“ Lodi: storia, cultura e tradizione ”
LOMBARDIA
Guide
PAVIA e PROVINCIA
Mangiare Bere Dormire www.mabedo.it 2012
“Lodi:
storia, cultura e tradizione”
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Mariano Peviani Assessore al Turismo della Provincia di Lodi
Sono tanti i Tesori del Lodigiano. Questa terra rigogliosa, votata all’agricoltura, crocevia di percorsi sui quali nei secoli si sono incrociate genti da tutta Europa, offre a chi la visita la suggestione di una campagna da colori unici, di fiumi e corsi d’acqua che sbucano dietro macchie d’alberi, ma anche di tracce lasciate dagli uomini nel tempo: chiese intorno alle quali nei secoli si e’ radicata la fede umile e sincera, palazzi e castelli da cui sono nate città e paesi, testimonianze di epoche e di Storie. Storie che meritano di essere scoperte e rivissute e che oggi il Lodigiano offre al turista... e al pellegrino. Già perché nella nostra Provincia turismo e vie della fede si incrociano proprio come i percorsi che da Nord a Sud e da Oriente e Occidente d’Europa portavano verso Roma e Compostela passando di qui.
Tanto si e’ investito, e si continua a farlo, per valorizzare la Francigena nel tratto lodigiano. Si tratta di un tassello importante di quel “sistema turistico” che oggi offriamo ai visitatori interessati a riscoprire le tracce del passato di questa terra. Tracce legate tra loro da itinerari che uniscono l’amore per l’ambiente (basti pensare ai circa 500 chilometri di piste ciclabili) all’emozione della navigazione sul fiume (tre i porticcioli turistici lungo l’asta del Po, collegati dalle rotte di una moderna motonave). Ed e’ Lodi il cuore di questo sistema. Il capoluogo, oggi come ieri. Uno scrigno di gioielli straordinari, legati ad epoche diverse che raccontano di una città che ha saputo recitare un ruolo di primo piano nella storia della regione, ma anche dove la devozione profonda dei suoi abitanti si e’ tradotta in decine di chiese che racchiudono in se’ testimonianze preziose di arte e di cultura.
Da piazza della Vittoria e da piazza del Broletto si aprono mille percorsi tra strade e vicoli su cui si affacciano palazzi maestosi, come il grande complesso conventuale che oggi ospita la sede della nostra Provincia, ma anche dimore di famiglia, musei, raccolte d’arte; vie su cui si piega l’ombra degli alti campanili; costruzioni che raccontano le vicende di questa terra che non ha mai smesso di guardare avanti. Senza pero’ dimenticarsi del suo passato. La guida che vi trovate di fronte e’ una mappa preziosa per orientarsi tra tutti questi Tesori dell’arte, dell’architettura, della storia di Lodi. Uno strumento agile e dinamico per il turista di oggi. Un’occasione imperdibile per vivere fino in fondo la magia di questa terra. Mariano Peviani Assessore al Turismo della Provincia di Lodi
La copertina della Guida Mabedo 2012 è illustrata da Marco Lodola, artista pavese notissimo per i lavori a olio e le sculture luminose, molte delle quali sono ispirate dal mondo della musica e dal mondo della danza. Le sue opere sono oggi presenti in tutto il mondo e recensite dai critici internazionali. Lodola ha esposto nel Padiglione Italia della 53° Biennale di Venezia, all’Expo internazionale di Shangai, ha rivisitato il logo per il traforo del MonteBianco. La poliedricità è un tratto caratteristico dell’arte di Lodola. Ha realizzato illustrazioni per copertine di numerosi romanzi e saggi, ha collaborato in campo musicale, con Max Pezzali, i Timoria e Omar Pedrini. Nel 2009 ha allestito a Milano, in piazza del Duomo, il Rock’n’Music Planet, primo museo del rock d’Europa, con 25 sculture che rappresentano altrettanti miti della musica contemporanea.
Marco Lodola ha realizzato scenografie per film, trasmissioni, concerti ed eventi: dalle olimpiadi invernali di Torino 2006 alla facciata del Teatro Ariston per il festival di Sanremo 2008. Sono firmate Lodola la scenografia di alcune puntate di XFactor, gli ambienti del film “Ti presento un amico” di Carlo Vanzina e “Maschi contro Femmine” di Fausto Brizzi. Lo scorso anno ha realizzato l’installazione “Citroen Full Electric”, una delle sculture per i 25 anni della griffe Giuliano Fujiwara e le scenografie per la sfilata A/I 2012 uomo della stilista inglese Vivienne Westwood. Nel 2012 ha partecipato alla 54esima Biennale di Venezia con “Cà Lodola”, la magnifica installazione luminosa posta alla Cà d’Oro, un progetto curato da Vittorio Sgarbi. Il logo ideato per noi da Marco Lodola rappresenta una tipologia particolare di paesaggio pavese, le cui linee portanti sono le vie di terra, le vie d’acqua e i territori che a esse si correlano, sui quali si intrecciano e si incontrano in un cromatismo di grande efficacia.
Del nostro territorio si propone quella fruizione lenta detta turismo di scoperta, che consente di godere degli aspetti naturalistici, storicoartistici e ambientali in modo nuovo. perchè guardati con occhi nuovi. Un procedere lento che regala il gusto delle piccole cose, il piacere di momenti importanti ma anche quella poesia del cibo che passa attraverso l’attenzione ad antichi sapori legati alla tradizioni della terra. Ed è lo stesso paesaggio di un’area geografica a diventare un particolare prodotto tipico, perchè solo lì la si ritrova con i suoi caratteri inconfondibili, con i suoi colori, con le sue trasformazioni, con le sue forme modellate dall’uomo nel corso dei secoli. Una tipicità paesaggistica che Marco Lodola ha tanto ben interpretato. A piccoli, grandi passi verso qualcuno o qualcosa, mete di un viaggio ma anche obiettivi di vita da raggiungere, il camminare lento diventa espressione di quel percorso interiore che ciascnuo di noi fa nell’incessante scorrere della vita. Nel logo ideato da Marco Lodola, le gambe piegate dall’incedere, a volte anche con fatica, stanno proprio a significare che si cammina con il corpo; ma ancor più si cammina con lo spirito.
