Magazine GENNAIO 2019
ITINERARI MISTERIOSI
BUSSANA VECCHIA, APRICALE...
GERRY SCOTTI
CITTADINO ONORARIO DI CANNETO PAVESE.
ROVESCALA IL PAESE CHE HA VISTO NASCERE IL BONARDA
STEFANO CALVI USCIRE DAL GUSCIO E DIVENTARE IMPRENDITORE a soli 19 anni!
Un nuovo anno è cominciato, tante le soddisfazioni che ci stanno regalando chi da anni crede nella promozione del territorio e insieme a noi ha creato un network di collaborazioni ma soprattutto di amicizie sincere. Tante le idee, tanti i convegni che abbiamo ascoltato per ampliare il nostro progetto. Un progetto che si evolve e vuole essere al centro dell’attenzione, scoprendo i migliori mezzi di comunicazione per far conoscere a tutto il mondo il nostro bellissimo territorio di nicchia! Questo nuovo anno ha il sapore di cambiamento, sia per quanto riguarda la veste grafica del Magazine che dei suoi contenuti: vogliamo dare voce diretta ai produttori, ai sindaci, sentire da loro la vera storia, le vere tradizioni e sponsorizzare il piÚ possibile sagre ed eventi create da persone che vogliono vedere la propria terra fiorire... e come noi, lo fanno per passione! Filippo Quaglini
GERRY SCOTTI
CITTADINO ONORARIO DI CANNETO PAVESE, INAUGURAZIONE DEI VINI IN PARTNERSHIP CON GIORGI AL RISTORANTE BAZZINI
STEFANO CALVI
USCIRE DAL GUSCIO E DIVENTARE IMPRENDITORE a soli 19 anni!
ONE DAY TRIP & MORE
IL NUOVO PORTALE DEDICATO AL TURISMO ESPERIENZIALE
SIMONA NOVARINI
UNA RUBRICA DI FOOD CHE VI FARÀ SCOPRIRE RICETTE MAI ASSAGGIATE!
FIORI NELLA ROCCA
COMUNICATO STAMPA FERRARI TRENTODOC E TENUTE LUNELLI PROTAGONISTI DI MASTERCHEF ITALIA
UN EVENTO FIABESCO CHE PROFUMA DI FIORI, scopri le date!
SOMMARIO INTERATTIVO
RALLY 4 REGIONI TORNA A PAVIA CON INTERESSANTI NOVITÀ!
IN CUCINA
CON MAURIZIO E LUCIA dell’AGRITURISMO IL GUSCIO
ROVESCALA
IL PAESE DELL’OLTREPÒ CHE HA VISTO NASCRE IL BONARDA. SCOPRI LA PRIMAVERA DEI VINI DI MARZO
BARTENDER LA STORIA DEL VERMOUTH
INCREDIBILE OMAN TRA CULTURE ANTICHE, DESERTO E LA MAGIA DEL MARE.
ITINERARI MISTERIOSI
DAI DIARI DI VERO&DANI, ALLA SCOPERTA DI BUSSANA VECCHIA E...
ESPERIENZE
ATTIVITÀ
ITINERARI
BLOG
Cos’è One Day Trip and More? One day trip sta nascendo per una necessità di viaggiare in modo diverso, andare oltre allo stereotipo di un territorio, scoprendo la vera identità, la vera anima di un luogo. Dobbiamo ricordare che le città nascono dall’emigrazione dai campi, e quei sentieri che hanno portato a creare questi nuclei di gente, servizi e comunicaizone esistono ancora, e necessitano di essere riscoperti e raccontati!
Vogliamo raccontare i profumi, i sapori, i colori dei paesaggi e delle architetture storiche che si ergono maestosamente da secoli, ma non solo, vogliamo soprattutto
conoscere la vita vera, le storie di famiglie, piccoli imprenditori, commercianti, che da sempre collaborano per la salvaguardia dell’economia locale. Vogliamo spingere i viaggiatori a ricordare e condividere emozioni.
Quello in cui crediamo Sosteniamo le nuove generazioni che vogliono trasformare le vecchie tradizioni tramandate dai nonni e dai genitori in qualcosa di unico e sorprendente, i giovani hanno voglia di fare, comunicare e creare innovazione, mantenendo l’amore per la tradizioneusando prodotti locali o a km zero.
Crediamo nella TRIP THERAPY, il benessere che suscita una giornata rilassante composta da attività sportive, culturali ma soprattutto enogastronomiche, per una totale immersione in un territorio che soffre di solitudine, perchè non sempre luogo di turismo acclamato.
E NOI SIAMO QUI PER CREARE NUOVI ITINERARI ESPERIENZIALI, PER SCOPRIRE LA VERA ITALIA!
Segliete un viaggio, fuggite dalle vostre città per vivere una giornata o un weekend unici! Itinerari del gusto, per chi ama la natura e la vuole osservare lentamente prendendo una bicicletta o camminando tra i sentieri di una volta, passeggiando tra le vie meno conosciute delle città, sedendosi in ristoranti tipici, locali storici, scoprendo negozi che raccontano il vero territorio locale!
SCOPRICI: www.onedaytripandmore.com FB: One Day Trip And More e-mail: onedaytripandmore@gmail.com
“Non tutti i giorni mi capita di avere una cittadinanza onoraria, di sicuro questo giorno me lo ricorderò per tutta la mia vita”. Gerry
GERRY SCOTTI
CITTADINO ONORARIO DI CANNETO PAVESE. 24 GENNAIO 2019. Oggi l'Oltrepò è in fermento, anche se la vendemmia è finita da un pezzo e ricomincerà solo a fine estate, un miraggio se contiamo il tempo che si separa e mettiamo fuori il naso da casa venendo investiti dal gelo. L'Oltrepò si sta muovendo, anche se non si è mai mosso da lì, sempre le stesse colline, stessi vitigni secolari che hanno reso grande questo territorio. E proprio sulle prime colline stasera verrà accolto un personaggio che ogni italiano conosce, dal più piccolo al più grande, un personaggio che ci ha accompagnato dall'infanzia all'età adulta, e che continua a farlo con le nuove generazioni, grazie al suo carisma, alla sua voce inconfondibile che trasmette serenità. Un simbolo che è entrato a far parte delle famiglie italiane
e che coltiva con passione i propri sogni... e lo fa letteralmente, iniziando da un po' di tempo a creare il suo vitigno personale in partnership con la famiglia Giorgi. Ha scelto lui il terreno, lui le tipologie di uve, lui i nomi, le etichette, ma capace di condividere queste scelte con tutti i collaboratori, sapendo ascoltare chi nel “vino” ci è cresciuto. E così, dopo un sogno realizzato, ecco che arriva un dono inaspettato: il riconoscimento da parte del Comune di Canneto Pavese come cittadino onorario! Gerry ama questa terra e sembra conoscerla molto bene: “Impensabile che i milanesi vadano a fare i fine settimana nel Monferrato, in Francia a visitare i castelli della Loira, prendano aerei per andare a visitare i vitigni in Sicilia o peggio ancora vadano dall'altra parte del mondo alla Napa Valley... Ma la Napa Valley ce l'avete lì, a 45 minuti da casa vostra! Ma il problema non è solo la cattiva comunicazione... Io, da pavese conosco i nostri pregi e i nostri difetti... Siamo un po' chiusi, un po' invidiosi e chi va troppo bene spesso si dice: mmmh va trop ben quel lì! L'Oltrepò è un territorio che ha avuto talmente tante eccellenze e tanta gente capace di fare il proprio lavoro, da creare
campanilismi, concorrenze e a volte delle ingiustizie. Io sono qui come personaggio pubblico italiano, onorato per aver ricevuto la cittadinanza, e vi voglio dire di smetterla con questi atteggiamenti, perchè sicuramente questo territorio, con al centro Canneto Pavese, deve diventare una meta meravigliosa!â€?. Prende parola il Sindaco di Canneto Pavese, Francesca Panizzari: “Innanzitutto voglio ringraziare il sindaco di Montescano e Castana (tutte donne) perchè con loro formiamo l'unione dei Comuni e sono orgogliosa dei nostri giovani produttori, che hanno voglia di fare e ce la stanno mettendo tutta per cominciare una nuova stagione alla grande! Dopo le foto, gli abbracci, il brindisi con il Brut Gerry Scotti, i salumi e tantissime altre leccornie offerte dal Salumificio Daturi di Canneto Pavese, pochi passi ed eccoci entrare nell'elegante e raffinato Ristoran-
te Bazzini, storico e recentemente rinnovato da Mariella e Riccardo, i due “comandanti buoni” che servono per dirigere uno staff preparato e giovanissimo. Tutti pronti, tutto perfettamente apparecchiato, gli ospiti si accomodano e chi non si conosce è come se si conoscesse da sempre quando si iniziano a stappare le prime bottiglie! La cena procede divinamente, dall'antipasto di salumi agli immancabili Bata Lavar, super ravioli ripieni di carne con sugo di brasato che hanno dovuto superare il giudizio del Presidente dei Bata Lavar, ricetta esclusiva di Canneto Pavese. Perchè Bata Lavar? Perchè un tempo in brodo, tagliati con il cerchio del bicchiere e quindi risultavano molto grandi, con un ripieno abbondante, impossibile mangiarli in un sol boccone! Per i più ingordi infatti il risultato erano le labbra che scottavano, facendole battere per cercare di spegnere il bruciore!
