MaBeDo Magazine n° 35 - Gennaio - Febbraio 2108

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MaBeDo MAGAZINE n°35

MaBeDo MAGAZINE n°32

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EDITORIALE Ben rirovati cari lettori di MaBeDo Magazine, siamo nel 2018 e ripartiamo alla grande, sempre più appassionati per il nostro lavoro. Abbiamo tanti nuovi progetti e tante novità. MaBeDo Magazine ha una nuova veste grafica, sempre più ricca di contenuti impreziositi da splendide immagini. Nel primo numero vi porteremo in meravigliosi luoghi tutti da scoprire; siete pronti? Vi portiamo in Oltrepò Pavese alla scoperta della Tenuta Quvestra, un connubio perfetto tra ottimo vino e ospitalità da sogno! Andreamo a Parma, città d’arte e patrimonio gastronomico. Vi proponiamo un week end sul Lago d’Iseoe un viaggio lungo il Mar Adriatico in Dalmazia. Non può mancare il mondo dei motori, vi parliamo dello storico Rally di Montecarlo. Vi auguriamo buona lettura! Filippo Quaglini

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SOMMARIO WINE E OSPITALIÀ 6 - TENUTA QUVESTRA

48 - PERLE DI DALMAZIA

CITTÀ D’ARTE

MONDO DEI MOTORI

22 - PARMA

80 - RALLY DI MONTECARLO

WEEKEND 36 - LAGO D’ISEO

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VIAGGI

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TENUTA QUV STRA di Cristina Dinatale

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uesto mese, Miriam e Simone Bevilacqua, festeggiano quattordici anni di vita insieme. Quattordici anni di passioni ed interessi condivisi, di sogni e di corse volte a realizzarli. Parliamo con loro per la prima volta al telefono e a grandi linee ci raccontano un po’ chi sono. Iniziamo a conoscerli, senza vederli e questo lascia spazio all’immaginazione, alla volontà di dare a quelle voci un volto. Voci giovani, allegre, ricche di consapevolezza, di volontà e speranza. La loro determinazione ed esperienza mi colpiscono. Divago con la mente e penso che ascoltando si impara sempre tanto. Decido di lasciarmi ispirare dal loro modo preciso, puntiglioso ma allo stesso tempo creativo e divertito. Avranno quarant’anni, a quell’eta’ vorrei essere cosi’ e vorrei aver realizzato almeno la metà di quello che hanno realizzato loro, penso tra me.

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E’ lunedi, non un lunedì dei tanti, è il giorno in cui, finalmente daremo un volto a quelle voci, è il giorno in cui vedremo per la prima volta la tanto citata Tenuta Quvestra gestita dai coniugi Miriam e Simone. Carichiamo la nostra auto con l’attrezzatura necessaria e partiamo. Il cielo e’ limpido, azzurro ed il sole rompe il freddo pungente tipico di questo periodo dell’anno e ravviva i verdi ed i marroni che colorano il panorama che scorre fuori dal finestrino della nostra auto. Filari di vigne nude, dolci pendii, natura dormiente ma sempre magica agli occhi attenti di chi la osserva, la musica rock di Virgin Radio e la voglia di arrivare e’ la sensazione che si respira nella nostra auto targata MaBeDo.


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-Piacere Miriam, piacere Simone! Finalmente ci conosciamo!Rimango sbalordita quando scopro che tutta quella determinazione, ricerca e realizzazione appartiene a due giovani di soli ventinove anni! 1 - Suggestiva veduta della frazione di Soriasco di Santa Maria della Versa (PV) dalla Tenuta Quvestra. 2 - I coniugi Miriam e Simone Bevilacqua, gestori della Tenuta Quvestra.

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E’ a Santa Maria della Versa, nel cuore dell’Oltrepo’ Pavese, in provincia di Pavia che si trova “La Tenuta Quvestra”; gestita da questi giovanissimi sommelier ed esperti qualificati assaggiatori. Dodici splendidi ettari di terreno caratterizzano le due principali attività della Tenuta Quvestra: cantina vitivinicola ed ospitalità. Dieci ettari sono dedicati alla coltivazione delle uve: croatina, pinot nero, chardonnay, riesling, barbera e merlot un tipo di uva molto apprezzata dal mercato estero. Le vigne sono attentamente curate, potate e gestite seguendo l’obbiettivo “qualità” piuttosto che “quantità”. Simone e Miriam ci spiegano che lavorare nel rispetto dell’ambiente e seguire un tipo di vita sano, green è’ tra i loro obiettivi principali. Per tale motivo coltivano personalmente un orto dai prodotti selezionati ed attentamente curati, hanno costruito un’accogliente casetta per le loro galline e soprattutto, cercano di non ricorrere a sistemi di trattamento chimici e sperano un giorno di ottenere la certificazione “Bio” per i loro prodotti.

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Alla Tenuta Quvestra potrete acquistare gli ottimi vini la cui direzione enologica e’ affidata a Mario Maffi, memoria storica dell’Oltrepo’ Pavese e da Franco, enologo della stessa cantina: spumanti, vini rossi riserva di croatina, pinot nero, merlot, chardonnay, la “collezione” Sinfonia ed il bonarda frizzante. Miriam e Simone, credono fortemente nello “storytelling” e ad un approccio al cliente visitatore di tipo esplicativo; raccontare i passaggi per ottenere i vini acquistati aiuta ed accompagna l’esperienza sensoriale che deriva dal degustare il cosiddetto “nettare degli Dei”. Per tale ragione, vengono organizzati tour guidati nelle vigne ed in cantina sensibilizzando ed avvicinando il cliente al raffinato ed allo stesso tempo misterioso mondo del vino. Potrete, quindi, partecipare alle degustazioni organizzate comprensive di tour guidato, degustazione vini, prodotti come formaggi e salumi provenienti da piccoli produttori locali e confetture e “lievitati” come pane, pizze, torte… prodotte dalla stessa Tenuta Quvestra.

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Tra i suggestivi filari di vigne che caratterizzano questa magica tenuta, raffinate e maestose, a dominare dall’alto la Tenuta, due splendide ville con piscina. La prima, Villa Magna, è divisa in due appartamenti: uno da otto posti letto ed il secondo da quattro. La seconda, Villa Parva, è composta da tre appartamenti: uno da quattro/ sei posti letto e gli altri due da due posti letto. Spazi ampi garantiscono la privacy di ciascun ospite: camere matrimoniali, servizi, ampio salone con camino a legna (solo in Villa Magna), cucina dotata di ogni comfort e luminose vetrate che consentono la “contemplazione” di un panorama ipnotico, arredamento curato nel dettaglio, dal design minimal, moderno e raffinato, sono le caratteristiche degli appartamenti sopra citati. Entrambe le ville godono di dehor privato dotato di area relax, barbecue ed accesso alle due piscine. La Tenuta Quvestra mette a disposizione dei propri ospiti numerosi servizi come: wifi, tv, aria condizionata e, per i possessori di auto elettrica Tesla o altro modello, la possibilità di ricaricare la batteria auto.

