Proprietà letteraria riservata: © 2017 by Flaviano Patrizi
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Caro don Alessandro Maria, considererei un onore se tu potessi trovare cinque minuti del tuo tempo per leggere la mia lettera. Mi chiamo Flaviano, sono un teologo cattolico, sposato e padre di tre figli. Da circa due anni ho notato che in rete girano i video delle tue omelie o delle tue catechesi che sono raggruppate nel canale Youtube «Radio Domina Nostra». Riconosco che sei un gran lavoratore nella vigna del Signore e che avendo tu due doti necessarie al buon oratore cattolico, e cioè: preparazione teologica e franchezza, sei molto seguito da fedeli cattolici. Non solo da quelli della tua diocesi di appartenenza, Palermo, ma anche da altri diffusi in diverse diocesi italiane. Peccato, però, che il tuo dissenso al magistero di papa Francesco è giunto ad un grado di maturazione tale da spingerti il 25 marzo 2017 a pubblicare un video proclama (si veda: https://www.youtube.com/watch?v=KUS5aKfeQtQ) nel quale inviti tutti coloro che condividono il tuo spirito di "resitenza cattolica" a radunarsi il 22 aprile 2017 a Verona per fare il punto della situazione e decidersi all’azione. Sei proprio sicuro di avere le sufficienti risorse per evitare che tale raduno non serva a dar formalità ad uno scisma che di fatto è già concettualmente presente nelle tue accuse contro papa Francesco? A mio modesto parere sembra che tu abbia molte risorse spirituali e intellettuali, ma credo che tu sia sprovvisto di quelle specifiche risorse necessarie ad evitare una deriva scismatica, che ci farebbe spettatori dell’ennesima divisione
del Corpo Mistico di Cristo. Eppure ti basterebbe così poco per evitare tutto ciò. Sarebbe sufficiente che al tuo zelo per la verità cattolica tu applicassi dei sani criteri di discernimento, correggendo così i quattro errori nei quali sei incappato e che ti elenco: 1) non applichi il principio basilare secondo il quale la difesa della verità cattolica non va fatta a scapito della stessa unità della chiesa (cfr. Mc 3,24-25); 2) non utilizzi il criterio dell’analogia della fede per valutare il magistero di papa Francesco (cfr. CCC 114; Rm 12,6); 3) fai largo uso di illazioni diffamatorie contro papa Francesco senza addurre prove documentali, che permetterebbero una valutazione oggettiva dei tuoi giudizi; 4) formuli improbabili ipotesi di sviluppo del magistero di papa Francesco, secondo le quali esso dovrebbe sfociare inevitabilmente nell’apostasia pubblica. Mi piace pensare che sei in buona fede ed allora penso che non cada in vano l’invito che ti rivolgo a continuare la lettura della mia seguente analisi sintetica che prenderà in esame un errore alla volta. Caro don Alessandro, ascoltandoti si comprende molto bene che sei pieno di zelo per la verità e consapevole dell’ammonimento di Gesù sul falso inclusivismo e sulla falsa pace che impediscono una adesione piena al vangelo: «Non
crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l'uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa» (Mt 10,34-36). Però è altrettanto evidente che tu assolutizzi questa pericope evangelica. La applichi, infatti, anche alla vita intraecclesiale e di conseguenza cadi nell’errore di credere che sia giusto “difendere la verità della chiesa anche a scapito della sua stessa unità”. Questo è un vero e proprio paradosso perché il difendere l’unità della chiesa fa parte della verità rivelata; correggi allora questa errata comprensione mitigandola con altri passi evangelici nei quali l'unità del popolo di Dio e la verità di cui esso è depositario vengono presentati come due beni fondamentali. Ricordati che Gesù, perché nella chiesa venisse conservata la pienezza della verità nell’unità, ha pregato Dio Padre per noi poche ore prima di morire dicendo: «siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me» (Gv 17,22-23). La verità e l'unità ecclesiale sono perciò due beni strettamente uniti a servizio della nostra credibilità agli occhi del mondo. Ricordati che l’unità può essere raggiunta solo rispettando la costituzione gerarchica della chiesa e nello specifico rispettando il principio e il fondamento visibile di unità sia dei vescovi sia della congregazione dei fedeli, ossia: il romano pontefice (cfr. LG 22). Fai allora che il 22 aprile 2017 non si