Introduzione di Mabedo Fqcommunication si apre sul portale Mabedo ad una nuova città: Lodi. Rompendo i confini provinciali, Mabedo sceglie Lodi per la sua nuova guida. L’itinerario, il racconto di un weekend, analizza consapevolmente Lodi dal punto di vista storico artistico e culturale, fornendo precise indicazioni di percorso. Pertanto la guida si propone come una sorta di “vade mecum” per chi vuole conoscere Lodi, o per chi ne vuole approfondire nuovi aspetti. Lodi è un piccolo scrigno di tesori nascosti: serve curiosità ed entusiasmo per aprire il forziere e scoprire la meraviglia, e la nostra guida ne sarà la chiave. Essa ha come obiettivo quello di far conoscere Lodi, promuovendo e valorizzando il territorio. La guida racconta la storia, la cultura e la tradizione di Lodi, da cui il titolo, ma presenta anche le aziende locali più meritevoli (alberghi, ristorante, negozi, ecc.) che il visitatore potrà incontrare passeggiando per la città. Il nostro intento è di dare a queste realtà visibilità, di farle conoscere quasi “personalmente”.
Lodi “Come sarebbe cosa c’è a Lodi?! Lodi è la città del Barbarossa, della Battaglia di Napoleone sul Ponte dell’Adda, della piazza “quadrata”, delle chiese affrescate, della ceramica, della raspadüra e del panerone! E di tante altre eccellenze! Noi ludesani (lodigiani) ne andiamo molto fieri!”. Così aveva risposto una mia cara amica alla mia ingenua domanda su cosa ci fosse di particolare in una piccola cittadina della bassa padana con poco più di quarantamila abitanti. Pertanto, ho deciso di approfittare di qualche giorno di vacanza primaverile per visitare Lodi con la mia amica Sara, e verificare di persona. Preparando un leggero bagaglio di curiosità e desiderio di scoprire luoghi nuovi, ci mettiamo in viaggio. Attraversiamo chilometri e chilometri di campagna coltivata pianeggiante, con il sole e il profumo di terra che entra nella pelle. La primavera nella bassa lodigiana è fresca, ma ci permette di godere le prime giornate calde e di giungere in quel di Lodi con il vento tra i capelli (sto guidando la mia cabrio aperta!). E’ nostra intenzione restare per un paio di giorni, in modo da poter conoscere la città ed avere tempo per una capatina nel lodigiano.
Santa Maria alle Grazie
Il tempo non è molto, ma io e Sara lo sfrutteremo al massimo! La nostra prima tappa è proprio il centro storico di Lodi. Ci addentriamo in auto nel cuore della cittadina e parcheggiamo vicino a quella che scopro essere Porta Cremona, un grande arco a tre fornici (tre aperture) della fine del diciottesimo secolo dell’ingegner Dossena che delimita l’ingresso alla città. Proprio dietro all’arco si trova una delle belle chiese di Lodi (uno dei moltissimi splendidi monumenti religiosi), la chiesa di Santa Maria alle Grazie (XVIII secolo), dove è sepolta Maria Hadfield Cosway (1759 – 1838), americana, artista ed importante educatrice che fondò a Lodi il primo collegio femminile. La chiesa all’interno ha una bellissima cupola affrescata, insieme alle splendide decorazioni a quadrature, rocailles e motivi floreali. Procediamo a piedi nel cuore della città: dopo poco ci troviamo un una piazza molto graziosa. La Piazza dell’Ospedale Maggiore ci appare di scorcio, e ci si apre davanti nel suo splendore. La chiesa medievale del San Francesco si sposa con la facciata neoclassica dell’Ospedale Vecchio. La chiesa fu edificata dal 1252 in stile romanico gotico, per volontà del Vescovo Bongiovanni Fissiraga e grazie al sostegno economico del guelfo Antonio Fissiraga e della moglie Flora de Tresseni. La facciata è in cotto rosato, rimasta incompiuta, presenta un protiro addossato e uno splendido rosone di marmo bianco.
Il carattere peculiare della chiesa sono le due “bifore a cielo aperto� della facciata. Nella visita di questa chiesa, ci accompagna uno dei Padri Barnabiti che oggi, dopo diverse vicessitudini storiche, gestiscono il culto della chiesa. L’interno della chiesa, suddiviso in tre navate, ci lascia piacevolmente sorprese: navate e colonne in cotto sono tutte dipinte con splendidi affreschi databili dal Trecento al Settecento.
Lungo la navata destra troviamo la splendida cappella di San Bernardino, ricavata dove prima sorgeva la torre campanaria; oggi presenta il ciclo di affreschi che raccontano la vita del Santo, suddivisi in ventidue quadri, opera del pittore Gian Giacomo da Lodi. Proseguendo ammiriamo uno dei punti più salienti della chiesa: la cappella e il sepolcro di Antonio Fissiraga. La tomba del Fissiraga, di semplice fattura, in marmo e poggia su esili colonnine. Sopra si trova l’affresco votivo che rappresenta la Madonna con Bambino, San Nicola, San Francesco d’Assisi e Antonio Fissiraga che offre il modellino della chiesa alla Vergine, in onore del benefattore. Al di sotto vediamo l’affresco con Le esequie di Antonio Fissiraga. La piazza e la chiesa stessa ci portano alla conoscenza anche di diverse personalità storiche lodigiane tra cui la poetessa Ada Negri (1870-1945), che riposa all’interno del San Francesco, scrittrice eccelsa, i cui versi ricordano spesso la nativa Lodi. “Dal vano delle due bifore ancora sorride il cielo con pupille azzurre sulla facciata del mio San Francesco: sguardo di bimbo in tormentato volto di vegliardo che tutto a me perdona...” da Vespertina, Ada Negri, 1930
San Francesco
C’è poi Agostino Bassi, importante microbiologo, che per primo riuscì a dimostrare come le malattie contagiose fossero dovute a microrganismi patogeni parassiti, soprattutto per le colture, e che fosse quindi necessaria la disinfezione. Usciti, ammiriamo la piazza nella sua interezza: i palazzi sono tutti in stile neoclassico. Nel 1765 venne eretta l’importante facciata dell’Ospedale Vecchio che si vede dalla piazza, nel severo stile neoclassico allora di moda, progetto degli architetti Angelo Bassi e Marcello Segre (ma quasi certamente l’ispirazione fu di Piermarini, architetto principe del tempo). Sul lato sinistro della piazza ci imbattiamo nella statua del matematico geologo Paolo Gorini (1813 - 1881), noto soprattutto per i suoi studi sulla cremazione e sulla conservazione dei cadaveri. Abbandonando i preconcetti nei confronti di questa pratica, peraltro diffusa durante il Romanticismo, io e Sara entriamo nel museo di Paolo Gorini (Piazza Ospitale 10 c/o ASL della Provincia di Lodi, 0371-409238). Il museo si trova accanto alla Piazza, nel cuore dell’Ospedale Vecchio, nel lato del chiostro quattrocentesco. L’ospedale vecchio fu costruito per volontà del vescovo Carlo Pallavicino nel 1459. Gli architetti che vi lavorarono furono Giovanni Battista da Comazzo e Beltramo da Pandino, che seguirono la lezione milanese del Filarete. Al suo interno è ancora conservato il chiostro quadrato dell’Ospedale di Santo Spirito, quattrocentesco, costituito da due ordini di portici L’interno, dove si trova il museo, presenta una sala dai soffitti riccamente affrescati da Giulio Carlo Ferrari nel 1593. L’esposizione, che si ascrive nella tradizione dei musei di storia della scienza, ha l’obiettivo di far conoscere attraverso l’esposizione di alcuni preparati anatomici, il metodo scientifico dello scienziato.
