Giulia Marzani, Il cardinale Girolamo Mattei (1547- 1603)

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Storia, Territorio e Patrimonio Culturale (curriculum studi Storico Artistici) CORSO DI DOTTORATO DI RICERCA IN

XXIII CICLO DEL CORSO DI DOTTORATO

Il cardinale Girolamo Mattei (1547- 1603): la famiglia e la corte, le fabbriche, i restauri, le decorazioni Titolo della tesi

Giulia Marzani ____________ Nome e cognome del dottorando

________________________ Firma

Giovanna Sapori _____________ Docente Guida/ Tutor: Prof.ssa

________________________ Firma

Claudio Cerreti ____________ Coordinatore: prof.

________________________ Firma


A Mamma e Papà, terra delle mie radici e cielo per sognare


Indice

Introduzione I. La biografia del cardinale Girolamo Mattei II.

Il cardinale, gli artisti e gli eruditi 2.1 Girolamo Mattei “letterato” 2.2 La corte del cardinale Girolamo Mattei 2.2.1 Perinto Luti senese, familiare del cardinale Mattei e intendente d’arte 2.2.2 Erasmo Marotta e la musica in casa Mattei 2.2.3 Caravaggio e il cardinale Mattei 2.2.4 Giovanni Battista Cavagna e la ricerca delle reliquie nei cimiteri romani 2.3 I ritratti

III.

Il Palazzo Mattei- Caetani 3.1 La costruzione del palazzo: Alessandro Mattei 3.2 Un’ipotesi per un palazzo di Girolamo Mattei 3.3 Notizie di una inedita decorazione a graffito nell’insula Mattei e chiarimenti sui lavori nella villa al Palatino di Asdrubale Mattei 3.4 La decorazione del piano nobile (1599- 1601) 3.5 Gli interventi di Ciriaco e Giovanni Battista Mattei nel palazzo. La donazione ad Asdrubale Mattei 3.6 Affittuari e nuovi proprietari dal 1632 al 1776 3.6.1 Orazio Magalotti (1632- 1638) 3.6.2 Monsignor Corsini (1638- 1642) e un inventario del palazzo del 1 agosto 1638 3.6.3 I Ginnetti proprietari e affittuari del palazzo (1642- 1682). Un inedito inventario del 1642 3.6.4 Il cardinale Giovanni Francesco Negroni e le proteste di Alessandro e Girolamo II Mattei (1682- 1753) 3.6.5 La proprietà Serbelloni (1753- 1776) 3.6.6 Il Duca Francesco Caetani: l’acquisto del palazzo e le sue modifiche. I rapporti con il Duca Giuseppe Mattei (1776- 1778)

IV.

La committenza del cardinale Girolamo Mattei dal 1573 al 1598 4.1 La committenza Mattei all’Oratorio del Gonfalone 4.2 Girolamo Mattei Protettore dei Minori Osservanti: lavori in Santa Maria in Ara Coeli, il palazzo ed il convento capitolino, San Francesco a Ripa 4.3 I restauri nel castello di Giove

V.

La committenza del cardinale Girolamo Mattei dal 1599 alla morte 5.1 La decorazione del Palazzo «a S. Lucia alle Botteghe Oscure» 5.1.1 Il salone


5.1.2 La cappella e l’anticappella 5.2 La committenza per via di testamento: San Biagio dell’anello ed il Collegio Mattei Appendice documentaria Bibliografia


Introduzione Le ricerche che ho condotto nel corso di questi tre anni di dottorato sono state incentrate sulla famiglia Mattei e in particolare sulla figura del cardinale Girolamo Mattei (1547- 1603). Con il suo brillante cursus honorum culminato nell’ottenimento della porpora nel 1586, il cardinale Mattei contribuì al consolidamento dello status sociale della sua famiglia, che proprio tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento si andava affermando con l’acquisto di numerosi feudi (Antona, Giove, Castel San Pietro, Rocca Sinibalda e Belmonte) e lo sfruttamento di un vasto patrimonio immobile e latifondiario. È in base a queste premesse che si può considerare il valore delle committenze artistiche del cardinale volte in prima istanza all’adeguamento degli ambienti di rappresentanza del palazzo familiare (Palazzo Mattei Caetani) alla nuova condizione sociale della famiglia. Egli infatti commissionò la realizzazione di due cicli decorativi a fresco a Paul Bril nell’imponente salone al piano nobile (1599- 1600) e a Cristoforo Roncalli e suoi collaboratori (Giuseppe Agellio e Alessandro Presciati) con Ambrogio Buonvicino per gli stucchi, quella della cappella e dell’anticappella (1600- 1601). Gli studi sui Mattei hanno avuto origine dalle ricerche pubblicate dal Duca Giuseppe Mattei che negli anni ’40 del Novecento pubblicò alcune notizie sui suoi antenati in alcuni scritti dalla forte impronta araldica e dagli aperti scopi encomiastici (G. ANTICI MATTEI, Cenni storici sulle nobili e antiche famiglie Antici, Mattei e Antici Mattei in “Rivista araldica”, XLI- XLII, 1943- 1944). In seguito fu Gerda Sörgel Panofsky a concentrarsi sullo studio dei documenti familiari (G. PANOFSKY- SÖRGEL, Zur Geschichte des Palazzo Mattei di Giove in Romisches Jahrbuch fur Kunstgeschichte, 11. 1967/68, pp. 111- 188) al fine di chiarire le fasi di costruzione del palazzo Mattei di Giove progettato da Carlo Maderno, su commissione di Asdrubale Mattei. All’incirca venti anni dopo, Carla Benocci si dedicò alla ricostruzione delle fasi decorative della Villa Mattei al Celio (C. BENOCCI, Il rinnovamento seicentesco della Villa Mattei al Celio: Francesco Peparelli, Andrea Sacchi, Andrea Lilli ed altri artisti in “Storia dell’arte”, 66. 1989; Villa Celimontana, a cura di Carla Benocci, Nuova Eri, Torino 1991; Restauri a Villa Celimontana: la Fontana del Fiume, il tempietto neogotico, le sculture nel parco in “Bollettino dei musei comunali di Roma”, 7. 1993, pp. 148- 171; L’ideazione e la realizzazione della villa Mattei al Celio tra Cinquecento e Seicento. L’interpretazione dei documenti in “Studi romani”, 54. 2006, pp. 79- 104 e pp. 353- 374) e Barbara Guerrini allo studio della collezione di antichità del palazzo di Giove (B. GUERRINI, Sculture di Palazzo Mattei di Giove, De Luca, Roma 1972).

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Da allora numerosi ma isolati studi, condotti soprattutto nell’ambito caravaggesco, hanno contribuito ad arricchire le conoscenze sulla famiglia. Dopo un primo approfondimento della figura del cardinale Girolamo Mattei, considerato nel suo rapporto con Caravaggio nel confronto con la figura del cardinale Francesco Maria del Monte (C. GILBERT, Caravaggio’s Other Cardinal in “Arte Lombarda”, 105/107. 1993, pp. 139- 142; C. GILBERT, Caravaggio and his two cardinals, Pennsylvania State University, University Park 1995), l’apice venne raggiunto negli anni 19941995 (F. CAPPELLETTI, L. TESTA, Il Trattenimento di virtuosi. Le collezioni seicentesche di quadri nei Palazzi Mattei di Roma, Argos ed., Roma 1994; E. SCHRÖTER, Caravaggio und die Gemäldesammlung der Familie Mattei. Addenda und Corrigenda zu den jüngsten Forschungen und Funden in “Pantheon”, LIII. 1995, pp. 62- 87; M. CALVESI, Le realtà del Caravaggio, Einaudi, Roma 1990; Caravaggio e la collezione Mattei, a cura di Rossella Vodret, catalogo della mostra Roma 4 aprile- 30 maggio 1995, Electa, Milano 1995) quando si posero le basi per una conoscenza più approfondita della storia del ramo dei Mattei di Giove e si stabilirono alcuni punti certi riguardo la formazione e la dispersione della ricca collezione d’arte familiare, soprattutto a proposito della commissione a Caravaggio della Cena in Emmaus, della Cattura di Cristo nell’orto e del San Giovanni Battista tra 1602 e 1603. Nel 1996 venne pubblicato anche un importante studio sul palazzo Mattei di Paganica (Palazzo Mattei di Paganica e l’Enciclopedia Italiana, a cura di Gianfranco Spagnesi, Roma 1996) ma le vicende di questo ramo familiare sono state solo ultimamente approfondite (S. FECI, I Mattei «di Paganica»: una famiglia romana tra XV e XVII secolo in Dimensioni e problemi della ricerca storica, 2011.1, pp. 81- 113; F. CURTI, Gaspare e Giuseppe Mattei Orsini: sfarzo nobiliare nel palazzo Mattei di Paganica in In presentia mei notarii. Piante e disegni nei protocolli dei Notai Capitolini (1605- 1875), a cura di Orietta Verdi, Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Strumenti, 187, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Roma 2009). La storia e la decorazione del palazzo Mattei Caetani invece è un argomento che ha richiamato l’attenzione degli studi solo di recente (Palazzo Caetani. Storia arte e cultura, a cura di Luigi Fiorani, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2007; Palazzi del Cinquecento a Roma, a cura di Claudia Conforti e Giovanna Sapori, Volume speciale Bollettino d’arte, L’Erma di Bretschneider, Roma 2017). Nonostante fossero già citate da Karel van Mander nel suo Schilderboeck (1604) a proposito della biografia di Paul Bril, le ricche decorazioni tardo cinquecentesche del palazzo erano state dimenticate dalle fonti. Dopo una dopo una prima, breve citazione di tali opere da parte di Herwarth Röttgen (Il Caravaggio, ricerche e interpretazioni, Roma 1974, pp. 102103) Francesca Cappelletti e Laura Testa si sono dedicate ad un primo studio specifico (Il

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Trattenimento di virtuosi, cit.) ed il ciclo decorativo del salone e dei due camerini sacri al piano nobile sono stati da allora “riscoperti”. Ho avviato il lavoro su una base apparentemente completa di informazioni che invece, fin dalla mia prima indagine nell’archivio familiare Antici Mattei, si è rivelata bisognosa di approfondimento su molti punti. Le mie ricerche infatti sono state l’occasione per una riconsiderazione degli studi dedicati alla famiglia Mattei e per un nuovo esame dei documenti dell’archivio familiare, negli ultimi 15 anni difficilmente accessibile ma passato in tempi recenti alla cura statale e depositato temporaneamente presso l’Archivio di Stato di Ancona. Tale vasta raccolta documentaria, che nella sola parte Mattei consta di 1246 pezzi (o “mazzi”, faldoni contenenti documenti di genere e consistenza variabile e libri mastri), è stata oggetto di una sommaria inventariazione nel 2007 non priva, come ho potuto personalmente constatare, di alcune imprecisioni e mancanze. Le indagini condotte in altri fondi archivistici (a Roma, Siena, Firenze e Milano) hanno fornito in molte occasioni un riscontro e una integrazione alle informazioni desunte dai documenti familiari, che hanno sempre costituito il punto di partenza del mio lavoro. Grazie a inaspettati ritrovamenti documentari, ho presto allargato gli estremi cronologici della ricerca ai fratelli Ciriaco e Asdrubale e alla loro discendenza per tentare una più completa ricostruzione della storia del palazzo «alle Botteghe Oscure», poco chiara e poco indagata soprattutto nella fase che va dalla proprietà di Asdrubale Mattei (dal 1630 al 1638) fino alla vendita al Duca Francesco Caetani (1776). Ne è emerso un quadro molto articolato di notizie inedite sugli interventi architettonici compiuti nel palazzo e su attività decorative fino ad oggi ignote ma di cui il palazzo mantiene qualche traccia: si pensi ad esempio all’affresco con l’Aurora o Flora di scuola roncalliana recentemente scoperta sotto le decorazioni settecentesche in una delle stanze al piano nobile (B. TOSCANO, Un’ospite ignorata, l’Aurora del Pomarancio in “Palazzo Caetani. Bollettino della Fondazione Caetani”, 4- 5. 2016- 2017, pp. 52- 54). La mia tesi è organizzata in cinque capitoli tematici. Il primo è dedicato ad una ricostruzione della biografia del cardinale Mattei finalizzata a definire con maggiore precisione la rete di relazioni personali e familiari che determinarono il suo successo e le sue scelte di committenza. Attraverso i libretti contabili tenuti da alcuni degli attendenti del cardinale, i registri di “Riscontro de’ Banchi”, un gran numero di ricevute e libri di “copialettere” mi è stato possibile rintracciare informazioni sugli spostamenti e le frequentazioni del cardinale Girolamo, svelando ad esempio alcune notizie inedite sul suo soggiorno nel Palazzo capitolino

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dell’Araceli e sul suo viaggio a Ferrara a seguito del Papa, avvenuto in occasione della devoluzione del Ducato emiliano alla Santa Sede nel 1598. Dedicandomi allo studio della sua corte ho tentato di ricostruire l’attività del senese Perinto Luti, uno dei più fedeli collaboratori del cardinale, e i rapporti di quest’ultimo con la famiglia Crescenzi e con alcuni degli artisti assunti dai Mattei per la decorazione dei palazzi familiari. Ho potuto anche approfondire il tema della ricerca delle reliquie di santi e martiri attraverso l’attività di Giovanni Battista Cavagna, che fu al servizio dei Mattei per molti anni, e quello dell’interesse musicale e letterario del cardinale Girolamo terminando il secondo capitolo con un paragrafo dedicato ai ritratti della famiglia Mattei, al cui novero ho potuto aggiungere un inedito ritratto del cardinale. Il terzo capitolo tratta della storia del Palazzo Mattei «alle Botteghe Oscure», così nominato nei documenti Mattei per distinguerlo da quello costruito da Asdrubale tra 1599 e 1602 sul versante sud- est dell’Insula Matthei. Costruito da Alessandro, padre del cardinale Girolamo, fu abitato dalla famiglia fino al 1630 e in seguito ceduto in affitto a diversi importanti personaggi. Venne definitivamente venduto nel 1682 quando, a causa di un forte indebitamento, i Mattei furono costretti a cederlo al cardinale Giovanni Francesco Negroni: da allora i vecchi proprietari cercarono in ogni modo di rientrare in possesso del palazzo, come testimoniano i documenti dell’Archivio Antici Mattei, ma invano. Si trasformarono allora in vicini fastidiosi per i Caetani, ultimi proprietari. Nel capitolo ho cercato di ricostruire con più precisione, attraverso informazioni documentarie, le fasi dei lavori eseguiti su commissione del cardinale Girolamo tra 1599 e 1601 e quelli realizzati da Ciriaco e i suoi figli fino al 1630, quando con l’estinzione di questo ramo il Palazzo confluì nei possedimenti di Asdrubale Mattei. Infine l’analisi di una Descrizione del palazzo stilata nel 1642, confrontata con documenti già noti, mi ha permesso di chiarire alcuni punti circa la distribuzione degli spazi e l’esistenza di decorazioni di cui rimane oggi solo qualche piccola traccia (oltre alla già citata Flora). Ho deciso di articolare il tema della committenza del cardinale Girolamo Mattei in due capitoli secondo un andamento cronologico. Il quarto capitolo tratta del periodo tra il 1573 ed il 1598 ed è dedicato in parte ad una nuova analisi di quanto già noto riguardo opere (un affresco nel convento francescano capitolino) e testimonianze documentarie e grafiche non più esistenti (le lettere tra il cardinale Girolamo Mattei e l’architetto Ippolito Scalza per lavori da condurre nella Rocca di Giove) mentre una larga parte è incentrata sull’approfondimento dei rapporti tra il Mattei e l’Ordine dei Minore Osservanti, di cui il cardinale

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fu a lungo Protettore, e la sua abitazione nel palazzo capitolino, noto come “Torre di Paolo III”, per alcuni mesi nel 1599. Alla trattazione ho aggiunto qualche nota, scovata tra le carte Antici Mattei, riguardo restauri condotti a inizi XIX secolo nella cappella familiare nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli e sulla cappella Mattei in San Francesco a Ripa. L’ultima parte tratta dei lavori di restauro e decorazione del palazzo avito commissionati dal cardinale Girolamo ed eseguiti tra 1599 e 1601. La raccolta e l’esame della documentazione completa a riguardo mi ha guidata nella ricostruzione delle fasi di lavoro e svelato inedite notizie riguardo la decorazione mobile della cappella, consistente in un grande ornamento ligneo d’altare realizzato da Francesco Nicolini, forse su progetto di Giovanni Battista Montano, e tre pale di cui la principale dipinta per il cardinale da Cristoforo Roncalli. Una sezione infine tratta di due committenze disposte dal cardinale Girolamo Mattei attraverso il suo testamento e la cui esecuzione venne presa in carico dai fratelli Ciriaco e Asdrubale: il finanziamento di lavori di restauro nella chiesa di San Biagio dell’Anello e l’istituzione del Collegio Mattei.

La situazione attuale di difficoltà causata dall’emergenza da Covid-19 e dalla prescrizioni sanitarie imposte da marzo 2020 non mi hanno consentito di effettuare alcuni riscontri documentari finali e hanno reso piuttosto faticosa la redazione della tesi. La guida della professoressa Giovanna Sapori è stata preziosa e la ringrazio per aver dedicato tanto del suo tempo a sciogliere i miei dubbi e incoraggiarmi nel proseguimento del lavoro. Desidero ringraziare la Fondazione Camillo Caetani, il Presidente Antonio Rodinò di Miglione, il professor Bruno Toscano (già Presidente) e la dott.ssa Caterina Fiorani responsabile dell’Archivio Caetani. Sono grata alla dott.ssa Patrizia Cavazzini che ha gentilmente condiviso con me le sue ricerche e a tutti i colleghi che mi hanno offerto il loro aiuto, in particolare i dottori Dario Internullo, Federico Bassini, Benedetta Brison, la professoressa Aquilina Ticchi. Ringrazio infine il personale dell’Archivio di Stato di Ancona, in particolare il vicedirettore Carlo Giacomini e le funzionarie Silvia Caporaletti e Pamela Stortoni, sempre disponibili alle mie richieste.

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Scioglimento delle abbreviazioni nel testo: AAM= Archivio Antici Mattei (Ancona) ADP= Archivio Doria Pamphilj (Roma) AFSP= Archivio della Fabbrica di San Pietro (Città del Vaticano) AL= Archivio Lancellotti (Lauro, AV) ASBM= Archivio Storico dei Barnabiti Milano ASBR= Archivio Storico dei Barnabiti Roma ASBSS= Archivio Storico del Banco di Santo Spirito (Roma) ASC= Archivio Storico Capitolino (Roma) ASDN= Archivio Storico Diocesano di Novara ASF= Archivio di Stato di Firenze ASR= Archivio di Stato di Roma ASS= Archivio di Stato di Siena ASV= Archivio Segreto Vaticano (Città del Vaticano) BA= Biblioteca Ambrosiana (Milano) BAR= Biblioteca Angelica Roma BAV= Biblioteca Apostolica Vaticana (Città del Vaticano) BIS= Biblioteca degli Intronati di Siena

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I. La biografia del Cardinale Girolamo Mattei «Finalmente il Card.le Matthei lunedì sera su le 21 hore se ne passò di questa vita, et vi è vacanza di certe pensioni perché il resto haveva accomodato et la Protettion de Frati zoccolanti che N. S.re soppresse come le altre. Il testamento se conferma come si è scritto solo in più, che lascia un Casale a parte alli Primogeniti de fratelli heredi per Ragione di Majorascato, et un peso di 250 scudi per ciascuno l’anno da dar al Colleggio scritto da farsi. Fu il corpo portato subito nella Chiesa del Jesu, dove li Card.li tutti furono hieri a far l’essequie, et poi hiersera di bella pompa et 100 torcie fu portato alla sepoltura in Araceli […]»1. Così gli Avvisi di Roma informano che l’8 dicembre del 1603, dopo un anno all’incirca di grave malattia, moriva nel suo palazzo romano di via delle Botteghe Oscure il cardinale Girolamo Mattei. Secondo quanto disposto nel suo testamento, il cardinale veniva sepolto nella cappella familiare nella chiesa francescana dell’Araceli e lasciava alla famiglia in eredità un consistente patrimonio immobile e finanziario, un impegno di carità nella fondazione e mantenimento del Collegio Mattei e un nuovo status sociale, rafforzato dalla sua elezione al cardinalato e da lui stesso fornito di protezione giuridica con l’imposizione ai futuri eredi del vincolo della primogenitura maschile, già istituito dal padre Alessandro nel suo testamento («ad conservandam nobilitatem et decorem in Familia Mattheia»2). Come già scritto nell’Introduzione, la biografia del cardinale Girolamo Mattei si inserisce nel contesto degli studi sulla famiglia Mattei inaugurati dai «Cenni storici sulle nobili e antiche famiglie Antici, Mattei e Antici- Mattei» del nobile Giuseppe Antici Mattei, pubblicati a metà Novecento sulla Rivista Araldica3, e riportati all’attenzione degli studiosi nel 1994 grazie alle indagini condotte da Francesca Cappelletti e Laura Testa nell’archivio familiare Antici Mattei sulle tracce di Caravaggio 4 ; numerosi contributi negli ultimi anni hanno aggiunto particolari alla conoscenza dei vari esponenti della casata. La vita di Girolamo Mattei va altresì considerata nell’ambito delle ricerche sulle vite dei cardinali di fine ‘500. In un contesto storico e politico caratterizzato dalla perdita di potere del consesso cardinalizio a favore di un accentramento papale, i cardinali cercarono di emergere nella guida delle 1

BAV, Cod. Urb. Lat. 1071, c. 613 r. ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 10, Octavius Caputgallus, vol. n. 38, c. 901. 3 G. ANTICI MATTEI, Cenni storici sulle nobili e antiche famiglie Antici, Mattei e Antici Mattei in “Rivista Araldica”, XLI- XLII, 1943- ’44. 4 F. CAPPELLETTI, L. TESTA, Il Trattenimento di virtuosi. Le collezioni seicentesche di quadri nei Palazzi Mattei di Roma, Argos ed., Roma 1994. 2

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numerose Congregazioni istituite o riorganizzate, soprattutto da Sisto V, e di primeggiare con la collazione di benefici ecclesiastici e protettorati, come è stato ben messo evidenza da studiosi come Gigliola Fragnito, Irene Fosi, Renata Ago, Maria Teresa Fattori, Maria Antonietta Visceglia, Mario Rosa. La riforma avviata da Sisto V Peretti aprì le porte del Sacro Collegio a uomini di dottrina, insigniti della porpora al termine di una carriera legale e amministrativa, provenienti da famiglie in ascesa o di recente nobiltà. La magnificenza di vita ad essi richiesta, resa manifesta dal patronato di grandi imprese artistiche e letterarie e dal mantenimento di un’ampia corte, andò mutando secondo nuove istanze controriformistiche nel finanziamento di opere di carità e assistenziali5. Girolamo Mattei adottò usi, costumi, strategie per il perseguimento dei suoi obiettivi di vita nei confronti della sua famiglia, del Papa, delle strutture ecclesiastiche, comuni a quelle degli altri cardinali suoi contemporanei. È a partire da queste premesse che ho avviato i miei studi sulla committenza del cardinale Mattei, consapevole della necessità di considerare la sua vicenda biografica nel contesto più ampio della Roma della fine del Cinquecento. Girolamo Mattei era nato il 19 febbraio 1547 a Roma6, figlio secondogenito di Alessandro ed Emilia Mazzatosta: «Da Alessandro et Emilia nacquero sei figli maschi cioè Ciriaco Hieronimo Asdrubale Tiberio Martio et Rutilio et tre femine putte che morsero tutte putte i cui nomi non me sovengono, et da qui se vede la fortuna di questi mattei morthe tutte le femmine […]»7. Alcune fonti contemporanee raccontano dell’ascesa della famiglia Mattei8, in particolare di quel ramo che nel XV secolo aveva lasciato la zona di Trastevere per insediarsi al di là del fiume, in una 5

G. FRAGNITO, Cardinal’s Courts in Sixteenth- century Rome in “The Journal of Modern History”, vol. 65, n. 1 (Marzo 1993), pp. 26- 56. 6 La data di nascita del Mattei è desunta dall’iscrizione apposta sulla sua lapide sepolcrale nella chiesa di Santa Maria in Ara Coeli: D.O.M. / HIC IACET HIERONYMUS. TIT. S. / PANCRATII. S.R.E. PRESB. CAR./ MATTHAEIUS/ VIXIT ANN. LVI. MENS. IX. DIES XIX/ OBIIT VIII DEC. MDCIII/ CYRIACUS ET ASDRUBAL/ FRATRI BENEMERENTI/ POSVERUNT (V. FORCELLA, Iscrizioni delle chiese e d’altri edificii di Roma dal secolo XI fino ai giorni nostri, Cecchini, Roma 1869, Vol. I, p. 214). Purtroppo non è possibile trovare conferma per questi dati nelle scritture parrocchiali del periodo poiché per tutte le parrocchie di riferimento per i Mattei (Santa Lucia dei Ginnasi, San Valentino dei mercati, San Giovanni in mercatello) mancano registri di Battesimo o gli Stati delle Anime. 7 G. P. CAFFARELLI, Repertorio di famiglie romane o residenti a Roma. Lettere G- N in BAR, Ms. 1638, anno 1609, c. 185 r (trascrizione completa in Appendice documentaria, doc. I). Ciriaco (1545- 1614) e Asdrubale (1556- 1638) sono i fratelli più noti di Girolamo, committenti d’arte e costruttori rispettivamente della Villa Celimontana e di Palazzo Mattei di Giove. Degli altri fratelli non si hanno notizie di rilievo (il Caffarelli su di essi riferisce che «Rutilio et Martio da me non son stati conosciuti sono morti gioveni senza moglie et senza figli ne maschi ne femmine et così Tiberio morse senza moglie et figli ma da me è stato benissimo conosciuto» in IDEM, c. 186 r) e quasi nulla si può cogliere dall’archivio familiare Antici Mattei con l’eccezione di un piccolo involto di carte con appunti di spese (quasi esclusivamente per l’acquisto di abiti) intestate a Tiberio, tra le quali è trascritta una nota che attesta la dipartita di Tiberio entro il 23 settembre 1587, giorno in cui Asdrubale scriveva a Pietro Pelati «custode della chiesa della Madonna dei Monti» inviandogli 25 scudi per far dire messa in memoria del fratello (AAM, Mazzo 515, Conti del sig. Tiberio). 8 Faccio riferimento in questo caso alla Storia delle famiglie romane di Teodoro Amayden (T. AMAYDEN, Storia delle famiglie romane, con note e aggiunte del Comm. Carlo Augusto Bertini, Collegio Araldico, Roma 1910): «La famiglia Mattei è antica romana trasteverina, come apparisce dalla casa che al di d’hoggi si vede di veneranda antichità con l’arme di Scacchi senza l’aquila. Doppo [il 1372] si trasferirono in Roma alcuni della famiglia e fondarono casa poco

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insula che aveva finito per caratterizzare anche toponomasticamente la zona afferente alla chiesa di sant’Angelo in Pescheria, tra via delle Botteghe Oscure e, appunto, Piazza Mattei. Arricchitasi attraverso l’acquisizione e lo sfruttamento di un vasto patrimonio fondiario (secondo Teodoro Amayden, i Mattei riuscirono a sfruttare a loro favore la crisi seguente il Sacco di Roma del 1527 acquistando immobili a bassissimo prezzo9) ed il commercio di bestiame, la famiglia Mattei della Regola costruì la base del suo futuro prestigio sociale, secondo la consuetudine più avveduta, tramite una accorta strategia di unione matrimoniale con membri della nobiltà cittadina (Margani, Santacroce, Massimo) e familiari di importanti personalità della curia romana (si pensi al matrimonio di Saba Mattei con Caterina Tuttavilla, figlia del potente cardinale d’Estouteville)10. Verso la metà del secolo, Alessandro Mattei intraprese la costruzione del suo palazzo prospicente via delle Botteghe Oscure, contemporaneamente a quanto faceva il fratello Ludovico II su piazza Paganica11, e della cappella funeraria di famiglia nella chiesa di Santa Maria in Ara Coeli12.

lontano dalla prima habitazione nel rione della Regola molto magnifica a quei tempi e la piazza avanti essa fu chiamata la piazza de’ Mattei, come al di d’hoggi, ornata con una fontana di quattro figure di bronzo di molta stima. I Mattei della Regola diventarono ogni giorno più ricchi, comprarono tutta l’isola ove di poco prima poser li piedi») e al resoconto scritto da Giovanni Pietro Caffarelli («chiaro sta secondo me et secondo molti altri degni de fede et inteligenti che questa famiglia mattei e la istessa de trastevere et della piazzetta de pescaria per che a quelli de trastevere la disgiuntione de rami fu fatta come di circa 200 anni […] et per cominciare a descriver de questi che stanno nel Rione de Santo Angelo tutti in una Isola case et palazzi degni da Nobili diro da quelli che me par et per ricchezza et per dignita avute et titoli esser i primi […]» in BA, Ms. 1638, Repertorio di famiglie romane o residenti a Roma. cit., c. 183 v e 184 r, e BAV, Codici Ferrajoli, Spoglio di notizie storico-genealogiche riguardanti famiglie romane, 282). Un caso particolare e un po’ fazioso è il De Gente Nobili Matthaeia scritto da Onofrio Panvinio per Muzio Mattei nel 1561: l’autore fa discendere i Mattei dall’antica famiglia dei Papareschi («Matthaiorum gentis transtiberine inter Romanas primariae ante quingentos annos, diversorum sub appellatione nominum, illustria monumenta extant. Primum enim Joannis Guidonis, Item Cencij Guidonis postea de Papa, vel Paparescis; deinde de Romano, postremo Mattheiorum nomen adepta est […]» in Biblioteca Universitaria di Padova, Ms. 263, De Gente Nobili Mattheia, c. 195 r). Si basa sulle informazioni della genealogia costruita da Panvinio il trattato di Alfonso Ceccarelli, Serenissima nobiltà dell’Alma città di Roma (BAV, Vat. Lat. 4910, cc. 333- 348). Il Ceccarelli, medico sotto Gregorio XIII, si specializzò in genealogia e araldica e divenne un abile falsario: per questo venne condannato a morte con sentenza emanata tra l’altro proprio da Girolamo Mattei Auditore della Camera il 1 giugno 1583 (G. TIRABOSCHI, Riflessioni su gli scrittori genealogici del cav. Abate Girolamo Tiraboschi, Nella Stamperia del Seminario, Padova 1789, p. 8; L. FUMI, L’opera di falsificazione di Alfonso Ceccarelli, Unione Tipografica cooperativa, Perugia 1902). 9 «Mattheiorum gens Roma ampla est, et opibus clara. Jertum in urbis direptione sub Clemente VII passa divitia acquisivisse, non malis artibus; sed casu pecunias assecutam esse, iisque praedia tunc vilissimo pretio exposita, quorum valor beneficio temporis immensum crevit emisse» in Roma, Biblioteca Corsini, Cod. 238, T. Amidenii, Summorum pontificum et S.R.E. cardinalium amnium suo aevo defunctorum Elogia, s.d., v. I, p. 353. 10 S. FECI, I Mattei «di Paganica»: una famiglia romana tra XV e XVIII secolo in “Dimensioni e problemi della ricerca storica”, 2011, p. 86. 11 Nel testamento di Alessandro Mattei, rogato il 15 marzo 1565, si legge che egli «reliquit et prelegavit dicto Ciriaco eiusdem filio legitimo et naturali primogenito domum novam per ipsum testatorem constructam quam inhabitat cum omnibus eiusdem membris et iuribus» (ASR, Collegio dei Notai Capitolini, Curtius Saccoccius, Vol. 1524, c. 210 r). Nel 1582 avvenne la divisione formale del lascito di Alessandro tra il fratello Paolo e i figli Girolamo, «Curie causarum camere aplice auditor», Ciriaco, Asdrubale e Tiberio Mattei. Il documento venne rogato proprio «in palatio dicti Ill.mi et R.mi D. A. C. et fratrum» (ASR, Archivio del Collegio dei Notai Capitolini, Curtius Saccoccius, vol. 1557, 12 marzo 1582, cc. 179 v- 183 v). Per le questioni riguardanti la costruzione e la decorazione di Palazzo Mattei Caetani rimando al capitolo III. 12 J. E. L. HEIDEMAN, The Cinquecento chapel decorations in S. Maria in Aracoeli in Rome, Academische Pers, Amsterdam 1982, pp. 41- 50.

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Le prime notizie su Girolamo Mattei risalgono al 1560, quando entrò a far parte della cancelleria pontificia acquistando la carica di Abbreviatore Apostolico 13 . Nel 1567 acquistò quella di Protonotario, avviando in questo modo la sua carriera curiale verso il cardinalato 14 . L’anno successivo, Girolamo si addottorava in iure canonico e civile presso l’Università di Bologna e riceveva gli ordini sacri15. Nel 1568 la famiglia Mattei venne coinvolta nel processo per l’assassinio di Flaminia Margani, vedova di Savo Mattei (fratello di Paolo e Alessandro senior, morì nel 1560)16. La nobildonna era 13

AAM, Mazzo 495, M. Girolamo M. Bolla del cardinale vicecancelliere sopra l’ufficio dell’abbreviatoria delle lettere apostoliche conferito nella persona di M. G. M. 6 novembre 1560. 14 AAM, Mazzo 495, «Girolamo M. Indulto concesso da Pio V per l’ufficio di Protonotariato e del numero dei Partecipanti concesso al suddetto Girolamo, atto dell’ottobre 1567»; «Girolamo M. Instrumento di rinnovo di procura 1567 fatta dal suddetto in persona ad ottenere l’ammissione all’ufficio di protonotariato 1567, atto del 15 ottobre»; «Girolamo M. Bolla di Pio V sopra l’assegnazione di un ufficio di notariato del numero dei Partecipanti concessa a Mons. M. 6 novembre 1567. Altra bolla nella quale riordina al cancelliere che protragga in possesso di detto ufficio tale mons. Mattei»; «Girolamo card. M. Dimissioni del card. Vicario di Roma con la licenza di poter prendere gli ordini minori da qualsivoglia vescovo a favore del card. G.M. 10 dicembre 1567». A quanto emerge da quest’ultimo documento, sembra che al momento dell’atto il Mattei si trovasse a Bologna. 15 AAM, Mazzo 495, Girolamo M. Privilegio del dottorato in iure canonico e civile concesso al suddetto nella città di Bologna, atto del 30 gennaio 1568; Girolamo card. M. Lettere patenti e dimissive della prima tonsura al sud.o in Bologna da Mons. Giovanni Battista Campeggi spedita nel 1568, atto del 29 dicembre 1568. Degli anni bolognesi del Mattei non rimane alcuna notizia tra le carte dell’archivio familiare; è possibile solamente ipotizzare un rapporto con la famiglia dei Ratta attraverso monsignor Dionisio, che appare in molti dei conti del cardinale come suo procuratore per gli affari della badia di Nonantola. Il Ratta fu Prefetto della Congregazione Mariana dell’Assunta a Roma dal 1593 alla morte, nel 1597, e uno dei suoi fondatori (Congregazione Mariana dell’Assunta. Notizie storiche su tutti gli appartenenti, a cura di F. Pacelli, Roma 2004). 16 Il legame tra le due famiglie sarebbe stato rafforzato dal matrimonio di Urritia Mattei (sorella di Savo, Paolo e Alessandro) con Cristoforo Margani nel 1542 (V. Capitolo IV, paragrafo 4.2). Nell’Archivio Doria Pamphili di Roma sono conservati due documenti inediti, con la lista degli invitati al matrimonio di Savo e Flaminia ed il menù per il successivo ricevimento: «Parenti e amici. Parenti: Ms francesco stephanuccio (?)/ Ms Hieronymo e ms Domenico Porcari/ Ms Juliano Paparoni/ Ms Paolo Gallo/ Ms Joan baptista cicchino/ Ms sao Naro (?)/ Ms Evangelista bonsignore/ Ms Jordano buccabella/ Ms Octaviano della valle/ Ms Rienzo stephano della valle/ Ms Joan augustino marcellino/ Ms Faltone (?) sinibaldo/ Ms fabritio della valle/ Ms Paolo Biondo/ Ms Portio Porcaro/ Ms Ipolito scarso/ Ms Bruto Capozucca. Amici et vicini: Ms Joan baptista sanga/ Ms Blosio/ Ms Antonio Nerli/ Ms Jeronimo staccoli/ Ms Diego diez/ Ms Bartholomeo Angelini/ Ms cola antonio Gottifredo/ Ms silla Gorio/ Ms Jacomo cortese/ Ms Damiano medico/ Ms Johani mangone (?). Ne amici ne parenti ne vicini ne niente (?): Ms Ruggier salioro (?). Parenti dei Pamphilj: Madona mia madre/ M.a Antonina de ms Stephanucco/ m.a silvia de ms Angelo antonio tasca (o fasca?)/ m.a Antonina de foriapani (?) moglie de ms Jordano bellabucca/ m.a faustina de ms Camillo de Capranica/ m.a faustina de ms Julio Porcaro/ m.a Antonina de ms Jeronimo Maffeo/ m.a Baptista de ms octaviano della valle/ m.a Antonina de ms Juliano Paparone/ m.a Livia de ms Joan Augustino marcellino/ m.a Lucretia de ms Paolo Gallo/ m.a Gloria de ms Paolo biondo/ m.a Julia de ms Domitio Cicchino/ m.a Diana de ms Metello Porcaro/ m.a Julia de ms rienzo stephano della valle/ m.a Jeronima de ms Antonino Pietro matteo» (in ADP, scaffale 86, busta 1, interno 3, c. 80- 85); «1540/ nota fatta da D Savo Mattei quando sposò Flaminia Margana/ Acqua alle mano odorifera/ Pignochiati se li piace per la Tavola/ Insalata d’indivia/ Cicoria cotta concia con uva passa, et zuccaro, / cappari/ Sumata Trinciata/ Capponi freddi, un piatto per Trinciante, quattro per piatto/ Antipasto/ Un pasticcio per uno de pasta reale, pignoli, et dattoli, zuccaro et cannella di sopra,/ (Una fresca) Un piatto per trinciante de starne, che venga esser una per persona,/ Un piatto per trinciante de Granioli/ Un piatto per trinciante con un capretto arrosto con limoncelle tagliate di sopra/ Altro Antipasto/ Fecati de pulli voltati con rete, un piatto per trinciante con sugo di melangoli/ Tomacelli un piatto per trinciante/ Conigli arosti con suo aconcio di sopra/ (sapor reale) Fasani un piatto per trinciante, quattro fasani per piatto/ Altro Antipasto/ Gelatina pavonaza un piatto per persona,/ crostate de crelappia (?), una crostata per trinciante, pignoli et dattoli/ un piatto per trinciante, quattro lingue de vitella per piatto, coperto con sapor de viscioli,/ Pastieri de vitella caldi/ Allesso/ Bianco mangiare/ Un piatto con un presutto, una lingua con doi salsicioni,/ un piatto per trinciante con quattro galline per piatto,/ (sapore bianco) un piatto per trinciante con mezzo petto di vitella, con mezzo de porco salvatico/ Tramezo/ Pasticci alla francese, carne battuta dentro, rossi d’ovo integri, un piatto per trinciante, che ha da esser uno per persona/ Pere contrafatte, un piatto per persona/ (Olive di Spagna) Un piatto per trinciante de papardelle,/ un piatto per trinciante con doi lepori per piatto coperti de Giviero (?)/ Altro tramezo/ Crostate de animelle de vitella, una per trinciante /

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stata ferita mentre si recava ad ascoltare la messa nella chiesa di S. Maria della Consolazione e sul letto di morte dichiarò: «Tuta la mia sospetione è in Caterina e Bandino e in Messer Paolo Mathei»17. Flaminia Margani aveva ereditato dal marito Savo una cospicua fortuna e il diritto di abitazione nella sua casa, che si trovava nell’insula Matthei, sottraendo i suoi beni dunque ai fratelli Mattei, suoi legittimi eredi. La donna riuscì a riscattare la sua eredità solo dopo una lunga battaglia legale contro Paolo e Alessandro18. Nelle carte del processo, conservate presso l’Archivio di Stato di Roma, si legge tra le righe della deposizione di Jacopo Margani, nipote di Flaminia, un riferimento a Girolamo Mattei che vale la pena di chiarire. Il Margani racconta che la zia Flaminia riuscì a rientrare in possesso della casa che il marito le aveva lasciato in eredità «al tempo de Mons. Matthei che era Governatore di Roma»19. Si tratta con tutta evidenza di un errore dell’interrogato poiché il Mattei non ricoprì mai tale carica: ottenne bensì il governatorato di Civitavecchia nel 157620, quando era referendario di ambedue le Segnature21. Nel 1572, o già nel 157122, Girolamo Mattei otteneva l’ufficio venale di Chierico della Camera apostolica23, assumendo la carica di Presidente delle Strade e Presidente delle Carceri. È in questo Gelatina formata/ Frutta de sertanio, un piatto per trinciante/ Una rossa de Caprio in pasticio fredo, una per Trinciante» (in ADP, Scaffale 86, busta 1, interno 3, cc. 84- 85). 17 M. D’AMELIA, Uno strano caso di violenza nobiliare. L’assassinio di Flaminia Margani nella Roma del Cinquecento in “Dimensioni e problemi della ricerca storica”, 2. 1993, pp. 177- 208, in particolare p. 193. 18 Sulla notte della morte di Savo Mattei, Flaminia Margani racconta: «la notte che morse Messer Savio li cognati rompendo il muro entrarono come ‘assassini’ in casa, portando via numerosi pezzi e vasi d’argento, tutti i soldi che trovarono, ventidue pezze di tappezzeria nuova, un cocchio con i cavalli, 12 cavalli e due somari e tutto quello che riuscirono a razziare di cibi e provviste. Et io non poteva chiamare aiuto perché havevano messo le guardie alle porte, et poi me cavarono di casa per forza il dì seguente con la testa rotta, come ci sono i testimoni» (ASR, Confraternita dell’Annunziata, b. 158, f. 122 r). Alessandro al tempo del processo doveva essere morto ma non Paolo, che però non venne mai interrogato. Come mandante dell’assassinio venne condannata, per accusa di una morente Flaminia, Caterina dell’Anguillara, prima moglie di Stefano Margani (fratello di Flaminia), insieme al marito Bandino Piccolomini ed al figlio di primo letto Giacomo Margani ritenuti complici della nobildonna. Sembra che il misfatto traesse origine da un’accusa mossa, nel 1564, da Caterina nei confronti di Flaminia, accusata di aver contraffatto il testamento della prima (entrambe le vicende giudiziarie sono narrate in D’AMELIA, cit., pp.177- 208). La famiglia Margani deteneva il patronato di una cappella in S. Maria in Aracoeli. Flaminia finanziò i lavori di decorazione del coro della chiesa nel 1565, v. J. E. L. HEIDEMAN, The unravelling of a woman’s patronage of Franciscan propaganda in Rome in “Renaissance studies”, vol. 15, n. 4 (dicembre 2001), pp. 500- 513. 19 «Io ho detto un’altra volta che non mi impacciavo delle cose della zia e per questo non posso dire che havesse miglior parte della lite e per inteso al tempo de Mons. Matthei che era Governatore di Roma dette una sententia in favore delli mathei contra la mia zia, la causa fu posta in Rota inanzi l’Oradino [Mons. Giulio Oradino decano di Rota dal 1559 al 1562 e dal 1564 al 1573] che intendo che un capo di detta sententia fu in favore di mia zia…» in ASR, Tribunale Criminale del Governatore, Roma- Processi (1568), 14 luglio 1568, c. 227 r. 20 Nella Serie cronologica de’ Prelati Governatori non residenti, e residenti di Civitavecchia 1484- 1767 - in BAV, Borg. lat. 884, cc. 300- 310- egli è definito «utriusque Signaturae referendarius», v. Legati e governatori dello Stato Pontificio (1550- 1809), a cura di Christoph Weber, Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Sussidi 7, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, Roma 1994, p. 215. 21 C. WEBER, Il referendariato di ambedue le Segnature. Una forma speciale del “servizio pubblico” della Corte di Roma e dello Stato Pontificio in Offices et papauté (XIVe- XVII siècle): charges, hommes, destins, atti del convegno Roma 11- 13 aprile 2002, sous la direction d’Armand Jamme, Collection de l’École Française de Rome 334, Roma 2005. 22 Nel ms. Branc. V.A.9 della Biblioteca Brancacciana (Biblioteca Nazionale di Napoli, v. fig. 1), all’interno di una più ampia raccolta, è raffigurato il tema natale di «Monsignor Mattei Chierico di Camera» elaborato il 10 aprile 1571 alle

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ambito che iniziò a frequentare alcuni esponenti della classe dirigente romana comunale e altri importanti personaggi come il giovane cardinale Ferdinando de’ Medici al quale Girolamo sarebbe stato legato da rapporti di parentela attraverso il ramo di Paganica e gli Orsini24. Negli stessi anni anche Ciriaco intrattenne uno stretto rapporto d’amicizia col cardinale de’ Medici, come dimostra l’assiduità della loro frequentazione in occasione di varie battute di caccia tra il 1579 e il 1585 che spesso si concludevano con l’alloggio dei partecipanti nelle proprietà Mattei dell’Agro romano25. Seguendo la tradizione familiare, i fratelli Mattei aderirono alla romana Arciconfraternita del Gonfalone, in tempi che purtroppo non è possibile stabilire con precisione. Alessandro Mattei nel 1551 aveva ricoperto la carica di Guardiano della confraternita e negli anni successivi sia Asdrubale che il nipote, monsignor Alessandro Mattei, ricoprirono diverse volte la stessa carica26; nel 1589, dopo la morte del cardinale Farnese, Girolamo venne eletto Protettore. La presenza dello stemma familiare Mattei nell’Oratorio, in controfacciata sotto l’affresco con la Flagellazione di Federico Zuccari, è indice dell’importanza della famiglia nell’ambito del sodalizio27. I Mattei erano altresì membri di numerose altre confraternite della città: quella della Società del Salvatore ad Sancta

ore 16.15. Secondo quanto riferitomi dal dott. Enrico Ferraris, che ringrazio per il suo aiuto nella decifrazione del manoscritto, solitamente tali oroscopi venivano elaborati in occasione di un avvenimento particolare, probabilmente l’ottenimento da parte del Mattei dell’ufficio di Chierico della Camera Apostolica. 23 AAM, Mazzo 495, Mons. M. chierico di camera. Bolla di Gregorio XIII sopra la conferma del chiericato a mons. G.M., 1572. Risale a questo stesso anno la prima notizia dell’attività del Mattei come giudice amministrativo, come emerge da una lettera di Ferdinando de’ Medici indirizzata al fratello, il principe Francesco, il 19 gennaio 1572 («È stata in Firenze ritardata l’esequtione d’una citatione et inhibitione conceduta qui da monsignor Mattei clerico di Camera et iudice delegato da Nostro Signore nella causa che verte davanti a lui nella terza instantia fra messer Giovan Battista Savelli, caudatario del cardinal Delfino, et un Francesco Bianchi, amendui dal Borgo San Sepolcro […]» (ASF, Mediceo del Principato, 5087, n. 10, cc. 27 r- 28 r). 24 Pro ornatu et Publica Utilitate: L’attività della Congregazione cardinalizia super viis, pontibus et fontibus nella Roma di fine ‘500, a cura di Carmen Genovese e Daniela Sinisi, Archivio di Stato di Roma, Gangemi, Roma 2010, pp. 62, 64, 65. Fabio Mattei di Paganica sposò Faustina Orsini della famiglia del condottiero Paolo Giordano Orsini, unitosi in matrimonio nel gennaio 1556 a Isabella de Medici, sorella di Ferdinando. 25 Nel gennaio 1580 nella «torre de Matthei» a Maccarese; il 30 gennaio 1584, il 2 gennaio e il 21 marzo 1585 nel Castello di San Giorgio di Paolo Mattei, zio di Ciriaco. Alla battuta del 21 marzo 1582 partecipò anche il giovane Virginio Orsini, nipote di Ferdinando (Beinecke Rare Book and Manuscript Library, Ms. 467, Libro della Caccia che si fe. Illustrissimo et reverendissimo Signor Cardinale de Medici mio Signore e padrone, 1579- 1585 segnalato da A. CREMONA, Pietro Paolo Olivieri e l’Andromeda: identità difficili, studio per expertise in vista della vendita all’asta della statua di Andromeda attribuita all’Olivieri in The exceptional sale. New York 13 April 2016, catalogo d’asta Christie’s, New York 2016), legato a Ciriaco non solo per parentela come dimostra, nel 1605, il dono che gli fece di una statua dell’Amicitia realizzata da Cristoforo Stati, oggi al Louvre (BAGLIONE cit., p. 162; Il Trattenimento di virtuosi cit., nota 29, p. 46). Tra gli Avvisi di Roma si trova notizia anche di una impegnativa battuta di caccia del gennaio 1595, in occasione della quale Ciriaco Mattei subì un infortunio («[Di Roma li 18 genn. del 95] Tornorno sabbato sera li dui Ill.mi Cacciatori, et quelli di Mont’alto con 86 capi di cinghiali, et grossi capri entrorno domenica trionfanti (la carta è bucata) et lauri dal Popolo per il Corso, et San Marco al suo Palazzo presi tutti in quattro Caccie, nelle quali SS Ill.ma cascata col Cavallo restò percossa alquanto in un ginocchio, et il s.r Ciriaco Matthei in un piede che fece il simile, però senza lesione» in BAV, Urb. Lat. 1063, c. 26 v). 26 Asdrubale fu Guardiano dell’Arciconfraternita nel 1588- ‘89, 1590- ‘91 e nel 1598; monsignor Alessandro nel 1596‘97 e nel 1598- 1600. Altri membri della famiglia affiliati al Gonfalone furono Paolo (Guardiano bel 1580- 83 e nel 1584- 87) e Annibale (Custode nel 1626), v. S. PAGANO, L’Archivio dell’Arciconfraternita del Gonfalone. Cenni storici e inventario, Collectanea Archivi Vaticani n. 26, Archivio Vaticano, Città del Vaticano, 1990. 27 Per la trattazione dell’argomento rimando al Capitolo III.

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Sanctorum28, della Compagnia del S. Corpo di Gesù nella chiesa della Minerva29, dell’Oratorio del SS. Crocifisso in San Marcello30 e infine della confraternita di impronta oratoriana della SS. Trinità dei Pellegrini, posta dal 1573 sotto la protezione del cardinale Ferdinando de’ Medici: tra i confratelli appaiono i nomi di Ciriaco Mattei, di suo figlio Alessandro, e di Girolamo, affiliatisi entro il 157931. A quanto emerge da alcune carte che ho reperito nell’Archivio familiare Antici Mattei, sembra che Girolamo fosse, già dal 1576, in stretti rapporti con Alfonso d’Este, Duca di Ferrara, tanto da poterne raccogliere alcune confidenze32. Non è chiaro se il Mattei fosse stato inviato appositamente da Roma o se invece fosse stato il Duca a chiedere al Mattei una intercessione presso il pontefice, ma l’esistenza stessa di tale documentazione getta nuova luce sul ruolo che il monsignore svolse venti anni dopo, all’indomani della “crisi” della Devoluzione del Ducato di Ferrara alla Santa Sede. L’ascesa politica del Mattei venne ulteriormente rafforzata nel 1578 quando egli acquistò per 60.000 scudi l’ufficio di Auditor Camerae33, che lo pose al vertice dell’amministrazione della 28

Numerosi membri della famiglia lasciarono in eredità alla confraternita alcuni dei loro beni (ad esempio Tuzia Colonna, moglie di Paolo Mattei, e Ludovico Mattei, v. ASR, Ospedale del SS. Salvatore ad Sancta Sanctorum, 449/1, IV, 29 marzo 1593; 449/2; 449/3a; 449/3c; 449/3d; 449/3e; e per Ludovico Mattei, v. IDEM, 450/78; 450/80). Come osservato da Giulia Facchin, quasi tutte le famiglie più facoltose, insediatesi nella zona delle Botteghe Oscure nella seconda metà del Quattrocento, condividevano l’iscrizione alla società ad Sancta Sanctorum (G. FACCHIN, Cardinali, nobili e mercanti: via delle Botteghe Oscure tra Rinascimento e Controriforma in “RIASA. Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte”, 68. 2013, pp. 11-22). 29 Tra le carte del fondo Antici Mattei archiviate sotto il nome di Girolamo Mattei si trova conservato un volumetto con gli statuti della Compagnia risalenti al 1561 (AAM, Mazzo 515, Capitoli, statuti ed ordini della devota, et venerabile compagnia del s.mo Corpo di Cristo nella chiesa della Minerva del alma città di Roma, impressi d’Antonio Blado stampatore cammerale nel’anno del sig.r MDLXI). 30 Il nome di Asdrubale appare nella lista dei finanziatori della decorazione del soffitto dell’oratorio (v. J. VON HENNEBERG, L’Oratorio dell’Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso di San Marcello, Bulzoni, Roma 1974, p. 108). Tra i conti del cardinale invece si trova un solo versamento intestato alla compagnia per il finanziamento di attività assistenziali («Ill.mo et R.mo Mons.r Girolamo Cardinale Mattej de dare adi 30 di settembre [1591] scudi 10 moneta pagati alla Compagnia di Santo marcello sono per il maritaggio delle zitelle___ scudi 10» in AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1588- 1594, c. 10 v). 31 Non è nota la data esatta di affiliazione di Ciriaco, Girolamo e Alessandro al sodalizio ma essi ne facevano parte già prima del 1579 come sostiene Marco Pupillo in base ad alcuni ritrovamenti documentari (M. PUPILLO, Pauperismo e iconografia francescana nella pittura del Caravaggio: due contesti documentari in Arte francescana e pauperismo della Valle dell’Aniene: l’exemplum di Subiaco, a cura di Claudio Crescentini, Edizioni Iter, Subiaco 1997, pp. 152171). La particolarità della composizione sociale del sodalizio, che raccoglie tra i confratelli molti dei committenti del Caravaggio (Ermete Cavalletti e i figli Agostino e Pietro Paolo, Tiberio Cerasi, i Giustiniani, i Crescenzi e i Massimo, come anche gli stretti rapporti di Francesco Contarelli con il sodalizio), il loro legame con l’ambito dell’Oratorio ed il ruolo che può aver rivestito Ciriaco Mattei all’interno della Congregazione nella commissione al Caravaggio di una Trinità da inviare agli affiliati messicani della Confraternita (opera forse mai eseguita) è stata messa in evidenza da Roberto Cannatà e Mario Pupillo (R. CANNATÀ- H. RÖTTGEN, Un quadro per la SS. Trinità dei Pellegrini affidato al Caravaggio, ma eseguito dal Cavalier d’Arpino in Michelangelo Merisi da Caravaggio. La Vita e le Opere attraverso i documenti, a cura di Stefania Macioce, Atti del convegno internazionale di studi Roma, 5- 6 ottobre 1995,Logart Press, Roma 1996, pp. 80- 93). Nell’Archivio Antici Mattei è altresì conservata una copia dei Capitoli, statuti della venerabile Compagnia del S. Corpo di Gesù nella chiesa della Minerva in Roma del 1561 (AAM, Mazzo 515), ma non è chiaro se e chi della famiglia Mattei ne fosse affiliato. 32 AAM, Mazzo 518, Fogli Sparsi, «Memoria di alcune cose che il signor Duca di Ferrara mi ha detto questo di 29 Agosto 1576 […]», trascrizione in Appendice documentaria, doc. II. 33 AAM, Mazzo 518, Copia di Motuproprio di papa Pio V (In Reformatione Tribunalis Curiae Causarum Camere Apostolice) di elezione di Girolamo Mattei ad Auditore della Camera dopo Alessandro Riario (3 copie); AAM, Mazzo 495, «Mons. Girolamo M. Bolla di Gregorio XIII nella quale conferisce Cum oneribus et honoribus nella persona del

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giustizia pontificia (e, nel privato, ne fece un punto di riferimento a livello familiare 34 ) avvicinandolo allo stesso tempo alla cerchia dei più intimi del novello papa Sisto V Peretti35. Mons. M. l’ufficio dell’Auditorato gen.le della R. Cam. Ap. 11 luglio 1578». L’ufficio in questione rivestiva una grande importanza e godeva di una molto ampia giurisdizione che superava i confini della curia romana, soprattutto dopo la riforma di tale Tribunale voluta da papa Pio IV (v. A. CICERCHIA, Giuristi al servizio del papa. Il Tribunale dell’auditor Camerae nella giustizia pontificia di età moderna, serie Collectanea Archivi Vaticani. 101, Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano 2016, in particolare pp. 71- 80). Alcune tracce dell’attività giudiziaria del Mattei si trovano nella sua corrispondenza con alcune importanti personalità del periodo (a questo proposito mi preme segnalare che la fonte documentaria citata in Il Trattenimento di Virtuosi cit., nota 8, p. 18 come Lettere diverse dal 1597 al 1598, contenuta nell’Archivio familiare al Mazzo 37- oggi 496- non è più al suo posto né mi è stato possibile reperirla in occasione delle mie ricerche nel fondo). In due occasioni il monsignore si offrì di trattare con favore delle cause segnalategli rispettivamente dalla Granduchessa Bianca Cappello (ASF, Mediceo del Principato, filza 5936, c. 609, lettera del 25 maggio 1584 nella quale Girolamo assicura il suo favore ai Marchesi del Monte Santa Maria) e da Carlo Borromeo, Arcivescovo di Milano e allora cardinale titolare di Santa Prassede (lettere del 5 dicembre 1581, 7 aprile 1582 e 17 giugno 1585 in BA, Ms. F 99 inf. c. 294 r; Ms. F 158 inf. c. 263 r; Ms. F 151 inf. c. 347 r). 34 Tra 1580 e 1581 Muzio Mattei ed il fratello Fabio, cugini di Girolamo, avviarono una procedura di divisione dei beni familiari risolta con l’assegnazione a Fabio del palazzo familiare nell’insula e a Muzio la calcara contigua ad essoancora in funzione- e la casa d’angolo con via delle Botteghe Oscure, anch’essa affittata, oltre all’usufrutto dei beni appartenenti a Giacomo Mattei (v. S. FINOCCHI VITALE, Conclusione e trasformazioni del Palazzo Mattei di Paganica in Palazzo Mattei di Paganica e l’Enciclopedia Italiana, a cura di Gianfranco Spagnesi, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1996, p. 217; per la perizia degli immobili lasciati dal padre Ludovico, i fratelli si affidarono al cognato Tiberio de Massimi, v. ASR, Archivio del Collegio dei Notai Capitolini, Curtius Saccoccius, vol. 1554, cc. 70v- 72 r; per l’inventario dei beni di Ludovico stilato dalla moglie Lucrezia Capranica v. IBIDEM, cc. 97 r99 r: si segnalano, a questo proposito, i- pochi- oggetti di maggiore interesse: «stanze doi di corame d’oro n.o due stanze una di panni di razza […] n.o 12 piatti d’Argento n.o tre tazze quattro d’Argento indorate da bere n.o 4 tazze grande sottocoppa ms’argento n.o quattro navicelle un aindorata da bere d’argento n.o una candelieri doi d’Argento […] n.o uno Rologio piccolo da portare addosso n.o 1 saliere doi d’argento n.o 2. Il cochio indorato li fregi e le palle con coperta de pavonazzo foderata de morcatello torchino e giallo con un paro de cavalli bai doi stanze da basso de corami rossi, la sala con corami di rosso e panni di razza […]»). Tra i periti incaricati di stimare il patrimonio e dividerlo in due lotti appare anche monsignor Mattei, «persona privata, consanguineo e amico» (ASR, Miscellanea famiglie, b. 108, fasc. 3, nn. 619, 621- 622). Girolamo Mattei fu inoltre indicato come esecutore testamentario da Paluzzo Mattei, che gli raccomandava i suoi figli (Testamento di Paluzzo Mattei dell’11 novembre 1596, in ASR, Miscellanea famiglie, busta 108, fascicolo 2). 35 Roma, 24 settembre 1585, il cardinale Ferdinando de Medici al granduca Francesco I a Firenze: «[…] Sua Santità ha detto all’auditore della camera [Girolamo Mattei], che più volte gl’ha detto [al Duca di Olivares], che attenda al suo offitio et non voglia farle il rettore adosso, […] che l’offitio suo era di portare l’imbasciate del Re a Sua Santità et quelle di lei a Sua Maestà et non più oltre volersi ingerire, né darle le regole nel pontificato, et nel governo suo, et però le faceva di nuovo intendere, ch’a quello attendesse. […] fin qui mi disse Ciriaco Mattei» (Il carteggio del cardinale Ferdinando de Medici, a cura di Gigliola Fragnito e Paola Volpini, Vol. II 1585- 1587 consultabile online all’indirizzo http://www.enbach.eu/it/content/carteggio-del-cardinale-ferdinando-de-medici). La familiarità dei Mattei con il cardinale Ferdinando de Medici e altri componenti della sua famiglia è provata anche da riferimenti come questo, dall’esistenza di tracce di una corrispondenza con la Granduchessa Bianca Cappello (intrattenuta sia da Girolamo che da Ciriaco Mattei) e dalla notizia data da un Avviso di Roma al 2 luglio 1588, quando in occasione del fidanzamento di Giovanni Battista Mattei (1568/’69- 1624) con Claudia Santacroce, Ferdinando faceva dono di «[…] dui gioielli di mila 3 scudi» e «un gioiello diamantato et altre gigoie di prezzo per 1500 scudi» (S. BUTTERS, The uses and abuses of gifts in the world of Ferdinando de’ Medici (1549- 1609) in “I Tatti studies. Villa i Tatti, the Harvard University Center for Italian Renaissance Studies”, 11. 2007 (2008), nota 119, p. 271). Il gioiello con diamante si trova menzionato in particolare anche nel testamento di Giovanni Battista Mattei («Item lascio alla S.ra Dorotea mia figliuola il cintiglio di Diamanti, quale è appresso d’essa S.ra Dorotea, con questo però, che detta S.ra Dorotea non possa pretendere ragione miss. [=medesima?] sopra la cinta, che hà la S.ra Marchesa Bevilacqua [Barbara, altra figlia di Giovanni Battista] da portare al collo, quale me fù donata dal Ser.mo Gran Duca di Firenze» in E. SCHRÖTER, Caravaggio und die Gemäldesammlung der Familie Mattei. Addenda und Corrigenda zu den jüngsten Forschungen und Funden in “Pantheon”, LIII, 1995, doc. 3: Testamento del Marchese Giovanni Battista Mattei, 21 gennaio 1624, p. 83). Il matrimonio si svolse l’11 febbraio 1589 con sfarzo: «Martedì sera il signor Ciriaco Mattei con l’occasione delle nozze del signor Giovanni Battista suo figliolo fece un sontuosissimo banchetto a 14 cardinali, che mangiaro in disparte co ‘l cardinale Mattei suo fratello et a 60 dame principali di questa città con gran numero di prelati et signori, essendo state servite 6 gran tavole tutte ad un tempo con si bell’ordine, silentio, quiete et splendore, che maggiore non si poteva desiderare. Fu danzato prima et dapoi della cena et recitata appresso una commedia intitolata «de quattro simili» molto bella» (J. A. F. ORBAAN, La Roma di Sisto V negli Avvisi (1585- 1590) in “Archivio della Società Romana di Storia

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Pochi mesi prima il Mattei era stato era stato eletto Deputato della Reverenda Fabbrica di San Pietro, mantenendo tale carica fino al 14 dicembre 1586. L’istituzione era stata fondata per volere di Giulio II come organo direttivo dei lavori, prima di ristrutturazione poi di ricostruzione, nella basilica petrina con il compito di occuparsi sia degli aspetti di amministrazione finanziaria che di quelli di organizzazione tecnica del cantiere. La Fabbrica venne dotata di un patrimonio proveniente dai proventi spirituali (offerte dei fedeli, indulgenze, dispense papali) e dai legati pii, elemosine e lasciti testamentari soprattutto. La loro devoluzione fu affidata da Giulio II a due giudici, dando origine a quello che sarebbe poi diventato, sotto Paolo III nel 1547, il Tribunale della Fabbrica, organo con giurisdizione universale su tutti i cattolici e alle dirette dipendenze del papa, con sede centrale a Roma e ramificazioni nelle ventiquattro commissarie dello Stato Pontificio, gestite appunto dai Commissari della Reverenda Fabbrica36. Essa era guidata dai deputati e da un Cardinale Protettore: in particolare i deputati avevano il compito di mantenere i contatti e il controllo sui Commissari provinciali e l’autorità di rilasciare lettere patenti ai diversi operatori della Fabbrica, per agevolarne il lavoro a favore della basilica in costruzione37. Girolamo Mattei appare tra i segnatari dei documenti relativi alla Fabbrica petrina dall’aprile del 1578, insieme agli altri Deputati Francesco Bandini Piccolomini, arcivescovo di Siena (1500- 1588), Bartolomeo Farrattini (15341606), Antonio Lanfredini e Ludovico Bianchetti che operavano sotto l’egida del cardinale Alessandro Farnese, nipote del papa e arciprete di S. Pietro. Auditor Camerae e primus inter pares all’interno della Congregazione della Fabbrica38, il Mattei curò gli interessi della basilica petrina per 8 anni soprattutto dal punto di vista legale39, riunendosi con i Deputati in congregazioni, alle Patria”, 33. 1910, pp. 277- 312). I rapporti del cardinale con il Granduca Ferdinando continuarono per lungo tempo e furono sempre positivi, come riferisce anche una relazione veneziana del 1598: «Mattei, romano, è di buonissima volontà verso la Serenità Vostra e questa Repubblica, ed è forse il solo cardinale che oggidì abbia stretta intelligenza col granduca» in Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, raccolte, annotate ed edite da Eugenio Alberi, Società editrice fiorentina, Firenze 1839- 1863, p. 486 (Relazione di Roma di Giovanni Dolfin tornato da quella corte nel giugno del 1598). 36 G. SABATINI, Ad beneficium gentium. I tribunali periferici della Fabbrica di San Pietro tra giurisdizione universale, equilibri di potere locali e finalità sociali in Quando la Fabbrica costruì San Pietro. Un cantiere di lavoro, di pietà cristiana e di umanità XVI- XIX secolo, a cura di Assunta di Sante e Simona Turriziani, Il Formichiere, Foligno 2016, pp. 87- 100. 37 La cupola di San Pietro: il metodo costruttivo e il cantiere, a cura di Barbara Baldrati e Giovanni carbonara, Ed. Studium, Roma 2014, pp. 3-10. 38 Ringrazio la dott. ssa Assunta di Sante che ha guidato le mie ricerche all’interno dell’Archivio della Fabbrica di San Pietro e che ha condiviso con me le sue osservazioni riguardo alcuni meccanismi sottesi all’attribuzione delle cariche e al funzionamento della Congregazione: ella ritiene in base ai studi e alla sua esperienza in merito che, nonostante non siano stati condotti finora degli studi specifici sulla questione, la figura dell’Auditor Camerae venisse inserita automaticamente tra i Deputati della Fabbrica e che egli detenesse un ruolo preminente, come dimostra tra l’altro il fatto che, nel nostro caso specifico, tutte le lettere patenti elargite a partire dal 4 aprile 1578 (fino al 14 dicembre 1586) sono intestate a nome di Girolamo Mattei (AFSP, ARM. 53, C, 151). 39 Nonostante i Deputati si occupassero di amministrare anche a livello pratico le esigenze del cantiere petrino, intrattenendo rapporti con i lavoranti e firmando mandati a loro favore, non mi è stato possibile approfondire la questione per mancanza di dati documentari relativi al periodo in questione (l’unica voce individuata riguarda l’acquisto di una sega per «segare una tavola di Marmo levata dalla porta fatta alla Capella incontro alla sacristia che vi si faranno buoni», 23 dicembre 1579 in AFSP, ARM. 1, D, 35, c. 232). Il Mattei sembra amministrare come giudice tutte le

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quali spesso partecipava anche il Cardinale protettore Farnese, con cadenza settimanale più o meno regolare. Il 1586 segnò l’apice del cursus honorum di Girolamo Mattei che, sistemate alcune formalità a inizio anno40, il 17 dicembre veniva creato cardinale41 con il titolo di Sant’Adriano, primo della sua scritture legali come ad esempio le questioni che sorgevano intorno alle tasse da riscuotere sui legati pii testamentari (AFSP, ARM. 49, E, 3), le lettere ai Commissari provinciali (alcune lettere ad Alessandro Romagnoli, Commissario per la Toscana sono in AFSP, ARM. 3, A, 110, cc. 19 r; 136- 137; 172- 173; 232 r) e la maggior parte dei decreti emessi dai Deputati. 40 AAM, Mazzo 495, «Girolamo M. Breve di Sisto V extra tempore nel quale concede licenza di poter conferire al medesimo tutti e quattro gli ordini minori in un sol giorno, 5 gennaio 1586; Mons. Girolamo M. Breve di Sisto V extra tempore dove concede licenza di poter conferire al medesimo tutti e quattro gli ordini sacri in tre giorni di festa, 5 gennaio 1586; Girolamo card. Lettere patenti e dimissorie dei quattro ordini minori conferiti al suddetto in Roma da mons. Pierbenedetti governatore di Roma, 1 aprile 1586; Dimissoria della collazione di due ordini Sacri, suddiaconato e diaconato spedita in Roma, 24 novembre 1586». 41 Lo stesso Girolamo informa la Granduchessa Bianca Cappello dell’avvenuta nomina: «Ser.ma Sig.ra mia oss.ma. Non ho voluto mancare per l’osservanza ch’io porto all’A. V. Ser.ma di darle aviso della benigna demostratione che è piaciuta a N.S.re di far di me con l’havermi hora creato Cardinale insieme con questi altri Ill.mi ss.ri persuadendomi le debba ciò esser grato per la molta affetione ch’ella per sua bontà ha continuamente mostrata a me, et al s.r Ciriaco mio fratello di che ne le restiamo ambedue con tutta casa nostra con quell’obbligo, che le dovemo; certificandola che il contento ch’io sento di questa dignità mi si anderà tutta via accrescendo se con il mezzo di essa, io potrò mostrare all’AV. la particolar devotione che le ho continuamente portata: a che fare restarà ella servita di darmene occasione con spesso favorirmi de suoi commandamenti. Et per fine di questa a lei bacio humilmente le mani, et prego dal s.re Dio vera felicità. Di Roma li xvii di xbre 1586. Di A.V. ser.ma. Devotissimo servitore. Hier. Matthei Car.le. GranDuchessa di Toscana» (ASF, Mediceo del Principato, filza 5946, c. 794 r, Lettera del cardinale Girolamo Mattei a Bianca Cappello, 17 dicembre 1586; anche Ciriaco Mattei scrisse alla Duchessa per rallegrarsi dell’avvenuta nomina: «Ser.ma Sig.ra Prna mia Col.ma. Perché la somma benignità di V. A. Ser.ma oltr’il merito della devotissima et humilissima servitù mia, m’assicura, che le doveranno piacere le prosperità di Casa mia, non ho voluto mancare di dar conto a V.A. della promotione al cardinalato, con la quale N. Sig.r ha voluto honorare Mons. Ill.mo mio fratello et la Casa mia, significandole, che per questa dignità accresciuta, s’augumenta ancora in tutti noi, l’animo et la speranza, di poter in qualche parte, sodisfare all’obligo infinito, che habbiamo di servirla. Resta che V.A hora più che mai si degni di favorirci de suoi comandamenti, si come sonno desiderij ardentissimamente da ciaschedun di noi, reputandoci a favore singularissim. ogni volta che potremo eseguirli. Fra tanto do et prego a V.A. queste bone feste, che N. Sig.r le ne lasci godere molte altre apresso, con quella salute che ell’istessa desidera, et a V.A. Ser.ma humiliss.te faccio riverenza. Di Roma li 20 di xbre 1586. D.V.A. Ser.ma. Humilissimo et devotissimo s.re, Ciriaco Mattheij» (ASF, Mediceo del Principato, filza 5946, c. 795 r, Lettera di Ciriaco Mattei a Bianca Cappello, 20 dicembre 1586). Il cardinale Ferdinando de Medici invece informò il fratello Francesco I: «Nostro Signore nel consistorio di stamane ci ha dati otto cardinali, cioè Lenoncort per Francia, Colonna per Spagna, Turino per Savoia, suoi Ascoli, Gallo, Sarnano minore conventuale, Mattei auditore et Justiniani tesoriere» (Il carteggio del cardinale Ferdinando de Medici, a cura di Gigliola Fragnito e Paola Volpini, Vol. II 1585- 1587: Roma, 17 dicembre 1586, il cardinale Ferdinando de Medici al granduca Francesco I a Firenze, http://www.enbach.eu/it/content/carteggio-del-cardinale-ferdinando-de-medici). Notizia della nomina si coglie anche nelle cronache degli Avvisi di Roma del 10, 13 e 20 dicembre 1586 (BAV, Urb. Lat. 1054), e da una fonte insolita si apprende della munificenza del neo eletto cardinale (il Maestro delle cerimonie pontificie Paolo Alaleone di Branca, 1582- 1638, ricorda l’evento e l’insolita prontezza con cui il Mattei gli fece dono di alcuni denari all’epoca della sua creazione, concludendo che questi «et debit bonum principium; qui cito dat, bis dat», citazione in L. CAETANI, Vita e Diario di Paolo Alaleone de Branca, maestro delle cerimonie pontificie: 1582- 1638, Società romana di storia patria, Roma 1893, p. 33). Anche il letterato di origini pistoiesi Bonifacio Vannozzi scrisse a Ciriaco Mattei per congratularsi dell’avvenimento: «Se ben altri m’ha prevenuto, nell’uffitio della penna, ra’legrandosi con V. S. Illustrissima prima di me, della degnità et grado conferito ultimamente da N. Signore à Monsignore Illustrissimo Fratello di lei, non sono già stato prevenuto certo, in quello dell’animo, col quale so molto bene d’haver fatto il debito di buon servitore […] facciami gratia di credere, che io le sia tanto servitore, quanto a esserle tale, m’obliga il debito, ch’io tengo al Signor Cardinale Illustrissimo suo Fratello, per la singolare benignità sua verso di me, la quale com’è stata straordinaria, ha costituito me debitore di straordinaria obbligatione, alqual debito m’ingegnerò d’andar sodisfacendo, servendo alle Signorie Vostre Illustrissime». Questa ed altre lettere inviate al cardinale Mattei stesso e al familiare Perinto Luti si trovano nella raccolta di Lettere Miscellanee del Signor Bonifacio Vannozzi (Venezia 1606, p. 13), una sorta di trattato sull’arte dell’ufficio di segreteria e del mezzo epistolare connesso (M. GIULIANI, Il segretario

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famiglia, e del ramo dei Mattei di Sant’Angelo, ad ascendere a tale onore. È probabile che a favorire la nomina fosse stata anche la storia familiare di Girolamo, discendente di un influente cardinale quale Guglielmo d’Estouteville (la cui figlia Caterina era andata in sposa a Saba Mattei, bisnonno di Girolamo) e di papa Alessandro VI Borgia (attraverso Giulia Matuzzi, sua nonna paterna)42. Alcune fonti riferiscono delle difficoltà create dal cardinale Luigi d’Este alla nomina a cardinale del Mattei, causate da vecchi rancori43. Sembra che solo per i buoni uffici della famiglia Mattei tutta nei confronti del Duca di Ferrara Alfonso fratello di Luigi, e per l’intercessione di questi presso Sisto V, che Girolamo ottenne infine il cardinalato proprio qualche giorno prima della morte del cardinale d’Este avvenuta il 30 dicembre 158644. Sull’importanza dell’ottenimento della porpora e del ruolo di Girolamo come fondatore del prestigio familiare, sono illuminanti le parole di un contemporaneo, il nobile Giovanni Pietro Caffarelli, autore di una raccolta di notizie storiche riguardanti le più importanti famiglie romane del tempo: «Hieronimo come quello che a portato alla casa honori utili et dignita questo prima fu referendario abbreviatore, chierico de camera, Auditore della Camera et finalmente da papa Sisto V fatto cardinale […]»45. e l’arte del “particolarizzamento”. Bonifacio Vannozzi e le corti di Torino, Roma e Firenze in Essere uomini di lettere: segretari e politica culturale nel Cinquecento, a cura di Antonio Geremicca e Hélène Miesse, Franco Cesati, Firenze 2016, pp. 189- 199). 42 Simona Feci osserva come l’accorta politica matrimoniale di Ludovico I Mattei abbia premiato i suoi discendenti con una nomina cardinalizia già nel 1586, mentre il ramo di Paganica avrebbe raggiunto l’obiettivo solo con Gaspare Mattei, insignito della porpora cardinalizia nel 1643 (FECI, cit., p. 86). 43 Secondo il Cardella, che si rifà ad una notizia trovata in un esemplare manoscritto della Vitae et Elogia Summorum Pontificorum et Sanctae Romanae Ecclesiae cardinalium di Teodoro Ameyden, Girolamo, nella veste di Auditore di Camera, aveva preso la decisione di far abbattere una pericolosa orsa, proprietà dell’Este, che aveva ucciso un fanciullo: «il Cardinale Luigi d’Este teneva avvinta ad una catena un’orsa presso alla porta del proprio palazzo. Avvenne per tanto, che scherzando un giorno un fanciullo coll’orsa, questa ricordevole dell’antica ferocia, avventatasegli addosso, disgraziatamente l’uccise. Ciò risaputo dal Mattei, che era Uditore della Camera, e che abitava non guari discosto dal palazzo del Cardinale d’Este, diede ordine, che con un colpo di archibugio si uccidesse quel fiero animale. Dispiacque all’estremo una tal’azione al d’Este, non già per la morte dell’Orsa, come afferma l’Amydenio, ma perché il Mattei aveva ciò fatto eseguire senza sua permissione, quale noi forte dubitiamo, che forse non averebbe ottenuta dal cardinale, e per questo motivo forse non la cercò, mentre l’Amydenio parlando di questo avvenimento dice, che il Cardinal d’Este, Ursam in deliciis habebat. Da quel momento in poi mostrò il d’Este costante opposizione al Mattei […]» in L. CARDELLA, Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa scritte da Lorenzo Cardella parroco de’ SS. Vincenzo, ed Anastasio alla Regola in Roma, in Roma bella Stamperia Pagliarini, 1793, Tomo V, pp. 256- 257). Un’altra volta, nel giugno 1580, il Mattei era stato incaricato da Papa Gregorio XIII di riprendere il pessimo comportamento di un familiare del cardinale D’Este ma non gli venne concessa deliberatamente alcuna udienza, nonostante il cardinale fosse in casa, e, segnalata l’irriverenza al Papa, il porporato fu costretto a lasciare Roma per alcuni mesi, riparando a Padova (BAV, Boncompagni D.5, cc. 123 r- 125r, v. Appendice documentaria, doc. III). 44 «Ciò per tanto, che non fece il Cardinale d’Este, lo fece il Duca di Ferrara, a cui si rivolsero i congiunti del Mattei, ai quali non essendo riuscito di placare l’animo del Cardinale, si riconciliarono con quel Principe, che stomacato dalla soverchia durezza del cardinale d’Este, e soddisfatto appieno dell’ufficio passato seco lui dalla Casa Mattei, e dai Congiunti di essa, supplicò a viva istanza il Pontefice a volersi degnare di ascrivere Girolamo nel Sacro Collegio» in CARDELLA cit., pp. 257- 258; l’aneddoto è ripreso anche da G. B. MORONI, Dizionario di erudizione storicoecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Tip. Emiliano, Venezia 1840- 1878, vol. 43, pp. 297 ss . Una traccia di tale «ufficio» potrebbe essere quanto già segnalato a pagina 7). 45 CAFFARELLI, cit. cc. 185 r- 185 v. Il Caffarelli, esponente di una delle più antiche famiglie romane, come per sua stessa ammissione, era imparentato con i Mattei («Resta dichi de Alesandro Mattej Il vecchio io non lo conosciuto ma

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Le fonti tramandano dell’alta stima in cui era tenuto dal pontefice per la sua erudizione nella dottrina ecclesiastica e giuridica. Nel Breve al Doge del 17 dicembre 1586, Sisto V descriveva i nuovi cardinali eletti, Girolamo Mattei e Benedetto Giustiniani quali «viri in iuris tum civilis tum canonici doctrina exercitatissimi inque omnibus negotiis magna semper cum integritate et laude versati»46 . Nella nuova organizzazione del collegio cardinalizio per congregazioni, il Mattei venne assegnato spesso alle questioni contingenti più spinose: ad esempio fu tra i pochi confidenti del papa riguardo un trattato anti-inglese stretto con Filippo II di Spagna nel 1587, ma reso noto solo nel 158847. Fin dalla sua investitura Girolamo venne accolto dalla famiglia di Sisto V48, che continuò a frequentare anche dopo la morte del pontefice49, e stretti rapporti furono mantenuti da Giovanni Battista con i giovani Peretti come testimoniano le fonti in numerose occasioni50. la moglie che a me era zia carnale cognobbi benissimo dico che Alessandro ebbe per moglie Emilia Mazzatosta questa Emilia fu a mia matre sorella carnale ma de matre et non de patre essendo figlia a pauolo mazzatosta qual morese nel 1527 nel sacco di Roma combattendo questo pauolo prima ebbe per moglie Vituria de massimi a mia matre matre qual poi piglio Honofrio S.ta Croce il vecchio a mia matre patre per marito secondo et così sta il parentato» in Idem, c. 185 r) ed apparteneva all’Arciconfraternita del Gonfalone, della quale fu molte volte Guardiano (nel 1595; nel 1596 e 1597 con monsignor Alessandro Mattei; nel 1598 con Asdrubale Mattei e nel 1600, v. S. PAGANO, L’Archivio dell’Arciconfraternita del Gonfalone. Cenni storici e inventario, Collectanea Archivi Vaticani n. 26, Archivio Vaticano, Città del Vaticano, 1990, pp. 188- 190, 195, 232, 274, 318). I Caffarelli erano imparentati con i Mattei anche attraverso Drusilla Mattei, sorella di Muzio, che era andata in sposa a Prospero Caffarelli nel 1562 (alla nobildonna è dedicato un componimento poetico in M. MANFREDI, Per donne romane rime di diversi raccolte, et dedicate al signor Giacomo Buoncompagni da Mutio Manfredi, Per Alessandro Benacci, Roma 1575, pp. 69- 70). 46 L. VON PASTOR, Storia dei Papi nel periodo della riforma e restaurazione cattolica: Sisto V, Urbano VIII, Gregorio XIV e Innocenzo IX (1585- 91), Desclèe, Roma 1955, Vol. X, nota 1, p. 173). Una simile celebrazione delle doti del Mattei si trova nelle cronache dell’ordine francescano di Luca Wadding: «Anno Christi 1586, Sixti V anno 1 et 2., Rodulphi II anno 10, ordinis minorum anno 379 […] Diaconus vero Cardinalis s. Adriani titulo creatus est Hyeronymus ex nobili Matthaeorum familia romana progenitus, qui praeter sui generis splendorem in peritia iurisprudentiae summe eminebat. […]» (L. WADDING, Annales Minorum seu Trium Ordinum a S. Francisco institutorum, Tomo XX, Roma 1733, p. 55). 47 «Noverit V. S. S.mum D. N. pepigisse fedus ante aliquot menses cum rege Ispaniae adversus reginam Angliae: quod quidem adeo hucusque occultavit, ut nec unus ex cardinalibus a S. Stà cognoscere potuit. Detegit tamen ante 4 dies uni vel alteri cardinali et praesertim cardinali Matteo Romano» in VON PASTOR, cit., Vol. X, p. 314, nota 2. 48 Il Mattei, di fresca nomina cardinalizia, nel febbraio 1587 si trovava a festeggiare il carnevale in compagnia del papa, del cardinale Montalto e altri come riferito in una lettera di Attilio Malegnani, agente del Duca di Mantova, del 4 febbraio 1587 (ASM, Archivio Gonzaga, b. 947, fasc. I, cc. 63- 64; la notizia è anche negli Avvisi di Roma, v. BAV, Urb. Lat. 1055, c. 53 r, 7 febbraio 1587, in riferimento a qualche giorno prima: «In casa del Governatore stava la sorella del Papa con il parentado (?), et con li Card.li Medici, Padova, Iustiniani, Mattei e Montalto […]»). 49 Tra le mance distribuite in occasione del Natale del 1597 e 1598 dal cardinale Mattei, appaiono i palafrenieri del cardinale Montalto e gli staffieri del marchese Peretti e della zia Camilla (AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori, cc. 1 v e 19 v). 50 Nel settembre 1607, Giovanni Battista partecipò ad un viaggio a Napoli in compagnia dei cardinali Del Monte e Montalto, del principe di Venosa e del Contestabile Colonna (Z. WAŹBIŃSKY, Il cardinale Francesco Maria del Monte (1549- 1626), Olschki, Firenze 1994, tomo I, p. 192); l’11 agosto 1610 era a pranzo «nel giardino del Gran Duca» con i cardinali Del Monte, Montalto e Gonzaga e il 9 aprile 1614 ospitò i fratelli Peretti per un banchetto nella sua villa al Celio (ORBAAN cit., pp. 176 e 218). Nel suo testamento del 5 giugno 1624 infine, Giovanni Battista ricorda con parole di ossequio i due prelati ed il principe Peretti, lasciando loro in eredità due opere della sua collezione («Item lascio all’Ill.mo S.r Cardinale del Monte come unico mio Signore, et Padrone il quadro di S. Gio: Battista del Caravaggio. Item lascio all’Ill.mo S.r Card.le Montalto mio Sig.re, et Padrone per l’amicitia, ch’hò hauto con S. Sig.ria Ill.ma, il quadro di S. Stefano, che stà sopra la mia porta. Item lascio all’Ecc.mo Sig.r Prencipe Peretti similm.te per l’amicitia, ch’hò tenuto con S.E., il quadro della Madalena» in E. SCHRÖTER, Caravaggio und die Gemäldesammlung der Familie Mattei. Addenda und Corrigenda zu den jüngsten Forschungen und Funden in “Pantheon”, 53. 1995, doc. 3, p. 83.

