FONDAZIONE CAMILLO CAETANI
CENTRO DI STUDI INTERNAZIONALI GIUSEPPE ERMINI FERENTINO
ROMA
Riproduzione digitale
*
Andrea Gardi
Il cardinale Enrico Caetani e la legazione di Bologna (1586-1587)
Roma 1985
QUADERNI DELLA FONDAZIONE CAMILLO CAETANI
VI
Andrea Gardi
Il cardinale Enrico Gaetani e la legazione di Bologn.a {1586-1587)
ROMA 1985
QUADERNI DELLA FONDAZIONE CAMILLO CAET ANI A CURA DI LUIGI FIORANI
VI
.--
Andrea Gardi
Il cardinale Enrico Caetani e la legazione di Bologna (1586-1587)
ROMA 1985
© 1985 FONDAZIONE CAMILLO GAETANI VIA DELLE BOTTEGHE O SCÙRE, 32 - ROMA
Indice
PRESENTAZIONE
pag.
di Hubert Howard
IL CARDINALE ENRICO CAET ANI E LA LEGAZIONE DI BOLOGNA di Andrea Gardi
5
»
7
9
Accogliamo con soddisfazione nella collana dei nostri Quaderni questa ricerca del dottor Andrea Cardi, effettuata in gran parte sui documenti dell'Archivio Caetani, che ricostruisce con molta precisazione i problemi amministrativi, come anche le vertenze politiche che nel 1586 si presentavano al giovane cardinale Enrico Caetani nel corso della sua legazione pontificia a Bologna. Enrico Caetani nacque nel 15 50, terzogenito di Bonifacio, Signore di Sermoneta, ed era destinato già dalla sua infanzia alla carriera ·ecclesistica. Il fratello maggiore Onorato era cognato di Marcantonio Colonna, e come lui si distinse nella battaglia di Lepanto del 15 72, diventando poi Duca di Sermoneta e Grande di Spagna. La legazione di Enrico Caetani a Bologna, era un banco di prova per l'avanzamento del giovane ecclesiastico nella politica diplomatica della Santa Sede: il Caetani infatti, assolto dignitosamente il mandato bolognese, venne ben presto chiamato a più gravi responsabilità da Sisto V e fu coinvolto nelle drammatiche vicende che scuotevano in quel tempo le basi stesse dell'Europa. Inviato in missione nel 1589-1590 a Parigi con l'incarico di assicurare la successione del regno di Francia nelle mani di un re cattolico, trovò il paese già diviso dalle lotte tra la lega cattolica e gli Ugonotti. Ritornando a Roma come Camerlengo seppe influire sulle quattro successive elezioni papali. Inviato di nuovo nel 15 96 in
7
Polonia cercò di indurre la Polonia, l'Austria e i regni transilvanici ad unirsi contro l'avanzata dei Turchi, ormai arrivati alle porte di Vienna. La sua opera diplomatica si estese anche in Inghilterra e in Scozia come cardinale protettore. Avvenuta l'esecuzione di Maria Stuarda da parte della regina Elisabetta, e la disfatta dell'Armada spagnola, operò per conservare alla Chiesa cattolica e ai fedeli le strutture essenziali per la loro vita religiosa, durante le feroci persecuzioni. Nella prima legazione di Bologna il cardinale ebbe qualche successo. Per il resto, i tempi non erano maturi per un assestamento dello scacchiere politico europeo, che invece si sarebbe effettuato solo a lunga scadenza, in una maniera inaspettata e insoddisfacente per tutti. Ringraziamo il dottor Andrea Cardi per queste prime, attente ricerche in un settore di storia importante che attende ancora di essere adeguatamente studiato e conosciuto.
Hubert Howard Presidente della Fondazione Camillo Caetani Roma, Palazzo Caetani, 1 dicembre 1985
8
Andrea Cardi IL CARDINALE ENRICO CAETANI E LA LEGAZIONE DI BOLOGNA 1586-1587
--------------------------- - - -
----- .
I. Introduzione
N
ELL'AMBITO degli studi sulla formazione dello Stato moderno, solo negli ultimi anni si è assistito ad una ripresa d'interesse pey lo Stato pontificio e, malgrado le recenti ricerche ed inquadramenti problematici 1, siamo ancora ben lontani dall'avere una visione esauriente del dominio temporale dei Papi tra XV e XVIII secolo. Ostacoli per il reperimento e utilizzo delle fonti, ma anche difficoltà a valutare, nei suoi aspetti particolari come in quelli, invece, comuni agli altri sovrani, la figura del Pontefice come capo dello Stato portano a dibattere forse prematuramente il pro-' blema di una «precocità» o «arretratezza» del sistema politico pontificio in età moderna, mentre ancora troppo poche sono le indagini puntuali in materia. Di fronte alla non sempre felice situazione archivistica, uno dei modi per comprendere la concreta articolazione amministrativa dello Stato può essere lo studio dell'effettiva attività svolta nelle sedi di governo dagl'inviati di Roma. Questo può servire a chiarire vari punti ancora abbastanza sconosciuti, quali i poteri e le funzioni di un ufficiale o comunque di un governatore locale dello Stato pontificio, il personale di cui disponeva, le sue possibilità e meccanismi di carriera, i rapporti inter-
11
t
L
\
correnti tra lui e gli altri poteri (comuni, feudatari, clero) esistenti nella sua giurisdizione, la sua collocazione sociologica e mentalità. È di questi aspetti che si occupa il presente lavoro, teso a ricostruire i caratteri sia pubblici, sia privati dei quattordici mesi trascorsi dal card. Enrico Caetani al governo della Legazione di Bologna. A tale scopo ho potuto servirmi della documentazione conservata in vari fondi dell'Archivio di Stato, della Biblioteca Universitaria e della Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio 2 di Bologna, dell'Archivio Segreto Vaticano e dell'Archivio della Fondazione Camilla Caetani di Roma. Enrico Caetani prima della Legazione bolognese
Enrico I dei Caetani di Sermoneta (fig. 1) nacque nel 1550 da Bonifacio Caetani e da Caterina Pio di Savoia (figlia del conte di Carpi), terzogenito di sette figli 3 ; fu avviato alla carriera ecclesiastica, ricevendo la tonsura, e venne destinato a seguire le orme dello zio, il prestigioso card. Nicolò Caetani, allora capo della famiglia, che gli cedette la precetto ria dell'abbazia pugliese di S. Leonardo della Matina e successivamente l'abbazia dei SS. Pietro e Stefano di Valvisciolo presso Sermoneta. Bonifacio e Nicolò Caetani curarono l'educazione di Enrico e del fratello Camillo (minore di due anni e destinato anche lui allo stato clericale), facendo loro apprendere il latino, presumibilmente il greco, e i classici, a Sermoneta prima, a Roma poi. Sin da questo periodo esercitò grande ascendente sui fratelli Caetani
12
Giovan Francesco Peranda, abile segretario del card. Nicolò e successivamente di Enrico, che ne ricevette la sua prima formazione come cortigiano, umanista, politico e diplomatico 4. Tra 1569 e 1573 i due fratelli si trasferirono a Perugia per frequentare il locale Studio, e nella città umbra compirono le loro prime autonome esperienze di vita mondana (tra l'altro, ebbero con un Orsini una contesa di precedenze che ebbe risonanza a Roma) e si laurearono in diritto. A quest'epoca va fatto risalire il rafforzamento dei legami familiari col card. Bathory, nipote del re di Polonia, con mons. Annibale di Capua, poi Nunzio in Polonia, coi Gonzaga e con vari personaggi influenti alla corte di Gregorio XIII 5 ; Enrico ricevette inoltre la cittadinanza onoraria perugina. I giovani Caetani tornarono poi a Roma, ove si occuparono della causa che li opponeva ai Pio per l'eredità della loro madre, e in seguito, alla morte del padre, assunsero insieme al fratello maggiore Onorato e allo zio Nicolò il governo del loro Stato feudale 6 • Enrico iniziò in questo periodo la propria carriera nell'amministrazione pontificia, divenendo nel 1573 referendario delle due Segnature e accompagnando l'anno successivo a Venezia il cardinale nipote Boncompagni ad incontrare il neoeletto Enrico III di Francia, mentre il card. Nicolò otteneva da Gregorio XIII l'autorizzazione a trasferire ai nipoti chierici i propri titoli e benefici ecclesiastici. Tuttavia, a partire dal 1578 e più decisamente dal 1583, contrasti personali tra il card. Caetani ed il Papa portarono ad una rottura dei rapporti e dunque ad un arresto della carriera di Enrico. Questo blocco si
13
concluse solo con la morte di papa Boncompagni (seguita a breve distanza da quella di Nicolò Caetani) e l'elezione di Sisto V, anche lui vittima dell'ostilità di Gregorio XIII e, inoltre, forse riconoscente ai Caetani come parenti del card. Pio, suo primo protettore. Certo è che il nuovo pontefice, spinto anche dall'appoggio del cardinale decano Farnese (amico del card. Nicolò, con cui aveva curato, a Roma, l'educazione dei giovani Caetani), dei Cesi 7 e di Filippo II (in quanto, dall'epoca della rottura con Gregorio XIII, il card. Nicolò aveva portato la famiglia nell'orbita spagnola) 8, fece bruciare ad Enrico le tappe della carriera ecclesiastica: il 7 maggio 1585 (meno di una settimana dopo la propria consacrazione pontificale e la morte del card. Nicolò) gli concedeva di poter ricevere gli ordini minori ed essere consacrato suddiacono, diacono e prete in tre domeniche successive; il 29 luglio lo nominò patriarca titolare di Alessandria 9 e commendatore di S. Leonardo della Matina, incaricandolo poi di accompagnare a Loreto la duchessa di Parma Margherita d'Austria; 1'11 dicembre 1585 lo promosse infine al cardinalato, dandogli il titolo presbiterale di S. Pudenziana. Occorre soffermarsi un attimo sul significato di questa nomina. Sisto V non aveva voluto, con essa, solo cedere a pressioni esterne o beneficare un amico; la nomina del giovane cardinale era il riconoscimento della sua importanza politico-sociale e, dunque, della sua potenziale utilità per il servizio pontificio. Enrico Caetani era, infatti, l'esponente d'una grande famiglia principesca (di cui la nomina cardinalizia lo metteva automa-
14
ticamente a capo) 10 e dal card. Nicolò aveva «ereditato» la rete di relazioni e clientele che questi aveva saputo intessere: il legame con gli Asburgo in primo luogo 11 , poi in contatti con vari sovrani ed ufficiali stranieri 12 e coi membri del Sacro Collegio; e, non meno importanti, i rapporti con prelati minori e amministratori pontifici 13 , in parte legati alla casata tramite un sapiente utilizzo dei benefici ecclesiastici 14 • Era dunque in condizione di svolgere un importante ruolo politico, ed a questo era stato preparato, si può dire, dalla nascita, tramite l'apprendistato col card. Nicolò (e la frequentazione di Peranda) e gli studi giuridici prima, la pratica amministrativa nel feudo e l'entrata nella burocrazia e nella diplomazia pontificia poi. La nomina cardinalizia era dunque, da parte di Sisto V, il segno che egli aveva intenzione di servirsi della collaborazione di Enrico in campo politico: era un'apertura di credito, concretizzata quando, con breve del 26 agosto 1586, papa Peretti lo nominò Legato di Bologna. Bologna nell'età post-tridentina Nella città di Bologna sono parrocchie cinquantacinque, sotto delle quali ci sono fra monasteri, palazzi, e case, et altre fabriche circa novemilla habitate da circa settanta due mila persone, che smaltiscono ogni anno formento circa corbe duecentoventimilla, castellate, e vascelle [?] di vino sessantamilla, acquavite circa trimilla corbe, e circa trentamila libre di tabacco, sale corbe numero ventimilla [ ... ] Olio d'oliva duoi miglioni, e più libre. Bovi giovenche, e vitelli ventimilla, castrati, e pecore tredicimilla, porci dodicimilla, agnelli, e capretti quattordicimilla; tutti fanno sul territorio [ ... ]; fasci, legna, e carbone carra 180 milla con moltissime altre robbe, e polami, et altri volatili
15
senza numero. Né suburbi sono case circa tremilla, con persone decinovemilla, e cinquecento, e nella diocesi sono case venti seimilla, e ducento cinquanta, con persone in circa cento settantamilla. Tutto il territorio al presente di Bologna è di cento ottantotto milla di circuito, con trecent'otto communità, e ville [ ... ]. Bologna [ ... ] da levante confina con Imola nella Romagna. Da ponente co' modonesi mediante il fiume Panaro. Da mezzo giorno, ch'è tutta montagna con fiorentini, e co' pistoiesi nell'Alpi dell'Appennino, et in alcuni luoghi si estende quarantacinque miglia, e più di camino e da settentrione con Ferrara nelle Valli del Po " .
All'interno della Legislazione, in aree marginali, esistevano alcuni piccoli feudi dell'arcivescovo e di grandi famiglie cittadine (Lambertini, Malvezzi, Ranuzzi, Bianchi e Pepoli, che però avevano un feudo imperiale). Il territorio era diviso in tre aree principali: la città, la pianura e la montagna. La prima era, per numero di abitanti 16 , il secondo centro dello Stato, ed il primo per attività produttive, ed era dunque il più prestigioso tra i governi locali del dominio pontificio. Bologna era soprattutto sede di un'industria tessile capace di esportare sin nel Nordeuropa grandi quantità di filati e tessuti di lana, canapa e seta; l'altro pilastro dell'economia cittadina era costituito dall'Università, in grado ancora di attrarre studenti dall'Italia e dall'estero. Quanto al contado, la parte pianeggiante e la prima fascia collinare producevano piante alimentari (vite e cereali) e industriali (gelso, canapa), mentre le zone paludose ( «valli») ai confini col Ferrarese e quelle montane erano improduttive o comunque non in grado di contribuire in maniera significativa all'industria e, soprattutto, alla sussistenza cittadine. Su questa base cresceva perciò un diffuso malessere sociale, che si manifestava latamente
16
nel pauperismo e, con più virulenza, nella criminalità e nel banditismo 17 • L'origine di tale fenomeno era però anche legata alle condizioni politiche della città. Dalla caduta della Signoria dei Bentivoglio (1506), Bologna era entrata pienamente a far parte dello Stato pontificio. Non senza qualche incertezza, dall'epoca di Clemente VII i Papi avevano favorito all'interno del Comune una strutturazione del potere che assicurava un netto predominio alle maggiori famiglie nobili, relegando a posizioni del tutto subordinate la nobiltà minore 18 , i Dottori dello Studio e le corporazioni, ed escludendo i ceti inferiori da qualunque partecipazione politica 19 • A ciò aveva corrisposto un riassetto delle istituzioni comunali fondato su un'assoluta prevalenza del Senato dei Quaranta Riformatori dello Stato della Libertà Ecclesiastica, formato da membri nominati a vita dal Papa e scelti tra le maggiori famiglie. I Quaranta collaboravano col Legato pontificio e regolavano l'accesso alle altre magistrature cittadine, a loro subordinate 20 • Essendo anche i detentori di estese proprietà immobiliari in contado e in città e ricoprendo altresì posizioni di rilievo nella Chiesa bolognese, essi erano il ceto egemone nella società locale, che grazie ali'alleanza con Roma avevano organizzato in maniera rigidamente gerarchica ,? . Tale rigidità, insieme alle crisi alimentari originate/clalla penuria cui s'è fatto cenno, trovava il suo sfogo appunto nel banditismo, che veniva poi utilizzato a fini di prestigio dalla nobiltà, specie feudale. I Quaranta combattevano tuttavia su due fronti: se da un lato, infatti, dovevano contenere la pressione provenien-
17
te dai ceti inferiori, particolarmente dalla nobiltà minore, dall'altro erano impegnati a resistere al tentativo papale di togliere loro ogni prerogativa politica e ridurli a mero strumento dei rappresentanti pontifici locali. Bologna era governata, come le altre province pontificie, da governatori prelati o da cardinali Legati di nomina papale. Trattandosi di una sede importante, in età posttridentina si era accentuato l'uso di mandarvi Legati, che a volte risiedevano di persona, a volte si limitavano ad inviare al proprio posto un vicelegato. Sia gl'incarichi di Legato, che quelli di Vicelegato di Bologna erano solitamente affidati ad ecclesiastici già importanti in Curia (come il card. Salviati, predecessore di Caetani) o in ascesa, qual era appunto il Nostro 22 • Il Legato aveva poteri indefiniti (in quanto era Legato «de latere» e Vicario generale «in temporalibus et in spiritualibus» del Papa), ma parzialmente specificati da appositi brevi. In pratica, in campo spirituale aveva facoltà di giurisdizione sul foro ecclesiastico, sia all'interno della Legazione, sia sulle diocesi vicine, ed anche attribuzioni in materia disciplinare; in campo temporale, godeva essenzialmente del monopolio dell'attività giudiziaria (specie di appello e criminale) e del mantenimento dell'ordine pubblico e doveva inoltre sorvegliare i Quaranta, assieme ai quali curava l'amministrazione, la difesa territoriale, il rifornimento alimentare e la vita economica della Legazione. In breve, egli doveva essere il custode locale degli interesse e diritti della Santa Sede e, in misura subordinata, dei sudditi 23 • Estre~_~ ente ridotto era però il personale di cui
18
'i.
poteva disporre per svolgere questi compiti. A parte la servitù domestica, gli addetti alla sua residenza (il Palazzo pubblico) e un Vicelegato che gli faceva da sostituto, egli per le funzioni giudiziarie si serviva di un certo numero di Auditori e Sottoauditori (in parte di nomina papale) e dei giudici della locale Rota, nominati insieme da Quaranta e Legato; per il mantenimento dell'ordine pubblico e per la difesa territoriale poteva contare su un Bargello e cento sbirri, una compagnia di 120 fanti svizzeri, una di 50 cavalleggeri pontifici e milizie locali, di cui esercitava il comando tramite nobili bolognesi; aveva infine una cancelleria (ceduta in appalto dalla Camera Apostolica) per la parte amministrativa. Per tutti gli altri suoi compiti, compresa l'amministrazione del contado, egli doveva servirsi del personale comunale. Ciò rappresentava un ostacolo alla libertà d'azione del Legato, che si trovava ad essere dotato d'un'indiscussa autorità teorica, ma limitato nel suo esercizio dalla necessità di accordarsi con l'amministrazione locale, e dunque coi Quaranta, intenzionati a mantenere le larghe autonomie fiscali, finanziarie, monetarie e militari di cui godeva la città e in grado di far sentire direttamente la propria voce a Roma, sia tramite i numerosi cardinali bolognesi, sia attraverso l'ambasciatore residente che, come altre città pontificie, Bologna manteneva alla capitale. Altri fattori che concorrevano ad indebolire il potere reale del Legato erano la tendenza di alcuni ufficiali di nomina papale (l'Auditore del Torrone, cioè il giudice criminale, e i comandanti militari) a rendersi autonomi nelle proprie competenze,
19
e l'incertezza che al cardinale derivava dal dover dipendere da varie autorità romane (il cardinale nipote e la Congregazione della Sacra Consulta per gli affari politici, il Camerlengo per quelli economici, altri per questio, ni particolari), senza una chiara definizione dei rispettivi limiti e autorità 24 • La posizione del Legato era dunque molto più scomoda di quel che poteva apparire: egli doveva governare e amministrare la provincia collaborando con le autorità locali, ma mantenendosi loro superiore, doveva interpretare ed applicare le direttive di Roma, ma con una certa autonomia di azione (poiché un cardinale non era un qualsiasi funzionario, ma godeva di particolare prestigio in virtù della propria figura); doveva, infine, far da tramite tra il governo centrale e il Comune e, in tal maniera, rinsaldare la costruzione dello Stato, il tutto senza pregiudicare alla propria carriera. Questo era il compito che attendeva Enrico Caetani.
