FLEETIME AUTOMOTIVE NEWS FOR YOUR BUSINESS
Dossier Nuovo T-ROC
Talkingpress podcast Fleetime
FleetRestart intervista BMW e Ford
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Fleetime Magazine Spinoff fleetime.it Direzione e redazione 20097 San Donato Milanese (MI) Tel. 02.80888386 redazione@fleetime.it
ARIO ANIASA intervista
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Dossier T-Roc
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FleetRestart
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Talking press
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Dealer e fleet
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Micromobilità e flotte
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Redazione Flavio Prada, Barbara Davi redazione@fleetime.it
EliMedia P.iva 10671390960 pubblicità Tel. 02.80888286 elimedia@fleetime.it
Hanno collaborato Giuseppe Donadei, Giulia Marrone, Elia Donadei, Riccardo Bellumori Redazione Roma, Antonio Elia Migliozzi Redazione Roma
Giuseppe Donadei giuseppe.donadei@fleetime.it
Editoriale Un eterno presente che non ci fa programmare il futuro. Emergenze che si rincorrono, paure che si sovrappongono, desideri diventati bisogni. Per anni abbiamo creduto (o forse ci hanno fatto credere) che fossero i legami commerciali a far compattare alleanze tra i popoli: ci risvegliamo ora disillusi e disorientati da qualcosa che non pensavamo sarebbe mai potuto accadere dopo oltre 50 anni di pace. Siamo ancor piu’ disillusi perche’ ora questa assurda guerra nel cuore della nostra Europa toglie respiro alla “guerra” che avremmo voluto iniziare finalmente post pandemia: quella contro il cambiamento climatico, per un mondo maggiormente eco/sostenibile a vantaggio delle future generazioni. Con il rischio di vanificare tutte le nostre risorse (anche psicologiche) se la diplomazia non accelera davvero verso il bene comune.
Giuseppe Donadei
Lo stato del Gov
A che punto sono gli impegni del Governo per allineamento UE per l'IVA ?
ANIASA come si sta muovendo sul tema?
Dopo anni di silenzio, qualcosa, finalmente, si muove. E dire che abbiamo dal 2007 un regime di detraibilità forfetaria dell’IVA ancorato al 40%, mentre in Germania, Francia e Spagna vige il 100%. La novità è stata promossa dall’On.le Sara Moretto (IV), il cui ordine del giorno è stato approvato dalla Camera a fine dicembre scorso. Il documento è chiaro: il Governo “si impegna a valutare la possibilità di allineare la fiscalità dell’auto aziendale ai valori europei, al fine di incentivare e sostenere l’utilizzo delle vetture a fini professionali”. E’ la prima volta che il tema arriva a questo livello. E’ evidente, l’ordine del giorno è solo un contributo alla soluzione del problema. Però è un primo passo, di fronte al quale il Governo, visto l’impegno preso, difficilmente si orienterebbe a chiedere un ulteriore proroga triennale. Già perché è essenziale che il Governo non presenti alla Commissione EU un ulteriore domanda di proroga per la deroga al diritto comunitario sulla detraibilità dell'Iva, che scadrà il 31 dicembre 2022.
Occorre supportare l’Esecutivo per un intervento di adeguamento insieme alle altre associazioni automotive. Magari con un progressivo aumento dell’aliquota ovvero aumentando la detraibilità in base alle minori emissioni di CO2, un criterio, del resto, adottato per la tassazione del fringe benefit. Una misura così calibrata promuoverebbe la transizione ecologica, su cui le flotte hanno un ruolo primario, immatricolando nel primo bimestre del 2022 il 40 ed il 60% delle vetture elettriche ed ibride.
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del noleggio tra impegni erno e il cambiamento
FLEETIME AUTOMOTIVE NEWS FOR YOUR BUSINESS
La fase di cambiamento generale, sta cambiando anche il noleggio?
Sono nate soluzioni di noleggio flessibili?
Il momento è sempre più delicato: alla pandemia sta facendo seguito la crisi dei microchip, il rallentamento della produzione industriale, il costo dell’energia, i più gravi problemi per la crisi internazionale. C’è una carenza di prodotto, molto sentita nelle flotte, specialmente nelle attività di noleggio a breve termine, essenziali anche per la fornitura delle auto sostitutive o in pre-assegnazione. Le preoccupazioni del settore per la ridotta disponibilità di veicoli si stanno confrontando con una nuova domanda di servizi di mobilità da parte di aziende e privati. Questo è il canale che si sta sviluppando maggiormente: a fine 2021 erano oltre 80.000 i contrati in essere. Sono poi sempre più richiesti i servizi “home delivery”, con consegna e ritiro presso il cliente.
Il noleggio ha una prerogativa: anticipare i tempi e proporre nuove tipologie di servizi. Di fronte all’imprevedibile frenata dell’offerta di veicoli, le aziende di noleggio si sono attivate pattuendo con la clientela la proroga dei contratti e rafforzando i servizi di consulenza specifica, proprio per ridurre le ripercussioni delle oggettive difficoltà di approvvigionamento di veicoli. Una situazione complessa, in cui il mondo del noleggio sta dando prova di grande professionalità: i servizi di manutenzione sono stati resi ancora più stringenti e puntuali per assicurare la sicurezza dei veicoli, così come quelli amministrativi e della logistica, riducendo al minimo i tempi di consegna. Le formule di noleggio sono in continuo cambiamento e hanno un riscontro immediato sul mercato, permettendo anche un veloce perfezionamento.