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Vino ed attività’ originali, divertenti e romantiche caratterizzano questo luogo a dir poco, meraviglioso. Potrete vivere la romantica esperienza di un pic nic tra le vigne gustando i prodotti della Tenuta sotto l’ombra di un maestoso e suggestivo albero pluridecennale, partecipare al Laboratorio di cucina tenuto dagli stessi Simone e Miriam o ad una sessione di “Yoga tra le vigne”. Su richiesta, per un minimo di otto ed un massimo di venti persone, potrete assaporare la sublime e semplice cucina della Tenuta. La Tenuta Quvestra, mette a disposizione di aziende e privati la sua sala meeting. Con una capienza di circa novanta persone, Tv da 60 pollici, rete wifi, possibilità di servizio catering, aperitivo o, previo accordo, servizio di ristorazione. Alla Tenuta Quvestra viene fatto tutto nel rispetto dell’ambiente e della biodiversita’; per tale ragione Miriam e Simone propongono agli ospiti prodotti provenienti dal loro orto, dalle loro galline o, come detto, da produttori locali. Numerose ed originali attività, degustazioni, ospitalità e soprattutto ottimi vini di qualità, qui alla Tenuta Quvestra: oasi di pace e relax.

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TENUTA QUVESTRA LocalitĂ Case Nuove, 9, 27047 Santa Maria della Versa PV Telefono: 347 601 4109

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MaBeDo Awards Guida ai sapori e piaceri di Pavia e provincia 2018 Pavia con la sua provincia, il suo clima bizzarro ed allo stesso tempo suggestivo… le sue tradizioni e l’ottimo cibo. Una città da conoscere e scoprire sia per chi la vive sia per chi, per la prima volta, decide di visitarla. Numerose le bellezze architettoniche, storico culturali, i locali ed i ristoranti dove potrete assaporare i buoni piatti della tradizione che profumano di storia, di storie e di tempo; un tempo passato “ridipinto” con sfumature innovative, attuali, creative. MaBeDo ha deciso di creare un “sentiero” ed accompagnarvi in questa sorpresa culinaria fatta di tappe sublimi, di piatti dal sapore esplosivo: “MaBeDo Awards Guida ai sapori e piaceri di Pavia e Provincia 2018”. Una guida che recensisce le migliori attività legate al mondo gourmet ed ospitalità; sei pagine arricchite di fotoreportage, vi racconteranno la storia, i piatti ed i vini ma soprattutto vi faranno vivere un’esperienza sensoriale che vi spingerà ad avvertire un desiderio. Il desiderio di percorrere il sentiero che abbiamo tracciato per voi. Se sei un operatore del settore e sei interessato a far parte della “MaBeDo Awards Guida ai sapori e piaceri di Pavia e Provincia 2018”, contattaci! Tel. 0382 1543534 E-mail: mabedosrl@gmail.com www.mabedo.it

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PARMA

La città della musica, dell’arte e del gusto di Silvia Brigada

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nauguriamo il nuovo anno con una gita fuori porta. Meta la bellissima città di Parma.

In un’assolata domenica di fine gennaio partiamo di buon’ora alla volta della storica città emiliana, situata lungo l’antichissima Via Emilia, fatta costruire dal console romano Marco Emilio Lepido (da cui il nome), quale arteria viaria di collegamento tra Rimini e Piacenza.

Di origine romana è anche il nome della città che, secondo molti storici, deriverebbe dallo scudo circolare usato dall’esercito romano e che richiamava la forma del primo nucleo urbano. Altri sostengono che il nome derivi dai nomi documentati delle tribù etrusche Parmeal, Parmni o Parmnial, che forse risiedettero nel territorio.

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Tra una chiacchiera e l’altra, arriviamo a Parma: da subito si resta piacevolmente affascinati dalla bellezza dei palazzi e dei monumenti, nonché dalla speciale cortesia che gli abitanti ci riservano. Prima di affrontare la nostra “passeggiata parmense”, facciamo tappa al Bar Maghes (Strada Cavour 33) centralissimo, poco distante da Piazza Duomo, dove veniamo accolti dal personale giovane ed efficiente che ci vizia con una colazione a dir poco golosa!

1 - Le caratteristiche case di Parma 2 - Veduta dei tetti di Parma


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niziamo la nostra visita della città dal cuore, Piazza Duomo, una delle più belle ed eleganti piazze d’Italia, in un insieme di architetture storiche armonico e perfettamente conservato: il Duomo, il Battistero e il Palazzo Vescovile. Questi tre edifici, che raccontano più di mille anni di storia, creano una scenografia davvero unica di equilibrio e bellezza.

Il Duomo è considerato uno dei più eccelsi esempi di Romanico lombardo, come ricorda la sua struttura e la bella facciata e, per la lunga storia della sua costruzione, è una vera enciclopedia di stili: i lavori di costruzione iniziarono nel 1100 circa e fu consacrato nel 1160. Il suo maestoso interno, a tre navate con matroneo, conserva opere mirabili, come la Deposizione dalla croce, bassorilievo del 1178 di Benedetto Antelami, e il ciclo di affreschi cinquecenteschi del grande protagonista dell’arte pittorica di Parma, Correggio, che realizzò nella grande cupola uno straordinario ciclo di affreschi, ispirato al tema dell’Assunzione della Vergine.

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A fianco del Duomo troneggia il celebre Battistero, progettato dall’Antelami nel XII secolo, uno straordinario edificio ottagonale interamente rivestito in marmo rosa di Verona, arricchito da affreschi e sculture zoomorfe risalenti al XIII e XIV secolo; secondo la tradizione, il battistero sorge sul luogo dove anticamente vi era un torrente che serviva ad alimentare il grande fonte battesimale interno. L’esterno, invece, è un racconto per immagini: la vita di Gesù e di Maria, del Battista, la morte e la resurrezione, così come le decorazioni della cupola interna, che la storia di Gerusalemme dopo la fine del mondo. Il Palazzo Vescovile, infine, è oggi sede vescovile e del Museo Diocesano.


Lasciamo il Medioevo per addentrarci nelle meraviglie del Rinascimento parmense, visitando il Monastero di San Giovanni Evangelista, un grandioso complesso costituito dalla chiesa, dal convento e dalla Antica Spezieria di San Giovanni. La chiesa è stata affrescata in gran parte dal Correggio che ha raggiunto l’apice nella decorazione della cupola: con uno straordinario gioco prospettico e di scorcio ardito, l’artista realizza un immaginario cielo aperto sulle cui nubi sono adagiati gli apostoli con al centro la figura di Cristo, vista dal basso verso l’alto ... un vero capolavoro! (Curiosità: la figura di San Giovanni è appena visibile sul cornicione della cupola, al di sotto del cerchio degli apostoli, è si nota solo dal presbiterio!). Dall’esterno si accede al Monastero con i suoi quattro chiostri e all’Antica Spezieria, costituita da quattro sale contenenti ancora oggi gli arredi dell’epoca. Fu attiva per i soli monaci dal 1201 e rappresenta un vero percorso nella storia della medicina.

