FLEETIME AUTOMOTIVE NEWS FOR YOUR BUSINESS 8102 3°N
Nuova GLE una stella a Parigi dOSSIER MERCEDES
BOOM ECONOMICO AUTOMOTIVE
MERCATO AUTO SETTEMBRE
FLEETIME - automotive news for your business
Amore per l'ibrido e per l’elettrico, e più ancora la sterzata dei consumatori verso i modelli a benzina, non è privo di conseguenze. Queste scelte, favorite dalle decisioni dei sindaci di Roma e Torino e anche dalle recenti dichiarazioni del primo cittadino di Milano (che ha annunciato il parziale divieto di circolazione in città, in un futuro non lontano, perfino per i diesel Euro 6), impattano direttamente sul valore residuo delle auto. Una ricerca del centro studi Fleet&Mobility per il Sole 24 Ore ci dice che a pagare il conto saranno dieci milioni di privati, cioè le famiglie italiane: quelle che utilizzando le vetture a gasolio più vecchie (le flotte aziendali hanno già rinnovato il parco) si ritroveranno presto con un bene svalutato. Secondo lo studio, basato sulle transazioni nelle concessionarie, queste auto hanno un valore medio di 10.700 euro. Che, se dovesse concretizzarsi davvero lo scenario peggiore di un divieto di circolazione generalizzato, si ridurrebbe dal 30 al 50%. Una “botta” da alcune migliaia di euro a vettura, per un totale di almeno una trentina di miliardi. Buona lettura
Giuseppe Donadei
FLEETIME
www.fleetime.it
OIRAMMOS
AUTOMOTIVE NEWS FOR YOUR BUSINESS
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Editore Giuseppe Donadei
Dossier Mercedes GLE
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Sistemi ADAS
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Fatturazione elettronica B2B
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Italia green
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Assicurazioni auto aziendali
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Boom economico automotive
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#ForumAutomotive
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Rapporto DEKRA
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Mercato auto settembre
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GDPR Privacy e aziende
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L'industria Automotive Italiana
giuseppe.donadei@fleetime.it
Fleetime Magazine Direzione e redazione Viale Monza 270 - 20128 Milano Tel. 02.80888386 redazione@fleetime.it
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Hanno collaborato Armando Prada,Flavio Prada, Rita Sarrocchi, Andrea Barbieri, Elia Diego Donadei, Dott.Giuseppe Mancini,
Dossier
gle
di Armando Prada
Mercedes al Sal “fuori salone” co
Mercedes al salone di Parigi presenta con un giorno d’anticipo tutte le novità. La regina segmento in costante crescita – la gamma ne conta ben 7 modelli – basti pensare che dichiarato Britta Seeger, Responsabile Marketing e Vendite di Mercedes-Benz – abbiam terzo del fatturato complessivo”. Lunga di 8 cm rispetto alla versione precedente e imponente, la terza generazione dell infatti due strapuntini nella terza fila. L’agio a bordo è maggiore per chi siede sulle prime raffinatezze come i sedili anteriori con funzione massaggio o a quelli posteriori scorrevo per la prima volta qui al Salone dell’automobile di Parigi e rinnovata sulla falsariga delle recenti berline CLS e A, mentre sulle fiancate non ci sono più profonde scalfiture e le lu
lone di Parigi e n tutte le novità
a indiscussa è la nuova GLE la suv più venduta della storia della Casa della Stella, un in 20 anni ne sono state vendute oltre 5 milioni. “Solo nei primi mesi del 2018 – ha mo venduto, nel mondo, oltre 540 mila esemplari di suv. Un vero e proprio record, un
la Mercedes GLE è una comoda suv disponibile anche a sette posti: optional ci sono e due, dove la Mercedes GLE offre lo spazio e il comfort di un’ammiraglia, grazie a oli. Queste sono fra le principali caratteristiche della nuova GLE, esposta al pubblico e ultime Mercedes: le superfici della carrozzeria sono più levigate come nelle più uci sono ora assottigliate, in particolare quelle posteriori.
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Dossier di Armando Prada
Ogni viaggio diventa un'esperienza fantastica.
c
omfort
’interno della nuova Mercedes GLE è assai più moderno e L tecnologico rispetto al passato, visto che al posto dei classici strumenti a lancette sono presenti i due schermi affiancati (di 12,3” l’uno): quelli di destra è destinato al sistema multimediale MBUX, l’altro alla strumentazione e può essere personalizzato scegliendo fra una grafica classica, sportiva o essenziale.
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Comportamento di marcia Ghiaia, ruvido asfalto o fondo sterrato: solo tu sai qual è la strada giusta. GLE ha tutte le capacità necessarie per affrontare i terreni più impegnativi.Grazie alla trazione integrale permanente 4MATIC e al pacchetto tecnico Offroad (a richiesta) GLE è in grado di affrontare qualsiasi terreno. Il livello del veicolo variabile e il programma di marcia «Offroad+» non sono che due dei suoi punti di forza. Il vantaggio: la migliore trazione possibile in ogni momento.
Tecnologia
Adas
di Rita Sarrocchi
ilsegreto dietro la piena op
a loro stessa natura di supporto/assistenza alla guida li candida naturalmente ad alleati ideali per il settore delle flotte aziendali. Parliamo degli ADAS (acronimo per “Advanced Driver Assistance Systems), L che, come categoria globale, stanno introducendo per gradi l’industria automotive alla grande rivoluzione della guida completamente autonoma (o di “Livello 5”, seguendo la classificazione SAE International). Perché il connubio diventa ogni giorno più forte? Il motivo principale si riassume in un solo sostantivo: “sicurezza”. Ossia la capacità, da parte dell’azienda, di fornire strumenti onboard che aiutino il driver a portare a termine, giorno dopo giorno, la propria attività lavorativa senza correre rischi legati a una situazione del traffico sempre più convulsa. Effettuare spostamenti di corsia in tutta sicurezza, essere avvisati se nel cosiddetto “angolo cieco” si inseriscono persone o mezzi, ridurre le conseguenze di una collisione garantendo che si rispetti la distanza di sicurezza prescritta per legge: la rosa di funzionalità offerte sul mercato è ampia e sono sempre più le vetture, non necessariamente di segmento e fascia alta, dove si riscontra una grande attenzione verso i sistemi ADAS e dove tali soluzioni abbandonano i listini degli allestimenti più avanzati per rendersi più “democraticamente” accessibili. Quando le parole cedono spazio ai numeri, la rilevanza del ricorso alle tecnologie per l’assistenza alla guida si configura in tutta la sua portata. È stato infatti stimato che ben oltre i 2/3 delle cause che sfociano generalmente in un crash stradale (il dato è desunto da uno studio di AXA Assicurazioni) potrebbero essere azzerate in presenza di un dispositivo di avviso (alert) di tipo sonoro impostato in modo tale da avvertire il
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eratività di una flotta driver 1,5 secondi prima che il pericolo ravvisato si traduca in una situazione reale e concreta. Un sistema preventivo, quindi, che, spostando il discorso sulla mobilità in ambito aziendale, permette alla flotta di non subire ricadute in termini di operatività. Perché un mezzo coinvolto in un incidente è costretto a subire stop di durata più o meno lunga. Se poi il driver ne è uscito con conseguenze sul piano fisico, si determina una alterazione completa del flusso commerciale. Rispetto al passato, dove restava confinato tra gli addetti ai lavori, ora il concetto di “costi connessi alla non-sicurezza” appare sdoganato a livello di informazione pubblica, abbracciando voci di spesa agganciate al piano della collettività e altre più specificatamente legate all’organizzazione del lavoro di ogni realtà corporate.
