WINE&FOOD&FUN
n.5
. VERSO L’ALTO OLTREPÒ
Valverde LE VALLI DEL VINO Mornico Losana LE TERRE DEI RE Pavia, San Michele CASTELLI E RISAIE: Vigevano, Teatro Cagnoni #VINO Bollicine in Castello 2014 DAL TAJADÙ Az. Agr. Stefano Milanesi SOSTE GOLOSE 74Cafè Agriturismo Cascina Pozzarello UNO DI NOI Le Offelle di Parona #SCOPRENDO San Damiano 200 anni di vini Fiamberti
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EDITORIALE
PV-
Valerio Bergamini ci por-
sfoglia-
tano dentro le migliori
bile online che, attraver-
cantine e ad un passo
so gli itinerari proposti
da un evento unico nel
dall’Assessorato al Tur-
suo genere: Bollicine in
ismo della Provincia di
Castello, una rassegna
Pavia, ci fa riscoprire e
di spumanti che avrà,
rivalutare uno dei territo-
come cornice, lo splendi-
ri più belli d’Italia. Attra-
do Castello a Mornico
verso racconti e leggen-
Losana, valle del vino.
de,
sapori
E per queste giornate
antichi, come quelli delle
di sole autunnale Val-
Offelle di Parona. Con-
verde, in alto Oltrepò, e
osciamo personaggi che
la bella Pavia, con le sue
hanno fatto la storia,
chiese romaniche.
come
Buon divertimento!
Quinta
uscita
Magazine,
lo
riviviamo
l’artista
di
Antonio
Cagnoni, e quelli che la
Seguiteci anche su www.
rendono migliore: i vig-
mabedo.it e sulla pagina
naioli. Remo Pàntano e
facebook PVMagazine.
PVMagazine è realizzato con il patrocinio della Provincia di Pavia
SOMMARIO VERSO L’ALTO OLTREPÒ Valverde.
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LE VALLI DEL VINO Mornico Losana.
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LE TERRE DEI RE San Michele e Teodote.
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CASTELLI E RISAIE Vigevano, il Teatro Cagnoni.
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#VINO rubrica a cura di Remo Pàntano La vendemmia xxx
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DAL TAJADĂ™ rubrica a cura di Valerio Bergamini 80
Azienda Agricola Stefano Milanesi.
SOSTE GOLOSE 88
74Cafè.
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Agriturismo Cascina Pozzarello.
UNO DI NOI: i prodotti tipici 98
Le Offelle di Parona.
#SCOPRENDO 100
Sagre ed eventi in provincia.
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La Festa di San Damiano e il salame di Varzi.
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200 anni di vini Fiamberti
R
isi e vini, ma anche salumi, tartufi, formaggi e mieli. Ecco le eccellenze del nostro territorio che potete scoprire nei quattro itinerari della Provincia di Pavia pensati per coloro che vogliono abbinare alla cultura e alla bellezza paesaggistica la scoperta dei sapori che nascono dalla terra pavese. Luoghi rinomati non solo per la ricchezza enogastronomica, ma anche per la vicinanza a luoghi d’arte e ad antichi borghi. A poco meno di 30 chilometri da Pavia, sulle colline dell’Oltepò Pavese e nella valle del Torrente Verzate, Mornico Losana sorge sulla collina che si affaccia, dall’altro versante, sulla vicina Val Sorda. Un luogo di interesse è sicuramente il Castello che oggi, con il suo parco e i giardini, ospita cerimonie, feste ed eventi culturali come mostre d’arte e serate musicali. Siamo nella Valle del Vino; non è un caso, dunque, se proprio qui si svolgerà una manifestazione pensata per valorizzare al meglio la nostra produzione vitivinicola, Bollicine in Castello.L’Oltrepò vitato non è solo vino, ma anche ambiente e ospitalità, elemento di richiamo per l’enoturismo, la gastronomia, la ristorazione, lo svago, il tempo libero, il ritorno alla natura. Incastonata fra l’alta Val di Nizza e l’alta Val Tidone, Valverde è una località che presenta ancora aspetti di natura selvaggia e incontaminata con
un clima tipicamente montano. Un luogo ideale per passeggiare nei boschi o in mountain bike. Gli appassionati d’arte non possono restare indifferenti dalla bellezza della facciata in arenaria della Chiesa di San Michele, a Pavia, e dalla luce che la illumina soprattutto al tramonto. Per i pavesi questa è la Chiesa dei re, perché qui furono incoronati i re longobardi. Da non perdere, all’interno, il Crocifisso di Teodote, manufatto argenteo di epoca ottoniana posto nel transetto sinistro. Da Pavia alla Lomellina, il nostro itinerario culturale – gastronomico si sposta in un’altra città con una ricca eredità culturale, Vigevano. Le Scuderie, la Strada Coperta e la Strada Sopraelevata del Castello. E poi, il Duomo, piazza Ducale e il Teatro Cagnoni con la sua storia ultracentenaria alle spalle, una storia che si è intrecciata con la comunità vigevanese. Siamo in Lomellina dove terminiamo il nostro viaggio con un assaggio ad un prodotto tipico lomellino, le Offelle di Parona. Il mio consiglio? Degustatele a colazione con un buon cappuccino. Buon appetito! Emanuela Marchiafava Assessore al Turismo – Provincia di Pavia
Verso l’Alto oltrepò
Valverde.
T
ra la collina e la montagna, tra le valli del Tidone e del Nizza sorge la piccola comunità agraria di Valverde con il suo castello e i suoi parchi. L’area possiede un elevatissimo valore paesistico, offrendo aspetti panoramici inaspettati nel contesto territoriale, con aspetti ambientali significativi. Il castello di Valverde, tuttora denominato Castello Verde, che sorge nella parte alta del paese, fu una roccaforte dei Guelfi di Piacenza e per questo motivo ancora oggi i valverdesi sono soprannominati guelfi.
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egni di nota sono una torre del castello dei Malaspina, conosciuto come Castelverde, e la chiesa parrocchiale di Santo Stefano, databile al XIII secolo, che conserva l’originario portale. Passò di proprietà dai Landi ai Malaspina per essere poi donato a Federico del Verme e poi nuovamente ai Malaspina. Ora il castello è ridotto a una torre cilindrica incompleta. I resti del castello in arenaria costituiscono da tempo un suggestivo punto panoramico. L’abbandono del territorio montano ha favorito la ricomparsa della fauna selvatica come poiane, sparvieri, picchi, ghiandaie, cinciallegre, pettirossi, volpi, ricci, scoiattoli e faine che spesso visitano anche il paese di Valverde.