Lasciamo il San Francesco e, all’angolo tra via XX Settembre e via Volturno, ci scopriamo un antichissimo palazzo, detto Mazzonica (oggi appartiene ancora al conte Lorenzo Mazzonica). Apprendiamo che si tratta di una residenza signorile del millequattrocento. La facciata è in cotto ed è divisa orizzontalmente da una fascia in terracotta con splendide decorazioni. Il portale in pietra, portato al suo splendore originale dopo un lungo lavoro di pulitura, ha scolpite colonne ornate di fiori e ghirlande; sono inoltre raffigurati dei personaggi storici in quattro medaglioni (forse Francesco Sforza, Bianca Maria Sforza, Gian Galeazzo Visconti e Isabella d’Aragona) Procediamo ancora a piedi e ci troviamo finalmente nella famosa piazza quadrata di Lodi, Piazza della Vittoria o Piazza del Duomo. Sui quattro lati della piazza ci sono palazzi colorati, tutti porticati e con una particolare entità storica. Sotto i porticati, percorribili e che delimitano il perimetro della piazza, vi sono, quasi senza soluzione di continuità, una serie di deliziosi localini. Con uno sguardo d’intesa decidiamo di fermarci per una pausa. Tra i tanti, attrae la nostra attenzione il Calicantus Cafè, dal design moderno e sulle cui pareti si leggono i versi della poetessa, ormai a noi nota, Ada Negri. Mentre io soddisfo la mia sete, Sara si lascia tentare dalle meravigliose paste che il bar propone.
Ma la pausa dura poco, ed eccoci pronte a ricominciare la nostra visita. Tornate in piazza, sul lato orientale c’è il palazzo più antico di Lodi, Palazzo Vistarini, ancora privato, e datato quattordicesimo secolo. Il palazzo è in mattoni intervallato da monofore ogivali. La famiglia Vistarini fu una delle famiglie più importanti e che segnarono le sorti della città di Lodi durante il periodo storico delle signorie. Io e Sara ci avviciniamo e notiamo che sotto ai portici dell’antico palazzo si trova una pasticceria, il Caffè Spagnuolo, che vende una torta tipicamente lodigiana. Si chiama, infatti la Ludesana: un impasto duro di pasta di mandorle che può essere conservato per diversi giorni. Ovviamente ne compriamo due a testa! (ci sono anche confezioni di formato ridotto, giusto per un assaggio). Passiamo ora al notevole Duomo di Lodi, che vediamo proprio di fronte a noi. La cattedrale è dedicata al Santo patrono Bassiano che i lodigiani festeggiano il 19 gennaio e le cui reliquie sono conservate nella cripta della chiesa. Il Duomo, iniziato nel 1160, fu terminato nel sedicesimo secolo, e poi completamente restaurato tra il 1958 e il 1965. I continui rifacimenti strutturali danno oggi l’impressione di una cattedrale incompleta e asimmetrica, a causa soprattutto del gigantesco campanile addossato al corpo di fabbrica e ai palazzi che chiudono la facciata nel lato destro.
Piazza Duomo
Questa cattedrale, insomma, sorse con la città di Lodi, dopo cioè la distruzione della vecchia città romana, chiamata Laus Pompeia (odiera Lodi Vecchio, a circa 6 Km dalla città), da parte dei milanesi nella grande distruzione del 1158. Per volontà di Federico Barbarossa, acerrimo nemico di Milano da sempre, nacque nello stesso anno la Lodi nuova, qui dove si trova attualmente. La maestosa facciata del Duomo è in cotto, tipicamente romanica, con il suo coronamento di archetti pensili e un particolarissimo protiro gotico (una specie di portico ogivale tipico del romanico lombardo ed emiliano, posto all’ingresso della chiesa, come copertura). Il protiro è retto da due colonnine, con due leoni scolpiti nel marmo, simbolo del Duomo. Qui una foto è d’obbligo!
Impieghiamo poco a capire che qui la figura del Santo Bassiano é davvero molto importante per tutti i fedeli e non. Già nella lunetta del protiro abbiamo viste scolpite le figure di San Bassiano, iI Cristo Benedicente e la Madonna; sopra il rosone c’é poi un’edicola dove si trova un’altra statua di San Bassiano. Si tratta di una copia in bronzo dell’originale in rame che ora si trova sul terzo pilastro a sinistra all’interno del Duomo. L’interno è a tre navate, ma ci appare un pò austero, come molte delle chiese romaniche dello stesso periodo. Degne di nota sono però il polittico di Callisto Piazza (incontreremo anche più avanti questi Fratelli Piazza) con La strage degli innocenti e un altro con La Vergine Assunta e Il Giudizio Universale di Alberto Piazza (XV secolo). Ci piace tantissimo anche il mosaico del catino absidale dell’artista contemporaneo Aligi Sassu. La cripta è la parte più antica della cattedrale: al centro troviamo l’altare ottocentesca che custodisce le spoglie di San Bassiano. Curiosità che ci viene svelata da una signora del posto incontrata nella chiesa: in un’absidiola di sinistra (abbastanza nascosta, per cui cercatela!) si trova un gruppo scultoreo in legno del quattrocento raffigurante un Compianto sul Cristo morto, pezzo di un rilevante pregio artistico, che comunemente i lodigiani chiamano “i caragnon dal Dom” (traduzione: i piagnoni del Duomo).
