MaBeDo Magazine n°33 - Ottobre 2017

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MaBeDo MAGAZINE n°33

MaBeDo MAGAZINE n°32

Magazine Magazine

WINE “La Piotta”

SOSTE GOLOSE

CITTÁ D’ARTE

ITINERARI

Osteria il Giarone Risto Bar La PIazza

Cremona

Arona - Stresa


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MaBeDo EDITORIALE

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ttobre è il reale mese che apre le porte al cambiamento, al passaggio effettivo dell’estate che inizia ad essere un ricordo. Ma noi, appassionati del viaggio, dell’avventura, del cambiamento, delle novità, amiamo contemplare e rimirare la positività del susseguirsi delle stagioni, di ciò che di buono queste ci offrono. Che bei colori ci ha regalato questo ottobre con i suoi tramonti rosei che hanno esaltato e reso ancora più romantico il manto di foglie rosse, gialle, arancioni che hanno vestito il grigio dell’asfalto e contrapposto l’impalpabile e denso grigio perla delle prime nebbie mattutine. In questo numero, abbiamo avuto il piacere di conoscere Luca Padroggi, dell’omonima azienda, che con coraggio misto a prudenza ha deciso di intraprendere la strada del biologico, di profumare i suoi vini di tradizione, sì, ma anche di innovazione. Abbiamo provato per voi le deliziose pietanze cucinate con materie prime di stagione e di qualità dei ristoranti “Il Giarone” e “La Piazza”. Abbiamo visitato la splendida città d’arte di Cremona con i suoi violini, il torrone, la mostarda, il campanile tra i più alti al mondo.. Ci siamo divertiti ad organizzare una serie di eventi che hanno regalato ai partecipanti un diversivo settimanale; un’evasione dalla routine, dalla quotidianità; perché aspettare il week end per un po’ di divertimento! ? Ecco allora all’interno del magazine reportage correlati da numerose immagini degli eventi “Cene d’autore”, “Apericena al Castello di San Gaudenzio”, “Giorgi Wine e Lamborghini group”, “Ferrari, la vendemmia in via Montenapoleone”. Siete mai stati in Spagna? Avete mai visto uno spettacolo di Flamenco o sorteggiato un’autentica Sangria? Noi siamo stati per voi nella splendida Madrid. E per gli appassionati di motori, all’interno di questo numero, potrete rivivere il Rallylegend che si è svolto nella Repubblica di San Marino. Lo staff di MaBeDo vi augura una Buona lettura e…. Buon viaggio!

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MaBeDo SOMMARIO

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IN COPERTINA: Cremona

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6 6 WINE “La Piotta”

SOSTE GOLOSE

Osteria il Giarone Risto - Bar La Piazza

CITTÀ D’ARTE Cremona

ITINERARI

Arona - Stresa

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EVENTI e REPORTAGE

“Oltrepò, Vini d’autore”, gli eventi di Ottobre Ospitalità in Oltrepò Apericena in Castello Ferrari Trento “Vendemmia di Via Montenapoleone” La Ferghettina, ospiti in Franciacorta

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VIAGGI 224

Madrid

MOTORI

Rallylegend, un sogno proibito

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www.mabedo.it


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“La Piotta”

Luca Padroggi “l’enfant prodige” dell’Oltrepò Pavese di CRISTINA DINATALE

Luca Padroggi

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’azienda agricola “La Piotta” si trova nel cuore dell’Oltrepò, a Montalto Pavese, in un’area particolarmente dedita alla produzione di vini e spumanti di pregio. Le colline dell’Oltrepò offrono un continuum paesaggistico di grande attrazione e rappresentano la terza area italiana più estesa per superficie investita quasi completamente a vite e con produzioni prevalentemente a denominazione. La varietà del territorio, la vicinanza del mare e la presenza di fiumi e torrenti influiscono sul clima decisamente mite e temperato, con ottime escursioni termiche tra notte e giorno, favorite soprattutto durante il periodo estivo. L’Oltrepò Pavese e’ un’area vocata alla produzione di Pinot Nero (quasi 3.000 ettari vitati) e di spumanti ottenuti dalle ottime uve appartenenti a questo territorio la cui qualità e’ derivata dalla composizione del terreno. Altre varietà cardine della storia di questo territorio sono Riesling e Bonarda, due uve che in questa regione danno vini di chiara identità e carattere.

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“La Piotta”, Azienda a conduzione famigliare, da generazioni si occupa di produzioni basate sul connubio innovazione e tradizione; fondata da Luigi Padroggi nel 1985, successivamente gestita dai figli Gabriele e Mario ed ora dai nipoti Enrico e Luca la cui volontà è quella di proseguire il percorso iniziato dal nonno, apportando alla cantina nuove idee sia dal punto di vista dell’immagine che della produzione. A testimonianza dell’amore per le tradizioni e per il territorio dell’Oltrepo sono ancora esistenti e produttivi nove filari di Pinot Grigio impiantati nel 1930. Nel corso degli anni si è arrivati ad avere una superficie aziendale di 15 ettari interamente vitati, la produzione annua è di circa 70.000 bottiglie e l’intero ciclo produttivo, dalla vite alla bottiglia, avviene in azienda ed è personalmente curato dalla famiglia, ormai dedita alla coltivazione della vite e alla produzione del vino, da generazioni.

Enrico e Luca Padroggi

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el 2005 La Piotta ha ricevuto la certificazione “da agricoltura biologica” per vini e spumanti. L’agricoltura di tipo biologico è basata su due obiettivi strettamente connessi tra loro: salvaguardare la qualita’ e naturalezza della Terra, la genuinità dei prodotti e la conseguente salute dei consumatori. È una agricoltura la cui caratteristica cardine e’ basata sull’eliminazione di pesticidi, insetticidi, erbicidi e concimi di sintesi chimica in tutte le fasi di lavorazione, produzione, trasformazione e conservazione del prodotto. L’intera superficie dell’Azienda Agricola “La Piotta” della famiglia Padroggi è disciplinata dal regolamento CE 834/2007 e certificata da BIOS, ente di controllo sulle produzioni biologiche autorizzato dal Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali. La scelta dell’uva sana e di indiscussa qualità, permette la presenza minima di solfiti nel vino prodotto ottenendo un vino aromatico e fruttato. L’ azienda “La Piotta” è entrata a far parte del nuovo marchio Grandi Vigne, esclusiva di “Iper, La grande I”, che ha aperto la strada a una nuova gamma di vini prodotti con uve da agricoltura biologica. La filosofia di Grandi Vigne, costruita negli anni, ha voluto rispondere a quei cultori del vino che lo vivono soprattutto come un alimento, da portare in tavola tutti i giorni, all’insegna della naturalità. I vini “La Piotta” scelti per questa nuova linea di prodotti sono Bonarda e Riesling Oltrepò pavese Doc.

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“La Piotta” é aperta tutti i giorni, domeniche comprese, per l’assaggio dei vini e, su prenotazione, é possibile la degustazione di salumi e prodotti tipici locali accuratamente selezionati e, occasionalmente, potrete assaporare uno dei piatti cucinati dallo stesso Luca Padroggi appassionato non solo di vini ma anche della curiosa arte culinaria; in particolare, ci confida, la sua passione e’ rivolta ai ravioli di brasato, agli arrosti, ai piatti della tradizione che bene si sposano ai vini della cantina.

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Padroggi - “La Piotta� Cascina Piotta, 2 27040 Montalto Pavese (PV) tel +39 0383 87 01 78 fax +39 0383 87 01 78 info@padroggilapiotta.it www.padroggilapiotta.it

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Osteria il Giarone

Antonella Pasi Chef risplende una stella in Oltrepò

Antonella Pasi

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ituata in località Giarone, lungo la strada che conduce a Rocca Susella, in mezzo al verde e al fresco delle magiche colline dell’Oltrepò Pavese, si trova l’Osteria Il Giarone: un luogo splendido, dove pare che il tempo si sia fermato. L’Osteria Il Giarone, da questa primavera sotto la guida della Lady Chef Antonella Pasi, è il ristorante perfetto per fare un tuffo nelle tradizioni enogastronomiche di un territorio capace sempre di sorprendere, ideale per prendersi una pausa di piacere dalla frenesia cittadina. In un ambiente caldo e conviviale, caratterizzato da grandi tavoli e mobili in legno, una stufa e un’ avvolgente luce, che vi faranno subito sentire come a casa, l’Osteria Il Giarone propone una cucina casalinga, tipica dell’Oltrepò, dai sapori genuini, con piatti semplici ma straordinari, realizzati con i prodotti freschi del territorio, sempre seguendo la stagionalità e la filosofia del Km 0. All’Osteria Il Giarone verrete conquistati dall’ospitalità e dall’energia della Lady Chef Antonella Pasi che può vantare una lunga esperienza nazionale e internazionale nelle migliori cucine. Dopo avere lavorato come Chef, dal 2003 al 2011, per la Cascina Erbatici del Conte Federico Radici Fossati, Antonella Pasi, prima di approdare all’Osteria Il Giarone, ha lavorato come aiuto Chef in numerosi e prestigiosi ristoranti europei, come «ChateauForm» a Parigi, passando anche da Bordeaux, poi in Svizzera, in Normandia, fino a Milano a «Villa Gallarati Scotti».

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Antonella Pasi


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Pieve di San Zaccaria

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noltre l’Osteria Il Giarone è posta in posizione strategica, un punto di partenza ideale per visitare le tante bellezze che questo territorio è in grado di offrire. Esempio eccellente è la Pieve di S. Zaccaria, situata nella frazione Giarone, di Godiasco, che fu probabilmente edificata dai maestri comacini nella prima met del XII secolo. Caduta in stato di abbandono nel corso degli ultimi secoli, sconsacrata e adibita a cascinale, nel corso del Novecento stata sapientemente restaurata e riportata alla sua originaria bellezza. La facciata e la controfacciata sono decorate con fasce alternate di arenaria e laterizi. Il portale ed i capitelli interni presentano bassorilievi in arenaria proveniente dalle cave dell’Oltrep e ricordano moltissimo quelli delle chiese di Pavia.

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Oppure dopo una sosta golosa in Osteria perché non concedersi una passeggiata naturalistica alla scoperta della Valle Staffora? Chi si reca in questa zona, anche il turista di passaggio, avverte l’intimo legame che unisce gli elementi naturali con la storia millenaria del luogo ed una cultura che affonda le proprie radici in epoca preromana. Il paesaggio che si presenta, appartiene a quella fascia compresa tra il fondovalle e la montagna, che si estende in lunghezza in direzione nord-sud fino al fiume Trebbia. Il continuo intersecarsi di valli e vallette, solcate da torrenti pi o meno ricchi d’acqua, crea vedute paesaggistiche sempre diverse e spesso contrastanti tra loro nelle forme e nei colori. Una territorio decisamente suggestivo che offre diverse possibilit e luoghi di interesse naturalistico, storico e enogastronomico.


Per gli amanti dell’arte consigliatissima una visita a Sant’Alberto di Butrio, un’oasi di pace dove la fede, l’arte e la storia nobilitano l’incanto di una regione ancora inviolata dell’Appennino vogherese. L’eremo sorge a 687 m. su di uno sperone calcareo che emerge dal fondo valle entro una verde chiostra montana. Solo il versante a nord è arido e brullo con striature di pietrisco e una stentata vegetazione di arbusti. Su di un costone roccioso, situato a sud-est dell’eremo, torreggiava, verso il secolo X l’antico castello che diede il nome al paese e andò presto in rovina, senza lasciar traccia neppure di fondamenta. Lo separava dal monastero un breve avvallamento solcato da un torrente vorticoso, il Butrio, che gli abitanti del luogo chiamano Borrione( Burion) di fianco al quale si indica la grotta di Sant’Alberto nel punto ove sorge una cappelletta dovuta all’iniziativa di Don Orione.

Eremo di Sant’Alberto di Butrio

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a dopo avere nutrito lo spirito è ora di tornare a pensare ai piaceri della buona cucina all’Osteria Il Giarone:una cucina tradizionale, ma preparata con artigianalità e sapienza, contraddistinta dal gusto, in un ambiente che saprà conquistarvi . Allora se amate la pasta fresca fatta in casa, i risotti ( con funghi, zucca, erbette), Ravioli di brasato o di magro, taglieri di salumi e formaggi, e un vasto assortimento di prelibatezze tradizionali realizzate da Anonella, l’Osteria Il Giarone è il ristorante fatto apposta per voi. Aperta tutti i giorni l’Osteria Il Giarone è facile da raggiungere in automobile e offre oltre, a deliziose cene, un menù per il pranzo, gustoso e conveniente: una piccola oasi dove perdersi e ritrovarsi all’insegna della bontà.

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Osteria il Giarone Loc. Giarone, 3 27052 Rocca Susella (PV) Tel. 0383 940519 Cell. 348 7526351 E-mail: antonellapasi.ap@gmail.com

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Pietro Viola e lo Staff della Piazza

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Risto - Bar La Piazza

il regno della musica dal vivo |

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ituato a pochi chilometri da Certosa di Pavia, presso Cascine Calderari, si trova il Ristorante Bar «La Piazza», un locale dall’ambiente frizzante e conviviale, perfetto per trascorrere una piacevole serata con gli amici o in famiglia. Al Ristorante Bar «La Piazza» verrete accolti dalla simpatia e genuinità da Pietro Viola, che dalla scorsa estate ha rilanciato l’ex Cooperativa Cascine Calderari dando nuova vita e freschezza all’ambiente e al menù. In un ambiente moderno e luminoso potrete gustare i migliori piatti della tradizione Pavese, preparati con passione e rispettando la stagionalità.

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l Ristorante è aperto tutti i giorni sia a pranzo che a cena ed offre un invitante menù per la pausa pranzo: gustoso ed economico. Dal 20 di ottobre, oltre alle numerose proposte della casa, sarà la trippa a deliziare i vostri palati. Se siete in cerca di una cucina genuina e casalinga, sempre capace di regalare emozioni sincere, allora non perdetevi le degustazioni di salumi accompagnati dal sempre gustosissimo gnocco fritto, le pappardelle al ragù di cinghiale, i risotti o l’intramontabile polenta con cinghiale, magari accompagnandovi con un generoso bicchiere di buon vino, circondandovi di amici e parenti.