“Sono orgogliosa dei nostri giovani produttori, che hanno voglia di fare e ce la stanno mettendo tutta per cominciare una nuova stagione alla grande!” Francesca Panizzari, Sindaco di Canneto Pavese
E poi il bollito misto ed infine il dolce, tutto accompagnato dai vini di Gerry... ma non togliamo l'attenzione anche a Fabiano Giorgi, cuore pulsante dell'azienda insieme al papà e a tutta la famiglia: “Non è scontato che una persona famosa come Gerry Scotti possa avere l'onore di una cittadinanza onoraria. Qui vedo tanti produttori di vino, che considero miei colleghi, un gruppo di amici che con mio stupore sta remando dalla stessa parte, sento tanta voglia di crescere insieme. Penso che Gerry possa essere una figura molto importante per questo territorio, ha aiutato la mia azienda portandola ad avverare il mio sogno con positività. Vogliamo ricordare la famiglia del passato con la nostra del presente, e Gerry lo vuole fare insieme a noi; per lui non è un gioco e nemmeno un hobby, è una passione che si è trasformata in realtà”. Veronica Marigo
“Penso che Gerry possa essere una figura molto importante per questo territorio...� Fabiano Giorgi
Le Ricette di Simona FOOD BLOGGER “LA CUCINA DI LICE”
VELLUTATA DI CAROTE ED ARANCE
dell’arancia, la patata e continuate a far rosolare per circa 3/4 minuti mescolando di tanto in tanto.
Ingredienti per 4 persone: 600 g di carote 2 arance non trattate 1 patata grossa 1 scalogno 100 ml di panna fresca 500 ml di brodo vegetale 5/6 cucchiaini di olio extravergine d’oliva sale e pepe q.b.
Ultimata la cottura aggiungete la panna, fate insaporire per qualche minuto ed infine frullate il tutto.
Preparazione:
Lavate bene le arance, poi tritate molto finemente la scorza di una dopodiché spremetele tutte e 2. Lavate e spelate le carote e le patate poi tagliatele a pezzettini. Mettete in una pentola l’olio extravergine d’oliva, versatevi lo scalogno tritato e fatelo rosolare. Aggiungete ora le carote, la scorza tritata
A questo punto aggiungete il brodo vegetale caldo, 150 ml di succo di arancia, sale, pepe e fate cuocere per circa 20/25 minuti coprendo con un coperchio.
La vostra vellutata di carote ed arance è pronta! Prima di servirla versate sulla superficie un filo d’olio extravergine d’oliva e se lo gradite potete decorarla con un goccio di panna tirato con uno stuzzicadenti per darle un tocco in più. Se volete rendere la vostra vellutata ancora più gustosa potete aggiungere un poco di parmigiano reggiano grattugiato.
Buon appetito!
Sapore di casa, di magia invernale ad un mese dal Natale. Per non perdere quella poesia di coccole vellutate e profumate!
STEFANO CALVI. USCIRE DAL GUSCIO E DIVENTARE IMPRENDITORE A SOLI 19 ANNI! Il mondo è grande, come le grandi famiglie dai nomi illustri che hanno segnato la storia, ma ciò non vuol dire che ognuno di noi, membro di una famiglia possa diventare un grande personaggio. Accendete i vostri PC, smartphone o qualsiasi dispositivo digitale di vostro usuale utilizzo e digitate Verrua Po nella ricerca di Maps, dalla visione del globo il cursore si avvicinerà sempre di più fino a visualizzare un piccolo Comune in Provincia di Pavia, e tutti vi chiederete cosa c’è da raccontare in un paese circondato da campagne e separato dalla città da due grandi fiumi come il Po e il Ticino? Ma soprattutto, chi c’è da poter dedicare
un articolo su Mabedo Magazine? Suono il citofono della famiglia Calvi, ad aprirsi è un cancello dalle forme inusuali e ad accogliermi tre rumorosi e scodinzolanti Border Collie, che per giocare mi portano dei tappi di sughero (e qui i primi indizi…). La porticina di casa si apre e vengo rapita dai sorrisi di Lucia “la mamma” e Maurizio “il papà” facendomi accomodare nel salotto open-space con cucina: poltrona di pelle, lungo tavolone scuro e rustico nel mezzo ed un forno a legna incastonato nella parete. Cerco di scoprire la loro storia seguendo una scaletta di argomenti pensata a casa, ma alle prime domande un po’ troppo formali Maurizio mi coinvolge nei suoi racconti, gesticolando come un direttore d’orchestra che vuole diffondere le note a tutti gli spettatori, ma nel suo caso non riesce a contenere l’entusiasmo, il suo orgoglio nel vedere tutta la famiglia coinvolta in questo nuovo progetto di vita. Mi dedico poco a descrivere ogni membro della famiglia in base alla professione, perché a parer mio non crea la persona, anzi, in tanti casi la distrugge allontanandola dai sogni e dai propri interessi. Se vi dicessi che Maurizio è un fabbro, Lucia ex pubblicitaria, Daniele (il figlio più grande) creatore di videogiochi, Stefano ha lasciato la scuola perché lo studio non faceva per lui e Lorenzo (il figlio più piccolo) deve ancora decidere la sua strada… sarebbe una famiglia come tante altre, assorbita dal lavoro, dalla noia e da tanti dubbi esistenziali trasmessi dagli stereotipi della società. Una famiglia originaria di Verrua Po, umile, contadina ma aperta, appassionata, viva e come precisa Maurizio:
“Siamo una miniera di idee… sta poi ai figli cogliere quelle buone!” Infatti Stefano, un ragazzo di 21 anni, introverso, timido ma al tempo stesso determinato è diventato imprenditore dell’attività di famiglia.
“Stavo studiando al Vittadini, il mio strumento era il contrabbasso, ma dopo cinque anni mi sono ritrovato di nuovo in
3a, e allora ho detto basta! Lo studio non fa per me, decidendo di seguire un’idea di mio papà (una delle tante che spara): aprire un allevamento di lumache il giardino!”
Maurizio ha dedicato tante ore di lavoro per trasformare la vecchia segheria polverosa in un elegante rustico di campagna con tanto di piscina per l’estate, un’ampia sala riservata all’accoglienza degli amici… ma con l’aumento degli ospiti hanno dovuto ingrandire il terreno di coltivazione, arrivando ad oggi a 10.000 m2 e tutti insieme hanno deciso di dare vita a: l’Agriturismo il Guscio. Devo fermare Maurizio altrimenti inizia a raccontarmi tutti i dettagli dell’impianto geotermico da lui realizzato per avere una temperatura costante diffusa, senza avere fonti di calore fastidiose in inverno o soffi di aria gelida “blocca collo” dei condizionatori in estate. Voglio sapere di più su Stefano, perché penso possa essere un esempio per tanti giovani che si trovano davanti ad un bivio, a volte scegliendo una strada non adatta a loro, rifiutando i consigli dei genitori (che
a volte possono essere troppo opprimenti o lontani dai gusti dei figli). Bè, non che dedicarsi ad un allevamento di lumache sia un’attività vicina ad un teen-ager, ma Stefano ha seguito quel pensiero insieme a tutta la famiglia, come un’orchestra di sognatori diretta dal creativo Maurizio, perchè la musica ce l’hanno veramente nel cuore, scorre vivamente nelle loro vene, la musica per la famiglia Calvi è la totale esplosione del loro successo interiore. Per Stefano il sabato è intoccabile perché si trasforma in energico bassista del gruppo “Tears of Angels”, e con la sua influenza contrabbassista propone melodie Rock anni 80, Jazz, Bluse e Funk! Ma tutti gli altri giorni lo troverete in veste di attento elicicoltore, osservando i cambiamenti climatici ed il ciclo di vita delle sue lumache. Mi spiega che nella stagione invernale, quando la temperatura arriva a toccare i
Tears of Angels foto di Veronica Orlandi
5/7° C le lumache iniziano ad andare in letargo dedicando il proprio tempo a lavori di manutenzione dell’impianto di irrigazione, delle reti sotterranee per evitare i predatori (topi e talpe) e aggiungere nuovi pali e recinzioni per semina.
La situazione diventa preoccupante quando gli inverni sono instabili: giorni con picchi di oltre 10°C e successivamente gelate improvvise. Al di sotto dei -7 bisogna correre ed intervenire con dei teli appositi, ma essere rimossi appena la temperatura si rialza per evitare il risveglio delle lumache. Quando la primavera si avvicina è tempo di dedicarsi alla semina della Colza, un’erba dai fiori gialli e profumati di verza, di cui le lumache vanno ghiotte, adatta per la prima abbuffata dopo il lungo sonno invernale! Per tutta la stagione calda, Stefano segue la luce, le giornate sono più lunghe e da alba (inoltrata scherza Lucia, quando svela che ci vogliono più di quattro sveglie per farlo alzare) al tramonto il tempo lavorativo è svolto all’aria aperta: irrigando, creando nuove aree adatte al riparo e alla riproduzione con particolari piante
“La musica per la famiglia Calvi è la totale esplosione del loro successo interiore”...
che rinfrescano e non vengono divorate e seminando, per il 60% dell’allevamento, erbe come: cavoli, bietole, misto di insalate amare… per rifocillare i piccoli stomaci affamati delle lumache per tutta la stagione.
Insomma, un elaborato mestiere lontano dalle aspettative di tanti giovani moderni, un lavoro impegnativo ed inaspettato, faticoso ma stimolante. Ed in cucina? Le lumache si sa non è un piatto apprezzato e capito da tutti, e nemmeno Stefano ne è un amante, infatti quando può, nel weekend aiuta la famiglia in sala appena arrivano gli ospiti buongustai.
