DISPENSA DI FILOSOFIA MEDIOEVALE
FABIO CIRILLO
DISPENSA DI FILOSOFIA MEDIOEVALE
LEZIONE 1: INTRODUZIONE
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LEZIONE 2: PLOTINO
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LEZIONE 3: DAL PRIMO CRISTIANESIMO AD AGOSTINO
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LEZIONE 4: LA PRIMA SCOLASTICA
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LEZIONE 5: OLTRE AL CRISTIANESIMO
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LEZIONE 6: LA “GRANDE SCOLASTICA”
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LEZIONE 7: TOMMASO D’AQUINO
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LEZIONE 8: LA FINE DI UN MONDO
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LEZIONE 1
INTRODUZIONE Medioevo vuol dire letteralmente “età di mezzo”, il primo ad utilizzare il termine fu Francesco Petrarca. una età di mezzo appunto, in cui è stata interrotta la continuità del pensiero classico (greco e romano), una eredità che solo allora, con l’umanesimo ed il rinascimento veniva ripresa, era questa l’analisi dei primi umanisti. La storiografia nei confronti del medioevo ha avuto diversi approcci, si va dalla idea “lunga parentesi nera”, al romanticismo che lo vedeva come un periodo ideale in cui i sentimenti trionfavano sulla ragione di un mondo (quello moderno) “ordinato a prosa”. Gli studi sul medioevo negli ultimi decenni sono stati parecchi, e tutti hanno mostrato l’impossibilità di stabilire un approccio unico, l’ecletticismo rimane il miglior mezzo della analisi storica. Il medioevo diene fatto iniziare nel anno 476 data della deposizione dell’ultimo imperatore romano. Con la caduta di Roma termina quell’asse Greco-latino, e inizia la storia “barbara”, questo però non significa che la cultura sia stata ferma, l’opera di grandi re, primo fra tutti Carlo Magno, ha reso la vita di corte, per quanto fosse possibile nel medioevo, intellettualmente molto attiva. Ovviamente la cultura era prerogativa delle corti e della chiesa, in genere dei ceti alti. I caratteri fondamentali del medioevo sono: Economia rurale: si vive nelle campagne e si lavora la terra, l’economia è basata sulla servitù della gleba, sulla mezzadria, l’oggetto della civiltà è il fondo (il terreno agricolo), non il capitale. Lo spirito comunitario delle società germaniche: da un lato il soggetto per tutelare la sua sicurezza si pone sotto la protezione dei 3
signori e in cambio garantisce appoggio militare (feudalesimo); dall’altro i territori ottenuti con una campagna militare si dividono con nuovi criteri e non con una regolarità stabilita a priori. “stato leggero”: lo stato non ha il potere di intervenire nella vita del cittadino, tutti le funzioni dello stato sono arrogate ai signori feudatari Cesaropapismo: ovvero una forte coesione/corruzione tra istituzione-stato e istituzione-chiesa, l’aspetto del medioevo che però ci interessa più da vicino e il suo carattere prettamente religioso (in buona sostanza anti-laico). Questo aspetto nasce dalla rivoluzione del cristianesimo (anche se la sua espansione è dovuta al forte potere della chiesa) l’incarnazione, la morte, e la resurrezione di Gesù Cristo apre al mondo una nuova prospettiva di salvezza. Cristo è il figlio di Dio, entra nella storia dell’umanità e paga per i nostri peccati, grazie a lui, la carne e il verbo sono in una nuova alleanza, grazie al vincolo dello spirito santo. La salvezza è possibile accettando Dio come unica verità, convertendosi alla fede, mando il prossimo come Gesù ci ha amati. I figlio di Dio non ne devono aver più paura, perché il suo unigenito figlio li ha salvati, portando una nuova legge basata sulla carità. Questo messaggio condizionerà il pensiero occidentale per l’intero medioevo, e ovviamente anche oltre, fino ai giorni nostri.
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LEZIONE 2
PLOTINO Iniziamo il corso di filosofia medioevale da Plotino e il neoplatonismo, in quanto questo, sebbene sia un paradigma di pensiero pagano, è estremamente simile al pensiero cristiano. Il neoplatonismo descrive il logos come l’uno, il punto astratto al vertice di tutto, a cui l’anima tende a giungere. Plotino da Licolpoli, il maestro di questa scuola, indica la salvezza come il “viaggio verso l’uno”, principio e struttura ultima di ogni realtà. L’uno è una realtà astratta, infatti non si può dire ciò che è, bisogna capire cosa sia spiegando ciò che non è (è questa una delle prime formulazioni della teologia negativa). L’uno emana (secondo Plotino per sovrabbondanza di Essere), tutte le realtà sensibili, che sono “ipostasi” dell’uno. Per emanazione non si intende la creazione, bensì, il continuò processo del dare essenza alle cose. L’anima è materiale tramite emanazione ma ritorna immateriale (ritorna all’uno) tramite estasi. L’estasi è favorita anche dall’arte, che qui, assume un forte valore metafisico.