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Il cardinale Mattei venne assegnato anche alla commissione per la pubblicazione di una nuova edizione delle Decretali insieme ai cardinali Pinelli e Aldobrandini51, e fu tra i candidati alla carica di Camerlengo52 e di Ambasciatore in Polonia per favorire la pacificazione dopo la guerra del 1586’8753. Nello stesso anno riceveva due importanti commende: quella dell’Abbazia di Nonantola nel Modenese, succedendo al cardinale Guastavillani54, e quella dell’Abbazia di Sant’Angelo del Castro di Lamoli, dalle quali il cardinale percepiva importanti rendite finanziarie, insieme alle diaconie delle chiese di Sant’Agata dei Goti, di Santa Maria in Cosmedin e di Sant’Eustachio (1588) 55, fino a quella della chiesa di San Pancrazio (1592). Il 1588 rappresentò un altro anno fondamentale per il Mattei, che con due nuove importanti nomine stabilì fermamente la sua importanza in seno al collegio cardinalizio: egli entrò a far parte della Congregazione del Concilio insieme ai cardinali Tolomeo Gallio, Girolamo Rusticucci, Antonio Carafa e Stefano Bonucci, con il compito della revisione degli atti dei concili provinciali e, più in

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In seguito vi sarebbero stati affiliati anche il cardinale Ascanio Colonna, il vescovo Lucio Sasso e gli Uditori di Rota Lorenzo Bianchetti, Francesco Pena, Pompeo Arrigoni e Serafino Olivario ma, nonostante le frequenti sedute, i lavori non pervennero alla fine durante la vita di Sisto V (VON PASTOR, cit., Vol. X, p. 165). 52 Il cardinale Ferdinando de’ Medici, in una lettera al fratello Francesco I, scriveva che il Papa aveva deciso di mettere in vendita l’ufficio del Camerlengato per 40.000 scudi designandone concorrenti Cornaro, Giustiniani, Caetani e il Mattei. Il Medici dichiara che la sua preferenza per l’ultimo candidato coincideva con quella del papa stesso («li tre primi si aiutano con tutte le maniere, ma Sua Santità inclina solo a Mattei») ma in una missiva di qualche giorno dopo racconta dell’aggiudicazione della carica da parte del Caetani, dopo che sia Cornaro che il Mattei avevano deciso di ritirarsi dalla competizione (in Il carteggio del cardinale cit., Vol. II, Lettere del 31 agosto e dell’11 settembre 1587 al granduca Francesco I). 53 Al suo posto venne scelto il cardinale Ippolito Aldobrandini, futuro Clemente VIII (S. TABACCHI, Girolamo Mattei in Dizionario Biografico degli italiani, vol. 72 (2008), ad vocem). 54 Il cardinale prese possesso dell’Abbazia attraverso un suo servitore, tale Giulio Cesare, il 6 settembre 1587 (AAM, Mazzo 49, Copialettere di Nonantola 1587- 1588) e versò 1600 scudi agli eredi Guastavillani per la collazione della commenda (AAM, Mazzo 515, Dare-Avere 1588- 1594, voce del 27 giugno 1588). Sono conservati nell’Archivio Antici Mattei 6 registri di copialettere che testimoniano l’attività del Mattei nell’amministrazione dei beni dell’abbazia e i rapporti a questo fine intessuti con i nobili del posto, con una attenzione particolare al mantenimento scrupoloso di tutti i documenti d’archivio conservati presso il monastero. Durante il suo abbaziato il cardinale portò a compimento il cornicione in mattoni delle due nuove sagrestie, costruite a partire dalla fine del ‘400 per volere di Carlo Borromeo, precedente abate commendatario di Nonantola, anche se i documenti non sono molto chiari a riguardo. È noto invece che l’erede di Girolamo Mattei, monsignor Alessandro suo nipote (in carica dal 1603 al 1621), donò l’altare e la pala di San Carlo dipinta da Annibale Carracci (R. FANGAREZZI, G. MARCHESI, Nuovi documenti per la storia dell’Archivio Abbaziale di Nonantola tra XIII e XX sec. in “Benedictina”, fasc. n. 1, 2003, pp. 89- 135, in particolare nota 5 pp. 91- 92). Nei copialettere si nominano spesso lavori commissionati dal Mattei ma si tratta solitamente, ad esempio, di opere di ingegneria idraulica o di costruzione delle case dei mezzadri (come ad esempio nel 1599, quando il cardinale scriveva a Francesco Baroncino, suo procuratore a Nonantola: «quelle cose, che importano necessità alle case dei mezzadri fatele fare, avertendo solo, che non si taglino in modo niuno legni nelle terre dell’abatia, ma comprateli (…)» in AAM, Mazzo 488, Copialettere di Nonantola anno 1599, 16 gennaio). 55 AAM, Mazzo 496, «Bolla di Sisto V che conferisce al card. Girolamo Mattei la commenda del monastero e abbazia di S. Silvestro ordine di S. benedetto di Nonantola, 1587; Breve di Sisto V nel quale condona tutti li elusi dovuti alla Chiesa Romana della commenda del monastero di S. Silvestro di Nonantola, 1587; Bolla di Sisto V con la costituzione della commenda del Monastero e Abbazia di Sant’Angelo del Castro di Lamoli del ordine dei Benedettini; Bolla di Sisto V per la concessione del titolo della Diaconia di S. Agata, 1587; Bolla di Sisto V che concede la facoltà al Cardinale di poter conferire diversi benefici e commende sottoposte all’Abbazia di S. Silvestro di S. Silvestro con diverse clausole, 1587»; AAM, Mazzo 495, «Bolla di Sisto V del titolo di diaconia di S. Eustachio 1588».

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generale, della promozione dell’attuazione delle riforme fissate dal Concilio di Trento56; e venne nominato Protettore dell’ordine francescano57. I Mattei erano già legati all’Ordine e in particolare il ramo del Rione Sant’Angelo alla chiesa di Santa Maria in Ara Coeli sul Campidoglio, dove sia Alessandro che il fratello Paolo Mattei avevano stabilito la loro sepoltura nelle due cappelle dedicate a San Matteo e alla Pietà, decorate rispettivamente da Girolamo Muziano e Cristoforo Roncalli58. Nel 1610 inoltre, alcuni anni dopo che il feudo di Giove ebbe ottenuto l’elevazione a Marchesato, Asdrubale Mattei si accordò con la comunità del luogo per costruire, poco al di fuori del centro abitato, un convento con chiesa annessa destinato ai Frati Minori Osservanti Riformati59. A fine anno la questione della successione al trono di Francia investì la politica europea e costrinse il papa Sisto V ad istituire diverse congregazioni per il controllo della crisi. Alla Congregazione di Francia (costituita il 10 gennaio 1589 dai cardinali Mattei, Santori, Facchinetti, Lancellotti, Pinelli60) venne inizialmente affidato il compito di decidere come agire nei confronti di Enrico III in quanto mandante dell’assassinio del fratello Enrico duca di Guisa e del fratello cardinale Luigi. In seguito alla morte dell’omicida (agosto 1589) e all’inizio delle ostilità per la successione al trono francese, al quale aspirava l’ugonotto Enrico di Navarra contro il volere della Lega Cattolica, la Congregazione divenne il centro nevralgico dell’elaborazione della politica pontificia in Francia, continuando a riunirsi stabilmente anche sotto i successori di Sisto V61. Sembra che il Mattei fosse

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VON PASTOR, cit., vol. X, p. 185. AAM, Mazzo 495, «Breve di Sisto V nel quale constituisce e deputa per protettore dell’ordine dei Minori osservanti di S. Francesco il suddetto card.le, 26 ottobre 1588». Luca Wadding specifica che il cardinale venne eletto in febbraio, dopo rinuncia del cardinale Ferdinando de Medici: «Anno Christi 1588, Sixti V anno 3 et 4, Rodulphi II anno 12, ordinis minorum anno 381. XL. Hieronymus Cardinalis Matthaeius romanus supremus ordinis Patronus, ob resignationem sacrae purpurae Pontifici factam a Ferdinando Cardinali Medices mox eiusdem ordinis protectore, renunciatus: Cum ordo die XXI Februarii, decreta aliquot edidit pro eisdem reformatis» (WADDING, cit., pp. 216217). Il ruolo del Cardinale Protettore consisteva nel «convening and presiding over the general chapters and congregations of the orders when they met in Rome, defending the order’s interests at meetings of congregations of cardinals or with the pope himself, and even defending individual members of the order who felt they had been mistreated by their superiori or general. […] The initiative in designating a protector could lie with the religious orders, especially when there were personal links between the cardinal and the order whose interests were confided to him […]; but papal influence could also be decisive […]», v. O. PONCET, The Cardinal-Pprotectors of the crowns in the Roman curia during the first half of the Seventeenth century: the case of France in Court and politics in papal Rome: 14921700, edited by Gianvittorio Signorotto and Maria Antonietta Visceglia, Cambridge Univ. Press, Cambridge 2002, pp. 159- 160. 58 Per la trattazione dell’argomento rimando al Capitolo IV. Altre cappelle intitolate a diversi membri della famiglia Mattei si trovano in San Francesco a Ripa (terza cappella a sinistra) e in Santa Maria della Consolazione (cappella di Giacomo Mattei, affrescata da Taddeo Zuccari entro il 1566). 59 Costanza Gonzaga passò gli ultimi anni della sua vita in questo convento, dove morì il 7 marzo 1651, e venne sepolta nella cappella dedicata al beato Luigi Gonzaga v. E. PARIS, Il cantiere del convento di Santa Maria del Bambin Gesù di Giove. Notizie sulle maestranze impiegate e sul connubio Mattei- Gonzaga in “Ricerche umbre”, 6/ 2016, pp. 204211. 60 Nel gennaio 1591 vennero aggiunti alla Congregazione i cardinali Sfondrato e Caetani, in aprile Cornaro e Del Monte (M. T. FATTORI, Clemente VIII e il Sacro Collegio 1592- 1605. Meccanismi istituzionali ed accentramento di governo, Anton Hiersemann ed., Stuttgard 2004, p. 22- 23) 61 L’ambasciatore Conte di Olivares nel marzo 1590 aveva chiesto in udienza al papa di pronunciare la scomunica dei cattolici fautori di Navarra, minacciando l’allontanamento della corona spagnola dalla Lega. Il Mattei fu tra i pochi a non voler ammettere le minacce spagnole («Il cardinal Mattei espresse la sua meraviglia che perfino il re di Spagna, il quale pretendeva di essere il protettore dei cattolici, si accingesse a procedere in questa guisa con la protesta, con il che 57

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tra i candidati alla nomina come ambasciatore in Francia, a supporto delle forze cattoliche, ma essa fu osteggiata dall’ambasciatore spagnolo Enrique Guzmàn Conte de Olivares, finché nel settembre 1589 gli fu preferito il camerlengo Enrico Caetani62. Con la morte di Sisto V e la rapida successione sul trono pontificio, tra settembre 1590 e febbraio 1592 di Urbano VII, Gregorio XIV e Innocenzo IX, il Mattei assunse un ruolo importante negli organismi curiali, diventando prefetto della Congregazione del Concilio nel 1591 (incarico che avrebbe mantenuto fino alla morte)63 e fu membro di una Congregazione speciale istituita per decidere della concessione o meno al duca di Ferrara Alfonso II d’Este, privo di eredi diretti, la facoltà di disporre per via testamentaria la successione al Ducato64. Alla Congregazione venne si renderebbe scismatico» in VON PASTOR, cit., vol. X, p. 261), ed il suo comportamento colpisce in particolare se si pensa che il suo nome appare nella lista di beneficiati della corona spagnola negli Avvisi di Roma: «[5 ottobre 1591] Il Conte di Olivares per interesse del suo Re ha sparso voce qua, che quella corona assegna per più di mille scudi per uno di Badie, et pensioni in Sicilia, et Spagna alli Cardinali Simoncello, Sauli, Spinola, Gesualdo, Rusticucci, Gonzaga giovane, Mattei, Dezza, Alano et Gaetano» (in BAV, Urb. Lat. 1059, parte II, c. 299 v; a c. 311 r c’è una lista delle «Pensioni di Spagna» dalla quale risulta che il Mattei fosse beneficiato di 1500 scudi l’anno). A chiarire la questione, un altro Avviso del 25 novembre 1592 nel quale si racconta di benefici conferiti dal Re di Spagna ad alcuni cardinali, tra cui il Mattei, che «nella corte tengono nome di neutrali» (BAV, Urb. Lat. 1060, parte II, c. 702 v; lo stesso riferisce Paolo Paruta, diplomatico veneziano alla corte di Roma, il 7 novembre 1592: «[…] nel concistoro di ieri fu data una abbadia di buona rendita in Sicilia al cardinale Castruccio, con mille scudi di pensione al cardinale Mattei. Di questa, come degli altri benefizi di quel regno, ha il re di Spagna la denominazione, e si stima che abbia voluto gratificare questi cardinali, che nella corte tengono nome di neutrali, per acquistarseli con tale beneficio» in La legazione di Roma di Paolo Paruta (1592- 1595) in “Miscellanea di Storia Veneta”, vol. 7, 1887, p. 12): è probabile che tali regalie mirassero a conquistare il favore dei beneficiati («Non è semplice attribuire ai cardinali una appartenenza ad una fazione della corte romana. Ad alcuni infatti era attribuita dalla corte una etichetta che non sempre riassumeva gli atteggiamenti e gli orientamenti complessi dei singoli porporati» in FATTORI, cit., p. 33). 62 Lancellotti, Aldobrandini e Mattei vennero scartati da Olivares, che propendeva per Madruzzo, Galli, Pinelli o della Rovere (VON PASTOR, cit., Vol. X, p. 241). 63 I cardinali di questa Congregazione avevano il compito di vigilare sull’osservanza pratica dei decreti tridentini, dei quali fornivano l’interpretazione ufficiale, potendo anche ciascuno di essi rispondere personalmente ai dubbi loro proposti che non fossero troppo gravi (N. DEL RE, La Curia romana: lineamenti storico- giuridici, Libreria editrice Vaticana, Città del Vaticano 1999, pp.161- 172). Il Mattei quindi ebbe modo di controllare il territorio e le attività delle diocesi attraverso la corrispondenza che intrattenne con molti vescovi ai quali, secondo quanto stabilito durante il Concilio di Trento, fu richiesto di risiedere stabilmente nella propria diocesi: con Jacopo Aldobrandini, vescovo di Troia, discuteva di questioni riguardanti i Frati Minori Osservanti della Provincia di Basilicata ed il loro comportamento nei confronti dei banditi del regno (lettere del 1593 in BAV, Cod. Borg. Lat. 67, cc. 44 r- 48 r, 49 v- 50 v) e nel 1595 lo assolveva per non aver mandato nel tempo debito la relazione della visita ad limina (Le carte strozziane del R. Archivio di Stato in Firenze, Inventario serie prima, a cura di Cesare Guasti e Gaetano Milanesi, Tipografia Galileiana, Firenze 1894, vol. 1, pp. 239- 240); Minuccio Minucci, arcivescovo di Zara (Dalmazia), si rimetteva al consiglio del Mattei per molte questioni riguardo il governo della sua diocesi, come ad esempio per quella del vescovo di Nona, monsignor Orazio Bellotti, il quale preferiva abitare a Zara a causa dell’insalubrità dell’aria di Nona e nel 1598 otteneva la dispensa dall’obbligo del de visitandis liminibus (per cui l’arcivescovo responsabile doveva riferire dello stato della sua chiesa alla Congregazione preposta recandosi a Roma- personalmente o attraverso un rappresentante- ogni tre anni, v. Atti pastorali di Minuccio Minucci Arcivescovo di Zara (1596- 1604), a cura di Alberto Marani, Thesaurus Ecclesiarum Italiae III, 2, Edizioni di storia e letteratura, Roma 1970): parte della corrispondenza è conservata nella Biblioteca del DHI (Roma), Codici Minucciani, Tomi I, III, IV e V, dal 1597 al 1601). Ancora, nel 1594, aveva presieduto la Congregazione che, su richiesta sollevata dal governo veneziano riguardo l’autorità del patriarcato di Aquileia sui canonici veronesi, aveva stabilito l’indipendenza dei Veronesi da tale sede episcopale: «ch’il vescovo di Verona pro tempore sia vescovo dei canonici, com’è del resto del clero e della città, et che habbia la giurisditione, c’hanno gl’altri vescovi nei capitoli de’ canonici» (30 luglio 1594, in La legazione di Paolo Paruta cit., vol. 8, nota 1, p. 386) 64 In questa occasione il Mattei si schierò fortemente a favore della devoluzione del Ducato alla Santa Sede (sostenuto da Aragona, Santori, Caetani, Aldobrandini, Pierbenedetti, Borromeo, Pepoli e Montalto) nonostante la buona

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chiesto dal papa Gregorio XIV, il 7 settembre 1591, di esaminare la questione dal punto di vista giuridico valutando della successione disposta a favore di un ramo cadetto degli Este, qualora ne fosse risultato alla Chiesa uno svantaggio evidente. Nonostante l’avversione dichiarata in particolare dai cardinali Mattei e Salviati, il papa decise di interpretare favorevolmente quanto disposto dalla Bolla, rispondendo irritato al Mattei che chiedeva a gran voce una votazione del collegio cardinalizio sulla questione65. Con l’elezione di Clemente VIII, il Mattei mantenne la sua importante posizione all’interno del Collegio cardinalizio66 e venne chiamato a far parte di una Congregazione di venti cardinali incaricata di risanare le finanze della Santa Sede (che andavano peggiorando pericolosamente a causa di una forte carestia e del sostegno finanziario accordato alla Lega Cattolica67). Non solo: per le sue competenze giuridiche venne assegnato, insieme al cardinale Paleotti, alla revisione delle norme sul conclave e del decreto sulla residenza dei vescovi68. Nell’ambito della Congregazione speciale di Francia, in seguito alla vittoria di Enrico di Navarra sulla Lega, la sua abiura e la ricerca di una riconciliazione con il Papa, Girolamo Mattei abbandonò gradualmente la sua posizione sfavorevole al francese e nel 1593 fu tra quanti accettarono di ricevere il suo nuovo ambasciatore (Enrico IV venne riconosciuto come re di Francia il 25 luglio 1595)69. disposizione di Gregorio XIV alle richieste del Duca che proponeva la successione degli Este di San Martino: i cardinali ebbero la meglio, anche grazie alla repentina morte del papa il 16 agosto 1591 (FATTORI, cit., pp. 102- 105). 65 «Adi 14 di settembre 91. Nella scritta Congregazione delli 13 Card.li Lancillotto, et Platta [?] furono per il Duca, Madruccio, Mondovi, et Verona dissero, che S. S.tà posseva concedere la investitura al Duca di Ferrara, ma che prima si facesse constare della evidente utilità, et necessità congrua, et proportionata della Chiesa alli Card.li, et non stare in cio assertioni Pontificis. Salviati, et Mattei replicaro assolutamente, che stante la Bolla di Pio V S. S.ta non posseva farlo, et del medesimo voto furono gli altri Card.li […] Hiermattina fu tenuto concistoro segreto a San Marco, ove il papa disse, che per essere dati a S. S.tà alcuni dubij da disputare alli 13 Card.li scritti, et trovata tra loro gran diversità, S. B.ne come arbitro, et Giudice supremo in questo caso dichiarava, che non entri, ne osti la Bolla di Pio V […] soggiunse quanto alla dimanda del Duca di Ferrara, che S. B.ne farà quel tanto, che sarà utile alla Sede Ap.ca, et che Iddio la ispirarà, al che fu risposto da Aragona, Santa Severina, salviati Mattei et da altri, in particolare creature di Sisto V, che non acconsentivano a questa investitura, confermando et ratificando con proteste il voto loro dato sopra ciò, al quale S.ta Severina disse, che chiamava il Car.le Camerlengo, acciò se ne rogasse per debito del suo ufficio, et nello esponere fatto da Mattei, che non era evidente necessità, S. B.ne con sdegno replicò di havere dichiarato di non volere il voto loro, et che il suo fosse troppo ardire, havendosi con segni di alteratione senz’altre repliche […]» (BAV, Urb. Lat. 1059, parte II, cc. 245 r- 246 r). Giova ricordare che in questi anni si va affermando una modalità di governo articolato per congregazioni cardinalizie, alle quali è affidato il compito di analizzare le questioni e predisporre diverse soluzioni, lasciando la scelta finale al Papa: il sistema per congregazioni va in parte a sostituire la funzione di consiglio tipica del Concistoro (FATTORI, cit. pp. 163- 192). 66 Della pubblica opinione sul cardinale Mattei, tra gli Avvisi di Roma si legge: «Card.le Mattei. Certo, che questo sig.re è in grandissima riputatione del Collegio de cardinali e di tutta Roma insieme» in BAV, Urb. Lat 1060, pt. 1, c. 86 r. 67 Già nel marzo 1591 alcuni cardinali, tra cui il Mattei, si erano opposti alla volontà del papa di prelevare dal tesoro di Castel Sant’Angelo mezzo milione di scudi da inviare alla Lega (infine vennero inviati 300.000 scudi alla Lega e 100.000 scudi alle comunità dello Stato Pontificio per l’acquisto di farina e grano, v. FATTORI, cit., p. 25). 68 Clemente VIII avrebbe affidato la stesura del decreto alla Congregazione del Concilio e a quella dei vescovi, che lavorarono insieme per tutto il mese di giugno 1595: dagli Avvisi di Roma si apprende che la seduta del 10 giugno avvenne in casa del cardinale Bonelli (FATTORI, cit., p. 242). 69 Nella decisione favorevole al riaccoglimento di Enrico IV nel cattolicesimo, un ruolo di primo piano ebbero Filippo Neri e l’ambiente dell’Oratorio e la famiglia de’ Medici, alle cui opinioni probabilmente il Mattei volle allinearsi essendo intimamente legato ad entrambi (M. CALVESI, Le realtà del Caravaggio, Einaudi, Torino 1990, pp. 288- 293; WAŹBIŃSKI, cit. pp. 123- 128).

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Nei primi mesi del 1592 il Mattei, in quanto Protettore dell’Ordine francescano, avviò su incarico del Papa alcuni lavori nel palazzo capitolino, detto Torre di Paolo III, per adeguarlo ad un prossimo soggiorno della corte pontificia. Ho potuto individuare nei registri contabili del cardinale pagamenti dalla fine del febbraio alla fine di aprile 1592 a diverse maestranze per lavori «nel palazzo d’Araceli» 70 : lavori che, secondo il desiderio di Clemente VIII, andavano completati con la ricostruzione in pietra del passetto che univa il palazzo capitolino a quello di San Marco, proprietà di Venezia e sede dei suoi ambasciatori ma spesso utilizzato dai papi come residenza alternativa a quelle Vaticana e del Quirinale71. Nel corso dell’esercizio della sua carica di Protettore, mantenuta fino al 160372, Girolamo fu molto vicino alla comunità francescana dell’Ara Coeli promuovendo in tempi diversi la ristrutturazione e il rinnovamento di alcune parti del Palazzo di Paolo III e del convento stesso, e dotandola di una nuova, indipendente forma di governo. Si occupò anche degli interventi nella chiesa e nel convento di San Francesco a Ripa, lasciando tra le sue ultime volontà un centinaio di scudi a finanziamento di tali lavori73. È probabilmente in occasione della vicenda del frate francescano Benedetto da San Fratello e del controllo del culto delle sue reliquie74, che il Mattei iniziò ad occuparsi di questo particolare aspetto 70

AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1588- 1594, voci dal 29 febbraio al 24 aprile 1592 (vedi Capitolo IV, paragrafo 4.2). È possibile seguire l’evolversi della vicenda attraverso la corrispondenza della legazione veneziana a Roma pubblicata in La storia del Palazzo di Venezia dalle collezioni Barbo e Grimani a sede dell’ambasciata veneta e austriaca, a cura di Maria Giulia Barberini, Matilde De Angelis d’Ossat, Alessandra Schiavon, Gangemi, Roma 2011, pp. 146- sgg. Per un approfondimento v. Capitolo IV, paragrafo 4.2. 72 Una delle sue prime decisioni, ad esempio, riguardò i requisiti per l’accesso alla carica di Padre Guardiano (aver preso i voti da almeno dieci anni, avere un’età minima di trenta anni etc.) e la riabilitazione a generale dell’Ordine del Padre Francesco Bonfigli da Gualdo (WADDING cit., Tomo XXIII, pp. 41- ss). Tra fine 1593 e inizi 1594 fu coinvolto nelle richieste avanzate dal governo veneziano di sottrarre i monasteri femminili al governo dei frati zoccolanti in favore del clero secolare, come testimoniano alcune lettere del diplomatico Paolo Paruta (il 3 luglio 1593 il diplomatico riferiva di aver ricevuto il benestare del cardinale Alessandrino ma di non essere ancora riuscito ad avere udienza dal cardinale Mattei; il 1 gennaio 1594 riferiva ai Dieci: «Ho parlato ancora, già sono ormai alquanti giorni, con l’ill. sig. cardinale Mattei, il quale mi disse che, del canto suo, sarebbe pronto a favorire l’intento di Vostra Serenità […] Ma per me credo che il più, che in tale negozio si sia per ottenere da esso cardinale, sarà che non vi si opponghi» in La legazione di Paolo Paruta cit., vol. 7, p. 257 e vol. 8, p. 164). 73 AAM, Mazzo 485, Esecuzione dei legati testamentari del cardinale Mattei, cc. 10 v- 11 r . Per il ruolo del Mattei nell’autorizzazione e avviamento dei lavori nella chiesa trasteverina, v. Capitolo IV, paragrafo 4.2. 74 La devozione nei confronti di Benedetto da San Fratello, frate francescano di origini africane ma vissuto tra la provincia di Messina e Palermo, iniziò subito dopo la sua morte avvenuta il 4 aprile 1589 nel convento palermitano di Santa Maria di Gesù. Su ordine del cardinale Mattei, attraverso una missiva del 26 dicembre 1591 indirizzata al padre guardiano del convento in cui si richiedeva massima riservatezza sulla vicenda, il 7 maggio 1592 il corpo del frate venne traslato dalla fossa comune dei fratelli e posto in un luogo appartato nella stessa sacrestia. L’anno seguente il Mattei comunicava all’arcivescovo di Palermo, cardinale Diego de Haedo, il suo desiderio di istituire il processo per la beatificazione del frate francescano e a Roma trovò appoggio nel cardinale siciliano Simone Tagliavia d’Aragona: nel 1594 ebbe luogo l’Inquisitio super Virtutibus et Miraculis di Benedetto da San Fratello. Nel 1611 la Sacra Congregazione dei Riti permetteva alla comunità siciliana di spostare il corpo del frate nella chiesa, non autorizzando né impedendone esplicitamente il culto («secretissimamente e senza sorte alcuna di publica ostentazione o demostratione») che continuò indefesso fino alla sua canonizzazione nel XIX secolo. Preme ricordare come tra i più ferventi sostenitori del frate, già prima della sua morte, c’era l’arcivescovo di Monreale Ludovico de Torres (secondo il frate Antonio da Nissoria, il de Torres aveva pregato di essere avvertito dell’imminenza del transito del frate per potervi assistere, v. G. FIUME, Il santo moro. I processi di canonizzazione di Benedetto da Palermo (1594- 1807), Francoangeli ed., Milano 2002, p. 70). I De Torres erano imparentati con i Mattei per il matrimonio che era stato 71

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della devozione cattolica. Sulla scia della riscoperta del cristianesimo delle origini, degli Annales di Cesare Baronio (di cui il cardinale possedeva sicuramente una copia75) e della frequentazione degli ambienti catacombali76, Girolamo ed i fratelli Mattei si appassionarono alla questione della ricerca ed esportazione da Roma delle reliquie di santi martiri già dal 1593 attraverso Giovanni Battista Cavagna, che il Mattei in quegli anni metteva in contatto con il vescovo Carlo Bascapè, e responsabile del trasferimento a Novara di alcuni resti di santi e martiri scavate nelle catacombe romane a fine secolo. Intanto i tre fratelli Mattei, con la morte della madre Emilia nel 159177 e quella dello zio Paolo il 4 marzo 159278, entrarono in possesso di una consistente eredità che mantennero sostanzialmente celebrato tra Giulia Mattei, figlia di Ciriaco (fratello di Girolamo ed Asdrubale) e Giovanni De Torres, fratello di Ludovico I arcivescovo di Monreale: investitura che avrebbe ereditato il nipote Cosimo. I buoni rapporti tra le due famiglie sono attestati dalla scelta di Fernando De Torres, padre di Giovanni, di scegliere Ciriaco e Girolamo Mattei come suoi esecutori testamentari in due atti del 1577 e del 1590 (AC, Archivio Urbano, sez. I, Alphonsus de Avila (tomo 868), 7 febbraio 1577) e lo stesso Ludovico I nel 1609affidava l’amministrazione dei suoi beni, tra gli altri, a Ciriaco Mattei (V. ABBATE, “Torres adest”. I segni di un arcivescovo tra Roma e Monreale in “Storia dell’arte”, 116/117. 2007, pp. 19- 66, p. 19). All’arcivescovo de Torres, il cardinale Mattei lasciava per testamento un «Horologium magnum» (in ASR, Notai Tribunale A.C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1774, c. 544 v). 75 Il 14 aprile 1599 venivano pagati 0.50 scudi ad un libraio «che legò l’80 libro degli Annales del Baronio per legatura, et fettuccie» (AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598). 76 Il 22 novembre 1599 il cardinale Mattei partecipò, insieme a molti altri, alla cerimonia di riposizione del corpo di Santa Cecilia ritrovato durante i lavori di restauro della chiesa (il suo nome appare nella Historia del Bosio, Historia passionis Sanctae Ceciliae Virginis, Valeriani, Tiburtii et Maximi martyrium nec non Urbanii et Lucidi pontificum et martyrum vitae, Roma per Stefano Paolino 1600, p. 119, 121, 12; nella cronaca delle monache benedettine, Le cronache di Santa Cecilia. Un monastero femminile a Roma in età moderna, a cura di Alessia Lirosi, Viella, Roma 2009; e nel manoscritto anonimo in cui si conserva la cronaca dell’evento, v. BAV, Fondo Chigi, N. III. 60, Discorsi e relationi diverse, c. 430 v). 77 « E a di 7 di giugno scudi 293 moneta pagati al s.r Luigi Visconti suo maestro di casa disse per saldo di scudi 661: 20 di tutta la spesa fatta nello scorruccio per la morte della felice memoria della s.ra Emilia sua madre___ scudi 293» (in AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1588- 1594, 7 giugno 1591). 78 «Pauolo Mattei qual con me è stato benissimo conosciuto homo quando morse de 70 anni ricco de X m. ducati et piu de entrata qual ebbe per moglie la s.a Tutia Colonna con la quale solo un figlio chiamato Hipolito ce ebbe qual morse putto assai_ questo Pauolo compro il castello de Antoni loco de 25 in 30 fochi ne confini d’Abruzzo et il papa et questo e il primo castello che casa Mattei abbia havuto qual Pauolo alla sua morte lascio con tutta la sua robba alli nepoti figli di Alessandro come sotto quel ramo più avanti diro questo Pauolo era un vecchio di stima veneranda savio et come ho detto ricco che così stima in casali, case et lochi di monte il suo avere et questo castello da lui comprato la Abbitatione di questo Pauolo era pur nella sudetta Isola che di Asdrubale è oggi fu demolita fin a fondamenti et fattoce quel principio de fabrica cosi sontuosa come se vede incontro la porticella di s.ta caterina de funari […]» (CAFFARELLI, cit., cc. 184 v- 185 r). Paolo Mattei, con testamento rogato il 19 febbraio 1592, lasciava ai tre nipoti tutte le sue ricchezze, individuando come esecutori testamentari i nipoti Girolamo Mattei e Girolamo Pamphilj. Nel documento si specifica a proposito di Girolamo Mattei: «Al detto S.r Cardinale Matthei il detto S.r testatore lascia la sua parte che disse havere nella casa overo palazzo dove detto S.r Cardinale al presente habita contiguo alla casa dove al presente habita esso S.r Testatore et alla casa del S.r Jacomo Matthei buona memoria che hoggi dì è dell’Ill. S.r Mutio Matthei et alla casa dove habitano detti S.ri heredi universali (Asdrubale e Ciriaco)… cioè dopo la morte (del detto S.r cardinale) detta parte di casa overo palazzo si devolva et venga et spetti intieramente alli heredi universali… » (il testamento, per gli atti del notaio Lucas Antonius Butius, è pubblicato in G. PANOFSKY- SOERGEL, Zur Geschichte des Palazzo Mattei di Giove in “Romisches Jahrbuch fur Kunstgeschichte”, 11. 1967/68, doc. p. 167; la prima versione del testamento è stata individuata da Sabina Maniello: in essa veniva designata come esecutrice testamentaria la Venerabile Arciconfraternita di San Marcello, v. S. MANIELLO, Due opere inedite di Ambrogio Bonvicino : i busti di Paolo Mattei e Tuzia Colonna nella cappella della Pietà in S. Maria in Aracoeli, in “Annali della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon”, 16. 2016, p. 362 nota 42). Il 22 febbraio le sue condizioni erano già date per gravissime («Sta male il s.r Paolo Mattei con opinione de Medici, che a questa non possa uscirne» tra gli Avvisi di Roma in BAV, Urb. Lat. 1060, pt. I, c. 112 r) e il 4 marzo si dava notizia della sua morte («1592 marzo 4. Lunedì notte morì il signor Paolo Mattei ricco di 300 mille scudi et in testamento lascia al cardinale Mattei la sua villa

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indivisa79. Il cardinale godeva al tempo stesso di una cospicua rendita che gli proveniva dall’affitto dei beni dell’Abbazia di Nonantola e di quella di Sant’Angelo del castro di Lamoli80, e da una pensione sulla mensa vescovile di Pavia (dal 1591)81. Come risulta da atti rogati dai notai capitolini, la gestione delle rendite e degli immobili fu, già dal momento della morte del padre Alessandro, cura di Ciriaco che agiva anche in nome e per conto dei fratelli. La più antica notizia di committenza artistica è una impresa decorativa finanziata nel 1584 da Ciriaco ed i fratelli in uno dei cortili dell’insula Mattei compreso tra il palazzo di Alessandro (Mattei Caetani), quello di Paolo (poi di Asdrubale, Mattei di Giove) e l’antica proprietà di di 1200 scudi d’entrata l’anno con la mità della casa, il resto tra li signori Ciriaco, che comincia a levarsi, et il signore Asdrubale, con belli legati pij et remuneratione a suoi servitori» IBIDEM, c. 134 r; tra i conti del cardinale Girolamo è registrata la spesa per le esequie: «E a di detto scudi 270.85 di moneta pagati al s.r Perinto Luti disse per pagare diverse robe per lo scoruccio di s. Paolo Mattei zio di S S Ill.ma___ scudi 270.85» in AAM, Mazzo 515, Dare- avere 15881594, c. 12 v). Lo zio Paolo lasciava un ricco patrimonio immobiliare che comprendeva, oltre al palazzo nel rione Sant’Angelo, anche una Villa sul Palatino (per un approfondimento v. Capitolo III, paragrafo 3.3), vari casali, il castello di Antona (acquistato dai fratelli Pietro Antonio, Prospero e Metello de Brancaleoni il 31 ottobre 1583 con atto rogato dal notaio capitolino Curtius Saccoccius) e la sua parte del castello di Mompeo, acquistato insieme ai nipoti, dagli Orsini di Pitigliano cum pacto redimendi per cinque anni (per 28000 scudi, il 19 giugno 1591 per gli atti dei notai Prospero Campana e Tommaso de Fonte in solidum (riferimento in AAM, Mazzo 508, Spoglio dall’inventario fatto da Ciriaco ed Asdrubale Mattei nell’eredità di Paolo Mattei loro zio da riscontrarsi se vi fosse da ricuperare qualche cosa, al numero 52 della lista, mentre l’atto è in ASR, Collegio dei Notai Capitolini, Prospero Campana, vol. 460, 19 giugno 1591; anche in AAM, Mazzo 491, Libro dell’Heredità di Paolo Mattei, 1 aprile 1593, v. Appendice documentaria, doc. V; una lista dei beni di Paolo e del loro valore è in AAM, Mazzo 12, Libro di amministrazione patrimoniale di Asdrubale e Ciriaco Mattei 1605- 1606, «Nota di tutti li beni che ha l’Heredità del sig.r Paolo Matthei, et dell’entrate che rendono»). Sull’acquisto in particolare esistono nell’archivio familiare due lettere di Giovanni Antonio e di Bertoldo Orsini indirizzate al cardinale Mattei, che si congratulano della transazione (AAM, Mazzo 518, Fogli sparsi, Lettere del 24 e 25 maggio 1591: Giovanni Antonio Orsini scriveva al Mattei: «[…] non so qual magior sig.re havesse potuto haverlo, che a me più piacesse, che V.S Ill.ma attenda a goderselo allegramente […]»). Su Mompeo si trova infine, nell’archivio familiare, una traccia poco chiara di una questione relativa al governo del castro (AAM, Mazzo 495, Breve di Clemente VIII nel quale assolve il suddetto dalle censure pubbliche e dall’irregolarità per essersi inserito nell’amministrazione del governo nel castello di Mompeo come padrone di quello, e gli concede per tre anni licenza di poter esercitare la giurisdizione di detto castello, 18 giugno 1594) che dopo una breve parentesi di dominio Mattei, tornò agli Orsini per poi essere alienata al marchese Capponi e infine ai Naro (S. AMADIO, Vincenzo Manenti e la famiglia Naro in Il cavalier Vincenzo Manenti e il suo tempo, a cura di Barbara Fabjan, Edizioni Quasar, Roma 2003, pp. 133- 140). 79 La «Descrittione de’ Cocchi di Roma fatta l’anno 1594» che tramanda notizia, come da titolo, della quantità di carrozze possedute da ogni famiglia romana può essere considerata come un indice della loro disponibilità economica; in particolare, i Mattei di Giove possedevano in tutto 5 cocchi, dei quali due erano di esclusiva proprietà del cardinale Girolamo, e che sono molti se confrontati con quelli dei Mattei di Paganica (due) e quello di Tuzia Colonna (W. LOTZ, Gli 883 cocchi del 1594 in “Miscellanea della Società Romana di Storia Patria. Studi offerti a Giovanni Incisa della Rocchetta”, Roma 1973, in particolare p. 262). 80 AAM, Mazzo 496, Bolla di Sisto V con la costituzione della commenda del Monastero e Abbazia di Sant’Angelo del Castro di Lamoli del ordine dei Benedettini, anno 1587. Ad essa si aggiunse anche il godimento dei frutti del Monastero dei Santi Pietro e Paolo di Itala (provincia di Messina, oggi rimane solo la chiesa conventuale), riscossi a partire dal 1594 (AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1588- 1594, 12 novembre 1594: riscossi 500 scudi di pensione). I rapporti del cardinale con la comunità di Itala non sono noti, né appare alcun riferimento a suoi procuratori sul territorio come è invece per Nonantola e Lamoli (come provato dalla fitta corrispondenza nei copialettere dell’archivio familiare Antici Mattei, v. AAM, Mazzi 488, 489, 490 che raccolgono le lettere del cardinale dal 1587 al 1603). 81 AAM, Mazzo 496, Bolla di Gregorio XIV che ordina l’esecuzione della pensione per il vescovado di Pavia riservata al Cardinale per il pagamento di detta pensione, anno 1591 (pagata durante l’anno in più rate da circa 500 scudi ciascuna). Dopo la morte del cardinale Mattei, Ciriaco ed Asdrubale avviarono una causa contro il vescovo di Pavia monsignor Guglielmo Bastone, per riscuotere i 400 scudi mancanti dell’ultima rata del 1604 (AAM, Mazzo 521, Polizza di concordia tra l’Ill.mi S.ri Ciriaco et Asdrubale Matthei et Mons. Bastone Vescovo di Pavia sopra un resto di pensione che li pagava all’Ill.mo S. Card. Matthei concordati in 400 scudi, atto del 31 luglio 1604).

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Giacomo Mattei su Piazza Mattei82. Ma è agli anni ’90 del Cinquecento che risalgono le notizie più consistenti sugli interessi artistici dei fratelli Mattei. A partire dal 1590 Asdrubale fece diversi acquisti dalle eredità di alcuni cardinali defunti 83 ; alla vendita all’incanto della quadreria di Girolamo Muziano, a fine marzo 1592, Ciriaco e Asdrubale acquistarono alcuni dipinti84. Asdrubale nel 1593 faceva parte del gruppo dei «Signori Gentilhomini Amatori» accademici di San Luca, ovvero era tra gli «accademici di grazia», sorta di cultori dell’arte che per diletto desideravano partecipare alla vita dell’Accademia (potendo però prendere parte solamente ai momenti dedicati allo studio e alla discussione sui temi artistici)85. Dal 1596 curò il rinnovamento e la decorazione della sua Villa sul Palatino, ereditata dallo zio Paolo, e dal 1598 avrebbe intrapreso la costruzione del suo nuovo palazzo nell’insula familiare, affidando i lavori all’architetto Carlo Maderno e la decorazione, avvenuta in diverse fasi, ad una folta schiera di artisti. Ciriaco invece accrebbe la sua collezione di antichità, che adornava la Villa Celimontana (costruita sul terreno di una vigna confinante con la chiesa di Santa Maria in Domnica, ereditata dal suocero Giacomo Mattei), nel 1595 comprando alcuni pezzi dalle collezioni del Duca Savelli e di Alessandro Massimi86.

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V. Capitolo III, paragrafo 3.3. Il 29 ottobre 1590 Asdrubale dava mandato di pagare 30 scudi per «tre quadri presi dall’heredità della bo:me: del s.r Card.le Cornaro»; il 6 novembre 1593 acquistò per 35.80 scudi «tre quadri, et un vasetto d’argento [compri] dall’heredità del car.le Spinola»; nel corso del 1599 comprò molti oggetti dalla collezione del cardinale Bonelli, tra cui un quadro per 35 scudi (AAM, Mazzo 523, Registri dei mandati dei banchi Ubertini e Altoviti) ed alcuni materiali da costruzione che impiegò nella fabbrica del suo nuovo palazzo: «A di 25 de feb.ro pagati a ms. Vittorio falegname per le mano di ms Giulio Malli scudi doicento di m.ta quali sono per il prezzo di 26 travi grossi, 15 de palmi 60 l’uno, e l’altri di 40.45 et uno di 35 compri dall’heredità del Car.le Alessandrino_ scudi 200»; «A di 14 de gennaro [1599] pagati a bernardo carettiere la portatura de otto travi grossi dell’heredi del Car.le Aless.no a scudi doi per travi, e piu portatura de 4 altri travi piccoli a b. 50 l’una scudi diciotto in tutto dico» (AAM, Mazzo 503, Fabrica del Palazzo dal 1598 al 1603, c. 3 r e 17 r). 84 Ciriaco Mattei acquistò un San Girolamo per 14 scudi e «Un historietta del cieco nato» per 9.50 scudi (un bozzetto per la cappella Ruiz o per il perduto quadro nella chiesa dei Santi Faustino e Giovita) e Asdrubale un «mezzo quadro di Sant’Antonio primo eremita» per scudi 12 e baiocchi 50: tali dipinti vennero in seguito tutti registrati negli inventari della quadreria Mattei del 1604, 1616 e 1621 (P. TOSINI, Girolamo Muziano 1532- 1592, dalla Maniera alla Natura, Bozzi ed. Roma 2008, pp. 296- 297 e regesto documentario, doc. 108 pp. 533- 535). 85 In L’archivio dell’Accademia nazionale di San Luca in Roma. Inventario, a cura di Monica Grossi e Silvia Trani, Roma 2010, p. XIV. Asdrubale condivideva questo onore, tra gli altri, con Giovanni Battista Crescenzi, esponente di una famiglia legata alla Congregazione dell’Oratorio e, più personalmente, legato al pittore Cristoforo Roncalli. I rapporti stretti con la famiglia Mattei sono dimostrati dal fatto che Virgilio Crescenzi (padre di Giovanni Battista) nel 1592 nominava tra i suoi esecutori testamentari proprio il cardinale Girolamo Mattei (insieme ai cardinali Anton Maria Salviati, Agostino Cusano e Francesco Maria del Monte, v. L. SPEZZAFERRO, Caravaggio rifiutato? Il problema della prima versione del San Matteo in “Ricerche di storia dell’arte”, X (1980), p. 53 e p. 62, nota 23; il testamento è in ASR, Miscellanea Famiglie, 63, fasc. 2, n. 12). 86 Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. A (Rincontro di cevole dal 1594 al 1604), n. 1, 4, 16, 19 pp. 137- 138; n. 7 p. 137). Sulla Villa Celimontana: v. C. BENOCCI, Il rinnovamento secentesco della Villa Mattei al Celio: Francesco Peparelli, Andrea Sacchi , Andrea Lilli ed altri artisti in “Storia dell’Arte”, LXVI 1989, pp. 187- 196; C. BENOCCI, L’ideazione e la realizzazione della villa Mattei al Celio tra Cinquecento e Seicento: l’interpretazione dei documenti in “Studi Romani”, 54. 2006, pp. 79- 104; L. CALENNE, Nel segno di Arpocrate e della prudenza: le contiguità tematiche tra gli scritti di Girolamo Aleandro il giovane, le allegorie floreali di Andrea Lilli ed il programma iconografico del ciclo pittorico del palazzetto Mattei di Villa Celimontana in “Studi Romani”, nn. 1-4/ 2011, pp. 128198. 83

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Nel 1594 il cardinale ottenne la carica di Protettore dell’Irlanda che conservò fino alla morte. L’ufficio in questione aveva ricevuto pieno riconoscimento con il Concilio di Trento e, a fine Cinquecento, consisteva essenzialmente in una mera attività burocratica ovvero di segnalazione al pontefice dei candidati alle nomine episcopali in terra irlandese87. Dei rapporti del cardinale Mattei con la comunità irlandese a Roma si sa molto poco, se non che probabilmente fece costruire una piccola residenza per studenti e preti irlandesi in visita a Roma nei pressi della chiesa di Santa Lucia de’ Ginnasi, prospicente il suo palazzo. La notizia si ricava dal diario di viaggio di Henry Piers (1567- 1623), che visitò Roma alla fine del Cinquecento: «[45 St Lucia] The Churche of St Lucia standeth nieghe unto the pallace of Cardinall Mathias wch then was Protector of the Irishe nation, adioyninge unto this Churche there in aplace of residence for the priestes and scollers wch com from Ireland where theie have hansome lodginges and other good commodities»88. Nessuna conferma documentaria a tal proposito si trova purtroppo tra le carte del cardinale conservate nell’archivio familiare Antici Mattei né voci di spesa relative al suo mantenimento, particolari che inducono a considerare la residenza in questione come un piccolo ospizio informale, forse organizzato in locali già esistenti adiacenti alla chiesa di S. Lucia alle Botteghe Oscure, trattato probabilmente come parte della “famiglia” del cardinale, come ipotizzato da Brian Mac Cuarta 89. L’unico riferimento all’attività di Protettore del cardinale Mattei è nel suo testamento, nel quale viene disposto un lascito di 50 scudi da distribuirsi tra alcuni poveri sacerdoti irlandesi «qui tempore sui obitus reperientur in Urbe, cuius Regni ipse D. testator est protector»90.

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Durante il suo protettorato, il Mattei ordinò sei nomine episcopali di concerto con il pontefice; alla sua morte nel 1603, la carica non venne rinnovata fino alla fine del pontificato clementino (v. FATTORI, cit., pp. 209- 210). Per una trattazione specifica dell’evoluzione della carica di Protettore d’Irlanda si rimanda a M. BINASCO, L’Irlanda e i suoi cardinali protettori nel Seicento in Gli “angeli custodi” delle monarchie: i cardinali protettori delle nazioni, a cura di Matteo Sanfilippo e Péter Tusor, Studi di storia delle istituzioni ecclesiastiche 7, Sette città, Roma 2018, pp. 153- 177. 88 J.WODKA, Zur Geschichte der nationalen Protektorate der Kardinale an der romischen Kurie, Rom, Osterreischen Historischen Instituts in Roma, 1937, p. 109. Ringrazio il dott. Matteo Binasco per avermi segnalato l’esistenza di questa fonte. 89 Henry Pier’s Continental travels, 1595- 1598, edited by Brian Mac Cuarta SJ, Cambridge University Press, Cambridge 2018. 90 Testamento del cardinale Girolamo Mattei in ASR, Notai Tribunale dell’A.C., uff. 8, Octavius Cellius, 27 novembre 1603, reg. 1774, fasc. 4, c. 574 v. Dagli atti relativi all’esecuzione dei legati testamentari lasciati dal cardinale è possibile anche ricavare il nome dei sette fortunati: «Rome p.ntes fuerunt isti, quorum nomina sequntur Hiberni Presbiteri, et non alij Nicolaus faganus S. N. D. Presb. Hibernus, Riccardus Bradius decretorum Doctor Presbr Hibernus Cornelius stanleus Th. licentiatus Presb. Hibernus, Tomas Vitus S th. licentiatus Presbr Hibernus, David Rotus s. Th. Baccalaureus Presb. Hibernus, D. Alanus (?) Presb. Hibernus, D. Joannes Macerius Praesbiter Hibernus, in cuius rei testimonium p.ntibus manu propria subscripsi, Hac 4° Die Januarij Anno 1604» in AAM, Mazzo 485, N. 7. Instrumenta Quietantiar. Legator. Relictorum A Bo. M. Ill.mo D. Card. Matth. 1603 Oct. Cellius Not, c. 2 r. (anche in AAM, Mazzo 230, Giornale dell’heredità del cardinale Matthei, c. 2 v.: «A 8 gennaio [1604] Legati che si pagano per esecuzione del testamento del s. Cardinale devono scudi cinquanta di moneta pagati con mandato al Banco del Ceoli alli infrascritti sette poveri sacerdoti del Reno d’Hibernia cioè ad ognuno la sua rata parte che sono scudi 7 baiocchi 14.1 per ciascheduno, et sono per il legato di scudi 50 da distribuirsi fra li poveri sacerdoti di d.o Regno che si sono trovati in Roma alla morte del d.o s. Cardinale, che secondo appare per una fede fatta da Mons. R.mo Arcivescovo Ardamaceno

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Il triennio 1595- 1597 rappresentò, per la famiglia Mattei del ramo di Alessandro, il momento di consolidamento del prestigio familiare raggiunto grazie a due azioni molto importanti. Nel 1595 Asdrubale sposava in seconde nozze Costanza Gonzaga, contessa di Novellara (figlia di Alfonso e Vittoria di Capua)91 ponendo le basi per il rinnovamento della sua residenza ereditata dallo zio Hiberno non se ne sono ritrovati in Roma più di sette, come appare per detta fede et quietanza delli d.i sacerdoti nell’atti del Cellio sotto questo presente giorno […] Niccolaus faganus S. theologie doctor Pres.r Hibernus___ 7.14 1 ½ Ricardus Bradacus decretorum doctor Pres.r Hibernus___ 7.14 1 ½ Cornelius Stanleus s. Th licentiatus Pres.r Hibernus___ 7.14 1 ½ Thomas titus (?) s. th licentiatus Pres.r Hibernus___ 7.14 1 ½ David Rochus s. Th. Bacalaureus Pres.r Hibernus___ 7.14 1 ½ D. Alanus … Pres.r Hibernus___ 7.14 1 ½ d. Johannes Maccherius Pres.r Hibernus___ 7.14 1 ½ scudi 50»). 91 «Questo Asdrubale homo come ho detto ricco de 15 mila scudi et piu de ntrata homo de 50 anni et piu have havuto doi mogli et con tutte doi ce ha havuto figli et de casa principalissima tutte doi la prima fu Donna Dianora de casa Rossi di Lombardia di questi de parma famiglia anticha et principale in lombardia al conte san secondo sorella con la quale stette poco che li morse ce ebbe doi figli uno vivo chiamato pavolo d’eta de 20 anni incirca et uno che se li morse putto che credo morisse in parto e per il parto chiamato Gerolimo_ quella seconda moglie con la quale oggi vive il detto Asdrubale e chiamata donna Costanza Gonzaga de quei de Novellara con la quale ce a piu figli cioè doi maschi uno chiamato Alfonso et l’altro Gerolimo che volse renovare quel che li morse et per memoria del cardinale et quatro femine vive tutte cioe Dianora, Vittoria, Maria et una che non me soviene il nome, … (?) li è morto un maschio chiamato francesco et una femina chiamata emilia a questa moglie questo è quello posso dire del Ramo di Asdrubale diro solo che non avendo maschi Giovanni battista et non spetandose Alessandro e facil cosa che se dia una figlia di Giovanni Battista a un figlio de Asdrubale accio la robba non vada a male for del ramo della casa. Le abbitatione di questi fratelli cioè Ciriaco et Asdrubale son congionte et confinate nella Isola gia descritta palazzi tutti doi nobili» (CAFFARELLI, cit., c. 187 r). Tali notizie possono essere integrate con alcune memorie di Asdrubale: «Lunedi a di 14 de gennaro 1591 alle 14 hore, e tre quarti me è nato un figliol maschio, e gl’ho posto nome Paolo Gaspare. Il Compadre fu il s.r Rusticuccio Rusticucci, e la Comadre la s.ra Hortensia S.ta Croce Borghesi. Giovedì a di 19 de Marzo 1592 alle 13 hore, e mezzo giusti m’è nato un figlio maschio, e gl’ho posto nome Hieronimo Giuseppe et Baldassar, volendo e con intentione, che si chiami Hieronimo l’altri doi nomi per dar sodisfattione a mia moglie. Il Compadre fu il sig.r Cavalier Pierfrancesco Paravicini, e la Comadre la s.ra Portia de Mantaco Mellini. Morse alli 5 de novembre 1592 de giovedì ad un’hora, e mezzo di notte» (AAM, Mazzo 523, Registro dei mandati di Asdrubale Mattei 1591- 1595, c. 3 r). Il 7 aprile 1592 moriva Eleonora Rossi di San Secondo («Martedi a di 7 d’Aprile 1592 venendo nel mercordi alle otto hore, e mezzo di notte me morse Leonora Rossi mia moglie, possi dir de parto, poiché li trovorno il ventricolo, o ver Madre, incancrenita con il 15 o ver 16 posteme (?) de nero in capo de 20 giorni del suo parto con tanto mio dolore, che non si può dir maggiore essendo morta possi dir all’improvviso, poiché il giorno avanti stette netta di febre, e i medici se licentiorno, con dir, che havea piu bisogno de coco, che de medico» in IBIDEM, c. 3 r; «[8 aprile 1592] Questa notte è morta la moglie del s.r Asdrubale Mattei» in BAV, Cod. Urb. Lat. 1060, pt. I, c. 228 r), sposata da Asdrubale appena due anni prima (in occasione delle nozze, il cardinale Mattei prestò ad Asdrubale 4000 scudi per la dote della nobildonna, v. AAM, Mazzo 523, Registro dei mandati di Asdrubale Mattei 1591- 1595, c. 4 r, 2 dicembre 1589). Sembra che tra i Mattei e i Conti di San Secondo sorse una controversia riguardo una somma della quale i primi erano considerati debitori. Si trova un’eco dei tentativi di risoluzione della lite in alcune lettere del cardinale Federico Borromeo al fratello, entrambe datate al 1595, dalle quali si apprende che il cardinale Girolamo Mattei chiedeva l’intercessione del Borromeo a favore della sua famiglia presso i Conti di San Secondo- essendo le due famiglie vicine, tanto che nel 1596 Federico I de’ Rossi di San Secondo avrebbe sposato Isabella figlia del conte Renato Borromeo, fratello di Federico («Il Signor Cardinale Mattei, si è resentito meco del procedere del Signor Conte di S. Secondo, con il signor Pavolo suo Nepote; con tutto questo sarà bene che V. S. veda in che stato se trova il negotio, acciochè per la parte del Signor Conte non se resta di fare quanto se recerca, che se poi questi Signori Mattei non voranno acordarsi per l’honesto, non havremo cagione de andare dietro loro. (…)» dalla lettera del 1 aprile 1595 di Federico Borromeo al fratello in Lettere del Cardinale Federico Borromeo ai familiari, a cura di Mons. Carlo Marcora, Vol. I (1579- 1599), L’ariete casa editrice, Milano 1971, p. 284 e anche la precedente lettera del 12 febbraio 1595 in IDEM, p. 282). La causa sembra non essere ancora risolta nel 1598, quando in una lettera in risposta ad Alfonso Capellina, procuratore di Asdrubale a Nonantola, il cardinale contestava l’accordo proposto con il Malingamba, procuratore del Conte Federico Rossi di San Secondo (AAM, Mazzo 489, Copialettere di Nonantola anno 1598, c. 121 r).

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Paolo; il 14 giugno 1597 i Mattei acquistarono da Mario Farnese il castello di Giove, primo dei feudi dei tre fratelli Mattei92. Il cardinale vi soggiornò in varie occasioni e si interessò di alcuni lavori di rinnovamento come dimostrano alcune sue lettere all’architetto Ippolito Scalza: dell’argomento tratterò nel IV capitolo. Nelle mie ricerche d’archivio ho potuto accertare che nello stesso anno 1597 il Mattei tornava a finanziare alcuni lavori nel complesso dell’Ara Coeli: tra febbraio e maggio si trovano nei conti del cardinale diverse voci intestate a Marcello del Fico muratore (incaricato di fare un «mattonato nella sala d’Araceli») e a Vittorio Lodi falegname (che viene pagato a più riprese per «lavori fatti nel 92

ASR, Notai del Tribunale dell’A.C., uff. 3, vol. 3979, ff. 956 e ss. Girolamo contribuì all’acquisto del feudo donando 7000 scudi ai fratelli (AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601, c. 4 v: «E a di 28 de giugno [1597] scudi settemila de moneta si fanno bono a l’Ill.mi ss.ri Ciriaco e Asdrubale Matthej de ordine de SS. Ill.ma disse donarli di sua pura e libera volontà accio se ne faccia in beneficio loro per pagare parte del prezzo del castello di Giove che hanno comprato dal s.r Mario farnese»; risalgono probabilmente al 1597 alcuni mandati del cardinale al capitano Jacopo Trinci «castellano della Rocca» per lavori in diversi ambienti della rocca e rifacimento dei tetti, in AAM, Mazzo 515, Carte sparse, agosto 1597, v. anche Capitolo III). Il 17 aprile 1599 i Mattei avrebbero ampliato i loro domini con l’acquisto dalla famiglia Ruiz di Castel San Pietro (tutti gli atti in ASR, Notai del Tribunale dell’A. C., uff. 30, Antonius Mainardus, vol. 3990, cc. 721 r- 726 v; 759 r- 795 r; 859 r- 862 r; vol. 3991, cc. 27 r- 28 v e 426 r- 431 v) e dai Cesarini, il 18 luglio 1600, il feudo di Rocca Sinibalda (ASR, Archivio Trenta Notai Capitolini, uff. 10, vol. 38, ff. 643 e ss). Tra le carte del Mazzo 504 dell’Archivio Antici Mattei si trova un appunto sulla spesa di quaranta paoli sostenuta da Argento Capitoni il 17 giugno, andato «a pigliare il possesso a Giove per l’Ill.mi ss.ri Matthei […]» (con testimonianza: «Io Gasparo Vannicelli fo fede qualmente ms Argento ha speso nel possesso di Giove per rogito de testamento et copia in publica forma con la legalita della Communita et Viatico oltre le spese in tutto pauli quaranta sei in fede questo di 26 de Jugno 1597. Jo Gaspare Vannicelli mano propria» in IDEM. La Villa di Maccarese, nota anche come Castello di San Giorgio, era di proprietà dei Mattei fin dal 1469 (A. COPPI, Continuazione delle memorie sui luoghi una volta abitati ed ora deserti dell’agro romano: Di Fregene, di Maccarese, della Villa di S. Giorgio e di Campo Salino in “Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia”, VII, 1835; G. SILVESTRELLI, Città, castelli e terre della regione romana: ricerche di storia medioevale e moderna sino all’anno 1800, ed. Multigrafica, Roma 1970, vol. II, p. 1612). Nel 1527 essi avevano anche comprato il casale di Forno saraceno, quello della Muratella e quello di Risacco di Campo salino, proprietà ampliate da altri acquisti condotti nella zona da Alessandro e Paolo fino al 1574 (M. C. COLA, Il feudo di Maccarese. Dai Mattei ai Rospigliosi in La Chiesa del S. Crocifisso nell’Isola Sacra a Fiumicino. Restauro del monumento e contesto paesaggistico tiberino, a cura di Stefania Cancellieri, Gangemi editore, Roma 2018, pp. 127- 130). Dopo la morte di Alessandro senior, passò in eredità a Paolo Mattei (che nel 1569 fece costruire intorno al casale quattro piccoli bastioni come attesta ancor oggi l’iscrizione murata nella cortina, v. LANCIANI, cit. p. 87) e poi ai nipoti che nel 1595 aggiunsero alla tenuta anche la parte della peschiera pertinente al Casale della Cortecchia acquistata da Andrea Cesi per 200 scudi. Asdrubale nel 1603 la ampliò ulteriormente (Dissertazioni della Pontificia Accademia romana di archeologia, Tipografia della R.C.A., Roma 1836, Tomo VII, pp. 413- 415). Una veduta del feudo si trova affrescata ad opera di Pietro Paolo Bonzi (1622- 1624 ca) nella lunetta di uno dei lati brevi della galleria del Palazzo Mattei di Giove, speculare a quella con la villa sul Palatino di Asdrubale; una pianta della tenuta invece, risalente al 1660, è conservata presso l’Archivio di Stato di Roma (Luoghi ritrovati. La collezione I di disegni e mappe dell’Archivio di Stato di Roma (secoli XVI- XIX), Inventario a cura di Daniela Sinisi, Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Direzione generale per gli Archivi, Roma 2014, pp. 125126). Il castello e le sue pertinenze vennero vendute per 270000 scudi, con atto stipulato il 20 novembre 1683, ai Rospigliosi da Eugenia Spada in quanto tutrice del figlio minorenne Alessandro Mattei, per «estinguere i tanti debiti del Sig.r Duca Girolamo Mattei» suo defunto marito (Artisti e Mecenati. Dipinti, disegni, sculture e carteggi nella Roma curiale, a cura di Elisa Debenedetti, Studi sul Settecento Romano. 12, Bonsignori editore, Roma 1996, nota 2 p. 21). Un'altra proprietà dei Mattei nella zona era la cosiddetta «Torre» posseduta da Alessandro Mattei senior almeno dal 1568, come testimonia un editto che riguarda la costruzione di due Torri «per la guardia della marina» sul litorale laziale, per un totale di 3500 scudi: alla costruzione della fortezza a Fiumicino sono tenuti a partecipare anche i Mattei, con 573 scudi, in quanto proprietari appunto di Maccarese (AAM, Mazzo 518, Al’Arone et a Fiumicino si faccino dua Torri per guardia della Marina in ciaschun luogo dove s’è dissegnato con li capitoli appresso, «Tenuta di Macharese delli Heredi di Alexandro Matthei scudi 573»; la torre viene anche armata: Theofrasto Amasco nostro Castellano a Civitavecchia farete consegnare a Mons.re Matthei e fratelli e loro agente doi pezzi d’Artegliaria chiamati smiragli o falconeti o altri per mettere alla guardia di una Torre da essi fatta di nostro ordine alla Marina che così consegnati vogliamo vi siano fatti boni nel vostro Inventario et tanto essequirete che tal volontà nostra Del M.o Palazzo ap.co li xxvii di Maggio 1578» in AAM, Mazzo 518, Fogli sparsi).

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palazzo d’Araceli» e «qui in casa mia»)- artigiani che di lì a qualche anno sarebbero stati chiamati a partecipare ai lavori di rinnovamento del palazzo familiare alle Botteghe Oscure- e altre spese per l’acquisto di tela per le «impannate» delle finestre del palazzo capitolino93. Frattanto la questione della successione al Ducato di Ferrara aveva trovato esito nella decisione della sua devoluzione alla Santa Sede e già dai primi mesi del 1598 si andava organizzando lo spostamento del Papa e della corte tutta nella capitale del ducato, al quale partecipò anche il Mattei partendo però, come altri cardinali, a proprie spese. I documenti dell’archivio familiare permettono di seguire quasi giornalmente i preparativi per il viaggio94. Dettagliatissime disposizioni vennero inviate all’agente Francesco Baroncino per l’alloggio del cardinale e dei suoi accompagnatori sia a Bologna, presso i Ratta, che a Ferrara, nel convento di Santo Spirito: «Le persone, che verranno meco saranno Mons. Panfilio [Girolamo Pamphili] con un Cameriero, et l’Abate mio nipote [Alessandro Mattei] con un Cameriero, sei miei gentil’huomini, tre aiutanti di Camera, doi cappellani, un credentiero, cuoco, guardarobba, un spenditore, il mio confessore, otto miei Parafrenieri, Doi carozzieri con un garzone, et un altro Garzon di stalla et ci saranno li servitori de’ gentil’huomini. Insomma saremo tutti tra le circa quarantacinque, et cavalli dieci»95 . Altre note riguardano l’acquisto dei viveri necessari al sostentamento della corte per quaranta giorni (così tanto, secondo il parere del cardinale, sarebbe durato il soggiorno del Papa a Ferrara)96, per 93

Per una trattazione più approfondita della questione si rimanda al Capitolo IV, paragrafo 4.2. v. Appendice documentaria, doc. IV. 95 In AAM, Mazzo 489, Copialettere di Nonantola, anno 1598, c, 45 r. Da diverse lettere inviate al Baroncino apprendiamo che il Mattei aveva già preso accordi con Lorenzo Ratta, sua vecchia conoscenza bolognese (appare nei registri contabili come suo agente dal 1588), che gli aveva offerto ospitalità nel proprio palazzo («In Bologna havemo ogni sorte di commodità, perché il s.r Lorenzo Ratta mi dice, che la giunta una Casa a quella ch’era di Mons. bo:me: che sarà perciò capacissima. […]» in AAM, Mazzo 489, Copialettere di Nonantola, anno 1598, cc. 41v- 42r). A Ferrara invece il cardinale desiderava soggiornare presso il Convento di S. Spirito dei frati Minori osservanti (nonostante Guido Calcagnini, gentiluomo e diplomatico di casa d’Este e, dopo la Devoluzione, esponente della Classe dei nobili nel consiglio centumvirale di istituzione pontificia, offrisse ospitalità al cardinale v. AAM, Mazzo 489, Copialettere da Nonantola, anno 1598, c. 46 v: «[…] N. S.re si lascia intendere, che ha per bene, che li s.ri Card.li non vadano ad alloggiare in Casa de ss.ri Ferraresi per non aggravarli di spese in fare apparecchi di paramenti, onde però vi sarà più commodo a provedere di paramenti per le quattro stanze, che vi scrissi per l’ordinario passato; poiché si troveranno facilmente in prestito da alcuno se ss.ri Ferraresi. Mi ha scritto una lettera amorevole il s.r Guido Calcagnini facendomi istanza, che io vada ad alloggiare in casa sua: ma io il ringrazio questa sera con …, et mi confermo tanto più nella mia prima opinione di alloggiare in S.to Spirito, hora che so la volontà di N. S.re. […]»; per Calcagnini e il suo ambiguo ruolo alla corte estense v. G. GUERZONI, Le corti estensi e la Devoluzione di Ferrara del 1598, Archivio storico di Modena, Assessorato alla cultura e beni culturali, Modena 2000). Nel convento ferrarese, il cardinale richiedeva un trattamento di favore per il nipote Alessandro ed il Pamphili: che fossero loro riservate le «migliori stanze di detto convento, dopo le mie» (Idem, c. 42 r), e che tutto quanto fosse predisposto senza incomodo dei frati («Fate imbiancare et acconciar le stanze in quello, che fosse bisogno; ma à spese mie, che non voglio in modo alcuno, che i frati spendano un quattrino di quello del Convento.» in Idem, c. 44 r, lettera del 18 marzo da Roma a Giovanni Battista Baroncino a Nonantola). 96 «Io lodo grandemente, che habbiate fatta quella provigione d’orzo et di strame, che mi scrivete; et così potrete andar facendo anco tutte l’altre, che mi pareranno necessarie per quaranta giorni, ch’io mi tratterrò in Ferrara, che me ne rimetto alla prudenza et giuditio vostro. Io dico quaranta giorni, credendo che’l papa non sia per fermarsi d’avantaggio 94

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l’acquisto o la richiesta in prestito di quanto necessario alla tavola (tovaglie, stoviglie) e alla decorazione delle stanze private del convento, come corami per le proprie stanze e quelle di Girolamo Pamphili e monsignor Alessandro, richiedendo esplicitamente che essi fossero presi in affitto e non acquistati97. Con sollecitudine il Mattei ordinava al suo procuratore a Nonantola: «Quando non mi bastasse l’animo di trovare questi paramenti di stanze costì, avisate subito subito avanti, che mi parta di Roma, che per ultimo rimedio farei provisione qua; se bene mi sarebbe di molto et molto incommodo. Avertite, che i frati non voglio, che spendano cosa alcuna, quando anco non valesse un quattrino, ma fate tutta la spesa voi. Di quelle cose poi, che loro potessero havere in prestito da altri mi contento volermene per via di poco tempo, che mi fermerò ivi»98. Predisposto quanto necessario alla partenza99, il 13 aprile il cardinale partecipò alla solenne messa di Clemente VIII nella chiesa di Santi Apostoli e, dopo una processione verso San Pietro, accompagnò, insieme ad un gruppo di cardinali, il papa alla Porta Angelica e da lì il corteo papale partì alla volta di Ferrara100. Il cardinale Mattei lasciò Roma prima del 15 aprile, giorno in cui egli si trovava già a Firenze, toccando San Quirico, Siena e Poggibonsi nelle due settimane successive, in quella città; […] Sarà bene, che voi andiate quanto prima a Ferrara per dar ordine alle cose necessarie per la mia venuta: et … soprattutto, che provedesse, che beviamo bene, perché havend’io detto ad ogn’uno che provedesse, che voi siete il più accurato et sufficiente huomo del Mondo, mi parebbe assai, che non mi faceste essere veridico in questo particolare del bere» in AAM, Mazzo 489, Copialettere di Nonantola anno 1598, c. 44r- 44 v. 97 «Desidero, che usiate ogni diligenza per trovare corami da fornir le mie stanze, quelle di Mons. Panfilio, e dell’Abate, et se non ne potete trovare a Ferrara, procurate d’haverne, ò a Bologna, ò a Modena che non può quasi essere, che in una di quelle città, non se ne trovino. Et quando pure non se ne trovasse, vedete d’havere ò dagli Hebrei, ò con altro mezzo a venetia à nolo qualche paramento di …, ò d’altra cosa leggiera per l’estate, che colà non ne mancheranno, per parare le stanze mie, et quelle di Mons. Panfilio, et l’abate» in AAM, Mazzo 489, Copialettere di Nonantola anno 1598, cc. 43 v- 44 r, lettera del 18 marzo; «Desidero che soprattutto si parino le stanze dove alloggierò io, Mons. Panfilio, et l’Abate, et però vedete di provedermi, quando non havete potuto a Ferrara, à Bologna, ò a Modena, ò all’ultimo a Venetia. Avertendovi, che à Bologna non aggravate la Casa de’ ss.ri Ratta, perché havendo noi d’alloggiare ivi, non è honesto aggravarli in paramenti di stanze. I paramenti di esse stanze non mi… siano acquistati, perché basta che siano ordinarij. Io condurrò un letto di Damasco per la persona mia, ne condurrò un altro di viaggio in piu di Damasco, che questo in ogni bisogno potrà servire a Ferrara per l’Abate, di modo che, quando non potete buscare Padiglioni per doi letti a Ferrara, almeno dovete procurarne uno per Mons.or Panfilio» in Idem, cc. 44 v- 45 r. 98 IDEM, c. 44 v- 45 r, Lettera da Roma al Baroncino a Nonantola. Forse il referente del cardinale non riuscì a trovare tutte le decorazioni richieste e il Mattei dovette procurarsene a Roma, come suggerisce l’acquisto di «tanti quadretti» per la piccola somma di 30 scudi dall’orefice Persio Lucidi il 7 aprile 1598 («Ill. sig. Tiberio Cevoli. Piacerà a VS di pagare a ms Persio Lucidi scudi trenta di moneta che sono per prezzo di tanti quadretti con argento lavorati comprati da lui che saranno ben pagati, et al mio conto gli saranno fatti buoni. Dio la contenti. Di casa questo di 6 di Aprile 1598» in AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601, c. 36 r e v. anche AAM, Mazzo 515, Dare-avere 1596- 1601, c. 8 v). 99 Diverse voci di pagamento dal 27 marzo al 2 aprile intestate a mulattieri e facchini testimoniano l’invio dei bagagli a Bologna e Ferrara, altre riguardano l’acquisto delle livree per i palafrenieri e i vetturini e i paramenti per la carrozza: il 21 marzo venivano pagati 60 baiocchi a Carlo falegname (forse il Nuti, artigiano di cui i Mattei si servivano frequentemente, v. Capitoli III, IV, V) «per pagare l’acconciatura delle casse da mandare a Ferrara», e della spedizione di esse si occupò «Massimo mulattiero» pagato 97.60 scudi a tal fine (AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco CeoliUbertini 1594- 1601 e AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598). 100 Il Papa, accompagnato dai cardinali di Como, il Sauli, Ascoli, Mattei, Acquaviva, Pepoli e Peretti, arrivato a porta Angelica «fece voltare la lettica, e diede la Benedittione alli sopradetti Cardinali, li quali tornarono a dietro, e sua santità seguì il viaggio» in Felicissima entrata di N. S. PP. Clemente VIII nell’Inclita Città di Ferrara con gli apparati pubblici fatti nelle città, terre, castelli e luoghi dove S. Santità è passata, dopo la Sua partita di Roma, in Ferrara per Vittorio Baldini, 1598, p. 2.

