M2 = Museo in Musica 2012

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Galleria Nazionale

Palazzo della Pilotta - Parma

17, 20 marzo 2012 15 maggio 2012 ore 9.30

Teatro Farnese

Palazzo della Pilotta - Parma 15 maggio 2012 ore 20.30

Museo in Musica = M Dialogo tra musica e arti figurative

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SOPRINTENDENZA PER I BENI STORICI, ARTISTICI E ETNOANTROPOLOGICI DI PARMA E PIACENZA MARIELLA UTILI - Soprintendente per i Beni Storici, Artistici e Etnoantropologici di Parma e Piacenza FONDAZIONE ARTURO TOSCANINI ROSETTA CUCCHI - Direttore Artistico ORCHESTRA REGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA SEBASTIANO ROLLI - Direttore progetto a cura di Carla Campanini, Servizi Educativi, Comunicazione e Valorizzazione - Soprintendenza BSAE di Parma e Piacenza Cristina Quagliotti, Ufficio Catalogo, Servizi Educativi - Soprintendenza BSAE di Parma e Piacenza Gianluigi Giacomoni, Responsabile Area Promozione, Distribuzione e Sviluppo - Fondazione Arturo Toscanini Cecilia Taietti, Progetto Educational - Fondazione Arturo Toscanini; progetto grafico Info: Fondazione Arturo Toscanini 0521.391380 - Galleria Nazionale di Parma 0521.233309 www.fondazionetoscanini.it - www.gallerianazionaleparma.it


M2 M

useo in Musica = M2 è un affascinante percorso culturale dalle molteplici suggestioni sonore, visive ed emozionali.

IL PROGETTO

L’analisi guidata di alcune opere della Galleria Nazionale, appositamente scelte in relazione al programma musicale, sarà seguita da un concerto dell’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna. Linguaggi e ambiti sensoriali differenti, coniugati insieme, consentono lo sviluppo di una tematica comune e un differente approccio alla conoscenza di opere pittoriche, scultoree e musicali. Il pubblico, accompagnato da esperti storici dell’arte, dal direttore musicale e dai professori d’orchestra potrà così comprendere regole e canoni relativi all’opera d’arte.

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oeti e scrittori dell’antichità ci hanno lasciato innumerevoli racconti di dèi, di uomini valorosi e di eroi dotati di incredibile forza e coraggio.

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Storie, miti e sentimenti eroici tra Arte e Musica

Molti artisti, in epoche diverse e per motivi differenti, ne hanno illustrato le storie, offrendoci spunti di riflessione su di un passato che da sempre parla alla sensibilità più profonda dell’uomo rivelandosi ancor’oggi sorprendentemente attuale. Partendo dalla lettura dei gesti e delle espressioni dei personaggi raffigurati nelle opere della galleria e dall’ascolto delle composizioni musicali correlate, si illustrano le tematiche espressive utilizzate da pittori, scultori e compositori. Osservando elementi strutturali quali ambientazione e genere musicale, luce e colore, ritmo e melodia, forma e spazio, armonie e tratti espressivi, si evidenziano le convergenze artistiche e stilistiche proprie di ciascuna opera d’arte.


G. BALDRIGHI Ercole che libera Prometeo

L.v. BEETHOVEN Coriolano

G.B. CIMA DA CONEGLIANO Edimione dormiente

C.W. GLUCK Orfeo ed Euridice

M2

Ouverture

Danza degli spiriti beati

PERCORSO VISIVO

G.B. CIMA DA CONEGLIANO Giudizio di Mida

W.A. MOZART Il Flauto Magico Ouverture

G. VERDI Macbeth G.F. DOYEN Morte di Virginia

Preludio

L.v. BEETHOVEN Egmont Ouverture

A. CANOVA Maria Luigia d’Asburgo in veste di Concordia Arte romana I o II d.C Statue colossali di Dioniso e Eracle

G. ROSSINI Elisabetta regina d’Inghilterra Sinfonia

PERCORSO MUSICALE

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Coriolano

Ouverture op.62 LUDWIG VAN BEETHOVEN

fisicità

L’

