In copertina: avanzi del Duomo di Messina. In quarta di copertina: resti della SS. TrinitĂ di Mileto
Quaderno n. 15 Gennaio 2019 Stampato in proprio www.issuu.com www.academia.edu
La terra di Calabria è stata sempre definita “terra ballerina” con chiaro riferimento ai continui e forti terremoti che nei secoli hanno segnato la sua storia. In ogni secolo la popolazione ne ha sentiti di diversi, quale più forte e quale meno ma sempre hanno lasciato le loro tracce, le loro cicatrici nella memoria delle persone, sulle strutture e sul terreno. E dopo ogni terremoto si è cercato di attribuirvi una causa e si è cercato di trovare anche un salvatore, un protettore, in quelle zone, in quei paesi, dove il terremoto aveva fatto meno danni. Ad ogni evento tellurico l’uomo ha sempre voluto associarvi una giustificazione fisica o divina: - i babilonesi lo associavano agli astri. - Talete di Mileto ipotizzava che la terra galleggiava sull’acqua come una nave sul mare. - altri studiosi associavano il terremoto al disseccamento della terra o all’eccesso di acqua, altri ancora al vento. - i credenti hanno elevato i santi a protettori dei paesi scampati alla furia devastatrice del terremoto. Parlare qui di tutti i terremoti che vi sono stati in Calabria richiederebbe centinaia di pagine ma non è questo l’obiettivo di questo documento. Nella pagina seguente sono elencati solo alcuni dei più importanti terremoti accaduti in Calabria nel medioevo, ognuno dei quali ha segnato vittime; paesi totalmente sventrati al punto tale che alcuni dovettero essere ricostruiti in altre località.
Alcune date significative segnate dai terremoti in Calabria: • • • • • • • • • • • • • •
24 Maggio 1184 (epicentro in Val di Crati vicino Luzzi) Febbraio-Marzo 1509 (numerose scosse a Reggio Calabria) 4 Aprile 1626 Girifalco (CZ) rimase distrutta con 37 morti 27-28 Marzo 1638, sabato delle Palme alle 21.30, (epicentro zona centrale della Calabria) ci furono migliaia di morti (6,6 Richter) 19 Giugno 1640 un forte terremoto distrusse Badolato (CZ) e causò circa 300 morti. 5 Novembre 1659 furono distrutti alcuni paesi della zona centrale della Calabria con circa 2000 morti. 5-7 Febbraio 1783 furono distrutti 182 paesi (alcuni dovettero essere ricostruiti in altri posti) con circa 35000 morti ed epicentro a Soriano Calabro. 8 Marzo 1832, con epicentro nel marchesato di Crotone, causò la morte di 234 persone. 12 Ottobre 1835, con epicentro a Castiglione Cosentino, ci furono 115 vittime. 24 Aprile 1836 epicentro nel comune di Crosia con circa 239 persone morte. 12 Febbraio 1854 con epicentro in val di Crati e circa 500 morti. 3 Dicembre 1887 con epicentro vicino Bisignano e causò quasi 20 morti. 8 Settembre 1905 con epicentro vicino Vibo Valentia con 557 morti. 28 Dicembre 1908 con epicentro nello stretto di Messina e causò circa 110.000 morti.
Uno degli ultimi terremoti in Calabria, uno dei più forti, è stato quello del 28 dicembre 1908 nello stretto di Messina di cui ricorrono i 110 anni.
Circa centodiecimila vittime, due città completamente rase al suolo: Reggio Calabria e Messina quasi non esistevano più. Alle 5:20, mentre la gente dormiva, tre giorni dopo il santo Natale, un terribile terremoto di 7.1 gradi della scala Richter (11 della scala Mercalli) per 37 interminabili secondi segnerà la storia di queste città con lutti, malaria, fame e notti interminabili passate al freddo sotto qualche piccolo e arrangiato riparo con un piccolo fuoco e tanto fumo. Ma non ci fu solo il terremoto, dopo circa dieci minuti vi fu un maremoto che con onde alte anche decine di metri fece il resto; infatti chi si era salvato dalle macerie del terremoto si era riparato, sbagliando perché non sapeva, sul litorale del mare, e fu travolto. Per tutta la giornata non si riuscì a comunicare con Reggio Calabria e con Messina, le stazioni del telegrafo erano crollate, verso le 17 la torpediniera “Spiga” dopo aver visto cosa era successo arrivò alla marina di Nicastro (CZ) e dalla locale
stazione del telegrafo inviò un telegramma a Roma con il quale avvisò dell’immane tragedia che era successa e specificò che per la gravità dei danni e dei morti qualsiasi aiuto sarebbe stato insufficiente.