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recandosi in visita il 26 aprile alla Villa Medici di Pratolino101, per approdare infine a Ferrara il 30 aprile 1598 insieme alle due carrozze dei suoi «gentilhuomini»102. Le lettere inviate dal Mattei da Ferrara raccontano di una cronica necessità di denari per il mantenimento della propria “famiglia” in città. A tal proposito il cardinale scriveva ad Alfonso Capellina, un altro dei suoi referenti a Nonantola, il 1 maggio 1598: «Ms Alfonso di gratia fatemi piacere di riscuotere con ogni diligentia il denaro, che mi si deve, poiché io mi ritrovo haverne di bisogno, et quello che riscuoterete ridotto, che sia a qualche somma, inviatemelo per persona sicura, acciò me ne possa valere»103. Dal 18 luglio si sarebbero aggiunti al seguito del Mattei anche il fratello Asdrubale e Giovan Pietro Caffarelli, inviati come rappresentanti del senato romano per parlare con il Papa di una questione relativa al finanziamento della costruzione di un nuovo ponte104. La corte del cardinale Girolamo Mattei, ridotta a Ferrara in una rappresentanza di familiari, «gentilhuomini» e personale di servizio, era costituita da un gruppo fisso di circa 45 persone105 (come testimoniano i suoi lasciti testamentari) di guardarobieri, palafrenieri e gentiluomini (come Perinto Luti, di cui tratterò più avanti, e Orazio Polidori) insieme al maestro di casa (tale Accorutio Accorutij) ed il cappellano (Fabio Blasio), al quale potevano aggiungersi per più o meno lunghi periodi di tempo personaggi di vario genere, come si vedrà nel II capitolo. Se messa a confronto con le corti di altri importanti cardinali del papato di Sisto V, come ad esempio quella del cardinale

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Voci di spesa dal 15 aprile al 26 aprile, giorno in cui il cardinale elargisce mance ai servitori della credenza, guardaroba e stalla del Granduca Medici a Firenze e a Pratolino: «Adi 26 d’Aprile 1598 A quelli della stalla del Gran Duca mandati da ms Erasmo, et dal spenditore___2:10 Alla Buttiglieria di Sua Altezza Serenissima tra Firenze e Pratolino___4:20 A cinque tavolarini o portieri del Gran Duca___5: 25 Alli cuochi et cucina di S.A.S per mancia in Firenze___2:10 Alla dispensa di SAS per mancia in firenze___3:15 Alli carrozzieri, et garzoni della carrozza di SAS a Pratolino___2:60 All’Ingegniero delle fontane di Pratolino dattili dal s.r Perinto per mancia___2:10 Al s.r Perinto per dar per mancia a Pratolino a quelli che tengono cura del giardino___2:10 Al detto s.r Perinto per dar di mancia a quelli che tengono cura del palazzo di Pratolino___2:10 Al s.r Perinto per dar di mancia al scalco (?) delli Gentilhuomini a Pratolino___2:10 Alli palafrenieri di SAS a Pratolino___3:10» in AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598 e AAM, Mazzo 5151, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601, c. 9 r. 102 «A dui carrozzieri che havevano condotto li Gentilhuomini di VSI da Bologna a ferrara per vettura di due carrozze pagati in ferrara___14» in AAM, Mazzo 5151, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601, c. 8 v. 103 AAM, Mazzo 489, Copialettere di Nonantola 1598, c. 59 v, ad Alfonso Capellina a Nonantola da Ferrara il 1 maggio 1598. 104 «Il s.r Asdrubale Matthei, et Gio: Pietro Caffarelli dicono siano quelli che manda qua il senato Romano, et non per conto del vetorino (?) del Papa, ma per che mettano in consideratione alla S.ta Sua che quel senato sente purtroppo gravezze delli debiti, che tiene senza volerli adesso adosare il pagare 25 mila scudi per la fabrica del ponte di otricoli (?), […]» in BAV, Vat. Lat. 1066, c. 572 v. 105 Gigliola Fragnito osserva come non ci fosse nulla di più elastico della corte di un cardinale, che era in costante cambiamento a causa di una serie di fattori tra cui principalmente le fluttuazioni delle entrate del porporato, legate ai benefici ecclesiastici ricevuti (FRAGNITO, cit. 1993, pp. 26- 56).

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Alessandro Farnese, che era composta da 284 persone 106, quella del cardinale Mattei appare piuttosto modesta107 ma si tratta di una circostanza da imputare probabilmente al desiderio di una semplicità nello stile di vita (certamente non alla mancanza di mezzi finanziari) così come predicata dai decreti Conciliari, oppure per arginare i danni economici che potevano derivare da una eccessiva diffusione di privilegi e uffici curiali108. Dopo un breve incontro con la Contessa di Novellara (madre di Costanza, sua cognata) e probabilmente con altri nobili (che avevano interessi economici legati allo sfruttamento dei beni dell’abbazia di Nonantola, come ad esempio Ugo Rangoni109), il cardinale raggiunse Venezia. Le lettere del Mattei e inediti Avvisi di Roma riferiscono infatti di un breve soggiorno, che ebbe luogo tra l’8 ed il 15 agosto: «Il cardinal Matthei, che si trova qua incognito già alcuni giorni, sabbato fu a vedere questo Arsenale, et domenica fu in gran Cons.o a veder l’ordine, che si tiene in distribuire gl’offitij et magistrati alla nobiltà»110. Il progetto di visitare Venezia era nelle intenzioni del cardinale fin dal 30 giugno («[desidererei] andarmene a Venetia per dove sarei gia inviato se non fosse venuta la Contessa di Novellara a Ferrara»111) ma il papa era restio a concedere tale licenza («[…] non ho per ancora potuto da N.S. havere la licenza d’andare a Vinetia […]»112). 106

F. C. UGINET, Le Palais Farnèse à travers les documents financiers (1535- 1612), Publications de l’École Française de Rome, Rome 1980, vol. III, p. 102. 107 Parimenti il cugino Pamphili ospitava in casa una corte di circa 38 persone (BORELLO, cit.). 108 G. FRAGNITO, “Parenti” e “familiari” nelle corti cardinalizie del Rinascimento in “Familia” del principe e famiglia aristocratica, a cura di Cesare Mozzarelli, Bulzoni, Roma 1988, pp. 565- 587. 109 In una lettera si legge del dispiacere del cardinale Mattei nel non aver incontrato il conte Ugo Calcagnini: «[…] si contenti di significare al s.re Conte Ugo, il dispiacere ch’io sento di non haverlo potuto vedere quando venne per visitarmi, et che mi sono acremente doluto con questi amici (?) che per non risvegliarmi, mi privassero del gusto, che havrei sentito in vedere esso signore Conte» in AAM, Mazzo 489, Copialettere di Nonantola 1598, c. 68 v, a Plautilla Massimi Rangoni a Modena da Ferrara il 5 giugno 1598. 110 BAV, Vat. Lat. 1066, c. 616 r; AAM, Mazzo 489, Copialettere di Nonantola anno 1598, cc. 59 v- 85 v. Cfr. anche quanto scriveva l’ambasciatore veneziano a Roma sul Mattei: «Mattei, romano, è di buonissima volontà verso la Serenità Vostra e questa Repubblica, ed è forse il solo cardinale che oggidì abbia stretta intelligenza col granduca.» (Relazione di Roma di Giovanni Dolfin tornato da quella corte nel giugno del 1598 in E. ALBERI, Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, p. 486). È stato ipotizzato (WAŹBIŃSKY cit., p. 167) che Girolamo in questa occasione acquistò alcune opere di Bassano che si trovano citate nei diversi inventari dei discendenti Mattei come la Natività, Lazzaro ed Epulone, Il figliol prodigo (per la loro storia collezionistica dopo i Mattei v. L. TESTA, La collezione di quadri di Ciriaco Mattei in Caravaggio e la collezione Mattei, a cura di Rossella Vodret, catalogo della mostra Roma 4 aprile- 30 maggio 1995, Electa, Milano 1995, pp. 29- 38) ma anche Ciriaco era stato a Venezia (nei suoi inventari è infatti citato un suo ritratto «fatto a Venetia» in Il Trattenimento di virtuosi cit., doc VII, p. 184, n. 79b) e ciò non esclude che i Mattei potessero averli acquistati sul mercato romano; inoltre nulla nell’inventario del cardinal Girolamo stilato nel 1603 fa riferimento alla provenienza veneziana di qualche opera e nei suoi registri non c’è nessuna spesa segnata al riguardo. 111 AAM, Mazzo 489, Copialettere di Nonantola anno 1598, c. 74 v, lettera a Monsignor Vaccari a Bologna da Ferrara il 30 giugno 1598. 112 AAM, Mazzo 489, Copialettere di Nonantola anno 1598, c. 74 v, lettera a Monsignor Vaccari a Bologna da Ferrara il 22 luglio 1598.

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Richiamato dal Papa a Ferrara, insieme a tutti gli altri cardinali in visita a Venezia113, il cardinale Girolamo Mattei fu costretto a tornarvi nonostante una brutta febbre che lo afflisse fino alla fine di settembre, quando riuscì a partire per visitare la sua abbazia di Nonantola114 dove soggiornò tra il 22 settembre e il 6 ottobre; da qui egli iniziò il viaggio di ritorno fermandosi, ancora a causa della sua malferma salute, a Forlì115, poi alla Santa Casa di Loreto116 e infine a Giove, dove rimase fino al 31 ottobre117 e dove ricevette la visita del vescovo di Todi Angelo Cesi118, il quale probabilmente gli presentò l’architetto Ippolito Scalza119. Non appena rientrato, il Mattei iniziò a predisporre i lavori di rinnovamento del palazzo paterno, consistenti sostanzialmente nel rifacimento di alcuni pavimenti e del soffitto del salone nobile, nella decorazione di alcune stanze (tra le quali la nuova cappella) con affreschi e stucchi120. La scelta di avviare lavori del genere proprio in questi anni va probabilmente messa in relazione all’avvicinarsi dell’anno santo 1600 e alla necessità di partecipare allo sforzo collettivo di costruire una immagine trionfante del papato attraverso lo splendore di Roma121. Fu l’occasione inoltre per il Mattei di adeguare la propria residenza alle necessità di rappresentanza richieste dal proprio ruolo come

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«E’ stato fatto intendere a tutti li Card.li che si trovano in questo contorno che la vigilia della Madonna di Agosto devono essere in Ferrara per intervenire alla cappella del vespro et messa doppo la quale secono il tempo la S.tà sua pigliarà risolutione di passare a Belriguardo o a Bologna dove dicono si lavorino Archi trionfali per riceverlo» in BAV, Vat. Lat. 1066, c. 601 r, 5 agosto 1598. 114 BAV, Vat. Lat. 1066, c. 615, 15 agosto 1598: «il card.le Mathei tornò da Venetia con la febre che per ancora va sequitando et questa mattina s’è cavato sangue, […]»; IDEM, cc. 621v- 622 r: «Di ferrara li 22 d’agosto 1598. […] Il card.le Matthei tuttavia sta malato si come anco il s.r Celco Celsi et Mons. D Pietro Orsino, che questo va migliorando gagliardo»; IDEM, c. 647 r: «[adi 12 di 7bre 1598] Il Card.le Cesis è ritornato alla corte, et il Card.le Mathei quando pensava partire per la sua Abbatia s’è messo a letto con la febre»; IDEM, c. 667 v: «[Mercordi adi 29 di 7bre 1598] Il card.le Borromeo partì per Bologna et Mathei alla sua Abbatia di Nonantola , et d’indi andrà di seguito a Roma.». Nelle lettere ai suoi procuratori, il Mattei si lamenta del suo penoso stato di salute e al Baroncino, il 2 settembre, chiedeva 60 scudi poiché mancava di danaro da «spendere giornalmente» (AAM, Mazzo 489, Copialettere di Nonantola anno 1598, c. 74 v, lettera a Francesco Baroncino a Nonantola da Ferrara il 2 settembre 1598). Tra le lettere relativi alla commenda di Nonantola si trovano spesso lettere indirizzate ai cardinali Aldobrandini e Peretti Montalto, solitamente interpellati per questioni di competenza territoriale e difesa dei confini dell’Abbazia. 115 BAV, Vat. Lat. 1066, c. 25 v: «[Di Roma li 13? Di ottobre 1597] Con tutto che s’habbi aviso dal Card. Farnese della convalescenza del … di Parma suo fratello per la cui salute si sono fatte in diverse chiese di questa città le 40 hore si bisbiglia nondimeno che resti con qualche pericolo et quanto all’infermità del Card. Matthei scrive il Medico Mercuriale che si trova seco in Forlì ch’era ben ricaduto ma che l’assicurava della vita». 116 Al 20 e 21 ottobre sono segnate due spese per «elemosine ai poveri» in AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598. 117 Idem, cc. 104 r- 110 v. BAV, Vat. Lat. 1066, c. 66 r: «[di Roma li 7 novembre 1598] Martedì sera tornò qua il Card.le Mattei da Giovio dove non s’è voluto fermare come pensava per non li conferir quell’aria havendo portato maliss.a ciera per che se li era sparso il fiele». 118 Due note contabili rivelano di questo incontro: «A di 5 di novembre [1598]. Al lettichiero del vescovo di Todi per ricondurre la lettica a Todi et per mancia d’ordine di VSI___6» e «A di 8 di Novembre. Al Capitano Francesco d’ordine di VSI per la spesa fatta da lui nell’andar a Todi per condurre la lettica a Giove___2» in AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598, c. 11 r. 119 V. Capitolo IV, paragrafo 4.3. 120 Per una trattazione più approfondita dell’argomento, v. Capitolo III. 121 I. FOSI, Fasto e decadenza degli Anni Santi in Roma, la città del papa: vita civile e religiosa dal giubileo di Bonifacio VIII al giubileo di papa Wojtyla, a cura di Luigi Fiorani e Adriano Prosperi, Einaudi, Torino 2000, pp. 789821.

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cardinale di Santa Romana Chiesa e come prefetto della Congregazione del Concilio. Con la nuova organizzazione del collegio cardinalizio in congregazioni infatti la dimora cardinalizia divenne «luogo adibito al disbrigo di affari pubblici», incentrati sulla pratica delle visite, e di riunione delle congregazioni appunto in casa del prefetto122. Con la propria residenza ridotta a cantiere, il cardinale Mattei decise di spostare alcuni dei suoi familiari e più stretti collaboratori come Perinto Luti, Orazio Polidori e Francesco Fagnano (segretario della Congregazione del Concilio) nel Palazzo di Ara Coeli a partire dal dicembre 1598, e dove si sarebbe lui stesso trasferito dal luglio 1599123. In ottobre abbiamo notizia di un suo soggiorno a Castel San Pietro causato da una indisposizione che il cardinale sperava potesse migliorare allontanandosi dall’aria viziata di Roma: «Domani Mattina [3 ottobre], con l’aiuto di Dio me ne verrò a pigliare un poco di aria buona a questi castelli de i SS.ri miei fratelli […] Venni in questo Castello de ss.ri miei fratelli per mutare aria, sperando, che questa mutatione sia per giovarmi assai alla recuperatione della mia sanità»124. Per tutto il 1600 le capacità economiche del Mattei vennero investite nell’abbellimento del palazzo familiare (e contemporaneamente in alcuni lavori nel castello di Giove e Rocca Sinibalda), in particolare della cappella nella quale l’attività di decorazione si protrasse per quasi un anno, fino al giugno 1601. Parallelamente Asdrubale avviava la costruzione del suo palazzo sul lato sud dell’insula, affidando la gestione dei lavori all’architetto ticinese Carlo Maderno125. Durante la seconda parte dell’anno 1601 i lavori rallentarono gradualmente, come dimostrano i mandati di pagamento che si diradano fino a novembre, con le ultime decorazioni terminate negli ambienti abitati dal cardinale e nelle stanze appartenute un tempo ad Asdrubale. Gli abitanti del palazzo dovevano essere comunque tornati già da qualche tempo in casa se si considera la notizia, risalente al giugno del 1601, che testimonia la presenza del pittore Michelangelo Merisi da Caravaggio nel palazzo di via delle Botteghe Oscure126.

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G. FRAGNITO, La trattatistica cinque e seicentesca sulla corte cardinalizia. «Il vero ritratto di una bellissima e ben governata corte» in “Annali dell’istituto storico italo- germanico in Trento”, 17. 1991, p. 161. 123 Il 17 luglio vengono pagati i facchini incaricati di svuotare le stanze «dove habitava V.S.I» AAM, Mazzo 515, Libro dei Conti di Orazio Polidori 1597- 1598). I mandati di pagamento firmati dal Mattei agli operai al lavoro nel suo palazzo sono tutti inviati «dall’Araceli» (AAM, Mazzo 504, Fogli nn. 43 e 44, 4 agosto e 11 agosto 1599) ad esclusione di due pagamenti inviati da Castel San Pietro, dove il cardinale si trovava tra il 19 ottobre e il 20 novembre (AAM, Mazzo 5151, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601). 124 AAM, Mazzo 488, Copialettere di Nonantola anno 1599, 3 e 6 ottobre. Il 16 novembre seguente il cardinale scriveva al Vicario di Nonantola a proposito della sua salute: «Ritornai hieri sera a Roma con assai buona salute ancorchè questi ultimi giorni io sia stato travagliato sa un poco di recidiva.» (IBIDEM, 16 novembre). 125 H. HIBBARD, Carlo Maderno, a cura di Aurora Scotti Tosini, Electa, Milano 2001. 126 Nel contratto stilato tra Laerzio Cherubini ed il Merisi per la pala della Dormitio Virginis destinata alla chiesa di S. Maria della Scala, si legge: «D. Michelangelus q. fermi Marisij de Caravaggio Pictor in Urbe commorans in Palatio Ill. et R.mi D. Cardinalis Matthei». La trascrizione del documento si trova pubblicata in N. PARKS, On Caravaggio’s ‘Dormition of the Virgin’ and its setting in “The Burlington Magazine”, vol. CXXVII, n. 988, luglio 1985, pp. 438447, in particolare p. 441.

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Per l’anno 1602 esistono poche notizie sull’attività del cardinale e riguardano principalmente l’acquisto del casale di Fiorano fuori porta San Sebastiano127 e il suo interessamento alle vicende di Jacopo Tonti, «Gentilhuomo Pistolese Capitano, et Cavaliere di Santo Stefano» fatto prigioniero durante uno scontro con i Turchi a Scio e liberato grazie all’intercessione del cardinale (dopo la sua morte, entro il maggio 1604)128. A inizi 1603 il Mattei, nella sua carica di Protettore dell’Ordine francescano, venne coinvolto nei lavori di ampliamento della chiesa e dell’infermeria del complesso di San Francesco a Ripa, autorizzando monsignor Biscia ad intervenire sulle costruzioni precedenti nonostante la resistenza dei frati alla grandezza del progetto129. Gli ultimi mesi della vita del cardinale Girolamo Mattei furono segnati da una lunga malattia, che costrinse papa Clemente VIII a sostituirlo dall’agosto di quell’anno alla guida della Congregazione

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ASR, Trenta Notai Capitolini, Octavius Caputgallus, vol. 45, 7 ottobre 1602, cc. 306 e ss; 389 r- 390 v per 20400 scudi. Già nel 1599 il cardinale aveva acquistato dai fratelli Ruiz una tenuta fuori Porta del Popolo, il cosiddetto Casale di Violata (di cui esiste una stima fatta nell’aprile 1599: «A di 6 Aprile 1599 in Roma. Noi infrascritti eletti dall’Ill.mo s.r Cardinale Mattei et s.ri fratelli, et al Molto … S.r Girolamo et Pietro Ruiz …, io Gerolamo Leni eletto per parte del Ill.mo et R.mo Cardinale et signori suoi fratelli, et dal molto … S.r Marco Antonio Vitelleschi per parte delli s.ri Ruiz a Giudicare et stimare il Casale dela Violata de essi ss.ri Mattei quale sta fuor de porta del popolo, confina da essa banda con l’ospidaletto de bracciano con la Valle del R.do Capitolo de s.to Pietro et altro suoi confini giudichiamo et dechiariamo in prezzo detto Casale scudi cento e dodici e mezzo … … de latera Romana … scudi de moneta a giulij dieci per scudo in tanto argento et in fede habbiamo fatto la presente questo di et anno sopradetto. Gerolamo Leni mano propria. M. Antonio Vitelleschi mano propria» in AAM, Mazzo 491, Girolamo Cardinale Mattei e fratelli. Stima del Casale di Violata fatta ad istanza di d.o S.r Cardinale e fratelli, e del s.r Pietro Ruiz da Girolamo Leni, e m. Antonio Vitelleschi eletti uno per parte, e come in d.a stima da d.i periti sottoscritta li 6 Aprile 1599 in Roma Mazzo XXXII). 128 La vicenda è nota attraverso la corrispondenza tenuta da Bonifacio Vannozzi con Perinto Luti e pubblicata nella sua raccolta delle Lettere miscellanee (Venezia 1604): «Nell’impresa di Scio restò schiavo, et ferito il Signor Iacopo Tonti, Gentilhuomo Pistolese Capitano, et Cavaliere di Santo Stefano, che d’allora in qua si truova nella Torre del Mar Negro, cioè in uno inferno di mal vivi. Per riscattarlo si son tentate più vie, ma tutte vanamente […] mi sono stati d’attorno pregandomi a procurar loro dall’Illu. S Card. Mattei, una favoritissima lettera a quel Guardiano, nella quale S. S. Illu. Venga servita, non solo di esortarlo, et pregarlo, ma di stringerlo et se è possibile ingiugnerli in virtù di S. ubidienza, che pigli sopra di se questa cura […] d’abocarsi quanto prima col suddetto Cavaliere dal quale intenderà puntualmente quanto possa, et col quale potrà rimaner in appuntamento di quanto converrà farsi per aiuto della sua liberatione » (14 gennaio 1602, pp. 194- 195); «Già il S. capitano ci haveva fatto intendere dell’abboccamento col padre e Presidente di Pera, et avvisatoci quanto occorreva, confessando d’haver sentito sollevamento grande alle sue miserie, ragionando con quel, Padre, rendendone humilissime gratie all’Illustrissimo Sig. cardinale come fo anch’io, con altrettanta humiltà» (pp. 196- 197); «Inchini per tutti noi il Signor Cardinale Illustrissimo la benignità del quale preghiamo, che sia ricompensata dalla Divina liberalità» (22 febbraio 1602, p. 202); «Haviamo qui il sig. Capitano Tonti, ricuperato dalla lunga, et pericolosa cattività, per Divina misericordia, et possiamo dire, che catene cecidere de manibus eius, per il favorevole, et continuato patrocinio tenutone dal Sig. Cardinale Illustrissimo al quale non potendo noi render le debite, et per mille rispetti dovute gratie, per haverselo Iddio chiamato in Cielo, le renderemo à V. Sig. com’a quella, che fu gagliardissimo istromento, à impetrarcele, et certo il Signor Capitano è Cavaliere di cosi buona conditione che non si scorderà mai, di chi l’ha favorito, in un caso, et in un bisogno di tanta necessità, nel quale andava la salute, et la vita propria.» (maggio 1604, p. 203). Il Vannozzi conosceva il cardinale almeno dalla fine del 1596 ma non è chiaro per quali vie i due siano entrati in contatto (lettere al cardinale Girolamo Mattei, pp. 445, 463, 473 in B. VANNOZZI, Delle lettere miscellanee di mons. reverendissimo Bonifatio Vannozzi dottor pistolese, e protonotario apostolico, Presso Bartolomeo Cochi, Bologna 1617). 129 V. Capitolo IV.

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del Concilio130, e dallo scandalo del matricidio dei fratelli Santacroce, strettamente imparentati con la sua famiglia. La triste vicenda è nota attraverso gli atti processuali conservati nel fondo dell’Archivio di Stato del Tribunale del Governatore131: Onofrio Santacroce venne accusato di aver fatto leva sull’instabilità psichica del fratello Paolo per istigarlo ad uccidere Costanza Santacroce, loro madre, il 5 settembre 1599 per questioni di eredità e di onore e di aver favorito la fuga di Paolo. Onofrio venne arrestato dopo qualche mese di latitanza il 1 aprile 1603. La notizia dell’incarcerazione iniziò a circolare per Roma già il giorno seguente, come raccontano gli Avvisi, grazie ai quali è possibile seguire la vicenda da un punto di vista inusuale, che tiene conto anche della voce del popolo. Sembra che nei primi giorni, le cause dell’arresto non fossero chiare: «non si sa la causa» scrive l’anonimo cronista, ma ipotizza che fosse per «haver cacciato mano ad un altro gentilhomo», «che habbia fatto carcerar un Prete a suoi castelli», «in materia di qualche cartello, o Pasquinata» o che «habbiano trovato, dopo un anno della contumacia teneva prattica col fratello Matricida»132. Il 5 aprile il cardinale Girolamo si recava dal Papa «per raccomandarli la causa» ma «non ritrasse altro da S. Beatitudine che gli disse, che per suo amore si sarebbe andato con ogni riguardo, ma che la cosa era grave»133; Ciriaco Mattei assicurava la custodia di sua figlia Erminia in casa, sborsando una grande somma, dato che i beni dei Santacroce erano stati tutti sequestrati ma passò anche qualche giornata difficile, sospettato in alcuni momenti d’esser stato complice della latitanza di Onofrio134. La vicenda si protrasse per mesi e tutta la famiglia Mattei cercò di perorare la propria causa presso il Papa, che inizialmente apparve benevolo135. Sembra che Girolamo sottoponesse al pontefice anche delle prove in favore di Onofrio ma nonostante il suo impegno, il Papa sembrava risoluto e interessato soprattutto ad impossessarsi di tutti i beni dei Santacroce: «Il card.le Matthei s’intende scrivesse subito una Poliza al Papa pregando haver compassione del sudetto Santa Croce, et infine ammetterlo a qualche compositione ma s’intende anco che N. S.re 130

BAV, Urb. Lat. 1017, Parte II, ff. 430 r- v, 438 r, Avviso del 30 agosto 1603. ASR, Tribunale Criminale del Governatore, b. 29, 1603 e ASR, Archivio Santacroce, bb. 1059, 10160, 1061; v. anche M. PICCIONI, I figli del Pellicane. Storia della famiglia Santacroce di Viano, oriolo e Rota 1588- 1604, Oriolo Romano 2002 con appendice documentaria. 132 BAV, Urb. Lat. 1071, parte I, cc. 63 r, 158 r, 161 v, 172 r. 133 BAV, Urb. Lat. 1071, parte I, c 161 v. 134 «La causa del S.ta Croce per quel che sento cammina tutta peggio et dopo li carcerati scritti Mons. Governatore mandò a chiamar il s.r Ciriaco matthei et gli disse, che voleva … proceder con sospetto, et che egli haveva una tal donna in casa la tenesse sotto buona custodia perché non haveva voluto mandargliela a pigliar in casa, et sendosi licenziato d.o s.r Ciriaco et tornato a casa non trovò d.a Donna che era partita onde mezo disperato tornò dal Governatore et disse il fatto ma il Governatore gli soggiunse, che questi erano li sospetti, che gli haveva portati, et che però trovasse d.a donna in ogni modo, et gli debbe anco far la pena (?) onde il povero Ciriaco stette per due giorni, che d.a donna non si trovava ne in Ciel ne in terra, et hora s’intende l’habbia trovata, et in somma vogliono ci sia pur assai con d.o S.ta Croce et per il caso della Madre» in BAV, Urb. Lat. 1071, parte I, cc. 191 r- v. 135 «A N. S.re nel tornar Domenica dalle chiese sendo presso S.ta Maria Maggiore si accostarono la moglie del S.ta Croce prigione con due altri signori di Casa Mattei, et furono oltre meza hora a pregar S. S.tà per l’espeditione della causa del marito, et dicono N. S.re desse loro gratissima udienza, ma in quanto all’espeditione per hora si sta all’istesso» in BAV, Urb. Lat. 1071, parte I, cc. 274 r e v, 4 giugno 1603. 131

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dopo haver letto detta poliza si mise a ridere et poi la stracciò, ch’è segno non si voglia far altro, et se la Camera può havere, come havrà il tutto, non si vorrà contentar della parte»136. Una lettera autografa del cardinale, datata 23 luglio 1603, testimonia il strenuo impegno: «Beatissimo Padre. Per non potere venire presenzialmente per la mia indispositione alli piedi di V. Sta piglio ardire con questa mia, di supplicarla, come con ogni humiltà faccio, che la se degni favorirmi, hora che el processo informativo contra il S.r Honofrio Santa Croce se ritrova al fine di ordinare a Mons.r Gover.re che voglia dare la copia dell’inditij, accio se possano far le difese. Che oltre che questo è conforme alla giustitia io ne terrò obligo particulare à V. S.ta li piedi della quale humiliss.te bacio. Di casa il di xxiiii di luglio 1603. D. V. Sta. Humilissimo et obligatis.mo Servo, Il card.le Matthei»137. Nonostante la sua malattia andasse peggiorando, Girolamo Mattei continuava a lavorare in favore di Onofrio, ottenendo il 20 settembre un’altra udienza dal Papa: «per causa del s.r Honofrio s.ta Croce suo Nipote sopra il cui negotio fu da ss.ria Ill.ma lungamente trattato riportò in fine sodisfatione da S. Beatitudine che all’incontro ne diede non poca a d.to Card.le in promessa tra l’altre cose d’andar in questa causa molto cauto mostrando il papa pur sia qualche poco d’attacco con desiderio di salvarla vita al detto s.r Honofrio che instantemente vien raccomandato da molti Principi non tacendosi come SS.tà disse all’istesso Cardinale di voler sentire gli Avocati suoi in contraditorio col, et di voler lui medesimo esser Giudice, et che da d.o tempo per far le sue difese si haverà havuto quanto desiderasse non havendoli però il Papa voluto prefigere termine alcuno da che si scorge che questa causa sia per andar in largo, et non senza opinion di buon esito»138. Quando Onofrio si decise a confessare la sua parte nella vicenda, disse anche che a suo tempo aveva provveduto a informare varie persone dell’accaduto, tra le quali Ciriaco e lo stesso cardinale Girolamo (insieme al cugino Giovanni Pietro Caffarelli ed il cardinale Farnese) ma questi testimoni non vennero mai ascoltati o per riguardo al loro stato o più probabilmente perché la sorte del Santacroce era già stata decisa. Il 19 novembre girava per Roma la falsa notizia della dipartita del cardinale, che era invece ancora vivo e il 26 novembre dettava le sue ultime volontà. Morì infine la sera dell’8 dicembre portando con sé le ultime speranze per un positivo esito della causa del Santacroce. Il Papa e il cardinale nipote Aldobrandini infatti sembra non aspettassero altro che la morte del Mattei per condannare Onofrio («[…] Fertura Card. Matthaeio mortem accelerasse diutinus carcer Honufrij Santacrucis 136

BAV, Urb. Lat. 1071, parte II, c. 375 v. ASR, Miscellanea famiglie, busta 108, fasc. 1. 138 BAV, Urb. Lat. 1071, parte II, c. 483 r. 137

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affinis sui in discrimine vitae vastantis qui illico mortuo Cardinali, capite plexus est»139) che venne decapitato il 30 gennaio 1604140. Il corpo di Girolamo Mattei venne portato subito dopo la morte alla Chiesa del Gesù per le esequie dei cardinali, avvenute il giorno dopo, ed il 10 dicembre «di bella pompa et 100 torcie fu portato alla sepoltura in Araceli»141. Venne resa nota la fondazione del Collegio Mattei, tra le ultime disposizioni del cardinale, e l’intenzione di monsignor Alessandro Mattei di acquistare la carica dell’Auditorato di Camera per intraprendere la carriera cardinalizia sulle orme del defunto zio ma si diceva che né il Papa né il cardinal nipote avessero intenzione di favorirlo142. Nell’Archivio Mattei è conservato un libretto relativo alla gestione dell’«heredità del cardinale Matthei» che, insieme ad alcuni Avvisi romani, forniscono alcune interessanti ed inedite notizie. Le esequie del cardinale si svolsero nella chiesa dell’Araceli il 17 dicembre 1603. Nonostante le ultime volontà del cardinale, che desiderava una funzione discreta («Voluitq. illud deferri de nocte, et associari cum mediocri, et moderato apparatu»143), i fratelli Mattei organizzarono un evento che dovette essere grandioso ma del quale non esistono altre informazioni che quelle desumibili da un Avviso del 19 ottobre seguente: «In Araceli giovedì mattina questi ss.ri Matthei fecero far l’essequie al lor Car. Morto, et oltre molti Prelati fra quali gl’Arcivescovi Mattheuccij et Monreale, vi furono de Molti ss.ri et gentilhomini Romani ad assister alla messa che fu cantata dal Vescovo di Sidonia, et all’oratione latina che fu recitata in sua lode, oltre infiniti versi latini, et d’altra lingua, che erano stati attaccatti per le mura. Il detto giorno non si vede altro che andar avanti et indietro negotiando gli Ambasciatori de Prencipi et Pretendenti al capello»144. Dai rendiconti di casa Mattei sappiamo che vennero spesi in tutto 1287. 21 scudi per le esequie145 e, in particolare, 140 scudi vennero versati in tre volte al pittore Prospero Orsi «per pagamento di tutte

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T. AMAYDEN, Compendium vitae diversorum Cardinalium in Ferrara, Civica Biblioteca Ariostea, MS. Cl. II, 276, f. 19 r, nr. II; «Si vide hieri dopo la morte di questo Ill.mo andar dal Papa il Governatore et … dicono per la causa del S.ta Croce, che hora vogliono non sia per andar in longo, et che la giustizia o gratia havrà il suo luogo» in BAV, Urb. Lat. 1071, Parte II, c. 613 v. 140 Onofrio venne sepolto nella chiesa di Santa Maria della Scala di Trastevere e la lastra tombale venne posta dalla moglie Erminia, con la data (e l’età del defunto) sbagliata del 1603, probabilmente perché ci si aspettava un’esecuzione più veloce: «HONUFRIO SANCTACRUCIO GEORGII FILIO VIANI ORIOLI ROTAE DOMINO SEXTO AETATIS SUAE ANNORUM XXXV VITA FUNCTO AERMINIA MATTHAEIA CYRIACI FILIA MOESTISSIMA MARITO AMATISSIMO POSUIT ANNO MDCIII». 141 BAV, Urb. Lat. 1071, Parte II, c. 613 r. 142 «Vanno hora dicendo, che il Nipote cioè l’Abbate figliolo del s.r Ciriaco cercherà di comprare l’Auditorato della Camera et … altro Card.le in Casa, ma bisognara far la promot.e che s’intende rifreddata et … perche SS.tà e il Card.le Aldobrandino non sono di accordo nei soggetti ma è che N. S.re ne mostra poca voglia et questo è quello si può ritrarre» in IDEM. 143 ASR, Notai Tribunale A.C., Uff. 8, Octavius Cellius, 27 novembre 1603, c. 544 v. 144 BAV, Urb. Lat. 1071, parte II, c. 623 r. 145 Vennero distribuiti 135 ducati d’oro ai vari personaggi intervenuti alle esequie (50 ducati ai due maestri di cerimonie, 75 al segretario e due chierici del Sacro Collegio dei cardinali, 20 ducati ai Cursori «et sono per le regalie che li toccano per il mortorio dell’Ill.mo Card.le»); 500 scudi spesi per 1731 libbre di torce e candele; 315 scudi per

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le pitture de arme, morti, figure et altro servite per il funerale et esequie della bo: me: del s. card.le»146, lavori per i quali finora non ho potuto rintracciare documenti figurativi. Secondo quanto disposto nel testamento, il cardinale venne sepolto nella cappella familiare in Aracoeli e la sua lastra tombale, presente ancora oggi incastonata nel pavimento della cappella, venne commissionata agli scultori Domenico e Bartolomeo Carli per 250 scudi147. Durante tutto il 1604, i fratelli Ciriaco e Asdrubale provvidero ad adempiere ai legati disposti dal fratello cardinale nel testamento redatto per gli atti del notaio capitolino Ottavio Celli e per il quale erano stati indicati, come esecutori, i cardinali Montalto, Aldobrandini e Gallio148. Tra i lasciti ai familiari, consistenti soprattutto in vasi e bacili d’argento, spiccano quelli a favore delle due signore di casa: a Claudia Santacroce, moglie Giovanni Battista suo nipote, il cardinale donava due candelabri d’argento ed un quadro «imago D. N. Jesu Christi, et B. Maria Magdalena, quod Ill.mus D testatoris habet in suis stantijs»149; a Costanza Gonzaga, moglie di Asdrubale, «unam imaginem Christi argentiam cum cruce eburnia, et quadrum Beata Maria Lauretana, quod habet in suis stantiis»150. Ai fratelli donava 3000 scudi ognuno, a Ciriaco sotto forma di «omnia et singula melioramenta facta in palatio eius DD Cyriaci» e ad Asdrubale, o meglio a suo figlio l’abate Paolo, un ufficio di Cavalierato di S. Pietro di pari valore perché i suoi studi portassero alla famiglia grandi onori151. Il cardinale poi disponeva la distribuzione dell’ingente cifra di 5500 scudi a tutti i suoi servitori, in ordine di importanza e di tempo passato al suo servizio: vengono nominati nello specifico Francesco Fagnano suo segretario della Congregazione del Concilio; Francesco Pellegrino, segretario «a secretis»; Andrea Ferrari, che fu responsabile dei pagamenti dei lavori commissionati dal cardinale Mattei nel suo palazzo tra 1599 e 1601; Polidoro de Polidori e Perinto Luti suoi «spese per il mortorio e vestiti per servizio della famiglia» (AAM, Mazzo 230, Giornale dell’heredità del cardinale Matthei, 15 dicembre 1603 e 28 gennaio 1604). 146 Pagamenti del 12 dicembre, 19 dicembre, 24 dicembre 1603 e 21 gennaio 1604 in AAM, Mazzo 229, Giornale dell’heredità del cardinale Matthei, 15 dicembre 1603. 147 AAM, Mazzo 229, Giornale dell’heredità del cardinale Matthei, 15 dicembre 1603 e 17 luglio 1604; già segnalati in SCHRÖTER cit., nota 27 p. 77. Ciriaco si era già servito dei due marmisti il 3 agosto 1598, quando aveva pagato loro 300 scudi per una «tavola di pietra commessa p. servitio del Giard.o», ovvero per la Villa della Navicella (Il Trattenimento di virtuosi cit., p. 138) 148 ASR, Notai Tribunale dell’A.C., Uff. 8, Octavius Cellius, 27 novembre 1603, reg. 1774, fasc. 4, cc. 544 r- 548 v e 562 r- 564 r (trascritto in Appendice documentaria, doc. VI). Il notaio venne pagato 125 scudi per il testamento, sue copie e rogiti relativi (AAM, Mazzo 230, Giornale dell’heredità del cardinale Matthei, 23 dicembre 1603). 149 IDEM, c. 544 v. 150 IDEM, c. 545 r. Il crocifisso venne poi donato da Costanza Gonzaga alla chiesa del Gesù, come appare nel suo testamento del 20 marzo 1644: «Et lascio il mio Crocifisso d’Argento lasciatomi dalla b.m del sig. card. Mattei all’altare del Santissimo Sacramento nella chiesa del Gesù di Roma, e scudi … di moneta alla sacristia di detta chiesa, et alla casa professa lascio la mia casa, nella piazza di san Marco con il peso di un censo di scudi 200 ….» (in AAM, Mazzo 521, Testamento di Costanza Gonzaga). 151 «Item reliquit Paulo sup.to suo nepoti unum offitium Militis S.i Petri ab ipso D. Testatoris et de suis proprijs pecunijs in caput et personam d.i Pauli emptum, rogans et hortans eumdem ut studijs et Prelatura incumbat, cum ex suis studijs, et prelaturis familia quantumius (?) nobilis comodum honorem, et splendorem recipiant» in ASR, Notai Tribunale A. C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1774, c. 546 v.

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«familiares»152. Altre somme venivano donate in elemosina ad alcuni preti irlandesi e veniva disposto il lascito di alcune suppellettili sacre alla cappella Mattei dell’Aracoeli153 e alle abbazie di Nonantola e Lamoli, delle quali il cardinale era stato abate commendatario. Dopo le disposizioni riguardanti le messe da celebrare in suffragio della sua anima, il Mattei stabiliva il versamento di 1000 scudi al Collegio dei chierici di San Biagio dell’Anello «cum onere illa erogandi in fabrica cappella altaris maioris, et chori eiusdem Ecclesia»154. Il lascito più consistente del cardinale Mattei però fu l’obbligo per i suoi fratelli di fondare un Collegio, dedicato a San Girolamo, per giovani studenti poveri. Per l’acquisto di un sito adatto venivano stanziati 6000 scudi, che i fratelli Mattei versarono il 20 novembre 1604 ai fratelli norcini Cario e Lario Desiderii, acquistando una casa che essi possedevano nel Rione Trevi, in via del Lavatore155 (per l’approfondimento di questi argomenti rimando al Capitolo V, paragrafo 5.2).

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L’elenco dei servitori, con la qualifica e gli anni di servizio, si trova in AAM, Mazzo 485, Esecuzione dei legati testamentari del cardinale Mattei: Francesco Fagnano (Congregazione del Concilio) 500 scudi; Giovanni Francesco Peregrino 500 scudi; Polidoro de Polidori 500 scudi (detto Cavaliere); a Perinto Luti 500 scudi e un «vasum argenteum magnum cum manici ad usu catinelle», a servizio dal 1587); Andrea Ferrari 500 scudi (a servizio dal 1590); Alessandro Guidotti 500 scudi; Angelo Piani 56.24; Accorutio Accoruti 100 scudi (da ottobre 1599); a Corinto Balducci 45 scudi; a Fabio Blasii cappellano 74 scudi; a Giulio Giaroli 120 scudi; a Giacomo Bracci 70 scudi; a Martio Foschetti 45 scudi; ad Alessandro Fantoccini o Fantasini da Sassoferrato Guardarobba 500 scudi (a servizio dal dicembre 1566- si fa riferimento anche ad un chirografo del 25 novembre 1603); Girolamo sottoguardarobba 135 scudi; Angelo credenziero 64 scudi; Flaminio dispensiero 28 scudi; primo cocchiero 115 scudi; Bastiano secondo cocchiero 103 scudi; Giulio Cesare Decano di palafrenieri (?) 136 scudi; Cesare bottigliero 105 scudi; Andrea palafreniero 100 scudi; Gasparo Palafreniero 56 scudi; Antonio palafreniero 33 scudi; girolamo sotto… 5 scudi; Giovanni aiutante di cucina 3 scudi; Nicola garzone di stalla 10 scudi; Alessandro garzone di stalla 4 scudi; Giulio Cesare Benamato da Cantiano 136 scudi; Gaspare Marcuccio 75 scudi; Rosato Santuccio perugino 56 scudi; Andrea Brosellio 100 scudi; Antonio del q. Augustini sibona (?) milanese 303 scudi; Andrea Brosellio 100 scudi; Marco Antonio fracassio 100 scudi; Flaminio Guerrerio 28 scudi; Jacobo Braccio de Monte Politiano 70 scudi; Girolamo Marchetto di Faenza 50 (?) scudi; Sebastiano Galgano senese 103 scudi; Nicolao Dominico Brugiani 10 scudi; Alexandro Parmens. 4 scudi; Octavio Palutio de Mone ottono (?) 74 scudi; Martio Fusiletto da Belmonte 400 scudi. Nel testamento viene dedicato uno spazio specifico alla posizione di Orazio Polidori orvietano, che sembra avesse sottratto alcuni denari al cardinale il quale decide però di condonarglieli (ASR, Notai Tribunale A. C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1774, c. 545 v, v. Appendice documentaria, doc. VII). 153 Le suppellettili vennero consegnate il 6 marzo 1604: una croce d’argento, 2 candelieri d’argento, un vaso per l’acqua benedetta con aspersorio, la pace d’argento (?), un palio d’altare bianco con fiori d’oro e seta rossa e fragi (?) di broccato e oro, una pianeta bianca simile al Palio, una pianeta di tela d’oro e d’argento con stola e manipolo, una stola con manipolo di tela d’oro e d’argento foderati di taffetà rosso con cordoni di seta bianca e rossa, una tovaglia d’altare con frange, 7 asciugatori, fazzoletti, un cuscino d’altare di tela d’argento con fiori d’oro, e una d’oro con fiocchi d’oro e seta, un cuscino di tela d’oro con fiori verdi, un cuscino sguarnito di tela d’oro e argento, veli, corporali, un messale coperto di corame rosso, un altro libro, una crocetta d’argento con catena, bariletto d’argento e ampolle, una scatola d’ostie d’argento, una concolina di rame, una copertina di broccato per la custodia, una croce d’ottone, un cordone di seta, due candelieri d’ottone, una tavola della Gloria, 4 paliotti di damasco, un calice con patena, coperte di taffetà, un pezzo di taffetà pavonazzo per coprire il crocifisso, 4 tovaglie grandi, 3 pianete di damasco pavonazzo verde e bianco con stole e manipoli, 16 fazzoletti, un campanello d’ottone, un secchio d’ottone per l’acqua benedetta, due ampolle di cristallo con il baciletto di maiolica, una scatola di legno per le ostie, una cassa coperta di corame rosso foderata di tela turchina. 154 ASR, Notai Tribunale A. C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1774, c. 547 v. 155 AAM, Mazzo 499, Emptionis Domus per Ill.mos SS. Ciriacum et Asdrubalem de Matthei pro Collegio S.ti Hieronymi S. Matthaei. Octavius Caputgallus.

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1. Oroscopo di Monsignor Mattei, 10 aprile 1571 (Biblioteca Nazionale di Napoli, ms. Branc. V.A.9)

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II. Il cardinale, gli artisti e gli eruditi La carriera cardinalizia di Girolamo Mattei prese avvio in un quadro politico in cui la centralità del Concistoro era stata gradualmente frammentata in numerose Congregazioni. Il Mattei fu Prefetto dal 1591 fino alla morte di una delle più importanti dopo il 1563, quella appunto del Concilio che vigilava sullo stato delle diocesi attraverso le visite ad limina Apostolorum. Attraverso le notizie fornite dai documenti Mattei ho potuto studiare la composizione della corte di Palazzo Mattei alle Botteghe Oscure e la sua evoluzione nel tempo. Tra le varie figure del seguito del cardinale, ho dedicato una trattazione più approfondita a quella fino ad ora sconosciuta di Perinto Luti, un nobile intendente d’arte di origini senesi. In occasione delle numerose opere architettoniche e decorative promosse nel corso della sua vita, il cardinale Mattei entrò in contatto con un gran numero di artisti, ad esempio con l’architetto Ippolito Scalza per lavori nel castello di Giove e Paul Bril e Cristoforo Roncalli per la decorazione del palazzo familiare di Roma (argomenti trattati nei capitoli IV e V), ed ospitò presso di sé alcuni noti artisti e personaggi le cui vicende saranno approfondite nello specifico nei seguenti paragrafi. 2.1 Girolamo Mattei “letterato” Le notizie circa la formazione di Girolamo Mattei sono molto scarse. Il Ciacconio riferisce dei suoi giovanili interessi nelle discipline umanistiche1 ma i documenti conservati nell’archivio familiare Antici Mattei riguardano solamente gli studi di giurisprudenza condotti a Bologna e conclusi nel 1568, qualche mese prima di ricevere gli ordini sacri e intraprendere a Roma la sua attività in curia. Come già osservato, la sua erudizione in campo giuridico gli valse la partecipazione a numerosi collegi cardinalizi tra i quali la Congregazione del Concilio, investita del compito di fornire la corretta interpretazione dei decreti tridentini, della quale fu prefetto dal 1591 fino alla morte nel 1603. Un’altra più antica traccia degli interessi giuridici del giovane Girolamo si trova testimoniata da un documento, che assomiglia ad una locandina, che riferisce di un evento tenutosi il 25 aprile 1561 presso l’«Accademia Mattheia», di cui Girolamo viene detto «Rector», probabilmente un dibattito («Ex titulis de testamentibus […] Ex titulis de legatibus […] Ex titulis de stipulandibus servibus»)2. L’incontro venne tenuto probabilmente in occasione della pubblicazione di un trattato su questi argomenti come lascia intendere un breve testo ad introduzione del programma, una sorta di elogio

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«A teneris annis in literatis disciplinis enutritus, omnique fere liberali doctrina imbutus» in A. CIACCONIO, Vitae et res gestae pontificum romanorum et S.R.E. Cardinalium, Romae 1677, IV, p. 167. 2 V. Appendice documentaria, doc. VIII.

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di Girolamo Mattei in favore di Massimo de Massimi, arcivescovo di Melfi, al quale venne dedicata la fatica letteraria del giovane Girolamo: «Non appena ho iniziato a gustare i principi del diritto civile sulla sommità delle labbra, non ho dubitato di scegliere di dedicarti [le mie scritture] dandomi da fare perché queste sono molto leggere o non adatte ad un uomo così grande come te, [dandomi da fare] perché tu non le disprezzassi ma le accettassi così come un pegno e un patto del nostro grande amore verso di te e della nostra deferenza»3. Le fonti riferiscono anche di una spiccata inclinazione letteraria del Mattei. Giovanni Pietro Caffarelli lo definiva «cardinale literato di stima fra cardinali4»; il Cardella così lo descriveva: «Girolamo Mattei […] fra le molte scienze nelle quali si rendé eccellente, fino ad essere in concetto di uno dei primi letterati di quei tempi, spiccò singolarmente nella perizia dell’una e l’altra legge»5. A conferma di queste scarne notizie è il rapporto, mai considerato dagli studi dedicati al cardinale Mattei, con il letterato di origini veneziane Aldo Manuzio (o Manucci) il giovane (1547- 1597)6. Alcune lettere infatti attestano l’esistenza di una conoscenza tra i due che maturò probabilmente sulla base di comuni interessi letterari nell’ambito della Stamperia Vaticana, in cui Aldo lavorò insieme al padre Paolo dal 1561 alla fine del 1565 circa7. In una inedita lettera, conservata presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, Girolamo fa riferimento agli studi di Manuzio sulle opere di Caio Giulio Cesare, delle quali quest’ultimo aveva pubblicato un’edizione commentata già nel 1566, e alla dedica di essi ricevuta, a quanto sembra, come ringraziamento per alcuni consigli dispensati: «Girolamo Mattei ad Aldo Manuzio. Tra le cose, che sono felici e gioconde, che io giudichi possano interessarmi, in primo luogo deve essere sempre stimato felicissimo l’essere apprezzato da uomini stimatissimi e lodatissimi; infatti da costoro ci si possono aspettare cose che non si aspettiamo da nessun altro: dentro di loro risplendono infatti la probità, l’ingegno e il discernimento. Di qui tu stesso puoi considerare se ti saranno assai gradite le mie lettere, nelle quali quelle annotazioni, che hai composto nei commentari a Cesare e hai voluto dedicarmi poiché non solo in esse ho scoperto di essere amato da te, ma di essere amato a tal punto che, quelle cose che 3

AAM, Mazzo 518: «Hoc igitur cum mihi sit in perpetuum ratum futurum nonnulla axiomata, cum vix primis summisq. labijs initia Iuris Civilis degustaverim, decerpere non dubitavi, tibiq. dicare, abs te contendens, ne ista vel ut levia, vel tibi tanto viro non multum consentanea, contemnas, sed ita suscipias ut pignus et foedus nostri magni in te amoris et observantiae». Ringrazio la prof. Aquilina Ticchi per avermi aiutata nella traduzione del documento. 4 G. P. CAFFARELLI, Repertorio di famiglie romane o residenti a Roma. Lettere G-N in Biblioteca Angelica di Roma, Ms. 1638, cc. 185 r- 185 v. 5 L. CARDELLA, Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa scritte da Lorenzo Cardella parroco de’ SS. Vincenzo, ed Anastasio alla Regola in Roma, in Roma nella Stamperia Pagliarini, MDCCXCIII (1793), Tomo V, p. 256. Quanto riferito da Cardella viene ripreso approfondito da Giovanni Battista Moroni, v. G. B. MORONI, Dizionario di erudizione ecclesiastica (1847), vol. 43, p. 297. 6 T. DE MARINIS, Aldo Manuzio il giovane in Dizionario dell’Enciclopedia Italiana Treccani, 1934, ad vocem. 7 T. STERZA, Paolo Manuzio in Dizionario Biografico degli Italiani Treccani, vol. 69 (2007), ad vocem.

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sembravano serbare il più grande dei principii, tu hai deciso di dedicarmele. E questo è decisamente un segno del tuo amore nei miei confronti. Quanto a me, che percepisco una così grande benevolenza da parte tua, devo confessare di essere a tal punto in debito nei tuoi confronti, che non credo potrò mai ripagarti. Ho letto volentieri le tue annotazioni, che sono degne del miglior Aldo Manuzio; nulla in esse può essere desiderato da coloro che sogliono essere detrattori delle lodi altrui. Per il resto, e per concludere, volendo io ringraziarti di un dono tanto grande e gradito, sappi che ti sono a tal punto riconoscente che, se mai si presentasse al mio animo l’occasione di dimostrarlo, sarei felicissimo di coglierla. Vale meque Ama. Roma, Idi di Dicembre 1570»8. Aldo Manuzio si apprestava in quel periodo a pubblicare una seconda edizione dei Commentarii di Cesare forse frutto del plagio di uno studio di pari argomento condotto da Fulvio Orsini, pubblicato a Roma sempre nel 1570 con dedica a Fabio Farnese (datata 21 maggio 1569). Nel 1571 l’edizione manuziana veniva licenziata senza l’originale dedica e con l’aggiunta di alcune note9. Altre due lettere indirizzate da Manuzio al Mattei sono pubblicate nella raccolta di Lettere volgari10. Nella prima, datata 21 dicembre 1586, Manuzio scrisse al neoeletto cardinale per congratularsi della sua nomina («Io godo di havere, tanti anni fa, così giustamente augurata a V.S. Illustriss. quella dignità, che hora con tanta sodisfattione de buoni N. Sig. le ha conferito»)11, e nel luglio 1587, chiamato da Francesco de’ Medici a reggere la cattedra di Pisa, rinnovava la sua devozione al

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BA, ms. E 37 inf., c. 124 r: «Hieronymus Matthaeius, Aldo Manutio SPD. Inter illa, quae felicia ac iucunda, mihi contingere posse iudicarim, in primis illud semper iucundissumum existimari cum viderim me a probatissimis, laudatissimisq. viris unice diligi; ab eis enim ea expectari, desiderariq. possunt, quae non ab omnibus: cum in ipsis, et fidei probitas, ingenium, iudiciumq. eluceant. Hinc poteris tu ipse considerare, si gratissimae fuerint litterae miae, in quibus eas annotationes, quas in Caesaris commentaria composuisti mihi dicare volueris cum non solum in eis me abs te amari cognoverim sed tantum amari, ut ea quae maximo principii conservanda videbantur, mihi dedicare deliberaveris; et quod nam maius tui propensi in me amoris signum videri poterat. Ego equidem tantam tui benevolentiam perspiciens, fateri debeo adeo debitatum [?] esse, ut nullo unquam tempore exolvi posse arbiter. Annotationes tuas legi libenter, ipseq. Aldo Manutio digna sunt, nilq. in eis ab illis etiam qui alienarum laudum obtrectatores esse solent, desiderari potest. Reliquum est, ut finem faciam, ingentesq. tanti accepti muneris tibi gratias agam, interimq. credas velim, me adeo tui studiosissimum esse, ut si unquam occasio animi mei demonstrandi evenerit, tunc me felicissimum fare putabo. Vale, meq. ama. Romae Idibus Decembris MDLXX». Ringrazio il dott. Dario Internullo per avermi fornito l’esatta trascrizione e traduzione del testo. 9 P. DE NOLHAC, La Bibliothèque de Fulvio Orsini, Paris 1887, pp. 39- 40. 10 Lettere volgari di Aldo Manucci al molto Ill. sig. Ludovico Riccio, Presso il Santi & Comp., Roma 1592, pp. 82- 83 e 138- 139. 11 «Io godo di havere, tanti anni fa, così giustamente augurata a V.S. Illustriss. quella dignità, che hora con tanta sodisfattione de’ buoni N. Sig. le ha conferito, et godo insieme, che sin da quel tempo ella mostrasse, che non le fosse discara la servitù mia. Godo maggiormente, poiché ella è salita per se stessa, havendo poco obligo, anzi niuno, a que’ favori, che sogliono tanto stimarsi. Di qui è, che non ha luogo in lei la speranza della riuscita ma ogn’uno, accertato dalla sua passata vita, si rallegra con tutta cotesta Corte, che si sia aggiunto un così fatto splendore a quel Sacrosanto Collegio. Desiderosissimo di apparire, quello, che sono, suo servitore, ho voluto farle humil riverenza supplicandola della continuazione del possesso di quella gratia, che già mi concesse, più per benignità sua, che per alcun merito mio, se non di osservanza, cò la quale parmi di emritare, e merito certo, quanto possa meritarsi. N. S. Dio la conservi felice. Che per fin di questa le bacio humilmente le mani. Di Bologna, il di 21 di Dicembre 1586», IBIDEM, pp. 82- 83.

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cardinale e gli raccomandava il cugino Lelio Gavardi, con il quale condivideva in quegli anni l’insegnamento presso lo Studio di Pisa12. I contatti con eruditi di questo calibro lasciano supporre un reale e vivo interesse del cardinale per la cultura classica e antiquaria, provata tra l’altro dai consistenti inventari di libri di casa Mattei (in particolare quello del 160313) che elencano testi di letteratura romana antica come le Metamorfosi di Ovidio e scritti di Petronio e Tacito. Ma ancora più rilevante è il riconoscimento della sua perizia in questo campo. Un esempio finora ignorato dagli studi della produzione letteraria del cardinale Girolamo Mattei è un lungo componimento in prosa intitolato «Encomium Leonis X» che si trova conservato in un volume miscellaneo conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano14. Mi è stato possibile consultare soltanto le prime pagine che sono mirate all’esaltazione delle virtù del pontefice de’ Medici, morto nel 1521, per il favore da lui accordato alle «rerum humanarum». 2.2 La corte del cardinale Girolamo Mattei «Corte chiama ciascuno la Casa d’un Signore, che abbia conveniente famiglia e ufficiali»15. Come già osservato in precedenza, il fenomeno della crescita e della istituzionalizzazione delle familiae cardinalizie emerse fin dal XIII- XIV secolo e fu da allora oggetto di attenzione da parte dei pontefici che ne consigliavano il contenimento16. Dal Concilio di Trento in poi, la tendenza osservata è quella di una dilatazione della corte (causata da molteplici fattori, primariamente economici e politici) perché la dignità cardinalizia necessitava di un adeguato apparato di decoro e

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«Al Cardinale Mattei. Io ho gran ragione di pregiar me stesso, nel favore, che mi sento dalla protettione di V.S. Illustriss. la quale havendo io servita sempre con l’animo, et osservata con l’interno affetto, bramo di poter servire più allo stretto, et ch’ella mi degni de’ suoi commandamenti. Il Sig. Lelio Gavardo, mio cugino, che le darà questa mia, le dirà di me a pieno. Onde, a lui rimettendomi, le bacio riverentemente le mani; et le prego da N. S. Dio ogni contento. Da Pisa, il dì 1 di luglio 1587» in Lettere volgari cit., pp. 138- 139. Per Lelio Gavardo v. M. SIMONETTO, Lelio Gavardo in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 52 (1999), ad vocem. 13 Il Trattenimento di virtuosi, cit., pp. 155- 156. È lecito supporre che la lista del 1603, intitolata «Inventario delli libri consegnati a Salvatore giardiniere della Navicella sotto li 28 decembre 1603», comprendesse anche i libri ereditati da Girolamo come dimostra la grande quantità di testi di argomento religioso. Due libri sicuramente appartenenti al cardinale sono citati invece nell’inventario di libri di Asdrubale Mattei del 1631: «Una biblia grande in foglio in cordovano rosso. Un Anastasii sermoni legato in cordovano rosso tutti doi messi a oro con l’arme della fe. Mem. del Sig. Cardinale Mattei» (Il Trattenimento di virtuosi cit., p. 157). Pochissime notizie di acquisti di libri si trovano nei libretti contabili del cardinale: c’è solo il riferimento ad una spesa sostenuta per la rilegatura di un libro degli Annales di Cesare Baronio («Al libraro che legò l’8° libro degli Annali del Baronio per legatura, et fettuccie 0.50» in AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori, c. 15 r, 14 aprile 1599) e l’acquisto di un breviario («Molto m.co sig. Tiberio Cevoli. Piacerà di pagare a ms Giorgio Ferrari libraio al Pellegrino scudi sei di moneta che sono per prezzo d’un Breviario in questo (?) della stampa del Paradiso, che saranno ben pagati, et glieli farò far’ buoni al mio conto. Dio la contenti. Di casa li 15 di Novembre 1595» in AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601, c. 17 v). 14 BA, Ms. H 35 inf., cc. 78 r- 127 v. 15 G. F. COMMENDONE, Discorso sopra la corte di Roma, a cura di D. Rota, Secondo Centenario della nascita di Angelo Mai (1782- 1981), Litografia 900, Bergamo 1983, p. 341. 16 G. FRAGNITO, «Parenti» e «familiari» nelle corti cardinalizie del Rinascimento in “Familia” del principe e famiglia aristocratica, a cura di Cesare Mozzarelli, Bulzoni Editore, Roma 1988.

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magnificenza che facesse da cornice al crescente splendore del potere papale, indirizzato verso l’assolutismo e il controllo del Collegio cardinalizio attraverso la distribuzione di rendite e benefici ecclesiastici: questo obbligo di vivere secondo il proprio rango spinse non pochi cardinali a risiedere lontano da Roma17. Fiorisce dunque dai primi del Cinquecento una produzione manualistica dedicata proprio al tema della corte aristocratica e cardinalizia, di cui i più noti autori sono Paolo Cortese (De cardinalatu, 1510), Francesco Priscianese (Del governo della corte d’un Signore in Roma, 1543) e Cesare Evitascandalo (Dialogo del maestro di casa, 1598). Si suggeriva ai cardinali di accogliere presso di sé un numero di servitori adeguato alle proprie possibilità economiche per offrire loro un trattamento dignitoso e, nella scelta dei cortigiani, si esortava a privilegiare l’onestà e la nobiltà d’animo18. L’evoluzione dei temi proposti nella manualistica nel corso del XVI secolo rispecchia quella della corte cardinalizia, legata al cambiamento del ruolo dei cardinali all’interno del Sacro Collegio frammentato nel corso del Cinquecento in Congregazioni, i cui segretari riferivano direttamente al Papa e non più al Collegio dei cardinali 19 . Da una «corte umanistica» si passò ad una organizzazione dall’impronta più marcatamente amministrativa in cui un ruolo molto importante era rivestito dalla segreteria del cardinale20. Attraverso la distribuzione di privilegi e cariche inoltre la distinzione gerarchica all’interno del seguito del cardinale divenne un aspetto sempre più caratterizzante, soprattutto dal punto di vista del cerimoniale 21 , e la corte divenne naturale «serbatoio» per i cadetti dei ceti dirigenti della penisola22. La presenza cardinalizia si fece a livello urbano sempre più visibile, nella costruzione o abbellimento del proprio palazzo, sede della corte ma anche di un ufficio e luogo di incontro per le Congregazioni cardinalizie; nella committenza artistica legata all’erezione di cappelle o memoriali in edifici religiosi del rione di provenienza o di abitazione 23.

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IBIDEM, pp. 573- 574. Tali disposizioni si trovano nella bolla “Supernae dispositionis arbitrio” emanata nella nona sessione del V Concilio Lateranense (5 maggio 1514) nel capitolo intitolato De Cardinalibus, v. FRAGNITO, cit. 1988, p. 567. 19 M. ROSA, La Curia romana nell’età moderna. istituzioni, cultura, carriere, Viella, Roma 2013, in particolare pp. 37. 20 G. FRAGNITO, Le corti cardinalizie nella prima metà del Cinquecento: da Paolo Cortesi a Francesco Priscianese in “Miscellanea Storica della Valdelsa”, CVIII. 2003, p. 61. 21 M. A. VISCEGLIA, Il cerimoniale come linguaggio politico. Su alcuni conflitti di precedenza alla corte di Roma tra Cinquecento e Seicento in Cérémonial et rituel à Rome, a cura di Maria Antonietta Visceglia e Catherine Brice, Ecole Française de Rome, Roma 1997, pp. 117- 176. 22 FRAGNITO, cit. 2003, p. 59. 23 I. FOSI, Immagine e poteri del cardinale nel Cinquecento fra tradizione e censure in Per il Cinquecento religioso italiano. Clero, cultura, società, atti del Convegno Internazionale di studi, Siena, 27- 30 giugno 2001, a cura di Maurizio Sangalli, Edizioni dell’Ateneo, Roma 2004, pp. 625- 634. 18

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La corte del cardinale Girolamo Mattei può essere considerata come un chiaro esempio di quanto fino ad ora esposto in generale sulle corti cardinalizie della fine del Cinquecento. Nel Palazzo di via delle Botteghe oscure trovarono alloggio, dal 1598 circa al 1603, il seguito del cardinale Girolamo Mattei e quello del fratello Ciriaco. In mancanza di vere e proprie liste di salariati, ho potuto trarre notizie sulla composizione della corte del cardinale dai registri della sua contabilità e dai documenti esecutivi delle sue ultime volontà, conservati presso l’archivio familiare Antici Mattei. Il seguito del cardinale Mattei era costituito da una base fissa di servitori (palafrenieri, addetti alle cucine o al guardaroba, etc…) e di gentiluomini (segretari particolari, «auditori», maestri di casa) ed una parte variabile molto variegata in quanto a composizione, che comprendeva personaggi provenienti dai feudi familiari, dalle abbazie di cui il cardinale Girolamo era commendatario e infine pittori, musicisti e mercanti di reliquie. Dall’analisi dei documenti citati emergono due momenti principali di accrescimento del numero dei servitori: intorno al 1592, quando il Mattei venne aggregato a numerose Congregazioni cardinalizie, e tra 1599 e 1603, quando si nota una tendenza alla magnificenza nelle scelte del cardinale (nell’acquisto di beni di lusso, proprietà terriere e nel patronato artistico)24. Il cardinale Mattei dunque teneva presso di sé all’incirca una cinquantina di persone in tutto, un numero piuttosto esiguo se confrontato, ad esempio, con quello del seguito dei cardinali Pietro Aldobrandini nel 1598 (140 “bocche”) e Alessandro Peretti Montalto nel 1602 (114 “bocche)25. Come già accennato, tra le ultime volontà del cardinale c’era il desiderio, piuttosto inusuale per il tempo, di donare ai suoi familiares l’ingente somma di 5500 scudi da dividersi in maniera proporzionata agli anni di servizio. I numerosi documenti stilati a riguardo permettono di conoscere i nomi di questi personaggi e la loro occupazione e seguire la crescita della corte dal 1566 (quando il 9 dicembre il cardinale assunse il guardarobiere Alessandro Fantasino26) al 18 luglio 1603, (data dell’ultima assunzione di «Alessandro garzone di stalla»)27. Ai più stretti familiares- i segretari Giovanni Francesco Fagnano e Francesco Pellegrino, Orazio Polidori e Perinto Luti (oltre ad alcuni 24

ASR, Notai Tribunale A.C, uff. 8, Octavius Cellius, vol. n. 1775, cc. 155 r e v e 172 r; cfr. inoltre il Capitolo I. J. DELUMEAU, Vie èconomique et sociale de Rome dans la seconde moitié du XVIe siècle, Boccard, Parigi 1959, pp. 852, 855- 856 e 891; J. CHATER, Music Patronage in Rome at the Turn of the Seventeenth Century: the Case of Cardinal Montalto in “Studi Musicali”, 2. 1987, pp. 179- 228, in particolare p. 193. 26 Il Fantasino fece ricorso contro le disposizioni testamentarie del cardinale che lo avevano escluso dalla regalia dei 5500 scudi e ne vennero riconosciute le ragioni con chirografo papale: «Car.le Camerlengo essendoci esposto che Alesandro Fantasini da Sassoferrato dopo aver servito trenta sette Anni continui il s. Card.le Matthei con ogni fedeltà, et diligenza viene … dal s. Card.le sud.o nel legato, che fa a favore della famiglia per essergli naturale, et conseguentemente incapace per la bolla di Pio quinto fel:me: n.ro predecessore nella sudetta, o altra dispositione, Noi havendo consideratione che d.i legati si fanno piu per enumerazione delle fatiche, e servitu, e conseguentemente per debito di gratitudine, che per altri difetti disordinati a i quali s’è voluto recorrere (?) con d.a bolla, di nostro moto proprio, et certa scientia, et potestà assoluta con il p.nte nostro Chirografo d.o Alessandro habilitiamo, et facemo habile, et capace à partecipare di d.o legato, e d’ogni altra dispositione, che il s.o Car.le habbia fatto […]» (AAM, Mazzo 485, Esecuzione dei legati testamentari del cardinale Mattei, cc. 7 v- 8 r e in ASR, Notai Tribunale A.C, uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1775, c. 180). 27 ASR, Notai Tribunale A.C, uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1775, cc. 155 r e v e c. 172 r. 25

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doni come da testamento), Alessandro Guidotti e Andrea Ferrari, Fabio Blasi il cappellano del palazzo e il già citato Alessandro Fantasino guardarobiere- il cardinale lasciò quasi 4000 scudi in totale ed i restati 1500 scudi vennero divisi tra i servitori della famiglia bassa, costituita da all’incirca 23 persone tra credenzieri e dispensieri, bottiglieri, palafrenieri, cocchieri e garzoni di stalla. Tra i «gentilhuomini» di casa, nobili per nascita, vi furono il senese Perinto Luti, di cui si tratterà del prossimo paragrafo, e Orazio Polidori di Orvieto, oltre al più noto cardinale Girolamo Pamphili (1545- 1610)28, cugino del Mattei29, reggente della Cancelleria Apostolica, decano della Sacra Rota30, creato cardinale il 9 giugno 1604 con il titolo di San Biagio dell’Anello e designato vicario di Roma dal 1605 alla sua morte. Fu uno dei personaggi più importanti all’interno dell’Oratorio di San Filippo Neri (era tra i presenti alla morte del santo e fornì varie deposizioni durante il suo primo processo di beatificazione31) e nel 1607 ottenne dal Papa l’incarico di unificare le case

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«Tra gli altri, che ebbe in sua corte vi furono Francesco Fagnano, che in seguito fu Segretario della Congregazione del Concilio, e Girolamo Panfilj, che fu poi Cardinale» in CARDELLA cit., tomo V, p. 259; MORONI cit., vol. 43 p. 298. 29 Egli era infatti figlio di Pamphilio Pamphili e Orazio Mattei, sorella di Paolo e Alessandro senior (indicati come esecutori testamentari da Pamphilio Pamphili, v. ADP, scaffale 86, busta 2, interno 1, subinterno 1, Scaffale centrale della sala grande), nato il 21 maggio 1545 (B. BORELLO, Girolamo Pamphili in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 80 (2014), ad vocem). Nell’archivio Doria Pamphili è conservato un inedito ricordo della nascita di Girolamo (e della sorella Flavia, nata nel 1541) e della sua cresima, scritto dal padre Pamphilio: «Faccio medesimamente ricordo io Pamphilio, qualmente Giovedì ventuno di Maggio del 1545 la sera passate le ventiquattro hore di poco, cioè sonata la salve a san jacomo delli spagnoli, et sul sonar l’ave maria della chiesa detta, Oratia mia moglie partorì un figliuolo maschio, il quale fu battezzato il giovedì seguente 28 del medesimo in casa … tra le venti et vent’un hora, cioè doppo detto il vespro in san lorenzo un pezzo, et li fu posto nome Gironimo et Emilio, con opinione delliberata però, che s’havesse a continuar di chiamarlo Gironimo per satisfatione principalmente della madre, che mostrò contintarsene così assai, fu battezzato in casa perché non si serria mandato alla chiesa senza qualche pericolo, o almeno senza peggioramento secondo il consiglio della mammola, essendoli venute le vallacche (?) nate come essa diceva, da tenerne conto nonpoco . Battezzollo fra Jacomo di sopra nominato sacrestano di san lorenzo in damaso [«jacomo Amodei del monte santa Maria in giorgio della marca sotto la diocesi di fermo sacrestano in san lorenzo in damaso»], parrocchia a quale la casa mia di parioni dove di presente abito, è sottoposta, et la … a battesimo … … Caterenella mammola, che l’haveva racolta, et per compare, che lo tenesse medesimamente a battesimo, et fusse presente, elessi ms Domenico da Bracciano sacrestano et cappellano della cappella della concettione in san lorenzo detto, mio molto amico, et amorevole, non havendo voluto far compari altri per raggionevoli rispetti, parendo forse, che se ne facciano hoggi di de grandi per … de’ doni, et altri interessi, quali io ho voluti fuggire, ristringendomi ad un solo amico, et honesta persona, et da bene, come … hora Dio lo indirizzi a camminar per la via della salute, et lo faria tale, che sia sopra ogni altra cosa sempre pronto a suoi servitij, che così sia, laudandolo et ringratiando incessabilmente il Santissimo Iesu Christo benedetto, in secula seculorum Amen. Hieronimo mio figliolo qui contrascritto fu fatto di cresima in san lorenzo in damaso il dì dell’ascensione 26 de maggio 1552 dal vescovo abbate di san sebastiano suffraganeo qual vicario del papa, et ve lo tenne il medesimo ms Jacomo sacrestano (? Parola illeggibile, l’inchiostro ha bucato la carta) in questa medesimo nominato, scelselo poi ms Giovan Antonio di San Pietro cappellano del collegio del …. (inchiostro non leggibile)» in ADP, scaffale 86, busta 2, interno 2. 30 «La promotione de Cardinali è rimessa a Natale […] S. B.ne ha risposto in generale, che vuol consolare tutti, però quanto a soggetti, ella vuol sodisfare alla coscienza sua propria, et nuovamente si parla [c. 306 v] sarà fatto Car.le tra li Promovendi Mons. Pamfilio Auditore di Rota, che sta meglio, l’Usimbardi, et del s.r Pietro Nepote di S. B.ne non si ha difficoltà veruna» in BAV, Urb. Lat. 1060, pt. I, c. 306 r, anno 1592. 31 Il primo processo per San Filippo Neri nel Codice Vaticano latino 3798 e in altri esemplari dell’Archivio dell’Oratorio di Roma, edito e annotato da Giovanni Incisa della Rocchetta e Nello Vian, con la collaborazione del P. Carlo Gasbarri, 4 volumi, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1957, ad vocem.

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Filippine di Roma e di Napoli32. Abitava nel palazzo familiare presso piazza Navona insieme al fratello Camillo, dal quale nel 1591 affittava parte delle stanze33 per espandere i propri appartamenti su progetto di Francesco Peparelli (ca 1585- 1641)34. A quanto risulta dalle fonti, non fu un grande collezionista né committente d’arte. Un breve accenno ai suoi beni, venduti all’asta il 3 settembre del 1610, è in una lettera di Paolo Faccone al cardinale Ferdinando Gonzaga: tra essi «due teste di Christo e della Madonna di mano del Pomarancio»35, pittore molto apprezzato dall’ordine filippino e dalla famiglia Mattei. 32

Le due case infatti si erano separate nel 1602 con un atto che venne riconosciuto nullo dal punto di vista legale dal cardinale Pamphili. La riunificazione richiese lunghe discussioni nel corso del gennaio 1607 poiché i padri Filippini di Roma chiedevano che fossero accettate le clausole sulla superiorità della casa romana su quella napoletana, sullo jus visitandi e sul diritto di conferma del rettore eletto a Napoli. Secondo padre Antonio Talpa, il Pamphili agì come mediatore per la riunificazione «e trovando disposti li padri di Napoli ma renitenti quelli di Roma, per indurli alla riunione si dichiarò che se non si riunivano egli non poteva mancare di fare relatione al papa, che le regole erano degne di essere confermate» (A. CISTELLINI, San Filippo Neri, l’Oratorio e la Congregazione oratoriana: storia e spiritualità, Morcelliana, 1989, p. 1793). 33 L’inedito accordo tra i due si trova trascritto tra i documenti conservati presso l’Archivio Doria Pamphili di Roma. I due fratelli dividevano la casa che il padre Pamphilio aveva lasciato loro in eredità divisa in parti uguali: «Io Camillo Pamphilij affitto all’Ill.mo Mons. Gironimo Pamphilij Auditor di Rota mio fratello, una parte de la mia casa contigua a quella di esso R.mo Mons.re cioè la sala grande con le doi stantie al pari di essa et doi mezzanini sopra le dette, con doi altre camere di sopra à tetto; le quali stantie tutte respondeno nella strada da piazza Parioni à quella de Nagoni; per anni nove prossimi da venire, da cominciare alli 15 del presente mese di febraro 1591 et finire come seguita. Comprendendo in detti nove anni la parte del tempo, che havea da durare la locatione da me fatta a d.o R.mo Monsignore di alcune di dette stantie l’anno 1586 di modo che finita la presente locatione la sala con tutte le stantie predette mi restino libere il quale si afa per annua piggione de scudi cento di moneta l’anno per la qual piggione esso R.mo Mons.re mi assegna el suo offitio de la scrittoria de Brevii quale possi riscotere a conto di detta piggione et in ogni fie d’anno se debbia far conto, et se il rescosso serà più delli detti scudi cento di moneta io debbia restituire quel piu et se seran meno debbia esso Mons.re supplire sino alla p.ta somma delli detti scudi cento. Con patto che s’esso R.mo Mons.re farà meglioramenti in dette stantie restino in benefitio della casa senza che io sia tenuto farne bona parte alcuna, et all’incontro tornando bene a esso Mons.re durante detto fitto, serrare una parte della sala di sopra a tetto cioè lassandomi libera quanto tengono le doi fenestre di d.a sala possi farlo senza alteratione de pigione, in modo che la casa non ne resti dannificata. Et in fede delle presenti cose havemo fatta scrivere la presente poliza, la qual sarà duplicata et saranno sottoscritte dall’uno e dall’altro di noi questo di 12 di febraro MDLXXXXI. Io Girolamo Pamphilij affermo et prometto quanto di sopra. Io Camillo Pamphilij affermo e prometto quanto di sopra» in ADP, scaffale 86, busta 2, interno 1, subinterno 1, scaffale centrale della sala grande, c. 123 r. 34 È stato osservato come il vecchio palazzo dei Pamphili, progettato dal Peparelli, sia improntato al modello stabilito da Carlo Maderno nel Palazzo Mattei di Giove. Tale dipendenza può essere in parte motivata dal legame di parentela tra le due famiglie ma trova una più plausibile spiegazione nella formazione di Francesco Peparelli presso l’atelier di Carlo Maderno, ereditato dallo zio Domenico Fontana (S. C. LEONE, Cardinal Pamphilj Builds a Palace. Selfrepresentation and Familial Ambition in Seventeenth- Century Rome in “The Journal of Architectural Historians”, 63. 2004, 4, pp. 440- 471). 35 «Tra le robbe che si vendono all’incanto del cardinale Panfilio [Girolamo Pamphili] vi sono quattro quadri quali sono tenuti di bonissime mani. Io ho operato che non si incantano sin tanto ne habbia avisato vostra signoria illustrissima, alla quale mando la notta di quelli, acciò, se ne haverà pensiero, mi faccia avisare… Un quadro di san Geronimo con la cornice indorata scudi 6; un quadro di Christo in mezo a due manigoldi di mano di Raffaele d’Arezzo [Raffaele Schiaminossi] scudi 24; due teste di Christo e della Madonna di mano del Pomarancio [Cristoforo Roncalli] scudi 60» in B. FURLOTTI, Le collezioni Gonzaga. Il carteggio tra Roma e Mantova (1587- 1612), Silvana, Cinisello Balsamo 2003, doc. n. 893 p. 578. Un’altra notizia sui dipinti di proprietà del cardinale Pamphilj è fornita da un breve resoconto delle decorazioni del primo cortile della Vallicella allestite per l’anniversario della scomparsa di Filippo Neri, nel 1598, descritte dal padre oratoriano Antonio Gallonio al cardinale Agostino Cusano: «Il cortile primo, che è quello speziaria era addobbato da’ panni di razza di V.S. Ill.ma, dove anco erano undici quadri tutti belli parte di M.o Christoforo parte de i S.ri Crescentij, di Mon.re Panfilio, con la Madonna di V.S. Ill.ma, e S.ta Flavia Domitilla, che ha dipinta il S.re Giovanni Battista Crescentio» (in M. PUPILLO, I Crescenzi e il culto di Filippo Neri. Devozione e immagini dalla morte alla beatificazione (1595- 1615), in Arte e committenza nel Lazio dell’età di Cesare Baronio, a cura di Patrizia Tosini, atti del convegno internazionale di studi, Frosinone- Sora 16- 18 maggio 2007, Gangemi, Roma 2009, cit. 2009, p. 173).

