WINE&FOOD&FUN
. VERSO L’ALTO OLTREPÒ
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Godiasco, Salice Terme LE VALLI DEL VINO Canneto Pavese LE TERRE DEI RE Pavia com’era in San Teodoro CASTELLI E RISAIE: Vigevano, San Francesco #VINO Bollicine, auree perle del desiderio DAL TAJADÙ La vincitrice “morale di Masterchef SOSTE GOLOSE Ristorante Bazzini UNO DI NOI Il Gorgonzola #SCOPRENDO Sagra d’autunno a Valverde Festival d’autunno a Bosnasco Vivi Oltrepò Pavese a Volpara
n.6
EDITORIALE
Questa
settimana
i
splendida chiesa gotica
QUATTRO ITINERARI
e lui dedicata. Il nostro
ideati dall’Assessorato al
Tajadù
Valerio
Turismo della Provincia di
gamini
ci porta dietro
Pavia ci portano a scopri-
le quinte di Masterchef,
re nuove storie, leggen-
mentre Remo Pantano,
de e peculiarità del nos-
in attesa di Bollicine
tro bel territorio. Si parte
in Castello, ci raccon-
per una gita rilassante
ta tutto quello che dob-
nel comune di Godia-
biamo sapere sul tema
sco Salice Terme, per
“spumante”. E, come al
poi si degustare ottimi
solito, se vi viene fame,
vini a Canneto Pavese.
una fettina di gorgonzo-
Facciamo un viaggio nel
la, o altre tipicità Pavesi,
tempo,
al
proposte nelle sagre del-
medioevo, per scoprire
la rubrica #SCOPRENDO.
approdando
Ber-
ancora una volta quanto era bella la nostra Pavia
Seguiteci
e andiamo a Vigevano,
www.mabedo.it e sul-
a ricordare San Frances-
la pagina facebook PV-
co patrono d’Italia, nella
Magazine.
anche
su
PVMagazine è realizzato con il patrocinio della Provincia di Pavia
SOMMARIO VERSO L’ALTO OLTREPÒ Godiasco, Salice Terme.
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LE VALLI DEL VINO Canneto Pavese.
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LE TERRE DEI RE Pavia com’era in San Teodoro.
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CASTELLI E RISAIE Vigevano, la chiesa di San Francesco.
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#VINO rubrica a cura di Remo Pàntano Bollicine, auree perle del desiderio.
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DAL TAJADÙ rubrica a cura di Valerio Bergamini 50
Il nostro Tajadù intervista la vincitrice “morale” di Masterchef.
SOSTE GOLOSE 62
Ristorante Bazzini.
UNO DI NOI: i prodotti tipici 68
Il Gorgonzola.
#SCOPRENDO 74
Sagra d’autunno a Valverde.
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Festival d’autunno a Bosnasco. Vivi Oltrepò Pavese
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a Volpara.
V
iaggiare per la provincia di Pavia e assaporare i prodotti che appartengono alla cultura, alla storia e alle tradizioni del nostro territorio. Un patrimonio straordinario di formaggi, salumi,
carni, frutta, dolci ..... Tra cascine, antichi palazzi, castelli è possibile trovare piacevoli luoghi di sosta presso agriturismi, trattorie o eleganti ristoranti che ora potete scoprire anche on line su VisitPavia.com, la guida ufficiale della provincia di Pavia. Sul percorso dell’antica Via del Sale, che permetteva gli scambi commerciali tra Liguria e Lombardia, Godiasco ha un borgo che conserva ancora i tratti di un illustre passato, con le vie che richiamano le antiche corporazioni medievali delle arti e dei mestieri. Sono gradevoli anche i dintorni di Godiasco, come la piccola piazza di Monte Alfeo. Per un momento di relax la vicina Salice Terme propone due stabilimenti termali dotati di centri benessere che, utilizzando i principi attivi del prezioso patrimonio idrico, consentono l’abbinamento di cure e relax. Salendo lungo le Valli del Vino, sulla prima fascia collinare dell’Oltrepò Pavese, Canneto Pavese offre uno dei punti più panoramici della zona. Qui si ergono piccole frazioni adagiate sulle vette dei poggi arrotondati tra la riva sinistra del torrente Versa e il crinale del pendio sulla riva destra del torrente Scuropasso. Qui si producono uve e vini di eccellente qualità. A Pavia, su un terrazzamento naturale degradante verso il Ticino, ecco la Basilica di San Teodoro. La chiesa, edificata nella seconda metà del XII secolo, sorge nella zona meglio conosciuta dai pavesi come Porta Calcinara, antica-
mente abitata da pescatori, barcaioli e commercianti che svolgevano la loro attività lungo il fiume. Nel 1998, durante il rifacimento della pavimentazione, fu scoperto uno splendido mosaico medievale. Arrivando a Vigevano lungo l’Itinerario “Castelli e Risaie” scopriamo la Chiesa di San Francesco di Vigevano, uno degli edifici sacri collocati fuori le mura cittadine, nel 1379, che ha invece richiami al gotico. Originariamente l’edificio era più piccolo di quello odierno; i lavori di ampliamento sono stati realizzati in fasi diverse: i più importanti nel 1447, poi nel 1847. I vari interventi subiti dall’edificio nel corso del tempo, ne hanno modificato in modo importante l’aspetto. Ciò che noi oggi abbiamo l’opportunità di ammirare risale ad interventi di ripristino della linea gotica, che hanno avuto luogo tra il 1891 ed il 1903. Durante il periodo napoleonico la chiesa era stata utilizzata per scopi militari, come ospedale di campo. Nel 1825 è stata ripristinata la funzione religiosa e sono iniziati lavori di restauro importanti. Chiudendo con la gastronomia, dobbiamo ricordare che la Lomellina ci regala uno dei più amati formaggi italiani, lo strâchin. Secondo la leggenda un giovane casaro innamorato lo inventò per sbaglio. Di sicuro è un formaggio che ci regala grandi sensazioni. Emanuela Marchiafava Assessore al Turismo – Provincia di Pavia
Verso l’Alto oltrepò
Godiasco, Salice Terme.