Stefano non è diverso dai suoi coetanei, però in breve tempo ha capito che bisogna realizzare i propri sogni con passi razionali: ha lasciato la scuola ma ha frequentato i corsi per attivare il suo business, la mattina fa fatica a svegliarsi ma una volta nel campo non torna fino a quando non è ricoperto di fango; non toccategli il sabato sera perché deve seguire la sua passione: la musica! Veronica Marigo
Non vi resta che scoprire Maurizio e Lucia in cucina!!
Dal 12 al 14 aprile 2019
alla Rocca Visconteo-Veneta di Lonato del Garda Giunge alla dodicesima edizione FIORInellaROCCA. Mostra mercato di piante rare. Fra gli eventi collaterali, una raffinata Mostra di abiti da sposa creati da Lucia Zanotti (nota stilista che ha vestito anche la dinastia Kennedy) lezioni di composizione floreale, corsi di potatura.
Il fascino di piante e fiori rari unito a quello di storia ed arte:
questa la fortunata formula alla base di Fiori nella Rocca, raffinata rassegna di giardinaggio che sarà ospitata dal 12 al 14 aprile nell’imponente cornice della quattrocentesca Rocca di Lonato del Garda (Brescia), Monumento nazionale dal 1912, dalle cui mura si gode di un’incantevole vista sul bacino del Benaco. Cresciuta esponenzialmente nel tempo, e giunta alla sua dodicesima edizione, la rassegna è ormai annoverata fra le principali manifestazioni del settore in Italia ed è fra le prime ad aprire anche quest’anno la stagione primaverile. I visitatori avranno la possibilità di coltivare la loro passione per il verde e il giardinaggio e, nello stesso tempo, di visitare una delle principali fortificazioni del Nord Italia (animata per l’occasione da mostre, incontri, corsi e da una serie di attività pensate per intrattenere e divertire anche i bambini) e l’affascinante complesso museale della Fondazione Ugo Da Como in cui è inserita, con i giardini e la straordinaria casa-museo del Podestà.
Selezionati dal Garden Club Brescia e dalla Fondazione Ugo Da Como, ideatori dell’evento, saranno presenti i più importanti vivaisti, coltivatori e ricercatori di essenze rare italiani, tra cui i più noti produttori di erbacee perenni, rose, peonie, piante aromatiche, medicinali e orticole particolari, agrumi, ulivi e palmizi, pelargoni, iris, lavande, clematis, piante acquatiche, piante grasse, tillandsie, frutti antichi, ortensie, camelie. Accanto a loro, gazebo con arredi e complementi per esterno, decorazioni per il giardino, editoria specialistica, oggetti per la vita all’aria aperta, cosmetici naturali, abbigliamento in canapa e fibre naturali per il giardino e per il tempo libero, cappelli di paglia e tessuto decorati con motivi floreali, accessori moda a tema floreale, olii ed essenze profumate, mieli e prodotti dell’alveare, decorazioni vegetali e minerali profumate. Per dare ai genitori la possibilità di girovagare in tutta tranquillità fra gli espositori, sarà allestito anche quest’anno l’Hortus Conclusus, un’area dove i bambini saranno intrattenuti con giochi, letture, animazioni e laboratori, il tutto sul tema della natura. A loro saranno dedicate anche delle particolarissime lezioni di composizione floreale su prenotazione.
Per un caffè o una pausa per un pranzo leggero e goloso, la Coffee-House della Rocca resterà aperta tutte le giornate della rassegna. Fra gli eventi collaterali che arricchiranno Fiori nella Rocca, una raffinata mostra dedicata al tema della sposa, con straordinari pezzi della collezione del Museo della Sposa di Castiglione delle Stiviere creata dalla notissima Lucia Zanotti, stilista che ha vestito anche la dinastia Kennedy. Agli abiti saranno abbinate composizioni floreali create per l’occasione da Giusy Ferrari Cielo (apprezzatissima insegnante e Giudice internazionale dell’Istituto Italiano Floreale Amatori I.I.D.F.A. di Sanremo), che ogni anno idea per la rassegna delle mostre di straordinaria inventiva e originalità. In programma anche lezioni di composizione floreale tenute dal Maestro Fabio Chioda dell’Atelier Nibel, che insegnerà come comporre deliziosi e inconsueti bouquet per la casa (a pagamento su prenotazione) e lezioni gratuite di potatura
e cura del giardino a cura di esperti, che introdurranno i partecipanti alle regole base su come potare al meglio le varie tipologie di piante ed arbusti e sveleranno come poter avere sempre in ordine e rigoglioso il giardino. Fiori nella Rocca sarà l’occasione per scoprire i tesori della Casa del Podestà, fra le più interessanti case-museo italiane, dove si visitano 20 ambienti completamente arredati con mobili e suppellettili antichi, in cui sono esposte preziose collezioni di dipinti, maioliche e porcellane. Imperdibile, la sua magnifica Biblioteca che custodisce circa 50.000 volumi tra cui importanti codici miniati, autografi e libri antichi illustrati. Dimora all’inizio del ‘900 del Senatore Ugo Da Como, ora fa parte con la Rocca (ai cui piedi si trova) del patrimonio della Fondazione che ne porta il nome.
BIGLIETTO D’INGRESSO
Euro 5,00
Bambini fino a 12 anni gratis orari di apertura
Dalle 9.00 alle 18.00 servizi
La Coffee-House della Rocca sarà aperta dalle ore 9 alle ore 18 per la colazione, il pranzo e servizio caffetteria. Servizio gratuito di cariolaggio per le piante acquistate fino al parcheggio di carico e scarico merce
Come Arrivare In auto:
Autostrada A4 Milano-Venezia – uscita Desenzano del Garda 4 Km in direzione Lonato
In treno:
linea ferroviaria Milano-Venezia – stazione di Lonato oppure da Desenzano del Garda-Sirmione, proseguendo in pullman fino a Lonato
Informazioni e Programma Dettagliato www.fiorinellarocca.it - Pagina facebook “Fiori nella Rocca” Tel. +39 030 9130060 - Email: info@fiorinellarocca.it Ufficio Stampa Studio Agorà - Marina Tagliaferri tel. +39 0481 62385, agora@studio-agora.it - www.studio-agora.it
IN CUCINA CON MAURIZIO E LUCIA Dell’Agriturismo Il Guscio Ci sono tante filosofie dietro il concetto di piatti tipici, tante formule per appassionare gli amanti delle tradizioni di un territorio, una di queste sono i veri sapori che raccontano una storia.
Ricetta lumache alla Bourguignonne 30 Lumache dell’allevamento Il Guscio 250 g di Burro a temp. ambiente 40 g di Prezzemolo del giardino di Lucia da tritare 1 spicchio di Aglio Sale fino q.b. Pepe nero q.b. PER IL BRODO DI COTTURA DELLE LUMACHE Acqua q.b. 1 Cipolla dell’orto 2 rametti di Prezzemolo, sempre del giardino Pepe nero in grani Sale fino q.b. PER IL PROCEDIMENTO SCOPRITE L’ESPERIENZA DEL CORSO DI CUCINA A CASA “GUSCIO” PROPOSTA DA ONE DAY TRIP AND MORE!!
www.onedaytripandmore.com / esperienze Pagina Facebook: One Day Trip and More
La cucina dell’Agriturismo Il Guscio svela la grande passione della famiglia Calvi per le antiche ricette dei nonni, che eseguivano meticolosamente ingrediente dopo ingrediente. Ma ora grazie alla creatività di Maurizio, la voglia di sperimentare di Lucia e i figli chef autodidatti che criticano ogni dettaglio fino a raggiungere la perfezione, proponendo piatti mai assaggiati come: lumache fritte, spiedini di lumache avvolti in pancetta e foglia di salvia, ravioli ripieni di lumache, pizza fatta col forno a legna (in salotto) con le lumache, risotto cremoso di verdure dell’orto, rosmarino e immancabilmente lumache! Richiestissimi anche i piatti più classici, ormai eseguiti ad occhi chiusi: lumache trifolate, alla Borgogna e tantissime altre ricette che non vedono protagonista la lumaca, rubate dal libro della nonna! Un tuffo nel vero passato culinario casalingo lo possiamo assaporare con l’arrivo della bella stagione, quando Lucia, attenta osservatrice, utilizza le erbe selvatiche come Tarassaco o Portulaca, riproponendo sapori mai provati per molti ospiti curiosi. Come non citare l’orgoglio di Maurizio, che varia dai cacciatorini giovani e mor-
bidi, a quelli più stagionati, il salamino da fare cotto ed infine il signor salame, friabile, autentico, saporito dai gusti rustici ed eleganti allo stesso tempo; un bicchiere di vino e via che si parte con il racconto di famiglia.
“E’ da oltre 100 anni che nella nostra famiglia si allevano maiali e li abbiamo sempre lavorati noi, con metodi naturali e senza conservanti...”
I tagli più pregiati come il filetto di maialino servono anche per le dimostrazioni culinarie durante il servizio del weekend, dove gli ospiti si alzano e barcollano fino in cucina per osservare curiosi.