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Le fonti ricordano tra i frequentatori della corte Mattei anche Mario Altieri, canonico di San Pietro36 ed autore di due volumi sulle censure ecclesiastiche37. Sui familiares meno noti al servizio di Girolamo Mattei possiamo trarre qualche informazione dai numerosi riferimenti nei libretti di conti del cardinale conservati nell’archivio Antici Mattei e in alcuni documenti che ho potuto reperire tra i fondi notarili dell’Archivio di Stato di Roma. Alessandro Guidotti, assunto dal cardinale dal primo gennaio 158738, è definito in più occasioni «clericus Rom.s» 39 ed in altrettante «clericus bononiensis» 40 . Sembra non rivestisse un ruolo specifico nell’entourage del cardinale e non appare spesso nei suoi mandati di pagamento: nel 1591 ricevette 10 scudi, ma non è specificato il motivo, e l’11 settembre 1599 20 scudi da donare «per elemosina alli poveri prigioni di Campidoglio»41 (anche se gli incaricati della elargizione delle elemosine erano solitamente i palafrenieri del cardinale). Appare come testimone nel contratto di realizzazione del soffitto ligneo per il salone al piano nobile del Palazzo a S. Lucia stipulato con Giovanni Volpetta e Carlo Nuti42 e nell’anno 1599 venne scelto come procuratore da parte del cardinale Mattei in una questione relativa all’esenzione dal pagamento di pedaggi e gabelle per l’importazione di merci dal Regno di Napoli43. Giovanni Francesco Fagnano, originario di Sant’Angelo in Vado44, era segretario «a secretis in sacra congregazione Concilij Tridentini» del cardinale Mattei 45. Egli era lo zio materno del noto canonista Prospero Boni Fagnani (1588- 1678), che scelse come erede universale dei suoi beni alla 36

«Mario Altieri Canonico Theologale di San Pietro di Roma, fu fratello di Lorenzo padre di Gio. Battista cardinale di Santa Chiesa persona dotta e di santissimi costumi, amantissimo in questa Corte, conosciuto da me, da Puttò, camerata nel seminario di Roma, sempre colla medesima santità di vita» in La storia delle famiglie romane di Teodoro Amayden, con note aggiunte del comm. Carlo Augusto Bertini, vol. I, Roma 1910, p. 43. 37 «Mario Altieri, canonico di s. Pietro ad autore di due volumi Sulle censure» in MORONI, cit., p. 285. I frontespizi di entrambi i libri vennero disegnati da Francesco Nappi nel 1616 (L. CALENNE, Prime ricerche su Orazio Zecca da Montefortino (oggi Artena), dalla bottega del cavalier d’Arpino a quella di Francesco Nappi, Gangemi, Roma 2010, pp. 159- 161). 38 ASR, Notai Tribunale A.C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. n. 1775, c. 155 v. 39 ASR, Notai Tribunale A.C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. n. 1743, cc. 675 r e v e c. 702 r. 40 In entrambi i casi si tratta di documenti relativi alla stipula di privilegi di importazione di vino dal Regno di Napoli (ASR, Notai Tribunale A.C., uff. 8, Octavius Cellius, voll. nn. 1750, 31 ottobre 1597, cc. 254 r e v e 1753, 15 settembre 1598, c. 636 r). 41 AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1588- 1594, c. 10 v e IBIDEM, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598, c. 23 v. 42 ASR, Trenta Notai capitolini, uff. 2, Ascanius Richettus, vol. 41, cc. 479 r e v, 480 r e v e 499 r. 43 ASR, Notai Tribunale A.C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1757, c. 1095 r. 44 Come appare in una procura del 26 giugno 1613 in ASR, Trenta notai capitolini, uff. 2, Ascanius Richettus, vol. 68, c. 875 r. 45 AAM, Mazzo 485, Esecuzione dei legati testamentari del cardinale Mattei, c. 10 r. Egli dovette essere particolarmente vicino a Girolamo Mattei, come emerge dalla lettura dell’esecuzione dei legati così come trascritta tra le carte del notaio Celli: «Item Ill.mus D. testator reliquit familiaribus suis nempe illis tantum qui reperietur ad servitia et vivent (?) sumptibus ips. D. testatoris tempore sui obitus scuta quinquemillia et quingenta moneta, ex quibus scutis quinquemillibus et quingentis in primo dare iussit D. Jo franc.co Fagnano, qui inservivit a secretis in offitio congregationis sacri concilij tridentini spatio tresdecim annorum (?) et ultra, scuta quingenta moneta in signum amoris et benevolentie erga illum, et memoriae suae qualitatum et meritorum» (ASR, Notai Tribunale A.C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. n. 1775, c. 155 r).

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morte avvenuta nel 161346. Abitava probabilmente nel palazzo alle Botteghe Oscure o comunque aveva a disposizione esclusiva alcune stanze: il 29 agosto 1599 una voce contabile informa che furono spesi 70 baiocchi per «far sgombrar i libri dalle sue stanze da basso, et farle portare in guardarobba» in vista dei lavori da eseguire nel palazzo47 in occasione dei quali si trasferì insieme al suo patrono all’Ara Coeli, insieme ad altri familiares tra i quali Francesco Pellegrino48, altro segretario «a secretis» del Mattei49, originario di Brescia50. Quest’ultimo accompagnò il cardinale nel suo viaggio a Ferrara nel 159851 e godeva di una piccola «pensione» sull’Abbazia di Nonantola (come anche Orazio Polidori, Perinto Luti e Fabio Blasio52). Come già accennato invece per Andrea Ferrari, egli fu il referente principale per i mandati di pagamento sottoscritti dal cardinale Mattei per i lavori nel palazzo avito53, riscuotendo dai banchi personalmente i denari necessari54, e dopo il 1603 rimase al servizio di Ciriaco e Asdrubale Mattei. Secondo un documento del 2 agosto 1604, egli si occupò di consegnare ai frati dell’Abbazia di Nonantola55 e a quelli di Lamoli56 i beni lasciati loro in eredità dal cardinale; appare altresì in un 46

Nel 1610 Prospero fu chiamato come sottosegretario alla Congregazione del Concilio, sostituendo in seguito lo zio come Segretario dal 1613 al 1626 (CARDELLA, cit., tomo V, p. 259; P. PALAZZINI, Prospero Fagnani, Segretario della Sacra Congregazione del Concilio (1613- 1626) e i suoi editi ed inediti, in “Apollinaris”, 37. 1964, pp. 171- 192; D. QUAGLIONI, Prospero Fagnani Boni in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 44 (1994), ad vocem). Sulla ricca collezione d’arte del giurista, v. A. SILVI, Prospero Fagnani: una storia per il collezionismo in “Notizie da Palazzo Albani”, 16. 1987, pp. 97- 110. 47 AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598, c. 19 r. 48 «A di 2 di luglio 1599. A ms Girolimo sottoguardarobba per ordine di VSI per far fare l’impannate nelle stanze del fagnano et del secretario in Araceli cioè per carta, reale (?), spago, bollette, et colla; et per certo filo che disse haver comprato per servizio di VSI___-80»; «A di 21 luglio. A di 21 di luglio. Alli medesimi facchini per la conduttura d’alcune robbe del s.r fagnano, di Cesare, et di Mutio palafreniere, qui in Araceli___-60»; «A di 29 d’Agosto. A Girolimo servitore del sig.r fagnano disse haver speso in far sgombrar i libri dalle sue stanze da basso, et farle portare in guardarobba___-70» in AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598, cc. 17 r- 18 r- 19 r. 49 «Adi 7 di gennaio [15]98. Al s.r Francesco Pellegrino secretario per i libri per la secretaria et fettuccie, et carta pecorina___3: 20» in AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598, c. 2 r; «A di 22 di gennaro [1599] Al signor Francesco Pellegrino secretario disse per pagare li libri della secretaria, et per far accomodar la pietra da batter le lettere___3:70» in IBIDEM, c. 13 v. 50 AAM, Mazzo 485, Esecuzione dei legati testamentari del cardinale Mattei, c. 6 v. 51 «[22 aprile 1598] Al s.r Francesco Pellegrino in Siena che ci restò a pigliare certe pilole, et per suo ordine___2:50» in IBIDEM, c. 8 r. 52 AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1596- 1601, c. 8 r. 53 Oltre al Ferrari e a Perinto Luti, appare tra gli estensori dei mandati di pagamento per i lavori del palazzo anche Ottavio Placidi, segretario del cardinale Mattei dal 23 gennaio 1599 (ricevette 74 scudi come donativo alla morte del Mattei, v. ASR, Notai Tribunale A.C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1775, c. 172 r). Quest’ultimo fu al servizio di molti altri cardinali del tempo (Giovanni Delfino, Gian Domenico Spinola, Piero Maria Borghese, Benedetto Odescalchi, Pier Donato Cesi, Ludovico de Torres, Marco Antonio Gozzadini) e divenne canonico di S. Maria in Cosmedin dal 19 agosto 1612; morì a Roma nel 1660 (G. M. CRESCIMBENI, L’Istoria della basilica diaconale collegiata, e parrocchiale di S. Maria in Cosmedin, Roma 1715, p. 275). 54 Tra le carte del Mazzo 504 si trova un documento, databile probabilmente al 9 dicembre 1601, intitolata «Nota de tutti li denari che il s.r Andrea ferrari ha riscossi dal Bancho del s.r Tiberio Ceoli con mandato dell’Ill.mo s.r Card.le» in cui sono elencati i prelievi effettuati dal 20 novembre 1598 al 15 novembre 1601 per un totale che ammonta a circa 2550 scudi (AAM, Mazzo 504, Fogli sparsi). 55 «Due tunicelle di tela d’argento bianche, listate di trine d’oro, con le sue stolle, manipoli, e fiocchi di seda e d’oro/ Et una Pianetta di sabbi (?) negra col’arma del sud.o Ill.mo et R.mo s.r car.le, foderata di taffettato (?) negro, listata d’una trina d’oro, con la sua stolla e manipolo/ Et una pianetta di cremisino incarnadino (?) foderata si taffettato incarnadino, reccamata d’oro, col’arma sudetta … … ,e manipolo,/ et uno cassino di tabbi (?) negro listato d’attorno di trina d’oro/ et un altro cassino di tela d’argento bianco, listato similmente di trina d’oro/ et una velliera (?) di cremesino negro, listata

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documento di imposizione di un censo per conto di Asdrubale Mattei il 25 ottobre 160457 e in un atto simile, in rappresentanza di Claudia Mattei (moglie di Ciriaco) il 1 marzo 160558. Su Orazio Polidori, un altro personaggio della più stretta cerchia di servitori del cardinale, emerge dal testamento del Mattei una storia poco chiara di tradimento e perdono. Egli apparteneva probabilmente alla famiglia orvietana dei Polidori di nobili origini59. Ottenne la cittadinanza romana nel 159160 e viene definito «maestro di casa» del cardinale nel 159261. È l’estensore di almeno due dei libretti contabili conservati nell’archivio familiare Antici Mattei62 e fu al seguito del cardinale a Ferrara e nel soggiorno presso il palazzo dell’arce capitolina. Come altri tra i servitori del Mattei, viene spesso nominato nei mandati di pagamento come riscossore, presso i banchi di credito romani, dei danari spettanti al cardinale in quanto frutto di rendite. Nel testamento del Mattei si legge un chiaro riferimento all’abuso, da parte del Polidori, di tale incarico: egli viene infatti accusato di aver sottratto in questo modo circa 2000 scudi al Mattei che però decise di condonarglieli «propterea facien. illi rem gratam, et ob amorem et dilettionem» per permettergli di tornare in patria63; oltre a ciò, lo incluse nella lista dei beneficiari del donativo di 5000 scudi alla servitù, destinandogliene 50064. d’attorno d’un passamano d’oro, per il calice/ et tre borse per li corporali, … una di tabbi negro, et una di tela d’argento bianca, listate d’attorno di trine d’oro, et l’altra di cremesino incarnadino, recamata d’oro» in ASR, Notai Tribunale A.C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. n. 1777, cc. 288 r- 297 v. 56 «Io D. giulio Cesare de … chierico Reg.e della Congregatione di Semaccha [?] et Rettor del Collegio Clementino dico haver ricevuto dalli Ill.mi sig.ri Ciriaco et Asdrubalo Matthei Heredi della bona memoria dell’Ill.mo sig.r Cardinal Matthei loro fratello per mano di Ms Gerolamo carletti Perugino guardarobba del sig.r Ciriaco et alla presenza del sig.r Andrea ferrari auditore de detti sig.ri una pianeta di damasco rosso con trina gialla et rossa et con l’arma dell’istesso sig.r cardinale con stola et manipolo dell’istesso damasco con un velo da calice di taffeta rosso et un’altro (sic) velo parimente di taffetta rosso per la pace lasciati in testamento dall’Ill.mo sig.r Cardinale Matthei alla chiesa di S. Michele dell’Abbazia dell’Amule della provincia d’Urbino, qual Abbatia al presente è unita al nostro Collegio Clementino et dette robbe se manderanno quanto prima in detta Abbatia. Et in fede ho scritto la presente di propria mano questo di 11 di Marzo 1604 et per cio ne fo quietanza et assolvo detti ss.ri Heredi. D Giulio Cesare Rettor mano propria» in IBIDEM. 57 Istituzione di un censo di 3000 scudi sul palazzo di Marcantonio e Marcello Lante in piazza sant’Eustachio, all’atto è presente per i Mattei come procuratore Andrea de Ferrariis v. ASR, Notai Tribunale A. C., uff. 30, Rogerius Feracutus, vol. 2815, cc. 1186 r- 1189 v. 58 ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 10, Octavius Caputgallus, vol. 52, c. 733 r. 59 Fece da testimone alla stesura di un atto notarile il 19 settembre 1597, nel quale venne definito «Oratio Polidoro Nob. Urbevetano Ill.mi D. Car.lis fam.» (ASR, Notai Tribunale A.C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1749, c. 690 r). 60 F. MAGNI ET AL., Repertorio delle creazioni di cittadinanza romana (secoli XIV- XIX), a cura di Claudio De Dominicis, Roma 2007, p. 402. A Roma forse abitava anche un suo fratello, Girolamo, che in un documento del 1595 viene detto canonico di Sant’Eustachio (istituzione di un censo di 500 scudi in ASR, Notai Trib. A.C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1774, c. 498 r- 499 v). 61 «E a di 31 detto [gennaio 1592] scudi 40 moneta pagati al s.r Horatio polidori suo maestro di casa___ scudi 40» in AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1588- 1594, c. 11 v. 62 AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1594- 1601 ed il Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598. 63 «Et quia D. Horatius Polidorus Orbevetanus diversas pecunias summas ipsius D. Testatoris a divirsis personis et publicis bancis exigit, et ex illis scuta duo millia, et sexcinta in… … se retinuit, ac in proprios usus convertit, prout ex diversis partitis apparet, propterea facien. illi rem gratam, et ob amorem et dilettionem, quibus familiam suam prosequitur dicta scuta duo millia, et sexcinta in circa eidem (?) D. Horatio iure legati et als (?) omni miliori modo reliquit, remisit, et condonavit, illumq. ab illor. …, et restitutione ponitus, et omnino liberavit, et absolvit, hortans eum D. Horatius, ut ad eius domus, et patriam revertatum, Hortans et D. Lucam, et alios dicti Horatij fratres, et … curare velint, quod d. Horatius in patriam redeat, ibiq. suam vitam perficiat, necogatur (?) vagabundus incedere, et extra

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I documenti della raccolta familiare non permettono di chiarire oltre la faccenda che dovette in ogni caso avvenire prima dell’agosto 1603: sembra che a sostituire il reo fratello a corte accorse Polidoro de Polidori, citato come testimone in un atto notarile intestato al cardinale Girolamo Mattei stilato il 27 agosto 1603 e intestatario della ricevuta di riscossione della regalia del cardinale di 500 scudi il 23 gennaio 160465. La corte del palazzo di S. Lucia accolse anche tre celebri ospiti tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento: Giovanni Battista Cavagna, Erasmo Marotta e Michelangelo Merisi da Caravaggio, personaggi che rappresentano simbolicamente quelli che dovettero essere i principali interessi del cardinale Girolamo Mattei, quali appunto la ricerca ed il culto delle reliquie, la musica e la pittura. Questi tre campi di interesse contribuirono a creare una serie di incontri e occasioni in parte già resi noti dagli studi di Francesca Cappelletti e Laura Testa ma soprattutto da Maurizio Calvesi, nella sua fondamentale ricostruzione dell’ambiente che accolse Caravaggio durante tutto il suo tempo romano66, e poi Alessandro Zuccari che ha dedicato molti studi alla politica culturale perseguita dalla comunità oratoriana di Roma67. Come in un complicato intreccio, essi legarono i diversi attori della corte del cardinale Mattei che divenne una sorta di melting pot, similmente a molte altri corti principesche e cardinalizie del tempo. Le ricerche che ho condotto nei fondi notarili dell’archivio di Stato di Roma e nell’Archivio privato Antici Mattei, i cui risultati ho già in parte trattato nei paragrafi precedenti, contribuiscono ad arricchire di dati e chiarire alcuni punti sulla questione del patronato delle arti da parte del cardinale Girolamo Mattei e insinuare qualche dubbio nella interpretazione nettamente “bipolare” dei suoi atteggiamenti che fino ad oggi ne hanno dato gli studiosi: Francesca Cappelletti lo ha definito «un

patriam mori, quod facillimum ipsis fribus (?) erit si curaverint alia debita cum alijs personis quam cum ipso D. Testatore confecta persoluit (?), quo debita instanter rogat d. Lucam, et alios fratris, ut illa … ipsius D. Testatoris persoluant, et toto animo incumbant ut ipse in patria revertatur […] ut dictus Horatius in patriam suam redeat, quod sicuti maximi honoris erit familia de Polidoris, ita et gratissimus erit ipsi D. testatori» in ASR, Notai Trib. A.C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1774, cc. 545 v e 546 r, v. Appendice documentaria, doc. VI. 64 AAM, Mazzo 485, Esecuzione dei legati testamentari del cardinale Mattei, c. 4 r. 65 ASR, Notai Tribunale A.C, uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1773, c. 481 r e v; ASR, Notai Tribunale A.C, uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1775, c. 351, 23 gennaio 1604. 66 M. CALVESI, Le realtà del Caravaggio, Einaudi, Milano 1990. 67 A. ZUCCARI, La politica culturale dell’Oratorio romano nella seconda metà del Cinquecento in “Storia dell’arte”, 41/43. 1981, pp. 77-112; IDEM, La politica culturale dell’Oratorio romano nelle imprese artistiche promosse da Cesare Baronio in “Storia dell’arte”, 41/43. 1981, 171- 193; IDEM, Cultura e predicazione nelle immagini dell’Oratorio in “Storia dell’Arte”, 85. 1995, pp. 340- 354; IDEM, Immagini e sermoni dell’Oratorio nei dipinti della Chiesa Nuova in La Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri nelle Marche del ‘600, atti del convegno Fano 14- 15 ottobre 1994, a cura di Flavia Emanuelli, Nardini, Fiesole 1996, pp. 171- 197.

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tipo non particolarmente interessato all’accumulazione delle opere d’arte» se paragonato ai fratelli Ciriaco e Asdrubale ma anche committente attento di due cicli decorativi per il suo palazzo68. Possiamo rendere più sfumato questo ritratto, considerando non solo la commissione della decorazione del palazzo avito in sé come un atto consapevole e importante di patronato artistico (perché sembra che così non venga considerato) ma anche la ricca decorazione mobile della cappella palatina realizzata da Francesco Nicolini e Cristoforo Roncalli, di cui tratterò nel V capitolo, e gli acquisti di oggetti preziosi registrati nei libri contabili del cardinale (un «quadretto d’una Madonna con cornicie d’Ebano, e argento, et oro et fattura messa in una croce di cristallo di montagna»69; un «quadretto con il finimento d’argento»70; una serie di «panni di raza figurati con l’Historia d’Hercole»71 e numerosi oggetti in argento da regalare72) come anche la scelta di avere presso di sé, tra i familiares più stretti, un nobile intendente d’arte come Perinto Luti, del quale si tratterà in seguito. Si consideri anche che in alcune occasioni il reale mandante di alcuni acquisti fatti da Ciriaco e Asdrubale Mattei era il fratello cardinale, come dimostra ad esempio una voce tratta dai registri contabili di Asdrubale: «A di 27 di aprile 1590 pagati al s.r Gio: Franc.o Ridolfi per ordine del s.r Car.le scudi trecentotre, e baiocchi sessantasei forno per pelle 702 di corami di spagna d’oro, e rossi forno per parare doi mie stanze, che detto S.r Gio: Franc.o fece venir di

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F. CAPPELLETTI, Gli affanni e l’orgoglio del collezionista. La storia della raccolta Mattei e l’ambiente artistico romano dal Seicento all’Ottocento, in Caravaggio e la collezione Mattei, a cura di Rossella Vodret, catalogo della mostra Roma 4 aprile- 30 maggio 1995, Electa, Milano 1995, p. 39. 69 Pagato 29 scudi a Eugenio Clodio «al pellegrino» il 9 gennaio 1595 (AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco CeoliUbertini 1594- 1601,c. 10 v). Lo stesso giorno il cardinale paga un «Evangelario» che Curtio Vanni Argentiero «ha portato in sacrestia Apostolica finito» (IBIDEM). 70 Il 16 dicembre venivano pagati 10 scudi a Persio Lucidi orefice «disse per prezo d’un quadretto con il finimento d’argento» (AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1596- 1601, c. 11 r.). 71 Il pagamento di 896 scudi è versato il 26 settembre 1601 a favore di Salomone d’Efraim Corcos (AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1596- 1601, c. 24 v; in AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601, c. 70 r invece è segnato al 25 settembre «Ill.r s.r Tiberio Cevoli. Piacerà a VS di pagare a ms Salomone d’Efraim Corcos scudi ottocentonovantasei di moneta che sono per prezzo di Ale quattrocentoottanta di Panni di Razza figurati con l’Historia d’Hercole à ragione di giulij 29 l’ala, e scudi trenta di più, et il supp.to (?) per l’intiero pagamento sin alla somma di scudi millequattrocentoventidue gli si è dato cane 52, et mezza di velluto rosso cremisi a ragione di scudi 10 la canna che dandomene subito saranno ben pagati, et al mio conto gli saranno fatti buoni. Dio la contenti. Di casa li 25 settembre 1601»). Nella lunga lista di arazzi compilata in occasione dell’inventariazione dei beni di Giovanni Battista Mattei, questi arazzi acquistati dal cardinale non appaiono citati (cfr. SCHRÖTER cit. 1995, doc. 2, pp. 82- 83), particolare che fa ritenere che essi vennero venduti tra il 1603 ed il 1626. È noto che i mercanti e i banchieri ebrei monopolizzavano a Roma il commercio e l’affitto di corami, arazzi, mobili e abiti che prendevano in pegno (G.L. MASETTI ZANNINI, Ebrei, artisti, oggetti d’arte (documenti romani dei secoli XVI e XVII) in “Commentarii”, 25. 1974, pp. 281- 301). Ritengo che il Salomone citato nella ricevuta appartenga al ramo non convertito della famiglia Corcos parte della quale, abbracciato il cristianesimo, aggiunse al proprio cognome quello del papa regnante “Boncompagni” e due di essi entrarono nella congregazione degli Oratoriani, deponendo più volte al processo di beatificazione di San Filippo Neri (E. UTTARO, L. GIGLI, Palazzo Boncompagni Corcos a Monte Giordano. Programmi e immagini, Gangemi, Roma 2003, pp. 11- 26). 72 Il 18 settembre 1595 il cardinale pagava 146.80 scudi a Leusippo Sigismondi Argentiero («alla chiavica di S.ta Lucia») per «4 sottocoppa» e una «guantiera con Arme dorate per donarle alla moglie del signor Ludovico de Torres mio Pronepote»; il 12 ottobre pagava allo stesso una tazza d’argento «da donare a Angelo Vittorio Medico» (AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601, c. 15 v- 16 v) e nel marzo 1599 regalava due candelieri d’argento a «Giulio medico» (AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1596- 1601, c. 13 r).

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Firenze, che de tanto gli ne dettero conto sotto il di detto__ 303.66» 73 . Il motivo di tale atteggiamento va ricercato nella posizione dominante che solitamente i cardinali andavano a ricoprire all’interno del proprio gruppo familiare, che nel caso dei fratelli Mattei era anche caratterizzato da un forte sentimento di condivisione. L’esiguità del numero di quadri citati nell’inventario di Girolamo Mattei, stilato nel 1603, va a mio avviso considerato alla luce dell’impegno del cardinale nell’adeguamento della residenza familiare all’alto status sociale raggiunto (per i lavori di restauro, costruzione e decorazione vennero spesi all’incirca 2600 scudi) e nel mantenimento a corte di alcuni artisti. Va interpretato insomma come una scelta di investimento di risorse diversa da quella del fratello primogenito Ciriaco ma ad essa complementare dato che i due condividevano sia gli spazi che il desiderio di affermazione familiare. Ne risulta quindi l’immagine di un patrono dagli atteggiamenti e dai fini molto simili ad altri del suo tempo- come i cardinali Del Monte74, Montalto75 e soprattutto Federico Borromeo, con i quali tra l’altro Girolamo Mattei condivideva l’appartenenza al circolo oratoriano della Vallicella e la stretta amicizia con il cardinale Ferdinando de’ Medici- ma meno dedito all’accumulo di opere d’arte, intento come fu alla costruzione e al rafforzamento della fortuna familiare. 2.2.1 Perinto Luti senese, familiare del cardinale Mattei e intendente d’arte Uno dei personaggi più importanti della corte del cardinale Girolamo Mattei fu il senese Perinto Luti, già più volte citato nel corso di questo studio. Il nome di quello che fu uno dei più stretti collaboratori del Mattei è già stato reso noto dagli studi di Gerda Soergel- Panofsky e Francesca Cappelletti e Laura Testa76 dato il suo ricorrere tra le note contabili dei documenti Antici Mattei ma non è stato fino ad ora dedicato alcun approfondimento alla sua figura. Poche notizie, desunte per la maggior parte dalle carte Mattei, permettono di stabilire alcuni punti fermi della sue vicende biografiche. Perinto Luti fu il primo, insieme al chierico Alessandro Guidotti, ad entrare alla corte del cardinale Girolamo Mattei: nella lista dei beneficiari di un lascito di 500 scudi disposto dal Mattei, a suo favore si contavano 16 anni circa di servizio poiché egli entrò in casa il 1 gennaio 1587, quando Monsignor Mattei era ancora Auditore di Camera77.

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AAM, Mazzo 523, Ricordi familiari e riscontro del banco Ubertini di Asdrubale Mattei 1591- 1632, c. 5 v. F. TRINCHIERI CAMIZ, Music and Painting in Cardinal del Monte’s Household in “Metropolitan Museum Journal”, 26. 1991, pp. 213- 226. 75 CHATER cit. 1987, pp. 179- 228. 76 PANOFSKY- SOERGEL cit. 1968; Il Trattenimento di Virtuosi cit, passim. 77 ASR, Notai Tribunale A.C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1775, c. 155 v. La prima citazione del nome del Luti si trova invece nei registri contabili del cardinale nell’agosto 1590 («E a di 20 d’Agosto scudi sessantuno b. 75 di moneta reco 74

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Venne creato cittadino romano nel 1591 (insieme al collega Orazio Polidori) 78 essendo originario di Siena e, come attestano numerosi altri documenti che ho potuto reperire nei fondi notarili romani, doveva discendere da una famiglia di nobili origini79. Ciò è confermato anche dalle ricerche di Giovanni Pietro Caffarelli, che riferisce dei «Lutii o Luci» la discendenza da «famiglia Anticha Nobile […] li Luti son senesi», suggerendo inoltre una parentela tra questa e la famiglia Mancini80. Moltissime informazioni sulla famiglia Luti o Luzi si trovano nell’Archivio di Stato di Siena, dove essa è annoverata appunto tra le nobili famiglie della città e distinta nei due rami (“Monti”) dei Gentiluomini e dei Riformatori, ramo quest’ultimo che nei decenni si andò affermando sul primo81. Il Sergardi riferisce della loro origine in Villa Nuova, presso Asciano82, ed il Gigli ne ricorda il possesso della Signoria di Lattaja 83 ; l’Ugurgieri Azzolini scrive che la stirpe fornì alla città numerosi condottieri e governatori dal 1362 circa, anno in cui è attestato nei Libri di Balia la presenza in città di Jacomo di Pietro di Luto, ed il Beato Giorgio Luti dei Gesuati (1465- 1491)84. Per gli anni tra XVI e XVII secolo spicca il nome di Emilio, uno dei «Cento Huomini d’Arme» della compagnia del Granduca di Toscana85 ma del nome di Perinto nelle carte senesi non v’è alcuna traccia. Le citate testimonianze, come altri particolari di cui si tratterà in seguito, depongono in ogni caso a favore dell’identificazione di Perinto come appartenente alla nobile famiglia senese dei Luti che probabilmente aveva sofferto le conseguenze della “guerra di Siena” (1552- 1555) che portò

ms Marco tullio Aretini disse dal s.r Perinto Luti___ scudi 61: 75» in AAM, Mazzo 515, Dare- Avere 1588- 1594, c. 6 r). 78 «Perinto Luzij senese» in http://www.accademiamoroniana.it/indici/Cittadinanza%20romana.pdf. Nello stesso anno anche Federico Zuccari riceveva tale riconoscimento. 79 ASR, Notai Tribunale A.C., uff. 8, Octavius Cellius, Vol. 1742, c. 796 r; vol. 1762, c. 353 r; vol. 1767, c. 855 r. 80 «[…] son ben tutti doi Nobile et antiche et come ho detto son la istessa de mancini de oggi […]» in CAFFARELLI, cit. c. 96 v (v. Appendice documentaria, doc. I). 81 ASS, ms. A 11, A 14, A 15, A 16, A 50, A 55, A 63, A 65. Poche notizie, per la maggior parte di tema araldico, sulla famiglia Luti si trovano anche nel Fondo Ceramelli Papiani dell’Archivio di Stato di Firenze (ASF, Fondo Ceramelli Papiani, voll. 5881 e 5882). 82 «Ordine del Reformatore. Luti di Villa Nuova villa…1370» in C. SERGARDI, Siena ricercata et esaminata conforme si ritrova al presente con la notizia dell’huomini illustri e della casa nobile che presentemente vivono, Siena 1686 (trascrizione consultabile all’indirizzo http://www.memofonte.it/home/files/pdf/MS_Sergardi.pdf). 83 G. GIGLI, Diario sanese: opera di Girolamo Gigli in cui si veggono alla giornata tutti gli avvenimenti più ragguardevoli spettanti si allo spirituale si al temporale della città e stato di Siena; con la notizia di molte nobili famiglie di essa delle quali è caduto in acconcio il parlarne, Tipografia dell’Ancora di G. Landi e N. Alessandri, Siena 1854, vol. II, pp. 610- 611. 84 I. UGURGIERI AZZOLINI, Le Pompe sanesi, o’vero Relazione delli huomini e donne illustri di Siena, e suo Stato, Fortunati, Pistoia 1649, pp. 50- 110- 113- 145- 148- 300- 402; L. MANENTI, Giorgio Luti da Siena a Lucca. Il viaggio di un mito fra Rinascimento e Controriforma, Accademia Senese degli Intronati, Monografie di Storia e Letteratura Senese. XV, Siena 2008. 85 «Emilio fu uno dei Cento Huomini d’Arme della Compagnia del Granduca di Toscana, nella quale fu denominato il Cavalier Confidente: fece per impresa un cervo in atto di soffiare et una serpe, che mostrava di fuggire; et il Motto fu Con el sofio l’anienta. Dal Rolo di detti cavalieri stampato in Bologna il 1591» in ASS, Ms A 11, “Luti” da c. 324 v (v. anno 1598).

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all’assoggettamento della città al controllo mediceo86, e conosceva allora un momento di declino delle proprie fortune rispetto al passato. È possibile che per questo motivo il Luti si recò a Roma, in cerca di fortuna alla corte di qualche influente personaggio, quale era allora il Mattei87 e si può ipotizzare che proprio perché lasciò la città natale molto giovane, i documenti senesi tacciano sul suo conto88. Perinto Luti appare spesso nominato nella contabilità del cardinale con l’incarico di riscuotere e depositare, per conto del suo padrone, le somme derivanti da benefici e rendite presso i diversi banchi della città89 e per suo tramite venivano fatti acquisti e pagamenti di diverso genere come ad esempio quello per «diverse robe» per i funerali di Paolo Mattei, zio del cardinale Girolamo, il 4 marzo 159290. Fu tra i «gentilhuomini» accompagnatori del cardinale Mattei nel suo viaggio a Ferrara nel 1598: significativamente il suo nome appare con frequenza in occasione della tappa fatta a Siena il 22 aprile durante il viaggio verso il Ducato. Qui si occupò di distribuire le mance a diversi personaggi e di procurare i cavalli con cui proseguire il viaggio verso Firenze91; nella Villa Medicea di Pratolino, visitata il 26 aprile seguente, gli venne affidato lo stesso compito92. 86

Roma accolse molti “fuoriusciti” politici dopo le vicende del 1555 che andarono a rinforzare la comunità senese in città, già piuttosto numerosa e variegata nella sua composizione sociale fin dal Quattrocento e che conobbe l’apice con il pontificato di Alessandro VII Chigi (I Libri dei Leoni: la nobiltà di Siena in età medicea (1557- 1737), a cura di Mario Ascheri, Monte dei paschi di Siena, Siena 1996, pp. 12- 15). 87 Per la presenza della comunità senese a Roma, v. I. FOSI, Fra Siena e Roma: famiglie, mercanti, pontefici fra Cinquecento e Seicento, in I giardini Chigi tra Siena e Roma. dal Cinquecento agli inizi dell’Ottocento, a cura di Carla Benocci, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Siena 2005 , pp. 13- 39. 88 Non mi è stato possibile accedere ai fondi archivistici dell’Arciconfraternita di Santa Caterina da Siena, fondata a Roma nel 1519, per provare una eventuale appartenenza del Luti alla più importante congregazione senese della città. Lo stato conservativo dell’archivio è tra l’altro frammentario (esso ha infatti subito le devastazioni francesi durante la Repubblica Romana) e i documenti molto scarsi per quanto riguarda gli anni a cavallo tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento (FOSI cit. 2005, p. 4, e l’assenza di documenti di mio interesse mi è stata comunicata dall’Arciconfraternita stessa). 89 AAM, Mazzo 515, varie voci nel Libro del banco Ceoli 1594- 1596. 90 «E a di detto [4 marzo 1592] scudi 270.85 di moneta pagati al s.r Perinto Luti disse per pagare diverse robe per lo scoruccio di s. Paolo Mattei zio di S S Ill.ma___ scudi 270.85» in AAM, Mazzo 515, Libretto Dare- Avere 1588- 1594, c. 12 v. 91 «A di 22 d’Aprile. Al s.r Perinto per ordine di VSI per dare per mancia in Siena à diversi (?)___15 Al s.r Perinto in Siena per dare per mancia alli portinari di due Porte___2 Al detto s.r Perinto in Siena disse per dare per … a dui vetturini che nutrono (?) li cavalli loro sin à firenze___-60 Al s.r Perinto in Siena per pagare à bon conto della vettura di 12 cavalli à Giovanni di Matteo Vinciani à ragione di scudi 8 & 50 l’uno___26 Al s.r perinto in Siena per dare per mancia a quelli che havevano portato a VSI li marzapani, et Birignocoli, et scattole di confetti, che furono cinque persone, et per ordine di VSI giulij cinque per ciascuno___2:50 Al s.r Francesco Pellegrino in Siena che ci restò a pigliare certe pilole, et per suo ordine___2:50 Al s.r Perinto nell’uscir di Siena disse per ordine di VSI per dare di mancia alli Tamburini che furono cinque à giulij 3 per uno___1:50 Al sig.r Perinto disse per ordine di VSI nell’uscir dalla Porta di Siena per dar di mancia al Trombetto de gl’huomini d’Arme di Siena___1» in AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598, cc. 8 r e 8v. 92 «All’Ingegniero delle fontane di Pratolino dattili dal s.r Perinto per mancia___2:10 Al s.r Perinto per dar per mancia a Pratolino a quelli che tengono cura del giardino___2:10 Al detto s.r Perinto per dar di mancia a quelli che tengono cura del palazzo di Pratolino___2:10 Al s.r Perinto per dar di mancia al scalco delli Gentilhuomini a Pratolino___2:10

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Tra le voci riferite a Siena, spicca quella che riguarda una «accomodatione nelle scattole delli Marzapani e Birignocoli» non tanto per l’ingenua notizia in sé quanto per il pagamento di 40 baiocchi fatto a favore del «s.r Alberto et s.r Perinto Luti»93. Tale Alberto è identificabile con Alberto Luti, canonico del Duomo senese94, che era fratello di Perinto come testimonia una più tarda lettera del vescovo Carlo Bascapè, scritta quando il presule era alla disperata ricerca di Giovanni Angelo Santini per ottenere conferma dell’autenticità delle reliquie ricevute da Giovanni Battista Cavagna anni prima, e chiedeva al canonico un aiuto per trovarlo: «Gio. Angelo Santino pittor di Roma, per sopranome Toccafondo diede gli anni passati a Gio. Battista Cavagna Novarese certa quantità di reliquie tolte da cimiterij di Roma; il qual Cavagna le condusse qui a Novara; sopra le quali nascendomi qualche difficoltà; et intendendo, ch’egli si trova costì in Siena; et che da V.S. et da un suo Sig. Fratello è conosciuto; la priego quanto posso a fargli le interrogationi, che sono scritte nell’inclusa carta»95. Tale documento conferma il rapporto di parentela tra Alberto e Perinto e l’atteggiamento dimostrato dal canonico senese, che mai rispose alle lettere del Bascapè, suggerisce che il Toccafondo forse ricorse proprio all’aiuto dei fratelli Luti, suoi conterranei96, per la conoscenza di Perinto maturata alla corte dei fratelli Asdrubale e Girolamo Mattei (attraverso la sua collaborazione con il novarese Cavagna), per sottrarsi alla giustizia pontificia 97 . Si noti inoltre che il Bascapè sembra fare Alli palafrenieri di SAS a Pratolino___3:10 Al s.r Perinto per pagare la vettura di 21 cavalli da Firenze a Bologna, a scudi tre l’uno___63» IBIDEM, c. 9r. 93 IBIDEM, c. 8 r. 94 ASS, Ms A 14, nominato al 1556. Sembra che Alberto Luti venne indagato dal Sant’Uffizio nel maggio 1626 per suoi presunti rapporti con tale Oriana di Giordano Bari di Pienza, condannata per stregoneria (O. DI SIMPLICIO, Autunno della stregoneria. Malefici e magia nell’Italia moderna, Il mulino, Bologna 2005, pp. 279-294). 95 Nella seconda lettera il vescovo chiedeva ancora aiuto, rimarcando la rete di conoscenze sulla quale sperava di fare affidamento: «Fu Gio. Battista Cavagna che venuto qua a dì passati, mi disse Gio. Angelo Santino detto Toccafondo essere in Siena, et conosciuto dal fratello di V.S. essendo fuggito di galera, dove S. S.tà l’havea fatto mandare per haver tolto reliquie da’ cemeterij di Roma senza Licenza». Il soggiorno senese del Santini può essere stabilito tra il 1610, quando è attestata la sua presenza nelle carceri pontificie di Tor di Nona, ed il 1623- ’24 quando Giulio Mancini fa riferimento al rientro in città del pittore nel suo Viaggio per Roma (M. GHILARDI,“M’importa assaissimo havere certezza di esse reliquie”. Carlo Bascapè e la polemica sull’autenticità delle reliquie provenienti da Roma in Barnabiti Studi, 29. 2012 (2014), pp. 7- 24; IDEM, Il vescovo, il pittore e le reliquie. Carlo Bascapè, Giovanni Angelo Santini detto il Toccafondo e le catacombe romane, in “Giornale di storia.net”, Miscellanea 12/2013). Un altro elemento da considerare nella ricostruzione di queste trame relazionali è stato messo in evidenza da Maria Cristina Terzaghi che ha notato come Giulio Mancini fosse bene informato circa le ricerche che si conducevano allora nelle catacombe romane ed il lavoro del Bosio (C. TERZAGHI, Antonio Bosio e Giulio Mancini. Prolegomeni per un confronto in I pittori in catacomba. Il dialogo fra le arti figurative e l’archeologia cristiana a Roma tra Seicento e Ottocento, a cura di Giovanna Capitelli, Ricerche di Storia dell’arte.10, Roma 2013, pp. 5- 12). 96 Massimiliano Ghilardi ha recentemente chiarito l’origine del Toccafondo, senese di origine ma romano d’adozione, e la sua partecipazione come attore nelle «commedie ridicolose», un genere teatrale popolare allora molto in voga a Roma (M. GHILARDI, Ancora su Giovanni Angelo Santini, detto il Toccafondo, Accademico Diviso detto il Sbandato, «che morse assai sfortunato, e povero» in “Studi romani”, 1. 2019, p. 282). In un documento notarile da me reperito, risalente all’aprile 1603, che riguarda la raccolta di reliquie effettuata dal Santini come aiuto di Didaco de Torres, Procuratore Generale per la provincia del Perù della Società di Gesù, il pittore rilascia una deposizione in cui si dice romano e di 31 anni d’età (ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 11, Ottaviano Saravezzi, vol. 58, c. 187 r). 97 M. GHILARDI, Il pittore e le reliquie. Giovanni Angelo Santini e la Roma sotterranea nel primo Seicento in “Storia dell’arte”, 133. 2012, pp. 5- 23.

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riferimento al fatto che Perinto Luti, al tempo della sua lettera, fosse ancora vivo ma non ho potuto trovare conferme a riguardo. Al ritorno dal lungo soggiorno ferrarese, Perinto Luti risiedette insieme al cardinale e ad altri membri del suo entourage nel Palazzo d’Aracoeli98 mentre nel palazzo di via delle Botteghe Oscure si svolgevano i lavori di restauro e decorazione di alcune stanze del piano nobile. Il 16 febbraio 1599 acquistò per conto del cardinale Mattei alcuni oggetti dalla vendita dei beni del cardinale Alessandrino, Michele Bonelli99. Si ricordi che l’inventario dei quadri, con relativa stima, era stato stilato da Cristoforo Roncalli, Vincenzo Cobergher e Paul Bril «pictores periti» il 28 aprile 1598100 ovvero da alcuni dei pittori che nell’anno seguente si sarebbero succeduti nei lavori di decorazione del palazzo a S. Lucia, nei quali Perinto venne in più occasioni coinvolto. Risale al 12 settembre 1602 una lettera firmata da Perinto Luti e indirizzata a Giovanni Battista Agucchi «segretario» del cardinale Aldobrandini, con la quale chiedeva a nome del cardinale Mattei l’esenzione per il cavaliere Giulio de’ Medici dal pagamento delle decime allora imposte dal pontefice su una pensione di 100 scudi che quest’ultimo deteneva sull’Abbazia di Nonantola, richiesta avanzata a causa della «povertà di esso sig.r cavaliere»101. 98

«A di 23 di dicembre 1598. Al signor Perinto Luti per ordine di VSI et disse haverne pagato il falegname, il chiavaro per accomodatura, et chiavi per le stanze dove stiamo lui et io [Orazio Polidori]___26.80 (?)» in AAM, mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598, c. 13 v. 99 «Ill. sig. Tiberio Cevoli. Piacerà a VS di pagare al s.r Perinto Luti scudi cinquanta di moneta che servono per pagare il prezzo d’un tappeto da letto comprato dalla Guardarobba della bo: me: del card.le Alessandrino per noi che saranno ben pagati, et al nostro conto gli saranno fatti buoni. Dio la contenti. Di Casa li 16 di febraro 1599» (AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601, c. 43 v; lo stesso pagamento si trova registrato in AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1596- 1601, c. 13 r). 100 R. DEL PUGLIA, Elenco testamentario dei beni siti nel palazzo del cardinale Alessandrino, Michele Bonelli in “Arte illustrata”, 7. 1974, pp. 204- 208. Anche Asdrubale partecipò alla vendita all’incanto e il 17 febbraio si aggiudicò «Un Assuntione di Lorenzo Lotto di palmi 3 di longhezza stimata scudi 60» per 38 scudi (l’opera è documentata in collezione negli inventari Mattei fino al 1729, dove viene menzionata con una attribuzione a Raffaello, v. Il Trattenimento di virtuosi cit., p. 113; p. 165 n. 8; p. 188 n. 8; Palazzo Valentini a Roma: la committenza Zambeccari, Boncompagni, Bonelli tra Cinquecento e Settecento, a cura di Maria Celeste Cola, Gangemi, Roma 2012, p. 71; il pagamento è in AAM, Mazzo 523, Registro dei mandati di Asdrubale Mattei dell’anno 1594, c. 27 r: «Molto m.co s.r Tiberio Ceuli. Piacerà a VS di far pagare al sig.r Michele Gisleri scudi trentacinque … se li fanno pagare per il prezzo d’un quadro preso dalla heredità del s.r Car.le Aless.dro e con darne debito a miei conti se li menaranno boni. Di casa li 17 de feb. 1599»). 101 «Havendo il Cav.re Giulio de Medici supplicato alla s.ta di NS Papa Clemente VIII, che li volesse condonare, per la povertà sua, la retta che li toccava per la pensione che haveva di 100 ducati sopra l’Abatia di Nonantola, le decime imposte ultimamente da S. B.ne et havendo N. S rimesso il detto memoriale al sig.r Card.le Aldobrandino. Il sig Giovanni Battista Agucchi, segretario di esse decime, mi disse che al sopradetto s.r cardinale non pareva che la Camera vi havesse molta ragione in essa decima, ma per anco quando ce ne havesse, condonarne a esso s.r Cavaliere tutte le pretensioni, che vi havesse, detta Camera per l’intercessione del sig.r Card.le Matthei, mio sig.re e per la povertà di esso sig.r cavaliere … mi replico due volte, et in fede ho scritto la presente memoria questo di xii di settembre 1602 in Roma Perinto Luti mano propria. Beatissimo Padre Il Cavalier Giulio de Medici, conforme a la gratia fattagli per la supplica segnata dalla S.tà V.ra, ha estinto una pensione di cento ducati l’anno, che haveva sopra la Badia di Nonantola, posseduta dal Cardnal matthei; se … non erano mai stati espedite le Bolle sopra una supplica segnata da la fe: me: di Gregorio xiii, dove si sanavano alcuni difetti che erano sopra detta pensione; ne meno erano ispedite le Bolle sopra la gratia, che la S.tò V. haveva fatta al d.o …, di poter ritenere questa pensione, anche che pigliasse moglie, come ha preso: et l’ha estinta per i termini diversi et non pagati, che sono stati cinque annate, et mezo, meno però alcuni giorni. E perché detto Cardinale gli ha detto, che tocca a lui di

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Sui suoi uffici in favore della liberazione del capitano Jacopo Tonti pistoiese, attraverso i contatti con il letterato Bonifacio Vannozzi, si è già accennato102. Negli ultimi mesi di vita del cardinale Mattei, il Luti si occupò di prendere accordi con il falegname Carlo Nuti per alcuni lavori da realizzare nel castello di Rocca Sinibalda103. Le ultime notizie che abbiamo a suo riguardo provengono dai lasciti testamentari del cardinale Mattei, che lo indicò beneficiario di una donazione di 500 scudi e di un «vasum argenteum magnum cum manici ad usum catinelle», unico tra i familiares a ricevere in dono un prezioso oggetto proveniente dalla collezione del suo patrono104. Nel breve itinerario biografico fin qui tracciato non ho voluto tenere conto di una serie di altre notizie che informano su quello che molto probabilmente fu il ruolo di Perinto Luti nell’entourage familiare Mattei, quello di intendente e consulente artistico, per poter dedicare a questo aspetto una trattazione più specifica. Il primo documento che mette direttamente in relazione il Luti all’ambiente artistico della sua città e di Roma consiste in una stampa di Marco Antonio Grecchi (notizie 1595- 1651), eseguita su disegno di Alessandro Casolani, raffigurante Salomè consegna la testa di san Giovanni Battista ad Erodiade e dall’artista dedicata al «Perillustri Perintho Luto Civi Sen.» nel 1596, così come nell’iscrizione alla base dell’immagine (fig. 2)105. L’attività del pittore e incisore Grecchi, di origine senese, prese avvio con un apprendistato presso il pittore Francesco Vanni106 e dal 1595 è nota una

accordare la Camera per le Decime ultimamente imposte da V. B.ne, supplica humiliss.te la S.tà vostra, che atteso che hoggi detta pretensione si ritrovi estinta, et che d.o Cavaliere non sia molestato per causa di dette Decime: che il tutto si riceverà per gratia particolare della S.tà vostra, quale NS Iddio conservi felicissimamente. Havendo io parlato di questo negotio al s.r Card.le Aldobrandino mio sig.re SS Ill.ma ha giudicato che per ristretto dell’estintione del s.r Card.le Mattei, la pretensione della Camera non sia di molto momento, et in ogni caso che la conditione della povertà et altra qualità compassionevole dell’oratore meritino di ricevere per questa picciola portione qualche immunità. Giovanni battista Agucchi» in AAM, Mazzo 518, Carte sparse. 102 V. Capitolo I. 103 V. Appendice documentaria, doc. XXXI. 104 V. Appendice documentaria, doc. VI. Il Luti ritirò la somma dal banco di Alessandro Ruspoli il 13 gennaio 1604 (ASR, Notai Tribunale A.C, uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1775, c. 178). Durante la vita del cardinale suo patrono, egli godette di una pensione sulla chiesa di Santa Maria de Bernunzio di pertinenza dell’abbazia nonantolana (ASR, Notai Tribunale A.C, uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1762, c. 353 r e v e 358 r; G. TIRABOSCHI, Storia dell’augusta badia di S. Silvestro di Nonantola, Modena 1784, vol. 1, p. 262). 105 BCI, F_2.I.3, c. 88 r (bulino su carta, 190x139 mm, pubblicato per «Ioannis Orlandi», all’iscrizione si accompagna un motto: «Tam sanctum caput audes contrectare puella; Nil oculi; sanguis nil fera corda movet»). 106 Nella tradizione incisoria senese, il Vanni rivestì il ruolo molto importante di inventor e occasionalmente si diede lui stesso all’intaglio, essendosi avvicinato all’arte probabilmente per il contemporaneo interesse maturato dal fratellastro Ventura Salimbeni per la tecnica dell’acquaforte. Tra 1595 e 1596 venne pubblicata a Siena una serie di 12 tavole incise a bulino con scene della vita di Santa Caterina da Siena, su disegno del Vanni e incise da Pieter de Jode I (C. GAROFALO, Francesco Vanni inventor: disegni per incisioni alla Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena in Dessiner pour graver, graver pour dessinier. Le dessin dans la révolution de l’estampe, a cura di Cornèlia Hattori, Septiémes rencontres internationales du Salon du Dessin, 28 et 29 mars 2012, Paris 2012, pp. 77- 85).

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sua produzione caratterizzata dalla ripresa di opere di Alessandro Casolani107. Si spostò in seguito in Umbria, dove è documentato dal 1600, e vi condusse l’attività di pittore licenziando numerosissime opere soprattutto per chiese e oratori di Spello. Dello stesso anno 1596 è anche la stampa con S. Ansano che battezza i Senesi108 (fig. 3), mentre la Madonna e il Bambino, San Giovannino e Santa Caterina da Siena109 (fig. 4) è datata 1597, entrambe riconosciute come ancora debitrici dei modi del Vanni. Un particolare degno di attenzione è la dedica di queste due composizioni, indirizzate rispettivamente a Ciriaco Mattei e a Giovanni Battista Crescenzi che furono famosi conoscitori e appassionati d’arte. Non è noto alcun soggiorno romano per il Grecchi che dovette dunque entrare in contatto con il «perillustris» concittadino a Siena entro il 1596, oppure attraverso Giacomo Crescenzi, fratello di Giovanni Battista, dal 1586 commendatario dell’abbazia di Sant’Eutizio in Val Castoriana presso Preci (PG) dove si conserva un Sant’Antonio abate dipinto da Giovanni Battista nel 1596110. La scarsità delle notizie riguardanti i primi anni di attività dell’artista incisore e la loro assoluta mancanza riguardo gli anni senesi di Perinto Luti non mi permettono di chiarire il modo in cui i due poterono entrare in contatto ma l’esistenza stessa della stampa del Grecchi suggerisce un collegamento tra il Luti e la comunità degli artisti gravitanti intorno all’”Accademia” di Ippolito Agostini a Siena111 e che tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento riscossero un grande successo nei cantieri artistici romani: tra essi anche Cristoforo Roncalli e Ambrogio Buonvicino, quest’ultimo senese d’adozione (all’incirca due anni dopo essi lavorarono alla decorazione dei camerini sacri di Palazzo Mattei Caetani). La dedica di un’opera era solitamente riservata a mecenati o personaggi importanti, quale dunque doveva essere per Grecchi l’«onoratissimo» Luti, accostabile in tale privilegio a Ciriaco Mattei e a Giovanni Battista Crescenzi. Risulta altresì poco chiaro il motivo per cui, a due nobili romani come 107

C. FRATINI, Marco Antonio Grecchi in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 59 (2002), ad vocem. Per una panoramica sull’arte incisoria a Siena tra la fine del Cinquecento e gli inizi del secolo successivo rimangono fondamentali i saggi di Fiora Bellini e Narcisa Fargnoli in L’arte a Siena sotto i Medici: le incisioni a Siena nel Cinquecento in L’arte a Siena sotto i Medici 1555- 1609, a cura di Fiorella Sricchia Santoro, catalogo della mostra Siena, Palazzo Pubblico 3 maggio- 15 settembre 1980, De Luca Editore, Roma 1980 , pp. 215- 254. 108 GDS, F bis, I.IV c. 82 r (bulino su carta, 223x155 mm). 109 GDS, F bis, I.3, c. 98 v (bulino su carta, 189x128 mm). 110 Scheda di Marco Pupillo n. 77 pp. 520- 521 in La regola e la fama. San Filippo Neri e l’arte, a cura di Claudio Strinati, Electa, Milano 1995. Il cardinale Matteo Contarelli nel suo testamento del 26 novembre 1585 trasferì il titolo di «perpetuus commendatarius» dell’abbazia di Sant’Eutizio a Giacomo Crescenzi, allora quindicenne ma definito «chierico romano», che vi abitò e ne detenne la commenda fino al 1637. Nello stesso atto nominava Virgilio Crescenzi, suo «strettissimo amico», amministratore ed erede universale dei suoi beni. Alla sua morte, i figli Giacomo e Pietro Paolo raccolsero l’onere di terminare la decorazione della cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi per la quale coinvolsero nel luglio 1599 il Caravaggio, v. M. PUPILLO, «Da’ maligni sommamente lodata». Caravaggio, i Crescenzi e la cappella Contarelli in La cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi. Arte e committenza nella Roma di Caravaggio, a cura di Natalia Gozzano e Patrizia Tosini, Gangemi, Roma 2005, pp. 35- 47. 111 R. BARTALINI, Siena medicea: l’accademia di Ippolito Agostini in “Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa”, 25. 1995 (1997), pp. 1475- 1530; IDEM, Su Alessandro Casolani e ancora sull’”accademia” di Ippolito Agostini in “Prospettiva”, 87/88. 1997 (1998), pp. 145- 156).

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il Mattei ed il Crescenzi, il Grecchi dedicasse due immagini devozionali fortemente legate alla tradizione senese112 a meno che non si consideri un possibile coinvolgimento del Luti, «cives senensis», nella loro commissione ed una specifica occasione che non mi è ancora chiara. Se il legame con Ciriaco Mattei è facilmente intuibile per la familiarità del Luti con il fratello cardinale Girolamo (sugli stretti rapporti tra i Mattei e i Crescenzi si è già accennato in precedenza113), a fare luce sui rapporti tra il senese ed il Crescenzi potrebbe contribuire anche una ipotizzata conoscenza con il pittore Cristoforo Roncalli (che fu maestro dei giovani figli di Virgilio Crescenzi: Giovanni Battista appunto, Giacomo e Pier Paolo114) mentre una notizia certa è fornita dal medico e collezionista d’arte senese Giulio Mancini in un esemplare del suo Breve ragguaglio delle cose di Siena, un testo dal taglio storico- geografico in cui si descrive brevemente la città e le gesta degli uomini illustri senesi115. In un breve passo riguardante alcune sollevazioni popolari avvenute a Siena tra il popolo e il Monte dei Nove (che allora governava la città), in particolare una avvenuta nel 1545, casa Borghese subì un saccheggio116 durante il quale venne rubato «un tondo dipentovi dentro una Madonna con puttino et altro di mano di Mecarino, con ornamenti attorno di festone, di taglio di legno dorato», dove per «Mecarino» si intende il pittore Domenico Beccafumi. Il racconto prosegue con un aneddoto che riguarda l’opera: «con i descendenti di quel che la tolse (essendo popolani) seguì in andata di tempo matrimonio con una di casa Borghesi che, per occasione di parto, fu visitata da una vecchia di casa Borghesi [che] riconobbe questa pittura; […] Questa pittura a quest’anni la veddi nello studio dell’illustrissimo Borghesi, che ben la conosco, avendola vista in Siena ed altrove». In un altro esemplare del manoscritto, conservato presso la Biblioteca Vaticana, un passo chiarisce l’affermazione del Mancini circa la conoscenza di tale opera:

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I Libri dei Leoni cit., pp. 294- 297. V. Capitolo I. 114 Alle “Accademie” tenute da Giovanni Battista Crescenzi nel suo palazzo si è ultimamente dedicato Marco Pupillo, chiarendo la natura di tali riunioni e ipotizzando una cronologia per la svolta naturalistica degli interessi di Giovanni Battista Crescenzi (M. PUPILLO, Alla ricerca dell’accademia dei Crescenzi in Intrecci virtuosi. Letterati, artisti e accademie tra Cinque e Seicento, a cura di Carla Chiummo, Antonio Geremicca, Patrizia Tosini, De Luca editori d’arte, Roma 2017, pp. 169- 179). 115 Breve ragguaglio delle cose di Siena di Misser Giulio Mancini protomedico di Santo Spirito, primo medico di Urbano VIII e canonico di Santo Spirito così come nella trascrizione in B. BOZZI, Giulio Mancini e il Breve ragguaglio delle cose di Siena in “Bullettino senese di storia patria”, 114. 2007, pp. 214- 336. 116 Il Mancini fa riferimento a quest’ultimo tumulto come la «rotta dei Goffani» quando in realtà essa avvenne il 24 luglio 1527, v. Archivio di Balia. Inventario, Archivio di Stato di Siena, Roma 1957, p. LIV. 113

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«Questa fu venduta a Perinto Luti, che la portò a Roma, e da lui al signor Caffarelli, [e] che ora si ritrova nel[lo] studio dell’illustrissimo Borghesi da me riconosciuta, essendo stato io causa che il Luti lo comprasse; […]»117. Dal racconto emergono alcune importanti informazioni: prima di tutto che Giulio Mancini conosceva Perinto Luti personalmente e che lo aveva consigliato nell’acquisto di un’opera del Beccafumi, l’artista che a Siena alla fine del Cinquecento era maggiormente studiato soprattutto nel circolo del Balì Agostini. Non è chiaro se il Luti la comprasse per sé o con l’intento di portarla a Roma per rivenderla e altrettanto dubbio è il periodo in cui tale acquisto avvenne: nessun particolare infatti permette di stabilire una data precisa tra la citata sollevazione del 1545 e lo scritto di Mancini, datato tra 1615 e 1625. Il «Caffarelli» citato nel testo potrebbe essere identificato con il Massimiliano Caffarelli che aveva sposato in seconde nozze Laura Crescenzi, di un ramo diverso da quello di Giovanni Battista ma legati da molti interessi soprattutto economico-finanziari 118. Marco Pupillo si è dedicato alla delineazione del profilo biografico di tale personaggio, ancora poco noto, che dovette rivestire un ruolo importante nella società romana del suo tempo dal punto di vista civile e culturale: aveva contatti con l’Accademia di San Luca; l’erudito Giovanni Brandi gli aveva dedicato una Cronologia dei Pontefici romani; dal suo testamento del 1597 si evince che possedette una raccolta di dipinti119. É plausibile dunque, dati gli interessi artistici di Massimiliano Caffarelli, che fosse proprio lui l’acquirente citato dal Mancini120 e non si può escludere che egli avesse incaricato Perinto Luti di procurargli un’opera senese, data la sua provenienza e le conoscenze che avrebbe potuto sfruttare a tal fine, forse su segnalazione del parente Giovanni Battista Crescenzi che doveva conoscere gli “agganci” e le capacità di conoscitore del Luti. Il quadro dovette infine confluire nella collezione del cardinale Caffarelli Borghese per via ereditaria121. Tale ipotesi di identificazione chiarirebbe la rete di conoscenze entro la quale il Luti dovette muoversi, e nella quale era entrato forse su segnalazione di un altro nobile conterraneo122 della 117

BOZZI cit., nota 9 p. 47. M. PUPILLO, «Allettati dal diletto delle virtù». Giovanni Baglione, i Crescenzi e l’Accademia di San Luca in Giovanni Baglione (1566- 1644). Pittore e biografo di artisti, a cura di Stefania Macioce, Lithos, Roma 2002, pp. 1401459. Lo studioso ha inoltre svelato come la conoscenza tra il pittore Cristoforo Roncalli ed il ramo dei Crescenzi “alla Rotonda” dovette avvenire proprio attraverso quello di via del Seminario dato che Donato Roncalli, fratello giurista di Cristoforo, aveva per anni servito Stefano Crescenzi prima di essere assunto dal cardinale Pietro Paolo Crescenzi (IBIDEM, pp. 146- 148). 119 IBIDEM, pp. 144- 146. 120 Non è possibile purtroppo avere alcuna conferma a riguardo dato che non è stato fino ad ora reperito né il testamento definitivo del Caffarelli, stilato il 28 luglio 1603, né l’inventario dei suoi beni (IBIDEM, nota 32 p. 156). 121 Scipione Borghese e Francesco Crescenzi erano legati da un’amicizia nata, secondo Giovan Pietro Caffarelli, al tempo della loro comune frequentazione dello Studio Perugino. Marco Pupillo, che per primo riferisce tale notizia, considera la fonte «non sempre affidabile» e raccomanda di considerarla con prudenza (PUPILLO cit. 2009, p. 174). 122 Come osserva Irene Fosi, «il principio di ‘nazionalità’ permetteva di intessere nuovi rapporti, di inserirsi nella società ospite proprio attraverso la mediazione di chi già viveva ed operava in essa» in FOSI cit. 2005, p. 3. 118

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famiglia dei Patrizi, residenti (fino al 1624) in un palazzo affacciato su Piazza Mattei, oggi Costaguti, e imparentati con i Crescenzi attraverso il matrimonio di Patrizio (?- 1592) con Pantasilea Crescenzi123. Alla luce di quanto fino ad ora considerato, sembra opportuno tentare una nuova valutazione del ruolo che Perinto Luti ebbe nelle scelte di committenza artistica della famiglia Mattei attraverso la rilettura dei documenti, in parte già noti. Nei contratti stilati rispettivamente con Giovanni Volpetta e Carlo Nuti il 30 novembre 1598 e con Andrea aretino indoratore il 9 marzo 1599, è Orazio Polidori, l’altro più importante familiare del cardinale, a prendere accordi in nome del Mattei ma in entrambi figura il nome del Luti tra i testimoni e, nell’atto conservato nei registri notarili dell’Archivio di Stato di Roma, il suo nome appare nel contratto del 1599 cancellato e corretto con quello del Polidori124. Nei seguenti accordi con Paul Bril, il 21 maggio 1599, è Perinto Luti a rappresentare il cardinale125 (occupandosi anche del pagamento del notaio Richetti, responsabile della stesura dell’atto126) e, lo stesso giorno, a procurare «fune per far legare i ponti nella sala per li pittori» e «tanti chiodi per dar a m.ro Carlo falegname per farne fare li cavalletti per li ponti de pittori»127. Ne emerge che il senese doveva essere pienamente coinvolto nell’organizzazione dei lavori e conosceva personalmente gli artisti, di cui si noti per la maggior parte di essi la provenienza senese (Cristoforo Roncalli e, per formazione, Ambrogio Buonvicino), o almeno Paul Bril (conosciuto in occasione della stipula del succitato contratto) e sicuramente anche Giovanni Battista Montano, essendo incaricato di donargli 4 scudi per tre disegni128. Si occupò anche del pagamento degli sconosciuti artisti che completarono la decorazione di alcune stanze al piano nobile del palazzo nel novembre 1601129. 123

Egli fu più volte eletto Conservatore di Roma ed era molto amico di San Filippo Neri, di Virgilio Crescenzi (è noto il forte legame della famiglia Crescenzi con gli oratoriani ed il loro importante contributo al sostenimento del culto di San Filippo Neri, dal punto di vista istituzionale del processo di canonizzazione e nell’allestimento dei luoghi dedicati alla sua devozione: v. PUPILLO, cit. 2009, pp. 165- 178) e di Giulio Mancini, che ospitò in occasione del suo primo viaggio a Roma nel 1591 (M. MINNOZZI, La famiglia Patrizi a Roma in Le stanze del tesoriere: la quadreria Patrizi. Cultura senese nella storia del collezionismo romano del Seicento, a cura di Anna Maria Pedrocchi, Alcon, Milano 2007, pp. 13- 17). 124 «Andreas de Caragnano Aretinus Indorator sponte ad melio. Modo promisit Ill.mo et R.mo D Hyeronimo s.te Ro: Eccl.e Card.li Mattheio absens. Ill.mo D. Perintho Lutij de senis Horatio Polidoro Urbevetano eius familiari pnte […]» in ASR, Trenta Notai capitolini, uff. 2, Franciscus Richettus, vol. 42, c. 214 r. 125 «Capitoli da osservarsi tra l’Ill.mo sig.r card.le Matthei et ms Pauolo brilli fiamengo per la pittura che si deve fare nel palazzo novo cioè nella sala grande e prima in nome di esso S.r card.le promette l’Ill. S.r Perinto Luti […]» in ASR, Trenta notai capitolini, uff. 2, Ascanius Richettus, vol. 42, cc. 501 r e v. 126 «[A di 27 maggio 1599] Al sig.r Perinto disse haver dato al Notaro che stipulò l’Instromento tra VSI et m.ro Paolo Pittore___-20» in AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598, c. 16 r. 127 IBIDEM. 128 «Molto m.co ms Andrea Ferrari pagarete a Perinto Luti scudi quattro di moneta li quali esso Perinto li deve dare a m.ro Giovanni Battista Milanese che celi doniamo per tre disegni che esso ci à fatti e si menarano boni, Iddio vi cont. Di Casa li 29 di luglio 1599» in AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 41, v. Capitolo V. 129 «143. Molto Mag.co ms Andrea ferrari pagarete a Perinto Luti scudi cinque & 50 di moneta che li medesimi il detto perinto li deve dare alli pittori che anno fatto il fregio piccolo alla camera di mezzo, del appartamento dove stava il s.r Asdrubale, et metteteli a conto delle spese fatte nel palazzo novo» in AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 143, v. Capitolo III.

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Un altro importante particolare è fornito dal già conosciuto contratto stipulato il 30 maggio 1600 tra Asdrubale Mattei e i pittori prospero Orsi e Antonio Circignani per la realizzazione delle Storie di Giuseppe Ebreo nella sala d’angolo del suo palazzo. Riguardo tale commissione si è sempre fatta attenzione al coinvolgimento di Paul Bril forse nel ruolo di stimatore delle pitture130, principalmente per individuare un precedente per la commissione da parte di Asdrubale dei dipinti dei Feudi (il cui pagamento risale al 20 marzo 1601)131 ma il contratto è interessante perché prevede un intervento di Perinto Luti nello stesso ruolo del pittore fiammingo: «Item che prima siano tenuti finire il quadro de mezzo et non piacendo a d.o sig.r Asdrubale la pittura che in tal caso possa licentiarli, et pagarli d.a pittura fatta a quello che giudicarà il sig.r Perinto Luti al quale promettono stare»132. Asdrubale Mattei si era rivolto a Perinto almeno un’altra volta, nel 1591 quando quest’ultimo aveva acquistato per lui un «cimbalo da sonare» da una dismissione ereditaria 133 e secondo quanto suggeriscono due voci contabili, il nobiluomo era solito servirsi del senese tanto da donargli importanti somme di danaro in previsione di potere in seguito «rivalersene»134. Il Luti rivestì un ruolo fondamentale nell’ottenere per Asdrubale l’impegno da parte di Cristoforo Roncalli di dipingere la pala con la Madonna, San Francesco e San Matteo per la cappella al primo piano del Palazzo Mattei di Giove135; per di più si occupò di consegnare personalmente al pittore tutte le rate di pagamento versate da Asdrubale136. Nelle diverse fasi della decorazione del suo nuovo palazzo «a S. Catherina», Asdrubale si affidò per la valutazione dei lavori anche a Cristoforo Roncalli stesso (per quanto realizzato da Tarquinio Ligustri)137, a Giovanni Battista Crescenzi (interpellato, insieme al fratello Francesco, per il Passaggio del Mar Rosso di Gaspare Celio)138, a

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In una voce contabile del 6 luglio 1600 si legge: «i pittori dettero principio a dipigner l’opera e vi menorno ms Paolo fiamengo» in PANOFSKY- SÖRGEL cit., p. 130. 131 AAM, Mazzo 523, Registro dei mandati dell’anno 1594, cc. 38 r e v. 132 ASR, Trenta notai capitolini, uff. 2, Ascanius Richettus, vol. 44, cc. 571 r e v 133 «Mag.ci s.ri Altoviti di Roma. Piacerà a V.S. far pagare al s.r Perintho Luti scudi dodici di m.a quali se li fanno pagare per un cimbalo da sonare compro da S. S.ria delli beni dell’heredità di ms Giulio Cesare del grande, e poneteli a mio conto, che se li menaranno boni. Di casa li 21 de Maggio 1591» in ASR, Mazzo 523, Libro del banco e degli argenti di Leonora Rossi di San Secondo, c. 20 v. 134 «Molto mag.ci ss.ri Ubertini. Piacerà alle SS.rie vostre di pagare al s.r Perintho Luti scudi quaranta di m.ta quali io presto a SSria gratis et amore per revalermene ad ogni mio piacere, e con darne debito a n.ri conti pigliandone ricevuta, se li meneranno boni di casa li 13 de Agosto 1594» in AAM, Mazzo 523, Registro dei mandati dell’anno 1594 di Asdrubale Mattei, c. 3 v e 44 v. 135 V. Capitolo V, paragrafo 5.1.2. 136 IBIDEM. 137 «Ms. Tarquinio Ligustri da Viterbo ha preso a far la terza mia stanza nella casa che fabrico di novo da farvi nel mezzo una prospettiva per prezzo che dirà ms. Cristoforo delle pomaranci […]» in PANOFSKY- SÖRGEL cit., doc. VIII, p. 172. 138 «Ms Gaspare Celio Romano deve havere per il quadro […] nel quale vi va dipinto l’historia di Moise, […] siamo convenuti, ch’io li dia quello che dira il S.r Gioanbattista de Crescenzi, e noto, che m’azenno intorno a trecento… Il S.r Gioanbattista Crescenzi mi disse de novo, che non li poteo dar meno di scudi trecento m.ta sotto li 25 de 7mbre 1607, egli l’ha fatto retocare, et accomodar de novo molti, e molti volti, e venutoci in persona, e salito nel palco, com’ancho il S.re Francesco suo fratello scudi 300» in PANOFSKY- SÖRGEL cit., doc. XXI, p. 175.

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Gaspare Celio (insieme a Cherubino Alberti per gli affreschi del Nappi)139. La maggior parte degli artisti assoldati da Asdrubale erano anche in contatto diretto con i Crescenzi: oltre al Pomarancio, i pittori di origine milanese Francesco Nappi e Cristoforo Greppi, lo stesso Alessandro Presciati e lo scalpellino Stefano Buzi140. È stato osservato anche come l’abbazia di Sant’Eutizio fu un centro di diffusione, nell’Umbria meridionale, di esempi della committenza filippina anche attraverso il soggiorno stesso degli artisti (come quello del Roncalli, presso l’amico Crescenzi, avvenuto tra 1600 e 1601 cioè nello stesso periodo di elaborazione della pala per la cappella di Palazzo Mattei di Giove141). Ritengo dunque che anche Perinto Luti, che fece da «mezzano» tra Asdrubale Mattei e Cristoforo Roncalli per la commissione della pala, probabilmente per la posizione di favore che il senese teneva presso entrambe le parti, possa essere a ragione annoverato tra i nobili/ gentiluomini «intendenti» d’arte della fine del Cinquecento e accostato, per il ruolo che rivestì in casa Mattei e per il suo rango, alla figura di Giovan Battista Crescenzi (i due erano probabilmente uniti dagli stessi interessi, come provano le stampe del Grecchi del 1596)142. 2.2.2 Erasmo Marotta e la musica in casa Mattei Come noto, l’educazione musicale era considerata una parte essenziale della formazione dei gentiluomini e delle gentildonne dal Rinascimento in poi, e suonare uno strumento era divenuta pratica diffusa nel ceto medio143; si consideri poi il ruolo fondamentale che essa rivestiva negli esercizi spirituali elaborati da San Filippo144. È certo che nei palazzi Mattei essa fosse molto 139

«Ms. Francesco Nappi rincontro deve havere… scudi quaranta m.ta per la pittura fatta nel salotto, anzi nella stanza vicina la sala grande a mandritta così stimato da ms. Gaspare Celio, e ms. Cherubino dal borgo eletti uno per parti e sonno stati d’accordo, e più deve havere per haverlo messo ad oro… monta scudi diciasetti e b. quaranta in tutto monta scudi cinquantasetti e b. quaranta» in PANOFSKY- SOERGEL cit., doc. XXIII, p. 175. 140 Per una precisa ricostruzione di tali rapporti v. M. PUPILLO, I Crescenzi, Francesco Contarelli e Michelangelo da Caravaggio: contesti e documenti per la commissione in S. Luigi dei Francesi, in Michelangelo Merisi da Caravaggio: la vita e le opere attraverso i documenti, atti del convegno internazionale di studi, Roma 5- 6 ottobre 1995, a cura di Stefania Macioce, Logart Press, Roma 1996, pp. 148- 166, in particolare nota 19 p. 158; M. PUPILLO, Il «Virtuoso tradito». Una società tra Orazio Borgianni, Gaspare Celio e Francesco Nappi e i rapporti con Giovan Battista Crescenzi in “Storia dell’arte”, 93/ 94. 1998, pp. 303- 311. 141 Il santo inginocchiato in basso a destra, con la lunga barba, raffigurato nel bel Crocifisso e i Santi Spes ed Eutizio a Piedivalle e la figura della Vergine nella pala con la Madonna e i santi Spes, Santolo, Fiorenzo (?), Eutizio a Norcia derivano da un modello comune a quello utilizzato per la pala di Palazzo Mattei di Giove (v. Pittura del Seicento. Ricerche in Umbria, a cura di Liliana Barroero, Electa, Perugia 1989, schede di cat. nn. 72 e 73 pp. 259- 262 di Giovanna Sapori). 142 Patrizia Cavazzini ha dedicato uno studio ai meccanismi della committenza artistica nella Roma del Seicento, soffermandosi anche sulla figura di Asdrubale Mattei: P. CAVAZZINI, “Patto fermo” o cortesia negli accordi tra pittori e committenti a Roma nel Seicento in Ricerche di storia dell’arte, 101. 2010, pp. 5- 20, in particolare p. 14. 143 L’argomento è stato approfondito da Sybille Ebert- Schifferer che ha proposto l’ipotesi di un interesse del Caravaggio nell’esercizio vero e proprio della musica (S. EBERT- SCHIFFERER, Caravaggio dilettante di musica? In La musica al tempo di Caravaggio, atti del convegno internazionale di studi, Milano, Biblioteca Ambrosiana, 29 settembre 2010, a cura di Stefania Macioce, Enrico de Pascale, Gangemi, Roma 2012, pp. 29- 39). 144 M. T. RUSSO, Musica e devozione nell’oratorio di S. Filippo Neri in “Lunario romano. Gruppo dei Cultori di Roma”, 15. 1986, pp. 145- 166.

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apprezzata come provano indirettamente gli acquisti di strumenti musicali dal 1591 e le voci inventariali in cui vengono spesso citati questo genere di oggetti145. Contribuisce ad arricchire il quadro anche la rara notizia di una festa tenuta in casa Mattei per il matrimonio di Elena Santacroce (nipote di Ciriaco), in occasione della quale vennero pagati 25 scudi per della musica e una «comedia»146 e le ricevute di pagamento a favore di maestri di musica e di ballo del 1640147. La dedica stessa di Erasmo Marotta, celebre musicista di origini siciliane, al cardinale Girolamo della sua Aminta musicale (Aminta musicale di Erasmo Marotta siciliano della città di Randazzo. Il primo libro di madrigali a cinque voci, con un dialogo ad otto, A. Gardano, Venezia 1600) il primo gennaio 1600, è una chiara conferma (il musicista rimarcava l’apprezzamento del patrono per la sua arte: «che so quanto le piaccia questa tra tutte l’altre virtù»148) e rappresenta un ulteriore indizio della condivisione di interessi e gusti musicali tra Girolamo Mattei e il cardinale Francesco del Monte. Il Marotta infatti aveva composto un madrigale in due parti confluito in una raccolta, alla quale era stato chiamato a partecipare proprio in virtù delle sue eccellenti doti, curata da Giovanni Pietro Flaccomio e dedicata nell’agosto 1598 al cardinale del Monte149. In quel periodo il giovane siciliano si trovava alla corte del cardinale Mattei già da qualche anno, come testimoniano le sue

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«Mag.ci s.ri Altoviti di Roma. Piacerà a V.S. far pagare al s.r Perintho Luti scudi dodici di m.a quali se li fanno pagare per un cimbalo da sonare compro da S. S.ria delli beni dell’heredità di ms Giulio Cesare del grande, e poneteli a mio conto, che se li menaranno boni. Di casa li 21 de Maggio 1591»; «M.to Ill. s.r Tiberio Cevoli. Piacerà a VS di pagare al s.r Horatio Spada, ò à chi SSria ordinerà in piè di questa scudi dicidotto di moneta di giuli dieci per scudo quali se gli fanno pagare per una spinetta et doi quadri, che ho compri dalle Convertite, et diane debito a nostri conti, che se le menaranno buoni. Di casa li 23 di ottobre 1597» in AAM, Mazzo 523, Ricordi familiari e riscontro del banco Ubertini di Asdrubale Mattei 1591- 1632, cc. 19 r e 20 v. È nominato ad esempio un «cimbalo coperto di cordovano torchino profilato d’oro atorno con li suoi piedi depinti» nell’Inventario di Giovanni Battista Mattei del 1624 (SCHRÖTER cit. 1995, doc. 3, p. 85- n. 2). 146 Tra i conti di Ciriaco si trovano notate varie spese per tale matrimonio tra cui appunto «25 scudi a pasquarelo trovo (?) per il suo regalo della comedia e musica di Stefano Landi 12 scudi» (AAM, Mazzo 233, Riscontro dei banchi 16131614 di Ciriaco, c. 16 r). 147 Il 21 febbraio 1640 si pagò uno scudo «per l’accomodatura d’un cimbalo» probabilmente utilizzato nel corso delle lezioni di musica e di ballo che si tenevano in casa (il 28 febbraio seguente venivano pagati 6.90 scudi al «Maestro di ballo» e al «Maestro di Musica», in AAM, Mazzo 688, Giornale di entrata e uscita duca Girolamo 1639- 1642, cc. 133 v e 135 v). 148 Nato a Randazzo (Catania) il 24 febbraio 1577 e giunto a Roma in giovanissima età, il Marotta riferisce nella sua dedica dell’Aminta musicale di aver trascorso il suo tempo in casa del cardinale Mattei (il cardinale lo aveva «fatto degno del suo servitio […] tutt’il tempo di mia vita») e dedica al suo patrono l’opera: «Onde avendo sotto la felice protettione di V. S. Illustrissima dato opera alla musica, come quello, che so quanto le piaccia questa tra tutte l’altre virtù, e composti alcuni madrigali intitolati da me Aminta Musicale, e con ragione, per esser parole dell’Aminta, ho preso ardire di dargli luce sotto’l nome di V. S. Illustrissima […] per esser nati in casa sua» (A. TEDESCO, Erasmo Marotta in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 70 (2008), ad vocem). 149 Il Marotta debuttò sulla scena musicale contemporanea nel 1598, con un madrigale in due parti («Son le risa» e «Non son risa») raccolto ne Le risa a vicenda. Vaghi e dilettevoli madrigali a cinque voci, posti in musica da diversi autori, raccolti e dati in luce da Giovan Pietro Flaccomio Siciliano di Milazzo (Giacomo Vincenzi, Venezia 1598) dedicata «di Roma il dì 20 agosto 1598 al Cardinal del Monte» (I. CALAGNA, Jesuita cantat in E. MAROTTA, Mottetti concertati a due, tre, quattro e cinque voci, a cura di Irene Calagna, Leo S. Olschki editore, Firenze 2002, pp. VII- XIX).

