Don Domenico Coppa
Monografia su Luzzi A cura di
Flaviano Garritano Camillo D’Orrico
Beato chi potĂŠ conoscere la causa delle cose (Felix qui potuit rerum cognoscere causas)
Quaderno n. 6 Maggio 2017 Stampato in proprio Online: www.issuu.com
Don Domenico Coppa
Monografia su Luzzi Poeta - letterato - sacerdote Luzzi (CS), 16.01.1844 - 18.01.1918
Biografia di don Domenico Coppa Il sacerdote don Domenico Coppa nacque a Luzzi il 16 gennaio 1844 e ivi morì il 18 gennaio 1918 ed è stato: poeta, letterato, sacerdote e insegnante. Già nel 1866-69 istituì e guidò un istituto privato per insegnare materie classiche e filosofiche nel suo paese natio. Nel 1869 ricevette dal Vescovo di San Marco A. l’importante incarico di insegnare ai futuri sacerdoti le dottrine teologiche. Frequentò a Monteleone, dove insegnava nel liceo Filangieri, Vincenzo Padula e Vincenzo Iulia. Fu socio della pregiata Accademia Cosentina dove conobbe lo storico Luigi Accattatis e ne divenne suo stretto amico. Pubblicazioni: -La libertà, giornaletto; -Monografia su Luzzi, ristampato a pezzi su alcuni libri; -Biografie su uomini illustri luzzesi; -Il Gravina, periodico; -La voce cattolica, periodico; -Ominibus; -Brutium; -Carme su Vincenzo Iulia; -Varie canzoncine e panegirici.
Luigi Genesio Coppa, luzzese e uomo di grande e vasta cultura, nel descrivere il sacerdote e suo parente lo definisce “… scrittore e poeta di singolare perizia, molto noto e apprezzato nella sua regione natia. Egli fece parte di quel gruppo di poeti, che, capeggiato dell’acrese Vincenzo Padula, dominò il cielo letterario della Calabria del secolo XIX come una costellazione di prima grandezza e che non assurse a vasta notorietà nazionale più per l’iniquità dei tempi e per l’isolamento della vita meridionale che per mancanza d’intrinseco valore”
Monografia su Luzzi *********
(fine „800)
“…questa opinione a me pare fondata sulle seguenti considerazioni: 1° perché è la più comunemente seguita, 2° perché non potrebbe in altro caso spiegarsi come fosse su venuta la denominazione di Thebae Lucaniae, e solamente Lucania; 3° perché ordinariamente i luoghi ricevono il nome da‟ loro fondatori, o da cosa che abbia relazione con essi; 4° perché havvi molto corrispondenza di carattere tra il nostro popolo e gli antichi lucani; 5° perché, negli scavi fatti nella contrada Muricelle, si rinvennero delle monete lucane di bronzo, alcune delle quali portano il tipo di Marte nel dritto, e nel rovescio quello di un eroe nudo in atto di vibrar l‟asta, e un‟aquila; e altre che nel lato dritto portano il tipo della Vittoria, segnata pure da voce greca NIKH, e al lato opposto una figura indistinguibile con a canto un granchio. Luzzi è bagnato a dritta da un fiumicello detto Ilice, sul quale, precisamente in quella parte per dove esso scorre bagnando le mure dell‟estremità del paese, si distende per lungo una contrada denominata S. Venere. Ebbene! Come avvenne che la surriferita contrada si chiamasse col nome di una santificata deità pagana?