Purtroppo però neppure l’apporto di queste forme di “safety technology” è riuscita a far conseguire, a livello globale, i risultati attesi nella lotta contro i morti sulle strade in Italia. Dalle statistiche estrapolate da ACI a partire dai dati a disposizione del Consiglio Europeo per la Sicurezza Stradale, nel 2017 il nostro Paese ha visto crescere dell’1,6% il numero di persone che hanno perso la vita a seguito di un crash. Dietro agli episodi si nascondono tre grandi “nemici”: distrazione, velocità e alcol. Se l’ultimo attiene alla coscienza del singolo individuo e non dovrebbe darsi quando lo stesso è impegnato in un contesto professionale, gli altri due elementi citati – specialmente il dato in chilometri orari – si legano strutturalmente alla tecnologizzazione che ha investito l’industria automotive e che lascia già immaginare un futuro dove saranno le auto a portare letteralmente in giro gli occupanti del mezzo. In attesa che avvenga, gli ADAS rimangono un punto di riferimento prezioso in ambito aziendale.
Fisco
L’acquisto del carburante
facciamo un po’ di chiarezza sugli adempimenti fiscali
a cura del dott. Giuseppe Mancini L’acquisizione della corretta documentazione all’atto del rifornimento di carburante è da sempre stata alla base, insieme all’inerenza della spesa con l’attività economica svolta, della possibilità riconosciuta dal Fisco ai titolari di partita Iva di dedurre il costo e detrarre l’Iva. Di qui, compatibilmente con quanto la previgente normativa richiedeva, l’impegno dei titolari di partita Iva a gestire un documento chiamato “scheda carburante” che veniva custodito gelosamente nel cruscotto della propria auto e sul quale veniva apposto, ogni volta che si faceva rifornimento, timbro e sigla dal gestore dell’impianto. Purtroppo, tutto questo è destinato a venir meno.Infatti, per contrastare i fenomeni di evasione fiscale, agevolata, va detto anche dai benzinai compiacenti che hanno sempre permesso ai propri clienti di timbrare le schede ad libitum, il nostro legislatore ha pensato bene di far venir meno queste abitudini sconvolgendo tale meccanismo e, soprattutto, irrigidendolo. Questo articolo è, pertanto, rivolto a coloro i quali, in qualità di imprenditori, liberi professionisti o artisti, necessitano di conoscere i documenti fiscali da acquisire in occasione dei rifornimenti di carburante ed il modus operandi da adottare per la loro corretta utilizzazione.
Le novità di legge
Le novità sono state introdotte con la Legge di Bilancio 2018 che ha previsto, con decorrenza 01.07.2018, per l’acquisto di carburanti e lubrificanti da parte del titolare di partita Iva: 1) il pagamento mediante carte di credito, di debito (bancomat), prepagate o altro mezzo da individuarsi con provvedimento dell’Agenzia delle Entrate;
2) l’introduzione dell’obbligo di emissione da parte dei benzinai della fattura in formato elettronico per certificare le cessioni di benzina e gasolio destinati ad essere utilizzati come carburanti;
3) l’abolizione della scheda carburanti. Tutti adempimenti necessari ai fini del riconoscimento della possibilità di detrazione dell’Iva assolta e della deduzione del costo sostenuto.
Tutti adempimenti necessari ai fini del riconoscimento della possibilità di detrazione dell’Iva assolta e della deduzione del costo sostenuto.
"Decreto
Dignità"
Con il recente “Decreto Dignità”, poi, quanto previsto ai precedenti punti 2) e 3) è stato prorogato al 01.01.2019. Quindi, dal 01.07.2018, anche se non ancora obbligatoria l’emissione della fattura elettronica, non è più possibile effettuare pagamenti in contanti per acquisti di carburanti presso impianti stradali ma solo con “mezzi tracciabili”. I mezzi di pagamento ritenuti idonei allo scopo in commento sono, in teoria, diversi a seconda dell’ambito applicativo. Infatti, con riferimento alla deducibilità dei costi, sono considerati “normativamente” idonei ad attestare i pagamenti esclusivamente le carte di credito, quelle di debito e le prepagate; mentre con riferimento alla detrazione Iva, oltre a citati strumenti vengono riconosciuti “normativamente” idonei anche quelli individuati con apposito provvedimento dal direttore dell’Agenzia delle Entrate. Tale impasse, però, è stato risolto dal provv. Agenzia delle Entrate nr 73203 del 4.4.2018 che, di fatto, ha equiparato le diverse discipline individuando i seguenti mezzi di pagamento da ritenere idonei a provare l’avvenuta effettuazione degli acquisiti di carburante:
assegni (circolari e non circolari), bancari e postali; vaglia cambiari e postali; mezzi di pagamento elettronici ex art.5 del D.Lgs 82/2005. A mero titolo esemplificativo: addebito diretto bonifico bancario o postale bollettino postale carte di debito carte di credito carte prepagate ovvero altri strumenti di pagamento che permettono l’addebito in conto corrente Utilizzo scheda carburante
Come detto, con il recente “Decreto Dignità” l’obbligo di emissione della fatturazione elettronica, che in virtù di quanto disposto dalla Legge di Bilancio 2018 avrebbe dovuto avere decorrenza dal 01.07.2018, è stato rinviato al 1.1.2019. Pertanto, almeno in linea di principio, i titolari di partita Iva potrebbero utilizzare la scheda carburante, ancora per tutto l’anno in corso, per documentare gli acquisti di benzina e diesel, sia ai fini della detrazione Iva che della deducibilità del costo sostenuto, così come previsto dal DPR 444/97. Nonostante tale possibilità, però, l’utilizzo della scheda carburante dal 01.07.2018 appare superflua!!! Infatti, come è stato già evidenziato, dal 1^ luglio scorso l’acquisto di benzina e diesel presso i distributori stradali deve necessariamente avvenire con mezzi di pagamento tracciabili se si vuole che il costo sostenuto e l’Iva assolta abbiano valenza fiscale. Quindi questo implicherebbe, per il titolare di partita Iva, che volesse detrarsi l’Iva o dedurre il costo, la compilazione della scheda
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carburante congiuntamente alla conservazione della ricevuta del pagamento. Un lavoro inutile, se si considera che il DPR 444/97 che disciplina l’utilizzo delle schede carburante è stato oggetto di revisione attraverso il DL 70/2011 in virtù del quale i titolari di partita Iva sono stati esonerati dalla tenuta della scheda carburanti se l’acquisto di carburanti avviene mediante carte di credito, bancomat o carte prepagate e a condizione che: 1) la carta utilizzata sia intestata al soggetto esercente attività d’impresa, arte o professione; 2) l’estratto conto evidenzi almeno la data di rifornimento, il distributore presso il quale è stato effettuato il rifornimento, l’ammontare del relativo corrispettivo. In definitiva, grazie a tale esonero, l’utilizzo della scheda carburante dal 1.7.2018 è divenuto superfluo in quanto basta la semplice ricevuta di avvenuto pagamento a mezzo carte di credito, bancomat o carte prepagate per dedurre il costo e recuperare l’Iva assolta. Ecco perché, tutti coloro che ancora oggi continuano a gestire la scheda carburante, possono passare alle modalità di certificazione del costo mediante la produzione della semplice documentazione bancaria attestante il pagamento. Il passaggio dalla scheda alla sola documentazione bancaria può essere posto in essere anche in corso d’anno. Ciò che è importante è che dal momento in cui si decide di passare al nuovo metodo, si continui ad utilizzare esclusivamente quello.
