MAGAZINE n°37
MaBeDo MAGAZINE n°32
MAGAZINE
Magazine
WINE
I grandi SPUMANTI LA VERSA tornano al VINITALY
EVENTI
CITTÀ D’ARTE
Aperitivo con GERRY SCOTTI
CASALE MONFERRATO
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EDITORIALE Dite la verità, con l’arrivo di queste splendide giornate di sole, non vi sentite come durante l’ultimo giorno di scuola? Con quella voglia di vacanza, di tempo libero, di leggerezza… Noi di MaBeDo si! Abbiamo voglia di ridere, di scherzare, di uscire, di organizzare pranzi o grigliate, di andare al parco. Abbiamo voglia di vivere! Ed e’ proprio questa voglia che desideriamo trasmettervi in questo nuovo numero del nostro magazine di aprile. Vi parleremo della cantina La Versa, una cantina storica, di importanza nazionale, produttrice di un vino di qualità, semplicemente ottimo. Vi porteremo con noi sulla terrazza del magnifico e lussuoso Hotel Gallia di Milano, dove abbiamo assistito alla presentazione del vino dal marchio Gerry Scotti, Giorgi, durante la quale abbiamo avuto il piacere di intervistare il noto presentatore e l’intera famiglia Giorgi. Vi racconteremo degli apericena in musica al Minerva Bar & Launge: tutti i martedi di aprile, vi aspettano prelibati apericena serviti, accompagnati da ottimi vini e da musica dal vivo. Ascolterete i Magari, Andres Villani, I Bandido e Carlo Andreoli! Andremo insieme al Vinitaly, appuntamento imperdibile per noi dell’ambiente e per tutti che fa tappa a Verona dal 15 al 18 aprile! Vi parleremo della nostra Guida MaBedo, in uscita questo mese, che vede recensiti con l’occhio di MaBeDo i migliori ristoranti ed attività enogastronomiche di Pavia e provincia. Soddisferemo questa voglia di fuga, di anticipata vacanza presentandovi due possibilita’: Citta’ d’arte, Casale Monferrato e week end, Mantova-Sabbioneta. L’appuntamento con il mondo motori, per questo numero e’ con “Relly 4 regioni”! MaBeDo vi augura una Buona Lettura
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SOMMARIO
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WINE 6 - I grandi spumanti La Versa tornano al Vinitaly
EVENTI 14 - “Aperitivo” con Gerry Scotti
CITTÀ D’ARTE
48 - Casal Monferrato
WEEKEND 60 - Mantova e Sabbioneta
30 - VINITALY 2018
MONDO DEI MOTORI
36 - Al Minerva bar & lounge sono arrivati gli MMM!!!!
82- RALLY 4 REGIONI 2018
46 - Guida MaBeDo 2018
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www.mabedo.it |
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I grandi
SPUMANTI La VERSA tornano al VINITALY di Marino Galli Ufficio Stampa e Comunicazione Terre d’Oltrepò
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uest’anno La Versa torna a Vinitaly da protagonista. Nell’edizione scorsa era bastata una presenza istituzionale, a pochi mesi dall’acquisizione da parte di Terre d’Oltrepò e Cavit, per attirare attorno a sé grande interesse. Era l’anno del ritorno del marchio, da sempre considerato il simbolo della spumantistica italiana, in patria come nel mondo. Quest’anno invece possiamo considerarlo quello della rinascita vera e propria, con uno slancio nuovo verso il futuro, ma al contempo con un forte ritorno alla tradizione e a quella ricerca di qualità che ha reso grande questo nome.
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Cosa dobbiamo aspettarci da La Versa in questa nuova edizione del Vinitaly, lo abbiamo chiesto al Direttore Commerciale Marco Stenico: “ In effetti consideriamo questo 2018 come un anno zero per la nuova La Versa, dopo aver rimesso in moto lo stabilimento, dopo essere tornati nella scorsa vendemmia a ritirare le uve dai soci della Valle, abbiamo da qualche tempo iniziato a tessere nuove relazioni commerciali per riportare i nostri vini alla grande distribuzione organizzata e al canale horeca, un lavoro certamente non semplice perché nel mercato del vino specie con la GDO, sapete bene anche voi, occorre assicurare continuità e purtroppo per le vicissitudini vissute da La Versa prima che la rilevassimo, questa continuità è venuta a mancare facendo decadere praticamente tutte le relazioni in essere con i precedenti partner o clienti. Tuttavia, pur sapendo di non trovarci davanti ad una sfida semplice, abbiamo riscontrato una grande apertura nei nostri confronti da parte di molti, avendo quindi conferma del fatto che il marchio che orgogliosamente rappresentiamo ha ancora un fortissimo appeal verso i consumatori”. Al Vinitaly 2018 tornano quindi i grandi spumanti La Versa? “Assolutamente sì, partendo dal Carta Oro, un metodo classico della tradizione La Versa che abbiamo presentato al pubblico pochi mesi fa in occasione dell’inaugurazione del nostro nuovo Wine Point di Santa Maria della Versa, seguito ovviamente dai nuovi charmat a base Riesling e Pinot nero, ma soprattutto arriviamo alla più grande fiera italiana del vino con la nuova linea ‘Collezione’, in particolare con la riserva 2007, un grande metodo classico rivolto esclusivamente al canale Horeca, una selezione speciale direttamente dai caveau La Versa”.
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Una parte della vostra storia è legato indissolubilmente anche al nome Testarossa. Solo una pagina del passato o con La Versa torna anche il suo più blasonato spumante? “il Testarossa tornerà ad essere la ‘bandiera’ della nostra casa vinicola. È un vino e un marchio su cui puntiamo ancora moltissimo, ma proprio per questo motivo abbiamo voluto produrlo seguendo dei parametri altamente selettivi e perseguendo livelli qualitativi elevati. Una scelta che ci ha obbligati ad utilizzare solo uve selezionatissime della nostra ultima vendemmia, e come saprete per fare un metodo classico con queste caratteristiche occorrono almeno 24-36 mesi. Quindi il Testarossa tornerà, siatene certi, e quando verrà il momento vi assicuro che non sarà un vino che passerà inosservato”. La Versa è presente al Vinitaly con un proprio spazio all’interno del Padiglione Lombardia, Palaexpo, Stand C4.