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a le sorprese non finiscono qui: il Risto-Bar «La Piazza», dal Giovedì sera alla Domenica sera, offre spettacoli di musica dal vivo, con una fitta e variegata selezione e la possibilità di ballare. Inoltre, per la bella stagione, il Risto-Bar «La Piazza» dispone di un ampio cortile, l’ideale per rilassarsi e trascorrere delle ore piacevoli. Un locale genuino, autentico, che non mancherà di farvi riscoprire la bellezza della semplicità.

La Piazza (Cooperativa Cascine Calderari) Via Samperone, 12

27012 Certosa di Pavia Tel. 342 904 1756 Facebook: La Piazza

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Cremona

patria del Violino e del Torrone di SILVIA BRIGADA

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e assolate giornate autunnali, gli ultimi tepori e i colori accesi degli alberi sono ideali per visitare borghi nascosti e stupende città d’arte in tutto il nostro belpaese. Ecco perché la scorsa domenica, complice la tiepida temperatura, abbiamo deciso, con un gruppo di amici, di visitare una delle città lombarde più eleganti e ricche di storia: Cremona, adagiata nella Valle del Po. Partiamo la mattina di buon’ora da Pavia in auto, e raggiungiamo Cremona in poco più di un’ora. Ci addentriamo subito nel centro storico della città, dove arte, storia e cultura raccontano di una città meravigliosa e dall’antica fondazione. Con la sua impronta spiccatamente medievale, Cremona ci accoglie con i suoi tantissimi palazzi storici, viette e luoghi di culto che parlano di tradizioni ed eleganza.

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L’accoglienza e il calore della città si vedono negli sguardi delle persone e nei loro sorrisi, già di prima mattina. Prima di iniziare la nostra visita, decidiamo di fermarci per un’abbondante colazione e un buon caffè al Bar Portici, uno dei locali più centrali di Cremona, situato sotto i suggestivi portici adiacenti al Palazzo Comunale. Da qui si ha una vista impagabile del Duomo e del Torrazzo che danno sulla Piazza del Comune. Mentre consumiamo la colazione facciamo qualche ricerca e scopriamo che il toponimo di Cremana è di origine incerta, ma sembra preromano, forse gallico (dai Cenomani), legato alla variante prelatina "carm" del termine "carra", cioè sasso, roccia, e dal comune suffisso prelatino “ona”. Il patrono della città è Sant'Omobono (protettore dei sarti) e si festeggia il 13 novembre.


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remona vanta origini antichissime: secondo le fonti sarebbe stata fondata nel 218 a.C. dai Romani dove sorgeva un precedente villaggio gallico; dopo essere stata depredata e distrutta dalle orde di Unii e Barbari, Cremona fu ricostruita nel VII secolo dai Longobardi. Grazie all’appoggio del Barbarossa, dal 1098 la Città raggiunse la sua indipendenza, carattere che mantenne strenuamente nei secoli, insieme alla sua ricchezza. Ricchezza e indipendenza sono ben rappresentate dalla meravigliosa piazza principale dove ci troviamo, sulla quale si affacciano i monumenti storici principali: il Duomo, il Torrazzo, il Battistero e il Palazzo Comunale con a Loggia dei Militi. La prima tappa della nostra visita è proprio il Duomo che, con la sua bella facciata chiara, si distingue anche cromaticamente in mezzo alle strutture in cotto, tipiche del Medioevo, di cui la maggior parte del centro storico è costruito. La cattedrale, risalente al 1070, fu consacrata una ventina di anni dopo a Santa Maria Assunta e si presenta come un vero e proprio mosaico di storia artistica di Cremona, con stili artistici che vanno dal romanico al manierismo maturo. La facciata presenta un grande porticato con portone centrale a sesto acuto, un enorme rosone scolpito, e due file di bifore e trifore, che alleggeriscono il carico architettonico del complesso. Entriamo all’interno, caratterizzato da un’ architettura rinascimentale - barocca, con un grande abside semicircolare meravigliosamente affrescato; la decorazione pittorica della navata maggiore della Cattedrale, realizzata da vari artisti nei primi due decenni del XVI secolo, rappresenta uno dei più importanti episodi della cultura figurativa lombarda del periodo, tanto da derivare al duomo l’appellativo di “Cappella Sistina della Pianura Padana”. Lavorarono agli affreschi artisti quali Boccaccio Boccaccino, Altobello Melone e Pordenone, autore dell’affresco con la Crocifissione (ca. 1520-1521), che si trova sulla controfacciata della chiesa, vero e proprio capolavoro di arte figurativa cinquecentesca.

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sciti dalla cattedrale, vediamo, adiacente il Duomo, il cosiddetto Torrazzo, l’imponente torre campanaria cuspidata (che raggiunge i 112 metri!!!) in mattoni, simbolo della città ed eretto nella seconda metà del XIII secolo, ben prima della formazione del Ducato milanese degli Sforza. Voltando lo sguardo, scorgiamo il Battistero (1167), una poderosa costruzione a pianta ottagonale in stile gotico – romanico, uno tra i più begli esempi del Nord Italia. Sull’altro lato della piazza si trova il Palazzo Comunale, (1206 – 1245), accorpato all’arengario cinquecentesco: un costruzione ricca di significato per la storia della città di Cremona, decorata da affreschi e portali in marmo. Accanto si trova la celebre “Loggia dei Militi” (1292), antica società civica comunale, che ha dato il nome a questo spazio, luogo delle riunione societarie. Non solo la piazza ma l’intera città è disseminata di svariate architetture di pregio: la nostra mattinata continua con la visita alla Chiesa di Sant’Agata (la più importante chiesa di Cremona dopo la Cattedrale e che conserva una tela dei Campi), la Chiesa di S. Agostino (1339 - che conserva, nella cappella della famiglia Cavalcabò, gli affreschi di Bonifacio Bembo e una tavola di Perugino), e la chiesa di S. Sigismondo (dall’altra parte della città, fu voluta nel 1463 da Bianca Maria Visconti che a Cremona sposò Francesco Sforza, il primo Duca di casa Sforza – è ricchissima di pregevoli pitture cremonesi cinquecentesche).

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a lunga passeggiata ci ha messo fame. Ci fermiamo, pertanto, in uno dei locali storici di Cremona, nel cuore del centro cittadino: l’Antica locanda il Bissone (Via Francesco Pecorari 3 | Angolo Piazza Roma), dove gustiamo piatti della tradizione cremonese, in un ambiente caldo e familiare, tra foto d’epoca, libri, un pianoforte e un antico camino del ‘600. Ritemprati nello stomaco e nello spirito, siamo pronti per continuare la nostra bella gita, stavolta tra i palazzi storici, tra cui vediamo Palazzo Fedri (cso Matteotti) e Palazzo Stanga - Trecco (via Palestre); in particolare Palazzo Affaittati (via Ugolani) eretto nel 1561 e che ospita la Biblioteca Statale, il Museo Stradivari e la Pinacoteca Ala Ponzone. Per noi amanti dell’arte questo museo è davvero imprescindibile: ci perdiamo nelle 24 sale che espongono i capolavori dell’ arte cremonese, con opere mirabili, tra le quali tele del Piccio e dell’Arcimboldo.

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a, lo sappiamo, Cremona non è celebre solo per le sue attrattive artistiche, ma anche per le sue produzioni culinarie, primo tra tutti … il Torrone!!! Ci fermiamo a gustarne una delle tante varianti presso la Pasticceria Duomo (Via Boccaccino, 6), dove troviamo una grande varietà di dolci della tradizione cremonese. Scopriamo che nel mese di novembre dal 18 al 26 si tiene la rassegna “Cremona la Dolce - Festa del Torrone”, kermesse dedicata al torrone in tutte le sue versioni, con cortei storici e manifestazioni legate alla rievocazione storica delle nozze di Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza, celebrate a Cremona il 25 ottobre 1441, occasione nella quale “sarebbe stato - secondo una fortunata trovata pubblicitaria risalente agli anni trenta - “ realizzato per la prima volta il torrone, gloria culinaria cittadina insieme alla mostarda”. Il Torrone si ottiene da un impasto di albume d’uovo, miele e zucchero, farcito con mandorle, noci, arachidi o nocciole e spesso ricoperto da due ostie. Tipico del cremonese è pure la Sbrizulusa, una torta secca di farina di mais e di grano impastata con strutto, scorza di limone e un cucchiaino di liquore. Altrettanto tipico è il “Pan Cremona”, torta morbida di farina di mandorle, ricoperta di cioccolato.

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Marco Maria Gastaldi - Liutaio e archettaio Via Robolotti 1, Cremona Cell. 349 5341637

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iprendiamo la nostra visita percorrendo Corso Garibaldi, e arrivando a Palazzo Raimondi, che oggi ospita la Scuola di fabbricanti di strumenti a corda e la Scuola di Paleografia musicale (facoltà di Musicologia dell’Università degli Studi di Pavia): già, perché Cremona è da sempre la città dei Liutai e degli artigiani degli strumenti a corda, oltre che patria di grandi musicisti e compositori. Passeggiando per le vie del centro ancora oggi è possibile respirare questa tradizione, anche grazie ad una forte campagna di sensibilizzazione degli ultimi anni, atta a sostenere le scuole e le botteghe artigiane degli strumenti che ancora sopravvivono. Non a caso nel 2012 l’UNESCO ha inserito l’artigianato tradizionale del violino di Cremona tra i patrimoni orali e immateriali dell’umanità. L’artigianato cremonese è così caratterizzato ancora oggi dalle botteghe di liutai, specializzate nella produzione di strumenti ad arco, riconosciute a livello mondiale per la qualità degli strumenti prodotti e che si riallacciano alle figure dei maestri liutai cremonesi Andrea Amati (1505 – 1577), Bartolomeo Giuseppe Guarneri (1626 – 1698) e Antonio Stradivari (1644 – 1737). Per valorizzare questa tradizione secolare da poco è stato inaugurato un nuovo e bellissimo museo, il Museo del Violino (piazza Marconi), che visitiamo con piacere e curiosità. Questo museo ospita una collezione impagabile di strumenti musicali ( e molto altro!!!), e un auditorium sede di frequenti e importanti concerti con ospiti da tutto il mondo. Sempre su Piazza Marconi (dall’assetto assolutamente fascista, anni Trenta), si affaccia il teatro cittadino, il Teatro Amilcare Ponchielli, costruito in epoca napoleonica.

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ra una nota e l’altra è giunta l’ora di uno Spritz! Ci concediamo, così, un aperitivo con i fiocchi in uno dei locali più glamour di Cremona, il Mint Julep (Via Solferino 11).

La serata continua con una cena tradizionale all’ Osteria La Sosta (Via Sicardo Vescovo 9). Qui ci spiegano che Cremona deve molti ingredienti dei suoi piatti tipici alla presenza del Po, importante via fluviale di traffici e commerci. L’uso delle mandorle, della frutta candita, utilizzata nel miele di trifoglio, il gusto per l’agrodolce esaltato dalla tipica mostarda sono alcuni dei lasciti degli scambi commerciali che, nel corso dei secoli, caratterizzarono la Bassa, lasciando un segno nella cultura culinaria del Cremonese. Fra i primi piatti, i marubini sono la preparazione più tipica e vanno serviti in brodo, meglio se composto da tre brodi riuniti (gallina, manzo, salame da pentola). Ormai cala la sera e si conclude anche la nostra visita nella bella Cremona. Continuate a seguirci per scoprire con noi altre stupende città d’arte!

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Bar Portici Cremona

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ituato sotto gli splendidi portici di Piazza del Comune questo Bar è il luogo perfetto per prendersi una pausa dopo una visita alle bellezze della città. Una vista davvero mozzafiato del Duomo di Cremona e del Torrazzo saprà regalarvi emozioni uniche e autentiche: non c’è di meglio che sedersi in questo bar per l’aperitivo, un buon caffè o un pasto rapido con crostoni alla culaccia e stracciatella di bufala, insalate con mozzarella od altri formaggi, panini con diverse farciture, toasts ed altre prelibatezze preparate con materie prime di qualità. Un luogo unico dove trascorrere momenti di relax con gli amici o i famigliari.

Piazza del Comune, 2, Cremona Tel. 0372 027925

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Mint Julep Cremona

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e vi aggirate per le vie del centro storico di Cremona alla ricerca di qualcosa di insolito per l’aperitivo o per un dopocena il Mint Julep è il posto che fa per voi. Situato a pochi passi dal Duomo, in via Solferino, il Mint Julep è in grado di offrire una grande selezione di cocktails speciali e innovativi, realizzati con maestria e professionalità, utilizzando i migliori prodotti, in un’atmosfera rilassata e originale. Un luogo, il Mint Julep, dove la parola osare assume sfumature positive: il personale sorridente, cortese e straordinariamente competente sarà in grado di stupirvi e offrirvi un’esperienza unica alla ricerca del cocktail che più desiderate.

Via Solferino 11 Cremona Tel. 392 0855434

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Antica Locanda il Bissone Cremona

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n locale dall’atmosfera elegante, raffinato, che vi sorprenderà appena varcata la soglia: l’Antica Locanda Il Bissone è un punto di riferimento imprescindibile per gli amanti della buona tavola e dei sapori di questo territorio. Situata in pieno centro, l’Antica Locanda Il Bissone, è forse la più storica e conosciuta trattoria della città; qui si viene accolti da un grande ritratto di Giuseppe Verdi, che mangiava qui tra archi e colonne di antica origine e arredi di caldo stile Ottocento. In menu, i profumi e i sapori della tradizione locale, con antiche ricette: straordinari i primi piatti di pasta fresca, gli antipasti e i gustosi secondi. L’Antica Locanda Il Bissone saprà regalarvi l’emozione che solo i sapori autentici della tradizione possono risvegliare: un’atmosfera calda, tra foto d’epoca, libri, abat-jour e soprattutto la genuina accoglienza vi faranno subito sentire come a casa.

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Via Francesco Pecorari, 3 Cremona Tel. 0372 23953


Osteria la Sosta Cremona

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’Osteria La Sosta è un ristorante tipico cremonese: situato a pochi passi dalla meravigliosa e scenografica piazza del Duomo, con il suo Torrazzo ed il battistero che trionfano nel centro della città, questo locale viene apprezzato dalle guide nazionali ed estere fin dal 1988. L’interno del locale è caldo ed accogliente tipico dell’osteria, con sessanta coperti distribuiti in due salette. Claudio Nevi, chef e patron di casa, è aiutato in cucina dal figlio Alessio ed in sala dalla moglie Maria Laura, che accoglie i clienti con gentilezza e semplicità facendoli sentire a casa. La Sosta offre una cucina tipicamente tradizionale ma con rielaborazioni moderne. I piatti seguono la stagionalità delle materie prime recuperate sempre secondo il criterio della filiera corta. Tra gli antipasti svettano i grandi salumi della pianura, la maggior parte di produzione propria. Straordinari i «Marubini alla cremonese ai tre brodi» e gli altri piatti di pasta fresca fatta in casa, giornalmente. Succulenti i secondi fra i quali spicca un’ottima «Coscia di Oca croccante arrostita al Forno con Verdure miste saltate». Deliziosi dolci, interamente di produzione propria, sapranno concludere pranzi e cene che si faranno ricordare.