Mobilità sostenibile di Rita Sarrocchi
Ipaese è lo stesso, seppure viaggino anche migliaia di chilometri tra le regioni che possono fregiarsi dell’aggettivo “virtuoso”. È “l’Italia a due velocità” che si muove sulle forme di alimentazione alternativa. Enclave territoriale e linguistica - legittimata forse proprio a partire dalle sue caratteristiche morfologiche il Trentino Alto Adige è da anni la culla della sperimentazione più avanzata su suolo nazionale sul tema dell’utilizzo dell’idrogeno per autotrazione. La Provincia Autonoma di Bolzano risulta inserita nel contesto dei progetti HyFIVE (Hydrogen For Innovative VEhicles), che si è concluso quest’anno; e CHIC (Clean Hydrogen in European Cities), legato agli autobus da impiegare per il trasporto urbano. Infrastrutture per la produzione, lo stoccaggio e il rifornimento di idrogeno: nella verde vallata alpina non manca nulla per consentire alle persone di muoversi senza produrre inquinamento atmosferico. Le dimensioni del veicolo non contano. Dalla carrozzeria dei Suv si sale fino a raggiungere una mini-flotta (si compone di cinque unità) di autobus a celle di combustibile.
I “polmoni” dell’I
IL
Lato passenger car, si impone un nome ed è quello della Hyundai ix35 versione fuel cell, primo modello ad aver scommesso sull’idrogeno avviato alla produzione in serie già nel 2013. I numeri legati alla vettura coreana ad oggi sono, ovviamente, ancora ridotti: circa 500 esemplari dello FCEV (Fuel Cell Electric Vehicle) circolanti su suolo europeo, una decina dei quali allocati proprio in Trentino Alto Adige. Qui ambasciatori eccezionali di questa tipologia di alimentazione alternativa sono sia la Legione Carabinieri, sia la Polizia Stradale, a cui - nel secondo caso attraverso Autostrade del Brennero - è stata consegnata una Hyundai ix35 Fuel Cell.
Hyundai ix35 Fuel Cell
I piani già annunciati e in corso d’opera vedono da anni la realizzazione di un “corridoio verde” – ossia di un’area dove sarà possibile circolare con auto alimentate ad H2 – sulla direttrice ModenaMonaco di Baviera, con allacciamento al costruendo network tedesco per il rifornimento di idrogeno destinato all’autotrazione.
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talia che si muove
Al capo opposto dell’Italia, in Sicilia, la parola d’ordine sembrerebbe invece
“elettrico”
CONTINUA
Mobilità sostenibile
Lungi dal configurarsi come strutturale, il ricorso ai veicoli zero emissioni appare più che altro la mossa coraggiosa di alcune realtà private. L’iniziativa più longeva al riguardo – giunta già al secondo step attuativo – è il “Green Mobility Project”, avviato da Sibeg, imbottigliatore e distributore sul mercato regionale dei prodotti a marchio Coca Cola. Le Citroën C-Zero affidate dal 2015 ai Sales Executive in forza all’azienda hanno ceduto lo ”stallo” a 110 Nissan LEAF. A non essere cambiato è invece il partner energetico. Oggi come allora, a sostenere lo sforzo di Sibeg nella diffusione di un paradigma di mobilità ecosostenibile ritroviamo Enel, a cui si deve l’installazione di ulteriori otto colonnine per la ricarica rapida, che fanno lievitare a 68 il numero delle infrastrutture attivate sul territorio siciliano. Obiettivo segnato per l’azienda del Sud Italia è quello di una conversione all’elettrico di tutti i veicoli presenti nella sua flotta. Una rivoluzione globale che potrà attuarsi quando si porranno le necessarie condizioni a livello sia di offerta di mercato – con soluzioni in grado di rispondere a qualsiasi esigenza professionale – e sia infrastrutturale.
Tra i due vertici della penisola italiana – esperienza egualmente interessante sul piano sperimentale – si pone invece l’esperienza di un costruttore – Toyota - che ha deciso di inserirsi nel mercato della mobilità condivisa con il suo servizio di car sharing Yukô incentrato sulle sole alimentazioni ibride (ossia laddove un motore endotermico, generalmente a benzina, è accoppiato a uno elettrico). Sono una cinquantina le unità Hybrid e Plug-In Hybrid tra Yaris e Prius messe a disposizione nella città di Venezia, a cui si aggiunge un esemplare di Proace Verso allestito per consentire il trasporto di persone con mobilità ridotta. In assenza in Italia di flotte per il car sharing composte da soli veicoli 100% elettrici, come già si trovano nelle vicine Spagna, Germania od Olanda, l’iniziativa promossa dal Marchio delle Tre Ellissi, seppure ancora una volta legata a un soggetto privato, si configura come un volano per una forma di alimentazione che limita l’impatto ambientale del settore dei trasporti e contribuisce ad aprire l’opinione pubblica all’idea che una forma diversa di mobilità rispetto al passato è possibile.
di Andrea Barbieri
Assicura
In Italia si
paga di
più!
IL
Una ricerca tra i 5
maggiori paesi europei
ha mostrato che nella
Penisola si pagano i
premi responsabilità
Tutte le auto devono essere assicurate. Anche quelle “dimenticate” su un terreno privato e chiuse in garage. Una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea lascia pochi dubbi e obbliga pertanto molte aziende – oltre a molti privati – a pagare un premio rc annuale per la propria vettura. “Inoltre – recita un comunicato dell’organismo con sede in Lussemburgo – gli stati membri possono prevedere che qualora l’intestatario del mezzo non adempia a tale obbligo e sia coinvolto in un sinistro con tale veicolo, l’organismo di indennizzo nazionale possa rivalersi contro tale persona anche se non sia civilmente responsabile dell’incidente”.
civile più elevati.
Motivo? Alta incidenza
dei sinistri e alto valore
dei danni. Oltre a una
tassazione da record.
Il mercato rc auto in Italia indica che nel 2018 i prezzi sono in leggero aumento: dopo una decrescita che durava dal 2012, l’Osservatorio di Segugio.it – il comparatore di prezzi e tariffe del gruppo MutuiOnLine – mostra che nel 2018 c’è stato un piccolo aumento dell1% rispetto alla media delle tariffe del 2017: se nel 2012 il miglior prezzo era di 579 euro, lo scorso anno era appena di 436 euro mentre alla fine del primo semestre 2018 dovrebbe risalire a 440 euro.