paganità

mito sentimento

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Ouverture del Coriolano pone l’accento sulla battaglia interiore che ruggisce dentro il petto dell’eroe; questo combattimento è sancito sin dal Do iniziale in fortissimo, che sfocia nel vigoroso tutti dell’orchestra. Accordi secchi e densi manifestano un energico senso di potenza fisica primordiale. Accenti sincopati di incisiva espressività conducono ad una melodia in mi bemolle maggiore dolcemente distesa e sentimentale, simulacro di implorazione verso l’animo orgoglioso di colui che si erge a Mito. Il discorso musicale quindi si sviluppa con varietà di figurazioni ritmiche ed una suadente frase melodica che si affaccia nella coda, prima del ritorno al tema iniziale. La semplice ma intensissima trama sonora rivela un’attenta cura del particolare; violoncelli e contrabbassi inoltre incorniciano idealmente gli slanci di spiccato lirismo propri di questa partitura. Infine la possanza con cui l’Eroe compie le proprie gesta è scomponibile anche in mille sfaccettature emotive che non vivono solo di una fisicità apparentemente semplificatrice, ma anche di intimi sentimenti.

eroismo


Ercole che libera Prometeo

M2

GIUSEPPE BALDRIGHI

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Giuseppe Baldrighi Ercole che libera Prometeo 1772 ca., olio su tela, cm 102 x 138

l mito di Prometeo, che ruba il fuoco a Zeus per donarlo agli uomini, segna l’affermazione di un eroe laico e pagano, che si ribella all’autorità divina rivendicando il diritto alla libertà e alla propria coscienza individuale. Zeus lo punisce legandolo con catene d’acciaio ad una roccia ed inviandogli un’aquila che ogni giorno gli divora il fegato, ricresciuto la notte precedente, condannandolo ad un tormento eterno. Ma Ercole libera l’antico eroe spezzandone le catene e uccidendo l’aquila con una freccia. Come nell’Ouverture del Coriolano, in cui la battaglia interiore che lacera il protagonista si esprime in alcuni accordi iniziali particolarmente secchi e aspri, anche nel dipinto di Baldrighi l’azione drammatica del mito è affidata alle due figure maschili che dominano prepotentemente il primo piano, in una contrapposizione tra la tensione di Prometeo, ansioso di liberarsi dai vincoli che ne imprigionano lo spirito e la possanza fisica di Ercole che rompe con la forza le catene che ne legano le membra, che costituisce i due diversi aspetti di un sentimento eroico molto virile, che si erge a simbolo della consapevolezza del proprio valore umano. Il racconto mitologico è accompagnato, proprio come nella partitura musicale, da un linguaggio espressivo molto curato nei dettagli e nella resa delle pennellate, che restituiscono un’immagine oggettivamente molto fedele degli oggetti rappresentati. Una “partitura” alta e stretta inquadra la scena, in un contrasto di toni cromatici e luminosi che si ripetono in maniera ben studiata sia nel dipinto, sia nel motivo ornamentale che si sussegue, moltiplicandosi sulla cornice.

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Endimione dormiente GIOVAN BATTISTA CIMA DA CONEGLIANO

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ome nella pagina musicale di Gluck il piccolo tondo con Endimione dormiente rappresenta un mondo pastorale in cui l’immagine della natura pervasa da un’atmosfera serena e pacata, ma ricca di stimoli sensoriali, ci conduce ad una continua scoperta di emozioni e sentimenti. La scena racconta il mito di Endimione, un bellissimo pastore di cui si innamorò Giunone che, per preservarne la bellezza e mantenerlo sempre giovane, lo fa addormentare in un sonno eterno. Di lui si innamora anche la dea Diana e ogni notte sotto forma di luna scende dal cielo posando la sua scia luminosa su di lui. Ma ciò che stupisce è che il cielo e la luce sono quelli del giorno, che perde le sue caratteristiche reali e ci porta in un mondo senza tempo, in una dimensione sospesa come in quella mitica età dell’oro che questa favola classica continua a narrare. Il giovane Endimione, perso nel suo sonno eterno, giace ai piedi di un albero in riva ad un ruscello, mentre gli animali della campagna e del bosco dormono sereni al suo fianco, evocando, come in un sogno, quella sensazione di quiete e ideale armonia del mondo vivente. Giovan Battista Cima da Conegliano Endimione dormiente secc. XV-XVI, olio su tavola, diam. cm 24,5


Orfeo ed Euridice

tempo

sogno

pastorale

natura

quiete

M2

Danza degli spiriti beati CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK

