magazine n.27
MONDO DEL VINO
Vino, olio e ristorazione di qualità
La passione e dinamicità dell’Azienda Agricola Il Feudo Nico SOSTE GOLOSE
Quando la passione diventa arte
Un viaggio di colori e sapori al Ristorante Pizzeria “Charlot” EVENTI
Al via “Oltrepò, vini d’autore”
Grande successo per i primi tre appuntamenti delle cene-racconto MONDO DEI MOTORI In 84 a Lodi
In memoria di Castellotti
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editoriale
Cari lettori di MaBeDo Magazine, come sempre cerchiamo di proporvi il meglio dell’eccellenza “made in Italy”: dal vino, dall’enogastronomia al turismo, dai piccoli produttori ai grandi marchi che fanno grande il nostro Paese In questo numero il nostro personaggio del mese è il giovane Alberto Huober che ci racconta la sua grande passione per i motori e per mondo del vintage. Come sempre non mancano il buon vino, buona cucina e eventi. Vi portiamo in Oltrepò per conoscere gli ottimi prodotti dell’Azienda Il Feudo Nico, attiva sia nella produzione di vino che nella ristorazione; proseguendo per i pascoli di Ruino alla scoperta dei formaggi di capra dell’Azienda Il Boscasso, riscendendo verso Santa Giuletta per gustare i piatti creativi ed equilibrati del Ristorante Pizzeria Charlot, della famiglia Venturi. Si continua con gli eventi del mese: si brinda Ferrari per celebrare i 60 anni del Trattato di Roma, Novità tra i 40 punti ristoro di FICO, Il ristorante Enrico Bartolini-Le Soste sarà simbolo della cucina italiana d’eccellenza. Hanno preso il via le attese cene-racconto della rassegna “Oltrepò, Vini d’autore” nate da una collaborazione tra MaBeDo e Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese in partnership con il Distretto del Vino di Qualità, vi raccontiamo le prime tre tappe. E ancora,proseguono con successo I “giovedì” di MaBeDo con gli Apericena in Castello, e dopo la gita fuori porta a Montecarlo, si parte questa volta verso Ginevra per Il Salone dell’Auto 2017. Per concludere come sempre per tutti gli amanti dei motori vi raccontiamo il Memorial dedicato a Eugenio Castellotti che si è svolto a Lodi. Buona lettura!
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sommario In copertina Massimo, Gabriella e Edoardo Madama
PERSONAGGIO
I motori nel cuore
La grande passione per il vintange a quattro ruote...e non solo di Alberto Huober
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MONDO DEL VINO
Vino, olio e ristorazione di qualità
La passione e dinamicità dell’Azienda Agricola Il Feudo Nico
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MADE IN ITALY
Dai pascoli delle colline di Ruino
I formaggi di capra dell’Azienda Il Boscasso
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SOSTE GOLOSE
Quando la passione diventa arte
Un viaggio di colori e sapori al Ristorante Pizzeria “Charlot” La cucina‚ CardioAlma‛, ovvero di cuore e d’anima
Intervista a Giancarlo Morelli, Ristorante “Pomiroeu‛, Seregno
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EVENTI
Brindisi Ferrari
Per le celebrazioni dei 60 anni del Trattato di Roma
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Novità tra i 40 punti ristoro di FICO Il ristorante Enrico Bartolini-Le Soste simbolo della cucina italiana
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Al via “Oltrepò, vini d’autore” Grande successo per i primi tre appuntamenti delle cene-racconto
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I “giovedì” di MaBeDo
Proseguono con grande successo gli Apericena in Castello
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Dopo Montecarlo nuova destinazione Ginevra In viaggio verso il “Salone dell’Auto 2017”
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MONDO DEI MOTORI In 84 a Lodi
In memoria di Castellotti
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personaggio
I motori nel cuore
La grande passione per il vintange a quattro ruote...e non solo di Alberto Huober Testo di Sara Giammona
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lberto Huober, pavese DOC, classe ‘91, un ragazzo semplice e solare, tenace e grintoso, caratterizzato da una grande passione per i motori; passione ereditata dalla famiglia, in particolare da papà Roberto. Il suo primo amore sono state le moto da cross, con le quali si è distinto in diverse competizioni di enduro, poi un giorno, nel 2013 un pò per scherzo ha avuto l’occasione di provare la barca di un amico e da quel momento Alberto ha ampliato il suo interesse per i motori passando così dalla terra del motocross all’acqua delle barche d’epoca classiche Racer Tre Punti.
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L’addio Alberto Huober
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Lo scafo del 1975 di Alberto Huober, con il suo Alfa Romeo 2.000 lanciato a tutta velocitĂ
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Le barche Racer Tre Punti sono un mitico modello di motoscafo che si portano dietro leggenda e spettacolarità. Per ogni appassionato di motonautica, come Alberto, questi bolidi anni Cinquanta, rappresentano una pagina indelebile. Le Racer vengono definite “Tre Punti” perchè, come appunto dice il termine, toccano la superficie liquida solo in tre punti, vincendo in modo decisivo la resistenza dell’acqua. Le Racer di Alberto hanno un motore Alfa Romeo di 2.000 cc., erogano 170 cavalli di potenza e possono raggiungere una velocità di 170 km/h. . Alberto partecipa a diverse competizioni organizzate dalla Federazione Italiana Motonautica; sono 15 gli appuntamenti in cui molti appassionati di queste particolari barche storiche-rievocative si ritrovano in circuito. Per prepararsi a questi appuntamenti Alberto si allena presso il Club Nautico Le Gabbiane di Chignolo Po 2/ 3 volte al mese a partitre dalla bella stagione. Alberto ci confida che più che un allenamento lo considera un magico momento di svago e pace. Quando è a bordo di una delle sue Racer prova un’emozione davvero indescrivibile che suscita in lui gioia, divertimento e positività! Quello di Alberto è davvero un forte interesse che lo spinge a migliorarsi sempre di più con serietà, dedizione e competenza; queste barche sono molto veloci ed è per questo fondamentale una buona gestione del mezzo, inoltre non hanno freni, quindi è molto importante saperle governare, guidare e saperne gestire la velocità e le traiettorie.
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Emma Moriconi e Edda Negri Mussolini Show Room della “Huober British Car”
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Ma trai motori nel cuore del giovane Alberto non ci sono solo moto e barche, ma anche automobili; in particolare auto d’epoca. Alberto si definisce scherzosamente “laureato nel vintage”. Nonostante la sua giovane età si è già affermato professionalmente, facendo si che la sua più grande passione diventasse un professione. “Huober British Car” è il nome della sua preziosa attività. Questo lavoro gli consente di approfondire giorno per giorno il mondo che lo ha conquistato, scoprendo sempre di più ciò che riguarda i dettagli sia di design che tecnici, storia e caratteristica delle auto d’epoca vintage avendo così la possibilità di diventare sempre più competente e superando le difficoltà che può incontrare su questo cammino; sì, perchè come giustamente afferma Alberto “quando uscivano da nuove, io non c’ero!”, c’è un abisso totale tra le auto moderne e quelle che storiche. Quello del vintage è un mondo da scorpire e conoscere a fondo, e Alberto riesce benissimo in questo. Ci mostra il suo showroom e con molta disponibiltà e gentilezza ci fa tornare indietro nel tempo mostrandoci i gioielli presenti in quel momento! La Huober british car offre un servizio a 360°, che va dal commercio alla ricerca di pezzi storici, classici e “oggetti belli” su commisione. Inoltre si occupa anche di restauro e manutenzione delle auto grazie alla collaborazione con officine specializzate. Di recente Alberto ha introdotto tra i servizi una vera e propria chicca di sua invenzione, ovvero da la possibilità ai suoi clienti di avere un video sfizioso e divertente, curato e molto professionale, studiato appositamente in base alla tipologia della propria auto o di intere collezioni (potete vedere alcuni di questi video sulla pagina Facebook “Scent of the classics”). Alberto ha anche ricevuto, con grande soddisfazione, proposte per girare alcune pubblicità insieme alle sue “perle preziose” a quattro ruote! La Huober british car è sinonimo di grande competenza, professionalità e garanzia per questo mondo ricco di tanti appassionati; per questo Alberto mira a diventare un punto di riferimento di questo settore “guidando verso la strada del continuo miglioramento”, alimentanto sempre di più questa sua grande, elegante e speciale passione.
