Magazine 23

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magazine n.23

MADE IN ITALY

Oltre un secolo di bontà Griffini

Una tradizione che addolcisce i cuori SOSTE GOLOSE

Emozionare le papille gustative con maestria e creatività

Florian Maison, la “casa” della cucina di Chef De Martino OSPITALITÀ

Nel verde della campagna umbra, il luogo ideale per una vacanza di benessere, charme e relax

Borgobrufa: dove l’ospitalità è un paradiso per corpo e mente EVENTI

Da Rivanazzano Terme a Codevilla, passando per i sapori dell’Oltrepò

Pranzo in Vigna a Monte del Sole

Golosaria Milano, 11^ edizione al MiCo dal 5 al 7 novembre

Torna in veste ampliata la rassegna wine&food di Paolo Massobrio


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editoriale

Il nuovo numero di MaBeDo Magazine invita a riflettere nuovamente sul lato più esclusivo del “made in Italy”: il gusto, i sapori che sono cultura, i produttori, i territori e le loro storie. Vini e sapori italiani d’eccellenza non sono prodotti da relegare nel provincialismo che isola in tante nicchie, ma al contrario devono diventare “distintività” per competere sul mercato globale. È la crociata dell’assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia, Gianni Fava, che presentando la nuova edizione di Golosaria Milano ha spronato il settore a rivoluzionare il modo di comunicarsi: “Quando un prodotto ha un nome indeclinabile altrove, in altre lingue, è il trionfo della distintività. L’identità, una ricchezza che di questi tempi non guasta, dev’essere dettaglio significativo nella comunicazione di cibo e vino”. Fava ha spiegato: “Qui in Lombardia, dove si produce un quinto dei prodotti agricoli e un quarto di quelli agroalimentari abbiamo la più grande qualità di tutto il Paese. La gente cerca qualcosa di distintivo, prodotti che non siano di nicchia ma la nostra forza in un mercato che si chiama mondo”. Appello ai produttori: raccontarsi di più e meglio, senza fare paragoni con altri territori e senza dormire all’ombra del campanile o delle rivalità da cortile. Tutto questo mentre gli osservatori statistici rilevano che con prodotti che diventano “commodities” l’Italia non è competitiva, mentre per affermare prodotti distintivi lo spazio c’è, a patto di promuoverli in modo adeguato creando sinergia fra i detentori delle denominazioni. È una rivoluzione fatta di metodo e intelligenza.​ Emanuele Bottiroli

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sommario In copertina Marco Gatti e Paolo Massobrio di Golosaria

PERSONAGGIO

La passione di una vita si chiama fotografia

Amare con uno sguardo, scattare con il cuore

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MADE IN ITALY

Oltre un secolo di bontà Griffini

Una tradizione che addolcisce i cuori

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SOSTE GOLOSE

Emozionare le papille gustative con maestria e creatività

Florian Maison, la “casa” della cucina di Chef De Martino

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Agostino Cremonesi, una vita per l’alta cucina

Il titolare del ristorante Al Cassinino di Pavia e le sue esperienze nel mondo per regalare emozioni

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OSPITALITÀ

Nel verde della campagna umbra, il luogo ideale per una vacanza di benessere, charme e relax

Borgobrufa: dove l’ospitalità è un paradiso per corpo e mente

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EVENTI

Da Rivanazzano Terme a Codevilla, passando per i sapori dell’Oltrepò

Pranzo in Vigna a Monte del Sole Festival della Fotografia Etica – Lodi

Quando la fotografia parla alle coscienze

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Golosaria Milano, 11^ edizione al MiCo dal 5 al 7 novembre

Torna in veste ampliata la rassegna wine&food di Paolo Massobrio

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MONDO DEI MOTORI

Lancia: dal 1906 ad oggi

Lo storico marchio festeggia i suoi 110 anni

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personaggio

La passione di una vita si chiama fotografia

Amare con uno sguardo, scattare con il cuore Testo di Valeria Portinari - Foto di Laura Massari

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o conosciuto Laura Massari al telefono per una breve intervista su quello che lei definisce “ciò che faccio appena ho del tempo libero”, ma in realtà si capisce subito che la fotografia è molto più che un semplice hobby. Con le passioni è facile cominciare da bambini, quando ogni cosa è bella e interessante a modo suo, il difficile è mantenere quella voglia di osservare e di curiosità. “La mia è una fotografia amatoriale”. Laura ha preso in mano la sua prima macchina fotografica a quattro anni, per immortalare i suoi giochi e far vedere a tutti quanto belli fossero. Erano ancora gli anni delle analogiche e dei rullini, delle polaroid e delle stampe istantanee e Laura si avvicinava anno dopo anno alla fotografia, quella che sarebbe diventata poi la sua passione.

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Una passione rimasta tale con il passare del tempo, da coltivare nei momenti liberi, per fuggire dalla quotidianità e dallo stress e rifugiarsi in un mondo a parte fatto di cose belle e di libertà di espressione. Per Laura le fotografie sono il modo per catturare momenti, punti di vista ed emozioni da condividere con chi ama, aprendo il proprio cuore e coinvolgendo l’osservatore.

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Mi racconta che qualche mese fa ha frequentato un corso che le ha mostrato il meraviglioso mondo dello scatto in manuale, la modalità in cui settare liberamente ogni parametro in base alle condizioni del soggetto. Un corso che sognava da tanto tempo e che ha ampliato notevolmente le sue vedute, permettendole di sperimentare con nuove impostazioni e divertirsi ancora di più. Laura è un’amante del bello e dei paesaggi, ma tra i suoi soggetti più cari ci sono le persone e le case abbandonate, due temi che trovano il match perfetto con la sua tecnica preferita, il bianco e nero, che regala emozioni e veste ogni scatto di mistero ed eleganza. Per saper fotografare bisogna sapere prima di tutto viaggiare. Con lo sguardo, con la mente, con il cuore. Solo così gli scatti saranno sempre nuovi, sempre appassionanti e sempre diversi. Da New York, alle nostre colline alle mura di casa, Laura salta da un soggetto all’altro con disinvoltura ed occhio attento, lasciando spazio ai particolari ed alle inquadrature suggestive, regalando a chi osserva il suo personale punto di vista sul mondo che la circonda.

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Ciò che colpisce di Laura è l’entusiasmo che emerge dalla sua voce mentre parla di sè e del suo modo di catturare istanti per racchiuderli in fotografie. Uno stile spontaneo e genuino di raccontare e di raccontarsi passo dopo passo, scatto dopo scatto. Non solo per racchiudere momenti e ricordi ma anche e soprattutto per condividerli. Una fotografa amatoriale che ama davvero la sua passione.

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UnipolSai Assicurazioni S.p.A. dal 1963 è la Compagnia assicurativa multiramo del Gruppo Unipol, leader in Italia nei rami Danni. Fortemente attiva anche nei rami Vita, UnipolSai è la più grande rete agenziale d’Italia, tramite la quale offre una gamma completa di soluzioni assicurative per la mobilità, la casa, il lavoro, la protezione, il risparmio.

