magazine n.18
PERSONAGGIO
Realtà, immaginazione e suggestione
Spunti sintetici di Alessandro D’Aquila MONDO DEL VINO Vini Nicolis
Una passione di famiglia in un sorso di Valpolicella MADE IN ITALY
Dolcezza e innovazione
Loison, l’altro volto della tradizione SOSTE GOLOSE
Piatti come progetti architettonici
Gaetano Trovato e le stelle di Arnolfo EVENTI
Verona capitale del vino
Cinquant’anni d’oro di Vinitaly
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editoriale “Aprile dolce dormire”, ma noi di MaBeDo non ci fermiamo e lavoriamo sodo per creare ogni volta un Magazine ricco di eccellenza. Il personaggio del mese, Alessandro D’Aquila, è un artista sintetico le cui opere sono piccoli capolavori tutti da scoprire. Ad Aprile c’è anche Vinitaly, ecco perchè tra le pagine troverete i sapori della Valpolicella con i Vini Nicolis, le delizie di Loison e l’ospitalità della famiglia Mazzi, con la loro Antica Corte al Molino. Uno stellato come Gaetano Trovato ci porta ad assaporare la terra di Siena ma lo incontriamo anche alla fiera internazionale del vino. Ed è proprio qui che ritroviamo anche tanti amici e personaggi che hanno reso sempre più speciale il nostro magazine. Vi portiamo a Vinitaly a scoprirli con noi nel nostro report. Qualche anticipazione poi di Bollicine in Castello, al quale verrà riservato lo speciale sul prossimo numero. Immancabile, sul finale, la rubrica motori di Piero Ventura: si parla di Triumph TR3. Buona lettura!
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sommario
PERSONAGGIO
Realtà, immaginazione e suggestione
Spunti sintetici di Alessandro D’Aquila
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MONDO DEL VINO Vini Nicolis
Una passione di famiglia in un sorso di Valpolicella
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MADE IN ITALY
Dolcezza e innovazione
Loison, l’altro volto della tradizione
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SOSTE GOLOSE
Piatti come progetti architettonici
Gaetano Trovato e le stelle di Arnolfo
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OSPITALITÀ
Tra passato e presente, storia e tradizione della famiglia Mazzi
Antica Corte al Molino
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EVENTI
Tra moda e gusto
Aspettando Vinitaly Verona capitale del vino
Cinquant’anni d’oro di Vinitaly Le porte del Castello di San Gaudenzio si aprono al Metodo Classico
Un’ondata di bollicine in Oltrepò
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MONDO DEI MOTORI
Ecco perchè il fascino british della TR3 seduce così tanti appassionati
Lunga vita alla Triumph
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personaggio
Realtà, immaginazione e suggestione
Spunti sintetici di Alessandro D’Aquila Testo di Valeria Portinari
“Vorrei rendere l’arte visiva non adatta a chi vede ma a chi guarda.” 6
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Alessandro D’Aquila, foto di Alessandro Devinu
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A
lessandro D’Aquila è un giovane ragazzo abruzzese trapiantato al Nord, con in tasca una laurea in economia ed una grande passione per l’arte contemporanea. Questa passione si è presto tradotta in progetti artistici molto particolari ed originali che lo hanno portato a fare numerose esperienze in giro per l’Italia e per il mondo. Il suo è un lavoro di sintesi, il cui concetto è quello di creare forme di colore che vadano a realizzare “paesaggi sintetici”. L’obiettivo è di suscitare un’interpretazione, all’interno di una società che invece non gli dà lo spazio ed il tempo che meriterebbe. Ogni opera è anche una sorta di provocazione, perchè riporta una scritta in braille, il linguaggio per non vedenti, che non è decifrabile dalle persone vedenti. Ciò che ne risulta è un sentimento di smarrimento nell’osservatore, che si interroga sul significato della scritta e allo stesso tempo ne rimane affascinato.
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“La cosa minore” - 2012
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“Vista� - 2015 - Polaroid Sintetiche - Acrilico e braille su Polaroid, Scattata a Fossacesia
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“Miraggio” - 2015 - Polaroid Sintetiche - Acrilico e braille su Polaroid, Scattata a Pescara
Uno dei progetti più ampi di Alessandro è la serie di Polaroid Sintetiche, un “viaggio” lungo un anno tra ritratti e paesaggi, in cui la fotografia è solo un mezzo per spiegare un concetto più ampio, ossia il gesto di fissare un ricordo che piano piano si fa meno nitido all’interno della nostra mente, i cui colori sbiadiscono sempre di più e i dettagli diventano meno precisi e particolareggiati. Alessandro scatta fotografie con una Polaroid Supercolor 635CL e interviene direttamente con i colori sulla fotografia semplificandola e sintetizzandone i particolari. È qui che entra allora in gioco l’immaginazione, il cervello si mette in moto per interpretare le forme ed i colori e restituire qualcosa di diverso, di personale. Nello spazio bianco tipico delle foto Polaroid ritroviamo le scritte in braille, un dettaglio che rappresenta un appunto indecifrabile ma suggestivo, che lascia anche qui spazio alla fantasia ed alla personale interpretazione della realtà catturata e “commentata”.
