La ginestra

FLAVIANO GARRITANO _________

LA GINESTRA (a Jinostra)

“…odorata ginestra, contenta dei deserti. Anco ti vidi de’ tuoi steli abbellir l’erme contrade che cingon la cittade…”

(Giacomo Leopardi, La ginestra)

Quaderno n. 5 Maggio 2017 Stampato in proprio https://issuu.com/flaviano4/docs

LA GINESTRA E I SUOI MOLTEPLICI IMPIEGHI

Un tempo, quando la piccola proprietà non esisteva e i tempi della giornata erano regolati dal sorgere e dal calare del sole, tutto quello che offriva la stagione era impiegato per le necessità della vita quotidiana.

Il contadino non possedeva una casa confortevole, ma quattro mura con un tetto ricoperto di tavole e con sopra i coppi di argilla cotti nella “carcara”.

La vita proseguiva scandita e regolamentata dal trascorrere delle stagioni, in ognuna delle quali vi era, impresso nella memoria, un calendario dei lavori necessari da fare per dare sostentamento alla famiglia.

In particolare in questo mese di maggio vaste distese di terreni – scoscesi e incolti – sono colorati di un giallo forte che sovrasta l’erba verde dei campi: è il giallo dei fiori della ginestra che oggi consideriamo una delle tante piante sparse e non sappiamo cosa farcene.

Ma basta chiedere a qualche persona anziana e ci ricorda che la ginestra aveva molti impieghi nella vita contadina, era preziosa e molto utile, e parlandoci di questa pianta ritorna indietro con la memoria, quando era giovane.

Il nome scientifico della ginestra è “spartium junceum” e deriva dal greco spartium o sparton e con tale termine indicavano diverse piante di giunco e lo stesso termine sparton significa corda proprio perché le robuste fibre della ginestra venivano impiegate per

fare lunghe e robuste corde utilizzate nelle imbarcazioni.

Gli impieghi della ginestra, nei secoli, sono stati diversi. Sia i greci che i romani la coltivavano appositamente per attrarre le api e produrre un buon miele. Nel medioevo con i suoi rami si facevano le scope e in Spagna era apprezzata sia per il suo profumo che per la qualitĂ delle fibre delle sue radici.

In particolare dalla ginestra si ottenevano fibre tessili che sostituivano la canapa, il lino e la iuta per la creazione di lenzuola, tovaglie, capi di abbigliamento, corde e sacchi; mentre con gli scarti derivati dall’estrazione della fibra grezza, si imbottivano i materassi.

Antico tessuto realizzato con il filato della fibra di ginestra.

(Museo della ginetra - Celestino- Longobucco - CS)

La ginestra è una pianta rusticissima, cresce in luoghi aridi e sterili dove altre piante difficilmente attecchiscono; viene utilizzata anche nei rimboschimenti di zone degradate in quanto il suo apparato radicale, profondo ed esteso, contribuisce notevolmente alla saldezza del suolo.

Nella lavorazione del formaggio, la ginestra, veniva utilizzata per fare le fuscelle – fusceddre – che erano dei contenitori cilindrici, realizzati intrecciando il giunco intorno ad uno stampo di legno, dove il casaro vi metteva il formaggio, la ricotta, la scijungata.

La fuscella (fusceddra) per la ricotta.

Quando crescono i tralci di vite, i sarmianti, i contadini usavano il giunco per legarli al palo e formare le pergolate pensili in modo tale che, in settembre, i grappoli d’uva ormai maturi e pesanti, vi pendessero senza toccare la terra.

Giacomo Leopardi e Gabriele D’Annunzio hanno celebrato nelle loro poesie la ginestra e durante il Corpus Domini si raccolgono i fiori di colore giallo per decorare le strade dove passa la processione religiosa.

Statua della Madonna della SanitĂ che cinge con un giunco la pastorella appena miracolata. (Luzzi - CS)

Le immagini della ginestra le troviamo anche nelle icone religiose della Calabria, e non solo, specie in quella relativa al culto della Vergine che viene raffigurata molte volte con un sottile ramoscello di tale pianta, ciò a testimoniare un forte messaggio di umiltà e laboriosità di questo bellissimo fiore di colore oro.

Un altro importante uso della ginestra era quello per la tintura; infatti sia la tintura che la pittura sono arti antichissime che risalgono alle origini dell’umanità ed hanno tratto le loro materie prime dalle varietà del mondo vegetale.