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WINTERASS, Agenzia generale in Pavia della UnipolSai Assicurazioni, è legata alla città e alla provincia da 30 anni. In questi anni consolida il proprio portafoglio con quasi 10.000 clienti sia nella linea Persona oltre che nella linea Imprese e Professionisti. La missione è “ Proteggere i sogni dei clienti”, perchè costruire una vita serena per sè e per la famiglia, veder crescere la propria impresa o la propria professione, è il sogno di ognuno di Noi. La visione è la salvaguardia dell’interesse del Cliente come priorità iniziando con la ricerca accurata dei nostri dipendenti e collaboratori che operano con competenza e professionalità

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made in Italy

Oltre un secolo di bontà Griffini

Una tradizione che addolcisce i cuori Testo di Valeria Portinari

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Pavia, Griffini è un nome e una garanzia. La tradizione di questa pasticceria artigianale vanta più di cento anni di esperienza. Nata nella periferia di Milano, si trasferisce a Pavia ad inizio ‘900, continuando la produzione di dolci tipici regionali. Da allora, la qualità Griffini non è mai cambiata, e grazie ad un grande impegno nella ricerca delle materie prime scelte sempre tra le più eccellenti e genuine, è ancora oggi in grado di realizzare i dolci come una volta, senza conservanti e di altissima qualità. Per i pavesi, Griffini è da sempre un punto di riferimento per quanto riguarda la panificazione e la pasticceria, con il suo laboratorio artigianale che sforna ogni giorno diversi e buonissimi tipi di pane, torte, biscotti e dolci per la clientela affezionata. Dalle tipicità della zona ai dolci caratteristici delle feste come la nostra particolare torta di San Siro, le chiacchiere e i tortelli di Carnevale e i Panettoni.

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Tra le specialità dell’azienda occupano un ruolo speciale la Torta Paradiso ed i Paradisini. Questa torta, il dolce tipico della città di Pavia, è famosa per la sua semplicità, la sua morbidezza ed il suo profumo. Gli ingredienti che la compongono, burro, zucchero, uova, farina e fecola di patate, vengono lavorati lentamente fino ad ottenere l’impasto soffice e leggero che tutti conoscono e che amano. I Paradisini invece, come suggerisce il nome stesso, sono una versione più piccola della Torta Paradiso e costituiscono un ottimo energetico spuntino durante la giornata.

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Accanto a questo dolce tradizionale, Griffini prepara ottimi biscotti tra ciambelle (il dolce tipico oltrepadano), krumiri, esse di soia e margherite di riso, sempre con ingredienti freschi e selezionati, in modo da conferire ad ogni prodotto un sapore unico e naturale. Burro, zucchero, uova e farina sono anche alla base del Panettone e del Pandolce genovese, due ottimi dessert tipici delle feste natalizie. Ma mentre il primo è lievitato e soffice, il secondo è piÚ rustico e compatto, e, come vuole la ricetta della tradizione, entrambi sono arricchiti con uva sultanina e scorza di arancia e cedro.

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Griffini Via Aselli, 27 - Pavia Tel. +39 0382 422518 Via XX Settembre, 55 - Pavia Tel. +39 0382 23150 Corso Garibaldi, 20 - Pavia Tel. +39 0382 22256 info@griffini.it www.griffini.it

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Più di cento anni di storia e di esperienza fanno di questa azienda una perla di eccellenza in Lombardia che è possibile trovare in tre diverse sedi a Pavia, nelle quali la professionalità e la disponibilità del personale sono due degli elementi fondamentali sui quali si fonda l’intera storia dell’azienda e dei suoi negozi. Qui il pane fresco è sinonimo di genuinità e di vita, per alcuni un piccolo piacere saltuario, per altri un immancabile rito quotidiano, ma sempre e comunque di altissima qualità garantita Griffini.

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soste golose

Emozionare le papille gustative con maestria e creativitĂ

Florian Maison, la “casa� della cucina di Chef Umberto De Martino Testo di Valeria Portinari

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pochissimi chilometri da Bergamo, immerso nel verde delle colline, troviamo Florian Maison, un caratteristico Relais e Ristorante Gourmet dove Umberto De Martino e la compagna Monia Remotti accolgono con grande calore e professionalità gli ospiti. Con una splendida vista sulla vallata, Florian Maison è il luogo ideale per un weekend di relax nel quale dedicarsi pienamente al gusto sentendosi come a casa. La struttura è grande e luminosa, con un dehor che si affaccia sulla collina e sul panorama che si apre dinanzi, ideale per eventi e ricevimenti. Ha uno stile moderno con qualche tocco ricercato ed ospita oltre al ristorante anche tre ampie suite: la Suite Gourmand, la Suite Nota d’Incanto e la Suite Bois de Champagne. Qui gli ospiti potranno trovare solo il meglio dell’ospitalità e dell’accoglienza: le camere sono luminose e dotate di ogni comodità; sono arredate con carattere usando colori tenui e materiali naturali come il legno, la pelle ed il marmo. Ciò che spicca è l’attenzione per i dettagli di ogni ambiente, dagli accostamenti cromatici, ai tessuti fino ai profumi ed alla cosmesi di Fragonard.

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Chef Umberto De Martino

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Lo stesso particolare impegno si ritrova nel Ristorante Gurmand, il regno dello Chef De Martino, che propone un menu alla carta fatto di sapori unici e sempre freschi e genuini. Una lista intrigante di piatti legati alla cucina tradizionale di forte ispirazione mediterranea, realizzati con il meglio che la nostra penisola ha da offrire. Le materie prime sono selezionate con cura dallo stesso chef per offrire un’esperienza gastronomica sempre unica e di altissima qualità. Del resto la cura di ogni dettaglio Umberto De Martino ce l’ha nel sangue fin da quando ha iniziato il suo percorso in cucina. Da Sorrento all’Europa, passando per alcuni dei migliori ristoranti stellati d’Italia, in un percorso di eccellenza che lo ha portato a carpire segreti importanti e grandi verità dai maestri, per poi fare proprie la tecnica, la manualità e la creatività che fanno di lui un grande chef.

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Nato e cresciuto in una famiglia in cui la cucina è sempre stata uno dei valori principali, si dedica completamente a questa sua passione fin da giovanissimo e nel maggio del 1989 entra nel mondo della cucina come Comì. Da allora, dopo tanta strada ed esperienza, è padrone di una sua ideologia di cucina. Oggi ai suoi ospiti, De Martino offre, oltre alla carta, anche due percorsi degustazione, di mare e di terra, in cui propone le proprie specialità create con amore e passione. Tra i piatti del percorso di mare il Gambari Orange, un cotto e crudo di gambero rosso con burrata all’arancio e gelatina di Campari e il polpo arrosto con riso soffiato, limone candito, gazpacho allo zenzero; nel percorso di terra le lumache al peperoncino, lattuga e salsa alla puttanesca o il raviolo di pasta cotta ripieno di burrata, salsa Amatriciana.