II. L'attività pubblica di Enrico Caetani a Bologna
Poteri e, collaboratori Enrico Caetani giunse a Bologna il 7 settembre 1586 e vi si trattenne sino al 4 novembre 1587, salvò un breve periodo (22-27 giugno 1587) in cui si recò a Mantova col permesso del Papa 25 • Due giorni dopo il
20
suo arrivo presentò ai Quaranta le bolle (datate 22 agosto 1587) 26 che specificavano i suoi poteri spirituali e temporali, e se ne andò il governatore, mons. T oschi, lasciato dal legato Salviati alla sua partenza. Le bolle dei poteri di Caetani prevedevano che in campo spirituale egli dovesse, entro i confini della Legazione e senza derogare al Concilio tridentino, giudicare tutte le cause riguardanti ecclesiastici o esenti con prevenzione di foro rispetto agli Ordinari diocesani (ma riservandosi i casi atroci), avocarsi le cause, moderare e aggravare pene e censure e far eseguire le sentenze, comminare e togliere interdetti, sciogliere giuramenti; egli poteva concedere licenze a chierici per studiare diritto civile, autorizzare operazioni economiche con beni ecclesiastici, conferire lauree; poteva inoltre moderare le norme sull'astinenza quaresimale e alcune penitenze, permettere a sacerdoti scomunicati di celebrare, assolvere da alcune scomuniche; gli si concedeva infine di fare quanto ritenesse bene, derogando a qualunque norma contraria (comprese le disposizioni conciliari cui la bolla stessa lo vincolava) 27 , e lo si dichiarava esplicitamente superiore a qualunque autorità nei confini della sua Legazione. Un'analoga supremazia e discrezionalità gli era riconosciuta in campo temporale; qui gli veniva conferito l'incarico di governare l'intero territorio affidatogli, ricevendo anche gli omaggi feudali e i giuramenti di fedeltà. Più specificamente, anche in questo caso gli si concedevano pieni poteri di giudizio, avocazione di cause, esecuzione di sentenze e punizioni, estendendoli ai luoghi feudali compresi nella Legazione: egli poteva
21
anzi punire e deporre qualunque feudatario o ufficiale comunale gli paresse conveniente; per quanto riguardava l'ordine pubblico, gli era permesso usare qualsiasi mezzo, repressivo o preventivo, per mantenerlo, e soprattutto gli si affidava la promozione di paci e tregue alle inimicizie private, il potere di graziare, riabilitare e ammettere a composizione 28 e quello di sciogliere qualunque accordo dannoso agl'interessi della Chiesa e della pubblica quiete; egli poteva infine convocare Parlamenti e gli veniva garantita l'approvazione anticipata delle sue decisioni. A coadiuvarlo ìn queste molteplici funzioni, Caetani si vide nominare come Auditore del Torrone l'osimano Traiano Gallo e come Capitano dei Cavalleggeri il fermano colonnello Concetto Matteucci 29 • Principali collaboratori del Legato furono però i fiduciari da lui scelti: oltre a Peranda (che, da Roma, continuava a fungere per lui da preziosissima guida politica) 30 , soprattutto il segretario privato Giulio Cesare Riccardi e il vicelegato Domenico Maria Petrucci, vescovo di Bisignano 31 . Accanto a questi era una moltitudine di ufficiali meno importanti, la cui nomina, riservata al Legato, gli serviva per beneficare suoi «clientes» o crearsene dei nuovi nella cittadinanza; di tal genere erano gli incarichi di Auditore Civile, Auditore del Legato e vari altri; tuttavia, gli «offitij, che si provedevano già dal legato di Bologna si trovano tutti dispensati in vita da Papa Gregorio in modo che le vacanze sono rarissime, et quando elle succedeno si ricorre alla via di Roma; et al legato non resta altro che di raccommandare, o di far relatione quando sia ricercato» 32 • La
22
realtà richiedeva dunque una certa cautela da·-parte del cardinale nel trattare con i suoi superiori e col Comune: riguardo al primo aspetto, oltre alle informazioni avute dai cardinali Serbelloni, Castagna e Fachinetti 33 , l'auditore di Consulta Marcolino Monsignani consigliava di tenere informati Peranda e Camilla di quanto accadeva a Bologna, per smentire eventuali voci malevole, e di creare un rapporto privilegiato col cardinale nipote Alessandro Peretti, sempre al fine di garantirsi una protezione nella capitale 34 • Quanto al secondo aspetto, da Roma gli venivano inviati i consigli del card. Fachinetti, vertenti soprattutto sul mantenere coi Quaranta un rapporto di superiorità, sull'esercitare una giustizia imparziale e sul garantire l'abbondanza 35 • Vediamo come Caetani seguisse tali raccomandazioni. Esercizio dei poteri spirituali ed ecclesiastici
I
L'attività spirituale del Legato si svolse su due piani diversi. In primo luogo, egli compl interventi in diocesi esterne alla Legazione, ove esercitò una modesta azione di tipo disciplinare in cui, possibilmente d' accordo con gli Ordinari diocesani, ordinava a vari confessori· di assolvere chierici e laici dalle scomuniche in cui erano incorsi per motivi diversi 36 • Molto più frequente era invece la nomina, da parte del Legato, in risposta alla supplica di una delle parti, di giudici in cause ecclesiastiche di tipo civile, nomina richiesta solitamente in procedimenti di secondo grado e tendente ad ottenere che le cause fossero sottoposte a giudici che il
23
supplicante gradiva particolarmente 37 • In questo, come nel precedente caso, si aveva la concreta applicazione dei poteri di cui il Legato disponeva come alter ego del Papa, anche se ciò avveniva preferibilmente senza creare conflitti con i vescovi delle diocesi interessate (anzi, servendosi delle strutture stesse della giustizia ecclesiale, quali i giudici sinodali o i vicari episcopali) 38 • Qualche problema suscita l'esame dell'area cui gl'interventi legatizi si rivolgono, che pare comprendere principalmente i territori estensi (72 provvedimenti in 14 mesi) e, solo marginalmente, quelli farnesiani (3 provvedimenti). Si può forse pensare a un residuo dell'~utorità del Legato bolognese sul territorio dell'antico Esarcato: questo spiegherebbe l'alto numero di interventi relativo alle zone estensi, mentre la totale assenza di analoghe misure per le diocesi romagnole è giustificata dal fatto che la Romagna, amministrativamente sottoposta al Legato di Bologna fino all'epoca pretridentina, diviene in seguito sede di Legazione propria 39 • Occasionali e isolati appaiono invece gl'interventi sull'Emilia occidentale, che del resto aveva avuto, a sua volta, una sua Legazione prima dell'erezione a ducato. Qui, tuttavia, come altrove, Caetani poteva agire come giudice-commissario apostolico per ordine papale, come fece, ad esempio, nell'ottobre 1587, quando scomunicò i Signori di Correggio, che non avevano obbedito .alle sue decisioni nella causa che li opponeva ai Gesuiti parmigiani 40 • La parte prevalente dell'esercizio dei poteri spirituali del Legato riguardava però l'archidiocesi di Bologna. Prescindendo da una moderata attività legislativa in tal
24
.
senso 41 , i libri legatizi da cui ho ricavato le not1z1e precedenti riportano, mescolati agli altri, ben 7 3 interventi relativi a Bologna. Questi appaiono, però, molto più compositi di quelli riguardanti le altre diocesi. Pochissime misure si riferiscono alla vita della Chiesa in senso stretto: alcune autorizzazioni a compiere operazioni economiche con beni ecclesiali, , la modifica delle disposizioni d'un testamento riguardo a certi legati pii, quattro permessi di celebrare la Messa in oratori privati, un'unica assoluzione d'un cappellano dalla sospensione subita, per cause leggere, da parte del Vicario archiepiscopale 42 : un quadro complessivo, dunque, di non ingerenza da parte del Legato nella vita spirituale della diocesi, anche se uno dei primissimi atti di Caetani al suo arrivo era stato quello di proclamare la totale soggezione degli ecclesiastici al foro criminale legatizio 43 • Parrebbe, pertanto, che la politica del giovane cardinale nei confronti dell'Arcivescovo sia stata quella di riservarsi la giurisdizione criminale, astenendosi invece da intromettersi nel campo propriamente ecclesiale, a differenza di quanto avevano fatto i suoi predecessori 44 • Una trentina di questi provvedimenti, adottati a volte spontaneamente, a volte su richiesta degl'interessati, riguarda invece laici e comprende autorizzazioni a cedere a terzi i propri crediti, deroghe a fedecommessi o permessi di disporre di doti o altri beni, deroghe alle disposizioni legislative relative ali'amministrazione dei beni di orfani o incapaci e alla capacità di pattuire dei minorenni, deroghe alle norme statutarie regolanti la vendita di immobili a cittadini da parte di comitatini e
25
altre concessioni con valenza economica 4 ' ; una decina di disposizioni è costituita da interventi nella vita delle Corporazioni e altrettante riguardano nomine ad uffici o autorizzazioni ai detentori per cederli 4 6 ; infine ci sono alcune concessioni eterogenee 47 • Ciò che, nella loro diversità, accomuna queste misure e le fa latamente rientrare nel campo «spirituale» è con ogni probabilità il derogare al diritto comune, a quello canonico, agli Statuti comunali e corporativi e, in un'occasione, persino ad un breve pontificio: siamo cioè in presenza di casi in cui il rappresentante papale usava i suoi poteri di Legato de latere in funzione del governo temporale che egli, come Vicario generale, ·esercitava 48 e che è giunto ormai il momento di esaminare.
Ordine pubblico, giustizia, grazia
Rivestiva primaria importanza nella Legazione bolognese il problema del mantenimento dell'ordine pubblico, minaccfa.to soprattutto dal dilagante banditismo. Il compito del Legato era, in questo campo, soprattutto coordinare forze di pubblica sicurezza e apparato giudiziario e intervenire personalmente nelle questioni più rilevanti. Egli si dedicò in primo luogo a prevenire la criminalità, tramite l'emanazione di numerosi bandi: confermò dapprima le norme sull'ordine pubblico dei suoi predecessori 49 , innovandone le convenzioni coi sovrani di Ferrara e Mirandola dirette alla repressione del banditismo ' 0 ; indi emanò il «Bando generale» (fig. 2),
26
in cui specificava le pene previste per i vari crimini 51 e prosegul poi con una serie di disposizioni sull'uso delle maschere, l'espulsione dei vagabondi, la limitazione del porto d'armi 5 2, misure, queste, tutte usuali per i Legati e Governatori cittadini, ma in cui Caetani portò una maggior precisione e severità 53 . Egli s'impegnò d'altronde per pacificare le inimicizie fra le casate feudali Pepoli e Malvezzi, sostenitrici di opposte fazioni di banditi del contado 54 : tuttavia, di fronte a situazioni che potevano minacciare la sua stessa incolumità fisica ", il Legato non esitò ad eseguire gli ordini papali che gl'imponevano di confiscare ai Malvezzi il feudo di Castelguelfo, da loro usato come rifugio per banditi 56 • Il cardinale non si occupava invece direttamente dell'amministrazione della giustizia, compito quèsto delegato ai diversi Auditori. Era lui, però, a provvedere ad una serie di atti ad essa collaterali: in primo luogo la concessione di salvacondotti, rilasciati in gran numero ad inquisiti desiderosi di venire a trattare il proprio rientro nella legalità, o concessi ad individui graziati, per venire ad adempiere le condizioni della grazia; altri consentivano deroghe parziali ai termini dei bandi o permettevano soggiorni a persone condannate al di fuori della Legazione (e addirittura in altre parti dello Stato) 57 • Numerosi permessi di soggiorno temporaneo nel Bolognese sono infine concessi ad ebrei (e tre a zingari). Anche in questo caso siamo in presenza (e le formule usate lo confermano) 58 del ricorso del Legato al potere papale di derogare alle leggi, ciò che si verifica anche nell'esercizio da parte del rappresentante pontificio del •' I
27
r
I
I l
potere di concedere composizioni pecuniarie per taluni crimini 59 • Caetani firmava pure i mandati di scarcerazione 60 (dai quali appare come la giustizia legatizia si applicasse anche ad ecclesiastici 61 e a sudditi di Signori feudali) 62 e le imposizioni di multe per reati minori 63 • Soprattutto da questi ultimi provvedimenti, ma ùn po' da tutto il complesso dell'attività di Caetani, risulta evidente un grande divario tra la norma giuridica e la sua applicazione pratica. Se i bandi prevedono infatti per ogni crimine il deterrente di pene severissime (pecuniarie, corporali, di lavoro forzato, spesso capitali), compito del rappresentante pontificio (e dei singoli giudici che da lui dipendono) è quello di adattare il diritto al caso singolo, tenendo conto delle circostanze e della posizione sociale dei rei. Ecco che allora l'esercizio della giustizia criminale diviene il modo per ristabilire l'equità che una meccanica applicazione delle leggi negherebbe: tutta l'umanità del giudice è impegnata in questo compito e pare che solitamente il rappresentante pontificio usi una certa misericordia nei confronti dei delitti minori e occasionali, lasciando per i casi atroci il rigore di una punizione esemplare. A questa azione equitativa concorre la facoltà che il Legato si riserva di imporre pene ad arbitrio per molti delitti e quella di esercitare il potere di grazia (facoltà -quest'ultima che, naturalmente, metteva anche il rappresentante-pontificio in condizione di attuare uno stretto controllo sociale) 64 • Molto meno rilevante era invece la parte del Legato nella giustizia civile, considerata materia riguardante le
28
sole parti in causa. Il Superiore (tale era il titolo dei rappresentanti pontifici) interviene infatti anche qui solo con funzioni di grazia e di deroga alle leggi, e prevalentemente in un terreno, quello dei debiti, per così dire di confine tra giustizia civile e penale 65 • Qui egli di volta in volta concede dilazioni al ·pagamento di debiti, ovvero permessi temporanei a debitori per non venire citati in giudizio o ancora salvacondotti a banditi o stranieri per venire ad accordarsi sul pagamento dei propri debiti (mentre in 15 casi consente a forestieri o bolognesi di non essere molestati per debiti contratti ali'estero); per converso, in altrettante occasioni il Legato permette di procedere senz'altri ritardi contro debitori 66 • Occorre notare però come, anche nel campo della giustizia civile, Caetani tenda ad allargare i poteri del superiore pontificio, trasferendo sui magistrati di nomina papale il grosso delle cause, poiché è di sua spettanza l'indicazione dei giudici competenti per ogni processo. Così, su 1629 commissioni di cause in quattordici mesi di legazione, ben 1104 sono dirette a giudici legatizi (tra cui 823 ai vari Auditori del Legato e 252 all'Auditore Ge~ nerale Civile, in genere soli, più di rado insieme ad altri giudici), 412 esclusivamente a magistrati comunali (e di esse 353 a uno o più Auditori della Rota di Bologna 6 7 e 3 6 al Podestà, che era parimente un Auditore di Rota), appena 60 a soli giudici ecclesiastici (principalmente al Vicario della Curia Arcivescovile e a due giudici sinodali) e 13 a giusdicenti corporativi 68 • Questa evidente espansione della giustizia legatizia a danno delle giurisdizioni concorrenziali si tradusse anche sul pia110
29
■
legislativo: già .abbiamo visto l'atteggiamento di Caetani nei confrotni della giurisdizione ecclesiastica; occorre ora aggiungere che analogo fu il suo comportamento nei riguardi di quella delle Arti e del Comune. Egli infatti decretò che dal monopolio delle cause commerciali di cui godeva il tribunale del Foro dei mercanti era «Nostra Forique Nostri, Offitialiumque nostrorum iurisdictio, certo quodammodo restricta», per cui abolì tale monopolio, estendendo al foro legatizio la competenza di quello mercantile 69 ; precedentemente, su richiesta dell'Università dei Mercanti, aveva ridotto i poteri del tribunale conciliatore della Concordia 70 • Egli realizzava dunque bene in sede locale la politica che Sisto V andava promuovendo nell'ambito dell'intero Stato 71 • Problemi annonari ed economici
Come s'è detto, le carenze alimentari erano uno dei principali motivi delle tensioni sociali espresse dalla criminalità; compito fondamentale del Legato era dunque la cura dell'annona cittadina. Se la città era infatti considerata, dal punto di vista della sussistenza, un'unica entità col suo contado, che ne doveva garantire l'autosufficienza 72 , veniva però contemporaneamente ritenuto un diritto dei sudditi e un dovere déi governanti il mantenimento d'una disponibilità di alimenti di qualità dignitosa a prezzi accessibili 73 • A tal fine era in uso un sitema che prevedeva la denuncia, da parte dei proprietari, dei cereali posseduti all'inizio e alla fine dell'inverno, in modo da poter compiere una stima approssimati-
30
va del consumo cittadino; all'epoca della mietitura, poi, il Legato emanava il «Bando generale sulla grascia», in cui imponeva ai proprietari bolognesi di portare in città i propri grani e ne proibiva l'esportazione; sulla base del raccolto veniva quindi stabilito il prezzo imposto del pane e, se del caso, si decidevano importazioni di cereali per colmare i deficit. Si creava così un mercato privilegiato ove si assicurava ai proprietari cittadini l'esito della loro produzione granaria e alla popolazione, almeno nei periodi di abbondanza, la disponibilità di pane a prezzi controllati 7 4 • Enrico Caetani, molto attento alle necessità annonarie 75 , non dovette affrontare problemi di penuria, essendosi rivelati i raccolti del 1586 e 1587 sufficienti al fabbisogno della Legazione, e si limitò quindi alle disposizioni abitualmente adottate dai Legati 76 • Lo stesso avvenne per i mercati, egualmente controllati, della carne bovina 77 e della legna da ardere 78 , per la regolamentazione della caccia e pesca 79 e per la normativa generale per il commercio al dettaglio dei principali alimentari (frutta, verdura, latticini, animali da cortile, pane, carne, pesce) 80 , volta ad evitare le frodi e l'artificioso gonfiamento dei prezzi dovuto allo accaparramento. Inoltre, poiché si era in presenza di una certa abbondanza di vettovaglie, il Legato fu in condizione di correggere le rigidità del sistema annonario tramite le licenze che, in virtù del suo potere di derogare alle 1eggi, egli concedeva 81 • Così rilasciò oltre 1100 permessi di esportazione (soprattutto per uva, castagne, suini, bovini, legname, canapa grezza, tessuti di seta) e circa 850 licenze di acquisto di merci (specie
31
generi commestibili) per rivendita; mitigò le norme sul trasporto a Bologna dei grani dei cittadini e consentì in alcuni casi la deroga alle regole sulla panificazione (permettendo di confezionare pane di qualità e prezzo superiori a quelli di calmiere); rilasciò numerose licenze di caccia e pesca e di lavorazione suina, nonché varie altre realtive ad attività con diversi risvolti economici. Anche in -campo annonario, come in quello giudiziario, la funzione del Legato era dunque duplice: in condizioni «normali», egli doveva solo emanare di nuovo le leggi già vigenti coi suoi predecessori, eventualmente perfezionandole 82 , e curarne l'esecuzione, facendo ricorso ai propri poteri discrezionali per correggere, in sede di applicazione pratica, l'anelasticità della normativa; in presenza invece di situazioni inusuali, determinate da particolari ordini pontifici o da contingenze straordinarie, a lui toccava assumere tutte le iniziative necessarie per farvi fronte, sempre tenendo di mira la difesa del dominio pontificio e il benessere dei sudditi. Il rappresentante papale era dunque un grande equilibratore e mediatore sociale. È allora chiaro come giustizia ed abbondanza fossero i due obiettivi primari delle sue cure, in quanto potenziali fomiti di danni alla quiete pubblica e al potere pontificio. È altrettanto chiaro, però, che in base a questi principi era spinto ad intervenire in tutti i campi da cui potesse scaturire un qualche turbamento sociale e, quindi, ad allargare ad essi il raggio d'azione dello Stato. A questo proposito, se Enrico Caetani non ebbe eccessive difficoltà per il rifornimento alimentare della
32
Legazione, egli dovette però affrontare i primi sintomi
di una grave crisi dell'industria cittadina. In primo luogo, il Legato intervenne nel settore della canapa, diviso da contese tra gli operai, che volevano il mantenimento del breye di Paolo III che vietava l'esportazione di canapa grezza dal Bolognese, e i produttori di canape e i maestri di bottega, che preferivano puntare sull'esportazione del prodotto non lavorato anziché sovrassaturarne il mercato cittadino (ove le imprese non riuscivano a trasformare tutta la produzione del contado) 83 • La scelta del Legato è qui esemplare: da una parte, egli difende l'occupazione dei forse 12000 addetti al settore, ribadendo il divieto di esportazione della canapa grezza o semilavorata 8 4 con un bando che, su richiesta dei Quaranta, Sisto V fece proprio 8 5 ; dall'altra, di fronte alla crescente produzione del contado bolognese, egli concede numerose licenze d'esportazione del prodotto grezzo, specie se di qualità disadatta alla lavorazione in città. La funzione mediatrice ed equilibratrice del Legato appare qui evidente : altrettanto evidente è però l'insufficienza di queste misure. La crisi del canapificio bolognese derivava da mutamenti strutturali del sistema produttivo, che tendevano a privilegiare l'esportazione del materiale grezzo, a diminuire la qualità della produzione industriale bolognese e a trasferire il canapificio nei grossi centri del contado 86 ; è chiaro allora che non potevano essere i provvedimenti occasionali d'un cardinale che per poco tempo aveva governato la città ad agire su queste tendenze: occorreva una politica di largo respiro, che non si limitasse ad essere, come, mi pare, iquella di
33
Caetani, pura conciliazione di interessi sociali. Non è un caso che appena due anni dopo questi provvedimenti i Quaranta inducessero Sisto V a rovesciare totalmente la politica protezionistica verso il canapificio bolognese. Momentaneamente, comunque, il Legato riscosse grandi consensi alle sue misure, tanto che, l'anno successivo, ne adottò di analoghe per il lanificio. Qui, venendo incontro alle richieste della Compagnia dell'Arte della Lana, ribadì le disposizioni degli Statuti corporativi, tese a fare di Bologna un mercato protetto e che già di per sé denunciavano l'ormai ridotta vitalità del settore, che pur contava circa 15 000 addetti 87 • Anche queste norme, due anni dopo, venivano rafforzate per breve da Sisto V 88 ; ed anche queste, poco dopo l'emanazione, erano clamorosamente contraddette dalle licenze legatizie 89 • Simile è il discorso per le varie licenze concesse da Caetani a mercanti che desideravano esportare seta grezza bolognese oppure tessuti di seta non bolognese lavorati in città, due pratiche, queste, che l'Arte della Seta avversava 90 e per cui due anni dopo si avranno soluzioni protezionistiche analoghe a quelle adottate da Caetani per canapa e lana 91 • Siamo qui in presenza, allora, delle prime avvisaglie di una crisi che coinvolge tutta la industria tessile e che avrà diversi esiti: una crescente stasi del lanificio, un'esportazione all'estero del setificio bolognese, un trasferimento in contado del canapificio 92 • Di fronte a questa situazione il sistema politico appare incapace di dare una risposta adeguata: le Arti sono destituite di potere (e comunque esercitano la loro residua capacità di pressione solo in direzione
34
della ricerca d'uno stretto protezionismo), i Quaranta appaiono scarsamente in grado di afferrare i termini economici della questione e propensi semmai ad inquadrarla sotto la specie del contrasto sociale piu che del1'espansione produttiva; sicuramente quest'ultima è la tendenza del Legato che, d'altronde, non ha né una preparazione culturale, né un'esperienza di governo sufficienti a familiarizzarlo con questo tipo di problemi; né può egli venire guidato da Roma, che in fatto di politica industriale appare contumace quando non dannosa 93 • La tessitura bolognese era pertanto un'eredità comunale abbandonata a· se stessa e non si può rimproverare ad un prelato di famiglia feudale di non averne comprese le esigenze profonde e le linee di sviluppo. Lo stesso accadde, si può dire, in tutti i numerosi interventi che Caetani compì sulle Compagnie delle Arti, ispirandosi alla politica conciliatrice di cui s'è già fatto cenno: sul piano economico, conferma delle leggi e regolamenti corporativi 94 , ma concessione di licenze in loro deroga 9 ' ; sul piano sociale, invece, piena adesione alla politica del Senato, che tendeva a rendere i Consigli delle Compagnie ristretti ed ereditari 96 approfittando del proprio diritto di confermare gli Statuti corporativi, e mediazione dei conflitti tra più Arti 97 o interni ad un'Arte 98 • Nell'esame di questa attività ordinaria del Legato ci è ormai avvenuto più volte di far cenno alla collaborazione che gli altri pubblici poteri dovevano portargli. Occorre dunque illustrare qual fosse il rapporto che univa il Legato a questi vari poteri.
35
III.