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stesse parole e alcuni inediti documenti notarili romani, in cui appare come testimone di alcuni atti intestati al cardinale Mattei dal dicembre 1598150. L’opera del Marotta rappresenta inoltre un punto di convergenza di molti altri elementi della complessa trama di intrecci culturali della corte Mattei: essa infatti consiste nella elaborazione in musica della celebre favola pastorale di Torquato Tasso, composta nel 1573 ma pubblicata da Aldo Manuzio nel 1581, dalla quale il Marotta fu tra i primi ad attingere151. Come noto, il Tasso era strettamente legato al ramo romano della famiglia De Torres, imparentata con i Mattei: Giulia, figlia di Ciriaco, sposò a inizi anni ’80 Giovanni de Torres fratello di Ludovico II, figli entrambi di Fernando che nel 1590 sceglieva come esecutore testamentario e tutore dei nipoti proprio il cardinale Girolamo Mattei152. Con l’ascesa di Ludovico II de Torres alla cattedra episcopale monrealese, si instaurò per il presule, e probabilmente per tutti i suoi contatti, una via privilegiata di dialogo con la comunità siciliana a Roma: Vincenzo Abbate ha ipotizzato che fosse Lorenzo Carli siciliano l’autore di molti dei ritratti di uomini illustri che il Torres commissionò per le sue biblioteche di Roma e di Monreale, lo stesso Lorenzo che fu il primo ospite romano del Caravaggio (che tra 1592 e 1593, secondo quanto riferito dal Bellori, «lavorava teste») ed era strettamente legato alla famiglia del Cavalier d’Arpino153. La vicinanza tra le due nobili famiglie comportava certamente una frequentazione154 che sembra essere testimoniata anche da una copia (conservata presso la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis a Palermo) della Cena in Emmaus dipinta da Caravaggio per Ciriaco Mattei nel 1602, del tutto simile all’originale anche nelle misure, e nella 150

Viene nominato ad esempio in un documento di procura del cardinale Mattei a favore di Andrea Ferrari sui frutti dell’Abbazia di Itala del 9 dicembre 1598 («Actum Romae in palatio d.i Ill.mi D. Cardinalis presen. M.ci DD Perinto Luti senens. et Erasmo Marotti siculo» in ASR, Notai Tribunali A.C., Octavius Cellius, vol. 1754, c. 596 r), nella concessione di una licenza di importazione del 30 settembre 1599 («p.ntibus & Ill.mi Petro Sanctacrucio Rom. Et D. Erasmo marotto siculo testibus» in ASR, Notai Tribunale A.C., Octavius Cellius, vol. 1757, c. 1095 r) e infine in una procura a suo favore nel luglio 1599 dove viene definito «Erasmus Marottus siculus Canonicus messaniens.» (è quindi tra la fine del 1598 e la metà dell’anno 1599 che prese i voti, v. ASR, Trenta notai capitolini, uff. 2, Franciscus Richettus, vol. 43, c. 368 r e v, 385 r). 151 Andrea Chegai nota come la ricezione in musica dell’Aminta arrivi con un ampio ritardo rispetto alla sua fortuna critica, con una predilezione curiosamente siciliana (tre degli autori che vi attinsero furono siciliani, tra essi appunto Erasmo Marotta, Sigismondo d’India, Antonio Il verso) e rispetto all’elaborazione musicale di composizioni tratte dalle Rime e dalla Gerusalemme, più precoci e più numerose. La motivazione sottesa a tale fenomeno sarebbe la difficoltà nell’adeguamento del testo allo stile musicale proprio degli autori ma nonostante ciò la sua, seppur esigua, diffusione prova la rilevanza letteraria riconosciuta al testo (A. CHEGAI, L’Aminta fra ricezione madrigalistica e fortuna critica in “Il Saggiatore musicale”, 1. 1994, pp. 315- 334). 152 Don Fernando Torres, per la profonda amicizia che lo legava a Bernardo Tasso, ne tenne il figlio a battesimo; è noto anche il rapporto epistolare tra Torquato e Ludovico II (P. COLLURA, Il Cardinale Ludovico de Torres Arcivescovo di Monreale (1551- 1609): profilo storico, Boccone del povero, Palermo 1955, passim). 153 M. PUPILLO, Il “grossolano artiere”: ipotesi per Lorenzo Siciliano primo ospite di Caravaggio a Roma in “Storia dell’arte”, 96. 1999, pp. 117- 121; R. VODRET, I primi anni romani di Caravaggio. Nuovi documenti su Lorenzo Siciliano, alias “fratello Lorenzo pittore”, alias Lorenzo Carlo in Studi di storia dell’arte in onore di Denis Mahon, a cura di Maria Grazia Bernardini, Electa, Milano 2000; L. SICKEL, Gli esordi di Caravaggio a Roma. Una ricostruzione del suo ambiente sociale nel primo periodo romano, in “Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana”, 39. 2009, in particolare pp. 37- 43. 154 Il lascito testamentario del cardinale Girolamo Mattei a favore dell’Arcivescovo di Monreale testimonia i buoni rapporti tra i due: «Item reliquit infrattis omnibus et singulis nempe. Ill et R.mo D. Archiep.o Montis Regalis eius Horologium magnum» (ASR, Notai Tribunale A.C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1774, c. 544 v).

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quale Abbate legge un riferimento agli stemmi de Torres (dalle cinque torri) e Mattei (dall’aquila a volo aperto) in alcuni elementi decorativi nascosti nella trama del tappeto rappresentato nella scena155. La citazione di alcuni versi dell’Aminta musicale in una composizione, nota in più versioni, attribuita a Bartolomeo «de’ Crescenzi» Cavarozzi e della cesta di frutta nella versione della Cena in Emmaus Mattei ancora del Cavarozzi (J. Paul Getty Museum, Los Angeles)156, come anche la citazione negli inventari Mattei di opere dipinte da tale artista quali la «Disputa di S.to Stefano» e l’«Ingresso di Cristo a Gerusalemme», costituiscono ulteriori elementi rappresentativi della trama di relazioni cui si faceva riferimento in precedenza, legando ancora più strettamente la corte Mattei a quella dei Crescenzi. È più che probabile che il Cavarozzi ebbe modo di assistere ad almeno una rappresentazione dell’Aminta musicale in casa Mattei157 e che qui possa aver visto i dipinti di Caravaggio commissionati da Ciriaco. 2.2.3 Caravaggio e il cardinale Mattei La casa del cardinale Mattei fu frequentata dal Caravaggio per un periodo che rimane ancora oggi difficile da definire. La notizia fornita dal contratto stipulato con Laerte Cherubini per la Morte della Vergine (destinata alla chiesa di S. Maria della Scala), secondo la quale il 14 giugno 1601 il pittore risiedeva in palazzo Mattei alle Botteghe Oscure («commorans in palatio Ill. et R.mi D. Cardinalis Matthei») fu data per la prima volta da Nicholas Parks158: essa è molto nota ma poco dettagliata. È probabile che il soggiorno del 1601 fu solo una piccola parentesi per il pittore dato che, l’11 ottobre dello stesso anno, quest’ultimo affermava di essere ancora al «ruolo del cardinale Del Monte», e che i rapporti di committenza con Ciriaco Mattei si sarebbero stabiliti a partire dal 155

Lo studioso crede di poter attribuire l’opera al pittore Prospero Orsi e che essa sia uno dei tre dipinti di soggetto sconosciuto pagati da Ciriaco Mattei al pittore in diversi mandati tra il settembre ed il dicembre 1604. Interpreta inoltre la precedente collocazione dell’opera nel palazzo Arcivescovile di Palermo come un indizio della sua provenienza de Torres (V. ABBATE, Il contesto familiare Mattei- De Torres e una riconsiderazione della copia palermitana dell’Emmaus di Londra in Da Caravaggio ai caravaggeschi, a cura di Maurizio Calvesi, CAM, Roma 2009, pp. 269288). 156 E. FUMAGALLI, Precoci citazioni di opere del Caravaggio in alcuni documenti inediti in Come dipingeva il Caravaggio, a cura di Mina Gregori, Electa, Milano 1996, pp. 143- 150; G. PAPI, Riflessioni sul percorso caravaggesco di Bartolomeo Cavarozzi in “Paragone”, 47. 1996, 5/7, pp. 85- 96; IDEM, Pittori caravaggeschi e nature morte in “Paragone”, 57. 2006, pp. 59- 71; IDEM, Il primo “Lamento di Aminta” e altri approfondimenti su Bartolomeo Cavarozzi in “Paragone”, 59. 2008, pp. 39- 51 (lo studioso crede di poter identificare l’esemplare acquistato nel 1615 a Siena dal conte di Villamediana, poi trasportato a Genova, con uno da lui reperito in collezione privata a Torino che considera «la più precoce, […] la più caravaggesca» delle versioni note della composizione, IBIDEM, p. 43). 157 Come già osservato, nei documenti relativi al cardinale Girolamo Mattei non c’è alcuna memoria di spese relative all’allestimento di concerti o rappresentazioni musicali come invece ad esempio per il cardinal Del Monte, per il quale numerose informazioni sono fornite anche dalle anonime cronache degli Avvisi di Roma (TRINCHIERI CAMIZ cit. pp. 221- 222 e nota 50 p. 226). 158 N. R. PARKS, On Caravaggio’s “Dormition of the Virgin” and its setting in “The Burlington magazine”, 127. 1985, n. 988, pp. 438- 448.

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gennaio 1602159. I pagamenti di Ciriaco Mattei al Caravaggio, che lo «intaccò […] di molte centinaia di scudi»160, sono stati resi noti dalle ricerche di Francesca Cappelletti e Laura Testa nell’archivio familiare Antici Mattei: la Cena in Emmaus venne pagata 150 scudi il 7 gennaio 1602 (probabilmente ceduta al cardinale Scipione Borghese entro il 1616, oggi si trova presso la National Gallery di Londra), ed il San Giovanni Battista 85 scudi versati in due rate del 26 giugno e del 5 dicembre 1602 (lasciato in eredità al cardinale Francesco Maria del Monte); mentre il 2 gennaio 1603 Caravaggio ricevette 125 scudi per la Cattura di Cristo nell’orto, lasciata da Giovanni Battista Mattei al cugino monsignor Paolo (figlio di Asdrubale), oggi presso la Galleria Nazionale di Dublino161. Le opere del Caravaggio commissionate da Ciriaco furono, tra tutte quelle raccolte dal nobiluomo, quelle che rimasero meno a lungo nella collezione Mattei162. Probabilmente Ciriaco favorì il Merisi anche in occasione della commissione, da parte della confraternita della SS. Trinità dei Pellegrini, di un quadro raffigurante una Trinità «con qualche bel capriccio» da inviare ad un omonimo sodalizio messicano affiliatosi alla sede romana ma sembra che l’incarico non venne mai portato a termine163. Il cardinale Mattei condivideva molti interessi con il cardinale Francesco Maria Del Monte, come già osservato, ma ancora più intimo del cardinale fu il nipote del Mattei, Giovanni Battista, che nel 159

M. C. TERZAGHI, “Virtuosi illustri del suo tempo”. Novità e precisazioni per Ottavio Leoni, Caravaggio e i volti della Roma caravaggesca in Caravaggio. Mecenati e pittori, a cura di Maria Cristina Terzaghi, Silvana editoriale, Cinisello Balsamo 2010, pp. 15- 57, in particolare nota 31 p. 50. 160 BAGLIONE cit., p. 130. 161 F. CAPPELLETTI, S. BENEDETTI, The documentary evidence of the early history of Caravaggio’s ‘Taking of Christ’ in “The Burlington Magazine”, 135. 1993, pp. 741- 746; Il Trattenimento di virtuosi cit., passim; L. TESTA, La collezione di quadri di Ciriaco Mattei in Caravaggio e la collezione Mattei cit., pp. 29- 38. È stato ipotizzato di recente da Sergio Rossi (S. ROSSI, Qual è il primo originale “San Francesco in meditazione di Caravaggio? Nuovi studi portano alla versione ex Cecconi in “About art online”, 27 giugno 2020, https://www.aboutartonline.com/qual-e-ilprimo-san-francesco-in-meditazione-di-caravaggio-nuovi-studi-portano-alla-versione-ex-cecconi/ ; IDEM, Caravaggio e i Mattei: da nuovi studi, importanti novità nell’analisi stilistico- documentaria di quattro capolavori in “About art online”, 16 settembre 2020, https://www.aboutartonline.com/caravaggio-e-i-mattei/) che il San Francesco in meditazione nell’esemplare proveniente dalla collezione Cecconi sia da considerare come il prototipo originale delle numerose versioni note e che sia stato commissionato al Caravaggio da Ciriaco Mattei. L’ipotesi elaborata dallo studioso si basa su una voce tratta dalla Stima dei beni Mattei, compilata dopo il 1802 («Caravaggi San Francesco» valutato 500 scudi, in Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. XVIII, p. 256) e sulla vicinanza della famiglia Mattei alla religiosità di stampo francescano (essendo tra l’altro il cardinale Girolamo Protettore dell’ordine dei Minori Osservanti). Ritengo che l’ipotesi non sia condivisibile dato che per tutti i quadri dipinti da Caravaggio per i Mattei (compreso il San Sebastiano, confluito nella raccolta di Asdrubale per donazione del sarto Antonio Valentini, v. Capitolo V, paragrafo 5.2) è stato possibile ricostruire in buona parte la storia della commissione grazie al supporto dell’ampia documentazione fornita dall’Archivio Antici Mattei che non nomina alcun pagamento a favore del Merisi per un’opera di tale soggetto (ritengo difficile condividere l’opinione dello studioso per cui «[Ciriaco] commissionerà almeno quattro dipinti certi di cui siamo a conoscenza [a Caravaggio] ed altri che possiamo solo ipotizzare», v. Qual è il primo originale “San Francesco in meditazione di Caravaggio? cit.; e che i fratelli Mattei commissionarono l’opera come «una sorta di ex voto per celebrare la sua devozione verso l’Assisiate», v. Caravaggio e i Mattei cit.). Inoltre, il quadro citato nella Stima del 1802 non si trova in nessun altro inventario precedente tale data e questo particolare potrebbe indicare una tarda acquisizione dell’opera, certamente dopo la morte di Ciriaco Mattei. 162 S. PIERGUIDI, Caravaggio e il ciclo della galleria di Palazzo Mattei in “Storia dell’arte”, 136.2013, n. 36, pp. 8798. 163 R. CANNATÀ- H. RÖTTGEN, Un quadro per la SS. Trinità dei pellegrini affidato da Caravaggio, ma eseguito dal Cavalier D’Arpino in Michelangelo Merisi da Caravaggio, a cura di Stefania Macioce, Logart Press, Roma 1996, pp. 80- 89.

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suo testamento decise di donare a Del Monte il suo San Giovanni Battista, dipinto da Caravaggio164. I due prelati avevano probabilmente molte occasioni per incontrarsi essendo il Del Monte dal 1595 cardinale titolare della basilica di Santa Maria in Ara Coeli: fu forse per suo tramite che il Caravaggio trovò ospitalità in casa Mattei. Tuttavia è possibile, come sostenuto per primi da Maurizio Calvesi, Claudio Strinati e Luigi Spezzaferro 165 e approfondito da alcuni studi più recenti166, che vi ebbe un peso anche l’amicizia con Prospero Orsi, ingaggiato da Asdrubale Mattei fin dal maggio del 1600167. In questo intreccio di conoscenze e frequentazioni non va neanche dimenticato il ruolo che ebbero i Crescenzi, legati alla famiglia Mattei168, nella vicenda della decorazione di San Luigi dei Francesi, commissione che Caravaggio ricevette proprio nel periodo in cui abitava e lavorava in casa Mattei e Del Monte169. La notizia resta certamente importante nel contesto della presenza di Caravaggio a Roma e dei suoi rapporti con le grandi famiglie in particolare con i Mattei suoi committenti ma va anche considerata come un altro segmento della mobilità di Caravaggio nell’ambiente romano del tempo. Il Palazzo alle Botteghe Oscure poté essere per il Merisi un luogo di incontri e di suggestioni. Forse ebbe modo di incontrare Erasmo Marotta o di assistere ad un concerto dei suoi madrigali170. Nel giugno del 1601 ancora fervevano i lavori nell’anticappella e nella cappella nel palazzo avito (dove erano già stati allestiti l’ornamento d’altare con la sua pala e la serie di quadri sulle pareti) e si era organizzato un cantiere nelle stanze dell’appartamento del cardinale, affacciato su S. Caterina dei Funari 171 . Caravaggio doveva aver ben presente la stanza delle reliquie del palazzo 172 , la

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«Item lascio all’Ill.mo S.r Cardinale del Monte come unico mio Signore, et Padrone il quadro di S. Gio: Battista del Caravaggio» (SCHRÖTER cit. 1995, doc. 3, pp. 83- 84). V. capitolo I. 165 M. CALVESI, Prospero Orsi “turcimanno” del Caravaggio in “Storia dell’arte”, 85.1995, pp. 355- 358; C. STRINATI, La mano di ferro in Caravaggio e la collezione Mattei cit. 1995, pp. 11- 16; L. SPEZZAFERRO, Caravaggio accettato: dal rifiuto al mercato in Caravaggio nel IV centenario della Cappella Contarelli, convegno internazionale di studi, Roma 24- 26 maggio 2001, a cura di Caterina Volpi, Petruzzi Stampa, Città di Castello 2002, pp. 23- 50. 166 L. SICKEL, Caravaggio’s Rom. Annäherung an ein dissonantes Milieu, Imorde, Berlino 2003; M. C. TERZAGHI, Caravaggio tra copie e rifiuti in “Paragone”, 82. 2008, pp. 32- 71; L. SICKEL, Gli esordi di Caravaggio a Roma: una ricostruzione del suo ambiente sociale nel primo periodo romano in “Romisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana”, 39. 2009/ 2010, pp. 1- 73; R. GANDOLFI, Il «turcimanno» del Caravaggio. Prospero Orsi tra pittura e mercato nella Roma del Seicento in Le collezioni degli artisti in Italia. Trasformazioni e continuità di un fenomeno sociale dal Cinquecento al Settecento, a cura di Francesca Parrilla e Matteo Borchia, Collana Pensieri e Arte, Artemide, Roma 2019, pp. 85- 98. 167 v. Capitolo III, paragrafo 3.5. 168 v. Capitolo II, paragrafo 2.2.1. 169 M. PUPILLO, I Crescenzi, Francesco Contarelli e Michelangelo da Caravaggio: contesti e documenti per la commissione in S. Luigi dei Francesi in Michelangelo Merisi da Caravaggio: la vita e le opere attraverso i documenti, atti del convegno internazionale di studi Roma, 5- 6 ottobre 1995, Logart press, Roma 1996. 170 Tale ipotetica congiuntura (non si hanno infatti notizie del Marotta tra il 1° gennaio 1600 e il 10 maggio 1612, quando fu ammesso al noviziato dei Gesuiti di Palermo, cfr. CALAGNA cit. p. IX) ricorda quella verificatasi in casa del Monte, quando durante il soggiorno del Merisi (1597- 1601 ca, ma tali termini cronologici risultano ancora da chiarire) si trovava anche Pedro Montoya, famoso cantante della Cappella Sistina dal 1592 al 1600 (TRINCHIERI CAMIZ cit., p. 219). 171 V. Capitolo III, paragrafo 3.4. 172 V. più avanti, paragrafo 2.2.4.

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decorazione della cappella (con la pala di Cristoforo Roncalli, tra i pochi pittori «valent’huomini» citati nel processo intentato da Giovanni Baglione nel 1603173) e secondo Herwarth Röttgen in particolare la scena della Vocazione di San Matteo in uno degli scomparti della volta, per lo studioso precedente fondamentale per l’opera di identico soggetto che Caravaggio avrebbe dipinto per la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi tra luglio e dicembre 1600174. Forse Caravaggio conobbe nel palazzo anche Giovanni Battista Cavagna che in quel periodo si dedicava alla ricerca delle reliquie con l’appoggio del cardinale. L’interesse oratoriano per le reliquie, sviluppato dal cardinale Mattei almeno dal 1591175- eloquente in questo senso è anche una nota di spesa relativa alla rilegatura di un volume degli Annales di Baronio, sostenuta il 14 aprile 1599176- e concretizzatosi con la presenza a corte di Giovanni Battista Cavagna che «riteneva in una camera del palagio [Palazzo Mattei Caetani] in acconcia maniera, e con lumi e ornamenti»177 le sacre reliquie raccolte nel corso delle sue esplorazioni, lecite e non, delle catacombe romane, dovette influire sulle scelte iconografiche del Caravaggio per alcune delle sue opere. La Deposizione di Cristo nel sepolcro (Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano) dipinta per Girolamo Vittrice, per la Cappella della Pietà in S. Maria in Vallicella, fu forse elaborata durante il suo soggiorno nel «palazzo Mattei». Alessandro Zuccari ha evidenziato come molti particolari iconografici dell’opera (la Maria di Cleofa ritratta all’estrema destra del gruppo sacro, con le braccia aperte e lo sguardo volto verso l’alto, e le figure di “oranti” che allora si andavano copiando dalle raffigurazioni catacombali, il tipo di sepoltura ricavata nella roccia con una grande pietra usata per la sua chiusura) provengano da conoscenze e usi devozionali 173

«Appresso di me vuol dire che sappi far bene, cioè sappi far bene dell’arte sua, così un pittore valent’huomo, che sappi depinger bene et imitar bene le cose naturali», v. M. DI SIVO, Uomini valenti. Il processo di Giovanni Baglione contro Caravaggio in Caravaggio a Roma. una vita dal vero, a cura di Michele Di Sivo, Orietta Verdi, De Luca editori d’arte, Roma 2011, pp. 90- 108. Si considerino anche i riferimenti di Caravaggio, nella sua Deposizione, alla stessa scena dipinta dal Roncalli nella Cappella di Paolo Mattei in Santa Maria in Aracoeli (CALVESI cit., pp. 312- 318). 174 H. RÖTTGEN, Caravaggio- probleme in “Münchner Jahrbuch der bildenden Kunst”, 20. 1969, pp. 143- 170; Calvesi credeva invece che il rapporto di dipendenza dovesse essere invertito, v. CALVESI, Le realtà cit. 1990, pp. 326- 327. Importante precedente per il ciclo della cappella Contarelli furono anche gli affreschi della cappella Mattei all’Aracoeli, dipinti da Girolamo Muziano (J. L. VARRIANO, Observations on Caravaggio and Girolamo Muziano in situ in “Source”, 19. 2000, 4, pp. 29- 35; M. CUPPONE, Dalla cappella Contarelli alla dispersa ‘Natività’ di Palermo in «L’essercitio mio è di pittore». Caravaggio e l’ambiente artistico romano, a cura di Francesca Curti, Michele di Sivo, Orietta Verdi, Roma moderna e contemporanea, 19. 2011, fasc. 2, Università Roma Tre- CROMA, Roma 2012, pp. 355- 372). 175 Vedi il coinvolgimento del cardinale Mattei nelle vicende del culto delle reliquie del frate Benedetto da San Fratello (Capitolo I). 176 «A di 14 d’Aprile [1599]. Al libraro che legò l’8° libro degli Annali del Baronio per legatura, et fettuccie___-50» in AAM, Mazzo 515, Libro di conti di Orazio Polidori 1597- 1598, c. 15 r. 177 I. CHIESA, Vita di Carlo Bascapè barnabita e vescovo di Novara (1550- 1615), a cura di Sergio Pagano, Olschki, Firenze 1993, p. 493. La notizia non è abbastanza circostanziata da permettere una identificazione di tale camera, allestita come una Wunderkammer (secondo la felice definizione di Gianvittorio Signorotto, v. G. SIGNOROTTO, Lo spazio delle devozioni nell’età della Controriforma in Luoghi sacri e spazi della santità, a cura di Sofia Boesch Gajano e Lucetta Scaraffia, Rosenberg & Seller, Torino 1990, pp. 315- 325), nel Palazzo Mattei Caetani, dal 1599 al luglio 1600, quando le reliquie vennero inviate a Novara (v. più avanti, p. 86).

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tipicamente oratoriani, miranti al recupero delle memorie cristiane della Chiesa delle origini178. È stato anche osservato come in più occasioni il Merisi attinse alla realtà contemporanea per la trattazione iconografica dei temi raffigurati nelle sue opere: si pensi a quanto osservato ancora da Zuccari riguardo le pratiche devote della Visita alle Sette Chiese di fondazione oratoriana (al termine della quale si organizzava fin dal 1552 una “refezione” presso la villa della Navicella di Ciriaco Mattei179) e a proposito della ideazione compositiva e iconografica del Martirio di San Matteo Contarelli 180 . Infine, un dato archivistico di recente scoperta fornisce un ulteriore suggerimento per la partecipazione dell’artista milanese ad un revival paleocristiano allora molto diffuso, dedito all’interesse per le reliquie e la comunità cristiana delle origini, nello studio e nella riscoperta dei suoi riti e delle sue raffigurazioni181. 2.2.4 Giovanni Battista Cavagna e la raccolta delle reliquie nei cimiteri romani Giovanni Battista Cavagna fu uno dei protagonisti delle attività di scavo e ricerca di reliquie nella Roma dell’Anno Santo 1600. Specifico aspetto della devozione cristiana cattolica in cui confluirono gli interessi di gesuiti ed oratoriani e quelli di alcuni studiosi (come Pompeo Ugonio, Alfonso Ciacconio, Filippo de Winghe, Antonio Bosio)182, la frequentazione delle catacombe e la ricerca di antichi segni di devozione e soprattutto di “corpi santi” di papi e martiri fu un fenomeno che non conobbe mai una vera interruzione a Roma ma assunse una particolare importanza intorno all’anno giubilare costituendo il punto di convergenza di tradizione antiquaria, fervore religioso e polemica 178

A. ZUCCARI, Memorie paleocristiane nell’arte a Roma intorno al 1600 in Umberto M. Fasola nel centenario della nascita (1917- 2017). L’archeologo e il barnabita, atti del convegno Roma, Pontificio Istituto di Archeologia cristiana 27- 28 ottobre 2017, a cura di Vincenzo Fiocchi Nicolai e Padre Filippo M. Lovison, Città del Vaticano 2018, pp. 659684. 179 Il Trattenimento di Virtuosi cit., p. 36. 180 Zuccari ha messo in relazione alcuni avvenimenti di cronaca nera che segnarono la società romana del tempo, quali l’esecuzione di Giordano Bruno il 17 febbraio 1600 e la diffusione di alcune minacce anonime di assassinio di un prete durante il servizio eucaristico, con il cambiamento iconografico operato da Caravaggio nell’elaborazione del Martirio di San Matteo per la cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi, abbandonando una rappresentazione più aderente alla tradizione agiografica (ben rappresentata nella tela di identico soggetto dipinta da un autore anonimo nello stesso periodo per il titolo dei SS. Nereo e Achilleo retto dal cardinal Baronio), in A. ZUCCARI, Un carteggio di Francesco Maria del Monte e alcune notazioni sul Martirio di San Matteo in “Storia dell’arte”, Studi in onore di Maurizio Calvesi, 93- 94. 1998, pp. 109- 119. 181 ZUCCARI, Memorie paleocristiane cit. 2018, pp. 659- 684; R. GANDOLFI, An untraced painting by Caravaggio and its Early Christian iconography in “The Burlington Magazine”, vol. 159, 1369. 2017, pp. 273- 278. 182 M. GHILARDI, Baronio e la ‘Roma sotterranea’ tra pietà oratoriana e interessi gesuitici in Baronio e le sue fonti, Atti del convegno internazionale di studi, Sora 10- 13 ottobre 2007, a cura di Luigi Gulia, Centro di Studi Sorani Vincenzo Patriarca, Sora 2009, pp. 435- 487; IDEM, Oratoriani e Gesuiti alla ‘conquista’ della Roma sotterranea nella prima età moderna in “Archivio italiano per la storia della pietà”, XXII, 2009, pp. 183- 231; IDEM, Miniere di santità. La riscoperta delle catacombe romane: oratoriani o gesuiti? In La mémoire des saints originels entre XVIe et XVIIIe siècle, a cura di Bernard Dompnier e Stefania Nanni, Collection de L’École Française de Rome. 545, École Française de Rome, Roma 2019, pp. 377- 397. Furono anni decisivi per lo sviluppo di una vera e propria archeologia cristiana, distinta da un atteggiamento di impronta sostanzialmente antiquaria, tipicamente rinascimentale: V. FIOCCHI NICOLAI, San Filippo Neri, le catacombe di S. Sebastiano e le origini dell’archeologia cristiana in San Filippo Neri nella realtà romana del XVI secolo, a cura di Maria Teresa Bonadonna Russo e Niccolò del Re, Miscellanea della Società Romana di Storia Patria. XXXIX, Roma 2000 (1995), pp. 105- 130.

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antiprotestante183. Il 1600 fu l’apice di un sentimento religioso collettivo che era stato alimentato negli anni precedenti da molti eventi come ad esempio la scoperta accidentale della catacomba anonima di via Anapo sulla via Salaria (che allora si credeva fossero le catacombe di Priscilla), avvenuta il 31 maggio 1578 per una frana avvenuta in una cava di pozzolana, ancora ricca di suppellettili e di decorazioni antiche184; la scoperta dei resti dei martiri Abbondio e Abbondanzio durante il rifacimento della chiesa dei Santi Cosma e Damiano, e la loro solenne traslazione nella chiesa del Gesù nel 1583185; il rinvenimento del corpo incorrotto di Santa Cecilia il 20 ottobre 1599 nella basilica trasteverina dedicatale, a cui seguì una solenne cerimonia alla quale partecipò anche il cardinale Girolamo Mattei insieme al papa e numerosi altri cardinali186. All’attività di ricerca di questi sacri resti, si accompagnò anche quella di «rifondazione» dei titoli più antichi intrapresa da molti cardinali, come fece il Baronio nella chiesa dei SS. Nereo e Achilleo187. Il Mattei non fu l’unico cardinale coinvolto nelle attività di estrazione di reliquie dalle catacombe romane: la sua vicenda è molto simile a quella che riguardò il cardinale Federico Borromeo, approcciatosi agli studi paleocristiani attraverso gli interessi antiquari dello zio Carlo e della guida di San Filippo Neri durante il suo soggiorno romano (1586- 1596)188, che fu partecipe di un trasporto delle reliquie di San Quirino e San Giusto da Roma a Milano, scavate dal ricco mercante milanese Giovanni Giacomo Castoldi nelle catacombe di San Lorenzo e San Sebastiano proprio nel 1600, con l’aiuto del noto Santini189. Originario di Mommo, nella diocesi di Novara, dove nacque intorno al 1555190, Giovanni Battista Cavagna si recò probabilmente molto giovane a Roma per cercare fortuna ed entrò al servizio della 183

G. WATAGHIN CANTINO, Roma sotterranea. Appunti sulle origini dell’archeologia cristiana in Roma nell’anno 1600: pittura e giubileo, il revival paleocristiano, Roma sotterrane, Caravaggio “pittore di storia”, a cura di Gisella Wataghin Cantino, Ricerche di Storia dell’Arte. 10, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1980, pp. 5- 14. 184 V. SAXER, La ricerca dei “corpi santi” e le prime esplorazioni nelle catacombe in Dopo Sisto V. La transizione al Barocco (1590- 1630), atti del convegno, Roma 18- 20 ottobre 1996, Istituto Nazionale di Studi Romani, Roma 1997, pp. 255- 265. 185 L’evento è raccontato in una cronaca anonima, data alle stampe nel 1584, che comprende anche un martirologio: A. ROMA, Il martire romano tra devozione e rappresentazione: l’inedita relazione di una festa barocca (Roma 1583) in Trame di meraviglia. Studi in onore di Silvia Carandini, a cura di Paola Bertolone, Annamaria Corea, Donatella Gavrilovich, Universitalia, Roma 2016, pp. 305- 314. 186 A. LIROSI, Il corpo di Santa Cecilia (Roma, III- XVII secolo) in “Mélanges de l’École Française de Rome”, 122. 2010, pp. 5- 51. 187 A. ZUCCARI, Il cardinale Baronio iconografo della Controriforma in “Studi romani”, 57. 2009, pp. 182- 197; ZUCCARI in L’arte di vivere l’Arte. Scritti in onore di Claudio Strinati, a cura di Pietro di Loreto, Et graphiae, Roma 2018, pp. 433- 450 . 188 B. AGOSTI, Collezionismo e archeologia cristiana nel Seicento. Federico Borromeo e il Medioevo artistico tra Roma e Milano, Jaca Book, 1996; P. J. JONES, Federico Borromeo e l’Ambrosiana. Arte e riforma cattolica nel XVII secolo a Milano, Vita e Pensiero, Milano 1997, pp. 15- 51. 189 G. SIGNOROTTO, Cercatori di reliquie in “Rivista di storia e letteratura religiosa”, 3. 1985, pp. 384- 418. 190 L’identità di Giovanni Battista Cavagna non è ancora stata chiarita del tutto. Secondo fonti di storia locale, egli era figlio di «Mastro Bodino Cavagna, gestore dell’ospizio con alloggio» del paese di Momo e sposato con una certa Ortensia, appartenente al ramo secolare della locale Congregazione di Sant’Orsola (P. ZANETTA, Mommo loco del Novarexe, Fondazione Achille Marazza, Borgomanero 1985, passim). In una lettera del vescovo di Novara Carlo

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famiglia Mattei come racconta Innocenzo Chiesa, biografo del vescovo di Novara Carlo Bascapè191. Il Cavagna fu in contatto con i Mattei almeno dal 4 settembre 1592 come attesta uno strumento di obbligazione in nome di Ciriaco Mattei per 500 scudi che ho reperito tra gli atti del notaio romano Ottaviano Saravezzi, in cui appare nominato tra i testimoni appunto un «Jo. Bap.ta Cavagna novariensis Dioc.»192. Viene definito «spenditore di casa nostra» in alcuni mandati di pagamento firmati dal cardinale Girolamo Mattei nel 1595193 e dal maggio 1600 appare al servizio particolare di Asdrubale con il ruolo di «maestro di casa» almeno fino al dicembre 1600194. I rapporti del Cavagna con il vescovo di Novara Carlo Bascapè, che segnarono indelebilmente le sue sorti dal 1600 in poi, risalgono al 1593 come testimonia una lettera inviata dal cardinale Girolamo Mattei al neo eletto vescovo nel giugno dello stesso anno, nella quale il giovane di Momo veniva «raccomandato» al conterraneo Bascapè in occasione di un suo breve ritorno in patria195. I contatti tra i due ecclesiastici scaturirono certamente dal ruolo del cardinale Mattei all’interno della Congregazione del Concilio, incaricata della vigilanza dell’operato del clero sul territorio e della gestione delle visite ad limina triennali imposte ai vescovi, ma probabilmente anche dalla vicinanza del Bascapè a Faustina Orsini Mattei, di cui era confessore e padre spirituale196, e dall’amicizia del Bascapè indirizzata al conte Giovanni Battista Tornielli il 10 febbraio 1601, il Cavagna veniva definito «sacerdote, figlio di ebreo fatto cristiano» (Santi e reliquie. Devozione popolare nella diocesi novarese, a cura di Silvano Crepaldi, Lampi di stampa, Cologno Monzese 2012, nota 30 p. 25). Massimiliano Ghilardi ha ipotizzato che il novarese prese i voti, unendosi alla famiglia francescana, più tardi: un documento datato giugno 1612 lo dice «Reverendus Pater Dominus Ioannes Baptista Cavagna Novariensis hodie habitu S. Francisci indutus» (documento pubblicato in Il tesoro ritrovato. Reliquie e reliquiari dell’antica Prevostura di S. Erasmo in Castel Goffredo, a cura di Renata Massa, gruppo San Luca 2002, pp. 156- 158; M. GHILARDI, Il pittore e le reliquie. Giovanni Angelo Santini e la Roma sotterranea nel primo Seicento in “Storia dell’arte”, 133. 2012, pp.5- 23). 191 «Giovanni Battista Cavagna, uomo peraltro di mezzana condizione, natìo di Momo, borgo della diocesi novarese, essendo secondo l’uso del paese a procaciarsi alcun utile negli anni addietro andato a Roma, e quivi postosi al servizio dei Mattei, principali signori di Roma, fra i quali allora v’era Ieronimo cardinale, ebbe in corte loro ufficio di maestro di casa» in CHIESA- PAGANO, cit., p. 492. 192 ASR, Trenta Notai capitolini, uff. 11, Ottaviano Saravezzi, vol. 24, c. 12 r. 193 «Sig. Tiberio Cevoli. Piacerà a VS di pagare a ms Giovanni Battista Cavagna spenditore di casa nostra scudi venti di moneta che hanno da servir per noi, che saranno ben pagati, et ce ne diano (?) debito al mio conto che gli saranno fatti buoni. Dio li guardi. Di casa li 21 d’Aprile 1595»; «Sig. Tiberio Cevoli. Piacerà a VS di pagare a Giovanni Battista Cavagna spenditore di casa mia (?) scudi quarantuno di moneta che tanti ne ha spesi di più per mio ordine oltre scudi venti che gl’havete pagati per un nostro … che saranno ben pagati et gli si faranno buoni. Dio la guardi di casa li 2 di maggio 1595» in AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601, c. 12 r; «E a di detto [21 aprile 1595] scudi 20 di moneta pagati a ms Gio. batt.a Cavagni disse per servitio di SS Ill.ma […] E a di 5 detto [maggio 1595] scudi 4 di moneta pagati a ms Gio Batt.a Cavagna spenditore per tanti disse che ha spesi di piu per ordine di SS Ill.ma oltra altri; […] E a di 25 detto [maggio 1596] scudi undici & 62 de moneta, pagati a Gio Batt.a Cavagna spenditore de casa disse per tanti che ha speso de suo per servizio de SS Ill.ma mentre è stato alla villa Macharese» in AAM, Mazzo 504, Libro del Banco di Tiberio Ceoli 1594- 1596, passim; appare infine in un atto di cessione di credito del 17 gennaio 1597 citato come «D. Jo. Bap.ta cavagna Novariens. Spenditor dell’Ill.mo D. Card.lis de Mattheis» in ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 11, Ottaviano Saravezzi, vol. 34, c. 147 r. 194 AAM, Mazzo 44, Giornale dell’amministrazione Mattei 1599- 1600, cc. 38r, 40 v, 46r, 52v, 68 r, 86 r, 89 r, 89v, 95v e AAM, Mazzo 146, Libro mastro di Ciriaco e Asdrubale Mattei tenuto dal Baroncini 1599- 1600, cc. 38 r, 113 r e v. 195 CHIESA- PAGANO, cit., nota 48 p. 493. 196 Tra la corrispondenza del vescovo Bascapè è conservata una lettera alla nobildonna (già citata in CHIESAPAGANO, cit., p. 207 nota 185) di cui forniamo di seguito la trascrizione: «Alla Sig.ra Faustina Orsina Mattei, a Roma. Ill.ma Sig.ra mia nel Signore oss.ma. La charità vuole che ci allegriamo del bene, che vediamo fare a chiunque si sia; ma speciale cagione di allegrezza ci da il bene oprare di quelli, che si servono del ministerio nostro, et che ci sono

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Mattei con il cardinale Alessandro Sauli (1534- 1592). Il Sauli fu amico e stretto collaboratore di Carlo Borromeo a Milano197, Superiore Generale dell’Ordine dei Chierici regolari di San Paolo dal 1564 e vescovo di Pavia dal 1591 alla morte, avvenuta durante una visita pastorale a Calosso nel 1592. Spesso presente a Roma per il desiderio di papa Gregorio XIV, suo figlio spirituale, e per il coinvolgimento in molte Congregazioni cardinalizie, fu molto vicino a San Filippo Neri198 e la sua amicizia con il cardinale Girolamo Mattei è attestata da un passo della Vita del Sauli, in cui si racconta che «Il voleano sempre in compagnia il Cardinale Cusani, il Visconti, ed il Mattei, questi per puro effetto di estinzione, e quelli per antica conoscenza, o parentela (…)»199. Il 5 giugno 1600 Asdrubale Mattei scrisse nuovamente al vescovo novarese segnalando in particolare la nuova attività del Cavagna consistente nella ricerca delle reliquie di santi martiri nelle catacombe romane che il Bascapè accolse con molto interesse, con la finalità di «accrescere gratia di protettione celeste con l’accrescimento di sacre reliquie nella diocese»200: il primo carico di sacri resti raggiunse Novara il 26 luglio dello stesso anno201. Il ruolo del cardinale Girolamo Mattei nell’attività di Giovanni Battista Cavagna dell’anno 1600 fu fondamentale come provano non solo affettionati, come è V. S. Ill.ma. Mi rallegro dunque seco di cuore della sollecitudine che, come intendo, usa, per piacere al suo Signore; la quale tanto è da stimare che sia più accetta a Sua divina Maestà, quanto che ella non è di quelle libere, che dicea il nostro San Paolo, essere senza pensiero di piacere ad altri che a Dio; ha da ringratiare Sua divina Maestà, che le habbia dato spirito tale, et anco marito tale, che le lascia la commodità di tanto bene; et io insieme con lei ne la ringratio, poi che tutto quello, che potiamo fare fin qui, le darà ancora di passare avanti; et io procurerò di esserne mezzo, ben che debole, et indegno. Renderò poi quelle gratie, che posso maggiori a V. S. Ill.ma, in quanto che le sue buone opre riescono a sostentamento ancora di cotesti nostri Padri. Il Signore ne la rimuneri largamente, et il glorioso Apostolo nostro. Di Milano a 26 giugno 1586» (ASBM, Fondo Bascapè, Registro Lettere Preposto Generale, Vol. 1, lettera 33). Ringrazio il dott. Stefano Bodini per avermi inviato una copia della lettera qui trascritta e per le sue preziose indicazioni circa l’organizzazione del fondo archivistico relativo a Carlo Bascapè conservato presso l’Istituto San Zaccaria di Milano. 197 Per un approfondimento sui loro rapporti: F. M. LOVISON, Sauli- Borromeo: permanenze e discontinuità di un “rifondatore” e Superiore Generale dell’Ordine in “Barnabiti studi”, 33. 2016, pp. 93- 112. 198 «Quando andavano, dal beato p. Filippo, religiosi et altre persone di santità di vita e dottrina, mai parlava di spirito, né di lettere, ma di cose semplici et indifferenti, per coprire la santità e dottrina sua; e, quando occorreva, dava saggio di sé, tale, che ben scopriva quanto sapeva. Come, una volta, tra l’altre, in S. Giovanni ei Fiorentini, dove stavamo, l’Anno Santo del 1575, si trovò mons. vescovo d’Aleria, che poi fu et morì vescovo di Pavia, chiamato Alessandro Sauli [Intermediario della relazione tra i due può essere stato Federico Borromeo], che fu della Congregatione di S. Paolo Decollato, huomo di santità e di dottrina. Stando dunque in conversazione, doppo desinare, entrorno in disputa detto monsignore et il beato padre nostro nelle cose theologiche, che detto monsignore ne restò molto maravigliato, havendo sentito dire della santità, ma non della dottrina. Et, nel fervore della disputa, con bellissima maniera, si retirò dicendo che si rimetteva a quelli, che erano presenti, di casa, che studiavano theologia: cosa che non faceva esso.» in INCISA DELLA ROCCHETTA- VIAN, cit., vol. III, p. 161. 199 P. GRAZIOLI, Della vita, virtù e miracoli del B. Alessandro Sauli, Roma, per Antonio de Rossi 1741, p. 91. La piccola compagnia è anche rappresentata in un disegno (numero 17, Alessandro e i tre cardinali) che fa parte di una serie, conservata presso l’Archivio Storico di San Barnaba di Milano («Dissegni sulla Vita, e Miracoli del Ven. Aless.o Saoli, Fascicolo I, cartella grande II, Mazzo II»), di modelli per la realizzazione di grandi quadri con episodi della vita del Sauli disegnati tra 1614 e 1617 (variamente attribuiti al Cerano, al Caccia, a Giulio Cesare Procaccini e Giovanni Mauro della Rovere) e forse anche in occasione della sua beatificazione nel 1741 (M. L. GATTI PERER, Un ciclo inedito di disegni per la beatificazione di Alessandro Sauli in “Arte Lombarda”, vol. 19, n. 40 (1974) pp. 9- 86; A. LEONARDI, L’apparato genovese per la beatificazione di Alessandro Sauli (1741): nuovi documenti per una ‘solennité magnifique’ in “Barnabiti studi”, 33. 2016, pp. 175- 228). 200 CHIESA- PAGANO, cit., nota 50 p. 493. 201 «In questo modo avendone già posto insieme onesta quantità, quelle, il più onorevolmente ch’egli poté ornare, l’anno santo, con lettere di raccomandazione del cardinale ed Asdrubale fratelli Mattei, condusse seco a Novara; le quali da Carlo furono con molta pietà e venerazione ricevute» in CHIESA- PAGANO cit., p. 493.

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le già note lettere inviate al Bascapè e la sua intercessione presso il papa volta all’ottenimento di una regolare licenza di scavo per il Cavagna 202 , ma anche la rete di relazioni sviluppatasi nell’ambito della sua corte e che, dopo la sua morte nel 1603, fece da “paracadute” al pittore e trafugatore di reliquie Giovanni Angelo Santini detto il Toccafondo. Tra gli atti del notaio Ottaviano Saravezzi, uno dei preferiti di casa Mattei, ho potuto reperire un documento che testimonia la raccolta delle reliquie (alcune vennero estratte dalle catacombe e altre acquistate) inviate a Novara nella prima spedizione del 1600. Esso è altresì interessante perché attesta il tipo di pratiche che venivano messe in atto a quel tempo per il riconoscimento delle reliquie: si trattava di procedure non ancora codificate, basate sull’autorevolezza di alcuni “esperti” e sull’interpretazione dei simboli e delle iscrizioni poste nei pressi delle sepolture. Dubbi sulla correttezza di tali letture vennero presto manifestati da molti esponenti delle gerarchie ecclesiastiche: nel nostro caso proprio da Cesare Baronio, altro esperto frequentatore di catacombe, che nel 1603 ordinò la rimozione dal culto delle reliquie fornite dal Cavagna alla diocesi novarese ed il suo imprigionamento203. Il 23 giugno 1600, alla presenza di Pietro Bozzio «iudice palatino» nel palazzo senatorio capitolino, Giovanni Battista Cavagna «maestro di casa dell’Ill.mo sig.re Card.le Matthei», insieme ad altri due testimoni, rilasciava una dichiarazione relativa alla invenzione delle reliquie che sarebbero state inviate di lì a poco a Novara. I testimoni raccontano come all’incirca un anno prima essi si erano addentrati nelle catacombe di San Sebastiano sull’Appia con un piccolo gruppo formato da alcuni ecclesiastici, il «Custode di d.e Grotte», il notaio stipulante dell’atto Ottaviano Saravezzi ed il Cavagna fino ad alcune sepolture dalle quali il custode estraeva alcuni resti ossei che «pigliava dandoli con una sporta al d.o sig.re Giambatista [Cavagna] dicendoli questo è il tale santo et questo è il tale dicendoli et nominandoli tutti per nome secondo la lor Pianta». Le reliquie vennero poi consegnate «al sig.re Giambatista [Cavagna] maestro di casa del Ill.mo Card.le Mattei et cosi da 202

CHIESA- PAGANO cit., p. 493. Secondo quanto riferito dalla corrispondenza di Carlo Bascapè, le autorizzazioni pontificie furono emesse per gli atti del notaio romano Giovanni Massonio ma non ho potuto reperire alcuna copia di tale documentazione nei fondi a lui intestati negli archivi romani (AC, Archivio Urbano, sez. I, Rogiti originali, Joannes Massonius, voll. 187/ 1598- dicembre 1602 e 188/ 1606- 1609). 203 Furono i Gesuiti che per primi elaborarono un metodo piuttosto empirico per la lettura delle raffigurazioni catacombali, riconoscendo in palme, colombe, “vasi di sangue” dei segni indicativi di martirio; un vero e proprio prontuario fu edito solo, per uso esclusivo del pontefice, tra 1662 e 1667 dal Padre Antonio Ferrua, sagrista del Palazzo Apostolico, autore appunto della Pratica per estrarre li Corpi de’ Santi Martiti da Sagri Cimiteri di Roma (M. GHILARDI, Quae signa erant illa, quibus putabant esse significativa Martyrii? Note sul riconoscimento ed autenticazione delle reliquie nelle catacombe romane nella prima età moderna in “Mélanges de l’École Française de Rome”, 122. 2010, pp. 81- 106). Dagli ultimi anni del XVI secolo i pontefici chiusero gli accessi alle catacombe ed emanarono con frequenza una serie di editti che impedissero l’estrazione illecita di reliquie, nonostante parallelamente concedessero numerosi permessi (patentes o licentiae effodiendi) (M. GHILARDI, “Avertendo, che per l’osservanza si caminarà con ogni rigore”. Editti seicenteschi contro l’estrazione delle reliquie dalle catacombe romane in “Sanctorum”, 2005, pp. 121- 138; IDEM, Paolino e gli altri martiri. Il culto dei “corpi santi” nella prima età moderna in Il Cardinal Montelpare, atti del convegno Montelparo 17 giugno 2012, Quaderni per la ricerca. 17, Archivio Diocesano San Benedetto del Tronto, Mastergrafica S.r.l., Teramo 2013, pp. 101- 230).

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esso erano presi con grandissima devotione et da lui furono portate a casa» e infine poste in tre casse di legno di abete «clause et sigillate […] cum sigillo et impresione Ill.mi et R.mi D. Card.lis Matthei et illos claus consignati fuerunt per me a d.o Ill.mo D. Card.li in presentia suprad.os»204. Per il più incredibile esemplare inviato al Bascapè, «un capo, fatto a simiglianza della santissima Vergine Maria, [con] alquanto del latte e capelli suoi» 205 , uno dei testimoni forniva una circostanziata informazione di provenienza: «Di piu faccio indebitata fide et testimonianza che il Capello della Santissima madonna che hora sta messo in questa imagine della Madonna è un capello proprio quale gli è stato dato da mio testimonio et io l’ho hauto da una persona degnia di fede che l’haveva havuto da una altra persona afficionata de q. Ill.mo Sig.re Card.le Paleotto, et diceva haverlo havuto dal d.o Card.le Paleotto asieme con doi altri Capelli simili et per tale da me quanto anco dal R. frate Dionisio Pepe del Nostro Ordine quale hebbe li altri doi capelli sempre è stato tenuto reputato et Adorato et questo è la verità»206. Fu dunque sulla base di informazioni fornite dal custode che il Cavagna collezionò una serie di reliquie la cui garanzia di autenticità si basava semplicemente sull’autorevolezza di un personaggio considerato affidabile per la sua conoscenza dei luoghi (per muoversi all’interno dei quali aveva a disposizione una «pianta») ma come sappiamo dalle vicende del più noto falsario Giovanni Angelo Santini era molto facile modificare sia le antiche immagini che le iscrizioni epigrafiche quel tanto che bastava per fare di una semplice sepoltura, il sacello di un santo martire207. Una garanzia ancora più autorevole doveva essere fornita dai sigilli del cardinale Mattei posti, sicuramente in buona fede, sulle casse. Dopo la prima spedizione, accolta con fervore dalla comunità di Novara208, il Cavagna tornò a Roma e riprese la sua attività di ricerca mettendosi questa volta in società con il prete novarese

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Lettera di Carlo Bascapè al cardinale Girolamo Mattei, 31 luglio 1600: «Ricevetti la lettera di V.S. Ill.ma di 30 di Giugno con le cinque chiavi delle casse che portava Ms. Giovanni Battista Cavagni con le reliquie. Hebbi poi l’altra pur di V.S. Ill.ma di 4 di questo nella quale mi avisava, che le casse erano tre. Hora arrivato esso Ms. Giovanni Battista a 26 di questo, hieri furono ricevute tutte le reliquie in questa città. Il desiderio mio è stato grande di corrispondere alla divina gratia, all’importanza et santità della cosa: et alla bontà di chi in ciò ha operato, e principalmente di V. S. Ill.ma sotto la cui protettione et autorità il tutto è stato fatto. L’effetto di così fatto mio desiderio V.S. Ill.ma intenderà dal detto cavagni, et dagli atti in ciò fatti, quando le saranno presentati: la quale so che per sua benignità gradirà il tutto da questo suo che sa esserle divotissimo servitore; et che per fine con ogni riverenza le bacia le mani, et da Dio le priega compita sanità, felicità, et ogni gratia» (ASDN, Lettere X, 40). Devo al cortese interessamento della dott.ssa Benedetta Brison la trascrizione della presente lettera. 205 CHIESA- PAGANO cit., p. 495. 206 V. Appendice documentaria, doc. IX. 207 M. GHILARDI, Il pittore e le reliquie. Giovanni Angelo Santini e la Roma sotterranea nel primo Seicento in “Storia dell’arte”, 133. 2012, pp. 5- 23; IDEM, Il vescovo, il pittore e le reliquie. Carlo Bascapè, Giovanni Angelo Santini detto il Toccafondo e le catacombe romane, in “Giornale di storia.net”, Miscellanea 12/2013; IDEM, Il sacrista, il pittore e le reliquie. Una lettera inedita di Angelo Rocca, Praefectus Sacrarii Apostolici in “Analecta Augustiniana”, vol. LXXVI. 2013, 131- 150; IDEM, Ancora su Giovanni Angelo Santini, detto il Toccafondo, Accademico Diviso detto il Sbandato, «che morse assai sfortunato, e povero» in “Studi romani”, 1. 2019, pp. 275- 288. 208 «Furono trasferite dalla chiesa di San Michele fuori del borgo, ove alcun giorno prima erano state riposte, con solenne processione di tutto il clero e del popolo, ai 30 di luglio [del 1600], che fu in domenica, nella cattedrale, e poi datane parte s San Gaudenzio ed altre chiese, e specialmente a quella di Momo, patria, com’è detto, del Cavagna. E vi

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Flaminio Casella, attirato dalle possibilità di guadagno che tale commercio offriva, e servendosi dell’aiuto di Giovanni Angelo Santini, esperto conoscitore dei cunicoli cimiteriali, con il quale il Cavagna dovette sviluppare un rapporto molto stretto209. Dagli atti del Saravezzi sappiamo che il Cavagna riprese la sua attività almeno dal marzo 1602 e fu il responsabile della grande diffusione in numerose diocesi italiane di reliquie estratte, a quanto sostengono i documenti, con specifica autorizzazione papale in diverse catacombe romane. Un inedito documento attesta una donazione, sottoscritta da Giovanni Battista Cavagna, a favore di Gabriella Santini, monaca del convento di San Cosimato in Trastevere e sorella di Giovanni Angelo («sorori Gabrielle Sanctini Moniali, et Mon.o S. Cosimati Urbis […] D. Jo. Angelo Sanctini Rom. D.e sororis Gabrielle f.ri»), di alcuni resti dei corpi dei santi Severina, Massimino, Valente, Vittoriana e Almachio. Le reliquie furono scavate dal cimitero di San Sebastiano e tra i testimoni figurano insieme al Santini diversi personaggi provenienti da Giove e Antona, feudi dei Mattei210. Il Cavagna consegnò anche all’Arciconfraternita di S. Maria dell’Orazione e Morte di Roma alcuni sacri resti, compresi sangue e capelli di antichi papi e martiri, il cui lungo elenco è in una «Notta» stilata nell’aprile 1603211. Nei documenti vengono registrati con cura tutti i nomi dei santi le cui particelle vennero estratte per tutto l’anno 1602 fino all’aprile 1603 e spesso gli atti venivano stilati in casa di Asdrubale Mattei212. andò Carlo stesso ad accompagnarle, avendovi fatto concorrere ad una simigliante processione tutte le terre di quei controni a cinque miglia, invitati a ricevervi di sua mano i santissimi sacramenti. Parte ancora ne diede ad altre terre con simile solennità, e parte ne destinò alla cattedrale, specialmente quelle ch’erano della beata Vergine; il tutto ricevuto in atti per pubblici strumenti.» in CHIESA- PAGANO cit., p. 496. 209 «Ma ritornato a Roma il Cavagna, più altre reliquie assai, e più segnalate delle prime di gran lunga, si diede a raccogliere, toltosi in quella impresa per compagno Flaminio Casella, prete novarese, il quale, lasciato l’ufficio che teneva di scrittore apostolico, tocco da spirito, impetrati gli ordini sacri e datosi al servizio di Dio, disegnava con quei celesti pegni ritornar alla patria, e quivi ai cenni di Carlo darsi tutto ad opere di pietà e del divin servizio. Concorrevano ambedue alle spese che lor conveniva di fare in presentare alcuna persona lor favorevole, in farle cercare, in condur notai, in guernimenti, e lumi, e altri abbellimenti per tenerle il più ch’essi potessero decentemente, e infine condurle per lunga strada al paese loro. Si servirono essi principalmente dell’opera di Giovanni Angelo santini, dipintore romano, il quale, ottenuta facoltà dal pontefice di disegnare i cimiteri sotterranei d Roma, fu in estremo curioso di penetrare e vedere ciascuna grotta e ripostiglio di quelli, e con questo si condusse a parti rimotissime, ove nessuno da gran tempo addietro non aveva animo di arrivare […]» in CHIESA- PAGANO cit., p. 497. 210 «Io Gio. Angelo santini alias Toccafondo Romano fui presente quanto di sopra mano propria; […] Io francesco de oratio de marchesino de Giove fui presente a quanto di sopra mano propria. Io paulo di marsilio di antona afermo quanto di sopra mano propria. Io Paolo Parcha di Giove Diocesi d’Amelia fui presente quanto di sopra mano propria testibus» in ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 11, Ottaviano Saravezzi, vol. 55, cc. 490 r- 493 v, 27 agosto 1602, v. Appendice documentaria, doc. X. 211 «Notta delle sante reliquie datte dal s.r Giovanni Battista Cavagna di novara, alla Venerabile chiesa della Compagnia della Morte et oratione di Rom: santa Flora vergine e martire, s.to damiano martire, sto Jocondo martire, del capo di santo Casiano martire, s.to Giulio martire, S.to Silvano martire, s.to Inocentio martire, s.to Giovanni vergine (?) e martire, s.to … martire, dal capo di San Clemente Papa e martire, SS. Valentino e Valentiniano et socior. (?) martiri, s.ta Concordia vergine e martire, s.to Valerio martire, S.to Damiano martire, s. paolino martire, s.to crescentio martire, s.to casiodoro martire, s.ta Hilaria vergine e martire, S. Lucio Papa martire, s.ta Tecla (?) vergine e martire, S.ta Placida et suoi capelli, dal capo di s.to severino, dal capo di s.to Gaio Papa e martire, del sangue di s.to Venanzio, Placitilla vergine e martire e suoi capelli […]» in ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 11, Ottaviano Saravezzi, vol. 58, cc. 409 r e v. 212 Negli atti del 23 e 29 ottobre 1602 il notaio Saravezzi fa riferimento ad altre attività di estrazione di reliquie, alle quali aveva partecipato, nello stesso anno il 3 marzo, il 6 maggio, il 27 agosto ed il 26 settembre ma di questi atti, così

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Molte reliquie vennero inviate in altri centri della penisola, come a Padova, Lucca, Como213 e nella stessa parrocchiale di Giove: quanto basta a confermare che il Cavagna godeva ancora a pieno dell’appoggio del cardinale Girolamo. Il 24 aprile 1603 il novarese, ottenuta l’autorizzazione ad effettuare estrazioni anche dalle catacombe di San Pancrazio (giova ricordare che il cardinale Mattei era cardinale titolare della chiesa dal 1592), consegnava a Paolo Parca alcune reliquie da portare e Giove e nello specifico porre nell’altare della famiglia o cappella intitolata alla Beata Maria del Soccorso della chiesa di Giove214. L’invio di reliquie a Novara del 1603 ebbe gran successo ma ben presto iniziò a serpeggiare il dubbio sull’autenticità dei «corpi santi» scavati dal novarese, soprattutto a causa dell’abbondanza con cui venivano collezionati; sembra inoltre che egli accedesse in modo irregolare alle catacombe per estrarne pezzi da commerciare al di fuori dei canali ufficiali, per i quali invece deteneva una regolare licenza215. Tali dubbi spinsero il pontefice, attraverso il cardinale Cesare Baronio, ad ordinare il 2 settembre 1603 al vescovo Bascapè l’arresto di Giovanni Battista Cavagna e la sottrazione al culto delle reliquie da lui procurate. Iniziò da allora un lungo calvario per il vescovo novarese che passò anni alla ricerca di Giovanni Angelo Santini per ottenere da lui prove e testimonianze sull’autenticità delle reliquie ricevute dal Cavagna. In base a quanto finora noto, né il cardinale Girolamo Mattei, allora molto malato e impegnato nella causa Santacroce216, né il fratello Asdrubale vennero coinvolti nelle seguenti vicende ma alcune notizie, di cui si è già trattato, suggeriscono che il cortigiano di casa Mattei Perinto Luti ebbe una parte fondamentale nell’assicurare al Santini un sicuro rifugio nella natìa Siena. 2. 3 I ritratti Dall’analisi degli inventari dei beni Mattei stilati dal 1603 al 1854 emerge un gruppo ben identificabile di quattro ritratti del cardinale Girolamo: come conservati nelle raccolte del fondo notarile dell’Archivio di Stato di Roma, non ho potuto trovare traccia che di quello relativo appunto al 23 ottobre (ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 11, Ottaviano Saravezzi, vol 56, cc. 269 r e v e 312 r; 315 r e v e 342 r). 213 Il 26 marzo 1603 vennero estratti alcuni resti destinati alla chiesa di Santa Maria delle Carceri a Padova (Abbazia di Carceri) e alla chiesa di San Michele di Moriano; il 24 aprile 1603 il novarese Cavagna inviava reliquie all’Arciconfraternita di San Sebastiano della città di Como, in ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 11, Ottaviano Saravezzi, vol. 57, cc. 1019 r e v; 1046 r e v; vol. 58, cc. 417 r- 419 r. 214 ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 11, Ottaviano Saravezzi, vol. 58, cc. 253 r- 255 v. 215 «Alcuni sospettarono essere reliquie false altri vere, ma vendute a gran prezzo, altri levate senza sufficiente autorità, e doversi far ricondurre […] Ma si rispondeva per parte del Cavagna […] se bene in quei cimiteri vi si seppellivano altri che martiri, ebbero nondimeno sepolture diverse, né a quelli alcun segnale si metteva di santità, ma solo ai sepolcri dei martiri. E aveva oltre a ciò il Cavagna consigli di teologi, per i quali bastantemente si provava con l’ordinaria licenza essersi potuto levar quelle reliquie, benché di straordinaria quantità» in CHIESA- PAGANO cit., p. 501. Il particolare ci è noto attraverso una lettera del Bascapè, in cui si afferma che il Cavagna si era fatto scavare appositamente ingressi alternativi alle gallerie cimiteriali (IBIDEM, nota 65 p. 501). 216 V. Capitolo I.

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- «Quadro uno con il ritratto di S.S. Ill.mo quando era giovanetto», nominato per la prima volta nell’inventario ereditario del cardinale Mattei nel 1603217; - «Un quadro grande, Ritratto dell’Ill.mo Sig.or Cardinale Matthei col suo taffetà, e cordoni rossi con cornice di noce», citato nell’Inventario della guardarobba di Asdrubale Mattei del 1604 e del 1613, ed in quello del Duca Girolamo del 1753218; - «Un quadro grande Ritratto del Sig.r Cardinale Matthei quando era Auditore della Camera, senza cornice», negli inventari del 1613, 1631, forse del 1638 (se può identificarsi con quello definito «Un ritratto del cardinale Mattej avvanti fosse Cardinale») forse identificabile con quello ritrovato da Elisabeth Schröter nella collezione Antici Mattei219; - «Un ritratto del Card.le Mattei», forse quello che in alcuni inventari viene descritto con una «cornice in noce», proveniente in origine dalla collezione di Giovanni Battista Mattei, poi confluita in quella di Asdrubale 220 e forse identificabile con quello che nell’inventario del 1753 viene attribuito a Scipione Pulzone221. Nella stima del 1826 appare nominato un solo «Ritratto del Card. Gir.o Mattei» ma non è chiaro a quale di quelli sopra elencati tale voce possa riferirsi222. Conosciamo il volto del cardinale Girolamo Mattei grazie ad un suo ritratto inserito sul frontespizio dei Peripatheticae Philosophiae Pronunciata di Carlo Castello, alunno del Collegio Mattei, inciso da Valerién Regnart, che raffigura appunto il cardinale sotto forma di un busto lapideo insieme al nipote abate Paolo Mattei, essendo i due dedicatari dell’opera223. Un’altra raffigurazione è stata riconosciuta in una scena corale di cardinali con il papa Sisto V224 ed un altro si trova in bella vista nella scena con San Francesco riceve l’approvazione della Regola nella cappella di palazzo Mattei Caetani, affrescata dai collaboratori di Cristoforo Roncalli tra 1599 e 1600 (dati i numerosi restauri subiti da questo ciclo nei secoli, molti dei quali non documentati, non si può escludere che esso sia stato aggiunto posteriormente come suggerisce anche l’evidente richiamo all’incisione del Regnart). 217

Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. I p. 160. IDEM, doc. II p. 163; doc. III, p. 168; doc. XIII p. 231 («Un altro simile del cardinale Mattei con cornice simile [di noce]»). 219 IDEM, doc. III, p. 168; doc. VIII, p. 193; doc. IX, p. 199. Del dipinto citato dalla studiosa (SCHRÖTER, cit., fig. 3, p. 63.), ignorato dagli studi seguenti sulla famiglia Mattei, si erano perdute le tracce; ne ho potuto accertare di recente la collocazione (collezione privata) ma non mi è stato possibile esaminarlo dal vero dato lo stato di emergenza sanitaria da Covid-19 in cui, da marzo 2020, ancora oggi ci troviamo. Da una immagine fotografica che mi è stata cortesemente fornita, ho potuto solamente accertare che l’opera ha subito un intervento di restauro consistente in una pulitura e nel risarcimento di una grande abrasione della pellicola pittorica molto evidente nella fotografia 220 IDEM, doc. V, p. 176; VI, p. 180; VII, p. 184; VIII, p. 193; IX, p. 199; forse è tra quelli citati come ritratti di cardinali nell’inventario del 1676 (doc. X, pp. 203 e 208); doc. XIII, p. 231. 221 IDEM, doc. XIII, p. 227 («Due quadri in misura d’Imperatore per alto, uno rappresentante la S. Mem. di Sisto V e l’altro la Ch. mem, del Card. Mattei con cornice antica color di noce, e filetti dorati di Scipion Gaetani»). 222 IDEM, doc. XII, p. 282. 223 Il Trattenimento di virtuosi cit., fig. 1b, p. 357. 224 Opera passata in asta nella sede londinese di Sotheby’s il 20 aprile 1977, lotto n. 33, di cui si sono oggi perse le tracce (CAPPELLETTI cit. 1995, nota 3 p. 51). 218

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Un’ipotesi è stata avanzata da Maurizio Marini che credeva di identificare in un ritratto di cardinale in collezione privata milanese quello di Girolamo Mattei, attribuendolo inoltre alla mano di Scipione Pulzone: l’identificazione appare del tutto non convincente data l’assenza di somiglianza tra l’effigiato ed il volto del cardinale Girolamo così come raffigurato nei ritratti oggi noti225. Segnalo infine la riproduzione di una stampa ottocentesca con un presunto ritratto del cardinale Girolamo Mattei (Calcografia Pasinati) pubblicata da Giuseppe Antici Mattei nel 1943, nella quale non è possibile riconoscere l’effigie del prelato data la folta capigliatura e la mancanza del caratteristico dettaglio dell’attaccatura “a V” dei capelli sulla fronte, che compare in tutti i suoi sicuri ritratti226. Ho potuto individuare con certezza un altro ritratto di Girolamo Mattei, di sicura provenienza Antici Mattei (oggi in collezione privata, figg. 5, 6,7)227. Il cardinale è raffigurato nelle vesti cardinalizie, seduto su una sedia rivestita di tessuto rosso sulla cui spalliera è posta bene in vista un’aquila dorata ad ali spiegate, che sotto i rostri tiene uno stemma a scacchi biano e neri228. Tiene stretta nella mano destra, accostata al busto, una lettera sulla quale si legge la dedica: «All’Ill.mo Mio Patron Col.mo Il sr. Card. Matthei a Roma». Lo sfondo è di un verde scuro animato da qualche sprazzo più brillante tono su tono. Nonostante il quadro tradisca evidenti tracce di restauri precedenti, piccole cadute di colore (ad esempio sulla guancia destra) e qualche ridipintura (si noti ad esempio il rinforzo delle ombre in corrispondenza delle mani o delle sopracciglia, e la resa del naso poco coerente con il punto di vista scelto), non c’è dubbio che l’effigiato sia Girolamo Mattei non solo per l’esplicita iscrizione ma anche per l’evidente somiglianza con gli altri noti ritratti del cardinale. Il termine di datazione post quem per l’opera è chiaramente il 1586, anno dell’elezione del Mattei al cardinalato che raggiunse all’età di 39 anni: forse una data troppo precoce per quel ciuffetto di barba bianca che pende dal mento del cardinale. Riguardo le ipotesi di attribuzione del dipinto, in assenza di qualsiasi riferimento nei libretti contabili del cardinale229 e negli inventari familiari, sono partita da un suggerimento fornito da Chiara Tellini Perina circa l’attribuzione del ritratto del Musée Condé al pittore mantovano Pietro

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M. MARINI, Caravaggio “Pictor praestantissimus”, Newton & Compton, Roma 2005, p. 45. ANTICI MATTEI, cit., p. 306. 227 Olio su tela, 157 x 117 cm con cornice semplice di legno dorato. Data la posizione in cui si trova oggi conservata l’opera ed il suo peso, non mi è stato possibile esaminare il retro dell’opera. 228 Simili sedie si trovano descritte nell’inventario del 1631 della galleria di Asdrubale come facenti parte dell’arredo del palazzo Mattei di Giove (PANOFSKY- SÖRGEL cit., p. 186 doc. XLII) ma potevano far parte dell’arredo di casa Mattei da prima, dato che la famiglia trasse il proprio simbolo araldico dall’acquisto del feudo di Giove, già alla fine del XVI secolo (Il Trattenimento di virtuosi cit., pp. 93- 94). 229 Ho potuto riscontrare una sola, vaga nota al proposito: la spesa di 28.4 scudi per «ritratto di uno della famiglia» versato entro il dicembre 1598 (AAM, Mazzo 515, Conto del Baroncini et del Duglioli di Bologna. Bilancio del Baroncini). 226

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Fachetti (con una identificazione dell’effigiato in Asdrubale Mattei)230. La studiosa rimarcava i forti legami che intercorrevano tra Asdrubale Mattei e la famiglia Gonzaga, con la quale si era legato per via matrimoniale, e quelli tra gli stessi Gonzaga e Pietro Fachetti231, loro referente artistico a Roma, al quale attribuiva anche il Ritratto di Alfonso III conte di Novellara e la sua famiglia (Galleria Colonna, Roma dove si trova anche il Ritratto di bambino con cane, che gli viene parimenti attribuito)232 nel quale è presente la piccola Costanza, futura moglie di Asdrubale. Il Fachetti (1535/1539- 1619), a Roma almeno dal 1575, era un ritrattista molto noto e apprezzato dalla committenza privata (il già citato ritratto di gruppo della Galleria Colonna, il Ritratto di Michele Damasceni Peretti principe di Venafro della Galleria Corsini, il Ritratto di Maria de’ Medici giovane nella collezione romana di Palazzo Lancellotti233) essendo ritrattista ufficiale di Sisto V (Approvazione da parte di Sisto V del progetto di Domenico Fontana per la nuova Biblioteca Vaticana, in Biblioteca Vaticana, datato 1581 e attribuito al Fachetti da Angelo Rocca, ed il Ritratto postumo di Sisto V al Museo Storico Lateranense234). Era inoltre in rapporto con Paul Bril, pittore tra i preferiti dei Mattei, insieme al quale intervenne come testimone il 22 dicembre 1606 al matrimonio del pittore Adam Elsheimer con Carla Antonia Stuard (tutti e tre inoltre abitavano in via Paolina)235. Un elemento, prettamente stilistico, osservato dalla studiosa e che ha catturato la mia attenzione è la tecnica di resa delle mani usata dal Fachetti (definite «con le dita ad imbuto») che condividono sia il nobiluomo di Chantilly che il ritratto in collezione privata Mattei. Ho notato inoltre una somiglianza tra la grafia dell’iscrizione sulla lettera che il cardinale Mattei tiene nella mano (fig. 6) e quella 230

C. TELLINI PERINA, Aggiunte al Fachetti in “Quaderni di Palazzo Te”, 3. 1996, pp. 71- 77. Testimoniati dal 1592, come chiarito in Le collezioni Gonzaga. Il carteggio tra Roma e Mantova (1587- 1612), a cura di Barbara Furlotti, Silvana, Cinisello Balsamo 2003, in particolare pp. 41- 45. 232 Forse commissionato nel 1581 per celebrare la nascita di Camillo II di Novellara e dipinto tra 1582- 1583, secondo Angela Ghirardi il pittore eseguì l’opera per la famiglia Colonna cui, per parte di madre, apparteneva donna Vittoria di Capua, escludendo l’ipotesi di un legame tra il pittore e i Gonzaga di Novellara (A. GHIRARDI, Pietro Facchetti Ritrattista dei Gonzaga di Novellara in Scritti per Chiara Tellini Perina, a cura di Daniela Ferraro e Sergio Marinelli, Mantova 2011, pp. 183- 197). 233 F. SOLINAS, Il ritratto di Maria de’ Medici giovane di Pietro Fachetti (1535- 1613) nella galleria del principe Lancellotti in Le «siècle» de Marie de Mèdicis, Actes du sèminaire de la Chaire Rhètorique et Sociètè en Europe (XVIeXVIIe siécle), Paris 21- 23 gennaio 2000, a cura di Francoise Graziani e Francesco Solinas, Edizioni dell’orso, Alessandria 2002, pp. 3-12; IDEM, Maria de Medici (1573- 1642). Una principessa fiorentina sul trono di Francia, catalogo della mostra Firenze 19 marzo- 4 settembre 2005, a cura di Caterina Caneva e Francesco Solinas, Sillabe, Livorno 2005, pp. 56- 57. 234 A. VANNUGLI, Il primo ritratto del cardinale Benedetto Giustiniani «in tela d’imperatore». Con una proposta per Antonio Scalvati e tre per Pietro Fachetti in Caravaggio nel IV centenario della Cappella Contarelli, convegno internazionale di studi, Roma 24- 26 Maggio 2001, a cura di Caterina Volpi, Città di Castello 2002, pp. 267- 291. Ultimamente Yuri Primarosa ha proposto di attribuire al Fachetti un Ritratto del cardinale Camillo Borghese (15961598) la cui riproduzione di trova conservata presso la Fototeca Zeri (oggi il dipinto risulta irreperibile) (Y. PRIMAROSA, Epigoni del ritratto “senza tempo” e pionieri del ritratto “vivo”. Inediti e nuove proposte per Ottavio Leoni, Pietro Fachetti e Andrea Commodi in La scintilla divina. Il disegno a Roma tra Cinque e Seicento, a cura di Stefan Albl e Marco Simone Bolzoni, Artemide, Roma 2020, pp. 289- 314). 235 M. POMPONI, Gli artisti presenti a Roma durante il primo trentennio del Seicento nei documenti dell’Archivio Storico del Vicariato in Alla ricerca di “Ghiongrat”. Studi sui libri parrocchiali romani (1600- 1630), a cura di Rossella Vodret, L’Erma di Bretschneider, Roma 2011, pp. 107- 188. 231

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vergata su un simile foglietto stretto nella mano di un Cavaliere di Malta proveniente dalla quadreria degli eredi Altemps oggi a Gallese (VT), per il quale Yuri Primarosa propone una attribuzione proprio al Fachetti236. Gli indizi finora citati sembrano dunque tutti convergere verso l’identificazione dell’autore del ritratto qui presentato in Pietro Fachetti e a rinforzare l’impressione è un suggerimento di Antonio Vannugli: «sarà opportuno non dimenticare il suo nome quando ci si trovi di fronte a dipinti di autografia incerta databili tra il penultimo decennio del Cinquecento e il secondo del Seicento che presentino, oltre a coordinate stilistiche compatibili con quanto si conosce del suo percorso, un’iconografia legata ai Gonzaga e al contempo una sicura origine romana»237. Il paradosso evidenziato già da Francesca Cappelletti riguardo la rarità dei ritratti dei membri della famiglia Mattei, nonostante la fama e la longevità della casata ma soprattutto la grande quantità di ritratti elencati negli inventari familiari, rimane valido ancora oggi seppur con qualche altro tassello recuperato dagli studi degli ultimi anni e dalle presenti ricerche238. Gli inventari familiari permettono di approfondire l’argomento che già ad una rapida scorsa delle voci appare poco chiaro. Si può osservare in generale come l’interesse per l’inventariazione e la stima di questo genere di opere vada scemando nel corso dei secoli, parallelamente alle vendite di quadri organizzate dalla famiglia, dunque in molti casi non è possibile seguirne con precisione la storia. Nell’inventario della guardaroba di Asdrubale Mattei del 1604 sono nominati all’incirca 36 ritratti in tutto, raffiguranti familiari (Emilia Mazzatosta; Paolo Mattei senior e Tuzia Colonna; i tre fratelli Ciriaco, Girolamo e Asdrubale, l’abate Paolo e Costanza Gonzaga) e pontefici239 e la quantità e consistenza di questo gruppo sembra rimanere a grandi linee invariata almeno fino al 1753, salvo qualche aggiunta con immagini di papi regnanti e cardinali240. Nel corso del tempo si perse memoria dell’identità dei personaggi effigiati e in alcuni casi si trovano elencati ritratti semplicemente definiti «di signore» o «di cardinali». Tralasciando i ritratti di Girolamo Mattei di cui si è già trattato, un altro dei primi ritratti della famiglia Mattei è stato individuato in quello di nobiluomo del Musèe Condè di Chantilly, 236

Y. PRIMAROSA, Ottavio Leoni (1578- 1630) eccellente miniator di ritratti. Catalogo ragionato dei disegni e dei dipinti, Ugo Bozzi editore, Roma 2017, p. 43. 237 VANNUGLI cit. 2002, p. 280. 238 «L’immagine più fedele dei tre collezionisti è quindi quasi esclusivamente letteraria», cfr. F. CAPPELLETTI, Gli affanni e l’orgoglio del collezionista. La storia della raccolta Mattei e l’ambiente artistico romani dal Seicento all’Ottocento in Caravaggio e la collezione Mattei cit., p. 39. 239 Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. n. II, p. 163; doc. IX, pp. 199- 200. 240 Nell’inventario di Asdrubale del 1631 ad esempio si aggiungono alla lista un «Ritratto di papa Urbano ottavo» e un «Ritratto del Cardinal Barberino» (Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. VIII, p. 193); in una stima effettuata dopo il 1802 vengono citati i ritratti dei cardinali Luigi e Alessandro Mattei (IDEM, doc. XIX, p. 260).