Non avrai – per ora - altro elettrico all'infuori dell'Ibrido? Analisi di un percorso accidentato ed in crisi della transizione elettrica. Le criticità contestuali, la perdita della proprietà, la manutenzione, il mercato.
SE
Auto elettrica e mercato
il mercato dell’Auto frena, e questo non fa notizia, l’evidenza che anche la lunga striscia positiva delle “Z.E.” cioè 100% elettriche si è interrotta è un fattore invece sicuramente di maggior rilievo, la cui spiegazione non può rivelarsi solo nella incertezza che ancora investe la programmazione dei nuovi Piani governativi di Incentivo, ovvero nella più che opportuna revisione – temporanea - dei piani di acquisizione da parte di Noleggiatori e Pubblica Amministrazione.
In effetti nei primi di Marzo i Ministeri coinvolti nella ripartizione degli incentivi - per un monte previsto nell’ultimo Decreto Energia di 700 mln. di Euro quest’anno, in previsione di 1 mld. di Euro dal 2023 al 2030 – hanno svolto una prima riunione tecnica. In attesa del concreto Dpcm di attuazione, si può già prevedere una robusta incentivazione delle full electric (ovviamente con soglia massima definita di costo listino) ed un coinvolgimento più limitato sulle Ibride Plug-In, mentre rimane incerta al momento la possibilità di inclusione delle Euro 6 e per conseguenza della fascia di emissione tra i 61 ed i 135 g. di CO2/Km. Evidente che le performances di vendita delle elettriche pure risentono dell’effetto degli eco bonus, e dunque sia chiaro che non si vuole paventare nessuna previsione di crisi irreversibile in un settore di mercato dove ogni Marchio ha previsto e prosegue negli investimenti e nel piano industriale.
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Dalla pandemia un primo “Lockdown” all’elettrico ?
ECOMOBILITA' Quanto "Elettrico" gira oggi nel mondo?
E’ evidente tuttavia che per il settore dell’ecomobilità “Z.E.” dall’allerta Covid in poi si sono affacciate problematiche progressive ed in qualche caso anche una seria critica di settore sulle problematiche conseguenti dalla eventuale massificazione dell’auto elettrica. Dalla crisi dei Chip al possibile boom dei prezzi di materiali rari e di metalli che costituiscono l’organismo centrale di un mezzo elettrico, si è passato alle prime marcate dichiarazioni di perplessità di molti Manager auto in merito alla pre-valutazione dell’impatto sociale che la scomparsa dell’endotermico può generare su welfare ed occupazione, fino addirittura alle previsioni di maggior impatto eco ambientale del comparto elettrico prima della emersione dei reali benefici in tema di inquinamento. A questo fa eco in Italia la presa di posizione di esponenti di Governo e politici che proprio in ottica del nuovo piano di incentivi raccomandano di non puntare tutto sull’elettrico per non rischiare effetti sulla filiera automotive nazionale (in primis la nostra Motor Valley). Di certo tutto quello che sappiamo, sperimentiamo e prevediamo sull’auto elettrica ha un primo importante riferimento : siamo nella fase ancora embrionale dello sviluppo commerciale e della diffusione sulle strade di tutti i giorni.
Diamo una occhiata ad alcune stime : sul reale numero di auto full electric in circolazione una cifra definitiva certa non è disponibile, tuttavia una stima verosimile è quella proposta dagli esperti di BloombergNEF, che includono nella loro statistica le auto full electric targate, di prima immatricolazione (dunque ad esclusione delle installazioni secondo impianto) e di omologazione non solo nazionale. Secondo gli analisti dei settori dell’energia, dei trasporti, dell’industria, della transizione energetica, le auto elettriche come sopra dette sono prossime al numero di circa 12 milioni, il 70% dei quali sono stati consegnati non più tardi del 2018/2019. Il che significa che uno storico - pur rappresentativo del ciclo di vita e della gestione del campione maggioritario di auto elettriche nel mondo – al momento non supera neppure la originaria Garanzia di legge. Mentre sul versante dei punti di ricarica su aree pubbliche più che una stima si può parlare di mappatura molto generica che vede ad oggi un numero di punti di ricarica pubblica nel mondo non superiore ai due milioni di dispositivi o colonnina, ma con la evidenza di una prospettiva di diffusione sul territorio molto meno esplosiva e veloce.
Punti di ricarica : siamo già in affanno?
Dai numeri, al netto delle ricariche private ed aziendali e sulla base di una copertura territoriale che ovviamente non è ancora omogenea, si desume che fin dalla fase di sviluppo embrionale delle vendite di elettrico un veicolo Z.E. su sei attualmente circolante può trovare il primo posto della fila nei turni di ricarica, gestendo però le sue esigenze con un numero più nutrito di mezzi rigenerati elettrici (Allestimenti) mezzi Hibrid e di motocicli, Scooter e mezzi di micro mobilità a batteria. Cosa accadrebbe se improvvisamente dovessero esplodere positivamente le immatricolazioni di sole elettriche? Di certo che il trend di espansione delle infrastrutture di ricarica non avrebbe la stessa velocità di diffusione. E gli effetti sarebbero solo sociali (inadeguatezza temporanea della rete di ricarica) oppure anche tecnologici (eccesso di assorbimento della tensione disponibile sul territorio)? Su tanti di questi dubbi non siamo ancora riusciti a ricavare risposte univoche.
