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PRESENTAZIONE

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La mia educazione

La mia educazione

PRESENTAZIONE

A varie riprese fu proposto a Baden-Powell di scrivere la sua autobiografia: ma alle varie proposte rispondeva di non sentirsi ispirato. «Non credo - scrisse nel 1923 in risposta a un ennesimo invito in tal senso - che i miei ricordi avrebbero un interesse generale, eccetto per la parte che si riferisce ai Movimenti degli Scouts e delle Guide, parte del resto già nota».

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Nel 1930 due editori, Northcliffe e Pearson tornarono alla carica. B.-P. era in quel momento uno degli uomini più famosi in tutto il mondo. La dignità di Pari del Regno (col titolo di Lord Baden-Powell of Gilwell da lui scelto per sottolineare che l’onore era reso al Movimento scout), concessagli nel 1929, aveva segnato il culmine degli onori resigli dal mondo britannico. Gli Stati stranieri lo decoravano delle loro più alte onorificenze, le Università inglesi ed estere facevano a gara nell’insignirlo di diplomi honoris causa.

Fu allora che i due suddetti editori gli proposero un contratto per un’autobiografia che avrebbe dovuto apparire, dapprima a puntate, poi come libro a sé stante. Vinse Pearson e B.-P., fatto uno schema del libro e radunate varie scatole di materiale e di documenti, si mise al lavoro.

Il libro - come molti altri di B.-P. - venne in gran parte elaborato durante un viaggio in nave: in questo caso si trattò di un viaggio in Australia, attraverso l’Atlantico, il canale di Panama e il Pa-

Le università facevano a gara nell’insignirlo di diplomi honoris causa. cifico. Durante le lunghe giornate di navigazione, B.-P. ripercorreva con Olave - che gli serviva ad un tempo da consigliera, da segretaria e da dattilografa - le avventure della sua vita. Al loro ritorno in Inghilterra, nella primavera del 1931, un abbozzo dell’intero libro e la prima stesura di vari capitoli erano già pronti. Per la messa a punto del manoscritto definitivo, però, furono necessari ancora vari mesi, soprattutto a causa del ritmo assai intenso degli impegni di B.-P. Finalmente il libro uscì nei primi mesi del 1933, dapprima a puntate Pearson’s Magazine, poi in forma di libro.

Lessons from the ’Varsity of Life (letteralmente «Lezioni dall’università della vita», reso nella prima versione italiana con Alla Scuola della Vita) presenta una struttura sconcertante. I primi capitoli sono divisi per materia, e quindi, sotto «spionaggio ed esplorazione», si ritrovano episodi avvenuti nel 1880 in India o venti anni dopo in Africa, la cui unica connessione è una certa similarità di situazioni. Solo negli ultimi capitoli - Matabeleland, guerra sudafricana, Polizia sudafricana, Ispettore Generale della Cavalleria - la narrazione si fa cronologica, senza peraltro escludere inversioni e ritorni indietro.

Lo stile del racconto è quello, semplice e disinvolto, tipico di B.-P. Anche se giunto al vertice della fama e degli onori, B.-P. rifiuta di farsi imbalsamare. Il risultato è un tono narrativo piuttosto sbarazzino e scanzonato, cui si contrappone qualche passo moralistico e didattico (giacché B.-P. non dimentica di essere Capo Scout del Mondo), con venature di umorismo e un’atmosfera di idealismo e di serio impegno nel vivere a fondo la propria vita. Un lettore che non conosca il Chief potrebbe credere che la sua vita sia stata una serie di colpi di fortuna: meno evidenti emergono dal testo l’impegno e il lavoro svolti in ogni fase di essa, o le eccezionali doti che B.-P. certamente possedeva.

(1) SVS, 16.

(2) Tim Jeal, BadenPowell, pp. 148-154.

(3) Frutto di invenzione –mirante a rendere l’episodio politically correct nei confronti dei paesi in via di sviluppo –è il dettaglio secondo cui Dinizulu avrebbe fatto dono a B.-P. della propria collana: ma di questa invenzione B.-P. non è responsabile, risalendo essa agli anni ’50.

(4) Vedi nota n. 3 a pag. 446.