Luzzi anticamente aveva un tempio dedicato a Venere, cui offriva un culto speciale, e credesi comunemente avesse esistito là dove oggidì è collocato l‟ospedale civile1. Ne‟ primi tempi cristiani il culto dovette volgersi al vero Dio ed ad una vera eroina del cristianesimo, servendo a tale uso il medesimo antico tempio pagano; a quella guisa che in Roma molte e pregiate chiese de‟ gentili si fecero servire, dopo la gloriosa Era Novella, al culto vero di Cristo. Così il volgo chiamò corrottamente S. Venere non meno il tempio di sopra detto che l‟intiera contrada, la quale limita a mezzogiorno il paese. Ma è storia questa? A me pare che ci sia molto di vero. E‟ favola? Non potrebbe esserlo; dacchè la scienza suol dare origine diversa alle favole. E‟ tradizione costante però della parte più colta del nostro paese, ed io la rispetto, e, quasi per debito, io la voglio, come stà, trasmettere a‟ posteri. A testimonianza poi di sì fatta tradizione, si conserva una medaglia d‟oro rinvenuta da un villico 1
“L’Ospedale od Ospitium era proprio l’attuale fabbricato del barone Lupinacci che fu adibito a tale uso, da epoca imprecisabile dai monaci di Menna, Nucis e Sambucina, proprietari dello stesso. Comparisce infatti nell’atto di donazione Lucii del 1141” - G. Marchese, Tebe Lucana, Val di Crati e l‟odierna Luzzi. Edizioni Brenner. 1992
nel luogo stesso il 1796, sul dritto della quale è effigiata una Giunone e nel rovescio una Venere seduta. Un‟altra moneta fu trovata in S. Giuliano, della quale io stesso fui osservatore il 1871. Vi erano leggibili le seguenti lettere MAM…BRT, che da altre probabilità argomentassi dover dire MAMERET-BRET. E ciò, mentre conferma l‟opinione dello storico calabrese Nicola Leone di Morano, che i Brezzii collegati coi Mamertini fossero stati ammaestrati da questi nell‟arte del governare, negli esercizii delle armi e nella strategia della guerra, sparge molta luce sull‟origine antichissima del popolo luzzese facendolo, senz‟altro, credere incontra stabilmente di sangue Lucano, dappoichè i Brezii non furono che i pastori ribelli della Lucania che andarono a stabilirsi tra le selve della Sila. E se è vero che i Brezzi fossero così chiamati dal caldeo Brot, che significa pece, per l‟industria che facevano di questa gomma resina ne‟ luoghi coverti di pini, ovvero dal celtico Bret, la foresta; io argomento che i Brezii e quindi i Lucani dottero essere i primi abitanti di Luzzi; dacchè un tempo questo paese era circondato da folte foreste, segnatamente dalla parte di oriente, ove ne‟ tempi andati sorgeva una impenetrabile selva di pini, oggidì sradicata quasi del tutto nel luogo, cui anche di presente si dice Pigne.
Non parlo de‟ Timponi e della Civita, perché questi luoghi non mi presentano induzioni sulla soggetta materia. Del resto, si sa che nel primo de‟ riferiti luoghi furono rinvenuti de‟ rottami di sepolcreto; onde si disse Timbiona. Si sa che nella contrada denominata Civita tenevansi delle politiche riunioni da‟ Lucani durante la guerra sociale (91-88 a.C.); è divenuti (Legge Plauzia e Papiria) poco di poi cittadini di Roma, quando l‟Italia ebbe uguaglianza di diritti colla nazione dominante, lasciarono a quel luogo lo storico nome di Civitas. A me è bastato per ora di aver raffermata l‟origine lucana del popolo Luzzese e quindi la nostra parentela cogl‟Irpini, i Sanniti, i Sabelli, gli Umbri, e via di seguito. Ma i nostri padri furono de‟ Brezzii – Servi lucani – o de‟Lucani indipendenti? Quando e dove cominciò ad essere il villaggio di Luzzi? Quando finisce il periodo scuro della sua storia? Ove comincia la sua leggenda, e quando la storia certa? Quali gli avvenimenti nell‟evo antico medio e moderno? Quali i personaggi celebri, la storia letteraria, la natura del suolo, la sua civiltà, la religione, le chiese antiche e moderne, il rito greco o latino, le strade interne, la popolazione, il suo antico confine ed il