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“Lavoro #1” - 2015 - Stampa su carta martellata
Il braille rappresenta un elemento di contrasto che induce a riflettere, una rottura che spinge l’osservatore ad interrogarsi sulle reali intenzioni dell’artista nel vedere e comunicare il mondo. Quella di Alessandro è anche una critica all’infinità di informazioni che ci investono ogni giorno, ogni ora, attraverso il web e i social media. Il linguaggio braille serve per lasciare messaggi, per focalizzare l’attenzione su ciò che non riusciamo più a guardare perchè troppo catturati dalle immagini del mondo digitale. L’idea delle Polaroid Sintetiche è nata in Abruzzo, le prime foto avevano l’aggiunta dei colori che Alessandro si porta nel cuore. Oggi è un progetto internazionale e ha come obiettivo quello di raccontare la realtà attraverso il duplice sguardo dell’osservatore e della macchina fotografica, offrendo spunti di riflessione e di immaginazione.
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“Un consiglio” - 2012
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“Coca-cola” - 2016 - Loghi Comuni
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“Forza” - 2014 - Polaroid Sintetiche Olio e braille su Polaroid, scattata a Giulianova
Loghi Comuni è invece l’ultimo progetto di Alessandro D’Aquila: “All’inizio era il Lògos, e il Lògos era con Dio, e il Lògos era Dio” (Giovanni 1,1). Si tratta di una critica e riflessione su ciò che i loghi hanno iniziato a rappresentare all’interno della nostra società. Molto più che la sola immagine aziendale, rappresentano oggi un vero e proprio stile di vita, uno status symbol che in alcuni casi determina il senso di appartenenza ad una determinata categoria sociale. L’artista interviene sulla memoria visiva dello spettatore attraverso una manipolazione di questi loghi, ancora una volta con l’uso del linguaggio braille, al fine di destabilizzare l’osservatore e suscitare in lui una reazione. Il lavoro artistico di Alessandro D’Aquila è originale e fuori dagli schemi, l’artista ha al suo attivo più di 100 tra mostre e performance in tutta Italia e fa parte dei Fu*Turisti insieme a Lele Picà e Giammatteo Rona, con i quali condivide idee e performance.
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Bruno Barbieri con il suo Ritratto Sintetico
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Alessandro D’Aquila con i Fu*Turisti alla manifestazione “Ali sul Ticino”
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mondo del vino
Vini Nicolis
Una passione di famiglia in un sorso di Valpolicella
Testo di Valeria Portinari
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Giancarlo Nicolis
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l clima della Valpolicella e la sua conformazione fatta di morbide colline è uno dei luoghi più adatti per la coltivazione della vite e la vinificazione. Qui, precisamente a San Pietro in Cariano, dal 1951 la famiglia Nicolis si dedica con interesse e devozione all’arte della viticoltura. Nel cuore della zona classica della Valpolicella, Angelo ha fatto della sua passione la propria quotidianità, trasformandola in raffinata enologia. Oggi insieme a lui ci sono i figli Giancarlo e Giuseppe, ognuno con una missione precisa legata alla terra e al vino, eredi di una sensibilità unica insita in loro fin dall’infanzia. I vini Nicolis sono il frutto di un’attenta coltivazione, tramite agricoltura integrata ed eco-sostenibile, all’interno di 42 dei 90 ettari del terreno di famiglia, dedicati alla coltura della vite.
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Giuseppe Nicolis
La famiglia Nicolis al completo
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Ogni vino ha la sua zona peculiare e ne assorbe le caratteristiche, in uno stretto ed indissolubile legame tra terra e prodotto finale. La parte pedecollinare è quindi quella dei vini classici d’annata, mentre la collina è il regno dell’Amarone e del Recioto. Due vini, questi, dal carattere definito e dal sapore unico. Il primo, elegante e potente nel corpo, rivela l’aroma della frutta matura e delle spezie; il secondo regala invece una sensazione floreale. Entrambe queste uve subiscono un trattamento particolare rispetto alle altre dell’azienda, che conferisce loro una piacevolezza ed una personalità eccezionali. Al fine di creare un’esperienza preziosa ed irripetibile, la famiglia Nicolis organizza visite all’azienda agricola ed in cantina, con la possibilità di degustare i suoi ottimi prodotti accompagnati da stuzzichini deliziosi e raffinati che ne esaltano i sapori.
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La Bottaia dell’azienda
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SocietĂ Agricola Nicolis Angelo e Figli snc Via Villa Girardi, 29 S. Pietro in Cariano (VR) Tel. 045 7701261 info@vininicolis.com www.vininicolis.com
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MaBeDo Card 2015
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mabedo
mangiare bere dormire
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made in Italy
Dolcezza e innovazione
Loison, l’altro volto della tradizione Testo di Valeria Portinari
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a piccolo forno per la panificazione a grande azienda artigiana rinomata in tutto il mondo: parliamo di Loison, azienda familiare che da oltre 75 anni lavora per creare prodotti di ottima qualità sempre più originali e ricercati. In principio era il pane, il bene alimentare fondamentale, poi, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale ed il miglioramento della situazione economica, arrivarono anche i primi dolci come e le focacce con fichi e uvetta. Alessandro Loison, figlio di Tranquillo, colui che aveva dato il via all’attività, ampliò sempre di più l’offerta, introducendo prodotti di pasticceria, creme e torte nuziali, e rifornendo personalmente attività e famiglie della zona. Nel 1955, la produzione iniziò a specializzarsi con panettoni e pandori, rivelandosi un’attività più redditizia di quella di pasticceria, che quindi venne sospesa negli anni ‘60. La terza generazione della famiglia è rappresentata da Dario, subentrato in azienda nel ‘92. Sotto la sua guida, la Loison ebbe una svolta internazionale, diventando un simbolo del Made in Italy nel mondo.
