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L’ENGIM – Ente Nazionale Giuseppini del Murialdo - FOCSIV è una ONG nata nel 1977 che, attraverso la propria attività, si pone al servizio dei giovani per sostenere la loro crescita personale e sociale. Si ispira alla spiritualità di S. Leonardo Murialdo e alla tradizione educativa della Congregazione di San Giuseppe. In Italia opera attraverso 22 centri di formazione e orientamento professionale. Come Ong è impegnata, in molte aree del mondo, a progettare e realizzare iniziative formative adeguate e coerenti con la volontà di dare al mondo del lavoro persone capaci di operare per il bene comune. Mediante l’analisi dei fabbisogni del territorio in cui opera, propone e attua cammini di solidarietà, nei paesi poveri del mondo e nelle periferie dei grandi centri urbani. In questo spirito grazie a cooperanti e volontari promuove: • iniziative di sostegno a distanza • attività di commercio equo e solidale • progetti di cooperazione allo sviluppo con interventi che privilegiano la cura e l’educazione dei giovani.
L’Associazione “Hope of Kent” in Sierra Leone Nel marzo 2011 la Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus - nell’ambito del progetto “Promoting originlinked quality products in four countries (Guinea Bissau, Mali, Senegal and Sierra Leone)”, finanziato dalla Cooperazione italiana (una piccola sezione di un ampio programma regionale gestito dalla Fao) - ha eseguito un lavoro di mappatura dei prodotti da tutelare in Guinea Bissau, Mali, Senegal e Sierra Leone. Nel corso della mappatura, a Kent (Sierra Leone) sono stati incontrati i giovani dell’Associazione “Hope of Kent” per verificare la sostenibilità di un Presidio sul pescato e sulla sua trasformazione. In quest’ambito Massimo Paoletti, della Cooperativa di Pescatori di Orbetello, è stato a Kent, nell’aprile del 2012, per un periodo di formazione e scrive: “È stata un'esperienza molto positiva. Le donne del villaggio erano attente, si capiva che
avevano voglia di imparare, di fare meglio. A volte le più anziane storcevano il naso, come quando ho sparso il sale a manciate sul pesce e poi l'ho lasciato sotto sale solo tre ore e non una giornata intera, ma poi - dopo averlo assaggiato - erano sorprese positivamente. Uno dei momenti più divertenti è stato quando ho chiesto della segatura, l'ho bagnata in un secchio d'acqua e l'ho gettata sul fuoco. Mi hanno guardato preoccupatissime, temevano spegnessi il fuoco. Quando hanno visto che la quantità di fumo aumentava, è scoppiato un generale moto di sorpresa. Ho spiegato loro che per fare una corretta affumicatura non servono né troppo calore, né la fiamma diretta; la cosa importante è il fumo. La soddisfazione più grande è stata sentirle ripetere per filo e per segno quel che avevano imparato, l'ultimo giorno. Non hanno perso neppure un passaggio.”