Passiamo davanti all’importante affresco trecentesco che presenta Il Giudizio Universale per poi entrare nel Museo Diocesano del Duomo (Via Cavour, 31, 26900 Lodi, entrata dalla Cattedrale, tel. 0371 54 46 22 – 0377 85 008), costituito all’interno di un’ala del Palazzo Vescovile, cui si accede direttamente dalla cattedrale. Il Palazzo apprendiamo essere un edificio di particolare pregio storico-artistico, costruito nel dodicesimo secolo e soggetto a ricostruzioni nel corso del settecento da parte dell’architetto Veneroni e per volontà del Vescovo Mezzabarba. Il museo è collocato in parte nella ex cappella privata del Vescovo e custodisce preziosi oggetti liturgici, dipinti ed affreschi, tessuti, sculture, provenienti dalla Cattedrale e dal Vescovado, ma anche da varie parrocchie del territorio lodigiano, testimonianza dell’arte e della fede cristiana. Usciti dalla cattedrale, subito a destra, troviamo il Broletto, complesso architettonico che, dal tredicesimo secolo sino ad oggi, è sede del governo della città di Lodi. Profondamente rimaneggiato, presenta una facciata neoclassica che da su Piazza della Vittoria, e su cui si vede lo stemma della città. Ai lati della facciata notiamo due curiosi busti marmorei secenteschi: si tratta dei due fondatori di Lodi, Gneo Pompeo Strabone, che fondò la prima città Laus Pompeia nell’89 a.C., e Federico Barbarossa, che la rifondò qui. Attraversando l’antico loggiato ci troviamo in una deliziosa piazzetta, il cortile del Broletto, che ci riporta davvero indietro nel tempo, tanto che sembra di essere catapultati nel Medioevo. La facciata del Broletto su questo lato, completamente in cotto, testimonia il periodo della sua fondazione, da collocarsi entro il 1284.
Proprio al centro di questa piazzetta c’è una fontanella, ma avvicinandoci, ci accorgiamo che si tratta di un fonte battesimale cinquecentesco, che si trovava prima all’interno della Cattedrale. Il cortiletto ameno è contornato da graziosi negozietti, un fiorista che porta colore all’ambiente e l’Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica (IAT). Senza dover fare molta strada, ci incamminiamo per una traversa di Piazza Duomo, via dell’Incoronata, perché abbiamo scorto un campanile da lontano. Mano a mano che ci avviciniamo, nessuno di noi riesce però a scorgere l’ingresso di una chiesa. Ci imbattiamo casualmente nel custode, uscito a fumare una sigaretta, che ci indica una piccola porticina, quale ingresso alla famosa Chiesa dell’Incoronata. Un po’ scettiche, entriamo in questa strana costruzione e, improvvisamente, una meraviglia si apre davanti a noi. Il Santuario è a pianta ottagonale: uno dei primi edifici a pianta centrale dell’Italia settentrionale, derivante probabilmente dall’influenza della corte sforzesca. Si presenta completamente affrescato e strutturalmente suddiviso su tre livelli: il primo è quello delle otto cappelle a pianta trapezoidale, con un’evidente richiamo al modello di Bramante alla Sagrestia di San Satiro a Milano. Il secondo ordine è quello del matroneo e il terzo è quello della cupola, con l’oculo centrale.
Chiesa dell’Incoronata
Dalle chiare didascalie presenti nella chiesa apprendiamo che il Santuario dell’Incoronata fonda le sue origini sulla leggenda. Prima della costruzione della chiesa nella stessa via si trovava un postribolo in una zona molto malfamata, dove era affrescata l’effige di una Madonna incoronata. La tradizione vuole che più volte, la Madonna pianse e parlò, chiedendo che al posto di quel luogo di perdizione e di violenze nascesse un edificio a Lei dedicato. Fu così che per volontà delle autorità ecclesiastiche, del Vescovo Carlo Pallavicino in particolare, e della cittadinanza, nel 1488 sorse la chiesa, sul progetto dell’architetto Giovanni Battagio. Oggi è di certo uno dei capolavori del Rinascimento lombardo. Oltre alla particolarità architettonica, l’interno presenta un ricchissimo ciclo di affreschi: dalla Polittico Berinzaghi di Alberto Piazza, alle cappelle di S. Paolo e quella dedicata a S. Giovanni Battista decorate sempre dai Fratelli Piazza (Sara mi suggerisce che questi fratelli lavorarono a Lodi e in questa chiesa in particolare per ben tre generazioni!), agli affreschi del Legnanino nella zona absidale. Degni di nota sono i quattro dipinti di un artista molto importante, Antonio da Fossano detto il Bergognone, nella cappella di S. Paolo. Uno in particolare attira la mia attenzione: riconosco, infatti, che nel dipinto del La presentazione di Gesù al Tempio, la scena è ambientata proprio nella chiesa dell’Incoronata, che fu rappresentata dall’artista proprio come doveva essere tra la fine del quattrocento e l’inizio del cinquecento.
Dopo tanta arte e cultura, io e Sara sentiamo l’esigenza di un aperitivo prima di pranzo. Ci fermiamo pertanto in un bar carino, il Bar Duomo, dall’arredamento alquanto innovativo. Il proprietario ci spiega che il progetto, seppur modernissimo, ha già qualche anno ma, entrando, sembra di entrare in un tunnel spaziale! Arredamento a parte, troviamo l’aperitivo davvero di nostro gradimento! Uscite, veniamo fermate da un anziano signore in bicicletta, il quale ha capito subito che non siamo di Lodi. Ci consiglia alcune bellezze di Lodi che non possiamo mancare, e di andare subito a visitare la chiesa di San Filippo Neri, in Corso Umberto, prima che chiuda per la pausa. Non indugiamo e andiamo. La chiesa è stata riaperta solo un paio di anni fa, dopo anni di restauro. Sia la facciata che l’interno, davvero spettacolare nella sua pianta a croce greca, sono in stile barocchetto lodigiano. Datata 1740, ha una splendida decorazione affrescata e rivestimenti marmorei e finte architetture a rocaille.
San Filippo Neri
Passiamo anche per una visita all’Ex convento di San Cristoforo, un grande complesso storico che è stato acquistato dalla Provincia di Lodi e che oggi ne ha fatto la propria sede. Sara mi fa notare un negozio importantissimo, quello delle Ceramiche Vecchia Lodi, dove entriamo. Oltre alla rivendita, ci spiegano, qui c’è ancora il centro di produzione per la lavorazione di queste pregevoli ceramiche, che è iniziata alla fine dell’ottocento. Ancora oggi, previo appuntamento, la Vecchia Lodi organizza visite per scuole e gruppi, mostrando la lavorazione dei loro manufatti, dipinti a mano nei loro caratteristici colori tenui. Segnaliamo che Lodi ha anche un importante Museo della Stampa e stampa d’arte “Andrea Schiavi”, inaugurato nel giugno 2008, che occupa i locali (circaduemila metri quadrati) della ex tipografia Lodigraf, attiva fino all’inizio degli anni ottanta del secolo scorso (il museo si trova a Lodi, in Via della Costa, 4; tel. 0371 56011).