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omuni e diffusi sono gli arbusti come il nocciolo, l’ evonimo, il corniolo, il biancospino e il maggiociondolo, il ginepro, la rosa canina. Troviamo inoltre il carpino nero ed il ciliegio selvatico. All’ingresso del Parco si può decidere se scendere nel fitto del bosco, o salire e godere della luminosità della rocca. Il primo dei sentieri ad anello che percorrono il parco porta a scendere, dapprima dolcemente, tra alcune grosse pietre, resti della costruzione medievale, poi con un maggiore dislivello dove il bosco si fa più fitto. Il cammino è agevole grazie anche a gradini costruiti con il legno del bosco stesso.
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egno di nota è il “Giardino delle Farfalle”, progettato in collaborazione con il Dipartimento di Ecologia dell’Università di Pavia, che ospita numerose specie di lepidotteri. Tra i primi in Italia, ha come sua finalità la salvaguardia, l’incremento e lo studio di questi insetti. Il parco delle farfalle di Valverde si propone di facilitare l’osservazione delle specie presenti, al confine tra pianura e alta collina. Sono stati realizzati alcuni interventi destinati a favorire la presenza delle farfalle, come ad esempio una pozza d’acqua o un muro a secco destinato al soleggiamento. Emma Scognamiglio
Per info:
Comune di Valverde Località Mombelli, 37 - 27050 Valverde (PV) Tel. 0383589163 Fax 0383589156 E-mail: info@comunevalverde.it
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Le Valli del Vino
Mornico Losana e il suo Castello.
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ulle colline dell’Oltrepo Pavese, divisorio tra la valle del torrente Verzate e la Val Sorda, sorge Mornico Losana, comune collinare di antichissime origini, la cui risorsa principale continua ad essere costituita dall’agricoltura anche se non mancano iniziative industriali. Nonostante evidenti segni di espansione edilizia, ha mantenuto sostanzialmente la sua fisionomia originaria di piccolo borgo medievale arroccato su un’altura, con il suo castello che si erge tra una rigogliosa vegetazione I primi insediamenti nella zona, secondo alcuni studiosi, risalirebbero ai Galli, vista la terminazione in “ico” del nome.
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iù sicura è invece la presenza romana, testimoniata dal rinvenimento di alcuni reperti archeologici, tra cui figurano varie monete databili tra il III e il I secolo a.C.. Probabilmente inserita in epoca romana nel distretto rurale di Montalto, nel corso del Medioevo assunse l’aspetto di un borgo fortificato, grazie ai Belcredi che, sul finire del XII secolo, vi costruirono un castello per difendersi dagli attacchi dei piacentini. Tale fortezza subì, nei secoli successivi, numerosi assalti, tra cui quello dei Sannazzaro nel 1275. Dal punto di vista monumentale, oltre al castello, più volte restaurato, degna di nota è la cinquecentesca chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Cosma e Damiano. A pochi chilometri da Milano su una collina si erge l’eclettico Castello di Mornico, abitato allora da popolazioni celtiche, poi liguri ed infine romane che si sono distinte per la tradizione vitivinicola. La collina è circondata da colori: i verdi delle vigne che in autunno diventano gialle e rosse; i marroni dei terreni lavorati, i colori delle foglie di querce, robinie, olmi e ciliegi selvatici che incorniciano perfettamente il paesaggio artistico. Il castello, tra i rigogliosi vigneti, è in perfetta armonia con la natura.
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’alta torre merlata, le loggette e le rientranze della struttura muraria e l’ingresso ad arco acuto attribuiscono un’atmosfera suggestiva ed intrigante. Il castello sorgeva come casa-torre, con funzione di avvistamento, grazie alla sua posizione strategica di dominio sulla pianura padana. Oggi il castello di Mornico è una cornice unica ed indimenticabile, un lussureggiante giardino, un importante impianto, molto utilizzato come location per gli eventi più importanti. Nei giorni 11 e 12 ottobre (dalle ore 10 alle 20) ospiterà la prima rassegna di “Bollicine in Castello”: una due-giorni interamente dedicata al meglio della spumantistica dell’ Oltrepò, organizzato dal Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese e Mabedo-FQ Communication. Emma Scognamiglio
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Menù del 4-5 ottobre Salumi misti di nostra produzione accompagnati da una sfiziosa focaccia fatta in casa Cipolline borretane in agrodolce Carciofini trifolati sott’olio Voul au vent con fonduta ai funghi porcini Salamino cotto caldo Croccante bruschetta al lardo e miele Carpaccio nostrano di manzo con julienne di verdure Ravioli di stufato fatti in casa Risotto carnaroli radicchio dell’orto e gorgonzola Coppa di maiale nostrana arrosto con patate gratinate Pollo ruspante alla cacciatora con polenta Torta di carote amaretti e mandorle con crema al mascarpone Caffè Euro 30 bevande incluse
Le Terre dei Re
San Michele e Teodote.
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l transetto di San Michele si sviluppa per 38 metri e, ha una propria facciata con annesso un’ampia piazzetta che assolve alla funzione di sagrato. Dietro al transetto quasi sotto alla cupola ottagonale sorge l’altare maggiore in uno splendido legno dorato, che aumenta l’importanza del bassorilievo raffigurante il Canonico Giovanni inginocchiato davanti a San Michele.
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’interno della Basilica è arricchito da numerosi affreschi di Bernardino Lanzani, inoltre possiamo ammirare la Madonna con i Santi Sebastiano e Rocco del Moncalvo e l’incantevole Incoronazione di Maria creata da Agostino e Giovanni Vaprio. Custodito in una cappella del transetto troviamo il crocifisso in lamina d’argento, detto di Teodote risalente al secolo XII, qui trasferito dall’omonimo Monastero nel 1799. Tra le varie cappelle del Basilica spicca quella della Vergine Addolorata, in cui si venera una Reliquia della Croce di Cristo. Valentina Nardecchia
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Castelli e Risaie
Vigevano, il teatro Cagnoni.