Via Sicardo Vescovo, 9 Cremona Tel. 0372 456656

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Pasticceria Duomo Cremona

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e siete amanti dei dolci o più semplicemente dei buongustai non potete mancare una visita a questa storica pasticceria, che si trova a ingolosire i passanti con le sue splendide vetrine, in Largo Boccaccino a Cremona. Ottimo posto dove gustare la colazione in un ambiente da sogno caratterizzato da antichi specchi e lampadari e una tipica atmosfera liberty. Una vasta selezione di prelibatezze di altissima qualità saprà conquistarvi: torte, torroni, frittelle, cioccolato e molto altre delizie tutte da scoprire. Un luogo dal gusto antico, ma spettacolare!

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Via Boccaccino, 6 Cremona Tel. 0372 22273

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Negozio Sperlari Cremona

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Cremona, fra le strade del centro, si trova un autentico gioiello per gli amanti del gusto, molto più di un semplice negozio: un pezzo di storia del nostro Paese. Stiamo parlando del Negozio Sperlari che da quasi due secoli regala emozioni di altissima qualità, in un contesto elegante e sempre ricco di fascino. Enea Sperlari, in possesso del segreto di fabbricazione del torrone e della mostarda, tramandatogli per tradizione dagli antichi produttori, seppe associare alla tecnica di lavorazione, passione e spirito imprenditoriale. Fu tra i primi che ad organizzarsi industrialmente e fin dal 1836, nello stabile di Via Solferino, nella sua Cremona, si dedicò esclusivamente alla fabbricazione delle sue specialità, apportando continuamente quelle innovazioni che sono il frutto di ricerche appassionate, esperienza e conoscenza sia delle materie prime che delle tecniche di lavorazione. In questo modo, senza badare a sacrifici, quale primo imprenditore cremonese, conquistò i mercati d’oltreoceano. Fu solo nel 1911 che, finalmente, lo spirito imprenditoriale di Enea Sperlari, venne coronato dal più lusinghiero successo, con il trasferimento dell’antica sede di Via Solferino, già Beccherie Vecchie, (sede dell’attuale Negozio Sperlari per la vendita al dettaglio); in Via Traversa, dove venne costruito il nuovo stabilimento a vapore per la completa lavorazione del torrone e della mostarda. Ma le soddisfazioni non dovevano certo finiere qui: il Negozio Sperlari divenne fornitore della Real Casa sia della Regina Madre Margherita nel 1921, sia del Principe di Piemonte Umberto nel 1929. Il Negozio Sperlari, titolare della più antica licenza commerciale della provincia di Cremona (1/10/1935), viene gestito da diverse generazioni da componenti della stessa famiglia, che hanno raccolto l’eredità del fondatore.

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sperienza, conoscenza dei prodotti, costante selezione dei fornitori di tutto il mondo ne fanno ancor oggi uno dei punti vendita specializzati più qualificati e conosciuti, meta obbligata dei turisti in visita alla città. Il negozio, modernamente strutturato e climatizzato, nonché aderente all’Associazione Locali Storici d’Italia, è in grado di proporre all’affezionata clientela, nazionale ed estera, una vastissima gamma di prodotti, ricca di oltre tremilacinquecento referenze, tra cui specialità tipiche cremonesi sia dolciarie come: i Graffioni di puro cioccolato, la tipica torta “Sbrisolosa” preparata fin dal 1500 per i giorni di festa, la torta “Gran Mandorla”, il torrone “Mandorlato di Cremona”, una vastissima gamma di tutti gli altri tipi di torrone, i torroncini, la “Cotognata” artigianale nella versione classica ed in quella con agrumi; sia gastronomiche come: la mostarda di frutta extra, le mostarde monogusto, la conserva “Senapata” e moltissime altre salse. Questi prodotti sono tutti realizzati con l’utilizzo di ingredienti di prima scelta, senza l’aggiunta di conservanti e nel rispetto della più antica tradizione cremonese. Il Negozio Sperlari, è anche un punto di riferimento per gli appassionati di vini e liquori, grazie alla sua enoteca ricca di liquori e distillati provenienti da tutto il mondo e di un’accurata selezione di vini italiani. Un luogo, il Negozio Sperlari, che sembra uscito da una favola; un sogno che da quasi duecento anni è una golosa realtà. Via Solferino, 25 Cremona Tel. 0372 22346 www.sperlari1836.com

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La bottega di stradivari Cremona

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lle spalle del Duomo, nel cuore del centro storico di Cremona, vi e’ una bottega, una bottega che vende “tradizione”, “tipicità”. La Bottega di Stradivari. L’ambiente e’ caldo, raffinato, ricco d’arte, ricco di tutte le caratteristiche che fanno di questa città una tra le più belle ed intrise di storia che contribuiscono ad accrescere il patrimonio artistico-culturale d’Italia e l’affluenza turistica nel nostro bel Paese. La bottega prende il nome da Antonio Stradivari liutaio nato a Cremona nel 1644 e divenuto celebre in tutto il mondo per la qualità degli strumenti a corda come violini, viole, violoncelli...da lui fabbricati; per molto tempo i suoi strumenti sono stati analizzati per capire quale fosse “il segreto” di tanta perfezione. Isabella, proprietaria della Bottega, creativa e dalla voce incantevole spesso organizza, per i suoi ospiti, dei magnifici concerti “privati” durante i quali accompagnata al pianoforte canta ed incanta i turisti e tutti coloro che desiderano portare con sé un souvenir, una tipicità di questa splendida città. Qui potrete acquistare il delizioso torrone artigianale Stradivari di produzione propria disponibile in gusti diversi, la tipica mostarda artigianale biologica, provolone e molti altri formaggi tipici, lo squisito salame di Cremona, il tanto richiesto vino Stradivari privo di solfiti e conservanti e molto altro ancora. Per gli amanti dei souvenir, la Bottega dedica un’intera area ai souvenir: cartoline, calamite, guide, miniature del Duomo, dei famosissimi violini… tanti oggetti, molta tradizione tutta da scoprire alla Bottega di Stradivari.

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Largo Boccacino, 10 Cremona Tel. 0372 31524

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La Bottega di Santa Lucia Cremona

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hi non ha mai desiderato una bambola quando si era piccoli? E se le nostre nonne avessero tenuto e tramandato alle nuove generazioni le loro… Dove sono nate le bambole, perché, come sono cambiate nella storia? E se vi raccontassimo che nel centro storico di Cremona, nell’antica Bottega di Santa Lucia, potrete addirittura vedere bambole del 1492, appartenenti ad un’America appena scoperta, ancora da esplorare; non sareste curiosi di tornare un po’ bambini, di entrare in questa Bottega “magica” gestita da una signora di classe, curiosa, con tante storie da raccontare e perdervi in un mondo dove il tempo e lo spazio sono un concetto veramente relativo, dove si concentrano bambole provenienti da tutto il mondo, da tutte le epoche, da tutte le case...da tutte le tradizioni.

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Via Marcatello, 62 Cremona Tel. 0372 34620

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Mina,

dalla Bussola di Forte dei Marmi al successo internazionale.

Storia di un’icona della musica italiana. di VALERIA PORTINARI

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ina Anna Mazzini, meglio conosciuta al grande pubblico solo come Mina, è nata nel marzo del 1940 a Busto Arsizio. Trasferitasi con la famiglia a Cremona, trascorre l’infanzia e l’adolescenza nella città lombarda, tra le lezioni di nuoto, quelle di pianoforte e le letture fantascientifiche. La passione per la musica, trasmessale dalla nonna Amelia, cantante lirica, cresce in un primo momento solo con esibizioni canore tra amici finché una notte d’estate del 1958, mentre è in vacanza con la famiglia a Forte dei Marmi, per una scommessa sale sul palco della Bussola.

Al ritorno a Cremona le viene segnalato il complesso degli Happy Boys, celebre in città a quell’epoca, ai quali si propone come solista. Il debutto è entusiasmante e fin da subito si moltiplicano le richieste di bis. Con lo pseudonimo di Baby Gate, Mina incide sotto etichetta Italdisc le prime canzoni, vendendo oltre 70 mila copie, una cifra incredibile per una cantante conosciuta solo a livello locale. Il primo contratto Mina lo firma nel 1959, e subito porta alla ribalta “Nessuno”, brano di Wilma De Angelis, reinterpretato e divenuto un successo a livello nazionale. Inizia così la carriera di Mina, che in breve tempo debutta anche in televisione nella trasmissione “Lascia o Raddoppia?”, per poi presenziare in molti altri programmi, per la gioia del pubblico in ascolto. Nel gennaio del ’60 Mina raggiunge per la prima volta la prima posizione in classifica con il brano “Tintarella di Luna”, scritta da Franco Migliacci e Bruno De Filippi. La canzone viene utilizzata anche come colonna sonora per alcuni lungometraggi. Il 1960 è anche l’anno della sua prima partecipazione al Festival di Sanremo dove presenta “Non sei felice” in doppia esecuzione con Betty Curtis e il brano “È vero” in doppia esecuzione con Teddy Reno con il quale si classifica settima. Tornerà per la seconda ed ultima volta al festival nel 1961.

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Natalia Aspesi, giornalista cremonese e amica di Mina, la prima ad attribuire alla cantante il soprannome che le resterà legato a vita: La Tigre di Cremona. Appellativo che incontra perfettamente la voce graffiante della grande artista. Dall’ottobre del 1960 Mina inizia a collezionare sempre più successi, a partire dal brano “Il cielo in una stanza”, scritto da Gino Paoli, che vende oltre 2 milioni di copie, diventa la musa di Battisti e Mogol e in televisione si rivela anche una bravissima conduttrice. È proprio sul piccolo schermo che duetta con Lucio Battisti prima e con Adriano Celentano poi, momenti che rimangono ancora oggi nella memoria comune. La carriera di Mina subisce una battuta d’arresto nel ’63, quando dà alla luce il primo figlio, frutto della relazione tra la cantante e Corrado Pani, un attore di teatro che all’epoca era sposato. Lo scandalo porta ad un allontanamento di Mina da parte di stampa e TV, ma nonostante ciò i fan non la abbandonano e anzi, la sostengono finché non ritorna sulla scena musicale. Nella vita di Mina non sono mancati altri grandi amori, uno su tutti Virgilio Crocco, dalla cui unione nasce la secondogenita Benedetta.

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el 1965 Antonello Falqui riporta Mina in tv come conduttrice di Studio Uno, dove canta brani suoi, fantasie musicali a tema e ospita celebri personaggi maschili nella rubrica “L’uomo per me”, con i quali duetta e interpreta sketch intramontabili. Mina è all’avanguardia non solo nella musica ma anche nel modo di proporsi e muoversi, nel modo di vestire (è la prima ad indossare la mini gonna in tv e nei concerti) e di truccarsi. Una caratteristica che contraddistingue tutti i suoi dischi sono le copertine. Fino alla metà degli anni ottanta sono curate da Luciano Tallarini, il genio grafico che insieme a Gianni Ronco e al fotografo Mauro Balletti riesce a dare vita ad immagini e soluzioni grafiche uniche al mondo. Dalla seconda metà degli anni Ottanta la realizzazione delle copertine è invece affidata completamente a Mauro Balletti il quale modella l’immagine di Mina nei modi più suggestivi e sorprendenti: dalla barba Leonardesca di “Salomè”, alla citazione del film M the murder di “Sorelle Lumiere”, dal look tuareg di “Sì buana”, allo stile Botero di “Caterpillar”, fino alla Gioconda in “Olio”.

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a Tigre di Cremona continua a pubblicare successi e ad essere profondamente apprezzata dalle più grandi personalità della musica internazionale. Si ritira dalle scene nel 1978, dopo aver celebrato i suoi 20 anni di carriera con un ultimo concerto alla Bussola e registra il suo terzo e ultimo live. Nonostante questo continua a cantare, incidere dischi e duettare con artisti del calibro di Frank Sinatra, Louis Armstrong, Michael Jackson, Aretha Franklin, , Jennifer Lopez, , Céline Dion, Barbra Streisand, Liza Minnelli e Luciano Pavarotti, ed a pubblicare brani e album di successo. Con la sua voce unica ed il suo intramontabile charme e carisma, Mina è stata sì una icona degli anni ’60 ma anche e soprattutto la più grande cantante di musica leggera italiana.

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Da Arona a Stresa: le meraviglie del Lago Maggiore Di D. B.

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l lago Maggiore è, indubbiamente, uno dei più bei laghi italiani, capace di stupire e affascinare chiunque si trovi a passeggiare a ridosso delle sue sponde; un lago che ha incantato grandi artisti italiani e stranieri che qui hanno soggiornato. Ritenuto il più esteso dei laghi prealpini, da cui il nome “Maggiore” (dal latino Lacus Maximus), è di origine glaciale e le sue sponde sono in Lombardia, Piemonte e Svizzera. Circondato da rilievi e colline che lo riparano dai freddi venti nordici, il lago vede tra i suoi affluenti il Ticino, fiume che ha tracciato una storica via dell’acqua collegando la Pianura Padana con il Centro Europa. Un luogo da sogno, meta imprescindibile per una semplice gita, una passeggiata romantica o per trascorrere le ferie, un luogo in grado di regalare emozioni uniche grazie alle sue bellezze naturalistiche, artistiche e storiche. Noi di Mabedo, da sempre sulle strade dell’eccellenza, abbiamo pensato di raccontarvi un piccolo tratto di questo meraviglioso territorio, ricco di fascino e bellezza.