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ttraversando l’Oltrepò ,dopo avervi appassionato nella scorsa edizione del nostro Magazine con inedite curiosità sulla storia di Valverde, seguendo ciò che i libri raccontano, ci spostiamo ad un piccolo e medio Comune , Godiasco Salice Terme, legato, appunto, per storia e cultura, a Valverde, un Comune conosciuto per la determinante presenza , dal punto vista turistico e storico, di fonti termali . Ragion per cui, a seguito di un referendum del 2012, si è deciso di accorpare il nome del comune di Godiasco, in Godiasco Salice Terme .Una realtà le cui prime tracce risalgono agli anni 1100 nella casata dei Malaspina che occupò tutta la valle divenuta poi ,per sua stessa logica, la più breve via di comunicazione tra la Lombardia ed il mare.
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na prima storica divisione, nel 1221, attribuÏ a Godiasco al ramo dello Spino Fiorito ed una successiva divisione in cinque rami : Oramala, Piumesana, Casalasco, Cella ed appunto, come dicevano all’inizio , a Valverde. Impossibile dimenticare che da Godiasco transitava la via del sale percorsa da colonne di muli che, passando per il fondo della valle , raggiungevano Genova. Si parla di un paese culturalmente omogeneo ed appartenente alle Quattro Province (Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza ),con uso e costumi comuni ed un ricco repertorio di balli e canti molto antichi. Arti e mestieri ne sono da sempre i protagonisti indiscussi ed è facilmente intuibile dai nomi delle vie che si leggono passeggiando al suo interno : via del mulino, via dei boscaioli etc etc etc. Moltissime le opere, i monumenti ed i luoghi di interesse, Il palazzo Malaspina ,dicevamo appartenente al secolo XVI, situato in adiacenza all’antica Chiesa di San Siro, con stipiti e porta di ingresso ancora originali e con al suo interno un importante giardino che fa da collegamento alle numerose cantine sottostanti.
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pochi km dista un piccolo comune , ma non meno importante per cultura e storia , Rocca Susella che, estendendosi su porzioni della Valle Ardivestra, Valle Schizzola e Valle del Rile, è caratterizzato da una morfologia prevalentemente collinare e che assegna al piccolo centro una connotazione agricola (cereali, erba medica, uva, mele, pere, pesche, ciliegie, albicocche, susine) e boschiva nelle parti più alte (boschi di latifoglie). Rocca Susella è da sempre conosciuta per lo storico passaggio del rally 4 regioni che ha appassionato , per anni ,intere generazioni... Le rocce presenti in questa porzione di Oltrepò pavese, ed in generale in tutto l’Appennino, sono essenzialmente rocce sedimentarie, originatesi da processi di tipo chimico e da depositi di materiale di varia natura che, uniti al successivo deposito gessifero , ha dato un contributo fondamentale alla mineralizzazione delle acque “termali”, sulfuree e solfobromojodiche della zona (Salice Terme, Rivanazzano, Retorbido). Siamo nel cuore dell’Oltrepò , terra di vini e sono davvero tanti i prodotti vinicoli che questa zona può annoverare, tra i più rinomati si degustano i vini provincia di Pavia IGT: bianchi, rosati e rossi nelle tipologie normale e frizzante; e novello. Sita in Godiasco nominiamo la prestigiosa azienda Agricola Cabanon della famiglia Mercandelli. Tante le cose da vedere , ma anche tante le cose da gustare,quindi, come, ad esempio, il salame di Varzi, prodotto unico , a lunga stagionatura a cui è stato conferito la prestigiosa denominazione DOP.