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l teatro Cagnoni è forse uno dei più esemplificativi traguardi della città ducale. Intorno alla metà dell’Ottocento, dopo esser stata protagonista nelle guerre d’indipendenza, Vigevano si proiettò con i suoi 20.000 abitanti verso una supremazia produttiva nel settore commerciale ed economico in ambito locale. Intorno al 1870 la città vide il suo rilancio. Il settore tessile fu la base di molte ambizioni. Il senatore Vincenzo Roncalli ne colse l’intuizione con l’Istituto di Arti e Mestieri per la formazione delle future maestranze e nello stesso periodo la città visse la fondazione della sua seconda banca, la Popolare di Vigevano. Anche in ambito sociale i lavoratori si associavano nei primi movimenti operai.
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n questo fermento, Vigevano sentì l’esigenza di essere al passo anche con i progressi dell’arte teatrale. In città era presente il teatro Galimberti proprietà dell’omonima famiglia. Il Consiglio Comunale valutate le sfortunate trattative con il Signor Galimberti di ammodernare già l’esistente teatro, decise di costruirne uno di sana pianta. La progettazione fu affidata all’architetto, all’ora di fama, Andrea Scala di Milano. La nuova opera contava 68 palchi, un ampio palco scenico, un palchettone di prospetto in seconda e in terza fila e un loggione. Il costo dell’impresa fu di 250 mila lire (circa 1.177.000 € attuali) che la municipalità recuperò con la vendita dei palchi. 25 era il numero dei dipendenti tra macchinisti, personale di sala, biglietteria, parrucchiere, medico e addirittura l0orologiaio. L’inauguraizone del “Teatro Municipale di Vigevano” avvenne la sera dell’11 ottobre 1873 mettendo in scena Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi. La cronaca locale e quella di oltre Ticino, stupita dal successo fece in quei giorni da cassa di risonanza dell’evento con cronache piene di enfasi e relazioni positive. Fu solo dopo la morte del maestro Antonio Cagnoni (1896) che il teatro ne assunse il nome in suo onore dopo che il musicista e compositore operò in città per circa trent’anni. Il teatro ancor oggi ospita rappresentaizoni di rilievo e manifestaizoni di richiamo. Tra i volti noti che si affacciarono dal palco del Cagnoni si ricordano: Eduardo e Peppino De Filippo, Renzo Ricci, Anna Moffo, Macario, Renato Rascel e Alberto Sordi Marco Ariatta
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#VINO
Bollicine in Castello 2014.
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“La bollicina” di CRUASE’ Quanto mi attizzi argentea perla! Tu, leggiadra bollicina, dal fondo dell’oblungo calice sali, attraversi il nettare rosa e ti avvii sicura, poi t’infrangi nel cerchio superiore, nella glicerica concentrazione, dove le tue piccole sorelle si stemperano. E poi, esplodi, donando generosa, al mio insaziabile olfatto, il flavour meraviglioso, indimenticabile e opulento bouquet, essenza di fiori di campo, evocazione succosa di frutta matura. Mi perdo, sognate, appagando la mia sete, con il gaio nettare, sui dolci declivi d’Oltrepò!
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emo Pàntano Borgo Priolo, 2014
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#VINO
Bellaria.
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n’azienda di famiglia, la storia e la tradizione, l’impegno verso la qualità ed il rispetto della madre terra, queste sono le espressioni migliori che scaturiscono degustando i vini di questa bella Azienda Agricola ad alta vocazione viticola. Il suo Cruasè, voluto e sostenuto, quale baluardo della differenza propria dell’Oltrepò a confronto con altre realtà spumantistiche italiane. Con il Pinot nero prodotto nella vigna “Bozzola”, grazie ad una vinificazione molto accurata che conferisce il bel colore rosa, si ottiene la base spumante che dopo un affinamento di oltre 30 mesi in bottiglia dona questo CRUASE’ Oltrepò Pavese DOCG un’estrema eleganza e personalità.
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#VINO
Bertè e Cordini.
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a naturale evoluzione, dello storico progetto imprenditoriale, creato alla fine ottocento dal fondatore di questa Azienda Francesco Montagna, si evolve e guarda verso un futuro sempre più ambizioso, grazie alla profonda preparazione e alla forte esperienza dei componenti della famiglia Bertè Cordini. La nuvola di delicata spuma, generata dal sottile perlage, si sperde sul colore rosa brillante del Cruasè, la gradevole commistione tra la nota floreale del petalo di rosa ed il netto fruttato si completano al palato con la pienezza e la complessità. La candida spuma troneggia sull’ oro brillante del Cuvée Nero d’Oro, brut Metodo classico, il naso si sorprende all’immaginazione di corolle di fiori bianchi e la scoperta del fruttato che migra verso note tropicali. Il palato, appagato da equilibrio e pienezza si disseta grazie alla sua freschezza.
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#VINO
Bruno Verdi.
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ette generazioni impegnate nella cura della terra, dedite alla coltivazione della vite ed alla nobile arte della trasformazione in vino, sono la sorprendente storia della famiglia Verdi, sino ad arrivare alla forte passione di Paolo che porta avanti questo patrimonio di valori. Il suo Metodo Classico “Vergomberra”, con i suoi quaranta mesi di permanenza sui lieviti e la piccola percentuale maturata in legno, si esprime in un affascinante colore giallo, il perfetto perlage, l’elegante e delicata nota di pane tostato, caparbiamente persistente al palato accarezza le papille con una freschissima impressione. Il Cruasé di Verdi, grazie alla macerazione a freddo delle bucce di Pinot nero, acquista il suo bel colore rosa, poi una volta in bottiglia rimane sui lieviti per trenta mesi. Il suo colore rosa vivo, vira verso riflessi di un bell’arancio carico, le bollicine sono ordinate ed insistenti, il profumo riporta subito alla mente la rosa, al palato è asciutto, molto fragrante.
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#VINO
Cà del Gè.
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’ospitale famiglia Padroggi, conduce con massima cura i vigneti di proprietà, distesi sulle tipiche colline Oltrepadane e si dedica direttamente alla vinificazione e all’imbottigliamento con grande esperienza. Presso l’azienda, è disponibile una sala di degustazione che permette di approfondire la conoscenza dei vini prodotti. La selezione delle uve Pinot nero e l’attenzione nelle pratiche di cantina permettono di ottenere un’ottima base spumante che in trentasei mesi, passati sui propri lieviti, si trasforma in un Brut Metodo Classico dal brillante colore paglierino, perlage sottile, ampio e caratteristico all’olfatto, riporta alla mente il profumo del pane tostato, fresco e sapido al palato. Facendo una variazione sul tema degli spumanti, la degustazione ci porta ad assaggiare un Moscato metodo Charmat, dal colore giallo intenso e dorato, profumo riccamente fruttato con note aromatiche. E’ caratterizzato da una vena fresca e viva che ne mitiga l’impatto con la dolcezza.