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Florian Maison Via Madonna d’Argon 4/6 24060 San Paolo d’Argon – (BG) Tel +39 035 4254202 info@florianmaison.it www.florianmaison.it

Sempre aggiornato su tutto ciò che fa parte del concetto di gastronomia, lo chef sceglie i prodotti della sua cucina con sincerità, seguendo l’andamento delle stagioni, lavorando la materia prima con amore e cercando sempre di accostarle ogni sapore in modo da creare una sinergia all’interno di ogni piatto, per emozionare le papille gustative e lasciare un segno indelebile nella memoria.

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soste golose

Agostino Cremonesi, una vita per l’alta cucina

Il titolare del ristorante Al Cassinino di Pavia e le sue esperienze nel mondo per regalare emozioni Testo di Emanuele Bottiroli

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a fatica non si sente quando c’è la passione. E a volte, solo per i più fortunati e per chi alla nascita riceve un dono, quella passione diventa mestiere. È il caso del maestro Agostino Cremonesi, alfiere della ristorazione italiana Al Cassinino di Pavia. La sua è una storia davvero unica: ha dimostrato un’attrazione quasi magnetica verso la ristorazione, fin da quando era bambino, e si è sacrificato per la sua professione con un’energia senza pari ogni giorno della sua vita. Nato a Giussago (PV) il 28 luglío 1947, appena quindicenne ha iniziato a muovere i primi passi in solitaria nel mondo della cucina. Dopo le prime esperienze nella città natale s’impegna all’Isola d’Elba.

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Già nel 1964 è in Svizzera ad imparare presso i migliori ristoratori, in un Paese noto nel mondo per la sua esigente clientela internazionale. Si sposta successivamente a Colonia dove completa la sua prima fare di esperienza estera: nel 1966 è nella capitale olandese al Grand Hotel Amsterdam. Prima e durante il servizio di leva Agostino, così chiamato e conosciuto dagli estimatori e dagli amici, lavora al Night Club Corsino di Pavia e successivamente al Ristorante Senato di Milano. Terminato il servizio militare continua il suo percorso di studio e formazione in Inghilterra al George Hotel di Huddersfield. Dal 1970 al 1971 Agostino esprime le sue capacità a Capo Caccia e a Cala di Volpe in Sardegna e al Grand Hotel di St.Moritz in Svizzera; nel contempo la sua passione lo spinge verso una ricerca sempre più approfondita dell’uso delle erbe aromatiche e della cucina tradizionale. Progressivamente diventa esperto nell’adattare i piatti tipici all’esigenza del momento creando un rapporto d’informazione e talvolta persino di consulenza con chi siede alla sua tavola portandolo, attraverso questo dialogo a percepire i cibi prima ancora di gustarli.

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Ristorante Al Cassinino Via Cassinino , 1 - Pavia Tel. +39 0382 422097

Questo naturalmente gli permette di essere protagonista della ristorazione in ogni luogo in cui si trova ad operare. Nel 1972 è a Cortina al Grand Hotel Savoia; nel 1973 è al Ristorante/Bar Baffo di Porto Cervo; all’inizio del 1974 è ad Arosa in Svizzera e successivamente, dall’aprile 1974 al 1975, approfondisce e perfeziona la sua esperienza nella città riconosciuta da tutti come capitale della cucina mondiale: è a Parigi alla Tour d’ Argent, a le Grand Café e al Cagna’. Ritorna in Sardegna nell’aprile del 1975 al Sottocoperta e allo Sporting di Porto Rotondo. Nell’inverno 1975 Agostino gira il mondo accompagnando le crociere più prestigiose con la sua cucina e la sua personalità. Dal 1 maggio del 1976 ad oggi è titolare del Ristorante “Al Cassinino” di Pavia, dove esprime tutta la sua esperienza maturata, approfondendo ancora il perfezionamento e l’evoluzione della ristorazione nostrana ed internazionale, curando in modo particolare la sua conoscenza enologica nell’accostamento vino-cibo. Dal 1983 è iscritto all’Associazione Italiana Sommelier ed è stato Delegato dal 1984 al 1999 ha ottenuto l’abilitazione a professionista nel 1986. Ecco spiegato perché sedersi a tavola al ristorante Al Cassinino ogni volta è un viaggio, fatto di cura ed emozioni. Agostino Cremonesi, in fondo, oltre che sapiente ristoratore è un artista del gusto e delle emozioni.

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ospitalità

Nel verde della campagna umbra, il luogo ideale per una vacanza di benessere, charme e relax

Borgobrufa: dove l’ospitalità è un paradiso per corpo e mente Testo di Valeria Portinari

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pochi passi da Assisi e Perugia, nel cuore dell’Umbria, il Borgobrufa SPA Resort**** è un luogo quasi magico, nel quale regnano la quiete e l’armonia, in cui sentirsi coccolati dall’atmosfera romantica e lussuosa e nel quale trovare tutto il comfort che si può desiderare, unito al benessere ed alla cura del corpo e della mente. Costituito da diversi casolari, la struttura di questo bellissimo resort è stata completamente ristrutturata nel rispetto dell’originaria architettura rurale, prestando grande attenzione all’impatto ambientale ed al rispetto per la natura ed il paesaggio. Un angolo di paradiso immerso nella pace e nel silenzio, dove è possibile godere della tranquillità in compagnia di amici o del proprio partner, per condividere percorsi benessere e premure che l’offerta dell’hotel riserva ai propri ospiti. Adatto in particolare alle coppie in cerca di un nido romantico, il Borgobrufa SPA Resort è una fusione di charme e romanticismo, eleganza e comfort, calma e silenzio; un luogo per una vacanza nella quale lasciarsi trasportare e coccolare dall’eccellenza dell’ospitalità, della cucina e della spa.

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Dalle colline di Torgiano, Borgobrufa SPA Resort si affaccia sulle città di Perugia, Assisi e Spello, offrendo una vista di rara bellezza agli ospiti che vogliono passare qualche giorno nel verde dei pendii umbri e toscani, per questo ogni camera è dotata di un balcone o patio che permettono il contatto con la natura.

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Le camere sono arredate secondo la tradizione tipica umbra, con travi a vista, cotto o parquet, in uno stile elegante ed esclusivo. Il massimo livello di raffinatezza e comfort è rappresentato dall’Imperial Suite, che al suo interno include sauna ad infrarossi e piscina privata riscaldata, per immergersi completamente nel relax e nella tranquillitĂ della propria privacy.