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ituata sulla sponda piemontese del Lago Maggiore Arona è una splendida città, circondata da colline, un luogo di quiete e meraviglia, ideale per rilassarsi passeggiando per piccole strade in un centro turistico moderno e signorile. Facilmente raggiungibile con svariati mezzi di trasporto, Arona dista poco più di un’ora dal caos metropolitano di Milano: questo ne ha fatto da sempre la meta privilegiata di chiunque cercasse una fuga dalla quotidianità per circondarsi di un’atmosfera elegante, raffinata, romantica che solo le città di lago sono in grado di offrire. Collocata nella parte più meridionale del lago, Arona dista circa 37 km dal capoluogo provinciale Novara, ma solo una trentina da località lombarde come Varese e l’aeroporto di Milano-Malpensa. Ma non solo bellezza e turismo rendono Arona un luogo di grande fascino, ma questa piccola meraviglia affacciata sul lago è ricca di storia, arte e tradizioni. Infatti la presenza dell’uomo nel territorio di Arona è molto antica e risale ad almeno quindici secoli prima di Cristo. Numerosi reperti archeologici rinvenuti in località “Lagoni” testimoniano l’esistenza di una civiltà palafitticola, così come importanti ritrovamenti sulla Rocca che domina la città sono la prova di insediamenti del Neolitico Inferiore o Medio (IV millennio a.C.). Tracce di stanziamenti di popolazioni di origine gallica e di edifici romani (oltre a una necropoli del I secolo d.C.) evidenziano come la zona abbia subito diverse dominazioni; limitati i resti delle successive invasioni barbariche.

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ell’XI secolo è un manoscritto in pergamena che attesta la fondazione di un’abbazia dedicata ai Martiri Graziano e Felino, ultimata intorno al 979 per volere di Amizzone del Seprio, capitano di ventura. Fu proprio l’abbazia benedettina a governare il luogo fino a che non divenne parte dei domini dei Torriani (XII secolo) e, nel 1277, dei Visconti. Nel 1439 Vitaliano Borromeo ottenne da Filippo Maria Visconti il feudo di Arona, che rimase proprietà della famiglia fino al XVIII secolo. Proprio nel castello della Rocca, il 2 ottobre 1538, nacque Carlo Borromeo. Secondo alcune fonti, sotto la dominazione sabauda Arona sarebbe stata dichiarata Città da Carlo Emanuele III, entrato in possesso del territorio nel 1744, anche se documentazioni certe in merito sono rintracciabili soltanto nell’Editto Postale promulgato da Carlo Alberto nel 1838. In seguito al crollo dell’impero napoleonico Arona tornò ai Savoia fino alla proclamazione dell’Unità. Lo sviluppo della città proseguì di pari passo con il progresso economico del paese; la realizzazione della prima linea ferroviaria Novara-Arona del 1855 potenziò i collegamenti, già attivi grazie alla navigazione del Lago Maggiore, con il resto d’Italia e con il centro Europa. All’espansione del settore commerciale, da sempre motore dell’economia cittadina (l’origine del tradizionale mercato risale al 1173), si è affiancata una discreta affermazione delle attività industriali e alberghiere, queste ultime legate ad un fiorente turismo. Sede di meeting, congressi e di un’importante fiera campionaria, oggi Arona dispone di un’ampia offerta di servizi e di opportunità per le attività lavorative e il tempo libero, grazie anche ai collegamenti con i più importanti snodi aeroportuali e autostradali d’Italia.

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a andiamo alla scoperta di alcune delle bellezze che questa città è in grado di offrire. Sede primaria dei domini territoriali della famiglia Borromeo che per secoli ebbe una forte influenza sulle zone del Lago, Arona spicca sicuramente per un monumento unico nel suo genere che ne fa un emblema e domina il territorio circostante: il Colosso di San Carlo Borromeo. La statua, alta 23,40 metri, appoggia su di un piedistallo di granito dell’altezza di 11,70 metri. Un’opera veramente monumentale, la cui tecnica costruttiva fu di ispirazione per la costruzione della Statua della Libertà. La lunga costruzione richiese ben 84 anni di lavoro. Il Colosso su disegno di Giovan Battista Crespi, detto il Cerano, fu inaugurato il 19 maggio 1698 dal Cardinale Federico Caccia dopo il susseguirsi di varie circostanze: dapprima la peste manifestatasi e diffusasi nel milanese nel 1629, quindi la carestia succeduta negli anni immediatamente seguenti, ma soprattutto la morte del Cardinal Federico Borromeo avvenuta nell’ottobre del 1631 imposero l’arresto dei lavori che furono ripresi con rinnovato slancio ed entusiasmo soltanto nel 1636 e proseguirono fino al 1643 quando le continue guerre per la successione del Monferrato nel 1644 coinvolsero nelle vicende belliche anche il nostro monumento, provocando la dispersione e la distruzione dei pezzi principali del colosso già lavorati e pronti per il montaggio. Nel 1690 ripresero i lavori che portarono al compimento l’opera per quale presero parte gli scultori Siro Zanella di Pavia e Bernardo Falconi di Lugano. Il costo complessivo ammontò a 1.222.000 lire milanesi dell’epoca, circa 6,5 milioni di euro attuali.

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L’interno è visitabile salendo da ripide e strette scale attraverso cui è possibile raggiungere la testa. Gli occhi, le orecchie del gigante e alcune finestrelle che si aprono sulla veste, permettono di ammirare uno stupendo panorama: la riviera piemontese fino a Solcio, quella lombarda che va da Santa Caterina del Sasso ad Angera e il paesaggio circostante. Il colle di San Carlo può essere raggiunto a piedi partendo da piazza del Popolo. Salita la rampa si prosegue verso destra fino al bivio che porta al colle. Una scalinata permette di accorciare il percorso, giungendo ad una delle sei cappelle che costellano il Colle. Altra meta di grande suggestione è sicuramente la Rocca, luogo di nascita di San Carlo Borromeo e caposaldo difensivo di epoca medievale, un importante punto di controllo dei traffici militari e commerciali che transitavano sul bacino lacustre. Oggi purtroppo ci sono solamente i ruderi che ricordano l’imponenza di quella che fu una grande fortezza, ma questo è sicuramente un punto panoramico tra i più spettacolari della zona, non solo per la splendida visuale del Lago Maggiore, ma anche per ammirare la costa lombarda con il castello di Angera.


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er gli amanti della storia è fortemente consigliata una visita al Museo Archeologico di Arona. Inaugurato nel 1997 nella manica sinistra dell’ottocentesco Mercato Coperto nella centrale p.zza San Graziano, questo museo raccoglie i rinvenimenti archeologici provenienti dalla città e dall’area del Basso Verbano.

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a storia dell’insediamento umano sul territorio è illustrata, grazie ad un efficace esposizione cronologica dei materiali, a partire dalle prime testimonianze archeologiche di età neolitica ed eneolitica sino alle ceramiche e ai vetri di produzione postrinascimentale rinvenuti durante gli scavi per l’ampliamento dell’Ospedale cittadino. Di grande interesse i ricchi corredi tombali, provenienti dalla necropoli celtica di Dormelletto, conservati nella seconda e terza vetrina, testimoni dell’insediarsi sul territorio di popolazioni d’oltralpe (seconda età del ferro IV - I sec.a.C.); un’attenzione particolare meritano i bracciali e le cavigliere in bronzo tra cui quelli detti “ad ovoli”. Ma anche il centro storico di Arona merita di essere esplorato. Da Corso Cavour, il cuore di Arona, ci si addentra in una splendida isola pedonale dove è concentrato il principale centro commerciale della città con negozi di grande prestigio e numerose chiese, degne di una visita.

Si giunge quindi in Piazza del Popolo, anticamente chiamata Piazza del Mercato perché sede sin dal Medioevo del mercato aronese. La sua parte centrale era occupata dal porto commerciale rimasto attivo fino al 1875; lastre di marmo indicano la sua antica collocazione. Qui trova sede il vecchio Palazzo di Giustizia, impropriamente chiamato Broletto, edificato dai Visconti nel ‘300 - ‘400. Si presenta con un importante loggiato gotico a sei arcate. Sulla facciata sono presenti medaglioni di terracotta con busti, di personaggi illustri dei Visconti e degli Sforza. Affacciata alla piazza sorge la chiesa di Santa Maria di Loreto o Santa Marta eretta nel 1592 per volere di Federico Borromeo. Nell’interno, accanto ad un imponente altare barocco in cui spicca la statua dell’Assunta, si trova una copia della Santa Casa di Loreto. La scalinata a due rampe, sovrastata dal piccolo portico, è progetto di Francesco Maria Richini (1646). Lasciando la Piazza, attraverso via Pertossi, si sale alla parte alta della città. A metà di questa via, in corrispondenza di via Conte Amizzone, sorge l’antica Casa Usellini (1783 -chiusa al pubblico). All’interno si apre un portico a colonne del ‘500 e un giardino di fiori e rampicanti.

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aggiunta via S.Carlo si prosegue sulla destra dove si incontra il Monastero della Visitazione con la Chiesa della SS. Trinità. Il luogo di culto è diviso in due parti: una riservata al Monastero e l’altra ai fedeli. Di fronte al Monastero si erge Villa Ponti, tra le più eleganti dimore della città, sede di prestigiose mostre d’arte. Fu costruita nel XVIII secolo per volere di Bartolomeo Pertossi. Come riporta la lapide, lì visse Gian Giacomo Ponti (1878-1939), insegnante di elettronica e fondatore nel 1925 della Stipel. Il lungo lago, invece, regala sempre forti emozioni. Partendo, infatti, da Corso Europa, si costeggia il lago attraverso un percorso pedonale e ciclabile, interdetto agli automezzi, intervallato da panchine ove poter sostare per riposarsi e ammirare il panorama. Superato Piazzale Aldo Moro, attuale sede della Fiera del Lago Maggiore, si giunge alla stazione ferroviaria. Da qui si può intraprendere una passeggiata che conduce fino a piazza del Popolo, sede in passato dell’antico porto commerciale. Il percorso si snoda nei giardini pubblici passando accanto ai giochi per bambini e alla grande fontana.

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a passeggiata conduce, poi, sotto un pergolato di glicini, attraversando il quale è possibile ammirare il panorama della sponda lombarda in cui spicca la Rocca medievale di Angera. Nonostante non venga piÚ tenuto il tradizionale mercato, Piazza del Popolo rappresenta ancora oggi uno splendido palcoscenico per eventi culturali di ogni tipo e i caratteristici ristoranti situati sotto i portici animano una perfetta serata sulle sponde del Lago Maggiore.

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eina è un grazioso paese sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, posto, seguendo il Sempione in direzione nord, appena dopo l’abitato di Arona e prima di Solcio di Lesa. Il territorio risultava abitato già nell’età del Bronzo e conserva evidenti tracce del più recente passato feudale. Originariamente conosciuta col nome di Madina, Meina conserva nel suo territorio alcune interessanti chiese. La più importante è la Chiesa di Santa Margherita che ospita al suo interno alcuni interessanti affreschi. Nella frazione di Silvera, borgo a ca. 500 metri s.l.m., sulle pendici sovrastanti, troviamo la Chiesa di San Rocco, del XIX secolo, e in località Piantini la Chiesa della Madonna di Fatima. Presso Ghevio di Meina , anch’esso come Silvera sulle colline alle spalle di Meina, si può ammirare l’Oratorio di Sant’Anna, di origine medievale, e la Chiesa di Santa Maria Assunta. Ghevio ospita inoltre un interessante edificio, un tempo occupato dall’officina di un fabbro, in cui si possono ammirare alcuni antichi e interessanti congegni. Ma non solo chiese a Meina: di grande interesse anche le ville, fra le quali spicca Villa Faraggiana. Nei secoli X-XI esistevano a Meina possedimenti di un monastero pavese e di quello benedettino di Arona. Venuta in possesso, con tutto il Vergante, degli arcivescovi milanesi poco prima del 1200, fu poi feudo dei Visconti e dei Borromeo. Alla riscoperta delle incantevoli bellezze del lago Maggiore e al nascere della moda della villeggiatura signorile, dal sec. XVIII, si devono alcune prestigiose residenze. Tutta la costa di Meina è infatti un susseguirsi di ville e parchi: L’esempio più mirabile è sicuramente la neoclassica Villa Faraggiana, fatta edificare nel 1855 da Raffaele Faraggiana e immersa in un vastissimo parco di più di 70 ettari. Spettacolare è anche l’ampio parco, che arriva fin sulle sponde del lago, di Villa Cella.

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Lesa

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uesto piccolo paese in Provincia di Novara è il più settentrionale tra i comuni di questa provincia che si affacciano sul Lago Maggiore. Un piccolo paese, dicevamo, ma non povero di affascinanti tracce culturali e storiche. Qui, infatti, amava soggiornare Alessandro Manzoni nella villa della seconda moglie Teresa Borri, vedova Stampa. A questo proposito è di grande interesse Palazzo Stampa.Questa villa, sorta alla fine del XVIII secolo, è una costruzione in stile neoclassico. Originariamente l’edificio si presentava con un impianto a U: le due ali laterali furono demolite nel 1806 per permettere la costruzione della statale del Sempione. Nell’interno del palazzo è stata allestita, in ricordo dell’illustre personaggio, la Sala Manzoniana, ove sono raccolti disegni, oggetti, manoscritti appartenuti allo scrittore e ai suoi amici che nel corso degli anni furono ospitati per periodi di villeggiatura. Manzoni “villeggiò pià volte” nella villa del figliastro Stefano Stampa - pittore allievo di D’Azeglio e Hayez - a partire dal 1839 e vi rimase a lungo tra il 1848 e il 1850, in un periodo durante il quale avrebbe potuto essergli pericoloso rientrare a Milano sotto il governo asburgico.

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Da Lesa si spingeva spesso fino a Stresa, per incontrare l’amico e maestro Rosmini e altri intellettuali che frequentavano l’anziano prete filosofo; questi colloqui sono riportati nelle “Stresiane” di Ruggero Bonghi. Il suo passatempo preferito, secondo i testimoni dell’epoca, era di sedersi davanti alla porta di casa per osservare il traffico delle carrozze sulla strada; ma al periodo di “esilio” lesiano risalgono due opere minori, il discorso “Del romanzo storico” e il dialogo “Dell’invenzione”, il secondo in particolare interamente ideato e realizzato a Lesa, nonostante le preoccupazioni per problemi economici e familiati e la necessità di farsi mandare da Milano tutto il materiale di documentazione. Di un certo interesse per chi si trovi a passare da Lesa è anche la piccola chiesa di San Sebastiano. Questa chiesa, infatti, rappresenta un caso quasi unico di un edificio sacro romanico che ha conservato nei secoli la struttura originale, senza aggiunte o modifiche di rilievo, se si esclude un bene intenzionato ma estremamente goffo tentativo di restauro di circa cinquant’anni fa.