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#VINO
Casal Thaulero.
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uest d’eccellenza di Bollicine in Castello, nome di un’antica casata nobile abruzzese, Casal Thaulero rappresenta oggi l’evoluzione storica del mondo agricolo d’ Abruzzo ed il riscatto dei viticoltori del centro Italia. La notevole capacità produttiva permette a Casal Thaulero di selezionare le uve della qualità migliore e quindi di produrre vini di qualità elevata. Spumante Brut “Voilà Pecorino”, al di là dell’influenza della moda, si fa riconoscere le sue peculiarità, dal bel giallo con riflessi verdi, il perlage è costituito da piccole sfere regolari, al naso si percepisce il profumo del gelsomino, qualche nota balsamica e un delicato sentore di salvia. Al palato si sente una notevole freschezza avvolta in una struttura complessa.
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#VINO
Conte Vistarino.
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asi incastonata in un magnifico terroir incontaminato, la Tenuta Conte Vistarino si identifica nella migliore espressione del Pinot nero. Vitigno che questa famiglia di antico lignaggio ha contribuito a diffondere sulle colline dell’Oltrepò. Il Metodo Classico “1865 Conte Vistarino”, avvince con il suo colore paglierino dorato, effervescenza delicata ma tenace, impegnativo all’olfatto è sottilmente punzecchiato dalla freschezza di note floreali. Seduce il palato con la sua complessità, mitigata da note d’agrumi, si estende e si completa riportando nella cavità retro-olfattiva le sue particolarità. Accattivanti i riflessi ramati del colore buccia di cipolla del Saignée della Rocca CRUASÉ Oltrepò Pavese Metodo Classico, dalla ricca spuma che scaturisce da un delicato e costante perlage, di grande fragranza olfattiva, con netta percezione dei sentori di rosa e piccoli frutti. Molto elegante al palato è ricco, fresco ed elegante.
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#VINO
Isimbarda.
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in dai nobili inizi della storia di questa Azienda Vitivinicola, i proprietari si sono prodigati nel produrre uve e vini di qualità, oggi ancor più, grazie all’impegno imprenditoriale del attuale proprietà l’azienda è stata dotata di una cantina modernamente attrezzata nel rispetto della migliore tradizione. Assaggiando il Pinot Nero Brut Metodo Classico si evince tutto l’impegno che viene profuso in un vino, il colore è di un bel giallo paglierino, il bouquet è ben definito con una ricchezza di note che richiamano il profumo dei fiori a corolla bianca, sapore ben strutturato e molto elegante. Dai vigneti posti sulle colline più elevate il Cruasé, ventiquattro mesi sui lieviti, colore rosa intenso con riflessi di tonalità arancio, marcati sentori di fragola, mora e lampone al naso, morbido al palato, è molto convincente.
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#VINO
La Costaiola.
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ue famiglie accomunate da un’unica passione, il pinot nero metodo classico! Questa proprietà è rimasta immutata nei passaggi da generazione a generazione, la continuità e l’esperienza è evidenziata dalla cura particolare e dall’esperienza profusa per ottenere spumanti di qualità. Uve di Pinot nero selezionate, vino base spumante di qualità, ventiquattro mesi sui lieviti, ecco gli ingredienti giusti per ottenere un pinot Nero Brut Metodo Classico, ricca la spuma, generata da un fine perlage, colore paglierino tenue e luminoso, ottimo bouquet composto da sensazioni di delicata crema, con qualche sfumatura speziata, sapido, fresco e ben definito al palato. Nero Brut Rosé Metodo Classico, spuma ricca e persistente, piccole perle regolari e continue, Colore rosa tenue, buona intensità al naso, è fresco al gusto, sapido e strutturato.
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#VINO
Tenuta Mazzolino.
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zienda saldamente legata al territorio, si differenzia nettamente dalle altre per il forte legame con la Francia, derivante dalle radici della famiglia che ne è proprietaria. Si è rinnovata negli anni ed ha investito molto nella selezione di qualità dei propri vini. Il Cruasé “MAZZOLINO ROSÈ”, diciotto mesi sui lieviti, spumante dal colore rosa salmone, cristallino, presenta un bouquet ricco, caratterizzato da sentori di rosa, qualche nota esotica, al palato e subito fresco d’impatto e poi scorre morbido ed elegante. Lo spumante MAZZOLINO BLANC DE BLANC è ottenuto da uve Chardonnay, diciotto mesi sui lieviti, dal bel colore giallo paglierino, si presenta brillante e cristallino, intenso il profumo e di buona complessità, il perlage è fine e persistente. Il bouquet ampio e caratteristico con sentori di fiori bianchi e frutta esotica. In bocca offre freschezza e una piacevole morbidezza.
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#VINO
Monsupello.
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’Azienda Agricola Monsupello pone le sue basi oltre un secolo fa, nel 1893, quando la famiglia Boatti in località Cà del Tava nel comune di Oliva Gessi già si dedica alla cura di propri vigneti. Nel 1914 i Boatti acquistano a pochi chilometri di distanza, un altro fondo detto “Podere La Borla” nel comune di Torricella Verzate. Qui costituiscono la cantina, quella stessa che oggi è stata potenziata e ammodernata per la vinificazione delle uve dei poderi originari e di quelli via via acquistati. Nel 1959, Carlo Boatti, imprime all’Azienda un ulteriore sviluppo, la rimoderna acquisendo nuovi terreni nei comuni di Casteggio, Redavalle, Pietra de’ Giorgi, ridisegna la struttura varietale con l’introduzione di nuovi vitigni, attua nuove strutture di cantina, realizza un moderno impianto di vinificazione, imbottigliamento e stoccaggio dei vini. Oggi la Monsupello è gestita dagli Eredi di Carlo, la moglie Carla e i figli Pierangelo e Laura Boatti, affiancati da un preparato staff tecnico in vigneto e cantina coordinato dall’Enologo Marco Bertelegni. I 50 ettari di vigneti di proprietà, coltivati per avere basse rese di uva ad ettaro, la vendemmia manuale esclusivamente in cassetta, le rese uva/vino inferiri al 55% sono l’impegno che ci poniamo per
presentare vini strutturati ed armonici che possano dare al consumatore delle emozioni. L’Azienda è in continua evoluzione secondo le attuali esigenze di mercato e ben determinata a proseguire il cammino iniziato da Carletto, basato su obiettivi qualitativi che l’hanno portata nel tempo ai vertici dell’enologia italiana, con numerosi riconoscimenti dalle varie Guide. Il Metodo Classico “Nature” di Monsupello è stato il primo spumante Tre Bicchieri Gambero Rosso dell’Oltrepò Pavese, nel 2001. Sulla Guida Gambero Rosso 2015 la stessa etichetta si è aggiudicata il premio “Bollicine d’Italia”, riservato al miglior spumante nazionale in assoluto.