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La Spa del Borgobrufa SPA Resort è il centro benessere più grande dell’Umbria, con oltre 1.200 mq di locali esclusivi, trattamenti personalizzati, prodotti naturali e brand di altissima qualità. Un vero e proprio viaggio dei sensi che comprende il mondo delle acque “Arc on Ciel”, il mondo delle saune “Il Tempio delle Voci” e le romantiche Private Spa per la coppia. La prima tappa del percorso benessere della Spa è costituita dal mondo delle acque, l’“Arc on Ciel”. Qui gli ospiti possono trovare piscina interna ed esterna collegate e riscaldate, con postazioni per il rilassamento, idromassaggi e trattamenti per la cervicale, ed una seconda piscina esterna, il tutto con vista panoramica su Perugia. L’itinerario di benessere continua all’interno del “Tempio delle Voci, nel quale regnano le saune. Tra il Vitarium, la Sauna finlandese e altre particolari stanze è possibile rilassarsi totalmente. C’è poi la Private spa, un percorso esclusivo per le coppie che vogliono dedicarsi insieme al proprio benessere, con trattamenti pensati ad hoc per un’esperienza indimenticabile.

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Borgobrufa Spa e Resort**** Via del Colle, 38 Brufa di Torgiano (PG) Tel. +39 075 9883 info@borgobrufa.it www.borgobrufa.it

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Ciò che accomuna tutti i servizi offerti dalla Spa di Borgobrufa è l’utilizzo di prodotti naturali di produzione propria, come l’olio di oliva e il vino, oppure locali, come il cioccolato tipico umbro, per garantire agli ospiti trattamenti sempre di qualità, professionali ed innovativi che fanno della Spa la prima AgriSpa d’Italia. Gli stessi prodotti dei vicini terreni di proprietà dell’Azienda Agricola Sfascia, vengono utilizzati anche in cucina, nell’ottica di una valorizzazione dell’identità della tradizione tipica umbra, che ha come punto di forza l’altissima qualità delle materie prime. Tre sale per tre diverse esperienze gastronomiche, a partire da quella principale, il ristorante Quattro Sensi nella quale viene servita la colazione. La terrazza panoramica è invece il luogo perfetto per una cena serena e romantica mentre la sala Tempio del Gusto con il suo camino è ideale per gli eventi esclusivi. Il menu è creato quindi per dare spazio e risalto alle eccellenze umbre e italiane, a partire da quelle coltivate nei territori circostanti e provenienti da aziende agricole regionali: dal miele ai cereali, dalle confetture ai formaggi, dalle carni ai legumi, dall’olio al vino. Materie prime lavorate con attenzione e passione, per garantire agli ospiti solo il meglio che il territorio ha da offrire.

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Borgobrufa SPA Resort è tutto questo e anche di più, è il posto ideale per dedicarsi alla cultura, grazie alla vicinanza alle più importanti città d’arte umbre e non solo, un luogo immerso nella natura che permette passeggiate ed escursioni, itinerari in mountain bike o anche partite a golf e corsi di equitazione nei vicini centri sportivi. Dall’ospitalità alla salute, dalla buona cucina allo svago, Borgobrufa Resort e Spa è pronto a coccolare e viziare i propri ospiti per un’esperienza completa ed indimenticabile di benessere e relax.

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eventi

Da Rivanazzano Terme a Codevilla, passando per i sapori dell’Oltrepò

Pranzo in Vigna a Monte del Sole Testo e foto di Valeria Portinari

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abato 8 ottobre lo staff MaBeDo ha partecipato al pranzo in vigna organizzato dal Ristorante Selvatico, storico ristorante di Rivanazzano Terme, in collaborazione con Cantina Montelio, azienda storica di Codevilla, tra le realtà vitivinicole più interessanti dell’Oltrepò. Un’occasione unica per festeggiare insieme la fine della vendemmia 2016 e gustare gli ottimi piatti della tradizione rivisitati da Piera Spalla Selvatico. Al ritrovo presso Cantina Montelio a Codevilla abbiamo trovato ad accoglierci Piera Selvatico e le padrone di casa, Giovanna e Caterina Brazzola che a malincuore ci hanno informato che a causa del vento freddo e del tempo instabile, saremmo rimasti sul Monte del Sole solo per il momento dell’aperitivo mentre per il pranzo saremmo poi riscesi nelle bellissime sale della Cantina. Radunato il gruppo di partecipanti per una piccola introduzione, Giovanna ci ha poi accompagnato in una passeggiata tra le vigne Montelio, raccontando la storia di Monte del Sole e dei suoi vigneti, tra curiosità e divertenti aneddoti. Passo dopo passo ci siamo accorti che l’aria aveva iniziato a scaldarsi, diventando gradevole e frizzante mentre il sole faceva capolino tra le nuvole per regalarci un clima davvero piacevole.

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Sergio Daglia

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Giovanna Brazzola

Arrivati alla Rocca di Montelio, ciò che abbiamo trovato è stato un caratteristico allestimento con tavolini a botte e coperte da pic-nic che si amalgamava perfettamente con la vista delle vigne che scendono a valle sullo sfondo. Ci siamo raccolti tutti ai piedi della Rocca mentre Sergio Daglia, sommelier del Ristorante Selvatico, ha iniziato a preparare il suo Aperitivo Pavese con Sambuco e Montelio Rosè. Un affascinante racconto di come ogni ingrediente è stato preparato ad hoc e quale caratteristica deve dare all’interno del drink. Un tripudio di sapori in un solo bicchiere, dalla scorza d’arancia passata sul bordo del bicchiere al profumo di rosmarino e uva racchiusi nel cubetto di ghiaccio. Ad accompagnare questo dolce nettare, gli sfiziosi stuzzichini ai peperoni di Piera, davvero buonissimi. Tra qualche chiacchiera e qualche risata, abbiamo trascorso un’ora piacevole con una splendida vista sulla vallata, immersi in un’atmosfera speciale, circondati dai colori autunnali che ormai hanno dipinto quasi tutte le foglie della vigna.

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Dopo l’aperitivo, nonostante nel frattempo l’aria si fosse scaldata a dovere, siamo tornati in cantina, dove Piera Selvatico e il suo staff avevano già allestito perfettamente la sala per il buffet con tutte le specialità proposte per l’occasione. Dal salame di Varzi alle streghe, passando per diversi tipi di formaggio di capra da gustare con le ottime confetture fatte in casa. Ottime le ofelle di ricotta, la zucca Berrettina di Lungavilla, servita nei gusci d’uovo scavati e la zuppa di orzo, farro e legumi. Ad accompagnare i sapori di Selvatico, sui tavoli erano presenti il Cortese e il Bonarda Montelio, due delle etichette di punta della cantina, perfette per soddisfare i palati degli amanti sia del bianco che del rosso. Il pranzo ha avuto un dolce epilogo con le pere al vino rosso ed il crumble di zucca cedrina, abbinati al delizioso passito Noblerot, servito personalmente da Giovanna Brazzola a tutti i commensali.

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Piera Selvatico si intrattiene con gli ospiti

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Come sempre Piera Selvatico ha superato se stessa in cucina, realizzando piccole delicatezze che hanno entusiasmato ognuno dei partecipanti (la zuppa era davvero qualcosa di speciale!), mentre l’ospitalitĂ di Cantina Montelio non è stata da meno ed, anzi, le padrone di casa hanno saputo mettere a proprio agio amici e visitatori con calore e simpatia. Possiamo assolutamente dire di aver trascorso una giornata di inizio autunno davvero bella ed indimenticabile.