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LEZIONE 3
DAL PRIMO CRISTIANESIMO AD AGOSTINO La diffusione del nuovo testamento avviene per opera in primis degli apologisti, pensatori che si occupano di stabilire una prima dottrina, cercano l’identità del cristianesimo e mettono in evidenza la novità del messaggio di Gesù, e la possibilità di fondere il cristianesimo con alcune idee portanti dei pensatori pagani. Per Giustino la filosofia antica e quella cristiana sono un unicum, e cristo è l’incarnazione del logos. Tertulliano invece pone la distinzione dal punto di vista pratico, la morte sulla croce ad esempio, sarebbe inconcepibile per la ragione pagana. I padri della chiesa invece pongono il loro studio sul cristianesimo in rapporto ad altre religioni. A questo proposito è notevole l’opera di Origene, il quale sostiene che dio non crea il bene ed il male, egli piuttosto crea la volontà, cioè la libertà dell’individuo di scegliere tra il bene ed il male. Agostino d’Ipponia (354-430) è il primo grande esponente della filosofia cristiana, molto nota è la sua metafora della terza vela. L’uomo nella conoscenza deve farsi guidare da una prima vela che sono i sensi, da una seconda vela che è la ragione, ma ancora di più da una terza vela, che è la fede. Fede e ragione sono entrambi necessarie, “credere per comprendere e comprendere per credere” sebbene però solo la fede porta alla vera comprensione. La sede della coscienza è l’anima, attraverso il dialogo interiore l’anima raggiunge la verità, 6
questa è un qualcosa che trascende la ragione e che quindi solo la fe4de può cogliere. Il raggiungimento della verità si ottiene attraverso la sapienza, che è contemplazione delle idee eterne, e non attraverso la scienza che invece è contemplazione dei soli affari temporali. L’anima è immortale, ed è proprio grazie a questo suo essere immortale che è sede della percezione del tempo (memoria, attenzione, e attesa). Essa è scomposta in tre funzioni: l’essere, il conoscere, il volere. Dio, attraverso l’intelletto e l’amore ha creato il mondo dal nulla, ha creato l’essere dal non-essere. Dio è essenza pura, attraverso le idee da forma al mondo, non c’è nessuna contiguità tra l’essere e il nonessere. Il male di per se non esiste, è solo mancanza di amore mancanza di dio, mancanza di essere. L’uomo può scegliere il bene, in quanto il creatore ha donato all’uomo il libero arbitrio, che è libertà di discernere la grazia dal peccato. Attraverso il peccato originale, l’uomo, anche quando voglia il bene, è impossibilitato a farlo, solo attraverso un atto di grazia, dio offre nuovamente all’individuo la libertà. Nel de civica dei Agostino afferma che il regno dei cieli è in netta opposizione a quello temporale, ragion per cui ogni soggetto deve scegliere tra il terreno, che è assolutamente non-essere e mancanza di Dio, e il celeste, che è presenza di Dio, amore e felicità. La città di Dio è formata da persone che per amor di Dio arrivano a disprezzare se stessi. La città terrena è formata da persone che per amor di se stessi arrivano a disprezzare Dio.
