pure nozze di convenienza che miravano ad unire due esponenti di due ricche e potenti famiglie del Nord Italia. Pietro però si era innamorato di Cecilia Del Maino, figlia del consigliere ducale Andreotto. Con quest’ultimo, Pietro iniziò a trattare per poter sposare la sua amata, ma agli Sforza la cosa non piacque. Galeazzo Maria lo fece arrestare per disobbedienza, nel tentativo di convincerlo alle nozze con sua figlia Chiara. Il dal Verme fu infine liberato grazie alla mediazione di Federico da Montefeltro e ottenne, infine, anche il consenso alle nozze con Cecilia. La coppia trascorse insieme alcuni felici anni, fino alla morte prematura di lei nel 1479. Poiché Chiara Sforza era ancora nubile, in breve tempo venne celebrato il matrimonio tra lei e Pietro.

Però gli storici dell’epoca sostengono che la sposina non avesse accettato il fatto che Pietro le avesse preferito un’altra donna: il matrimonio era stato sì di convenienza, ma la Sforza non era contenta di essere la seconda scelta. Così, istigata forse dallo zio Lodovico il Moro, che avrebbe ottenuto discreti vantaggi dalla morte del dal Verme, Chiara uccise suo marito. Si vocifera che il 17 ottobre 1485 la donna abbia aggiunto un potente veleno alla colazione di Pietro: per il dal Verme non ci fu scampo. Numerose sono le testimonianze di avvenimenti inspiegabili accaduti nelle sale del castello di Zavattarello: sedie spostate, strani rumori, porte aperte misteriosamente, spartiti scomparsi durante i concerti, voci maschili senza volto. Su queste testimonianze indagano i ricercatori del paranormale. Nel 2013 i ragazzi di hesperya hanno compiuto alcuni sopralluoghi nel castello, durante i quali hanno potuto registrare anomalie sospette. Nel 2014 i ricercatori di Idp Melegnano hanno iniziato approfondite rilevazioni ambientali. I loro risultati sono solo l’inizio. Chissà quali altri segreti e sorprese saprà rivelare questa leggenda...


Castello Dal Verme, Zavattarello

Foto aerea di Flavio Chiesa


Foto aerea di Flavio Chiesa


Valverde

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opo questa interessante ed avvincente visita al Castello di Zavattarello decidiamo di dirigerci verso Valverde, un piccolo comune di circa 300 abitanti situato nella zona di transizione tra la collina e la montagna, a cavallo tra le valli del Tidone e del Nizza. Non a caso, infatti, Valverde deve il suo nome a una predominante presenza di boschi, prati e una ricca biodiversità, dal colore verde brillante favorito da un clima fresco e ventilato. Valverde, antico possesso dell’abbazia di San Colombano di Bobbio, compare come “Corte di Verde” (Virdi) nei possedimenti bobbiesi nella Carta di Wala, abate di Bobbio nell’833 assieme alla curia ed ai territori di S. Albano e Val di Nizza. Nel 1014, con la creazione della Diocesi di Bobbio, passa alle dipendenze del vescovo di Bobbio rimanendovi anche dopo l’occupazione di Piacenza con l’amministrazione prima piacentina e poi del conti Landi (1155-1351).

Concesso in enfiteusi ai Malaspina, come livellari del vescovo di Bobbio, venne di fatto in seguito aggregato al loro marchesato, e nelle successive suddivisioni ereditarie della famiglia (a partire dal XIII secolo) rimase alla linea dello Spino Fiorito, e precisamente ai Malaspina di Oramala e Godiasco. Nella successiva suddivisione di questi in cinque linee, Valverde appartenne in prevalenza ai Malaspina di Monfalcone, che prendevano nome da un castello ormai scomparso che sorgeva tra Valverde e Sant’Albano (oggi frazione di Val di Nizza), detti poi anche Malaspina di Valverde. Il loro dominio si estendeva appunto su Valverde e Sant’Albano; ed erano, insieme agli altri rami, condomini della giurisdizione del Marchesato di Godiasco, cui Valverde apparteneva. Unito con il Bobbiese al Regno di Sardegna nel 1743, in base al Trattato di Worms, entrò a far parte poi della Provincia di Bobbio.