Continuiamo il nostro tour nell’arte con lo splendido Monastero di San Paolo, la cui Camera della Badessa presenta una volta ad ombrello interamente affrescata dal Correggio nel 1519. La badessa a cui si riferisce il nome è Giovanna da Piacenza, ricca e colta mecenate, che invitava a Parma artisti e uomini di cultura. Anche qui l’effetto illusionistico della pittura di Correggio è a dir poco sorprendente: la camera ha una forma quasi cubica con una struttura tardo-gotica, completamente nascosta dalle decorazioni. Un pergolato di fronde e vimini intrecciati in cui si muovono putti, Diana (dea della castità con riferimento a Giovanna da Piacenza), teste di ariete, figure mitologiche.

1 - Piazza del Duomo

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E’ ora di pranzo e tutta questa bellezza ci ha messo un certo appetito. Decidiamo così di concederci ai sapori della cucina emiliana presso la storica Trattoria Corrieri (Str. Conservatorio, 1), un antico locale che da più di due secoli sazia viaggiatori e abitanti della città.

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Il locale deve il suo nome ai tempi della duchessa Maria Luigia, quando i corrieri sostavano in questa locanda per mangiare e far riposare i cavalli legati ad anelli fissati nel muro, ad oggi ancora visibili. Alla Trattoria Corrieri si rispettano ancora oggi le ricette tradizionali di Parma e si valorizzano i sapori tipici del posto. Dopo questo pranzo ristoratore siamo pronti a riprendere le nostre visite. La prima sosta pomeridiana è la basilica di Santa Maria della Steccata, a pianta centrale. La storia della Basilica di Santa Maria della Steccata inizia a fine del XIV secolo, quando sulla facciata dell’oratorio apparve l’immagine di una Madonna che divenne subito oggetto di devozione. La gente che accorreva a vederla era talmente tanta che fu necessario costruire uno steccato: da qui, il nome della chiesa. Per proteggere la preziosa immagine, tuttora conservata sull’altare, nel 1500 fu eretto questo santuario la cui cupola venne affidata ad Antonio da Sangallo il Giovane. La chiesa conserva al suo interno notevoli affreschi rinascimentali, tra cui le Tre vergini savie e tre vergini stolte, capolavoro realizzato dal Parmigianino nel sottarco della cupola del presbiterio.

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1 - Particolare affresco della cappella della Basilica. 2 - Interno della Basiica di Santa Maria 3 - Affresco opera del Parmigianino Tre vergini savie tre vergini stolte


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Raggiungiamo, poi, il famoso complesso monumentale del Palazzo della Pilotta, iniziato nel 1583 da Ottavio Farnese che voleva farne, semplicemente, un’appendice del vicino Palazzo Ducale. La prima parte a essere costruita fu quindi un “Corridore” di collegamento con un cortile dove i soldati spagnoli giocavano spesso alla “Pelota”, da cui il nome. Nel corso del tempo a questo primo tratto si aggiunsero altri spazi in cui ospitare la ricca collezione dei Farnese di libri e opere d’arte. Attraversiamo lo Scalone Monumentale e accediamo all’interno del Palazzo che oggi ospita il Museo Archeologico Nazionale, la Biblioteca Palatina, la splendida Galleria Nazionale, il Teatro Farnese e il Museo Bodoniano. La Galleria Nazionale raccoglie la collezione di opere della famiglia Farnese, ed è formata dai quadri acquistati in Toscana dal 1734 in poi, quelli tornati in patria dopo le spoliazioni francesi, e, soprattutto, quelli acquisiti da Maria Luigia d’Austria, duchessa di Parma e Piacenza dal 1816 al 1847. Ammiriamo capolavori di Beato Angelico, Correggio, Parmigianino (come la bellissima Schiava Turca), Leonardo (la stupenda Testa di Leda), Cima da Conegliano, Sebastiano del Piombo, Giulio Romano, Dosso Dossi, Carracci, Guercino, El Greco, Van Dyck, Bronzino, Tintoretto, Canaletto, Bellotto, Tiepolo … chi manca!?

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La Galleria Nazionale raccoglie la collezione di opere della famiglia Farnese, ed è formata dai quadri acquistati in Toscana dal 1734 in poi, quelli tornati in patria dopo le spoliazioni francesi, e, soprattutto, quelli acquisiti da Maria Luigia d’Austria, duchessa di Parma e Piacenza dal 1816 al 1847. Ammiriamo capolavori di Beato Angelico, Correggio, Parmigianino (come la bellissima Schiava Turca), Leonardo (la stupenda Testa di Leda), Cima da Conegliano, Sebastiano del Piombo, Giulio Romano, Dosso Dossi, Carracci, Guercino, El Greco, Van Dyck, Bronzino, Tintoretto, Canaletto, Bellotto, Tiepolo … chi manca!? Da qui accediamo, quindi, al Teatro Farnese, considerato uno dei primi teatri ad essere dotato di un arco di proscenio permanente; fu il primo teatro europeo a scena mobile. Il teatro fu costruito dal 1617 in legno da Giovan Battista Aleotti quale teatro di Corte per i duchi Farnese; distrutto da un bombardamento aereo del maggio 1944, fu ricostruito nel secondo dopoguerra secondo i disegni originali.

1- Palazzo della Pilotta 2- Galleria Nazionale


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Restiamo in tema di teatri, che qui a Parma hanno tanto da raccontare. Come il Teatro Regio, teatro d’opera cittadino, considerato uno tra i più importanti teatri di tradizione in Italia; fu costruito dal 1821dall’architetto Nicola Bettoli per volere della duchessa Maria Luigia d’Asburgo, moglie di Napoleone; la facciata è neoclassica, mentre l’interno si sviluppa su quattro ordini di palchi e loggione, decorati da Girolamo Magnani, e conserva l’antico sipario dipinto di Giovan Battista Borghesi. La città di Parma è universalmente nota per la musica lirica, una “Città della musica”, che è stata terra natia per grandi maestri come Giuseppe Verdi (nato a Roncole Verdi il 10 ottobre 1813), cui è dedicato il celebre “Festival Verdi”, dedicato alle opere del grande compositore.