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#VINO
Podere Pavolini.
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a tre generazioni la famiglia Terzoni coltiva con passione vigneti nell’azienda di proprietà, posta sulle prime colline della Val d’Arda in località Paolini di Bacedasco Alto nel Comune di Vernasca. Per più di mezzo secolo l’azienda guidata da Luigi Terzoni ha prodotto e venduto vini DOC dei Colli Piacentini per lo più sfusi, fino a quando il figlio Graziano Terzoni dopo il diploma da Enotecnico conseguito alla scuola di Alba ha deciso di portare in azienda ciò che aveva imparato. Quindi con passione e voglia di innovarsi ha iniziato a sperimentare, migliorando le tecniche di vinificazione con l’obbiettivo di valorizzare le uve prodotte da questo vocato territorio. L’esperienza acquisita negli anni lavorando al fianco di grandi Enologi ha portato Graziano a produrre vini di altissima qualità e di elevata impronta personale differenziandosi delle solite produzioni locali. Oggi l’azienda ha un estensione di 5 Ha di vigneti la cui cura è affidata all’esperienza di Luigi che con amore e sentimento segue in tutte le sue fasi la produzione delle uve. Da queste uve Graziano produce più di 30000 bottiglie di vino suddivise tra rossi e bianchi fermi, passiti e spumanti Metodo Classico.
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#VINO
Percivalle.
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’azienda prende il nome da un leggendario cavaliere inglese di nome Percival, innamorato della zona dell’Oltrepò Pavese. È suddivisa in due corpi: il primo, principale, si trova nel comune di Borgo Priolo dove sorge anche la cantina, mentre il secondo, più piccolo ma non meno importante, si trova nel comune di Montebello della Battaglia. I vigneti aziendali si estendono su di una superficie di 20 ha, mentre la cantina copre una superficie sfruttabile di circa 1000 mq. con recenti attrezzature per la vinificazione che permettono il massimo rispetto dell’uva durante tutto il ciclo di lavorazione. L’azienda è stata tra le prime del territorio a scommettere sul biologico, per conferire un valore aggiunto alle proprie produzioni: dai vini fermi agli spumanti.
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#VINO
Prime Alture.
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rime Alture, sorge sulla prima fascia collinare di Casteggio, in un’area da sempre vocata alla vitivinicoltura. Questa terra generosa, è percorsa dal 45° parallelo, “il parallelo del vino”, perché attraversa territori di riconosciuta qualità come il vicino Piemonte, il Bordeaux, l’Oregon e la regione Caucasica da dove nacque e si diffuse la vite. Convinti che la composizione del suolo influenzi il contenuto dell’uva che vi cresce e nutriti da una forte passione, abbiamo creato il Pinot Nero, il Merlot “L’altra metà del cuore”, “ilbianco” e il Blanc de noir “Io per Te”, impreziosisce l’esclusiva produzione Prime Alture. Immersa nei nostri vigneti abbiamo realizzato un’affascinante struttura che offre 6 suite di charme per un soggiorno raffinato e indimenticabile. La semplicità degli ambienti, è ricercata in un insieme di stili che trasmettono calore e armonia. Le degustazioni dei vini e di alimenti di qualità, il fienile panoramico dedicato alla ristorazione e agli eventi, il bosco per una percezione intima della natura, sono per noi il fondamento della nostra attività quotidiana.
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#VINO
Rebollini.
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’azienda Agricola Rebollini è stata fondata agli inizi del secolo scorso ed è tutt’ora gestita dagli eredi della famiglia. Raffaella e Gabriele, fratello e sorella, sono la terza generazione, e conducono con cura tradizionale e scrupolo tecnologico la produzione dei vini. La cantina si trova nel Comune di Borgoratto Mormorolo ed è stata interessata da un significativo ammodernamento per quanto concerne l’impiego di macchinari moderni per la lavorazione del vino. L’azienda produce annualmente 130.000 bottiglie all’anno, che vengono vendute in tutto il Nord Italia e in Olanda; è possibile acquistare il vino direttamente presso l’azienda Rebollini o tramite e-commerce. La famiglia coltiva da decenni i propri vigneti su una superficie di circa 30 ettari, situati tra i Comuni di Casteggio, Borgo Priolo e Borgoratto Mormorolo. Le coltivazioni sono dedicate principalmente al Pinot nero dal quale viene ricavato il Cruasé Metodo Classico, pura espressione rosa del Pinot nero.
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#VINO
Tenuta il Bosco.
È
al Medioevo che risalgono le origini della Tenuta Il Bosco a Zenevredo, nell’Oltrepò Pavese, quando i monaci benedettini ridettero vita al terreno, dopo un lungo abbandono, facendo rifiorire la vite. La viticoltura nell’Oltrepò Pavese è infatti antichissima e i primi documenti scritti risalgono a Plinio e a Strabone che nel 40 a.C., passando con una legione romana, scrisse “vino buono, popolo ospitale e botti in legno molto grandi”. In questa terra conosciuta anche con il nome di “Vecchio Piemonte”, alla fine dell’Ottocento ebbe inizio la produzione spumantistica italiana, grazie alle uve Pinot Nero, un vitigno di eccellenza particolarmente adatto ad essere vinificato in bianco e dare poi origine a nobili spumanti prodotti con il metodo classico. Quando fu acquistata nel 1987 dalla famiglia Zonin, gli ettari a vigna della tenuta erano solo 30. “Anno dopo anno è stata ampliata la superficie vitata. Piantare nuovi vigneti è un’esperienza stimolante, il risultato di profonde valutazioni del terreno e del sito, di studi per nuove selezioni clonali e di nuovi sistemi di allevamento. E’ anche l’inizio di un nuovo ciclo, perché significa pensare a quel vino, a quei profumi e a quegli aromi che dalle nu-
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ove viti avranno origine”, afferma l’agronomo della tenuta Aurelio Lunghini. Oggi, dopo anni di investimenti effettuati dalla famiglia Zonin sul territorio, la tenuta comprende 152 ettari di vigneto di proprietà. In questa fase di ampliamento, è stata privilegiata la grande ricchezza di varietà autoctone nobili come la sorprendente Bonarda e la Barbera, che raggiungono eccezionali standard qualitativi. Ma molte attenzioni sono state riservate al vitigno principe dell’Oltrepò -il Pinot Nero- che qui, da oltre due secoli, esprime tutta la sua classe e personalità.