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identificato come Asdrubale Mattei sulla base di un riscontro inventariale e per la presenza delle aquile dorate sulla spalliera della poltrona dove l’effigiato è seduto (entro il 1610)241. Più di recente è stato individuato da Piera Giovanna Tordella il ritratto di Paolo Mattei in un disegno di Ottavio Leoni datato 1619242, le cui fattezze sono perfettamente riconducibile a quelle della stampa del Regnart. L’artista lavorò più volte per i Mattei, come ha puntualizzato Yuri Primarosa, ritraendo anche Barbara Mattei Bevilacqua (figlia di Giovanni Battista e Claudia Santacroce) e nel gennaio 1629 anche la sorella di Paolo, Maria (sposa di Giampaolo Pepoli, Ottavio Ruini e Scipione I Gonzaga, morì nel 1658)243. Le effigi fino ad oggi note dunque appartengono per la maggior parte al cardinale Girolamo Mattei mentre ad esempio del fratello Ciriaco si ignoravano fino ad oggi le fattezze. Credo infatti che sia possibile individuare un ritratto di Ciriaco nel personaggio in ginocchio e con le mani giunte, un po’ in ombra, all’estrema sinistra della già citata stampa di Marco Antonio Grecchi con Sant’Ansano che battezza il popolo senese. Il profilo dell’uomo è caratterizzato da un naso dritto, da un occhio grande incorniciato da palpebre gonfie, un mento prominente e da una capigliatura corta a ciocche che lascia scoperta la fronte e parte dell’orecchio. Le caratteristiche somatiche considerate mi sembrano molto simili a quelle dell’uomo del ritratto di Chantilly (soprattutto per quanto riguarda gli occhi, simili anche a quelli del cardinale nel ritratto da me individuato), tanto da suggerire una familiarità tra le due immagini ma non una completa identificazione. Bisogna anche considerare la differenza nelle tecniche di realizzazione delle due opere, che comporta una inevitabile stilizzazione dei particolari nell’incisione a confronto con i mezzi della pittura ad olio.

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Olio su tela, 132 x 97 cm. Identificato come un membro della famiglia Mattei per la prima volta da Merz (J. H MERZ, A possible identification: the Mattei brothers? In “Apollo”, 122.1985, p. 406) in seguito alla pubblicazione del dipinto da parte di John Spike (J. T. SPIKE, A proposal for Caravaggio, portraitist in “Apollo”, 122. 1985, p. 43 che l’attribuì a Caravaggio); in Il Trattenimento di virtuosi cit., pp. 93- 94, n. 1, ill. 2 viene attribuito ad anonimo romano e identificato come Asdrubale Mattei per la presenza sull’opera del numero “153” che coincide con «Un altro del sig. Marchese Asdrubbale quando era giovine» nell’inventario ereditario del 1638; Elisabeth Schröter lo identificava come Giovanni Battista Mattei e lo attribuiva dubitativamente a Ottavio Leoni (SCHRÖTER cit. 1995, fig. 28 p. 74). In numerose altre occasioni (per la cui bibliografia rimando alla completa lista compilata in nota da Yuri Primarosa in PRIMAROSA, cit. nota 121 p. 68) è stato variamente attribuito ad Artemisia Gentileschi, Pietro Fachetti, Antiveduto Gramatica e allo stesso Ottavio Leoni. 242 P. G. TORDELLA, Sulla carta azzurra nei ritratti disegnati di Ottavio Leoni e una rilettura del dipinto di Bernardino Licinio ad Alnwick Castle in Atti e memorie dell’Accademia toscana di scienze e lettere “La Colombaria”, LXXII, 2007, pp. 11- 12, nota 2; TERZAGHI cit. 2010, nota 31 p. 50, cat. 21 p. 106 che ha messo in relazione il foglio di Leoni con un mandato di pagamento relativo ad una «copia del ritratto del detto paolo Mattei» pagata a Pietro Paolo Bonzi da Asdrubale nel 1624; PRIMAROSA cit., cat. 413 p. 505. 243 Il Trattenimento di virtuosi cit., p. 149, doc. D 23; PRIMAROSA cit., cat. 613 p.

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2. Marco Antonio Grecchi, Salomè consegna la testa di san Giovanni Battista ad Erodiade, 1596, bulino su carta 190x139 mm, GDS Fbis I.3, c. 88 r, Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati

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3. Marco Antonio Grecchi, Sant’Ansano battezza il popolo senese, 1596, bulino su carta 223x155 mm, GDS Fbis I.IV, c. 82 r, Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati

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4. Marco Antonio Grecchi, Madonna col Bambino, san Giovannino e Santa Caterina da Siena, 1597, bulino su carta 192x131 mm, GDS Fbis I.3, c. 98 v, Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati

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5. Pietro Fachetti (attr.), Ritratto del cardinale Girolamo Mattei, particolare, Collezione privata

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6. Pietro Fachetti (attr.), Ritratto del cardinale Girolamo Mattei, particolare, Collezione privata

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7. Pietro Fachetti (attr.), Ritratto del cardinale Girolamo Mattei, particolare, Collezione privata

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III. Il Palazzo Mattei Caetani La storia della costruzione e della modifica nei secoli dei palazzi dell’isolato Mattei, singolarmente come nel loro insieme, è ancora oggi poco chiara. Seguendola a ritroso si nota presto che le lacune interessano persino i tempi più recenti e, a dispetto di una considerevole quantità di notizie a disposizione degli studiosi, gli interrogativi non mancano. Le abitazioni dei Mattei hanno subito continue modifiche nel tempo sia nell’età più antica, che culmina nella costruzione del Palazzo di Asdrubale Mattei (palazzo Mattei di Giove), che in anni più recenti ad opera della famiglia Caetani, ultima proprietaria del palazzo Mattei alle Botteghe Oscure. Non tutti gli interventi compiuti sono documentati e non tutti i documenti noti contribuiscono a chiarirli, specialmente quando si riferiscono a parti o elementi non più esistenti: ciò vale ad esempio, come si vedrà, per la decorazione di alcuni ambienti del piano nobile del palazzo Mattei Caetani realizzati nell’ambito dei lavori promossi dal cardinale Girolamo tra 1599 e 1601. Le notizie inedite che ho trovato nel corso delle mie ricerche e che ho interpretato e collegato tra loro ampliano il quadro delle conoscenze sulla storia di Palazzo Mattei Caetani, restituendone l’immagine di un edificio in continua trasformazione e adeguamento alle esigenze dei suoi diversi abitanti. 3. 1 La costruzione del palazzo: Alessandro Mattei L’origine della famiglia Mattei è ancora oggi poco chiara per l’intrecciarsi di notizie storiche con leggende elaborate al fine di celebrare una genesi probabilmente poco nobile1. Tutte le fonti però concordano nell’individuare come luogo di provenienza il rione di Trastevere, dal quale nel 1473 un ramo si staccò per mettere radici in quello di Sant’Angelo dove la compresenza di più condizioni favorevoli, che si erano progressivamente definite a partire dalla fine del XIV secolo, incoraggiava lo sviluppo del commercio. L’antica area del Circo Flaminio era stata oggetto in quegli anni di una sistemazione viaria che metteva in collegamento i due poli fondamentali della città, il Vaticano ed il Campidoglio, attraverso la via mercatoris e la via Papalis. La lottizzazione dei suoli nella zona compresa tra le odierne via delle Botteghe Oscure, via Michelangelo Caetani, via dei Funari e via di Paganica- che delimitano il complesso della cosiddetta insula Matthei- realizzata dalla chiesa di Santa Maria domine Rose sui terreni circostanti al monastero - attirò la presenza di alcune delle famiglie baronali

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AMAYDEN, cit.; PANVINIO, cit. cc. 194- 249; CAFFARELLI cit. Claudio Varagnoli nota che un ramo della famiglia si era già insediato nel rione almeno dalla metà del secolo XIV ma si era estinto nel 1550 (C. VARAGNOLI in Palazzo Mattei di Paganica, nota 17 p. 179).

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più importanti come i Boccamazza e i Pier Mattei Albertoni e famiglie di mercanti e artigiani come i Bellomo, i Vienimbene di Matelica e i Funari2. Il territorio dove i Mattei decisero di insediarsi era caratterizzato da antiche e recenti preesistenze della cui natura e assetto non abbiamo un’esatta cognizione. Quanto emerge dai documenti notarili intestati a Ludovico Mattei (figlio di Giacomo e pronipote di Jacobello Mattei), tra 1473 e 1484, permette di ipotizzare che gli immobili che egli acquistò appartenessero al tipo della casa romana medievale di pregio, con una zona abitativa solitamente su due piani ed un cortile o orto posteriore. Partendo da una zona prospicente l’antica Platea Piscinae, a sud rispetto alla via delle Botteghe Oscure (identificabile con l’odierna Piazza Mattei), Ludovico estese le sue proprietà sul lato dell’odierna via di Paganica3; nel 1502 consolidò la propria posizione sul lato sud dell’isolato con l’acquisto di una casa4 e, con tutta probabilità, avviò i primi lavori di costruzione di nuovi edifici, come lascia intendere un passo del suo testamento per il quale lasciava al nipote Ciriaco una «domum magna novam […] cum reclaustro magno» su piazza Mattei5. I documenti relativi alle compravendite informano non solo sulla tipologia dei beni comprati ma anche, come osserva Claudio Varagnoli, sullo status di Ludovico definito «nobilis vir»- «a conferma di un prestigio familiare ormai consolidato» 6 . Egli fondò la fortuna del ramo di Sant’Angelo sull’esercizio del credito e sull’acquisto e locazione di beni fondiari nella zona fuori Porta Portese (cioè tra la via della Magliana e l’Aurelia) e, a coronamento dello status sociale raggiunto, ricoprì diverse volte la carica di Conservatore del Popolo di Roma, legando ancora più 2

Alla fine del Medioevo le attività artigianali e commerciali caratterizzanti la zona erano quelle legate all’edilizia, all’industria tessile e all’abbigliamento e alla lavorazione delle pelli animali e della lana (D. MANACORDA, La topografia della zona dall’antichità al Rinascimento in Palazzo Caetani cit. 2007, p. 13). Per uno studio approfondito dell’evoluzione degli insediamenti e del tessuto sociale della zona cfr. G. FACCHIN, Cardinali, nobili e mercanti. Via delle Botteghe Oscure tra Rinascimento e Controriforma in “Rivista dell’istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte”, 68. 2013, pp. 11-22. 3 S. FINOCCHI VITALE, R. SAMPERI, Nuovi contributi sull’insediamento dei Mattei nel rione S. Angelo e sulla costruzione di Palazzo Mattei di Paganica in “Storia Architettura”, VIII, 1985, pp. 19-36. 4 VARAGNOLI in Palazzo Mattei di Paganica cit. 1996, p. 143. 5 Il testamento di Ludovico Mattei, rogato nel 1512, si trova in ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 4, b. 14, cc. 626-9, 640-4 (Simona Feci segnala anche quello della moglie Giovanna Capodiferro del 1499 in ASV, Archivio RuspoliMarescotti, t. 657, 109 in FECI, cit., nota 18 p. 105). La domus nova in questione è di difficile identificazione oggi proprio a causa delle profonde trasformazioni che hanno interessato il sito sul quale sarebbe sorto il palazzo Mattei di Giove che, secondo Claudio Varagnoli, l’avrebbe inglobata. Nello stesso anno 1513 anche Pietro Antonio modificò le domus veteres ricevute in eredità dal padre (dagli atti dei Maestri delle Strade risulta una autorizzazione a costruire una nuova facciata, v. VARAGNOLI in Palazzo Mattei di Paganica cit. 1996, p. 26). 66 VARAGNOLI in Palazzo Mattei di Paganica cit. 1996, pp. 144- 145. La titolatura di Ludovico lo diceva «legum doctor, mercator et bancarius», v. A. ESPOSITO, Li nobili huomini di Roma. Strategie familiari in Roma capitale (1447- 1527), a cura di Sergio Gensini, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, Roma 1994, p. 383. Il cardinale d’Estouteville legò a sé i propri più importanti collaboratori concedendo ai loro figli in matrimonio le figlie Caterina, Margherita e Giulia rispettivamente a Saba di Ludovico Mattei (che si occupava della gestione delle proprietà agrarie e dei casali), Mario di Francesco Massimi (banchiere) e Giorgio di Camillo Benimbene (suo notaio di fiducia), in A. ESPOSITO, Il cardinale Guglielmo d’Estouteville, Ambrogio di Cori e l’area dei Colli Albani in La carriera di un uomo di curia nella Roma del Quattrocento. Ambrogio Massari da Cori, agostiniano: cultura umanistica e committenza artistica, a cura di Carla Frova, Raimondo Michetti e Domenico Palombi, Viella, Roma 2008, p. 161.

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fortemente la famiglia all’élite della municipalità romana7. Tale connessione rimase a lungo una caratteristica della famiglia, con Ciriaco di Alessandro ad esempio, nominato più volte Conservatore (1562, 1565, 1569, 1573, 1577 e 1584), e con la scelta della chiesa di Santa Maria in Ara Coeli per le cappelle familiari, quelle di Paolo e Tuzia Colonna e di Alessandro. Gli eredi di Ludovico, il figlio Pietro Antonio ed il nipote Ciriaco (quest’ultimo figlio di Saba, scomparso prematuramente nel 1497, e di Caterina Tuttavilla, figlia del potente cardinale Guillame d’Estouteville), continuarono l’espansione edilizia nella zona con l’acquisto di altri stabili8 ma è la generazione successiva a intervenire in maniera più importante sull’aspetto dell’isolato, avviando quelle trasformazioni che ne caratterizzano la struttura ancora oggi. A partire dagli anni Quaranta del XVI secolo si definirono i tre poli principali dell’insula nelle due nuove fabbriche di Alessandro (sul lato nord est) e Ludovico II (sul lato ovest) e nei lavori di restauro e di rinnovamento delle case di Giacomo, su piazza Mattei. I tre Mattei rappresentano i nuclei familiari del rione che sarebbero confluiti nel Seicento nei rami dei Mattei Duchi di Giove e dei Mattei marchesi di Rocca Sinibalda, e nei Mattei di Paganica. La storia della vita di Alessandro (1505- 1580) è oggi poco nota. Figlio di Ciriaco di Saba e di Giulia Matuzzi (discendente di papa Borgia), sposò Emilia Mazzatosta (dalla quale ebbe numerosi figli, dei quali sopravvissero solo i maschi: Ciriaco, Girolamo, Asdrubale, Tiberio, Marzio e Rutilio) 9 ed ebbe per fratelli Savo, sposato a Flaminia Margani, e Paolo Mattei, unitosi in matrimonio a Tuzia Colonna; matrimoni questi ultimi entrambi privi di eredi per cui le rispettive eredità finirono ai Margani e ad Asdrubale, figlio di Alessandro10. L’intensa attività di gestione 7

Su Ludovico I Mattei v. A. PONTECORVI, Ludovico Mattei in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, vol. 72, Roma 2009, ad vocem. Sul ruolo dei Mattei nella vita municipale romana fin da inizio Quattrocento, A. CAMERANO, Le trasformazioni dell’élite capitolina fra XV e XVI secolo in La nobiltà romana in età moderna. Profili istituzionali e pratiche sociali, a cura di Maria Antonietta Visceglia, Carocci, Roma 2001, pp. 119; essi ricoprirono anche la carica di Guardiani dei ponti v. L. HUETTER, I Mattei custodi dei ponti in “Capitolium”, V, 1929, pp. 347- 355. 8 Il censimento della popolazione del 1527 riferisce che le unità familiari di Pietro Antonio e Ciriaco, abitanti del rione Sant’Angelo, contavano rispettivamente il cospicuo numero di 190 e 200 persone, comprendendo molto probabilmente anche i dipendenti tra servitori di casa, butteri e vaccai che lavoravano nelle tenute fuori porta (Habitatores in Urbe. La popolazione di Roma nel Rinascimento, a cura di Egmont Lee, Università di Roma La Sapienza, Roma 2006, p. 260). Le vicende del Sacco non scalfiscono la ricchezza dei Mattei che anzi, secondo l’Ameyden, speculano sul mercato immobiliare acquistando molti beni a prezzi irrisori («Jertum in Urbis direptione sub Clemente VII passa divitia acquisivisse, non malis artibus; sed casu pecunias assecutam esse, iisque praedia tunc vilissimo pretio exposita, quorum valor beneficio temporis immensum crevit emisse» in Biblioteca Corsini, Cod. 238, T. Amidenij, Summorum Pontificum et S.R.E. cardinalium omnium suo aevo defunctorum Elogia, s.d., f. 58 e ss). Per avere un’idea della disponibilità economica dei Mattei al tempo del Sacco del 1527, si consideri che Pietro Antonio e Ciriaco Mattei il vecchio pagarono agli imperiali 8000 scudi di riscatto per un membro della loro famiglia (ASR, Archivio Santacroce, classe , b. 100, c. 613, atto del 9 giugno 1527). 9 CAFFARELLI, cit., c. 185 r. 10 Caffarelli scrive: «Savo non ebbe figli morse et ereditorno li fratelli la sua casa era in quella Isola già descritta et e quella nella piazzetta detta de mattei attaccata tra Asdrubale et Mutio che oggi è posseduta da Ciriaco et Asdrubale» (CAFFARELLI, cit.., c. 184 v). La casa di Savo si trovava dunque nell’insula del Rione Sant’Angelo e faceva probabilmente parte di quella schiera di domus quattrocentesche che vennero abbattute per favorire la costruzione del Palazzo Mattei di Giove.

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delle tenute familiari da parte di Alessandro è testimoniata dal consistente numero di documenti notarili a suo nome che riguardano l’affitto di case e negozi a Roma, casali e terre fuori porta e la vendita di capi di bestiame11. Altrettanto incerte sono la genesi e le diverse fasi di costruzione del palazzo voluto da Alessandro come residenza per la sua famiglia, sulla via delle Botteghe Oscure. Palazzo Mattei poi Caetani si caratterizza come un tipo ibrido di residenza patrizia. Come osserva Laura Marcucci, l’organizzazione degli spazi è incentrata sulla distinzione tra spazi pubblici e spazi privati e sull’accentuazione della posizione degli ambienti di rappresentanza, tutti ordinati sul lato di via Michelangelo Caetani, come il grande salone al piano nobile, contraddistinto da una spazialità insolita e da una ubicazione di favore rispetto all’edificio nel suo complesso12. D’altra parte, la presenza di luoghi adibiti alla lavorazione della pelle, individuati da Carla Trovini nell’ambiente ricavato tra il piano del portico e la prima rampa di scale del palazzo la cui funzione era segnalata da un rilievo a forma di testa di bufalo, visibile ancora oggi, è rappresentativa di una fase più antica della vita dell’edificio e dei suoi proprietari13. È probabile che i fratelli Mattei, figli di Ciriaco il vecchio, iniziassero i lavori di trasformazione della casa paterna (identificata con quella al numero 19 dell’odierna Piazza Mattei)14 dal gennaio 1543, quando stipularono un atto di concordia per costruire «tres domos seu habitationes in d.ta designatione» cioè sostituendo la vecchia abitazione paterna15. In aprile i tre fratelli acquistarono da 11

Moltissimi dei documenti intestati ad Alessandro Mattei furono rogati dal notaio capitolino Curtius Saccoccius (ASR, Archivio del Collegio dei Notai Capitolini, Curtius Saccoccius anni 1527- 1565). Due libri di casa Mattei si trovano inspiegabilmente conservati nell’Archivio della Fabbrica di San Pietro. Il primo, intitolato «Libro di tutti i Ricordi nostri cominciato a di 25 Agosto 1541» (AFSP, Arm. 28, E, 565), tiene conto delle spese di Alessandro, Savo e Paolo Mattei dal novembre 1541 al 1553. Tra le voci più semplici di amministrazione quotidiana spiccano al 3 luglio 1542 il ricordo dell’acquisto della restante parte della tenuta del Casaletto (c. 19 v); al 18 novembre l’acquisto di due case «in Pescaria» per 800 scudi (c. 20 r) e di altre due case, contigue alla loro, comprate da «ms cristophano mutaccio» per 435 scudi al 27 aprile 1543 (AAM, Mazzo 503, 27 aprile 1543, documento già segnalato in Il Trattenimento di Virtuosi cit., nota 8 p. 11); al 5 luglio 1542 infine appartiene il ricordo del matrimonio di Urritia Mattei, andata in sposa a Cristoforo Margani con una dote di 4000 ducati (c. 20 v; al 6 novembre 1546- c. 21 r- la donna doveva essere già morta). Il volume si chiude con una lunga lista di nomi di lavoranti (butteri, allevatori, cavallerizzi) con appunti sul loro periodo di servizio e relativa paga. Il secondo volume (AFSP, Arm. 28, E, 570) è dedicato esclusivamente a questo argomento, contenendo il nome di tutti gli uomini al servizio dei Mattei («cavallari, mulattieri, bifolchi e domestici») dal 1541 al 1547 con relative informazioni sulla data di presa di servizio e compenso. Questi due registri danno conto dell’attività imprenditoriale legata alla terra e quella di acquisto di stabili ancora in espansione dei Mattei. 12 «Gli ambienti di rappresentanza si trovano quindi sull’angolo, in quella parte che per prima si vede percorrendo via delle Botteghe Oscure provenendo dal Campidoglio e dalla nuova via Capitolina che si andava completando: è questo l’unico lato libero da costruzioni in cui l’imponente mole dell’edificio emergeva sull’intorno, per la limitata profondità della strada e per il carattere dell’edilizia circostante. Ancora oggi, pure se in parte alterata dall’allargamento della via, la visione privilegiata dell’edificio è la stessa […]» (L. MARCUCCI in Palazzo Caetani, cit., p.121). 13 C. TROVINI, Rimesse e stalle in Palazzi del Cinquecento a Roma, a cura di Claudia Conforti e Giovanna Sapori, Volume speciale Bollettino d’arte, L’Erma di Bretschneider, Roma 2017, p. 294. 14 FINOCCHI VITALE, SAMPERI, cit. pp. 19- 21. Si tratta di una casa con una organizzazione degli spazi per certi versi ancora medievale in cui spazi di rappresentanza (logge, scala e piano nobile) convivono con spazi dedicati al lavoro, come l’ampio cortile per il carico e lo scarico delle merci (C. VARAGNOLI, Una città di palazzi: insula dei Mattei in Palazzo Caetani, cit., p. 17). 15 AAM, Mazzo 508, 8 gennaio 1543 (atto già segnalato in Trattenimento di virtuosi, nota 7 p. 11).

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Cristoforo Mutacci due case limitrofe alle loro16 e nel settembre 1545 si accordarono sulla divisione della casa paterna e sulle modifiche da apportarvi o sulla possibilità di costruire nuovi edifici ad essa adiacenti17; a novembre Alessandro entrava in possesso di due case poste «incontro S.ta Lucia de apothecis scuris»18. I nuovi palazzi di Ludovico e Alessandro dovevano già essere in costruzione il 31 luglio 1548, come si può desumere dal contratto di acquisto da loro stipulato con le eredi di Vincenzo De Lenis (o Maddaleni) di alcune case e di una calcara sul lato nord dell’isolato, «eorum domibus et fabricis ampliandis». Forse la facciata del palazzo di Alessandro era già costruita quando il 31 luglio 1548 egli acquistò alcune case limitrofe per 1449 scudi, che risultavano «positas in Urbe in regione Sancti Angeli, quibus ab uno latere est domus sive palatium ipsius domini Alexandri […]»19. Il rapporto della nuova costruzione con gli edifici preesistenti, nonostante i documenti citati, è un aspetto non del tutto chiarito dagli studi come dimostra una notizia contenuta in una inedita descrizione del palazzo del 1642 stilata in occasione della vendita dello stabile alla famiglia Ginetti. L’atto riferisce dell’esistenza nella volta delle prime due stanze del palazzo su via Caetani di una decorazione con «l’arma di Casa Matthei, e della seconda l’arme di Casa Matthei e Boccamassi»20. Non essendo noto alcun legame di parentela tra le due famiglie, la presenza dello stemma Boccamazza potrebbe essere interpretato come il segno di una precedente proprietà degli ambienti che, invece di essere distrutti, vennero forse inglobati nel nuovo palazzo di Alessandro. L’ipotesi è suffragata da alcuni atti notarili intestati a Ludovico I che nell’insula acquistava, entro il 1482, i vecchi orti dei Boccamazza21 e, per analogia, dall’esistenza di un tipo di copertura tipica delle architetture di primo Cinquecento ancora leggibile in alcuni ambienti del piano terra del palazzo Mattei di Giove22. È possibile quindi che a partire da un sito angolare tra via delle Botteghe Oscure e via Michelangelo Caetani, Alessandro progettasse di fabbricare il palazzo in più fasi e ampliarlo verso ovest, fino alle 16

V. sopra, nota 11. AAM, Mazzo 508, settembre 1545 (atto già segnalato in Trattenimento di virtuosi, nota 9 p. 11). 18 AAM, Mazzo 26, atti stipulati dal notaio Savo de Palmieri il 4 ed il 27 novembre con Giovanni Battista, Domitio e Jacobo de Militibus per un totale di 600 scudi (atto segnalato in Trattenimento di virtuosi, cit., nota 10 p. 11. 19 Documento segnalato da R. LANCIANI, Storia degli scavi di Roma e notizie intorno le collezioni romane di antichità, Roma 1902- 1912, vol. I, pp. 24- 25, e trascritto interamente in Palazzo Mattei di Paganica, cit., doc. n. 12 pp. 342- 344. All’eredità De Lenis doveva probabilmente appartenere la casa- torre che è visibile ancora oggi alla destra di palazzo Mattei Caetani. L’edificio appare modificato rispetto ad un disegno, risalente al 1682, che lo raffigura con un’altezza in parte minore di un piano (VARAGNOLI in Palazzo Mattei di Paganica, cit., p. 142). 20 V. Appendice documentaria, doc. XIII. 21 cfr. A. M. CUSANNO, Le proprietà urbane e la torre dei Boccamazza presso l’”Area Sacra” di Largo Argentina in “Bollettino d’Arte del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali”, 73, serie VI, LXXVII, 1992, pp. 69- 92; MANACORDA in Palazzo Caetani 2007, nota 99 p. 14. 22 «[…] alcuni degli ambienti dell’antica proprietà dovrebbero potersi identificare con le sale coperte da volte con lunette angolari congiunte, un tipico sistema compositivo che contraddistingue la presenza degli architetti di formazione fiorentina attivi a Roma nella prima parte del Cinquecento» come sostiene Laura Marcucci in Palazzo Caetani cit., p. 125. 17

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proprietà di Ludovico23. Questo sembra trovare conferma nella Pianta di Roma del Bufalini (1551), nella quale l’edificio compare in un assetto incompleto ad “L” ma con i cinque vani di facciata e il cortile24, ed nel foglio di un taccuino di disegni di Giovanni Colonna da Tivoli, datato al 1554, nel quale sono disegnati alcuni dettagli del prospetto principale del palazzo sulle Botteghe Oscure come le finestre, il cornicione e il bugnato25. Per questo è possibile ipotizzare che la facciata a nord fosse già completata mentre fosse ancora in via di definizione quella sull’attuale via Michelangelo Caetani poiché la via fu oggetto di un intervento di riassetto nel 1559 (tra i partecipanti alle spese figurano anche Alessandro e Paolo Mattei per 400 e 100 scudi rispettivamente)26 tramite il quale Alessandro, rettificando i suoi confini, guadagnava un’area compresa tra il giardino del suo palazzo e la strada, forse sul luogo in cui successivamente vennero costruite le rimesse. Una veduta di Roma, datata 1564- 1565, di Sallustio Giovanni Peruzzi mostra proprio questa fase (nonostante rappresenti erroneamente il palazzo di Alessandro e quello retrostante come due blocchi chiusi ognuno intorno ad un cortile quando in realtà, in quegli anni, l’isolato era caratterizzato dalla presenza di ampi spazi aperti27). Sull’architetto autore del progetto, escluso il nome di Bartolomeo Ammannati indicato da alcune Guide di Roma28, studiose come Francesca Cappelletti e Laura Testa credono di poter riferire la notizia tratta dalle Vite di Giorgio Vasari («È parimente opera di Nanni la casa de’ Mattei»)29 al palazzo di Alessandro Mattei, individuando quindi l’architetto in Nanni di Baccio Bigio30 mentre, 23

«Individuare i progettisti e le varie fasi di costruzione del palazzo di Alessandro, se nelle scelte venissero indirizzati dagli stessi proprietari, ed eventualmente a quale dei Mattei sia riconducibile la selezione di artisti che vengono poi impegnati dai vari rami della famiglia in più opere, non è ancora ben documentato», v. MARCUCCI in Palazzo Caetani, cit., p. 106. 24 Come ha fatto notare per primo Mario Zocca (M. ZOCCA, L’isola dei Mattei, Tip. Ed. Italia, Roma 1939, pp. 5 e ss.). 25 Giovanni Colonna da Tivoli, 1554, a cura di Maria Elisa Micheli, Xenia Quaderni, 2, De Luca, Roma 1982, p. 132133; C. DEL FERRARO, Giovanni Colonna da Tivoli e G. CALUISI, Giovanni Colonna da Tivoli, 1554 in Roma nella svolta tra Quattrocento e Cinquecento, a cura di Stefano Colonna, atti del convegno internazionale di studi Roma, 2831 ottobre 1996, De Luca, Roma 2004, pp. 423- 425 e 427- 430. 26 Alessandro pagò per il «sitto pubblico innanti il suo giardino per usire al fillo della strada», Paolo per la demolizione delle case presso il suo palazzo, prospicenti la chiesa di recente costruzione di Santa Caterina dei Funari, terminata nel 1564 (ASR, Presidenza delle Strade, Taxae Viarum, vol. 445, c. 154 r-v/ 376 r-v, documento segnalato da Claudio Varagnoli in Palazzo Mattei di Paganica, cit., nota 53 p. …). La strada era infatti caratterizzata da una irregolarità ancora medievale, in cui le strutture del Teatro di Balbo e della Crypta erano ancora visibili e si era creato uno slargo irregolare davanti alla vecchia chiesa di Santa Maria Domine Rosae utilizzata per le attività commerciali (MANACORDA in Palazzo Caetani, cit., pp. 3-14). 27 GDSU, 274 a. v. A. P. FRUTAZ, Le piante di Roma, Istituto di Studi Romani, Roma 1962, vol. II, tav. 232; W. SEIDEL, Salustio Peruzzi (1511/12- 1572). Vita und zeichnerisches Oeuvre des römischen Architekten- eine Spurensuche, Akademischer Verlag, München, 2002; MARCUCCI in Palazzo Caetani 2007, p. 124 e p. 127. 28 Già Mario Zocca (ZOCCA, cit. pp. 5 e ss.) osservava che la data del soggiorno dell’Ammannati a Roma (dal maggioaprile 1550) non era compatibile con lo stato del palazzo così come mostrato nella pianta del Bufalini (v. anche I. BELLI BARSALI, Bartolomeo Ammannati, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 2 (1960), ad vocem). 29 G. VASARI, Le vite de più eccellenti pittori, scultori e architetti, Firenze 1568, ed. a cura di Luciano Bellosi, Einaudi, Torino 1991, p. 1323. 30 Le studiose adducono come prove non solo le caratteristiche stilistiche della costruzione (accostabile a Palazzo Ricci Sacchetti, ampliato tra 1553 e 1556 dall’architetto fiorentino) ma anche l’attività di Nanni per Ludovico Mattei, la confusione di alcune Guide di Roma che indicano il nome di Claudio Lippi da Caravaggio, (figlio di Nanni, v. P. TOTTI, Ritratto di Roma moderna, Mascardi, Roma 1638, p. 389; F. TITI, Descrizione delle pitture, sculture e

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basandosi sulla stessa fonte, Renata Samperi ipotizza che il riferimento sia da attribuire al palazzo di Ludovico31. Più cauto Claudio Varagnoli, che, in assenza di notizie più specifiche circa l’attività di Claudio Lippi, altro nome indicato dalle fonti, ritiene di non poter avanzare ipotesi specifiche32; Laura Marcucci infine, sulla scorta di quanto suggerito da Guglielmo De Angelis d’Ossat, sottolinea l’ascendenza sangallesca del palazzo («malgrado l’aggiunta ‘ab antiquo’ di un secondo piano nobile, come a palazzo Sacchetti […]») e non esclude un coinvolgimento di Nanni per affinità stilistiche del palazzo di Alessandro con altri edifici da lui progettati, ipotizzando una continuazione dei lavori da parte del figlio Annibale33. Il palazzo di Alessandro dunque venne costruito in più fasi scandite dai diversi acquisti di immobili e dall’adeguamento stradale del 1559. A ridosso di questa data, il livello di finitura dell’edificio doveva essere considerato soddisfacente poiché di lì a poco Alessandro avrebbe commissionato a Taddeo Zuccari la decorazione di due ambienti al piano nobile. E’ indicativo che compaia come un blocco definito e imponente rispetto agli altri edifici dell’insula nella pianta di Etiènne Duperac del 1577, ma la condizione strutturale dell’edificio sarebbe stata modificata almeno altre due volte: dopo il 1592 ed entro il 1613, come si vedrà più avanti. Dalle Vite vasariane si apprende della commissione a Taddeo Zuccari di decorazioni a fresco con Storie di Alessandro Magno34 in occasione, secondo Cappelletti e Testa, delle nozze di Ciriaco con la cugina Claudia Mattei (figlia di Giacomo) avvenute tra 1560 e 156135. È importante osservare che, al pari dei lavori di costruzione e restauro dei palazzi dell’isolato Mattei intrapresi dai vari capifamiglia in maniera omogenea nei modi e nei tempi, anche per l’aspetto decorativo delle proprie abitazioni il gruppo familiare sembra fare riferimento allo stesso gruppo di artisti. Lo Zuccari infatti era noto alla famiglia Mattei avendo già lavorato in due occasioni per Giacomo al quale era stato presentato, come informa Vasari36, dallo zio Francesco Nardini. La personalità di questo artista non è stata ancora chiaramente delineata ma le fonti ci informano della sua attività architetture esposte al pubblico in Roma, Roma 1763, p. 53) e la notizia della sua presenza come testimone in un atto di divisione ereditaria tra Alessandro e Paolo Mattei (Il Trattenimento di virtuosi, cit. pp. 8- 9 e note 14-16 p. 11). 31 R. SAMPERI, Il palazzo di Ludovico Mattei nel Cinquecento in Palazzo Mattei di Paganica cit., in particolare pp. 195- 196. 32 VARAGNOLI in Palazzo Mattei di Paganica, cit., p. 151. 33 MARCUCCI in Palazzo Caetani, cit., pp. 109- 121. 34 Taddeo Zuccari «dipinse alle Botteghe scure per messer Alessandro Mattei in certi sfondati delle stanze del suo palazzo alcune storie di figure a fresco, ed alcun’altre ne fece condurre a Federigo suo fratello, acciò si accomodasse a lavorare» in VASARI, cit. 1991, p. 1181. 35 ASR, Collegio dei Notai Capitolini, Curtius Saccoccius, vol. 1518, f. 691 v, 4 novembre 1560, Promessa di nozze tra Ciriaco e Claudia Mattei. 36 «[…] ragionando messer Iacopo Mattei gentiluomo romano con francesco Sant’Agnolo di volere fare dipignere di chiaroscuro la facciata d’una casa, gli mise innanzi Taddeo; ma perché pareva troppo giovane a quel gentiluomo, gli disse Francesco che ne facesse prova in due storie, e che quelle, non riuscendo, si sarebbono potute gettare per terra; e riuscendo avrebbe seguitato. Avendo dunque Taddeo messo mano all’opera, riuscirno sì fatte le due prime storie, che ne restò messer Iacopo non pure sodisfatto, ma stupido» in G. VASARI, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori ed architettori, con nuove annotazioni e commenti di Gaetano Milanesi, Sansoni, Firenze 1878, vol. VII, p. 77- 78..

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come collaboratore del romano Luzio Luzi, pittore al quale sono state attribuite alcune decorazioni superstiti del salone di palazzo Mattei di Paganica (datati alla fine del quinto decennio del Cinquecento)37. Inoltre, intorno alla fine del quarto decennio del Cinquecento, il Nardini lavorava per i Massimo, famiglia strettamente imparentata con i Mattei38. Nel 1548 Taddeo Zuccari aveva compiuto quella che è considerata la sua prima opera autonoma a Roma: la decorazione a chiaroscuro della facciata del palazzo Mattei sulla Platea Piscinae con Storie di Furio Camillo che, allo stato attuale delle conoscenze, rappresenterebbe l’unico intervento di decorazione esterna di uno dei palazzi dell’isolato Mattei. La commissione di un’opera di questo genere può essere interpretata come il segno di un gusto un po’ attardato del committente ma allo stesso tempo come il modo più veloce e semplice di illustrare all’esterno della propria abitazione i segni di un nuovo prestigio sociale raggiunto. La scelta del soggetto della decorazione infatti- gli episodi della vita del condottiero romano Furio Camillo- vuole essere un riferimento alle qualità possedute dal padrone di casa, nello specifico virtù repubblicane di sacrificio e amore per la patria che è possibile ritrovare illustrate in altre decorazioni di palazzi dell’isolato Mattei. La decorazione, che consisteva in nove scene in un fregio a chiaroscuro continuo sulla facciata principale del palazzo e su quella laterale di via di Paganica, è andata perduta39 ma è nota grazie ad un disegno che fa parte della serie della Vita Illustrata di Taddeo disegnata da Federico40. In esso è 37

Il Nardini, che «lavorava di grottesche con Perino del Vaga a giornate» (IBIDEM) affiancò il Luzi anche nei cantieri di palazzo Massimo di Pirro (dal 1537) e nella biblioteca di Castel Sant’Angelo, v. N. DACOS, La volta di Luzio e dello Zaga, in Palazzo Mattei di cit., pp. 259- 280; S. PROSPERI VALENTI RODINÒ, Avvio allo studio sui disegni di Francesco Nardini da Sant’Angelo in Vado in “Accademia Raffaello. Atti e studi”, 1/ 2. 2003, pp. 61- 70. Un altro elemento che rinforza il legame dei fratelli Zuccari con la famiglia Mattei di Paganica è ben testimoniato da un ritratto di Ludovico II Mattei (in collezione privata) che Francesco Federico Mancini attribuisce a Federico Zuccari su commissione di Muzio Mattei, figlio di Ludovico (F. F. MANCINI, Federico Zuccari e il ritratto di Ludovico II Mattei di Paganica in “Studi di Storia dell’arte”, 24. 2013, pp. 181- 186). 38 Angelo Massimo, committente di Luzi, aveva sposato Attilia Mattei, sorella di Paolo ed Alessandro; uno dei loro figli, Tiberio, avrebbe sposato Olimpia Mattei, figlia di Ludovico e Lucrezia Capranica; lo stesso Giacomo Mattei aveva sposato in prime nozze Gerolama Massimo, sorella di Angelo, dalla quale ebbe Antonia. 39 Alcune parti di essa sembra fossero ancora visibili a fine Settecento, come testimonia Pietro Rossini: «nel muro che si vede nella strada che porta a Piazza Paganica vi si vedono le vestigie delle pitture a Chiaroscuro rappresentanti li fatti di Furio Camillo condotte da Taddeo Zuccari» in P. ROSSINI, Il mercurio errante delle grandezze di Roma, tanto antiche, che moderne, Roma 1776, pp. 234- 235. Per primo John Gere ha cercato di individuare disegni relativi a questa commissione, credendo di poter identificare con sicurezza almeno due scene: l’offerta dell’oro ad Apollo da parte delle matrone romane e il versamento del riscatto ai nemici Galli (J. A. GERE, Taddeo Zuccaro: his development studied in his drawings, Faber and Faber, London 1969, pp. cat. n. 119, p. 171, pl. 2; cat. n. 103, p. 164; cat. n. 197, p. 196; cat n. 84, p. 157; GERE, cit. 1995, n. 264-C p. 306, fig. 88); Vincenzo Farinella ha proposto una ipotesi ricostruttiva dell’intero ciclo (V. FARINELLA, “Fatti di Furio Camillo”: l’esordio romano di Taddeo Zuccari in “Ricerche di Storia dell’Arte”, 30. 1986, pp. 43- 60). 40 Esistono numerose copie e repliche del ciclo della Vita Illustrata di Taddeo Zuccari sparse nelle collezioni di tutto il mondo ma le più complete e di alto livello qualitativo sono quelle conservate al Getty Museum di Los Angeles e nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze, v. W. KORTE, Der Palazzo Zuccari in Rom: Sein Freskenschmuck und seine Geschichte, Leipzig 1935; D. HEIKAMP, Vicende di Federigo Zuccari in “Rivista d’arte”, vol. XXXII, 1957, pp. 200- 232; J. A. GERE, Taddeo Zuccaro: his development studied in his drawings, Faber and Faber, London 1969; Z. WAŹBIŃSKY, Lo Studio- la scuola fiorentina di Federico Zuccari in «Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz», 29 Bd., H. 273 (1985); The life of Taddeo Zuccaro by Federico Zuccaro: from the collection of the British Rail Pension Fund, auction 11 February 1990, Sotheby’s, New York 1989; C. ACIDINI LUCHINAT, Taddeo e Federico Zuccari: fratelli pittori del Cinquecento, Jandi Sapi, Roma 1998-1999; Taddeo and Federico Zuccaro: artists

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raffigurato Taddeo mentre conclude l’opera, ritto su una impalcatura costruita su uno dei lati breve del palazzo, assistito da varie figure allegoriche che richiamano una folla di curiosi (tra i quali alcune didascalie indicano gli artisti Daniele da Volterra, Girolamo da Sermoneta, Francesco Salviati, Giorgio Vasari e Michelangelo rappresentato in sella ad un cavallo: tutti effettivamente presenti a Roma, impegnati in diversi cantieri- tranne il Vasari, che si trovava allora a Firenze) che decretano la fama finalmente raggiunta dal giovane artista. La seconda commissione di Giacomo Mattei per Taddeo fu la decorazione della cappella che il gentiluomo aveva costruito nella chiesa di Santa Maria della Consolazione con scene della Passione Cristo41, alla quale lo Zuccari attese probabilmente dalla fine dell’anno 155342 fino al 1556 (come recita l’iscrizione visibile ancora oggi sulla cancellata che chiude la cappella). Giorgio Vasari racconta di un incarico accettato «volentieri e per piccol prezzo», al quale lo Zuccari attendeva «se non quando si sentiva in capriccio e vena di fare bene», nonostante fosse impegnato in numerosi altri lavori: d’altra parte il suo mecenate gli permetteva di lavorare «con suo commodo». Se dunque la lentezza dei lavori è una condizione accettata da Giacomo pur di ottenere l’opera di un artista che doveva apprezzare particolarmente, per Taddeo questa fu l’occasione per acquistare visibilità sulla scena artistica romana, dato che i Mattei erano una famiglia tra le più note e potenti dell’Urbe43.

brothers in Renaissance Rome, Paul Getty Museum, Los Angeles 2007). Derivanti dai disegni sono i sette dipinti ad olio su cuoio, già di proprietà della Contessa Vincenza Santafiore, oggi conservati presso la Galleria Nazionale di Arte Antica a Palazzo Barberini (contrariamente ai disegni, essi non sono citati nell’inventario dei beni di Federico redatto nel 1603, nonostante presentino sul retro lo stemma familiare del pan di zucchero v. L. MOCHI ONORI, R. VODRET, Galleria nazionale d’arte antica Palazzo Barberini, I dipinti: catalogo sistematico, L’Erma di Bretschnider, Roma 2008, p. 468-469; l’inventario è pubblicato da V. LANCIARINI, Dei pittori Taddeo e Federigo Zuccari di S. Angelo in Vado, estratto dal giornale «Nuova Rivista Misena», Spinaci, Jesi 1893). Il testamento di Giacomo Mattei non fa esplicita menzione di questi lavori ma parla in generale di decorazioni («[…] Item supradictus dominus testator asseruit et dixit se habere domum sita Rome in regione S. Angeli in platea Piscine, sive nobilium dnorum de Matheis vulgariter nuncupata, in qua domo ipse d. testator habitavit iure proprio notabilia melioramenta facta per eum de suis propriis pecuniis valoris scutorum ter millia vel circa ut dixit esse notorium ex quo dicta domus fuit pro maiori parte refundata et instaurata, renovata et exornata» in ASR, Collegio dei Notai Capitolini, Lucas Antonius Butius prot. 310, f. 41 e sgg., Testamento di Jacopo Mattei del 17 settembre 1560; altri testamenti sono in Idem, vol. 308, 23 ottobre 1566 e vol. 312, cc. 309r- 321v seguito dall’«Inventario delli Mobili di casa»). 41 Da un documento notarile del 21 gennaio 1553 si apprende che la Compagnia della Consolazione aveva concesso al gentiluomo un «loco» nella chiesa perché vi costruisse una cappella dedicata al Crocifisso («[…] La detta Compagnia o ver guardiani concedono a detto messer Jacovo & suoi heredi & successori in perpetuo un loco nella chiesa della Consolatione ad effetto de construirci una cappella sotto il nome & vocabulo del Crucifisso, il qual loco sta nel cantone verso la chiesa de san giovanni de collato a man dritta entrando per le porte d’inanti» in AAM, ex Mazzo 36, vol. 435: 1497- 1697 acquisti e amministrazione d’immobili, «Instromento di consegna ò assegna di un luogo, ò Cappella detta dell’Il.mo Crocifisso esistente nella Chiesa di Santa Maria della Consolazione»). 42 «Intanto avendo messer Iacopo Mattei fatta murare nella chiesa della Consolazione sotto il Campidoglio una capella, la diede, sapendo già quanto valesse, a dipignere a Taddeo» VASARI- MILANESI, cit., VII, p. 83. 43 «[…] per mostrare ad alcuni, che andavano dicendo che non sapeva se non fare facciate e altri lavori di chiaroscuro, che sapeva anco fare di colori» in VASARI- MILANESI, cit., VII, p. 83. Secondo John Gere il desiderio di autoaffermazione che Taddeo inseguiva tramite questa commissione intride le scene dell’intero ciclo, che appaiono come uno straordinario sfoggio di virtuosismo (GERE, cit. p. 59) perseguito attraverso una lunga gestazione provata dal cospicuo numero di disegni ad oggi noti (da ultimo M. S. BOLZONI, Intorno a due poco noti disegni di Taddeo Zuccari per la cappella Mattei in Santa Maria della Consolazione, in “ArtItalies”, 20.2014, pp. 21- 29).

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Occorre ricordare infine la familiarità dei Mattei con gli Orsini44, altri importanti committenti per i fratelli Zuccari: Paolo Giordano commissionò loro la decorazione di alcune sale del suo castello di Bracciano, dove i lavori vennero condotti tra 1558 e 156045. Non sorprende dunque la scelta di Alessandro Mattei di affidarsi ad un pittore “di casa” e di chiara fama come Taddeo che, come racconta Vasari, in questa occasione associò il fratello Federico. Nella prima stanza dopo il salone nobile (Sala degli Arazzi) si trova ancora oggi, al centro del soffitto, la scena con le Nozze di Alessandro e Rossane; altri quattro episodi sulla vita di Alessandro, dipinti entro ottagoni, che incorniciavano la scena sono stati staccati e posti nella Galleria, all’entrata dell’appartamento. Nella sala seguente (Sala Luigi XVI) l’episodio centrale della decorazione è L’incontro di Alessandro con il sommo sacerdote di Gerusalemme, accompagnato anch’esso da altri quattro episodi. È chiaro l’intento celebrativo del ciclo che esalta l’amore coniugale e la pietas, quasi un augurio di futuri fasti al primogenito Ciriaco. E’ forse anche una allusione alla cultura classica del committente Alessandro: nella sua biblioteca si trovava un esemplare delle Vite di Plutarco, principale fonte iconografica della decorazione46, ed un disegno di Stephanus Vinandus Pighius (1520- 1604) testimonia la presenza di almeno un rilievo antico nel suo palazzo47. Alessandro morì probabilmente poco dopo la stesura del suo testamento, avvenuta il 15 marzo 1565 («sanus mente et intellectu sed corpore languens»), lasciando al primogenito Ciriaco la «domum novam per ipsum testatore construita» e agli altri figli maschi e alla moglie la possibilità di abitarvi, istituendo il vincolo della primogenitura maschile sui beni della casata48. Al momento della sua morte Alessandro lasciava agli eredi un ingente patrimonio immobile (nella cui gestione subentrò Ciriaco anche in rappresentanza dei fratelli, come mostrano i regesti notarili dall’aprile 1565) e pecuniario al quale il figlio Girolamo attinse nel 1567 per l’acquisto della carica di protonotario apostolico, avviando in questo modo la sua carriera ecclesiastica. 3.2 Una ipotesi per un palazzo di Girolamo Mattei 44

Fabio Mattei di Paganica, fratello di Muzio e cugino di Ciriaco, Girolamo e Asdrubale, aveva infatti preso in sposa Faustina Orsini, figlia di Pierfrancesco Signore di Bomarzo e Giulia Farnese. 45 ACIDINI cit., vol. I, pp. 116- 123. 46 CAPPELLETTI- TESTA, Il Trattenimento di Virtuosi …., p. 10. 47 P. G. HÜBNER, Le statue di Roma, Klinkhatdt & Biermann, Lipsia 1912, p. 58. 48 «[…] in domo predicta dictum d. Hieronimus et alij eius testatoris filij infrascripti possint et habeant facultate inhabitandi comodo et forma et per tempus per nob. d. paulum eiusdem testatoris germanum fratrem declarand». Alla moglie Emilia Mazzatosta, Alessandro restituiva la sua dote, assegnava la rendita due case («in urbe in loco detto il pelegrino et hospitium quod habet in loco detto ponte sixto») e stabiliva la sua abitazione nel palazzo di famiglia, specificando che ella dovesse avere a disposizione due stanze scelte a suo piacimento. Infine stabiliva che la sua sepoltura avvenisse «in ecclesia s.te Marie Araceli in cappella nova nuper ipsum testatore erecta ac construita» (ASR, Collegio dei Notai Capitolini, Curtius Saccoccius, vol. 1524, cc. 210 r- 211 v). La cappella fu costruita nel 1564 circa ma decorata solamente a partire dal 1586- ’87 per interessamento del figlio Ciriaco (v. Capitolo 4, paragrafo 4.2).

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Il palazzo dunque divenne la residenza condivisa dei fratelli Mattei (Ciriaco con la moglie Claudia, insieme ai figli Giovanni Battista- nato nel 1568- Erminia, Giulia e Alessandro; Asdrubale, dal 1590 con la prima moglie Eleonora Rossi di San Secondo) e della loro madre Emilia Mazzatosta (morta nel giugno 1591). In base a quanto detto finora, è possibile ipotizzare che Ciriaco e Claudia occupassero le due stanze con gli affreschi degli Zuccari (la scena delle Nozze sembra del tutto appropriata ad una camera da letto), che Emilia avesse a disposizione altre due camere e Asdrubale fosse sistemato in alcuni degli ambienti restanti. Per quanto riguarda invece Girolamo, tornato a Roma dopo il dottorato conseguito a Bologna nel 1568, la questione non è del tutto chiara. Giova ricordare che il palazzo di Alessandro affacciava, dal lato sud- est, su uno spazio aperto condiviso con alcune case appartenenti al fratello Paolo Mattei, con le domus di Ciriaco e in parte con il palazzo di Ludovico II49. Paolo morì nel 159250 privo di eredi diretti, e nel suo testamento dispose lasciti testamentari in favore della moglie Tuzia Colonna e dei nipoti. Le proprietà di Paolo nell’insula a questa data non costituivano un blocco unico come il palazzo di Alessandro ma erano articolate in più edifici dei quali non esiste altra testimonianza che gli atti di successione (5 giugno 1592). In essi sono citate almeno 5 case nell’isolato Mattei (insieme al giardino e palazzo sul Palatino ed al Castello di Antona), alcune delle quali cedute da Ciriaco ad Asdrubale per la costruzione del suo palazzo. Infatti in una stima del gennaio 1599, eseguita da Pietro Paolo Olivieri su incarico di Asdrubale, si fa riferimento a «doi casetti» da abbattere per fare posto al cantiere del nuovo palazzo51. Nel testamento rogato il 19 febbraio 1592, Paolo Mattei lasciava alla moglie Tuzia la casa sede della loro residenza (della quale disponeva la devoluzione ad Asdrubale dopo la scomparsa della consorte) descritta come una costruzione disposta intorno ad una corte con una fontana, una scala esterna a volte ed un giardino, in una configurazione simile alla casa di Ludovico I52. A Girolamo assegnava «la sua parte che disse havere nella casa overo palazzo dove detto S.r Cardinale al presente habita contiguo alla casa dove al presente habita esso S.r Testatore et alla casa del S.r Jacomo Matthei buona memoria che hoggi dì è dell’Ill. S.r Muthio Matthei et alla casa dove habitano detti S.ri heredi universali [Asdrubale e Ciriaco]» disponendo in seguito che, alla morte

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Si rimanda alle elaborazioni grafica dell’isolato Mattei create da P. Brunori e contenute nel saggio di Claudio Varagnoli in Palazzo Caetani cit., pp. 17- 19 e 23. 50 Del funerale si occupò il cardinale Mattei, che spese 270. 85 scudi il 4 marzo 1592 («E a di detto scudi 270.85 di moneta pagati al s.r Perinto Luti disse per pagare diverse robe per lo scoruccio di s. Paolo Mattei zio di S S Ill.ma» in AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1588- 1594, c. 12 v). 51 «[12 gennaio 1599] a ms. Pietro Paolo Olivieri architetto per stima fatta di doi casetti ch’erano dell’heredità del s.r Paolo Matthei comuni col S.r Ciriaco mio fratello prese da me per incorporarle nella mia fabrica, le quali tutti doi sonno stati stimati scuti 599, et a me toccara pagare al S.r Ciriaco scuti 299.50 di mia parte». in PANOFSKY- SOERGEL cit., doc. I- II- III, pp. 167- 168 e nota 23 p. 114. 52 VARAGNOLI in Palazzo Caetani cit,, p. 24.

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del Cardinale, «detta parte di casa overo palazzo si devolva et venga et spetti intieramente alli heredi universali». Girolamo dunque doveva abitare in un palazzo compreso nell’isolato Mattei, confinante con i beni di Ludovico, Giacomo e Alessandro, probabilmente una antica domus la cui proprietà era divisa a metà tra i fratelli Alessandro e Paolo come attesta una nota dell’archivio familiare in cui la casa è descritta tra i beni ereditari di Alessandro come «Casa grande a piazza Matthei cioe la metà di d.a casa dove habitano li Ministri communi, si valuta tutta detta casa scudi 6 m. et la metà che è dell’Heredità del d.o s.r Alessandro»53. Girolamo dovette risiedere in questa casa almeno dal settembre 1578 fino al 5 dicembre 1586, come dimostrano gli atti delle congregazioni dei Deputati della Reverenda Fabbrica di San Pietro. Non avendo in questi anni una sede fissa, la Congregazione della Fabbrica si riuniva alternativamente in diversi luoghi: in San Pietro, negli uffici curiali di Ludovico Bianchetti, in Palazzo Farnese (essendo il cardinale Farnese Presidente della congregazione) o nel palazzo (poi di Propaganda Fide) di Bartolomeo Farrattini ma più frequentemente nel palazzo di Girolamo presso piazza Mattei, «in Pallatio Ill.mi et R.mi D. A. C. ad platea Mattheis»54. La specifica topografica della piazza non permette fraintendimenti con il palazzo di Alessandro su via delle Botteghe Oscure nonostante esso sia indicato come il «Pal. R.mi Card. Matthaei» nella contemporanea serie dei Palatia Procerum Romanae Urbis di Girolamo Franzini55: è lecito supporre che l’indicazione di proprietà facesse riferimento alla persona, in ambito familiare, di più alto rango a livello gerarchico quale era appunto il cardinale Girolamo (ciò è provato anche da una notizia del 1601, come si vedrà più avanti), nonostante il vero proprietario del palazzo fosse il fratello primogenito Ciriaco. Quest’ultimo sarebbe tornato ad abitare nel palazzo paterno prima del 159956, come dimostrano il suo interesse per la grandiosa decorazione delle stanze al piano nobile ed alcune voci di pagamento

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AAM, Mazzo 12, Nota di tutti li beni dell’Heredità del s.r Alessandro Matthei et dell’entrata che rendono. Nell’inventario di Paolo Mattei stilato il 5 giugno seguente si trova un altro riferimento a questo palazzo, definito come quello «dove habita l’Illustrissimo et Reverendissimo Signor Cardinal Matthey lasciata al detto Cardinal in vita di sua Signoria Illustrissima et Reverendissima» in Idem, doc. n. III p. 167- 168. 54 Un altro luogo che viene citato spesso è un «pallatio Ill.mi A.C. apud montem jordanum» (la locuzione appare in varie carte, da 124 v- del 22 novembre 1578- a c. 178 r- del 30 marzo 1585 in ARM. 16, A, 158), forse un palazzo preso in affitto in quella zona dal Mattei ma di questa notizia per ora non ho trovato nessun altro riscontro. 55 G. FRANZINI, Palatia Procerum Romanae Urbis, 1589 (Roma, Biblioteca della Camera dei Deputati, EAS XVI 01 e 02). 56 L’ipotesi che il cardinale Mattei abitasse in un altro palazzo rispetto a quello costruito dal padre Alessandro era stata già avanzata da Elizabeth Schröter sulla base dei documenti pubblicati da Gerda Soergel- Panofsky (SCHRÖTER, cit. 1995, p. 64), che sosteneva inoltre che il cardinale utilizzava le grandi sale del palazzo alle Botteghe Oscure solo per eventi ufficiali, ricevimenti e banchetti. I documenti che ho reperito nell’Archivio della Fabbrica di San Pietro confutano in parte questa ipotesi poiché dimostrano che le riunioni della Deputazione avvenivano nel vecchio palazzo di Paolo Mattei donato a Girolamo. Gli stessi lavori di decorazione e adeguamento del palazzo alle Botteghe Oscure finanziati da Girolamo Mattei sembrano deporre a favore di un suo trasferimento nel palazzo avito almeno nel 1601, tanto più che la sua vecchia dimora doveva essere stata abbattuta per lasciare spazio alla fabbrica del Palazzo Mattei di Giove. Infine, molti dei familiari dei Mattei non abitavano nel Palazzo: alcune note di spesa conservate nell’Archivio Antici Mattei suggeriscono ad esempio che Girolamo Noli, agente di Asdrubale e Ciriaco Mattei, condivideva una casa

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cavate dai registri dei suoi attendenti (come si vedrà più avanti), trascorrendo alcuni mesi nel palazzo d’Araceli, probabilmente quando i lavori arrivarono ad interessare le sue stanze private. La serie dei Palatia Procerum Romanae Urbis di Girolamo Franzini documenta l’aspetto della facciata del palazzo al 1589, anno della sua prima edizione. Nonostante il segno xilografico sia sintetico, il palazzo è descritto in tutti i suoi particolari (si noti ad esempio l’indicazione della cornice decorativa tra il primo piano e quello sottostante). L’elemento più evidente è l’assenza del secondo ordine di finestre quadrate al piano nobile, che dovettero essere aperte necessariamente entro l’inizio dei lavori di decorazione del salone nel novembre 1598 poiché esse sono inglobate nella decorazione a fregio di Paul Bril57. Fu forse questo uno dei lavori realizzati da Ciriaco che, come riferisce nel suo testamento, aveva «notabilmente accresciuto, et ornato» il palazzo ricevuto in eredità dal padre58. Un altro particolare è quello delle due torri ai lati della facciata, una delle quali da identificare con l’antica Turris salitulae medievale inglobata nelle fabbriche Mattei (e ancora oggi visibile) mentre l’altra forse apparteneva a qualcuno degli edifici demoliti per la costruzione di Palazzo Mattei di Giove. Alla luce delle notizie finora esposte, l’ipotesi di Carla Benocci su un coinvolgimento di Girolamo nell’elaborazione iconografica della Fontana delle Tartarughe commissionata dal cugino Muzio per Piazza Mattei (Taddeo Landini su modello di Giacomo della Porta, 1588) si fa più stringente ma rimane in ogni caso priva di fondamento documentario e va dunque trattata con le dovute cautele59. posta nel Rione di Sant’Angelo con Andrea Ferrari («Del Mese di settembre 1596. Conto delli lavori fatti in casa del sig.r Asdrubale Mathei a la casa dove sta ms Gironimo In prima per haver fatto doi finestre di castagna alla camera del s.r Andrea ferari monta scudo uno e baiochi 50____ 1.50 […]»; «Adi 23 8bre 1596. […]Io bartolomeo sopradetto ho recevuto da Hieronimo Noli julij quindici per […] l’haver nettato il pozzo dove lui habita con ms Andrea ferrari» in AAM, Mazzo 504, Carte sparse). 57 Quando ciò non bastasse, una anonima descrizione del palazzo, risalente al 1601, lo conferma: «73. Casa del card. Matthei. Ha la facciata dinanti di passi 54 con finestre principali nove et sopra dei fenestrati de mezzanini, la Porta è nel mezzo, la facciata del fianco è passi 48 con finestre otto. Questa casa ha il cortile che regira quadro di passi 15 con loggie larghe passi 6. Ci è una sala lunga passi 30, larga 21» in P. TOMEI, Contributi d’archivio. Un elenco dei palazzi di Roma al tempo di Clemente VIII in “Palladio”, 17. 1939, pp. 219- 230, in particolare p. 226 (nella trascrizione del testo fornita in C. ROBERTSON, Rome 1600. The city and the visual arts under Clement VIII, Yale University Press, New Haven 2015, Appendix 2, n. 73 p. 335 si corregge in: «Ci è una sala lunga pasi 30, larga 25»). 58 ASR, Collegio dei Notai Capitolini, Octavius Caputgallus, vol. 486, cc. 244- 369. 59 C. BENOCCI, Taddeo Landini e la fontana delle Tartarughe in Piazza Mattei a Roma in “Storia dell’arte”, 50/52. 1984, pp. 187- 203, in particolare pp. 195- 196. Non è ancora chiaro il coinvolgimento del cardinale Mattei nella realizzazione delle fontane nel quadrivio formato dalle odierne via del Quirinale e via delle Quattro Fontane. Secondo alcune ricevute del 1590 e 1591 rilasciate dalla Camera Apostolica a Pietro Paolo Olivieri, quest’ultimo veniva pagato «in conto delle figure da farsi alla fontana di Montecavallo […] per provisione del Cardinale Mattei» (ASR, Camerale I, Giustificazioni di Tesoreria, b. 18, cc. 18- 19; Idem, Fabbriche, reg. 1533, segnalati in Fonti per la storia artistica romana al tempo di Clemente VIII, a cura di Anna Maria Corbo, Roma 1975, p. 54). Nell’opera era probabilmente coinvolto anche Muzio Mattei, v. A. CREMONA, Pietro Paolo Olivieri e l’Andromeda: identità difficili, studio per expertise in vista della vendita all’asta della statua di Andromeda attribuita all’Olivieri in The exceptional sale. New York 13 April 2016, catalogo d’asta Christie’s, New York 2016. Dopo la divisione ereditaria tra i figli di Ludovico II, il palazzo dell’insula rimase a Fabio mentre il fratello Muzio decise di trasferirsi al Quirinale, incoraggiato dall’interesse di Sisto V nel ripopolamento della zona (v. la bolla papale «Erectionis Burgi Felicis S. Bernardi» in G. SIMONCINI, Roma Restaurata: Rinnovamento urbano al tempo di Sisto V, Leo S. Olschki, Firenze 1990, pp. 172- 174) facendo costruire un palazzo (l’attuale palazzo Albani Del Drago), su progetto di Domenico Fontana tra 1587 e 1590, proprio lungo la nuova via Felice.

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Nulla emerge dai registri contabili del cardinale a proposito di questa casa su piazza Mattei, per di più non individuabile esattamente nel tessuto attuale dell’isolato. 3.3 Notizie di una inedita decorazione a graffito nell’insula Matthei e chiarimenti sui lavori nella villa al Palatino di Asdrubale Mattei Sugli spazi aperti dell’insula invece una inedita notizia documentaria riferisce di un progetto di decorazione intrapreso da Ciriaco a nome suo e dei suoi fratelli. Il 21 marzo 1585 il pittore Annibale di Sigismondo de Stefani veronese si impegnava a dipingere a graffito quattro scene di paesaggio in «un Cortile vicino al Giardino esistente nel palazzo vecchio posto tra due altri Palazzi de detti s.r Ciriaco et fratelli posti nel Rione de s.to Angelo in Pescheria» e «tutto il resto che bisognara nel detto cortile, cioè graffito polito in tutta perfetione tutto quello che guarda nel cortile de detto Palazzo quel che sta sotto alle loggie et anchora tutti li pilastri che guardano alla fontana»60. Secondo l’accordo, il pittore avrebbe iniziato a lavorare il giorno stesso dipingendo un primo «quadro» che, nel caso in cui non avesse incontrato i gusti di Ciriaco, si sarebbe impegnato a rifare per il compenso di 55 scudi. Dell’opera in questione non esiste altra notizia né si conoscono altre opere del De Stefani61. Non è chiaro se l’impresa venisse realizzata o meno (il frammento di un fregio graffito a motivi geometrico- floreali nell’androne di Palazzo Mattei di Giove testimonia comunque l’esistenza di decorazioni di questo genere nei palazzi Mattei62) ma la notizia in sé costituisce la prova di un investimento comune da parte dei fratelli Mattei negli spazi dell’insula. Gli sforzi finanziari dei tre fino al 1599 (con l’eccezione del cantiere di Palazzo Mattei di Giove, avviato da Asdrubale dal 1598) sembravano tutti volti verso l’esterno dell’insula: alla decorazione della cappella familiare all’Ara Coeli; alla costruzione e decorazione, negli anni ’70, della Villa al Celio (che Ciriaco aveva ereditato dallo zio e suocero Giacomo dal 1566); alla sistemazione del Palazzo capitolino di Paolo III da parte di Girolamo63; al restauro e alla decorazione della Villa sul Palatino che Asdrubale aveva ereditato dallo zio Paolo.

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ASR, Collegio dei Notai Capitolini, Curtius Saccoccius, vol. 1562, 12 marzo 1584, cc. 215 r- v, v. Appendice documentaria, doc. XI. 61 Annibale (nato tra 1557 e 1563) è figlio del pittore Sigismondo de Stefani veronese. È nominato in alcuni documenti della città natale (nel 1603, 1605, 1614 e 1616) e non era fino ad oggi nota la sua attività a Roma (secondo il documento citato in nota 50, egli abitava nella zona di Borgo, vicino la basilica di San Pietro), v. E. M. GUZZO, Sigismondo De Stefani, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 39 (1991), ad vocem. 62 V. C. VARAGNOLI, Eredità cinquecentesca e aperura al nuovo nella costruzione di palazzo Mattei di Giove in “Annali di Architettura. Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza”, n. 1011. 1998- 1999, immagine n. 24 p. 332. 63 V. Capitolo IV, paragrafo 4.2.

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Tra l’altro è proprio per questa villa, distrutta quasi completamente negli anni ’30 del XX secolo64, che esiste notizia di una decorazione simile a quella del cortile Mattei nel rione Sant’Angelo. Attraverso il contratto per la decorazione, che ho trovato tra le carte del notaio capitolino Ottaviano Saravezzi, è possibile chiarire l’identità di quei «Pasquale e Archangelo pittori» nominati tra i pagamenti di Asdrubale65 e di conoscere nei particolari questa commissione. Già dal gennaio 1595 Asdrubale aveva avviato dei lavori di restauro dell’edificio e a luglio delle pitture raffaellesche che in esso si trovavano66; nel marzo 1596 stipulava degli accordi con i pittori 64

Secondo Rodolfo Lanciani, la villa venne costruita nel 1515 e Paolo Mattei l’acquistò da Cristoforo Stati (morto nel 1552) per 1500 scudi, ingrandendola poi con l’acquisto di alcune terre adiacenti appartenenti ai Colonna nel 1561 (LANCIANI cit., I, 1902, p. 212; II, 1903, pp. 47 e seguenti). Dopo essere passata in eredità ad Asdrubale, essa cambiò proprietario più volte (nel 1689 passò agli Spada, nel 1746 ai Magnani e da essi all’abate francese Paul Rancurel, a Paolo Montagnani, Giovanni Francesco Brunati, alla famiglia Colocci di Jesi) fino al 1818, quando venne acquistata da William Gell e Charles Mills: quando quest’ultimo ne divenne unico proprietario, ne alterò profondamente l’aspetto originale in forme neogotiche. Dopo un lungo periodo in cui fu abitata dalle Suore delle Visitazione, venne demolita nel 1926. La decorazione cinquecentesca a fresco della loggia con divinità pagane e scene mitologiche è attribuita a Baldassarre Peruzzi (G. MANCINI, Considerazioni sulla pittura, a cura di Adriana Marucchi con commento di Luigi Salerno, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1956, vol. I, p. 285; G. P. BELLORI, Nota delli Musei, librerie, gallerie & ornamenti di statue, e pitture, né palazzi, nelle case, e né giardini di Roma, con prefazione e commento di Emma Zocca, Panetto & Petrelli, Roma 1976, p. 35; Guattani la dice casa di campagna di Raffaello Sanzio, G. A GUATTANI, Roma descritta e illustrata, Pagliarini, Roma 1805, tomo I, pp. 48 e ss; il Nibby cita i restauri di Camuccini del 1824, A. NIBBY, Itinerario di Roma e delle sue vicinanze, compilato secondo il metodo di M. Vasi da A. Nibby, Nicoletti, Roma 1830, pp. 155- 157; Bartoli riconobbe lo stemma Mattei- Gonzaga aggiunto a tali affreschi probabilmente nel corso dell’intervento di restauro del Cavalier d’Arpino nel 1595, v. A. BARTOLI, La villa Mills al Palatino in “Rassegna contemporanea”, Cappelli, Rocca San Casciano anno I, num. I, 1908; A. FORCELLINO, Gli affreschi della Loggia Stati al Palatino in “Storia dell’arte”, 50/52. 1984, pp. 119- 125; M. E. GARCIA BARRACO, Villa Mills sul Palatino e la Domus Augustana, Arbor Sapientiae, Roma 2015; v. anche la voce di pagamento di Asdrubale del 15 luglio 1595 in Il Trattenimento di Virtuosi cit., p. 147, voce n. 10). Gli affreschi parietali, con scene relative alla storia di Venere e Adone, sono state staccate nel 1846 e trasferite all’Ermitage di Pietroburgo; altre parti, compresi i tondi con i segni zodiacali, subirono qualche anno dopo la stessa sorte, essendo stati trasferiti al MoMA di New York. Non è possibile individuare con certezza le statue che ornavano la villa ai tempi di Paolo Mattei e che, secondo la Panofsky- Soergel, vennero da Asdrubale collocate nel cortile del suo nuovo palazzo nel rione Sant’Angelo nonostante le avverse disposizioni testamentarie dello zio (PANOFSKY- SOERGEL cit., doc. n. II p. 167; secondo Stefania Pafumi, le antichità dovevano essere state scavate proprio in quella zona, come attestano i documenti Mattei in cui si parla di statue repertae, v. S. PAFUMI, Per la ricostruzione degli arredi scultorei del Palazzo dei Cesari sul Palatino: scavi e rinvenimenti dell’abate francese Paul Rancurel (1774- 1777) in “BABesch- Bulletin Antieke Beschaving”, 82, luglio 2007, pp. 207- 225). 65 Già Francesca Cappelletti proponeva di identificare «Pasquale» con lo jesino Cati data la formula analoga con la quale il pittore appare tra i pagamenti per Palazzo Altemps del 1591 e ipotizzava che avesse lavorato in un piccolo ambiente, detto «piccolo gabinetto» (BARTOLI cit., pp. 14- 18), decorato da paesaggi circondati da grottesche, raffigurati in fotografie di inizio secolo (Il Trattenimento di virtuosi cit. , pp. 54- 55; F. CAPPELLETTI, Gli affanni e l’orgoglio del collezionista. La storia della raccolta Mattei e l’ambiente artistico romano dal Seicento all’Ottocento in Caravaggio e la collezione Mattei, Cat. mostra Roma 1995, pp. 39- ss). 66 I lavori nella villa ebbero inizio dal gennaio 1595 (pagamenti a muratori e scalpellini e ad un «Giovannino» pittore, forse Giovanni Ferri per pitture nella cappella che si trovava all’interno del giardino) e a luglio dello stesso anno il Cavaliere Giuseppe Cesari fu incaricato di restaurare i vecchi affreschi della loggia (Il Trattenimento di Virtuosi cit., pp. 54- 55: AAM, Mazzo 54, Nota di tutte le spese fatte in fabrica del mio giardino detto di Palazzo maggiore, lassatomi dalla bo:me: del S. Paolo Mattei mio zio incominciando dal primo di gennaro 1595, ff. 91, 92 e passim). È probabile che qualche piccolo intervento ai soffitti fosse stato realizzato già tra la fine del 1592 e i primi mesi del 1593, come testimoniano due ricevute di pagamento a nome di Carlo Nuti (falegname avrebbe lavorato nel 1599 al soffitto del Palazzo alle Botteghe Oscure) che riceveva 19 scudi in totale dall’ «Ill.mo ss. Erede della bona memoria del s.re pagolo matei» per «servitio che io ho fatto alla villa di lor ss.» («Adi 31 di dicembre 1592. Io carlo nuti falegname ho ricevuto in contanti da Ill.mo ss erede della bona memoria del s.re pagolo mateii per mano di ms antonio pacini scudi dodici di moneta sono per resto del servitio che io ho fatto alla villa di lor ss. Per in fine di questo presente giorno e in fede io carlo sopra detto li ho fatto la presente dicho scudi 12. Io carlo nuti falegname mano propria»; «Adi 18 di febraro 1593. Io carlo nuti falegname ho ricevuto in contanti dalle Ill.me s.rie erede della bona memoria del s.re paolo mateij per le

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Pasquale Cati e Arcangelo Aquilini da Jesi in società perché realizzassero entro la fine di maggio una decorazione a graffito nel cortile del giardino «con dentro paesi coloriti et favole dentro arme con le anime di esse arme colorite imprese con li loro motti». In occasione della stesura del contratto, Asdrubale disponeva di consegnare ai pittori entro qualche giorno una lista di scene che desiderava fossero dipinte («caccie pescagioni favole imprese che ci vorrà et quelle farle a gusto») e pretendeva da loro che nessun altro vi lavorasse, se non un garzone che provvedesse solamente «a portare acqua, pennelli et altre cose necessarie»67. Pasquale Cati fu uno degli artisti preferiti del cardinale Marco Sittico Altemps, per il quale decorò la cappella familiare in Santa Maria in Trastevere (1588- 89) e alcuni ambienti del suo palazzo alle spalle di Piazza Navona insieme a Vitruvio Alberi (1584- 91) e poi nella Sala dei Palafrenieri (o di Mosè) con Vincenzo Conti, Giovanni Battista Lombardelli e Antonio Viviani (autore della decorazione della loggia al piano nobile, affrescata nel 1592)68. Quest’ultimo venne incaricato, nel 1595, di stimare gli affreschi eseguiti da Cati nel cortile del Gioiello di Palazzo Altemps69: il pittore dunque non era nuovo a questo tipo di decorazioni orchestrate intorno a grottesche e brani paesaggistici, il più celebre autore delle quali fu Girolamo Muziano, con cui Pasquale fu in stretti rapporti fin dagli anni ’70 del Cinquecento. Dello jesino Arcangelo Aquilini nulla si sapeva finora del soggiorno e dell’attività romana, provate unicamente dalla presenza del suo nome nella lista dei fondatori dell’Accademia di San Luca (1592) 70 ed in una relazione di riunione di accademici (28 dicembre 1598) 71 , mentre più

mane di ms antonio pacini suo agente scudi sette … sono per resto delle soffitte fatte alla villa da me carlo sopra detto e perche cosi è la verità io ho fatta la presente di mia mano oggi questo di e anno sopra detto dicho scudi 7. Io carlo nuti mano propria» in AAM, Mazzo 508, Carte sparse). Lavorò nella villa anche Vittorio Ronconi, falegname alla Colonna Traiana, che nel maggio 1600 si accordava con Asdrubale per realizzare tutte le finestre e le porte del piano nobile del suo nuovo palazzo a S. Caterina dei Funari (il contratto è in ASR, Trenta notai capitolini, uff. 11, Ottaviano Saravezzi, vol. 42, cc. 621 r- 622 v e 635 v); nel giugno 1600 veniva ingaggiato per sistemare i «solari requadrati» del pianterreno e del primo piano e per fare «tutti telari per tutte le fenestre grandi della fabrica […] simili a quelle fatte da esso m.o Vittorio nel mio giardino di Campo Vaccino, che gli le pagai scudi quattro l’una […]» (AAM, Mazzo 503, Asdrubale Mattei: costruzione del Palazzo nuovo, c. 108 r). 67 ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 11, Ottaviano Saravezzi, vol. 31, cc. 288r- 289 v e 304 r, v. Appendice documentaria, doc. XII. Tra i testimoni appare Pietro Paolo Olivieri, artista legato alla famiglia fin dai primi anni della sua carriera, che fu architetto dei giardini della villa di Ciriaco al Celio (C. BENOCCI, Il rinnovamento seicentesco della Villa Mattei al Celio: Francesco Peparelli, Andrea Sacchi, Andrea Lilli ed altri artisti in “Storia dell’arte”, 66. 1989; Villa Celimontana, a cura di Carla Benocci, Nuova Eri, Torino 1991; Il Trattenimento di virtuosi cit., p. 14) e fornì i disegni per il soffitto del salone nobile di Palazzo Mattei Caetani (1598, v. Capitolo V, par. 5.1.1). 68 F. GRISOLIA, Per Giovanni Battista Lombardelli, Pasquale Cati e Vespasiano Strada disegnatori in “Paragone”, 61. 2010, pp. 3- 39; A. ZUCCARI, Dipingere a più mani: una società d’impresa di Vitruvio Alberi e Pasquale Cati in Palazzo Altemps a Roma in Vivace con espressione. Gefühl, Charakter, Temperament in der Italienischen Kunst: junsthistorische Studien zu Ehren von Sybille Ebert- Schifferer, Hirmer, Hirmer, München 2018, pp. 173- 188. 69 Palazzo Altemps. Indagini per il restauro della fabbrica Riario, Soderini, Altemps, a cura di Francesco Scoppola, Roma 1987. 70 M. MISSIRINI, Memorie per servire alla storia della romana Accademia di S. Luca, De Romanis, Roma 1823, p. 67. 71 ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 11, Ottaviano Saravezzi, vol. 37, c. 4 r-v.