Marco Stenico - Direttore Commerciale Terre d’Oltrepò
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La grande tradizione dello spumante italiano ti aspetta a Vinitaly 2018
Ci trovi nel Padiglione Lombardia, Palaexpo, Stand C4
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APERITIVO con GERRY SCOTTI Testo Cristina Dinatale Foto Sara Giammona
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Gerry Scotti e Fabiano Giorgi
Come può qualcosa di impalpabile, astratto, effimero come il ricordo impattare e irrompere con così tanta forza nelle nostre menti, imprimendo emozioni, sensazioni di allegra malinconia o di nostalgica tristezza? Come può un ricordo nascere da una canzone, un odore, un’immagine, da qualsiasi cosa, in realtà; si, perché il ricordo e’ imprevedibile. Non lo si programma, non lo si cerca, non ha indirizzo ne’ recapito telefonico. E’ lui che trova noi e decide quando, dove, come ci incontreremo. E’ lui che decide se farci piangere, se farci ridere o… se darci lo spunto per iniziare una nuova avventura. Perché, comunque, il nostro passato, i nostri ricordi prima o poi bussano alla porta del futuro ed e’ in questo momento che possiamo scegliere se aprire quella porta o no, se iniziare l’avventura o no.
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“Sono nato in campagna e ci sono rimasto finché ho potuto, poi mi hanno trascinato in città. Di quegli anni ricordo tutto, i suoni, i colori, gli odori ed i sapori, ma se devo scegliere un luogo penso alla vigna di mio nonno, a ciò che significava per la mia famiglia. Ecco, per me un buon bicchiere di vino significa anche questo: non dimenticare mai chi sono e da dove vengo.” Gerry Scotti
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Gerry Scotti, chef Chicco Cerea e Fabiano Giorgi
Gerry Scotti, pseudonimo di Virginio Scotti, nasce a Miradolo Terme, in provincia di Pavia nel caldo agosto del 1956. Frequenta il liceo classico a Milano e inizia poi la sua carriera artistica che lo condurrà in radio, in politica, in televisione, nelle case di tutta Italia. Ma come detto, il ricordo e’ imprevedibile e non si sa dove ci riportera’... “A mia madre si sono rotte le acque mentre si riposava all’ombra dei melograni vicino alla vigna nella quale stavano lavorando mio padre e mio nonno. Era destino ch’io tornassi a casa, tra le vigne. Era destino ch’io provassi a produrre vino proprio come mio nonno e mio padre avevano fatto.” racconta Gerry con un sorriso ai microfoni di MaBeDo. E’ così, che Gerry Scotti ha deciso di intraprendere una nuova avventura. Un’avventura che si chiama: Mesdí Riesling, Pumgranin Pinot Nero, Regiû Barbera e Gerry Scotti extra brut. Un’avventura che si chiama Famiglia Giorgi, produttori di ottimo vino di qualità, presenti sul territorio dell’Oltrepò Pavese con 75 ettari vitati dal 1870.
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Eleonora Giorgi
Un’avventura che e’ stata presentata, questo 27 marzo a Milano, sulla splendida terrazza dell’Hotel Gallia. All’evento ha presenziato un pubblico selezionatissimo di oltre 350 persone tra produttori, ristoratori (tra cui Francesco Cerea del ristorante “Da Vittorio” che ha curato la parte gastronomica), giornalisti di settore, collaboratori dell’azienda Giorgi, come il maestro Peppe Vessicchio, politici e… “amici di MaBeDo” tra cui Luca Gardini, Alberto Cazzani, Angelo Ciocca e Roberto Mura, Riccardo Invernizzi, Dott. Marco Stenico, Dott. Emanuele Bottiroli, Paolo e Stefano Calvi, Armando Colombi e Marco Maggi, Umberto Quaquarini, Fratelli Astori, Federica Benvenuti, Walter e Mara di Pangea, Ruben Cittarella, Fiorenzo Detti, Maestro Beppe Vessicchio, Chef Chicco Cerea e tantissimi altri. Gerry Scotti, la famiglia Giorgi brindano con Luca Gardini
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Antonio Giorgi
Fabiano Giorgi
Ileana Rampini e Filippo Quaglini
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Filippo Quaglini e Marco Stenico
Umberto Quaquarini
Fiorenzo Detti (AIS Lombardia)
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F. Quaglini, Emanuele Bottiroli e Maurizio
Armando Colombi
Oreste Vercesi
o Marcone
Umberto Quaquarini, Beppe Vessicchio, Federica Benvenuti e F. Quaglini
Marco Maggi
Angelo Ciocca e F. Quaglini
Gerry Scotti e Cristina Dinatale e Sara Giammona
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Massimo Bergaglio, Cristina DInatale e F. Quaglini
Filippo Quaglini e GIovanni Merlino
Andrea Bergaglio
Melissa Orlan Emanuele Bottiroli
Alberto Cazzani e F. Q.
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Claudia Cornalba
F. QUaglini e Walter Panizzari
Ivana Mrazova
ndi, F. Quaglini con Mara CIpriani
Ileana Rampini in compagnia di due sue care amiche
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Eleonora e Fabiano Giorgi
Durante l’evento, la famiglia Giorgi ed il noto presentatore, hanno fatto degustare la nuova linea di vini e lo spumante “Gerry Scotti”, realizzato in occasione delle feste di Natale. “Solo un territorio come l'Oltrepò, con l’aiuto di una figura importante come Gerry, poteva ambire ad una location così elegante per un evento di grande professionalità. Credo che questo possa essere il primo passo per una riconquista di Milano, di cui tutti parlano, ma che deve essere ancora dimostrata con i fatti. Noi l’abbiamo fatto, cercando di far conoscere ai milanesi un Oltrepò diverso dall’immagine che purtroppo passa comunemente” afferma soddisfatto Fabiano Giorgi. Un evento curato in ogni minimo dettaglio da Pangea, agenzia di grafica e comunicazione dell’amico Walter Panizzari. Un evento ricco di emozioni, ricco di splendide persone, di ottimi vini… un evento che ci ha permesso di conoscere ed intervistare l’uomo che fino a quel momento avevamo visto solo in televisione! Ci vediamo a Vinitaly e brindiamo a questa nuova avventura!
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Mara Cipriani, Walter Panizzari e Me
elissa Orlandi di Pangea Grafica & Comunicazione
Antonio Giorgi
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Paolo e Stefa
Luca Gardini, F.Q. e Crsitina Dinatale
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ano Calvi con Emanule Bottiroli
Umberto Quaquarini, Federica Benvenuti Astori, F. Q.