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a composizione di Gluck, fra le più intense dell’opera, richiama un mondo pastorale nel quale la pace contemplativa coniuga quel particolare effetto evocativo che “l’arte dei secoli” è in grado di applicare a sentimenti ed entità soprannaturali. La poetica di Gluck non descrive mai gli uomini nel loro divenire, bensì figure tendenzialmente statiche preda di un’unica passione. Il mito di Orfeo è quanto di più musicale possa esserci: Orfeo libera Euridice dagli inferi grazie al proprio canto. La Danza degli spiriti beati è un canto sospeso sullo scorrere del tempo affidato ad un unico flauto accompagnato dagli archi dell’orchestra. Il carattere musicale è statico e assorto in una contemplazione del paesaggio tipica del Settecento. Siamo lontani da ciò che la natura susciterà agli Stürmer und Dränger e proprio nella storia di Orfeo la musica, immortale, trascende la semplice esistenza terrena percorrendo tutti gli stadi dell’onirico sentire.

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simbologia

Ouverture WOLFGANG AMADEUS MOZART

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rimascimento

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l brano di Mozart è pervaso da una giocosità intensa, mescolata ad un senso geometrico che rimanda alle componenti numerologiche e alchemiche tipiche della massoneria di fine Settecento. La musica viene vista come un gioco, una tenzone, una sfida ed un mezzo magico che ridona la libertà dall’oppressione. I frammenti melodici vengono rinnovati timbricamente passando da uno strumento all’altro in un gioco prismatico di suoni e colori, in una gara volta a creare “l’effetto migliore”. Il Principe Tamino, grazie all’aiuto del suo magico flauto, ricevuto in dono da tre inviate della Regina della notte, riuscirà a liberare la bella Pamina superando le prove alle quali dovrà sottostare. La musica ha il potere di liberare dalle costrizioni della vita e di far superare le prove di un’esistenza pericolosa. In un’ideale cornice, proprio come nel quadro di Cima da Conegliano, i tre accordi iniziali vengono utilizzati in una ideale zoomata verso lo sviluppo tematico e armonico dell’Ouverture.

umanesimo

Il Flauto Magico

gioco

magia


Giudizio di Mida

M2

GIOVAN BATTISTA CIMA DA CONEGLIANO

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avola, racconto mitologico, allegoria sono le definizioni che nel tempo sono state usate per interpretare il soggetto narrativo di questo piccolo tondo. Ispirato ai Dialoghi degli Dei, testo del letterato latino Luciano molto apprezzato negli ambienti umanisti del Rinascimento, il dipinto racconta la sfida musicale fra Apollo, dio greco delle arti e della musica, ed il fauno Pan, mitica divinità dei boschi, nel momento in cui Mida giudica la gara musicale fra i due. La scarsità di saggezza dimostrata dal re nel giudicare chi fosse il più bravo - si era infatti lasciato ammaliare dalla musica di Pan - fa si che gli spuntino dal capo due orecchie asinine. Il tema della storia allusivo al contrasto, prettamente rinascimentale, fra un linguaggio più alto, quello di Apollo, ed uno più basso, quello di Pan, è tuttavia rappresentato da Cima da Conegliano con un stesura pittorica in cui ogni dettaglio è definito con grande abilità e armonia. Come nella partitura musicale del brano di Mozart il gioco di accordi che pervade la scena narrativa dominata dalle tre figure che dialogano fra di loro si mescola al senso geometrico determinato dalla struttura della cornice, in cui il cerchio e i due quadrati rimandano nuovamente al motivo del numero tre.

Giovan Battista Cima da Conegliano Giudizio di Mida secc. XV-XVI, olio su tavola, diam. cm 24,5

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Gabriel Franรงois Doyen Morte di Virginia 1759 ca., olio su tela, cm 383 x 660