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a presenza di erbe aromatiche e officinali favorisce la produzione di particolari mieli che ripropongono le virtù benefiche delle erbe da cui vengono tratti. Le tipologie più comunemente offerte sono: millefiori, robinia, castagno, tiglio e tarassaco. Un’altra ricca risorsa il formaggio , poco distante da Menconico, centro per antonomasia, va ricordata la formaggetta bassa e rotonda , a pasta bianca , conosciuta come Molana o formaggella di Menconico. Dal luglio del 2013 , tre nuovi prodotti sono entrati nel marchio DECO , i baci di Godiasco prodotti e venduti , appunto, a Godiasco, secondo la più lontana tradizione, le pizzette di Zambelli , prodotte da anni nel cuore di Salice Terme e lo stracchino di Sala, della rinomata e storica Gelateria di Salice Terme. Tra le sagre ed eventi più tipici di Godiasco ricordiamo la storica fiera di San Martino, rigorosamente festeggiata ogni anno sempre e solo nella data dell’11 di novembre , a prescindere che essa cada in giorni feriali o festivi. In passato era la data canonica in cui gli agricoltori si davano appuntamento per sistemare i conti dell’anno che andava a chiudersi. Stefania Bertonazzi
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Le Valli del Vino
Canneto Pavese.
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l primo paese collinare che si incontra arrivando da Milano e Pavia, sulle alture che fanno da spartiacque tra la Valle Versa e la Valle Scuropasso, prevalentemente coperte da vigneti è Canneto Pavese. Comune famoso per i suoi pregiati vini quali: Buttafuoco, Sangue di Giuda, Bonarda, Barbera, Pinot e Riesling, da degustare e assaporare in abbinamento ai tradizionali agnolotti e agli ottimi salumi. Senza dimenticare il profumo della storia e del’arte.
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ondato dalle tribù liguri subì diverse dominazioni, nel 1198 passò alla famiglia Gabbi che cambiò il nome in Montù de Gabbi. Nel XIV secolo divenne dominio dei Visconti, successivamente passò nelle mani dei francesi. Tra il 1600 e il 1743 subì il dominio di spagnoli e austriaci. Col trattato di Worms e di Aquisgrana fu ceduto al Regno di Sardegna di Emanuele III. Verso la fine del ‘700 furono aggregate le piccole realtà comunali circostanti: Beria, Vigalone e Monteveneroso. Nel 1885 venne proposto al Governo di cambiare il nome del Paese da Montù de Gabbi in Canneto Pavese, per il legame con l’unico prodotto del territorio il vino, conosciuto come vino de Caneto. Dal 1° gennaio 1886 il nome è ufficialmente Canneto Pavese. Sono presenti opere di valore artistico, edifici storici, cascine, cantine, sentieri tracciati tra i vigneti che sul loro percorso offrono bellissimi scorci del panorama sottostante. Ristoranti storici, enoteche , agriturismi e Bed & Breakfast, una cantina sociale, tante aziende vitivinicole dove si possono degustare i vini tipici e la bottega di un liutaio.
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a vedere i ruderi del Castello di Montué del sec. XI di proprietà privata, nella omonima frazione. Si dice che avesse 365 finestre, una per ogni giorno dell’anno, nel 1818 ospitò la Regina Carolina di Hannover moglie di Giorgio I. Al centro del paese troneggia la Chiesa Parrocchiale dedicata ai Santi Marcellino Pietro ed Erasmo del Sec. XVIII, al suo interno conserva intatto un monumentale organo del 1800 opera dei F.lli Lingiardi, perfettamente funzionante. Il pozzo di Sant’Antonio in località Malaspina, porta lo stemma degli Arrigoni e di Filippo Maria Visconti e le raffigurazioni di Sant’Antonio e San Rocco. Il murales del maestro Pietro Delfitto, in frazione Camponoce.Rappresenta le fasi della lavorazione della vite nel trascorrere delle stagioni in onore dei viticoltori dell’Oltrepò Pavese. La seconda domenica di novembre si svolgerà la tradizionale Festa di San Martino e del Ringraziamento, con l’esposizione delle macchine agricole per la benedizione, si potranno degustare i prodotti del territorio oltre a castagne accompagnate da vin brulé.
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MenÚ del 11-12 ottobre Salumi misti di nostra produzione accompagnati da una sfiziosa focaccia fatta in casa Cipolline borretane in agrodolce Porchetta nostrana Peperoni al forno con acciughe e fontina Salamino cotto caldo Croccante bruschetta con porcini e taleggio Ravioli di patate fatti in casa ai funghi Risotto carnaroli radicchio dell’orto e gorgonzola Stinco di maiale con patate al forno Stufato di manzo con polenta Strudel di mele con pallina di gelato alla crema Caffè Euro 30 bevande incluse
Le Terre dei Re
Pavia com’era in San Teodoro.
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ascosta tra i vicoli “ciottolati” di Pavia si erge la chiesa in stile romanico di San Teodoro. Situata nell’antico quartiere dei pescatori, si distingue dalle altre chiese della città per le meraviglie al suo interno. Tre sono le immense navate che la compongo, fin dal XII secolo, coperte da volte a crociera rette da pilastri cruciformi. La galleria di archetti pensili arricchisce la parte orientale della chiesa costituita da tre absidi. Un altro elemento architettonico della basilica è il transetto, con copertura a botte . La parte presbiteriale è sopraelevata per lasciare spazio allo svilupparsi della Cripta che percorre tutta la lunghezza delle navate. Uno degli elementi artistici più affascinanti di questa chiesa sono i motivi decorativi e i meravigliosi affreschi. Infatti sui pilastri e sulla parte frontale della Cripta si conservano ancora oggi le decorazioni parietali originarie, che riportano alla perfezione gli elementi della cultura figurativa lombarda.