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al 15 al 18 aprile 2018 si terrà la 52° edizione di Vinitaly, nella splendida cornice di Verona. Un evento imperdibile per gli amanti del genere, che celebra il mondo del vino italiano e non solo. Non a caso quest’anno lo slogan di Vinitaly recita “A world wide passion”, una fiera che guarda al futuro dei prossimi 50 anni, un trampolino di lancio per vino italiano che punta all’internazionalizzazione. I protagonisti della fiera sono, ovviamente, i produttori e le aziende, che qui hanno modo di proporsi e creare sinergie. Inoltre, dalla scorsa edizione si è aggiunta la “5 Star Wines: The Book”, la prima guida edita da un salone del vino, realizzata per offrire agli operatori un ulteriore strumento di business. Ovviamente anche Mabedo sarà presente a Vinitaly, con un punto presso lo stand del Consorzio Tutela Vini per incontrare i nostri amici e tenervi in costante aggiornamento sulla fiera.
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Famiglia Torti con Il Conte Odetti a Vinitaly 2017 Faremo visita a numerose cantine ed aziende che rappresenteranno il nostro Oltrepò Pavese e che da sempre collaborano con Mabedo, come Giorgi Wines, l’Azienda Agricola Quaquarini Francesco, La Versa - Terre d’Oltrepò, Torti “L’eleganza del vino” , La Piotta, Tenuta Travaglino, Cantina Conte Vistarino, Azienda Agricola Finigeto, Castello di Luzzano, Fratelli Agnes, Azienda Agricola Alessio Brandolini, Ballabio Winery, Cà del Gè, Cà del Santo, Cantine Cavallotti, Castello di Stefanago, Az. Agricola Gravanago, Az. Agricola Gazzotti, Frecciarossa, Isimbarda, Rossetti & Scrivani, Losito e Guarini, Monsupello, Tenuta Mazzolino, Torrevilla e Az. Agricola Bruno Verdi. Saranno ovviamente presenti anche gli amici del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese, AIS LOMBARDIA e la Camera di Commercio con PAVIA SVILUPPO. Tra le presenze d’onore, Ferrari Trento, Cà del Bosco, Cà d’or, Cà Maiol, La Montina, Perla del Garda. Berlucchi e Cuvage. Insomma, state sintonizzati per conoscere tutte le ultime da Vinitaly!!
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Eleonora e Fabiano G
Ottavia Giorgi Vistarino Vinitaly 2017
Terre d’Oltrepò a Vinitaly 2017
Giorgi, Ileana Rampini a Vinitaly 2017
Sara e Carlo Padroggi Cà del Gè Vinitaly 2017
Umberto Quaquarini a Vinitaly 2017
Giorvanna Prandini con Filippo Quaglini a Vinitaly 2017
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Al Minerva bar & lounge sono arrivati gli MMM!!!! Testo e foto Cristina Dinatale
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Andrea e Giulia Tha
I “MAGARI” Emilio C
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uesto martedì 3 aprile, si è dato il via alla serie “Martedì, Minerva, Music Apericena servito con musica dal vivo e selezione di vini” organizzati dalla FQ Good Life.
Quattro martedì, quattro generi musicali diversi, quattro cantine vitivinicole e quattro menù. Un appuntamento fisso quello dei martedì al Minerva, un appuntamento con il protagonista indiscusso di questo filone, un protagonista desiderato da chiunque ed amato da tutti: il divertimento!!! Questo martedì 3 aprile l’apericena è stato accompagnato dalla travolgente e coinvolgente musica dei “Magari” con Emilio e Dario; pezzi intramontabili, apprezzati da tutte le fasce d’età, interpretati da splendide voci… impossibile non ballare alzando le braccia in aria e cantando a “squarciagola” quel ritornello che ha rappresentato un momento significativo nelle vite di tutti! I vini della cantina Giorgi “1870 Gran Cvee Metodo Classico” ed “Eleonora Giorgi Rosè spumante metodo charmal v.s.q.” si sono sposati alla perfezione con il menù proposto che prevedeva un antipasto con gnocco fritto e selezione di salumi e formaggi dell’Oltrepo’ Pavese, sette portate di finger food tra cui una deliziosa crema di zucca con panna acida e bocconcini di baccalà, risotto ai calamari e limone caramellato e torta alla crema di limone. Il tutto accompagnato dalla professionalità, simpatia e disponibilità dello staff del Minerva.. Giulia, Andrea, Pietro, Edoardo e Diana.
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Pietro Pullizzi
Conca & Dario Mascherpa
Chiara Sollami e Maurizio Bonciani
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Emilio, Giulia e Dario
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Una serata straordinaria che si ripeterà, con la firma FQ Good Life, un ottimo “SVIC 1907”di Terre d’Oltrepo’, il prelibato quanto gustoso menu’ del Minerva ed il sax di Andres Villani accompagnato da Sergio Tamburelli e Willam Mastroni, martedì 10 aprile allo stesso posto ed alla stessa ora: Minerva bar & lounge alle 20:30. Imperdibili anche le altre due date: Martedi 17 aprile con “I Bandido” e martedi 24 aprile con “Carlo Andreoli”. Vi aspettiamo numerosi e non dimenticate la parola d’ordine per entrare: DIVERTIMENTO!!!!