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documentata è la sua produzione per Spoleto, dove si ritirò a vivere dal 159972. La scarsità delle notizie su entrambi i pittori non permette di formulare ipotesi circa i termini dei loro rapporti, se sviluppati in patria o a Roma in nome della comune provenienza in uno dei tanti cantieri di epoca gregoriana e sistina, né se la loro collaborazione si limitò o meno alla commissione Mattei. A Pasquale Cati è stato ultimamente attribuito da Patrizia Tosini73 un foglio del Courtald Institute of Art con un progetto (o meglio un modello di presentazione al committente, dato lo stato di finitezza del disegno e la varietà delle soluzioni proposte, come osserva Sonia Amadio 74 ) per una decorazione parietale, già riferito a qualche commissione Mattei da Jacob Hess data la rilevanza data alle aquile dello stemma familiare. La presenza di un cappello cardinalizio al di sopra dello stemma di destra induce a considerare il coinvolgimento in tale progetto di Girolamo, forse insieme ai fratelli, per uno degli ambienti del palazzo familiare alle Botteghe Oscure: secondo Hess una delle stanze al piano terra, data la conformazione di tali ambienti ai quali si sarebbe ben adattato il disegno. La già citata descrizione del 1642 non offre notizie a riguardo ma nulla esclude che la decorazione potesse essere stata ugualmente realizzata e fosse poi scomparsa entro quella data. Certamente il progetto non può essere accostabile alla decorazione richiesta da Asdrubale nel contratto del 1596 per il suo alto livello di elaborazione non compatibile con la tecnica del graffito ma non si può escludere che esso posa riferirsi ad uno degli ambienti del palazzo al Palatino, del quale sappiamo ancora molto poco75. 3.4 La decorazione del piano nobile (1599- 1601)

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Arcangelo Aquilini (Jesi 1560 ca- Spoleto 1611), secondogenito figlio di Antonuccio di Andrea, appartiene ad una famiglia di pittori marchigiani attivi dal XIV al XVII secolo. Nulla si sa della sua formazione, avvenuta probabilmente presso il padre insieme al fratello Marcantonio (avviato alla carriera notarile), né della sua attività romana. Gli sono attribuite con sicurezza alcune opere in ambito spoletino come l’Adorazione dei Magi della chiesa di Santa Maria Annunziata (Parrocchiale Cerreto di Spoleto, commissionatagli da Mizio de Grandi nobile di Cerreto, riprende un’incisione di Jacob Mathan da una invenzione di Federico Zuccari), e quella della Parrocchiale di San Giacomo, firmata e datata 1601; una Pietà e i SS. Giovanni Evangelista, Ambrogio, Lucia, Agata, Petronio, Maria Maddalena e S. Agostino nella chiesa di Sant’Ansano. I suoi modi, nei quali echeggiano esempi barocceschi soprattutto e michelangioleschi, tradiscono la conoscenza della contemporanea pittura romana, e nelle sue opere uno spazio particolare è riservato alla resa del paesaggio, come nell’Adorazione di San Giacomo in cui si riconosce il profilo montuoso delle vedute di Spoleto (A. PASTORI, Una famiglia di pittori jesini: gli Aquilini, Centro Studi Jesini, Arti Grafiche Jesine, Jesi 1989, in particolare pp. 74- 89 e 202- 213). 73 P. TOSINI, Il cielo in una stanza. Il disegno per le decorazioni di paesaggio a Roma nella seconda metà del Cinquecento in La scintilla divina. Il disegno a Roma tra Cinque e Seicento, a cura di Stefan Albl e Marco Simone Bolzoni, Artemide 2020, pp. 63- 83. 74 S. AMADIO, Allestire una parete: disegni per la decorazione ad affresco nei palazzi romani in Palazzi del Cinquecento a Roma cit., pp. 53- 66, in particolare p. 59. 75 La proprietà del Palatino dovette subire uno sfruttamento di cui non è rimasta che qualche traccia documentaria: Ciriaco e Asdrubale, ad esempio, il 18 ottobre 1600 incaricavano il muratore Donato Mazzi, impiegato anche nel cantiere del Palazzo Mattei di Giove, di costruire una casa proprio in queste terre, su disegno e sotto la direzione dell’architetto Gaspare Guerra (legato attraverso il fratello agli Oratoriani, per i quali lavorò al rifacimento della chiesa di Santa Maria in Vallicella, v. V. ZANCHETTIN, Gaspare Guerra in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 60 (2003), ad vocem).

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Sul finire del 1598, a meno di un mese dopo il suo rientro a Roma dal soggiorno ferrarese al seguito di papa Clemente VIII76, il cardinale Girolamo Mattei iniziava a predisporre quanto necessario ai lavori nel Palazzo alle Botteghe Oscure, dove avrebbe abitato insieme al fratello Ciriaco e la sua famiglia77; contemporaneamente, Asdrubale iniziava la costruzione del suo nuovo palazzo sul lato sud- est dell’isolato78. In questo capitolo ci limiteremo a dare un’idea generale dell’andamento dei lavori mettendone in evidenza la scansione temporale e spaziale, rimandando al capitolo V per una trattazione più specifica. Tra la fine di novembre 1598 ed il luglio 1599 venne messo in opera ed indorato l’imponente soffitto ligneo del salone, ad opera dei falegnami Giovanni Volpetta da Castiglione e Carlo Nuti e dell’indoratore Andrea da Caragnano (in società con Michelangelo Amici), su progetto di Pietro Paolo Olivieri. Il cardinale si accordò poi con Paul Bril per la decorazione parietale del salone, iniziata entro luglio e portata a termine nel dicembre 1599 (fig. 9). Nello stesso periodo si avviava il cantiere decorativo degli due stanzini sacri della cappella e dell’anticappella, decorati a stucco da Ambrogio Bonvicino e a fresco dagli allievi di Cristoforo Roncalli, Giuseppe Agellio e Alessandro Presciati. Nelle stesse stanze erano al lavoro anche il falegname Francesco Nicolini (incaricato della realizzazione di un grande ornamento ligneo per l’altare) e lo scalpellino Francesco de Rossi (che scolpì le cornici delle porte e delle finestre dei due camerini e le mise in opera entro l’aprile seguente). Per l’indoratura degli stucchi dei due stanzini e dell’ornamento ligneo dell’altare, vennero ingaggiati nuovamente Andrea da Caragnano e Michelangelo Amici che portarono a termine il lavoro nel febbraio 1601. Già nel giugno 1599 erano state svuotate le stanze di Girolamo- le «stanze dove habitava V. S. I.»79- e di alcuni dei suoi più stretti collaboratori (che si trasferirono tutti nel palazzo dell’Araceli), poiché interessate anch’esse da alcune modifiche (rifacimento dei pavimenti, «politura, et lustratura 76

V. Capitolo I. I fratelli erano molto legati, come lascia intendere un passo del testamento di Ciriaco («Ordino et voglio che il mio corpo […] sia sepellito nella mia capella accanto alla sepoltura della bo: me: s.r Card.le mio fratello […] che si come d.a bo: me: s.r Car.le et io siamo in vita stati di un medesimo Amore, così li corpi siano anco in un medesimo modo congionti […]» in ASR, Collegio dei Notai Capitolini, Octavius Caputgallus, vol. 486, c. 344 v) ed il motto dei tre: «Tre, ò quattro fiumicelli, li quali dopo certo intoppo, e processo di loro camino s’uniscono insieme con le parole UNITA FORTIORA concetto commune, esposto per honorare la casa Mattei, cioè il Cardinale, e Fratelli: Non ho però letto l’autore, che la facesse» (G. FERRO, Teatro d’Imprese, Sarzina, Venezia 1623, parte I, p. 326). Il palazzo ospitò anche Onofrio Santacroce (sposato ad Erminia Mattei) per qualche giorno nel settembre 1599, qualche mese dopo l’omicidio di Costanza Santacroce (M. PICCIONI, I figli del Pellicane. Storia della famiglia Santa Croce di Viano, Oriolo e Rota dal 1598 al 1604, Oriolo Romano 2002, pp. 39- 40). 78 «Ms Carlo Materno architetto incomincia a servire alla mia fabrica… per architetto et ha fatto tutt’i disegni, e modelli per prezzo di scudi quaranta l’anno. Così fattoli dire da Hier. noli, havendoli per prima pagatoli i disegni, et ho destinatoli questa provisione, che tanto intendo li da il S.r Car.le Salviati…» in PANOFSKY- SOERGEL, cit., nota 26 p. 116. 79 AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori, il 5 giugno 1599 vengono dati 20 scudi «A ms Alessandro fantasini disse per pagare li facchini che havevano portato li panni di razza dalle stanze di V.S.I. sin alla Guardarobba». 77

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di 3 camini»80, decorazione a stucco). Dal settembre 1601 infatti prese avvio una seconda fase di lavori in un’ala del palazzo che i pagamenti identificano come gli appartamenti di Girolamo Mattei. Nelle relative ricevute a nome del cardinale si leggono riferimenti alle «nostre stanze», «dove abita il cardinale», che possono essere individuate nelle «due prime stanze passato la sala del palazzo novo»81. Questo piccolo gruppo di sette ricevute dal 6 settembre al 15 novembre 1601 era già stato in parte individuato nel fondo Antici Mattei da Francesca Cappelletti e Laura Testa82 ma ne avevano interpretato il contenuto in relazione ad un’altra voce relativa all’acquisto di una «catena di ferro […] per la loggia del palazzo nuovo»83 dunque alla creazione della galleria per l’esposizione della collezione di dipinti di Ciriaco. In assenza di fonti sull’aspetto tardo cinquecentesco degli ambienti al piano nobile di Palazzo Mattei Caetani (la prima rappresentazione in pianta del piano risale al 1760- e rispecchia a grandi linee lo stato attuale- e la descrizione delle sale, già citata, è del 1642) non v’è certezza nell’individuare le stanze riservate al cardinale ma è possibile formulare alcune ipotesi sulla base di tali documenti. Se identifichiamo la «sala» citata con il salone considerando che doveva trattarsi di un insieme di almeno tre stanze, è probabile che il cardinale Mattei occupasse quelle affacciate su via Michelangelo Caetani, tanto più che una di esse, la prima dopo il salone, secondo la descrizione del 1642 aveva «una finestra che risponde nella cappella» cioè una finestra (oggi non più esistente) che permetteva al cardinale di ascoltare la messa privatamente84. Le stanze in questione erano già state decorate dagli Zuccari su commissione del padre Alessandro ed è probabilmente per questo motivo che non risultano tra le carte del cardinale riferimenti a decorazioni condotte in questa stanze, esclusa una voce intestata ad Ambrogio Buonvicino che il primo ottobre «per la cornice che fa nella camera grande delle nostre stanze» veniva pagato 10 scudi, una somma esigua per un intervento molto probabilmente modesto85. L’ultima ricevuta della serie, del novembre 1601, riferisce di un altro piccolo lavoro di decorazione consistente in un «fregio piccolo» dipinto «alla camera di mezo, del appartamento dove stava il s.r Asdrubale»86. Un altro indizio sull’ubicazione delle stanze che per un periodo erano state occupate 80

AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 130. AAM, Mazzo 504, mandati di pagamento nn. 139, 136, 140. 82 Le studiose avevano individuato i mandati nn. 134, 136, 137 e 139, a cui vanno aggiunti i 130, i 140 e 142: v. Il Trattenimento di virtuosi cit., nota 42 p. 23. 83 AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 120. 84 P. WADDY, Seventeenth- century Roman palaces: use and the art of the plan, MIT Press, Cambridge 1990, p. 5. Il cardinale di norma occupava l’appartamento migliore nel palazzo di famiglia, solitamente “facendo spostare” un fratello laico e a volte appropriandosi dell’intero piano nobile (come nel caso di Palazzo Lancellotti v. P. CAVAZZINI, Famiglie e palazzi romani all’alba del barocco in “Te. Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te”, 6. 1999, pp. 22-31). 85 AAM, Mazzo 504, Ricevuta n. 137. 86 AAM, Mazzo 504, Ricevuta n. 143 intestata genericamente ad alcuni «pittori», per 5.50 scudi. 81

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da Asdrubale nel palazzo vecchio si trova in un Inventario del palazzo redatto nel 1603, nel quale si legge (nella parte relativa alla descrizione di arazzi e corami): «Sala nova. Corami azzurro e oro. Alla prima stanza, dove dormiva il s.r Asdrubale vicino alla sala nova […]»87. Nel caso in cui con «Sala nova» si volesse intendere il salone recentemente rinnovato, ed escludendo le stanze sul lato orientale dell’edificio occupate da Girolamo, le camere in questione sono da riconoscere nelle tre affacciate su via delle Botteghe Oscure, ed in quella di mezzo quindi, nel 1601, alcuni pittori, i cui nomi non sono specificati nel documento avevano realizzato una piccola decorazione a fregio.

3.5 Gli interventi di Ciriaco e Giovanni Battista Mattei nel palazzo. La donazione ad Asdrubale Mattei Nel 1603 il palazzo tornava ad essere di uso e proprietà esclusiva di Ciriaco e della sua famiglia88. Nel suo testamento, il cardinale Girolamo dichiarava di lasciare in eredità al fratello maggiore «omnia et singula milioramenta cuiuscumque generis, et speciei per ipsum D. testatorem quomodo libet facta in palatio eius DD Cyriaci, qua possunt ascenderi ad scuta tria millia mon.ta in circa». Ad altri familiari venivano donati oggetti preziosi come vasi d’argento (al cugino Girolamo Pamphili, al nipote Alessandro e alla cognata Claudia Mattei) e candelabri- parimenti in argento- come a Claudia Santacroce, moglie di Giovanni Battista Mattei: alla nobildonna e alla cognata Costanza Gonzaga, il cardinale disponeva di lasciare anche due quadri che si trovavano nelle sue stanze («quod Ill.mus Dom. testatoris habet in suis stantijs»), una con l’immagine di Gesù Cristo e la Maddalena ed un altro raffigurante la Beata Maria Lauretana. Secondo quanto risulta dall’inventario ereditario stilato nel 160389, Girolamo possedeva solo una piccola raccolta di quadri- alla quale tra l’altro vanno aggiunti i due appena citati- che si trovavano variamente disposti tra le stanze del suo appartamento (come appare dal testamento) e la cappella palatina. Sulla distribuzione della collezione Mattei nel palazzo alle Botteghe Oscure, molto si apprende dagli inventari stilati nel corso del tempo, come si dirà più avanti.

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Non sono riuscita ad identificare la documentazione originale nel fondo Antici Mattei quindi faccio riferimento a quanto riferito negli studi di Francesca Cappelletti e Laura Testa (Il Trattenimento di Virtuosi cit., nota 3, p. 76). 88 Dopo l’esecuzione del marito Onofrio Santacroce (v. Capitolo I), Erminia Mattei e la figlia Elena tornarono ad abitare nel palazzo di Ciriaco e vi rimasero fino al 1606, quando presero entrambe i voti ritirandosi nel Monastero di San Silvestro in Capite. Elena sarebbe andata in sposa nel 1614 a Valerio Santacroce, marchese di Viano (ASR, Famiglia Santacroce, 279/13, II, 1 luglio 1613: Paolo V approva il matrimonio da concludersi tra Elena Maria Santacroce e Valerio Santacroce ad istanza di Erminia Mattei Santacroce; Idem, 279/28, II, 4 febbraio 1614, Motuproprio di Paolo V sul matrimonio di Valerio ed Elena Santacroce), mentre Erminia morì nel monastero il 2 febbraio 1637 (PICCIONI, cit. p. 120). 89 Il documento è trascritto in Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. I, p. 160 (va integrato con SCHRÖTER, cit. 1995, doc. I p. 81), ma la segnatura archivistica con la quale viene segnalato non è oggi più valida.

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Ciriaco moriva il 20 ottobre 1614 lasciando il suo cospicuo patrimonio a Giovanni Battista, figlio primogenito90. Nel testamento del 26 aprile 1610, oltre a disporre le modalità della sua sepoltura, Ciriaco riferiva del palazzo paterno come da lui «notabilmente accresciuto, et ornato, et al presente anco se accresce di nova fabrica»91. I confini del palazzo venivano poi in questo modo definiti: «qual palazzo è posto nel Rione di sant’Angelo, confina d’avanti con la piazzetta della detta chiesa di S. Lucia mia parrocchia, da fianco con la strada che va al Monastero et chiesa de S. Caterina della Rosa et dietro con li beni del s.r Asdrubale Matthei mio fratello, et con la casa et altri confini», dove con la «casa vecchia» si vuole intendere con tutta probabilità un edificio che apparteneva ancora al tessuto medievale dell’isolato e demolito forse negli anni intercorsi tra la stesura del testamento e la morte di Ciriaco per ingrandire il palazzo con l’edificio delle rimesse sull’attuale via Michelangelo Caetani, consistente in un semplice blocco con scuderie, in seguito sopraelevato e alterato92. Alcune spese contabili, rese note già dagli studi di Francesca Cappelletti e Laura Testa, rendono conto di altri piccoli interventi nel palazzo, come la manutenzione del loggiato al primo piano93 ed il rifacimento delle facciate94. Nell’archivio familiare ho potuto trovare traccia di altri lavori simili condotti nel 1606 dal falegname di fiducia Carlo Nuti per sistemare le stalle del palazzo95.

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«In d.o giorno su le 20 hore passò all’altra vita il sig.r Ciriaco Matthei havendo finalmente la lunghezza del male superato la natura. In età di 74 anni et havendo esso ordinato così nel suo testamento fu il suo cadavero portato su le 3 hore di notte a sepellire privatamente nella Cappella di Casa sua in Araceli, havendo nel testamento riconosciuto alcuni servitori vecchi et instituito heredi il Chierico Matthei, et il Sig.r Gio. Batt.a suoi figliuoli per egual portione con fidecommisso per la linea masculina chiamando dopo loro quella del marchese Asdrubal Matthei suo fratello» in BAV, Urb. Lat. 1082, c. 536 v- 537 r, Avvisi di Roma, 20 ottobre 1614. 91 ASR, Collegio dei Notai Capitolini, Octavius Caputgallus, vol. 486, cc. 344 r- 350 v e 364 r- 369 v (con modifiche del 28 settembre 1614 a cc. 342r- 343v e 371 r e v). In chiusura dell’atto, Ciriaco fa riferimento anche a quanto speso e acquistato per le nozze del figlio Giovanni Battista con Claudia Santacroce, escludendo tali beni dalla perizia ereditaria, non facendo esplicita menzione di lavori di decorazione nel palazzo («Voglio anco che non si mettino in conto al d.o Giovanni Battista nella sua portione hereditaria tutte quelle cose che lui ha, et furno fatte per causa delle sue nozze, come letti, portiere, sedie, razzi, et altre cose compre, et fatte per detta occasione delle sue nozze, et in particolare quelle cose che furno compre dal Car.le Ramboglietto, come anco argenti, et ogn’altra cosa con arme di casa Matthei, et S. Croce legate assiemi, qual tutte cose detto Giovanni battista possa […] pigliarsele senza haverle in consideratione della heredità commune con d.o Monsignore» in ASR, Collegio dei Notai Capitolini, Octavius Caputgallus, vol. 486, c. 368). 92 La sopraelevazione delle rimesse venne realizzata entro il 1616 come dimostra l’inventario della Guardaroba di Giovanni Battista Mattei nel descrivere alcuni degli arazzi conservati nei «due Stanzini sopra la rimessa» (documento trascritto da SCHRÖTER, cit. 1995, doc. n. 2, p. 82, voce n. 11 al f. 3 v). 93 V. nota 124. 94 Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. B (Rincontro del Bancho 1605- 1612), n. 6 p. 142: «Adi 15 detto [giugno 1611) deve havere sc. Trenta nove de m.ta p. tanti pagati à m.ro D.nco Selva p. resto et saldo delle facciate ingricciate da lui nel mio palazzo et latri lavori stimati da ms. ludovico appiano». Architetto e misuratore, affiliato alla Compagnia dei Virtuosi del Pantheon (TIBERIA cit. 2000, pp. 155, 157, 160), appare anche nel 1597 come perito per parte di Giacomo del Duca impegnato nell’acquisto di una casa dal cardinale Bonelli (v. Palazzo Valentini a Roma. La committenza Zambeccari, Boncompagni, Bonelli tra Cinquecento e Seicento, a cura di Maria Celeste Cola, Gangemi editore, Roma 2012, doc. n. 13, pp. 175- 176). 95 «Conto de ms Carlo delle fatture fatte alla stalla. Conto del falegname per lavori fatti nella stalla ed altro servizio dell’Ecc.ma Casa dell’Anno 1606. Conto di ms Carlo Per imposto 25 da Cavalli nella stalla a gli 15 … … scudi trentasette & 50___37.50 Per il … del forno da paio (?) di fattoria___4 Per una … fatta al molino___3

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Riguardo agli «ornamenti» della laconica citazione testamentaria, non sembra possibile che Ciriaco facesse riferimento alla sua collezione di quadri poiché solitamente tali raccolte non erano considerate parte integrante di un ambiente, essendo legate alla sorte dei loro proprietari. Gli studi condotti finora sulla figura di Ciriaco Mattei hanno considerato principalmente il suo impegno nella decorazione del giardino della Navicella, senza interrogarsi sulle vicende del palazzo di famiglia nonostante qualche indizio fosse nascosto tra le sue carte. Erano davvero troppo pochi i 5 scudi spesi nel maggio 1613 per «fattura di tre Arme sopra la porta del mio Palazzo», e gli altri circa 20 spesi per lavori di rinnovamento strutturale della loggia del palazzo da maggio 161496. Come attestano inedite note di pagamento, altri lavori nella loggia vennero condotti nei due mesi seguenti97 e da agosto iniziarono lavori di rifacimento delle stalle, pagati a «carlo muratore», al «factorio» e a Carlo Nuti98; nel dicembre lo stesso falegname intervenne nelle camere «sopra le stanze del sig.r Gio: battista»99. Altre interessanti spese inedite sono da me state reperite in un registro di conti intitolato a Giovan Battista e Alessandro Mattei. Il 7 novembre 1614 il pittore Prospero Orsi riceveva 19 scudi «per un quadro della gloriosa Vergine con una cornice indorata dato alla bona memoria del Sig. Ciriaco Nostro Padre et per haver fatto un Fregio alla camera di Monsignor mio Fratello»; il 16 dicembre lo Per quindici cassette da dare la biada alli cavalli a & 30 l’una___4.50 Totale scudi 49 Per due finestre fatte alla stalla___1 Per havere accomodati li travi nella detta stalla per fare le dua finestre et farci una incavallatura al tetto___1 Et per le tre colonne et un tavolone et tre passoni et una … alla detta stalla___2 Totale scudi 53. Io Carlo Nuti mi chiamo essere contento e soddisfatto di quanto io havessesi (sic) havuto a fare per conto di tutti li sopradetti lavori e hanno ricevuti da ms fulvio fuscotti li sopra detti scudi cinquanta tre e in fede ho fatta la presente oggi … di 18 di dicembre 1606. Io Carlo Nutj mano propria» in AAM, Mazzo 504. 96 «E a di 21 detto [maggio 1613] sc. Cinque pagati a ms Paolo Franchi pittore p. fattura di tre Arme sopra la porta del mio Palazzo sc. 5»; «Adj 21 detto (maggio 1614) e pui deve havere sc. Nove di mo.ta pagati a ms. Giovanni senacj Muratore per mig. Dog. di mattonj per la mia loggia di sopra dico a canto le stantie di Aless.o»; «Et a di 13 detto (agosto 1614) deve havere sc. Nove e 73 p. tanti pagati a ms Gio. Battista delpeco muratore p. resto et saldo del mattonato fatto nella loggia vicino alle stantie de Mons.re et altro conforme la stima fatta dal sig.r Carlo Maderno» in Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. C (Rincontro de banchi e altri conti 1613- 1614), n. 24 p. 144; nn. 29 e 31 p. 145. 97 «Et a di 22 maggio [1614] deve havere scudi trenta de m.ta per tanti pagati al factorio per spendere nel racconciamento della loggia vicino alle stanze del sig.r Abbate et altro_30»; «Et a di ii detto [giugno 1614] de havere scudi trenta de moneta per tanti pagati al factorio per spendere per la fabrica della loggia et altro_ 30» in AAM, Mazzo 233, Riscontro dei banchi 1613- 1614, c. 22 v. 98 «Et a di 4 di Agosto deve havere scudi dieci m.ta per tanti pagati a m.o Carlo falegname a conto de scudi 80 che se li danno per le magnatore della stalla et altro, et oltre ad altri scudi 40 che ha havuti dal banco del rotoli sotto li 17 de luglio_10»; «Et a di 17 de luglio [1614] deve havere scudi quaranta de mezzo per tanti pagati a m.o carlo muratore sono a bon conto de scudi 80 m.ta che se li danno per refare de novo tutte le magnatore della stalla, parapetti del palchetto et scala del palchetto_ 40»; «Et a di 18 detto deve havere scudi trenta de m.ta per tanti pagati al factorio per spendere per la fabrica della stalla et altri acconcimi de casa_ 30»; «Et a di p.o de settembre deve havere scudi tredici de m.ta sono per tanti pagati a m.o Carlo falegname, cioè scudi 5 per resto delli scudi 80 per la stalla, et scudi 8 per saldo de tutti altri lavori fatti sino al p.nte giorno_13» in AAM, Mazzo 233, Riscontro dei banchi 1613- 1614, c. 11v (ritengo i lavori citati vennero condotti nel palazzo delle Botteghe Oscure perché non viene citato altrimenti, mentre per i lavori alla Navicella si specifica sempre che si tratta di interventi «per il giardino»). 99 «Et a di 21 detto [dicembre 1614] deve havere scudi dodici de moneta per tanti pagati a m.o Carlo falegname per resto delle giornate et altro date nelle … cavallature delle camere sopra le stanze del sig.r Gio: battista_12» in AAM, Mazzo 233, Riscontro dei banchi 1613- 1614, c. 21 r.

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stesso veniva saldato «per l’intiero pagamento di tutti i lavori fatti sì in pittura come altri risarcimenti in casa nostra» per un totale di 27 scudi100. Il pittore Prospero Orsi intrattenne rapporti con i fratelli Mattei per tutta la sua vita, fin da quando nel maggio 1600 aveva preso a lavorare, con Antonio Circignani, alla decorazione del grande salone d’angolo tra via Caetani e via dei Funari del palazzo di Asdrubale (scene della Vita di Giuseppe ebreo)101. Fu anche un personaggio importante per i primi anni romani di Caravaggio (di cui Giovanni Baglione lo definì il “turcimanno”) e probabilmente uno dei tramiti per la conoscenza tra il Merisi e la famiglia Mattei 102 . Nell’estate 1603 aveva condotto alcune decorazioni a grottesche- oggi perdute- nella Villa della Navicella103 per Ciriaco e a fine anno veniva incaricato della realizzazione degli apparati effimeri per i funerali del cardinale Girolamo: «pitture de arme, morti, figure et altro» per le quali riceveva la cospicua somma di 140 scudi104. Sul finire dell’anno, vendeva a Ciriaco due quadri, dei quali purtroppo non è noto il soggetto105, e nel 1607 una Incredulità di San Tommaso, forse una copia della perduta tela caravaggesca in collezione Giustiniani106. Durante il 1614, il pittore fornì una serie di opere a Ciriaco, tra i quali il doppio ritratto con Filippo Neri in compagnia di Carlo Borromeo107 che gli inventari di casa Mattei descrivono nel 1616 e nel 1624 «sopra la porta dentro la cappella» nel palazzo alle Botteghe 100

«Adi 7 di Novembre [1614] scudi dicianove pagati a ms. Prospero Pittore Orsij per un quadro della gloriosa Vergine con una cornice indorata dato alla bona memoria del Sig.r Ciriaco Nostro Padre et per haver fatto un Fregio alla camera di Monsignor mio Fratello»; «A di 16 detto [dicembre 1614] scudi ventisette di moneta pagati a ms. Prospero Orsi pittore sono per l’intiero pagamento di tutti i lavori fatti si in pittura come altri risarcimenti in casa nostra» in AAM, Mazzo 48, Riscontro de banchi di Alessandro e Giovanbattista 1614- 1624, cc. 3 v e 5 r. 101 PANOFSKY- SOERGEL, cit., p. 171_ pagamenti dal 30 maggio 1600 al 10 maggio 1601. Fu forse per sua intercessione che i Mattei presero a servizio il fratello Jacopo, che nel suo testamento del 2 dicembre 1624 (in cui nomina erede universale Prospero) si dice «dispensiere» della famiglia Mattei (L. SICKEL, Remarks on the patronage of Caravaggio’s ‘Entombment of Christ’ in “The Burlington magazine”, 143. 2001, nota 31 p. 429). 102 V. Capitolo II, paragrafo 2.2.3. 103 Il Trattenimento di Virtuosi cit., doc. A Riscontro di cevole dal 1594 al 1604, nn.52, 54 p. 141. 104 La notizia, inedita, si trova in AAM, Mazzo 229, Libro dell’heredità dell’Ill.mo card. Matthei, pagamenti 12, 19, 24 dicembre 1603 e 12 gennaio 1604: ««E a di 11 di febbraio [1604] scudi 70 pagati con mandato al Banco del Ceoli a Mr Prospero Orsi pittore, et sono per accompimento de scudi 140 per pagamento di tutte le pitture de Arme, morte , figure et altro servite per il funerale et esequie del s.r Card.le, et li altri scudi 70 li ha havuti per mano di Don Accorutio Accorutij in 3 partite de scudi 15, scudi 25 et scudi 30, sotto li 12, 19 et 24 di decembre passato». 105 V. Il Trattenimento di Virtuosi cit., doc. A Riscontro di cevole dal 1594 al 1604, nn. 41 e 45 p. 140, 29 settembre e 22 dicembre 1604 per un totale di 48 scudi. 106 V. Idem, doc. B, Rincontro del Bancho 1605- 1612, n. 1 p. 142, pagamento del 26 settembre per 17 scudi. Come già segnalato da Laura Testa, la notizia di Baglione su un quadro con «San Tomaso allora che toccò con il dito il costato del Signore» dipinto per Ciriaco Mattei (BAGLIONE cit. 1642, p. 137) fu probabilmente frutto di una svista, essendo l’opera di proprietà Giustiniani già nel 1606, causata dalla confusione con la copia eseguita da Prospero Orsi (L. TESTA in Caravaggio e la collezione Mattei cit., p. 34). Del dipinto sono noti cinque esemplari: a Potsdam, a Firenze, a Madrid, nella chiesa di Saint Mary The Virgin a Thirsk (York) e in collezione privata parigina (N. IVANOFF, A proposito dell’Incredulità di San Tommaso del Caravaggio in “Arte Lombarda”, vol. 17, n. 37 (1972), pp. 71- 73). 107 Calvesi individuava l’opera in una copia della tela conservata presso il convento di S. Maria in Vallicella passata allora sul mercato antiquario, v. M. CALVESI, Prospero Orsi, ‘turcimanno’ del Caravaggio in “Storia dell’Arte”, 85. 1995, pp. 355- 358. Dell’originale, attribuito a Giovan Francesco Guerrieri per primo da Luciano Arcangeli (La regola e la fama. San Filippo Neri e l’arte, catalogo della mostra Roma, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, Electa, Milano 1995, pp. 537- ss) esistono altre due copie, una di anonimo artista in San Giovanni dei Fiorentini e l’altra di Andrea Camassei, conservata nella Pinacoteca di Bevagna (A. M. PEDROCCHI, Dipinti inediti nella Casa dei Filippini alla Chiesa Nuova in “Annales Oratorii”, n. 11/ 2013, p. 110).

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Oscure108. L’ultima commissione è quella per un «quatro di una madonna con una cornice» per il quale l’Orsi riceveva 13 scudi109; il 7 novembre successivo, morto il padre, Giovan Battista saldava l’opera in questione e dalla nota relativa si apprende che i 19 scudi pagati erano comprensivi di altro lavoro evidentemente eseguito di recente, ovvero un «Fregio alla camera di Monsignor mio Fratello»110 . Un’altra chiarisce che il 16 dicembre il pittore riceveva 27 scudi «per l’intiero pagamento di tutti i lavori fatti si in pittura come altri risarcimenti in casa nostra»111. Secondo le indicazioni desumibili dalle voci contabili e dalle liste inventariali di questo periodo, monsignor Alessandro Mattei dovette abitare diversi ambienti del palazzo: nella primavera del 1614 occupava le tre piccole stanze vicino alla loggia del piano nobile dalle quali doveva essersi trasferito entro novembre, stando al pagamento versato all’Orsi; nel 1616, le stanze del vecchio appartamento dello zio Asdrubale affacciato su via delle Botteghe Oscure e nel 1621 si era spostato in alcuni degli ambienti al pianterreno del palazzo112. La stanza in cui doveva essere stato dipinto il fregio era probabilmente quella di mezzo, tra quella in cui avevano lavorato gli anonimi pittori per Girolamo Mattei nel 1601 (come sopra ipotizzato) e quella che ospitava il «salotto di Mons.re a capo la scala»113. L’opera è andata perduta e non esistono altre notizie riguardo la sua esistenza: se ne trova forse una eco nella descrizione del palazzo del 1642, come si vedrà più avanti. Nel 1615 i fratelli Mattei acquistarono per 3000 scudi il «palazzetto all’Olmo» da Muzio Mattei, completando idealmente il fronte delle loro proprietà su via delle Botteghe Oscure114, ma gli

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V. Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. V (Inventario della Guardarobba di Giovan Battista Mattei, 1616), n. 38 e doc. n. VII (Inventario ereditario di Giovanni Battista Mattei, 1624), n. 44. 109 V. Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. C (Rincontro de banchi e altri conti 1613- 1614), n. 33 p. 145. L’opera è forse da individuare in quella citata nell’Inventario della Guardarobba di Giovan Battista (1616) come «un quadro piccolo della Madonna con cornice rabescata d’oro, e col suo taffetà, sta sopra la porta della cappella», dunque posta come una sorta di pendant al San Carlo Borromeo e il beato San Filippo Neri avuto qualche anno prima dallo stesso Orsi e conservato nella cappella (Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. V, voce n. 27 p. 174) 110 «[…] a ms. Prospero Pittore Orsij per un quadro della gloriosa Vergine con una cornice indorata dato alla bona memoria del Sig.r Ciriaco Nostro Padre et per haver fatto un Fregio alla camera di Monsignor mio Fratello» in AAM, Mazzo 48, Riscontro de banchi di Alessandro e Giovanbattista 1614- 1624, c. 3 v. Tra i clienti di Prospero Orsi in questi anni c’è anche Mario Mattei, del ramo di Paganica, che secondo una voce di spesa annotata nei registri del Banco di Santo Spirito, nel 1615 acquistava dall’Orsi tre quadri per un totale di 30 scudi (ASBSS, anno 1615, pt.2 (19b), c. 482r). Si trova negli stessi registri un’altra notizia inedita riguardo il versamento, da parte di Monsignor Alessandro, a Prospero Orsi di 24 scudi ma non ne viene fornita la causale (ASBSS, anno 1622, pt.2 (28a), c. 451), né ho potuto trovare riscontro nella contabilità del monsignore che ho potuto controllare (AAM, Mazzi 11, 48, 161, 383, 400, 497, 518, 521) : mi riprometto di approfondire tali notizie in un’altra occasione. 111 AAM, Mazzo 48, Riscontro de banchi di Alessandro e Giovanbattista 1614- 1624, , c. 5 r. 112 Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. C (Rincontro de banchi e altri conti 1613- 1614), n. 29 e 31, p. 145 e n. 44 p. 146: pagamenti del 21 maggio e 13 agosto 1614 per lavori di muratura condotti «nella loggia di sopra dico a canto le stantie di Aless.o»; doc. V (Inventario della Guardarobba di Giovan Battista Mattei, 1616), p. 175, f. 23: «Nella camera dove dorme Mons.re attaccata alla sud.a Sala [si fa riferimento al salone nobile]» e doc. n. VI (Inventario della Guardarobba dei Signori Mattei, 1621), p. 178: «Nell’appartamento dove stava Mons.re al d.o primo piano nella sala» e p. 180: «Nella stanza da basso nell’entrare del Palazzo man dritta dove al pr.ente habita Monsig. Ill.mo». 113 SCHRÖTER, cit. 1995, doc. n. 2 (4 dicembre 1616), n. 1 p. 82. 114 Il pagamento viene finalizzato nell’aprile 1616 da Giovanni Battista: «E a di 11 di Aprile [1616] scudi settecento ottanta sei baiocchi 11 pagati all’Ill.mo s.r Mutio Matthei per resto et intiero pagamento de scudi 3000 per il prezzo di una casa vendutaci contigua al nostro palazzo come per Instromento di d.a vendita rogato per li atti di Ms. Lorenzo Buonincontri et Euristo Boni notari capitolini in solidum, che scudi 2200 se li pagorno nell’atto della stipula di d.o

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interessi di Giovanni Battista si concentrarono specialmente nella trasformazione della villa Celimontana da luogo di delizie e «trattenimento di virtuosi» in residenza vera e propria, progetto al quale il marchese lavorò dal 1620 al 1623 impegnando all’incirca 12000 scudi115. Nondimeno non trascurò la residenza “urbana” e la quadreria paterna: tra le varie note di spesa relative a quelli che sembrano piccoli interventi di manutenzione della casa116, c’è la notizia del pagamento, l’11 marzo 1616, a Gaspare Celio per il quadro con la Battaglia di Cesare e Pompeo117 e il 28 gennaio 1617 Giovanni Battista contava a Stefano Ricciardi 11 scudi «per saldo et intiero pagamento della pittura fatta a tre soffitti di tre camerini di Casa nostra»118. Il pittore, pressoché sconosciuto, appare in un mandato di pagamento dell’aprile 1615 dei padri della Vallicella per la doratura di tre cornici per altrettanti quadri, tra i quali quello donato da Francesco Crescenzi con l’effigie di San Filippo Neri e posto ad ornamento dell’altare del santo (prima che esso accogliesse Instromento fatto sotto li 26 di Novembre passato 1615 con mandato diretto al Banco de Pallagi e falconieri, e scudi 13 baiocchi 89 si sono pagati a Ms. Domenico Benetti copertaro per tanti che haveva sopra pagati sud.o Mutio della pigione di detta casa sino alli 10 di Gennaio prossimo passato, et di scudi 786 baiocchi 11 ne ha fatto quietanza sotto questo giorno per li atti di d.i notari in solidum rogati» (AAM, Mazzo 48, Riscontro dei banchi di Giovan Battista e Alessandro Mattei 1614- 1624, c. 8 v; già segnalato da Carla Benocci in EADEM, Il rinnovamento seicentesco cit. 1989, nota 4 p. 188). Lo stabile faceva parte dei beni dei Mattei di Paganica dal 1561, quando era stato acquistato da parte di Ludovico da un privato (v. VARAGNOLI in Palazzo Mattei di Paganica cit., nota 37, p. 181). 115 Sulle vicende costruttive e decorative seicentesche della villa al Celio v. gli studi di Carla Benocci (C. BENOCCI, Roma, Villa Mattei al Celio: le sistemazioni cinque- seicentesche del giardino di Giovanni e Domenico Fontana in “Storia della città”, 13. 1988, pp. 102- 124; BENOCCI, cit. 1989, pp. 187- 196; C. BENOCCI, L’ideazione e la realizzazione della villa Mattei al Celio tra Cinquecento e Seicento: l’interpretazione dei documenti (I e II parte) in “Studi romani”, 54. 2006, pp. 79- 104 e 353- 374) e M. PULINI, Il Fossombrone ritrattista degli oratoriani. La raccolta Mattei e Antiveduto Gramatica in “Paragone”, 60. 2005, specialmente p. 34 i cui propone di attribuire la tela con Sansone e Dalila a Giovanni Francesco Guerrieri, riportata nuovamente al Sacchi in L. CALENNE, Nel segno di Arpocrate e della prudenza: le contiguità tematiche tra gli scritti di Girolamo Aleandro il giovane, le allegorie floreali di Andrea Lilli ed il programma iconografico del ciclo pittorico del palazzetto Mattei di Villa Celimontana in “Studi Romani”, nn. 1-4/ 2011, pp. 128- 198. Il mazzo contenente i documenti relativi alla villa della Navicella si trovano oggi in AAM, Mazzo 431 (mancante della «Declaratio viridarii facta per ill. d. Claudiam matthei» del 1605, documento contenente alcune testimonianze legate ai lavori promossi da Ciriaco; a questo proposito si segnala che tra i testimoni appaiono due familiari del cardinale Mattei, Alessandro Fantasini e Fabio Blasio, quest’ultimo cappellano di Palazzo Mattei alle Botteghe Oscure, v. Il Trattenimento di virtuosi cit., p. 26). 116 Carlo Nuti falegname, al servizio dei Mattei fin dal 1595 (v. nota 65) e autore dell’imponente soffitto a cassettoni del salone nobile del palazzo alle Botteghe Oscure, viene pagato a fine 1614 per lavori iniziati per commissione di Ciriaco, nel marzo 1615 ed il 23 ottobre 1623 per una «porta di noce fatta nella stanza da basso del palazzo»; il 18 marzo 1615 Giovanni Battista acquistava da tale Pietro Paolo Sangallo «un palio et pianeta con cuscino fatto a la nostra Capella di casa». Antonio Caffagi, scalpellino assoldato per lavori alla Navicella, eseguiva lavori di piccolo conto anche nel palazzo familiare (15 aprile 1615, 6 luglio 1615, 14 dicembre 1622 lavora anche alla «fontana di casa») in AAM, Mazzo 48, Riscontro de banchi di Alessandro e Giovanbattista 1614- 1624, cc. 27 r- passim. 117 Dell’opera parla Celio stesso, pittore che aveva più volte lavorato in Palazzo Mattei di Giove tra 1607 e 1615: «Pitture nel Palazzo vecchio del Signor marchese Matthei. […] Quella dove Cesare parla con Pompeo con alcuni soldati e cavalli ad olio del Cavalier Gaspare Celio» (G. CELIO, Memoria fatta dal Signor Gaspare Celio dell’habito di Christo, delli nomi dell’artefici delle pitture, che sono in alcune chiese, facciate, e palazzi di Roma, Milano 1638, pp. 134- 135). L’opera, passata dai Mattei al conte Donini Ferretti, venne venduta insieme ad altre allo Stato italiano il 13 luglio 1939; si trova dal 1980 conservato presso la Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini (CAPPELLETTI in Caravaggio e la collezione Mattei cit., p. 54). Sull’opera, v. da ultimo R. GANDOLFI, Gaspare Celio e la nascita della pittura di battaglia a Roma in “In corso d’opera” n. 2. 2018, pp. 131- 137). 118 Il 31 maggio seguente Giovanni Battista si sarebbe rivolto allo stesso per «due cornici indorate fatte per dui quadri per servitio di Casa nostra» pagate 7.50 scudi in AAM, Mazzo 48, Riscontro de banchi di Alessandro e Giovanbattista 1614- 1624, c. 50 r, pagamento già citato da Carla Benocci in BENOCCI, Il rinnovamento secentesco della Villa Mattei cit. 1989, p. 188 nella sua registrazione al 10 giugno seguente.

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la pala dipinta da Guido Reni)119. L’esiguo importo pagato dal Mattei lascia presumere che le pitture realizzate dal Ricciardi fossero decorazioni di piccola entità ma la notizia è interessante perché permette di aggiungere un altro tassello alla conoscenza dello stato del palazzo alle Botteghe Oscure in un periodo che gli studi non hanno mai approfondito. Per quanto riguarda le stanze interessate dalla decorazione, è probabile si trattasse dei tre piccoli ambienti che si susseguono tra lo scalone e l’area del cortile/loggia scoperta, nell’ala ovest del palazzo. Qualche mese dopo la morte di Giovanni Battista Mattei, avvenuta il 6 giugno 1624 senza eredi, il fratello Monsignor Alessandro decise di cedere la proprietà del palazzo a S. Lucia e della Villa Celimontana allo zio Asdrubale, insieme ai beni in esso contenuti (ad esclusione di quanto, per testamento, lasciato da Giovanni Battista a diversi parenti e amici120). Il documento ufficiale è conservato negli archivi notarili dell’Archivio di Stato di Roma e le clausole della cessione si trovano elencate anche in un documento conservato nell’archivio Antici Mattei, datato 27 ottobre 1625: «Sotto li 27 di ottobre 1625 Mons. Alessandro Matthei cedè e donò l’usufrutto delli beni donati al sig.r Marchese Asdrubale Matthei suo zio, con questo però che ogni anno li paghi scudi seimilla di moneta, et anchora darli tutto il Pane, che li fara bisogno per la sua persona e famiglia, et il fieno per li cavalli, che il medesimo Monsig.r haverà, et pagarli li debiti restatoli, et altri debiti, e pesi lassati dalla buo: me: delli sig.r Ciriaco et Gio. Batt.a Matthei suo Padre e fratello respettive»121. È lecito supporre che, nonostante il cambio nominale di proprietà, nel palazzo dovette risiedere Monsignor Alessandro fino alla sua morte, avvenuta il 10 ottobre 1630122. 3.6 Affittuari e nuovi proprietari dal 1632 al 1776 Con l’estinzione del ramo di Ciriaco, si inaugura una fase molto lunga e travagliata dell’esistenza del Palazzo, che venne affittato a diverse persone e venduto più volte fino al definitivo passaggio di proprietà ai Caetani il 14 novembre 1776. Parte di questa storia è già nota grazie alle ricerche di 119

M. PUPILLO, I Crescenzi e il culto di san Filippo Neri. Devozione e immagini dalla morte alla beatificazione (1595- 1615) in Arte e committenza nel Lazio nell’età di Cesare Baronio, atti del convegno internazionale di studi, Frosinone- Sora 16- 18 maggio 2007, a cura di Patrizia Tosini, Gangemi, Roma 2009, nota 64 p. 174. 120 Il testamento di Giovanni Battista, nella copia conservata presso l’Archivio Antici Mattei, è stato trascritto da Elizabeth Schröter in SCHRÖTER, cit. 1995, doc. 3 pp. 83- 84: in particolare il marchese lascia al Cardinal Del Monte il San Giovanni Battista di Caravaggio, al cardinal Peretti il «quadro di S. stefano, che sta sopra la mia porta» e al fratello il «quadro della Maddalena»; a Paolo Mignanelli il quadro «con la festa di Testaccio»; ai familiari vasi d’argento, gioielli, arazzi e in particolare agli zii Asdrubale e Costanza Gonzaga la facoltà di scegliere uno qualsiasi dei quadri conservati nella sua Galleria. 121 AAM, Mazzo 523, Carte sparse. Il documento continua con un elenco dei debiti che Asdrubale Mattei è tenuto a saldare in nome del Monsignore. Il documento di donazione da parte di Alessandro Mattei si trova anche in ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 11, Angelo Giustiniani giugno e dicembre 1630 (segnalato in Il Trattenimento di virtuosi cit., nota 31 p. 79). 122 BAV, Urb. Lat. 1100, c. 587 r.

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Carla Benocci 123 ma può essere oggi integrata grazie ad alcuni documenti inediti conservati nell’archivio Antici Mattei. Nonostante il palazzo uscisse definitivamente dalle proprietà dei Mattei con la vendita a favore di Monsignor Giovanni Francesco Negroni nel 1682, i vecchi proprietari non si rassegnarono mai alla perdita del bene e, dal contiguo Palazzo Mattei di Giove, si comportarono spesso come dei vicini alquanto fastidiosi. Entrato in possesso del palazzo avito, Asdrubale decise di affittarlo poiché abitava, insieme alla famiglia, nel Palazzo Mattei di Giove (e godeva dello svago fornito dalla Villa suburbana della Navicella). La pratica della locazione di più o meno importanti palazzi nobiliari a Roma non era cosa insolita data l’estrema mobilità delle cariche amministrative e ed ecclesiastiche e la necessità per ambasciatori, diplomatici, cardinali, personaggi di alto rango di trasferirsi spesso per breve tempo a Roma, centro spirituale e temporale del potere124. Gli affittuari del Mattei furono infatti un impiegato “statale” di alto rango, come Orazio Magalotti, e due ecclesiastici, il Corsini ed il Ginnetti. Asdrubale Mattei affittò, dal 1632 al 1638, il palazzo alle Botteghe Oscure ad Orazio Magalotti che condusse alcuni lavori di ampliamento degli appartamenti al terzo piano. In agosto gli subentrò il cardinal Corsini e nel 1642 Girolamo Mattei, figlio di Asdrubale, vendette il palazzo ai fratelli Giuseppe e Marzio cardinale Ginnetti cum pacto redimendi che il duca riuscì ad esercitare solo trenta anni dopo, grazie all’erezione del Monte Mattei: dal 30 settembre 1673 il palazzo tornò di proprietà dei Mattei di Giove ma i Ginnetti vi rimasero in affitto (insieme al «palazzetto all’Olmo» dall’ottobre seguente) fino al novembre 1682, realizzandovi alcuni piccoli lavori di restauro e di decorazione, quando si spostarono in Palazzo Lancellotti ai Coronari. A causa del forte indebitamento della famiglia, Eugenia Spada, in quanto tutrice del figlio Alessandro (avuto dal matrimonio con Girolamo Mattei), vendette il palazzo con i suoi arredi a monsignor Giovanni Francesco Negroni: la cessione fu in seguito considerata fraudolenta da parte del Mattei che cercò in tutti i modi di rientrare in possesso del palazzo. Dopo la morte del cardinale Negroni, il palazzo accolse per qualche tempo il nipote cardinale Giovanni Battista Spinola, ma già nel giugno 1753 esso venne acquistato, insieme a parte degli arredi, da Giuseppe Maria Durazzo. Nel dicembre 1760 il palazzo passava al cardinale Fabrizio Serbelloni che, desideroso di appianare la controversia con i Mattei ereditata dai precedenti proprietari, pagava loro 2500 scudi. Ereditato da Giovanni Battista Serbelloni, il palazzo infine venne venduto al Duca Francesco Caetani il 16 novembre 1776 che apportò alcune modifiche 123

C. BENOCCI, I Mattei, i Negroni e i Serbelloni in Palazzo Caetani cit., pp. 49- 67. M. C. COLA, Palaces for rent in Display of art in the Roman palace 1550- 1750, edited by Gail Feigenbaum, Getty Research Institute, Los Angeles 2014, pp. 46- 47. Lo stesso Asdrubale fece da intermediario per i Gonzaga nel loro desiderio di prendere in affitto il «palazzo di Martio Colonna» (FURLOTTI, cit., pp. 828, 832, 833, 834, 838, 950, 952, 954, 957, 958, 960, 963, 964, 966, 967, 968, 970, 972, 975, 976, 978, 980, 983). 124

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architettoniche all’edificio di concerto con i vicini Mattei di Giove e commissionò ad Antonio Cavallucci la decorazione di alcune sale (1776- 1787)125. Notizie sugli interventi condotti all’interno dal palazzo da parte dei diversi proprietari sono dunque desumibili da alcune notizie tratte dai documenti che ho reperito nell’archivio Antici Mattei. Già Alessandro Agresti aveva fatto riferimento all’esistenza nel palazzo di decorazioni oggi non più esistenti126 e un’altra prova è emersa nel corso del recente restauro del salone, con la rimozione delle vecchie stoffe damascate che ricoprivano le pareti al di sotto del fregio che ha svelato l’esistenza di una decorazione a fresco raffigurante uno zoccolo dipinto a finta pietra modanata127. 3.6.1 Orazio Magalotti (1632- 1638) Una prima fase ignota della storia del palazzo sinora sconosciuta sulla quale si può fare luce grazie al ritrovamento di alcuni inediti documenti va dal 1632 al 1638, quando esso venne affittato da Asdrubale ad Orazio Magalotti128, nobile di origine fiorentina, imparentato con il potente cardinale Lorenzo Magalotti (familiare di papa Urbano VIII Barberini) che dal 1621 al 1656 esercitò a Roma l’incarico di Soprintendente generale delle Poste dello Stato Romano. Le carte Mattei danno conto di una serie consistente di lavori di vario genere condotti nel palazzo e pagati tra la fine del 1637 e i primi mesi dell’anno seguente129. Il muratore Domenico Pichetti fornisce un dettagliato resoconto degli «acconcimij e alzamenti di stanze» in un piccolo fascicolo datato 30 settembre 1637, per i quali chiede la somma di 410.32 scudi. Gli interventi, precisamente descritti, sembrano aver interessato diversi ambienti del palazzo ma soprattutto quello che viene detto «l’appartamento fatto da lui [Orazio Magalotti] nel Palazzo 125

E. DEBENEDETTI, Itinerario della decorazione settecentesca di Palazzo Caetani in Palazzo Caetani cit., pp. 171192; A. AGRESTI, Un artista e il suo mecenate: Francesco V, Antonio Cavallucci e la decorazione del Palazzo Caetani a via delle Botteghe Oscure in “Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte”, 68. 2013, pp. 111- 141. 126 Nel corso di una ricognizione in Palazzo Mattei Caetani lo studioso notava, affrescati sulla parete di un locale in parte murato, al di sotto del livello del pavimento, i resti di una pittura a tempera raffigurante uno zoccolo con specchiature in finto marmo che riferiva all’intervento del decoratore e quadraturista Giovan Battista Marchetti (in AGRESTI cit., pp. 130- 131). 127 L. ARCANGELI, Il restauro del salone di Palazzo Mattei Caetani in “Palazzo Caetani. Bollettino della Fondazione Camillo Caetani”, 4-5. 2016/ 2017, pp. 49- 50. 128 Nel mazzo 509 dell’Archivio Antici Mattei si trova un fascicolo intitolato: «Conti diversi, e note di spese da lui fatte nel palazzo tenuto dal d.o a pigione dell’Ecc.ma Casa Mattei, tanto di acconcimij, come di robbe fatte di nuovo dal 1632 sino al 1637 et altre scritture» ma in esso sono contenute solamente le ricevute degli anni 1637 e 1638. Considero in ogni caso degna di fede la notizia fornita dall’intestazione del fascicolo poiché è credibile che Asdrubale avesse deciso di rendere presto fruttifero un bene come il Palazzo alle Botteghe Oscure che dall’ottobre 1630, dopo la morte del nipote Alessandro Mattei, era rimasto inabitato. 129 L’Archivio di Stato di Firenze conserva un fondo intestato alla famiglia Magalotti, tra cui si trovano anche alcuni documenti intitolati ad Orazio: devo alla gentilezza del dott. Federico Bassini la notizia che nel fondo citato non è presente nessun utile riscontro alla presente ricerca (ASF, Fondo Magalotti, ms. 165, Ricevute e documenti diversi appartenenti al signor Orazio Magalotti dal 1520 al 1633; ms. 166, Ricevute e documenti diversi appartenenti al signor Orazio Magalotti dal 1642 al 1659). Per i documenti citati di seguito, la trascrizione completa si trova in Appendice documentaria, doc. XIV.

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che habitò del sig. Marchese Mattei sopra la Cappella ascendente» dunque le stanze del terzo piano del palazzo che vennero «rialzate» ed il tetto di conseguenza risistemato. Le stanze interessate al rinnovamento sembrano essere un totale di tre insieme ai mezzanini; vennero rinnovati anche i pavimenti e rifatte le soglie di alcune finestre 130 . Ai lavori di muratura seguirono quelli di imbiancatura delle pareti131, di falegnameria132, di fabbricazione di ferramenti per le nuove stanze e dei vetri per le «5 finestre nuove». Una testimonianza più tarda, raccolta il 1 dicembre 1642 da Paolo Marucchielli, probabilmente un uomo di fiducia di Asdrubale Mattei, conferma che i lavori vennero pianificati a partire dal maggio 1637 e che quelli eseguiti negli ambienti al terzo piano sarebbero stati saldati dal marchese Mattei stesso, mentre per tutti gli altri avrebbe provveduto il Magalotti. È chiaro che questa campagna contribuiva ad accrescere il valore dell’immobile, tanto che lo stesso testimone riferisce che intento del marchese era quello di alzare l’affitto pagato dal suo nobile inquilino133: cosa che probabilmente avvenne ed il Magalotti tentò, qualche mese dopo la morte di Asdrubale (avvenuta l’8 gennaio 1638), di chiedere all’erede Girolamo Mattei uno sconto sulla pigione134. 6.3.2 Monsignor Corsini e un inventario del palazzo del 1 agosto 1638 (1638- 1642) La contrattazione non dovette andare a buon fine poiché il primo agosto 1638 si procedette a redigere un inventario del palazzo che sarebbe stato affittato a Monsignor Ottaviano Corsini (15881641)135 per 1300 scudi l’anno136. 130

AAM, Mazzo 509, Misura de gl’acconcimij e alzamenti di stanze fatti nel Palazzo del M. Mattei da m.ro Domenico Pichetti muratore dove habitava il s.r Oratio Magalotti l’anno 1637: conto inviato il 30 settembre 1637 e saldato il 24 febbraio 1638. 131 AAM, Mazzo 509, Adi 27 settembre. Conto dell’Imbiancatore Giovanni Battista Pedronio: 5.20 scudi saldati il 14 novembre 1637 per pitture fatte in diverse camere del palazzo (4 stanze grandi al piano nobile e loro porte; le due stanze del «s.r Filippo»; la «stanza in volta sopra la cucina»), specialmente nelle «stanze nuove fatte nell’appartamento di sopra, sopra la Capella». Nel conto si nomina curiosamente lo scorruccio per la «bo: me: del Em. S.re Card.le Magalotti» con riferimento probabilmente alla morte del cardinale Lorenzo avvenuta a Ferrara qualche giorno prima, il 19 settembre: non è chiaro quale correlazione ci sia tra i fatti, avendo il cardinale risieduto stabilmente nella città emiliana fin dal 1628. 132 AAM, Mazzo 509, Conto del Falegname. Adi 14 ottobre 1637. Misura e stima delli lavori di legname fatti di tutta robba da m.o Francesco Bartolomei falegname nel Palazzo dell’Ill. Sig. Mar. Asdrubale Mattei dove habita l’Ill. sig. Oratio Magalotti misurati, e stimati da me infra.tto per ambe le parti. 133 V. Appendice documentaria, doc. XV. 134 V. Appendice documentaria, doc. XIV. 135 Un curioso aspetto che accomuna Girolamo Mattei e monsignor Corsini è la familiarità con Galileo Galilei, che i due ebbero di incontrare a Roma in alcune documentate occasioni. Nell’aprile 1611, il Corsini fu presente alle dimostrazioni scientifiche galileiane nei giardini del Quirinale e nel 1625 dovette partecipare al dibattito sulla validità delle teorie eliocentiche riacceso dagli scritti scientifici del pisano (S. ANDRETTA, Ottaviano Corsini, in Dizionario biografico degli Italiani Treccani, vol. 29 (1983), ad vocem) mentre Girolamo Mattei è citato nell’epistolario dello scienziato (a Roma nel 1624) come «molto gentile, e desideroso di avere uno che potesse bene istruirlo in quelle parti delle matematiche, le quali principalmente attengono all’arte militare» (Le opere di Galileo Galilei. Prima edizione completa condotta sugli autentici manoscritti Palatini e dedicata a S.A.I e R. Leopoldo II Granduca di Toscana, Tomo VI, Società Editrice Fiorentina, Firenze 1847, p. 296). Anche Lorenzo Magalotti, figlio di Orazio, qualche decennio più tardi avrebbe frequentato i circoli galileiani di Pisa (C. PRETI- L. MATT, Lorenzo Magalotti, in Dizionario biografico degli Italiani Treccani, vol. 67 (2006), ad vocem). Per l’inventario, v. Appendice documentaria, doc. XVII.

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La lista cita quasi esclusivamente porte, finestre, serrature e catenacci ma è interessante per capire la distribuzione degli ambienti nell’edificio e lo stato della cappella, che sembra aver conservato la sua originale decorazione. Al pian terreno si trovavano due appartamenti distribuiti ai fianchi dell’entrata principale su via delle Botteghe Oscure. Uno di essi è definito «nobile» («a mano manca à Terreno», dunque ad est) ed era collegato agli ambienti terreni della rimessa e a quelli costruiti al piano di sopra. Seguono nella descrizione la stalla, la prima cucina, la cantina, la credenza. Dell’appartamento nobile è descritto molto poco; si citano anche la loggia scoperta, due appartamenti vicini alla Galleria, la Galleria stessa ed il terzo piano nel quale erano ospitati la Guardaroba, un corridoio e varie stanze, i mezzanini di recente costruzione e infine le rimesse al piano stradale, alle quali erano annesse le camere abitate dagli staffieri. Una particolare attenzione viene riservata alla cappella, che viene descritta minuziosamente. Al suo interno era stata mantenuto l’ornamento ligneo dell’altare con suoi tre quadri, probabilmente lo stesso che era stato commissionato nel 1601 dal cardinale Girolamo Mattei: il confronto tra questo inventario del primo agosto 1638 e quello ereditario di Giovanni Battista Mattei del 1624 conferma l’identità degli oggetti elencati137. La cappella sembra essere l’unico ambiente ad aver mantenuto una decorazione mobile e non è chiara la motivazione alla base del disinteresse degli eredi Mattei nel rimuoverla dal palazzo: probabilmente la mole dell’ornamento non avrebbe facilitato l’operazione, oppure non si era trovato un luogo alternativo adatto ad accoglierlo. In ogni caso, la decorazione della cappella sembra essere considerata come un tutt’uno con il suo ambiente tanto che nel 1642 essa venne venduta insieme al palazzo ai Ginnetti. 3.6.3 I Ginnetti proprietari e affittuari del palazzo (1642- 1682). Un inedito inventario del 1642 Tutta la vicenda preliminare all’acquisto è stata svelata dai ritrovamenti documentari di Patrizia Cavazzini nell’archivio Lancellotti, che conserva il carteggio intercorso tra Giuseppe Ginnetti ed il fratello cardinale Marzio tra la fine di giugno e i primi di agosto 1642 riguardo la concitata ricerca di una residenza romana per il cardinale, richiamato improvvisamente a Roma dalla legazione a Ferrara 138 . Dalle lettere è possibile apprendere alcune caratteristiche del palazzo, giudicate positivamente o meno dagli acquirenti: Giuseppe ad esempio, dopo diverse visite all’edificio, fa presente al fratello che l’ingresso principale è troppo stretto perché possano passarvi delle carrozze 136

I pagamenti per il 1641 si trovano in AAM, Mazzo 688, Giornale di entrata e uscita del Duca Girolamo 1639- 1642, cc. 31 r ([8 febbraio 1641] Da Mons. Corsino scudi seicento cinquanta moneta con ordine all’Accaioli, e Martolli per la pigione del Palazzo att. Luglio prossimo avvenire sono li medesimi fatti pagare al Sacro Monte della Pietà di Roma per darne credito scudi 650»), 224 r («a di 28 febbraio [1641]. Al Sacro Monte della Pietà di Roma scudi seicentocinquanta m.ta sono li med.i fattili pagare da Accaioli e Martelli in virtù di un ordine di Mons. Corsini per tanti che dovea per la pig.e del Palazzo scudi 650»). 137 Per la trattazione dell’argomento rimando al capitolo V. 138 CAVAZZINI, cit.1999, pp. 21- 33.

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e che quello laterale, sull’attuale via Caetani, immette in un cortile che è in comune col Palazzo Mattei di Giove; da qui inoltre, l’unico passaggio diretto ai piani superiori è assicurato da una «scaletta a lumaca», ma si tratta di una soluzione che Giuseppe non gradisce. Vengono apprezzati invece gli ampi spazi, che permetterebbero all’intera famiglia del cardinale (intesa in senso lato) di abitare l’edificio. Al porporato Ginnetti sarebbero riservati due appartamenti, quello al piano nobile e quello superiore (da identificare probabilmente con quello più recente, costruito da Magalotti) e ne rimarrebbero a disposizione un altro al primo piano verso Santa Caterina, con il grande salone e la cappella, ed uno «a canto la scala che guarda verso il cortile di tre o quattro stanze» che si dice fosse stato occupato dal «nipote di monsignore», riferendosi probabilmente al cardinale Neri Corsini (1614- 1678), come sembra provare un documento di cui si parlerà più avanti. Nonostante dunque alcuni particolari non graditi ai Ginnetti, il palazzo viene considerato adatto alla residenza di un cardinale, dotato com’era di ampi spazi di rappresentanza, come il salone, progettati a inizio Seicento proprio a tale scopo per il cardinale Girolamo Mattei. L’atto privato di vendita del 12 agosto 1642139 comprende una breve descrizione dei confini del palazzo, il cui primo tratto identificativo è l’iscrizione «Alexander Mattheius» scolpita sull’architrave della porta principale del lato nord (oggi recante il nome dei «Caetani») 140 similmente a quanto può osservarsi ancora oggi per gli altri grandi palazzi superstiti dell’insula, Mattei di Giove e Mattei di Paganica. Si comprendeva nella vendita la «fabbrica nuova» su via Caetani che univa il palazzo a quello costruito da Asdrubale, e sull’altro versante dell’Olmo una stalla e un fienile confinanti con la casa che era allora affittata al notaio capitolino Domenico Bonanni. Data l’immediata necessità di una abitazione, i Ginnetti acconsentirono all’acquisto per 24000 scudi cum pacto redimendi ovvero con la possibilità per i Mattei di ricomprare in futuro il palazzo per la stessa cifra: la vendita d’altronde si era resa necessaria per i Mattei a causa del loro forte indebitamento che i Ginnetti non ignoravano, a quanto emerge dal loro scambio epistolare, e che potrebbero aver usato a loro vantaggio per spuntare un prezzo vantaggioso. Tra le condizioni della vendita, i Ginnetti ponevano l’adeguamento degli ingressi del palazzo al passaggio agevole delle carrozze, abbassando la soglia dell’ingresso principale e rimuovendo un muro che si trovava tra le rimesse ed il cortile nell’entrata laterale verso il monastero di Santa Caterina; la chiusura di 139

La vendita avvenne tramite una scrittura privata del 12 agosto (una copia dell’atto conservata nell’Archivio Lancellotti mi è stata fornita dalla dott.ssa Patrizia Cavazzini, che ringrazio per la sua disponibilità alla condivisione dei materiali documentari e al confronto sull’argomento: AL, Famiglia Ginnetti, Istromenti e scritture della compra del Palazzo, 12 agosto 1642) e un atto pubblico del 16 ottobre seguente (ASR, Notai Tribunale A.C., Thomaso Fontia, vol. 3185, 16 ottobre 1642, cc. 550r- 560 r, 708 r e v, 721 r, 755 r, 765 r, 776 r, 778 r). 140 All’iscrizione fa riferimento anche Pietro Rossini nel 1776, poco prima della vendita del palazzo a Francesco Caetani: «Il Palazzo unito, che resta incontro a S. Lucia fu fatto edificare da Alessandro Mattei, come porta l’iscrizzione scolpita a caratteri palmari nel grande Architrave del magnifico ingresso, ove si legge ALEX. MATTHAEJUS, […] passato poi a titolo di vendita nelle Famiglie Negroni, e Durazzo di Genova, e per ultimo all’Eminentis. Sig. Card. Serbelloni […]».

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alcuni archi aperti nel braccio laterale delle rimesse verso il cortile del palazzo Mattei di Giove (lasciandovi «in cima di ciascun arco una fenestrella a lume»); la riserva esclusiva dell’uso del cortile rustico e del «giardinetto» che il palazzo di S. Lucia aveva in comune con quello di S. Caterina. A questo proposito, nello specifico, i Ginnetti chiedevano che tali aree potessero essere oggetto di modifica tramite la costruzione di corpi di fabbrica che appoggiassero ai muri del palazzo venduto, a patto che essi non superassero in altezza la loggia che dava sul cortile e della «loggetta» affacciata sul giardinetto. Gli acquirenti dunque imposero ai Mattei di intervenire sul palazzo per adeguarlo alle loro esigenze di praticità e per renderlo quanto più possibile indipendente dal Palazzo di Giove. Nel documento notarile dell’ottobre seguente si fa riferimento ad un inventario del Palazzo141 che sfortunatamente non risulta allegato alle carte conservate in Archivio di Stato a Roma: anche in questo caso una copia si trova nell’Archivio Lancellotti. Devo la sua trascrizione alla gentilezza della dott.ssa Patrizia Cavazzini142. Il documento è di fondamentale importanza perché costituisce l’unica testimonianza nota dell’aspetto di tutte le decorazioni immobili- affreschi e stucchi- del Palazzo delle Botteghe Oscure. Le fonti di letteratura artistica infatti sono poco utili al riguardo poiché tendono a ripetere quanto scritto da Celio143, limitandosi spesso a registrare semplicemente il nome del proprietario del palazzo144. Gli ambienti del piano terreno erano per la maggior parte destinati ai servizi ma vi era anche un appartamento nobile nell’angolo nord-est, come già descritto nell’inventario del primo agosto 1638. Come già accennato, due stanze erano allora decorate con fregi in stucco e arme familiari dei Mattei e dei Boccamazza; un’altra, contigua ad esse e all’ingresso principale al palazzo, ospitava invece «pitture nella volta del trionfo di bacco». L’affresco, che è stato staccato e trasportato su tela (fig. 8), è citato per primo da Gaspare Celio con l’attribuzione a Francesco da Castello, condivisa anche in altre fonti145. Gli studi moderni, a partire dalle intuizioni di John Gere che individuava alcuni 141

«Item che si facci inventario delle pitture et altre cose cospicue, porte e fenestre e chiavi che vi sono ad effetto di restituirle nell’evento della ricompra nello stato che si ritrovaranno, purchè non siano deteriorate per fatto di detto signor compratore, salvo però l’uso di esse» (ASR, Notai Tribunale A.C., Thomaso Fontia, vol. 3185, 16 ottobre 1642, cc. 550r- 560 r, 708 r e v, 721 r, 755 r, 765 r, 776 r, 778 r.). 142 V. Appendice documentaria, doc. XIII. 143 «Pitture nel Palazzo vecchio del Signor marchese Matthei. Quella in un sottovolto nel piano dabasso con Sileno à fresco, di Francesco da Castello. Quelle di una saletta di sopra, di Tadeo, & Federico Zuccari. Quelle della presa di Christo mezze figure. Quella de Emaus. Quella del Pastor friso, ad olio, di Michelangelo da Caravaggio. Quella dove Cesare parla con Pompeo con alcuni soldati e cavalli ad olio del Cavalier Gaspare Celio. L’architettura del Palazzo dicono delli Sangalli» in CELIO, cit., pp. 134- 135. 144 F. MARTINELLI, Roma ornata dall’architettura, pittura e scultura in C. D’ONOFRIO, Roma nel Seicento, Vallecchi, Firenze 1968, pp. 245- 246; K. NÖHLES, Roma l’anno 1663 di Giovanni Battista Mola, Berlino 1966, p. 209; F. TITI, Descrizione delle pitture, sculture e architetture esposte al pubblico a Roma, 1763; ROSSINI, cit., p. 235. 145 CELIO, cit. p. 135; «Nel palazzo del sig. Ciriaco Mattei incontro a S. Lucia alle Botteghe Oscure, ov’è il piano da basso, in un sottovolto ha di sua mano il Sileno a fresco» in G. BAGLIONE, Le Vite cit., p.; «questo palazzo ha di mano di Francesco da Castello il Sileno, che stà in un sotto volto nel vano da basso» in MARTINELLI, cit., p. 246; «Nelle camere vi sono alcune pitture a fresco di Francesco Castelli» in F. TITI, Descrizione delle pitture, sculture e

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disegni a tema bacchico attribuendoli alla mano di Taddeo Zuccari e datandoli al 1550 circa (senza però metterli in connessione all’affresco, la cui esistenza probabilmente ignorava) 146 , hanno riconosciuto in essi i disegni preparatori all’opera che è stata dunque ricondotta agli Zuccari147, proposta accolta dubitativamente da Patrizia Tosini148. Di recente Giovanna Sapori ha avanzato una proposta di attribuzione dell’affresco a Giovanni de Vecchi, che vi lavorò probabilmente dopo le due Storie di Nabucodonosor in una sala del Belvedere (1563- 1564)149, il cui legame con la famiglia Mattei è attestato per gli anni 1593- 1596 da alcuni pagamenti nella contabilità di Asdrubale già pubblicati da Maurizio Calvesi150. La descrizione del 1642 fornisce l’esatta collocazione dell’opera e una testimonianza di identificazione iconografica della scena come «trionfo di Bacco»151. Come noto, in quel tempo il piano nobile del palazzo era interessato da una intensa campagna decorativa ed il palazzo a Santa Caterina de Funari era in via di costruzione. Contrariamente alle scene con Storie di Alessandro Magno affrescate al piano nobile, né la scena bacchica né la Flora al piano superiore (di cui si tratterà in seguito) fanno parte di un ciclo decorativo più ampio ma architetture esposte al pubblico a Roma, Pagliarini, Roma 1763, p. 90. Sia Gaspare Celio che Giovanni Baglione intrattenevano rapporti con i Mattei e dovevano conoscere le decorazioni dei loro palazzi. Gaspare Celio, come già accennato, è l’autore dei due riquadri centrali al piano nobile del Palazzo Mattei di Giove, dipinti tra 1607 e 1608 su commissione di Asdrubale Mattei, e nel 1616 licenziava per Giovanni Battista il quadro con la Battaglia tra Cesare e Pompeo (v. sopra nota 134). Il Baglione invece era amico intimo di Onofrio Santacroce, marito di Erminia Mattei (che per un certo periodo, a fine 1599, soggiornò nel Palazzo Mattei alle Botteghe Oscure; v. M. C. TERZAGHI, Giovanni Baglione e la famiglia Santacroce in Giovanni Baglione: un dipinto ritrovato, testi di Alessandro Morandotti e Maria Cristina Terzaghi, opuscolo mostra Milano- Roma 2009- 2010, Matteo Lampertico Arte Antica e Moderna) e coinvolse Giovanni Battista Mattei nella valutazione dei quadri che aveva dipinti per la Cattedrale di Poggio Mirteto nel 1611 (Y. PRIMAROSA, Giovanni Baglione a Poggio Mirteto. Due lettere inedite e nuovi documenti per l’Assunzione della Vergine (1611- 1613) in “Storia dell’arte”, 130/2011, n. 30, pp. 19- 38; IDEM, La “buona stima” di Giovanni Baglione. Un carteggio e altri documenti sulla Cappella Borghese in S. Maria Maggiore e sulla Tribuna di Poggio Mirteto in “Storia dell’arte”, 135. 2013, pp. 40- 76). 146 GERE, cit. 1969, p. 106. 147 C. ACIDINI, Taddeo e Federico Zuccari fratelli pittori del Cinquecento, Jandi Sapi, Milano 1998- 1999, vol. I, pp. 124- 135. 148 P. TOSINI, La decorazione tra Cinquecento e Seicento al tempo dei Mattei in Palazzo Caetani cit., pp. 141- 170. 149 G. SAPORI, Maestri, botteghe,èquipes nei palazzi rmani: Perino del Vaga, Salviati, Vasari e Zuccari in Palazzi del Cinquecento a Roma cit., pp. 35- 36 e nota 94 p. 51. 150 Si tratta di «disegni» e «cartoni» sul tema della tassesca Gerusalemme Liberata che Maurizio Calvesi poneva in connessione agli affreschi eseguiti dal pittore in alcune stanze al pianterreno del vicino Palazzo Mattei di Paganica (M. CALVESI, L’attività di Giovanni de’ Vecchi nel Palazzo Mattei di Paganica in Palazzo Mattei di Paganica cit., pp. 281- 316). I pagamenti testimoniano l’esistenza di rapporti tra Asdrubale e il de Vecchi allo scadere del secolo (quando entrambi frequentavano l’ambiente dell’Accademia di San Luca), mentre Asdrubale probabilmente abitava ancora nel palazzo paterno. Le voci contabili si trovano in un registro oggi conservato in AAM, Mazzo 523, Registro dei mandati di Asdrubale Mattei 1591- 1595: «Mag.ci s.ri Ubertini di roma. Piacerà alle S.rie V. di pagare a ms. Giovanni dal Borgo scudi trenta di m.a de iulij X per scudo quali se li fanno pagare a bon conto d’alcuni disegni dell’historia di Hierusalem liberata, che mi fa, ch’in tutto siamo convenuti per 180 scudi e con darne debito a n.ri conti, pigliandone ricevuta li saranno menati boni. Di casa li 22 de dicembre 1593» (c. 17 r); IBIDEM, Registro dei mandati del 1594, c. 3 r «Molto mag.ci ss.ri Ubertini. Piacerà alle SS.rie vostre di pagare a ms Giovanni de Vecchi dal borgo scudi novanta di moneta de iulij X per scudi quali se li fanno pagare a bon conto dell’opera d’i cartoni, che mi fa, e dandone debito a n.ri conti se li menaranno boni. Di casa li 16 de Giugno 1594». 151 A fugare i dubbi sollevati dalla Tosini che, basandosi su quanto riferito dalle fonti letterarie, osservava come il titolo di «Sileno a fresco» fosse poco adeguato al corteo affrescato, nel quale il vero protagonista è il dio Bacco (TOSINI cit. 2007, p. 153).

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costituiscono delle raffigurazioni assolute ed isolate. Come già accennato, le stanze più ampie del piano terreno, ovvero quelle affacciate principalmente su via delle Botteghe Oscure, costituivano degli “appartamenti”: in quelli dell’angolo nord-ovest, ad esempio, nel 1621 abitava monsignor Alessandro Mattei (ed era arredato con alcuni quadri con paesaggi e nature morte)152. Il resoconto del 1642 continua con la descrizione delle stanze del piano nobile del palazzo, iniziando dai tre stanzini sul lato ovest del cortile: le prime due coperte a volta e caratterizzate unicamente dalla presenza rispettivamente di due e una finestra; la terza, con «soffitto», è detta «stanzino dipinto» ma non viene riferito nient’altro riguardo l’aspetto della decorazione. La camera «incontro alla scala grande» (adibita a «salotto di Mons.» nel 1624153), coperta a volta, era decorata «con una pittura dell’Istoria di Coriolano in d. volta», decorazione finora inedita. Il modello iconografico della “biografia dipinta” per i cicli decorativi dedicati alla tipologia degli Uomini Illustri, che prevede la raffigurazione di più episodi della vita di un unico personaggio solitamente disposte in ordine cronologico, si afferma a Roma dai primi anni del Cinquecento a partire dalla (perduta) decorazione commissionata dal cardinale Fazio Santoro a Iacopo Ripanda per il salone del suo palazzo di Via Lata arrivando a primeggiare, alla metà del secolo, sulle altre forme di rappresentazione della storia antica. Le motivazioni alla base del successo di tale genere, testimoniato dalla sua estrema diffusione e longevità, vanno ricercate nel diretto e articolato rapporto che le immagini permettevano di istituire con la committenza: il legame poteva essere basato sull’identità del nome oppure la storia antica poteva essere usata come allegoria per l’espressione di un messaggio politico attuale. Rivestono un ruolo fondamentale in questo tipo di produzione le fonti antiche ma anche, soprattutto a Roma, le biografie dinastiche commissionate dalle grandi famiglie a Onofrio Panvinio e Alfonso Ceccarelli: la discendenza mitica dalla famiglia dei Fabii tratteggiata dal Panvinio per i Massimo costituisce la fonte privilegiata, insieme alle storie antiche, per le storie di Quinto Fabio Massimo dipinte da Daniele da Volterra nel loro palazzo “alle Colonne”154. Lo scarno resoconto della Descrizione del 1642 testimonia l’esistenza nel palazzo Mattei Caetani di una decorazione dipinta in un periodo non specificato, oggi perduta, dedicata all’eroe romano Gneo Marcio Coriolano, le cui vicende sono narrate in molte fonti antiche (Tito Livio, Valerio Massimo, Dionigi di Alicarnasso ma sono note soprattutto nella versione fornita da Plutarco nelle sue Vite 152

Inventario della Guardarobba dei Signori Mattei 1621 in Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. VI p. 180. Raramente gli inventari Mattei indicano la destinazione d’uso delle stanze, limitandosi al loro contenuto. 153 V. nota 112. Secondo l’inventario di Giovanni Battista, la sala ospitava anche «Tre quadri sopra le porte di S. Nicola di Tolentino mano di Mutiano con la cornice di noce. Un Christo alla Colonna con doi che lo battano con la sua cornice di noce e l’altro della Madalena con sua cornice vecchia assai. Apparato di corame di Spagna torchino, et oro fatti à grotteschi d’altezza di sei pelle con fregia a capo, et piedi con due portiere dell’istesso usati. Tre sedie vecchie di noce coperte di cordovano rosso col’appogiatore indorato vecchie assai» v. SCHRÖTER cit., doc. n. 5, p. 85. 154 Cfr. Biografia dipinta. Plutarco e l’arte del Rinascimento 1400- 1550, a cura di Roberto Guerrini, Agorà edizioni, La Spezia 2001.

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Parallele, Vita di Coriolano e Alcibiade). La storia di Coriolano si svolge nell’antica Roma repubblicana: il valoroso generale, appartenente ad una antica famiglia patrizia, in seguito ad un dissidio con la plebe che voleva privare del tribunato appena istituito, decise di allearsi con i Volsci e attaccare Roma ma venne ricondotto alla ragione dall’intervento della madre Volumnia e della moglie Virgilia, che lo richiamarono ai suoi doveri nei confronti della famiglia e della patria. Per gli autori antichi la vicenda è solitamente utilizzata paradigmaticamente come uno spunto per delineare l’aspetto morale dell’uomo di stato ideale che, secondo Plutarco, al contrario di Coriolano, dovrebbe possedere le doti della disciplina e della moderazione. Nelle rappresentazioni artistiche di età moderna (letteratura, teatro, arti figurative) viene privilegiato l’aspetto didascalico della storia solitamente tramite l’incontro del comandante con la famiglia, come negli affreschi di Palazzo Massimo alle Colonne (1540 ca.)155 o a Palazzo Cesi ad Acquasparta (1585 ca.)156. La decorazione di Palazzo Mattei Caetani è ignorata dalle fonti di letteratura artistica né le mie ricerche tra le carte dell’archivio familiare Antici Mattei hanno potuto integrare l’informazione del documento del 1642. La disamina delle vicende familiari entro questa data non sembrano fornire alcun appiglio specifico alla contestualizzazione della commissione per tale decorazione157. Un vago confronto può istituirsi tra la carica di generale e lo status di patrizio di Gneo Marcio Coriolano con l’esercizio di cariche municipali da parte di alcuni membri della famiglia Mattei residenti nel palazzo, come Alessandro senior e Ciriaco, o l’appartenenza in generale della famiglia al ceto nobile. Allo stesso modo, la storia della nascita della famiglia, così come delineata da Onofrio Panvinio non fornisce alcuna indicazione poiché, a differenza delle altre composizioni del genere, la stirpe dei Mattei non ha origini che risalgono all’età Romana ma nascono da una storia più recente, tardomedievale158.