Anche Arturo Toscanini nacque a Parma, nel popolare quartiere dell’Oltretorrente; la sua casa natale è diventata oggi un museo dedicato al grande direttore d’orchestra La giornata volge al termine e, prima di cena, ci godiamo un ottimo aperitivo in uno dei locali più cool della città, il Tabarro, situato nella zona centrale della città (Strada Farini, 5) dove abbiamo potuto scegliere tra una buona selezione di vini, birre artigianali e distillati, e di prodotti tipici locali. Lasciare Parma con i suoi colori e i suoi sapori è davvero difficile, così posticipiamo il rientro ancora di un po’ per poter godere di una cena del tutto emiliana in uno dei ristoranti più noti della città: il Ristorante Cocchi (Via Gramsci 16/A) che, dal 1925, offre ai suoi clienti i migliori piatti della cucina parmigiana.

1- Teatro Regio 2Manifesto del “Festival Verdi” 3 - Artturo Toscanini

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Cosa mangiare a Parma: Chi dice Parma dice … cibo! Prosciutto crudo, pasta ripiena, e Parmigiano Reggiano. Il prosciutto crudo DOP, famoso in tutto il mondo e vero principe della tavola, vuole sempre la compagnia del culatello di Zibello, il più pregiato dei prosciutti, e del salame di Felino. Non possono mancare all’appello anche la coppa di Parma, la spalla cotta e il fiocchetto. Nulla da aggiungere sul Parmigiano, il più famoso formaggio del mondo. Dall’unione di pasta all’uovo, formaggi, erbette, prosciutto, altri tipi di carne e parmigiano, nascono alcuni dei famosi primi piatti di Parma. Anolini, tortellini, tortelli a cui si aggiungono tagliatelle e risotti. Tra i secondi, spiccano lo stracotto di manzo, i bolliti, la trippa e, ovviamente, la parmigiana di melanzane. Da provare la rosa di Parma, un arrosto di manzo con Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano in scaglie e vino … Lambrusco ovviamente!!!!!

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LAGO DI ISEO Un itinerario da scoprire! di Silvia Brigada

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l Lago d’Iseo (o Sebino), con le sue sponde sinuose e il colore blu intenso, è una delle mete ideali per chi volesse trascorre una vacanza rilassante e scoprire meravigliosi angoli nascosti! Consigliamo di iniziare l’itinerario di visita da Iseo, sulla sponda sud-orientale, che dà il nome al lago stesso. Iseo è un piccolo centro che si sviluppa attorno allo storico borgo medievale, ricco di scorci e viette graziosissime.

Il centro del paese è Piazza Garibaldi, sulla quale si affaccia l’austero Palazzo Comunale con l’orologio, progettato dall’architetto Vantini, risalente al 1833. La piazza è circondata anche da altri edifici storici con portici ad archi, che conservano alcuni affreschi e dettagli che ne ricordano l’origine medievale. Contigua è anche piazza dello Statuto, alla cui destra, poco distante, si scorge l’Arsenale. Questo fu inizialmente magazzino e poi residenza della famiglia degli Oldofredi. Divenuto proprietà comunale nel 1619, fu adibito successivamente a carcere fino al 1980. Oggi al piano terra il palazzo ospita mostre e rassegne culturali. 1- Veduta del Lago di Iseo 2- Antico Arsenale 3 - Piazza Garibaldi

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Merita una visita la chiesetta di S. Maria del Mercato (sec. XIV), inizialmente cappella privata degli Oldofredi. Il restauro avvenuto nel 1979 ha portato alla luce gli affreschi quattrocenteschi, in parte coperti nel 1700 da una Via Crucis del pittore iseano Voltolini. Proseguendo lungo via Mirolte, sulla destra si scorgere il Castello di Iseo. Della struttura originaria, costruita precedentemente al 1161, rimangono le grosse mura in conci di pietra e le quattro torri. Al centro del cortile è situato un pozzo, mentre affreschi seicenteschi si possono ammirare sulle pareti circostanti. Da quest’area si raggiunge poi il santuario di S. Maria della Neve, continuando in salita lungo via Rampa dei Cappuccini. Proseguendo lungo la riva del lago, si raggiunge porto Gabriele Rosa, e, lungo la passeggiata pedonale litoranea, si approda infine alla vecchia Filanda, ora corte di bar e negozi, e sede scolastica.

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Iseo, infine, fa parte della Torbiere del Sebino, una bellissima riserva naturale che ha avuto origine dall’attività di estrazione della torba; l’area protegge una particolare varietà di habitat e di specie, acquatico-palustri, pregiate o d’interesse comunitario presenti nel territorio, rare o a rischio di estinzione in Lombardia e in Italia. Da Iseo potete imbarcarvi per una delle esperienze più suggestive: visitare Montisola, la più grande isola d’Europa che affiora da un lago. Montisola è raggiungibile solo via lago, e dista in battello da Iseo solo pochi minuti. Molti di voi ricorderanno questi luoghi per il grande evento artistico (e mediatico) dell’estate 2016, The Floating Piers, il ponte galleggiante progettato e costruito dall’artista Christo, un percorso pedonale provvisorio (durò solo sedici giorni!!!), realizzato utilizzando 70.000 metri quadri di tessuto giallo-arancione sulle acque del Lago d’Iseo, sostenuti da un sistema modulare di pontili galleggianti. L’installazione collegava la terraferma a Montisola e all’isola privata di San Paolo.


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1 - Castello Oldofedri 2- Suggestivo particolare del Torbiere del Sebino

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2 Ma chi si fosse perso il lungo ponte giallo, non se ne abbia a male. Montisola è sempre lì: una montagna su un’isola, uno dei “I borghi più belli d’Italia”. “Lungo le pendici e in riva al lago sono dislocati undici centri abitati, pittoreschi e dal sapore antico, dove sono ben custodite arti e mestieri di un tempo”. Raggiungendo la cima dell’isola, all’altezza del Santuario della Madonna della Ceriola, si può godere del panorama del lago mozzafiato. L’isola può essere percorsa completamente, in circolo, sia a piedi che in bici.

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1 - Veduta di Montisola 2 - 3 Santuario della Madonna della Ceriola

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A circa un quarto d’ora d’auto, percorrendo la bellissima strada litoranea, vi consigliamo, quale tappa successiva del nostro itinerario, Sarnico. Sarnico è una cittadina affacciata sul lago con una lunga tradizione, tanto che i primi segni di vita umana sul lago d’Iseo sono testimoniati da alcuni ritrovamenti proprio sul territorio di Sarnico: resti di palafitte che confermano una presenza preistorica. Il nome di Sarnico, inoltre, è conosciuto in tutto il mondo grazie al legame con i grandi motoscafi. Sarnico, a metà tra la provincia di Bergamo e quella di Brescia, sorge proprio nel punto in cui le acque del lago d’Iseo defluiscono verso la pianura attraverso il fiume Oglio. Qui sembra di respirare sempre un’atmosfera di eterna vacanza, tra modernità e tradizione.