Dopo questo primo giro, ci spostiamo verso Viale Rimembranze, tutto alberato, fino a Viale Italia. Ci siamo spinte sin qui per concederci un gustoso pranzo al famoso Ristorante Pizzeria Pane e Farina. Ad accoglierci c’è il Signor Alex Monteverdi e sua moglie Milena, che ci informano che hanno aperto questo locale alla fine degli anni ottanta, su ispirazione del Pane e farina 1 di Milano, dal quale è oggi del tutto indipendente.Ci raccontano che il principio su cui si basa la loro offerta è quello della qualità, della freschezza dei prodotti e della continua voglia di reinventarsi. Il ricco menu propone una scelta di oltre 70 tipi di pizza cotte nel forno a legna, mentre la cucina ha oltre 20 tipologie di risotti, a rotazione. Così il menu non è mai lo stesso ed è sempre una nuova sorpresa. La signora Milena inventa ogni giorno nuove proposte, sempre diverse, a seconda dei prodotti di stagione della zona.
Nei mesi di maggio e giugno, ad esempio, preparano piatti e pizze con carciofi e fiori di zucca. Alcuni dei piatti più gustosi sono il risotto della massaia, con patate, pancetta e rosmarino, quello al radicchio e speck, oppure con fragole e limone (buonissimo!) magistralmente cucinati dagli chef Nunzio e Remo. Il venerdì propongono piatti a base di pesce; offrono inoltre una vasta scelta di vini, birre, grappe e distillati. Qui si prenotano sale per ricevimenti o feste, concordando anche menu personalizzati. Pane e farina è facilmente raggiungibile a piedi dal centro storico, dalla stazione di Lodi e anche dalla tangenziale est (uscita San Bernardo e lo troverete subito!). E’ inoltre molto vicino alle vie di passaggio delle piste ciclabili che connettono Lodi con i paesi della sua provincia. Da oggi Pane e farina è anche su facebook!
Ristorante Pizzeria Pane e Farina Viale Italia, 60 26900 Lodi Telefono: 0371 36188 E-mail: info@paneefarinalodi.i www.paneefarinalodi.it
Dopo la nostra pausa per il pranzo, propongo a Sara di andare a vedere la famosa sede della BPL Banca popolare di Lodi, esempio lodevole di architettura contemporanea. Una volta arrivate, le mie aspettative non sono per nulla deluse. L’imponente edificio è situato a fianco della stazione ferroviaria ed accoglie in sè diversi tipi di materiali, come è tipico del suo illustre progettista, l’architetto Renzo Piano, famoso in tutto il mondo. La sede costruita tra il 1991 e il 2001, si propone come “una città nella città” e in qualità di nuovo punto di aggregazione per i cittadini. La struttura è varia: vi sono due grandi forme cilindriche, che si riferiscono metaforicamente alle sagome dei silos dei granai, molto diffusi nel lodigiano. Un elemento caratteristico del complesso è la grande piazza vetrata che si trova nel cortile interno, coperta da vetri trasparenti dalla complessa struttura. Questo grande intervento architettonico fu approntato quale soluzione per il risanamento di un’area dismessa: l’area era un tempo occupata dagli stabilimenti della Polenghi Lombardo, importante industria casearia lodigiana sorta alla fine dell’Ottocento. Lo stabilimento di Lodi, poi divenuto sede legale dell’azienda, occupa ancora una zona adiacente alla BPL.
Lasciandoci alle spalle questo grande complesso, percorriamo via Dante Alighieri con le sue belle ville private di primo Novecento, fino ai Giardini di Viale 4 Novembre, con vialetti e rivoli d’acqua ricostruiti, ideali per una passeggiata o una sosta al centro della città. Poco più avanti notiamo la presenza di una torre...un castello? In realtà Lodi non ha più un castello, che è stato distrutto in più episodi storici, ma ciò che vediamo è solo una ricostruzione ottocentesca. Percorriamo il famoso Corso Vittorio Emanuele, con i suoi eleganti negozi, pasticcerie e gastronomie. La gastronomia Gaudenzi ci propone di assaggiare la “raspa da passeggio”. Ci spiegano che la raspadüra è una tipica prelibatezza di Lodi, che si ottiene raspando la superficie di una forma di grana ottenendo delle striscioline di formaggio. Qui è servita in simpatici conetti di cartone che permettono di gustarla passeggiando. La pasticceria De Toma, con la sua vetrina colorata, mi invoglia ad entrare ed assaggiare paste e cioccolatini.
Poco più avanti, sulla sinistra, c’è lo storico Palazzo Barni, datato 1678. Fu Antonio Barni che commissionò all’architetto lodigiano Domenico Sartorio il rifacimento di una parte di ciò che era stato il vecchio maniero dei Vistarini. Il palazzo si presenta ancora in tutta la sua grandezza originaria: la facciata barocca recentemente ripulita è scandita da lesene che le conferiscono una linea armoniosa. Al centro vi è uno splendido balcone in ferro battuto. Il ferro battuto è un elemento ricorrente nelle architetture di Lodi. La moda esplose in città nei primi anni del novecento, in pieno Liberty italiano. La maestria dei battiferro lodigiani, soprattutto di Daiocchi e Mazzucotelli, sono visibili ancora oggi in tantissimi palazzi.
Trascorriamo il resto del pomeriggio nel più completo relax, dedicandoci allo shopping in Corso Roma. Ci sono gli eleganti negozi di abbigliamento, Smarty, Upla, le belle gioiellerie di Antoniazzi e la storica Bonvicini, insieme alla pelletteria Gajardi. Io non posso fare a meno di entrare nella profumeria di Erbolario, marchio lodigiano di prodotti per il corpo e non solo (buonissimi!), ormai conosciuto a livello nazionale. L’azienda è nata nel 1978, inizialmente come un piccolo laboratorio di produzione familiare. Proprio qui a Lodi, non distante dal centro città (a San Grato, immerso nel parco dell’Adda), si trova lo stabilimento di produzione e i laboratori di analisi. Tutte le attività sono all’insegna dell’ecologia e della sensibilità ambientale. Le fragranze e i prodotti sono così tanti e buoni che c’è l’imbarazzo della scelta: tè bianco, acqua di more, rosa, myrrhae, iris, ambraliquida, vaniglia e zenzero...noi ovviamente acquistiamo! Tra le chiese importanti di Lodi segnaliamo anche il San Lorenzo, nell’elegante piazzetta medievale, la chiesa di San Rocco, situata prima del Ponte dell’Adda, la neoclassica chiesa della Maddalena e Sant’Agnese.