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eventi

Festival della Fotografia Etica – Lodi

Quando la fotografia parla alle coscienze

Testo di Silvia Brigada

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na giovane donna con il velo si copre il volto nella foto segnaletica che la condanna per aver cercato la libertà dall’uomo che l’avrebbe dovuta avere in sposa contro la sua volontà. Questa è la fotografia scelta quest’anno per la locandina del Festival della Fotografia Etica di Lodi. Festival che, anche quest’anno, ha accolto tantissimi visitatori che tutti i weekend di ottobre hanno preso parte a questa “maratona” di immagini etiche. Un evento internazionale organizzato dal Gruppo Fotografico Progetto immagine con il contributo del Comune di Lodi e tantissimi sponsor tra cui Fujifilm ed Erbolario. Anche io, come tanti appassionati o “sensibili”, ho partecipato al Festival, braccialetto – biglietto arancio fluo al polso e cartina alla mano. Quello della Fotografia Etica di Lodi non è un banale festival della fotografia per puri amanti del genere, ma vanta l’obiettivo di portare all’attenzione particolari tematiche e situazioni di disagio, violenze, sfruttamenti in tutto il mondo. Ogni mostra, dislocata in un punto diverso della città, toccava argomenti diversi; le categorie sono state suddivise per “Spazi”. Un Festival itinerante che permette ai visitatori di godere delle meravigliose immagini fotografiche e, allo stesso tempo, scoprire luoghi nascosti di Lodi (nel caso dei palazzi storici privati, aperti al pubblico solo in occasione del festival). Tappe della maratona festival erano l’Ex Chiesa di San Cristoforo, l’interno di Palazzo Modignani, il chiostro del Collegio S. Francesco, l’Ex Chiesa dell’Angelo, la Biblioteca Laudense, Palazzo Barni e l’Archivio storico.

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La fotografia scelta per la locandina del Festival di quest’anno è del trentenne iraniano Sadegh Souri, con la quale si è aggiudicato uno degli World.Report Award 2016 – Documenting Humanity 2016. Sadegh indaga e ci ripropone con questa sua mostra fotografica titolata “Waiting girls” la segregazione delle carceri femminile iraniane, dove “la pena di morte viene applicata ai bambini per crimini quali l’omicidio, il traffico di droga e la rapina a mano armata. Secondo il Diritto Penale Islamico, l’età in cui le bambine possono essere ritenute responsabili di crimini è 9 anni, mentre le convenzioni internazionali hanno abolito la pena di morte per i minori di 18 anni. In seguito all’approvazione di nuove leggi negli anni più recenti, il sistema giudiziario iraniano, dopo il verdetto, detiene solitamente i bambini in quelli che vengono definiti centri di correzione minorile. Coloro che hanno commesso reati minori vengono rilasciati dopo aver scontato un periodo di carcerazione; quelli che invece vengono condannati a morte sono impiccati prima di aver raggiunto il diciottesimo anno di età, a meno che un parente stretto della vittima non ritiri le accuse.” Sempre nello spazio World.Report Award 2016 la mostra Francesco Comello, che propone un reportage sulla comunità nascosta e silenziosa detta “Isola della Salvezza”, lungo la strada che conduce da Mosca a Yaroslav: qui vivono “circa 300 ragazzi e ragazze, molti dei quali disadattati o con problemi familiari. Non ci sono TV, internet, telefonini o denaro, considerati i mali della società. I ragazzi lavorano la terra, studiano e ballano. Le loro anime sono forgiate ed i loro corpi allenati. I valori supremi sono Dio e la terra natia. Un’utopia educativa fuori dal mondo”.

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Ancora Spazio World.Report Award: William Daniels ha portato “C.A.R.”, una serie di foto a colori delle scioccanti condizioni di vita della Repubblica Centro Africana e dello sfruttamento dei cercatori d’oro, mentre lo spagnolo Javier Arcenillas, con “Latinoamerica”, documenta con scene cruentissime e tremende (ve lo assicuro!!) le violenze, gli omicidi e i furti incontrollati in Honduras. Spazio ONG per altri tre autori: Laura Aggio Caldon con “Factory boy” ci ha portati in Libano fotografando bambini costretti a lavorare “duramente per lunghe ore e per pochi dollari, spesso in condizioni precarie, e questo li espone alla violenza, allo sfruttamento e all’abuso, privandoli di un’istruzione” (in collaborazione con UNICEF); Dmitrij Leltschuk con “To the last drop”, ci ha fatto conoscere il popolo dei Komi, nativo del nord della Russia, che vive tradizionalmente di allevamento di renne, insieme all’ (ormai) insistente presenza di oleodotti (investimento oltremodo proficuo per la Russia) e rifiuti industriali (in collaborazione con Greenpeace). Infine Claudia Andujar ci ha raccontato per immagini la storia travagliata degli Yanomami, i “Custodi della foresta”, indigeni che vivono lungo il confine tra Brasile e Venezuela, in un territorio minacciato dalla modernità e dallo sfruttamento, stretto tra i grandi bacini dell’Orinoco e del Rio delle Amazzoni.

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Lo Spazio Tematico: Le vite degli altri mi è sembrato particolarmente curioso… anche per la scelta del titolo particolarmente azzeccato per descrivere gli atteggiamenti diffusi della nostra contemporaneità. Qui l’americano Peter van Agtmael ci rende partecipi (inconsapevoli) “iniziandoci” alla setta del Ku Klux Klan (KKK): il KKK sopravvive ancora oggi come gruppo di supremazia bianca negli Stati Uniti, che sostiene le ideologie del nazionalismo bianco, l’anticattolicesimo, l’antisemitismo e contrario all’immigrazione. Gli afro-americani rappresentano da sempre il loro bersaglio principale.

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Grande attenzione ed interesse per le immagini di Elena Chernyshova con “Days of Nights – Nights of Days”: Elena ci catapulta a Norilsk, nel nord della Russia (dopo Murmansk è la seconda città più grande del Circolo Polare Artico e una delle più fredde al mondo!!! Fino al 1956 era un Gulag sovietico) che ancora oggi “non ha alcun collegamento via terra con il resto del mondo ed è raggiungibile solo in aereo o per mare. È anche una delle dieci città più inquinate al mondo. Due milioni di tonnellate di gas vengono emesse nell’ambiente ogni anno; […] l’aspettativa di vita è di 10 anni inferiore rispetto alle altre regioni della Russia. Il rischio di tumore è due volte maggiore. Le malattie respiratorie sono molto frequenti […] Il susseguirsi di giorni e notti polari influenza pesantemente le condizioni fisiche e psicologiche.”.