“Huober British Car” Via Cesare Angelini Monsignor, 13 27028 San Martino Siccomario Tel 339 1780027 albertohuober@yahoo.it
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UnipolSai Assicurazioni S.p.A. dal 1963 è la Compagnia assicurativa multiramo del Gruppo Unipol, leader in Italia nei rami Danni. Fortemente attiva anche nei rami Vita, UnipolSai è la più grande rete agenziale d’Italia, tramite la quale offre una gamma completa di soluzioni assicurative per la mobilità, la casa, il lavoro, la protezione, il risparmio.
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mondo del vino
Vino, olio e ristorazione di qualità
La passione e dinamicità dell’Azienda Agricola Il Feudo Nico Testo di Sara Giammona
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ulle splendide colline di Mornico Losana, in Oltrepò Pavese, troviamo Il Feudo Nico, un’azienda dinamica, attiva a 360°, pronta a diversificare e aperta alle nuove sfide dei mercati avendo però un forte legame con la tradizione e l’ambiente. Il Feudo Nico è un’azienda famigliare che da quattro generazioni produce vini in Oltrepò Pavese. Il fondatore fu Francesco Madama nel 1825. A trasformare la piccola azienda in una vera e propria attività fu Emilio che sposatosi con Maria Antonietta consolidò l’azienda di famiglia producendo le prime bottiglie. Nel 1972 Edoardo prese ufficialmente in mano le redini dell’azienda. Oggi a coadiuvare Edoardo ci sono il figlio Massimo, VII° generazione di una famiglia che crede nella qualità, nel territorio e nel lavoro e la moglie Gabriella. L’azienda si estende su 16 ettari di vigneto dislocati nel comune di Mornico Losana; ciò consente di coltivare le vigne su diverse tipologie di terreno, sfruttando al meglio le variabili pedo-climatiche riuscendo ad avere il meglio da ciascuna di essa. Questa grande diversità di uve consente di produrre diverse tipologie di vini.
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Edoardo e Massimo Madama
Umberto e Maria Teresa Quaquarini
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Filippo Quaglini con Enrico, Alessandra, Frida Pifferi, Maria Teresa e Umberto Quaquarini Massimo, Gabriella e Edoardo Madama
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La linea dei Metodo Classico si chiama Maria Antonietta, che era la madre di Edoardo, moglie di Emilio e a lei ,lavoratrice instancabile, si è voluto dedicare la linea degli spumanti più nobili a base di Pinot Nero e Chardonnay . Maria Antonietta Cuvèe dei 100 mesi è l’apice di questa linea ,8 anni di sosta sui lieviti rendono questo spumante una vera perla della spumantistica italiana. Punto di forza sono anche i Metodo Martinotti, prodotti con le nobili uve Pinot e Chardonnay. Vengono poi prodotti tre vini internazionali come un Syrah -Lady Gabriella-, un nobile taglio Merlot Cabernet Sauvignon -Edoardo- un elegantissimo Pinot Bianco e l’aromatico Bianco del Feudo.
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Infine vi è una selezione di crù delle migliori vigne dell’azienda, un Riesling Superiore -Vigna Palasco- , una Bonarda -Vigna Castello- , un Pinot Nero -Vigna Spiaggi- ed un Cabernet Sauvignon -Vigna RonchiLa supervisione tecnica è affidata a Francesco Cervetti , enotecnico di fama nazionale , con la quale abbiamo intrapreso un percorso che vuole portarci ad esprimere ancor di più la grande potenzialità dei nostri vini. La supervisione tecnica è affidata a Francesco Cervetti, enotecnico di fama nazionale, con la quale il Feudo Nico ha intrapreso un percorso che vuole portare l’Azienda ad esprimere ancor di più la grande potenzialità dei propri vini.
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Il Feudo Nico è appunto un’azienda dinamica a attiva su diversi fronti, infatti dal 1998 Edoardo e Gabriella decisero di creare una vetrina permanente del loro lavoro: nasce così il ristorante. Il locale è adiacente alla cantina, con ampie vetrate che offrono una vista a 360 ° sulle colline della valle. La sala principale può ospitare fino a 80 posti, tutti con ottima vista (è possibile ammirare il Castello di Montalto Pavese che domina tra le splendide colline). Nelle giornate invernali il caratteristico camino rende ancora più calda e suggestiva l’atmosfera. Il dehor è, se possibile, ancora più accogliente: marmi, legno e ferro battuto sono i materiali usati per costruirlo; può ospitare sino a 40 persone. Gabriella è lo chef del ristorante e propone ai sui ospiti menù tipici seguendo la stagionalità, utilizzando prodotti freschi, genuini e a km 0: le verdure dell’orto e le carni allevate in Oltrepò. Salumi nostrani, ravioli di produzione propria, risotti e carni sono le portate più prelibate offerte ai commensali. Il ristorante mette a disposizione Aria Condizionata nella stagione estiva e la rete Wi-Fi; ciò lo rende un’ottima location per meeting aziendali e cerimonie private. Il Feudo Nico offre ai propri ospiti dei “Wine Tour” che consentono di conoscere dal vivo l’azienda oppure crea con le aziende convenzionate dei piccoli pacchetti turistici per “esplorare” l’Oltrepò Pavese.
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Dal 2015 alle produzioni si aggiunge un fruttato e delicato olio Extra Vergine d’Oliva: denominato Bricco degli Spiaggi è uno dei primi oli extra vergine d’Oliva prodotti coltivando ulivi in Oltrepò Pavese. Dalla spremitura a freddo di olive di cultivar Leccino, Pendolino e Casaliva si ottiene quest’olio delicato, ideale per il condimento a crudo di pesce o insalate; eccezionale per un salutare pinzimonio. Il nome Bricco degli Spiaggi deriva da un’ appezzamento di terreno adiacente alla proprietà con una ottimale esposizione a sud, attorniato da vigneti e vegetazione spontanea.
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Az. Agricola Il Feudo Nico Via San Rocco, 63 27040 Mornico Losana (PV) Tel e Fax 0383 892452 info@ilfeudonico.it www.ilfeudonico.it
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made in Italy
Dai pascoli delle colline di Ruino
I formaggi di capra dell’Azienda Il Boscasso Testo di Valerio Bergamini
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e capre di razza camosciata delle Alpi (e le caprette primipare) stanno tutte in una stalla completamente fatta di legno e molto ben arieggiata , così la fragranza emanata da questi simpatici ruminanti barbuti si propone , aleggiando nell’aere , in una misura accettabile. Sono in tutto una sessantina. I caproni (detti becchi ) invece sono solo due e ruminano beati in disparte , in un capanno in fondo alla corte. La natura a volte , come in questo caso , fa scelte imponderabili : la percentuale di accoppiamento è di 30 a uno e, forse, nemmeno i sultani più ingrifati disponevano di un harem così numeroso. Siamo in località Boscasso. Un posto stupendo nel nostro altrettanto stupendo Oltrepo Pavese. Qui , in Alta collina ( oltre 600 mt. di altitudine) , sul lato sinistro della Valle del Tidone, le vigne diradano cedendo il passo ai pascoli e ai boschi. La zona è quella di Ruino e le capre , le caprette e i caproni fanno parte del regno animale (ci sono anche cani e gatti) dell’Azienda agricola “ il Boscasso” che , appunto , prende il nome dal posto in cui si trova e che , oltre ad allevare le capre , ne utilizza il latte per produrre in proprio formaggi straordinari.