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all'amministratore zioni auto
Dedicato alle auto aziendali è lo Usage-based insurance o UBI, un sistema in diffusione presso le compagnie assicurative che permette loro di accedere ai Auto dati della flotta. In questo modo, sono in grado di profilare al meglio i rischi legati a ciascun veicolo e a ciascuna azienda, in base al tipo di veicolo usato, al tempo e alla frequenza di utilizzo, alla distanza percorsa al comportamento del singolo driver e al luogo in cui risiede l’impresa o l‘utente. In questo modo, aziendali ai le compagnie sono in grado di calcolare un premio di copertura commisurato all’uso che si fa del veicolo.
raggi x
La
copertura
del futuro
Un passo in avanti rispetto a quanto avviene ora, dato che le pock box lizze sono calcolate basandosi sull’utilizzo passato dei mezzi aziendali. Questo controllo, che attualmente viene effettuato per via telematica dalle black box presenti su alcuni veicoli, potrebbe diventare più economico grazie alle connected cars.
Secondo uno studio effettuato da Octo Telematics, fra i principali fornitori di servizi telematici nell’industria delle assicurazioni auto, entro il 2020 saranno 100 milioni le auto che in tutto il mondo circoleranno coperte da polizze assicurative telematiche, quindi strettamente correlate all’uso effettivo del veicolo. Oggi sono “solo” 12 milioni, ma i numeri sono in costante aumento anche perché il risparmio è valutato intorno al 30% rispetto a quanto avviene oggi. E per le aziende con flotte numericamente rilevanti si traduce in un notevole taglio sui costi come se un’auto ogni 3 avesse una polizza a costo zero.
di Andrea Barbieri sinistri
Cosa accade in Europa ma quanto mi costi
on l’ormai certa uscita del c Regno Unito dall’Unione europea, per poter circolare nel vecchio continente le auto con targa britannica dovranno avere con sé la carta verde, ossia quel documento che rende valida la copertura anche fuori dai confini nazionali. E lo stesso documento servirà anche per gli automobilisti italiani in viaggio oltremanica. Intanto le statistiche effettuate dai comparatori di prezzi indicano che nel 2018 le tariffe delle rc auto saliranno ancora quando già a fine 2017 segnavano un +8% rispetto al 2016. A fine anno, tuttavia, non si dovrebbero raggiungere i prezzi record del 2011, quando coprire un’auto costava mediamente 40 euro in più. Curiosamente, nonostante le direttive Ue vietino alle compagnie di fare differenze tra sessi, nel Regno Unito le polizze intestate ai maschi sono più care di circa 120 euro l’anno rispetto a quelle del gentil sesso.Ma per capire i motivi delle differenze di prezzo tra i vari paesi europei, l’Ania (Associazione nazionale tra le imprese assicuratrici) ha incaricato la società di consulenza internazionale Boston Consulting Group di effettuare uno studio comparativo sui motivi per cui i prezzi rc auto in Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito
Primo dato
l’Italia è al quarto posto in Europa e al settimo nel mondo per quanto concerne la raccolta premi, con una quota di mercato pari al 3,1%. Calcolando il rapporto fra il numero dei sinistri e il numero degli assicurati si nota che l’Italia è al primo posto (sempre riferendosi ai paesi citati) con una percentuale del 7,9%, davanti alla Spagna (7%), al Regno Unito (6,9%), alla Germania (6,4%) e alla Francia (6%). Tale gap tra Italia e altri paesi è andato diminuendo nel corso del tempo.i motivi di tali differenze? Una maggior congestione del traffico, un livello più alto di frodi non scoperte (7%-10% in Italia rispetto al 3%-5% della media europea), un rischio stradale più alto a causa di un numero maggiore di motocicli (il 13% del totale in Italia contro il 3% del Regno Unito).
La ricerca ha individuato anche che in Italia il costo medio dei sinistri stradali è più elevato rispetto alla media: 1.741 euro rispetto a una media di 1.720 nei danni a cose. Più cari anche il costo medio in caso di invalidità o di morte. Pertanto, i premi delle polizze italiane sono i più cari (l’onere dei sinistri incide in media per 126 euro a polizza). A questo si aggiunge il più elevato livello di tassazione, che incide per altri 52 euro a polizza (in media).
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Mobilità
Le strade intelligenti della Cina
All'infrastruttura saranno integrati sistemi per la produzione di energia dal fotovoltaico. Big data e nuove tecnologie aiuteranno a gestire traffico e sicurezza. I lavori saranno completati entro il 2022 La Cina è sempre più concentrata sulla smart mobility. Nella provincia cinese orientale di Zhejiang sono infatti cominciati i lavori per realizzare una super-autostrada “intelligente” che integrerà big data e nuove tecnologie per ridurre l’impatto ambientale e garantire alti standard di sicurezza e gestione del traffico.
Autostrada pronta
entro il 2022
La prima “super-autostrada” cinese, con sei corsie per senso di marcia e un limite di velocità di 120 chilometri orari, contro i 90 attualmente in vigore nelle autostrade cinesi, aprirà i battenti nel 2022 nella provincia cinese orientale di Zhejiang. La nuova autostrada sarà lunga 120 chilometri, ed è entrata in fase di realizzazione. Oltre alle dimensioni e al limite di velocità più elevato, l’infrastruttura integrerà una serie di tecnologie per la sicurezza, la gestione del traffico e la riduzione dell’impatto ambientale, che concorreranno a farne una cosiddetta “smart road”.
Big data e nuove tecnol ogie
All’infrastruttura saranno integrati sistemi per la produzione di energia dal fotovoltaico, che tra le altre cose serviranno in futuro ad alimentare colonnine di ricarica per le auto a propulsione elettrica. Fatto che non sorprende vista la quantità di investimenti del governo di Xi Jinping sul fronte dei nuovi motori ibridi ed elettrici. La “super-autostrada” fornirà anche una serie di sistemi di posizionamento e visibilità aumentata per l’integrazione della guida autonoma e l’aumento della sicurezza degli automobilisti, sfruttando big data e nuove tecnologie. Tutto sarà automatizzato. Gli automobilisti non dovranno nemmeno più fermarsi per pagare l’ingresso al casello.
Mobilità
Quando l'automobile era sinonim
di Armando Prada Da simbolo di libertà, l’auto
tradizionale è ormai diventata
sinonimo di costo ambientale
ed economico. Il futuro della
mobilità è l’elettrico pubblico e
condiviso
Seppur lentamente, le nostre città stanno diventando il luogo dello mobilità multimodale, quella scelta da un crescente numero di persone che, per spostarsi, ricorre all’uso di diversi mezzi di trasporto. In media gli italiani ne utilizzano tre, ma c’è chi quest’anno ha optato sempre più spesso per la sharing mobility, ossia la condivisione dei viaggi o dei mezzi, servendosi di fino a sette mezzi diversi in una sola settimana. Il quadro lo ha tracciato a Milano il gruppo di esperti che ha animato il forum QualeMobilità di Legambiente e Lorien consulting. Si è parlato di mobilità sostenibile, di innovazione e politiche urbane in grado di ridisegnare lo spazio pubblico riducendo quello destinato alle auto private.
Ogni mille
italiani 600
auto
Perché se è vero che cresce l’’attenzione per un uso più sostenibile delle città, è vero anche che siamo ancora un Paese fondato sull’automobile, con un tasso medio di motorizzazione di 624 veicoli ogni mille abitanti. Un record assoluto in Europa, dove a Madrid sono 411, a Berlino 392, a Londra 331 e a Parigi soltanto 166.
allo studio emerge un Paese spaccato in due per quanto riguarda le abitudini di mobilità. Se da un lato c’è chi si muove molto e con molti mezzi, dall’altro c’è chi è “condannato” all’auto o rimane segregato in casa. Una divisione molto netta anche dal punto di vista sociale: ci sono i multi-mobili (che si spostano molto e con molti mezzi) che appartengono alle fasce alte, più ricche e istruite della popolazione e sono numericamente in crescita; e ci sono, in calo, gli stanziali e i monomobili, rispettivamente persone ai margini, pensionati e disoccupati o a basso reddito e persone che fanno parte del ceto medio attivo dei piccoli centri che utilizzano solo l’auto privata.