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ppoggiata alla fronte della cripta, vi è una statua marmorea che raffigura San Teodoro con in mano la rappresentazione simbolica della città di Pavia. La basilica di San Teodoro fa da custode ancora oggi di un affresco, capolavoro realizzato da Bernardino Lanzani: “la Veduta di Pavia”, dove la città viene rappresentata a volo d’uccello, con San Siro, San Teodoro mentre dall’alto proteggono la città assediata dai francesi nel 1522. All’interno della basilica vengono custoditi altri affreschi riguardanti le storie di Sant’Agnese e San Teodoro realizzati da Bartolomeo Suardi, noto come il Bramantino. Durante il rifacimento della pavimentazione del 1998 vengono portati alla luce mosaici pavimentali di immenso valore storico-artistico, protetti ora da lastre di vetro che permettono ai fedeli di ammirare tale opera. Valentina Nardecchia
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Castelli e Risaie
Vigevano, la chiesa di San Francesco.
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ollocata appena fuori dalla cerchia della piazza ducale, la chiesa di San Francesco si affaccia sulla omonima piazza dove gli zampilli di una fontana armonizzano la scultura di G.B. Ricci, del santo d’Assisi nell’atto di predicare agli uccelli. La chiesa si presenta con una facciata semplice, decorata nel rosone e nel portale con ricche decorazioni di cotto. Lo stile gotico francescano datano la sua costruzione intorno al 1379. Alcune testimonianze fanno risalire un progetto originario a Bartolino da Novara il quale pensò originariamente la chiesa con una sola arcata. Nei secoli l’edificio ha mutato il suo aspetto con la costruzione di nuove navate e cappelle.
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a chiesa si presenta su tre navate, divisa da alti pilastri terminanti in archi acuti caratteristici dello stile gotico, lasciando una percezione dell’ambiente spazioso ma scuro anche se armonizzato dalle cappelle laterali dedicate ai santi francescani e alla Vergine. Sotto una di queste, in una nicchia, sono custodite le spoglie del Beato Anselmo degli Anselmi, nativo di Vigevano. In epoca napoleonica, intorno al 1801, come molti edifici religiosi la chiesa fu sconsacrata e adibita ad alloggio militare. Si dovette aspettare la Restaurazione perché fossero ripristinate le funzioni religiose e avviati i restauri che la portarono all’aspetto attuale. All’interno si possono apprezzare le decorazioni di Felice Cavallasca e gli affreschi del Garberini oltre ad alcune tavole del XVI-XVII sec. della scuola di Bernardino Ferrari. Nello stile gotico anche l’altare in marmo bianco, al centro dell’altar maggiore colpisce per il contrasto con l’ambiente circostante. La chiesa presenta un ingresso laterale sul quale si trova il “Gisio di mort” uno scurolo barocco nel quale dietro la grata sono visibili i teschi dei frati, in memoria delle virtù e del cimitero precedentemente esistente. Il complesso è tuttora completato dall’ex convento, oggi di proprietà privata. Marco Ariatta
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#VINO
Bollicine, auree perle del desiderio.
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a soffice e morbida spuma generata dalle piccole perle che scaturiscono dal cristallino calice di spumante affascina ed evocano meravigliose fantasie, scomodiamo la storia per capire quando ha origine questa meravigliosa bevanda. I vini frizzanti naturali, spumosi o mordenti, sono conosciuti sin dai tempi più antichi, certamente la difficoltà nel passato era la loro perfetta conservazione, onde evitare con recipienti poco idonei di disperdere la preziosa anidride carbonica. In epoca Romana i vini spumanti più apprezzati furono “l’aigleucos” e “il proptropum”, una conferma della produzione di vini frizzanti c’è data dal ritrovamento, negli scavi archeologici di Pompei, di anfore contenute in un cunicolo dove si poteva far scorrere dell’acqua per raffreddare il mosto in fermentazione e ottenere il vino frizzante. Nel Millequattrocento si hanno testimonianze in Toscana di un trebbiano mordente, agli inizi del Cinquecento il veronese Girolamo Fracastoro (1479-1553), ricorda in un suo scritto “Fumanti coppe ricche di spuma”. Il famoso medico di Papa Sisto V, Andrea Bacci, alla fine del Cinquecento, nella sua opera “De Naturali Vinorum Historia” parla dei vini spumosi definendoli “dilettosamente mordenti, di soave odore e spumanti per auree bollicine qualore si mescano e versino nei bicchieri”.