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orge su un piccolo poggio panoramico di fronte a Villa, che domina il più antico punto di attraversamento dell’Erno, dove già passava l’antica strada romana, che correva ai piedi della collina: ancora oggi il ponte ai piedi della chiesa di San Sebastiano viene chiamato “romano”, anche se è di costruzione moderna. Intorno alla chiesa sono stati trovati resti di sepolture di epoca romana, ora scomparsi; nei boschi circostanti si incontrano ancora tratti del selciato in ciottoli dell’antica mulattiera per Massino. La sua storia è piuttosto oscura: costruita probabilmente tra il 1100 e il 1125, a giudicare dalla struttura del campanile, è esplicitamente menzionata nei documenti solo verso la fine del XIII secolo. La tradizione popolare la mette in relazione, come sempre nel caso di piccole chiese isolate con un villaggio oggi scomparso e la cui reale esistenza è del tutto improbabile, e con varie epidemie, confuse tra loro nel ricordo, delle cui vittime segnerebbe il luogo di sepoltura collettiva (altro esempio è la chiesa di Santa Cristina di Calogna). La sua funzione originale, come pure le circostanze della sua costruzione sono comunque ignote, anche se si possono far risalire al desiderio di Lesa di far valere la sua giurisdizione su un punto di passaggio e di incrocio di strade. La struttura dell’edificio è molto semplice con un’abside e navata unica, orientata come di regola verso est. Il campanile si appoggia sulla muratura della chiesa e all’interno su due pilastrini e mostra una struttura su tre ordini, con aperture di dimensioni crescenti: semplici feritoie in basso, monofore in mezzo e bifore al livello più alto.

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L’abside è divisa in tre parti da lesene, con altrettante finestrelle a doppia strombatura e archetti pensili; nel muro sopra l’abside si apre una finestrella cruciforme, a cui corrisponde, all’interno, un affresco simbolico di Cristo-Luce. L’apertura stessa costituisce il corpo del cristo e ai suoi lati sono dipinte due braccia aperte; in alto il sole e la luna, in basso due pecorelle protese verso la figura centrale, che rappresentano il popolo di Dio, e al di sotto di essa fronde fiorite, rappresentazione simbolica del paradiso. La rappresentazione del tema della redenzione attraverso il Cristo risorto, nella sua semplicità è estremamente efficace e unica nel suo genere. Raffigurazioni simili erano forse ampiamente diffuse in zona nel XII secolo, ma questa è comunque l’unica sopravvissuta e non si può escludere del tutto che si tratti di un esemplare unico, un’invenzione teologica e artistica locale. Nel cantino dell’abside è affrescato il Cristo Pantocratore con i simboli degli evangelisti; al di sotto gli Apostoli; l’opera è probabilmente del secolo XV e di fattura modesta. L’altare, dopo l’eliminazione della sovrastruttura lignea di età barocca, appare come un semplice parallelepipedo di pietra del tutto spoglio, come lo è la navata. La muratura impiega tecniche diverse nella parte inferiore e in quella superiore, ma non c’è nessuna prova che la costruzione sia avvenuta in fasi diverse.


MaBeDo ITINERARI

Belgirate Belgirate è un piccolo comune situato a sud di Stresa, sulla sponda ovest del Lago Maggiore. Un piccolo paese ma che non ha lasciato indifferenti gli artisti che si sono trovati a passare da qui. Ne scrive, infatti,Stendhal nel suo famosissimo «La Certosa di Parma»: «paesello incantevole che mantiene quel che suo nome promette: bella svolta del lago». La località, per l’appunto, da secoli, è conosciuta in Italia e nel resto del mondo per la sua storia fatta di leggende, arte e cultura grazie anche ai tantissimi personaggi illustri che qui hanno dimorato per anni. Proprio grazie ad essi, infatti, nel corso dell’Ottocento sono state costruite diverse ville maestose che oggi possono essere visitate sia all’interno che nella parte esterna, nei meravigliosi giardini che ne sono cornice. Chi decide di trascorrere una giornata sul Lago Maggiore, può raggiungere Belgirate in pochi minuti da Stresa o da Arona, nella parte più a sud del lago. Il centro storico, particolarmente caratteristico per le sue stradine ricche di negozi, rappresenta assieme al lungolago la parte più bella della città. Tra le ville da visitare, poi, occorre nominare Villa Carlotta, una villa oggi proprietà della famiglia Mugnai, che risale al 1800 e che apparteneva alla famiglia Beretta. Oggi la villa è sede di un prestigiosissimo hotel dove non di rado si tengono congressi e meeting aziendali di grande rilievo. Per gli amanti della letteratura: è qui che Gozzano ambienta la sua famosa poesia «L’amica di Nonna Speranza” scrivendo «O Belgirate tranquilla! La sala dà sul giardino: fra i tronchi diritti scintilla lo specchio del Lago turchino.»

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MaBeDo ITINERARI

V

illa Cairoli è una delle ville più famose di Belgirate, non solo per l’edificio maestoso, ma anche per gli ospiti illustri che la abitarono come Giuseppe Garibaldi. Allo stesso modo villa Principessa Matilde ospitò la nipote di Napoleone Bonaparte mentre Villa Fontana fu un ricettacolo di artisti e letterati provenienti da ogni parte d’Europa. La villa, una delle più antiche del paese, fu costruita dai Beretta nel 1700 e venne poi acquistata da un editore milanese, Emilio Treves. Feste private, convegni ed incontri fecero sì che a Villa Fontana arrivassero da ogni luogo personaggi come Guido Gozzano, Arrigo Boito, Giovanni Verga, Gabriele D’Annunzio ed Arturo Graf. Oggi i turisti possono ammirare non solo la splendida costruzione, ma anche i giardini all’inglese che la circondano. Ma oltre alle ville è estremamente raccomandata anche solo una passeggiata per le vie di questo meraviglioso paese. Vale la pena una visita alla chiesetta gotica di Santa Maria (affettuosamente chiamata Chiesa Vecchia). La chiesa, situata ai piedi del colle della “Motta Rossa” sovrasta il borgo con il suo campanile romanico del XI secolo: dal sagrato è possibile ammirare un incantevole panorama del lago e dei i monti circostanti. All’interno spiccano l’altare barocco in legno dorato fastosamente intarsiato e il ciclo di affreschi di scuola lombarda e piemontese. Sul fianco destro dell’ingresso è rappresentato Sant’Uguccione nell’atto di tagliare una forma di formaggio: non è altro che la riqualificazione cristiana della divinità celtica Lug, che veniva raffigurata secondo la tradizione nell’atto di sostenere il disco solare, poi “laicizzato” in una forma di cacio.

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Da non perdere anche la Chiesa parrocchiale del 1600 in stile barocco, sul Lungolago; al suo interno sono visibili affreschi di Luigi Morgari e da stucchi di Luigi Secchi. Una sosta merita infine anche il Museo Baita della Libertà, visitabile su richiesta; è realizzato in una baita della Motta Rossa in ricordo dell’uccisione di alcuni partigiani durante la Seconda guerra mondiale. Emozioni, storia, letteratura: tutto questo e molto altro si possono respirare in questi posti che si affacciano sul lago, una costante risorsa per lo spirito e il piacere, luoghi di sublime suggestione. Noi di Mabedo, vi abbiamo accompagnato fino a qui, come sempre sulle strade dell’eccellenza. Vi aspettiamo per la prossima tappa che ci vedrà arrivare a Stresa e alle magnifiche isole che imprezioscono questo lago. Verrete con noi? Siamo sicuri che ne vale la pena.


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MaBeDo ITINERARI - MANGIARE

La Ruga del Corso Arona

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icavato da un antico monastero di monache di clausura del 1400, il caffe’ ristorante La “Ruga” nasce dalla volontà di fondere l’arte del bar con l’arte della ristorazione. A pranzo lo Chef propone un menù fisso giornaliero per semplificare la scelta e velocizzare i tempi dei lavoratori in pausa pranzo; questo senza trascurare la qualità e la creatività dei piatti selezionati. Alle 18:30 ha inizio l’aperitivo, affidato a barmen professionisti ,momento ideale per gustarsi un cocktail oppure un calice di vino accompagnato da qualche stuzzichino ; ormai celeberrimo l’happy Hour della domenica sera con gran buffet: pizze, focacce, antipasti e primi piatti fino alle 21,30. La cena propone un menù alla carta di carne e di pesce, una cucina leggera e creativa che ha come intento quello di proporre una cucina tradizionale rivisitata in chiave moderna creando abbinamenti ricercati ed originali oltre che di estrema e garantita qualità. La Ruga vanta una carta vini con più di 200 etichette con grande spazio alle bollicine ( italiane e francesi ) e circa 15 proposte giornaliere in mescita. Disponibile inoltre una carta delle birre e una selezione di oltre 60 Gin provenienti da tutto il mondo. Dopo ( o prima ! ) di cena infatti si potrà gustare un ottimo Gin Tonic elaborato dal barman de la Ruga con spezie ed erbe aromatiche fresche con l’intento di avvicinare i nuovi palati e di sorprendere gli amanti di questo squisito cocktail. La Ruga del Corso propone, inoltre, più di 250 etichette selezionate, birre speciali e Gin List con oltre 70 referenze.

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Via Cesare Battisti, 12 Arona (NO) Tel. 0322 44196

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MaBeDo ITINERARI - MANGIARE

Ristorante Vecchia Arona Situato sul lungolago di Arona, propone diverse varietà di pesce di mare, e del Lago Maggiore, scelto in base ai periodi di pesca consentiti ed alla stagionalità. Aperto a pranzo e a cena.

Lungolago Marconi, 17 - 28041 Arona (NO) Tel. +39 0322 242469 cell. +39 338 6211900 Sito web: www.vecchiaarona.it

La Fermata Arona

Pizza al Tegamino e Farinata caratterizzano il menu’ esclusivo, ricco di ingredienti di altissima qualità. Nel periodo estivo è possibile godere dello splendido dehor. Lungo Lago Marconi 27, Arona (NO) Tel. 0322 098 031

Taverna del pittore Arona Fondata, nel 1960, dal pittore Sergio Loeffler, qui potrete assaporare ottimi carpacci di carne o pesce e crostacei serviti in un ambiente rustico-elegante con pontile privato sul lago. Piazza del Popolo, 39 Arona - NO Tel: +39.0322.243366 Sito web: www.ristorantetavernadelpittore. it

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Hostaria al vecchio portico Arona Raffinati piatti creativi in un intimo locale rustico-chic tra quadri moderni, luci soffuse e candelabri. Possibilita’ di mangiare all’esterno godendo dell’ottima vista panoramica. Piazza del Popolo 14, 28041, Arona, Italia Tel: 0322 240108 Sito web: www.vecchioportico.it

Ristorante del Barcaiolo Arona

Cucina multiregionale con una particolare attenzione ai piatti del territorio. Su prenotazione serate a tema: Spagnola, Messicana, Marinara… Piazza del Popolo, 23, 28041 Arona NO Tel: 0322 243388 Sito web: www.ristorantedelbarcaiolo.it

Osteria degli acrobati Arona Location splendida, cibo ottimo, materie prime particolari e di qualita’, vini eccellenti, l’atmosfera e personale di classe ed assoluta cortesia.

Piazza San Graziano, 30, 28041, Arona, Italia Tel: 0322 240395 Sito web: www.osteriadegliacrobati. com

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MaBeDo ITINERARI - DORMIRE

Grand Hotel des Iles Borromees Arona

Sulle rive del Lago Maggiore, in un piccolo angolo paradisiaco a poca distanza da Milano, meta ideale per piacevoli vacanze di coppia, in famiglia o per incontri di affari si trova il Grand Hotel des Iles Borromees di Stresa nato con l’Unita’ d’Italia e presente in questo meraviglioso territorio da centocinquant’anni. Di eleganza sontuosa, classe e raffinatezza, fa parte dei Grand Hotel di Lusso di Italia. Ambienti sfarzosi arredati nelle preziose tinte porpora, oro e indaco, magnifiche suite che fondono storia, lusso e comfort contemporaneo. Nell’elegante sala fronte lago del ristorante “Il Borromeo” vi verrà offerta un’esperienza gastronomica di alto livello, deliziati dai sapori del territorio e dalla professionalità del Suo staff. Il “Centro Benessere Stresa”, sito al primo piano dell’albergo e’ un’area completamente dedicata al relax ed alla cura di se stessi; potrete quindi godere e vivere la sensazione di immergersi in un ovattata oasi di benessere che rigenera e riequilibra mente e corpo grazie alla professionalita’ delle nostre esperte estetiste. Hotel des Iles Borromees offre ai propri ospiti la possibilità di passeggiare all’interno del suo parco anch’esso nato nel 1863 per la volontà dei proprietari, i fratelli Omarini e del progettista, l’architetto Antonio Polli ricco di alberi secolari, di un artistico apparato scultoreo, dell’originale giardino giapponese e dello stagno delle ninfee. Storia, esperienza, eleganza ed indiscussa professionalità al Grand Hotel des Iles Borromees.