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mo di libertà e movimento Libertà di movimento
In altre parole, c’è una parte d’Italia costretta a muoversi solo con la propria auto, opzione sempre più costosa, e un 20 per cento della popolazione che non esce più di casa. Una realtà che ci consente di dire che oggi la proprietà dell’auto non è più sinonimo di libertà di movimento. Un focus del sondaggio è stato dedicato a Milano, città laboratorio della “nuova mobilità”, che negli ultimi vent’anni ha perso 100mila automobili e guadagnato 100mila nuovi abitanti. Per chi ci vive e lavora, un sistema di mobilità efficiente e moderno e la gestione sostenibile delle risorse ambientali, anche grazie all’uso delle tecnologie, è la precondizione per definirsi una smart city. Inoltre, i servizi di mobility as a service (disponibili quando servono), integrati con il trasporto pubblico, sono molto utili e richiesti soprattutto dai city users. Il concetto di mobilità
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La mobilità sostenibile è già una realtà in molte città italiane e non si riassume banalmente nel numero di auto elettriche in circolazione, che peraltro resta esiguo così come quello delle colonnine per la ricarica. È la mobilità elettrica pubblica delle metropolitane, dei treni urbani, dei tram, degli autobus e dei filobus. Così come quella delle scale mobili, dei tapis roulant, delle funivie e delle cremagliere. Basti pensare che il 73 per cento degli spostamenti con il trasporto pubblico a Milano oggi è già elettrico.L’elettrico cresce molto rapidamente nella sharing mobility: le auto elettriche in condivisione sono già il 49 per cento a Firenze e il 26 per cento a Roma. Sempre a Firenze, i taxi elettrici in circolazione sono una settantina. Lo scorso anno sono state immatricolate solo 1.879 auto elettriche (lo 0,1 per cento del totale), a fine agosto di quest’anno si è invece raggiunta quota 3.098. Senza contare che nel 2017 sono state vendute ben 148mila e-bike e 1.374 tra moto e scooter elettrici.
continua
Mobilità Mobilità
condivisa La direzione, insomma, è tracciata. Adesso è necessario mettere a sistema i veicoli elettrici e la loro rete di approvigionamento, con altre forme di mobilità sostenibile “connessa”, ossia individuabile con lo smartphone, e condivisa. Solo così i viaggi plurimodali diventeranno più comodi e diffusi. Non sarà più appannaggio di pochi pionieri la scelta di spostarsi usando il binomio bici più treno, oppure metropolitana più monopattino, aereo e auto a noleggio o in sharing, auto più treno e così via.
Queste nuove opportunità, già pienamente sfruttate dai giovani digitali, offrono occasioni uniche alle città, che si stanno ridisegnando oggi con i Piani urbani per la mobilità sostenibile (Pums) in corso di elaborazione in ben 97 realtà. A Milano, per esempio, possono rappresentare l’occasione per pianificare l’uscita dalla mobilità a trazione fossile. La città nel 2025 sarà “gasolio free”, grazie alla realizzazione della nuova AreaB, e nel 2030 tutti i mezzi pubblici saranno elettrici. In generale, vanno ridisegnati la mobilità e lo spazio pubblico, togliendo metri quadrati alle auto in sosta o alla carreggiata stradale come si sta facendo a Parigi. Contemporaneamente, i Piani di risanamento della qualità dell’aria devono puntare a limitare progressivamente i veicoli a combustione, facendo delle città europee la frontiera più avanzata di cambiamento della mobilità.
29 di Armando Prada Guida autonoma e
abbattimento delle
barriere della
disabilità nella
mobilità i temi del
prossimo
appuntamento di
#FORUMAutoMotive.
Sarà un evento ricco di spunti e di provocazioni il prossimo #FORUMAutoMotive, il serbatoio di idee e centrale di dibattiti sui temi della mobilità a motore, in programma martedì 30 ottobre a Milano presso l’Enterprise Hotel in Corso Sempione, 91, a partire dalle ore 9.00. Due i temi principali che animeranno la discussione: il vuoto legislativo e i tanti problemi insoluti che ostacolano lo sviluppo della guida autonoma e i progressi compiuti per assicurare la mobilità a chi ė affetto da disabilità. La prima sessione di lavori sarà dedicata al tema “Guida autonoma: tra concretezza e passi da lumaca” e vedrà confrontarsi manager di primo piano nel settore della mobilità, leader a livello globale nel campo della tecnologia, esperti e rappresentanti del mondo associativo e assicurativo. Ad avviare il dibattito una provocazione: “Se il ‘sistema’ avesse sposato per tempo il cambio di passo del settore automotive, con benefici per la sicurezza e il traffico, l'auto senza pilota sarebbe già realtà. Invece, nonostante i costruttori abbiano già le tecnologie necessarie, non ci sono ancora le infrastrutture per promuovere il cambiamento”.
Spazio poi al tema “Disabilità. Se è l'automotive ad abbattere le barriere”. Il talk show focalizzerà l’attenzione su un mondo spesso nell’ombra, evidenziando i notevoli passi avanti compiuti dal mondo dell’industria, ad esempio, per consentire l'autonomia a chi ha problemi di mobilità, per esaudire i sogni degli appassionati delle due ruote e permettere ai non vedenti di "percepire" il paesaggio che li circonda. Ad approfondire questi e altri temi, senza dimenticare il forte gap sul fronte delle infrastrutture, ci saranno esponenti delle istituzioni, dell’automotive e dello sport motoristico. Assoluta novità di questa edizione sarà il Road Safety Award di Dekra che approda a #FORUMAutomotive, affiancandosi al premio “Personaggio dell’anno per #FORUMAutoMotive” (conferito ogni anno a marzo), e che sarà assegnato ad Alberto Bombassei, presidente di Brembo. Proprio Bombassei sarà protagonista del “Faccia a
faccia” con Pierluigi Bonora, giornalista e fondatore di #FORUMAutoMotive che lo solleciterà sui temi di più stretta attualità sul fronte economico e automotive.Per gli iscritti all’Ordine dei giornalisti che si registreranno all’evento anche attraverso la piattaforma SIGeF la partecipazione darà diritto 4 crediti formativi.