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Maria Chiara Onida, titolare de Il Boscasso
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Az.
tel. 038
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. Agricola il Boscasso
Località Boscasso 27040 - Ruino (PV) 85-955906 fax. 0385-955056 cell. 338-8680179 mail info@ilboscasso.it
A gestire questo posto fuori dal mondo , dal 1988 , è Maria Chiara Onida che ha condiviso l’inclinazione di vivere a contatto con la natura insieme al marito , fino al 2009. Da allora conduce l’azienda da sola con il figlio Nicola. Si può venire fin qui, per “degustare” nel ristorante dell’agriturismo annesso all’Azienda i prodotti che si sono guadagnati riconoscimenti di Eccellenza entrando anche nell’Albo d’Oro “Sua Eccellenza Italia” del Gambero Rosso. Le Eccellenze del Boscasso sono 18 tra cui spiccano: Quadro a crosta fiorita , di pasta cremosa ( 30 giorni di stagionatura) Caprino in foglia di castagno ( 20 g.) Tronchetto al carbone vegetale , di pasta bianca spalmabile (20 g.) Tomino di capra , di pasta bianca cremosa (10/15 g.) Toma di capra , di pasta pressata cruda ( 5 mesi di stagionatura) Caprablu , erborinato ( 3 / 4 mesi di stagionatura)
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Come corollario alla sublimità casearia del Boscasso vengono anche proposti dei vini in abbinamenti a volte estremi: un metodo classico con una pietanza al formaggio o un Rosso Oltrepò con il dolce. E basta con i vini passiti con i formaggi e i vini dolci con il dolce! Questi sono retaggi culturali di cui bisognerebbe, prima o poi , sgravarsi! A parte gli scherzi! Tante congratulazioni a Chiara per una scelta di vita da cui ha avuto origine la bella avventura dei formaggi boscassiani. A volte l’amore per il proprio lavoro riesce a fare cose straordinarie e in qualche caso sublimi .
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soste golose
Quando la passione diventa arte
Un viaggio di colori e sapori al Ristorante Pizzeria “Charlot� Testo e foto di Sara Giammona
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i piedi delle splendide colline dell’Oltrepò Pavese, nel comune di Santa Giuletta, sulla via principale, in Via Emilia 68, troviamo il Ristorante Pizzeria Charlot. Il locale è gestito dallo chef Roberto Venturi e da sua moglie Paola, la regina della sala. Tutto ebbe inizio nel 1990, quando un pò per caso e un pò per scommessa Roberto intraprende la strada della ristorazione, un cammino ricco di insidie e difficoltà che grazie alla sua grandissima passione e dedizione, sono state ampiamente superate.
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Stefano , Agostino ed Elisa Cremonesi
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Roberto e Paola Venturi
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Bigoli 35% tuotlo d’uovo, al pomodoro giallo del salento, capesante del nord america e puntarelle Carpaccio di cervo - foto di Cristian Tam
Pastafrolla con ricotta di bufala e pistacchio di Bronte
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Aragostina Tristan alla catalana
L’obiettivo di Chef Roberto è la preparazione del “saper far bene” ovvero cercare sempre con grande umiltà, amore e creatività una via che lo porti a migliorarsi sempre di più. Alla base di questo “processo” vi è prima di tutto un’accurata e approfondita ricerca delle materie prime di qualità, elemento fondamentale per ottenere piatti gustosi e ben equilibrati; per raggiungere questo occorre sperimentare, osare e assaggiare. Roberto trascorre molto tempo (soprattutto di notte!) a creare le sue opere, accostando con fantasia i vari ingredienti, ricercando sempre il giusto equilibrio tra loro, esaltando così i sapori dei suoi ottimi piatti. Questa è la caratteristica della cucina firmata Roberto Venturi: armonia ed equilibrio tra i sapori, ottenuta da una grande passione e amore per la cucina. Possiamo così definire chef Roberto un vero e proprio “artista del gusto”, perchè ha la capacità di trasmettere tutto questo nei suoi piatti; provare per credere: noi di Mabedo abbiamo assaggiato piatti davvero squisiti. Per iniziare un primo, Bigoli 35% tuorlo d’uovo al pomodoro giallo del salento, capesante del nord america e puntarelle, un piatto fresco e colorato nel quale tutti gli ingredienti sono in armonia fra loro, dove l’uno esalta e completa l’altro. A seguire Aragostina tristan alla catalana, un secondo piatto davvero piacevole e leggero. Un tripudio di colore e sapore! Infine Roberto e Paola ci consigliano di terminare in bellezza la nostra pausa pranzo con un dolce artigianale davvero ottimo, una piacevolissima pasta frolla con ricotta di bufala e pistacchio di bronte.
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Da “Charlot” potete quindi trovare una cucina tipica e mediterranea e, molto innovativa che possiamo considerare “esotica” poichè Roberto nella sua continua ricerca gastronomica utilizza ingredienti provenienti da diverse culture e tradizioni internazionali come ad esempio la quinoa, lo Yuzu che è un piccolo e raro agrume di origine giapponese, il calamansi altro frutto agrumato davvero particolare. Le specialità in cui Roberto esalta tutta la propria creatività ed estro sono gli antipasti e primi. Il menù comprende una vasta gamma di squisite pizze, dalle più semplici alle più complesse e creative, cotte nel forno a legna, utilizzando pasta a lunga lievitazione, di 48 ore, pomodoro San Marzano e giallo del Salento. Ad accompagnare i piatti una ricca lista di vini che saprà esaltarne al meglio tutti i sapori; imperdibili dopo cena la selezione di digestivi e amari. Tra i vini troviamo ottimi bianchi e rossi dell’Oltrepò Pavese e della Francia.
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Il locale è molto allegro e accogliente, stili diversi ma ben amalgamati: rispecchia in pieno lo spirito della cucina, gentilezza e simpatia dei due padroni di casa! Il Ristorante è anche un fantastico omaggio all’indimenticabile personaggio interpretato da Charlie Chaplin “Charlot” la cui presenza è sparsa qua è là per il locale. Al ristorante Charlot ci si sente a casa e si ha la possibilità di gustare ottimi piatti cucinati con amore e passione.