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LEZIONE 4
LA PRIMA SCOLASTICA Per alto medioevo si intende l’epoca che va dal dalla fine della antichità a circa l’anno 1000. La cultura all’epoca “circolava” per così dire, solo grazie alle scuole episcopali e quelle dei monasteri. In questo senso la cultura dell’epoca si dice “scolastica”. Per Severo Boezio la filosofia è prima di tutto consolazione dai fatti negativi della vita, i quali sono contingenti e non necessari, la filosofia è contemplazione delle verità necessarie. Altro filosofo fondamentale della scolastica è Giovanni Scoto Eriugena. In lui filosofia e teologia assumono il medesimo significato, quello su discorso su Dio, che è prima di tutto natura. La natura esiste in quattro stadi: -natura increata e creante (dio); natura creata e creante (le idee), natura creata e non creante (la relatà sensibile); -natura increata e increante (sempre dio, inteso però come fine e non come principio). Di Dio non si può dire ciò che assolutamente è, occorre piuttosto affermare ciò che assolutamente non è, e questa la teorizzazione della teologia negativa. Successivamente si sviluppano le scuole cattedrali e quelle nei liberi monasteri. Sulla falsariga dei classici si studia la retorica e la dialettica. Dallo studio di Aristotele nascerà un acceso dibattito sugli universali, sulle essenze, esse sono interne od esterne alle sostanze? Si distinguono due indirizzi, quello realista, secondo cui le essenze sarebbero interne alla materia, e quello nominalista, secondo cui gli universali sarebbero appunto solo nomi. 8
Anselmo d’Aosta cerca di spiegare l’esistenza di Dio attraverso diverse prove: percepiamo l’ordine empirico perché è stato dio a crearlo. La prova più importante è però la prova ontologica: dio è l’essere di cui non si può pensare nulla di superiore, ragion per cui esiste. Pietro Abelardo interviene nel discorso sugli universali con una variazione del nominalismo, ovvero il concettualismo, indirizzo secondo il quale le essenze non esisterebbero all’interno delle sostanze, ma queste appaiono nel significato pienamente logico del discorso umano (sermo), e hanno quindi consistenza se non ontologica, quantomeno mentale.il libero arbitrio ci rende responsabili delle azioni ma prima di tutto delle intenzioni, ragion per cui il peccato originale non pesa sugli uomini, in quanto non c’è l’intenzionalità. La scuola di Chartries da un importante contributo alla filosofia, i pensatori che fanno capo a questa affermano che lo studio di Dio, quindi della teologia, non è solo lo studio del creatore, ma anche delle realtà sensibili che questi ha generato.
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LEZIONE 5
OLTRE AL CRISTIANESIMO L’islam è la religione sorta per ultima tra le grandi dottrine monoteistiche, più vicina al Giudaismo che al Cristianesimo, in quanto quest’ultimo, nella idea di trinità, contaminerebbe l’unicità di Dio, e nell’idea di creazione e di rivelazione della sua stessa sostanza al mondo, ne contaminerebbe l’eternità. L’ultimo e più importante profeta della religione musulmana è Maometto nato nel 570 circa a La Mecca, ha rivelato la via giusta per il fedele di Allah. Grazie all’islam il mondo arabo conosce grande splendore, con un fermento economico, politico scientifico e culturale. La parola rivelata per i musulmani è il Corano, ma i dibattiti interpretativi sono accesi tutt’oggi: due sono le fazioni principali: i sunniti, che assieme al Corano ritengono fonte di verità anche la Sunna (ovvero la tradizione, le azioni, i detti); e gli Sciiti, che invece aggiungono al corano e alla Sunna la guida degli Imam (capi religiosi). L’islam non è soltanto cieca fede, ma anche (forse più del cristianesimo) ragione. Perciò, anche il mondo arabo non è estraneo a dibattiti teologici (creazione, provvidenza, immortalità dell’anima). Tra questi dibattiti il più importante è quello tra Ghazali e Averroè, il primo afferma il primato della fede, il secondo invece non solo afferma la ragione come ricerca della verità, ma anche che questa sia più importante della fede. Averroè infatti sostiene una doppia verità: l’una praticabile solo dai filosofi, l’altra solo attraverso il corano. Va detto però che questo filosofo non intende separare 10
queste due istanze della conoscenza, anche se strutturalmente diverse le due verità sono l’una della stessa sostanza dell’altra. Il mondo è eterno, è la visone dell’ordine del mondo è teleologica, tende cioè verso un fine, che è il creatore stesso, quindi l’intelletto, sia quello in atto che quello in potenza appartiene a tutti gli uomini, anzi, l’intelletto appartiene agli uomini più dell’anima: l’anima è mortale, ciò che è immortale è il sapere, ottenuto attraverso l’intelletto, che permette al mondo di avvenire a Dio. Altro pensatore islamico fondamentale è Avicenna, in lui è basilare una distinzione tra esseri necessari e esseri contingenti: Dio è il solo essere necessario e la sua essenza ne implica necessariamente l’esistenza, il creato è invece contingente, possibile, non necessario. Il mondo anche è necessario, perché è ciò che ha creato la necessaria causa prima. Avicenna si avvicina al neoplatonismo in quanto sostiene l’emanazione (oltre la creazione), nel suo sistema, simile a quello aristotelico, Dio emanerebbe dieci intelligenze con le rispettive anime, in ordine gerarchico l’ultimo (il decimo) è l’intelletto agente, che secondo Avicenna non appartiene agli uomini (i quelli posseggono solo l’intelletto possibile), dopo la morte però, l’anima si ricongiunge all’intelletto agente e ad esso resta in eterno. La religione ebraica è fondata sulla bibbia, precisamente sul vecchio testamento (ad esclusione del nuovo). Dopo la diaspora il popolo d’Israele ha dovuto affrontare il problema di preservare la propria identità culturale, che, secondo Filone d’Alessandria si esprime in tre concetti chiave: la trascendenza di Dio, l’esistenza di un Logos, la possibilità per l’uomo di un ritorno a Dio. Se la topica cristiana è quella della volontà umana, Avicebron sottolinea invece il ruolo della volontà divina, il mondo non è necessario, solo Dio lo è, ed ha creato il mondo contingente 11
attraverso un atto di volontà. Tutti gli esseri sono dotati di forma e materia, ma ad origine di tutto questo c’è la volontà creatrice di Dio. Maimonide respinge la tesi di Averroè secondo la quale il mondo segua un ordine necessario, ogni aspetto del mondo (meno il creatore) è frutto della possibilità: possibilità divina più che possibilità umana, Dio opera con una razionalità umanamente inspiegabile, ma oltre alla razionalità vi è anche la volontà paterna.