Si, perché al Guscio ci si può alzare, chiaccherare, bere fino alla chiusura (per gnola), cantare e osservare la famiglia che cucina prendendo appunti! La brace arde al punto giusto, il filetto di maialino viene avvolto in un panno imbevuto di birra, precedentemente cosparso di sale grosso e un intruglio segreto di erbe aromatiche e spezie; Maurizio afferra la pala e lo inserisce nel forno a legna sommergendolo di tizzoni ardenti che lo scalderanno lentamente per venti minuti. Nessuno “cambia canale” nell’attesa, per-
ché intanto si continua ad assaggiare il salame cotto, coppa, i bicchieri si riempiono inaspettatamente ed ecco che Maurizio sfila la carne tenerissima dal panno carbonizzato, affetta con cura infilzando qualche boccone da distribuire ai suoi spettatori inebriandoli di un gusto mai provato! Veronica Marigo
La cucina dell’Agriturismo Il Guscio svela la grande passione della famiglia Calvi per le antiche ricette dei nonni, che eseguivano meticolosamente ingrediente dopo ingrediente.
COMUNICATO STAMPA
Ferrari Trentodoc e Tenute Lunelli
protagonisti di MasterChef Italia I vini del Gruppo Lunelli partner dell’ottava edizione di MasterChef Italia e di MasterChef All Stars. Cantine Ferrari e Tenute Lunelli entreranno quest'anno nella dispensa di MasterChef Italia, il talent show culinario più amato della televisione, giunto alla sua ottava edizione e in onda da giovedì 17 gennaio in prima serata su Sky Uno HD. Le bollicine Ferrari Trentodoc, da sempre protagoniste nella ristorazione di qualità, e i vini umbri delle Tenute Lunelli, saranno a fianco dei 20 concorrenti che si sfideranno davanti a quattro giudici d'eccezione. Oltre a Joe Bastianich, Antonino Cannavacciuolo e Bruno Barbieri, si aggiungerà Giorgio Locatelli, una stella Michelin e proprietario della Locanda Locatelli di Londra, nonché da sedici anni lo chef italiano più conosciuto d'Inghilterra con una lunga carriera internazionale al suo attivo. I concorrenti troveranno bollicine Ferrari e il “Carapace”, il Montefalco Sagrantino delle Tenute Lunelli, non solo nella famosa dispensa ma anche presso alcune location d’eccezione in esterna. Non mancheranno i must del cooking show: la Mystery Box, dove in un tempo prestabilito gli aspiranti chef dovranno preparare una ricetta utilizzando ingredienti a sorpresa contenuti nella “scatola misteriosa”, l’Invention Test, dove sarà loro richiesto di cucinare sulla base di un tema assegnato, e il temutissimo Pressure Test. Il Trentodoc Ferrari, la bollicina italiana per eccellenza, dimostrerà durante la competizione la grande versatilità ad accostarsi nelle creazioni degli aspiranti Masterchef; il Carapace delle Tenute Lunelli accompagnerà invece i piatti più strutturati raccontando la forza della terra umbra attraverso il suo vitigno più emblematico, il Sagrantino. Gli stessi vini del Gruppo Lunelli sono stati protagonisti anche di MasterChef All Stars, programma iniziato il 20 dicembre, dove 16 stelle dei fornelli, i migliori tra i concorrenti già passati dalla cucina di MasterChef Italia, si sono sfidati davanti ai giudici Bruno Barbieri e Antonino Cannavacciuolo, affiancati in ogni puntata da un terzo giurato speciale, ovvero Joe Bastianich, Antonia Klugmann, Iginio Massari e Giorgio Locatelli, al suo debutto come giudice in MasterChef. Trento, 17 gennaio 2019
Itinerari per scoprire: l’Italia misteriosa #Liguria #BussanaVecchia #Armaditaggia #Apricale #Dolceacqua #Isolabona
Il Diario di Vero&Dani alla scoperta di Bussana Vecchia! Arriviamo in questo paesino tra le colline liguri, Bussana Vecchia, un luogo in rovina dal 1889 ma rianimato da una comunità di artisti. Un piccolo paese divenuto opera d’arte decadente ed affascinante. Misterioso. La nostra dimora è ai piedi della chiesa, nascosta da folti rampicanti e da una colonna portante. Sul pianerottolo ci urla Colin, il mitico signore inglese, che si rifiuta di parlare bene l’italiano, anche se è in Italia da 50 anni e suo figlio si vergogna del suo accento, ma per noi si vergogna di più da come si concia… pantaloni polverosi, ciabattone sgualcite, magliettona da camionista in pensione, capelli media lunghezza, mossi e grigi, tenuti da una fascia in pessime condizioni. Però quell’accento inglese, quel volto incontaminato, quel sorriso che non si è perso con gli anni, quello sguardo da giovane
e ribelle, che poi ribelle non lo è, perché artista, pacifico e solitario... lo rendono un personaggio affascinante. “Veronica! Sei tu Veronica?” con quella voce inconfondibile che avevo sentito per telefono. Ci incamminiamo verso di lui, ci apre l’immenso portone vecchio di 200 anni, scuro e tetro, cigola una porticina in legno creata da assi scalcinate dipinte di bianco, e ci abbaglia una luce stupenda, un letto, pochi mobili lungo le pareti, oggetti strani, quadri colorati e nient’altro, basta la luce proveniente da due grandi finestre adornate da tende bianche semi trasparenti ad arredare tutto.
Usciamo quasi subito per poter vivere il paese, per poter fare tantissime foto e nutrirci di esplorazione. Giriamo tra le viette strette e buie, illuminate solo dai tetti crollati, gli spifferi soffiano
tra le case. Iniziamo a guardarci intorno, osservare tutti i particolari che non emergono al primo sguardo, cercare posti dove ci si può fermare per mangiare. Ci chiediamo quali persone si celano dietro quelle case, a quelle opere, quale sia la storia dietro un villaggio così particolare. Certo c’è movimento turistico, ma noi riusciamo sempre ad isolarci in qualche angolino solitario, dove sembra fermarsi tutto, il vento cessa, il cielo ci regala un raggio di sole tiepido. Mentre giriamo veniamo attratti da un plastico ferroviario della stazione di Taggia con più modellini di treni che corrono lungo i 350 metri di binari che in pratica attraversano tre stanze, rimaniamo davvero stupefatti sia dal progetto sia dall’accu-
ratezza del plastico, nonchè da quanta gente di ogni posto del mondo si sofferma a guardare quell’opera. Verso le 14, dopo aver passeggiato, parlato, fotografato, ammirato… ci viene un po’ fame, e ci dirigiamo al Ristorante degli Artisti. Ci sediamo all’esterno, in un angolino tra gli arbusti verdi, e ci portano il menù. Ci dedichiamo per brevi istanti per una lettura veloce, e subito ci chiediamo a vicenda cosa ci ispira di più. Un classico trofie al pesto, e una pasta con sugo di verdure e salsiccia, “della casa”, ricetta mai sentita che ci fa desiderare di assaggiarla. E poi un bel fritto misto da dividere! Buonissimo tutto, alla fine, il piatto misterioso si presentava profumato di un mix di
spezie tipo curcuma e curry, verdure con foglie di vite, e salsiccine deliziose. Il pasto caldo, pance piene, l’arietta frizzante e umida di mare, ma a 600 metri sulla collinetta di Bussana Vecchia... Un sogno.
ma con gente tranquilla seduta sopra a sorseggiare vino. Arriviamo al piano superiore, dove c’è una cucina all’aperto, e gente che traffica a cucinare e sfornare pizza dal forno a legna…
Ci avviamo verso i negozietti per comprare le calamite ricordo, entriamo nei laboratori degli artisti, colmi di quadri marini, materici, astratti, sempre con quel retrogusto di un ricordo velato, di relitto di mare, tenui, sabbiosi.
Si avvicina sempre quel ragazzo, si chiama Giuseppe e ci offre del vino esclamando
Passeggiamo incantati verso “La Barca” meta particolare, non amata da tutti i semplici turisti, ma per chi ha voglia di un contato umano vero e sincero... bhè non esitate ad essere accolti come cari amici di sempre. Fotografando qua e là si avvicina un ragazzo in compagnia di altri, parlando in spagnolo, e poi a noi: “Ehi ciao ragazzi, siete saliti? Prego date un’occhiata!”… e noi proseguendo per i sentierini con oche e maialini, sorridiamo ad ogni dettaglio pazzo: parrucche appese ovunque, peluche sugli alberi, galline vere sugli alberi, specchi appesi in giardino, cornici con pezzi di viso di manichino che spuntano dai muretti, poltrone in decomposizione,
“Ci vuole proprio dopo 3 lunghi anni in giro per il mondo!”. Veniamo subito colpiti da questa affermazione, e chiediamo subito una risposta più dettagliata! Dani: Come tre anni, dove sei stato? Giuse: Si ero stanco della mia vita di prima e ho deciso di viaggiare, e questa è la mia ultima meta prima di tornare a casa a Matera. Dani: Che bello, sai anche noi abbiamo in cantiere un progetto… Giuseppe ti interrompe, perché hanno bisogno di lui in cucina, e ci dice di accomodarci sul divano, che ci avrebbe raggiunto a breve… Infatti ci raggiunge quasi subito, scostando i cuscini e salendo sul divano accanto
al nostro coi piedi scalzi e incrociando le gambe. Gli domandiamo di nuovo delle sue mete, cosa ha fatto in giro per il mondo? Paesi asiatici, tropicali, in Spagna, nell’estremo nord. Esperienze che noi possiamo solo sognare, o iniziare a progettare. Dopo un po’ ci lascia soli, dicendoci che se abbiamo fame di servirci pure! Ma ci alziamo e proseguiamo il cammino delle nostre foto. Lui ci saluta e ci abbraccia, dicendoci che domani ci aspetta ancora! La sensazione che mi ha lasciato quel posto è magica, l’incontro con Giuseppe è stato inaspettato ma atteso, quasi come se fosse una conferma di un qualcosa dentro me, presente da tempo, ma che dovevo sentir dire da un’altra persona.
gusto per il naso tappato, quindi mi fido del tuo giudizio. Passeggiamo per il lungomare deserto, illuminato da lampioni dalla luce calda, mi tolgo le scarpe e passeggio nella sabbia, è una sensazione bellissima, brivido fresco e sensoriale.