Consegna del Premio
“Road Safety Award”
di
Dekra
ad Alberto Bombassei
di Brembo
Mobilità di Armando Prada
DEKRA presenta il rapporto 2
Le strade di Milano sono più sicure
Nasce il primo DEKRA Flagship
Store a Milano
Già operativo da luglio, sarà ufficialmente inaugurato nelle prossime settimane in viale Umbria 43 a Milano il primo Flagship Store in Italia di DEKRA da circa un secolo azienda leader mondiale nel campo delle revisioni. La divisione Vehicle Inspection di DEKRA, affianca alla più grande rete nazionale di centri in franchising (oltre 600 centri affiliati dislocati sul territorio e 400 officine di pre-revisione) un nuovo concept di store sul mercato della revisione veicoli: un centro interamente dedicato alla “road safety” dove i clienti potranno usufruire e godere della consolidata esperienza di ingegneri e tecnici - in ambito tecnico e normativo per avere la tranquillità di una mobilità in piena sicurezza, grazie a controlli efficaci e trasparenti su tutti i tipi di veicoli.«I Flagship Store DEKRA – sottolinea l’Executive Vehicle Inspection DEKRA Giorgio Casalino
sono Centri di revisione interamente di proprietà e gestione diretta di DEKRA
che, grazie ad un’immagine di altissimo livello, una grande visibilità al pubblico e, naturalmente, caratteristiche di eccellenza nel servizio offerto, rappresentano il modello di riferimento del nostro marchio. L’obiettivo presente e futuro che ci siamo prefissi con questo investimento è di aumentare la riconoscibilità del mparzialità ed affidabilità. Vogliamo sensibilizzare gli automobilisti a identificarsi con essi e a privilegiare i Centri DEKRA quando hanno la necessità di fare la revisione ai propri mezzi”. La nuova rete di DEKRA Flagship Store, centri totalmente innovativi e all’avanguardia che strizzano l’occhio anche allo stile, garantiranno non solo la sicurezza ma offriranno ai clienti esclusivi vantaggi,grazie agli accordi di collaborazione che DEKRA ha già in essere con partner di prestigio come Allianz e Coop per citarne alcuni. Dalla linea di revisione a piastre per auto sportive e storiche, alla revisione a rulli per tutte le tipologie di moto e vetture a tre ruote, il nuovo Centro di viale Umbria a Milano è totalmente innovativo e all’avanguardia non rinunciando
agli aspetti di estrema cura degli spazi di lavoro e all’accoglienza del cliente. Tutto questo, naturalmente, assicurando massima rapidità dei controlli e di moto e vetture a tre ruote, il nuovo Centro di viale Umbria a Milano è totalmente innovativo e all’avanguardia non rinunciando agli aspetti di estrema cura degli spazi di lavoro e all’accoglienza del cliente. Tutto questo, naturalmente, assicurando massima rapidità dei controlli e procedure di lavoro interne di stampo DEKRA a garanzia di verifiche efficaci e trasparenti. «Sarà un centro di ascolto per l’automobilista e un punto di riferimento sul territorio per altre attività di DEKRA in ambito automotive e industriale – conclude Casalino. Un Centro di sicurezza stradale senza attività di officina, ma esclusivamente dedicato alla revisione di tutti i veicoli a due, tre e quattro ruote, dove il cliente potrà supervisionare i controlli imparziali della propria vettura e ottenere il Certificato di Revisione DEKRA in cui sono riportati tutte le verifiche effettuate».
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2018 sulla sicurezza stradale
Obbiettivo sicurezza
Prima edizione del premio
Sicurezza Stradale
Con quasi un secolo di storia alle spalle, DEKRA è una delle più importanti aziende al mondo nei settori della mobilità, industriale e della formazione, con una presenza in oltre 50 paesi e oltre 35.000 dipendenti. “On the safe side”: da sempre impegnata sul fronte della sicurezza non solo stradale, in occasione della presentazione del Rapporto Annuale 2018 sulla Sicurezza Stradale, dedicato al Trasporto Merci, l’Azienda si fa promotrice di un premio volto a valorizzare le realtà italiane più attive e brillanti in questo ambito.
spiega Toni Purcaro, Executive Vice President DEKRA Group, e conclude - in questo contesto,Alberto Bombassei è certamente una delle figure più meritevoli per l’eccezionalità e la continuità di ciò che ha saputo realizzare”. ll premio viene assegnato ad aziende o figure professionali secondo tutti o alcuni dei seguenti requisiti: Che abbiamo sviluppato un’azione significativa con risultati comprovati nella RICERCA sulla Sicurezza Stradale. In caso di aziende, riveste valore importante la quota di INVESTIMENTIdestinati alla ricerca. Messa in commercio di PRODOTTI che hanno migliorato e contribuiscono alla Sicurezza Stradale, L’uso di procedure a salvaguardia della SICUREZZA SUL LAVORO, L’attenzione ai GIOVANI talenti è considerata molto positivamente.FORMAZIONE è determinante per la Sicurezza Stradale.La sicurezza stradale deve essere
Rapporto Annuale sulla
Sicurezza Stradale
Panoramica sulle tematiche più attuali del mondo della sicurezza stradale con il contributo delle personalità del settore di tutto il mondo. Quest’anno sarà presentato a Roma con il patrocinio della Fondazione IFEL il prossimo 16 ottobre. DEKRA al tavolo per la Sicurezza
Di cui è stata uno dei promotori, che periodicamente riunisce in un confronto aperto e informale i più autorevoli esponenti degli Enti e delle istituzioni in prima linea sul tema Sicurezza. Da quest’anno con il DEKRA Road Safety Award: “Abbiamo deciso di istituire questo premio, perché riteniamo importante che un’azienda come DEKRA, la numero uno al mondo nel settore Automotive, che pone la Sicurezza come punto centrale della sua azione, si impegni ancor più per portare attenzione a chi ogni giorno e con merito contribuisce a migliorare la sicurezza stradale Stradale
Toni Purcaro Executive Vice Presidente DEKRA Toni Purcaro Executive Vice Presidente DEKRA
COMUNICATA. in un processo che porta alla diffusione della consapevolezza della responsabilità che si assume ogni persona che fruisce di una strada: autista di mezzi pesanti, automobilista, motociclista, ciclista o pedone che sia. Al Premio interessano persone o aziende o enti che COMUNICANO comportamenti virtuosi per la Sicurezza Stradale. Alberto Bombassei con la sua BREMBO, risponde perfettamente ai requisiti indicati, un grande imprenditore che ha saputo costruire un’azienda che negli anni ha contribuito in misura significativa al miglioramento della sicurezza sulle strade italiane, europee e del mondo.
Mercato - auto
MERCATO DELL’AUTO SETTEMBRE UN CALO A DU
SULLE EM
Il confronto del terzo trimestre 2018 con lo stesso periodo dello scorso anno
SETTEMBRE 2018 - 25,4%
Secondo i dati pubblicati oggi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a settembre il mercato italiano dell’auto totalizza 124.976 immatricolazioni, in calo del 25,4% rispetto allo stesso mese del 2017. I volumi immatricolati nei primi nove mesi del 2018 ammontano, così, a 1.491.261 unità, il 2,8% in meno rispetto ai volumi dello stesso periodo del 2017.