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Perdetevi nel sole e nella natura dei lidi che si affacciano sul lago e che, recentemente riqualificati, sono a disposizione di cittadini, turisti e visitatori fuori porta: in primis il Lido Nettuno di Via Predore, ovvero una delle aree verdi più grandi (oltre 40.000 metri quadri) e meglio attrezzate che il Sebino possa offrire. Da citare anche altri due importanti lidi: il Lido Fosio, e il Lido Cadè. Alle spalle dell’abitato si vedono i resti di una cava, pressoché abbandonata, della famosa “pietra di Sarnico”, dominata sulla cima del colle dalla Rocca. Passeggiate per questa piccola cittadina, tra le sue piazze ariose, passeggiate sul lungolago, tra negozi e ristorantini romantici che si affacciano direttamente sul lago ... un buon piatto di pesce di lago e un calice di vino bianco … serve forse altro per la felicità?


E, se siete amanti dell’arte, concedetevi una sosta alla Pinacoteca “Gianni Bellini”. La pinacoteca sorge nel cuore del centro storico, ospitata in uno stabile del XV secolo, dove troverete opere d’arte donate alla collettività da Don Gianni Bellini. Sarnico è nota anche per i Cantieri Nautici Riva e per le sue Ville in stile Liberty, come Villa Pietro Faccanoni (attuale Villa Passeri), Villa Luigi Faccanoni (attuale Villa Surre), Villa Giuseppe Faccanoni ed il mausoleo di famiglia, tutte opere dell’architetto Sommaruga. Sarnico conserva, inoltre, una Torre medievale e la rocca dei Zucchellis, risalente al XIII secolo. Di tale periodo sono anche i resti dei castelli di Castione e dei Marenzi, comprendente una torre ora adibita a campanile nella chiesetta di San Paolo.

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Ultima tappa del nostro itinerario, il Parco di Corno di Predore. Corno di Predore è un esteso dirupo roccioso che occupa gran parte della zona orientale del Comune di Predore. Questa costiera rocciosa, “dalla morfologia aspra e rupestre, è accessibile a due soli percorsi posti a quote diverse; dal sentiero superiore lo sguardo, non ostacolato dalla cortina della vegetazione, spazia su un panorama di grande respiro sul tratto finale del Sebino e sulla pianura. Ai piedi del Corno una continua coltre detritica, per buona parte colonizzata dalla vegetazione, va a raccordare la verticalità delle pareti con l’orizzontalità delle acque del lago consentendo, nei secoli, una fruttuosa coltivazione dell’olivo”. Per concludere la vostra vacanza, visitate le Terme della Villa Romana di Predore nascoste per millecinquecento anni; oggi si conservano le rovine di questo complesso termale del II-III secolo d.C. che, in epoca romana, doveva essere smagliante e ricco di mosaici.

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PERLE DI DALMAZIA Paradiso naturale di piccoli fiordi, golfi e promontori nel Mar Adriatico di Titti Migliavacca

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a Dalmazia è una regione geograficamente naturale costituita dalla sottile fascia costiera orientale del Mare Adriatico che si estende dal golfo del Quarnaro fino alla foce della Boiana, da Tribanj a Konavle al confine con l’Albania; paradiso naturale di piccoli fiordi, golfi e promontori , con un doppio corteo di isole e isolette a corona. Un piccolo cono con il porto di Neum da sbocco al mare alla Serbia. I fondali che variano dalla sabbia alla roccia tingono il mare di colori spettacolari che vanno dal turchese all’acquamarina . Il suo nome deriva dall’antico popolo dei Dalmati, il cui centro principale era Delminium termine di origine albanese che significa pascolo, parola che a sua volta deriva dall’Illirico delme e che significa pecora. Già in epoca preistorica la zona era occupata da tribù di pastori che occasionalmente si dedicavano alla pesca e alla pirateria. A partire dal IV secolo a.c. furono molti i contatti tra Dalmati e Greci con insediamenti greco-illirici.

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A partire dal II secolo i Dalmati ormai padroni dell’alto Adriatico e uniti in una lega, si scontrarono con i Romani, contro i quali combatterono e dai quali furono sconfitti ; Publio Cornelio Scipione distrusse Delminio. La guerra continuò e alla fine Cecilio Metello Dalmatico trionfò definitivamente. Con la divisione dell’Impero Romano la Dalmazia restò all’occidente passando nelle mani di Odoacre e dei Goti di Teodorico. Con la restaurazione di Giustiniano si aprì un periodo di pace e di benessere. La città marinare furono aiutate contro i pirati da Venezia. Nell’anno 1000 Pietro Orseolo II , doge di Venezia, sconfisse Croati e Narentani assumendo il titolo di Doge di Dalmazia. All’inizio del ‘500 Venezia e l’Ungheria si contesero il dominio della Dalmazia fino al 1409 quando Venezia ottenne da Ladislao re di Napoli e dell’Ungheria il possesso del territorio per 100.000 ducati. La Dalmazia grazie alla pace ritrovata poté così partecipare al Rinascimento Italiano.

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Dopo il 1797 anno della caduta della Repubblica di Venezia la Dalmazia fece parte del Regno Austro Ungarico, alternando periodi in cui era parte del Regno d’Italia, nonostante gli Austriaci tendessero a favorire l’etnia slava. La convivenza tra le due etnie diventava sempre più problematica e si acuì nel ventennio tra le due guerre. Dopo la seconda guerra mondiale con la nascita della federazione Jugoslava la maggior parte della Dalmazia fu inclusa nella Repubblica di Croazia nella quale è rimasta anche dopo il 1991

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ZADAR La città di Zadar (Zara) è una delle mete turistiche più incantevoli e famose della costa Adriatica, era l’antica capitale della Dalmazia e ne rimane la capitale storica. I primi insediamenti sono datati dal primo secolo avanti Cristo. Conta oggi 75,000 abitanti circa. Splendido esempio di “cittadella fortificata” il centro storico è tutto racchiuso entro le mura . La città è stata alternativamente sotto il dominio dei Romani, dei Bizantini, dei Veneziani, degli Austro Ungarici, degli Italiani. Il passaggio di tutti questi popoli ha dato alla città impronta molto variegata e l’ha dotata di parecchi monumenti particolari. Unico esempio di urbanistica regolare con disposizione a scacchiera degli edifici capitoliumforo-basilica I colori della città sono straordinari, l’intenso azzurro del mare e del cielo, il verde dei pini e degli ulivi e il candido bianco della pietra Dalmata.