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MaBeDo Awards Guida ai sapori e piaceri di Pavia e provincia 2018
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avia con la sua provincia, il suo clima bizzarro ed allo stesso tempo suggestivo… le sue tradizioni e l’ottimo cibo. Una città da conoscere e scoprire sia per chi la vive sia per chi, per la prima volta, decide di visitarla. Numerose le bellezze architettoniche, storico culturali, i locali ed i ristoranti dove potrete assaporare i buoni piatti della tradizione che profumano di storia, di storie e di tempo; un tempo passato “ridipinto” con sfumature innovative, attuali, creative. MaBeDo ha deciso di creare un “sentiero” ed accompagnarvi in questa sorpresa culinaria fatta di tappe sublimi, di piatti dal sapore esplosivo: “MaBeDo Awards Guida ai sapori e piaceri di Pavia e Provincia 2018”. Una guida che recensisce le migliori attività legate al mondo gourmet ed ospitalità; sei pagine arricchite di fotoreportage, vi racconteranno la storia, i piatti ed i vini ma soprattutto vi faranno vivere un’esperienza sensoriale che vi spingerà ad avvertire un desiderio. Il desiderio di percorrere il sentiero che abbiamo tracciato per voi. Numerosi ristoranti, enoteche, gastronomie, hotel e aziende selezionati per voi da MaBeDo, una selezione che prevede straordinarie location, pulizia, originalità, tradizione, emozione, qualità e cortesia. Abbiamo in prima persona provato i locali recensiti, abbiamo vissuto in prima persona le emozioni che siamo sicuri proverete anche voi. La nostra guida, non vuole essere una guida sterile, fredda, anonima; una guida che descrive in modo distaccato il ristorante o il piatto che andrete a provare. Noi vi parliamo di PERSONE, vi raccontiamo la loro PASSIONE, vi raccontiamo il SENTIMENTO che hanno voluto esprimere in quel piatto, vi raccontiamo i PERCHÉ della scelta del menu’. Vi portiamo a VIVERE un’ESPERIENZA CULINARIA DI QUALITÀ, un’ESPERIENZA “UMANA”. Vi faremo conoscere Elide, Miriam, Cateria e Mattia, Federico, Roberto, Miriam e Simone, Luigi, Vittorio, Vincenzo, Edo, Andrea e Giulia, Giorgio ed Elena, Matteo, Assunta, Ambra… Persone creative, eclettiche e straordinarie da un punto di vista professionale e personale. Persone che non hanno risvegliato in noi tutti i sensi che non solo ci hanno spinti, convinti a tornare ma ci hanno convinti a consigliarveli! Ecco allora che vi invitiamo a leggere la nostra “MaBeDo Awards Guida ai sapori e piaceri di Pavia e Provincia 2018”, in uscita in questo mese di aprile! STAY TUNED!
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ONLINE su mabedo.it da GIOVEDÌ 12 APRILE
MaBeDo ha deciso di creare un “sentiero culinario” ed accompagnarvi in questa sorpresa fatta di splendidi ristoranti, di piatti dal sapore esplosivo, di “umanità”. Una guida che recensisce le migliori attività legate al mondo gourmet ed ospitalità; una guida che vi consiglierà il ristorante che state cercando; una guida ricca di fotoreportage, che vi racconterà la storia, i piatti ed i vini proposti ma soprattutto una guida che vi spingerà ed invoglierà a percorrere il sentiero che MaBeDo ha tracciato per voi.
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CASAL MONFERRATO Città d’arte di Silvia Brigada
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e belle e verdi colline del Monferrato da secoli regalano paesaggi dolci e uve pregiatissime per la produzione di vini conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. In questo appuntamento di Mabedo città d’arte vi porteremo alla scoperta di una perla d’arte e di storia, antica capitale della regione del Monferrato: Casale Monferrato. Comune di poco più di 34 mila abitanti, si trova in provincia di Alessandria, nell’area settentrionale. Sin da quando divenne municipium romano la città è stata il centro più importante della zona; dopo un periodo di decadenza dato dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente e dalle invasioni dei popoli barbari, divenne un libero Comune e dal XV al XVI secolo fu la capitale dei Paleologi, Marchesi di Monferrato. Successivamente divenne dominio dei Gonzaga, che costruirono una delle più grandi e prestigiose cittadelle europee, i cui caratteri si sono mantenuti sino ai giorni nostri.
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Contesa nel corso del XVII e XVIII secolo tra francesi e spagnoli, durante il Risorgimento fu uno dei baluardi difensivi contro l’Impero austriaco. Passeggiando per il centro si notano da subito le strade lastricate che si intersecano perpendicolarmente secondo la classica “scacchiera” sabauda, su cui si affacciano gli eleganti palazzi storici dalle tinte chiare. Eleganza e nitore caratterizzano questa bellissima e curiosa cittadina di provincia. Casale è stata definita “città barocca” per i molti palazzi e chiese, con i loro pregevoli interni, rinnovati durante quella stagione architettonica … ma Casale ha attrattive appartenenti ad ogni epoca.
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A cominciare dal Duomo, antichissima chiesa dedicata al patrono di Casale, Sant’ Evasio. Si tratta di una singolarissima architettura (difficilmente ne troverete altre simili!) la cui fondazione viene fatta risalire al re longobardo Liutprando e rimaneggiata secondo i caratteri dell’architettura gotico-romanico. Oggi è il risultato di una lunga e complessa vicenda costruttiva che, dal 1108 (anno della consacrazione), si spinge fino all’800, periodo in cui ne fu decisa la demolizione. Fortunatamente l’archeologo Luigi Canina riuscì a far modificare il progetto trasformandolo in un significativo restauro. Superato il portone d’ingresso si viene accolti nel suggestivo ambiente del nartece (una sorta di ingresso), grandioso e rarissimo in Italia, forse la parte più notevole della costruzione: tale tipo di ingesso è unico in Italia mentre presenta numerosi richiami nell’architettura armena e islamica. All’interno mantiene l’impianto del XII secolo con cinque strette navate e gli splendidi mosaici, resti del primitivo pavimento. Nella navata di destra, la prima cappella ospita un gruppo marmoreo con l’Estasi della Maddalena (XVIII). Una piccola colonna con il monogramma di Cristo indica il punto in cui sarebbe stato martirizzato Sant’Evasio (una leggenda vuole che appoggiando l’orecchio alla colonna sarebbe possibile sentire scorrere il sangue del santo!). Nel transetto destro si apre la Cappella di Sant’Evasio, di forma ellittica, costruita a partire dal 1793 in stile barocco, custodisce le reliquie del Santo. All’interno della chiesa, all’altezza della navata centrale, troneggia il grande crocifisso ligneo di stile romanico rivestito in lamine d’argento dell’XI secolo.
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Poco distante, Piazza Mazzini ospita la statua equestre di Carlo Alberto; da qui si raggiunge la Torre Civica, simbolo di Casale, che svetta sul centro storico con i suoi 60 metri di altezza.
La tela dell’altare di sinistra raffigura Santa Lucia coi Santi Crispino e Crispiniano ed è opera del celebre artista Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo (Montabone d’Acqui 1568 - Moncalvo 1625).
La parte inferiore appartiene alla costruzione originale risalente al secolo XI. Eretta inizialmente per scopi difensivi, divenne nel tempo il simbolo del potere comunale.