Nel 1801 il territorio è annesso alla Francia napoleonica fino al 1814. Nel 1848 come parte della provincia di Bobbio passò dalla Liguria al Piemonte, nel 1859 entrò a far parte nel Circondario di Bobbio della nuova provincia di Pavia e quindi della Lombardia, nel 1923, dopo lo smembramento del circondario di Bobbio, rimase assegnato alla Provincia di Pavia, a differenza del confinante Comune di Zavattarello, che passò alla provincia di Piacenza per ritornare alla provincia di Pavia nel 1926. Nel 1929 il comune di Valverde venne unito a Zavattarello, che prese il nome di Zavattarello Valverde; fu quindi ricostituito nel 1956.


“Il giardino delle farfalle”, Valverde

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i particolare interesse è il “Giardino delle farfalle”, che si trova nel parco del Castello di Valverde. Il “Giardino delle farfalle”di Valverde è sicuramente una delle prime strutture in Italia con la finalità di salvaguardare, incrementare e accentuare lo studio di questi meravigliosi insetti che vivono inseriti in un contesto naturalistico intatto e ricco di biodiversità. Allo scopo di facilitare l’osservazione delle farfalle comodi sentieri, che si snodano fra prati fioriti, cespugli e boscaglia. Un posto di assoluta pace e quiete con un panorama stupendo, aria pulita e tracce di una storia che non cessa di manifestarsi.



Valverde e il suo Castello

Foto aerea di Flavio Chiesa


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l castello di Valverde, tuttora denominato Castello Verde, fece parte per lungo tempo del feudo di Oramala. Nel Medioevo il luogo fu rifugio del partito guelfo ed è per questo che ancora oggi gli abitanti del comune vengono indicati con il soprannome di “Guelfi”. Il “Castrum de Virdis” appartenne, nei primi anni del 1300, alla famiglia Landi. Passò poi ai Malaspina, signori della vicina Oramala, per essere successivamente donato a Federico del Verme, unitamente ai diritti feudali sul castello di Monfalcone.I ruderi del castello sono ora ridotti a una torre cilindrica incompleta che presenta un basamento scarpale terminante, superiormente con una cordonatura ad anello, sormontata da un pianetto in cotto. Le torri e le rimanenti vestigia sono in arenaria. Nel suo interno c’è un locale seminterrato cui si accedeva tramite una botola, ora murata. Probabilmente tale ambiente venne utilizzato come magazzino viveri; i feudatari vi conservavano le scorte di viveri in caso di lunghi assedi. Nel prato antistante alla torre scavi archeologici hanno rinvenuto resti di un monumento tombale databile all’età del ferro e forse risalente alla civiltà celtica di Golasecca (5000 a.C.).

Sullo stesso prato, vero terrazzo panoramico, si affaccia l’Oratorio, eretto nel 1608 dai Malaspina e dedicato alla Madonna della Neve; si tratta di un modello di architettura religiosa minore con la facciata in cocci di arenaria locale e custodisce al suo interno un affresco raffigurante Santa Barbara e Santa Lucia. La chiesa rimane aperta il 5 agosto, festa della Madonna della Neve e ogni lunedì di Pasqua. Per appassionati di antiche chiese ed oratori consigliamo anche una visita alla chiesa parrocchiale di Santo Stefano, risalente al XII secolo ed edificata in cotto e arenaria. Questa chiesa presenta tuttora le eleganti forme del romanico lombardo, con un bel portale sormontato da un arco a tutto sesto e ornato da una cornice di archetti poggianti su mensole, mentre all’interno si può ammirare un bel fonte battesimale del 1581.