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LEZIONE 6
LA “GRANDE SCOLASTICA” Nel tredicesimo secolo, la spinta al laicismo, già percepita a livello embrionale nei secoli precedenti, è ormai all’apice. Dal mondo culturale pagano-classico, dall’islam, dalla traduzione di testi ebraici, nonché dal mondo feudale pregno di valori propri, provengono spunti che gli intellettuali del secolo sanno cogliere (basti pensare alla lirica occitana, o alla scuola siciliana). La chiesa quindi deve dotarsi di altrettanti mezzi teorici al fine di continuare la sua egemonia culturale (è in questo ambito che nascono gli ordini mendicanti dei domenicani e dei francescani). Il grande problema dei pensatori dell’epoca fu far convivere fede e ragione: se il mondo greco antico si basava su una visione teleloligica della natura che facilmente si sposava con le idee teologiche, ora attraverso i primi rudimenti della scienza moderna, si inizia a verificare come fede e ragione operino secondo metodi diversi. Le soluzioni diventano allora molteplici: i pensatori musulmani di matrice averroista sostengono una fede basata primariamente sulla ragione. I domenicani cercano invece di sintetizzare i pensiero islamico-aristotelico con la teologia cristiani. I francescani, di canto loro, difendono la dottrina platonica in base alla quale la natura sia un qualcosa di sotto strutturale alla verità divina. Albero Magno sostiene la non interferenza tra ragione e fede, la prima non ha niente a che vedere con la verità rivelata, la seconda non ha niente a che vedere con la realtà sensibile. 13
Secondo Bonaventura da Bagnoregio il mondo naturale, spiegabile con la ragione, è solo un ausilio alla contemplazione della verità che è solo ed esclusivamente Dio, la teologia, ovvero il solo sapere attraverso cui è possibile cogliere l’essenziale forma delle cose, ha il primato sulla filosofia. Roger Bacon, francescano di Oxford, seguendo la strada del suo maestro Roberto Grossatesta (tra i primi a proporre, in ambito francescano, una sintesi tra il cristianesimo e l’aristotelismo), afferma che la ragione, essendo un dono di Dio, è un mezzo essenziale per la comprensione della verità, ovviamente deve essere supportata dalla forma di conoscenza interiore, quella per illuminazione divina.