“Quello che serve per prendere e andare non è il coraggio, ma l’amore”. Giuseppe Nardandrea
Per la sera deciciamo di tornare al mondo “reale”, scendiamo dalla collina, seguendo le strade che ci portano ad Arma di Taggia. Scegliamo un risotrantino sul mare, carino e accogliente, leggermente in stile provenzale, semi vuoto. Mangiamo bene, leggero, due primi a base di pesce, con le vongole veraci tu, con un ragù di pesce spada io, poi il prosecchino che mi fa sempre venire l’allergia, e poi il dolce, buono per te, ma io non sentivo minimamente il
L’indomani mattina ci dirigiamo all’unico barettino incastonato tra i muri di pietra, circondato da piante e fiori; prendiamo due fette di torta, una croccante alle mele e una al cioccolato buonissima! E poi vedendo la focaccia bassa e croccante, quella che ci piace tanto, mangiamo anche quella! La tarda mattinata prosegue alla scoper-
Giardino Tra i Ruderi di Bussana Vecchia
ta del paese, portandoci a visitare il Giardino tra i Ruderi. Ci sono tantissime piante, fiori, piante grasse, aloe che svettano più alte di tutti, camminiamo sui piani più alti delle case devastate dal terremoto,inghiottite dalla vegetazione, si vede il mare, le nubi velate, il cielo limpido, si sente il sole che scotta. Tutto il contrario di quando si passeggia tra le viette buie, freddine, dove il mare è solo un ricordo e il cielo si nota a fatica. Trascorriamo più di un’ora nel giardino, e neanche ce ne accorgiamo, troppi dettagli, tantissimi colori da immortalare ed immagazzinare nella memoria, un giardino che si cura da solo, perchè è la natura la vera giardiniera delle aiuole. Ci dirigiamo alla mia macchinina, non sembra vero che il capitolo Bussana lo stiamo lasciando alle nostre spalle, che una parte della nostra vita è racchiusa tra quei ruderi che raccontano la vera vita, anche se è una vita così lontana dalle nostre. Passiamo per Sanremo, ville e lusso, tutt’altro mondo, tutt’altra concezione di vita. Ci addentriamo nelle colline, fino a vedere un paesino arroccato in cima, che sembra
Un luogo dimenticato, ma vivo, scalinate da far venire il fiatone, vicoli bui illuminati anche se pieno giorno, anche questo abitato da molti artisti stranieri.
Vista di Apricale Sopra: Dolceacqua
formare un pezzo unico di struttura, come se fosse un formicaio in terra e pietra. Un luogo dimenticato, ma vivo, scalinate da far venire il fiatone, vicoli bui illuminati anche se pieno giorno, anche questo abitato da molti artisti stranieri. Arriviamo sul punto più alto di Apricale, dove c’è la torre del castello, e poi la piazza della chiesa rosa, aperta al sole, con un bar e un ristorantino, un piccolo borgo medievale in età moderna. Tornando passiamo da altri due borghi, uno costruito ai piedi della collina, in mezzo al fiume verde smeraldo cristallino di nome Isolabona, e poi ci fermiamo a Dolceacqua, altro paesino bellissimo, colorato, circondato anch’esso dal fiumicello verde, che si innalza verso la collina con in cima il castello grigio. Ci sono botteghe, artisti, pittori, cantine con degustazioni di vino e olio di olive taggiasche, souvenir del luogo… Verso le 19 è proprio ora di ripartire, siamo arrivati al confine di Ventimiglia, e per poco non prendiamo la strada per Nizza ahahah… siiii scappiamo in Francia!!!
Chiesa di Sant’Antonio abate, Dolceacqua
E’ il 1971, quando Barbasio-Sodano, muovendosi da Piazza Ghilseri in Pavia, danno ufficialmente il via alla storia del Rally 4 Regioni
IL RALLY 4 REGIONI TORNA A PAVIA Interessanti novità animeranno il “Rally” nell’edizione 2019 che apre le porte anche alle vetture moderne. L’edizione numero 22 del Rally 4 Regioni, ricomincia da dove ha iniziato la sua lunga e gloriosa storia nel lontano 1971, ovvero da Pavia. La città millenaria ospiterà il prossimo 5 luglio la partenza ufficiale del Rally, che lasciata la location di Salice Terme, fulcro
della manifestazione per molti anni, tornerà ad essere sede dell’evento dopo le edizioni del 1972 - 73 – 74 – 84 – 86 – 2015 e 2017. Quarantotto anni fa, con il benestare dell’amministrazione comunale, che vide di buon occhio l’iniziativa, capace di portare alcune centinaia di addetti ai lavori tra piloti, copiloti, tecnici, meccanici, parenti e amici di questi a riempire alber-
ghi e ristoranti della città, la cerimonia di partenza si tenne nell’ampia piazza della città che i pavesi chiamano comunemente “Piazza del Papa”, ma che in effetti risponde al nome di Piazza Ghislieri e prese appunto il nome da San Pio V Ghislieri, battagliero pontefice della controriforma, che fece costruire l'omonimo collegio universitario alla fine del XVI secolo. Piazza in cui campeggia una statua barocca che ricorda l'illustre pontefice (da lì, appunto, il nome semplificato e sbrigativo di “Piazza del Papa”). Ci fu un grande seguito di pubblico che dalla piazza, ben disposto sui lati delle vie, fece da cornice ai concorrenti sino alla periferia della città, prima che questi prendessero la direzione Belgioioso, Santa Cristina, Pieve Porto Morone, Spessa Po, Stradella, Santa Maria della Versa, Martinasca, per affrontare le prove sul versante piacentino transitando per Pometo, Caminata, Nibbiano, Pecorara, ecc. Erano i primi chilometri dei 1650 in programma divisi in due tappe. In questo 2019, sarà il salotto buono, Piazza della Vittoria ad ospitare il Rally 4 Regioni Storico che si
presenta con importanti novità. Anzitutto, la competizione abbandonerà la formula delle due gare (internazionale e nazionale attuate in questi ultimi due anni) per fondersi in un unico evento e uniformarsi alle normative nazionali.
La grande novità sta nel fatto che il Rally 4 Regioni 2019 si presenterà in doppia versione, sia storica che moderna. Due eventi, ben distinti tra loro che si consumeranno però sullo stesso percorso distanziate da pochi minuti l’un l’altra. Il Rally 4 Regioni Storico é aperto, oltre ai protagonisti del rally stesso, anche quelli della Regolarità Sport, Hall Star e Parata. Separatamente, sullo stesso percorso, pochi minuti dopo la partenza dell’ultimo concorrente dello storico, prenderanno il via i protagonisti del rally moderno in ciò
che é definito: Rally 4 Regioni Trofeo Valleversa. Come detto in precedenza, il Rally, oltre allo spettacolo sportivo agonistico, produce lavoro, commercio e turismo, argomentazioni ben più importanti di qualche piccolo e temporaneo disagio alla comune viabilità che questo evento può arrecare e questo, molti amministratori lo hanno capito offrendo la disponibilità del proprio territorio per ospitare fasi della manifestazione. La gara si svolgerà nel primo fine settimana del mese di luglio. Entrerà nel vivo il venerdì 5 con un prologo basato su due prove speciali (una da correre alla luce del giorno e la seconda con la luce dei fari come un tempo), per concludersi (dopo il riordino notturno), nella giornata di sabato, quando i concorrenti avranno percorso i rimanenti 8 tratti cronometrati. Dopo la partenza da Pavia, Stradella diverrà il fulcro della manifestazione, ospiterà: Direzione Gara, Parco Assistenza, Riordino e Arrivo.
Anche se non ancora ufficializzato, l’obiettivo degli organizzatori pavesi potrebbe essere il raggiungimento della validità per il TER (Tour European Rally) 2020, una serie di rally per auto moderne, finalizzata a unire le risorse di alcuni eccezionali eventi di rallistici del vecchio continente e creare una serie importante e spettacolare, in cui la classe di punta della serie stessa è la R5, oltre, ovviamente, per il TER Historic, la nuova serie indipendente basata su 6-8 round per auto storiche. Il TER Historic manterrà le stesse caratteristiche che rendono il TER un torneo di di successo, un mix tra grandi rally e eccezionali località, e offre a piloti, team e fan una promozione e copertura mediatica globale dedicata.
Questo é al momento ciò che bolle in pentola in Piazza Guicciardi a Pavia, sede dell’Automobile Club Provinciale, in cui L’automobile Club Provinciale e i responsabili della Scuderia Piloti Oltrepò, stanno lavorando gomito a gomito per offrire agli appassionati pavesi un prodotto rallystico a 360°.