libertà tragedia

Morte di Virginia

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GABRIEL FRANÇOIS DOYEN

I ideale

morte

conflitto

eroe

l dipinto che appartiene al genere solenne della pittura di storia, molto amato nella Francia del Settecento, rappresenta il momento in cui il plebeo romano Virginio sacrifica la figlia Virginia, pur di preservarne l’onore e sottrarla alle attenzioni disoneste del decemviro Appio Claudio, come narrato da Tito Livio. Doyen costruisce la scena con grande eloquenza nella dinamica dei gesti e delle espressioni e nella scelta calibrata delle cromie in funzione dell’andamento narrativo, dividendo la composizione in due parti: un alone cupo e rossastro circonda a sinistra la figura del decemviro Appio Claudio, inquadrato dalle colonne di una monumentale architettura classica, e sopraelevato rispetto agli altri personaggi. Il suo gesto, fermo e determinato, è l’esito di una decisione presa, frutto della passione e degli oscuri desideri che si sono insinuati nel suo animo, che prelude –come nel Macbeth verdiano- alla tragedia incombente. Con un accordo di colori più lievi, bianchi, rosa e oro si oppone sulla destra la figura dell’innocente Virginia, che con il suo sacrificio diviene il simbolo della libertà personale contro il potere e l’oppressione, affermando l’ideale della virtù come valore cui improntare la propria esistenza. Un tono più greve e sostenuto caratterizza, invece, il gesto dei due uomini, rispettivamente il padre e il marito della donna, che invocano clemenza per lei, sorreggendone il corpo che vacilla per la disperazione. In un crescendo di tensione emotiva, il conflitto che anima i protagonisti si espande fino a coinvolgere tutti i personaggi presenti in una messa in scena teatrale e magniloquente, che si smorza progressivamente verso il fondo della rappresentazione, in cui appare la veduta di un calmo paesaggio dominato dalle maestose architetture di una Roma ideale.

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Egmont

Ouverture op.84 LUDWIG VAN BEETHOVEN

N

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ell’Ouverture di Egmont, in fa minore, il compositore segue i principi della forma-sonata, ma trasforma la musica in un condensato d’azione sia sul piano drammatico sia su quello psicologico, evitando tuttavia la magniloquenza e ponendo in evidenza la fierezza, la dignità e gli ideali del protagonista. Beethoven erge al Conte Egmont un monumento funebre che vincerà i secoli. L’introduzione lenta, Sostenuto ma non troppo, si apre con un accordo all’unisono di tutta l’orchestra, poi si muove alternando gli accordi gravi degli archi e gli accenti degli strumenti a fiato, quindi lascia emergere una breve frase lirica, sostenuta dal ritmo insistente di archi e timpani. L’Allegro, che corrisponde al momento della lotta e del conflitto, è percorso da energia selvaggia e tensione emotiva ed è abilmente costruito da una serie di motivi musicali, ciascuno ricavato da una cellula già ascoltata precedentemente. Alla fine tutto improvvisamente si arresta su un accordo in pianissimo, un momento di calma prima del crescendo e dell’accelerazione ritmica che convergono in una fanfara gioiosa dei fiati, trionfo degli ideali dell’Eroe.


Macbeth

M2

Preludio GIUSEPPE VERDI

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iamo di fronte ad una pagina inquietante e tutt’altro che convenzionale. Macbeth è un eroe negativo, un usurpatore che conquista il coraggio attraverso il delitto. Il suo patto con le streghe ci riporta nella sfera del soprannaturale: la prima parte del Preludio vuole mettere in evidenza gli sberleffi delle streghe uniti al forte carattere del protagonista. Il male viene rappresentato con forti volumi sonori e con volatine simili a stridenti risate. Segue un andamento di marcia funebre che sottolinea la tragedia incombente ed anche in questa vi è un carattere cupo e delittuoso. L’affievolirsi della ripresa della nenia dopo l’interruzione violenta della prima esposizione da parte di tutta l’orchestra, vuole rappresentare quella luce che l’uomo cerca morendo nel momento in cui tutto si offusca. Dai Sepolcri del Foscolo agli Spettri di Ibsen lo scomparire della luce viene visto come il momento in cui l’uomo si aggrappa più strenuamente alla vita. E’ la vita che fugge ad interessare Verdi in questa pagina nella quale i bagliori del fuoco e del sangue si intersecano indissolubilmente.

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Maria Luigia d’Asburgo in veste di Concordia ANTONIO CANOVA

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Antonio Canova Maria Luigia d’Asburgo in veste di Concordia 1810-1822, marmo, cm 137,3x96,5x98,4