Quelli che…hanno fatto un passo indietro? I ricercatori della Californian University UC Davis – vicino Sacramento - hanno voluto approfondire il feedback di gradimento e fidelizzazione di un campione di “Early Adopters” di auto elettriche. Con una ricerca iniziata nel 2019 ed intitolata “ Who is buying electric vehicles in California?” i ricercatori hanno potuto appurare che circa il 20% ha optato, dopo una prima esperienza di acquisto o noleggio di auto elettriche, al ritorno all’endotermico. Un primo segnale di allarme? La prima motivazione del ritorno alle origini è la scomodità della ricarica. In secondo luogo l’autonomia, concludendo con il prezzo delle auto. A nostro parere sembra che tutto stia migliorando nonostante gli eventi catastrofici inaspettati.
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Siamo davvero pronti? A questo dobbiamo aggiungere la terza incognita, cioè l’occasione di cambio o intervento in garanzia del pacco batterie. E ricordare, anche in previsione del nuovo Round sulla “B.E.R.” nel 2023, che ancora tanto rimane da capire sulla effettiva possibilità delle Reti Indipendenti di Autoriparazione e per l’Aftermarket di poter svolgere interventi in concorrenza con le Reti Ufficiali. Diciamo la verità: forse il primo motivo da ricercare nella valutazione ed accettazione di mezzi totalmente elettrici può essere quello della “stretta normativa” sui requisiti ambientali : senza il timore di una guerra senza frontiere delle Istituzioni al motore endotermico, come avvenuto sinora, quanti automobilisti abbandonerebbero a cuor leggero il caro vecchio motore e tutta l’esperienza che su questo abbiamo maturato? Su tutte queste incognite, infatti, emerge in risposta la piena vitalità del mercato Ibrido, che significa : conoscenza e predittività su una componente fondamentale del sistema (il motore endotermico), significa abitudine ad uso e gestione consolidata, e significa alternativa maggiore nelle fonti di alimentazione, questione oggi tornata davvero al centro dell’attenzione. Forse, dunque, il Consumatore Automobilista – Privato e Fleet - ha già espresso il suo verdetto? Almeno fino al grande appuntamento previsto per il 2035, sembrerebbe di si…..
Nuovo Volkswagen T-ROC:
Sicuro di sé, da ogni punto di vista
Si
rinnova con discrezione ma mantiene le doti di versatilità estrema il piccolo Crossover di casa Volkswagen. Continua ad essere una ottima opzione per Partite Iva, Professionisti e Flotte.
Nuovo T-ROC e Flotte Il Segmento di mercato dei Suv compatti gode tutt'ora di ottima salute e vede una offerta commerciale di livello che sfida sia la crisi che la riduzione dei volumi di vendite globali del settore auto. Il successo di questo segmento nasce dalla risposta positiva che i Suv compatti offrono nella comodità e massima flessibilità racchiuse in dimensioni contenute come anche nella gestione di costi alla portata di molte tasche. Ovviamente tra le icone e le Best Seller di questo Segmento troviamo Nuovo T-Roc di Volkswagen, il primo Crossover compatto che il Marchio ripropone ora rinnovato sul mercato. Il nuovo design regala ancora più personalità grazie a dettagli ora accentuati, come la fiancata “muscolosa” e profondamente innervata, oppure rinnovati come il frontale e la parte posteriore con il profilo luci.
Grinta da Urban Crossover Luci a Led e nuovo taglio dei gruppi ottici, una calandra personalissima che fa ben distinguere al primo sguardo Nuovo T-Roc. Le note positive non si fermano solo all’esterno (la nuova serie di colori, i cerchi a scelta ed altro) ma anche in tanti particolari interni e tecnici. Plancia molto bella e piacevole al tatto, Digital Cockpit e pulsanti che lasciano il posto a moderne superfici sensibili al tocco e a richiesta sedile ergoActive per un comfort di seduta elevatissimo.
Guidare avvolti dal comfort,
ed in totale sicurezza
IL
Digital Cockpit di serie visualizza le informazioni più importanti sul Display a colori da 8” con grafiche accattivanti, dal volante multifunzione il sistema è accessibile per regolare ad esempio audio, telefono o sistemi di assistenza alla guida. Certo un plus aggiuntivo per l’uso professionale intenso e per chi usa l’auto frequentemente. Volkswagen offre all'interno della propria connettività ancora più comodità, sicurezza e intrattenimento. Nuovo T-Roc è dotato inoltre di serie del sistema di assistenza per il mantenimento della corsia “Lane Assist”. È incluso anche il sistema di assistenza e del “Front Assist”, che riconosce i pedoni, i veicoli frenando automaticamente la vettura in caso di pericolo. A richiesta, Nuovo T-Roc può essere dotato di altri sistemi di assistenza alla guida come l'IQ.DRIVE Travel Assist. Spesso le soluzioni vincenti per la famiglia sono le migliori anche per chi lavora. Nel suo corpo vettura spazioso ma contenuto (da 4,23 a 4,35 di lunghezza per 1,99 di larghezza agli specchietti) il vano bagagli risulta capiente e da ora comodamente raggiungibile attraverso il pacchetto “Easy Open & Close” che include il sistema “Keyless Access” e che riconosce la chiave dell'auto anche in tasca. Basta un piccolo movimento sotto il retro della vettura ed ecco che il portellone elettrico si apre o si chiude automaticamente.