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Corso Umberto I, 67 Stresa (VB) Tel. 0323 938938 www.borromees.com

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MaBeDo ITINERARI - DORMIRE

Albergo hotel Spagna Arona L’Hotel Spagna di Arona offre ai clienti tranquilli soggiorni in un ambiente confortevole vicino al lago Maggiore e comodo all’aeroporto della Malpensa. L’albergo a due stelle, si trova nel pieno centro di Arona, in provincia di Novara, ed è il punto di partenza ideale per visitare le isole Borromee, Stresa, Angera e le altre bellezze del lago. Via San Carlo, 8 - 28041 Arona (NO) Tel: 338 2501415

Hotel Michelangelo Arona Situato a soli 300 metri dalle rive del Lago Maggiore e a 500 metri dal centro di Arona, l’Hotel Michelangelo offre camere climatizzate con WiFi gratuito, un ristorante tradizionale e una reception attiva 24 ore su 24. In stile classico, le sistemazioni del Michelangelo dispongono di TV a schermo piatto con canali Sky e bagno privato con asciugacapelli e set di cortesia. Colazione mediterranea a base di croissant, biscotti, marmellate e bevande calde. Via Francesco Baracca, 18 - 28041 Arona (NO) Tel: 0322 248686 Sito web: www.hotelmichelangelo.it

Hotel San Carlo Arona L’Hotel Ristorante San Carlo sorge alle porte di Arona e regala viste panoramiche sul Lago Maggiore. Le camere sono ampie e quasi tutte si affacciano sul lago o sul Castello d’Angera. L’Hotel Ristorante San Carlo serve deliziosi piatti piemontesi e propone una cantina ben fornita. Come ospiti della struttura potrete mangiare sulla terrazza all’aperto ammirando il lago. Via Verbano, 4 Arona (NO) Tel: 0322 45315 Sito web: www.hotelristorantesancarlo.it

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Hotel Concorde Arona Situato sul lungolago, a 5 minuti a piedi dal centro di Arona, sulle rive del Lago Maggiore, l’Hotel Concorde offre un parcheggio gratuito. Tutte climatizzate e decorate con colori caldi, le camere dell’Hotel Concorde sono dotate di connessione Wi-Fi gratuita, TV satellitare e minibar. Per colazione viene allestito un buffet e nel ristorante e’ possibile gustare piatti della tradizionale cucina italiana ammirando viste panoramiche sul lago. Via Verbano, 1 Arona (NO) Tel: 0322-249321 Sito web: www.hotelconcorde.it

Hotel Antares Arona Caratterizzato da camere in stile classico con la connessione Wi-Fi gratuita e una TV LCD satellitare, il 4 stelle Antares vanta una posizione centrale nella città di Arona, a 150 metri dalle rive del Lago Maggiore. Avrete a vostra disposizione una reception aperta 24 ore su 24 e potrete rilassarvi con un cocktail al bar o guardando la TV comodamente seduti sul divano presente nel soggiorno in comune. Spostandovi in auto dall’Hotel Antares, raggiungerete in 20 minuti Verbania e in meno di un’ora Milano e la città svizzera di Lugano. Via Gramsci, 9 Arona (NO) Tel: 0322 243438 Sito web: www.antaresarona.it

Hotel Giardino Arona

L’Hotel Giardino è situato nel centro storico di Arona, sulla sponda occidentale del Lago Maggiore. Le camere offrono aria condizionata, TV e minibar e molte di esse sono dotate di balcone con vista sul lago. All’Hotel Giardino sorseggerete un drink al bar sulla terrazza esterna con vista sul lago. Arona presenta numerosi ristoranti e bar e l’attracco delle barche che effettuano gite sul lago partono a 250 metri dall’hotel. Corso Repubblica, 1 Arona (NO) Tel: 0322.45994 Sito web: www.giardinoarona.it

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MaBeDo Card 2015

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MaBeDo REPORTAGE EVENTI

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di CRISTINA DINATALE

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Ristorante Bazzini Az. “La Piotta”

Luca Padroggi, Filippo Quaglini, RIccardo Rezzani, Mariella Mariotti, Gaia Servidio e Adriana Camillo

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ltrepo vini d’autore e’ una manifestazione nata dalla volontà di Mabedo, rappresentata da Filippo Quaglini, dal Consorzio Tutela Vini dell’Oltrepò e dal Distretto dei vini di Qualità’ di celebrare e far conoscere la cultura enogastronomica promossa dalle più celebri cantine e selezionati ristoranti dell’Oltrepo Pavese. Protagonisti della prima serataracconto, l’Azienda agricola Padroggi La Piotta, rappresentata da Luca Padroggi ed Il ristorante Bazzini di Canneto Pavese, storico locale fondato nel 1938 dalla famiglia Bazzini, oggi rimodernato dalla nuova gestione di Mariella Mariotti e Riccardo Rezzani la cui decisione è stata quella di non stravolgere la tipicità e la storia del locale pur inserendo elementi di innovazione e modernità. L’azienda agricola “La Piotta”, che nel 2005 ha ricevuto la certificazione “da agricoltura biologica” per i vini e gli spumanti, e’ un’azienda a conduzione famigliare da generazioni che si occupa di produzioni basate sul connubio innovazione e tradizione. Fondata da Luigi Padroggi nel 1985, e’ stata successivamente gestita dai figli Gabriele e Mario ed ora dai nipoti Enrico e Luca la cui volontà è quella di proseguire il percorso iniziato dal nonno, apportando alla cantina nuove idee sia dal punto di vista dell’immagine che della produzione.

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er questa prima serata “Oltrepo’ Vini d’Autore”, in abbinamento ai vini di Padroggi La Piotta, spiegati con professionalità dalla sommelier AIS Adriana Camillo, sono stati proposti gustosi piatti elaborati dagli chef Silvio Zanaboni e Stefano Bertoni. Una ristorazione caratterizzata da piatti ricercati, creativi ed allo stesso tempo genuini e fedeli alla tradizione. La cena è stata inaugurata da un delizioso Timballo tiepido di carote su crema di taleggio e sedano croccante abbinato al Metodo Classico Talento 2013. A seguire Ravioli caserecci al sugo di brasato con Bonarda Frizzante 2016 e Carnaroli “Ramaioli” al gorgonzola d.o.p e pere abate accompagnato da 89/90 Bianco 2015. Ogni stagione ha le sue bellezze e le sue peculiarità; in tema a questo autunno dalle sfumature calde di rosso e giallo, e’ stato proposto un delicato ed al tempo stesso saporito guanciale di manzo brasato al Bonarda e polenta del Molino Bruciamonti accompagnato dal rinomato 89/90 Rosso 2015. Ad accompagnare l’ottimo Moscato 2016, un sublime Tiramisu’ con scaglie al cioccolato.

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Hostaria La Cave CantĂš di Damiano Dorati Az. Monsupello F.lli Guerci 134

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Marco Bertelegni, Filippo Quaglini, Maria e Damiano Dorati, Milena Guerci

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a seconda serata della serie, “Oltrepo’ Vini d’Autore” si e’ svolta nella storica e suggestiva location dell’ Hosteria la Cave Cantù di Damiano Dorati che ha fatto da sfondo al “Menù d’autore” pensato e realizzato dalla creatività, originalità ed indiscussa competenza dello chef Damiano Dorati il cui stile nasce da un intreccio di storia famigliare, formazione, esperienza, amore per la sua terra d’origine, l’Oltrepo’ Pavese e dalla curiosità nei confronti delle altre culture. I tavoli sono allestiti con eleganza semplice ma attenta al dettaglio di design, pietra, legno i materiali principali che caratterizzano il salone che ha ospitato i commensali. Esplosione di gusto e sapori accompagnati dai raffinati vini di punta delle cantine Monsupello e F.lli Guerci. L’azienda vitivinicola Monsupello, fondata nel 1863 dalla famiglia Boatti, ha visto l’intramontato successo nella gestione di Carlo Boatti succeduto poi dagli eredi, la moglie Carla ed i figli Laura e Pierangelo Boatti. Cinquanta ettari di vigneti di proprietà, coltivati per avere basse rese di uva ad ettaro, la vendemmia manuale esclusivamente in cassetta, le rese uva/ vino inferiri al 55% sono l’impegno che l’azienda si pone per presentare vini strutturati ed armonici, indiscusso successo enologico d’Italia.

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’ dal 1924, che l’Azienda F.lli Guerci coltiva 37 ettari di vigneto avvalendosi di tecnologie altamente avanzate, sempre al passo con i tempi pur rimanendo fedeli alle tradizioni enologiche. Questo permette la produzione selezionata di vini D.O.C.G., D.O.C. ed I.G.T. L’azienda aderisce alla misura “214” del piano di sviluppo rurale che limita in modo piuttosto severo l’uso di anticrittogamici, anche a bassissima tossicità, nonché l’uso di concimi chimici, a tutto vantaggio della qualità.

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l prelibato, curato ed originale Menù d’autore della serata ha previsto un assortimento di Pane dell’Hosteria: muffin alle cipolle, focaccia al sale di Maldon, pane bianco di farina selezionata dell’Oltrepò Pavese Molini di Voghera, girella di farina integrale al pomodoro e olive, grissini stirati a mano. Carnaroli extra del Basso Pavese con aromi dell’Hosteria La Cave Cantù, Crescenza della Valle Staffora e riduzione di Moscato dell’Oltrepò Pavese, abbinati al Monsupello Riesling. Fino al midollo: gratinato alle erbe, tartara di Scottona battuta al coltello, mandorle e Zafferano O.P Pinot Nero in Rosso SINTE’ RUSS ’15 Guerci f.lli Come dessert un sublime dolce al cucchiaio composto da Zabaione, Gianduia, Nocciola abbinato al Monsupello La Cuenta.

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Emanuele Bottiroli e Damiano Dorati

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Emanuele Bottiroli, Ruben Cittarella, Simone e Miriam Bevilacqua e Filippo Quaglini

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La Korte dei Sapori Persi Tenuta Quvestra

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l ristorante “La Korte dei sapori persi” ed i vini dell’azienda “Tenuta Quvestra”, sono stati i protagonisti della terza serata “Oltrepo vini d’autore”. Situato a pochi passi dal Castello Visconteo gestito dalla passione e dalla dedizione di Roberto Citarella, della moglie Rita e dai figli Vincenzo e Alfonso, il ristorante e wine house e’ stato costruito sulla base di un antico ostello medievale, nel quale allora, così come oggi, i viaggiatori trovavano ristoro. Cucina genuina basata su materie prime scelte accuratamente e selezionate con criticita’, utilizzate per la creazione di piatti innovativi e ricercati. Al ristorante si accosta inoltre la magnifica cantina, che con le sue 1200 etichette italiane ed estere, risulta senza dubbio una tra le più fornite e ricercate dell’intera provincia. Come detto, ad accompagnare le pietanze proposte i vini dell’azienda “Tenuta Quvestra”; un’azienda che si estende per quasi 12 ettari nello splendido territorio della Val Versa che grazie ai suoi terreni calcareo argillosi, vanta il titolo di dimora della tradizione spumantistica italiana.

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Vincenzo, Ruben e Alfonso Cittarella con Filippo Quaglini

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’ nel rispetto dell’amore per un’arte così antica che le uve vengono coltivate fino all’ottenimento di sapori e profumi unici, riducendo al minimo l’utilizzo di diserbanti. La Tenuta Quvestra, gestita con cura e attenzione dai coniugi Simone e Miriam Bevilacqua, si occupa anche di ospitalità’ offrendo ai propri ospiti divertimento, relax, corsi e tante altre attività.

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splosione di gusto e creativita’ il menu’ proposto: Delicata Vellutata di zucca con funghi Champignon spadellati al lauro e crostini di pane in abbinato al “SInfonia in Bianco ( Riesling renano & Chardonnay) 2015” Profumati e sublimi Ravioli di stufato di manzo con Porcini Trifolati accompagnati da “SInfonia in rosso ( uvaggio barbera, croatina, merlot solo acciaio) 2015” Un ottimo stinco brasato con polenta al cucchiaio con “Pinot nero riserva” e per finire Font Dant con salsa all’arancia. Il bellissimo ristorante La Korte dei sapori persi, sotto l’impeccabile organizzazione della famiglia Citarella ha riempito le sue sale con un tutto esaurito, regalando ai suoi ospiti una splendida serata.

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Ospitalità in Oltrepò

Il Castello di San Gaudenzio e Giorgi Wines ospitano il “Lamborghini Club Montecarlo” di CRISTINA DINATALE

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l “Lamborghini Montecarlo Group” e “Gli amici del Castello di San Gaudenzio” sono stati ospitati a Campo Noce a Canneto Pavese nella sede dalla storica e rinomata Cantina Giorgi, azienda vitivinicola di primaria importanza, presente sul territorio dal 1875. I vini Giorgi sono l’espressione della qualità di un territorio e ne ricalcano la tipicità. Sono prodotti evoluti nati dalla consulenza di enologi esperti capaci di esaltare al massimo le uve dell’Oltrepò attraverso un mix equilibrato di sapori e profumi. Questo 12 Ottobre nell’incantevole territorio dell’Oltrepo Pavese si sono incontrate ed hanno collaborato alla realizazzione di un evento di estrema classe ed eleganza due eccellenze: la gia’ citata Cantina Giorgi ed il Castello di San Gaudenzio, leader indiscusso nel settore dell’ospitalita’. La giornata ha avuto inizio nella Cantina Giorgi dove gli ospiti, guidati dal Tour Operator della AdvTime Gianni Maccagni, dal pilota ufficiale della Lamborghini, Luca Demarchi, e da Raffaello Sernagiotto, grande appassionato di motori, circondati dalle splendide colline e dai lunghi filari di vite che le caratterizzano, hanno potuto visitare la rinomata cantina e conoscere gli eccellenti vini dell’azienda.

Fabiano Giorgi

Gianni Maccagni e Filippo Quaglini

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Raffaello Sernagiotto

Luca Demarchi

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Ileana Rampini e Fabiano Giorgi

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iente di piu’ entusismante per gli appassionati d’auto che consumare il pranzo al circuito Tazio Nuvolari di Traversa Giorgio, a Cervesina dove, ad attendere gli ospiti, e’ stato allestito un ricco buffet di appetitose pietanze preparate con cura dagli chef del Castello di San Gaudenzio. Al termine del pranzo, tutti in pista a scaldare gomme e motori; fiammanti e colorate Lamborghini diventano protagoniste del circuito, il divertimento è garantito!

Gli Chef del Castello di San Gaudenzio

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l Castello di San Gaudenzio, risalente al ‘400, ha mantenuto nei secoli l’architettura originale ed e’ proprio in quelle sale che furono teatro di sfarzosi balli e feste organizzate dalle nobili famiglie proprietarie i Beccaria, i Taverna e i Trotti che è stata servita la cena; classe ed eleganza contraddistinguono la serata che si è conclusa nella suggestiva taverna dove gli ospiti hanno potuto assaporare il dolce e sorseggiare il “Montecarlo Spritz” realizzato con L’Orangerie, tipico liquore fatto con le arance amare del Principato di Monaco, ascoltando la splendida voce della cantante Giulia Thaler. Un grazie speciale al direttore del Castello, Maurizio Marcone che ha saputo coordinare l’evento con puntuale professionalità.

Giulia Thaler

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Maurizio Marcone, Andrea Bergaglio, Raffaello Sernagiotto e Filippo Quaglini

Leonard Constantin

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Apericena in Castello musica, vini...it’s a Good Life di CRISTINA DINATALE

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attoni a vista, volte, affreschi, tavoli a lume di candela, ottimi vini, buon cibo, un microfono ed un’incantevole voce fanno da sfondo alla serie di tre serate “Apericena al Castello di San Gaudenzio” organizzate da FQcommunication Good Life in collaborazione al direttore del Castello, Maurizio Marcone. L’Oltrepo Pavese, zona nella quale e’ sito il Castello, e’ una terra ricca di storia, di tradizioni, di cultura, di vini, di prodotti agricoli; e’ un luogo riservato che nasconde tante bellezze architettoniche e paesaggistiche che meritano di essere conosciute e scoperte. Incrementare l’incoming del turismo in questa terra ancora poco frequentata e’ diventato uno dei principali scopi che hanno spinto alla realizzazione di queste serate.