COMUNI STORIE SAGRE ROVESCALA,
IL PAESE CHE HA VISTO NASCERE IL BONARDA. Racconto di Daniele Passerini,
Consigliere Comunale e giovane imprenditore dell’azienda Il Molino di Rovescala.
litare, dove il suo smantellamento risale al 1636, quando l'edificio fu incendiato dalle truppe francesi. Al suo interno, fortunatamente, custodisce ancora oggi degli splendidi affreschi di fine ‘600, dipinti dall'artista Gian Angelo Borroni, rappresentanti scene di evocazione paradisiaca, delicate, di elevata bellezza nel raffigurare l'anatomia con quell'inconfondibile incarnato femminile color latte, l'originalità inventiva e la cura per la scelta degli accostamenti cromatici. Il racconto di Rovescala prosegue a casa Passerini, dove Daniele, Consigliere Comunale responsabile della promozione territoriale, ci aspetta nella sua accogliente abitazione. E come non iniziare con un assaggio di salumi di produzione propria, una fetta di miccone e un calice di buon vino della sua azienda “Il molino di Rovescala”! Giusto per rendere l'intervista più emozionante inizia a raccontarci dei ritrovamenti nelle terre proprio qui fuori, dove negli anni 60-70 nella località Molino, furono rinvenuti cimiteri di epoca romana-etrusca ed oggetti di epoca longobarda. Al di sotto di soli 3 metri, nei campi, anzi ovunque si possono trovare reperti di civiltà antiche,
Chiesa della Beata Vergine Maria, 1600. Sotto: Un affresco del Castello, raffigurante Il Bacco, affrescato da G.A. Borroni.
Arrivati nella piazza principale di Rove-
scala, la chiesa della Beata Vergine Maria del ‘600, in stile Rinascimentale e Barocco, caratterizzata da un bellissimo organo a 865 canne del 1700. Con uno sguardo alla dolce vetta si scorge il castello di epoca medievale, con una storia travagliata e protagonista di innumerevoli mutamenti, da sempre guardiano del paese. Infatti a guardarlo bene, nessuno lo chiamerebbe castello; ha mantenuto l'autentica ossatura, ma la sua veste appare come un palazzo fortificato privo di merlatura e di ogni altra apparecchiatura mi-
anche lo zio di Daniele durante il suo lavoro quotidiano in vigna, con un colpo di badile troppo ha scoperto una tomba contenente uno scheletro, oggi custodita al museo di Casteggio. Ma non sono questi ritrovamenti che rendono prezioso il terreno di Rovescala, che oggi è abitato da neanche 1000 persone, la maggior parte di essi rappresentano il tessuto vitivinicolo, sia per quanto riguarda la produzione dell'uva che la trasformazione. Circa 50 aziende familiari con una lunga storia nel settore vitivinicolo, lo può accertare il primo documento ufficiale del 1192 dove dichiara che Rovescala portava al vino a Milano sotto ordine del Visconti, 1000 anni di storia di questo territorio eccezionalmente evocato nella produzione di un vino di pregio. Tutti riconoscono il valore delle uve di Rovescala, anche i comuni vicini, non di centinaia di km, ma addirittura di centinaia di metri, grazie e soprattutto alla tipologia del terreno argilloso e sabbioso che permette di far esprimere ai vini qualità organoletti-
che eccezionali. Proprio come la Croatina, l’uva che dà origine al Bonarda, è un vitigno molto particolare, in natura si trova solo in Oltrepò, dai sentori di marasca, mora e mandorla, poco produttivo, che perde acidità e matura lentamente quasi sempre accompagnato da una considerazione di vino pesante da bere (qui da noi si dice vino gnucco), invece a Rovescala non perde l'acidità, eccezionale anche in purezza, assolutamente mai necessaria l'aggiunta di altri vini come il Barbera. Sul territorio di Rovescala sono presenti solo piccoli produttori, aziende di medio-piccole dimensioni, ed in questo momento storico viene visto e vissuto come un vantaggio perché sempre più visitatori e amanti del vino cercano la nicchia, quei prodotti lontani dalla globalizzazione. Sempre più giovani imprenditori stanno continuando questo splendido lavoro che mantiene viva la tradizione, la Pro Loco il Comune si impegnano da 36 anni a promuovere l'evento La Primavera dei vini festa del Bonarda, dove nella piazza prin-
Croatina deriva dal dialetto “croatta” che significa “cravatta”, perchè era il vino dei giorni di festa.
Marzo è la Primavera dei Vini e del Bonarda, simbolo di Rovescala
dove i benestanti mandavano i propri figli non solo per l'istruzione ma anche con la convinzione di farli vivere in un ambiente salutare. La viticoltura all'epoca non era molto diffusa e partendo da Rovescala, pian piano si è creato un network vitivinicolo che ora ricopre una superficie di oltre 13.000 ettari, un tempo boschi o campi dedicati alla produzione di cereali. Negli anni 80-90 ci fu il boom del Pinot e del Bonarda, alcune aziende compravano il top di gamma e lo lavoravano altrove, ma col tempo e con l'avidità questo prodotto ha perso la sua autenticità. Il vero Bonarda di Rovescala raggiunge i 14 gradi, è vellutato e conserva dei profumi particolari che colto a giusta maturazione diventa un vino molto strutturato, da meditazione.
Quindi bisogna mantenere intatta l’identità che negli anni ha donato a Rovescala lustro e successo; l’amministrazione comunale odierna è molto attenta a mantenere al centro dell'attenzione la promozione di questo pregiato prodotto: il vino.
cipale per quattro domeniche di marzo vi è una una vera e propria festa di vicinanza e confronto tra i produttori, gli abitanti di Rovescala e tutti i visitatori amanti delle degustazioni autentiche. Non dobbiamo dimenticare che nei primi del ‘900 era l'unico paese dell'Oltrepò con degli alberghi, la gente veniva qui in villeggiatura, per passare dei momenti di vacanza e rilassarsi. C'era un collegio
Il Consiglio Comunale, rappresentato dal Sindaco Marco Scabiosi, ha in cantiere due grandi eventi, in collaborazione con Mabedo: uno a giugno che si svolgerà con una passeggiata itinerante nelle vie del borgo fino ad arrivare al castello, un incontro di sapori autentici, una libera degustazione di Cantine di Rovescala ma anche dei territori limitrofi, con leccornie offerte dalla Pro Loco. L'altro evento, molto ambizioso, si svolgerà ad agosto in collaborazione anche con Calici Sotto le Stelle, allestendo la piazza come un ristorante a cielo aperto, dove oltre al vino si vorrà regalare un un contenuto extra che saranno degli spettacoli scenografici che illumineranno la serata per essere ricordati da tutti gli ospiti.
ROVESCALA PER TUTTO IL GIORNO: DEGUSTAZIONE DI OLTRE 100 ETICHETTE DI ROVESCALA STAND GASTRONOMICO CON PIATTI LOCALI E RICETTE TIPICHE PASSEGGIATE GUIDATE TRA I VIGNETI, CENTRO STORICO, FATTORIA (per prenotazione 340 1469195 - 335 8499267)
BANCARELLE E MERCATIBI SELEZIONATI TRUCCABIMBI E GONFIABILI
ore: 10.30
Apertura festa col ministro del Turismo e Agricoltura Gian Marco Centinaio
ore 11.00
arrivo delle auto d'epoca con la SCUDERIA LEGEND CARS
dalle 14.00
canzoni dialettali e da osteria con gli amici Piracanta
partecipate e condividete!!! FB ProLoco Rovescala
XXXVI PRIMAVERA DEI VINI
FESTA DEL BONARDA
2019
TUTTE
LE DOMENICHE
DI MARZO www.rovescala.com info@rovescala.com FB ProLoco Rovescala
INCREDIBILE OMAN UN PO’ DI STORIA L’Oman è il più antico e indipendente stato del mondo arabo, costituito per gran parte del territorio dal deserto. È l’unico Paese al mondo prevalentemente composto di rocce e sezioni di crosta oceanica originate dal mantello terrestre. Testimone della deriva dei Continenti è il Jabal Shams, la montagna più alta del Paese, che presenta fossili incastonati a centinaia di metri sopra il livello del mare. La zona di Al Wutayyah nella regione di Muscat è ritenuta uno dei primi insediamenti dell’uomo al mondo, risalente a 10.000 anni fa, contando un totale di popolazione di circa 4.7000.000. Il luogo, godendo di posizione strategica sulla punta della penisola Araba, ha svolto da sempre un ruolo determinante nel commercio all’interno e fuori dalla regione, fungendo da porta d’ingresso per tutti i convogli che attraversavano lo Stretto di Hormuz, il Mare Arabico e l’Oceano Indiano. Non c’è da stupirsi perciò se Assiri, Babilonesi e Persiani se ne impadronirono per sfruttarne la posizione strategica ai fini commerciali. Nel VII secolo con l’arrivo e il propagarsi dell’Islam fu costruita la Moschea di Al Midhmar, ancora oggi attiva nonostante fosse distrutta e ricostruita più volte. Successivamente il potere fu preso da varie Dinastie, Imanati ed anche potenze straniere
come i Portoghesi, che vennero tuttavia espulsi. Nel 1624 tutti gli Omaniti si riunirono sotto il potere dell’Imam Nasser bin Murshid. Il sultanato si espanse negli anni successivi comprendendo le città sulla costa Africana da Monbasa a Zanzibar. Alla fine del XVIII secolo l’Oman e la Gran Bretagna stipularono un trattato di amicizia, e un secolo dopo l’Oman divenne protettorato inglese. Durante il periodo del protettorato il Sultano governava la costa e Muscat e l’Imam governava l’entroterra. Nel 1951 l’Oman si affrancò dalla Gran Bretagna con il Trattato di Amicizia, Commercio e Navigazione. Il potere fu preso dal Sultano Said bin Taimur, padre dell’attuale Sultano Qaboos bin Said che salito al trono nel 1970 iniziò un processo di modernizzazione tramutatosi in vero e proprio Rinascimento del Pa-
Moschea di Azulfa
ese trasformandolo nel paese lungimirante e all’avanguardia che è oggi. Il Sultano è sia capo dello Stato sia Capo del Governo, il suo potere è di stampo assolutistico; tuttavia Qaboos è molto amato dalla gran parte degli omaniti dato il notevole progresso del sistema economico che caratterizza il suo governo.