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Torre Fornello.
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nrico Sgorbati guida l’azienda vitivinicola Torre Fornello dal 1991. In questi anni ha creato una splendida realtà, una grande azienda con tipologie di vini di alta qualità e un luogo di cultura enologica dal quale irradiare la conoscenza del buon bere. Torre Fornello si è dotata di tecnologie avanzate, ma rispetta e ricorda sempre la propria storia che da secoli fa parte della storia della viticoltura della Val Tidone, una delle zone più vocate alla vinificazione dei colli piacentini. La storia dell’azienda vitivinicola Torre Fornello ha radici antiche. Nel 1028 Diacono Gerardo del Clero di S. Martino proprietario dei terreni di Fornello, ancora senza insediamenti rurali, li lascia in eredità ad una nobile famiglia piacentina, la storia inizia qui. Ma è solo attorno al 1600 che la proprietà viene acquistata dai conti Zanardi Landi che creano attorno al forno e alla torre un’importante residenza padronale di campagna. Nel 1862 Donna Luigia Scotti Douglas, vedova del conte Zanardi Landi Granduca di Toscana, lascia la proprietà alla figlia e raccomanda nel testamento di non frazionare mai la proprietà, che arriva intatta ai nostri giorni, compresi i vigneti coltivati da secoli. Curiosità interessante: ognuno dei piccoli appezzamenti aveva un proprio nome, che ancora oggi si intende conservare.
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Torrevilla.
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l vigneto Torrevilla è costituito da 650 ettari di superficie vitata appartenenti nella zona dell’Oltrepò Pavese occidentale nella parte della Regione Lombardia a confine con il Piemonte. I Comuni interessati sono: Codevilla, Torrazza Coste, Montebello della Battaglia, Mornico Losana, Borgo Priolo, Retorbido, Montesegale, Rocca Susella, Godiasco. I soci viticoltori sono 308 di cui 260 conferiscono alle cantine, secondo la media delle ultime tre vendemmie, 57.000 quintali di uve. Il vigneto in questi territorio appartiene alla media collina ben esposta e soleggiata. Esistono però anche vigneti ubicati in alta collina dove il viticoltore ha conteso con tenacia il suolo al bosco e dove si producono ottime uve a buccia bianca. Il re dei vitigni è il Pinot nero, che produce ottimi vini e dai cui si ricavano i più nobili e internazionali spumanti Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG di Torrevilla, a partire dal Cruasé. Il paesaggio che i soci di Torrevilla tutelano è davvero affascinante. Ai piedi della collina si estende maestosa la pianura padana, limitata, con ottima visione nelle giornate limpide, dalla maestosa catena delle Alpi. Tra le valli Schizzola, Ardivestra e Staffora il visitatore è sicuramente affascinato da scorci panoramici mozzafiato.
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Travaglino.
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’odierna cantina dell’azienda agricola Travaglino, fondata nel 1868, è frutto di una passione ultracentenaria: l’evoluzione enologica è accompagnata da un lavoro paziente e meticoloso e ha portato la tenuta di Calvignano ad incarnare l’espressione più autentica dell’Oltrepò Pavese. Sulle impronte del nucleo più antico, l’attuale proprietario Vincenzo Comi ha dato il via, alla fine del secolo scorso, a un processo di ristrutturazione che ha poi interessato tutto il complesso aziendale. All’inizio degli anni Ottanta, sulla base della richiesta del mercato, alle tradizionali 7 grandi botti in legno di rovere e alle 92 barriques utilizzate per l’invecchiamento dei vini, sono state affiancate una batteria di fermentini e serbatoi in acciaio termocondizionati e una partita di 6 autoclavi. Queste apparecchiature hanno permesso una modernizzazione del processo produttivo, pur nel rispetto della tradizione. È stata così avviata una prestigiosa produzione di vini frizzanti e spumanti, ottenuti da uve di Pinot nero. Successivamente, nel 1996 sono stati rinnovati quasi completamente i vigneti con cloni selezionati e riorganizzata la cantina; ingrandita e automatizzata la linea dell’imbottigliamento e confezionamento dei vini.
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Azienda Agricola, Stefano Milanesi.
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l trattore entra con le ruote di traverso nel terreno fangoso e si impunta. Il serbatoio dello zolfo collegato al cardano prende un contraccolpo e scarica il suo contenuto sul conducente infiammandosi. Il malcapitato, avvolto dalle fiamme, si salva buttandosi giù, in mezzo alle viti, mentre il toro meccanico infuocato prosegue la sua folle corsa distruggendo filari di Barbera e Uva Rara. Sono le 21 di una calda serata di giugno 2006, un anno sublime per il Maderu (Pinot nero in purezza), cru Strada del Paradiso, e il destino di Stefano è quello di non prendere quella strada ne quella per l’inferno. Il miracolato Stefano Milanesi è l’ultimo stipite di una famiglia dedicata alla vigna da tre secoli. Sono venuto fin qui al Castello per conoscere meglio questo vignaiolo che del vignaiolo ha tutto fuorchè la faccia, il portamento, la parlantina. È un bell’uomo brizzolato, elegante, sornione e leone ascendente leonessa ma anche bilancia e vergine e tutti gli altri segni zodiacali escluso i pesci, verso i quali ha una malcelata prevenzione perché, sostiene, sono portati ad ingarbugliare le acque e se gli dai un bicchiere di Monica, che è un Rosso Oltrepò, loro ti dicono che è Pinot Nero. Diavoli di pesci!