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l Bacci cita un vino della provincia di Pavia “piccante, spumoso, limpido, saporoso” prodotto con l’uva “pignola”. E’ alla fine del Seicento, con lo Champagne che inizia l’era spumantistica più importante e decisiva nella produzione di questa meraviglia. In quell’epoca, nella zona della Champagne, vi fu una grave crisi e i viticultori dovettero escogitare un sistema per evitare di vendere il loro vino sfuso e ad un prezzo stracciato, così si misero a produrre vino spumante, come del resto avevano già iniziato a fare alcuni commercianti di Londra che acquistavano il vino sfuso in Champagne e poi lo rendevano spumante, con l’aggiunta di zucchero e di spezie quali la cannella e i chiodi di garofano. Non vogliamo togliere alcun primato all’abate Dom Perignon che probabilmente è stato tra i primi a codificare la complessa metodologia per ottenere un ottimo spumante ma sicuramente furono i viticultori della Champagne ad applicare il metodo di spumantizzazione che oggi chiamiamo “classico”. In Italia la preparazione dello spumante secondo il metodo “classico o champenois” all’inizio dell’Ottocento, era ancora alle prime esperienze e solo a fine secolo si possono annotare i veri progressi nell’applicazione della tecnica spumantistica grazie a personaggi come il Pollaci con il “Moscadelletto di
Montalcino” spumante, Strucchi e Zecchini con il “Moscato di Canelli” e Carpené con il Prosecco. Agli inizi del Novecento, il professor Martinotti della Stazione sperimentale di Asti elaborò un sistema per agevolare le complesse operazioni manuali occorrenti per la spumantizzazione, con l’impiego di un unico e grande recipiente metallico a tenuta di pressione denominato autoclave, ciò naturalmente scatenò le ire dei cultori del metodo Champenois. L’Oltrepò Pavese, grazie al suo terroir ed alle immense potenzialità del Pinot nero, alla migliore espressione del suo Metodo Classico e del Cruasè rappresenta il consolidamento di una stupenda e lungimirante intuizione e la proiezione di un grande progetto finalizzato alla qualità e all’immagine.
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ome si fa a produrre lo spumante metodo classico.
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Innanzi tutto lo spumante è un vino speciale, caratterizzato dalla pressione di anidride carbonica che possiede al momento della stappatura, evidenziata dalle corone di bollicine o perle che vanno verso l’alto, nel liquido e dalla spuma che si forma sulla superficie del vino. Come si produce e si riesce a trattenere quest’anidride carbonica detta anche CO2? Il sistema più affascinante e laborioso è quello detto Metodo Champenois o Classico. Si parte da un vino che ha terminato la fermentazione ovvero dove gli zuccheri naturali contenuti nel succo d’uva “mosto” sono stati tutti trasformati in alcol e anidride carbonica che è lasciata fuoriuscire liberamente dai tini, grazie all’intervento di microorganismi unicellulari detti lieviti. Questo vino chiamato “base” per diventare spumante deve essere sottoposto a una nuova fermentazione detta presa di spuma. Il vino base spumante è prodotto principalmente con le uve di Pinot Nero vinificato in bianco o rosato, Pinot Chardonnay e Pinot Bianco. Al vino base si aggiunge il così detto “piede”, cioè una piccola quantità di vino dove si sono moltiplicati i lieviti con un po’ di zucchero, si aggiunge zucchero e s’imbottiglia, in bottiglie con un vetro spesso e una forma adatta a reggere la pressione interna che si viene a generare. La tappatura si eseguirà con un sotto-tappo detto “Bidule” e un tappo metallico a forma di corona. A questo punto le bottiglie sono accatastate sapientemente e lasciate da un minimo di nove fino a trentasei o più mesi in una cantina interrata, dove non vi sia troppa luce
e una temperatura costante. Qui avvengono la “rifermentazione” del vino e la “presa di spuma” fino a una pressione di 4,5/6 bar. In base alla diversa quantità di zuccheri residui non rifermentati lo spumante prende diverse definizioni: Extra Brut tra 0 e 6 grammi per litro, Brut meno di 15 grammi, Extra dry tra 12 e 20 grammi, Dolce sopra i 50 grammi.
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econdo le scelte aziendali e in ottemperanza alle specifiche dei disciplinari di produzione, passato il periodo stabilito, si rimuovere il precipitato che si è formato sulla pancia all’interno delle bottiglie, togliendole delicatamente dalle cataste e ponendole con la punta infilata nelle cavità ricavate sulle tavole degli appositi cavalletti di legno detti “pupitre” , prima orizzontalmente e poi, facendole ruotare giornalmente di pochi gradi, portandole “in punta” in posizione verticale dopo circa un mese. Siamo arrivati al momento della “sboccatura” o “degorgement”, dobbiamo rimuovere il deposito che si è formato all’interno della nostra bottiglia di spumante e che noi abbiamo fatto scivolare dolcemente nel sotto-tappo. Bisogna stare molto attenti per evitare di intorbidire di nuovo il liquido e allora useremo l’accorgimento di congelare il collo con l’ausilio di un’apparecchiatura specifica. Prendiamo saldamente in mano la bottiglia, la rivolgiamo verso una schermatura e stappiamo la bottiglia portando rapidamente l’imboccatura della bottiglia dal basso verso l’alto, lasciando fuoriuscire il ghiacciolo di vino e precipitato e poniamo al rabbocco, con lo stesso spumante o con
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l’aggiunta di una “liqueur�, composta di una ricetta segreta di spumante e brandy, procediamo poi all’immediata tappatura finale con tappo a sughero, sovrapponiamo la gabbietta e arrotoliamo lo specifico anello di tenuta. Ora possiamo posizionale la capsula ed etichettare le nostre bottiglie di spumante Metodo Classico. Remo Pantano
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www.bollicine
eincastello.it
DAL TAJADÙ
Il nostro Tajadù intervista la vincitrice “morale” di Masterchef. 50
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uesta settimana pubblichiamo l’ intervista ad Eleonora Federici.