Una offerta di Gamma importante, anche per il Business
Tutto questo, con le tante opzioni possibili proposte in Gamma è disponibile per Nuovo T-Roc con quattro versioni (Life, Style, R-Line, R) ed una famiglia di motorizzazioni completa (dal 1.0 della TSI Life al 1.5 TSI ACT R-Line DSG a benzina; il 2.0 TDI a Gasolio ed il 2.0 TSI nella 4Motion); questo non potrà che confermare il grande gradimento che Partite Iva, Flotte e Noleggi continuano a mostrare per Volkswagen in generale e per Nuovo T-Roc in specifico.
AUTOMOTIVE
A cura di Giulia Marrone
Fleet & Remarketing Director FORD ITALIA SPA
Riccardo Magnani Clicca sulle immagini e segui la video intervista
Sales & Dealer Network Director and Executive Board Member at BMW Group Italia
Andrea Gucciardi
Giulia
Antonio
Riccardo
PODCAST
TALKINGPRESS
Clicca sulle immagini per ascoltare i protagonisti intervenuti ai microfoni della Talkingpress
FLEETIME AUTOMOTIVE NEWS FOR YOUR BUSINESS
Francesco Naso Secretary General at MOTUS-E
Vincenzo di Bella Fleet Specialist
Alberto Viano
L'arte della consulenza! Il personal car shopper
Presidente Aniasa
Christian Catini Head of Corporate & Fleet Sales Mercedes-Benz
Daniele Invernizzi eV-Now! President
Alberto Cestaro Head of Škoda Fleet
di redazione TALKINGPRESS
Battery Swap ricarica o cambio?
TRA DEALER E FLEET MATRIMONIO IN VISTA?
Analisi di un mercato aziendale spesso
trascurato dai Dealer, oggi fondamentale per margini, servizi a
c'
era una volta il mercato Retail,
valore aggiunto, fidelizzazione. Strategie e modelli organizzativi, Case Histories
e c’erano una volta gli Autosaloni. Erano i tempi del ciclo programmato di sostituzione, dell’acquisto 100% finanziato, e soprattutto i tempi di numeri, volumi e fatturati che il comparto Auto ha perso da tempo. Dal boom di immatricolazioni del 2007 il mercato nazionale ha perso davvero tanto, ma quel che è più importante in tema risiede in altre considerazioni discriminanti: Gli incentivi Governativi e le agevolazioni fiscali, in primis gli Iperammortamenti, hanno spinto più il settore delle Auto aziendali che quello Retail e privato; La convergenza dei Dealer verso il Web ed il commercio elettronico ha progressivamente “spopolato” gli Showrooms sempre meno diffusi sul territorio; Le autoimmatricolazioni, con l’esubero di Km Zero e la riduzione della Gamma di scelta nel nuovo ha progressivamente livellato e ridotto la cosidetta fase della trattativa, riducendola ad un semplice fattore di prezzi e sconti, con la necessità da parte dei Dealers di vendere ulteriori servizi a valore aggiunto per integrare il minor margine sui corpi vettura.
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empre meno margini dal Cliente Privato
Questo comporta per i classici Distributori e rivenditori auto una minore possibilità di acquisire Clienti privati, li mette di nuovo in concorrenza con il mercato privato – ancora molto forte – dei trasferimenti e della compravendita di usato, potenziata dalla presenza dei siti di vendita e delle Aste on line, ed infine ritorna preponderante la necessità per i Dealer di aumentare la redditività operativa con la vendita di servizi a valore aggiunto, senza dimenticare la speranza di poter coltivare un certo grado di fidelizzazione con il cliente finale. E per questo il cliente Fleet sta rapidamente diventando l’Eldorado per i Dealer sul territorio. Tuttavia, per conquistare il Cliente Fleet occorre che il Rivenditore si muova in direzione di un Target abituato a Come si stanno organizzando i principali Dealers sul territorio? Ecco un semplice vademecum al quale tutti i Dealers possono, sia singolarmente che eventualmente costituiti in Rete o Consorzio, fare riferimento per organizzare quella che potremmo definire una “Divisione Flotte”.
1°
Formazione polivalente e mirata al settore Fleet Diversi Dealer di ambito nazionale hanno approntato piani di formazione dedicata alla gestione Flotte, sia dal punto di vista fiscale (legislazione, oneri detraibili, fringe benefit), che finanziario (piani di finanziamento, Noleggio, permute) che tecnico giuridico in particolare sulla questione delle immatricolazioni N1, oppure sugli allestimenti di veicoli commerciali oggi investiti da un accumulo di normative e circolari sia nazionali che locali.