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Passeggiare per le vie della città storica lastricate di pietra d’Istria e dai nomi reminiscenti il dialetto veneto è davvero esperienza incredibile, così come fare un giro intorno alle mura, particolarmente suggestive al crepuscolo quando assumono intenso colore rossastro perché avvolte dal sole che va a dormire, o quando il sole è già calato e la notte si appropinqua. Le luci sapientemente posizionate sul camminamento danno loro un che di magico facendole specchiare nel minuscolo porticciolo dei pescatori. Il centro storico è piccolino, una lingua di terra lunga 600 metri e larga 300, costellato da più di trenta chiese che testimoniano il passaggio dei vari dominatori. Per non parlare dello spettacolare lungomare … ove si può ascoltare la musica dell’organo marino o passeggiare sull’installazione monumento ”saluto al sole”


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3 CHIESA DI SAN DONATO La chiesa di San Donato è uno dei monumenti bizantini più caratteristici e meglio conservati della Dalmazia. Fu costruita su commissione del vescovo Donato nel IX secolo in stile Romanico. Fu ridecorata nei secoli XVII e XIX. È a pianta circolare e sembra priva di accesso, la cupola di forma cilindrica è alta 27 metri. La pavimentazione originale è stata rimossa per riportare alla luce le originali fondamenta del foro romano. La chiesa non è più dedita al culto ma viene utilizzata come auditorium per i concerti estivi di musica classica ed è sede del museo diocesano.

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CATTEDRALE DI SANT’ANASTASIA In origine dedicata a San Pietro, fu in seguito intitolata a Sant’Anastasia di Sirmio da quando vi furono portate le sue reliquie. La sua costruzione è datata IX secolo e lo stile è romanico, è la più grande cattedrale della Dalmazia. È costruita in pietra bianca Istriana e il colore la fa spiccare in mezzo agli altri edifici. La facciata è a 3 portali e dotata di un grande rosone romanico sovrastato da uno più piccolo in stile gotico. Di fianco alla cattedrale, ma staccato da essa, sorge il maestoso campanile, dalla cui cima si può ammirare il panorama fronte mare delle isole circostanti la città e che ad una prima occhiata ricorda la torre di Pisa.

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FORO ROMANO DI JADERA L’antico foro datato I-III secolo avanti Cristo era originariamente chiuso sui tre lati da un portico ornato di statue. È ancora ben visibile la sua struttura , la pavimentazione , il tabernacolo e la scalinata di accesso al portico.

SAN SIMEONE Fu costruita nel XII secolo sul sito di una precedente basilica paleocristiana e custodisce la preziosa “Arca di San Simeone” il cui corpo giace all’interno dell’arca.

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Un organo suonato dalle onde del mare ORGANO DEL MARE Installazione artistica che consente di godere del connubio tra architettura e natura nel punto in cui il mare incontra lo spazio urbano. Pochi semplicissimi gradini perfetti per ammirare il tramonto sul mare, al di sotto dei quali sono sapientemente posizionati i 35 tubi del meccanismo sonoro. La velocità e l’intensità dell’onda danno vita agli accordi della sinfonia a volte lenta a volte veloce ma sempre un po’ malinconica quasi a ricordare i periodi bui di cui la città è stata testimone. È stato realizzato nel 2005 ed è unico al mondo. Saluto AL SOLE Il medesimo architetto progettista dell’organo marino , Nicola Basic ha ideato l’installazione “Saluto al sole” che si trova sul molo non lontano dall’Organo. Trattasi di un cerchio di vetro del diametro di 22 metri ; sotto alle lastre sono posizionati migliaia di punti luce e pannelli fotovoltaici, che durante il giorno assorbono energia solare, e la rilasciano di sera e per tutta la notte, una sinfonia di luci cangianti e di differente colore che creano uno spazio surreale sul quale camminare. L’installazione produce luce sufficiente per illuminare tutto il lungomare.

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Ssebenico è una città storica situata alla foce del fiume Krka e nota come “la città delle pietre”; il centro storico è caratterizzato da case bianche addossate l’una all’altra in stile veneziano, strade tortuose e strette con numerose scalinate, volte di pietra e piccole piazze che testimoniano il ricco passato della città. È disposta a gradinata raggruppata a scaglioni intorno al vecchio castello in rovina e collegata al mare aperto tramite il Canale Sant’Antonio. Le prime testimonianze scritte sulla città sono datate 1066 e compaiono in un documento del Re croato Petar Kresimir IV.

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CATTEDRALE DI SAN GIACOMO Gioiello di architettura e scultura, tutto in marmo, inserito nel Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Unica cattedrale ad essere costruita interamente in pietra, esclusivamente proveniente dall’isola di Korkula. senza intonaco di fissaggio o elementi in legno. Venne costruita nell’arco di 100 anni a partire dal 1431 sulla preesistente Basilica di San Giacomo in Piazza e utilizzando alcune parti e frammenti della chiesa precedente.

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QUATTRO FORTEZZE La città è circondata da 4 splendide fortezze: la fortezza di San Michele, la più antica più volte distrutta e sempre ricostruita. La fortezza di San Giovanni, a forma stellare costruita per fronteggiare l’assalto dei Turchi. La fortezza Subicevac costruita in contemporanea alla fortezza di san Giovanni. La fortezza di san Nicola costruita alla metà del XVI secolo per fronteggiare gli attacchi che arrivavano dal mare

PIAZZA DEI QUATTRO POZZI Durante il Medioevo l’approvvigionamento dell’acqua costituiva un grosso problema, maggiormente nei periodi di guerre e siccità, allo scopo la municipalità fece costruire una grande cisterna pubblica e furono realizzati 4 pozzi per il rifornimento idrico. Oggi il luogo è stato ricostruito e trasformato in palcoscenico per eventi.

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SPLIT L’esistenza della città di Spalato viene fatta risalire all’epoca romana, in effetti le sue origini sarebbero molto più antiche e risalirebbero alla colonia greca di ASPALATHOS. I romani certamente hanno avito una parte notevolissima anche perche l’imperatore DIOCLEZIANO originario della zona aveva proprio a Spalato fatto erigere un sontuosissimo palazzo, anzi una cittadella fortificata intorno al palazzo nella quale andare a vivere dopo avere lasciato Roma. Il nome della città infatti deriverebbe dalla parola latina Palatium, palazzo appunto.

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Affacciata sul mare e protetta internamente dalla catena montuosa del DINARA la città vanta una posizione geografica invidiabile, ma non è la bellezza delle spiagge e del mare ad attirare i visitatori, bensì la magnificenza della città. Dopo i Romani nel dominio della città si sono susseguiti i veneziani lasciando una incredibile impronta architettonica e culturale con gli edifici in stile gotico, rinascimentale e barocco. E, dopo la caduta della Repubblica Veneziana gli Austriaci hanno provveduto a marcare il dominio con i loro austeri palazzi. In seguito alla seconda guerra mondiale la città ha fatto parte della Jugoslavia ed ora è nella Croazia. Il centro storico di Spalato è patrimonio dell’Umanità dal 1979.