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Sempre in questa sezione Arnau Bach con “Suburbia” mostra le condizioni di vita e la criminalità giovanile a Clichy-sousBois nella periferia nord di Parigi, mentre Aaron Huey, fotografo del National Geographic, ci porta in America presso la tribù degli Oglala Lakota che vive nell’ombra di Wounded Knee nella riserva indiana di Pine Ridge. Forte sensibilità e forza per gli artisti del gruppo Uno sguardo sul mondo: Magnus Wennman in “Where the children sleep” ci racconta i sogni (pochi) e gli incubi (molti) dei bimbi sfuggiti dalla guerra in Siria; André Liohn con “Revogo” ci sbatte in faccia la violenza del Brasile. “Political Theatre” di Mark Peterson è stato un viaggio satirico – realistico nella campagna elettorale Trump VS Clinton e i loro sostenitori, mentre Paolo Woods e Gabriele Galimberti in “The Heavens, annual report” ci ricordano i pro e i contro (soprattutto) dei paradisi fiscali tra Isole Cayman e Haiti.

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Spazio Premio Voglino 2015 per due artisti: Laura Liverani con “Ainu Neonan Ainu”, nativi del nord del Giappone, che hanno ottenuto il riconoscimento ufficiale di popolo etnicamente distinto dai giapponesi solo recentemente, dopo una lunga storia di oppressione; Karim El Maktafi (giovanissimo) si presenta con “Pobeda”, ossia la “vittoria” della Russia il giorno 8 maggio 1945 … una vittoria con 28 milioni di morti. Spazio Approfondimento: un’ultima mostra, che mi ha fatto piangere e sorridere: Nancy Borowick, classe 1985 (come me …) ci ha donato una parte della sua vita con “A Life in Death”: “è la storia della mia famiglia, che racconta l’esperienza di entrambi i miei genitori in cura nello stesso periodo per tumori in stadio avanzato, fianco a fianco. Il progetto si concentra sull’amore e sulla vita di fronte alla morte. Onora la memoria dei miei genitori, concentrandosi sulla loro forza e sul loro amore, sia individualmente sia come coppia, e condivide la storia dei loro capitoli finali”.

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Un festival ricchissimo e molto ben orchestrato, con tantissimi appuntamenti, incontri con gli artisti fotografi e conferenze che si sono avvicendati con una scaletta serrata tutti i weekend del festival. Storie raccontate per immagini, spesso crude, a volte d’amore, di coraggio e di consapevolezza. Immagini che scuotono le coscienze, ma anche gli animi e gli stomaci. Non so voi, ma io ne sono uscita diversa.

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eventi

Golosaria Milano, 11^ edizione al MiCo dal 5 al 7 novembre

Torna in veste ampliata la rassegna wine&food di Paolo Massobrio

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olosaria, rassegna di cultura e gusto ideata dai giornalisti Paolo Massobrio e Marco Gatti, torna nel capoluogo lombardo dal 5 al 7 novembre, negli spazi del MiCo – Fieramilanocity (MM Lilla fermata Portello), per l’undicesima edizione che si preannuncia come la più bella e ricca di sempre. Completamente rinnovata la veste e ricca di spunti già a partire dal concept: quella del 2016 sarà infatti un’edizione-guida tutta da sfogliare, che avrà come tema chiave “Dal cibo, le civiltà”. 300 artigiani del gusto selezionati dal best seller IlGolosario saranno raccolti in isole merceologiche che permetteranno di approfondire il concetto di cibo come fattore di civiltà. Spazio quindi alla civiltà del latte e dei formaggi, della norcineria, della carne, della panificazione, ma anche del pesce, dei dolci e dei lievitati, delle paste e dei cereali, degli olii, del cioccolato, dell’acqua, dei distillati e delle birre artigianali. Oltre alla grande civiltà del vino, che vanterà la presenza di 100 cantine d’eccellenza. Quindi la schiera delle Cucine di Strada, interpretate in maniera alternativa e suddivise in isole che offriranno un viaggio attraverso le espressioni più particolari delle cucine regionali, dai mondeghili agli sciatt, in versione da passeggio.

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Paolo Massobrio e Marco Gatti

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foto di Orazio Di Mauro

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Le foto di questa pagina sono di Serena Groppelli

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L’agorà di Golosaria ospiterà talk, incontri e premiazioni, dal raduno delle botteghe d’Italia con l’omaggio a Giorgio Onesti “Da Bottega a Boutique del Gusto: andata e ritorno” all’attesa cerimonia di premiazione dei Ristoranti del GattiMassobrio, taccuino dei ristoranti d’Italia. Quindi il riconoscimento Top Hundred, ovvero la premiazione delle 100 migliori cantine d’Italia selezionate da Paolo Massobrio e Marco Gatti con l’incontro tra giovani emergenti e l’ascolto dei personaggi che hanno fatto la storia del vino. Accanto ai forum di discussione, gli spazi del MiCo ospiteranno show cooking, lab e master con i protagonisti del grande mondo dell’enogastronomia: produttori, chef e scuole di cucina racconteranno con mano (e direttamente ai fornelli) la filiera dei prodotti e le nuove frontiere della cucina. Ma ci sarà anche la maestra di cucina Giovanna Ruo Berchera che con Paolo Massobrio firma i primi due libri della nuova collana enogastronomica “I Libri del Golosario” di Cairo Editore. Un unico grande spazio di eventi che, a rotazione nostop, accenderà i riflettori su cuochi ed esperti che si confronteranno su prodotti e pietanze, oltre che sul loro servizio. Senza dimenticare i wine tasting aperti al pubblico, con le degustazioni di vini, con approfondimenti territoriali e le sessioni dedicate alle cantine del cuore, quei produttori che hanno fatto la storia dei Top Hundred.

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Golosaria Milano 5.6.7 Novembre 2016 MiCo – Fieramilanocity (MM5 Lilla – fermata Portello) Ingresso via Eginardo (GATE 3) Tel. 0131261670

segreteriagolosaria@comunicaedizioni.it

www.golosaria.it

Poi per gli appassionati e i neofiti torna la Grill Academy e, nell’area Fumoir, le degustazioni con gli abbinamenti stimolanti e inusitati firmati dal Club Amici del Toscano. Una grande occasione per toccare con mano l’eccellenza italiana legata ai territori che durante la rassegna, organizzata in collaborazione con Regione Lombardia Agricoltura, sarà tenuta a battesimo dai partner storici di Golosaria, che metteranno in vetrina la loro esperienza; a partire da UniCredit, che da tempo supporta i progetti che promuovono e valorizzano le eccellenze del territorio, passando per Lauretana, l’acqua ufficiale di Golosaria che quest’anno consoliderà il Premio alla Ristorazione Italiana selezionata dal GattiMassobrio. Quindi Petra, la linea di farina del Molino Quaglia, la tecnologia del Gruppo De’Longhi con i marchi De’ Longhi, Kenwood e Braun, partner esclusivo degli show cooking e Grana Padano la più grande Dop d’Italia. Saranno oltre 30 i partner che saranno parte attiva della rassegna.