Il novecento era appena iniziato e il popolo ancora ignorava le disavventure che il secolo gli serbava. Eravamo solo agli inizi perché da lì a poco scoppierà la prima e poi la seconda guerra mondiale, ci sarà il ventennio nazista, verrà inventata la bomba atomica, l’est e l’ovest dell’Europa divisi dalla guerra fredda con la città di Berlino che verrà tagliata da un muro invalicabile e, non ultimo, il mercato dei migranti. ***
Da ogni terremoto, in epoca cristiana, sono nati nuovi culti religiosi; ogni paese ha eletto a patrono e protettore un santo contro le calamità. I santi vengono portati in giro per i paesi, nella ricorrenza annuale dell’evento, con delle processioni a cui partecipano tutti.
Foto Claudio Cortese. A Luzzi, un paese vicino Cosenza, è tradizione ogni anno accendere dei fuochi, dei falò detti “vamparini”, nei vari rioni per ricordare la terribile notte del 12 febbraio 1854. In questa data un forte terremoto arrecò molti danni alle case e causò morti solo nei paesi viciniori risparmiando proprio Luzzi. La popolazione a gran voce elevò la Madonna Immacolata a patrona e protettrice di Luzzi. L’Università di Luzzi, il Comune, fece un atto pubblico al notaio con il quale si impegnò ogni anno, il dodici febbraio, a celebrare una festa in perpetuo a spese della Casa Comunale.
Atto notarile del 25 gennaio 1855. (Fonte A.S.C.)
Statua lignea policroma del 1718 della Vergine Immacolata di Luzzi. Autore il frate cappuccino Antonio Collici. (Foto Francesco Scarpelli)
Invece il santo protettore contro i terremoti invocato in più parti è Sant’Emidio di cui anche a Luzzi se ne conserva una statua nella chiesa della Natività di Maria proprio per ricordare che Luzzi ha subito parecchie volte i danni e i lutti derivati dai terremoti.
Statua di Sant’Emidio.
Sulla storia di questo santo vi sono molti siti internet che ne parlano, per esempio si può consultare qualcosa su questa pagina web: https://www.santodelgiorno.it/sant-emidio/ ***
Un tempo non esistevano i mezzi di comunicazione attuali per raccontare e descrivere gli eventi da tramandare a futura memoria se non qualche cronaca scritta/appuntata su qualche libro che finiva in mano di pochi. Un esempio è la cronaca che il parroco di Luzzi dell’epoca, don Francesco Pastore, ha appuntato su un piatto del registro dei battesimi della chiesa di san Michele Arcangelo e che riporto integralmente quale testimonianza di un nefasto evento.
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La notizia e il materiale mi è stato segnalata dall’amico Camillo D’Orrico.