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IL PALAZZO DI DIOCLEZIANO

SAN DOIMO

Il palazzo fu fatto erigere dall’imperatore romano tra il 293 e il 305 per farne la propria dimora una volta ritiratosi da Roma. Diviso in quattro parti da due strade principali sembra essere un misto di villa e accampamento militare. La parte meridionale era destinata all’imperatore e quella settentrionale alla guardia imperiale. È uno dei monumenti romani meglio conservati.

La cattedrale di San Doimo venne costruita sul mausoleo a pianta ottagonale del palazzo di Diocleziano. Doimo era vescovo di Salona, grande città nei pressi di Spalato dove la tradizione vuole fosse martirizzato per ordine dell’imperatore Diocleziano. Insieme ad altri sette cristiani fu decapitato nel 304. Quando nel VI secolo Salona fu saccheggiata dagli Avari e dagli Slavi gli abitanti si spostarono nel palazzo di Diocleziano a Spalato che si ingrandì e soppiantò Salona, Doimo fu proclamato così patrono della città.

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DUBROVNIK Arrivando a Dubrovnik si ha l’impressione di addentrarsi in un sontuosissimo palazzo piuttosto che nel centro storico di una città. Entrando dalla porta di Pile si scende per una scala in pietra bianca e ci si trova accolti dalla fontana di Onofrio, costruita nel 1438 per convogliare le acque del fiume Breno che scorre non lontano, per rifornire l’acquedotto. La città ha sempre mostrato fierezza ed indipendenza, l’impronta veneziana è evidentissima in tutta l’architettura , dai palazzi che costeggiano le vie e viuzze, quasi piccole “calli”, alle chiese , al palazzo Sponza al Palazzo dei Rettori. Tutta circondata da mura camminabili, ha mantenuto il fascino dei tempi andati.

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È la città più a sud della Croazia, quasi al confine con l’Albania. Camminare sulle mura da l’idea di essere nel loggione itinerante di un teatro dove viene rappresentato il rito quotidiano delle migliaia di turisti che ogni giorno l’ affollano. Fondata nella prima metà del VII secolo come Ragusa da popolazioni in fuga da Avari e Slavi, la città strinse solide alleanze con Ancona e fu protetta dai Bizantini e nel 1204 divenne dominio della Repubblica di Venezia. Dubrovnik ha subito moltissime dominazioni ed è stata spesso messa in ginocchio riuscendo sempre tuttavia a risollevarsi. Anche la guerra dei Balcani la penalizzò notevolmente con durissimi bombardamenti che ne distrussero buona parte, oggi completamente ricostruite e riportate all’antico splendore.


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RALLY DI MONTECARLO Storia di passione lunga un secolo di Piero Ventura

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el 1911 il Carnevale di Nizza attirava tantissimi turisti da tutta la Francia e dalla vicina Italia. Ranieri I di Monaco decise di rispondere all’interesse turistico destato dalla città provenzana con un evento rivoluzionario nel Principato: un rally. Ovvero una corsa di regolarità sul modello dei raduni ciclistici in voga in Italia. Partenza da varie città europee, arrivo nel Principato. Come detto, era il 1911, le automobili più potenti avevano 25 cavalli e la velocità media, da regolamento, non doveva scendere sotto i 30 chilometri l'ora. Vinse Henri Rougier su una Turcat-Mery. Sono trascorsi 107 anni da quella «prima» che portò a Montecarlo 23 equipaggi e una cinquantina di persone (avere passeggeri regalava un bonus in classifica: anche così si portava clientela agli alberghi). L'anno dopo gli iscritti erano quattro volte di più. Cominciava la storia del Rally di Montecarlo. Quello di Monte Carlo è uno dei grandi classici della storia dei rally forse l’appuntamento più blasonato del mondiale. Dal lontano 1911, anno della sua nascita é uno dei rally più amati, famosi, complessi e difficili della serie iridata per le più disparate condizioni del fondo parecchio variabili e inaspettate.

E’ difficile sapere quale fondo ti aspetta, perché si va dal bagnato, ghiaccio, asciutto, neve fresca tutto anche in un’unica speciale. E proprio qui entra in gioco una delle caratteristiche tipiche di questo rally: il fatto di essere disputato a gennaio aumenta in modo considerevole la possibilità di correre con condizioni atmosferiche avverse. Questa caratteristica altamente aleatoria ha contribuito a rendere la corsa una vera e propria roulette intesa nel più classico dei significati legati alla tradizione monegasca! Le prove speciali che si succedono velocemente, proprio in virtù delle instabili condizioni climatiche che cambiano facilmente da un momento all’altro, il più delle volte lasciano spazio a veri e propri salti nel buio nella configurazione dell’assetto e nella scelta delle gomme più adatte. Per un pilota è particolarmente difficoltoso interpretare il tracciato e fondamentali saranno le scelte di gomme e l’interpretazione della gara.

1 - locandina del 1° rally di Monte-Carlo 1911 2 - Vic Elford (Porsche) vincitre nel 1968 (Zwischengas)

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Dopo le sue versioni pionieristiche, quello di cinquant’anni fa, corso dal 19 al 26 gennaio 1968, è stato il Rally di Montecarlo che ha dato vita a una nuova svolta per la specialità. Dopo che nella prima metà degli anni sessanta si erano imposte le vetture più piccole Saab 96 e Mini Cooper S anche grazie al sistema dei coefficienti prestazionali, nel 1968 vengono cancellati i tempi imposti a favore degli scratch nelle prove speciali. E’ il via libera alle vetture più performanti, in particolare le Porsche 911T con un motore da 180 cv, insidiate da macchine molto agili come l’Alpine A110. Per i piloti e le auto italiane tutto è iniziato lì, nel gennaio del 1972, sui tornanti arcigni e innevati del Col de Turini, con una Fulvia HF, da alcuni considerata troppo vecchia, troppo pesante e troppo poco potente per poter vincere. Eppure capace di trionfare, contro ogni pronostico e contro ogni ragionevole speranza, guidata dalla coppia d’oro Munari-Mannucci. Un Rally di Montecarlo duro, come sempre nella tradizione della corsa monegasca, ma quell’anno ancor più incattivito dalle condizioni del tempo. Pioggia, neve e ghiaccio.