I rapporti del Legato con Comune, governo centrale e sovrani
Il «governo misto» Da quando, nel 144 7, Nicolò V concesse al Comune di Bologna dei Capitoli in cui si affermava che il governo della città spettava a un Legato o Governatore «simul cum» i Sedici Riformatori (la magistratura poi ampliata nei Quaranta) 99 , gli storici si sono chiesti quale dei due poteri, comunale o pontificio, prevalesse di fatto nella diarchia del governo cittadino, dando su questa base contrastanti interpretazioni 100 della vita bolo: gnese tra XV e XVIII secolo. È però singolare constatare come praticamente tutti gli autori abbiano basato le loro ipotesi su analisi particolari di periodi solo molto brevi, se non di singoli episodi, senza mai esaminare quale fosse il rapporto abitualmente intercorrente tra Quaranta e Legato. Chi osserva i libri che raccolgono le decisioni del Senato 101 può rilevare come il rappresentante pontificio, se pure non assisteva a tutte le discussioni del consiglio cittadino, dovesse tuttavia essere presente a tutte le deliberazioni ed accettarle: queste richiedevano infatti, per la propria validità, che venissero adottate «ex auctoritate ipsius Illustrissimi et Reverendissimi Domini Legati» e «in eius praesentia ac de ipsius consensu et
36
voluntate». Pur non registrandosi infatti mai disaccordi tra Quaranta e Legato (che non appaiono né nella documentazione ufficiale, dove tuttavia difficilmente avrebbero potuto lasciare tracce, né nelle superstiti carte private), il rappresentante pontificio esercitava così istituzionalmente uno stretto controllo sulla vita dell'organo in cui si concentrava tutto il potere cittadino. Se dunque il Legato aveva bisogno del supporto pratico del personale comunale per esercitare materialmente molte delle funzioni che gli erano riservate, il Comune era a sua volta legalmente paralizzato in assenza del rappresentante pontificio. Si può riscontrare infatti che le uniche iniziative assunte autonomamente dai Quaranta consistevano nell'invio di ambasciatori o agenti a Roma o altrove per varie necessità 102 , mentre tutta l'attività ordinaria del Senato si effettuava in presenza del Legato. Tale attività concerneva materie istituzionali (accettazione di nuovi senatori, nomina e sindacato degli ufficiali comunali, concessione di cittadinanze 103 , nomina degli Auditori di Rota), finanziarie (approvazione delle spese del Comune 104 e di suoi ufficiali, appalto della riscossione delle imposte comunali, reperimento dei fondi per far fronte alle imposizioni romane, attività della zecca bolognese 105 , concessione di esenzioni fiscali e di monopoli per incentivare talune attività economiche), amministrative (sorveglianza su edilizia e lavori pubblici, vita delle istituzioni assistenziali, delle corporazioni, dello Studio, governo del contado). Non possiamo certo distenderci su tutte queste attività e ci limiteremo pertanto a ricordare i punti in cui l'azione di Caetani assunse
37
un particolare rilievo. Occorre in tal quadro menzionare il regolamento edilizio che egli emanò, ad imitazione di quelli varati per Roma da Gregorio XIII 106 , e l'approvazione del primo tentativo organico di riforma degli abusi dello Studio 107 , oltre alle norme relative al contado 108 • Proprio queste ultime ci danno modo di cogliere il rapporto tra Legato e Comune. Il contado bolognese era amministrato da Capitani, Vicari e Podestà di durata semestrale, imborsati tra i nobili cittdini, i quali erano sottoposti al Senato ed avevano essenzialmente compiti di giustizia civile. Caetani mantenne tale sistema, introducendovi però correzioni: così, mentre a volte interveniva direttamente nella vita delle comunità minori, concesse diverse licenze ad ufficiali per prolungare il mandato negli uffici ricoperti, ovvero per farvisi sostituire o anche per esercitare particolari funzioni giudiziarie, arrivando a consentire all'ambasciatore bolognese a Roma senatore Campeggi di amministrare anche la giustizia criminale nella sua podesteria di Galliera 109 • D'altro canto, però, egli mandò supervisori in taluni uffici del contado ed in altri nominò personalmente i sostituti degli ufficiali, perché «la prattica m'ha insegnato, che li gentil'huomini vorrebbero metter officiali a loro modo per dominar al Castello, et opprimer i contadini, che per paura del nobile restano alle volte di venirsi a querelare: et l'accesso è libero alle querele» 110 • Dunque il rappresentante pontificio è al di sopra dei protagonisti della vita comunale, garante imparziale della giustizia papale, ed è considerato in tale ruolo dai comitatini come un alleato nella lotta contro i nobili locali. Natural-
38
mente, però, egli era interessato non ad un diverso assetto degli equilibri sociali, ma ad una loro stabilizzazione, per cui, ognuna nella propria posizione gerarchica, le forze presenti nella società bolognese collaborassero tra loro e fossero fedeli alle leggi pontificie. È chiaro perciò che per il Legato le istituzioni comunali non potevano non essere organi subordinati del proprio governo 111 • Non c'è tuttavia da stupirsi che, al di là dei doveri d'ufficio, i rapporti tra un cardinale di famiglia principesca e i membri di un'oligarchia cittadina fossero di perfetta intesa. Enrico Caetani apparteneva allo stesso ceto sociale dei Quaranta, ed il collaborare con loro non era certo dettato dalle sole necessità di servizio. Egli era inoltre un personaggio influente a Corte, per cui il Senato cercò di accattivarselo 112 e di valersene nei rapporti col governo centrale. Per l'esattezza, i Quaranta tentavano di accreditare a Roma la propria immagine come corpo di fedelissimi papali collaboratori del Legato. e, su questa base, di far affidare a quest'ultimo (più malleabile degli uffici curiali) la soluzione delle controversie che da Bologna rimbalzavano alla capitale. Grazie a questa tattica, riuscirono ad ottenere l'appoggio di Caetani alle richieste di eliminare le esenzioni alle spese per lavori idraulici 113 e di ridurre le uscite comunali per le forze di polizia 11 4 , e la sua opposizione all'introduzione a Bologna dell'istituto della confisca dei beni dei banditi 11 5 ; a maggior ragione il cardinale sostenne la domanda dei Quaranta di non mutare il sistema di comando delle milizie bolognesi 116 e difese dalle usurpazioni di Roma il diritto di nomina del Senato agli uffici comuna-
39
li 117 , in quanto in questi casi veniva lesa anche la propria autorità legatizia. Enrico Caetani esercitò cioè in numerose occasioni una funzione di mediatore tra Bologna e Roma, che gli serviva per acquistarsi crediti e clienti nella città emiliana. Ciò naturalmente avveniva solo se la carriera del cardinale non ne doveva risentire: egli pertanto evitò di opporsi all'invio, da parte di Sisto V, di un chierico di Camera a rivedere i conti del Comune (il che potenzialmente preludeva alla soppressione dell'autonomia fiscale bolognese) 118 per non contrastare la volontà papale. Come uomo del Pontefice egli poteva sentire simpatia per l'oligarchia bolognese, ma non anteporre tale simpatia al rafforzamento di quello . Stato del cui gruppo dirigente faceva parte e del sovrano cui doveva la propria ascesa.
Il Legato, la corte, gli altri sovrani Anche i rapporti tra Legato e governo centrale si svolgono su due piani. Dal punto di vista del servcizio, Caetani esegue gli ordini che vari ufficiali pontifici gli trasmettono (principalmente il Commissario di Camera in materie finanziarie 11 9 e il Tesoriere Generale per questioni annonarie) 120 e, soprattutto, si tiene in contatto con la Congregazione della Consulta, che avvisa dei principali affari del governo e cui chiede istruzioni 121 , constatando peraltro l'inefficienza del prelato, mons. Orazio Foschi, cui incombe il disbrigo della corrispondenza bolognese 122 • Parallelamente, si diffondevano a
40
Roma voci su una presunta debolezza del governo di Caetani: Ma dicendomisi da Sua Signoria Illustrissima [il cardinal nipote • Peretti] che Sua Santità dubitava ch'io non fossi temuto mi bastò di respondere, che il rispetto che mi si portava era tale, che qual si voglia infimo sbirro faceva essecutione nelle prime case di Bologna senza trovar mai resistenza [ ... ] et essendo io creatura del Papa voglio ben difendermi per non restar vinta; ma tener una via che si conosca più modestia, et riverenza, che iracundia, et disgusto. Et se quelli signori della Consulta leggessero tutte le mie lettere, osservando [?] bene la maniera, ch'io tengo in dar conto delle mie attioni, et ne potrebbono fare più sicuro giuditio 123 •
Per contrastare allora le male lingue e rafforzare la propria posizione personale, Caetani allacciò, come gli era stato suggerito, un fitto rapporto col cardinale nipote, rapporto fatto di poche lettere ufficiali 124 e di una miriade di raccomandazioni. Queste costituiscono anzi la maggioranza delle missive che il diciassettenne card. Peretti 125 scrive e riceve dal Legato bolognese e, ben lungi dall'essere prive d'importanza, toccano uno degli aspetti più caratteristici della mentalità dell'epoca. Il giovane cardinale nipote, infatti, si crea per mezzo loro una schiera di persone a lui ·obbligate (sia inoltrando raccomandazioni di propria iniziativa 126 , sia facendolo su richiesta di altri) 127 , si abitua ad esercitare quella parte di potere ufficioso che gli deriva dal fatto di essere cardinale e nipote di Papa e, dando a Caetani anche incarichi delicati di natura privata 128 , si lega al1'esponente di una delle principali famiglie dell' aristocrazia romana. Il Legato ottiene a sua volta il diritto di presentare raccomandazioni al cardinale nipote 129 , dirit-
41
to che sfrutta sia a scopi personali, sia per il disbrigo dei propri doveri di servizio 130 e soprattutto, con un'ac• corta politica di captatio benevolentiae 131 si assicura un'importante copertura contro i detrattori ed un considerevole alleato per la propria carriera (cosicché, per esempio, il cardinale nipote rivendicherà il merito di aver favorito la nomina di Caetani a Camerlengo) 132 • Altrettanto avviene nei confronti di Camilla Peretti, sorella del Papa 133 • È da notare, in questo quadro, l'intreccio tra aspetto privato e pubblico nella prassi della raccomandazione. In un'amministrazione priva di regolari canali di reclutamento ed ascesa, e in cui occorre tuttavia personale dotato di notevoli capacità, la raccomandazione è il mezzo per segnalare soggetti idonei a ricoprire i vari incarichi, ma serve contemporaneamente ad operare delle correzioni parziali alle disfunzioni della burocrazia (nei frequenti casi in cui serve a sollecitare la risoluzione di cause). Connesso e indissolubile da questo è però l'aspetto privato della raccomandazione come strumento per misurare ed accrescere contemporaneamente la propria considerazione e influenza in una società ancora in larga parte strutturata in base al prestigio personale e alle alleanze familiari 134 • Non dissimile è il rapporto tra il Legato e i vari sovrani. Si consideri, ad esempio, la connessione tra le componenti presenti nella visita di Enrico Caetani a Mantova, ove era stato invitato dal duca Guglielmo Gonzaga per il battesimo del nipotino Ferdinando, cui facevano da padrini i sovrani francesi 135 • In tale occasione il cardinale rafforzò i già stretti legami tra i Caeta-
42
.
ni e i Gonzaga 136 , ma contemporaneamente chiese anche, per incarico di Sisto V, una ·grazia generale per varie persone colpevoli di complotto contro il Duca 137 ; tale intercessione gli era però anche stata domandata dai cardinali Carafa e Gonzaga e da Peranda stesso, in quanto alcuni dei rei erano amici della famiglia Caetani 138 • Interessi familiari, raccomandazioni, diplomazia palese ed occulta, funzioni religiose e splendore mondano si sommavano in questa missione in una maniera del tutto caratteristica, perfettamente adatta ad esemplificare le varie sfaccettature che costituivano la figura del Legato. Caratteristiche analoghe si riscontrano nelle relazioni con gli altri sovrani coltivate da Enrico Caetani: se coi Correggeschi 139 ha i;olo rapporti d'ufficio e con i Pio 140 , i Pico 141 , i Della Rovere 142 e i Farnese 143 solo di amicizia, egli riesce a migliorare le proprie relazion_i personali coi Medici e a tentare, tramite loro, un avvicinamento al card. de' Medici, suo principale avversario e denigratore a Corte 144 • Ancora più significative per la nostra indagine sulla posizione di Caetani a Bologna sono le vicende dei contatti con gli Este. Alfonso II cerca infatti di rinsaldare i propri legami col éardinale non appena questi giunge a Bologna 145 e ciò in funzione della causa pendente a Roma tra Ferrara e Bologna sulla sistemazione della bassa pianura tra le due città 146 , causa per cui, su richiesta dei Quaranta, Caetani invia raccomandazioni ai cardinali Peretti e Lancellotti 147 (il quale nell'autunno 1586 aveva visitato per ordine del papa i luoghi interessati ed era poi stato incluso
43
nella Congregazìone costituita per giudicare la vertenza). Nell'estate del 1587 i Ferraresi tentarono di forzare la situaziqne, irrompendo nel Bolognese a compiere lavori abusivi sotto la guida di un funzionario ducale, al fine di poter realizzare i propri progetti idraulici 148 • Il Papa ordinò a Caetani varie inchieste, che furono eseguite senza tuttavia condu1'1:"e ad alcun risultato, ·essendo impossibile indagare in territorio estense 149 , mentre Alfonso II, richiesto, faceva riparare i danni nel Bolognese, ma non poneva termine ai lavori nel Ferrarese, né dava contributi concreti alle indagini, lamentandosi anzi indirettamente col Legato delle iniziative· da questo assunte 150 • Caetani fece sapere al duca di aver eseguito solamente quanto gl'incombeva per dovere d'ufficio, assicurandolo della propria amicizia 1 ' 1, e contemporaneamente scriveva a Peranda: ·Nel motivo, che ferno i ministri del signor Duca di Ferrara ne .i confini io ho operato, et scritto tanto moderatamente, che havrebbe occasione Sua Altezza di restarne satisfatta, et se io havessi voluto gravar la mano, o fussi men servitore del signor Duca di quel che sono harei havuto campo di rapresentar le cose ad altra maniera di quello c'ho fatto . Ma non potevo con honor mio lassar di avvisarne il Papa, et nelle mie attioni son risoluto di haver prima reguarào alla mia dignità, et poi alla satisfattione di altri Prencipi [ .. .] io non rendo se non testimonio della verità, et che dove mi è conceduto non lasso di servire a Sua Altezza et confermarle con effetti la mia osservanza " 2 •
È qui esplicit.ata la scala delle priorità che governa-
no l'azione del Legato : prima viene il servizio del sovrano (il cui puntuale adempimento chiama in causa l'onore stesso del cardinale), poi il gioco dei favori e delle
44
relazioni personali. D'altronde, a fine legazione, egli si recò a Ferrara su invito di Alfonso II m. Mi pare risulti evidente, da tutta l'esposizione sin qui compiuta, la parte che la personalità del Legato e le sue convinzioni giocavano nell'adempimento degli stessi doveri d'ufficio; e, parallelamente, come questi potessero venire sfruttati ai fini della politica familiare e della carriera del cardinale. È su questa parte che si deve ora soffermare la nostra attenzione.
IV. Aspetti «soggettivi» della Legazione: convinzioni personali e atteggiamento principesco Rapporti con artisti e letterati È caratteristica della posizione del Legato, contemporaneamente amministratore e principe, la parte che egli giocò nella vita cittadina, ove volle lasciare una traccia tangibile della sua presenza. Uno dei canali fu la partecipazione all'impulso edilizio che stava trasformando il volto della città medievale e mobilitando i migliori artisti bolognesi e forestieri, dal Palladio ai Carracci, nella creazione di quello che è l'assetto architettonico tuttora prevalente nel centro urbano 154 • Abbiamo già visto come Enrico Gaetani si inserisse in questo sforzo, approvando nel dicembre 1586 un regolamento edilizio teso a favorire appunto la costruzione di edifici impo-
45
nenti e ragguardevoli, quali i palazzi che le famiglie senatorie si andavano proprio allora innalzando; il Legato era perciò in perfetta sintonia con il desiderio del Senato di accrescere !'«ornato» della città e trovò il modo di prendervi parte anche direttamente. Nel gennaio 1587 fu iniziata la costruzione del Collegio Montalto, voluto da Sisto V per consentire a cinquanta poveri studenti marchigiani di frequentare l'Università di Bologna; la costruzione venne affidata all'architetto pubblico Pietro Fiorini (o forse Francesco Guerra) 155 , che stava-allora lavorando anche alle volte della basilica di S. Petronio e al chiostro ottagonale del monastero di S. Michele in Bosco 15 6 ; per commissione del Papa il Legato rivendette inoltre, pochi mesi dopo, alla famiglia Zambeccari il suo palazzo, che questa aveva alienato nel 1584 a Gregorio XIII e che era stato successivamente incluso da Sisto V nei beni di spettanza del Collegio Montalto 157 • Di propria iniziativa, invece, Caetani patrocinò forse lavori di riattamento al monastero delle Convertit<'; (fig. 3 ), cui donò un'ancona 158 , e quelli della strada che conduceva al convento collinare dei Cappuccini (fig. 4); pare inoltre che facesse sopraelevare le mura (fig. 5) ed iniziarne la smerlatura, presumibilmente ad opera dei pubblici ingegneri Francesco Guerra e Scipione Dattari 159 • Il nucleo principale dei lavori (miranti, come si vede, alla pubblica utilità quanto al decoro estetico) fu però promosso da Caetani nel Palazzo pubblico (figg. 6 e 7), residenza dei Legati e sede del governo cittadino. A questo scopo si servi del maggior architetto bologne-
46
se vivente, Francesco Morandi detto «il Terribilia», allora impegnato anch'egli nella copertura della volta centrale di S. Petronio (di cui era ingegnere dal 1568) e forse nel completamento di palazzo Ruini su disegni del Palladio 160 • Morandi, parzialmente in collaborazione col Fiorini, esegui vari lavori in Palazzo (ove già aveva costruito i nuovi appartamenti del Senato e le carceri): l'appartamento dell'Auditore Civile del Legato, stanze per la servitù del Legato e per i Tribuni della Plebe (una magistratura annonaria cittadina) e il prolungamento del loggiato di uno dei cortili 161 • L'opera principale che egli compi fu però un'elegante cisterna coperta da una tribuna sostenuta da colonne doppie, voluta da Caetani e tuttora visibile in copia (fig. 8) (l'originale è stato trasferito all'Accademia di Belle Arti). È da notare che per questa costruzione, che richiese ben 6000 scudi, il Senato versò un contributo di circa 400 scudi 162 e le corporazioni furono obbligate a fornire almeno parte della somma residua 163 • Singolarmente, in nessuna delle lettere superstiti del Legato si fa cenno a rapporti con artisti; il fatto è spiegabile solo qualora si ponga mente che gli architetti erano allora ancora poco distinti da artigiani e capomastri e in genere erano costruttori-appaltatori degli edifici del Comune; inoltre Fiorini, Guerra, Dattari e Morandi ricoprivano allora posizioni di pubblici architetti 164 e perciò non dovevano troppo differenziarsi, per Caetani, dagli altri suoi dipendenti. Dobbiamo d'altronde far rilevare come il cardinale si valesse delle disponibilità economiche dei suoi sudditi per acquistarsi lustro senza danneggiare le
47
già provate finanze familiari 16 5 • Egli approfittava cioè della propria posizione di Legato per rafforzare la propria immagine di principe. Analogo fu il suo rapporto con l'ambiente culturale cittadino. Abbiamo già visto come si occupasse, per dovere d'ufficio, di tutte le questioni concernenti lo Studio e come approvasse la riforma propostagli; bisogna ora aggiungere che egli difese tale riforma dalle proteste che molti docenti tentarono di far giungere a Roma «parendo [ai professori interessati] essere un levarli quello, che Dio gli ha dato, la natura, et la bontà de Sommi Pontefici» 166 • Egli aveva inoltre il compito, insieme ai Quaranta, di curare la distribuzione degli orari di lezione tra i vari docenti, il loro livello di retribuzione, l'ingaggio di insegnanti forestieri eminenti, cose cui si dedicò con impegno, come testimoniano molte lettere degli Assunti di Studio (i senatori incaricati di occuparsi dei problemi dell'università). Il Legato facilitò, grazie anche alle sue conoscenze, l'assunzione di professori quali il grecista materano Ascanio Persio, l'umanista portoghese Tomé Correia, il forlivese Girolamo Mercuriali, letterato e autore di saggi fondamentali di ginecologia, pediatria e dermatologia, il senese Angelo Spannocchi, ultimo grande insegnante di Diritto dello Studio 167 • Quando fu tori:iato a Roma, raccomandò il giovane Galilei per un insegnamento di matematica 168 • Analoga sensibilità e capacità Caetani dimostrò nell'assegnazione degli aumenti di stipendio ai docenti 169 : egli favorì infatti, 'Oltre a quelli citati, altri che si distinguevano per fama e abilità: in campo giuridico, i
48
civilisti bolognesi Antonio Gessi e Ferrante Vezza, in campo medico, i bolognesi Gabriele Beati, Giovanni Zecca (medico delle carceri del Torrone oltre che professore) e Giulio Cesàre Aranzio (medico della Guardia Svizzera) 170 • Alquanto oscure sono le relazioni tra Enrico Caetani ed Ulisse Aldrovandi 17 1 • Ricordiamo come Aldrovandi, nobile bolognese di ramo cadetto, medico e naturalista, dotato d'interessi enciclopedici, insegnasse botanica allo Studio e avesse dovuto scontrarsi con i colleghi medici e con gli speziali quando ne contestò il modo di preparazione di quella sorta di farmaco universale che era la triaca; in tale occasione, solo il favore di Gregorio XIII aveva sostenuto l'Aldrovandi, accusato a Roma di osteggiare la triaca perché voleva introdurvi ingredienti ricavati dalle piante che coltivava nell'Orto botanico, per il quale si era a lungo battuto e che nel 1568 aveva finalmente potuto vedere realizzato. L'at. teggiamento di Caetani, come quello dei Quaranta, ver. so Aldrovandi appare alquanto ambiguo: se infatti al naturalista viene mantenuto lo stipendio più alto tra i docenti di Medicina e Arti dello Studio 172 , proprio la costruzione della cisterna voluta dal Legato obbligò a spostare l'Orto botanico dalla sua sede nel Palazzo pubblico, trasferendolo alla periferia della città. L'episodio è stato interpretato come un tentativo di aiutare Aldrovandi ad ampliare l'Orto senza schierarsi apertamente contro i suoi detrattori 173 ; tale ipotesi appare però dubbia, visto che il trasferimento non dovette giovare alle piante, né alla continuità delle ricerche di Aldrovandi,
49
che sorvegliò i lavori, e visto anche che nel 1600 l'Orto fu riportato in Palazzo. Sembrerebbe, semmai, che le esigenze scientifiche di Aldrovandi siano state posposte a quelle di rappresentanza di Caetani. Per il Legato, in effetti, i rapporti con l'ambiente intellettuale bolognese (che non traspaiono mai dalla sua corrispondenza) dovevano rispondere, al di là dei doveri d'ufficio, ad una funzione eminentemente di rappresentanza. Essi sono testimoniati d'altronde solo da una raccolta di versi encomiastici offerta al cardinale in occasione della sua partenza per Roma e dedicata ai suoi nipoti Bonifacio e Antonio 17 4 ; autore della prefazione in prosa (nonché di tre sonetti e due madrigali) è il bolognese Giovanni Domenico Albertazzi, mentre i due madrigali dedicatori sono del cavaliere conte Giovanni Galeazzo Rossi (che contribuisce altresì con un sonetto e un carme in distici elegiaci). Questo secondo nome ci dà la chiave per comprendere quali ambienti si esprimessero in questo opuscolo. Rossi era infatti il capofila degli ammiratori bolognesi di Torquato Tasso (da lui catalizzati nella Accademia dei Confusi) 175 , che fece conoscere il poeta sorrentino, insieme al suo amico e collaboratore Antonio Costantini, a vari personaggi bolognesi: i conti Girolamo Pepoli, Ulisse Bentivogli e Cornelio Lambertini (tutti di famiglie senatorie; Lambertini era inoltre uno degli autori della riforma dello Studio approvata da Caetani), divenuti così amici di Tasso 176 , il nobile Evangelista Canobi e l'abate Gaspare Pastarini. Il padre di Tasso, Bernardo, era inoltre amico di Traiano Gallo, Auditore del Torrone di Caeta-
50
ni; e, tramite Costantini, aveva rinfocolato i propri legami col poeta il letterato Giulio Segni, cappellano del Torrone e titolare di un piccòlo insegnamento allo Studio, che fu uno dei principali animatori culturali della città e dei più importanti corrispondenti bolognesi di Tasso 177 • A questi molteplici contatti tra persone relativamente vicine al Legato e amici del poeta va ancora aggiunto che Antonio Costantini curò la pubblicazione del Floridante di B. Tasso, completato dal figlio, presso il tipografo bolognese Alessandro Benacci, che lo diede alle stampe nel 1587 ; Benacci, che da tempo monopolizzava di fatto la stampa degli avvisi del governo bolognese, fu poco dopo l'editore della raccolta celebrativa per Caetani (ottobre 1587) e in risposta venne nominato dal Legato partente Stampatore Camerale 178 • Sempre Benacci pubblicò ancora opere di Correia e di Persia, due tra gl'insegnanti fatti ingaggiare da Caetani, il primo dei quali contribul all'opuscolo per il cardinale ed il secondo, amico q.i Segni, insieme a quest'ultimo ottenne la partecipazione di Tasso a quest'iniziativa; La miscellanea è infatti aperta da due componimenti 179 che il poeta aveva steso in seguito a richieste di Persia e Segni, desiderosi probabilmente di ottenergli la protezione del prelato 180 • Altri contatti furono stabiliti dai nipoti di quest'ultimo, che si recarono a Mantova a conoscere il poeta (senza tuttavia che il cardinale, in occasione del proprio viaggio mantovano, facesse altrettanto); e Tasso sperò invano per qualche tempo di poter trovare nei Caetani dei patroni che si prendessero cura di lui 18 1 •
51
■
L'omaggio al cardinale partente raccoglieva dunque la parte più vivace della società letteraria cittadina: oltre a Tasso e ai suoi amici bolognesi (Rossi, Segni e Correia), essa comprese persone che intrattennero con Segni anche in seguito rapporti letterari, quali l'Albertazzi, già citato, i nobili bolognesi Ottavio Ringhieri e Paolo Emilio Balzani, il perugino Cesare Caporali, noto poeta eroicomico, il modenese Alberto Parma e il gradiscano Biagio Rithi 182 • Un altro nucleo proveniva dal corpo docente dello Studio: i nobili bolognesi Girolamo e Melchiorre Zoppio, il primo impegnato in controversie letterarie di risonanza nazionale, il secondo, suo figlio, noto filosofo e umanista, e Giovanni T anari, insegnante di Latino 183 • La mobilitazione di questi autori e di altri minori 18 4 , al di là dei contenuti dei componimenti (quasi tutti d'ispirazione bucolica, lodanti la giustizia di Caetani e/o la sua cisterna) sta a testimoniare come la condizione di cardinale, Legato e grande nobile rendesse già di per sé Enrico Caetani, più quanto non comportassero le sue funzioni, il punto di riferimento di una larga schiera di persone desiderose di legarsi a lui e dei cui servigi egli avrebbe potuto valersi. Minor valore riveste una composizione stesa nelle stesse circostanze da Giulio Cesare Croce 185 • La posizione principesca di Enrico Caetani
Se Caetani come principe patrocinava imprese edilizie e faceva da referente della vita culturale, molto più attivamente egli rafforzava in altri modi la propria im-
52
magine principesca. Servivano a tale scopo in primo luogo le relazioni che intratteneva con moltissime persone e che, consistendo in buona parte di raccomandazioni, assolvevano alla funzione sociale e di accrescimento d'importanza personale di cui già s'è trattato. Senza ripetermi qui, noterò solo come il cardinale sia protagonista di una nutrita corrispondenza con numerosissime persone delle categorie più diverse: si va dai colleghi cardinali a vari prelati e vescovi, da ufficiali e cortigiani papali a nobili del dominio pontificio ed esteri, dai dipendenti e clientes domestici dei Caetani a esponenti delle famiglie regnanti europee, all'ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede Olivares 186 • Tra tutti questi contatti, utilizzati sempre dal cardinale per il rafforzamento della propria posizione personale e familiare, vanno sottolineate due realtà particolari. La prima è costituita dalle numerose protettorie che Caetani ricopre : quella dei Certosini 187 , la viceprotettoria dei Carmelitani 188 , quella del Collegio inglese di Roma 189 , quelle della città di Terni 190 , del Capitolo di Fondi 191 , del Seminario di Vicenza 192 e della Compagnia dei Cocchieri di Roma 193 , incarichi che toccavano spesso problemi delicati (rapporti con gli ordinari diocesani nel caso dei Certosini, la predicazione in Inghilterra e le relazioni coi Gesuiti in quello del Collegio inglese) e che consentivano a Caetani contemporaneamente di aumentare la propria pratica nei pubblici affari e di estendere la propria influenza in vari settori della vita statale ed ecclesiastica, tramite un canale diverso sia da quello ufficiale degl'incarichi politico-religiosi, sia da quello informale delle raccomandazio-
53
ni
194
•
Il·fatto poi che i Cocchieri romani gli chiedessero
di assumersi la loro protezione mentre egli era assente dalla capitale mostra come il suo credito fosse in rapida espansione. Il secondo gruppo di relazioni di particolare interesse è costituito ·dal servizio .d'informazioni di cui il Legato disponeva. Egli riceveva infatti tramite amici o fedeli della famiglia notizie ,d a tutti i punti nevralgici del mondo dell'epoca: dalla Francia e Savoia mediante il nunzio a Torino mons. Giulio Ottinelli, vescovo di Castro 195 , dall'Impero tramitè il nunzio a Praga mons. Filippo Sega, vescovo di Piacenza 196 , dalla Polonia ad opera del segretario regio abate Stanislao Reszka 197 e del Legato Annibale di Capua, arcivescovo di Napoli 198, dall'impero Ottomano e dall'Asia per mezzo del vescovo di Cattaro.Girolamo Buccia 199 ; inoltre al cardinale pervenivano informazioni dalla Spagna (ove si trovava il fratello Onorato per introdursi alla Corte asburgica), dall'Italia e in particolare da Roma attraverso vari corrispondenti, tra cui spiccano il familiare Costantino Guidi, che riferisce minutamente su quanto accade di rilevante nella capitale, il fratello Camillo e il segretario Peranda che, col suo continuo colloquio, svolgeva una fondamentale opera di affinamento della riflessione politica del giovane cardinale. È soprattutto grazie alla corrispondenza con quest'ultimo che possiamo cogliere, almeno per quanto ce lo consentono le lettere cifrate che il segretario e il cardinale si scambiavano, le idee di Enrico Caetani.