OSA FACEVI PRIMA DI MASTERCHEF?
“La mia vita, dopo la Laurea in Lettere Moderne ed il diploma in Gemmologia è stata dedicata alla gioielleria, alla creazione di gioielli (ho imparato da vecchi artigiani la tecnica della “cera persa” e le tecniche dell’oreficeria) nella gioielleria di famiglia: Marinone in Strada Nuova a Pavia. Seguo i miei gioielli dalla scelta delle gemme al modello, fino alla finitura orafa. Sono creazioni uniche, alle quali dedico tempo, ricerca e passione, come in cucina…”.
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OME CI SEI ARRIVATA?
“La cucina e la ricerca sull’alimentazione sono un punto centrale della mia vita quotidiana da sempre. Quando guardavo le prime due edizioni di MasterChef mi dicevo:”sarei in grado di partecipare anch’io”, ma di fatto non avrei avuto il coraggio di iscrivermi se il mio compagno, la prima sera di apertura delle iscrizioni, non fosse andato a prendere il computer e non mi avesse detto :”iscriviamoci”. Mandai così la mia scheda, e da lì partì tutto”.
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RI VERAMENTE TU QUELLA IN TV?
“Sono una persona tenace, che “prende fuoco” di fronte a certi atteggiamenti ed ingiustizie, e non riesco a fingere per cui o dico quello che penso o sto zitta. Purtroppo, da ingenua, mi sono anche fatta guidare dagli autori, che mi spronavano ad esternare le mie frustrazioni, le mie “arrabbiature”, lo stress, ecc… Ovviamente, di tre lunghi mesi di registrazioni e migliaia di ore di registrato hanno scelto “ad hoc” ciò che gli serviva per costruire il prototipo dell’antipatica, tagliando tutto il resto della mia personalità: i sorrisi, le battute, le amicizie, i momenti di entusiasmo e soddisfazione, insomma hanno eliminato quasi totalmente la natura profonda del mio animo… Per fortuna non tutti i telespettatori sono imbesuiti davanti a ciò che la TV propina come vero, ed i più sensibili hanno percepito che non sono così. Sarà infatti un caso, ma i bambini ed i ragazzini (che sono privi di sovrastrutture e cattiveria) mi adorano”.
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A BRAVURA CONTA O È GIÀ TUTTO PIANIFICATO?
“Posso solo dirti che la sensazione è che alcuni non fossero così bravi, ma che siano andati avanti per altri motivi (un esempio? Possibile che gli accordi commerciali tra Magnolia –il produttore- ed il Marocco, non abbiano contato nulla nella gara di Rachida?)… Io penso di essere arrivata fino alla fine per la bravura, altrimenti mi avrebbero cacciata prima: era la mia unica arma. Essere arrivata fin lì ed aver fatto vincere Federico (anche sulla finale hanno tagliato tutto il mio lavoro perché cucinai tutto io, compreso il famoso dolce. Ma i più attenti possono vedere in alcuni momenti che tutte le pentole sul fuoco le stavo gestendo io, forno compreso) dimostra che ero all’altezza della finale”.
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TARE A CONTATTO CON GRANDI CHEF SI IMPARA QUALCOSA?
“Noi vedevamo i 3 giudici solo in gara, per cui solo a volte, quando passavano per i banchi, potevano lanciarti qualche consiglio… Da loro impari sempre, ma poi deve essere il tuo gusto, la tua idea, la tua “mano” a prevalere, altrimenti sei solo un imitatore. Certo, potessi fare uno stage nella cucina di un 2 o 3 stelle Michelin…sarebbe il mio sogno”.
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LTRECHÈ UNA BRAVA CUOCA SEI ANCHE MOLTO BELLA. I TRE MARPIONI GASTRONOMICI COME HANNO GESTITO QUESTO LATO DELLA TUA PERSONALITÀ?
“Barbieri, anche se non lo ammette, è evidentemente attratto da un altro tipo sessuale… Gli altri due (Cracco e Bastianich) sono stati assolutamente irreprensibili”.
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I RISULTA CHE IL TUO COMPAGNO CREI PIATTI MOLTO RAFFINATI. IN CUCINA AVETE UN RAPPORTO CONFLITTUALE?