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Dario Loison
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Dario ha introdotto in azienda l’aspetto tecnologico e digitale, unendo così la tradizione con la modernità ed appoggiandosi ad internet ed al World Wide Web. Loison apre il suo primo sito nel 1996, introducendo anche la vendita online. Questa intraprendenza e forte propensione all’innovazione, hanno portato Loison ad essere uno dei primi esempi di azienda con una identità online che dagli anni ‘90 è cresciuta sviluppandosi sempre di più per tenere il passo con i cambiamenti del mondo digitale. Oggi Loison ha un sito web, un e-commerce ed un blog e punta sempre di più sull’immagine di qualità che rispecchi totalmente la qualità dei suoi prodotti. Il successo di Loison si deve soprattutto alla grande maestria nell’unire arte e qualità, creatività e spirito d’impresa, esperienza ed innovazione.
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Prodotto di punta è il Panettone, creato con i migliori ingredienti lavorati come vuole la tradizione, per far emergere i sapori genuini dei prodotti di una volta. Il Panettone di Pasticceria, viene proposto, oltre alla versione classica, anche in numerose varianti dal gusto esclusivo. Lo stesso vale anche per il Pandoro, proposto sia classico che farcito con le creme più raffinate. Panettoni e Pandori sono divisi in tre linee che si differenziano tra loro per la ricercatezza degli ingredienti. La Linea Top è l’eccellenza di casa Loison ed è caratterizzata da ingredienti pregiati, di origine controllata, affiancati da aromi selezionati con cura e creatività. La lavorazione di questi prodotti dura 72 ore, per mantenere intatte le qualità delle materie prime utilizzate, rispettando aromi e profumi naturali che solo il processo artigianale è in grado di preservare.
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Dolciaria A. Loison Srl SS. Pasubio, 6 - Costabissara (VI) Tel.+39 0444 557844 loison@loison.com www.loison.com
La Linea di Pasticceria prevede invece una lavorazione secondo i sistemi più moderni ed avanzati, nel rispetto dei tempi di lievitazione della tradizione pasticcera italiana. Gli ingredienti sono prelibati e dal gusto inconfondibile. La Linea Tuttigiorni porta la qualità nel quotidiano, con prodotti derivati da materie prime genuine e garantite Loison. L’ottima sostanza viene accompagnata anche da un’estetica di altrettanta qualità, grazie ad un packaging studiato ad hoc per ogni linea da Sonia Pilla, elegante e creativo, in grado di far risaltare le caratteristiche di ogni prodotto. La creatività non emerge solo dal packaging ma anche dai nuovi prodotti e dalle iniziative della famiglia Loison. Una di queste è il Magazine online “Insolito Panettone”, che raccoglie le ricette di grandi Chef che interpretano piatti dolci e salati in cui il Panettone è l’ingrediente principale. Tranquillo Loison ha aperto il suo piccolo forno per la panificazione a Costabissara, nel 1938. Da allora, questa famiglia si è adoperata per portare avanti una tradizione antica e legata ai sapori autentici e genuini, migliorandosi ogni giorno di più per garantire la qualità e l’unicità dei suoi prodotti.
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Vi aspettiamo a Rocca de’ Giorgi! www.contevistarino.it
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Foto di Lucia Tuoto
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soste golose
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Piatti come progetti architettonici
Gaetano Trovato e le stelle di Arnolfo Testo di Valeria Portinari
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n terra di Siena, e più precisamente a Colle Val d’Elsa, c’è un ristorante stellato di nome Arnolfo. Arnolfo come l’architetto e scultore Arnolfo Cambio, che partecipò al progetto di Santa Maria del Fiore a Firenze, e che viveva nei pressi del luogo dove si trova il ristorante. Qui il padrone di casa è lo chef Gaetano Trovato, due stelle Michelin di cui la prima a 26 anni, nel 1987, poco tempo dopo il rilevamento dell’attività, che è sempre stata familiare. Gaetano, insieme al fratello Giovanni, ha radicalmente cambiato la filosofia del locale: da una cucina prettamente casalinga e tradizionale ad un’evoluzione della tradizione vista con i prodotti del territorio. Il ristorante è situato in un edificio del Cinquecento, all’interno del centro storico della città, ed è caratterizzato da una spazialità antica, classica, con l’inserimento di elementi moderni, in un ambiente casalingo, ma curato e raffinato dai toni candidi, con finiture ricercate ed eleganti. Ogni cosa è curata nel dettaglio, dalle tovaglie di fiandra alla posateria, scelta con cura dallo stesso Trovato.
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Arnolfo Ristorante via XX Settembre, 50 53034 Colle Val d’Elsa (SI) Tel.+390577 920549 arnolfo@arnolfo.com www.arnolfo.com
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Il menu si compone di piatti storici riproposti di volta in volta in maniera nuova ed interessante, dando sempre grandissima importanza alle materie prime ed alla qualità della sostanza. Tra i classici troviamo il piccione, servito in modo contemporaneo, grazie a cotture ed abbinamenti diversi, o la carne di razza chianina, proposta in tartara o stracotto a seconda della stagione. La stagionalità è molto importante per scoprire e proporre i prodotti del territorio ogni volta in modo differente e creativo. Lo chef ama andare alla ricerca di idee nuove e di nuove realtà gastronomiche, puntando su produttori e quindi sapori sempre nuovi. Il menu in questo modo non è mai monotono e permette allo chef di sbizzarrirsi e giocare sull’originalità, mantenendo sempre la qualità alla base di tutte le proposte. Le materie prime vengono accuratamente selezionate e trattate con il rispetto più totale, nell’ottica di salvaguardare la qualità, la freschezza, la genuinità e gli antichi sapori.