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Una rete di segnalazione tra Autoriparatori e Servizi diversi Il Cliente P.Iva ha una qualità interessantissima per il Dealer : è costante e regolare nei servizi di manutenzione, di solito pianifica con uno stesso operatore operazioni pluriennali, acquista ricambi ed accessori professionali, e soprattutto gestisce tutte le sue trattative sulla base di precise esigenze funzionali e non solo sulla base emozionale. Ottime prerogative per il Dealer, che tuttavia non riesce spesso – neppure con una rete di Agenti e venditori esterni – a raggiungere questo target. Molti Dealers si sono affidati a delle “subconvenzioni” con Reti e Network di Autoriparazione dove il meccanico può costantemente e puntualmente rilevare le esigenze o le emergenze di Clienti Fleet in tema di sostituzione mezzi. In effetti il trend di vendita di beni e servizi nelle autofficine sta lentamente crescendo, perché anche per le Officine la vendita diventa un servizio utile per accrescere i margini.
Differenziare la gamma di servizi al Cliente Flotta significa : Mobilità, Gestione, rendimento. Questo vuole dire che molto spesso che il titolare di Flotta tende ad acquisire da più operatori tutti i servizi di cui ha bisogno nel suo Business quotidiano. Diversi Dealers si sono dotati di una Rete di partners dedicati alla risoluzione di problematiche diverse e correnti per la Flotta. Dalla mobilità (Sharing, Renting, supporti di micromobilità) alla fornitura di ICT (Geolocalizzazione, Apps, etc..) fino alla possibilità di implementare e trasformare il parco auto in flotta (kit retrofit, impianti, allestimenti).
Fisco
Di redazione Roma
Le Flotte a …4.0 Ruote ?
Transizione Ci sono Flotte diverse da quelle formate dalle Auto private, che possono fruire di incentivi dedicati e specifici. Ovviamente sono Parchi aziendali di mezzi diversi e specifici , ma in qualche caso complementari alle Flotte che ben conosciamo
e Credito di Imposta
In tempo di crisi ovviamente gli incentivi sono davvero utili e ben accolti, e le iniziative governative sono presenti in aree ben precise del Territorio (particolarmente nel Sud Italia) e consentono alle Imprese di ottenere liquidità o crediti fiscali fungibili. Ovviamente le misure incentivanti non toccano le auto per uso privato, ma sono funzionali ad altre tipologie di Flotta, quali Carrelli Elevatori, ma anche mezzi d’opera agricoli, edilizi, autocompattatori, autospazzatrici, autobetoniere, beton-pompe, escavatori, sollevatori, minipale, gru e piattaforme mobili. Su quasi tutti questi mezzi di Flotta è possibile installare anche dei dispositivi di connessione, quali ad esempio geolocalizzatori GPS. Quindi, potendo trovarsi nelle condizioni di totale fruibilità degli incentivi fiscali confermati dalla legge di Bilancio 2022 (l. n. 234/2021) con l’obiettivo di incoraggiare l’innovazione e la trasformazione digitale delle imprese, una Impresa potrà beneficiare di un credito di imposta del 40% per il piano Transizione 4.0, più un altro 45% di bonus per le imprese del Mezzogiorno.
LE MISURE IN ELENCO Credito d’Imposta per investimenti in Beni Strumentali Destinati ad incentivare le imprese per investimenti in beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, destinati alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi.
Credito d’Imposta per Ricerca e Sviluppo, innovazione Tecnologica Per stimolare gli investimenti in Ricerca e Sviluppo, Innovazione tecnologica.
Credito d’Imposta Formazione 4.0 Sostiene le Imprese nella trasformazione tecnologica e digitale sulle competenze nelle tecnologie necessarie a realizzare la transizione 4.0.
31 A cosa puntano gli investimenti? A promuovere la ricerca di base e applicata, a favorire il trasferimento e la circolazione di tecnologie, a promuovere la trasformazione digitale dei processi produttivi e l’investimento in risorse tecnologiche e beni immateriali. Dunque è un’evoluzione del precedente programma Industria 4.0, ed amplia l’ambito di imprese potenzialmente beneficiarie con la sostituzione dell’iperammortamento; favorisce il riconoscimento del credito sugli investimenti effettuati nel biennio 2021-2022; e promuove l’estensione degli investimenti immateriali agevolabili, l’aumento delle percentuali di credito e dell’ammontare massimo degli investimenti incentivati.
Come funziona il Credito di Imposta Secondo l’art. 1 comma 45 della Legge di Bilancio 2022 la disciplina del credito d’imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo, in transizione ecologica, in innovazione tecnologica 4.0 e in altre attività innovative viene prorogata nei benefici oltre il 2022, ed avrà attuazioni con misure e limiti massimi differenziati, secondo gli investimenti previsti. Ecco le aliquote esemplificative per chi acquista beni strumentali materiali 4.0 nel 2022 - 20% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro - 10% per la fascia da 2,5 a 10 milioni di euro - 5% per la fascia da 10 a 20 milioni di euro
Quanto sopra, come detto, a beneficio delle Imprese localizzate in determinate aree del Paese e soprattutto rivolte a Flotte ben particolari.
Auto e mondo virtuale:
Metaverso, la seconda vita di “Second Life”?
Il settore della distribuzione automotive deve ritrovare quel contatto “perso” nel tempo tra il Cliente ed il Salone di vendita a causa della transizione al mondo del Web da parte dei Dealers, oltre che al blocco dovuto al lockdown sanitario e dalla crisi socioeconomica. Come può interagire il mondo Social e soprattutto il preannunciato Metaverso rilanciato da Zuckerberg?