Di particolare interesse è anche la chiesa cinquecentesca di San Domenico, che racchiude al suo interno grandi tele di Pietro Francesco Guala, mentre la chiesa di San Filippo Neri, barocca, costituisce una delle opere più interessanti dell’artista Sebastiano Guala.
Praticamente attaccata alla torre, sorge la Chiesa di Santo Stefano, risalente al XII secolo, ma riedificata nel XVII secolo, secondo il progetto del canonico Sebastiano Guala. La chiesa conserva ben quindici pregevoli tondi di Pier Francesco Guala (pittore locale attivo tra XV e XVI secolo) raffiguranti profeti e santi.
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Trovate il tempo anche per una visita alla chiesa di San Michele (o dei nobili), dall’armonica pianta ottagonale, con alte cupole affrescate e tele di del Moncalvo; anche Santa Caterina è una chiesa barocca splendidamente affrescata.
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Nessuno può, però, lasciare senza aver visitato la grandiosa Sinagoga, simbolo della cultura ebraica che da secoli abita queste terre. Fu a partire dal 1570 che Guglielmo Gonzaga permise agli ebrei di Casale e di altri centri del Monferrato di professare liberamente la loro religione Questa sinagoga, preziosissimo gioiello di arte ebraica, fu edificata nel 1595 e si presenta oggi con una facciata esterna anonima, a causa della necessità di difesa dall’intolleranza religiosa, contrastante con l’interno barocco, ricco di volute e dorature. Adiacente si trova il Museo d’arte e storia antica ebraica che raccoglie oggetti lasciati in deposito dalle Comunità di Vercelli, Asti e Torino e da numerose famiglie ebraiche piemontesi. Di particolare pregio le Tavole della Legge in legno dorato risalenti al secolo XVIII, numerosi Rimonim (terminali per rotoli della Legge) e Atarot (corone per i rotoli della Legge) sbalzati, cesellati o in filigrana d’argento. Ricca la collezione di tessuti cerimoniali del XV – XVI secolo, di pergamene e documenti storici, di libri di preghiera e arredi sacri.
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Camminando per le vie del centro si incontrano bellissimi palazzi storici, come palazzo San Giorgio, Magnocavalli, Treville e Sannazzaro, in stile barocco, o i complessi gotici San Bartolomeo - Baronino e i palazzi Anna d’Alençon e del Carretto. Spostandovi in Piazza Castello, poi, potrete ammirare il Castello del Monferrato: Giovanni II Paleologo marchese di Monferrato diede inizio alla costruzione dell’attuale Castello, i cui lavori vennero portati a termine entro il 1357. Passato attraverso tantissime vicissitudini storiche, oggi il castello si presenta come un complesso ampio e fortificato. Ancora in piazza Castello si trova il Teatro Municipale. Questo teatro fu costruito a partire dal 1785, su disegno dell’abate spoletino Agostino Vitoli.
Fanno parte della collezione opere di pittura su tela, su tavola, su vetro e su specchio; ceramiche, sculture lignee e lapidee, alcuni argenti, la raccolta di onorificenze di Giovanni Lanza, due paliotti in seta e un arazzo fiammingo: tipologie molto diverse tra loro, che coprono un arco temporale dalla fine del Trecento alla fine dell’Ottocento. La Gipsoteca di Leonardo Bistolfi (Casale Monferrato, 1859 - La Loggia, Torino 1933), ospita oltre centosettanta opere tra terrecotte, disegni, plastiline, bozzetti e modelli in gesso, alcuni marmi e bronzi. Tali materiali permettono di comprendere le diverse fasi del procedimento artistico di Bistolfi, uno dei maggiori interpreti, a livello internazionale, del Simbolismo Prodotti tipici – Arte del sapore!
La costruzione, disposta su quattro ordini di palchi e loggioni, è un vero gioiello di stucchi, dorature e velluti.
Casale Monferrato è la patria di celebri prodotti riconosciuti a marchio De.Co., tra cui i biscotti Krumiri e gli Agnolotti di Casale.
Per gli amanti dell’arte, infine, è d’obbligo una tappa ai Musei Civici che hanno sede nell’ex Convento di Santa Croce, di cui resta anche il chiostro quattrocentesco, e che comprendono al piano terra la Gipsoteca “Leonardo Bistolfi” ed al primo piano la Pinacoteca, con tessuti, ceramiche, sculture e dipinti.
Nel territorio comunale di Casale e nei comuni collinari monferrini circostanti vengono prodotti vini a DOC e DOCG. Fra i principali Barbera Del Monferrato e Del Monferrato Superiore, il Grignolino Del Monferrato Casalese, il Monferrato Casalese Cortese, il Monferrato Freisa, il Monferrato Dolcetto e il Piemonte Bonarda.
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MANTOVA e SABBIONETA per un weekend magico! di Silvia Brigada
[Virgilio] “...Manto fu, che cercò per terre molte; poscia si puose là dove nacqu’io; onde un poco mi piace che m’ascolte...” (Inferno, Canto XX)
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n questo numero di Mabedo vi racconteremo delle bellissime terre dei Gonzaga e dei tesori naturalistici e culturali che questa parte della Lombardia ci offre.
Annessa al Regno lombardo-veneto, la città lottò a lungo per l’indipendenza e l’unità nazionale, come racconta la sua storia risorgimentale, segnata dal tragico episodio dei “martiri di Belfiore”.
Partiamo di buon’ora alla volta di Mantova, attraversiamo la Bassa Padana, fino alla sponda del fiume Mincio, nel punto in cui le sue acque formano una profonda ansa, che abbraccia la città e crea il lago Superiore, il lago di Mezzo e il lago Inferiore. La vita della città è sempre trascorsa seguendo il lento scorrere del Mincio, ampio e placido.
Iniziamo la nostra visita da una delle piazze più belle di Mantova, Piazza delle Erbe, il cui nome (come in molte altre piazze lombarde e venete che portano lo stesso toponimo) indica la secolare funzione di luogo commerciale della città, in particolare di mercato di frutta e verdura che si svolgeva proprio qui. Oggi Piazza delle Erbe è uno dei salotti cittadini, costellato dalle botteghe sotto ai portici, i tavolini dei bar e quelli dei ristoranti.