Copia della trascrizione di quello che accadde il 14 luglio 1767 nella terra di Luzzi dopo il terremoto, questa importante cronaca è pervenuta a noi grazie al parroco di Luzzi dell’epoca don Francesco Pastore. ***
I terremoti di per sé causano morte e distruzione ma in Calabria oltre a questi effetti bisogna aggiungere i danni causati dalla cattiva amministrazione, in particolare per quanto riguarda il terremoto del 1783 che ricordiamo causò la distruzione di ben 182 paesi della Calabria Ultra e non solo. Infatti è bene ricordare la soluzione che decisero i Borboni per aiutare e per ricostruire queste terre cercando di fare cassa, reperire fondi in modo veloce e poi investirli negli aiuti e nella ricostruzione. Con un dispaccio, la cosiddetta “Cassa Sacra”, del 15 maggio 1784 trasmesso dal Vicario generale Francesco Pignatelli 2, principe di Strongoli, “…si dispose l’abolizione degli enti ecclesiastici della Calabria Ultra e l’utilizzazione dei loro beni per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto, si dispose altresì che tutti i religiosi fossero trasferiti in altre province e le religiose inviate alle case paterne o presso famiglie agiate”. L’effetto sperato, di fare cassa subito con la vendita dei beni confiscati non sortì gli effetti sperati ma avvantaggiò i ricchi proprietari terrieri che pagarono per contanti, come richiesto dal Governo, e a prezzi veramente ridotti rispetto al reale valore dei beni; quindi aumentarono i latifondisti, si ridussero gli usi civici e le autonomie delle università. Francesco Pignatelli
Tutto ciò causerà per i successivi decenni, e forse più, altri effetti nefasti su questa terra già amaramente travagliata e nuovi baroni si arricchiranno a discapito dei civili, delle università e degli ordini ecclesiastici che tanto avevano fatto per emancipare ed istruire una 2
Francesco Pignatelli, vicario generale delle Calabrie «con autorità e facoltà ut alter ego sopra tutti li présidi, tribunali, baroni, corti regie e baronali e qualsísiano altri uffiziali politici di qualunque ramo qualità e carattere, come altresì sopra tutta la truppa tanto regolare quanto di milizie».
popolazione vessata dalle angherie dei baroni e dei ricchi proprietari terrieri. Sulle catastrofi della Calabria si sono formate delle fortune imponenti! *** Bisogna evidenziare che dopo i vari terremoti, in particolare dopo quelli del 1783 e del 1908, ci fu anche un effetto di propaganda e di scoperta di queste terre del sud. Arrivarono cronisti, medici, volontari e in particolare dopo il terremoto del 1908 la stampa nazionale parlò quotidianamente di queste terre distrutte dal terremoto e dal maremoto. Fu l’occasione per molti di conoscere queste zone, anche grazie alle notizie diffuse dalla stampa estera. Povertà , miseria, fame e mancanza di vie di comunicazione vennero messe in evidenza da tutti i cronisti che arrivarono sui luoghi del disastro. I ritardi nei soccorsi e la mancanza di comunicazioni furono causa di altri morti.
Una delle città simbolo degli effetti del terremoto 3 e che ne conserva ancora le “cicatrici” è la città di Soriano Calabro, un paese della provincia di Vibo Valentia in Calabria Ultra. Un paese custode dei resti del convento di san Domenico, uno dei più grandi d’Europa, e che oggi dà la possibilità al visitatore di vedere con i suoi occhi la potenza distruttrice del terremoto.
Il visitatore oltre alla pinacoteca, alla biblioteca, al museo dei marmi e a tante belle cose che potrà visitare a Soriano C., rimarrà stupito, a proposito dei terremoti, nel visitare il MuTerr, ovvero il museo del terremoto.
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Ci riferiamo in questo caso a quello del 1783.
«Il MuTerr rappresenta un suggestivo luogo d’incontro e di informazione sui fenomeni sismici, non solo della Calabria, ma dell'intero Paese, raccontati da diverse prospettive: storica, antropologica e architettonica». Altre informazioni possono essere reperito sul sito web: https://www.professionearchitetto.it/news/notizie/24048/MuTerr-ilprimo-museo-del-terremoto-in-Europa-Schiavello-Architects-Office-aSoriano-Calabro *** A questo punto, prima di concludere, dopo questo percorso tra fede, superstizioni, riti e simboli delle ferite lasciate dai terremoti ci viene spontaneo chiederci se l’uomo dimentica: la risposta è affermativa. L’uomo dimentica e non trae insegnamento dal passato, dai disastri e dalle rovine causate dai terremoti. Sembra una incoerenza ma è proprio cosi: oggi vediamo case abusive, grattacieli, palazzine, ricostruzioni alla meno peggio, impiego di materiali non idonei, scarsa manutenzione e tanto altro e chi vivrà vedrà! 11 Gennaio 2019.