MUSCAT Muscat è la capitale del sultanato, è una delle più antiche città del Medio Oriente, ha un piccolo centro storico e per il resto è una città nuova in continua evoluzione ed espansione. Il suo nome deriva dal commercio dell’incenso, già molto fiorente all’epoca dei Romani. Inizialmente denominata khur Ruri, è stata dai Greci ribat-
tezzata Muscat, nome che ha mantenuto fino ai giorni nostri. La città è incredibilmente pulita, ordinata, accogliente e sicura. La Grande Moschea del Sultano Qaboos situata nel quartiere Bawshar è veramente notevole. È un importante centro religioso, culturale e scientifico il cui influsso si irradia in tutto il mondo musulmano. Ha la capacità di 20.000 fedeli , è stata costruita in 6 anni e terminata nel 2001. È circodata da 5 minareti che simboleggiano i 5 pilastri dell’Islam. La moschea è uno straordinario esempio di architettura islamica moderna e rappresenta l’intento di unire passato a presente accogliendo milioni di persone non soltato islamici. Entrando in questo luogo sembra di essere catapultati nel fiabesco mondo delle “Mille e una Notte”. Una delle più belle sale della moschea è la sala degli uomini. Il tappeto su cui si cammina è il secondo più grande del mondo. Misura 400 metri quadrati, è stato tessuto da
600 donne che hanno incessantemente lavorato per 4 anni. I meravigliosi lampadari di cristallo sono di Swarosvky. La sala può contenere fino a 7000 persone.
MERCATO DEL PESCE La Muttrah mercato del pesce davvero interessante per quantità, varietà e allestimento.
Minuscolo, ma ben allestito il Museo di Storia Naturale. È situato nel quartiere di Al Kwar nella sede del Ministero dei beni culturali. Tra i reperti più interessanti vi sono i resti di un albero fossilizzato risalente a 260 milioni di anni fa e quelli di un blocco di corallo pietrificato 10 milioni di anni più vecchio.
MUTTRAH SOUQ Muttrah Souq pittoresco e colorato è uno dei più antichi mercati del mondo Arabo. Entrando si ha subito la sensazione di essere nel mondo di Aladino e della lampada magica. I colori smaglianti delle lampade e dei vestiti, i profumi di spezie e d’incenso, il baluginare dell’oro e delle pietre preziose catapultano in un mondo fiabesco.
IDEA DI VIAGGIO:
NIZWA Tra il VI e il VII secolo fu la Capitale dell’Oman. Il suo Forte molto ben conservato risale al 1650. Fu una delle prime città in Oman a convertirsi all’Islam. Il Souq racchiuso nei bastioni è molto interessante per gli oggetti di terracotta, le spezie, e i datteri. La regione è molto ri-
nomata per la coltivazione e lavorazione dei datteri. Tra le specialità gastronomiche da assaggiare il miele al cedro e il caffè al cardamomo, bevanda gradevolissima che poco ha a che vedere con il caffè conosciuto in occidente. WAHIBA SANDS Dune e sabbia spettacolari, tramonto sulle dune dagli incredibili colori del cielo … così belli da sembrare finti. Arrivando al campo con gli occhi colmi dei colori del tramonto, si è accolti da un beduino che suona uno strano strumento, specie di chitarrina combinata con il flauto. Il suonatore invita a sedersi accanto a sé e fa provare lo strumento, con gran divertimento. Intanto sono serviti tea, caffè e dolciumi... Viene acceso il fuoco, tutti si dispongono intorno a scaldarsi. Ci si sente trattati da signori del deserto! Si sta facendo buio e come per incanto
iniziano a brillare le prime stelle… luminosissime e numerosissime popolano il cielo di un blu quasi nero. L’esperienza è davvero suggestiva, indimenticabile! WADI BANI KHALID Si giunge a Wadi Bani Khalid percorrendo una strada panoramica che si inerpica tra montagne e gole, il sole alto nel cielo azzurrissimo. Si lascia la jeep, si percorre un sentiero in mezzo al verde e ad un tratto inaspettatamente ci si trova davanti ad un immenso specchio d’acqua dal colore verde smeraldo nel quale ci si può immergere per un bagno rinfrescante. Oltre lo specchio d’acqua il sentiero diventa impegnativo; le rocce sono molto irregolari, a volte appuntite, la scalata è difficoltosa. Ma una volta arrivati si apre lo spettacolo della piscina incastonata tra i massi del
canyon e della grotta poco più avanti, a cui si accede attraverso percorso notevolmente scivoloso via pietre e acqua. Lo spettacolo è mozzafiato, il contrasto tra il colore dell’acqua e quello delle rocce lascia senza parole. Ciò che si para davanti agli occhi ripaga dalla fatica del percorso. RAS AL JINZ Partenza nel cuore della notte per assistere allo spettacolo delle tartarughe marine che escono dal mare cercando sulla spiaggia un luogo appartato per scavare una profonda buca e deporre le uova. Questi animali centenari scandiscono la loro vita al ritmo della natura silenziosa e accogliente. La guida della riserva, fa le raccomandazioni del caso, avverte che si potrebbe anche non vedere nulla … si parte il buio, la sabbia bagnata sotto ai piedi, il silenzio totale quasi religioso rendono particolarmente suggestiva e densa di attesa tutta
la camminata. Ad un tratto la guida si ferma, chiede di non avanzare, si allontana di poco, molto sottovoce chiama! Ha avvistato un animale: lo vediamo muoversi con il suo guscio che sembra pesare come un macigno, la testa dritta gambe anteriori e posteriori che si muovono lentissimi e a fatica… ogni pochi passi si ferma a riposare. Il tempo, lo spazio, il luogo, la vita non esistono più, esiste solo quell’essere che anela a rientrare nell’acqua, il suo habitat. L’escursione continua la nostra alla scoperta di altri animali, la guida si ferma, raccoglie una manciata di sabbia e mostra un nuovissimo nato, da accompagnare in acqua per evitargli di diventare preda di aggressivi gabbiani, schiacciamenti e perdita di orientamento .
Il tempo, lo spazio, il luogo, la vita non esistono più, esiste solo quell’essere che anela a rientrare nell’acqua, il suo habitat.
WADI SHAAB Canyon spettacolare per raggiungere il fiume che si snoda in piccole e grandi piscine una conseguente l’altra… un po’ a nuoto , un po’ camminando sui sassi e sui massi quanto mai acuminati finché si giunge ad uno strettissimo pertugio dove occorre mettersi di lato per passare, l’acqua è attraversata da un raggio di luce e diventa turchese, trasparente; oltre il passaggio una grande grotta , piscina naturale illuminata da un raggio di sole che colora l’acqua ora di smeraldo, ora di turchese…
Avventura di Titti Migliavacca
Bartender
i cocktails che fanno tendenza
di Filippo Malagori
Ci occupiamo di un argomento di fondamentale importanza nella sopravvivenza del vero gaudente: l’aperitivo. Chiariamo un punto fermo; aperitivo è un momento di cultura che per essere apprezzato dev’essere riconosciuto nella sua essenza. Questo termine è stato strumentalizzato dalle politiche aziendali di inizio anni Duemila per giustificare le torri fatte di pietanze approssimative costruite su piatti molto piccoli; i buffet sterminati hanno così preso il sopravvento e la maestria del bartender ha assunto un ruolo di contorno; non sostengo che questa sia una regola ed il mondo è spesso pieno di meraviglia anche per le sue contraddizioni. Tuttavia, la
realtà storica ci parla di un argomento diverso:
aperitivo (pre-dinner in Inglese) è una bevanda alcolica che si consuma prima di un pasto con l’obiettivo di stimolare l’appetito. Non di guastarlo. Si tratta di una tradizione specificamente italiana che identifica un momento conviviale e di scarico, all’inizio della fine della giornata. La gamma di possibili consumazioni adeguate per l’aperitivo è davvero ampia e, nella sua complessità, è semplicemente data da prodotti che stimolino l’appetito. Così, uno dei prodotti maggiormente rappresentativi del tipico aperitivo “all’italia-
na” ha un nome che di italiano ha poco: il Vermouth (o Vermut) è un liquore costruito rinforzando ed aromatizzando un vino. La storia del Vermouth non é propriamente recente; volendo prendere questa affermazione molto alla lontana, possiamo spingerci fino alla Grecia ellenistica dove Ippocrate (già noto per aver inventato il concetto di medicina) mescolava il vino con miele, erbe aromatiche ed acqua di mare. Leggenda vuole che il vino Ippocratico nasca come un tonico digestivo dalle mistiche proprietà curative; versione più plausibile é quella secondo cui il vino non fosse propriamente il massimo e che magari, anziché essere buttato, potesse ricevere una spintarella e meritare una “seconda occasione”. Come tante tradizioni ellenistiche, il vino Ippocratico attraversò il Mediterraneo e si innestò in Italia. Da lì in avanti la storia del
vino rinforzato rimarrà intrecciata per millenni a quella del nostro paese.