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Di origini siciliane, Gaetano Trovato ha da sempre coltivato questo culto della materia prima, partendo dal pane che è servito fresco, fatto in casa con il lievito madre due volte al giorno, al Ristorante Arnolfo. Nonostante l’evoluzione della cucina e delle sue tecniche di cottura, Trovato è rimasto sempre concentrato sulla valorizzazione e diffusione della qualità, facendo prevalere la sostanza attraverso una costante ricerca di prodotti tra il meglio che ha da offrire la nostra penisola. Con questa profonda convinzione, lo chef mette tutto sè stesso nel suo lavoro, dalla creazione vera e propria della pietanza alla sua presentazione, cromaticità, composizione. Le portate vengono progettate sulla carta, come un disegno architettonico, e dettagliate con cura in ogni aspetto. La passione per l’estetica e l’arte dello chef vanno ancora una volta a ricollegarsi al luogo di origine del ristorante, lo stesso di Arnolfo Cambio architetto e scultore, del quale Gaetano Trovato va assolutamente fiero.
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ospitalità
Tra passato e presente, storia e tradizione della famiglia Mazzi
Antica Corte al Molino Testo di Valeria Portinari
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ulle colline di Negrar, nel cuore della Valpolicella, la famiglia Mazzi si occupa di viticoltura e ospitalità. In una antica casa di campagna immersa tra vigne e olivi si trova l’Eno-Agriturismo Antica Corte al Molino, un piccolo gioiello di accoglienza. Due stanze e due appartamenti che prendono i loro nomi dai vini dell’azienda, circondati dal verde e dalla tranquillità, all’interno di un contesto affascinante e ricco di storia. Roberto Mazzi, uno dei titolari, coltivando la sua grande passione per la cucina, oltre che per il vino, ha trasformato un semplice agriturismo in un EnoAgriturismo, un luogo romantico in grado di offrire agli ospiti non solo il meglio dell’accoglienza e dell’ospitalità, ma anche della buona cucina.
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A tavola vengono serviti i piatti tipici del territorio, cucinati con maestria, passione ed amore. Dall’antipasto a base di polenta e soppressa veronese servito con pane aromatizzato fatto in casa, passando per i risotti al vino amarone o la pasta fatta in casa, per poi gustare gli ottimi secondi. Lo stufato di manzo marinato all’amarone con la polenta è la specialità della casa, ma anche la coppa di maiale al vino e il fricandò sono davvero eccellenti. I dolci sono tutti realizzati dalla signora Fiorella, mentre Stefano e Antonio, figli di Roberto, consigliano gli abbinamenti migliori. Per un’esperienza ancora più immersiva e completa, è possibile anche scegliere il Menù del Sommelier, in cui i quattro vini della casa sono serviti e spiegati agli ospiti in abbinamento alle portate.
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Az. Agrit. ANTICA CORTE AL MOLI di Roberto Mazzi e figli Via Crosetta, 8 - S.Peretto 37024 Negrar (VR) Tel. e Fax +39 045 7502072 info@anticacortealmolino.com www.anticacortealmolino.com
All’interno della proprietà è presente anche un antico mulino del 1500, ora ristrutturato e adibito a museo dell’arte molitoria. Qui i visitatori possono apprendere qualcosa in più sulla storia della famiglia Dall’Ora, poi divenuta Mazzi, che all’inizio del ‘900, da mugnai sono diventati viticoltori portando avanti la tradizione di generazione in generazione fino ad oggi. Gli ospiti possono anche visitare le cantine di invecchiamento ed ascoltare la storia della Valpolicella e carpire i segreti dei vini prodotti. Dall’azienda vinicola all’Eno-Agriturismo, la famiglia Mazzi si impegna al massimo per garantire il meglio che il territorio ha da offrire con la cordialità e familiarità che la contraddistingue da sempre.
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Galleria Arnaboldi
Maison d’Hotes – Pavia Pavia, Piazza del Lino 11 www.galleria-arnaboldi.com info@galleria-arnaboldi.com
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eventi
Tra moda e gusto
Aspettando Vinitaly
Testo di Valeria Portinari
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ome ogni fiera internazionale, Vinitaly richiama esperti del settore ed appassionati da tutte le zone d’Italia e dall’estero, che accorrono a Verona per degustare i vini migliori del nostro paese e le più raffinate proposte di enogastronomia. Prestigioso anniversario per l’incredibile numero di espositori e di visitatori. Al di fuori della fiera, poi, la città si anima di eventi collaterali legati al mondo del vino e della buona cucina, diffusi nelle zone più rinomate del centro storico. Il centro di Verona racconta per quattro giorni il vino attraverso musica, arte, design, architettura e moda, spettacoli e incontri in compagnia di grandi ospiti fino a mezzanotte. È il fuori salone dedicato ai winelovers che porta nel cuore della città scaligera l’esperienza della manifestazione fieristica e propone iniziative serali dedicate al mondo del Vino in luoghi pubblici. Nella serata di sabato 9 aprile, alla vigilia di Vinitaly, noi di MaBeDo abbiamo partecipato alle tre feste più importanti della manifestazione, degustando i vini migliori della zona e non solo, accompagnati da delicati assaggi.
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Nella storica e meravigliosa Piazza delle Erbe siamo stati invitati all’esclusiva degustazione nello showroom Cruciani. Tra la raffinatezza dei tessuti e la maestria della tessitura dei famosi bracciali, abbiamo potuto assaporare l’eccellenza umbra delle cantine Arnaldo Caprai. L’azienda agricola è riconosciuta per la produzione del Sagrantino di Montefalco, vino rosso ricavato da uve Sagrantino, un vitigno che cresce solo nella zona di Montefalco. Il party è stato un vero successo grazie agli ottimi vini Caprai e ad un catering d’eccezione curato da Gianfranco Vissani.