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urante la prima serata d’inaugurazione, ad accompagnare le pietanze scelte per il menù, protagonista indiscusso della serata Il Millesimato Cà d’Or blanc de blanc. La prima portata, connubio di colori dal sapore internazionale è composta da un ottimo cous cous al profumo di curry e gamberetti, caprese di bufala, calda focaccia alla crescenza, cotechino, Montebore e limone a farcire un ottimo tramezzino e Tartare di salmone arricchita con capperi e pomodorini. Tutto servito ed impiattato con classe ed eleganza. Mari e monti per la seconda portata caratterizzata da insalatina di baccalà con olive nere, battuto di manzo, sandwich con rucola, spada affumicato e formaggio fresco, micca con salame e Grana Padano. La serata prosegue con un delicato e cremoso risotto al peperone di Voghera mantecato al mascarpone. Panna cotta, bavarese al cioccolato fondente e tiramisù; un tris di squisiti dolci chiude le portate di questo primo apericena.

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e serate proseguono con i cocktail del barman acrobatico Costantin Leonard e, per questa prima sera con la coinvolgente voce di Lele Baiardi; non ballare è impossibile e così la serata prosegue tra musica, danze, “chiacchiere” e risate.

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Lele Baiardi

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Massimo Bergaglio, Filippo Quaglini e Maurizio Marcone

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Avv. Antonio Savio e Giorgia Aresu

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Elisabetta Federgari, Filippo QUaglini, Massimo Bergaglio, Alessandro Pantano

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er le successive serate, ad accompagnare i piatti proposti il vino Eleonora di Giorgi, i preziosi vini dell’azienda Guerci, di Milena Guerci e la splendida voce di una giovane ma grande cantante: Giulia Thaler.

Milena Guerci

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Giulia Thaler

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Gian Mario Viola (sin.)

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er l’ultima di questa serie di Apericena in Castello, si e’ scelto di riproporre i vini dell’azienda Guerci e Giorgi in un’atmosfera sempre coinvolgente allietata dall’incantevole voce di Mary Montesano. Una location da sogno, splendide voci, ottimi vini e gustosi piatti hanno permesso la realizzazione di eleganti serate ricche di divertimento e relax.

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Mary Montesano

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Gli Chef del CAstello di San Gaudenzio

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Daniela Sartori e Daniele Taramaschi

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MaBeDo Card è una preziosa carta sconti che accompagna chi la possiede negli acquisti e che permette di risparmiare nelle attività convenzionate in tutta Italia. Il circuito MaBeDo Card è costituito da un insieme di strutture operanti sul territorio nazionale, principalmente dedicate all’enogastronomia, al tempo libero, al turismo, allo shopping e ai servizi. Ogni struttura ha una propria convenzione che consente al titolare della Card di ottenere lo sconto concordato con MaBeDo alla presentazione della tessera.

ALCUNE DELLE NOSTRE STRUTTURE CONVENZIONATE Agriturismi Agriturismo La Sorgente Castello di Luzzano Agriturismo Il Fienile Agriturismo Hermione Aziende Vinicole Cantina Scuropasso Ca’ di Frara Giorgi Vini La Parrocchiale Cascina Montagnola Molinari Vini Castello di Luzzano Az. Agr. Quaquarini Az. Agr. Finigeto Az. Agr. Monsupello Az. Agr. Rebollini Bruno & C. Azi. Agr. Anteo La Costaiola Bar e Caffetterie Pasticceria Bordoni Time Out Cafè Bar Cerere Cafè Il Ponte

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Ristorante Pizzeria Quattro Ristorante Vigna del Pero Trattoria La Pesa Il Boss de le Balze Ostaria da’l Gondolièr Osteria del Naviglio Albergo Ristorante Selvatico Trattoria Da Lina La Locanda di Calvignano Locanda Vecchia Pavia al Mulino Hotel Castello di San Gaudenzio Ristorante Pizzeria Charlot Le Rubinie del Po Ristorante Pizzeria Palinuro Bierhaus – Ristorante bavarese Moya Japanese Restaurant

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“La Vendemmia� di Montenapoleone per le Cantine Ferrari

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rmenegildo Zegna ha ospitato le bollicine Ferrari Trentodoc rinnovando una collaborazione ormai consolidata, anche per questa edizione, che per la prima volta replica in Via dei Condotti a Roma. Nella settimana dal 9 al 16 ottobre, per l’ottavo anno consecutivo, le vetrine del quadrilatero della moda milanese si sono tinte di calde sfumature autunnali per ospitare le più importanti case vinicole italiane, in uno degli eventi più glamour e raffinati dell’anno. E’ la Vendemmia di Montenapoleone, appuntamento immancabile per le Cantine Ferrari, che qui rinnovano il loro sodalizio con Ermenegildo Zegna all’insegna dell’eccellenza Made in Italy. La boutique Ermenegildo Zegna di Via Montenapoleone ha così ospitato, nella serata di giovedì 12 ottobre, una degustazione di Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2006, icona della Casa trentina, che ha accompagnato la proposta gastronomica del ristorante stellato da Vittorio; gli ospiti hanno inoltre potuto assaggiare il Ferrari Perlé Zero, il nuovo ed innovativo Trentodoc a dosaggio zero, presentato circa un mese fa proprio a Milano. Un appuntamento che riscontra un grandissimo successo di pubblico, al punto che quest’anno per la prima volta si è spostato anche a Roma, il 19 ottobre, con la “Vendemmia di Via dei Condotti”. Anche in questa occasione Ferrari e Ermenegildo Zegna sisono presentati insieme, proponendo in degustazione l’annata 2006 del Giulio Ferrari Riserva del Fondatore. Si rafforza quindi la collaborazione tra due brand espressione dell’arte di vivere italiana, perfetti per celebrare l’eleganza e il gusto in tutti i sensi, come accade in tutte le boutique Zegna del mondo, i cui clienti vengono accolti con un calice di Ferrari Perlé Trentodoc. Quella tra Cantine Ferrari e Zegna è una partnership consolidata da un legame profondo, che affonda le radici nella condivisione dei valori di una lunga storia familiare e nella capacità di comunicarli a livello internazionale attraverso un autentico stile italiano, sinonimo non soltanto di eleganza, ma anche di qualità e cultura.

La famiglia Lunelli presenta il nuovo Ferrari Perlè

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Le Tenute Lunelli ospiti di Corneliani a “La Vendemmia” di Montenapoleone Lo stile sartoriale di Corneliani esaltato dall’eleganza dei vini trentini, toscani e umbri delle Tenute Lunelli

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e Tenute Lunelli anche quest’anno sono state ospiti della raffinata boutique Corneliani di Via Montenapoleone in occasione dell’ottava edizione de “La Vendemmia” di Montenapoleone, l’iniziativa che unisce i grandi nomi del mondo del vino con quelli della moda e del lusso presenti nella più rinomata via dello shopping milanese. Un appuntamento ormai consolidato che nella serata del 12 ottobre ha offerto agli ospiti un percorso visivo e gustativo tra i valori che accomunano i due marchi e sui quali entrambi hanno fondato il proprio successo: eccellenza ed eleganza italiana. In degustazione un’etichetta per ognuno dei tre territori in cui sono radicate le Tenute Lunelli: dal Trentino il Pietragrande 2016, Chardonnay dall’eleganza aromatica impreziosita da un tocco di Sauvignon; dalla Toscana l’Aliotto 2014, uvaggio di Sangiovese, Cabernet e Merlot nati nei vigneti della Tenuta Podernovo; dall’Umbria lo Ziggurat 2014, il Montefalco Rosso che nasce nel Carapace, la cantina scultura realizzata da Arnaldo Pomodoro. Nel corso della serata è stato possibile ammirare all’interno della boutique un modellino di bronzo della cantina firmato dallo stesso Pomodoro. Una splendida occasione per unire ancora una volta lo stile della moda Made in Italy con l’autentica passione per il territorio italiano. Passione che ha portato la famiglia Lunelli, da tre generazioni impegnata in un progetto enologico ispirato a sostenibilità e eccellenza, ad ampliare il proprio orizzonte dal Trentino a Umbria e Toscana, arrivando a una collezione di vini di grande qualità e longevità, espressione di terre uniche, patrimoni di bellezza e cultura.

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La Ferghettina della Famiglia Gatti

ospitalitĂ in Franciacorta di CRISTINA DINATALE

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ituata nel cuore della Lombardia, affacciata sul Lago D’Iseo, a pochi passi da Milano, si trova la Franciacorta la cui eterogeneità e la straordinaria ricchezza minerale che compongono il terreno, costituiscono l’elemento distintivo di una viticultura di qualità. Sulle colline della Franciacorta la coltivazione della vite ha origini remote, come testimoniano i ritrovamenti dei vinaccioli di epoca preistorica e gli scritti di autori classici come Plinio e Virgilio. E’ dalle dolci lande della Franciacorta, sulle colline illuminate e scaldate dal sole che crescono e vengono coltivate con cura, dedizione e l’amore di una conduzione di tipo famigliare, le preziose vigne che danno origine ai vini dell’azienda Ferghettina. Da sempre affiancato e sostenuto dalla moglie Albertina, Roberto Gatti ha saputo trasmettere la sua passione ed il suo amore per l’azienda da lui creata anche ai figli Laura e Matteo che, laureati in enologia, affiancano ora il padre insieme ad altri quindici collaboratori. Lunedì 16 ottobre lo staff di MaBeDo ha avuto il piacere di ricevere l’invito ad uno degli straordinari eventi proposti dalla Ferghettina. Percorrendo lo scenografico viale d’ingresso è possibile accedere alla corte, al porticato, alla grande sala panoramica, alla stanza del camino. Il panorama visto da qui è strabiliante: le vette Alpine, il Lago Sebino, le dolci colline, le vigne.. pace e pura poesia.

Filippo Quaglini, Laura Gatti e RIccardo Zatelli

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Filippo Quaglini e Roberto Gatti

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a serata ha inizio con una visita guidata della cantina; i locali principali sono ricevimento uve e pressatura, fermentazione mosti e stoccaggio vini in lavorazione, presa di spuma e affinamento sur lies del Franciacorta, barriques, imbottigliamento, sboccatura e magazzino del vino finito. Mattoni a vista, botti, bottiglie perfettamente accatastate.. profumo di cantina, di mosto, di vino, di storia; profumo di passione. E’ questa la sensazione che si avverte qui, ascoltando la spiegazione di tutti i passaggi che dalle viti portano alla realizzazione di questo nettare tanto pregiato.

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opo una prima degustazione in cantina, si passa al momento tanto atteso, la cena. Gusto, qualità, eleganza e raffinatezza caratterizzano la cena offerta; quattro portate per quattro tipologie di vino. Per antipasto sono stati proposti abbinamenti di salumi caserecci, fantasie di bosco composta da funghi di muschio, cipolline in aceto balsamico, carciofi, verdure grigliate, persico reale alla milanese, frittata con zucchine e molto altro ancora. I primi: due portate dal gusto delicato, gnocchetti di patate con pesto e polpa di granchio reale e ravioli di stracotto di manzo con aromi. Per concludere, manzo all’olio extravergine di oliva con patate lesse e salmerino al forno con polenta. I vini ampi, armonici, caratteristici: Brut, Saten, Extra Brut ed il Rose’, protagonisti indiscussi di questa splendida serata. Un sincero ringraziamento alla famiglia Gatti che grazie ad un’accurata selezione tra i migliori chef, all’impeccabile servizio catering fornito dall’Osteria “La Smorfia” e all’istruttiva visita guidata in cantina hanno permesso la realizzazione di una piacevolissima serata.

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Filippo Quaglini, Riccardo Zatelli

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Madrid Di TITTI MIGLIAVACCA

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enché la Spagna sia oggi sotto pressione a causa di forti sentimenti scissionisti/indipendentisti rimane un grande Paese dalle origini antiche. La sua capitale è Madrid città al contempo antica e moderna. Passeggiando per le sue vie si possono individuare i vari passaggi di potere che si sono susseguiti e l’impronta che ogni sovrano ha lasciato. Madrid non ha icone immediatamente riconoscibili che la connotino , come ad esempio Londra o Parigi, tuttavia sorprende per la sua varietà, lasciando scoprire al visitatore i suoi angoli più caratteristici. Situata nel cuore della SPAGNA a 660 metri sul livello del mare Madrid è la capitale più alta d’Europa. L’ aria è pura e fresca tanto che le principesse europee si recavano a Madrid per dare alla luce i loro principini. Alla fine degli anni 70 del secolo scorso, dopo la caduta del dittatore Francisco Franco Madrid era rinomata per la “

Movida Madrilena” Se paragonata a Cadice , fondata dai Fenici, o a Italica, fondata di Romani, le origini di Madrid non sono molto antiche nonostante reperti archeologici suggeriscano la presenza dell’uomo nella zona fin dalla Preistoria. La data è l’ 852 anno in cui “Mohammed I, emiro musulmano ” decise di erigere un “alcazar” (fortezza) nei pressi del fiume Manzanarre per arginare l’accesso settentrionale a Toledo. Intorno all’alcazar si sviluppò una comunità , in un primo tempo chiamata Mayrit , successivamente Magerit ed infine Madrid.