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LEZIONE 7
TOMMASO D’AQUINO Nasce a Roccaforte nel 1221 e muore, in viaggio con papa Gregorio X, nel 1274. canonizzato nel 1323 e proclamato dottore della chiesa nel 1567. i suoi contributi sono fondamentali, tutt’oggi la teologia taomista è presa in considerazione da diversi indirizzi teorici del cattolicesimo. Alla base del suo impianto teorico c’è un equiparazione della fede alla ragione, secondo il pensatore, queste due istanze dell’essere non solo ricoprono una pari importanza, ma si sostengono l’una con l’altra. La fede in quanto garante della conoscenza delle realtà sovrasensibili, sostiene la conoscenza di quelle sensibili, e la ragione viceversa. Distinzione base nel sistema di Tommaso d’Aquino è quella tra essenza ed esistenza, la prima è potenza, contingenza. La seconda è atto. Per passare da potenza ad atto è necessario l’intervento di Dio, che, creando l’esistenza (quindi il contingente ovvero il nonnecessario), genera la vita. L’essenza di Dio però, essendo questi l’unico essere necessario, ne implica anche l’esistenza, quindi Dio è, aristotelicamente, potenza e atto allo stesso tempo. Le prove per dimostrare l’esistenza a priori di Dio sono inconsistenti, l’unico modo per dimostrare ciò sono delle prove a posteriori (nonché naturalmente la fede ). Sia l’idea della eternità del mondo, sia l’idea Creazionista si possono quindi basare su argomentazioni solo probabili e mai sufficienti , fermo restando che l’una non esclude l’altra. 15
Gli universali (altro argomento portante di tutta la filosofia medioevale), sono tutti riconducibili ad un'unica forma, che rende possibile il divenire delle sostanze, ovvero delle varie “combinazioni2 di forma e materia. L’anima è la sostanza umana, e in quanto forma sussistente, è immortale. La gnoseologia taomistica si può quasi definire antiplatonica, nel senso che per D’Aquino non esistono idee innate, nulla vi è nell’intelletto che precedentemente non sia stato nel senso. Il processo gnoseologico che va dal senso all’intelletto prevede (dalla sensazione all’idea), passa anche per funzioni come l’immaginazione e la memoria. Il processo conoscitivo sta quindi nell’adeguarsi dell’intelletto alla cosa più che l’opposto. Così come sono equiparati fede e ragione, dal punto di vista pratico è anche equiparata la felicità terrena a quella universale. La felicità viene raggiunta attraverso l’esercizio della possibilità, ovvero della libertà. La legge umana non è altro che la sintesi di legge divina e legge naturale, in questo quadro la miglior forma di governo è la monarchia.
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LEZIONE 8
LA FINE DI UN MONDO Con l’inizio del 1300 viene meno definitivamente il potere universalistico della chiesa, il mondo va verso gli stati nazionali e verso la grande idea dell’autonomia individuale. In campo religioso inizia ad affermarsi la necessita di una nuove esperienze che prescindano dalla scolastica. L’ultimo intellettuale ad affermare (già anacronisticamente) la teocrazia è Egidio Romano. Dante Alighieri inizia invece a rappresentare il pensiero politico moderno secondo cui la monarchia deve essere autonoma dalla chiesa e viceversa. Marsilio da Padova (precursore del neoplatonismo fiorentino) afferma che la fonte della legge è il popolo, la chiesa non è che una comunità che vive all’interno di uno stato di cui deve rispettare le leggi. La nuova linea dei francescani di Oxford è quella di un antiaristotelismo. Giovanni Duns Scoto, afferma nuovamente il primato della teologia sulla filosofia, ma in maniera radicalmente opposta ai suoi predecessori, questi infatti sostenevano il primato della teologia in quanto più distante dalla pratica, al contrario Scoto afferma il primato della fede in quanto si solleva dalle speculazioni metafisiche. La guida dell’uomo non è la conoscenza, ma è la volontà. L’universale non esiste, la sostanza di ogni uomo non è nel mondo delle idee, ma all’interno degli uomini stessi, l’individuale di ognuno è costituito da una haeccitas, ovvero una limitazione del singolo. L’esistenza di dio può essere provata, ma non con i metodi della filosofia, i quali possono affermare solo l’esistenza di un essere supremo senza dirci niente su di lui. 17
Altro pensatore che prende le distanze dall’aristotelismo è Guglielmo da Ockham: egli afferma che si può parlare con cognizione di causa solo di ciò che possiamo sperimentare, il mondo metafisico, e con esso Dio è precluso alla conoscenza umana. L’universale non è affatto una realtà metafisica,ma una “classificazione” adoperata dall’uomo su realtà che egli ha conosciuto empiricamente. Dio si presenta a noi innanzitutto come onnipotente, non vi si può affermare l’onniscienza in quanto la giustizia divina sfugge alla conoscenza umana, e gli atti di Dio appaiono quindi come frutta di assoluta libertà dei voleri. Di Ockham è rimasto famoso il suo rasoio, ovvero il concetto in base al quale “è inutile moltiplicare gli enti senza necessità”, e siccome l’intera metafisica si basa su uno sdoppiamento di enti, questa è da superare. L’uomo ha effettiva libertà di scegliere tra il bene e il male, entrambi questi valori hanno consistenza ontologica 8il male non esiste soltanto in quanto mancanza di bene). In linea con le nuove teorie politiche Ockham stabilisce il pieno diritto della sovranità terrena ad essere autonomo dalla chiesa
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