Social network e auto, rapporto di amore e di interesse. Non solo sul versante del’ecommerce e dell’acquisto sul web, che un europeo su due – in base ai continui sondaggi – si dice pronto ad effettuare anche per auto e moto, purchè l’esperienza di contatto, selezione e acquisto su Internet sia supportato da supporti grafici, immagini, contenuti multimediali in grado sia di completare le informazioni necessarie al consumatore, sia di “stimolare” la inevitabile e sempre necessaria componente emotiva ed empatica che governa l’acquisto di un’auto. Dunque i social sono un mezzo non solo per raggiungere l’utente e vendere, ma anche uno strumento per tradurre e stimolare il sentimento del cliente e un modo per promuovere Brand e modelli.
L’Auto ed i Social, amici per ..il web
Questa esigenza sentita da parte dei Brand auto non è certo recente : sin dalla nascita di piattaforme come Facebook e Twitter i Brand e le società di Noleggio si sono affacciate con propri account e Homepage per affiancare alla comunicazione istituzionale anche degli spazi più amichevoli ed interattivi. Storicamente Twitter è stato da subito terreno di caccia, ma successivamente le altre piattaforme Social si sono affollate di Account e pagine di Brand e Dealer. Dobbiamo anche richiamare alla memoria i tanti periodi di crisi che Facebook ha vissuto a fasi alterne negli ultimi tempi : dalla concorrenza di altre piattaforme alla quale sono migrati milioni di Utenti, fino a diverse inchieste sull’uso delle informazioni e dei dati da parte della creatura di Zuckerberg. Eppure c’è stato un momento, ed una piattaforma, che diverso tempo fa sembrò diventare una sorta di Eldorado del mondo Retail e dei Brand in generale, inclusi quelli Automotive.
Second Life di Linden Lab, la terra promessa virtuale?
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La piattaforma in questione è Second Life, ovvero la dimensione virtuale (MUVE) varata nel 2003 da Linden Lab. Attraverso questa piattaforma gli utenti potevano iscriversi attraverso un proprio Avatar tridimensionale per partecipare, condividere, socializzare, e quant’altro possibile a tutti gli altri avatar presenti negli spazi di questa comunità virtuale. Alla quale era stata anche fornita una moneta di scambio, chiamata Linden Dollar, per dare vita ad una economia virtuale interna dedicata agli acquisti ed al Business. Elemento chiave di Second Life era la sua prerogativa di dimensione “attiva”, poiché al contrario di un comune videogioco la dinamica degli avvenimenti non dipendeva dalla attività dei players, ma dalla concatenazione degli eventi che potevano crearsi tra i diversi partecipanti della dimensione virtuale, nella quale addirittura il contenuto dell'intero mondo virtuale veniva generato dai residenti. La presenza all'interno del mondo virtuale appare dunque come reale, e la collaborazione e gli scambi tra esseri umani si esercitano attraverso la mediazione figurata degli avatar.
NFTper rendere ogni cosa sul Web….un’opera d’arte. Uno degli elementi che creano nuovo interesse peer le attività Social collettive, anche per soddisfare una certa auto gratificazione di chi presenzia sul Web, ecco che sono nati anche i cosidetti Nft, i “Non Fungible Token” cioè certificati che assicurano con un codice univoco la proprietà digitale di singoli oggetti virtuali non sostituibili. In parole povere, creando un contenuto sul Web, se ne può proteggere e certificare la unicità e la proprietà attraverso la creazione di Nft, criptando così la creazione da qualunque tentativo di duplicazione. In questo momento il settore Automotive che più fa uso degli Nft è quello del Restomod e delle elaborazioni, delle Special. Creazioni che rappresentate nel web sottoforma di Nft vengono condivise e scambiate tra amatori e collezionisti.
Metaverso : nuova frontiera di Showrooms e Fiere? Ed eccoci arrivati all’annuncio del famoso “Metaverso” che appunto da un lato riprende la configurazione di Second Life (spazi tridimensionali dove gli utenti si muovono attraverso avatar, spazi virtuali che possono essere creati dagli utenti stessi che li mettono a disposizione di altri utenti) da un lato migliorando la fruibilità (per rendere possibile il collegamento tra lo spazio reale e quello digitale si usano la realtà aumentata e tecnologie di realtà ibride, possibilità di usare valute virtuali e reali, token e tecnologia blockchain, oltre che ovviamente la proprietà virtuale).
Verso il meraviglioso mondo del prossimo Metaverso hanno già manifestato interesse la la Hyundai Motor Company (che a inizio 2022 ha svelato il suo nuovo concetto di Metamobility) oltre ad Acura – il Brand di Honda – che nella ventura dimensione virtuale lancerà la sua iconica nuova Integra 2023. Acura addirittura potrebbe diventare la prima Casa a creare uno Showroom virtuale.