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La posizione strategica vicino al fiume e al centro della “Meseta” rese la cittadina terreno di scontro tra Musulmani e Cristiani, finché agli inizi del nuovo millennio arrivò Alfonso VI re di Castiglia. I re Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona diedero il primo impulso alla crescita della città che “esplose” da quando Filippo II vi trasferì la corte e la designò e disegnò capitale dell’Impero. Madrid raggiunse il suo massimo splendore politico e culturale sotto il regno di Filippo IV. In questo periodo vissero i grandi maestri Cervantes, Lope de Vega, Zurbaràn, Diego Velasquez e Murillo, producendo le loro migliori opere. Nel 1700 Carlo II morì senza eredi lasciando il trono di Spagna vacante. Si scatenò una guerra di successione durata 14 anni al termine della quale Filippo d’Angiò , appoggiato dalla Francia , salì al trono con il nome di Filippo V che divenne così il primo sovrano Borbonico. Filippo V si circondò di consiglieri francesi e italiani e si preoccupò di dare a Madrid impronta prettamente francese. Infatti sulle rovine dell’Alcazar , distrutto da un incendio, fece iniziare la costruzione del Palazzo Reale ispirato

Agli inizi del 1800 la città si ribellò ai francesi. l’insurrezione fu domata nel sangue da Gioacchino Murat e Napoleone ristabilì sul trono il fratello Giuseppe. Tuttavia nel 1814 dopo la guerra d’Indipendenza i reali ripresero possesso del trono con Ferdinando VII che “obtorto collo” riconobbe la nuova Costituzione Liberale. La seconda metà del XIX secolo fu testimone di alterne fasi di ribellione e restaurazione. La perdita delle Colonie, la questione sociale della povertà del popolo , le nuove idee rivoluzionarie che prendevano piede videro la casa reale sempre più indebolita. La nuova rivoluzione sociale manifestatasi con la guerra civile del 1936/1939 sfociò nella dittatura di Francisco Franco durata fino al 1975 alla di lui morte, quando venne richiamato in Sapagna re Juan Carlos I. Il 19 giugno 2014 Juan Carlos ha abdicato in favore del figlio Filippo VI

a Versailles.

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Plaza Mayor

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a Plaza Mayor è situata nel cuore della città, a pochi passi dalla Puerta del Sol e dal Palacio Real. Rappresenta il centro storico della capitale e la testimonianza della Madrid austriaca. Fu costruita sulla superficie dell’antica Plaza de Arrabal, luogo in cui si svolgeva il più vecchio mercato della città, quando la corte di Filippo II fu trasferita a Madrid. Fu inaugurata da Filippo III, la cui statua troneggio nel centro è stata più volte rimaneggiata e ricostruita. Ha cambiato anche il nome e conserva l’attuale dalla fine della guerra civile. Dal XVII secolo è stata il centro della vita commerciale, sociale, politica e religiosa. Qui si sono svolte canonizzazioni, esecuzioni, inquisizioni, corride, rappresentazioni teatrali e incoronazioni dei reali. Filippo volle dare unità alla piazza prendendo a modello il Palacio de la Panaderia.

La casa delle foglie Tirana

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La casa de la Panaderia è l’edificio più significativo della Plaza Mayor , quello costruito per primo ed il modello per tutti gli altri palazzi. Costruita nel 1590, fu decorata da Carlos Franco: è stata per lungo tempo la panetteria più importante di Madrid .

La statua di Filiippo III al centro della piazza rende omaggio al sovrano che ne volle la costruzione. Filippo III commissionò anche la costruzione del palazzo reale e della basilica di san Francesco.

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Museo del Prado

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l museo fu aperto per la prima volta nel 1819 grazie al sostegno di Maria Isabella di Braganza. L’Edificio era stato progettato da Juan de Villanueva come Gabinetto di Storia Naturale. Ospita una collezione di 8600 quadri e più di 700 sculture, possiede la più completa rassegna di pittura spagnola. Non mancano opere di pittori italiani e fiamminghi. Si può di che è uno dei più importanti musei di pittura del mondo , raccoglie la storia della pittura europea degli ultimi cinque secoli.

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Parque del Retiro Il Parco è situato proprio alle spalle del museo del Prado . In passato era proprietà della famiglia reale, qui il sovrano soleva ritirarsi con la sua famiglia in cerca di quiete e riposo. Deriva il suo nome da questa funzione, anche se con il passare dei secoli il parco passò ad assumere caratteristiche di area pubblica. Nel 1868 cessò di essere recinto reale e divenne proprietà del Comune di Madrid. Tra i vari edifici che si trovano al suo interno sono degni di nota il Palacio de Cristal in ferro e vetro, il Palacio de Velasquez e la Casita del Pescador.

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Museo Thyssen Bournemisza La raccolta di opere del museo THYSSEN è la collezione privata del magnate tedesco dell’acciaio arricchitosi a dismisura durante la seconda guerra mondiale. La collezione spazia da Van Gogh a Caravaggio a Van Dick a Hopper a Raffaello a Degas a Renoir,a Dalì, Goguin, Picasso e Matisse. Il museo è situato a pochi passi dal Prado sul Paseo del Prado appunto.

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Centro de arte Reina Sofia Il museo Reina Sofia raccoglie opere d’arte dal ‘900 ai giorni nostri. Era un ospedale fino al 1986 quando fu restaurato e aperto come museo . Le collezioni danno ampio spazio ai pittori moderni spagnoli come Picasso, Dalì e Mirò. il famosissimo Guernica di Picasso e relativi studi per la sua realizzazione sono qui custoditi.

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Palacio Real

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l Palazzo fu fatto costruire da Filippo V sui resti dell’Alcazar distrutto da un incendio e fu abitato per la prima volta da Carlo III figlio di Filippo. È ispirato agli schizzi del Bernini per la costruzione del Louvre di Parigi. È articolato intorno ad un patio quadrato, ha una galleria ed una Piazza d’Armi. Consta di più di 3000 camere, dispone di Capilla Real e di Farmacia Real. Gli arredi e le varie strumentazioni sono molto ben conservate. È aperto al pubblico e meta di numerosissimi visitatori. Il mercoledì si svolge la cerimonia del Cambio della Guardia Reale.

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Puerta de Alcalà

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a Puerta de Alcalà fu fatta costruire da Carlo III nell’ambito dei lavori di miglioramento della città intrapresi da Filippo V e portati avanti da Carlo, è opera dell’architetto Francesco Sabatini, ha lo stile di un arco di trionfo e presenta 5 entrate. Nel monumento si fondono lo stile barocco e quello neoclassico.

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Puerta del Sol

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a Puerta del Sol è una delle Piazze principali di Madrid ed il fulcro degli edifici piÚ significativi della capitale.

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Monastero de la Descalza Real Il monastero fu fondato da Giovanna d’Asburgo figlia di Carlo V nel palazzo in cui lei nacque. Alla prematura morte del marito Giovanna decise di ritirarsi a vita monastica abbandonando il figlio di appena tre mesi. Il luogo divenne monastero di clausura dell’ordine delle Clarisse. Il palazzo conserva molte caratteristiche originarie soprattutto nei decori ed è testimonianza della storia della città.

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Tabernas

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e tipiche Tabernas rivestono una parte importante della vita madrilena. Vi si possono gustare le “tapas” accompagnate da un buon bicchiere di “cerveza” e altri piatti classici e non della meravigliosa cucina spagnola. Si racconta che a Madrid il primo locale commerciale fosse una Taberna, di quelle tipche decorate con gli azulejos un po’ sbiaditi ne sono rimaste un centinaio.

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Rallylegend un sogno proibito Di PIERO VENTURA

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ll’inizio sembrava solo un sogno proibito. Coloro che lo volevano realizzare,Vito Piarulli e Paolo Valli, quando parlavano in giro della loro meravigliosa idea di mettere insieme uomini e mezzi protagonisti delle gare che facevano davvero battere il cuore, bene che andasse ricevevano in risposta sorrisini imbarazzati, di quelli che dicevano: “... tanto non ce la farete mai”. Entrambi piloti genleman della Repubblica del Titano con una passione senza confini per le corse di un tempo che fu, bussavano a diverse porte e quasi non venivano presi sul serio. Senza demordere, con tanta caparbietà sono riusciti a trasformare questa avventura, in un sogno che prima è diventato realtà e poi si è trasformato in un vero brand, una manifestazione fuori dagli schemi, ribattezzata la Woodstock dei rally. Quel sogno fu chiamato: “Rallylrgend” una denominazione che adesso è copiata un po’ da tutti. Eppure in quel 2003 in cui tutto ebbe inizio non fu per niente facile condurre in porto la prima edizione. A far superare le problematiche emerse fu l’importante lavoro profuso da Vinicio Prodani e Bobo Furlani, storici uomini della macchina organizzativa.

Gli organizzatori si misero a cercare piloti e macchine, uno per uno.Una fatica bestiale e anche una bella soddisfazione quando ogni casella s’era infilata al punto giusto. Sono passati 14 anni da allora. In quella prima edizione si poteva correre con una licenza amatoriale e anche senza tuta. La gara era metà su asfalto e metà su terra. Questa formula piacque davvero a tutti. A riguardare adesso certe foto c’è ancora da stropicciarsi gli occhi. Ci sono i due volte campioni del mondo Walter Rohrl e Miki Biasion e tutte le stelle più grandi del firmamento dell’Italia dei rally Anni 70 - Anni 80. C’è Lele Pinto ecc. Ci sono i Coppi e Bartali delle prove speciali nel Belpaese Adartico Vudafieri e Tony Fassina. C’è il tre volte campione d’Europa e sei volte tricolore Dario Cerrato. C’è lo stilosissimo Tonino Tognana, tricolore nel 1982, il mago del traverso Federico Ormezzano, l’ex campione europeo e italiano Maurizio Verini, detto la Sfinge, con la 131 Alitalia. Franco Uzzeni e Giorgio Taufer con le Porsche. C’è la Pirelli che subito inizia a credere all’iniziativa, spedisce un van, si cala nello spirito della manifestazione. Brilla per la sua presenza pure l’enfant du pays Massimo Ercolani, anche lui apripista con la 037 e il numero 0 appiccicato sulle portiere: non correva da diverso tempo, ma ci volle davvero poco per convincerlo.

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avanti a lui ancora come apripista parte Miki Biasion con la Delta S4. Non manca neanche Piero Liatti che maneggia una Lancia Delta. Fu subito un successone. Eppure quella volta la straordinaria rimpatriata di vetture e piloti da sogno passò quasi sotto silenzio sulle riviste specializzate. Per la serie: anche i giornali (spesso) sbagliano. A vincere sono stati i sammarinesi Muccioli che con la loro Porsche 911 Gruppo 3 hanno battuto per 5” Tognana-De Antoni sulla gloriosa Ferrari 308 GTB. Applausi a scena aperta per Ormezzano (5° su Stratos), Bentivogli (8°, Alfetta), Rohrl (10°, 037). Strepitosa la battuta finale regalata proprio da Rohrl durante le premiazioni. Appena ricevuta la coppa Walter in perfetto stile teutonico, ironizza: “Davvero tutto perfetto. Io mai però arrivato decimo in un rally con 037!”. Ora si può dire RallyLegend quel giorno aveva sbancato.

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Quaroni da il via ad uno dei tanti equipaggi stranieri

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nche quest’anno i più grandi campioni della storia dei rally, si sono dati appuntamento a San Marino per celebrare quindici anni di rallylegend e il ricordo di Colin McRae, campione del mondo a 27 anni nel 1995 e scomparso 10 anni fa. Una foto di gruppo bellissima: dieci piloti e quattro navigatori che hanno scritto la storia dei rally, tutti insieme, sabato 21 ottobre, sul palco della Conferenza WRC della Rallylegend Arena è stato un evento che finora non si era mai visto. E ancor più emozionante vederli poi, ancora tutti assieme, al volante delle macchine che hanno reso leggendarie. Stig Blomqvist, Ari Vatanen, Timo Salonen, Juha Kankkunen, Miki Biasion, Didier Auriol, Marcus Gronholm, Petter Solberg e i due campioni dei giorni nostri Sebastien Loeb e Sebastien Ogier, insieme a Hans Thorszelius, navigatore di Bjorn Waldegaard, a Luis Moya, che rappresentava Carlos Sainz, e ai co-driver di Colin McRae Derek Ringer e Nicky Grist: un vero parterre-de-roi che, dal palco della Arena, ha raccontato Colin McRae, fuoriclasse amatissimo anche dei suoi avversari. Presente e partecipe anche la famiglia del campione scozzese, con papà Jimmy, la mamma Margaret, la figlia Hollie e il fratello Alister, anche lui pilota di valore.

Omaggio dei Piloti a Colin McRae

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ra il folto pubblico presente, spettatori attenti ed emozionati, tanti piloti e campioni in gara a Rallylegend, tra cui Kris Meeke, che è stato un “pupillo” di Colin McRae ad inizio carriera, e Thierry Neuville, in attesa della sua esibizione della domenica a Rallylegend, insieme a Sandro Munari e Simo Lampinen, due grandissimi dei rally dell’epoca “pionieristica”. La quindicesima edizione del Legend ha scritto una pagina indelebile, del motorsport. Tutti i campioni che hanno fatto epoca, sono dunque saliti sul Titano per il tributo al più giovane campione iridato di sempre. Oggi come allora, con le stesse vetture e lo stesso entusiasmo che ha caratterizzato la loro carriera. Un omaggio al quale nessuno ha voluto mancare. E poi la gara vera e propria. Nella categoria delle Historic, c’é stata la vittoria di Marco Bianchini e Darderi a bordo della splendida Lancia 037 del 1985, che hanno preceduto Calzolari-Costa con la Ford Escort RS del 1981 e Cesarini-Gabrielli su Ford Escort RS del 1973. Appena giù dal podio, Rosati-Toccacielo con la Talbot Lotus del1979, mentre chiudono la top five assoluta gli stradellini Claudio Covini e Andrea Brega con la Lancia Rally 037 del 1985. Simone Romagna ha dominato la categoria delle Mith. il pilota della Lancia Delta Integrale ha chiuso davanti ai sammarinesi, Baldacci-Magnani con la Clio. A completare il podio, uno dei piloti più amati dal pubblico del Legend, l’uruguaiano Gustavo Trelles con Jorge Del Buono sulla Delta. Ottima seppure non eccessivamente fortunata la prestazione dell’applauditissima ticinese Chantal Galli eccezionalmente navigata da Luca Cattaneo sulla Lancia Delta Integrale 16v in livrea Oceano. Nella classe WRC è arrivato il successo di Luciano Cobbe con la Ford Focus mentre che si sono aggiudicati la prestigiosa Antigua Cup. Capitolo spettatori; stimata la presenze di circa ottanta mila persone. Numeri da brividi. Un evento che è andato oltre la leggenda.

La Ticinese Chantal Galli

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Magazine

Pubbliredazionale N°33 Ottobre 2017 Realizzato da MaBeDo S.r.l. Responsabile: Filippo Quaglini Direttore Editoriale: Emanuele Bottiroli Grafica: Sara Giammona Testi: Dario Bertini, Silvia Brigada, Cristina Dinatale, Titti Migliavacca, Remo Pàntano, Valeria Portinari, Piero Ventura Web Manager: Sara Giammona Web Hosting: Zeus Telematica Tutti i diritti riservati, la riproduzione totale o parziale è vietata in qualsiasi forma.


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