Matasse di fibre di ginestra tinte con le erbe.

(Museo della ginestra – Celestino- Longobucco – Cs)

In particolare la “Genista tinctoria” (ginestra minore o ginestra dei tintori) con i suoi rami giovani e i suoi fiori fornisce una vivace colorazione giallo pulcino ai tessuti. Questa specie di ginestra era conosciuta fin dai romani per le sue proprietà coloranti dei tessuti quali la lana, la seta e il cotone.

Un altro tipo di ginestra è la “Citysus scoparius” o ginestra dei carbonai, chiamata cosi per i suoi rami flessibili e poco infiammabili. Per tale caratteristica la ginestra dei carbonai veniva utilizzata per fare delle scope da utilizzare per pulire i forni e togliere la cenere calda. Inoltre questa ginestra veniva messa in cima alle carbonaie in modo tale che, data la sua scarsa infiammabilità, le cataste di legno bruciassero lentamente e formassero più carbone.

Nella medicina popolare, per il contenuto di sparteina, le sommità fiorite della ginestra dei carbonai erano usate negli infusi ed avevano proprietà cardiotonica per regolare le aritmie cardiache e in alcuni casi come induttore al parto.

Infine dalla distillazione dei fiori della ginestra odorosa si può ottenere una essenza odorosa di particolare pregio che viene impiegata nella miscela di alcuni profumi.

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Il processo lavorativo per ottenere la fibra tessile.

Sul processo lavorativo della ginestra, per ottenere la fibra tessile, molto si è scritto raccogliendo testimonianze orali dagli anziani che in prima persona la lavoravano. Nelle regioni del meridione la lavorazione della jinostra era un lavoro demandato maggiormente alle donne che hanno dato un contributo validissimo alla creazione di pregiati tessuti. Un lavoro duro, che richiedeva tanta forza e sacrifici, e si imparava solo seguendo le donne anziane in modo tale da apprendere tutte le fasi della lavorazione.

La raccolta avveniva nei mesi di luglio e agosto che qui nel meridione sono caldissimi. Per non lavorare sotto il sole cocente le donne si alzavano la mattina presto prima di fare giorno, partivano in comitive e per mezzogiorno avevano già fatto una giornata di lavoro.

Non vi erano orologi per capire quando fermarsi e trovare riparo in qualche pagliaro di campagna se non il sole alto, a picco e cocente che diventava insopportabile. Si raggiungeva un ruscello, dove la mattina presto si era lasciata la cucuma con l’acqua fresca, e mentre ci si riposava, insieme si mangiava un po’ di pane, formaggio e qualche insaccato scambiando qualche consiglio sul da farsi per i giorni a venire.

La ginestra una volta raccolta veniva fatta bollire con l’aggiunta di cenere e soda caustica poiché aiutava ad ammorbidire gli steli.

Gli steli venivano raccolti a mazzetti e legati, stesi su un letto di un torrente e di sopra veniva posto un grosso sasso e lasciati a macerare.

Gli steli così macerati si prendevano e si cospargevano di sabbia in un apposito slargo, ciò aiutava a separare la fibra dal campolo, strappando con decisione. Per raffinarla e privarla delle parti più dure e legnose la fibra veniva ammassata e battuta su delle pietre piatte con dei bastoni e, mentre si batteva, veniva sciacquata di frequente per sbiancarla; spesso questa operazione di battitura e lavatura veniva fatta direttamente sulle grosse pietre dei torrenti.

Una volta battuta e sbiancata la fibra veniva lavata e asciugata, poi veniva pulita e con la cardatura si eliminavano i grovigli ed infine si procedeva verso la selezione della fibra migliore per la filatura. La filatura era un’operazione difficile e molto importante, richiedeva dei movimenti rotatori manuali e si raccoglieva la fibra intorno conocchia; cosi facendo la fibra era pronta per essere utilizzata al telaio.

Tutto questo lavoro duro, pericoloso e incessante ci fa capire che si sfruttavano tutte le risorse naturali e la ginestra è stata molto importante, nei vari secoli, per la sopravvivenza dell’uomo.

14.05.2017

Le conocchie per la filatura della fibra della ginestra.

(Museo della ginestra – Celestino- Longobucco- CS)

Infiorata del Corpus Domini con i fiori di ginestra.

(Foto L. Calderaro)

Genista tinctoria (ginestra dei tintori) o ginestra minore.

Paesaggio silano colorato dalla ginestra del carbonaio (Cytisus scoparius)