“È molto bravo anche lui, e devo dire che una passione in comune così grande cementa la coppia… La rivalità la sente un po’ lui: a volte si cimenta nei miei must (panificazione e pasticceria), ma con scarsi risultati! Comunque, per far stare “due galli in un pollaio”, abbiamo scelto di costruirci una cucina “matrimoniale” adeguatamente attrezzata (professionale): grande abbastanza da farci lavorare entrambi, anche contemporaneamente!”.
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UAL È IL LUOGO DI RISTORAZIONE, NELLA NOSTRA ZONA, DOVE TI PIACE ANDARE QUANDO NON CUCINI?
“Quando sei abituato molto bene a casa tua, esci malvolentieri… talvolta vado alla Korte dei Sapori a Pavia, in Borgo Calvenzano. Mi diverte anche Thomasbrau “da Fiore” a Garlasco”.
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ON UN VOTO DA 1 A 10 COME GIUDICHI IL LIVELLO DELLA RISTORAZIONE NEL NOSTRO TERRITORIO?
“6/7: bisogna lavorare molto sulla cultura vera del cibo, educare le persone, in modo tale che i ristoratori possano lavorare meglio. Se la richiesta di mercato è su una qualità bassa, il ristoratore per lavorare deve adeguarsi. Se tutti, oltre che a “parlare” di cibo, se ne interessassero veramente, si alzerebbe il tiro… ”. Valerio Bergamini
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Soste Golose
Ristorante Bazzini.
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l Ristorante Bazzini si colloca nel verde delle colline di Canneto Pavese in un contesto naturale, incontaminato e selvaggio, dove vigneti che si arrampicano sulle pendici dei colli, si alternano a boschi di querce e faggi. Canneto Pavese è un piccolo comune in provincia di Pavia ubicato nella prima fascia collinare dell’Oltrepò Pavese. Sorge in uno dei punti più panoramici dell’Oltrepò, diviso in piccole frazioni che siedono sulle vette di piccoli poggi arrotondati sulle colline a cavallo tra la riva sinistra del torrente Versa e il crinale del pendio posto sulla riva destra del torrente Scuropasso. Facilmente raggiungibile da Voghera, Milano, Pavia e Casteggio. Un luogo suggestivo e affascinante, dove al piacere della cena si aggiunge la possibilità di godere, soprattutto in estate, del gradevole clima delle colline.
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perto nel 1938, è stato decretato “Negozio Storico” e insignito del marchio “Ospitalità Italiana”. Tre generazioni della famiglia Bazzini si sono succedute nel tramandare la tradizione: i nonni, i genitori Angelina e Livio e in ultimo i figli Giorgio e Bruno, che attualmente lo gestiscono. La tradizione familiare continua nella proposta dei piatti tipici del territorio. In un ambiente accogliente, il Ristorante Bazzini vi offre l´opportunità di gustare deliziosi piatti tipici della cucina oltrepadana e di assaporare l´inconfondibile retrogusto dei vini locali che ben si sposano con le tradizioni culinarie della zona. La clientela può scegliere tra menù alla carta oppure pranzi e cene preventivamente accordati. Il ristorante presenta un grande salone e due salette più piccole interne. Da maggio a settembre, è possibile sedere nella bellissima terrazza panoramica da cui godere di un bellissimo panorama e del fresco, nelle lunghe sere d´estate. Dal nostro giardino, provvisto di un divertente parco giochi per i più piccoli, potrete ammirare il magnifico panorama che Canneto Pavese e le sue colline offrono agli occhi di chi è alla ricerca di un momento di quiete, in una parentesi di verde. L´atmosfera familiare ed elegante rende le serate trascorse al Ristorante Bazzini davvero piacevoli.
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Ristorante Bazzini
via Roma, 11 - 27044 Canneto Pavese (Pv) Telefono: 0385 88018 - mail: b.bazzini@virgilio.it www.ristorantebazzini.com
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Uno di noi: i prodotti tipici
Il Gorgonzola.
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remoso, gustoso, accattivante. È un formaggio assai antico, come la città omonima. Parliamo di Gorgonzola, il formaggio. Il suo vero nome è “stracchino di gorgonzola”, si contraddistingue per la sua particolare stagionatura che sfrutta muffe presenti nell’aria per ottenere un gusto unico che va dal cremoso al piccante, in una gamma di sapori che, a seconda della varietà, fanno sì che questo prodotto caseario si sposi con i più svariati prodotti della nostra tradizione gastronomica, dal risotto ad altri piatti forti della nostra cultura contadina. Il Gorgonzola come lo conosciamo oggi, nasce nel secondo dopoguerra, quando viene abbandonato il vecchio metodo di produzione, a favore di quello moderno usato fino ai giorni nostri.