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Ristorante Pizzeria “Charlot” Via Emilia, 68 27046 Santa Giuletta (PV) Tel. 0383 899000
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MaBeDo Card 2015
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mabedo
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soste golose
La cucina‚ CardioAlma‛, ovvero di cuore e d’anima
Intervista a Giancarlo Morelli, Ristorante “Pomiroeu‛, Seregno Testo di Valerio Bergamini
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ono della classe 1959 e vengo da una famiglia di fattori della bassa bergamasca, nella zona di Martinengo e Ghisalba, gente che ha vissuto sempre in campagna in stretto contatto con la terra dalla quale ricavava il proprio sostentamento. La mia infanzia è legata ai profumi e agli odori degli ingredienti massimamente genuini prima di finire in pentola: oche, anatre, galline, pollame, vitelli, maiali e tutte le verdure e la frutta degli orti e frutteti. Ho ancora un ricordo indelebile del profumo dei nostri salumi, dei formaggi e della panna che affiorava dalla vasca di rame in cui finiva il latte delle nostre mucche. Mio padre ha inculcato a me e ai miei due fratelli, fin da bambini, il concetto che è meglio mangiare “piuttosto in meno ma piuttosto buono”. Nella nostra fattoria producevamo il necessario alla nostra alimentazione sfruttando tutto quel che la natura e l’allevamento delle bestie ci dava. In cucina mia mamma, Maria Rosa, si sbizzarriva, inventava, sperimentava e dal momento che era una grande donna di chiesa, spesso alla nostra tavola avevamo ospiti preti e sacerdoti della nostra zona e talvolta anche presuli. Di qui è nata la mia passione per il cibo e la sua trasformazione. Fin da piccolo ho sempre avuto chiaro quel che avrei voluto fare da grande: il cuoco. Da allora tutta la mia vita è stata indirizzata alla realizzazione di un obiettivo che mi appariva come una missione e, nello stesso tempo, un’opportunità per allontanarmi dalla campagna, per vedere e conoscere il mondo. Così ho messo insieme le due cose: il mio desiderio di viaggiare e la passione per la cucina. All’età di 17 anni e mezzo, dopo il corso di Scuola Alberghiera a San Pellegrino Terme, sono partito per gli Stati Uniti e lì ho incominciato il mio rodaggio, dopodiché non mi sono più fermato, seguendo quella che ritenevo fosse l’unica strada da seguire.
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eventi
Giancarlo Morelli - Photo Credits: Grassi & Partners press kit
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Sono venuto a contatto con grandi esponenti della cultura e dell’arte, ho incontrato importanti personaggi della cucina e cominciato a sperimentare ai fornelli, assaggiato, provato, affinato il palato e la tecnica e nella mia mente è iniziato a farsi strada una filosofia di ricerca che è tutt’uno col mio ideale di bellezza. Devo riconoscere di aver avuto fortuna perché, in ogni luogo in cui sono stato, ho trovato maestri di grande competenza che hanno saputo far fruttare quella passione che avevo dentro e che mi era stata trasmessa da mia madre. Da ognuno di loro ho tratto caratteri che si sono poi rivelati fondamentali per accrescere la mia esperienza ma quello cui devo più di tutti è Ferruccio Traini, mio insegnante alla Scuola Alberghiera, col quale sono rimasto sempre in contatto anche dopo il corso di studi, fino alla maturità. Era un uomo che aveva fatto esperienza nei grandi alberghi svizzeri e sulle navi da crociera. Ex alpino e reduce dalla Campagna di Russia, era un tipo concreto che aveva ben in testa quel che voleva. Pretendeva dai suoi allievi che imparassero a memoria tutte le guarnizioni di finitura delle pietanze presenti sul nostro libro di testo che era più voluminoso del vocabolario di italiano. Se dovevi cucinare un petto di pollo alla Dubarry dovevi sapere che andava guarnito con la crema di cavolfiore e il tartufo nero, per la potage Parmentier, che ci volevano le patate e per l’Argenteuil, i piselli. Io ho ben in mente tutte queste basi e sono convinto che sono proprio queste a costituire lo zoccolo che fa la differenza tra i cuochi. I cuochi che non hanno basi sono come edifici senza fondamenta, non possono fare una cucina che duri. Oggigiorno vengono alla ribalta cuochi che cercano di stupire con estrosità o quella che chiamano, spesso impropriamente, creatività. La fantasia ci vuole e può essere una componente a volte anche importante ma non fondamentale come la conoscenza, che sta alla base di ogni attività umana. Un cuoco è come un medico e un medico non si può improvvisare. In fondo la cucina è un’associazione di gusti che parte dalla conoscenza degli ingredienti che partecipano alla formazione di questi gusti e solo così puoi aprire i tuoi cassetti e mescolare insieme quel che c’è dentro per creare un piatto che ti rappresenti. Altrimenti l’estro diventa faciloneria e approssimazione. È per questo che anche dai miei collaboratori pretendo dei basamenti ben solidi da cui possano partire per spiccare il volo, se è nelle loro corde. La cucina peculiarmente creativa, come si è visto negli ultimi anni, ha dei momenti di flash e poi si spegne.
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Tagliatelle alla farina di ceci, broccolo romano, peperoncino salsa all’aglio dolce e sfoglie di baccalà
Per andare avanti e progredire in questo lavoro bisogna essere visionari, creativi ma eclettici, immaginifici ma concreti, eccentrici ma schietti. Un piatto deve stimolare emozioni, accendere la memoria, suscitare benessere e non stupore fine a sé stesso. Mi piace osservare, analizzare, sentire e valutare tutti gli ingredienti e ciascun tipo di materia prima dev’essere sempre di qualità eccellente. Ogni piatto è qualcosa di vivo e vitale, che si espande e si trasforma dal primo boccone all’ultimo, pur rimanendo sempre sè stesso. Tendo sempre di più a creare piatti che siano essenziali, puri, proporzionati. Poi c’è un altro aspetto della cucina, molto importante, cui mi sto dedicando già da molti anni che è quello legato alla genuinità ed ecosostenibilità delle materie prime. Da sempre ho chiaro che il mangiare è un atto culturale ed etico, che oltre al benessere dell’individuo deve tendere innanzitutto al rispetto del pianeta. È per questo che partecipo ad importanti progetti legati alla salute e al benessere. Recentemente ho collaborato al piano del libro “Vivere senza artrosi” del Professor Marco Lanzetta e partecipo attivamente al “Care’s - The Ethical Chef day” che ha lo scopo di condividere con tanti colleghi una visione comune, etica e responsabile sul tema della cultura enogastronomica. Fare una cucina etica ed ecosostenibile, cioè riguardosa della natura, vuol dire rispettare l’uomo e salvaguardare la sua salute.
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Biancostato di manzo cotto a bassa temperatura maionese di cavolo fermentato e scorzonera caramellata
Melone liquido polvere di prosciutto crudo gelato alla mozzarella di bufala e cracker al kamut
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Cannoncino di spinaci con gelato ai pinoli, fonduta di parmigiano e le sue cialde
Ristorante Pomireu di Giancarlo Morelli Via Giuseppe Garibaldi, 37 20831 Seregno (MB) Tel. 0362 237973 Fax 0362.325340 www.pomiroeu.com
Tante volte basta poco per raggiungere risultati apprezzabili: ad esempio io non aggiungo sale in cottura, in nessuna preparazione, perché utilizzo solo ingredienti genuini che di per sé sono già saporiti e, solo laddove c’è bisogno di maggiore sapidità, uso delle riduzioni o concentrazioni a base di erbe, radici e altri prodotti della natura, così come facevano i nostri avi. Inoltre cerco sempre di ridurre al minimo gli sprechi di materie prime per contribuire a salvaguardare le risorse sempre più limitate del nostro pianeta. Il mio obiettivo qui al Pomiroeu, o al Phi Beach in Costa Smeralda dove collaboro nella gestione estiva, o nel progetto Food Studio Giancarlo Morelli a Forte dei Marmi per L’Orsa Maggiore, è quello di fare stare bene la gente, far vivere un’esperienza totale che coinvolga armonicamente ragione e sentimento, cuore e pensiero, corpo e mente. La mia missione è proprio questa e riconoscimenti, anche importanti come la stella Michelin, o l’inserimento nel circuito Euro Toques, li considero semplici punti di partenza per proseguire nella mia ricerca con il cuore e con l’anima. Io lavoro, studio, esploro per far si che l’armonia entri nei miei piatti.
