SERRA SAN BRUNO E LA CERTOSA. "Un paese dove si vorrebbe sostare"

Flaviano Garritano ______________________

Serra San Bruno e la Certosa “Un paese dove si vorrebbe sostare�

Nella prima pagina la Certosa antica http://www.visitserrasanbruno.it/visitare-serra-sanbruno/musei/museo-della-certosa/sala-certosa-antica/

Quaderno n. 13 Ottobre 2018 Stampato in proprio. www.issuu.com www.academia.edu

Attraversando la Calabria, o meglio l’Italia dei greci, ci rimane impressa tutta la varietà dei paesaggi che si incontrano: si passa dal mare con spiagge e scogliere lunghissime, pianure piene di agrumeti, colline coltivate con tantissimi ulivi, vallate racchiuse tra costoni di montagne, fiumare che si riempiono solo in caso di forti piogge, altopiani immensi pieni di alberi secolari che ostacolano anche la luce del sole e montagne altissime che conservano il Pino loricato (Pinus leucodermis Ant.).

In alcune zone si può passare in poco tempo dalla quota zero sul livello del mare ad oltre mille metri della montagna con sulla groppa un abbondante manto nevoso, paesaggi unici e leggendari.

Alcune volte attraversando le strade che scorrono per questi paesaggi non si riesce a cogliere tutto quello che racchiudono questi posti: la loro storia, la bellezza, l’architettura, le tradizioni, le leggende, ecc.; si attraversano questi posti ma fuori dal loro tempo e dalle ricchezze che conservano questi luoghi, quasi come fossimo degli estranei ivi catapultati; purtroppo è la società di oggi, frenetica e veloce che non permette pause di riflessione; qualcuno oggi direbbe: se non sei in anticipo sei in ritardo!

Alcune volte, però, di fronte ad alcuni monumenti o di quello che ve ne resta si riflette e si pensa; essi rimangono catturati dalla vista ed immagazzinati nella mente come un fermo immagine e poi una volta

arrivati a casa ci si chiede ma cos’era quella cosa?

Cosa rappresentava?

E’ il caso del paese di montagna Serra San Bruno, così denominato nel 1863, e della sua Certosa unica in Calabria.

Percorrendo l’autostrada allo svincolo per Pizzo Calabro c’è la strada per questo paese; si prosegue per circa una mezz’ora in macchina salendo per la montagna e dopo non pochi tornanti si arriva in cima, alcune volte arrivandovi mi è sembrato come se avessi conquistato una vetta. Arrivati in paese si entra in un paesaggio molto bello circondato da un grande bosco e subito si arriva davanti all’ingresso della Certosa con i suoi imponenti muri segnati dai vari terremoti che l’hanno distrutta in passato.

In questa montagna venne Brunone con un compito molto importante frutto degli accordi tra il Papa e i Normanni: latinizzare un territorio che era sotto l’egemonia della chiesa d’Oriente e quindi porlo sotto l’autorità papale di Roma.

L’eremo iniziale di san Bruno, nel tempo, divenne l’attuale Certosa incorniciata da un ricco bosco ed un terreno con molta acqua. Alcuni scrivono che “un’aura di mistero avvolge” la Certosa e riveste “un fascino arcano”.

In effetti tante sono le leggende che si narrano intorno alla Certosa, molte frutto delle credenze popolari ma con poche certezze.

Si parla delle acque benedette del laghetto vicino la Certosa, definito da alcuni il “Gange delle Serre”, e dei vari miracoli di san Bruno che la storia ci ha tramandato.

Per chi ha avuto modo di vedere i resti dell’antica facciata della Certosa, rimasta in piedi dopo il terribile terremoto del 1783, può notare tutta la sua maestosità e su chi l’abbia ideata circolano delle leggende, non ultima quella che le maestranze serresi si siano ispirate ad un noto disegno di Leonardo.

La Certosa nel tempo fu macchiata anche di atroci delitti, si ricorda la barbara uccisione nel 1844 dell’ultimo frate ivi rimasto.

Anche madre natura non fu clemente con questo sacro luogo e con il terribile terremoto del 1783, che distrusse tutti i fabbricati tranne la parte frontale della chiesa, la Certosa divenne un’enorme cava di materiale a cui attinsero in tanti per la costruzione delle loro case.

Ma c’è ancora dell’altro poiché secondo alcuni questo luogo di clausura avrebbe ospitato personaggi storici molto conosciuti, addirittura avrebbe ospitato tra le sue mura: - l’aviatore che sganciò la bomba atomica su Hiroshima, - il fisico Ettore Majorana che con i suoi studi sull’atomo aprì la strada alla creazione della bomba atomica,

- Federico Caffè che quando scomparve era professore fuori ruolo di Politica economica e finanziaria all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, - l’arcivescovo zambiano Emmanuel Milingo noto alle cronache per essere divenuto seguace di una setta.