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nizia così l’era dei grandi caseifici, la produzione lascia le campagne, a favore di metodi industriali che ne favoriscono il consumo. Il particolare metodo di produzione, con la foratura della forma con aghi, ci fornisce un prodotto particolare, apprezzato in tutto il mondo. Il Gorgonzola nei secoli è cambiato, rispecchiando la nostra alimentazione, rimane comunque un alimento sano e adattabile a tutti i gusti. In conclusione il Gorgonzola è unico e straordinario, è un prodotto DOP e non per ultimo è un prodotto italiano! Valentina Nardecchia
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Sagra d’Autunno a Valverde. 74
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omenica 5 ottobre siamo andati a Valverde per partecipare alla Sagra d’autunno, simpatica ed allegra manifestazione curata nei minimi dettagli dal sindaco Dott. Gianni Andrini e dal suo staff ,efficiente ed attento ad ogni necessità del visitatore. Alle 11.30 la Gara del dolce ha estasiato i palati anche dei più esigenti, seguita dalla tradizionale polentata. Che squisitezza!! In un’atmosfera frizzante
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ed allegra, con tantissimo pubblico di ogni età , respirando la magnifica aria della zona, abbiamo assistito al tradizionale lancio dell’uovo, competizione giocosa che ha impegnato numerosissimi concorrenti. Veramente particolare e divertente! Intanto le note della musica di Daniele e Roberto ,con il loro piffero e fisarmonica, hanno accompagnato tutta la manifestazione, dando un tono ancor piÚ tipico e conviviale.
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Numerose le coppie che si destreggiavano nel ballo, nella splendida cornice di questa bella comunitĂ . Grande successo le tipiche focacce al forno, sfornate al momento per la delizia dei presenti. Grazie Valverde, ci auguriamo di poterne godere sempre anche per il futuro. Graziella Dezza
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#Scoprendo
Aspettando il Festival d’autunno a Bosnasco. 78
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ppuntamento a Bosnasco negli splendidi spazi di Palazzo Scarpa domenica 12 ottobre per la sesta edizione del “Festival d’Autunno” organizzato dal Comune di
Bosnasco, di cui è sindaco Flavio Vercesi, in collaborazione con la Pro loco di Bosnasco. L’evento è stato presentato in Conferenza Stampa venerdì 3 ottobre presso l’Infopoint Multimediale di Stradella. Ad illustrarlo, oltre al sindaco, è stata Margherita Bruciamonti, già Assessore al Comune di Bosnasco, “anima” del Festival sin dalla sua prima edizione. Ha introdotto l’incontro Pierangelo Lombardi, consigliere del Comune di Stradella con delega all’Infopoint. In sintesi, questo il programma: dalle ore 10.30 alle ore 19.00 sarà possibile assaggiare prodotti enogastronomici e conoscere le realizzazioni di tanti artigiani (sono 50 gli espositori) espressione del territorio Oltrepò e di quelli confinanti. Due gli eventi clou della giornata: alle ore 14.30, degustazione di Pancetta con Cotenna abbinata al Bonarda a cura della Confraternita della Pancetta con Cotenna. Alle 16.00, appuntamento con la cultura enogastronomica dell’Oltrepò con la presentazione del libro “Ricettario tradizionale di Voghera e dell’Oltrepò Pavese“ a cura dell’autrice, Elisabetta Balduzzi, e dell’enologo Mario Maffi. Cinzia Montagna
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#Scoprendo
Vivi Oltrepò Pavese a Volpara. 80
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adesso è la volta di Volpara, perla dell’Oltrepo’Pavese,dove abbiamo partecipato alla manifestazione organizzata da Vivi l’Oltrepo’ Pavese, ospiti sia di Maria Rosa Colombi, proprietaria dell’omonimo ristorante a Loglio di Sotto, che dell’azienda Quaquarini, produttrice di vini di Canneto con il suo squisito Sangue di Giuda. Altri espositori erano presenti
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come il Boscasso,di Maria Chiara Onida, azienda agricola di Ruino produttrice di formaggi di altissima qualità e Casacasoni, agriturismo di Canneto Pavese, con i suoi deliziosi stuzzichini. E cosÏ seduti nel caratteristico e magico anfiteatro di Volpara abbiamo degustato lo squisito risotto con salsiccia e funghi di Colombi !! Ecco poi il Tempietto dell’oratorio
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dentro il quale, dopo un sapiente restauro, viene custodita la Moscato, fiore all’occhiello di Volpara. Che pace, che serenità passeggiare in questo luogo, tra profumi e aromi ,con la splendida vista delle magnifiche colline del nostro Oltrepò Pavese!! Graziella Dezza
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Menù del 11-12 ottobre Aperitivo della casa Salame, coppa e pancetta Crostino con lardo Sott’olio Insalatina capricciosa con julienne di cotto Marinata di lonza al pepe rosa Polpettine di carni bianche in carpione con cipolla e uvetta Crostone di polenta con salsiccia Salamino cotto con purea di patate Risotto all’ortolana Tagliolini all’uovo al tartufo nero Ravioli al sugo di stufato Prosciutto al forno con demi-glace al madera Patate al forno Spalla di vitello con porcini trifolati Dessert Caffè e vini Montini € 30 bevande incluse Agriturismo Corte Montini Via Edoardo Montini 1, Fraz. Manzo Santa Giuletta (Pv) Tel. 0383/899382 - Fax 0383/899837