Mantova vanta una storia ricca e intensa, dal suo primo insediamento etrusco, alla dominazione dei Galli e alla successiva dei Romani. Divenne, poi possedimento dei Canossa verso l’anno mille. Fu con Luigi Gonzaga, signore di Mantova dal 1328, che ebbe inizio un periodo di fioritura culturale e artistica le cui tracce sono visibili ancora oggi. Il nome dei Gonzaga è rimasto legato alle sorti della città e del ducato fino al 1360 quando Mantova capitolò dopo l’assedio degli austriaci.
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Scegliamo di fermarci in uno dei locali storici che danno sulla piazza per la nostra colazione: lo storico Caffè Caravatti, aperto dal 1865, ora anche enoteca, conserva al suo interno l’atmosfera raffinata di un tempo, con l’antico retrobanco in legno intagliato e le vecchie scaffalature in vetro. Sapori vintage e linee moderne si mescolano in un locale che è un punto di riferimento non solo per i mantovani ma anche per i turisti.
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Dopo un’abbondante colazione, passeggiamo per la piazza, sulla quale si affacciano la Casa del Mercante, la Torre dell’Orologio Astronomico (1473) e, accanto, il Palazzo della Ragione. La piazza si chiude con il Palazzo del Podestà, detto anche “Palazzo del Broletto” (1227). Sul lato posteriore c’è una statua duecentesca di Virgilio in cattedra, che i mantovani chiamano più semplicemente, la vècia, la vecchia in dialetto. Sulla stessa piazza si trova, infine, la particolarissima Rotonda di San Lorenzo, la chiesa più antica di Mantova. Fu costruita ad immagine della Chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme è a pianta centrale con un matroneo in alto. L’interno è a navata unica, con la parte centrale preceduta da un deambulatorio con otto colonne. La chiesa era completamente affrescata ma le vicissitudini che ha attraversato durante i secoli hanno lasciato solo resti di affreschi. Usata come magazzino e poi cortile, fu riconsacrata nel 1926 e riportata al suo originale splendore.
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Continuiamo a passeggiare tra le belle ed eleganti vie del centro storico, tra negozi e panetterie tradizionali, fino alla Chiesa di Sant’Andrea, uno dei capolavori architettonici della Lombardia rinascimentale. Questa chiesa, secondo la tradizione, è legata a fatti mistici di bel alta rilevanza cristologica. Si crede, infatti, il centurione romano Longino, che gli trafisse il costato di Cristo, raccolse ai piedi della Croce il sangue dei Gesù e, alla sua morte, lo sotterrò proprio in questa chiesa per evitare che fosse disperso. Per quasi ottocento anni se ne persero le tracce e, sempre secondo la tradizione, fu Sant’Andrea a indicare dove ritrovare la prima urna. Con questa scoperta, Mantova divenne sede vescovile e venne costruita una piccola chiesa in onore dell’Apostolo Andrea. Nel 1048 avvenne il secondo ritrovamento della reliquia e delle ossa di San Longino, a cui è dedicata una cappella.
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La chiesa venne infine ristrutturata definitivamente a partire dal 1472, su progetto di Leon Battista Alberti, grande architetto del Rinascimento, anche se la morte dell’artista e i successivi stravolgimenti ne hanno alterato l’impianto rinascimentale, anche se la bellissima copertura a botte cassettonata ci lascia senza fiato. La cripta conserva, con un sofisticato meccanismo a 12 chiavi, le reliquie che vengono esposte solo il venerdì santo. Dopo qualche acquisto dei deliziosi negozi del centro, ci fermiamo per pranzo alla Trattoria Al portichetto (Via Portichetto, 14), per una pausa culinaria a base di tortino di zucca, formaggio fuso e arancia caramellata, bigoli con pancetta, radicchio e lambrusco, orata al forno con carciofi e olive taggiasche. Il tutto in un ambiente caldo ed accogliente, arredato con gusto, in un’armonia di colori e note soffuse.
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Ritemprati nel cuore e nella pancia, ci dirigiamo al cuore della città: Piazza Sordello, la piazza più grande ed importante di Mantova, dedicata al poeta trovatore Sordello (ma per secoli si è chiamata Piazza San Pietro). Piccolo gioiello di armonia, Piazza Sordello è il luogo della fondazione di Mantova, l’area archeologica più antica, e in cui la bellezza della città lombarda trova la sua sintesi migliore. Scendendo da via Vescovado per piazza Chiappella, si arriva all’oratorio di Sant’Anna, costruzione del 1771 con la facciata incompiuta, dal cui sagrato si ha una bella veduta d’insieme del castello e delle mura. Qui visitiamo il Duomo, al cui interno sono sepolti i più importanti membri della famiglia Gonzaga.
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La chiesa, inizialmente in stile romanico (di quest’epoca è ancora il campanile), venne ampliata agli inizi del XV secolo sotto la guida di Francesco I Gonzaga; nel 1545 il Duomo fu ristrutturato da Giulio Romano, che lasciò intatte la facciata e le pareti perimetrali ma ne modificò sostanzialmente l’interno. Lungo ciascuna delle due navate laterali esterne si apre una fila di cappelle laterali, i cui altari sono ornati da pale dei più importanti artisti del manierismo mantovano (le tele di Paolo Veronese e Giulio Campi, le più importanti del ciclo, non sono oggi più a Mantova). Sulla crociera, si eleva la cupola, con tamburo ottagonale e priva di lanterna, dipinta internamente con il Paradiso. Tra le opere d’arte si segnalano un sarcofago paleocristiano, gli affreschi del battistero (inizi del XIV secolo), la Cappella dell’Incoronata, di architettura simile alle idee di Leon Battista Alberti, e la sacrestia (un tempo Cappella dei Voti), con la volta affrescata da un seguace di Andrea Mantegna.
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Accanto al Duomo troviamo la Torre mentre, da sinistra, si susseguono Palazzo Vescovile, Palazzo degli Uberti col suggestivo vicolo Bonacolsi, Palazzo Castiglioni e il Palazzo Acerbi con la Torre della Gabbia. Dall’altro lato della piazza si stagliano le suggestive sagome del Palazzo del Capitano e della Magna Domus, nucleo originario del Palazzo Ducale. E proprio Palazzo Ducale, con le sue 500 sale affrescate e decorate da artisti come Giulio Romano, Raffaello e Mantegna, è uno degli immancabili appuntamenti di chi visita Mantova. Con i numerosi edifici collegati da corridoi e gallerie, i cortili e i giardini, questo bellissimo luogo assomiglia a una vera e propria città-palazzo che si estende su circa 35 mila metri quadrati. Qui la famiglia Gonzaga visse e governò dal 1328 al 1707, cioè fino a quando il duca Ferdinando Carlo fu costretto all’esilio.