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Brindisi Ferrari
Per le celebrazioni dei 60 anni del Trattato di Roma
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un brindisi Ferrari a suggellare le celebrazioni dedicate al sessantesimo anniversario del Trattato di Roma, che segnò il primo passo verso l’Unione Europea e firmato nella capitale italiana nel 1957. Il pranzo offerto sabato 25 marzo dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ai rappresentanti dei 27 Stati membri dell’Unione Europea, ha infatti visto il Ferrari Riserva Lunelli Trentodoc protagonista del brindisi ufficiale e abbinato anche al primo piatto del menù. Ferrari ha l’onore di essere scelto come brindisi ufficiale di tutti i maggiori appuntamenti istituzionali del nostro paese, tra i quali vogliamo ricordare proprio il cinquantenario del Trattato di Roma nel 2007 e ancor prima, nel 2004, la firma della nuova Costituzione Europea, nonché, più recentemente, le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia e l’insediamento del Presidente Mattarella. Le bollicine Ferrari Trentodoc si confermano, quindi, il brindisi italiano per eccellenza, che da oltre un secolo celebra i momenti più significativi della vita istituzionale, culturale e sportiva del nostro paese.
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Novità tra i 40 punti ristoro di FICO
Il ristorante Enrico BartoliniLe Soste sarà simbolo della cucina italiana d’eccellenza
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a data è fissata: aprirà il 4 ottobre 2017 il ristoro di FICOFabbrica Italiana Contadina, il parco agroalimentare più grande del mondo a Bologna. Con 8 ettari di estensione dove coltivare e allevare in loco verdure e animali che finiranno sulle tavole dei 40 ristoranti e altrettante fabbriche contadine che produrranno in loco carne, pesce, formaggi, olio, pasta, dolci e birre; un modello di produzione e consumo che promuova la dieta mediterranea, la salute e il benessere, il rispetto dell’ambiente, la valorizzazione della cultura del cibo italiano. Tra i quaranta punti di ristoro anche un ristorante gourmet gestito dal giovane Enrico Bartolini, chef pluristellato Michelin, fra i più acclamati del panorama italiano e internazionale e membro della prestigiosa Associazione Le Soste. Nel 1982, l’Associazione ha preso vita per riunire tutte le tendenze che rendono unica la cucina italiana, con una selezione dei migliori 85 ristoranti della Penisola: tutto è nato da una cena tra ristoratori amici presso il ristorante di Gualtiero Marchesi, che allora si trovava in via Bonvesin de la Riva a Milano, Gualtiero Marchesi, Antonio Santini, Roberto Ferrari e Gaetano Martini, stabilirono di incontrarsi periodicamente per condividere spunti e progetti sull’enogastronomia italiana d’eccellenza. In FICO, il ristorante di Enrico Bartolini-Le Soste sarà l’espressione di quella cultura gastronomica e di quegli ideali di convivialità, accoglienza, cortesia e raffinatezza che ogni ristorante dell’Associazione custodisce e tramanda. In linea con i valori di Eataly Word, il ristorante Enrico BartoliniLe Soste celebrerà la grande cucina italiana attraverso le sue eccellenze per portare a Bologna gli appassionati di tutto il mondo.
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Enrico Bartolini
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“E’ una bellissima opportunità per presentare l’Associazione al mondo, nel progetto più importante mai sviluppato da Oscar Farinetti con Eataly” racconta Claudio Sadler, Presidente de Le Soste. “Bartolini sarà anche il “padrone di casa” per i grandi cuochi e ristoranti del nostro sodalizio che saranno ospitati a rotazione per animare il ristorante e FICO in sei appuntamenti annui.” “E’ un grande impegno e una sfida che ho accettato con piacere” racconta Enrico Bartolini. “Anche qui, come negli ristoranti che portano il mio nome, proporrò la mia cucina che interpreta la tradizione con modernità e leggerezza in piatti che sposano l’utilizzo consapevole e reponsabile degli ingredienti con la creatività. E per farlo avrò a disposizione materie prime di eccellenza per rappresentare la grande cucina italiana che ci distingue nel mondo”.
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Sono previsti 2 milioni di turisti stranieri, 2,5 milioni di visitatori italiani e altri 2 milioni di pensionati tra i visitatori di FICO, un gigantesco progetto che non prevede biglietto di ingresso ma che punta tutto sulla ristorazione: Le Soste realizzeranno un calendario di eventi e numerose attività culturali nell’Auditorium che può contenere dalle 200 alle 1000 persone, attrezzato per essere anch’esso un luogo dove esaltare la ristorazione italiana con show cooking e dimostrazioni.
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Al via “Oltrepò, vini d’autore”
Grande successo per i primi tre appuntamenti delle cene-racconto
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l mese di Marzo ha dato il via a “Oltrepò, vini d’autore” ciclo di appuntamenti di stile nelle migliori attività ristorative nel Pavese, Oltrepò e Lomellina. L’iniziativa pensata da Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese e Mabedo, che ne è media partner, e vede l’alleanza con il Distretto del Vino di Qualità. L’inaugurazione è avvenuta nel prestigioso ristorante del Castello di San Gaudenzio della famiglia Bergaglio, venerdì 10 marzo; la cena-racconto ha visto protagonista l’azienda Giorgi F.lli di Canneto Pavese, griffe dell’Oltrepò del vino. In degustazione, in abbinamento a un menu davvero eccellente, prima il Metodo Classico “Top Zero”, poi il Riesling “Il Bandito”, quindi il rosso di lungo affinamento “Clilele” e infine, con il dessert, il Moscato Spumante di casa Giorgi.
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Da sin. Fabiano Giorgi, Emanuele Bottiroli, Maurizio Marcone e il Sindaco di Cervesina Daniele Taramaschi Presente alla serata Fabiano Giorgi (presidente del Distretto del Vino), intervenuto insieme alla moglie Ileana e alla sorella Eleonora. A portare il proprio saluto sono stati anche il direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Emanuele Bottiroli, e il sindaco di Cervesina, Daniele Taramaschi. «Siamo qui per affermare che Oltrepò Pavese è sinonimo di aziende di filiera che fanno qualità e che meritano la massima considerazione locale e nazionale – ha detto Fabiano Giorgi -. Stasera siamo qui con vini e spumanti per il territorio e la sua valorizzazione. Ringrazio coloro che si sono prodigati per l’organizzazione di questa serata e la famiglia Bergaglio, sempre molto sensibile e disponibile quando si tratta di mettere in vetrina le eccellenze locali. Il Castello di San Gaudenzio è una perla che il mondo c’invidia». Il direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Emanuele Bottiroli, ha spiegato: «L’Oltrepò Pavese merita più spazio e considerazione nelle carte dei vini della ristorazione, dalla provincia di Pavia alle grandi città italiane. Si dice da una vita, ma ora si passa dalle parole ai fatti per arrivare a un posizionamento trainato da nuove consapevolezze».
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Il Presidente del Distretto del Vino di Qualità e titolare dell’Azienda Giorgi F.lli Fabiano Giorgi e il Direttore del Consorzio Tutela Vini dell’Olttepò Pavese Emanuele Bottiroli
Eleonora Giorgi e Ileana Rampini
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A ospitare la seconda tappa di «Oltrepò, vini d’autore» venerdì 17 marzo è stato il Ristorante Selvatico di Rivanazzano Terme, sede della Comunità del Cibo di Slow Food e tempio della cultura enogastronomica locale. Protagonista della serata-racconto l’azienda agricola Castello di Stefanago, rappresentata da Giacomo Baruffaldi. Una famiglia che fa vino da cinque generazioni, una filosofia improntata ai “free wine”, ai vini naturali, quelli che nascono unicamente dalla vigna e da Madre Natura. Un’azienda di piccole dimensioni che ha scelto la via della qualità e non quella della quantità. Un’azienda che produce valore esportando l’80% della propria produzione, ma che ha intessuto un dialogo positivo con la ristorazione che voglia mettere in carta anche vini fuori dal coro, unici per carattere e identità. Le etichette di Castello di Stefanago nascono dall’impegno dei fratelli Giacomo e Antonio Baruffaldi, mentre è la sorella Antonietta a seguire la parte commerciale. Cinquantamila bottiglie prodotte ogni anno, 20 ettari vitati. Riesling (da Riesling Renano), Pinot nero in rosso, Metodo Classico ancestrali, ma anche vini frizzanti dall’anima contadina più autentica. «Vogliamo raccontarci ai giovani, far capire che le nostre etichette nascono dalla vigna senza storpiature o compromessi – ha spiegato Giacomo Baruffaldi -. Il nostro è un territorio vocato alla vitivinicoltura da millenni, noi cerchiamo d’interpretarne l’anima».