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tefano mi riceve nel cortile della sua azienda. Più che ad una cantina, sembra il quartier generale degli O’Bei O’Bei. In giro c’è di tutto: tubi, assi, coppi, traversine, attrezzi da lavoro, cesti, vasi di fiori, cartoni trasformati ludicamente dal piccolo Alessandro in “igloo” in cui si rifugia protetto dai cani. C’è anche una piccola terrazza con una damigiana sgangherata e un tavolino spianato (nel senso che gli è stato tolto il piano e son rimaste solo le gambe!). Se De Chirico fosse passato di qui, forse Milanesi sarebbe diventato famoso per un capolavoro del grande maestro ritraente la sua metafisica terrazza, anzichè per i suoi vini. L’essenza dell’azienda però, così perfettamente mascherata, si trova sotto i miei piedi dove c’è una cantina del Settecento scavata nel tufo in cui il vino invecchia indisturbato migliorandosi di giorno in giorno. E, sopra la cantina, la vecchia casa con una soffitta, nella quale, assieme ai salami, “stagionano” ancora (dopo sette mesi dalla vendemmia) i grappoli che, quando saranno completamente botritizzati, daranno vita a quello che per Stefano è una specie di “Passato”, una via di mezzo tra il Passito (che sarebbe troppo scontato) e il Muffato (che da un’idea troppo negativa del prodotto.
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entre familiarizzo con il caos (da quello cosmogonico nacquero i Titani che erano dei giganti, da questo Oltrepadano nascono vini altrettanto giganteschi!), Stefano non smette di parlarmi del suo amore per le sue “bambine” come chiama lui le sue viti, che producono frutti dalle bacche eccezionali frutto anche di un territorio unico. Mentre chiacchiera, mi conduce nei vigneti (“il nostro vino si fa qui”) e, anche se c’è da scarpinare nel fango, lo seguo ammaliato dalla sua parlantina. Lemme lemme, sulle note ininterrotte della sinfonia enologica Milanesiana torniamo in azienda dove faccio la conoscenza di Simona, la moglie di Stefano che mi fa accomodare in una cantina sotterranea nella quale ha allestito un succulento buffet. Degustiamo in successione: Metodo Classico VESNA NATURE 2010 sboccato in diretta. VSQ dosaggio zero Pinot Nero 100% pressato, 35% della resa non chiarificato. La prima produzione è del 2007 e le prime prove con micro vinificazioni, del 2003. E poi MONICA Rosso IGT Provincia di Pavia (50% Barbera, 50% Uva Rara); HELGA Pinot Nero I.G.T. Provincia di Pavia (Pinot Nero 100%); ALESSANDRO Cabernet Sauvignon, cru Strada delle Molle 2008 (100% Cabernet Sauvignon), Rosso I.G.T. Provincia di Pavia. Uve molto mature e tre anni di legno. MADERU Pinot Nero, cru Strada del Paradiso, Pinot Nero (100%) Oltrepò Pavese. Profumo di Ciliegie rubate! Uva molto matura raccolta nella prima decade di agosto 2003 (annata molto calda). Otto giorni di macerazione. Fermentazione in barrique e permanenza in legno per 18 mesi.
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utti gioielli enologici sublimi dove la persistenza piÚ persistente è quella naturale. Naturalmente il costo di una singola bottiglia è, mediamente, il triplo rispetto ad una bottiglia dello stesso vino di normale produzione e quindi bisogna decidere se bere tanto ordinariamente oppure poco straordinariamente. Dimenticavo di dire che tutti i prodotti di Milanesi sono senza invasioni tecnologiche, con lieviti indigeni, chiarificati senza prodotti di origine animale (il che gli consente di fregiarsi del marchio Vegan Ok) e solforosa al minimo indispensabile. Valerio Bergamini
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Soste Golose
74 cafè.
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’Happy Hour più frequentato di Pavia: il 74 Cafè. Cocktails, vini e ottimo cibo per gli Happy Hours con gli amici. Grazie alla simpatia e alla cordilità del proprietario Chicco, al 74 il divertimento è garantito. Aperitivo a partire dalle 18.00 e musica vintage anni ‘80 con AlbertOne e Sixty80. Il terrazzo, riscaldato in inverno, ci fa sentire sempre in vacanza.
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a location è in una posizione ottimale, in città e raggiungibile direttamente in macchina. All’ingresso uno scalone ricolmo di foto di feste e serate ci accompagna direttamente al bancone del bar! Da non perdere poi le tante serate a tema. Buon divertimento a tutti e... se siete in tanti, prenotate! Federica Ferrari
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74 Cafè Viale Campari 74 - 27100 Pavia tel. 340 508 1741
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Soste Golose
Agriturismo Cascina Pozzarello. 92
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elax, buon cibo, aria aperta e contatto con gli animali. Bovini, suini, animali di corte e la nuova mascotte Laika, un piccolo cagnolino, ti terranno compagnia in uno dei migliori agriturismi nel cuore delle colline dell’Oltrepò Pavese. L’azienda agricola Allegrini, a Montebello della Battaglia, è espressione unica e irripetibile della millenaria tradizione contadina lombarda. Gli animali sono nutriti esclusivamente con colture locali. I salumi, di produzione propria, sono una vera delizia per il palato.
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auro, lo chef, trasforma i prodotti dell’azienda in opere d’arte, da provare i ravioli della nonna a base di ricotta e patate con sugo di funghi. Non perderti la frittura di maiale, polenta e cinghiale, polenta e lepre, la trippa o il ragò (cavolo verza e maiale), potrai assaggiarli su prenotazione. Caratteristiche le sale ricavate dall’antica casa padronale e dal vecchio granaio. Le famiglie con bambini troveranno un ambiente adatto alla conoscenza di realtà bucoliche. Potrai soggiornare nelle confortevoli stanze con vista panoramica. Rivivi questa esperienza, porta a casa i prodotti dal piccolo spaccio. Emma Scognamiglio
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Agriturismo Cascina Pozzarello
Via Castelfelice, 2 - 27054 - Montebello della Battaglia (PV) tel. e fax 0383.82825 cell. 333.1544180 - 338.7241566 info@cascinapozzarello.it
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Uno di noi: i prodotti tipici
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Le Offelle di Parona.