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Il nucleo originario sono il Palazzo del Capitano e la Magna Domus edificati dalla famiglia Bonacolsi. Con l’arrivo dei Gonzaga questi edifici si integrarono con nuove costruzioni, fino a formare la Corte Vecchia che accoglie il mirabile ciclo di affreschi che il Pisanello dipinse per volere di Gianfrancesco Gonzaga (di cui oggi resta solo una parte superstite). Nel XVI secolo si aggiunse alla Corte Vecchia il Castello di San Giorgio. Dal 1480, addossata alla Corte Vecchia venne edificata la Domus Nova e il Palazzo Ducale prese l’aspetto definitivo che ha oggi. Della sontuosità degli interni resta ben poco (cercate la stanza del labirinto che reca la scherzosa filastrocca “Forse che sì, forse che no”, ripresa da d’Annunzio): con la fine delle fortune familiari, i Gonzaga furono costretti a vendere opere e arredi. Il resto lo fecero le armate napoleoniche in Italia. Ancora visibile, per fortuna, la Famiglia Gonzaga in adorazione della Trinità di Rubens.
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Nel Castello di San Giorgio si trova la più importante opera d’arte di Mantova: è la camera picta o Camera degli Sposi dipinta dal Mantegna dal 1465 al 1474. Grazie ad un’abile divisione degli spazi e all’uso eccezionale della prospettiva, Mantegna riesce qui a trasformare le pareti in uno spazio in cui entrano in scena i personaggi della Famiglia Gonzaga, dalla bellissima (si fa per dire) Barbara del Brandeburgo, agli angioletti cicciottelli dell’oculo (finto) che si apre sul soffitto … una meraviglia!
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Prima di cena scendiamo al fiume, il Mincio, per una crociera in battello: una navigazione lenta, tra canneti e ninfee, la miriade di canali che attraversano la larga distesa d'acqua, dove ammirare rare specie di uccelli e il sole al tramonto sul fiume, fino al Lago Superiore, teatro estivo dell’immancabile e spettacolare fioritura del Fior di Loto. Paesaggi naturali ed insoliti di una natura unica che mette in scena ambientazioni e scorci diversi in ogni stagione! Concludiamo questa della giornata con i sapori mantovani dell’Osteria dell’Oca, dove godiamo dei piatti tipici della cucina locale: antipasto con i nostri salumi (pancetta,coppa,salame e cotechino), con gras pista’ (lardo con salsiccia, prezzemolo e aglio) serviti con polenta calda e accompagnati dalla giardiniera di verdure, formaggio grana o gorgonzola con mostarda di mele, risotto alla mantovana, mantecato con salsiccia, gli immancabili tortelli di zucca, luccio in salsa e, per finire, una gustosissima sbrisolona!
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Il giorno seguente decidiamo per una bella passeggiata e, dal centro di Mantova, andiamo a visitare una delle perle della città: Palazzo Te. Il nome di Palazzo Te non deriva dalla famosa bevanda ma dal nome di un’isola, chiamata Teieto, poco distante da quella più grande e su cui sorse poi Mantova. Agli inizi del XVI secolo Francesco Gonzaga fece costruire una piccola casa padronale e delle stalle per godersi la tranquillità dell’isola. Fu solo nel 1524, quando Federico II Gonzaga si entusiasmò per un progetto di Giulio Romano (fuggito da Roma dopo il Sacco), che iniziò la costruzione del Palazzo Te così come lo vediamo oggi. Giulio Romano era stato il migliore allievo di Raffaello, tanto che continuò il lavoro di decorazione delle Stanze Vaticane dopo la morte prematura del Maestro.
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Nello splendido Palazzo le sale che si susseguono in una stupefacente sequenza di simboli e riferimenti alla vita dei Gonzaga e alla politica del tempo. Il culmine artistico si raggiunge nella Camera dei Giganti, un ciclo pittorico che per bravura tecnica e capacità innovativa è stato per molto tempo ineguagliato. L’affresco riprende il momento in cui Giove punisce i giganti per il loro tentativo di sostituirsi agli dei. Giulio Romano riesce a catapultare chi osserva nel centro della battaglia, grazie a una tecnica prospettica ottenuta dipingendo l’intera parete, dal pavimento al soffitto. Dopo un attimo pranzo al noto Ristorante Carlo Govi (Viale Gorizia, 13), ci spostiamo in auto verso Sabbioneta, piccolo gioiello urbano di valore inestimabile, nata dal sogno umanistico di Vespasiano Gonzaga, che assieme a Mantova è divenuta sito Unesco nel 2008.
Sabbioneta è uno splendido esempio della città ideale rinascimentale, una città fortificata pianificata e costruita da zero, allo stesso tempo città militare e residenziale, corte cittadina e rurale. Diverse opere rendono Sabbioneta un luogo unico: il Teatro all’Antica o Teatro Olimpico, realizzato tra il 1588 e il 1590 su progetto dell’architetto vicentino Vincenzo Scamozzi (1548-1616). Su committenza del duca, la Galleria degli Antichi, la più lunga d’Italia dopo quella delle Carte geografiche in Vaticano e quella degli Uffizi a Firenze. Tra gli altri edifici rappresentativi, Palazzo Ducale e Palazzo Giardino, luogo di ozio e di riposo. Un full immersion tra arte, natura e sapori … pronti per il prossimo weekend?
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RALLY 4 REGIONI
Tra un mese i campioni sulle strade del mito di Piero Ventura
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Anne Charlotte Rousseau
Isabella Bignardi
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’é molta attesa nell’ambiente rallystico pavese per l’avvicinarsi dell’ora “X” che farà scattare l’edizione 2018 del Rally 4 Regioni International Historic Classic, organizzato da Aci Pavia con alla testa Marino Scabini in collaborazione con la YL Rally Event, a cui fa capo Yves Loubet, ex pilota ufficiale Lancia, nonche ex campione europeo rally, in programma dal 9 al 12 maggio prossimi. Nutrite le adesioni fin qui registrate provenienti, oltre che dall’Italia, anche da Francia, Belgio, Spagna, Inghilterra e Argentina. Significativa la presenza ad oggi di ben 4 equipaggi interamente femminili di grande levatura, tutti premiati da scudetti di campioni nazionali o continentali, composti da Anne Charlotte Rousseau e Francoise Conconi (Ford Escort), Luisa Zumelli e Paola Valmassoi (Porsche 911), Chatherine Desbrueres – T.Escartefigue (Ford Escort MK1) e Isabella Bignardi ed Elena Migliorini (Opel Kadett GT/E).