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foto di Frantz Piva

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MaBeDo Card è una preziosa carta sconti che accompagna chi la possiede negli acquisti e che permette di risparmiare nelle attività convenzionate in tutta Italia. Il circuito MaBeDo Card è costituito da un insieme di strutture operanti sul territorio nazionale, principalmente dedicate all’enogastronomia, al tempo libero, al turismo, allo shopping e ai servizi. Ogni struttura ha una propria convenzione che consente al titolare della Card di ottenere lo sconto concordato con MaBeDo alla presentazione della tessera.

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ALCUNE DELLE NOSTRE STRUTTURE CONVENZIONATE Agriturismi Agriturismo La Sorgente Castello di Luzzano Agriturismo Il Fienile Agriturismo Hermione Aziende Vinicole Cantina Scuropasso Ca’ di Frara Giorgi Vini La Parrocchiale Cascina Montagnola Molinari Vini Castello di Luzzano Az. Agr. Quaquarini Az. Agr. Finigeto Az. Agr. Monsupello Az. Agr. Rebollini Bruno & C. Azi. Agr. Anteo La Costaiola Bar e Caffetterie Pasticceria Bordoni Time Out Cafè Bar Cerere Cafè Il Ponte


Benessere MaxFa Diffusion Stile&Bellezza Nuova Immagine New Style Acconciature Il Ricciolo by Monica Al mistero del capello by Tina Acconciature Sara Enoteche Enoteca Regionale della Lombardia Enoteca Scooter Moda Wine All CRU Enoteca Gastronomia Oh...Perbacco Paolino Hotel, B&B Le Stanze del Cardinale Galleria Arnaboldi Albergo Ristorante Selvatico Hotel Castello di San Gaudenzio Le Dimore La Locanda di Calvignano

Ristoranti e Pizzerie Ristorante Pizzeria Quattro Ristorante Vigna del Pero Trattoria La Pesa Il Boss de le Balze Ostaria da’l Gondolièr Osteria del Naviglio Albergo Ristorante Selvatico Trattoria Da Lina La Locanda di Calvignano Locanda Vecchia Pavia al Mulino Hotel Castello di San Gaudenzio Ristorante Pizzeria Charlot Le Rubinie del Po Ristorante Pizzeria Palinuro Bierhaus – Ristorante bavarese Moya Japanese Restaurant

Autotrasporti De Giovanni Luigi Ghezzi Car S.r.l. Scotti S.r.l. Winterass Assicurazioni e Investimenti Rilauto Maripa Omi Autolavaggio Axel Shopping Sport 3000 Ghelfi Paolo Rovati D’acqua e di vento Contrasti Illuminazione

Produttori Az. Agr. La Coccinella Servizi Bardelli Service Banqueting Vittoria Banqueting Impresa Edile Merli Ratt Service Tecnoteam Studio Medico Marco Nugara Carrozzeria Novauto

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mondo dei motori

Lancia: dal 1906 ad oggi

Lo storico marchio festeggia i suoi 110 anni Testo di Piero Ventura

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ià dai primi anni del secolo scorso, Vincenzo Lancia era già molto noto nell’ambiente automobilistico internazionale in virtù delle prestigiose affermazioni sportive colte a partire dal 1900 al volante di vetture Fiat. Il suo sogno però era quello di diventare costruttore di automobili e ritenendo di poter sfruttare il suo nome per ottenere un sicuro successo commerciale, si lanciò nell’avventura assieme all’amico Claudio Fogolin. L’atto costitutivo della Lancia reca infatti la data del 27 novembre 1906 (110 anni fa): quel giorno, in Torino, il regio notaio Ernesto Torretta formalizza la costituzione di una società in nome collettivo da parte di Vincenzo Lancia e Claudio Fogolin: la denominazione dell’azienda fu Lancia & C. La leggenda vuole che l’officina in cui la prima Lancia della storia viene costruita è talmente angusta che l’auto non riesce a passare dall’ingresso. La prima automobile Lancia - la 12HP - è presentata al Salone di Torino del 1908. Ben rifinita e comoda, può vantare la trasmissione a cardano e un motore 2.5 a quattro cilindri che le permette di raggiungere una velocità massima di 90 km/h. Ma arrivano presto dei lavori di ampliamento, e verso gli anni Venti la Lancia trova un’identità ben precisa: realizzare vetture esclusive e con soluzioni tecniche d’avanguardia. La svolta per la Lancia arriva nel 1922 in occasione del debutto della rivoluzionaria Lambda (poi evoluta in 9 serie e rimasta in produzione sino al 1931) non si tratta solo della prima auto al mondo dotata di scocca portante ma anche di una delle prime con sospensioni anteriori a ruote indipendenti.

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Lancia Lambda

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Lancia Dilambda

Lancia Artena

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Nel 1927 tocca invece alla più lussuosa Dilambda, caratterizzata da un possente propulsore a otto cilindri, conquista i facoltosi automobilisti europei. Negli anni ’30 la Lancia realizza una serie di vetture particolarmente azzeccate: la Artena del 1931 si rivela una delle auto più affidabili del periodo mentre con la Augusta lanciata due anni più tardi (che si aggiudicherà nel 1936 la Targa Florio con Costantino Magistri) la scocca portante viene proposta su un modello più accessibile e debuttano altre soluzioni tecniche interessanti come il motore (a quattro cilindri) a V stretto e le portiere con apertura ad armadio senza montante centrale. La seconda metà del decennio è altrettanto ricca di novità interessanti: nel 1936 viene presentata l’aerodinamica Aprilia seguita tre anni più tardi dalla piccola Ardea, contraddistinta da un motore 1.0. Durante la Seconda Guerra Mondiale (come già avvenuto nella prima), la produzione Lancia si concentra sulle forniture militari. Al termine del conflitto la società passa a Gianni Lancia, figlio di Vincenzo. Mentre ha un grande successo la berlina compatta Appia. Gianni Lancia decide di rilanciare il marchio puntando soprattutto sulle competizioni sportive. Dal 1951 in poi Lancia cominciò a impegnarsi ufficialmente, con un proprio reparto sportivo, nelle varie discipline dell’automobilismo, comprese la Formula 1 e le grandi corse su strada come la Mille Miglia, la Targa Florio e la Carrera Panamericana. Nei rally, la prima grande vittoria viene con il pilota monegasco di F1 Louis Chiron che, in coppia con Ciro Basadonna, vince il Rally di Monte Carlo del 1954 con l’Aurelia GT B20 2500 cc. (con la stessa vettura, nel 1958 un altro grande pilota di F1, Gigi Villoresi, ormai al termine della carriera, trionfa al Rally dell’Acropoli). Arriva anche la vittoria alla Mille Miglia (Alberto Ascari su D24). Inizia nel frattempo la breve (quattro GP) ma intensa (un podio) avventura in F1, conclusasi nel 1955 dopo la morte del pilota milanese. Nel 1955 vede la luce la Aurelia B24 – resa famosa dal film “il Sorpasso” e ancora oggi considerata una delle spider più belle di sempre - ma nello stesso anno Gianni Lancia - oberato dai debiti - cede la maggioranza della società alla famiglia Pesenti.