La Bottega di Iskra
Prima di cena passiamo per una buona degustazione alla Bottega di Iskra, in via Lodino. Vera anima dell’attività è il suo eclettico creatore, intellettuale e poeta, Spartaco Codevilla. La Bottega di Iskra (dove “Iskra” significa Scintilla), esprime una particolare filosofia. Essa nasce dal consapevole desiderio di coniugare il repentino cambiamento dei gusti proprio della contemporaneità con le pratiche e i sapori della tradizione. Spartaco propone da tre anni qui a Lodi una serie di prodotti gastronomici che provengono da agricoltura biologica o da aziende artigianali di piccola produzione di tutta Italia. Vini, soprattutto, altamente selezionati, con più di 250 etichette italiane. Secondo la filosofia della Bottega il “sapere della terra” è infatti la prima scintilla della conoscenza. Nella scelta dei prodotti c’è una forte base culturale, dove vince il concetto della terra come base artistica. Le aziende con cui collabora Spartaco vengono scelte secondo questi criteri – sono coloro a cui piacciono “le cose fatte bene” - conosciute personalmente o attraverso riviste di settore. Tutti i prodotti venduti, anche quelli in confezioni regalo, sono imballati in contenitori di vetro, metallo e carta, facilmente riciclabili. Iskra non ha alcuna intenzione di essere “tumulata” in una nicchia di mercato “per ricchi”. I prodotti di qualità hanno un alto costo all’origine che spesso non li rendono fruibili per tutti. Iskra, al contrario, ha la convinzione che mangiare e bere prodotti di qualità non debba essere unicamente nella disponibilità di pochi.
La filosofia della Bottega si esprime anche nella scelta di fare del negozio un ambiente di incontro, di conversazione e di scambio, culturale, oltre che enogastronomico. Pertanto entrando non troviamo semplici scaffali, ma una vera e propria sala, creata con arredi d’epoca, scelti con cura da Spartaco durante le sue peregrinazione in giro per il Paese. Il risultato? Perfetto tocco estetico e senso d’insieme. Chiedo a Spartaco quali siano i target di clientela della sua attività ed egli risponde di avere un pubblico abbastanza eterogeneo, di amanti dei vini ma non solo. In particolare, spiega, il suo intento è di avvicinare all’arte del vino i giovani dai 25-30 anni, proponendosi come guida, nel loro percorso di “educazione sentimentale” del vino e del suo sapore. La Bottega di Iskra non è però solo vino, ma anche cultura, sulla base della filosofia dell’incontro e del sincretismo delle arti. Ecco che la Bottega si trasforma in spazio dedicato a piccole esposizioni e mostre fotografiche proposte ciclicamente, presentazioni di libri e corsi, ad esempio di scrittura narrativa. Uno spazio che offre tempo per la meditazione, la conversazione e il confronto. L’attività organizza due volte al mese serate di degustazione, a tema, regionali o presentando un produttore specifico, come la “serata eterodossa”, con la proposta di cibi che alterano il rapporto vista-gusto convenzionale. La Bottega di Iskra Via Lodino 16/18 Lodi 26900 Telefono 0371 495263 E-mail: info@labottegadiskra.it www.labottegadiskra.it
Ci dirigiamo verso l’hotel dove passeremo la notte, l’Hotel Anelli. L’albergo è gestito dalla famiglia Anelli dal 1947. Si trova non lontano dalla stazione di Lodi (comodissimo per chi arriva in treno!), è dotato di 29 camere con ogni comfort. Io e Sara ci rilassiamo un po’ e, dopo una doccia rilassante, siamo pronte per la Lodi by night.
Per la cena scegliamo un famoso ristorante lodigiano, La Quinta, aperto dal 1982. Qui ci accoglie Annarita, che ci spiega che il locale a conduzione familiare ha una cucina ispirata alla tradizione, ma che cerca continuamente di reinventarsi, sperimentando e applicando le nuove tecnologie. Non manca una vasta varietĂ di vini, consigliati da Annarita, esperta sommelier.
Per il dopocena abbiamo un programma un po’ alternativo. La Signora Annamaria ci informa che Lodi ha un teatro storico e che proprio stasera daranno uno spettacolo di prosa molto interessante. Sara, che è davvero un’ amante del teatro, mi convince ad andare. Il Teatro Alle Vigne, nel cuore del centro storico, ha antiche origini ed è collocato nella ex chiesa di san Giovanni e Ognissanti alle Vigne. Inizialmente si trattava di un piccolo edificio appartenente all’ordine religioso degli Umiliati. Quando l’ordine venne soppresso, nel 1571, la chiesa nel 1604 passò ai Barnabiti, che si interessavano particolarmente allo studio e all’insegnamento. Proprio per questo la chiesa fu ampliata e divenne una “collegiata”.
Dopo la dominazione napoleonica la chiesa, sconsacrata, funzionò come deposito, in completo degrado, fino agli anni settanta, quando il Comune ne decise il recupero. Quando entriamo, vediamo che la struttura un tempo usata per le celebrazioni è ancora tutta lì, una vera particolarità, e dove un tempo si trovava l’abside, oggi c’è il palco. Uscite da teatro, ci spostiamo in un locale molto carino, la Coldana, creato in una cascina del settecento. Oltre alle ampie sale dedicate al ristorante, vi è una parte per la degustazione dei vini della cantina con oltre 300 etichette nazionali e internazionali, suddivise per regioni e zone vinicole. L’ambiente giovane e accogliente, oltre che il buon vino, rendono lunga la nostra permanenza nel locale...è davvero tardi quando rientriamo in albergo!