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Strade scivolose come saponette. E poi le rivali: le Alpine padrone di casa e le Porsche dalla potenza straripante, pronte a contendersi un successo annunciato. Certo, Sandro Munari era un fenomeno alla guida, «Il Drago» capace di imprese impossibili. E al suo fianco Mario Mannucci, che era un fenomeno come navigatore, «Il Maestro» riconosciuto da tutti. Eppure, per molti, possibilità zero, per quella “Fulvietta” da 1600 di cilindrata portata a 160 cavalli con tutta la fatica e la fantasia dell’ideatore del suo motore a V stretto, Ettore Zaccone Mina. A sorpresa, in quel gennaio del 1972, la Fulvia HF numero 14 di Munari-Mannucci era rimasta aggrappata alle prime posizioni della classifica, prova dopo prova fino al tratto decisivo, sul temibile Col de Turini, dove «Il Drago» e «Il Maestro» fecero quel miracolo rimasto indelebilmente scritto nella storia del rallysmo. Per il rallysti e il rallysmo italiano tutto è iniziato lì: senza quella vittoria molto probabilmente non ci sarebbero state le Stratos, le 037, le S4 e le Delta. Non ci sarebbe stata l’epopea della Lancia dominatrice del mondiale. Non ci sarebbe stata una storia, una grande, grandissima storia, che è rimasta nel cuore di molti.


1 - Munari-Mannucci (Lancia Fulvia) vincitori 1972 2- Rally Montecarlo 1987

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Non ci sarebbe stata la prosecuzione della produzione della Fulvia Coupé, con altre 50 mila vetture vendute quando ormai era stata decisa la chiusura degli impianti. Non ci sarebbe stato nulla. Sono trascorsi tanti anni, l’ultimo pilota italiano a vincere nel Principato é stato Piero Liatti nel 1997 navigato da Fabrizia Pons su di una Subaru Impreza 555, mentre l’ultima vittoria di un’auto italiana risale al 1992 per merito di Kankkunen-Pironen con la Lancia Delta. Nonostante fosse tanto tempo che dal vertice della gara monegasca manca il Tricolore, per il pubblico e per i piloti italiani Montecarlo rimane sicuramente una delle gare più famose al mondo, vuoi per il fascino del principato, vuoi per la neve, il ghiaccio... E poi c’è il Col de Turini che è qualcosa di mistico per i rallysti. Puntualmente, un buon numero di piloti azzurri e tantissimi appassionati a gennaio affrontano la trasferta per vivere in prima persona le emozioni che questo evento sa dispensare intervallate tra salsicce alla brace, vino abbondante per combattere il freddo e visite a ristoranti tipici.

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Una trasferta che abbiamo affrontato anche noi di Mabedo per vivere e raccontarvi appunto tutto il fascino di questo rally che non é solo motori, ma anche un modo per conoscere usi, costumi e gusti di un territorio ricco di cultura sportiva e culinaria e siccome, dopo ore e giorni al freddo, anche noi abbiamo sentito il bisogno di rifocillarci e tra i tanti “pit-stop” effettuati, facciamo sosta al ristorante dell’Hotel des Trois Vallees. L’hotel è molto caratteristico, soprattutto all’interno, con una ricca serie di oggetti, tutti dedicati al rally che affollano e colorano le pareti. Il luogo è estremamente evocativo e l’accoglienza è sempre ai massimi livelli.Un posto caratteristico che è ignorato anche dall’ufficio turistico ma che ha un valore immenso per gli appassionati di rally. Ci rechiamo qui ormai da qualche anno ed è luogo ideale, in cui tutto é molto invitante, anche il pesce é gustosissimo, specialmente se accompagnato da un ottimo Rosé della Provenza.


Il vino rosé in questa regione non è solo un vino leggero da aperitivo, ma una qualità particolare, intensa e corposa, in grado di accompagnare i decisi sapori della cucina provenzale, in cui l’aglio abbonda. Chiudiamo il nostro pit stop con un ottimo dolce e prima di tornare ad immergersi in un’esperienza di guida entusiasmante, sulle mitiche strade del col de Turini, ci complimentiamo con la signora Letizia, sempre gentile e cordiale. Lo facciamo giusto in tempo per arrivare puntuali ad applaudire il 5 volte campione del mondo Sébastien Ogier che ha dettato legge nella gara di casa regalando a Ford la vittoria nel prestigioso rally monegasco datato 2018, comandando la classifica generale dalla prima sino all’ultima speciale. Per Ogier è il quinto successo assoluto e consecutivo nel Principato di Monaco.

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Il pilota di Gap, ha fatto subito la differenza facendo selezione nella difficilissima PS1 di Sisteron. Una prova disputata tra neve, ghiaccio e oscurità in cui tutti hanno avuto ben più di un problema. Anche Ogier ha rischiato di uscire immediatamente, ma ha fortunatamente evitato impatti con alberi e rocce, ma anche banchi di neve, ovvero quegli ostacoli che, a conti fatti, hanno beffato in maniera differente quasi tutti i suoi avversari. Mentre per Ogier, il suo navigatore Ingrassia e tutto il team Ford c’é trionfo e gloria, per noi c’é il rientro, infreddoliti, stanchi ma soddisfatti. Felici di aver assistito ad un nuovo atto di una storia pluricentenaria e nuovamente pronti a vivere la prossima esperienza.

1 - 2018 Ogier-Ingrassia - Ford (G. Roslon) 2 - 2018 Mekee-Nagle, Citroen C3 Wrc(E.Fronek) 3 - 2018 Sordo-Del Barro (G.Roslon) 4- 2018 Mikkelsen-Jeager (G.Roslon)

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Classifica assoluta: 1.Ogier (Ford) 2.Tanak (Toyota) a 58.3 3.Latvala (Toyota) a 1.52.0 4.Meeke (Citroen) a 4.43.1 5.Neuville (Hyundai) a 4.53.8 6.Evans (Ford) a 4.54.8 7.Lappi (Toyota) a 4.57.5 8.Bouffier (Ford) a 7.39.5 9.Breen (Citroen) a 9.06.7 10.Kopecky (Skoda)+16.43.0

1 - Ogier-Ingrassia (H.Fronek) 2 - Neuville - Gilsoul Hyundai (Diessephoto 3 - 2018 Tanak-Jarveoja Toyota (Diessephoto)

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Mabedo è un portale online di promozione territoriale e turistica da oltre dieci anni. Il numero di visitatori sul nostro portale e sui nostri social, elevato ed in continua crescita, rappresenta un riscontro importante al nostro impegno per fornire un servizio informativo di qualità e professionalità elevate. Vogliamo ora ampliare e rafforzare la nostra rete commerciale. Ricerchiamo, pertanto, persone di elevata professionalità, specializzate nella vendita di SPAZI PUBBLICITARI e REDAZIONALI, capaci di porsi nei confronti della clientela anche come consulenti di comunicazione.

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Magazine

Pubbliredazionale N°35 Gennaio - Febbraio 2018 Realizzato da MaBeDo S.r.l. Responsabile: Filippo Quaglini Direttore Editoriale: Filippo Quaglini Grafica: Sara Giammona Redattori: Silvia Brigada, Cristina Dinatale, Titti Migliavacca, Piero Ventura Web Manager: Sara Giammona Web Hosting: Zeus Telematica Tutti i diritti riservati, la riproduzione totale o parziale è vietata in qualsiasi forma.


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