Ma Alla Scuola della Vita è incompleta come autobiografia. Chi ripercorre l’opera di B.-P. si accorge che numerosi episodi di rilievo sono da lui narrati altrove. Molto importanti sono i resoconti delle due principali campagne, The Downfall of Prempeh (1896) e The Matabele Campaign (1897). Le storie di spionaggio degli anni 1886-1893 sono raccontate in My Adventures as a Spy (1915); e dello stesso anno è Indian Memoirs, che rievoca i due periodi di servizio in India. L’assedio di Mafeking, molto più che in Alla Scuola della Vita, è rivissuto in Sketches in Mafeking and East Africa (1907). Infine una serie di episodi, quasi tutti noti da altre fonti, è narrata con maggiori dettagli in Adventures and Accidents (1934). E innumerevoli altri episodi sono contenuti in quasi tutti gli altri libri. Raccontare la propria vita diviene, per B.-P., un bisogno continuo, soprattutto da quando egli è l’eroe di milioni di ragazzi, di ragazze e di giovani, in Inghilterra e nel mondo intero: «Mi è sempre sembrato molto strano che un uomo morendo porti con sé tutta l’esperienza che ha fatto durante la sua vita(1) ».

Non ci si attenda di trovare, negli scritti autobiografici di B.-P., una narrazione storica precisa e rigorosa. Se molti episodi sono confermati anche da altre fonti, è d’altra parte evidente che altri sono stati abbelliti ed amplificati. Questo è in particolare vero, come ha osservato Tim Jeal(2), per le avventure di spionaggio, nelle quali è molto difficile separare la realtà dall’immaginazione. Così pure è probabile che la famosa collana di Dinizulu che sarebbe stata all’origine dei “tizzoni” di Gilwell fosse, in realtà, la semplice collana di una coraggiosa ragazza zulù morta dopo un combattimento in una notte di pioggia (vedi p. 248)(3). Il noto soprannome di Impeesa, datogli dai Matabele, significa in realtà “iena”, anziché “lupo”, come sosteneva B.-P. (che può esser stato tradito da scarsa conoscenza della lingua sindebele, o può non essere andato tanto per il sottile). Ed infine sembra accertato – per quanto riguarda il “piano di invasione tedesco” del 1908(4) – che B.-P. fu vittima di una vera e propria truffa con cui un gruppo di fantasiosi falsari tedescoamericani riuscì a ingannare un certo numero di personalità (oltre al fondatore dello scautismo, anche un noto romanziere e, ciò che più

è grave, il Capo Ufficio Operazioni dell’esercito inglese). B.-P., in tutti questi casi, diviene nei suoi scritti autobiografici posteriori al 1910 quasi ostaggio del personaggio che egli ormai rappresentava: il mago dello scouting, l’eroe di milioni di giovani.

Ciò nondimeno le avventure della vita di B.-P. mantengono per il Movimento scout un forte interesse non solo sul piano storico, ma anche su quello educativo. Anzitutto perché si tratta, abbellimenti o meno, di un’esistenza piena, profondamente ed intensamente vissuta, con piena adesione alla propria vocazione, tanto nella vita n.1 (militare) che in quella n. 2 (scout). In secondo luogo, per il suo carattere autenticamente disinteressato e schivo (si pensi che, per tutti i suoi viaggi di Capo Scout del Mondo, egli non ricevette mai altro che il rimborso delle spese). Infine per quel suo modo particolare di guardare alla vita. Come ebbe a dire ne La Strada verso il Successo, la vita va considerata come un gioco e il mondo come un campo da gioco: parole che, per lui, non precludono, anzi presuppongono, un impegno serio, ma al tempo stesso lasciano planare un senso di lieve distacco, uno sguardo un po’ ironico (ed autoironico) nei confronti di chi la vita la prende troppo sul serio, in specie nel senso del guadagno o della carriera.

Anche perché la vita, dono di Dio, per lui ha un senso se, verso la fine di essa, quando le ombre si allungano e “si fa sera”, ci si può voltare indietro e constatare che si è fatto del proprio meglio e che essa è stata almeno in parte spesa nel far felici gli altri. Questo è il messaggio più vero e attuale che, al di là del trascorrere degli anni, la vita del fondatore dello scautismo continua a rivolgere a tutti gli appartenenti al Movimento scout.

Mario Sica

Il Cairo, 1° settembre 2002

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