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Danila e Baruffaldi del Castello di Stefa
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Giacomo Baruffaldi dell’Azienda Castello di Stefanago
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Emanuele Bottiroli e lo chef Piera Selvatico del Ristorante Selvatico
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Stefano Calvi, direttore di TelePavia e Francesca Selvatico
Il direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Emanuele Bottiroli, ha spiegato: «L’Oltrepò vanta una folta schiera di piccoli produttori che hanno bisogno di farsi conoscere. Il dialogo con la ristorazione è fondamentale, ma conta anche molto la cultura di chi si siede a tavola. Con il tour nella ristorazione di “Oltrepò, vini d’autore” ci poniamo proprio l’obiettivo di far crescere l’orgoglio dell’identità locale». Presenti alla serata anche il direttore di TelePavia, Stefano Calvi, appassionato story teller dell’Oltrepò Pavese del vino e del gusto da far riscoprire, e Maurizio Marcone, direttore del Castello di San Gaudenzio. A rendere magica la serata a Rivanazzano Terme, in abbinamento ai vini di Castello di Stefanago, sono stati i piatti della signora Piera Selvatico, unitamente alla cortesia e alla competenza di una famiglia che ha fatto della valorizzazione del territorio e delle sue eccellenze una ragione di vita. Una ristorazione curata, tradizionale, vera e che non “se la tira”. I vini d’autore dell’Oltrepò Pavese hanno proprio bisogno di cornici così, per la qualità assoluta che esprimono e la verità del mondo contadino che sanno raccontare in ogni calice.
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La Locanda della Pesa, ristorante storico della città di Belgioioso, ha ospitato venerdì 24 marzo la terza tappa di «Oltrepò, vini d’autore. Protagonista della serata-racconto l’azienda Torre degli Alberi, rappresentata dal Dott. Camillo Dal Verme. Torre degli Alberi è un piccolo borgo raccolto intorno a una torre trecentesca, da sempre proprietà dei Dal Verme, antica famiglia nobiliare. Ora la conduzione dell’azienda è passata al figlio Camillo e al nipote Filippo. Le terre dell’Azienda Agricola Torre degli Alberi, tra le alte colline dell’ Oltrepò Pavese, godono di clima temperato con elevate escursioni termiche, soprattutto d’estate, particolarmente favorevoli alla coltivazione della vite destinata alla produzione di spumante. Lo spumante, infatti, ha bisogno di giorni molto caldi e notti più fredde, per risultare piacevolmente fresco e accentuare il profilo aromatico dalle spiccate note floreali e la gradevole dotazione acidula. In questo contesto, da qualche anno è stata rinnovata un’antica vigna con un nuovo impianto interamente di Pinot Nero per la produzione di spumante di alta qualità. Gli spumanti Torre degli Alberi sono prodotti col metodo biologico fin dalla coltivazione della vigna: nessun uso di diserbanti, pesticidi, trattamenti chimici, ma concimazione con letame organico e lotta alle malattie con prodotti di copertura, che rimangono all’esterno e non entrano nel ciclo vitale della pianta. Anche in cantina vi è il più rigoroso rispetto del disciplinare che regolamenta la produzione biologica. L’azienda, accanto all’attività vitivinicola, da quarant’anni alleva mucche di razza Limousine allo stato semibrado, che per sei mesi pascolano liberamente nei prati e per gli altri sei vivono in ricoveri aperti dove partoriscono i loro vitelli.
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Emanuele Bottiroli e il Dott. Camillo Dal Verme titolare dell’Azienda Torre degli Alberi
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Gabriele Malinverni, chef e titolare della Locanda della Pesa
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Il direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Emanuele Bottiroli, ha ribadito che: «L’Oltrepò vanta una folta schiera di piccoli produttori che hanno bisogno di farsi conoscere. Il dialogo con la ristorazione è fondamentale, ma conta anche molto la cultura di chi si siede a tavola. Con il tour nella ristorazione di “Oltrepò, vini d’autore” ci poniamo proprio l’obiettivo di far crescere l’orgoglio dell’identità locale». A rendere incantevole la serata a Belgioioso, in abbinamento ai vini di Torre degli Alberi, sono stati i piatti di Gabriele Malinverni. Un menù tipico e tradizionale, curato in ogni dettaglio e genuino. La Locanda della Pesa fa parte de “Il buon gusto del basso pavese” associazione nata in provincia di Pavia all’inizio del 2013 che ha come obiettivo quello di mettere in luce un territorio dalle grandi potenzialità ma con una forte necessità di essere valorizzato. Durante la serata erano presenti alcuni soci dell’associazione. “Oltrepò, vini d’autore” sta ottenendo un ottimo successo e interesse, soprattutto tra i giovani; è l’occasione giusta per mettere in risalto le qualità enogastronomiche del nostro splendido territorio.
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OLTR
Vini d 7 APRILE 2017
Ristorante Colombi e Marchese Adorno Menù
Vini
Flan di Baccalà su vellutata di pane integrale
Pinot noir bianco mosso Giullare 2016
Risotto mantecato al Cruasè con brunoise di verdure e prosciutto di Langhirano croccante
Pinot noir rosato mosso Giullare Rosè 2016
Filetto di Salmone alla Planche su crema di cannellini e scarola ripassata con pinoli e uvetta Cheese cake a modo nostro
Caffè e la nostra piccola pasticceria €35 a persona. 86 |
Pinot grigio fermo Dama d’oro 2016
Spumante brut pinot nero Gabriele Adorno
REPO’
d’autore 21 APRILE 2017
Ristorante Il Feudo Nico con Conte Vistarino e Monsupello Menù
Antipasto d’Oltrepo
Vini Monsupello Nature Monsupello
Spaghetti all’Amatriciana Mezzemaniche alla gricia
Pinot Nero V.Bianco Saint Vailer Conte Vistarino
Peposo dell’Impruneta con fagioli Cannellini
Pinot Nero v.Rosso Pernice - Conte Vistarino
Assagio di Formaggi
Monsupello Rosè Monsupello
Crostata di Frutta
Moscato Albadoro Spumante - Il Feudo Nico
Caffè €38 a persona. |
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I “giovedì” di MaBeDo
Proseguono con grande successo gli Apericena in Castello
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roseguono i “giovedì” di MaBeDo nello splendido e magico Castello di San Gaudenzio di Cervesina. La suggestiva sala antica, definata la “cave”, ospita gli “Apericena in Castello”: appuntamento settimanale a cui non si può proprio rinunciare. Dopo l’apertura nel mese di febbraio, anche il mese di marzo è stato un grande successo che ha visto l’alternarsi di settimana in settimana grandi artisti dell’intrattenimento musicale del panorama pavese. Ad aprire le “danze” il 2 marzo si è esibito l’affiatato duo storico formato da Emilio Conca e Dario Mascherpa; il 9 marzo è stato il turno di Giulia Thaler con il suo bellissimo sorriso e la sua splendida voce è la madrina degli Apericena in Castello (ha inaugurato lei la prima serata il 9 febbraio); Il 16 marzo ha allietato la serata il poliedrico artista vogherese Lele Baiardi, che con la sua inconfondibile maestria nell’intrattenimento ha conquistato il pubblico del castello. A concludere il mese, il palco del castello ha ospitato nuovamente, l’energico e coinvolgente Carlo Andreoli.