54
Le opinioni di Enrico Caetani Non sappiamo molto sulla fede di Enrico Gaetani. Durante l'adolescenza non aveva dimostrato una particolare compunzione e si era, semmai, lasciato andare al gusto del proibito, specie nel periodo dell'università a Perugia, ove col fratello, accanto a qualche avventura galante e all'assistere a commedie poco «oneste», si era anche permesso di sfogliare un'opera messa all'Indice 200 ; queste scappatelle accademiche mostrano però al massimo che il giovane prelato non aveva uno spiccato senso religioso, pur senza mettere in discussione quella fede che era il fondamento della visione del mondo di ogni uomo dell'epoca (ed anche della propria carriera). Durante il periodo bolognese, Gaetani apprezza gli ecclesiastici che si dedicano seriamente alla cura pastorale, come il card. Simoncelli 2 0 1 , e giudica invece piuttosto sarcasticamente i velleitari riformatori della Chiesa universale quali il card. Gesualdo e i censori della Curia, tra cui il «Cardinale Sforza, il qual è tutto occupato nella Conversione di Germania, et però intendo, che [ ... ] va accumulando scritture [ ... ] in che maniera, si possa ridur Roma a i suoi principij. Li ·pensieri sono degnissimi di quest'ingegni, ma intanto l'haver intorno una corona di paggi non so come concordi con la riforma» (ma poi aggiunge «Vostra Signoria brusci subito questa lettera») 202 • Pare che i giudizi sulla vita ecclesiale non debbano mettere a repentaglio la posizione ufficiale del Legato, che è per lui questione molto più importante e concreta 203 • Per quanto lo concerne, infatti,
55
se egli fa distribuire numerose elemosine in città e diffonde una propria immagine pia 204 , non trova motivo per non concedere al nobile ferrarese Bartolomeo Prosperi che il suo cappellano privato gli celebri la Messa in villa nonostante la proibizione del vicario del card. Paleotti 205 • Emblematico è, soprattutto, l'atteggiamento che il Legato tenne di fronte a uno scandalo che minacciava di scoppiare nel monastero di S. Lorenzo, ove tra le suore si era diffusa la diceria che il padre abate avesse ingravidato una laica che vi risiedeva perché separata dal marito. Caetani, richiesto dall'abate e dal fratello della donna (un frate domenicano) fece condurre un'indagine che dimostrò l'inconsistenza delle voci e decretò punizioni per le ciarliere e una piena assoluzione per gli accusati, cercando però di non pubblicizzare la cosa (arrivò ad esiliare da Bologna un giovane che si era intromesso lievemente nell'inchiesta): infatti, «perché si tratta del Monasterio di san Lorenzo, ch'è principalissimo a Bologna, non conviene di mandarlo per li tribunali, et con quest'occasione andar scoprendo dell'altre infirmità, et imperfettioni claustrali ... Oltreché la zizania, et le frascherie delle monache si correggono per altra via che per quella che s'usa nei Tribunali» 206 • La valutazione ci pare tipica: disinteresse per il lato spirituale della vicenda, attenzione a quello giudiziario (e l'inchiesta fu affidata dal Legato al Podestà assieme al padre Generale dei Lateranensi, da cui dipendeva la sorveglianza del monastero), alla risonanza che l'accaduto poteva avere a Roma (dove il litigioso fratello dell'accusata voleva ricorrere), a non dare scandalo in città, ma in considera-
56
L
zione soprattutto del fatto che nel monastero di San Lorenzo entravano esponenti delle principali famiglie bolognesi 207 . Da questi indizi pare di poter dire che la religione per Enrico Caetani era, almeno in questi anni, non una realtà vitale, ma semplicemente il quadro di riferimento mentale, fisso e non problematico, in cui correva muoversi. Enrico Caetani, abate sin da bambino, cardinale nipote di cardinale, era soprattutto un politico: a ciò lo portavano la sua posizione familiare, la sua educazione, la sua stessa carriera ecclesiastica (non è un caso, infatti, che egli non ricoprisse mai incarichi pastorali, arrivando persino a rinunziare al patriarcato titolare di Alessandria), e dunque non c'è da stupirsi che il suo approccio alla problematica religiosa fosse essenzialmente giuridico-politico. D'altronde, per convincersi della natura di «animale politico» del giovane cardinale basta osservare con quanta sapidità, ironia, arguzia, con quale entisiasmo egli ne scriva nelle lettere a Peranda. La visione della politica generale del Legato è lineare. Egli è sinceramente filoasburgico e lo addolora la disonorevole notizia del passaggio in Inghilterra dell'arciduca Mattia, perché «tra tutti li fratelli dell'Imperatore quel solo poteva dar questa nota a casa d'Austria» 208 ; spera nell'elezione di uno degli arciduchi Massimiliano o Ernesto a re di Polonia, anche se la ritiene difficile, per le informazioni che ne ha 209 , e teme I'elezione ad Imperatore del re di Danimarca da parte dei protestanti tedeschi 210 ; si preoccupa delle notizie sulla cattiva salute di Filippo II ed è contento di sapere del1'arrivo di alcune lettere autografe del Re cattolico, che
57
.---------
dunque non può essere grave. In queste sue posizioni il cardinale non è però guidato da mere considerazioni d'interesse personale, giacché « ad un Cardinale il quale non habbia altro fine che la persona sua, giudico che sia più fruttuosa .l'applicatione a Pranza ch'a Spagna» 211 , tanto più che gli Spagnoli sono lentissimi ad adempiere le loro promesse 212 • Al contrario, egli stigmatizza la sfegatata ispanofilia del fatuo cardinale Ascanio Colonna 213 e, di fronte alla pretesa dell'ambasciatore di Filippo II, duca di Olivares, di dirigere le sue azioni, sbotta: «se gli Spagnuoli si pensassero di trar la mia spontanea osservanza ad una stretta obedientia, s'ingannano all'ingrosso, perché son resoluto di conservar libera la mia volontà, et non haver assoluta dipendentia da altri, che da Dio, et dal Papa. In cose honeste son per mostrar particolar divotione verso il servitio di Sua Maestà: ma non intendo che i Ministri s'habbiano d'arrogar la censura delle mie attioni» 214 • Dunque l'adesione del cardinale al partito spagnolo è sincera e deriva da una valutazione politica della situazione europea (su cui, ricordiamo, dispone di informazioni di prima mano), che lo porta a ritenere essenziale un'alleanza paritetica tra la potenza asburgica e la capacità di Sisto V in difesa della Cattolicità (ed in questo quadro egli attribuisce grande importanza alla figura del cardinale come uomo politico). In tale contesto sono anche collocabili le sue posizioni sulla politica pontificia, sui personaggi di Corte e sul Sacro Collegio: cosi ai vertici della Curia egli avversa il card. Azzolini, perché gli imputa l'orientamento più filofrancese che caratterizza il pontificato di Sisto V, dopo la
58
stretta osservanza spagnola di Gregorio XIII 215 , mentre per lo stesso motivo favorisce il card. Rusticucci, che però ha un peso minore, ed assiste e in parte prevede la graduale sostituzione di entrambi alla guida dello Stato col giovane card. Peretti, circondato da alcuni prelati 216 • Il cardinale nipote è ritenuto un ingenuo, data la sua età 217 , e perciò facile a cadere vittima delle manovre del card. de' Medici, capofila della fazione francese in Curia e nemico personale di Caetani, che lo giudica un intrigante mestatore: «Io certo non credo, che si possa trovar cervello più tumido, et più imprudente; né animo più infidele del suo, et metterebbe conto per servitio publico di tenerlo lontano dal Collegio Apostolico» 218 ; «Alla sua iniquità io voglio oppormi con la virtù, et con la sincerità et col stimar molto poco le sue persecutione, spero di farlo arrabbiare, lassando nel resto a Dio la vendetta, et che la sua giustissima mano lo confonda conforme a i suoi demeriti» 219 • Occorre pertanto che Olivares e Filippo II si rendano conto della falsità del Medici 220 , che fa il doppio gioco a favore dei Francesi. Caetani desidera che regni l'accordo tra il Papa e i paesi amici, specie Venezia e la Toscana 221 , ma soprattutto con la Spagna, per la cui altergia avvengono invece fastidiosi dissidi 222 e con cui il rapporto è difficile: . «Nostro Signore fa officio di buon padre, et però dopo haver dato diverse satisfattioni al Signor Ambasciatore di Spagna conveniva, che lo tenesse a freno con far seco una scorreria simile a quella del Drago [Francis Drake], il qual trionfa della sonnolentia di Spagna» 223 • Sisto V
59
è, a tutti gli effetti, il fulcro della visione politica del giovane Legato. La contestata politica fiscale di papa Peretti serve, secondo lui, ad accumulare denaro per la guerra 224 o comunque per necessità della Santa Sede che i limitati detrattori non capiscono, ma che il previ:: dente e profondo pontefice sa scorgere 225 • Caetani con: sidera il suo sovrano un uomo accorto e astuto, che non si fa ingannare dagli allettamenti dei Francesi 226 e dalle loro falsità: «Per escluder i Francesi che si dimandano aiuto non si poteva trovar partito più suttile e più a proposito, che quello di Sua Santità di voler mandare 40 mila fanti, e X mila cavalli: et se con li decreti concistoriali si notassero tutte l' altre risposte che Sua Beatitudine dà a i Principi, si potrebbe far un volume utilissimo per tutti li successori, et massimamente per quelli çhe non havessero ingegno pronto, et dialettico» 227 ; «et io ho gusto grande di sentir un ingegno topico [?] et fertilissimo, com'è quello di Sua Beatitudine» 228 • Sembra dunque che il giovane cardinale abbia una sconfinata ammirazione per il Papa, cui deve la sua fortuna e con la cui politica (o almeno, con quella che ritiene essere la sua politica) si identifica totalmente. In questa luce, è chiaro che il desiderio di Enrico Caetani di poter proseguire la propria carriera è anche desiderio, tutt'insieme, di aumentare il lustro della famiglia, servire il Papa ed attuarne la linea d'azione, per il trionfo della Chiesa ed insieme della amica potenza degli Asburgo. Pertanto, mentre egli smentisce le voci che lo danno come debole e desideroso di andarsene da Bologna 229 (ancorché affermi che «la legatione cammina feli-
60
c1ss1mamente et se bene mi sono contento di questa città staria però volentieri a Roma») 230 , cerca, tramite Peranda, qualche altro incarico che possa attribuirgli maggior importanza e onore: sfumata l'ipotesi d'una legazione in Polonia 231 o in Germania, che Sisto V non invia e che, comunque, sarebbe troppo dispendiosa per la famiglia 232 , e anche quella della nunziatura di Fiandra per il fratello Camilla, a sostegno della cui candidatura aveva offerto il suo appoggio il cardinale bolognese Facchinetti 233 , e quella della protettoria della Marca per Enrico 234 , questi, il cui governo è lodato da tutti, tanto che «nel portare ottimamente quel carico si mostra anco degna di maggiori» 235 , riesce ad ottenere di nuovo favori da Sisto V. Nell'agosto 1587 egli riceve inaspettatamente un~ pensione di mille scudi dal Papa 236 ; nel maggio il camerlengo, il bolognese card. Guastavillani, aveva intavolato con Peranda trattative per cedere l'ufficio a Caetani, compiendo passi in tal senso anche presso Sisto V 237 • La morte del Guastavillani (17 agosto 1587) rimise però tutto in discussione: i cardinali Medici e Altemps cercavano di indurre il Papa a nominare camerlengo il cardinale nipote, per sottrarre la carica a Caetani, mentre si apriva una gara di offerte tra i prelati per l'acquisto dell'ufficio 238 • Poiché però Sisto V stornò metà degl'introiti del Camerlengato per usarli come garanzia di titoli di Stato 239 , Peranda e Camilla Caetani riuscirono ad ottenere la nomina per Enrico per 50000 scudi, il 10 settembre 240 • Dopo poco più di un mese, Enrico Caetani otteneva dal Papa il permesso di tornare a Roma 241 •
61
Dopo l'esperienza bolognese
Il 4 novembre 1587 Enrico Caetani partiva alla volta di Ferrara, donde si sarebbe diretto a Loreto e poi a Roma. Egli era al colmo della gloria, grazie alla benevolenza che Sisto V gli aveva confermato e al successo riportato nel governo bolognese. Nella capitale, il cardinale inizò ad esercitare la funzione di Camerlengo, cioè di responsabile della politica economica pontificia 242 e, in occasione della riforma della Curia del 1588, fu incluso nella Congregazione degli Studi, incaricata di curare le università del mondo cattolico e in special modo quella di Roma. Contemporaneamente, Sisto V ribadiva il proprio favore verso la famiglia concedendo ad Enrico di cedere l'abbazia di S. Leonardo al nipote Bonifacio e conferendo a Camillo il patriarcato di Alessandria. Papa Peretti gli accordò però il massimo della fiducia nel settembre del 15 8 9 quando, nominandolo Legato in Francia, affidava ad Enrico l'incarico più delicato di tutta la diplomazia pontificia 243 • Sisto V aveva nominato lui perché, pur essendo, come si è visto, decisamente ispanofilo, il cardinale gli era fortemente legato e dunque pareva adatto a seguire strettamente la sua linea. Quando però, di fronte alla semplificazione degli schieramenti che la scomparsa di Enrico III aveva creato, Caetani si allineò inflessibilmente dalla parte della Lega, abbandonando la politica molto più pragmatica adottata dal Papa, incorse nelle ire di quest'ultimo che, nonostante le proteste dei Gesuiti, lo destitul dalla legazione. La morte del Papa lo salvò da peggiori conseguen-
62
ze: egli tornò quindi a Roma, dove diede un contributo determinante all'elezione del filospagnolo Gregorio XIV, che, anzi, l'incluse nella Congregazione per gli affari francesi assieme ai suoi amici cardinali F acchinetti e Madruzzo, accettandone totalmente la· linea. Un ruolo altrettanto importante egli giocò nell'elezione di Clemente VIII, che però ne ripudiò la politica francese e gli affidò gli affari polacchi: nel 1592 l'incluse nella Congregazione per la Polonia, nel 1594 gli diede la viceprotezione del regno, nel 1596 ve l'inviò come Legato 244 • Caetani non riuscì però a concludere la sperata alleanza antiturca tra Sigismondo III Vasa, Rodolfo II d'Asburgo e Sigismondo Bathory di Transilvania e tornò a Roma, dove invano tentò di sanare, come Protettore d'Inghilterra, i contrasti tra antigesuiti e filogesuiti nel clero britannico 245 • Morl a Roma il 13 dicembre 1599. Non mi pare di esagerare se sottolineo qui l'importanza del periodo bolognese nella vita di Enrico Caetani. La legazione di Bologna fu il primo incarico in cui egli ebbe modo di mettersi in luce e da cui si può dire prendesse le mosse la sua carriera successiva. Abbiamo visto come a Bologna il cardinale si occupasse di proble- . mi economici ed universitari, due campi che lo videro operare, con ben altro peso, anche in seguito; abbiamo seguito il rafforzamento della propria immagine principesca e della posizione·della famiglia e l'acquisizione di un'importante bagaglio di esperienze amministrative; abbiamo, infine, colto come già in questo periodo egli completasse il suo apprendistato politico e sviluppasse
63
r
.
conoscenze e relazioni che lo avrebbero messo in grado di svolgere un ruolo diplomatico primario e autonomo nelle aree di maggior tensione internazionale dell'epoca. Se prima di partire per Bologna Caetani era un astro nascente della Corte pontificia, al suo ritorno si era trasformato in una delle sue più influenti personalità. E il vero interesse di questa sua esperienza mi pare stia proprio, al di là della figura di Enrico Caetani, nella paradigmaticità della sua vicenda. In questa sorta di inventario degli aspetti diversi dell'incarico di un Legato in epoca posttridentina, ho infatti cercato di dare un esempio di come i governi provinciali dello Stato offrissero ai loro titolari una serie enorme di opportunità e di responsabilità: li facevano impratichire nelle funzioni giudiziarie, di polizia, economiche e politiche; li mettevano in grado di conoscere dall'interno i minimi particolari del funzionamento dello Stato; consentivano loro di allargare i propri legami personali e di esercitare un forte potere di mediazione sociale; permettevano loro di esibire le proprie capacità personali e di dimostrarsi perciò idonei a responsabilità maggiori. Costituivano, in una parola, il principale canale ·di tirocinio e di carriera per i gruppi dirigenti dello Stato pontificio e della Chiesa universale. Sono molto grato al Presidente della Fondazione Camilla Caetani per aver accolto questo contributo nei Quaderni della Fondazione, e al dott. Luigi Fiorani per l'assistenza archivistica e la revisione del testo.