Tutte ipotesi che non troveranno mai conferma scritta ma di certo intorno a questa Certosa le leggende non mancano e per chi viene a visitarla sembra che ci si immerga in pieno medioevo, un balzo indietro di secoli.

Il visitatore del luogo deve comunque sapere che in queste mura non vi restarono sempre i certosini ma per circa duecentocinquant’anni vi furono i cistercensi, infatti la certosa in quel periodo dipese dall’abbazia cistercense di Fossanova, non è dato sapere i motivi ma di certo non fu un passaggio lineare.

Corrado Alvaro1, originario di San Luca, nel 1948 era corrispondente de La Stampa e con la sua bella penna pubblica un interessante articolo sul paese e sulla Certosa e inizia descrivendo l’arrivo degli alleati in questa montagna i quali alla vista di questo luogo, con grandi boschi di abete pieno di greggi e di acqua freschissima, gli estasiò l’animo e molti di questi 1La

Stampa, La certosa tra gli abeti, domenica 11 luglio 1948.

In questo articolo Corrado Alvaro definisce Serra San Bruno “… il paese di Calabria in cui si vorrebbe sostare”, enfatizzando così la bellezza del posto.

soldati, stanchi della guerra, chiesero di potere vivere con questi monaci e “Il padre superiore rispose che venissero pure, ma che portassero, occorrendo, il denaro del viaggio di ritorno”. L’osservazione fatta dal padre non era per nulla casuale poiché “…nessuno resistette là dentro più di tre giorni”.

Alvaro scrive che erano rimasti in otto i monaci e conducevano una vita di clausura molto rigida rinchiusi in celle e con nessun contatto con il mondo esterno, addirittura il padre superiore era uscito l’ultima volta nel 1908 (quarant’anni assente dal mondo esterno). Tutta Serra apparteneva ai monaci, ci dice ancora Alvaro, ed era costruita con una architettura medievale ovvero tipo labirinto; la maggior parte della popolazione era costituita da boscaioli e artigiani e conserva una delle più autentiche tradizioni calabresi, ossia il monachesimo.

Già allora Alvaro sottolineava i danni dei terremoti che insieme alla povertà portarono ad una forte emigrazione ed allo spopolamento del paese.

Le donne le definisce “monache di casa” poiché avendo rinunciato a sposarsi erano dedite alle coperte, con i disegni tradizionali, fatte ai telai usando canapa, ginestra o lana. Le donne la maggior parte di questi lavori li facevano per i loro corredi di matrimonio; alcuni lavori più pregiati si vedevano anche nei negozi di lusso di Roma. Inoltre Alvaro ci parla anche dell’artigianato della ceramica, quello degli orci, delle giare, degli zirri e delle cuccume di creta;

un artigianato che comunque anche lui vede già in decadenza poiché scrive “…gli artigiani di Serra San Bruno hanno chiuso bottega ed hanno emigrato”.

Alvaro, che conosceva bene la sua regione, dice che ancora in quel tempo chi veniva in Calabria poteva trovare il “senso primordiale della vita” e tutto dipendeva da quello che offriva la natura alla popolazione; tutto ciò che si conquistava come vantaggio (utilità) “…che non provenga dalla natura, è una vittoria continua contro la povertà, una conquista agognata per anni e forse per generazioni”.

Ancora oggi, in molti paesi della Calabria, queste parole scritte da Alvaro tuonano forti come in uno specchio in cui guardandoci non riusciamo a cambiare l’immagine poiché tante sono le cose incompiute o fatte in malo modo.

In questa Calabria molti paesaggi sono belli, vari e incantevoli ma ci sono anche tante realtà che soffrono l’emigrazione e che non riescono a riscattarsi sfruttando le tante risorse che questa terra ci offre.

Calabria terra bella ma amara, direi, perché di troppi suoi figli si è dovuta privare che in altre terre hanno dovuto cercare un’opportunità.

Particolare di una torre medievale delle mura perimetrali della Certosa.

Foto di Silvana Franco

Particolare di una torre medievale delle mura perimetrali della Certosa.

Foto di Silvana Franco

Statua di San Bruno e bassorilievo che raffigura il conte Ruggero svegliato da un’apparizione miracolosa nel suo attendamento militare.

Foto Silvana Franco.

Lato esterno della Certosa con torretta.

Foto Giuliano Guido

Statua di san Bruno.

Foto di Giuliano Guido

Antifonario.

Foto Giuliano Guido.

Il giardino interno della Certosa.

Foto Giuliano Guido

L’ingresso della Certosa.

Foto Giuliano Guido.

Una statua del santo posta all’esterno.

Foto Giuliano Guido

Le mura perimetrali con le torri della Certosa.

Foto Giuliano Guido.