Il momento di massimo significato di questo legame può essere ricondotto ad un tempo e ad un luogo preciso: nel 1786 in Piazza Castello a Torino si trova il negozio di liquori del signor Marendazzo. Questo è il luogo di una serie di coincidenze perfette per far nascere una leggenda: i vini piemontesi sono ormai conosciuti e riconosciuti, il territorio alpino è perfetto per scoprire le erbe officinali ed al vicino porto di Genova arrivano le spezie da tutto il mondo. E poi Marendazzo, passato assolutamente
Vermouth
inosservato agli occhi della storia se non per esser stato colui che assunse a bottega il grandioso e brillante Antonio Benedetto Carpano, un giovane piemontese classe 1765 acculturato nell’ars erboristica. A 21 anni questi sosteneva che i vini rossi del proprio territorio non fossero particolarmente adeguati per i palati delle signore Savoiarde dell’epoca. Succede così che dall’incontro tra cultura scientifica ed opportunità nacque il Vermouth. Punto di partenza era il Moscato di Canelli: un vino aromatico dolce prodotto esclusivamente nelle province di Asti e Cuneo. A questa base enologica vennero aggiunti alcol etilico e zucchero per donare rotondità e struttura. Inoltre, a concedere ulteriore aromaticità e magia alla bevanda di Carpano fu la macerazione di spezie ed erbe officinali da lui ben conosciute. Risultato di questa proposta fu un liquore perfetto nella sua completezza che mise la bottega Marendazzo in condizione di lavorare 24 ore su 24 e celebrò Benedetto Carpano come l’inventore del Vermouth.
La ricetta inventata nel 1786 è disponibile oggi sul mercato con diverse etichette, ma negli anni sono sorte diverse formule che hanno arricchito quella classica. Oggi, visto il prestigio del prodotto, la produzione del Vermouth è sottoposta ad un disciplinare che, secondo l’Unione Europea, sarebbe una delle norme di maggior finezza tra quelle emesse dal legislatore italiano (curiosità che sembra ricordarci quali siano le priorità nel nostro paese). La legge in questione è il Decreto 1826 del 2017 e definisce i canoni del cd. Vermouth di Torino. Innanzitutto il vino: il Moscato D’Asti è ottenuto da un’uva non prettamente comune ed, anche per questo motivo, può risultare più interessante se gustato in purezza. Il suo posto è stato preso da vini più comuni dall’aromaticità meno spiccata e vitigni di riferimento sono diventati Trebbiano, Timorasso e Gavi; l’importante è che si tratti di vini bianchi prodotti in Italia. La base vinosa viene poi aggiunta di Alcol Etilico a raggiungere un valore alcolometrico compreso tra il 16% e
il 22%. Qualora poi, più nello specifico, l’etichetta sulla bottiglia recitasse “Vermouth Superiore”, sapremmo allora trattarsi di un prodotto di almeno 17 volumi ed ottenuto per almeno il 50% da vini piemontesi. Altra classificazione fondamentale nella lettura dell’etichetta del vostro Vermouth è data dal dosaggio: distinzione fondamentale è quella tra il Vermouth “Extra Dry”, “Dry” ed il cd. “dolce” alla maniera di Torino. Il primo contiene un dosaggio zuccherino inferiore ai 30 grammi per litro e risulta essere la categoria di prodotti più sapidi e taglienti. Di seguito i dry compresi tra i 30 ed i 130 grammi per litro. Infine la varietà più ricca dei Vermouth dolci dotati di una parte zuccherina superiore ai 130 grammi/ litro. Questa categoria è quella che ci regala la massima rotondità ed il più ricco corpo. All’interno di questa troviamo un’ ulteriore sottocategoria definita dal colore del prodotto:
sono tutti Vermouth dolci il Bianco, il Rosso ed il Rosato. Attenzione ad una precisazione fondamentale: abbiamo detto che per fare il nostro liquore va utilizzato esclusivamente vino bianco italiano. Nessun errore quindi! A variare il colore del liquore è infatti la parte dolcificante e non l’organoletticità del prodotto di base; così il Vermouth rosso risulta così profondamente scuro perché ad addolcirlo è il caramello o zucchero bruciato. In ultimo, il momento più significativo è dato dalla parte aromatizzante; anche qui un corollario: l’unico ingrediente che da disciplinare dev’essere tassativamente presente in miscela è la pianta di Assenzio. Nota anche come Artemisia Maggiore è l’erba fondamentale il cui profumo suole dominare nella degustazione della bevanda. E di più: nota anche come “erba santa”, si chiama Wermut in tedesco e Vermouth in francese (inutile approfondire sulla scelta del nome del liquore). Fuori dal canone dell’artemisia si apre l’arte senza fine di chi sceglie di costruire un Vermouth.
A disegnarne le trame sono melissa, maggiorana, coca, cassia, timo, camomilla, luppolo, cannella, angelica, chiodi di garofano, genziana, china, zenzero, vaniglia, zafferano e chissà quanta meraviglia. Definite le regole attraverso le quali riconoscere un Vermouth di Torino, il gaudente può così indossare le vesti degli antichi druidi e trovarsi nella disponibilità di costruire il proprio vino rinforzato aromatizzato. Nel farlo, io vi invito a due particolari premure: la prima riguarda le erbe e le spezie; queste non hanno solo proprietà organolettiche, ma anche organiche. Così, mentre nella corretta dose qualcuna risulta digestiva e tonificante, la stessa, se sovradosata, può essere irrimediabilmente tossica. Per giocare a fare questo tipo di alchimia conviene tenere a portata un erbario o un manuale di erboristica. Secondariamente mi rivolgo a chi il Vermouth lo utilizza per miscelare: quella bottiglia è frutto prima del sudore di chi pazientemente ha fatto il vino e poi della maestria del mago che l’ha arricchito; siate cortesi e rispettosi.
Confesso un fatto. Io un druido lo conosco. Pietro Alaimo è nato ad Agrigento nel 1990 e lì ha trascorso la sua gioventù. Si trasferisce a Pavia per iscriversi alla facoltà di scienze biologiche; gli studi gli regalano competenze che torneranno molto utili in altri settori. Dal secondo anno comincia a lavorare nel mondo dell’hospitality presso il “Bar Teatro”. La vera svolta arriva con il suo trasferimento al “Bitter Bar” qui percorre tutti i gradini di un’intensa gavetta fino ad essere chiamato a reggere il bancone più caldo della città (oltre a formare un giovane sottoscritto). In concomitanza della chiusura del menzionato “Bitter”, Pietro si sposta sott’ “AGUA”, dove lavora e cresce per i successivi quattro anni. Recentemente ha abbandonato il trambusto della piazza per dedicarsi ad un nuovo progetto presso “Pane & Salame”.
Gli chiedo di raccontarmi del suo lavoro e del suo rapporto con questo liquore:
“Se penso al vermouth penso ad un prodotto già perfetto di suo. Allo stato naturale potrebbe essere semplicemente completo delle proprietà del vino dal quale è costituito. A dare ancor più complessità, il vino viene arricchito di profumi, rotondità e spalla alcolica. Il Vermouth è l’elemento che maggiormente incarna il mio metodo di miscelare: caratteristica del cocktail con una parte di questo liquore è l’insieme di sensazioni rotonde che suscita nell’amatore che lo beve. Così, la bevanda non si limita ad essere semplicemente buona, bensì un insieme di sensazioni che portano chi lo beve in un ambiente caldo e intimo”. Sapendo della grande passione di Pietro per un prodotto così complesso da miscelare l’ho ritenuto la persona giusta per questo incarico. Nell’accogliere la sfida, il nostro mixologist persegue due obiettivi: - rendere onore ai prodotti del territorio che lo ha adottato, - utilizzare prodotti “cheap” e semplici con l’intenzione di caratterizzarli il più possibile.
Il risultato è un Manhattan imbastardito e si chiama RICEing sun ¼ oz. di Buttafuoco Chinato 1 oz. scotch red label infuso al riso soffiato 1 ¾ oz vemouth rosso Verney vaporizzazione di scotch al mais soffiato tostato Di seguito la costruzione del drink: Cominciate vaporizzando lo scotch al mais su una coppetta. Sporcare il bordo della stessa (rim) con qualche goccia di riduzione Buttafuoco Chinato. Prendere tutti gli ingredienti, versarli in un mixing glass, coprirli con tanto chiaccio, mescolare fino a raggiungere la giusta diluizione, servire. Per ottenere gli scotch infusi vi invito a prendere 130 ml di prodotto e lasciarlo infondere di una galletta di riso/mais tostato per un’ora. È un drink da maschietti che richiama la cultura contadina del nostro territorio pur strizzando l’occhio all’anima “terrona” del suo creatore. La prima sensazione è data dalla lingua che, nell’approcciare il bic-
chiere, si ferma sulla prima spinta di dolce data dal vino chinato. Avvicinandosi ancora, il naso viene avvolto dalla tostatura del riso lasciato a macerare nello scotch. Infine in bocca è il vermouth a farla da padrone; la scelta è caduta sul Vermouth Verney delle alpi a causa della spiccata balsamicità dei suoi flavours. Qui il trionfo dellla freschezza delle erbe officinali segna l’incontro con la rotondità del liquore di vino. A guarnizione Pietro sceglie uno spiedino di pop-corn arricchito da una riduzione di buttafuoco chinato. Servito. Garantisco personalmente sia sulla qualità del prodotto che sulle competenze di Pietro. Tuttavia, per il vostro bene, vi invito a non fidarvi e a testarle di persona. Mi raccomando, bevete responsabilmente e soprattutto bevete come si deve.
mabedo
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