64
ABBREVIAZIONI E NOTE
ACR
Archivio della Fondazione Camillo Caetani di Roma, Fondo generale (salvo diversa indicazione, le lettere dirette ad Enrico Caetani sono sempre in partenza da Roma, quelle da lui spedite, da Bologna) «AM» «Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le Province di Romagna» ASB · Archivio di Stato di Bologna ASV Archivio Segreto Vaticano (v. avvertenza alla sigla ACR) BCB Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna BS ASB, Legato, Bandi speciali BUB Biblioteca Universitaria di Bologna, Manoscritti italiani, 770, «Memorie antiche manoscritte di Bologna raccolte et accresciute sino a' tempi presenti dall'Ab. Ant. Francesco Ghiselli nobile Bolognese, dedicate all'Ill. sig.a Contessa Orsina Leoni Castelli», voi. XVIII EXP. ASB, Legato, Expeditiones, 1586-1587, legato Enrico Caetani LSA ASB, Ambasciata bolognese a Roma, lettere del Senato e di varie assunterie all'Ambasciatore bolognese in Roma
1 Si vedano soprattutto M. CARAVALE-A. CARACCIOLO, Lo Stato pontificio, Torino, 1978 (Storia d'Italia diretta da G. Galasso, voi. XIV); R. VOLPI, Le regioni introvabili. Centralizzazione e regionalizzazione dello Stato pontificio, Bologna, 1983; P. PRODI, Il sovrano pontefice. Un corpo e due anime: la monarchia papale nella prima età moderna, Bologna, 1982 (Monografie degli Annali dell'Istituto storico italo-germanico in Trento, 3 ); A. CARACCIOLO, Sovrano pontefice e sovrani assoluti, in «Quaderni storici», 52 (1983), pp. 279-286. 2 Qui sono anche presenti (oltre ai manoscritti cui si farà riferimento), catalogati come opere a stampa nel catalogo generale per autore sotto la voce «Caetani (o "Caetano" o "Gaetani" o "Gaetano") Enrico», 18 bandi non conservati in ASB. Un altro si trova nella raccolta indicata nel catalogo generale come Bandi di Bologna dall'a. 1587. al 1761. e Notificazioni, Editti ecc. (ms. 1586, al 1769), altri sono probabilmente contenuti nei 43 volumi di Bandi e leggi della città e Comune di Bologna (Raccolta Merlani), da anni inconsultabili perché in corso di restauro. 3 Sulla famiglia Caetani, v. G. CAETANI, Domus Caietana, Sancasciano Val di Pesa, 1927-1933; su Enrico Caetani, di cui si avverte la mancanza d'una
65
biografia completa, v. la voce .di G . DE CARO in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, 1973, XVI, pp. 148-155. • Su Peranda v. CAETANI, Domus, II, pp. 105-108 e passim; G. F . PERANDA, Lettere, Venezia, 1603 '. ' Ibid., pp. 62-130. 6 Caterina Pio era morta nel 1557, Bonifacio Caetani morl nel 1574. V. CAETANI, Domus, II, pp. 73, 128, 164; ID., Caietanorum genealogia. Indice genealogico e cenni biografici delta famiglia Caetani dalte origini att'anno MDCCCLXXXII, Perugia, 1920, tav. A-XXXVIII . 7 Nel 1561 Beatrice Caetani, sorella di Enrico, aveva sposato Angelo Ce'. si, Signore di Monticelli. CAETANI, Domus, II, p. 113. • Ibid., pp. 176-177. • Enrico rinunciò .poi al titolo il 24 marzo 1586. 1 ° CAETANI, Domus, II, p. 105. 11 Significativa è a questo proposito la lettera con cui Enrico annuncia la propria creazione cardinalizia a Filippo II (PERANDA, op. cit., pp. 379-380): «Da quell'hora, che il cardinal di Sermoneta mio zio[ ... ] cominciò instituirmi nelle cose più importanti alla Casa mia, conobbi per auuertimento espresso datomi da quella buona anima la gran parte, che mi toccaua della [ ... ] deuotion nostra verso il seruitio di V. Maestà[ .. .]. Così offero reuerentemente alla M. Vostra la mia humilissima seruitù, supplicandola ad accettarla benignamente». 12 Ibid., pp. 278-380. Tra questi bisogna ricordare i Medici, Guglielmo Gonzaga, Alfonso II d'Este, i Valois, gli Asburgo d'Austria, i Wittelsbach e i Della Rovere. 13 Tra cui spiccano Cesare Costa e Filippo Sega, che furono poi nunzi rispettivamente a Venezia e presso l'Imperatore. 14 È impossibile in questa sede dare una valutazione anche solo approssimativa del peso di questo fattore nella formazione della potenza familiare; ritengo però che uno studio specifico mostrerebbe un enorme valore dei benefici come modo per procurarsi seguaci e collaboratori. Mi pare ad esempio significativo che Domenico Petrucci, legato ai Caetani almeno a partire dalla sua nomina a vescovo di Strangoli (PERANDA, op. cit., pp. 82 e 131-133), divenga nel 1584 vescovo di Bisignano (diocesi in precedenza amministrata dal cardinale Nicolò Caetani; v. EUBEL Hierarchia catholica, III, pp. 25 e 148) e poi vicelegato di Enrico Caetani a Bologna; parrebbe dunque che Enrico abbia ereditato le clientele dello zio. " BUB, cc. 361-362 e 364-365. Per una rappresentazione cartografica del territorio bolognese, v. G. A. MAGINI, Italia, Bologna, 1620 ', le carte «Parte Alpestre del Territorio Bolognese» e «Piano del Territorio di Bologna». Sulle
66
caratteristiche generali della città in quest'epoca, v. M. FANTI, Bologna nell'età moderna (1506-1796), in Storia di Bologna, a c. di A. FERRI e G. ROVERSI, Bologna, 1978, pp. 197-282. 16 CAETANI, Domus, II, p. 180, riferisce che nel 1587 Caetani indisse un censimento, né altrove gli è attribuita la paternità dell'iniziativa ; nemmeno nella corrispondenza sua o dei Quaranta se ne fa cenno. Non è però inverosimile che l'idea sia stata sua, perché il censimento ebbe luogo 1'11 marzo e vi furono calcolati anche i consumi alimentari cittadini : poteva dunque servire a scopi di programmazione annonaria. Sulle cifre della popolazione, v. A. BELLETTINI, La popolazione di Bologna dal secolo XV all'unificazione italiana, Bologna, 1961, p. 48. 17 Al 1587, come si è visto, il fabbisogno granario della città era stimato in 220.000 corbe ( 173.018 ettolitri) annue; la Nota del /armento, marzadelli e castellate introdotte nella città di Bologna con i nomi de' governatori e cardinali legati che la governarono incominciando dall'anno 15 73, fino al presente:, Bologna, [1784 '], mostra che nel 1578-1579 e dopo il 1590 si restò al di sotto di tale limite; e quelli furono i periodi di maggior recrudescenza del banditismo bolognese. Sull'agricoltura bolognese, v. c. PONI, Fossi e cavedagne benedicon le campagne. Studi di storia rurale, Bologna, 1982; sulla criminalità, in mancanza di meglio, v. o . MAZZONI TOSELLI, Racconti storici estratti dall'archivio criminale di Bologna ad illustrazione della storia patria, Bologna, 1866-1870. 18 È anzi in età posttridentina che si chiarifica la distinzione tra nobiltà maggiore e minore : per l'aspetto teorico, v. G . ANGELOZZI, La trattatistica su nobiltà e o'nore a Bologna nei secc. XVI e XVII, in «AM», n.s., XXV-XXVI (1974-1975), pp. 187-246; per quello pratico, v. il senatoconsulto del 28 giugno 1584 in Concessiones, brevia, ac alia Indulta summorum pontificum civitati Bononiae concessa, Bologna, 1622, pp. 79-81, in base al quale sono i Quaranta stessi a decidere l'accesso alle diverse graduazioni della nobiltà. 1 • Su questo processo e sulla parte, ancora controversa, che il Papato vi ebbe, v. A. GIACOMELLI, La dinamica della nobiltà bolognese nel XVIII secolo, in Famiglie senatorie e istituzioni cittadine a Bologna nel Settecento. Atti del I Colloquio, Bologna, 2-3 febbraio 1980, Bologna, 1980 (Istituto per la storia di Bologna, Convegni e colloqui, n.s., n.1), pp. 55-112; A. DE BENEDICTIS, Governo cittadino e riforme amministrative a Bologna nel '700, ibid., pp. 9-54; P . COLLIVA, Bologna dal XIV al XVIII secolo: «governo misto» o signoria senatoria?, in'Storia dell'Emilia Romagna, a c. di A. BERSELLI, Bologna, II, 1977, pp. 13-34. 20 Sul sistema istituzionale bolognese, v. s. VERARDI VENTURA, L'ordinamento bolognese dei secoli XVI-XVIII. Introduzione all'edizione del ms. B. 1114 della Biblioteca dell'Archiginnasio: «Lo Stato, il governo, et i magistrati di
67
Bologna del cavalier Ciro Spontone», in «L'Archiginnasio», LXXIV (1979), pp. 181-425. 21 Testimonianza di ciò in M. FANTI, Le classi sociali e il governo di Bologna all'inizio del secolo XVII in un'opera inedita di Camilla Baldi, in «Strenna storica bolognese», XI (1961), pp. 133-179. 22 Conferma di ciò si avrà confrontando i nomi dei personaggi che ricoprono tali incarichi di governo, riportati in M. PASQUALI-M . FERRETTI, Cronotassi critica dei legati, vicelegati e governatori di Bologna dal secolo XVI al XVIII, in «AM», n.s., XXIII (1972), pp. 117-302. 23 Manca uno studio sull'uso dei Legati come rettori provinciali nello Stato pontificio in età moderna. Per Bologna, si vedano le tesi· di laurea in materie letterarie, discusse presso la Facoltà di Magistero dell'Università di Bologna, sotto la guida del prof. P : Prodi, di M. FERRETTI, Legati, vicelegati e governatori di Bologna nel secolo XVI, a.a. 1967-1968, e A. MANFREDINI, Legati e vicelegati di Bologna nel secolo XVII, a.a. 1968-1969. 24 Per la simile situazione di Perugia, v. la buona sintesi di G. F . BLAGK, Perugia and the Papa! absolutism in the sixteenth century, in «The English Historical Review», XCVI (1981), pp. 509-539. " Sul periodo bolognese di Enrico Caetani, v. GAETANI, Domus, II, pp. 178-182, e BUB, cc. 227-486. 26 È dunque inesatto quanto afferma GAETANI, Domus, II, p. 179, che «la bolla di nomina[ ... ] fu emanata soltanto[ ... ] vari mesi dopo l'arrivo del legato a Bologna», il che, oltretutto, avrebbe costituito un'abnormità giuridica. Il breve di nomina a legato de latere e vicario generale «in spiritualibus et in temporalibus» è invece datato 26 agosto; esso si trova in ASB, Senato, Bolle e brevi (copie manoscritte e a stampa), 14, cc. 212 rv; la bolla dei poteri spirituali ibid., cc. 212 '-216 v (delle ultime due si trova copia anche in ASB, Senato, Brevium, I , cc. 144 '-151 '). 27 Per questa contraddizione e il suo significato, v. PRODI, Il sovrano, pp. 289-293. 28 «Composizione» era detto un pagamento, sostitutivo della pena, pattuito tra l'autorità giudiziaria e il colpevole di un delitto penale non eccedente una certa gravità e che fosse perdonato dalla parte lesa. 29 I loro brevi di nomina sono in ASB, Senato, Bolle e brevi (copie manoscritte e a stampa), 14, cc. 211 v-212 r (Gallo) e 282 v-283 v (Matteucci). 30 Per un'esplicita testimonianza del cardinale in tal senso, v.p.es. ACR, 67121, Caetani a Peranda, 9 maggio 1587. 31 Riccardi fu poi arcivescovo di Bari e nunzio a Torino (GAETANI, Domus, II, pp. 179-180), mentre Petrucci divenne vicelegato di Avignone (G.
68
MORONI, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica ... Venezia, 1840-1861, III, p. 255). " ACR, 30635, Caetani a Peranda, 6 giugno 1587. Bisogna anche ricordare la servitù che accompagnava il Legato, guidata dal Maestro di Casa Pietro Ciaglia; su questo argomento sono interessanti le lettere di due dei «familiares» del cardinale ad un loro collega rimasto a Roma (ibid., 8680 e 6150, Lorenzo Tolomei a Camillo Norimbergo, Bologna, 10 e 23 settembre 1586; 181238 e 4302, Leandro Desideri, eid., Bologna, 13 settembre e 11 ottobre 1586). Su un esempio di «famiglia» cardinalizia, v. ora v. REINHARDT, Kardinal Scipione Borghese (1605-1633). Vermogen, Finanzen und sozialer Aufstieg eines Papstnepoten,.Tiibingen, 1984 (Bibliothek des Deutschen historischen lnstituts in Rom, 58), pp. 15-18. 33 Castagna era stato Legato a Bologna nel 1584-1585, Facchinetti era bolognese di famiglia divenuta senatoria; v. ACR, 172357,? a Caetani, 3 settembre 1586. 34 Ibid., 16123, Monsignani, eid., 27 settembre 1586. " PERANDA, op. cit., pp. 145-147; v. anche ibid., pp. 148-149; cfr. Documenti 1. 36 ASB, Legato, Bolle brevi e lettere, 1585-1609, cc. 59 '-76 '· 37 EXP., 1, cc. 350 '-391 '; 2, cc. 330 '-367 '; 4, cc. 100 '-167 '· 38 Su un'azione in parte simile a questa, signora ignorata, v. quanto scrive M. VENARD, Pour une-sociologie du clergé au XVI' siècle. Recherches sur le recrutement sacerdotale dans la province d'Avignon, in «Annales. Économies. Sociétés . Civilisations», XXIII (1968), pp. 987-1016, specie alle pp. 998-1001. A differenza del Legato di Avignone, quello di Bologna non avrebbe però dovuto, a tenore della bolla di conferimento dei poteri spirituali, avere autorità su territori esterni alla Legazione; né, d'altronde, conferiva benefici o ordinazioni. 39 Sulla progressiva distinzione tra le due aree, v. VOLPI, op. cit., pp. 47-50. Occorrerebbe però sapere fino a quando i Legati bolognesi furono anche Legati di Romagna, ciò che Volpi non dice, anche se cita come episodi le legazioni Borromeo (1565) e Sforza (1570), comuni alle due province; se da un punto di vista amministrativo infatti questo è di scarsa rilevanza, può aver maggior peso relativamente ai poteri spirituali del Legato. 40 BUB, c. 475. 41 Si tratta di un bando contro le scritte oscene nei luoghi di soggiorno (BUB, Bando contra li hosti albergatori et altre persone, che comportano se scrivano, o dipingano, cose dishoneste nelli loro Alberghi, et altri luoghi, et si fanno pagare da forastieri più di quel che giustamente se gli deve. Et contra quelli che scrivono, et dipingono cose dishoneste in detti luoghi, ottobre 1586)
69
■-
e di uno contro il gioco a Natale (BS, 12, 22 dicembre 1586), emessi m ersecuzione di ordini papali, oltre ad una delle consuete provvisioni suntuarie (ibid., 5 e 12, 21 febbraio 1587) che i Legati emanavano. 42 Questa è in ASB, Legato, bolle, brevi e lettere, 1585-1609, cc. 75 v_76 ' · 0 V. Documenti 2. 44 Per la situazione precedente, v. P. PRODI, Il cardinale Gabriele Paleotti (1522-1597), II, Roma 1967, pp. 323-388, che dedica solo un brevissimo accenno (p. 383) alla legazione Caetani, nella quale si può pensare che il potere civile non ostacolasse l'azione pastorale dell'Arcivescovo (se si fa eccezione, naturalmente, per l'amministrazione della giustizia penale sul clero). Per la problematica connessa con questi temi, v. ID ., Il sovrano, pp. 224-231. " Tra questi spiccano il riconoscimento dei diritti degli Ebrei a riscuotere i propri crediti (EXP., 2, cc. 360 v-361 ') e la dichiarazione dell'esenzione degli abitanti del feudo di Selva dei Malvezzi dall'obbligo di contribuire alle spese per lavori d'acque che ricadevano sui Comuni vicini (ibid., 4, cc. 150 v_ 151 ') . •• Si è dunque in presenza d'una tendenza a trasformare l'ufficio (si tratta qui d'incarichi minori nella Curia legatizia) in una proprietà privata : v. in merito R . MOUSNIER, La vénalité des offices sous Henri IV et Louis XIII, Paris, 1971 2 • 47 Tra cui sono significativi gli ordini relativi alla panificazione à Castelbolognese, enclave della Legazione di Bologna in quella di Romagna (EXP., 2, c. 332 9, e il permesso concesso al Comune di Villa Fontana di procedere nella causa contro l'ambasciatore bolognese a Roma sen. Campeggi, malgrado gli Statuti cittadini lo vietassero (ibid., 4, cc. 139 '). 48 Sulla figura politica e giuridica del Legato in età moderna, pur fondamentale per la comprensione della natura dello Stato pontificio e, di riflesso, della Chiesa cattolica, la bibliografia è pressoché nulla. Si vedano le corrette osservazioni di PRODI, Il sovrano, pp. 218-219 e, per quanto riguarda l'uso del potere spirituale nella costruzione dello Stato, pp. 242-248. •• BS, 5, 8-9 settembre 1586. 0 ' BCB, Notificatione delli capitoli, et conventioni del sereniss.mo signor duca di Ferrara con lo illustriss. sig. card. Caetano Legato di Bologna. Intorno alti banditi, et condannati, o da bandirsi, o condannarsi capita/mente da i luoghi sopposti alla Ligatione di sua sig. illustriss., 28 settembre 1586; ibid., Notificatione delli capitoli, et conventioni dell'Illustriss. sig. il sig. Galeotto Pico III. Conte della Mirandola, et signore della Concordia, con lo illustriss. et reverendiss. sig. card. Caetano Legato di Bologna. Intorno alti banditz; o condannati, o da bandirsi, o condannarsi capita/mente da i luoghi sopposti alla
70
Ligatione di sua sig. illustrissima, 25-26 ottobre 1586. " Ibid., Bando generale dell'illustr.mo et rever.mo sig. Henrico Caetano. card. di S. Chiesa, & Legato di Bologna, suo contado, territorio, & distretto, 27-28 settembre 1586. " Ibid., Bando sopra l'andare in maschera, 17 gennaio 1587; Provisione sopra i vagabondi, che si trovano nella città, et diocese, i quali vivono senza esercio [sic] alcuno, 20 febbraio 1587; BS, 12, 25 febbraio 1587 ; a queste misure va aggiunto l'allontanamento, su richiesta dei residenti, degli abitanti equivoci da una strada cittadina (BCB, Henr. Caetanus S.R.E. Card. Sanctae Pudentianae Bononiae de latere leg., marzo 1587). " Sull'evoluzione di questo tipo di legislazione, v. s. STAGNI, Il problema dell'ordine pubblico nei bandi dei legati, vicelegati governatori di Bologna nel secolo XVI, Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Magistero, tesi di laurea in materie letterarie, a.a. 1970-1971, rei. P. Prodi. " V. in merito BUB, c. 456. " Ibid., c. 413. 6 ' Ibid., cc. 355-356. Si noti che i Malvezzi erano filospagnoli (mentre i Pepoli erano filofrancesi) e che il sen. Pirro Malvezzi, conte di Castelguelfo, trascorse il periodo del proprio bando al comando d'un contingente militare spagnolo. " EXP., 1, cc. 220 ' -226 v; 2, CC, 220 ' -236 '; 4, cc. 2 '-41 ' · '" V. il salvacondotto riportato in Documenti 3. ,. ASB, Legato, Legato supplicationes, 1586-1587, cc. 20 v-270 r 60 EXP., 1, cc. 100 '-146 v; 2, cc. 72 ', 100 '-149 v e 318 ' -323 '; 3, cc. 150 '-232 ' · 61 V. p. es. ibid. , c. 182 '· 62 Ibid., c. 206 v, ove però i provvedimenti sono presi su delega del feudatario. 6 ' Cfr. nota 60. Si tratta di 21 ferimenti, 16 risse, 16 casi di percosse, 6 casi di bestemmia, 4 di violenza carnale, 3 di omesse denunce e altrettanti di ingiurie, 2 ognuno per sassate, porto d'armi proibite, mancato inseguimento di banditi, 11 per altri reati, oltre a 11 pagamenti per richiamo dall'esilio. 64 Il problema dell'amministrazione della giustizia penale richiederebbe uno studio a sè. Quanto ho cercato di esporre sono, infatti, le impostazioni teoriche e le grandi linee d'azione che dalla documentazione che ho esaminato mi pare si possano ricavare. Il grande potere discrezionale ed equitativo del Legato era però limitato, nella pratica (oltre che, ovviamente, dall'eventuale disonestà o parzialità personale del prelato), da un lato dall'intervento di Roma, cui egli chiedeva istruzioni nei casi più importanti e che introduce criteri politici nell'esercizio della giustizia; dall'altro dagl'interessi dei giudici, notai e funzionari vari che traevano i loro emolumenti, in tutto o in parte, da
71
confische, multe, diritti fiscali e, non da ultimo, dalla corruzione. Sul peso negativo di questi abusi sul complesso del governo locale, v. P. J. RIETBERGEN, Problems of Government. Some observations upon a 16th century «Instruttione per li governatori delle città e luoghi dello Stato Ecclesiastico», in «Mededelingen van het Nederlands Instituut te Rome», XLI (1979), pp. 173-201. 6 ' EXP., 1, cc. 200 '-208 v; 2, cc. 200 '-219 v e 266 '-273 v; 3, cc. 350 r_ 400 '· 66 Questa sezione dei libri legatizi registra inoltre interventi del Legato contro le malversazioni degli ufficiali bolognesi che reggevano il castello di S. Giovanni in Persiceto (ibid., 2, cc. 214 v-215 ') e la riscossione da parte di Caetani del censo dovuto alla Santa Sede dal Comune di Cotignola (nel Ferrarese) per l'infeudazione della bastia di Barbiano (ibid., 3, c. 351 v) . 67 La Rota, istituita nel 1539, doveva in teoria giudicare in appello le cause civili: v. Concessiones, cit.,.pp. 28-29; VERARDI VENTURA, op. cit., pp. 370-373. 68 EXP., I, cc. 150 '-199 v; 3, cc. 250 r_325 v_ Non è indicato il giudice in 40 cause. •• BS, 14, 20 giugno 1587 (altra copia BCB, Ms. Gozzadini 219, n. 6). Sul Foro dei mercanti, v. [A. MACCHIAVELLI], Nomi e cognomi de' sig.ri giudici ordinarij del Foro de' Mercanti di Bologna incominciando dall'anno 1442, sino a tutto l'anno lì33, Bologna, 1752 '; VERARDI VENTURA, op. cit., pp. 360-361. 70 V. Documenti 4. Sulla Concordia, vedi PRODI, Il cardinale, II, pp. 189-190. Prodi ipotizza la cessazione del tribunale col 1585: esso durò invece almeno sino al 1588, anche se, pur dopo questa riduzione di poteri, i Quaranta appoggiarono il tentativo dei mercanti di diminuirne il peso (ASB, Senato, Istruzioni del Reggimento agli Ambasciatori, I, «per l'Officio della Concordia», doc. del luglio 1587). 71 Sul pontificato di Sisto V occorre ancora ricorrere a J.-A. voN HUBNER, Sisto Quinto, trad. it., Roma, 1887, e L. VON PASTOR, Storia dei Papi dalla fine del Medio Evo, trad. it., X, Roma, 1928. 72 A. ANZILLOTTI, Il tramonto dello stato cittadino, in «Archivio storico italiano», s. VII, I (1924), pp. 72-105. 73 Si vedano in proposito le osservazioni di A. GUENZI, Pane e fornai a Bologna in età moderna, Venezia 1982, pp. 137-141, generalizzabili al complesso del problema del rifornimento annonario in età moderna. 74 Sul sistema annonario bolognese, vedi GUENZI, op. cit., che però prende le mosse dai primi anni del XVII secolo, in una situazione alquanto mutata. " LSA, 24, i Quaranta a Campeggi, 13 settembre e 4 ottobre 1586.