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Lancia Aprilia

Lancia Ardea

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Lancia Appia

Lancia Aurelia B24

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Lancia B24 protagosta del film “Il Sorpasso”

Sotto la nuova gestione la Casa torinese continua a progettare e a vendere modelli di elevata qualità: la Flaminia del 1957 diventa rapidamente un punto di riferimento tra le ammiraglie dell’epoca mentre la sorella minore Flavia del 1960 è la prima auto italiana di serie dotata di trazione anteriore. Il 1963 è l’anno del debutto della Lancia Fulvia. La versione più nota - la Coupé - vede invece la luce due anni più tardi in versione 1,2 cc, a cui fanno seguito la 1,3S, la 1,3S Rallye, la 1,3 HF e I’indimenticabile Fulvia HF “Fanalone” di 1.584 cc per 160 cv, che tante emozioni regalò ai tifosi con le sue tantissime vittorie. Anche grazie al suo palmares diventa una vettura molto ambita e desiderata anche da chi non ha velleità agonistiche, tanto che per la prima volta il numero delle vendite di una coupé supera quello della versione berlina dalla quale deriva. Nel 1965 il giovane pilota, Cesare Fiorio, figlio di un addetto stampa della Lancia, crea l’HF Squadra Corse, il cui logo è contraddistinto dai famosi 4 elefantini rossi al galoppo sulla scritta HF inizialmente giallo-azzurra. I primi successi a carattere internazionale per la Squadra HF arrivano al Sanremo del 1966 con Leo Cella, al Tour de Corse del 1967 con il giovane Sandro Munari, il titolo europeo del 1969 con lo svedese Harry Källström e il Campionato Internazionale Costruttori del 1972, anno in cui Munari sale sul gradino più alto del podio a Monte Carlo (tanto per citarne alcuni).

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Lancia F1 D50

Lancia Flaminia

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Lancia Flavia

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Lancia Fulvia berlina

Lancia Fulvia coupĂŠ 1.3S Rally

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Nel 1969 la Lancia (in crisi a causa dell’assenza di investimenti da parte della famiglia Pesenti) viene ceduta alla Fiat. Il colosso torinese apporta numerosi cambiamenti tra cui la sospensione della produzione di veicoli industriali e nel 1972 lancia il primo modello della nuova gestione: la Beta. Nel 1973 vede la luce la Stratos, una delle vetture più famose e blasonate della Lancia: realizzata per competere nei rally, conquista ben quattro Mondiali (uno Piloti con Sandro Munari e tre Marche) tra il 1974 e il 1977 e contribuisce a valorizzare il lato sportivo del marchio italiano. Prodotta dal 1973 al ’75, va a sostituire la Fulvia HF e nella versione definitiva viene equipaggiata con il motore e la trasmissione della Ferrari Dino 246, un propulsore V6 da 2.418 cc disposto in posizione centrale che dai 190 cv della versione stradale, raggiungeva i 270 cv e anche superare i 400 cv negli aggiornamenti turbo. Caratteristiche che le hanno consentito, oltre a diventare Campione del Mondo Rally per 3 anni consecutivi (1974, ’75, ’76), a vincere 3 Rally di Montecarlo consecutivi (’75, ’76, ’77). Purtroppo nel 1975 la Fiat decide di cessare la produzione per promozionare la berlina 131 attraverso la versione 131 Rally. I regolamenti cambiano e nascono le “Gruppo B”. Per questa nuova categoria, la Lancia progetta la Rally 037, ricordata come l’ultima vettura a 2 ruote motrici a vincere un mondiale rally. Infatti é riuscita a battere le Audi Quattro con trazione integrale conquistando il Mondiale Costruttori 1983. La struttura tubolare particolarmente leggera della vettura si basa su quella realizzata da Dallara per la Beta Montecarlo Turbo, la carrozzeria è in Kevlar rinforzato e il motore 2 litri con compressore volumetrico Roots per 205 cv sviluppato da Abarth è disposto in posizione centrale. L’ultima vittoria della 037 ufficiale é quella ottenuta da Alén, in Corsica nell’84, ma la 037 è legata anche alla tragica scomparsa di Bettega, un anno dopo, sempre al Tour de Corse.

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Lancia Fulvia CoupĂŠ HF 1.6 Fanalona

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Lancia Stratos

La Lancia decide di correre ai ripari con lo sviluppo e l’esordio subito vincente, al RAC Rally del 1985, grazie al finlandese Toivonen, della Delta S4, prima vettura da rally del Gruppo Fiat a trazione integrale e dotata di un propulsore a doppia sovralimentazione modulare turbocompressore e compressore volumetrico “Volumex”. La stagione della Delta S4 fu però assai breve: la morte di Toivonen e Sergio Cresto in Corsica (esattamente un anno dopo la tragedia di Bettega), unita ad altri tragici eventi, decretarono, la fine del Gruppo B e la messa al bando dei “mostri” da 500 CV. Con l’epoca del Gruppo B giunta al capolinea, Lancia, a differenza di altre case (come la Peugeot, che decise di abbandonare la scena), si lancia nello sviluppo di una nuova vettura da rally secondo il nuovo regolamento, che dalla stagione 1987 avrebbe visto in gara soltanto le auto di Gruppo A e N. Il campionato vede primeggiare la Delta HF 4WD. Con la Delta in varie versioni: integrale, Evo, “Deltona” ecc) la Lancia si impone anche nei cinque anni successivi, portando a 11 i titoli per il marchio torinese che vince anche 4 mondiali piloti, equamente divisi a metà tra il finlandese Juha Kankkunen, iridato nel 1987 e 1991, e l’italiano Miki Biasion, primo nel biennio 1988-1989. Il 18 dicembre 1991 Lancia annuncia il suo ritiro in forma ufficiale dai rally. Per la stagione 1992 la Martini Racing, fino ad allora solo sponsor, con l’appoggio della struttura tecnica del Jolly Club – in quegli anni il più importante team privato a portare in gara le vetture torinesi – diventa una vera e propria squadra che, ricevendo in dote dalla casa madre vetture e piloti, prende parte in maniera semiufficiale al mondiale. La nuova Integrale Evoluzione, dopo una serie di sei trionfi di Auriol, e un successo a testa per Kankkunen e il nuovo acquisto Andrea Aghini (al Sanremo), vince il sesto titolo costruttori consecutivo di una Delta, l’ultimo della storia Lancia.

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Lancia Delta-s4

Lancia Delta

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Lancia 037

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Pubbliredazionale N°23 Ottobre 2016 Tutti i diritti riservati, la riproduzione totale o parziale è vietata in qualsiasi forma. Realizzato da MaBeDo S.r.l. Responsabile: Filippo Quaglini Direttore Editoriale: Emanuele Bottiroli Grafica: Valeria Portinari Testi: Emanuele Bottiroli, Silvia Brigada, Valeria Portinari, Piero Ventura Web Manager: Valeria Portinari Web Hosting: Zeus Telematica


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