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Emilio Conca e Dario Mascherpa
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Giulia Thaler
Giulia Thaler
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Lele Baiardi
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Se volete trascorrere un giovedì sera all’insegna di ottimo cibo, in una location da sogno, ascoltando musica dal vivo, l’ apericena in Castello è ciò che fa per voi! Ora prendete nota dei prossimi appuntamenti, non mancate, vi aspettiamo! Appuntamenti del mese di aprile: 6 - Giulia Thaler 20 - Nico & Lele Baiardi 27 - Lele Baiardi Prenotazione obbligatoria: Castello 0383 3331 - MaBeDo 320 6990692
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Carlo Andreoli
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Massimo Bergaglio e la moglie Barbara
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Filippo Quaglini con due gradite ospiti
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Dopo Montecarlo nuova destinazione Ginevra
In viaggio verso il “Salone dell’Auto 2017”
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opo la bella gioranta trascorsa a Montecarlo lo scorso febbraio, il gruppo MaBeDo con Filippo Quaglini e quello del Castello di San Gaudenzio di Cervesina rappresentato dai titolari e dirigenti del Castello, Andrea Bergaglio e Maurizio Marcone, con il Sindaco di Cervesina Daniele Taramaschi, insieme all’amicovRaffaello Sernagiotto, si è riunito per trascorrere un’altra bella giornata fuori porta. Essendo tutti appassionati del mondo delle auto e motori la destinazione di questo viaggio è stata Ginevra, dove dal 9 al 19 marzo 2017 si è svolto il consueto appuntamento con il Salone dell’Auto 2017, che ha riportato nella città svizzera i più grandi brand automobilistici del mondo. Quello di Ginevra è il Salone dedicato alle auto più grande d’Europa. Tante le novità presentate alla manifestazione. Noi ci siamo soffermati in particolare ad ammirare gli stand Lamborghini, Porche, Maserati, Aston Martin e ovviamente Ferrari. Tra carrozzerie luccicanti, interni curati e sempre più ricchi di dettagli e tecnologia, ci siamo davvero rifatti gli occhi. Anche quella di Ginevra è stata una bella esperienza condivisa con grandi amici e ottimi compagni di viaggio. Alla prossima!
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Sophie Duval con FIlippo Quaglini
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Maurizio Marcone e Andrea Bergaglio
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Filippo Quaglini e Raffaello Sernagiotto
Daniele Taramaschi e Raffaello Sernagiotto
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MaBeDo Card è una preziosa carta sconti che accompagna chi la possiede negli acquisti e che permette di risparmiare nelle attività convenzionate in tutta Italia. Il circuito MaBeDo Card è costituito da un insieme di strutture operanti sul territorio nazionale, principalmente dedicate all’enogastronomia, al tempo libero, al turismo, allo shopping e ai servizi. Ogni struttura ha una propria convenzione che consente al titolare della Card di ottenere lo sconto concordato con MaBeDo alla presentazione della tessera.
ALCUNE DELLE NOSTRE STRUTTURE CONVENZIONATE Agriturismi Agriturismo La Sorgente Castello di Luzzano Agriturismo Il Fienile Agriturismo Hermione Aziende Vinicole Cantina Scuropasso Ca’ di Frara Giorgi Vini La Parrocchiale Cascina Montagnola Molinari Vini Castello di Luzzano Az. Agr. Quaquarini Az. Agr. Finigeto Az. Agr. Monsupello Az. Agr. Rebollini Bruno & C. Azi. Agr. Anteo La Costaiola Bar e Caffetterie Pasticceria Bordoni Time Out Cafè Bar Cerere Cafè Il Ponte
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Benessere MaxFa Diffusion Stile&Bellezza Nuova Immagine New Style Acconciature Il Ricciolo by Monica Al mistero del capello by Tina Acconciature Sara Acconciature Gigi&Alessia Enoteche Oh...Perbacco Enoteca Regionale della Lombardia Enoteca Scooter Moda Wine All CRU Enoteca Gastronomia Paolino Hotel, B&B Le Stanze del Cardinale Galleria Arnaboldi Albergo Ristorante Selvatico Hotel Castello di San Gaudenzio Le Dimore La Locanda di Calvignano Ristoranti e Pizzerie Locanda del Carmine
Ristorante Pizzeria Quattro Ristorante Vigna del Pero Trattoria La Pesa Il Boss de le Balze Ostaria da’l Gondolièr Osteria del Naviglio Albergo Ristorante Selvatico Trattoria Da Lina La Locanda di Calvignano Locanda Vecchia Pavia al Mulino Hotel Castello di San Gaudenzio Ristorante Pizzeria Charlot Le Rubinie del Po Ristorante Pizzeria Palinuro Bierhaus – Ristorante bavarese Moya Japanese Restaurant
Ghezzi Car S.r.l. Scotti S.r.l. Winterass Assicurazioni e Investimenti Rilauto Maripa Omi Autolavaggio Axel Shopping Gioia Sport 3000 Ghelfi Paolo Rovati D’acqua e di vento Contrasti Illuminazione
Produttori Az. Agr. La Coccinella Servizi Agenzia Viaggi Bluvacanze Bardelli Service Banqueting Vittoria Banqueting Impresa Edile Merli Ratt Service Tecnoteam Studio Medico Marco Nugara Carrozzeria Novauto Autotrasporti De Giovanni Luigi
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mondo dei motori
In 84 a Lodi
In memoria di Castellotti Testo di Piero Ventura
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uelli di Castellotti erano anni in cui le corse automobilistiche stavano uscendo dall’era dilettantistica per passare all’era moderna, al professionismo. Emergere in qui tempi, quando gli avversari si chiamavano Juan Manuel Fangio, Alberto Ascari, Stirling Moss, Gigi Villoresi, Mike Hawthorn, Nino Farina, Peter Collins, Piero Taruffi, Jean Behra e tanti altri colossi del volante, era certamente più arduo che non in tempi normali. Ciò mi induce considerare Eugenio Castellotti a tutt’oggi, l’ultimo grande campione italiano. Il rombo del motore e l’odore della benzina hanno attratto Eugenio fin da giovanissimo. Con tacita complicità di Pierino Ferrari, l’autista di casa, prova ben presto, non sempre senza danni, l’emozione della guida al volante delle potenti automobili di famiglia. Inizia a frequentare l’ambiente corsaiolo milanese fermamente intenzionato a gareggiare anche se in casa Castellotti, papà Francesco di corse non ne ha mai voluto sentire parlare. Diviene amico di Franco Cornacchia, un pregevole pilota di vetture sport e titolare della scuderia Guastalla. Eugenio ha da poco perso il padre. Nel 1950, non ancora ventenne, con Franco Cornacchia, assiste alle prove del gran Premio d’Italia a Monza. Cornacchia lo presenta ad Alberto Ascari, pilota già affermato anche se non ancora all’apice della carriera. Apprendendo le intenzioni di Eugenio, Ascari, stringendogli la mano dice scherzosamente in milanese. “Alora vor di che lè mat” (Allora vuol dire che è matto). Scomparso il padre nel 1949 e con lui il veto alle corse, tralasciati gli studi che in verità non sono mai stati il suo forte, Castellotti acquista da Braida di Genova una Ferrari barchetta 166 MM nera e verde, un vero gioiello che tutti a Lodi invidiano.