“Il calo registrato nel mese fa seguito ad un trimestre estivo dai volumi insolitamente alti determinato dall’introduzione, a partire dal 1° settembre, delle nuove normative sulle emissioni e, quindi, dell’obbligo di immatricolare esclusivamente vetture dotate di un propulsore Euro 6C e 6D temp - commenta Aurelio Nervo, Presidente di ANFIA. La crescita delle immatricolazioni a luglio e ad agosto al di sopra della media ha portato ad un effetto di compensazione nel mese successivo. Per interpretare correttamente questa discontinuità del mercato, è opportuno confrontare l’andamento del terzo trimestre 2018 con lo stesso periodo del 2017, da cui emerge una contrazione decisamente più contenuta e pari al -6,9%. La situazione è destinata comunque a normalizzarsi nel quarto trimestre del 2018 con lo smaltimento degli stock di auto Euro 6B”. Passando all’analisi del mercato per alimentazione1, a settembre 2018 crescono solo le immatricolazioni di auto ibride ed elettriche. Risultano in forte calo le immatricolazioni di autovetture diesel, che diminuiscono del 38% nel mese e del 9% nel cumulato. La quota di mercato delle autovetture diesel, a settembre, è del 47,6%. L’ultimo mese in cui si è registrata una quota più bassa di questa, è stato marzo 2010, quando il diesel ha rappresentato il 38,4% del mercato. Il mercato delle auto a benzina registra una flessione del 6% nel mese, mentre il cumulato da inizio anno mantiene il segno positivo (+2%). In termini di quota, le auto a benzina conquistano il 39% del mercato totale (la quota mensile più alta da febbraio 2012). Le autovetture ad alimentazione alternativa rappresentano il 13,4% del mercato di settembre e calano del 12% nel mese, mantenendo invece un segno positivo nel cumulato dei primi 9 mesi (+14%). Risultano in diminuzione sia il mercato
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E CIFRE ( - 25,4% ) INCIDONO LE NUOVE NORME
ISSIONI
mostra una contrazione decisamente più contenuta e pari al -6,9%
delle autovetture a GPL - che registra nel mese una variazione negativa del 24% e nel cumulato del 3% - sia quello delle autovetture a metano, che segna a settembre 2018 -63% rispetto a settembre 2017, riducendo così la crescita tendenziale nei primi nove mesi del 2018 (+40%). Le autovetture elettriche sono quelle che registrano il miglior andamento tendenziale, sia nel mese (+167%), sia nel cumulato (+150%), ma rappresentano ancora una quota molto piccola del mercato, lo 0,4% (circa 500 immatricolazioni) a settembre. Infine, le autovetture con motore ibrido risultano in crescita del 29% nel mese di settembre e del 33% nei primi nove mesi del 2018. L'ottima performance di auto elettriche ed ibride porta le autovetture con queste alimentazioni a rappresentare, insieme, la quota record del 6,6% del mercato di settembre.
Mercato per Segmenti Mercato per Segmenti
In riferimento al mercato per segmenti, a settembre 2018, Fiat Panda è l'auto più venduta del segmento delle superutilitarie, seguita da Fiat 500. I due modelli, insieme, hanno una quota di mercato, nel segmento, del 49%. Fiat Tipo è il primo modello tra le vetture medie-inferiori e rappresenta il 12% delle vendite di settembre per questo segmento. Alfa Romeo Stelvio è il primo tra i SUV Medi. Secondo le stime preliminari ISTAT, a settembre l’indice nazionale dei prezzi al consumo registra una diminuzione dello 0,4% su base mensile e una crescita dell’1,5% su base annua (da+1,6% di agosto). Il lieve rallentamento dell’inflazione si deve principalmente alla dinamica dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati, alla quale si somma quella dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,8% di agosto a +2,5%) e dei Beni energetici non regolamentati che tuttavia continuano ad aumentare a ritmi sostenuti (da +9,5% del mese precedente a +9,3%).
Marche Nazionali
Le marche nazionali, nel complesso, totalizzano nel mese 28.554 immatricolazioni (-39,8%), con una quota di mercato del 22,8%. Nel cumulato da inizio 2018, le immatricolazioni complessive ammontano a 401.636 unità (-10,4%), con una quota di mercato del 26,9%. I marchi di FCA (escludendo Ferrari e Maserati) totalizzano nel complesso 28.136 immatricolazioni nel mese (-40,3%), con una quota di mercato del 22,5%. Andamento positivo a settembre per Maserati (+19%) e Lamborghini (+66,7%). Nel periodo gennaio-settembre, i marchi di FCA totalizzano 398.015 autovetture immatricolate, con un calo del 10,6% e una quota di mercato del 26,7%. Chiudono positivamente il progressivo 2018 i brand Alfa Romeo (+6,5%) e Jeep (+86,4%), ai quali si affiancano Ferrari (+10,4%) e Lamborghini (+42,7%). Sono quattro, a settembre, i modelli italiani nella top ten delle vendite, con Fiat Panda (9.722 unità) in prima posizione, seguita, al secondo posto, da Lancia Ypsilon (3.365). Al quarto posto troviamo Fiat 500 (2.800), seguita, al settimo, da Jeep Renegade (2.549), che si mantiene stabile.
Mercato per Segmenti Mercato Usato
Il mercato dell’usato totalizza 339.354 trasferimenti di proprietà al lordo delle minivolture a concessionari a settembre 2018, registrando un decremento del 7,9% rispetto a settembre 2017. Nei primi nove mesi del 2018, i trasferimenti di proprietà sono 3.291.928, il 3,5% in meno rispetto allo stesso periodo del 2017.
GDPR
Privacy e a
di Andrea Barbieri
quando è consentito “s
GDPR 2018
il
suo arrivo è stato atteso con un po’ di preoccupazione per il carico di novità che portava con sé. Anche a distanza di diversi mesi dalla sua entrata in vigore (25 maggio 2018), il Regolamento Generale per la Protezione dei Dati (GDPR) è ancora argomento caldo di discussione. Specialmente quando il discorso si sposta sul tema della mobilità aziendale. Fin dove è lecito che si spingano un datore di lavoro e il gestore di una flotta nell’attività di monitoraggio delle performance dei propri dipendenti? Il “muro” della privacy dove va eretto? Abbiamo sfogliato la Relazione 2017 diffusa dall’ufficio del Garante della Privacy, che ne compendia dodici mesi di attività, così da costruirci un’idea sulla giurisprudenza esistente in materia e potervi attingere nell’interpretazione delle nuove linee-guida dettate. Nel documento si ritrovano contenuti interessanti che forse non tutti conoscono. La pronuncia principale, riportata al capitolo 13 (“La protezione dei dati personali nel rapporto di lavoro pubblico e privato”), ruota intorno alla possibilità per le aziende di trattare i dati ricavati da smartphone e GPS sulla geolocalizzazione dei mezzi in mancanza di consenso scritto da parte dei soggetti (dipendenti) da cui le informazioni stesse sono state desunte. Condizione imprescindibile è la presenza di motivazioni di legittimo interesse. Controllare – “tracciare” - i device assegnati dalle aziende si legittima quindi solo a partire dal fatto che l’ottenimento dei predetti dati sia determinante ai fini del buon andamento dell’attività commerciale.