debba dire a proposito di te e di tutti i tuoi sostenitori: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci!» (Mt 7,15). Non fatevi rubare la possibilità di essere dei testimoni credibili per il mondo. Guarda i santi che molte volte citi nei tuoi discorsi: quando essi furono messi nella condizione di dover scegliere tra la verità (oggettiva o soggettiva) e l'unità, optarono sempre per la difesa di entrambe, obbedendo con pazienza e amore a una gerarchia ecclesiastica molte volte miope e che magari li accusava ingiustamente, come nel caso di san Pio da Pietralcina. Proprio questa obbedienza è la discriminante che ha fatto nel tredicesimo secolo di “Valdo di Lione” un eretico e di “Francesco d’Assisi” un santo. Se considerassi l’unità ecclesiale un bene non secondario rispetto alla verità dogmatica, non ti scaglieresti nel modo in cui stai facendo contro il magistero di Francesco, per non mettere in pericolo l’unità ecclesiale. L’esigenza di difesa della verità, però, ti indurrebbe giustamente a bussare al cuore della Madre della Sapienza ed Ella ti consiglierebbe di trovare una via conciliativa tra le esigenze della verità e dell’unità, spronandoti ad utilizzare il criterio interpretativo della analogia della fede per comprendere la dottrina e la prassi di papa Francesco. Questo criterio infatti stabilisce di interpretare i passi oscuri di un documento biblico (e per estensione anche magisteriale) a favore della retta dottrina. Comprenderesti così che il tuo zelo è stato mal diretto contro il romano pontefice regnante.
Caro don Alessandro, commetti però anche un altro errore metodologico di giudizio. Sei così convinto dei tuoi giudizi negativi da non sentire più nemmeno la necessità di portare prove a loro sostegno, come per esempio quando affermi in una tua omelia: «I documenti (della Chiesa) hanno confermato che l'eucarestia è la presenza reale di Cristo. Noi, invece, vediamo che un falso partito maggioritario... maggioritario, ormai, nella chiesa... Sono andati al comando e nessuno se ne accorge! Stanno manipolando la dottrina cattolica» (si veda: https://youtu.be/y6IBtdKZ4NU?t=13m45s). Se non porti prove inconfutabili, il tuo giudizio si svilisce solo a pregiudizio. Il pregiudizio poi non è certo consono a chi vuole difendere la verità. Non avendo prove che avvallino le tue accuse, sei costretto a formulare improbabili ipotesi di sviluppo del magistero di papa Francesco, facendo credere che inevitabilmente il suo magistero sfocerà nell’apostasia pubblica In realtà tu credi di vedere degli indizi seminali dell'apostasia di papa Francesco in alcuni suoi discorsi e comportamenti che però non sono oggettivamente contrari alla dottrina. Tali ipotetici indizi non sono in realtà sufficienti per chi è dotato di retta ragione ed è privo di pregiudizi, perciò bisogna che tu sia cosciente che chi accoglie le tue tesi lo può fare solo perché è vittima del tuo stesso pregiudizio. Concludendo, ti invito a fare memoria di un antecedente storico per trarne insegnamento. Ricorda il caso
dell’arcivescovo francese Marcel François Lefebvre. Anche lui era animato dal desiderio di difendere la "vera Chiesa", ma non sapendo conciliare le esigenze della verità oggettiva (ma sempre soggettivamente percepita) e dell’unità, dopo il Concilio Vaticano II provocò uno scisma all'interno della Chiesa Cattolica che ancora non si è totalmente ricomposto. Questo esempio ci insegna due verità: la prima dice che è molto più facile corregge tendenze teologiche errate rimanendo uniti, piuttosto che ricomporre i cocci di uno scisma; la seconda ci ricorda che la chiesa si sfalda sempre a causa di coloro che si sentono più cattolici del papa! Prego per te don Alessandro e per i tuoi sostenitori affinché possiate essere umili, caritatevoli, obbedienti alla gerarchia ecclesiastica (non sempre illuminata e santa) e privi di quei pregiudizi che vi impedirebbero di applicare il criterio interpretativo dell’analogia della fede per valutare correttamente il magistero di papa Francesco. Sono convinto che questo criterio ti aiuterebbe a fare la giusta sintesi tra le esigenze della verità oggettiva (sempre da noi percepita soggettivamente) e le esigenze dell'unità ecclesiale. Che Dio possa benedire il tuo apostolato. Flaviano Patrizi