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a sua forma ovale e la sua fragranza hanno conquistato il mercato in tutta Italia, ma pochi conoscono la storia del “dolce vanto della Lomellina”. Nessuno la sua segretissima ricetta. Si ha notizia dell’offella di Parona intorno al 1849, quando, sfornata per la prima volta, venne offerta con frittata e vino di San Quirico (prodotto nell’omonimo quartiere di Parona un tempo ricco di vigne) ai soldati piemontesi alloggiati nell’osteria di Piero Colli e Francesca Panzarasa. Furono gli ultimi attimi di allegria perché da lì a poco la quarta divisione di Carlo Alberto veniva sconfitta alle porte della vicina Mortara facendo ritirare il sovrano piemontese verso Novara e rimandare il disegno d’indipendenza. Quella sera i militari furono serviti dai figli dell’oste tra cui Elena detta Lìnin. L’offella nasce da ingredienti poveri: farina di frumento, uova, burro, zucchero e olio d’oliva ma le dosi restarono segrete sino alla morte nel 1930 della Lìnin.
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lena e la sorella Pasqualina nonostante le loro condizioni e i bisogni del fratello cieco, non cedettero mai alle avance dell’industriale dolciario Pietro Guglielmone di Mortara che all’inizio degli anni venti offrì la bellezza di 40.000 lire, (corrispondenti a circa 38.000€ attuali) per ottenere l’esclusiva formula. Sarà solo alle porte degli anni ’70 che il dolce, in occasione della prima sagra dell’offella viene sdoganato e lanciato in modo commerciale. Dalla vendita a numero (tanto erano preziose) si è passato in pochi anni a una produzione artigianale di diversi forni, garantita dalla Pro Loco col marchio che ne tutela la genuinità. Durante la sagra, che annualmente si tiene la prima domenica di ottobre, si possono gustare le offelle e le folkloristiche ricostruzioni nell’ambito delle manifestazioni del week end. Tra queste vanno ricordati le mascotte del Pinotu (interpretato dal 1978 da Angelo Signorelli) e della Pasqualina la sorella della Linin interpretata a sorpresa, per ogni edizione, da una giovane del paese. Marco Ariatta
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La festa di San Damiano e il Salame di Varzi.
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omenica 28 settembre, in una calda giornata di inizio autunno, si è svolta a Montesegale la 20ª fiera di San Damiano, molto bene organizzata dalla Proloco e dal sindaco dott. Carlo Ferrari. Per tutta la giornata,dalle 10 alle 19, nella splendida cornice ai margini del castello di Montesegale, castello dal fascino ineguagliabile, si è potuto passeggiare tra banchetti di prodotti tipici enogastronomici come le profumatissime e fragranti mele della zona, il pane nei vari
tipi,fiore all’occhiello della comunità , il salame di Varzi dal profumo e sapore inconfondibile, miele nei vari gusti, dolciumi vari ma anche tanti prodotti artigianali, testimonianza dell’attaccamento alla cultura e alla tradizione locale. Molto particolari i laboratori teatrali gratuiti per ragazzi e bambini tenuti dalla compagnia teatrale Oltreunpo e le sedute di degustazione del salame di Varzi DOP, dei prodottiDe.Co.e dei vini DOC e DOC.G dell’oltrepo Pavese tenute dal dott. Annibale Bi-
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#Scoprendo
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goni e da Carlo Aguzzi, sommelier di grande fama. E poi....... Medioevo in festa!!!! Alle 15:30 si è svolta la rievocazione in costumi d’epoca ,riprodotti alla perfezione e la sfilata del corteo storico ,tra cantastorie ,sbandieratori e musicanti.A seguire, alle 16 circa, “la disfida degli arcieri alla corte dei Gambarana”. Si poteva ammirare anche una mostra personale di Giuseppe Frascaroli”La pittura della memoria”allestita nel magnifico salone del castello. Tra il numerosissimo pubblico
di ogni etĂ intervenuto, presenti Angelo Ciocca, consigliere regionale della Lombardia, Gianni Andrini, sindaco di Valverde, Vittorio Poma, ex presidente della provincia di Pavia, Emanuela Marchiafava, assessore al turismo della provincia di Pavia. Ăˆ stata una giornata intensa e ricca di emozioni, in una calda atmosfera gioiosa e di grande festa.Grazie Montesegale!! Graziella Dezza
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#Scoprendo
200 anni di vini Fiamberti.
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oltivare vino, produrre nettare prelibato, farlo bene, e farlo da ben 200 anni. L’azienda Fiamberti ha festeggiato lunedì scorso il suo duecentenario e, per l’occasione, ha invitato amici, colleghi e affezionati a Canneto Pavese, a degustare, per tutta la giornata, i vini migliori, ma, soprattutto, i suoi DUECENTOANNI METODO CLASSICO 2007 e DUECENTOANNI ROSSO RISERVA 2007. La famiglia, oggi
rappresentata da Ambrogio e dal figlio Giulio, abita l’Oltrepò Pavaese dal 1500. Ma è nellla prima metà del 1700 che si stabilisce definitivamente a casa-cascina Caristoro, attuale sede dell’Azienda. I vini Fiamberti hanno di certo sentito i cannoni della Rivoluzione Francese, hanno magari imbrattato qualche camicia rossa garibaldina, avranno dato conforto a qualche soldato sopravvissuto alla prima guerra mondiale,
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o a qualche fanciulla che ha visto partire il suo amato per la seconda. Come un uomo molto molto saggio, che ha vissuto conflitti, fame, crisi e difficoltà, ma anche momenti di gioia, ricchezza e sfarzo, è qui, dopo duecento anni, a raccontarci di lui, a dirci che è parte della nostra storia, come noi siamo parte della sua. Ad “ascoltare” con noi i vini Fiamberti: Elena
Cavallotti, Emanuele Bottiroli, Matteo Mognaschi, Francesca Panizzari, Valerio Bergamini, Roger Marchi, Armando Colombi, Maria Pia Zavattarelli, Fabio Carini e, a offrirci in degustazione deliziosi formaggi e salumi, Maurizio Torriani de La Formaggeria “I Formaggi�. Federica Giorgia Ferrari
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Menù del 4-5 ottobre Aperitivo della casa Salame, coppa e pancetta Crostino con lardo Sott’olio Insalatina capricciosa con julienne di cotto Marinata di lonza al pepe rosa Polpettine di carni bianche in carpione con cipolla e uvetta Crostone di polenta con salsiccia Salamino cotto con purea di patate Risotto all’ortolana Tagliolini all’uovo al tartufo nero Ravioli al sugo di stufato Prosciutto al forno con demi-glace al madera Patate al forno Spalla di vitello con porcini trifolati Dessert Caffè e vini Montini € 30 bevande incluse Agriturismo Corte Montini Via Edoardo Montini 1, Fraz. Manzo Santa Giuletta (Pv) Tel. 0383/899382 - Fax 0383/899837