Cybersecurity
Nell’industria automobilistica si sta verificando un profondo cambiamento dovuto all’interesse crescente degli utenti per la smart mobility e per il mercato delle connected car. In Italia, nello specifico, i dati sono particolarmente ottimistici: secondo quanto riporta nel 2021 il Global Automotive Consumer Study, il 71% dei consumatori italiani si dice favorevole all’idea di veicoli sempre più connessi, contro il 46-44% di Stati Uniti, il 42% e 33% di Francia e Germania. Un’elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec riporta inoltre che entro il 2025 i veicoli connessi dovrebbero rappresentare circa il 70% di quelli in circolazione. Il mondo dell’automotive si trova di fronte a una trasformazione digitale che porterà presto a vedere la scelta del veicolo influenzata dalla qualità della digital experience dell’utente. Smart mobility e connected car sono dunque il futuro (e il presente) dell’industria: veicoli destinati a essere sempre più connessi e inseriti in un sistema di smart city, dove potranno comunicare e scambiare informazioni con la mobilità pubblica, con le altre automobili private e con le aziende produttrici attraverso infrastrutture di connettività per lo scambio dati, che includono il 5G e le piattaforme cloud. Una “città intelligente” che stiamo già costruendo grazie alla mobilità elettrica e alla mobilità condivisa: secondo l’Osservatorio Smart & Connected Car della School of Management del Politecnico di Milano, l’87% delle pubbliche amministrazioni considera la smart mobility di grande importanza in questo ambito e il 39% degli utenti ha usato almeno una volta un servizio di mobilità condivisa, soprattutto car sharing (21%).
e automotive
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Le 3 sfide 2022 per la sicurezza dell'utente Nell’industria automobilistica si sta verificando un profondo cambiamento dovuto all’interesse crescente degli utenti per la smart mobility e per il mercato delle connected car. In Italia, nello specifico, i dati sono particolarmente ottimistici: secondo quanto riporta nel 2021 il Global Automotive Consumer Study, il 71% dei consumatori italiani si dice favorevole all’idea di veicoli sempre più connessi, contro il 46-44% di Stati Uniti, il 42% e 33% di Francia e Germania. Un’elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec riporta inoltre che entro il 2025 i veicoli connessi dovrebbero rappresentare circa il 70% di quelli in circolazione. Il mondo dell’automotive si trova di fronte a una trasformazione digitale che porterà presto a vedere la scelta del veicolo influenzata dalla qualità della digital experience dell’utente. Smart mobility e connected car sono dunque il futuro (e il presente) dell’industria: veicoli destinati a essere sempre più connessi e inseriti in un sistema di smart city, dove potranno comunicare e scambiare informazioni con la mobilità pubblica, con le altre automobili private e con le aziende produttrici attraverso infrastrutture di connettività per lo scambio dati, che includono il 5G e le piattaforme cloud. Una “città intelligente” che stiamo già costruendo grazie alla mobilità elettrica e alla mobilità condivisa: secondo l’Osservatorio Smart & Connected Car della School of Management del Politecnico di Milano, l’87% delle pubbliche amministrazioni considera la smart mobility di grande importanza in questo ambito e il 39% degli utenti ha usato almeno una volta un servizio di mobilità condivisa, soprattutto car sharing (21%).
Per far sì che questa comunicazione tra veicoli, aziende e utenti possa svolgersi in efficienza e sicurezza c’è bisogno di una specifica cybersecurity per i veicoli connessi. Il 2022 sarà un anno decisivo per la cybersecurity in Europa: a giugno entra in vigore la normativa Unece R155, approvata dall’Unione Europea, che definisce gli obblighi di cybersicurezza per le aziende dell’automotive. I car maker saranno tenuti a rispettare tali regole per ottenere l’omologazione di una vettura nell’Unione Europea.
Per far sì che questa comunicazione tra veicoli, aziende e utenti possa svolgersi in efficienza e sicurezza c’è bisogno di una specifica cybersecurity per i veicoli connessi. Il 2022 sarà un anno decisivo per la cybersecurity in Europa: a giugno entra in vigore la normativa Unece R155, approvata dall’Unione Europea, che definisce gli obblighi di cybersicurezza per le aziende dell’automotive. I car maker saranno tenuti a rispettare tali regole per ottenere l’omologazione di una vettura nell’Unione Europea. “Le connected car sono ormai realtà. Pertanto gli esperti di cybersecurity dovranno sempre più collaborare, in maniera costruttiva, con i realizzatori dei veicoli e con la supply chain relativa al mondo veicolare, per poter garantire l’utilizzo di queste tecnologie, la connettività e le funzioni in completa sicurezza”. A sottolinearlo è Gianluca Cerio, Technology Project Manager Leader di Teoresi, società internazionale di servizi di ingegneria che progetta soluzioni all’avanguardia lungo tutta la filiera dell’automotive, dalla prototipazione alla ingegnerizzazione di sistemi installati a bordo veicolo. Grazie alle sue competenze trasversali, Teoresi è in grado di occuparsi della tecnologia dell’informazione (Information Technology) presente nel veicolo, come anche degli aspetti inerenti il motore e i freni (Operation Technology): il fine è collaborare con le aziende e assicurare all’utente la migliore esperienza dal punto di vista della performance e della sicurezza. Affinchè il mercato della smart mobility possa svilupparsi e perché vengano immesse in commercio connected car sempre più efficienti e affidabili per gli acquirenti finali, la cybersecurity per l’automotive passa per 3 step fondamentali. Sono queste anche le principali sfide che i car makers, a fianco di partner come Teoresi, dovranno affrontare nel prossimo futuro. Proprio a partire dal 2022.