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Presente anche Marco Caprai
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Con Michela e Giuseppe, titolari dei Magazzini dell’Arredamento
Dopo qualche chiacchiera tra amici ci siamo spostati in un’altra location poco lontana, dove ci attendeva una seconda festa. Ai Magazzini dell’Arredamento, tra stoffe, poltrone ed eccellenza di interior design, abbiamo trovato anche la raffinatezza enogastronomica. In un ambiente ricercato ed elegante le vere protagoniste della serata sono state sicuramente le etichette Nicolis (di cui vi abbiamo parlato in questo numero) e la pregevole degustazione con gli assaggi del ristorante Alla Borsa. Situato a Valeggio sul Mincio, questo ristorante ha anche un servizio catering il cui obiettivo è raccontare la migliore tradizione rinnovata per trasmettere sempre nuove emozioni attraverso le deliziose proposte di pasta fresca. Una grande attenzione per gli ospiti ha messo tutti a proprio agio, e tra chiacchiere, sorrisi ed un bicchiere di vino, il tempo trascorso è stato piacevole e di ottima qualità.
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Filippo Quaglini con Gianluigi, del Ristorante Alla Borsa
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La serata si è poi conclusa al Così è… un locale molto glamour a pochi passi dalla Casa di Giulietta, inaugurato da poche settimane ma già conosciuto al pubblico della nightlife veronese. Ottimi stuzzichini e drink strepitosi, oltre che tanta bella gente, musica e divertimento che ci hanno accompagnato fino a tarda sera prima di rientrare a ricaricarci per iniziare Vinitaly in grande stile.
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eventi
Verona capitale del vino
Cinquant’anni d’oro di Vinitaly
Testo di Valeria Portinari
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initaly è la più importante fiera internazionale dedicata al mondo del vino e dei distillati che festeggia quest’anno il cinquantesimo anniversario. Dal 1967 un appuntamento fisso per tutti gli appassionati e gli esperti del settore, che qui possono trovare cantine e produttori sia storici che di nuova generazione. Quattro giorni di eventi, degustazioni e convegni, durante i quali assaporare le migliori etichette ed i migliori abbinamenti enogastronomici curati da sommelier e chef di fama internazionale. Come di consueto lo staff MaBeDo, insieme all’amico Marcello Campeggio, grande esperto di vini vintage, hanno presenziato durante tutte le quattro giornate di manifestazione, ritrovando tanti amici e conoscendo altrettanti importanti personaggi del mondo del vino. Visitando gli stand, Filippo Quaglini, responsabile del nostro Magazine, è andato a salutare personalmente tutti i rappresentanti delle cantine che nel tempo hanno reso speciale ed interessante la nostra rivista, a cominciare dalla simpaticissima Chiara Lungarotti, alla guida, con la sorella Teresa, delle Cantine Lungarotti, azienda vinicola di Torgiano (PG). Marchio di assoluta eccellenza in Italia e nel mondo, Lungarotti è sinonimo di qualità non solo per quanto riguarda il vino ma anche la cultura e l’ospitalità.
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Filippo Quaglini con Chiara Lungarotti
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Con Jessica Giovanessi
Con Camilla Lunelli
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Jessica Giovanessi, responsabile marketing e communication delle Tenute La Montina, ci ha accolto squisitamente con un calice di ottime bollicine. Nel nostro “viaggio” tra le varie cantine d’Italia ha fatto tappa anche allo stand Argiano, cantina storica toscana, produttore dell’ottimo Brunello di Montalcino e tra i fondatori del Consorzio del Brunello. Vinitaly è sempre un grande spettacolo e un’importante vetrina per i migliori produttori vinicoli. Alle Cantine Ferrari è stato un piacere ed un onore conoscere Camilla Lunelli, che con la sua famiglia è alla guida del Gruppo Lunelli e tiene alto il nome delle bollicine Ferrari in Italia e all’estero. La degustazione presso il loro stand è stata davvero deliziosa. Anche Angela Piotti Velenosi, grande donna del vino, ci ha riservato un’eccellente accoglienza nonchè un’ottimo assaggio. Una menzione speciale va all’azienda vinicola Maculan di Breganze, in provincia di Vicenza. La famiglia produce da tre generazioni un vino di grande qualità, frutto dell’unione tra la tradizione e la più innovata tecnica enologica. Alla fiera abbiamo conosciuto Fausto Maculan e le figlie Angela e Maria Vittoria, che ci hanno riservato una calorosa accoglienza presso il loro stand.
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Con Angela Piotti Velenosi
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Ottavia Giorgi di Vistarino, Filippo Quaglini e Guido Vivarelli Colonna
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Fiabiano Giorgi, Filippo Quaglini e Antonio Giorgi
Pierangelo e Carla Boatti di Monsupello
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Giovannella Fugazza e Filippo Quaglin
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Walter Massa e Fabiano Giorgi
Presente a Vinitaly anche il nostro Oltrepò Pavese, con una delegazione molto importante di produttori e cantine di alto livello. Tra loro abbiamo trovato gli amici di Conte Vistarino, con la gentilissima contessa Ottavia Giorgi di Vistarino, che ci ha accolti con gran classe ed eleganza. Speciali sono assolutamente le bollicine 1865 e la Pernice, che ci ha fatto assaporare. Siamo passati a trovare anche Aldo e Diana di Finigeto, simpaticissimi e amichevoli come sempre, Fabiano Giorgi, al suo stand e i cari amici di Monsupello, Carla e Pierangelo Boatti. Per il Castello di Luzzano, Giovannella Fugazza, sempre molto ospitale, ci ha accolti con grande gentilezza e disponibilità .