72
5i
76 BS, 8 novembre 1586; BCB, Bando sopra il denonciare Frumenti, Farine, et ogni sorte de Marzedelli, 4 e 6 aprile 1587; BS, 5 e 12, 4 luglio 1587. 77 BCB, Henricus Caietanus S.R.E. Card. Sanctae Pudentianae Bonon. de Latere leg., 21 marzo 1587. In proposito, vedi M. FANTI, I macellai bolognesi. Mestiere, politica e vita civile nella storia di una categoria attraverso i secoli, Bologna, 1980. 78 BCB, Provisione sopra il comprare, e vendere /assi, et i loro precii, 30 àprile e 2 maggio 1587. 79 Ibid., Bando sopra la caccia, et contro quelli, che dano [sic] la pasta a pesci con la revocatione delle licenze, 19 settembre 1586 (altra copia in BS, 5); BS, 5, 9 dicembre 1586. 80 Ibid., 10-11 settembre 1586 (altra copia in BCB, Provisione intorno alti pollaroli, treccoli, revenderoli, /omari, beccari, pescatori, et altri simili. Per mantenimento dell'abondanza, et per levare molti abusi nor:ivi alla grascia di questa città); BCB, Bando che non si possono comprare nella città di Bologna, et in contado per due' miglia presso a detta città herbaggi, et frutti per rivendere, 12 febbraio 1587. 81 Tutte le licenze di cui si fa cenno nella trattazione sono in EXP., 1, cc. 2 r_99 ve 214 rv ; 2, CC. 2 r_73 v; 3, CC. 2 r_131 v, 82 Difatti, se le disposizioni pontificie e quelle comunali erano stabili, quelle emanate dai Legati e Governatori decadevano quando questi uscivano di carica. Uno dei primissimi atti di governo del nuovo Legato era perciò quello di prorogare la validità della legislazione del suo predecessore, per evitare vuoti giuridici. 83 u. MARCELLI, L'Arte dei Gargiolari di Bologna dal secolo XVI al XVIII, in ID., Saggi economico-sociali sulla storia di Bologna dal secolo XVI al XVIII, Bologna, 1962, pp. 1-107, specie alle pp. 29-50, ove però non c'è una trattazione molto estesa sulla politica di Caetani. 8 ' BCB, Bando et prohibitione contra quelli che conducono fuori della città, et suo contado caneve gregie, et pesi grafiati, 10 dicembre 1586. 8 ' Ibid., Ms. Gozzadini 163, cc. 211 '-212 ' ; altre copie in ASB, Bandi-notificazioni, I, fase . 9 e 10, 24 marzo 1587, erroneamente datate 1586. 86 V. ad es. EXP., 2, c. 13 r. 87 BCB, Bando sopra il condurre panni forestieri, fine luglio 1587. Le cifre sugli addetti del canapificio e lanificio (presumibilmente comprensive dei membri delle famiglie dei lavoratori dei due settori) sono indicate nelle relative bolle pontificie. 88 BS, 12, 1 settembre 1589. 89 V. Documenti 5.
73
90
V. p. es. EXP., 3, c. 55 '· BS, 5 e 12, 20 maggio 1589 (bando proteziomstlco del vicelegato Borghese); ibid., 12, 20 settembre 1589 (motu proprio di Sisto V confirmatorio del bando). 92 Per gli inizi dell'esportazione del setificio bolognese, v. ASB, Assunteria d'Arti, notizie sopra le Arti, Filatoglieri, «Filatoglieri Atti (1556-1770)», fase. 26; c. PONI, Archéologie de la fabrique: la diffusion des moulins à soie «alla bolognese» dans les états vénitiens du XVI' au XVIII' siècle, in «Annales. Économies. Sociétés. Civilisations», VI (1972), pp. 1475-1496. 93 Malgrado i tentativi di Sisto V di dare impulso proprio all'industria dello Stato pontificio (su cui v. J. DELUMEAU, Vie économique et sociale de Rame dans la seconde moitié du XVI' siècle, Paris, I, 1957, pp. 502-514). 94 V. p. es. BCB, Bando sopra l'obèdienza dei sarti del conta, 15 gennaio 1587; ibid., 1587. Die vigesima nona mensis Aprilis (contro certi abusi nella Compagnia dei Drappieri). Sempre connesse a un regolare andamento della vita economica sono le norme contro talune forme di usura (BS, 5, 7 aprile 1587; altra copia in BCB, Bandi, editti e notificazioni per la città e contado di · Bologna). 9 ' V. p. es. EXP., I, c. 3 r. 96 Esemplare quanto avvenne con la Compagnia dei Tessitori (LSA, 25, i Quaranta a Campeggi, 8 aprile 1587; ASB, Senato, Lettere dell'Ambasciatore al Senato, 60, Campeggi ai Quaranta, 15 aprile 1587). Sulla tendenza alla chiusura dei Consigli, v. FANTI, I macellai, pp. 123-126. 97 Si veda per esempio la regolazione della controversia tra Beccari e Pelacani (conciatori) sulla concia delle pelli bovine in EXP., 2, cc. 282 r_ 283 '· 98 V. Documenti 6. 99 Cfr. G. ORLANDELLI, Considerazioni sui Capitoli di Nicolò V coi Bolognesi, in «Atti della Accademia nazionale dei Lincei, Rendiconti, Glasse di scienze morali, storiche e filologiche», s. VIII, CCCLXVI (1949), pp. · 454-473; M. BARTOLOTTI, Sui «Capitoli» di Nicolò V per la città di Bologna nella storia del conflitto col governo centrale (1447), in «Annali della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Macerata», III-IV (1970-1971), pp. 511-538. 100 Si è sostenuta una prevalenza legatizia in età postrisorgimentale: E. MASI, La repubblica di Bologna, in «Nuova Antologia», XXXVII (1878), pp. 238-269; A. SARTI, Bandi e.manati dai legati pontifici in Bologna nel sec. XVI, Rocca S. Casciano, 1914. Negli studi più recenti prevale invece l'opinione opposta: G. ROSSI, Bologna nella storia, nell'arte e nel costume, Bologna, 1969 3;_ COLLIVA, op. cit. ;_ FANTI, Bologna; VERARDI VENTURA, op. cit.; GIACO91
74
op. cit.; DE BENEDICTIS, op. cit. Più cauti a prendere posizione G. B. Il governo «misto» in Bologna dal 1507 al 1797 e le carte da giuoco del canonico Montieri, in «AM», s. III, XXVII (1908-1909), pp. 1-39; ORLANDELLI, op. cit. ; BARTOLOTTI, op. cit. 101 ASB, Senato, Partiti, 11, cc. 130 v_207 ' · 10 2 V. p. es. ibid., cc. 184 rv• ove si decide l'invio del conte Cornelio Lambertini ad accompagnare Caetani a Mantova. 103 Una certa quantità di cittadinanze era però concessa anche dal solo Legato, sebbene seguendo la graduazione prevista dalle leggi comunali e «de consensu et voluntate» dei Quaranta (d'altronde, anche la parte consuetudinaria della legislazione legatizia era controfirmata dal Gonfaloniere, il capo del Comune, e dagli altri controrifirmata dal Gonfaloniere, il capo del Comune, e dagli altri magistrati eventualmente competenti per le norme in oggetto): v. EXP., 1, cc. 300 '-302 v; 2, cc. 300 '-307 v; 4, cc. 260 '-280 v; si tratta di 22 cittadinanze in 14 mesi. Diversa era l'attività legatizia di concessione o riconoscimento di dignità equestri, documentata ibid., I, cc. 250 '-255 v; 2, cc. 250 '-256 V; 4, CC. 200 '-219 v. 10 • Il rappresentante pontificio non aveva però modo di controllare i bilanci consuntivi, il che lasciava al Comune una larga autonomia fiscale : v. G. ORLANDELLI, Note di storia economica sulla Signoria dei Bentivoglio, in «AM», n.s., III (1951-1953), pp. 205-398. 10 ' Sulla zecca e la monetazione bolognese, v. G . B. SALVIONI, Il valore della Lira bolognese dal 1551 al 1604, Bologna, 1909, compreso çon altri suoi studi in una rist. an. dal titolo complessivo Il valore della lira bolognese dalla sua origine alla metà del sec. XVII, Torino, 1961. 10 • BCB, Senatus Consultum Illustrium DD. Quadraginta virorum reformatorum status libertatis Civit. Bononiae super concernentibus ius Congrui, seu alias Prothomiseos appellati, 18 dicembre 1586. Sulla legislazione edilizia di · Gregorio XIII, v. DELUMEAU, Vie economique, pp. 238-240. 10 ' BCB, Ordinationi fatte, et stabilite dall'illustr.mo et rever.mo Monsignor il Card. Caietano Legato et Molto Ill. Sig. Quaranta. Le quali si dovranno osservare nel Studio di Bologna per conservare la dignità et riputatione di esso, et per utile, et beneficio de Scolari, 25 settembre 1586 (altra copia in BS, 2). In realtà la riforma fu preparata dai senatori Zambeccari, B,mdini, Lambertini, Marescalchi, Bianchetti, Manzoli e Casali, a ciò deputati dai Quaranta, e Caetani diede solo la sua approvazione (indispensabile però per vincere le resistenze dei docenti) ; v. LSA, 24, gli Assunti di Studio a Campeggi, 13 settembre 1586; cfr. G. ZACCAGNINI, Storia dello Studio di Bologna durante il Rinascimento, Ginevra, 1930, pp. 183-185. Le leggi di Caetani furono sostanzialmente riprese fino all'inizio del sec. XVIII: v. Storia dellVniversità di MELLI,
COMELLI,
75
Bologna, voi. II, L. SIMEONI, L'età moderna (1500-1888), Bologna, 1940, pp. 85-87. '°8 BCB, Ms. Gozzadini 160, cc. 43 •-44 r (sulla manutenzione del sistema di comunicazione e idraulico, 15 e 17 gennaio 1587); ibid., Bando che li carradori del contado di Bologna debbano dar la strada a cocchii, et carrozze di Gentil'huomini, et altri cittadini di detta città, et che vadino innanzi alti loro carri, 1 luglio 1587 (oltre alle abituali norme sul sindacato degli ufficiali del contado, su cui v. BS, 12, 15 marzo 1587 e 18 luglio 1587). 109 ACR, 29501, Campeggi a Caetani, 26 agosto 1587; per la risposta di Caetani, v. Documenti 7. 11 0 ACR, 30640, Caetani a Peranda, 15 luglio 1587. 111 Cosl, cfr. lo sdegno di Caetani contro gli abusi di potere di un ufficiale comunale in BUB, cc. 351-352. 112 Ad es., fu offerto un banchetto a spese pubbliche a lui e ai suoi collaboratori : ibid., cc. 449-450. 113 LSA, 24, i Quaranta a Campeggi, 27 settembre 1586. 114 Ibid., iid. eid., 29 settembre 1586. "' Ibid., 25, gli Assunti di Confische eid., 25 febbraio 1587. 116 Queste erano governate da nobili bolognesi dipendenti dal Legato; il Capitano dei Cavalleggeri pontifici ne avrebbe invece desiderato lui il comando unico: ibid., 24, i Quaranta eid., 13 settembre 1586. 11 ' Ibid., 25, iid. eid., 11 marzo 1587; ASB, Senato, Lettere dell'Ambasciatore al Senato, Campeggi ai Quaranta, 4 marzo 1587. 11 • V. LSA, 26, i Quaranta a Campeggi, 12 settembre 1587; gli Assunti di Confini e Acque eid., 12 settembre 1587. Sulla vicenda, v. c. PENUTI, Aspetti della politica economica nello Stato pontificio sul finire del '500: le «visite economiche» di Sisto V, in «Annali dell'Istituto storico italo-germanico in Trento», II (1976), pp. 183-202. 119 ACR, 173850, 13726 e 22526, il commissario di Camera G. Lomellini a Caetani, 7 febbraio 1587, 28 febbraio 1587 e 4 luglio 1587; 173863, Caetani a Lomellini, [3 novembre 1586]. 120 Ibid., 133596, id. al tesoriere generale G. Pepoli, 7 ottobre 1586. 121 Ibid., 29462, Costantino Guidi a Caetani, 27 giugno 1587. 122 Ibid., 22107, Caetani a Peranda, 24 luglio 1587. 123 lbid., 173543, id. eid., 21 marzo 1587. 124 V. p. es. ibid., 39544, id. a Peretti, 4 febbraio 1587; ASV, Con/alonieri, 48, cc. 40 v, 150 •, 162 •; 49, CC . 4 •, 16 v, 41 •-42 ', 129 •, 191 v_ "' Era nato nel 1570 o 1571 da una nipote ex sorore di Sisto V che, alla propria assunzione al pontificato; lo aveva creato cardinale ; nel 1586 gli aveva poi dato in commenda l'abbazia di S. Stefano a Bologna e l'aveva
76
nominato Sovrintendente Generale dello Stato, ponendolo a capo della Consulta, secondo una prassi ormai normale per i cardinali nipoti (v. M. LAURAINPORTEMER, Absolutisme et nepotisme. La surintendance de l'Etat ecclésiastique, in «Bibliothèque de l'Ecole des Chartes», CXXXI, 1973, pp. 487-568); dal 1587, poi, il Papa rafforzò ulteriormente la posizione del nipote nel dicastero. Sul card . Peretti, v. MORONI, LII, ad vocem «Peretti Damasceni 1 Alessandro», e LXVIII, ad vocem «Sisto V». 126 Tra le tante, v. ASV, Con/alonieri, 48, cc. 66 r, in cui raccomanda Ulisse Aldrovandi per un aumento di stipendio. 12 ' V. p. es. ibid., c. 44 v, in cui, richiesto, raccomanda il cappellano del Torrone don Giulio Segni perché gli sia confermato l'ufficio. 128 V. Documenti 8. 129 V. p. es . ASV, Con/alonieri, 48, cc. 102 v_ 130 V. ad es. ibid. , cc. 63 rv (su problemi d'acque). 131 V. p. es. ibid., cc. 77 v_73 r (Caetani s'è informato sullo stato di salute del Papa). 132 Jbid., 49, cc. 119 V-120 r. 133 ACR, 203586, Peranda (?) a Caetani, 6 (?) settembre 1586; 30894, il segretario di Camilla Peretti Pomponio de Magistris eid. 24, settembre 1586. 134 Per un chiaro esempio di differenza tra raccomandazioni di tipo «privato», v. le due distinte informazioni che Caetani fa pervenire al card. Madruzzo che gli aveva chiesto se il senatore Riario sarebbe stato un buon partito matrimoniale (ibid., 16477 e 16475, Caetani a Peranda, 24 ottobre 1587). 13
'
BUB, cc. 401-404.
136
ACR, 67121 , Caetani a Peranda, 9 nìaggio 1587. '" Ibid., 182901 , id. eid., 13 maggio 1587. 138 Ibid., 172558, 173534 e 3231, id. eid., 16 maggio e 1 luglio 1587. Si trattava del mantovano Bernardino Pia, di alcuni Strozzi, del dott. Antonio Costeo e di altri. Peranda era particolarmente legato al Pia. La trattativa, che ebbe un parziale successo, è descritta ibid., 173430, id. eid., 30 giugno 1587. La morte del duca Guglielmo di Il a poco sbloccò poi la situazione. 139 Ibid., 173875, [id.] a Camillo da Correggio, 12 dicembre 1586. 140 Ibid. , 153743, Giovanni Battista Pio a Caetani, Carpi, 30 maggio 1587. 141 Ibid., 96934, Caetani a Fulvia da Correggio, contessa di Mirandola, 7 ottobre 1586. 142 Ibid., 173866, [id.] a Francesco Maria II della Rovere, (31 dicembre
1586]. 143
Ibid., 1526350 id. ad Alessandro Farnese, (13 ottobre 1586], per ac-
77
■
compagnare i nipoti Pietro e Ruggero Caetani, che vengono a combattere in Fiandra al suo servizio; 152636, id . a Ranuccio I Farnese, [13 ottobre 1586]. 4 " Ibid., 73973 e 30675, id. a Peranda, 25 settembre e,,3 ottobre 1587. 1" V. Documenti 9. 14 6 I Ferraresi chiedevano la deviazione del corso del Reno dal Po di Primaro, ove si gettava, e la sua immissione nella Valle della Sanmartina, che sare&be cosi stata colmata dai depositi del fiume bol9gnese ; i Bolognesi rifiutavano tale misura, in quanto avrebbe impaludato i terreni bolognesi a Sud della Valle, e reclamavano la riapertura degli sbocchi in Po di vari fiunii (Savena, Idice, Quaderna, Centonara, Sillaro) che i Ferraresi avevano impedito, provocando l'estensione a Sud delle Valli (sul problema della sistemazione idraulica della Bassa emiliana, v. G. TOCCI, Le bonifiche in Emilia-Romagna dal '500 ai primi del '900, in I settant'anni del consorzio della Bonifica Renana, Bologna, 1980, pp. 53-92). 14 7 ACR, 50658, Lancellottl a Caetani, Faenza, 11 ottobre 1586; 152631, Caetani a Peretti, 12 ottobre 1586. Caetani aveva però accuratamente evitato di appoggiare la richiesta dei Quaranta che fosse lui ad occuparsi della controversia d'acque: v. PERANDA, op. cit., pp. 151-153. 14 8 LSA, 25, gli Assunti di Confini e Acque a Campeggi, 10, 17 e 24 giugno 1587. 14 9 ACR, 30630, Caetani a Peretti, 22 luglio 1587. 0 " Ibid. , 12301, id. a Peranda, 11 luglio 1587. Il Legato si meraviglia qui della rilevanza che i Ferraresi attibuiscono all'episodio. 1 " Ibid. , 30636 e 30637, id. eid., 25 luglio 1587. 1 2 Ibid. , 73944, id . eid., 20 giugno 1587. ' 1 Ibid., 30675, id . eid., 3 ottobre 1587. " 1 " Manca una soddisfacente storia delle arti a Bologna per questo periodo e sono aperti moltissimi problemi di attibuzione. Si v. v. FORTUNATI PIE' RANTONIO, La via emiliana e romagnola al Cinquecento: un «tragitto visivo» attraverso alcune schede e B. ADORNI, L'architettura dal primo Cinquecento alla fine del Settecento, alle pp. rispettivamente 625-645 e 701-729 della Storia dell'Emilia, II, cit. Per i singoli monumenti e artisti, cfr. inoltre c. RICCI-G. 2 ZUCCHINI, Guida di Bologna, Bologna, 1968 [rist. an. 1976), con ricchi rimandi bibliografici. "' G. BOFFITO· F . FRACASSETTI, Il collegio San Luigi dei pp. Barnabiti in Bologna. 1773-1873-1923. Notizie e documenti, Firenze,·1925, attribuiscono la costruzione del collegio al Guerra, come pure u. THIEME·F. BECKER, Allgemeines Lexikon der bildenden Kunstler von der Antike bis zur Gegenwart, Leipzig, X'v, 1922, p. 238, che però parlano di trasformazioni interne del collegio operate dal Guerra verso il 1575, e G . CUPPINI, I palazzi senatorii a Bologna.
78
Architettura come immagine del potere, Bologna, 1974, p. 303, che parla di una sua «prima» fabbrica del collegio. Lo assegnano invece a Fiorini RICCIZUCCHINI, op. cit., p. 212. V. anche G . GUIDICINI, Cose notabili della città di Bologna, ossia storia cronologica de' suoi stabili pubblici e privati, Bologna, 1868-1873 [rist. an. 1972] I, pp. 69, 252,299; II, p. 187 ; III, pp. 20, 110-112 ; ID., Miscellanea storico-patria bolognese, Bologna, 1872 [rist. an. 1972], pp. 53 e 330. 6 " THIEME-BECKER, op. cit., XII, pp. 4-5; F. MALAGUZZI VALERI, L'architettura a Bologna nel Rinascimento, Rocca S. Casciano, 1899, pp. 216-224 . Guerra stava a quell'epoca collaborando al completamento della basilica di S. Petronio. "' GUIDICIN!, Cose , I, p. 103. Sul palazzo, v. CUPPINI, op. cit., pp. 134, 269-271, 294, 321. Al Collegio erano stati assegnati, non senza malumori, i proventi di numerosi priorati e pievanati della diocesi bolognese.