anova è senza dubbio il più celebre artista europeo del periodo neoclassico: la sua interpretazione dei modelli antichi si fonde con una rappresentazione della natura umana davvero unica e straordinaria, in un supremo equilibrio tra una trasposizione realistica ed una ricerca portata alla massima resa formale. Nel ritratto di Maria Luigia d’Austria, commissionato da Napoleone Bonaparte poco tempo dopo la celebrazione delle nozze imperiali, avvenuta nel 1810, la sovrana è rappresentata nelle vesti della dea Concordia per ricordare il ruolo che ebbe sposando Napoleone di pacificatrice tra il regno di Francia e d’Austria. Seduta in trono, con una tunica di foggia classica e un manto leggero che le ricopre il capo, ricadendo morbidamente sulle spalle, la sovrana impugna nella mano destra uno scettro e con la sinistra regge il piatto, simbolo di offerta e prosperità che l’unione matrimoniale avrebbe portato in terra di Francia. L’indagine espressiva di Maria Luigia è trasfigurata da Canova su di un piano ideale, in un’armoniosa fusione tra l’austera nobiltà classica della figura e l’immediatezza parlante del ritratto, che si traduce in una ricercata scansione di piani, linee, luci e volumi. Isolata nello spazio la figura, ripresa in posa frontale, si caratterizza per una forma plastica rigida e imponente ma mossa dall’andamento ritmico dei panneggi, che ne alleggerisce l’insieme conferendo all’immagine una perfezione formale assoluta e quasi astratta, che finisce quasi per prevalere sul soggetto raffigurato, trasformando l’imperatrice in una dea.

conflitt


to

purezza

forma

perfezione

divinità

comando

M2

Elisabetta regina d’Inghilterra Sinfonia GIOACHINO ROSSINI

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ossini è il più importante e celebre compositore europeo del primo Ottocento: la sua poetica descrive alla perfezione il periodo Neoclassico in tutte le sue contraddizioni e i suoi contrasti. L’eleganza, l’ironia e l’umorismo del Secolo dei Lumi sono tutti presenti in questa pagina, celeberrima per essere stata usata dall’autore come Preludio di un’altra e più celebre opera (Il Barbiere di Siviglia). In Rossini il dramma e la commedia vengono trattati con lo stesso linguaggio musicale. Ciascun elemento musicale sia esso armonico, melodico o ritmico 17 può assumere significati differenti, a volte anche diametralmente opposti. Stendhal (primo biografo di Rossini) vede nel genio pesarese la purezza stessa della musica come divertimento e intrattenimento. In Rossini tutto viene risolto nella sfera del gioco: canta di battaglie, di guerre, di passioni amorose, di tradimenti, inganni e gelosie, descrivendo tutto all’interno di un linguaggio nel quale la perfezione formale deve essere l’obiettivo. Così questa Sinfonia che vuole descrivere la maestà di Elisabetta si risolve in un meccanismo musicale geniale e perfetto che vuole dirci quanto alla fine l’umorismo sia ciò che completa l’uomo e sia la chiave di lettura di un secolo di apparenze, ciprie, belletti, inganni, maschere (siano esse quelle di Giacomo Casanova, quelle di Fabrizio del Dongo, o quelle di Napoleone e Maria Luigia d’Austria).


Statue colossali di Dioniso e Eracle Arte romana I o II d.C.

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Dioniso Arte romana, I o II d.C., basanite

mponenti statue dell’apparato decorativo imperiale ed emblema della classicità, i due colossi con le figure di Dioniso ed Eracle, entrambi figli di Zeus, spesso rappresentati associati e disposti in posizione simmetrica, esprimono nella loro contrapposizione un significato fortemente simbolico. Da un lato la manifestazione dell’energia, del vigore e della forza impersonati da Eracle, l’eroe dalle immani fatiche, dall’altro il senso vitale della natura insieme ad una sensuale ambiguità propria di Dioniso, dio dei frutti e del vino, simbolo di irrazionalità ed estasi mistica. Un contrasto che trova ampia conferma anche nella caratterizzazione fisica delle due sculture a tutto tondo. Gli attributi del mito si traducono nella figura di Eracle nella esuberante plasticità del corpo accentuata dalla chioma movimentata che incornicia il volto dal mento pronunciato e barbuto, dalla mossa pelle di leone e dalla nodosa clava. All’opposto Dioniso è rappresentato in un atteggiamento flessuoso ed abbandonato, con le carni morbide e splendenti, la cui luminosità risulta esaltata dal chiaroscuro del manto e dal contrappunto del Satiro, più basso di statura, che lo sostiene cingendolo alla vita e alla coscia. L’aspetto giovanile e quasi femmineo del dio dal volto imberbe, contornato da lunghi riccioli che ricadono sulle spalle, si rifa all’interpretazione figurativa più classica di questa divinità.

Eracle Arte romana, I o II d.C., basanite


M2 edizioni 2009-2010 2010-2011

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© Luca Trascinelli

ORER ORCHESTRA REGIONALE DELL’ EMILIA ROMAGNA


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