MaBeDo WEEKEND

Az. Agr. Il Boscasso Ruino, Pavia Dulcis in fundo, per concludere il nostro viaggio fra le bellezze dell’Oltrepò, noi di Mabedo vi portiamo in un posto magico, un vero fiore all’occhiello e portabandiera dell’eccellenza di questi territori. Stiamo parlando dell’ «Azienda Agricola il Boscasso», situata a circa 600 metri d’altitudine nel cuore delle colline dell’Oltrepò Pavese, dove i vigneti si diradano lasciando il posto a pascoli, campi coltivati a grano ed erba medica e boschi di latifoglie, in località Boscasso, lungo la strada che da Ruino conduce a Pometo. Un luogo magico, dicevamo, ma anche esempio di passione e grande determinazione. La nascita di questa azienda agricola è dovuta a una scelta di vita di Maria Chiara Onida e Aldo Galbiati che, nel 1988, seguendo la loro inclinazione di vivere a contatto con la natura, hanno voluto realizzare una esperienza concreta: quella di allevare capre e di produrre con il loro latte del formaggio secondo precisi criteri di qualità, guidati dalla propria passione e fantasia. Da qui la scelta di condurre in prima persona ed a livello familiare un’attività che vede tutte le fasi della produzione: la raccolta del fieno, l’allevamento delle capre e dei capretti, la produzione del formaggio e la sua commercializzazione. Da dicembre del 2009 Aldo è uscito dall’azienda e l’attività attualmente è portata avanti da Maria Chiara e dal figlio Nicola, che ha creato all’interno del Boscasso l’attività di giardinaggio che porta avanti con passione e professionalità. Attualmente sono presenti in azienda circa 70 capre in lattazione, oltre a 16 primipare, e 3 becchi. La razza Camosciata delle Alpi è stata scelta in particolare per il suo elevato livello produttivo, ma anche per la sua buona adattabilità e per la qualità del latte prodotto. Davvero eccellenti i prodotti, già da anni presidio slow food e utilizzati dai più grandi chef italiani, che si contraddistinguono per genuinità e artigianalità. Infatti nella lavorazione tutti i processi sono manuali e non viene usato alcun additivo chimico e nessun conservante.



Ma andiamo a conoscerne qualcuno: si va dai cremosissimi yogurt allo squisito latteinpiedi, ideale da consumare sia dolce abbinato a miele, confetture di frutta e frutti di bosco, sia salato abbinato a verdure crude o cotte o frullato così da ridurlo a una crema per condire. Da sogno i tomini di capra al naturale o aromatizzati con semi di finocchio o pepe verde; per non parlare del freschissimo caprineve, del caprino fresco alle erbe, del caprino in foglia di castagno o in foglia di noce e per concludere del delizioso Capra blu, erborinato stagionato da 60 giorni fino a 5 mesi, da gusto piccante e persistente, ottenuto grazie alla presenza di Penicillium Roqueforti. Un vero paradiso per gli amanti dei formaggi di capra. Inoltre, dal 2002, è possibile pranzare tutte le domeniche con i prodotti freschissimi dell’azienda per un pasto completo con piatti elaborati a base di formaggi e carne di capra. Qui nulla è lasciato al caso: grande attenzione al cliente e fantasia nei piatti; perfino il pane è fatto in casa in diverse versioni, con farina di mais, ai cereali, alla segale, con fichi o uvetta, utilizzando farine biologiche macinate a pietra. Ampia anche l’offerta di vini in bottiglia selezionati tra le migliori cantine dell’Oltrepò Pavese. Infine, nello spirito più autentico dell’agriturismo, l’azienda si apre al pubblico permettendo al cliente di visitare la stalla e conoscere le capre, degustare sul posto i prodotti che consumati nel loro contesto sono sempre più buoni,avere uno dialogo diretto con il produttore per imparare e comprendere meglio le caratteristiche di quello che ha degustato, viversi una giornata di relax in un bell’ambiente naturale di collina. Noi di Mabedo, sempre al vostro fianco sulla strada dell’eccellenza, non ci siamo certo fatti da parte e con lo sguardo che si perde nell’orizzonte verde di questi luoghi straordinari vi salutiamo e vi aspettiamo per il prossimo emozionante viaggio.


Loc. Boscasso, 1 Ruino (PV) Tel. 0385-955906 Cell. 338-8680179 E-mail: info@ilboscasso.it www.ilboscasso.it


Speciale MaBeDo Magazine Luglio 2017

Realizzato da MaBeDo S.r.l. Responsabile: Filippo Quaglini Redattore: Martino Merlo Direttore Editoriale: Emanuele Bottiroli Grafica: Sara Giammona Tutti i diritti riservati, la riproduzione totale o parziale è vietata in qualsiasi forma.


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