Villa Braila
Malgrado le ore piccole della sera prima, la mattina seguente io e Sara ci alziamo di buon’ora, pronte per una nuova e interessante giornata. Dopo colazione Sara decide di andare a rilassarsi nel Parco di Villa Braila, in viale Rimembranze, in compagnia di un buon libro. La villa, datata 1901, è situata al centro del parco, con una bellissima veranda davanti all’entrata decorata con colonne di marmo. Oltre alla villa sono presenti nel parco le scuderie e la casa dei custodi. Nel frattempo io vado a correre sul Lungo Adda, che fa parte del Parco dell’Adda Sud, sino al Ponte di Lodi (o Ponte sull’Adda)...e anche qui un altro passo nella storia. Questo ponte, infatti, fu lo scenario di una delle battaglie più famose: il 10 maggio 1796 Napoleone e le sue truppe combattè qui contro l’esercito austriaco, in quella che rimase nella storia come la Battaglia del ponte di Lodi, la prima vera vittoria del generale francese. Si tratta di un ponte costruito nel 1864 ad archi ribassati, che attraversa il fiume e che collega la città con il quartiere Borgo Adda, sulla riva destra. “Ponte di Lodi, i tuoi plumbei pilastri abbracciati dall’impeto del fiume rivedo, e i freschi spruzzi delle schiume candide a fior dei vortici verdastri”. Ponte di Lodi, da Esilio, Ada Negri, 1914.
Ponte Adda
Rientrate, decidiamo di lasciare Lodi e trascorrere il resto della giornata visitando la campagna lodigiana. Riprendiamo la nostra auto e, sempre col vento tra i capelli, attraversiamo la bassa lodigiana. Passiamo diversi paesi, come Lodi Vecchio, importantissimo centro dal punto di vista storico, poiché proprio qui (siamo a 6 km circa da Lodi) sorgeva la prima città di Lodi di fondazione romana, Laus Pompeia era il nome latino. Dopo le due grandi distruzioni dei milanesi nel 1111 e la definitiva e devastante nel 1158, Federico Barbarossa appoggiò la cittadinanza nella ricostruzione della città, rifondata dove si trova attualmente. Qui ammiriamo la splendida Basilica di San Bassiano, tappa obbligatoria per chi visita Lodi. La chiesa nacque per volere del primo vescovo laudense, Bassiano, che la consacrò nel 387 dC e la dedicò ai Dodici Apostoli. Nel 409, quando morì il Santo, le sue reliquie furono custodite in questa chiesa, che prese il suo nome (oggi le reliquie si trovano nella cripta del Duomo di Lodi). La Basilica con la sua bella facciata a vento, svetta nella campagna dalle basse colture ed è visibile anche a parecchia distanza. All’interno vi sono importanti affreschi di inizio trecento, opera del cosiddetto “Maestro di San Bassiano”. Curioso è l’affresco della volta (navata centrale) e della lapide (parete sinistra della navata centrale) raffiguranti il lavoro dei bovari, riferimento a una delle corporazioni che presero parte al finanziamento dei lavori. Data l’importanza storico-artistica, nonché di culto della basilica, essa è stata proclamata monumento nazionale nel 1875.
Basilica San Bassiano
Qui a Lodi Vecchio non possiamo fare a meno di fermarci nella storica Pasticceria Dolce Lodi, un’azienda giovane, che nasce dall’esperienza che i soci hanno accumulato in oltre quarant’anni di attività nel settore della produzione di gelateria e pasticceria di alta qualità. La produzione valorizza i prodotti dell’agricoltura lodigiana, come il latte fresco, la panna fresca, il burro, la farina, le uova e la frutta. La Dolce Lodi propone dolci tipici della tradizione lodigiana, come la torta IlDolceDiLodi, nato dalla sapiente lavorazione di solo quattro ingredienti, rigorosamente freschissimi e naturali, farina, burro lodigiano, mandorle e zucchero. La ricetta originale del “IlDolcediLodi” risale molto probabilmente al tardo medioevo e il suo nome sembra derivare da ‘tortjion’ che significa ‘ferro attorcigliato’ probabilmente per la difficoltà incontrata nel tagliare questo dolce che, infatti, non andrebbe tagliato ma spezzato. Altro dolce tipico sono i “Bacioni”, deliziosi pasticcini morbidi con nocciole, miele e cioccolato fondente, ripieni di una ricca crema al cioccolato, una vera delizia per i golosi, non contengono farina né lieviti. Infine, possiamo trovare le “Le Dolci Magie di Giuseppina Strepponi”, deliziosi dolcetti con cioccolato fondente, nocciole, miele e scroza d’arancia, sono state realizzate in collaborazione con l’Associazione Amici della Lirica e con il Comune di Lodi in occasione dell’850° anniversario di fondazione della città di Lodi.
Sono state dedicate a Giuseppina Strepponi, lodigiana illustre, nonché seconda moglie di Giuseppe Verdi. La Pasticceria Dolce Lodi non è solo Tortionata, il tipico dolce di Lodi, ma potrete gustare anche tutte le altre specialità della produzione dolciaria lodigiana, come i Cannoli Lodigiani e le Offelle di Sant’Antonio. Una vera delizia!
Dolce Lodi s.r.l. via Sant’ Angelo, 10 – 26900 Lodi (LO) Sede operativa: via Codazzi, 3 – 26855 Lodi Vecchio (LO) Tel. 0371.752.270 E-mail: info@dolcelodi.it www.dolcelodi.it
Ci spostiamo verso Salerano, passando per distese di campi coltivati. Incontriamo decine di vecchie e bellissime cascine, praticamente dei poderi, dotati delle più avanzate tecnologie. Il territorio è prevalentemente votato all’agricoltura e all’allevamento, con un’altissima produzione latteario - casearia. Proprio in virtù di questa caratteristica Lodi è stata scelta come sede del Parco Tecnologico Padano, uno dei centri di ricerca più qualificati a livello europeo nel campo delle biotecnologie alimentari.
Dopo poco, entriamo nel comune di Caselle Lurani, antichissimo paese che sorge sulla sponda destra del fiume Lambro, vicino al fiumicello Lisone già feudo dei Lurani (da cui deriva il nome del paese) all’inizio del cinquecento. Situato nel comune di Caselle Lurani (LO) in località Cascina San Gabriele, si trova l’Agriturismo San Gabriele Mulinàs Attraversiamo in auto il viale alberato che porta alla tenuta, completamente immersa nel verde della campagna. Ad attenderci ci sono Simone, Rosella e Mariuccia che gestiscono l’agriturismo e Gigi che si occupa della cascina. Simone ci accoglie con grande familiarità e ci racconta che questa è la classica cascina lombarda di fine ottocento gestita dalla famiglia Riva dal 1921.
Da allora le attività dell’azienda agricola sono molto mutate. All’inizio, infatti, la cascina aveva solo una piccola produzione di latte e derivati che venivano lavorati in un piccolo caseificio ivi situato. La produzione di latte durò fino alla fine degli anni settanta, quando l’azienda cominciò a specializzarsi nelle colture e nell’allevamento. Oggi, ci spiega Simone che le loro terre (850 pertiche circa) sono coltivate a riso e a granoturco. La cascina è inoltre orientata alla zootecnica e all’allevamento di vacche da carne (garronese e limousine sono le ultime due tipologie allevate); ve ne sono 75 capi.