"" L'ancona rappresentava forse un'Immacolata. V. GUIDICINI, Cose, II, p. 316; RICCI-ZUCCHINI, op. cit. , p. 157. 9 " Queste notizie si ricavano unicamente dalla prefazione di G.D. Albertazzi a Gratie, et honori di Bologna all'Illustrissimo, & Reuerendissimo Signore Monsignore Henrico Caetano Cardinale, Camerlengo, e Legato d'essa città, Bologna, 1587, cc. 1rv della numerazione manoscritta (ho consultato la copia conservata in BCB). Per quanto riguarda i cappuccini, infatti, si aveva notizia solo di un contributo senatorio ottenuto nel 1588 per selciare la strada che portava dalla città al convento (v. DONATO DA s .GIOVANNI IN PERSICETO, I conventi dei frati minori cappuccini della provincia di Bologna, I, Forll-Budrio, 1956, p. 385; GUIDICINI, Cose, III, p. 88); analogamente, i lavori alle mura di Guerra e Dattari sono noti a partire dal 1588 (MALAGUZZI VALER!, op. cit., pp. 204 e 224 ; GUIDICINI, Cose, I, p. 14; voi. III, p. 312). Dattari, che già aveva lavorato alle mura di Bologna (THIEME-BECKER, VIII, pp. 418-419), era anche idraulico e cartografo: fu mandato dai Quaranta ad accompagnare il card. Lancellotti nella sua visita d'acque e redasse le piante di Bologna e del suo territorio incluse poi da Gregorio XIII tra quelle affrescate nell'attuale Biblioteca Apostolica Vaticana 160 Su Morandi, V. THIEME-BECKER, xxv, pp. 119-120; MALAGUZZI VALER!, op. cit., pp. 206-208. 16 1 GUIDICINI, Cose, Il, pp. 345-356. 16 2 ASB, Senato, Partiti) 11, c. 19Jr. "' V. Documenti IO. V. anche un accenno simile in EXP., 3, c. 362v. 16 4 MALAGUZZI VALER!, op. cit., pp. 208, 217, 224, 226. Fiorini era Architetto del Pubblico dal 1583, insieme a Guerra; Dattari lo era dal 1556;
79
Terribilia nel 1586 era appaltatore della Fabbrica dell'Appartamento dell'Auditore Civile in Palazzo. 16 ' Sui problemi economici della famiglia Caetani, v. GAETANI, Domus, II, pp. 120-121; ACR, 73973, Caetani a Peranda, 25 settembre 1587; 72331, Pier Paolo Benedetti a Caetani, 20 settembre 1586. 166 BCB, Ordinationi, cit. 167 Per un quadro generale dello Studio in quest'epoca, v. SIMEONI, op. cit., pp. 39-60; ZACCAGNINI, op. cit., pp. 213-296. V. inoltre su Persio, che difese le posizioni romane in occasione della controversia per !'interdetto su Venezia, G . FANTUZZI, notizie degli scrittori bolognesi, VI, Bologna, 1788 [rist. an. 1965], pp. 372-378; su Spannocchi, ibid., VIII, pp. 22-26; su Mercuriali, v. Biographisches Lexikon der hervorragenden iirzte alter Zeiten und Volker, IV, Miinchen-Berlin, 1929 [rist. an. 1962], pp. 171-172; Mercuriali nel 1583 fu medico di Torquato Tasso (v. la lettera del 28 giugno 1583 in T. TASSO, Le lettere, a c. di C. Guasti, Firenze, 18.53-1855). Su Correia, v. E . COSTA, La prima cattedra d'umanità nello Studio bolognese durante il secolo XVI, in «Studi e memorie per la storia dell'università di Bologna», I (1909), pp. 23-63. 168 ID., Galileo e lo Studio di Bologna, ibid., VII (1922), pp. 7-11. 169 Al mantenimento dello Studio era destinato dal 1433 il gettito del dazio d'entrata delle merci; era però l'Assunteria di Studio ad assegnare gli stipendi ai docenti; gli aumenti dovevano inoltre essere autorizzati dal Papa. Sul sistema, v. SIMEONI, op. cit., pp. 7-17 e 29-37. 170 Su Gessi, di famiglia senatoria, v. FANTUZZI, op. cit., IV, pp. 107-109; su Vezza, ibid., VIII, pp. 172-174; su Beati, medico del re di Polonia e dell'Imperatore, ibid., II, p. 3; su Zecca, di famiglia nobile, medico del re di Polonia e di Clemente VIII, ibid., VIII, pp. 293-296; su Aranzio, v. la voce di F. MONDELLA in Dizionario, cit. III, 1961, pp. 720-721. 171 Su Aldrovandi, v. la bibliografia contenuta nella voce di G. MONTALENTI ibid., II, 1960, pp. 118-124. 112 Dopo gli aumenti del 13 gennaio 1587 (ASB, Senato, Partiti, 11, cc. 161 r-162 v) Aldrovandi percepiva 1775 lire bolognesi l'anno. Per confronto, Aranzio ne riceveva 1200, Zecca 1100, Beati 1300. 173 Cosl A. BALDACCI, Ulisse Aldrovandi e l'orto botanico di Bologna, in Intorno alla vita e alle opere di Ulisse Aldrovandi, Bologna, 1907, pp. 161-172. 174 Gratie, cit. m Su Rossi, v. FANTUZZI, op. cit., VII, pp. 216-217; sui Confusi, ibid., I, p. 9, e IX, pp. 1-2. Gli autori successivi traggono le loro notizie dal Fantuzzi. 176 Sui contatti tra Tasso e l'ambiente bolognese in questi anni, v. A.
80
l-
SOLERTI, Vita di Torquato Tasso , Torino, TASSO, op. cit., III, pp. 253-255 .
1895, I, pp. 532-536 e 559-560. V.
inoltre 177
Su Segni v. FANTUZZI, op. cit. , VII, pp. 378-381 ; IX, pp. 185-188. Segni (che aveva conosciuto Tasso forse già nel 1583 a Ferrara) pubblicò poi insieme a Costantini una raccolta di lettere del poeta nel 1616, e Costantini una seconda per conto proprio nel 1617. 178 ASV, Segreteria di Stato, Bologna, 273, cc. 48 '-55 v. Sulla stamperia Benacci, v. A. SORBELLI, Storia della stampa in Bologna, Bologna, 1929, pp. 111-114. 179 V. Documenti 11. 180 Solerti ritiene che essi volessero ottenere la collaborazione di Tasso alla miscellanea; ma poiché la richiesta di Persio al poeta è del Gennaio 1587 e quella di Segni del Giugno, mentre non si poteva indovinare l'imminente partenza del Legato da Bologna prima del Settembre 1587, mi pare piuttosto difficile cbe quella . fosse l'occasione dell'invito a Tasso a scrivere per Caetani. 18 1 SOLERTI, op. cit., I, pp. 536 e 559-560. 182 Su Ringhieri, v. FANTUZZI, op. cit., VII, pp. 197-198; su Balzani, ibid., I, pp. 334-335; su Caporali, v. la voce di c. MUTINI in Dizionario, cit., XVIII, 1975, pp. 677-680; su Parma, v. G . TIRABOSCHI, Biblioteca modenese o notizie della vita e delle opere degli scrittori Natii degli Stati del serenissimo signor duca di Modena, IV, Modena, 1783 [rist. an. Bologna, 1970], pp. 58-63 ; su Rithi, v. G. LIRUTI, Notizie della vita ed opere scritte da' letterati del Friuli, IV, Venezia, 1830 [ rist. an. Bologna, 1971], pp. 492-493. Tutti gli autori nominati sono abbastanza malnoti agli studiosi, e le loro opere rare. Liruti è l'unico che ricordi la collaborazione di uno di essi alla miscellanea per Caetani. 183 Sugli Zoppie, v. FANTUZZI, op. cit., VIII, pp. 300-307; su Tanari, v. I rotuli dei legisti e degli artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, a c. di u . DALLARI, Bologna, 1888-1924, II, pp. 239, 247, 250. 18 4 Oltre i citati, furono i veronesi Adriano Grandi e Girolamo Semprevivo (sui quali v. s. MAFFEI, Verona illustrata, parte II, Milano, 1825, pp. 384-385 e 430), i piacentini Bartolomeo Braccioforti e Pietro della Porta (sui quali v. L. MENSI, Dizionario Biografico Piacentino, Piacenza, 1899, pp. 86 e 150), Gabriele Melli di Castelbolognese (su cui v. FANTUZZI , op. cit., VI, p. 4), il riminese cavaliere Enea Rasi, il genovese Giovanni Antonio Bossetti, i bolognesi maestro Ludovico Marchesini e Lelio Testa, il mantovano Giovanni Battista Morelli, il veronese Giulio Piccoli e un Enrico Humbelot ; inoltre c'è un carme anonimo in distici elegiaci. I componimenti italiani sono costituiti da sonetti, madrigali, poche canzoni e un rispetto; quelli latini da distici elegiaci, un'ode saffica, un carme in asclepiadei terzi e uno in strofe alcaiche.
81
■
18 ' Si tratta di un dialogo in versi (ACR, Fondo gen. , settembre 1587, 178328) che parrebbe inedito dagli elenchi di opere di Croce pubblicati in o. GUERRINI, La vita e le opere di Giulio Cesare Croce. Monografia, Bologna, 1879, e c. NASCIMBENI, Note e ricerche intorno a Giulio Cesare Croce, Bologna, 1914 (Biblioteca de «L'Archiginnasio», s. II, n. VI ). Vero è che una composizione analoga fu stesa dal Croce nel 1602 per la partenza del vicelegato Spinola (GUERRINI, op. cit., p. 511). Ad un clamoroso processo per omicidio si ispira inoltre (ibid., pp. 363-365) un Caso compassionevole e lacrimoso lamento di due infelici amanti condannati alla giustizia in Bologna Li 3 genaro 1587, Bologna, 1587, dello stesso Croce. Il dialogo, che Croce dedica a Enrico Caetani e di cui CAETANI, Domus, II, p . 185 pubblica solo pochi versi, è assai prolisso e non può essere riprodotto in appendice, come avrei voluto. 186 ACR, 39554, Caetani a Olivares, 2 settembre 1587. 187 Ibid. , 133610, id. al priore della Certosa di Napoli p. Severo Turboli, 14 novembre 1586. 188 Ibid. , 17340, Gaio Scipione Rusticelli a Caetani, 6 settembre 1586. 189 Ibid., 36937, [Caetani] al rettore degl'Inglesi p. Guglielmo Octo, 10 dicembre 1586. 19 0 Ibid. , 24895, i Priori di Terni a Caetani, Terni, 20 settembre 1587. 19 1 Ibid. , 13008, Caetani a Guidi, 25 novembre 1586. 19 2 Ibid., 76200, il vescovo di Vicenza Michele Priuli a Caetani, Vicenza, 23 dicembre 1586. 193 Ibid., 71933, i Guardiani e Compagnia dei Cocchi~ri di Roma eid., 22 novembre 1586. 19 4 PRODI, Il sovrano, p. 186, si occupa delle protettorie solo per quanto riguarda il rapporto con gli Stati cattolici; occorrerebbe invece considerare adeguatamente anche la figura del Protettore come canale privilegiato per portare particolari istanze interne allo Stato e alla Chiesa di fronte agli organi centrali di governo e dunque come importante e agile elemento di raccordo amministrativo. m V. p. es. ACR, 76203, Ottinelli a Caetani, Torino, 5 gennaio 1587. 196 Cfr. p. es. ibid. , 76194, Sega eid ., Praga, 16 dicembre 1586. 197 Ibid., 2913, Reszka eid., Cracovia, 21 agosto 1587. Su Reszka, v. J. w. wos, Stanislao R eszka segretario del cardinale S. Hozjusz e ambasciatore del re di Polonia a Roma e a Napoli (n.· 1544-m. post 1600), in «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Lettere e Filosofia, s. III, VIII», I (1978), pp. 187-202. 19 8 ACR, 173485, Caetani a Peranda, 27 maggio 1587. Su Di Capua, v. J. w. wos, Annibale di Capua Nunzio apostolico e arcivescovo di Napoli (1544
82
c.-1595). Materiali per una biografia, Roma, 1984, specie p. 19, ove si sottolineano i vecchi legami tra Caetani e Di Capua. 199 V. Documènti 12. 20 ° CAETANI, Domus, II, pp. 108, 122-123, 126. L'opera in questione era il Theatrum vitae humanae dei calvinisti svizzeri K. Lykosthenes e T. Zwinger (v. la voce di F . FRANCK in Allgemeine Deutsche Biographie, XIX, Leipzig, 1884, pp. 727-728), sorta di enciclopedia filosofica con aneddoti che, per giovani sui vent'anni, poteva essere più «piccante» che non eretica. 20 1 ACR, 173532, Caetani a Peranda, 14 febbraio 1587. 202 Ibid., 173543, id. eid., 25 febbraio 1587. 20 ' Ibid., 173547, id. eid., 22 aprile 1587. 204 Ibid., 71893, il vicelegato Petrucci a Caetani, Bologna, 21 novembre 1587; 4347, Leandro Desideri a Camillo Norimbergo, [Bologna, 24 dicembre] 1586: «hierj nella distributione di molte elemosine pecuniarie di Monsignor Illustrissimo a questi poveri di Bologna, hebbi [?] a perder et la patientia, et a morir di fatiga; oggi poi si attende alla reconciliation dell'anime, volendo il Signor Cardinale domani per la festa di Natale, communicar tutta la famiglia, secondo lo stile dell'altre molto devote opere sue». Ma cfr. su questo tipo di spese REINHARDT, op. cit., p. 28 .
'°' ACR, 29666, Prosperi a Caetani, Ferrara, 21 luglio 1587; 22313, id. eid., Mirabello, 5 agosto 1587. 206 Ibid., 182890, Caetani a Peranda, 29 luglio 1587. V. anche 182872, id. eid., eodem die. 201 Sui monasteri femminili bolognesi, v. G. ZARRI, I monasteri femminili a Bologna tra il XIII e il XVII secolo, in «AM», n.s., XXIV (1973), pp. 133-224. 20 • ACR, 173539, Caetani a Peranda, 7 marzo 1587. 209 Ibid., 173536, 173548 e 173485, id. eid., 18 marzo, 15 aprile e 27 maggio 1587. Ernesto ha anche qualche segno di favore da Sisto V: ibid., 173528, id. eid., 15 aprile 1587. 210 Ibid., 173534, id . eid., 16 maggio 1587. 211 lbid., 13705, id. eid., 29 agosto 1587 . 212 Ibid., 173550, id . eid., 24 marzo 1587. 213 V. Documenti 13. 214 ACR, 182899, Caetani a Peranda, 15 agosto 1587. "' Sulla politica estera di Sisto V V.PASTOR, op. cit., X. Nel 1586-1587, mentre Caetani era a Bologna, papa Peretti aveva ripristinato i buoni rapporti con Enrico III di Francia, mentre attraversavano vicende alterne quelli con Filippo II: ostilità alle sue mire sulla Francia, favore al suo progetto d'invasione dell'Inghilterra.
83
•
21 6
Sulla vicenda, v. ibid., pp. 48-51. Poco dopo la propria elezione (24 aprile 1585), Sisto V aveva affidato al card. Rusticucci la direzione della politica estera e al card. Bonelli quella della politica interna; di fatto, però, era lui in persona a guidare lo Stato, con l'aiuto di Azzolini (suo segretario intimo, creato cardinale nel dicembre 1585) e del vescovo di Amelia mons. Graziani, nuovo segretario papale, mentre il cardinale nipote era inserito in Consulta per impratichirsi. Dal maggio 1586 Peretti sostituì il card. Bonelli e all'inizio del 1587 Rusticucci si dimise ; nell'ottobre del 1587, infine, Azzolini morì e mons . Graziani passò al servizio del card. Peretti, al quale solo spettava ormai, insieme al Papa, la conduzione della politica pontificia. Vedi ACR, 173537, Caetani a Peranda, 28 gennaio 1587; 182891, id. eid., 14 ottobre 1587. 211 Ibid. , 173540, id. eid., 28 febbraio 1587. 21 • Ibid., 173484, id. eid., 14 marzo 1587; v. anche 30640, id. eid., 15 luglio 1587, in cui, come in varie altre occasioni, ironizza efficacemente su Medici. 219 Ibid., 183003, id . eid., 16 settembre 1587. 220 Ibid., 173529, id. eid., 11 febbraio 1587; 173485, id. eid., 27 maggio 1587, in cui si dice che Filippo II «ha maggior patienza, che potenza» se sopporta il cardinale toscano; 4681, id. eid., 18 luglio 1587; 30638, id. eid ., 9 o 10 agosto 1587. 22 1 Ibid., 22107, id. eid., 24 luglio 1587. 222 Ibid. , 4679 e 182995, id. eid., 5 e 12 agosto 1587. 22 3 lbid., 173544, id. eid., 30 maggio 1587 . 224 Ibid. , 173484, id. eid., 14 marzo 1587. m Ibid. , 16479, id . eid., 29 aprile 1587. Sul tesoro di Castel S. Angelo, v. le valutazioni di DELUMEAU, op. cit., pp. 766-768. 226 V. Documenti 14 22 7 ACR, 4679, Caetani a Peranda, 5 agosto 1587. 228 Ibid. , 182997, id. eid., 7 giugno 1587. m Ibid., 173536 e 173550, id. eid., 18 e 24 marzo 1587. 0 " Ibid., 22433, id . eid., 10 maggio 1587. V. anche 24449 e 30679, id. eid., 1 e 6 luglio 1587.' 231 Ibid., 15196, Guidi a Caetani, 7 gennaio 1587. m Ibid. , 72946, Caetani a Peranda, 4 aprile 1587, in cui dice che «La legatione di Germania mi sarebbe calice amarissimo», ma che, poiché la sua vita e i suoi beni appartengono alla Santa Sede, qualora Sisto V ve l'inviasse, non si rifiuterebbe. "' Ibid., 173542, 22445 e 22471 , id. eid., 2 e 30 maggio e 3 giugno 1587; ibid., 182993 e 173533, id. eid., 14 e 17 giugno 1587.
84
234
lbid., 30634, id. eid., 19 agosto 1587. lbid., 180868, il card. Valier a Caetani, Verona, 22 settembre 1586. 236 Ibid., 182994, Caetani a Peranda, 26 agosto 1586 [in realtà 1587]. 237 Ibid., 67121 e 4681, id. eid., 9 maggio e 18 luglio 1587. 238 lbid., 19635 e 51257, Guidi a Caetani, 19 e 29 agosto 1587: il tesoriere generale Pepolioffriva 120.000 scudi, il cameriere papale Fucchi 200.000 (a condizione però di venir creato cardinale). 239 Si tratta del Monte Camerlengato, di 65.000 scudi al 9%, su cui v. DELUMEAU, op. cit., p. 808. 240 ACR, 30677, Caetani a Peranda, 1 settembre 1587; 162387, id. a Camilio Caetani, 1 settembre 1587; 83421 e 30673, id. a Peranda, 19 e 23 settembre 1587. 241 V. Documenti 15. 242 Pochissimo si sa dell'azione di Caetani come Camerlengo: v. CAETANI, Domus, II, pp. 183-185. 243 V. ibid., pp. 189-245; c. MANFRONI, La legazione del cardinale Caetani in Francia, in «Rivista storica italiana», X (1883), pp. 190-270. 244 V. CAETANI, Domus, II, pp. 300-313. Il contributo più recente in merito è J. w. wos, Itinerario in Polonia del 1596 di Giovanni Mucante cerimoniere pontificio (parte prima: Cracovia), Roma, 1981 (Fonti e studi di storia, legislazione e tecnica degli archivi moderni, 18), recensito da c. ALZATI in «Cristianesimo nella storia», V (1984), pp. 197-200, e J. w. wos, I due soggiorni del card. E. Caetani a Varsavia (1596-1597) nella «Relazione» del maestro di cerimonie Giovanni Paolo Mucante, Firenze, 1982. "' V. in merito The Archpriest Controversy. Document Relating to the Dissension o/ the Roman Catholic Clergy, 1597-1602, a c. di T. G. LAW, Westminster-London, 1896-1898. m
85
DOCUMENTI
1.
Consigli al neolegato Roma, Archivio Caetani, Fondo generale, Peranda a Caetani, 17 settembre 1586, 65514 (pubblicato in G . F. PERANDA, Lettere, Venezia 1603 2 , pp. 145-147 e 148-149)
[ ... ] Santiquattro 1 vorrebbe che Vostra Signoria illustrissima deputasse due hore al giorno di ordinaria et ferma audienza per li Quaranta et altre persone di qualità che havessero da negoziare o complir con lei: et crede che questa deputatione valerà a liberar Vostra Signoria illustrissima da molti intrichi. Vorrebbe oltre a ciò che Vostra Signoria illustrissima riservasse a sé la cognitione di alcune cause le quali meritano il favor et giustitia summaria et l'auttorità del legato, perch'i gentilhuomini bolognesi si mostrano talvolta fastidiosi in satisfare a poveri a contadini a pupilli et donne vedove et altri che hanno necessità di protettione: et afferma che la fama sola di questa riserva di cause basterà a far che molti pagaranno di bona voglia et senza contrasto solamente per fuggire la vergogna, l'altre cause si potranno lassar correre per la via ordinaria del vicelegato. Ricorda ancor a Vostra Signoria illustrissima la sicurezza della città da due mali che sono i sicarii et la fame; benché dal primo la città si trovi assai ben sicura per le molte esecuzioni fatte contra fuorusciti et altri huomini di male affare, et dal secondo l'assicurarla non è difficile col sapere et descrivere le vettovaglie che entrano nella citta facendovi le provisioni necessarie et non si lassando scorgere da coloro che mostrano di procurar l' abondanza [ ... ] Cavo 2 dal ragionamento di alcuni, che fin qui mancano nel servitio di Vostra Signoria illustrissima due persone, l'una che visiti, vada attornol et negocii per lei, et sia atta à complir, et
89
trattar con Principi; l'altra, che dia aiuto al suo Segretario, intendendosi, che il peso solo delle lettere del Contado di Bologna basta a stancare un huomo. Vostra Signoria illustrissima conoscerà il bisogno suo su'l fatto. Intanto pare a noi altri qui, che sia bene di metter prattiche per li suggetti senza scoprirci, ne obligarci ad alcuno solamente per haver dove dar di mano, et essequir le commissioni di V. Signoria illustrissima a un punto preso; le persone saranno al proposito quando presupposto in loro conveniente habilità non siano, né di Bologna, né de i paesi circonvicini. Et a questo si haverà l'occhio, come a conditione, che molto importa per la via sicura, pigliando esempio da i Cardinali Legati suoi predecessori nelle cose migliori, et più notabili del loro governo. Sforza, et Salviati, per quel che si dice qui, hanno data gran satisfattione nel modo tenuto da loro in astringere li Signori Quaranta della Città, et altri · huomini di rispetto à pagar li lor debiti alla gente bassa: et se bene il primo esequì con maniere più violenti, nondimeno ne portò honore. Al secondo è parso di proceder con altro temperamento. Domando licenza à V.S. Illus. di poterle dire quel, che io intendo per utile della sua Legatione, ancora che in dirlo fusse impertinente, et superfluo. Sento, che Salviati riporta honore del modo, che ha tenuto in astringer li Quaranta della Città, et altri gentilhuomini di rispetto a pagar li loro debiti alla gente bassa. Sforza fu l'autore del modo; ma dicono, che l'effettuò con qualche violenza, et perciò Salviati ne ha più laude, il qual vogliono, che sia stato assai populare in tener la parte de i poveri nelle lor cause, et levar il bisogno della procura. Laudano ancor la sua prudenza in haver mantenuta la sua famiglia sotto a' buoni ordini, particolarmente in haverle tolta l'auttorità di prestar favore, con prohibir ad ognuno il raccommandar, et presentar suppliche, così a S. Signoria illustrissima 3 come a i ministri. Concedeva Salviati alla sua famiglia il poter conversar in publico con ogniuno, ma di giorno, et prohibiva il dormir, et il mangiar nelle case d'altrui. Se il far le medesime provisioni ha da parturir buon effetto Vostra Signoria illustrissima lo consideri. Consideri ancora se fu ben fatto, che quel Signore facesse, si come fece, la medesima
90
6
prohibitione a se stesso. Non admesse S. Signoria illustrissima donne alla sua presenza, se non di rado, et furon donne di qualità, et l'admission fu doppo pranso con l'assistentia di quelli, che havevano mangiato seco, et servito a S. Sig. Illustrissima in quel loco. E [sic] stato solito S. Signoria illustrissima di dar audienza in camera a portiere alzate, et dicono, che serviva a spedir i negoci più presto, et con più ordine, et a resecar i ragionamenti inutili. 1 Il bolognese Giovanni Antonio Facchinetti, cardinale del titolo dei Santi Quattro Coronati. 2 Lo scrivente è sempre Peranda. ' Il card. Salviati (cosi anche sotto).
2.