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Da sin. Michele Rossetti, Presidente Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Maria Elisabetta Scavia ed Emanuele Bottiroli, Direttore Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese
Lucia Tuoto della Cantina Conte Vistarino
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Marcello Campeggio con Scavia Aurum
Filippo Quaglini con Aldo Dallavalle e D
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Diana Tihulca di Finigeto
Cantina Calatroni
Da sin. Marianna e Angela Piotti Velenosi con Filippo Quaglini
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Vinitaly è stato inaugurato quest’anno dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per la prima volta. Durante la cerimonia di apertura il Presidente in persona ha consegnato il Premio Angelo Betti “Benemeriti della vitivinicoltura italiana” a 21 viticoltori rappresentanti delle regioni italiane. Cristina Cerri Comi della Tenuta Travaglino, è stata premiata quale unica imprenditrice della Regione Lombardia che con la propria attività professionale e imprenditoriale, ha contribuito e sostenuto il progresso qualitativo della produzione viticola ed enologica della propria regione e del proprio Paese. Tantissimi complimenti a Cristina per il suo lavoro ed il grandissimo riconoscimento ottenuto e meritatissimo.
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Cristina Cerri Comi con il Premio Angelo Betti.
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Da sin. Filippo Quaglini, Pierangelo Boatti, Marco Bertelegni e Antonietta Mazzeo
Alessandro AlĂŹ, direttore Commerciale Lungarotti, e Filippo Quaglini
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Da sin. Francesco Beghè, Filippo Quaglini, Ottavia Giorgi di Vistarino e Roger Marchi
Filippo Quaglini, Cristina Barri e Armando Colombi, direttore Buttafuoco Storico
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Carlo Aguzzi
Umberto Quaquarini e Filippo Quagl
Roberta Guarnone e Sonia Torlaschi
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i di Monsupello
Maria Elisabetta Scavia e Filippo Quaglini
Tra gli altri, abbiamo passato un po’ di tempo anche con gli amici di Scavia, Maria Elisabetta e Andrea Bertelegni che ci hanno presentato Aurum, lo Chardonnay millesimato dal perlage a d’oro 24Kt prodotto in tiratura limitata di soli 999 pezzi: un vero gioiello da bere. Allo stand La Versa abbiamo ritrovato il grande Carlo Aguzzi, esperto sommelier e conoscitore del mondo enogastronomico. Grande spazio quest’anno alle Donne del Vino, presenti con la delegazione di Puglia: una squadra di intenditrici preparate ed appassionate come solo le donne sanno essere. Tra loro abbiamo avuto il piacere di incontrare Donatella Cinelli Colombini, Presidentessa delle Donne del Vino d’Italia e Marianna Cardone, Presidentessa per la sezione pugliese.
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Marianna Cardone e Donatella Cinelli Colombini
A destra, Maria Elena Giannattasio
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Angela Maculan, Filippo Quaglini e Maria Vittoria Maculan
Marco Bertelegni e Andrea Bertelegni
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Filippo Quaglini con le rappresentanti di Cantine del Notaio
Grazie a loro abbiamo conosciuto anche la Biocantina Giannattasio, con Maria Elena Giannattasio, Responsabile Commerciale della Cantina, che ci ha introdotto la loro storia aziendale e fatto conoscere i loro fantastici vini. Vinitaly è stata anche l’occasione per ritrovare e incontrare alcune delle cantine che saranno presenti a Bollicine in Castello come la Colombarola, I Borboni, e Cantine del Notaio. Non poteva mancare, oltre all’ottima offerta enologica, anche l’arte gastronomica. Immancabili a questa cinquantesima edizione chef stellati come Gaetano Trovato e Mauro Uliassi, presenti con strepitosi menu degustazione per gli ospiti della manifestazione. Dall’alta cucina al finger food, con piccole preparazioni di prodotti tipici del nostro territorio per apprezzare al meglio le caratteristiche dei vini, curate da Elide del ristorante Le tradizioni di Elide e dall’Azienda Agricola Gravanago. Insomma, un Vinitaly degno della sua cinquantesima edizione.
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Luigina Nicelli, Ristorante Le Tradizio
oni di Elide
Filippo Quaglini con Oreste Vercesi - General Manager Tenuta Colombarola
Con I Borboni
Paolo Goggi
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Gaetano Trovato con Filippo Quaglini
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Mauro Uliassi
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Il Ristorante di Gaetano Trovato, allestito per Vinitaly
Filippo Quaglini e Marco Caprai
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eventi
Le porte del Castello di San Gaudenzio si aprono al Metodo Classico
Un’ondata di bollicine in Oltrepò Testo di Valeria Portinari
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orna in grande stile, quest’anno alla sua terza edizione, Bollicine in Castello, l’evento che coinvolge i produttori di Metodo Classico all’interno dell’incantevole scenario del Castello di San Gaudenzio. La location è la stessa dello scorso anno, il meraviglioso castello del ‘400 situato a Cervesina, in provincia di Pavia. Nelle sue sale maestose, verranno allestiti gli stand di tutte le Cantine che hanno aderito e presenzieranno alla manifestazione, mettendo a disposizione del pubblico le proprie bollicine. Nato da un’idea di Filippo Quaglini di FQCommunication, la manifestazione ha l’obiettivo di valorizzare le grandi produzioni spumantistiche sia locali che, da quest’anno, anche nazionali, per portare a conoscere l’eccellenza del nostro territorio e del nostro paese. Il tutto è reso possibile dalla collaborazione con il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese. In questa terza edizione di Bollicine in Castello le cantine provenienti da tutta la penisola, da nord a sud hanno lo stesso obiettivo di far conoscere le proprie bollicine anche fuori dalla terra d’origine e farle apprezzare al pubblico di appassionati. Per l’occasione, la selezione è stata fatta dalla sommelier e brand ambassador della manifestazione, Antonietta Mazzeo.