Nel cortile non mancano altri simpatici animali da cortile, come galline, oche e il gallo. Noto subito, entrando nell’azienda sulla parete di destra, un bellissimo affresco e ne chiedo l’origine. Simone mi racconta che si tratta di un affresco settecentesco, originariamente situato presso la cascina Molinazzo, la cui demolizione comportò il trasferimento dell’opera su tronchi di legno nell’attuale dimora, che venne battezzata San Gabriele proprio per via dell’Arcangelo rappresentato nell’affresco con la Madonna.
Entriamo ora nell’agriturismo, che nasce nel 2001, a conduzione familiare. A gestirlo, oltre a Simone, ci sono la moglie Rosella, che ne gestisce tutte le attività, e la suocera, la simpatica signora Mariuccia, alla quale spetta l’importante ruolo di cuoca. Il menu del ristorante è sempre vario, a seconda dei prodotti di stagione. Le specialità sono, neanche a dirlo, i risotti, come il superbo Risotto alla San Gabriele, con zafferano e l’intingolo a parte di funghi e carne. Non mancano affettati nostrani e l’immancabile raspadura lodigiana, o il brasato con verdure e polenta. I vini serviti sono di loro produzione (bianco e rosso), coltivati nelle vigne di San Colombano.
L’agriturismo San Gabriele è aperto il venerdì a cena alle ore 20:30, il sabato a pranzo alle ore 12:30 e a cena alle ore 20:30 e la domenica a pranzo alle ore 12:30 (con chiusura invernale dall’1 al 10 gennaio e chiusura estiva dal 16 agosto al 10 settembre). Ricordate sempre di prenotare!!! Inoltre vengono organizzati su richiesta eventi e cerimonie, concordando menu personalizzati per ogni esigenza, che potranno trovare spazi tradizionali e raffinati nelle sale del ristorante (tutte climatizzate), nell’area bar, e nel curatissimo parco adiacente la fattoria, dove è stata attrezzata un’area giochi per i bambini.
Simone ci informa anche che l’agriturismo fa parte della bellissima iniziativa “Fattorie Didattiche”, in collaborazione con la Provincia di Lodi, rivolta alle scuole elementari e materne. L’intento è quello di avvicinare i più piccoli al lavoro della cascina, spiegando loro le diverse tecniche di coltivazione, coinvolgendoli in laboratori e “assaggi”. L’agriturismo può vantare, infine, di una serie di titoli e riconoscimenti di cui è stato insignito ogni anno, come del marchio Ospitalità italiana, che rappresenta l’ottima accoglienza verso i clienti e la buona degustazione dei nostri prodotti locali; il marchio Terranostra, che dimostra l’alta qualità dei prodotti e degli spazi disponibili per gli ospiti, e il marchio Lodigiano Terra Buona,
nato da un lato dalla volontà di valorizzare e promuovere la tradizione e le eccellenze del settore agro-alimentare della provincia di Lodi e, dall’altro, dalla necessità di tutelare il benessere degli animali, l’ambiente e più che mai la salute dei consumatori. Per qualsiasi informazione non esitate a chiamare, la famiglia Riva vi aspetta! Agriturismo San Gabriele Mulinàs Via San Gabriele, 1 Caselle Lurani 26853 - Lodi Telefono e Fax: 0371 96046 Cellurare: 333 2319309 Email: info@mulinas.com Sito: www.mulinas.com
Abbiamo così trascorso una splendida giornata immerse nella natura, gustando i prodotti tipici della zona. Siamo davvero felici e soddisfatte. Ritorniamo ora verso Lodi, è quasi sera, così ci fermiamo da Zii Gaetano, una pizzeria molto conosciuta in città. Il locale, a conduzione familiare, è tipicamente siciliano, e presenta un arredamento in stile con due ampie sale in dislivello fra loro, ottime per banchetti e cerimonie. Qui la pizza, come i piatti di pesce, sono veramente ottimi! Il locale ha due forni a legna con due tipi di pizza: trancio e classica di produzione propria. All’interno il ristorante contiene 300 coperti e vi è un’ampia possibilità di parcheggio.
Ecco perché Zii Gaetano è il posto ideale per organizzare cerimonie, cresime, battesimi, comunioni e ricevimenti, cene e pranzi aziendali. Il locale è aperto sette giorni su sette. A fianco del ristorante, ci spiega il giovane Gaetano, proprietario del locale, c’è il Lodi Dancing, una discoteca, sempre di loro gestione, rilevato nel 2000. Qui vi sono due ambienti diversi, uno estivo e uno invernale, dove si balla ogni tipo di musica, dall’orchestra, alla dance commerciale, al latino americano...la passione di Sara. In particolare si organizzano serate da discoteca - sala da ballo - latino americano con una capienza di 1000 pax, con 3 bar, un palco da 100 mq e una pista rettangolare da 200 mq e 500 posti a sedere.
Nel 2005 nasce la terza sala da 200 posti, chiamata el Paso Adelante dove si possono organizzare feste a tema e private, ma prevalgono le eventi con musica latino americana. Ovviamente parteciperemo alla serata, facendo tardi anche stasera! Ristorante Pizzeria Zii Gaetano viale Pavia 98 26900 Lodi Telefono: 0371 35444 email: info@ziigaetano.it sito: www.ziigaetano.com
Finalmente siamo pronte per far ritorno a casa, con un bagaglio di storia e di tradizione infinito!
Curiosità: dal milletrecento si diffuse nella zona del lodigiano la leggenda del famoso Drago Tarantasio, che avrebbe infestato le paludi del fiume Adda e che venne sconfitto grazie alle preghiere dei fedeli e all’intercessione di San Cristoforo. La tradizione racconta anche che all’interno del Tempio dell’Incoronata era stata appesa la mascella fossile di un cetaceo, scomparsa dopo la profanazione del tempio. Quando nel 1945 Enrico Mattei scoprì dei pozzi di gas metano nella zona vicino a Caviaga (frazione di Cavenago d’Adda), molti presero a credere che l’enorme mostro scomparso sotto terra dopo la bonifica delle paludi si fosse ripresentato sotto forma di gas.
Curiosità: notizie sulla cucina Il top della cucina lodigiana...raspa, filson, risotto mentecato, con la salsiccia, alle ortiche e la trippa, cui si aggiungono mascarpone e gorgonzola, grana lodigiano; sabbiosa e tortionata per dolce!!!
“Lodi:
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