aziende
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spiare i dipendenti”
Nella pronuncia legata alla situazione specifica di una società che eroga servizi di fornitura di acqua potabile e di raccolta/trattamento delle acque reflue, il Garante della Privacy elenca quali sono gli scopi ammissibili sottesi al trattamento dei dati dei dipendenti da parte delle aziende. La Relazione 2017 ne cita in particolare alcuni, su cui operiamo, a nostra volta, una selezione, a dimostrazione che potrebbero essere ricondotti senza problema alcuno a qualsiasi realtà business: “ottimizzazione della gestione delle attività aziendali in occasione di richieste di intervento/emergenze”; “innalzamento […] della protezione della flotta aziendale in caso di furto”; “più efficiente programmazione delle attività sul territorio e degli interventi di manutenzione dei veicoli”; “gestione delle contestazioni di violazione amministrativa di disposizioni del Codice della Strada”. Nella pronuncia legata alla situazione specifica di una società che eroga servizi di fornitura di acqua potabile e di raccolta/trattamento delle acque reflue, il Garante della Privacy elenca quali sono gli scopi ammissibili sottesi al trattamento dei dati dei dipendenti da parte delle aziende. La Relazione 2017 ne cita in particolare alcuni, su cui operiamo, a nostra volta, una selezione, a dimostrazione che potrebbero essere ricondotti senza problema alcuno a qualsiasi realtà business: “ottimizzazione della gestione delle attività aziendali in occasione di richieste di intervento/emergenze”; “innalzamento […] della protezione della flotta aziendale in caso di furto”; “più efficiente programmazione delle attività sul territorio e degli interventi di manutenzione dei veicoli”; “gestione delle contestazioni di violazione amministrativa di disposizioni del Codice della Strada”. Elementi, tutti, che vanno ad incidere sull’operatività e sul costo globale di gestione del parco veicoli aziendale. “Tuttavia, come misure a tutela dei diritti e delle libertà degli interessati – si legge ancora nel documento - è stato prescritto alla società di configurare il sistema in modo da rilevare la posizione geografica con una cadenza temporale strettamente proporzionata alle finalità perseguite e in modo da consentire la conservazione dei dati trattati esclusivamente nelle ipotesi e con le modalità indicate in concreto nel provvedimento, in applicazione dei principi di protezione dei dati, distintamente per ciascuna finalità”. Basta quindi così “poco”? In realtà, a monte di qualsiasi ragionamento, occorre porre un concetto basilare. Che cosa deve intendersi per “legittimo interesse dell’azienda”, inteso come chiave che schiude direttamente alla possibilità di trattamento dei dati dei dipendenti senza chiederne l’espresso consenso? Perché si dia questa condizione occorre instaurare un procedimento presso l’autorità di controllo, che nella sua pronuncia deve assentirla o negarla.
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Mobilità dI Andrea Barbieri
L'industria automotive Italiana
Nel 2017, secondo i dati pubblicati da ISTAT (luglio 2018), il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.716.934 milioni di euro correnti, con un aumento del 2,1% rispetto all'anno precedente. In volume2 il Pil è aumentato dell'1,5% (1.594.581 milioni di euro); per i paesi maggiormente sviluppati è indicato un aumento del Pil in volume in Germania del 2,5%, nel Regno Unito dell’1,7%, negli Stati Uniti del 2,3% e in Francia del 2,3% (dati FMI, luglio 2018). In Italia il Pil pro-capite per il 2017 è di 26.338 euro, era di 28.699 euro nel 2007. Dal lato della domanda interna, nel 2017 si registra, in termini di volume, una crescita dell'1,5% dei consumi finali nazionali e del 3,8% negli investimenti fissi lordi. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate del 5,4% e le importazioni del 5,3%. Nel 2017 la pressione fiscale (728.390 milioni di euro) è scesa al 42,4% dal 42,7% dell’anno precedente (era del 43,6% nel 2013). Nel 2017 l'indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche, misurato in rapporto al PIL, è stato pari a -1,9%, a fronte del -2,5% del 2016. Alla fine del 2017 il debito pubblico risulta pari a 2.256.061 milioni di euro (131,5% del Pil). Rispetto al 2016 il rapporto tra il debito delle AP e il Pil è diminuito di 0,5 punti percentuali. Il saldo primario (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) è risultato positivo e pari a 32.150 milioni di euro, con un’incidenza sul Pil dell’1,9% (nel 2016 era stata pari all’1,5%). Nel 2017 le famiglie residenti hanno aumentato la spesa per consumi finali (+2,5% in termini nominali) in misura superiore rispetto all'incremento del reddito disponibile (+1,7%); di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie scende al 7,8% (-0,7 punti percentuali rispetto al 2016). Per effetto dell'aumento dell'1,2% del deflatore dei consumi privati, la crescita del reddito disponibile corrisponde a un incremento del potere di acquisto delle famiglie dello 0,6%, in rallentamento rispetto alle tendenze registrate nel biennio precedente. In volume, la spesa delle famiglie residenti è cresciuta dell’1,3%.Gli investimenti misurati a prezzi correnti hanno registrato nel decennio 2007-2016 una flessione del 18,1%, con un andamento contraddistinto da due specifiche fasi di caduta: la prima marcata contrazione a seguito della crisi del 2009 e la seconda, ancora più profonda e prolungata, nel triennio 2011-2014. Nel 2017 gli investimenti fissi lordi risultano in crescita del 4,3% (in volume +3,7%), superiore a quello dell’anno precedente (+3%). Nel 2017, la produzione industriale è aumentata del 3,6% rispetto all'anno precedente, mentre la produzione industriale del settore automotive è aumentata del 4,3%. Nel 2017 il tasso di occupazione (20-64 anni) arriva al 62,3% (era il 61,6% nel 2016) e scende al 58% per la fascia di età 15-64 anni; il tasso di disoccupazione è dell’11,2% (15-74 anni). ISTAT rileva che aumentano gli ingressi nell’occupazione esclusivamente verso i dipendenti a termine; l’incremento coinvolge i giovani, le donne e soprattutto i residenti nel Mezzogiorno e gli individui con elevato livello di istruzione. Crescono anche le transizioni dallo stato di inattività verso la disoccupazione, soprattutto per le forze di lavoro potenziali. In UE l’Italia si posiziona in penultima posizione per occupati, davanti solo alla Grecia. Il tasso medio di occupazione in UE nel 2017 è stato del 72,1%, secondo i dati Eurostat, con un target del 75% entro il 2020; il target, differente per ogni Paese, è del 67% per l’Italia. Nel 2017, secondo le rilevazioni sul commercio estero ISTAT, il trade di beni è aumentato dell’8%. Risultano in crescita tendenziale sia le esportazioni (+7,4% in valore e +3,1% in volume), che le importazioni (+9% in valore e +2,6% in volume). L’espansione dell’export riguarda sia i paesi UE (+6,7%), sia i paesi extra-UE (+8,2%). Il valore delle esportazioni di beni è di circa 448 miliardi di euro e quello delle importazioni di 401 miliardi. L'avanzo commerciale raggiunge i 47 miliardi (+81 miliardi al netto dell'energia). Nel 2017, il valore delle esportazioni di Autoveicoli (codice ATECO 29.1, sulla base dei dati del commercio estero di ISTAT) ammonta a 23,69 miliardi di euro, il 5,3% del totale esportato, in crescita dell’11,3%, mentre l’import vale 33,27 miliardi di euro e l’8,3% del totale dell’import italiano, il 9,7% in più rispetto al 2016. Il saldo è negativo ed ammonta a 9,6 miliardi di Euro. Nel 2017, il valore delle esportazioni del settore dei componenti per autoveicoli (che considera anche i trasferimenti intra-aziendali) cresce del 6% rispetto al 2016 e ammonta a 21,2 miliardi di euro; l’import vale 15,4 miliardi di euro, in aumento tendenziale del 6%. Il trade del settore componenti e parti per autoveicoli genera un saldo commerciale positivo di circa 5,7 miliardi di euro, circa 327 milioni in più del saldo 2016 (+6%), secondo le elaborazioni ANFIA su dati ISTAT.
Car Sharing e Ride Sharing, spiegato da AlixPartners