presente – tutto che,insomma, rivela la vita intima del nostro popolo? Questo e ciò che rimane tuttavia sepolto nelle tenebre de‟ tempi. Nondimeno, che Lucii esistesse dal 390 al 355 avanti Cristo, lo dimostra più che altro l‟aver quivi i Lucani, come i pure i Luciti (oggidì S. Lucido) lasciato un presidio militare, quando nella seconda scorreria dalla Sila sui paesi circonvicini occuparono Ipponio, Consentia, Besidie ec. oltre Luciti e Lucii. Il tempo dunque della fondazione di quest‟ultimo paese dee senza dubbio risalire ad un periodo molto più remoto; massime se riflettesi che ne‟ dintorni di Luzzi si rinvennero, come di sopra è detto, delle medaglie con l‟epigrafe Mamert-Bret, la quale non potrebbe intendersi senza una lega de‟ Mamertini cogli antichi Luzzesi, Brezii anch‟essi. Appreso da quelli in virtù di tal lega il modo di governare, gli esercizii delle armi, e la strategia della guerra, poterono gli antichi Luzzesi uscire in un certo modo dalla vita selvaggia e dare i primi segni di civiltà nella conquista delle città vicine. Questo periodo della nostra storia che corre dal 390 al 355 av. Cristo dovette essere dunque preceduto da un altro più o meno lungo di ricostituzione interna pel contatto coi Mamenrtini ed altri popolo limitrofi. Di fatto il Mazzocchi opina che i Brezii primevi esistevano in Calabria prima della guerra di Troja
(1194 av. Cristo): altri li fanno precedere agli stessi Enotri. Lo storico patrio Nicola Leone, parlando dell‟antica Sifeo, di cui molti amatori di antichità quistionano se debba essere stata nel luogo ove oggidì siede Montalto Uffugo o ne‟ dintorni di Castrovillari, pare sia convinto che la suddetta città fosse stata preceduta da una altra molto più antica denominata Lucania, o, secondo altri antiquarii vogliono, Thebae Lucaniae. Oltre a ciò, è tradizione costante in Luzzi che, distrutta la surriferita antica città, le famiglie superstiti, le quali dovettero essere ben poche ripararono in certe grotte colà vicine ed esistenti la più gran parte anche a‟ dì nostri. E‟ bello il fermarsi a contemplare le sopraccennate grotte sulla pendice di un colle detto S. Elia dirimpetto a Luzzi, alla distanza di qualche centinaio di metri e le altre non meno suscitatrici al cuore di meste memorie, collocate nella contrada Monte, nell‟estrema parte del paese. Al cortese visitatore, che mira le surriferite memorabili grotte, non è difficile il ravvisarvi profondi vestigi di antichità e l‟ammettere che realmente vi abbiano abitato famiglie, sia perchè situate dirimpetto a mezzogiorno sia perché costruite in tal vicinanza da poter facilitare le comunicazioni reciproche tra quelli abitanti, sia perchè il cielo di esse grotte è formato a volte e con grande finezza
d‟arte, sia perchè esistono segni evidenti dell‟impalcamento delle soffitte, e finalmente perché in qualcuna di esse, all‟occasione di lavori di strada o campestri, si son rinvenuti orciuoli e stagnante di forma antica, idoletti, crani e altre ossa umane – indizio d‟istantanee ruine sofferte. Oggidì sono visibili circa ventidue grotte in due gruppi distinti; cioè quattordici alla contrada Monte ed otto nel S. Elia. L‟ingresso di molte altre grotte è stato probabilissimamente coperto dal terreno franoso. -Durante i lavori del tronco stradale di Luzzi anni 1867-69 apparve una grotta grandissima in cui potrebbero comodamente abitare ben quattrocento persone. Nei fianchi sottostanti al cielo a volta, scorsi evidenti segni d‟impalcatura d‟una comoda soffitta primordiale, mentre sul terreno raccolsi numerosi oggetti archeologici che regalai all‟amico e collega Luigi Accattatis del ginnasio di Scigliano. Di là dalle sopraddette Grotte, non trovi più luoghi cavernosi. E‟ notabile ancora che poco sopra agli antri del S. Elia fuvvi un villaggio dello stesso nome , il qual villaggio, non si sa bene il perché, repentinamente scomparve, e del quel non è a noi tardi posteri pervenuto altro che le informi reliquie della su antichità.