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Eugenio Castellotti
Roberto Violini premia Jarno Trulli Lancia Lambda
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Reims 1956 da dx Hawthorn, Fangio, De Portago, Castellotti, Collins, Moss e Gendebien.
Il giovane si dimostra molto irrequieto tanto che appena sedicenne modifica la carta d’identità (ancora oggi gelosamente conservata dal cugino Carlo) cambiando la data di nascita del 1930 in 1928. Gli scopi furono due: il primo era quello di frequentare con largo anticipo gli ambienti motoristici milanesi spacciandosi per un patentato in attesa del momento opportuno per iniziare a correre, il secondo quello di apparire un pochino più “maturo” alle ragazze. Per le sue terre, le sue proprietà, non mostra particolari interessi; insegue un sogno unico e preciso: correre. Come in tutti i centri di provincia, il luogo di ritrovo è il bar. A Lodi il “Tacchinardi” lo è per i benestanti. Li, tra i giovani nascono discussioni e sfide automobilistiche ed Eugenio ne è sempre spavaldamente protagonista. Il ragazzo non è ben visto nell’ambito cittadino, che raggruppa la così detta “gente che conta” rappresentante di una società piuttosto chiusa nelle proprie convinzioni e che si richiama esclusivamente agli schemi dell’economia agricola. Castellotti si vede rifiutare l’iscrizione (voluta dalla madre) al locale Circolo della Lettura. Come spesso accadde, quando Eugenio divenne un personaggio, al circolo ci fu chi si mangiò le mani per il precedente rifiuto e avrebbero fatto carte false per averlo fra i propri aderenti, ma Eugenio Castellotti si negò. “Era fatto così” (dal libro: Eugenio Castellotti, l’ultimo campione italiano – di Piero Ventura)
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Fangio, Musso, Castellotti, Schell e De Portago
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Delia Scala ed Eugenio Castellotti
Di Eugenio Castellotti, nato il 10 ottobre 1930, le cronache rosa parlavano più che altro dei suoi i flirt con Edy Campagnoli, bella e popolare valletta di Mike Bongiorno in “Lascia o Raddoppia” e con l’attrice Sandra Milo; dicevano che nel guardaroba Eugenio avesse più di 500 camice e 100 paia di scarpe. Dicevano anche che Castellotti fosse un superficiale, un provincialotto pieno di soldi. Dicevano che Eugenio Castellotti avesse pagato 60 Milioni in tasse di successione, ma più che altro della sua tormentata relazione con la soubrette Delia Scala. Fatto sta che a vent’anni debutta con le sport, a ventitre ha già vinto molto (campione italiano della montagna). Nel 1953 è terzo alla Carrera Messicanacon la Lancia 3,3 Sport, alle spalle di Fangio e Taruffi. Nel 1954 viene ingaggiato dalla Lancia per il mondiale di F1 dell’anno successivo. Debutta in formula 1 nel 1955 con un fantastico secondo posto a Monaco. Fra il 1955 e il 1957 ha disputato 14 GP ottenendo 2 secondi posti, 1 terzo, 1 quarto e 1 quinto più una pole position. Come detto, nel Mondiale si è classificato terzo nel 1955 e sesto nel 1956. Molto più brillante il suo bilancio al volante delle vetture con le ruote coperte: spiccano su tutte le vittorie nella Mille Miglia e nella 12 Ore di Sebring (1956), nella 1000 Km di Buenos Aires (1957), nel Circuito di Oporto (1952) e nei GP di Rouen e di Imola (1956), nella Coppa d’Oro di Sicilia (1952), nella 10 Ore Notturne di Messina (1953 e 1955). È stato inoltre due volte Campione Italiano della Montagna per la Categoria Sport (1953 e 1954, vincendo otto cronoscalate) e due volte Campione Italiano Assoluto (1955 e 1956). Alla fine del ’56, pensa al modo di andarsene dalla Ferrari. Soffre Ferrari, soffre il suo far politica all’interno della squadra. Anche la vita privata era un tormento, da una parte la subrette Delia Scala, dall’altra la madre Angela, alla quale é molto affezionato, ma contraria alla relazione.
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Castellotti (Ferrari) GP Italia Monza 1956
Castellotti alla 1000 Miglia del 1956
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Castellotti, primo a destra allo start del GP di Monaco del ‘55
Castellotti attorniato dalle fan alla partenza della 1000 Miglia
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Castellotti e Fangio
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Il 1957 sembrava essere il suo anno...poi quel maledetto incidente di Modena. Aveva affrontato migliaia di volte quell’unica curva vera. Aveva dormito poco quella notte; aveva litigato con Delia. Ferrari era lì a guardarlo e lo stuzzicava. Eugenio voleva dimostrare di essere il migliore. E’ entrato veloce in quella maledetta curva, poi, un rumore strano e la Ferrari 801 che si schianta contro la tribunetta dei cronometristi. Era il 14 marzo 1957 ed Eugenio non aveva che 26 anni. A 60 anni dalla tragica scomparsa del campione lodigiano il Club Auto Moto Storiche Eugenio Castellotti di Lodi con a capo Alvaro Corrù, ha organizzato il Memorial Eugenio Castellotti, gara riservata alle auto d’epoca alla quale hanno aderito 84 equipaggi a bordo di vetture di interessante valore storico. Basata su 18 prove cronometrate abilmente tracciate dallo specialista Maurizio Senna, la gara ha visto il successo dell’equipaggio di Santa Maria della Versa composto da Massimo Politi e Silvia Scabini a bordo della Innocenti Mini Cooper. Scattato dalla centralissima piazza della Vittoria in Lodi, il Memorial Castellotti si è snodato nella bassa pavese raggiungendo la tenuta il Cigno nei pressi di Villanterio in cui si sono svolte le prime 9 prove cronometrate. La carovana multicolore ha poi raggiunto l’Oltrepo Pavese nei pressi di Montù prima di fare ritorno al Cigno per altre 9 prove cronometrate mostratesi molto tecniche e impegnative che hanno dato forma alla classifica finale. Come detto, il successo è andato all’equipaggio Politi-Scabini su Innocenti Mini Cooper davanti di 1 secondo e 79 centesimi a Soffientini-Bertuzzi (Mini Cooper), terza piazza, a 1”99, Cappellini-Gironi (Porsche 356C). Appena giù da podio a 2”88 si collocano Buttafava-Parenti con la Fiat 124, mentre completano la top five Buttafava-Zambarbieri (Lancia Fulvia Coupe Montecarlo) a 3”17. Sesto posto per Malvicini-Crosignani (Lancia Fulvia C.) a 3’38, settima piazza per Cantarini – Solenghi (Mgb) a 5”67, ottavo posto Cornalba-Mascheroni (Porsche 911 3.2 S) a 6”14, nono posto ex aequo per i pavesi Agresta-Negrini (Alfa Romeo Giulietta berlina) a 7”28 e Pesenti-Signoroni (Fiat del 1948) i quali precedono di 6 centesimi di secondo Carlo Verri navigato da Ventura sulla piccola e scattante Fiat 595 Abarth del 1972, quindi: Violini-Cacciatori (Morris), Politi-Anselmi (Fiat 124 Spider), Sverzellati-Ferrarini (Porsche 356) e Smorgan-Dalla Cristina (Porsche 914) a completare i primi 15 arrivati. La gara è stata portata a termine da 54 equipaggi.
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Castellotti su Ferrari
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La partenza da Piazza Vittoria
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L’interessante Morris Minor di Violini
La Giulietta berlina di Agresta-Negrini
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La Fiat 595 Abart di Verri
Politi-Scabini in attesa del via.
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cerca collaboratori
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