Affermazione della competenza del tribunale criminale legatizio a giudicare gli ecclesiastici Bologna, Archivio di Stato, Legato, Expeditiones, 1586-1587, legato Enrico Caetani, 1, c. 350'
Henricus Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalis Caetanus Bononiae de latere Legatus Tenore praesentium auctoritate qua fungimur, et nobis a Sanctissimo Domino Nostro 1 attributa danius, et concedimus Magnifico Domino Traiano Gallo Turroni 2 Bononiae Auditori, suisque Subauditoribus auctoritatem, et facultatem audiendi, videndi, cog~oscendique omnes, et quascumque causas, in quibusvis generibus delictorum contra et adversus omnes, et quascumque personas Ecclesiasticas, easque inquirendi, processandi, ipsisque iuramentum differendi, examinandi sub quovis genere tormentorum, quatenus opus fuerit prout luris fuerit subijciendi, repertosque culpabiles condemnandi, ac sententiandi, condemna-
91
tionesque et sententias praedictas exequendi, aliaque faciendi, et exequendi, guae pro delictorum castigatione quomodolibet fuerint necessaria et opportuna In quorum fidem et caetera absque incursu censurarum non obstantibus et caetera. Henricus Cardinalis Caetanus Legatus Datum Bononiae die IX septembris 1586 Gratis ' Sisto V. «Torrone» era chiamato il tribunale criminale legatizio, dal nome della parte del Palazzo pubblico dove aveva sede. 2
3. Salvacondotto ad un ricercato che si vuole costituire Bologna, Archivio di Stato, Legato, Expeditiones, 1586-1587, legato Enrico Caetani, 4, cc. 8 rv.
Dovendosi costituiré prigione messer Tommaso Predieri per l'imputazione datagli, che ritrovandosi alli servitii degli illustrissimi Signori Pepoli in Castiglione I mentre vi fu fatto prigione Gratiino da Scanello capitalmente bandito havesse mano, et consentesse quando Gregorio, et Battistino capitalmente banditi l'andorno a levare, et liberare di prigione. Et sendo giusto et conv~niente che a .chi vuole costituirsi, et mostrare l'innocenza se gli facci libero, et amplo salvocondotto, però per vigore di queste nostre concediamo, et facciamo libero, et amplo salvacondotto al detto messer Tommaso Predieri costituendosi per la suddetta causa nelle carceri del Torrone fra un m'èse di non potere essere molestato né in la robba, né in la persona per qual si voglia causa civile, criminale capitale, et etiam che fosse capitalissima. Anzi comandiamo a ogni, et qualunque officiale, giudice, essecutore, et ogni, et qual si voglia altra persona, che non molestino, né turbino il suddetto messer Thommaso né l'interro-
92
ghino se non per la suddetta causa solamente et non per altra sotto pena di nullità, della nostra disgratia et altre pene ad arbitrio nostro, dichiarando ex nunc, prout ex tunc, et e converso nullo, et invalido tutto quello che le facesse, o, ardisse fare contro a questo nostro salvocondotto, et vogliamo che in questo mezo che si costituirà parimente non sia come di sopra molestato da persona alcuna sotto le sudette pene, non ostanti leggi statuti provisioni, constitutioni Apostoliche tanto di. Pio Quinto, Gregorio XIII, di Nostro Signore quanto d'altri Sommi Pontefici etiam confermate con il giuramento o altra confirmatione maggiore et con clausule derogatorie, etiam che vi fosse bisogno farne espressa mentione de verbo ad verbum le quali tutte ex certa scientia, et pienezza di potestà, et auttorità Apostolica l'habbiamo, et dichiariamo qui havere per espresse, come se de verbo ad verbum et caetera et non obstantibus aliis quibuscumque et caetera de gratia singulari [?] et in alio meliore modo et caetera, et ita che non se le possa opporre in modo alcuno per qual si voglia causa o quesito colore. Datum Bononiae die 4 iulij 1587 Henricus Cardinalis Legatus T axa Carlinorum 161 La famiglia Pepoli deteneva per investitura imperiale la contea di Castiglione dei Gatti, Sparvo e Baragazza, che era perciò considerata esterna alla Legazione. Sull'episodio cui il salvacondotto fa cenno, v. G . GOZZADINI, Giovanni Pepali e Sisto V. Racconto storico, Bologna, 1879.
4. Diminuzione dei poteri del tribunale della Concordia Bologna, Archivio di Stato, Legato, Expeditiones, 1586-1587, legato Enrico Caetani, 1, cc. 206rv
Illustrissimo et reverendissimo Monsignore ' Fu da Nostro Signore Gregorio XIII instituito, . et eretto il
93
Tribunale della Concordia in Bologna, sl per toglier le liti, come per la espeditione delle cause, ma l'esperienza maestra delle cose ha dimostrato et dimostra a così retta intentione esserne seguito, et seguirne contrario effetto perché fatta la legge pensata la malitia, onde è avenuto che si è fatto un'abuso [sic] di detta concordia tanto e tale, che partorisce la riìina di molte, et infinite persone, massime de Mercanti, i quali essendo creditori, chi per vigore dei libri regolati, chi per scritti privati o lettere di cambio, o, pubbliche confessioni, le quali quattro cose non patiscono mora per essere in sè liquide, et chiare, et hanno, et devono havere l'essentione parata per mezo di detta concordia li debitori protrhaono [sic] in longo i pagamenti di esse, talmente che li creditori vengono doppiamente stratiati, et ne succedono da queste· longhezze bene, et spesso fallimenti et fughe, bisognando pagare, et non potendo riscuotere, onde la Università de Mercanti humili servi di Vostra Signoria illustrissima et reverendissima vedendo quanto sia dannoso il Tribunale de detta concordia, massime nelle quattro sorti di cause sudette ricorrono a Vostra Signoria illustrissima notificandoli detto abuso, et suppli-· candola a concederli gratia che possano nel Foro loro 2 proseguire la giustitia senza che i litiganti siano astretti di andare alla Concordia, et tanto più che in detto Foro vi sono un giudice, dottore di Collegio, et cinque consoli mercanti cittadini, dinanzi a' quali più sono le differenze, et le liti che si accommodano per Concordia che quelle che si terminano giudicialmente che di tal gratia le pregaranno da Nostro Signore ogni consolazione Responsio [?] Brevis [?] in executivis et debitis claris Henricus Cardinalis Legatus Datum Bononiae die 13 novembris 1586 Taxa Carlinorum 8-
1 La forma della concessione è quella d'una risposta del Legato ad una supplica inoltratagli dall'Università dei Mercanti. 2 Il tribunale commerciale del Foro dei Mercanti.
94
5. Licenza di vendita di stoffe proibite Bologna, Archivio di Stato, Legato, Expeditiones, 1586-1587, legato Enrico Caetani, 3, c. 112'
Licenza a messer Antonio Luchini mercante bolognese di poter far venire d'Inghilterra panni 1 d.i Londra baietta I di Fiandra, et rascie 1 di Fiandra, et questi et quelle tenere, et vendere nella sua bottega ad ogni suo beneplacito, et questo facciamo per haver havuto informatione dopo l'haver mandato un bando sopra dette robbe 2 , che dette merci sono d'assai meglio qualità et più fine di quelle, che si fabricano in detta Citta 3 • Però li concediamo che ne possa far venire, tenere, et vendere ad ogni suo beneplacito senza incorso di pena alcuna Nonostante il detto bando, o altra cosa che fosse in contrario Dato in Bologna li 28 di ottobre 1587 Gratis. Henricus Cardinalis Caetanus legatus ' Sono diverse qu~lità di tessuti di lana. Bando sopra il condurre panni forestieri, fine luglio 1587 (in BCB). ' Bologna. 2
6. Regolazione degli abusi interni ad un'Arte Bologna, Archivio di Stato, Legato, Expeditiones, 1586-1587, legato Enrico Caetani, 4, c. 245 r
Henricus Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalis Caetanus Tituli Sanctae Pudentianae Bononiae Legatus Havendo inteso che molti obedienti alla Compagnia de Bombasari, et Pittori di Bologna del membro de Pittori per molti anni passati, et oltre al numero di quindici anni hanno pagato
95
.
per l'obedienza a detta arte solo venti bolognini, et anco manco per alcuni, salvo un certo messer Dionigio Fiamengo pittor 1 , che paga soldi quaranta, messer Vittorio Colombi, che paga bolognini trenta, et Ascanio Fiorentino, che ne paga venticinque, et che servato questo modo di obedienza, et pagamento per tanto tempo hora vogliono certi che hanno comprato li obedienti innovare, et far pagare di più, et in tal modo alterare gli ordini soliti, et gravare li poverelli a maggior somma di quello che per lo passato hanno fatto, parendoci convenevole che si servi il solito et non si alterino gli ordini antichi senza nova cagione ma solo per beneficio di tali appaltatori, pertanto in virtù della presente ordiniamo, et commandiamo ad oghi persona che habbia interesse nelle predette cose che in modo alcuno non debba gravare, né molestare tali obedienti a pagamento di più del solito predetto fintanto, che sia decisa, et terminata una lite, et differenza fra detti obedienti et dett'arte sopra detti pagamenti quale intendiamo prendere indecisa, et questo anco sotto pena di scudi 25 et altre pene ad arbitrio nostro Et perché del verdetto [?] et di tal nostra volontà habbiam fatta far la presente sigillata del nostro sigillo. Die 31 octobris 1587 Henricus Cardinalis Legatus Taxa Carlinorum 21
Presumibilmente si tratta di Denis Calvaert.
7. Risposta di Caetani all'ambasciatore bolognese a Roma conte Vincenzo Campeggi Roma, Archivio Caetani, Fondo generale, Caetani a Campeggi, 2 settembre 1587, 82730.
L'instituto, ch'io tengo in far essercitar gli offici a gentil'huomini Bolognesi non è ponto diverso da quello che hanno tenuto gli altri illustrissimi miei predecessori anzi son sicuro in tempo
96
di questa mia legatione di aver non solo osservato: ma accresciuto i suoi 1 privilegii: Nell'occorrenza delle cause criminali, mi par coveniente, che se ne dia conto a me, che tengo il peso .del governo; et dopo ch'io ne sono raguagliato non manco secondo la qualità dei casi di remetterla cognitione alli medesimi officiali de luoghi come in particolare ho fatto più volte nell'officio di Galiera 2 , ch'è toccato a Vostra Signoria et come sono per fare nell'avenire con quell'istessa prontezza, che ha potuto conoscere sempre in me il signor Alessandro Suo figliolo. Con questo temperamento si conserva la dignità di questo Tribunale 3 et li cittadini restano gratificati in quel che si conviene, et di questo medesimo so che si contenterà Vostra Signoria, che è prudente, et che non può desiderar altro, se non che la giustizia habbia suo luogo. 1
Dei nobili bolognesi ufficiali del contado. Sede di podesteria 32 chilometri a Nord di Bologna. ' Il tribunale criminale legatizio. 2
8.
Il cardinale nipote Peretti ad Enrico Caetani, Roma, 30 agosto 1586 Archivio Segreto Vaticano, Confalonieri, 48 c. 262
r
Perché nasce controversia fra monsignor mio illustrissimo Paleotto come ordinario di Bologna et me come comendatario dell'Abbazia di Santo Stefano della medesima città sopra la vacanza di certi beneficii curati, pretendendo l'ordinario che siano di sua collatione et io che dependano dalla sopraddetta mia abbazia ho pensato per fuggir ogni occasione di lite di supplicar Vostra Signoria illustrissima come faccio, che le piaccia di farmi gratia di intendere dal mio Agente 1 le ragioni della mia Abbazia et amichevolmente trattare la cosa col sopraddetto Cardinale et
97
li,--
tutto quello che sarà stabilito dalle Signorie Vostre illustrissime io lo ratificarò prontamente et m'acquetarò a quanto ne decideranno con restarne obbligatissimo a Vostra Signoria illustrissima. 1
Il nobile bolognese Lauro Bolognini.
9.
Approcci tra Alfonso II d'Este ed Enrico Caetani Roma, Archivio Caetani, Fondo generale, Alfonso II d'Este a Enrico Caetani, Ferrara, 16 settembre 1586, 3192.
Illustrissimo et Reverendissimo Signore Io mando il Dottor Curione mio sindico a posta per visitare Vostra Signoria illustrissima a nome mio et renderla certa quanto mi sia grata la vicinanza che havrò con lei, onde mi sia dia più facilmente occasione di servirla che se la mia Casa è stata sempre congiunta con la sua vera amicitia, molto più sarò io con Vostra Signoria illustrissima per una certa particolare affetione che porto alla sua persona, et per li meriti del valor suo assai ben conosciuti et honorati dalla prudenza di Sua Beatitudine 1 in vari modi, et per hora con codesta nuova legatione. Ma perché il Dottor Curione medesimo tiene ordine di allargarsi in quesdto affetto dell'animo mio, et di esporle appresso alcuni altri particolari io pregherò Vostra Signoria illustrissima a dare a lui quell'istessa fede che darebbe a me proprio Et baciandole con questo la mano le auguro insieme dal signor Dio ogni compiuta prosperità Di Ferrara il dì XVI di settembre 1586. Servitore di Vostra Signoria illustrissima Il Duca di Ferrara 1
Sisto V.
98
10.
Supplica della Compagnia dei Bombasari e Pittori al Legato Bologna, Archivio di Stato, Legato, Expeditiones, 1586-1587, legato Enrico Caetani, 3, cc. 389 v
Illustrissimo et reverendissimo Monsignore Trovandosi la Compagnia de Bombasari, et Pittori povera con pochissima entrata, et gravata di molti debiti fatti sl per causa di lite, sl ancora perché da Superiori '· ogni giorno vien gravata per gravezze pubbliçhe, che di presente essendo da Vostra Signoria illustrissima et reverendissima tassata a pagar buona somma de danari per la Cisterna non possono pagar quella il massaro, et huomini di detta Compagnia; se dalli loro obedienti non riscotono le obedienze, li quali ubidienti perché non pagano essi massari, et huomini ricorrono a Vostra Signoria illustrissima et reverendissima humilmente supplicandola si degni fare che detti ubidienti paghino la loro ubidienza conforme alli statuti di detta Compagnia la quale se non pagassero non potriano detti huomini non solo pagare la tassa suddetta ma sàriano forzati abbandonare la Compagnia, et rinonciarla in mano de superiori mandamus per dictos obedientes solvi taxam iuxta formam Statutqrum dictae Societatis Henricus Cardinalis Legatus Taxa Carlinorum 41
Così erano chiamati i prelati che governavano Bologna in nome del
Papa.
99
11. Poesie di Torquato Tasso per Enrico Caetani Gratie, et honori di Bologna all'illustrissimo, et reverendissimo signore monsignore Henrico Caetano cardinale, camerlengo, e legato d'essa città, Bologna 1587, p. 1
Quel, ch'apre il Ciel mirabilmente, e serra, E i tesori celesti a Noi comparte; E dove s'adorò Quirino, e Marte, Come statua di Dio risplende in terra. Te scelse in questa antica, e nobil terra, Che'l gran Padre Apennin divide, e parte; Accioche regga Tu quest'altra parte. Estinti i semi dell'interna guerra 1 Tu l'antica Città freni, e correggi Del Buon Gregorio 2 avventurosa Madre, E de gli studi, e de le sacre leggi. . Per Te vegg'io fiorir gl'illustri ingegni, Et avanzar per Te l'arti leggiadre. Hor chi cerca d'honor più certi segni? Sopra la cisterna Qui dove fan le piante Verdi, e frondose, e fosche, e l'herbe, e i fiori Seggio, e difesa da gli estivi ardori 3 Ritrova il grande Henrico L'ombre, e l'aure, e gl'odori, E soggetta la t_erra, e'l Cielo amico, Presumibile allusione al banditismo, che Sisto V (e a Bologna il legato Salviati, predecessore di Caetani) represse all'inizio del pontificato. 2 Gregorio XIII Boncompagni, bolognese, predecessore di Sisto V. 3 È il «viridario» fatto costruire nella seconda metà del XIV secolo in Palazzo dal legato De la Roche e trasformato nel 1568 in Orto botanico. 1
100
Nè già negar dolci acque I vaghi rivi, e i fonti, E per secrete vie gl'alpestri Monti, Ma raccorle dal Ciel via più gli piacque; Voi che prima torreste Tributo da la terra, o don celeste?
12. Notizie a Caetani dall'Oriente Roma, Archivio Caetani, Fondo generale, Girolamo Buccia a Caetani, Cattaro 6 dicembre 1586, 72623
Alli cortesi ufficii d'humanità et di molta cortesia che da Vostra Signoria illustrissima ho recevuti non veggo modo di poter sodisfar che di mostrarle ch'io tengo perpetua memoria di Vostra Signoria illustrissima verso quale conoscendomi inabile per la molta mia debolezza prestar servitù alcuna, suplirò con desiderarle quel aumento di stato et di grandezza, alla qual la pietà et il signolar valor di lei la chiamano. Sono alquanti giorni ch'io arrivai qui alla mia chiesa dove fino hora, non si ha la certezza ch'il forte de Taceris sia recuperata da Persiani ben scriveno da Costantinopoli che tutta via continuava l'assedio et che li Turchi haveano totalmente deliberato di darle soccorso havendosi col essercito appresata a quello dell'inimicii, sopragionse poi questi dl il corriero di Costantinopoli con molto diligenza con littere pubbliche, con ordine, del bailo di Costantinopoli che la fregata non levi lettere di particolari se giudica che sia seguito qualche fatto notabile tanto più che d'Albania alcuni nostri mercanti scriveno che li Turchi affermeno di haver i Persiani presa una città di importanza ma non dicono quale, di quello s'intenderà nel avenire farò parte a Vostra Signoria illustrissima.
101
13.
Opinione di Enrico Caetani su alcuni avvenimenti politici Roma, Archivio Caetani, Fondo generale, Caetani a Peranda, 7 marzo 1587, n. 173539
Molto reverendo Signore Ne i casi dove io non ·ho colpa, stia pur certa Vostra Signoria ch'io non sono per perder mai la costanza dell'animo. Nelli homicidii occorsi feci tutte quelle provisioni, che pottero venire nella mia immaginatione et industria, et con haver adempito quant'era in me, non mi resta scrupolo, che mi travagli. Gli avvertimenti di Nostro Signore ' nascono d'amor paterno verso me, et da zelo contra deliquenti: ma come Vostra Signoria dice, la prudentia di Sua Beatitudine ' non vorrà obligarmi alle cose impossibili. Sento dispiacere, che il cardinale Ascanio 2. vada perdendo nell'opinione della Corte, et veramente l'ultimo suo pronuntiato di preferir il canonicato di Toledo ad un cardinalato lo deve render così esoso, come ridicolo: Al meno per le difficoltà, che sua Signoria illustrissima 2 ha passato in arrivar a questo grado dovrebbe stimarlo più, del qual forse si sdegna per haver molti pari nel Sacro Collegio. Ma o sia superbia, o vanità, o difetto di giuditio, o animo servile verso Spagnoli, per ogni via cade giustamente d'opinione, et ne portarà la pena di esser poco stimato, et manco corteggiato. Havevo già inteso con mio gran dolore, che l'Arciduca Mattias se n'era passato in Inghilterra, et tra tutti li fratelli dell'Imperatore quel solo poteva dar questa nota a casa d'Austria et a Vostra Signoria mi offero con tutto l'animo. Di Bologna a 7 di marzo 1587 Al servitio di Vostra Signoria il Cardinale Caetano 1 2
Sisto V. Il card. Ascanio Colonna.
102
14. Altre valutazioni politiche di Enrico Caetani Roma, Archivio Caetani, Fondo generale, Caetani a Peranda, 21 febbraio 1587, n. 173545
Molto reverendo Signore Se l'avviso dell'Ambasciatore Cattolico residente in Francia è vero, che quella Maestà habbi pensiero di offerir a Montalto 1 la protettione del Regno, credo per cosa molto probabile, che Medici 2 ne sia stato il proponente, et che habbia potuto haver quelli fini, che Vostra Signoria discorre. Ma della verità dell'avviso dubito assai, perché in opposito ho inteso di Parigi, che a' 20 di questo doveva partir da Parigi il Cardinal di Gioiosa 3 per Roma, et che Sua Signoria illustrissima 3 harebbe la protettione del Regno. In qualunque modo si sia io non posso persuadermi, che Nostro Signore 4 fosse per accettar l'offerta, la qual se ben sia speciosa non può haver quelle utilità, che Sua Beatitudine 4 può pretendere per suoi Nipoti dalla Corona di Spagna. Lascio le raggioni dell'honesto, et della prudentia che sono proprie di Sua Santità et le quali sole senz'altro interesse basterebbero a farla risolver a non darci orecchia. Ma intanto il signor Conte d'Olivares 5 ha gran obligo a Medici, che lo tenga desto, et sollecito nell'officio suo, et li dia occasione di meritar tantò più co'l suo Principe. Il signor cardinale Azzolino è qui, il qual mi mostra tanta certezza di rihaver il suo luogo, che sel conto gli riesce, può anèo sperar Rusticucci, che il periodo della sua vita habbia da esser più longo di quel che minacciò l'ultima hariditate [? ]. 1
Il cardinale nipote Alessandro Damasceni Peretti, cosi detto dal luogo d'origine (Montalto nella Marca) della famiglia Peretti. 2 Il card. Ferdinando dei Medici, poi granduca di Toscana. ' Il card. François de Joyeuse. ' Sisto V. ' L'ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede Enrique Guzmàn conte di Olivares.
103
Ma se esso non vuol morir con le previe despositioni, al sicuro una mattina morirà di morte subitanea 6 • Quando Vostra Signoria può scrivermi senza suo grave incomodo, sappia che le sue lettere mi portano una consolatione infinita: et me le offero con tutto l'animo. Di Bologna a' 21 di febraro 1587. Al servitio di Vostra Signoria Il Cardinale Caetano 6
Allusione ai rimpasti allora in corso nella Segreteria pontificia.
15. Richiamo a Roma di- Caetani Roma, Archivio Caetani, Fondo generale, Camillo Caetani a Enrico, 26 settembre 1587.
Illustrissimo et reverendissimo signor fratello osservantissimo Dopo haver scritto a Vostra Signoria illustrissima ho inteso dal signor Cardinale Alano 1 che Nostro Signore nel Consistorio ha detto che esso era sodisfatto del servitio di Vostra Signoria illustrissima et che desiderava: che continuasse esercitando l'officio del camerlengato per sustituto, ma che essendo moltiplicate le istanze che si facevano per il ritorno di Vostra Signoria illustrissima et domandando Bolognesi con molta solicitudine Legato il cardinal Montalto suo Nepote, non ha potuto non compiacerli, et soggionto altre cose in questo proposito. All'arrivo di questo corriera Vostra Signoria illustrissima non è più Legato di Bologna, et per conseguenza penso che si risolverà a partirsi quanto prima, et io l'haverei molto caro per haver tanto più presto a vederla; et le bascio riverentemente le mani. Di Roma li 26 ottobre 1587. Di Vostra Signoria illustrissima et reverendissima humilissimo servitore, et fratello Camilla Caetano. 1
Il card. William Allen.
104
,, 1. Anonimo, H enrzcus Caetanus card. Camerarzus. Roma, Palazzo Caetani.
•
2. Frontespizio del bando generale, 27-28 settembre 1586. Bologna, Biblioteca dell'Archiginnasio .
3. Bologna, La chiesa delle Convertite.
4 . Bologna, Villa Revedin, La strada verso z Cappuccznz .
5. Bologna, Le mura e ti baraccano della Grada .
6 . Bologna, Palazzo comunale (già Palazzo pubblico) .
l
7. Bologna , Palazzo comunale, Stemma del card Ennco Caetanz.
8. Bologna , Palazzo comunale, La czsterna del secondo cortzle .