Sulle grotte esistenti nella contrada Monte trovasi fabbricata buona parte del presente villaggio di Luzzi, la quale è senza dubbio la più antica. Dall‟insieme di tutte le predette circostanze si scorge o che quelle tribù erranti scampate dalle primitive ruine lucane stanziassero nelle riferite grotte e poscia fabbricassero a poco a poco nelle adiacenze de‟ casolari divenuti in seguito case, palagi, chiese, ec., o che stanziate contemporaneamente nelle grotte e ne‟ fabbricati coll‟andare del tempo abbandonassero poi del tutto le prime. Taluno non rifiuta questi fatti, ma mette in dubbio la loro antichità, potendo quelle grotte essere abitate, secondo le opinioni di quelli che non concorrono del tutto nella mia sentenza, in tempi recentissimi. Ma, oltre che gl‟ idoletti ivi rinvenuti rivelano la paganità ch‟è dire l‟antichità di quelle erranti tribù, come e perché queste avrebbero preferito luoghi sotterranei oscuri e certamente molto pericolosi alle tranquille dimore de‟ fabbricati? La maggiore probabilità sta dunque per la opinione tradizionale del nostro popolo: sicchè se il moderno villaggio di Luzzi e il suo vicinissimo casolare S. Elia esistevano dal 390 al 355 av. Cristo, sotto il nome di Lucii, è forza conchiudere che la Thebae Lucaniae dovette ad esse preesistere da più tempo. Chi sa che non sia stata involta con altre città nell‟eccidio di Sibari il 508 av. Cristo, o in altre non
meno sanguinose guerre combattute col dilatarsi di popoli italiani nel mezzogiorno della penisola, o collo stanziarvisi di nuove genti straniere. Delle rimanente è anche propabile che Lucania sorgesse dove ora è situato il paese di Luzzi, e che prendesse il nome primitivo non perché fosse stata distrutta, ma perché dopo le guerre del 355 av. Cristo tra i Lucani e i Brezii primeri – Antichi servi Lucani – scesi a trattative di pace, si convenne che i primi dovessero deporre l‟aristocratico nome di Lucania, ed assumere invece il nome rustico, montanaro, silano di Brezii. Era l‟elemento plebeo che, come è solito, massime in Italia, tendeva ad equilibrarsi. Forse d‟allora la Thebae Lucaniae già compresa nella regione de‟ Lucania indipendenti, perché situata fuori la Sila, si chiamò Lucii, e quindi Luzzi. Quest‟ultimo opinione è però meno probabile della precedente che ritiene scomparsa Lucania argomentando, oltre alle ragioni di sopra esposte, dagli avanzi di antichità, scoperti nel luogo ove, credesi aver essa una volta esistito; cioè nelle contrade Cavoni, S. Vito, Muricelle, Chitirano, S. Giuliano, Muro ec. distanti circa un chilometro, o così, da Luzzi. Esistono ancora due fontane, la tradizione dice di essere state un tempo comprese nel recinto della citta. L‟una si denomina correttamente Lippio-Grippa dal restauratore della medesima Marco Vispanio
Agrippa (64- 12 av. Cristo) il quale, essendo edile, avea cura de‟ fabbricati e degli acquedotti dell‟ Impero Romano; e tutto questo rilevasi da una iscrizione ricordata dalle persone più colte di Luzzi, ma che di presente non esiste più. L‟altra è detta Chitirano, che venne restaurata da L. Cornelio Scipione, asiatico, console, l‟anno 189 av. Cristo, coll‟ altro Gn. Giunio Norbano, come si ha da una iscrizione che ivi ancor sopravvive all‟ingiuria del tempo. Oltre a ciò, monete, vasi di terra cotta, mattoni, tavole di bronzo e di piombo, aste, scuri, avanzi di lunghe muraglie, sepolture, statuette di divinità pagane, come di un Marte, di una Venere e di una Giunione sicchè tutto questo ed altri oggetti di antichità ivi scoperti, testimoniano manifestamente che colà si espandeva un tempo una grandiosa città, dove ora il rustico aratro solca il terreno e l‟uccello ortolano canta con grido lamentevole il suo cicir!... E‟ degno, inoltre di particolar menzione che in una de‟ detti luoghi il 1863 si rinvenne uno scheletro umano di straordinaria grandezza – il cranio avea di un diamatro doppio dell‟ordiario, l‟osso della sola coscia di un metro e parecchi centimetri – così tutto cresceva in proporzione. Che cosa dovrebbe mai congetturarsi di questa figura gigantesca cui il suolo dell‟antichità e ospitale Luzzi si onorò di dar conveniente sepoltura?
Da tutto il detto fin qui s‟ingerisce apertamente che la storia di Luzzi non è che un frammento della storia lucana, anzi non può questa intendersi senza di quella, e sarei quasi tentato di sentenziare che gli elementi originari e principali sono tolti ad imprestito da quella di Luzzi, la quale città, fra le tante altre fondate da‟ Lucani, fu fortunata di assumere il nome antonomastico di Lucania, o Thebae Lucaniae, come Roma da Romolo. Sembreranno a taluno idee esagerate queste; ma la scienza critica, spero, avrà col tempo ad accettarle in modo luminoso.”
************** Trascrizione del documento sulla storia di Luzzi
La foto di copertina è una cartolina su Luzzi scattata da Ottavio Alfano nel 1919. La foto di Don Domenico Coppa è tratta dal libro: Giuseppe Marchese, Tebe Lucana, Val di Crati e l‟odierna Luzzi, Stabilimento Tipografico Gennaro D’agostino, Napoli, 1957.
Veduta attuale di Luzzi visto dal “Casino Barberio”.