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in Oltrepò Pavese
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Le due giornate al Castello di San Gaudenzio saranno dedicate alle degustazioni con fingerfood, il sabato dalle 17.00 alle 20.00 e la domenica dalle 11.00 alle 20.00, per winelovers ed addetti ai lavori. Ci sarà spazio anche per la cultura, con un tavolo di lavoro previsto sabato dalle 18.30 in cui verrà presentato il progetto “B&B Terre Pavesi – Pavia 2020: il futuro! Agrifood/slowfood: vino, itinerari e arte nell’Oltrepò Pavese” durante il quale interverranno diverse personalità legate all’enogastronomia, alla cultura ed all’arte. Durante l’evento potranno essere poi ammirate le opere dell’artista catanzarese Luca Viapiana, in una esposizione curata da Elisabetta Fedegari. Grazie alla passione ed all’impegno di tutti gli organizzatori, Bollicine in Castello si prospetta un evento di grande interesse sia a livello enogastronomico che culturale. Vi anticipiamo fin da ora che il prossimo numero di MaBeDo Magazine sarà uno speciale interamente dedicato a Bollicine in Castello ed alle cantine che prenderanno parte all’evento.
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mondo dei motori
Ecco perché il fascino british della TR3 seduce così tanti appassionati
Lunga vita alla Triumph Testo di Valeria Portinari
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oche auto inglesi sono robuste, maschili e divertenti come la Triumph TR3. Facile da guidare, con una buona coppia motrice ed un semplice motore di due litri ad aste e bilancieri, consuma poco, va sempre e richiede pochissima manutenzione. La Triumph TR3 è una delle roadster inglesi più celebri e per molti aspetti riassume le caratteristiche peculiari delle tipiche scoperte britanniche: design classico, dotazione ridotta all’osso e un robusto motore di impostazione molto tradizionale. Le origini della vettura risalgono ai primi anni Cinquanta, quando la Triumph presenta al pubblico la TR2: questo modello ne anticipa le linee e l’impostazione tecnica e rimane in listino per tre anni. Sul finire del 1955 debutta la prima versione della Triumph TR3, che sostanzialmente è una diretta evoluzione della sua progenitrice. Prima di approfondire la nostra esamina sulla TR3, è doveroso conoscere le origini della casa britannica. Le radici di Triumph affondano fino agli ultimi anni del 1800, quando l’uomo d’affari tedesco Siegfried Bettmann lasciò Norimberga e si stabilì a Coventry.
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Dapprima coinvolto nella vendita di macchine da cucire, colpito dalla grande passione per la bicicletta di tutta l’Inghilterra vittoriana, decise di entrare in questo settore. All’inizio si limitò ad acquistare bici dalla William Andrews, a Birgmingham, per rivenderle con il marchio Triumph (scelto perché comprensibile per tutti gli idiomi europei). Nel 1887, due anni dopo l’inizio della sua avventura, fu affiancato da Mauritz Schulte, anch’esso proveniente da Norimberga, ed entrambi si resero conto che il futuro sarebbe stato nella realizzazione in proprio delle biciclette. Trovarono la struttura idonea a Coventry e, nel 1889, cominciarono la produzione. Si avvicinava la fine del secolo e il motore a combustione interna cominciava a riscuotere interesse, così l’ingresso nel mondo delle motociclette fu il passo successivo per la Triumph Cycle Co. Nel 1902 la prima moto uscì dalla fabbrica di Coventry. Chiamata N°1, si trattava essenzialmente di una bici con telaio rinforzato e un piccolo motore Minerva da 2,25cv appeso al tubo obliquo.
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La trasmissione avveniva tramite una cinghia collegata alla ruota posteriore e comandata dall’albero motore; i pedali, la corona e la catena erano stati mantenuti. Schulte era un perfezionista e scelse un motore Minerva poiché la tecnologia belga era a quel tempo la più avanzata. Alla fine del 1905, Schulte realizza la prima motocicletta interamente Triumph, la Model 3HP. Dotata di un motore monocilindrico da 363cc, capace di 3cv a 1.500 giri, poteva spingersi ad una velocità massima di 70km/h. Le Triumph si erano guadagnate la fama di buone moto e, nel 1910, fu fatto un passo avanti per renderle anche più pratiche. Fu introdotto il meccanismo “free engine” che consentiva di metterle in moto lasciandole sul cavalletto, anziché doverle spingere o pedalare furiosamente per 30 metri. L’attività automobilistica della Triumph, inizia invece nel 1921, quando il general manager Claude Holdbrook convince Sir Bettmann (fondatore e proprietario dell’azienda) ad acquisire gli stabilimenti ed i locali di Clay Lane della Dawson Car Company. Il primo modello prodotto dalla Triumph automobili é la 10/20 con motore di 1,4 litri, che ottiene un buon successo. La produzione di grande serie inizia nel 1927, con la Super 7. Questo modello ottiene un successo tale che, nel 1930 viene creata la divisione autonoma Triumph Motor Company. La Super 7 rimane in produzione fino al 1934. Negli anni successivi vengono stretti accordi con la Coventry Climax per la progettazione di motori (comunque assemblati dalla Triumph). Negli anni trenta la società, composta ormai da 3 divisioni, Triumph Cycle Company, Triumph Motorcycle Company e Triumph Motor Company, in difficoltà finanziaria, cede la divisione che produce le biciclette (1932) e motociclette (1936), per concentrarsi sulla produzione automobilistica. Nel 1937 viene nominato capo progettazione Donald Healey, che rende autonoma la Triumph nella progettazione dell’intera vettura (motori inclusi).