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Anne Charlotte Rousseau e Francoise Conconi a Salice lo scorso anno
Chatherine Desbrueres a Salice Terme
Chatherine Desbrueres
Luisa Zumelli
Si può affermare che oggi il rally é donna, infatti, queste signore, alle quali potrebbero affiancarsene altre, oltre a puntare alle posizioni alte della classifica, daranno vita ad un confronto tutto “rosa” mai visto in precedenza. Vista la premessa, ci si può attendere un 4 Regioni che tiene alto il suo nome e soprattutto da non perdere. Ma come é nato tutto questo? Quando ci si accinge a spingerci alla scoperta di un passato fatto di avvenimenti, date e personaggi che hanno fatto la storia, é usuale dire: “Correva l’Anno”. Ebbene si, lo usiamo anche noi, infatti, “correva l’anno 1971”, quando Gianni Pelliccioni (direttore Aci Pavia) e Siropietro Quaroni (presidente della commissione sportiva dell’ente) e il Concessionario Fiat di Stradella, Rinaldo Brambilla, armati di una buona dose di incoscienza, si lanciarono in quella che in molti definirono “la grande follia”, ovvero, l’organizzazione di un rally vero e proprio a carattere non solo nazionale, ma ben di più, che si sarebbe dovuto distinguere per la sua durezza e per la temerarietà dei suoi protagonisti.
Nacque così il Rally Internazionale 4 Regioni, con una “prima” che grazie all’intercessione di Luigi Arrigoni (Concessionario Lancia Altauto di Pavia) ebbe al via fin da subito i piloti ufficiali Lancia e Fiat. In Federazione, ma anche da parte di altri organizzatori, furono visti un po’ come usurpatori del rallysmo, perché, gente nuova, giunta in campo internazionale, senza (secondo gli “esperti” di allora) avere alle spalle un’adeguata esperienza di anni di attività. Molte critiche all’iniziativa piovvero anche dalle pagine di Autosprint. Non curanti di queste teorie, Quaroni, Pelliccioni, Brambilla, Arrigoni e i loro stretti collaboratori, misero sulla carta un rally di ben 1.656 chilometri ricavati tra i più impegnativi asfalti e sterrati dell’Appennino lombardo, emiliano, ligure e piemontese divisi in due tappe. La prima, di 873 chilometri, con partenza da Pavia alle ore 16 del 3 giugno e arrivo a Salice Terme alle ore 09,30 del 4 giugno, la seconda tappa invece, di 783 chilometri, con partenza da Rivanazzano alle ore 18 del 4 Giugno e arrivo a Salice Terme alle ore 09,30 del 5 giugno.
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1 1971 da piazza Ghisleri a Pavia prende il via il 1° 4Regioni (Barbasio-Sodano Fulvia n°1)
Oltre ovviamente a Pavia, luogo di verifiche pre-gara e partenza della stessa, le principali località interessate dalla manifestazione furono: Santa Cristina, Pieve Porto Morone, Santa Maria della Versa, Mornico, Rivanazzano, Nazzano, Costa Cavalieri, Montacuto, Oramala, Varzi, Castellaro, Casanova Staffora, Pian dell’Armà, Passo del Giovà, Pianostano, Cencerate, Brallo, Menconico, Zavattarello, Romagnese, Nibbiano, Caminata, Travo, Perino, Passo del Cerro, Bettola, Farini d’Olmo, Pradovera, Coli, Bobbio, Ottone, Cabanne, Marsaglia, Passo del Mercatello, Ferriere, Santo Stefano d’Aveto, Montebruno, Carrega, Cabella Ligure, Monterosso, Busalla, Passo della Bocchetta, Praglia, Gavi, Arquata Scrivia, Garbagna, San Sebastiano Curone, Brignano Frascata, Monperone, Pozzolgroppo e Salice Terme. Si trattò di un percorso che solo guardarlo sulla cartina spaventava, nonostante ciò, nonostante si trattasse di una gara nuova, tutta da scoprire, nonostante i numerosi detrattori, all’Aci Pavia giunsero 79 domande d’iscrizione tra cui quella di chi sta scrivendo questo articolo.
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Assente il solo Munari per una indisposizione, tutti i migliori piloti italiani in lotta per il titolo tricolore, si diedero appuntamento a Pavia. La gara, oltretutto, fu onorata anche dalla presenza dello specialista finlandese Timo Lampinen in coppia con Davenport sulla Lancia Fulvia HF ufficiale, reduci dalla prova mondiale dell’Acropoli. Alle ore 16,01 in punto di quel lontano 3 giugno 1971, in Piazza Ghisleri a Pavia (meglio conosciuta dai pavesi come “Piazza del Papa” per la presenza della statua barocca in onore a Papa Pio V, si alzò il sipario sul primo atto di una storia fantastica, affascinate e coinvolgente di cui ancora oggi se ne rivivono i fasti: il Rally 4 Regioni. Quel primo esaltante 4 Regioni, si concluse con un inaspettato sorpasso al vertice, infatti, all’arrivo furono solo 15 i secondi che divisero il vincitore Lampinen dal secondo arrivato Ballestrieri, considerato il vincitore morale della manifestazione in quanto, ordini di scuderia poco chiari e “furbizie” del navigatore Davenport fecero il resto
Ventura, Loubet e Scabini (Barbieri)
Isabella Bignardi e Elena Mantovani al 4 Regioni 2017
Luisa Zumelli e Paola Valmassoi al Rally 4 Regioni 2017
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Pubbliredazionale N°37 Aprile 2018 Realizzato da MaBeDo S.r.l. Responsabile: Filippo Quaglini Direttore Editoriale: Filippo Quaglini Grafica: Sara Giammona Redattori: Silvia Brigada, Cristina Dinatale, Titti Migliavacca, Piero Ventura Web Manager: Sara Giammona Web Hosting: Zeus Telematica Tutti i diritti riservati, la riproduzione totale o parziale è vietata in qualsiasi forma.