Cybersecurity e automotive 2022 Adeguamento
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alla normativa in vigore dal 2022
Disporre di una normativa sempre applicabile, con elevati livelli di sicurezza, è una necessità. A questo scopo nasce la norma omologativa Unece wp.29, risultato di un World Forum delle Nazioni Unite per l’armonizzazione della cybersecurity in ambito veicolare. La normativa Unece R155, approvata dall’Unione Europea, entrerà in vigore a giugno 2022 per i veicoli di nuova omologazione e a luglio 2024 per tutti gli altri veicoli prodotti, definendo per le aziende dell’automotive specifici obblighi di cybersicurezza. Si applicherà a tutti gli stati membri e le aziende che vorranno mettere in commercio i loro veicoli in questi paesi, dovranno assicurarsi di rispettare il regolamento. Rafforzare la collaborazione con esperti di cybersecurity che conoscano nel dettaglio la normativa, dunque, diventerà una priorità per le imprese del settore automotive.
Attenzione
alla sicurezza dell'utente
La normativa prevede che, per garantire la sicurezza dell’utente, siano identificate nel TARA (Threat Analysis and Risk Assessment) le minacce più probabili al sistema, valutati i danni possibili e giudicata la loro entità. Tra i parametri di sicurezza ci sono la safety, l’operatività del veicolo, la privacy dell’utente e il danno finanziario. Lo standard prevede una procedura di analisi e gestione del rischio, valutando anche quanto il danno sia perseguibile e con quale facilità. Un aspetto molto importante: l’analisi TARA accompagna il veicolo per tutto il suo ciclo di vita, dallo sviluppo alla produzione, sino alla fase di postproduzione quando è ancora in circolazione seppur non più in produzione.
Sicurezza
per tutto il sistema , non solo per la connectd car
Una connected car è immersa in un sistema e comunica pertanto con un back-end: il processo di cybersecurity management, quindi, non può occuparsi solo della gestione del veicolo. La cybersecurity passa per la messa in sicurezza dell’intero back-end, tipicamente formato dai server che gestiscono il veicolo, dai server che permettono gli aggiornamenti OTA e dai server che gestiscono i sistemi utente per interagire con l’auto (come le più comuni app dei cellulari). Grande importanza assumerà sempre più la privacy dell’utente, al fine di salvaguardare i suoi dati personali (stile di guida, luoghi visitati, conversazioni, contatti). Se, a oggi, per gli acquirenti la sicurezza fisica di un veicolo è senza dubbio uno dei fattori principali, nel prossimo futuro la cybersecurity costituirà un ulteriore elemento differenziante tra case automobilistiche, influenzando la scelta del consumatore. Al pari degli investimenti delle dotazioni di safety, le aziende lavoreranno sempre più sulla security.
Micromobilità e Flotte : occhio
all’Inail…in Itinere
Cosa tenere sott’occhio, negli infortuni legati mobilità casa lavoro degli Utilizzatori, alla luce delle recenti sentenze e degli ordinamenti.
inail e micromobilità Infortunio in itinere : è quello che avviene durante il tragitto casa lavoro e lavoro casa. E’ ovviamente prevista la copertura per il lavoratore dipendente / Utilizzatore che si reca a lavoro o ne fa ritorno.Si può trattare anche del tragitto da un luogo di lavoro all’altro, se il lavoratore ha più rapporti di lavoro, in ogni caso in cui il Dipendente Utilizzatore non sia direttamente responsabile del sinistro o parte in causa dell’infortunio. La gestione dell’infortunio Inail è nota : all’atto dell’incidente il lavoratore, in corso delle operazioni di Pronto Soccorso, espone la dinamica dell’incidente come infortunio in itinere.
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Auoto e Scooter, occhio ai casi particolari
Occhio allo scooter
Il dipendente ha diritto al risarcimento per infortunio in itinere solo se avviene nell’uso di mezzi pubblici oppure utilizzando la bicicletta. Curiosa la esclusione di auto e di Scooter, salvo nei casi specifici che sono disciplinati: -Se si tratta di un mezzo specificamente adatto od attrezzato per le esigenze lavoratice del dipendente, e dunque assegnato direttamente dall’Azienda; -Se l’uso di auto o Scooter è necessario per esigenze di natura familiare, come ad esempio andare a prendere i figli dalla scuola; -Se in riferimento all’uso del mezzo pubblico, questo presenta un tragitto decisamente “fuori mano” per il raggiungimento della sede lavorativa, oppure il servizio non è regolare o troppo diradato per consentire il rispetto dell’agenda del lavoratore. Un’ altra motivazione ovviamente è la presenza di scioperi che sottraggono il servizio pubblico all’utilizzo del lavoratore.
Rispetto all’orientamento giurisprudenziale, il nuovo protagonista della micro mobilità, cioè il monopattino, trova decisioni controverse. Da un lato è un accessorio di micro mobilità ormai diffusissimo nelle scelte dei Mobility Manager. Dall’altro lato la giurisprudenza si divide, è il caso recente ad esempio di una vicenda di Milano, dove una operatrice di una Azienda impegnata nell’assistenza domiciliare sanitaria. A fronte di più assegnazioni di pazienti nell’itinerario lavorativo, la donna era solita associare il monopattino ai mezzi pubblici. In uno spostamento, cadendo sulla strada, aveva subito un trauma che Inail non aveva riconosciuto quale infortunio lavorativo, ritenendo inoltre che il monopattino non poteva essere riconosciuto come adibito per la circolazione su strada. La vicenda ovviamente va segnalata perché pone, sull’utilizzo del monopattino in questo senso, una serie di incognite. Redazione di Fleetime