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Il primo modello progettato da Healey é la Dolomite del 1938, spinta da un motore 8 cilindri in linea e ispirata, all’Alfa Romeo 8C 2300. Nel 1939 l’azienda viene ceduta alla TW Ward e Donald Healey diviene general manager. La seconda guerra mondiale tuttavia ferma la produzione e nel 1940, lo stabilimento é distrutto da un bombardamento. Nel 1945 ciò che era rimasto della Triumph Motor Company viene acquistato dalla Standard Motor Company, che riavvia la produzione nel 1946, trasferendo alla Triumph la produzione di alcuni modelli Standard e lanciandone uno inedito: la Triumph Roadster 1800. La Roadster 1800 ha la carrozzeria in alluminio (più facile da reperire dell’acciaio, in quanto utilizzato nella costruzione di aerei militari). Ad essa fanno seguito la Renown (1948), la più piccola Mayflower (1949) e la Triumph Roadster 2000 (1949). All’inizio degli anni cinquanta viene stabilito che la Triumph deve essere la divisione sportiva del gruppo Standard Triumph. Sono gli anni dell’inizio della dinastia delle celebri roadster TR (Triumph Roadster). Bisogna attendere il 1955 per vedere apparire la TR3, vettura sulla quale, per ragioni di costi, Triumph adotta soluzioni molto tradizionali come il telaio separato dalla carrozzeria e il retrotreno a ponte rigido con sospensioni a balestra. I freni sono a tamburo e il motore deriva da un modello Ferguson impiegato anche su alcuni trattori. È un quattro cilindri a corsa lunga di 2 litri alimentato a carburatori, in grado di erogare circa 95 cv. La potenza non è eccezionale, ma il peso di poco superiore ai 900 kg e una indovinata spaziatura del cambio consentono alla Triumph TR3 di ottenere buone prestazioni: la velocità massima sfiora i 170 Km/h e lo scatto da 0 a 100 Km/h richiede circa 11 secondi. Anche per questo motivo nel corso del 1956 vengono finalmente introdotti i freni a disco Girling sull’asse anteriore. Il costo della TR3 è di 1.103 sterline, tasse comprese. Le linee della carrozzeria sono quelle tipiche degli anni Cinquanta e conferiscono grande fascino alla spider Triumph.
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Risaltano in particolar modo le minuscole portiere e il lungo cofano anteriore, con i fari fissati in posizione verticale. La coda è bassa e spiovente e ospita un utile sportello per stivare la ruota di scorta. La vettura é offerta quasi sempre con carrozzeria roadster 2 posti, anche se occasionalmente é disponibile un posto posteriore aggiuntivo, e offerto opzionalmente un hardtop. Rispetto alla TR2, oltre al motore potenziato, propone una nuova mascherina e vengono installati dei tergicristalli con ritorno automatico. Grazie alla maggior potenza del propulsore, la TR3 tocca i 177 km/h di velocità. Le sospensioni anteriori sono a bracci oscillanti, molle elicoidali e ammortizzatori telescopici, mentre quelle posteriori sono a balestra e ammortizzatori a leva. Le ruote sono più larghe di quelle della TR2. Il telaio é lo stesso di quello montato sulla TR2. Il peso della TR3 é significativamente superiore alla concorrenza, a quello della Morgan Plus 4 e della Porsche 356, ma non è molto più alto di quello della MG A e della MG B. Tutti i modelli citati (tranne la Morgan, che monta lo stesso motore della TR3), hanno però un propulsore meno potente. La reattività di guida della TR3 é complessivamente ottima, nonostante la tenuta di strada desse qualche problema a causa della tendenza del posteriore a “scappare” in curva. L’allestimento della vettura è molto spartano: la capote è montata su un telaio smontabile e per scoprire la vettura è necessario rimuoverla completamente. Anche i finestrini laterali sono poco più che di fortuna e l’impianto di riscaldamento è previsto solo come accessorio a pagamento, così come il kit degli attrezzi di bordo, autoradio e sedili in pelle.
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Di questa serie di TR3 se ne costruiscono 13.377 esemplari, 1.286 dei quali vengono venduti nel Regno Unito. Il resto è esportato all’estero, principalmente negli Stati Uniti. Nel 1957 viene introdotta la TR3A, che porta con sé numerose migliorie. La calandra anteriore è di maggiori dimensioni, compaiono le maniglie esterne delle porte e il bagagliaio viene dotato di una serratura con chiave. Anche il motore beneficia di un leggero aumento di potenza, salita ora a 100 cv. La notorietà della Triumph TR3 in Italia è legata alla sua comparsa nel capolavoro di Fellini, La Dolce Vita. Marcello Mastroianni, indimenticato protagonista, è al volante di una Triumph TR3A ben visibile nelle sequenze del film, consacrando definitivamente la spider inglese anche presso il pubblico italiano. Il canto del cigno è rappresentato dalla TR3B, prodotta nel 1962 quando è già disponibile la più moderna Triumph TR4. Da quest’ultima eredita il nuovo motore da 2.138 cc (105 cv) che le consente di sfiorare i 180 Km/h e rappresenta di fatto l’ultima evoluzione della serie. Possedere una TR3 oggi significa godere di una purosangue inglese robusta, per la quale ogni singola parte di ricambio è disponibile a prezzi accettabili, alla portata del collezionista che desidera procedere alla manutenzione fai-da-te, ed utilizzabile tutto l’anno.
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