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V. anche E. M. MOORMANN, W. UITTERHOEVE, Miti e personaggi del mondo classico. Dizionario di storia, letteratura, arte, musica, a cura di Elisa Tetamo, Bruno Mondadori, Milano 2004, ad vocem, pp. 245- 249. 156 A. DE ROMANIS, La decorazione di alcuni ambienti del palazzo Cesi di Acquasparta come tributo a Isabella Liviana in Iconologie. Studi in onore di Claudia Cieri Via, a cura di Ilaria Miarelli Mariani, Stefano Pierguidi, Marco Ruffini, Campisano Editore, Roma 2016, pp. 157- 164. 157 Se si considera l’interpretazione della storia che emette in risalto il ruolo avuto dalle donne della famiglia di Coriolano, la decorazione può forse fare riferimento all’infausta vicenda dell’esecuzione nel 1603 di Onofrio Santacroce, marito di Erminia Mattei, accusato dell’omicidio della madre Costanza Santacroce (vedova di Giacomo Mattei, figlia di Giacomo Santacroce ed Ortensia Mattei, quest’ultima nata dall’unione di Ciriaco il vecchio con Giulia Santacroce). Erminia, Ciriaco e Giovanni Battista furono coinvolti nel processo, lo stesso cardinale Girolamo Mattei cercò di perorare la causa del Santacroce presso il papa durante gli ultimi mesi della sua vita ma invano. La sentenza di morte comminata ad Onofrio fortunatamente non trascinò con sé anche i Mattei ma la vicenda sicuramente dovette lasciare qualche eco in famiglia («1604 marzo 20. Il signor Giovan Battista Matthei, figliolo del signor Ciriaco, è ritornato in Roma, insieme con la moglie, che era sorella del signor Honofrio Santa Croce et così si vede, che la corte non ha altro contra i lui, come Roma diceva» in ORBAAN cit., nota 2 p. 147) il cui ricordo potrebbe forse riconoscersi in questa decorazione che potrebbe essere stata concepita come una sorta di celebrazione post- mortem di Costanza, madre amorevolissima, e riabilitazione di Onofrio che in punto di morte, secondo le cronache del tempo, si rivolse alla folla presente alla sua esecuzione esortando tutti al rispetto dei genitori (PICCIONI cit., p. 112). 158 PANVINIO cit., c. 195 r.

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Dopo le altre due stanze sul lato nord dell’edificio, la descrizione riferisce delle decorazioni del salone («Appresso d. stanza vi è la sala con un soffitto nobile scorniciato e dorato tutto con l’arme in mezzo della b.m del Card. Matthei. Attorno vi è il fregio grande dipinto di pittura nobili, cioè di paesi, e sotto di scherzi di putti, per li contorni l’arme di Casa Matthei, un camino nobile grande di pietra») e delle due camere seguenti, affacciate su via Caetani, con le Storie di Alessandro Magno159. La terza camera era «soffittata con fregi dipinti attorno» mentre nella quarta, che precede immediatamente la Galleria, si trova «una pittura in essa d’una Flora, o’ di Angelo con diversi altri Angeletti con fregio bianco di stucco attorno» (fig. 10). L’affresco in questione è stato recentemente ritrovato nascosto sotto la tela con Atalanta e Ippomene di Antonio Cavallucci e ricondotto da Bruno Toscano alla mano di Cristoforo Roncalli sulla base di un confronto stilistico con analoghe figure di Angeli disegnate dall’artista. Secondo lo studioso, l’opera può essere datata al 1608, quando il Pomarancio era impegnato nei lavori alla Santa Casa di Loreto e proprio la tecnica veloce e sintetica con cui è stata tracciata la figura di Palazzo Caetani potrebbe essere interpretata come il segno della necessità del pittore di tornare al più presto a Loreto, dopo aver soddisfatto qualcuno dei suoi antichi committenti 160 . Lo spoglio dei documenti Antici Mattei induce a ricondurre l’esecuzione dell’affresco alla campagna decorativa degli ultimi mesi del 1601 commissionata dal cardinale per altre stanze del palazzo. Tenendo in considerazione l’attribuzione proposta da Bruno Toscano al Roncalli è verosimile che l’autore dell’opera fosse uno dei suoi collaboratori (ciò induce a credere anche l’indirizzamento del mandato di pagamento relativo a Perinto Luti161) anche se le ricevute Mattei non sono chiare a riguardo. La Galleria, dove al tempo di Ciriaco e ancora durante la vita di Giovanni Battista venivano conservati alcuni dei pezzi più importanti della quadreria della famiglia, presentava una decorazione «con fregio bianco di stucco attorno, et in mezzo della volta vi è una pittura d’arme di Casa Matthei circondata con Angeletti con 2 altri Angeletti assisi in due Aquile e con tre finestre» che oggi non è più esistente. Il percorso negli ambienti del palazzo termina nei due piccoli ambienti sacri, la cappella e l’anticappella, che si trovano stretti tra le due camere con gli affreschi di Alessandro Magno e l’affaccio sul cortile di rappresentanza. Di entrambi viene offerta una descrizione molto sintetica che stranamente non riferisce dei soggetti affrescati mentre viene dedicata maggiore attenzione alla 159

La prima di esse si dice abbia una finestra «che risponde nella cappella»: tale apertura appare ancora esistente nella pianta allegata all’atto di vendita del palazzo da parte dei Durazzo a favore del cardinale Serbelloni nel 1760 (ASR, Hieronimus Paoletti, vol. 568, cc. 646- 656, 647- 657, citata in In presentia mei notarii. Piante e disegni nei protocolli dei notai capitolini (1605- 1875), a cura di Orietta Verdi, Francesca Curti e Stefania Piersanti, Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Strumenti CLXXXVII, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Roma 2009, p. 355). 160 B. TOSCANO, Un’ospite ignorata, l’Aurora del Pomarancio in “Palazzo Caetani. Bollettino della Fondazione Caetani”, 4- 5 (2016- 2017), pp. 52- 54. 161 Nel novembre 1601 Perinto Luti veniva incaricato di pagare il lavoro eseguito da alcuni «pittori», v. AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 143.

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decorazione dell’altare che coincide perfettamente con quanto si trova descritto nel medesimo ambiente nell’inventario ereditario di Giovanni Battista Mattei del 1624: «Il quadro dell’altare, dove è dipinto un S. Geronimo di mano, come osserva il March. Matthei di Mutiano, figura fatta ignuda grande, del naturale… con dui altri quadri dalle parti… S. Francesco e S. Mattheo dell’istessa mano». Le poche parole riservate alla stanza offrono anche una interessante notizia sull’identità del “cicerone” accompagnatore dell’ignoto autore della descrizione, ovvero il padrone di casa Girolamo Mattei figlio di Asdrubale (insignito del titolo di Duca nel 1643), che attribuisce il quadro d’altare raffigurante un san Girolamo a Girolamo Muziano. La descrizione infine tratta dell’appartamento al terzo piano, costituito da un lungo corridoio e diverse stanze: tra le prime «sono in fila sei stanze tutte soffittate, e le 3 prime con fregi dipinti attorno» mentre si trovano in fondo al corridoio principale «tre camerini fabricati novamente», facendo probabilmente riferimento alle stanze create nel 1637- ‘38 durante il soggiorno di Orazio Magalotti nel palazzo. Il 27 settembre 1672 veniva eretto con chirografo papale il Monte Mattei, che comportò il vincolo di alcuni dei beni della famiglia. Il 30 settembre 1673 Girolamo Mattei, avvalendosi del denaro dei montisti (cioè dei compratori del titolo del Monte istituito) ricomprò il Palazzo dal marchese Marzio Ginnetti e da Giovanni Francesco, Tesoriere del Papa, per la stessa cifra pagata circa trenta anni prima ovvero 24000 scudi162. Gli eredi di Giuseppe Ginnetti mantennero comunque l’affitto del palazzo fino all’aprile 1677, per la somma di 1200 scudi l’anno, e del palazzetto all’Olmo per altri 1100 scudi annuali ma per tale accordo Giovanni Francesco Ginnetti non volle si stipulasse un atto ufficiale163. Il Duca Mattei moriva il 16 gennaio 1676 lasciando la sua eredità gravata di debiti alla moglie Eugenia Spada, sposata in seconde nozze, e al figlio minorenne Alessandro. Nell’inventario dei suoi beni viene minutamente descritto il palazzo Mattei di Giove «sue solite habitationis» ancora ricchissimo di arredi, mentre viene semplicemente citato il «palazzo contiguo incontro la chiesa di S. Lucia alle Botteghe Oscure»164. 162

ASR, Trenta notai capitolini, uff. 2, Dominicus Bonanni, 30 settembre 1673, cc. 620 r- 626 v, segnalato da Benocci in Palazzo Caetani cit., p. 53. 163 Sulla questione e sui disagi patiti dai Mattei esistono due testimonianze di ignoti (una di esse datata 11 giugno 1677), nelle quali si ricorda anche che i Ginnetti chiesero più volte l’abbassamento della rata dell’affitto a 1100 scudi che però il Duca Girolamo non volle mai accordare per la ritrosia degli affittuari a stipulare un contratto pubblico. Il Duca Mattei temeva il continuo pericolo, di trovarsi improvvisamente con il palazzo sfitto e senza entrate per saldare i suoi conti del Monte Mattei (v. Appendice documentaria, doc. XVIII). 164 ASC, Archivio Urbano, sezione 14, prot. 31, Inventarium bonorum hereditorum bonae memoriae excellentissimi domini ducis Hieronimi Matthei. Die 14 martis 1676 indictione 14.

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Risalgono proprio alla primavera- estate 1677 alcuni documenti dell’Archivio Antici Mattei che forniscono alcune notizie inedite sul soggiorno dei Ginnetti come affittuari nel Palazzo. Un primo foglio tratta delle «pretensioni» di Girolamo nei confronti dei fratelli Ginnetti, che abitavano ancora nel Palazzo a S. Lucia, che consistono principalmente nella richiesta del pagamento della pigione che non veniva versata da tre anni e tre mesi e i danni relativi subiti (poiché il Duca faceva affidamento su tale somma per pagare i frutti del Monte Mattei), ed il risarcimento dei guasti che il Mattei sosteneva il Palazzo avesse subito in questo tempo. I Ginnetti proponevano che venissero scalati dalla somma dovuta tutti i danari spesi per i lavori che essi avevano eseguito fino ad allora nel Palazzo ma il Duca Mattei sosteneva a questo riguardo che tali lavori erano previsti, per contratto, a carico degli affittuari165 (inoltre, molti di questi lavori sembra non fossero stati fatti166) e per i «miglioramenti voluttuosi» fatti, non previsti negli accordi, i Ginnetti non potevano sperare di ottenere alcun risarcimento167. Il documento sostiene anche l’irreperibilità di alcuni oggetti descritti negli atti di vendita del 1642 ma non più presenti nel palazzo168. Il secondo atto della serie fornisce altri particolari riguardo i lavori fatti dai Ginnetti nel palazzo a S. Lucia: si fa riferimento alla riparazione dei condotti di piombo dell’acqua, all’abbassamento della soglia del portone principale, all’accomodamento delle scale e di alcune stanze169, «et altro come dalli conti dell’Artisti»170 ma di quest’ultima interessante attività non esistono nell’Archivio Mattei altre informazioni. 3.6.4 Il cardinale Giovanni Francesco Negroni e le proteste di Alessandro e Girolamo II Mattei (1682- 1753) 165

«Circa la pretensione di haver fatto li risarcimenti al Palazzo, cessa dalla lettura di d.i capitoli, nelli quali si conviene, che li medesimi SS.ri Ginnetti erano obligati alli risarcimenti de tetti, mattonati, Portico di legno, telari di finestre, vetrate, camere, condotti di qualsivoglia sorte, e loro espurgationi, e spese di strade, e simili alli quali si obbligorno del proprio senza speranza di poterli ripetere.» in AAM, Mazzo 509, Conto di quello che devono pagare l’Ill.mi ss.ri Ginetti all’Ecc.mo S. Duca Mattei per la pigione del Palazzo posto nella Piazzetta di S. Lucia alle Botteghe oscure a ragione di scudi 1200 moneta l’anno… Danni et interessi patiti, e replica alle pretenzioni delli medesimi. 166 «Devono li ss.ri Ginetti per li risarcimenti del Palazzo, a quali erano tenuti in conformità di d.i Capitoli inseriti nel precisato Istromento per non essere stati fatti per scudi 500 secondo il parere dell’Architetti, scudi 500 Devono anco rifare li mattonati tagliati, et arrotati, arrovinati per havervi fatto secare li marmi e fattovi rimessa per carrozze» in IDEM. 167 «Circa la pretensione delli meglioramenti necessarij li medesimi SS.ri Ginetti havevano la facoltà di farli fino alla somma di scudi 250 moneta e con più con la partecipatione di esso S.r Duca che se li haveranno fatti, et adempito al Convenuto si faranno buoni. Si avvertisce che delli miglioramenti voluttuosi, etiam utili, havevano la prohibitione di farli, e facendoli cadevano in utilio del Palazzo, e perciò cessano le pretensioni di essi quando l’habbino fatti.» in IDEM. 168 «Di più mancano molte cose descritte nell’istromento che hora non si trovano, e si devono» in IDEM. 169 «Di più le stanze, che sono fatte nuove con quelle dove si teneva la secretaria, la stanza fatta nella loggia, lo stanziolino dl facchino con loro porte, e fenestre di legnami, mattonato, vitriate et altro. Di più quello si ha speso in accomodare le stanze, che sono nell’ultimo corritore dove habitava il … Fiorini con i suoi tramezzi di legname, e le stanze della Computisteria ridotte nel stato presente, e di ogn’altra spesa che si ha fatta di fusti di finestre nove, Porte, et in fare lavatore nuovo et altro.» in IDEM. 170 AAM, Mazzo 509, Quello che si pretende dall’Ill.mi sig.ri Ginetti…

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Conclusa la fase dell’affitto Ginnetti (che si spostarono nel palazzo degli Orsini a Montegiordano171), i documenti dell’archivio Antici Mattei riferiscono di un periodo di affitto del palazzo, fino al 1680, al «cardinale Nerio Corsini» per 1150 scudi ma sorgono spontanei dei dubbi riguardo la veridicità della notizia che appare in un resoconto della storia del palazzo piuttosto tarda172, ed è in conflitto con la data di morte del cardinale Neri, spentosi a Firenze il 19 settembre 1678. Il palazzo dovette comunque essere affittato ad un personaggio della famiglia Corsini, come provano due fascicoli conservati presso l’Archivio Antici Mattei173: la questione rimane comunque poco chiara e mi riservo di approfondirla in un’altra occasione. Alessandro Mattei compì nel palazzo lavori di piccola entità per il mantenimento del buono stato dell’edificio, come il rifacimento di tetti e canali e la rimessa a nuovo dei muri della loggia174. La vendita dei feudi familiari di Rocca Sinibalda, Belmonte e Antona (al Duca Ippolito Lanti per 82500 scudi)175 non riuscì a coprire le spese di mantenimento del Monte Mattei dunque Eugenia Spada, madre e tutrice di Alessandro, insieme al fratello cardinale Fabrizio Spada, decise di vendere il Palazzo a S. Lucia al cardinale Giovanni Francesco Negroni il 24 novembre 1682 per 32500 scudi176. Allegata all’atto è la pianta del piano terra del palazzo in cui si segnalano alcuni lavori che erano stati già eseguiti dal cardinale: l’indicazione di tali lavori è un fatto curioso poiché non è chiaro il motivo per cui fosse necessario segnalarli al momento in cui il palazzo doveva ancora passare dalle proprietà Mattei a quelle Negroni. In ogni caso, le informazioni a riguardo sono utili per seguire questa ulteriore fase di modifica della struttura e dell’aspetto del palazzo. Fu il cardinale a far alzare due muri che resero più chiara la distinzione tra le aree di pertinenza del Palazzo a S. Lucia ed il restrostante Palazzo Mattei di Giove: uno è quello divisorio tra il proprio cortile rustico e quello del Palazzo di Giove (segnalato alla lettera F), l’altro definisce l’area anche rispetto al 171

P. CAVAZZINI, Palazzo Lancellotti ai Coronari, cantiere di Agostino Tassi, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1998, p. 58. 172 AAM, Mazzo 509, Due fogli di Ritratto in abozzo di tutta la Traccia della vendita del Palazzo a S. Lucia, delle stime, et altro posteriormente fatto comprovante la lesione. 173 Si tratta di una stima di alcuni lavori condotti nel palazzo nei primi anni ’80 del secolo (segnalato in Il Trattenimento di virtuosi cit., nota 11 p. 86: «AAM, fascicolo sciolto, Protocollo 143: Misura e stima, di alcuni lavori di muro, e simili, fatti a tutta sua robba e spesa da mastro Antonio marcorelli capomastro muratore in risarcimento diun palazzo alle Botteghe scure dell’Ill.mo e Ecc.mo Duca Don Alessandro Mattei, dove abita l’Emin. Cardinale Corsini, fatti con ordine dell’Ill.ma e Ecc.ma S.ra Duchessa madre e misurati e stimati da me infrascr. Come seguono») e di una promessa di vendita del palazzo fatta da Alessandro Mattei a «Mons. Lorenzo Corsini» nel caso in cui il Duca fosse riuscito a ricomprarlo dal cardinal Negroni (AAM, Mazzo 509, Promessa del Duca D. Alessandro Mattei di vendere il Palazzo a S. Lucia alle Botteghe Oscure, qualora sia con giuste ragione redento dal medesimo a Mons. Lorenzo Corsini per scudi 46000; e stime, fogli pro veritate, Viglietti, Rincontri d’Istromenti; ed altri fogli dal 1692 al 1760 relativi, e comprovanti la seguita lesione nel contratto di vendita fatta con Monsig. Negroni tesoriere, v. Appendice documentaria, doc. XX). 174 AAM, Mazzo 505, A di 20 marzo 1681 per tutto marzo 1682. Protocollo n. 88. Misura e stima di diversi lavori fatti da Mastro Loretto Persiani capo M.ro Mur.e per servicio dell’Ecc.mo sig. Duca Alessandro Mattei misurati, et estimati da me infrascritto come segue (v. Appendice documentaria, doc. XIX). 175 ASC, Archivio Urbano, sezione 14, 13 novembre 1676. 176 ASR, Trenta Notai Capitolini, Domenicus Bonanni, uff. 2, vol. 307, cc. 421r- 458v, parzialmente trascritto da Carla Benocci in Palazzo Caetani cit., p. 53.

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cosiddetto «Giardinetto» del Duca Mattei (lettera G)177 (fig. 11). Il cardinale poi probabilmente provò ad aprire delle finestre nel muro divisorio suddetto ma venne prontamente fermato dalle proteste di Alessandro Mattei178. Dall’inventario ereditario del Negroni stilato il 7 giugno 1713 si apprende che l’apparato decorativo della cappella si trovava ancora in situ e apparentemente completo di tutte le sue parti179. Il palazzo con i suoi ricchi arredi fu ereditato da Ambrogio e Bendinello Negroni, ma venne permesso al cardinale Giovanni Battista Spinola, nipote del Negroni (in quanto figlio della sorella Maria Negroni e Francesco Maria Spinola), di godere del palazzo fino alla morte, il 21 agosto 1752. In necessità di entrate, i Mattei si trovarono a dover vendere anche la Villa Celimontana e la tenuta di Maccarese nel 1683; con atto del 22 aprile 1685 affittarono infine il palazzo di Giove ai fratelli monsignor Pietro e Antonio Gabrielli180, che vi abitarono almeno fino all’aprile 1688 come provano alcuni mandati di pagamento per lavori di ristrutturazione, commissionati da Alessandro e curati dall’architetto Tommaso Mattei, nel «Palazzo Mattei dove al presente è abitato dalli sig.ri Gabrielli»181. La vendita del palazzo a S. Lucia lasciò una profonda ferita nell’orgoglio dei Mattei, come provano le numerose carte, conservate nell’archivio, prodotte da Alessandro e dal figlio Girolamo II nel corso degli anni, volte a provare il danno subito quando il palazzo venne- a loro parere- svenduto al cardinale Negroni che aveva approfittato della precaria situazione economica della famiglia. Sembra che Alessandro avesse in mente di avviare una causa per rientrare in possesso del palazzo

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Il giardinetto in questione, di pertinenza del Palazzo Mattei di Giove e sul quale affacciava il Palazzo Mattei di Paganica con due finestre aperte nel piano nobile, sarebbe stato riconvertito nel 1698 a «rimessone» per la carrozze per volere di Alessandro Mattei (il documento, conservato nell’AAM, si trova trascritto in Palazzo Mattei di Paganica cit. 1996, doc. n. 22, p. 351, 4 ottobre 1698). 178 AAM, Mazzo 509, Inibizione presentata per parte del Duca Alessandro Mattei al Card. Gio: Franc.o Negroni, o sia ai suoi domestici per impedire l’apertura d’alcune finestre nel muro divisorio del cortile di d.o Duca ne fare qualunque altra innovazione, spedita li 23 settembre 1711 per gli atti dell’Orsini Notaro. 179 V. Capitolo 5, paragrafo 5.1.2. 180 Le parti si accordano per 1000 scudi l’anno, per un periodo di 5 anni: «Con condizione che non s’intenda compreso nel affitto del d.o palazzo grande quello che vien chiamato Palazzo Vecchio= il qual riserba a sé la Sig.ra Duchessa per disporne a suo piacere ma solo concede alli med.i SS.ri il rimessone per comodo delle loro carrozze con la condizione che del cortile d.o di Campagna dal quale, è necessario passare per entrare in d.o rimessono non siano padroni questi ss.ri che del transito peraltro non possano chiudere il portone del med.mo; ma lasciarlo aperto per comodo di chi habitarà il palazzo Vecchio» in AAM, Mazzo 509, Locatione del palazzo 1685. È di poco chiara interpretazione l’affermazione per cui la Duchessa Spada vuole disporre a suo piacere del palazzo vecchio, allora già di proprietà del cardinale Negroni, né è chiaro se potesse concedere . 181 Vennero accomodati tetti e condotti dell’acqua e rifatto parte del pavimento nella guardaroba ed un camino, in AAM, Mazzo 505, Misura e stima de diversi rappezzi di muro, et altro fatta a tutta sua robba spese e fattura da maestro Carlo Morelli Capo Mastro Muratore per servitio del Palazzo, case, e Giardino della navicella et altro dell’Ecc.mo Sig.r Duca d. Alessandro Mattei il tutto da me infrascritto misurato e stimato a suoi giusti prezzi come il tutto destinantamente apparisce. Spedito sotto li 25 aprile 1688.

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che si impegnava poi a cedere, per l’adeguata cifra di 46000 scudi, a Monsignor Lorenzo Corsini182. Nel documento in questione si giustificava l’alto valore del palazzo in base ai numerosi lavori di miglioramento che vi erano stati compiuti dal cardinale Negroni: la cospicua somma di 800 scudi era stata versata ad alcuni, purtroppo finora ignoti, pittori «in aver fatto soffitte, fregi, ornamenti con spese di tela, colori, Indorature, et altro […]»183. In due stime eseguite il 3 settembre 1692, i miglioramenti apportati dal Negroni all’edificio venivano quantificati in 7325 scudi184. Alessandro Mattei non riuscì a dare seguito alla promessa perché non rientrò più in possesso del vecchio palazzo alle Botteghe Oscure. Una scrittura non datata, ma probabilmente risalente ad un periodo successivo alla morte del cardinale Negroni, ripercorre la storia della vendita del palazzo fin dagli anni della locazione ai Ginnetti, i quali sembra che offrirono ai Mattei 60000 scudi per ricomprarlo, e che qualche anno dopo venne invece venduto, per cause di forza maggiore, al cardinale Negroni per una cifra che venne considerata del tutto inadeguata al reale valore dell’immobile. Nei documenti Mattei si trova una chiara accusa nei confronti del Negroni che, nella sua carica di Tesoriere e coinvolto negli interessi del Monte Mattei, aveva approfittato della situazione a suo favore: «Mons. Gio. Fran. Negroni, poi Cardinale, ed esso ne rilasciò il mandato contro li beni d’esso sig. Duca Alessandro, in seguito di cui furono sequestrati li frutti de beni e rispettivamente si minacciava di far esecutare il Palazzo di cui si tratta, e perché fu presentito che esso card. Negroni desiderava comprare d.o Palazzo dalla sudetta Tutrice fu considerato per evitare male peggiore di trattarne, e concluderne la vendita per la tenue somma enormissima.te lesiva di soli scudi 32500»185. Come prova della presunta condotta illecita del Negroni inoltre veniva indicata la sua richiesta «di far porre nell’istrumento di vendita la particola, che lui comprava non come Giudice, ma come persona privata, il che non gli fu accordato»186. 182

AAM, Mazzo 509, Copia della Promessa fatta dal Duca Alessandro Mattei a Monsig.r Lorenzo Corsini di vendergli il di lui Palazzo a S. Lucia per scudi 46000, con le riserve ivi spiegate, da effettuarsi d.a vendita qualora fosse con pretese giuste ragioni vedute da esso Duca (v. Appendice documentaria, XX). 183 «Doppo seguita d.a Compra S. E. vi ha fatti li seguenti lavori, cioè fabricatovi di nuovo la scala, che conduce all’appartamento di cima In facciata alzato due stanze nell’appartamento che guarda verso il Sig.r Duca di Paganica, che per quello aspetta al lavoro di stimatore secondo la nota sono scudi 2700. Per il lavoro di legname, secondo la nota avuta sono scudi 900. Per il lavoro del Ferraro secondo la nota avuta sono scudi 800. Per il lavoro di scarpello fatto in più volte sono scudi 400. Per il lavoro de Pittori in aver fatto soffitte, fregi, ornamenti con spese di tela, colori, Indorature, et altro sono circa scudi 800. Per il lavoro di vetraro, secondo la nota avuta scudi 150. Per il lavoro di imbiancatore scudi 100. Per il lavoro dello stagnaro scudi 300. Per il lavoro di smuro (?), che si fece nella Stalla, e per di fuori di esse stanze, che minacciava runa scudi 435. Per il lavoro del Ferraro in Catene, et altro a tal’effetto scudi 150 Seguono altri lavori fatti di presente de quali non ne sono spediti conti. Per il lavoro di Muro in avere rialzato le stanze sopra la Galleria, che importarà circa scudi 300. E il lavoro di legname importarà circa scudi 150. Lavori fatti scudi 7188» in AAM, Mazzo 509, Copia della promessa cit. 184 AAM, Mazzo 509, Due copie di altra stima fatta in scudi 58891 sotto li 3 settembre 1692 (anonime). 185 AAM, Mazzo 509, Le raggioni che assistono a SE il Sig. Duca Mattei per vendicare il Palazzo…v. Appendice documentaria, doc. XXI. 186 AAM, Mazzo 509, Due fogli di Ritratto in abozzo di tutta la Traccia della vendita del Palazzo a S. Lucia, delle stime, et altro posteriormente fatto comprovante la lesione.

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Girolamo II continuò nella vana battaglia intrapresa dal padre, avviando anche una corrispondenza col cardinale Giovanni Battista Spinola per spiegare le sue ragioni ma, inteso il disinteresse dell’interlocutore, il Duca decise di deporre le armi per paura di dover affrontare una causa legale contro una persona potente come un cardinale187. La raccolta dei documenti in ogni caso continuò, con l’assistenza dell’avvocato Aurelio de Massimi188. Il Duca Mattei commissionò all’architetto Pietro Passalacqua un’altra stima del palazzo, che il 12 febbraio 1733 ammontava a 66725.88 scudi189, in base alla quale i Mattei volevano avanzare la richiesta di rescissione del contratto con il Negroni, «ovvero il supplemento del prezzo al giusto valore». Tra gli altri documenti di questa serie, sono particolarmente interessanti le testimonianze giurate di tre personaggi (Giuseppe Burrelli, probabilmente il parroco di S. Lucia de Ginnasi, Innocenzo Benzoni, ex procuratore di casa Mattei e un Giuseppe Cavarella) a proposito della questione relativa al quadro della cappella del palazzo, che i tre affermavano fosse stato trattenuto dal cardinale Negroni nonostante gliene fosse stata richiesta più volte la restituzione190. 3.6.5 La proprietà Serbelloni (1753- 1776)

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AAM, Mazzo 509, … sopra la stima del palazzo venduto a Negroni comprovanti la medesima e sottoscritta dalle respettive Persone del 1735, ed altra del 1748 legalizata e declaratione dei motivi per cui dal Duca Girolamo, non si vendette allora avanti nel sperimentare (?) sue ragioni per la sudetta lesione, deposizione di Domenico Vestili ex procuratore di casa Mattei. 188 AAM, Mazzo 509, Voto ragionato del Sig. … Aurelio Massimi delle ragioni che asistono il Duca Mattei per … il palazzo a S. Lucia alle Botteghe oscure venduto dal Duca Alessandro a Monsig. Negroni Tesoriere e Ristretto dell’Instr.o di vendita del Palazzo a S.Lucia de Ginnasi acquistato da Monsig. Negroni tesoriere e fatto d.o Ristretto dal Sig. Avv.o Aurelio Maria Massimi. 189 «Sicchè la sudetta perizia ascendente in scudi 66725: 88 ½ è semplicemente fatta e cavata dalla Pianta, ed elevazione e spaccato, benchè occularmente veduta la qualità de cementi, e lavori, non avendo potuto descriver le parti di annessi, e connessi, Pitture e Stucchi, marmi et altro, Ufficine rimesse, e stalle, canali di rame et altro, che compone in se stesso d.to Palazzo, […]» in AAM, Mazzo 509, Stima del Palazzo a S. Lucia de Ginnasi in scudi 66725: 88 fatta dall’Architetto Pietro Passalaqua li 12 Febraro 1733, e dal medesimo sottoscritta. In un altro documento della serie, di dice che prima di tale stima, il Mattei non era riuscito ad introdurre nessuna «persona capace» all’interno del palazzo, che fosse in grado di farne un’esatta stima, probabilmente poiché aveva incontrato resistenze da parte dei proprietari (essendo il palazzo sempre stato abitato da persone distinte, «eredi del compratore, e dal compratore medesimo»). Una perizia precedente, non datata né firmata ma che sembra sia stata fatta da Tommaso Mattei, ammonta a 65470 scudi (AAM, Mazzo 509, Idem, v. Appendice documentaria, doc. XXII). Un’altra stima, a firma di più architetti nel 26 febbraio 1735, riguarda l’adeguatezza dei conti fatti sul valore del palazzo (AAM, Mazzo 509, Noi sottoscritti architetti ricercati per la verità facciamo piena et indebitata fede… a firma degli architetti Sebastiano Cipriani, Filippo Barigioni, il cavaliere Ludovico Rusconi, Francesco Ferrari, Mario Asprucci, Domenico Gregorini, Tommaso de Marchis, cavaliere Ferdinando Toso). 190 «d.o Sig. Card. Negroni non haveva voluto permettere che si levasse dalla Cappella in d.o palazzo esistente un quadro d’Insigne autore, non compreso nella vendita, ma l’haveva voluto ritenere se ben li fosse più stato richiesto» in AAM, Mazzo 509, Testimonianza di Giuseppe Burrelli; «seguita la sud. vendita sentij dire da molta persona informata, che il d.o sig. Card. Negroni non aveva voluto permettere, che si levasse dalla Cappella che era in d.o Palazzo un quadro d’Insigne autore, non compreso nella vendita, ma l’aveva voluto ritenere anche gli fosse più stato richiesto» in IDEM, Testimonianza di Giuseppe Cavarella.

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Malgrado le rimostranze dei Mattei, il 2 giugno 1753 il palazzo veniva venduto dagli eredi Negroni al marchese Giuseppe Maria Durazzo per 38500 scudi: nella vendita erano compresi anche tutti i mobili e gli arredi, così come previsto dal fidecommisso voluto dal defunto cardinale191. Qualche anno dopo, gli eredi Durazzo alienarono il palazzo a favore del cardinale Fabrizio Serbelloni che lo pagò 38510 scudi192. All’atto di vendita sono allegate una pianta del palazzo (del piano terra e del piano nobile) e un resoconto redatto dall’architetto Mauro Fontana, il quale purtroppo non si sofferma nella descrizione degli ambienti e non nomina specificamente l’ornamento dell’altare della cappella 193 ; descrive piuttosto accuratamente le stanze e la loro disposizione in tutti i piani del palazzo, compreso l’ultimo, una cui chiara descrizione si incontra per la prima volta: «Il terzo, et ultimo piano superiore formato anch’esso all’altezza di mezzanino, resta distribuito in n.o tredici cammere di diverse misure, e differenti piani: cinque delle quali rimangono sopra la descritta galleria, restando tutte libbere, e divisibbili per li diversi e separati ingressi che hanno»194. I pretesi danni subiti dai Mattei nella vendita del palazzo del 1682 ottennero un riconoscimento nel 1761, quando essi accettarono di cederle al Serbelloni per 2500 scudi195 che in tal modo estingueva «qualsiasi debito istromentario, fidecommissario o primogeniale»196. Un preventivo di lavori, conservato nell’archivio Mattei, non datati ma molto probabilmente realizzati, attesta la necessità della costruzione di nuovi condotti che dividessero l’acqua Felice proveniente dal Campidoglio tra i due palazzi, che erano fino ad allora serviti attraverso un unico sistema197.

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ASR, Trenta Notai capitolini, uff. 13, Franciscus Nicolaus Andreoli, vol. 565, 2 giugno 1753, cc. 116r- 144v, segnalato da Carla Benocci in Palazzo Caetani cit., p. 64. 192 ASR, Archivio Trenta Notai capitolini, uff. 2, Hieronimus Paoletti, vol. 568, 20 novembre- 2 dicembre 1760, cc. 646/656, 647/657, atto cc. 626r- 659 v. 193 «Dal detto piano terreno, mediante lo scalone principale, si salle al primo piano nobbile, composto di n.o sedici camere di diversa grandezza, parte di esse coperte con volta di muro, e parte con soffitti dorati, e dipinti; rimanendo in esso n.o di cammere, compresa la cappella; oltre le loggie scoperte, e scale segrete di diversa specie a commodo del medem.o; avendo anch’esso app.to doppio ingresso a maggior sodisfazione, e commodo di chi lo deve abbitare. » in ASR, Paoletti cit., cc. 649 v- 650 r. 194 IDEM, c. 650 r. 195 AAM, Mazzo 509, Copia semplice d’Istromento di cessione di ragioni fatta da Monsig. Patriarca Mattei, Duca D. Giuseppe, ed altri fratelli Mattei a favore del Card. Fabrizio Serbelloni di tutte le ragioni, che potessero alli medesimi signori competere sopra il palazzo a S. Lucia alle Botteghe Oscure da d.o Card.le comprato dalli sig.ri Durazzo di Genova, e da questo con li sig.ri Negroni mediante la somma di scudi 2500 da esso card.le pagata alli sudetti Sig.ri Mattei, come meglio appare dall’Istromento stipolato per gli atti del Conflenti Notaio capitolino li 13 Aprile 1761 al quale si aggiunge un accordo precedente del 13 dicembre 1760 (l’atto è citato anche in Palazzo Caetani cit., pp. 64- 67). 196 V. Appendice documentaria, doc. XXIII. 197 «L’Ecc.ma Casa Mattei à due fistole di once 5 d’acqua Felice nella botte in Campidoglio, che va condottata al suo palazzo, in un condotto di once 4 ½ di vano, da detta botte sino al cantone del palazzo di Monsig. Cassone, e poi si divide in due condotti di once 2 ½ di vano, e uno dei detti condotti va alla stalla, e l’altro entra nel palazzo, da l’acqua alla cucina, e un braccio va alla fontana nel cortile di campagna, e un braccio va al Lavatore delle donne, e un braccio va alle rimesse in strada, e un braccio va alla fontanella nel cortile del rimessone delle carrozze, e seguita il detto condotto e sale alla cassetta dove la prende l’Ecc.mo sig.r Cardinale Serbelloni, e una casa del Collegio Mattei. Per portare tutte once 5 di acqua sudetta in una cassetta di piombo, e dividere d.a acqua, con l’Ecc.ma Casa Mattei, e

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Alla morte del cardinale, il palazzo divenne di proprietà del fratello maresciallo Giovanni Battista, che ne era usufruttuario, e di Giovanni Galeazzo Serbelloni, il primogenito tra i nipoti del defunto. Nell’inventario ereditario dei beni (24 gennaio 1776) riappare l’ornamento d’altare della cappella, che si dice fosse stato acquistato insieme al palazzo198. 3.6.6 Il Duca Francesco Caetani: l’acquisto del palazzo e le sue modifiche. I rapporti con il Duca Giuseppe Mattei (1776- 1778) Il 16 novembre 1776 veniva stipulato un accordo di vendita con il Duca Francesco Caetani di Sermoneta, per 39500 scudi199. Da allora ebbe inizio una serie di scambi, richieste e accordi tra le due case Caetani e Mattei su questioni inerenti alle modifiche che i nuovi proprietari volevano apportare al palazzo e per le quali la documentazione, fino ad ora del tutto inedita, si trova conservata nell’Archivio Antici Mattei200. Le memorie in questione, risalenti alla primavera- estate 1777, vennero con tutta probabilità prodotte con il fine di evitare il rischio di una lunga e dispendiosa causa legale ed entrambe le parti acconsentirono ad un «compromesso stragiudiziale» fin dai primi di aprile 1777201. Poco dopo l’acquisto del palazzo, il Duca Caetani avviò il restauro di alcune stanze (il salone, l’anticappella, in cui si trova lo stemma Caetani a stucco alternato a quello Mattei) e la decorazione di altre affidandosi in quest’ultimo caso al pittore Antonio Cavallucci da Sermoneta202 e ben presto volle modificare l’aspetto dell’edificio costruendo l’Ecc.mo Sig.r Cardinale bisogna fare il condotto grosso di once 4 ½ di vano dal condotto vechio sino nel cortile del palazzo, e fare una cassetta di piombo con li spartimenti, e fistole, e condotti che ogn’uno ricavi la sua acqua […] L’Ecc.ma Casa Mattei deve prendere l’acqua nella d.a cassetta e potarla alle fontane nel palazzo e alla stalla, si potrà servire delli condotti vechi, che si levano d’opera, ma bisogna fare altre spese e fossi e altro. L’ecc.mo Sig.r Cardinale per portare l’acqua della detta cassetta al suo palazzo si potrà servire delli condotti vechi che si leveranno ma ci vole altre spese» in AAM, Mazzo 448, Cappella di San Francesco a Ripa e cappellania di San Silvestro in capite; carte della Casa Mattei; Acqua Felice etc, 1697- 1903 ca. 198 ASC, Archivio Urbano, sez. 14 prot. 91, testamento a cc. 884r- 887v, 892r- 894v; inventario dei beni cc. 921r- 961v citato da Carla Benocci in Palazzo Caetani 2007 p. 66 e in parte trascritto. 199 AAM, Mazzo 509, Copia semplice dell’istromento di vendita del Palazzo a S. Lucia alle Botteghe oscure fatta dalli Sig.ri Serbelloni eredi del Card. Fabrizio Serbelloni per scudi 39.500 al sig.r D. Francesco Gaetani Duca di Sermoneta, e con diversi patti, capitoli e condizioni, come meglio appare dal d.o istromento stipolato li 16 novembre 1776 per gli atti dell’Ugolini Not. A.C, in solidum coll’Olivieri Not. Cap.no, atto segnalato anche da Carla Benocci in Pal. Caetani 2007 p. 67: ASR, Notai Tribunale AC, Paschalis Vignolinus, uff. 6, vol. 6983, 16 novembre 1776, cc. 218r- 225v, 264r- 271r, v. Appendice documentaria, doc. XXIV. Il Caetani chiese la dispensa papale per aggirare il Fidecommissio e la Primogenitura istituiti dal cardinale Serbelloni, che gli venne accordata con Chirografo papale. 200 Le mie ricerche nell’Archivio Caetani sulla storia del palazzo non hanno prodotto novità degne di nota (c’è sono un riferimento all’acquisto dai Serbelloni con un ristretto della storia precedente della proprietà del palazzo: AC, Filze giustif. Libr. Mastro -7- del gennaio- dicembre 1776 (10)). 201 AAM, Mazzo 509, Si è stabilito, di parlare al Sig. Abbazi, e proporgli che il fare un compromesso formale… in un altro documento senza data si riferisce che inizialmente i Mattei rivolsero le proprie rimostranze a Monsignor Gavotti Auditore di Camera ma in seguito, grazie alla mediazione del Duca di Bracciano Livio Odescalchi, i Mattei e i Caetani decisero di comporre la lite con un accordo (AAM, Mazzo 509, Essendo conforme a me Notario per verità del fatto si asserisce…). 202 E. DEBENEDETTI, Itinerario della decorazione settecentesca di Palazzo Caetani in Palazzo Caetani cit., pp. 171192 ; A. AGRESTI, Un artista e il suo mecenate: Francesco V, Antonio Cavallucci e la decorazione del Palazzo

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«due stanze sopra le rimesse del proprio Cortile, ed elevare il muro laterale delle medesime sopra il muro chiamato divisorio del cortile dell’Ecc.ma Casa Mattei, appoggiandolo al muro proprio sino all’altezza di palmi 27» e sembra che i lavori vennero eseguiti poiché non venne apportato «nessun pregiudizio alla sud. casa Mattei secondo il sentimento degl’Architetti di ambe le Parti»203. In un secondo momento il Duca avanzò il desiderio di costruire «un passetto nel secondo Appartamento», in legno, per permettere alle donne di servizio della consorte di raggiungere più agevolmente le stanze della padrona ma tale costruzione avrebbe invaso la proprietà Mattei sporgendo dalla parte del loro cortile di 17 palmi. Considerata la sporgenza come una «servitù lesiva», il Duca Giuseppe Mattei si oppose alla costruzione del palchetto e sembrò tornare sui suoi passi anche per quanto riguarda le nuove stanze costruite sulle rimesse, tutto ciò in nome del contratto di vendita del palazzo, stipulato con monsignor Giovanni Negroni nel 1682, che imponeva al compratore il vincolo di non innalzare alcuna fabbrica che superasse in altezza il muro divisorio eretto tra i due cortili (del Palazzo a S. Lucia e del Palazzo di Giove), la possibilità per entrambi di appoggiarsi al detto muro senza però sporgere di là da esso, e il divieto di aprire vani o finestre libere l’uno verso l’altro a meno che non venisse contestualmente costruito un muro «per togliere reciprocamente la soggezione»204. Vari documenti presentati da Caetani cercarono da una parte di dimostrare la validità legale delle proprie pretese ricordando l’acquisto fatto dal cardinale Serbelloni delle rivendicazioni Mattei sul palazzo (considerato come un versamento una tantum, l’acquisto andava considerato valido per tutti i successivi proprietari) e dall’altra di dimostrare come gli stessi Mattei non avessero tenuto fede ai patti poiché avevano costruito, nel loro palazzo, un passetto all’altezza del secondo appartamento sopra il cortile rustico che superava di molto in altezza il muro divisorio. Si fa riferimento inoltre ad alcune modifiche fatte da qualcuno dei precedenti proprietari, di simile natura, alle quali i Mattei non sembrano essersi mai opposti205. Il Caetani assicurava che il suo progetto prevedeva, nelle due stanze di prossima fabbricazione e nel Caetani a via delle Botteghe Oscure in “Rivista dell’Istituto d’Archeologia e Storia dell’Arte”, anno 36- 38 (2013), pp. 111- 141. 203 AAM, Mazzo 509, Promemoria SE il sig.r Duca di Sermoneta (v. Appendice documentaria, doc. XXV). Purtroppo non vi sono indicazioni circa l’identità degli architetti che valutarono la liceità di questo primo intervento ma da un altro documento è possibile desumere che i lavori in questione erano già terminati entro l’8 aprile 1777 (v. più avanti). Il fascicolo più grande, che raccoglie parte della documentazione qui proposta, è intitolato: «Fogli di congressi, promemorie, repliche, e viglietti diversi dal 1 aprile a tutto li 26 giugno 1777, il tutto relativo alla combinazione della concordia, come seguì tra il duca Mattei, e il duca di Sermoneta sopra il proseguimento della fabbrica da questo principiata nel suo palazzo a Santa Lucia alle botteghe oscure, ed è inibita dal suddetto Duca Mattei». 204 ASR, Trenta notai capitolini, Dominicus Bonanni, uff. 2, vol. 307, cc. 421r- 458v . Un sunto degli accordi si trova in un altro foglio della serie, conservato nell’Archivio Antici Mattei: «Promemoria per S. Ecc.za il sig. Duca Mattei. […]» v. Appendice documentaria. 205 «il Sig.re Duca Mattei ha il Passetto colle sue Finestre, ed il Card.le Serbelloni, o il di lui Antecessore aprirono piu Finestre di prospetto verso il Cortile, o nel palazzo del Sig. Duca Mattei, senza essersi fabricata Ala, Tamburi, gelosie, o Bocche di Lupo nelle Finestre, che al giorno d’oggi ancora esistono […] [il cardinale Serbelloni] alzò successivamente alcune Fabriche di camerini, aprì diverse Finestre, le quali tutte hanno il prospetto libero nel Palazzo del sig. Duca Mattei, e coll’accedersi a detti luoghi ancora si vedono» in AAM, Mazzo 509, Pro memoria S.E. il sig.r Duca Caetani.

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passetto, l’apertura di finestre del tutto simili a quelle già fatte e credeva di esserne autorizzato in base al comportamento tenuto dagli stessi Mattei206. Sembra che venissero presentati anche dei progetti a riguardo e si faceva presente come fosse impossibile, nella fabbricazione di un «mignano» (ovvero di un balcone esterno che affaccia su un cortile), realizzarne la chiusura con un muro per evitare la servitù che ne sarebbe derivata per i Mattei. In risposta il Duca Mattei sosteneva che l’acquisto delle pretese del 1761 non comprendeva la deroga ai patti della vendita del 1682 e riguardo il passetto costruito nel palazzo di Giove, affermava di averlo costruito «senza aprire nuove finestre, che v’erano di prima, anzi a lui non era proibito nell’apoca l’apertura, e lo ha fatto nel proprio muro, cortile, ed aria. Sicché niente ha fatto contrario all’apoca.». Il proposto innalzamento di una fabbrica sul muro divisorio inoltre avrebbe tolto «la ventilazione, ed il lume alla Galleria, non paragonabile alla piccola soggezione di una loggia scoperta»207. Dopo un paio di mesi di “botta e risposta”, le parti infine pervennero ad un accordo: biglietti datati 2 aprile e 1 maggio 1777 sono prova di questa difficile operazione; in uno datato 8 giugno l’intermediario chiedeva al Caetani di modificare la proposta presentata riguardo la costruzione di una nuova scala a ridosso del proprio muro «nel sito del terrazzo» per la cui larghezza doveva rimettersi al giudizio degli architetti; infine, il 16 giugno 1777 si inviava il testo finale per l’approvazione da parte dei Mattei, «al fine dentro domani si possa venire alla stipolazione dell’Istromento»208. L’accordo pubblico venne infatti stipulato il giorno seguente, 17 giugno 1777209, e riguardava i seguenti punti: la possibilità per il Caetani di costruire una nuova scala a ridosso del muro del suo Palazzo nel sito della terrazza, per una larghezza di 10 palmi e mezzo, alzandola fino al tetto e la facoltà di aprirvi finestre a lume e non a prospetto; si permetteva al Caetani di costruire un passetto coperto al piano del terrazzo alto 11 palmi, e di alzarlo fino al piano del secondo appartamento e 206

«poiché se è stato lecito al sig.r Duca Mattei formare il Passetto con i suoi Finestrini nel suo muro, e sotto il suo stillicidio, quantunque possino riguardare nel cortile, e Palazzo del sig.r Duca di Sermoneta togliendo la reciprocanza della servitù dell’aspetto, che si esprimeva nell’Apoca del 1682= lo stesso deve competere nel suo al Sig. Duca di Sermoneta quantunque si riguardasse nel cortile, e Palazzo del Sig.re Duca Mattei» in IDEM. 207 AAM, Mazzo 509, Fogli di risposta per S.E. il Sig. Duca Mattei. 208 AAM, Mazzo 509, 1 maggio 1777; 2 aprile 1777; Di casa 8 giugno 1777; Di casa 16 giugno 1777. Avendo Francesco degli Albizzi ricevuta dal Sig. Duca Caetani la Minuta dell’Istromento…. 209 AAM, Mazzo 509, Istromento publico di concordia, e convenzione fra il Duca Giuseppe Mattei, ed il sig.r D. Francesco Gaetani Duca di Sermoneta sopra il proseguimento della di lui Fabrica incominciata in d.o suo Palazzo, ed inibita dal Duca Mattei con diverse condizioni, e patti ivi espressi, coerenti, e relativi alla prima vendita seguita del 1682 a Monsig.r Negrone, con Pianta autentica annessa declarativa della sud.a nuova Fabrica, stipolato per gli atti di Marco Conflenti Not. Cap.no li 17 Giugno 1777. L’atto ufficiale si trova in ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 2, Marcus Conflenti, giugno 1777, cc. 264 r- 276 v; 307 r; 312 r- 319 v. Ad entrambi si trova allegata una pianta in alzato del palazzo, sottoscritta da Ignazio Brocchi e Pietro Camporese, con l’annotazione dei lavori da condurre (v. Appendice documentaria, doc. XXVI).

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farlo sporgere per soli 14 palmi e mezzo nel cortile Mattei, con il divieto di aprire finestre in esso nella parte in cui affacciava sul cortile Mattei; veniva richiesta la distruzione della loggia con ringhiera di ferro parallela al muro divisorio tra i palazzi; e si stabiliva infine che per parte Caetani si dovesse innalzare un muro con tetto sul Terrazzo che fosse largo tanto quanto la sporgenza sul cortile rustico Mattei. La pianta in alzato che si trova allegata al documento, datata 4 giugno 1777, favorisce la comprensione degli accordi e chiarisce che con “terrazza” si intende la loggia che si trovava tra il cortile di rappresentanza e quello rustico Caetani, che allora era ancora del tutto aperto. Il progetto venne stabilito d’accordo tra le due famiglie attraverso i due architetti loro rappresentanti, Pietro Camporese e Ignazio Brocchi, che sottoscrissero personalmente il disegno in questione210 (fig. 12). Agli accordi così stabiliti venne poi aggiunta una scrittura privata dalla quale emerge la volontà di Francesco Caetani di chiudere il terrazzo (o loggia) e trasformarla in «Galleria» e la possibilità accordatagli dal Duca Mattei di aprire in questa nuova costruzione delle finestre a parapetto, a patto che la chiusura del passaggio interessasse solamente un piano. Nonostante gli accordi, ben presto i Mattei tornarono a protestare contro alcune irregolarità riguardo i lavori nel vicino palazzo. In un breve scambio tra i due vicini del 17 dicembre 1777, Giuseppe Mattei esprimeva la sua sorpresa nell’aver scorto la comparsa di due finestre nel nuovo passetto che si stava costruendo ed il Caetani rispondeva di aver richiamato prontamente all’ordine i suoi «Ministri che ne più, ne faccino di ciò che è convenuto, onde non sarà che bene che l’Uditore, o l’Architetto di Casa Mattei si porti in la Faccia del luogo per tornare a mettere in pristino tutte le pretese innovazioni e si stia al convenuto ne fogli»211. La scrittura privata del giugno 1777 venne, nel gennaio seguente, ratificata ed unita all’istromento principale. Riguardo quest’ultima fase di accordi si trovano nell’Archivio Antici Mattei quattro documenti che permettono di seguire gli scambi intercorsi tra i due nobiluomini nel giro di qualche giorno. Francesco Caetani era deciso a costruire una Galleria sopra la loggia, posta tra i due cortili di sua pertinenza, sostenendo che la costruzione non fosse vietata dalle condizioni stipulate nel giugno precedente. Di contrario parere sembrarono i legali del Duca Mattei (che fornirono al riguardo un lungo e dettagliato parere), il quale però, mosso dal desiderio di armonia con la casa 210

Un documento dell’archivio Antici Mattei attesta che i rapporti tra i Caetani e Pietro Camporese risalivano almeno al 1765: l’atto in questione riguarda un debito dei Caetani nei confronti Giovanni Battista Ingami, «Capo M.ro Muratore», per lavori condotti tra 1765 e 1775 la cui stima (per un totale di 3819.90 scudi) era stata fatta dagli architetti Mauro Fontana e Pietro Camporese (AAM, Mazzo 649, Duca Giuseppe Mattei: giustificazioni anno 1800, 31 maggio 1776). Sono ancora da indagare i rapporti di parentela tra Pietro ed un Francesco Camporese «lavorante de stucchi» che nel 1779 era attivo nel cantiere del piano nobile di Palazzo Caetani (lavorando a «trumò, tavolini, sedie e altri mobili» cfr. A. GONZALEZ PALACIOS, Nostalgia e invenzione: arredi e arti decorative a Roma e a Napoli nel Settecento, Milano 2010, p. 233). 211 AAM, Mazzo 509, Due foglietti del 17 dicembre 1777.

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con cui la famiglia era oltretutto imparentata, decise di permettere tale nuova costruzione, a patto che fosse di un solo piano e che vi fossero aperte finestre a lume e non a prospetto212.

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AAM, Mazzo 509, Fogli, e Viglietti respettivi dalli 30 Decembre 1777 a tutto li 3 Gennaro 1778 tra il Duca D. Giuseppe Mattei, e Duca D. Francesco Gaetani Duca di Sermoneta per nuova elevazione di Fabrica, che da questo voleva farsi nel suo Palazzo di S. Lucia alle Botteghe Oscure, in seguito di che si venne alla sottoscrizione di un apoca sotto li 9 Gennaro 1778, ed inserita in seguito nell’Istromento già stipolato li 17 Giugno dell’anno scorso (v. Appendice documentaria, doc. XXVII).

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8. Giovanni de Vecchi (attr.), Trionfo di Bacco, affresco staccato, Palazzo Mattei Caetani (foto Palazzi del Cinquecento a Roma, a cura di Claudia Conforti e Giovanna Sapori, Roma 2016)

9. Salone nobile, Palazzo Mattei Caetani, Roma

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10. Cerchia di Cristoforo Roncalli, Flora, post 1601, Sala dell’Aurora, Palazzo Mattei Caetani, Roma

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11. Pianta del Palazzo Mattei alle Botteghe Oscure al momento della vendita del 1682 (ASR, Trenta Notai Capitolini, Dominicus Bonanni, uff. 2, vol. 307)

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12. Pianta in alzato di Palazzo Mattei Caetani con le modifiche da apportare (ASR, Trenta Notai Capitolini, Marcus Conflenti, 17 giugno 1777, c. 307 r)

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IV. La committenza del cardinale Girolamo Mattei dal 1573 al 1598

1. La committenza Mattei all’Oratorio del Gonfalone La prima impresa artistica alla quale viene solitamente associato il nome di Girolamo Mattei è quella dell’Oratorio del Gonfalone dove, sotto alla scena della Flagellazione di Cristo affrescata in controfacciata da Federico Zuccari, appare il suo stemma sormontato da un cappello clericale. La confraternita era la più antica e tra le più importanti a Roma. Svolgeva una intensa attività caritativa- ospitalità ai pellegrini, assistenza ai malati, liberazione dei condannati a morte, assegnazione delle doti alle ragazze da marito- e godeva di numerose indulgenze e privilegi accordati da diversi papi nel corso dei secoli, come la raccolta dei fondi per la liberazione degli schiavi e la conservazione del pallio di broccato d’oro che annualmente si offriva alla Madonna Salus Populi Romani1 . Accoglieva una folta schiera di fedeli laici di ambo i sessi e appartenenti a tutte le classi sociali: nella lista dei confratelli, già pubblicata da Rossella Pantanella, si trovano nomi di aristocratici (Mattei, Farnese, Capodiferro, Orsini, Massimi, Sforza, Ruiz, Colonna), di artisti (tra essi i più noti Francesco da Volterra, Luzio Luzi, e alcuni di quelli che lavorarono al Gonfalone come Matteo da Leccia, Raffaellino da Reggio ed il falegname Ambrogio Bonazzini), familiari di nobiluomini e cardinali ma anche mercanti e artigiani (falegnami, calzolai, «spaderari», «banderari» etc.)2. Tra essi, spiccano i nomi di Laerzio Cherubini e di Costantino Spada, noti come i Mattei alla storia dell’arte per aver favorito la carriera romana di Caravaggio 3 . Come già osservato, i Mattei erano legati al pio sodalizio fin dalla metà del Cinquecento, a partire da Paolo e Alessandro senior, ai quali si aggiunsero poi i figli Ciriaco, Girolamo, Asdrubale e Tiberio, e vari membri della famiglia ricoprirono la carica di Guardiano, un ruolo di primo piano poiché comportava l’amministrazione diretta dei beni e la promozione delle attività del sodalizio4. Sono in parte già note le alterne vicende che portarono alla realizzazione della ricca decorazione dell’oratorio, dedicata alla Passione di Cristo, e intrapresa a partire dal 1568 nella grande aula, che era stata ricostruita dopo l’incendio che l’aveva colpita nel 1555, sotto l’egida del cardinale Alessandro Farnese e del cardinale Ottone von Truchsess, rispettivamente Protettore e vice 1

L’Oratorio del Gonfalone a Roma. Il ciclo cinquecentesco della Passione di Cristo, a cura di Maria Grazia Bernardini, Silvana Editoriale, Milano 2002, p. 21. 2 L’elenco dei confratelli è datato 1564 ma risale agli anni Ottanta del secolo in L’Oratorio del Gonfalone cit., p. 222. 3 Costantino Spada, nominato tra i confratelli del Gonfalone nella lista degli anni ’80, è stato riconosciuto come quel «rigattiere de quadri» dal quale Asdrubale Mattei, nel 1595, acquistò alcuni dipinti (v. F. CURTI, Costantino Spada “regattiero de quadri vecchi” e l’amicizia con Caravaggio in “Roma moderna e contemporanea”, XIX, 2011, pp. 167197). 4 Ad esempio, il 12 gennaio 1571 Tiberio Capodiferro e Ciriaco Mattei, in quanto Guardiani, davano mandato a Andrea de Tozzi fiorentino di «fare i due banchi grandi del oratorio dove hanno a stare i guardiani», per 110 scudi in K. OBERHUBER, Jacopo Bertoja im Oratorium von S. Lucia del Gonfalone in Roma in “Römische Historische Mitteilungen», 3, 1958/1960, pp. 239- 254, in particolare p. 251.

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Protettore del sodalizio. Nonostante le informazioni desunte dalla ricerca d’archivio e i dati raccolti nell’ultimo grande intervento di restauro condotto tra gli anni 2000 e 20015, rimangono ancora oggi numerosi interrogativi da sciogliere riguardo le motivazioni che guidarono i responsabili della Confraternita nella scelta degli artisti (per alcuni di essi l’identità rimane ancora ignota) e nell’elaborazione del progetto iconografico. Nondimeno sono ancora poco chiare le modalità di finanziamento dei lavori che, dopo un brillante avvio nel 1568 con Jacopo Bertoja, protetto del Farnese e autore dell’intero impianto compositivo del ciclo del Gonfalone6, ebbero una significativa interruzione tra 1571 e 15727 (riprendendo solo grazie alla disponibilità dei confratelli a sottoporsi ad una autotassazione) per poi concludersi nel 1584 con la posa del pavimento in cotto. Come rilevato dall’ultimo intervento di restauro, l’aspetto che indubbiamente caratterizza il ciclo decorativo del Gonfalone rispetto agli altri due maggiori oratori romani (San Giovanni Decollato e l’Oratorio del SS. Crocifisso a San Marcello) è l’irregolarità con cui procedette la realizzazione delle scene che vennero affrescate dall’altare verso la controfacciata, contemporaneamente e in modo frammentario sui due lati lunghi, da diversi artisti che si avvicendarono in tempi ancora precisamente da definire. Antonio Vannugli da ultimo ha spiegato tale caratteristica ipotizzando un sistema di finanziamento dei lavori più complesso rispetto a quello proposto in precedenza da Maria Grazia Bernardini, basato su una divisione preventiva delle storie e degli spazi sulle pareti e del costo delle scene da affrescare tra le maggiori famiglie che si offrivano come finanziatrici dell’opera 8 . Secondo lo studioso, le scelte che venivano prese di volta in volta durante le congregazioni dei confratelli in occasione delle quali poteva rendersi disponibile un finanziatore o la compagnia stessa decideva di pagare l’opera. A dimostrazione di questa ipotesi sarebbe da considerare la presenza di stemmi familiari in alcuni dei riquadri (Capodiferro sull’arco trionfale, Ceoli sotto l’Orazione nell’orto, Mattei sotto la Flagellazione e un altro oramai illeggibile sotto all’Incoronazione di spine) quando altri ne sono invece privi, a significare, con tutta probabilità, rispettivamente la commissione specifica di una famiglia o corale dell’Arciconfraternita. Di qui la scelta degli artisti incaricati del lavoro, legati ai Protettori (come Jacopo Bertoja, pittore responsabile del cantiere di Palazzo Farnese a Caprarola e Livio Agresti, protetto del cardinale von Truchsess), ai confratelli (Stefano Pierguidi ha ipotizzato che il coinvolgimento di Cesare Nebbia avvenne per suggerimento dei Mattei poiché nel 1586 l’artista aveva firmato, per conto di Girolamo 5

In L’Oratorio del Gonfalone cit., 2002. D. DE GRAZIA, Bertoja, Murola and the Farnese court, Nuova Alfa ed., Bologna 1991; M. G. BERNARDINI, Roma 1570: presenze emiliane nel ciclo della Passione dell’Oratorio del Gonfalone in Parmigianino e il manierismo europeo, a cura di Lucia Fornari Schianchi, atti del convegno Parma, 13- 15 giugno 2002, Silvana ed., Milano 2002, pp. 375- 384; EADEM, Bertoja a Roma: l’ambiente culturale e artistico intorno al Gran Cardinale Alessandro Farnese in La maniera emiliana. Bertoja, Mirola, da Parma alle corti d’Europa, catalogo a cura di Maria Cristina Chiusa, Franco Maria Ricci ed., Parma 2019, pp. 69- 76. 7 OBERHUBER, cit., appendice documentaria p. 252. 8 BERNARDINI cit., 2002, p. 34 6

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Muziano, il contratto per la decorazione della cappella familiare in S. Maria in Aracoeli9) o agli artisti stessi (come Vannugli crede sia accaduto per Raffaellino da Reggio, segnalato probabilmente da Federico Zuccari e Livio Agresti, con i quali aveva lavorato nel cantiere di S. Caterina dei Funari10). Tutto ciò considerato, sembra opportuno a questo punto soffermarsi sull’affresco commissionato dai Mattei a Federico Zuccari con la Flagellazione di Cristo alla colonna, dipinta nella campata destra della controfacciata e sormontata dalle figure di un Profeta e di una Sibilla e Angeli11, datata 1573 nell’iscrizione ai piedi della scena. I documenti contabili dell’Arciconfraternita non forniscono alcuna informazione riguardo l’esecuzione dell’opera per la quale è lecito supporre un finanziamento esclusivo a carico della famiglia Mattei, forse di Girolamo nello specifico data la presenza del cappello clericale a incorniciare lo stemma gentilizio con scacchi e aquila rampante. A quella data, i lavori nell’oratorio erano ripresi dopo una interruzione nel 1571 che aveva lasciato parte della parete destra ancora priva di decorazione. Nonostante ciò, Federico Zuccari e Raffaellino da Reggio, insieme ad un altro pittore non ancora identificato, iniziarono a dipingere la parete della controfacciata probabilmente perché, come suggerisce la Bernardini, i Mattei avevano deciso di partecipare al finanziamento dell’impresa scegliendo una zona ancora intatta e importante come la controfacciata12. Il soggetto si riferiva direttamente alla confraternita e alla sua storia poiché era annoverata fin dalla sua fondazione tra le confraternite dei Flagellanti 13. Barbara Wisch si è occupata in più occasioni di approfondire il complesso programma iconografico e rituale sotteso alla decorazione dell’oratorio, basato sulla devozione mariana e l’imitatio Christi e 9

Stefano Pierguidi (in IDEM, Avvicendamento d’artisti e direzione di cantiere nella decorazione dei tre oratori romani in “Bollettino d’arte”, 132. 2005, pp. 23- 24) ha ipotizzato che Cesare Nebbia fu chiamato per suggerimento dei Mattei poiché nel 1586 l’artista aveva firmato, per conto di Girolamo Muziano, il contratto per la decorazione della cappella familiare in S. Maria in Aracoeli. 10 Vannugli pensa che Raffaellino da Reggio fu segnalato probabilmente da Federico Zuccari e Livio Agresti, con i quali aveva lavorato nel cantiere di S. Caterina dei Funari (A. VANNUGLI, L’oratorio del Gonfalone: cronologia e stato degli studi in Orsi a Novellara. Un grande manierista in una piccola corte, atti della giornata di studi Novellara, Teatro della Rocca, 19- 20 novembre 2011, a cura di Alessandra Bigi Iotti e Giulio Zavatta, NFC Edizioni, Novellara 2012, p. 126). 11 Vari disegni preparatori per l’affresco si trovano conservati a Vienna (Albertina Graphische Sammlung, inv. n. 609), Parigi (DAG, inv. n. 4404; in questo caso nella scena non appaiono né l’iscrizione né lo stemma prelatizio Mattei), Torino (Biblioteca Reale, inv. n. 15869), Stoccolma (Nationalmuseum, inv. n. 59- 29) e Saint Louis (Saint Louis Art Museum, Mary Powell Tribute Fund, n. 74.1970) (ACIDINI cit., vol. II, nota 31 p. 62). 12 Secondo la Bernardini, sulla controfacciata, parete che tradizionalmente accoglie raffigurazioni dall’alto valore simbolico e religioso, si trova anche l’Incoronazione di spine: la posizione di queste due scene non segue l’andamento cronologico dei fatti così come narrati nei Vangeli ma rispetta un andamento interno, basato sui principi di «centralità» e «rispondenza simmetrica», che propone una interpretazione del racconto sacro in cui grande risalto viene dato alla sofferenza di Cristo, alla quale il fedele è invitato a partecipare in prima persona (M. MELANI, F. RATTI, L’Oratorio della Confraternita del Gonfalone a Roma in “Ricerche di Storia dell’Arte”, 91/92. 2007, p. 86). 13 Lo statuto del 1495 recita: «Essendo principio et fondamento di questa venerabile compagnia di representare omni anno la passione del Nostro Signore Iesu Christo et delli altri misterii o vero martirii de Sancti secondo ordinara el corpo di tutta la Compagnia”; il principio viene ribadito nello Statuto del 1584: «Havendo la nostra Archiconfraternita anticamente già per suo principale instituto il representare la Passione di N.S. Giesù Christo…» (BERNARDINI cit., p. 40).

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collegato alle pratiche religiose, tra le quali gli spettacoli sacri del Venerdì Santo, della Confraternita. Secondo la studiosa, al richiamo a tale elemento di teatralità e spettacolarizzazione del racconto sacro nell’intero ciclo decorativo andrebbe accostata una interpretazione più profonda dal punto di vista simbolico, che si esprime attraverso l’uso delle colonne tortili che rimandano a quelle del Tempio di Gerusalemme (portate a Roma da Costantino e poste nell’antica San Pietro) e attraverso la raffigurazione del re e profeta Salomone in controfacciata, facendo dell’Oratorio un esempio del rinnovamento della Chiesa dopo il Concilio di Trento14. Le rappresentazioni sacre della Passione a cura della confraternita si tennero, senza regolarità, tra il 1490 e il 1539, quando furono abolite anche a causa della violenza antisemita che suscitavano: la generazione dei committenti della decorazione dell’oratorio, a fine anni ’60, poteva non avere mai assistito a tali recite. Tuttavia sottolinea che le iscrizioni che accompagnano le raffigurazioni accentuano il significato rituale del ciclo poiché molte derivano dalla liturgia della Settimana Santa di cui gli affreschi sono la rappresentazione. La stessa presenza degli oggetti liturgici per celebrare la messa, intagliati nel soffitto ligneo, rafforza a suo parere tale interpretazione. Il salmo 72 che commenta la scena della Flagellazione è un salmo penitenziale che veniva recitato nelle Tenebrae mattutine del Giovedì Santo, il giorno in cui i confratelli praticavano l’automortificazione15. Wisch interpreta l’uso dei tendaggi che incorniciano proprio la scena con la Flagellazione come elementi di introduzione alla revelatio divina. La studiosa mette in risalto infatti la particolarità della colonna alla quale Cristo è legato, che è “corta” e dipinta a imitazione del marmo, marezzata bianca e nera: la forte caratterizzazione dello strumento di tortura non è casuale ma rimanda direttamente a quella che era considerata la reliquia della colonna, conservata nella chiesa di Santa Prassede a Roma (che costituiva la prima stazione delle celebrazioni della Settimana Santa). In questo senso i tendaggi possono essere paragonati a quei tessuti che venivano utilizzati per celare le reliquie e le immagini sacre. La venerazione della sacra reliquia della colonna venne incoraggiata particolarmente da Carlo Borromeo, che fu titolare della chiesa dal 1564 al 1584, e membro della Confraternita del Gonfalone nel 1564 ma non vi sono finora notizie precise riguardo il coinvolgimento del Borromeo nelle attività della Confraternita. Non è noto il nome del consulente iconografico per la decorazione dell’oratorio, anche se sono state formulate alcune ipotesi a riguardo16, ma è lecito supporre, data la 14

By “constructing” the oratory as the Temple of Jerusalem, fused with Christ’s Passion, the Gonfalone celebrated the New Temple and New Covenant in the New Gerusalem. […] The decoration even echoed the prayer that concluded every assembly, a verse and response from Psalm 67 (68): 28:9:/ V. Confirma hoc Deus quod operatus es in nobis./ A. A templo sancto tuo quod est in Hierusale[m]/ V: Domine exaudi orationem meam./ R: Et clamor mesu ad te veniat» in Acting on Faith. The Confraternity of the Gonfalone in Renaissance Rome, a cura di Barbara Wisch e Nerida Newbigin, Saint Joseph’s University Press, Philadelphia 2017, pp. 421- 422. 15 Acting on faith cit. 2017, p. 421. 16 MELANI, RATTI cit., pp. 89- 90.

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presenza di ecclesiastici di alto rango tra le fila della confraternita, che essi possano aver partecipato in qualche modo all’elaborazione del programma. Tra essi può essere annoverato anche Girolamo Mattei, dottore in utroque iure e allora Protonotario Apostolico e Presidente delle strade e delle carceri, che proprio nel 1573 rivestiva la carica di Guardiano della confraternita, succedendo al fratello Ciriaco17. Con l’avviamento di Girolamo alla carriera ecclesiastica, la famiglia Mattei ambiva ad innalzare il proprio status sociale e come segni tangibili di tale aspirazione poneva il nuovo palazzo a via delle Botteghe Oscure e la costruzione di una cappella nella chiesa municipale di S. Maria in Ara Coeli. Il finanziamento di un’opera nell’Oratorio del Gonfalone può essere considerato come un ulteriore passo in questo senso ma, data la connotazione essenzialmente privata di tale oratorio, la scelta può essere interpretata come il desiderio di inserirsi in un gruppo di “pari”, nel quale Girolamo spiccò in seguito come un primus, essendo eletto nel 1589 Protettore del sodalizio. La citazione nella scena affrescata della reliquia romana della Sacra Colonna potrebbe derivare anche da un suggerimento di Girolamo considerato che il futuro cardinale sviluppò, al seguito di S. Filippo Neri e in generale nella cerchia oratoriana negli anni successivi nella ricerca delle reliquie e nella diffusione del loro culto fuori di Roma, come si vedrà in seguito18. Purtroppo i documenti dell’archivio Antici Mattei intestati a Girolamo non forniscono ulteriori notizie riguardo il suo coinvolgimento nella decorazione dell’oratorio poiché tra le sue uscite sono annotate solo due voci, nel 1595, per il versamento di 10 scudi di elemosina 19 . Inoltre l’identificazione di uno dei personaggi alla base della scena, a sinistra, con Girolamo20, non trova alcun riscontro con i suoi ritratti né è coerente con l’età che il prelato allora aveva di trenta anni all’incirca. 4.2. Girolamo Mattei Protettore dei Minori Osservanti: Santa Maria in Ara Coeli, il palazzo ed il convento capitolino, San Francesco a Ripa Nel 1588 il cardinale Girolamo Mattei venne eletto Protettore dell’ordine dei Minori Osservanti. Il legame dei Mattei con i francescani dell’insediamento capitolino risaliva a più di venti anni prima, quando Alessandro senior decise di porre nella chiesa dell’Ara Coeli la propria sepoltura. Il fratello Savo era stato sepolto nella cappella Mattei di San Francesco a Ripa, come il padre Ciriaco il 17

BERNARDINI, cit. 2002, p. 217. Sembra poco credibile, come è stato proposto, che i committenti permettessero allo Zuccari di esprimere le proprie frustrazioni in tale scena, cfr. C. STRINATI, Gli anni difficili di Federico Zuccari in “Storia dell’Arte”, 21. 1974, pp. 85- 117. 19 «Molto m.co sig.r Tiberio Ceoli. Piacerà a SS di pagare alli Guardiani, o Camerlengo della Compagnia del Confalone scudi dieci di moneta che tanti gli ne dano per elemosina, che saranno ben pagati. Dio la guardi. Di casa questo di 17 di marzo 1595» (AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601, c. 11 v); «E a di 29 detto [novembre 95] scudi 10 di moneta pag. alla compagnia del Confalone per elemosina» (AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceoli 1594- 1596). 20 BERNARDINI cit. 2002. Cristina Acidini invece riconosce un autoritratto di Federico nella figura del centurione in repoussoir, in piedi a sinistra della scena (ACIDINI cit., vol. II, p. 53). 18

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vecchio, ma la moglie Flaminia Margani aveva favorito i francescani dell’Ara Coeli finanziando i lavori di decorazione del coro della chiesa, che era stato ricostruito tra 1561 e 1565, affidati a Niccolò Martinelli detto il Trometta, allievo e collaboratore di Taddeo Zuccari, che vi dipinse alcune scene relative al mito di fondazione del santuario mariano (per 350 scudi)21. Alessandro scelse la chiesa per convenienza, dato lo spostamento dei suoi interessi commerciali e della sua residenza nel Rione Sant’Angelo proprio a ridosso del colle Capitolino. Parimenti fece anche il fratello Paolo che nel 1585 ricevette in dono dal chierico originario di Rennes Maurizio Morelli la Cappella del Santo Sepolcro, in seguito ridedicata alla Pietà, e la fece decorare pochi anni dopo da Cristoforo Roncalli con Storie della Passione22 ponendovi anche il suo monumento funebre e quello della moglie Tuzia Colonna con ritratti, opere recentemente attribuite per via documentaria ad Ambrogio Buonvicino23. Le vicende della costruzione e della decorazione della cappella di Alessandro Mattei sono note grazie alle ricerche di vari studiosi come Klaus Schwager, Johanna Elfriede Louise Heideman, Rhoda Eitel Porter e Claudia Tempesta 24 i quali hanno cercato di ricostruire le varie fasi di completamento del sacello, ma rimangono ancora oggi alcuni punti poco chiari (fig. 13). Nel 1564 Alessandro fece infatti costruire una cappella, su progetto di Jacopo del Duca25, sul luogo dove in precedenza si trovava una entrata laterale della basilica. È la quinta cappella nella navata destra della chiesa26. Nel suo testamento del 15 marzo 1565, redatto probabilmente poco tempo prima della morte, si legge a questo proposito: «et voluit sepelliri in Ecclesia S.te Marie Araceli in cappella nova nuper ipsum testatore erecta ac construita […] volensque sui filii et heredi infrascripti 21

Tra gli affreschi raffiguranti alcuni santi, nella fascia inferiore lungo il camminamento, si trovano anche i ritratti dei committenti, identificati dalla Heideman come Savo Mattei, Flaminia Margani, suo fratello Stefano Margani e Gregoria Gabrielli Margani v. HEIDEMAN cit. 2001, nota 16 p. 506. 22 HEIDEMAN, cit. 1982, pp. 51- 68; L. SICKEL, Cristoforo Roncalli in Santa Maria in Aracoeli. Der vertrag mit Paolo Mattei zur Ausstattung der Cappella della Pietà in “Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz”, 55. 2013 (2014), 3, pp. 463- 471. 23 MANIELLO CARDONE, cit. pp. 353- 372. 24 K. SCHWAGER, Stil und Überlieferung in der Kunst des Abendlandes, Akten des 21. Internationalen Kongresses fur Kunstgeschichte, Verlag Gebr. Mann, Berlin 1967, vol. II. Michelangelo, p. 63; J. E. L. HEIDEMAN, Observations on Girolamo Muziano’s decoration of the Mattei Chapel in S. Maria in Aracoeli in Rome in “The Burlington Magazine”, vol. CXIX, n. 895. 1977, pp. 686- 693 e EADEM, The Cinquecento chapel decorations in S. Maria in Aracoeli in Rome, Academische Pers B.V., Amsterdam 1982, pp. 41- 50; R. EITEL PORTER, The decoration of the Mattei Chapel in S. Maria in Aracoeli, 1586- 1589 in Festschrift fur Konrad Oberhuber, a cura di Achim Gnann e Heinz Widauer, Electa, Milano 2000, pp. 155- 164. 25 Egli è autore del progetto della Villa Celimontana per Ciriaco Mattei (1581- 86), dove nel 1582 venne trasportato l’obelisco che si trovava sulla piazza del Campidoglio, di fronte all’ingresso del convento francescano, donato appunto a Ciriaco Mattei dal popolo romano (PADRE CASIMIRO DA ROMA, Memorie istoriche della chiesa e convento di S. Maria in Araceli, Roma 1763, p. 114). 26 L’ingresso laterale venne aperto al posto della cappella Felici, di fondazione medievale, per cura dei Mattei: il lavoro è ricordato dalle aquile dello stemma familiare che si vedono ancora oggi intagliate nell’antico portale ligneo e dal nome del committente “ALEXANDER MATTAEIUS” posto in uno degli ovali a stucco del timpano sovrastante l’ingresso, insieme alla data 1564 (RUSSO, CARTA cit., pp. 72- 76; C. TEMPESTA, Le Storie di San Matteo di Girolamo Muziano per i Mattei: il restauro e qualche considerazione in Caravaggio nel IV centenario della cappella Contarelli, atti del convegno internazionale di studi, Roma 24- 26 maggio 2001, a cura di Caterina Volpi, Petruzzi stampa, Città di Castello 2001, pp. 63- 81).

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illam perficere debeant et exponere usque ad summam quingentorum scutorum»27. La costruzione della cappella doveva essere terminata ma mancava probabilmente della decorazione a cui provvide Ciriaco, figlio primogenito di Alessandro, che il 1 settembre 1586 sottoscrisse per 1200 scudi un dettagliato contratto con Girolamo Muziano28 perché decorasse l’ambiente con Storie di San Matteo, scelto in quanto santo eponimo della famiglia29. A quel tempo il Muziano era all’apice della sua carriera che dagli anni ’70 aveva ricevuto la consacrazione grazie al favore di papa Gregorio XIII, che lo aveva nominato, morto Lorenzo Sabatini, soprintendente di tutti i cantieri Vaticani, e della famiglia Boncompagni in generale; aveva inoltre stabilito intensi rapporti con l’ambiente oratoriano (tanto da indicare, nel primo testamento del 1583, come luogo della sua sepoltura la chiesa di S. Maria in Vallicella) e la sua arte fu molto apprezzata dal cardinale Federico Borromeo30. La commissione venne portata a termine nell’estate del 1589, nonostante la consegna prevista da contratto entro due anni, con la partecipazione, insieme al maestro bresciano, di Cesare Nebbia per parte delle pitture e dello scalpellino Sebastiano de Rossi per gli stucchi, realizzati su disegno di Jacopo del Duca così come specificato nel contratto. Le storie del santo si svolgono sulle pareti laterali con La resurrezione del re d’Etiopia e il Martirio di San Matteo, coronate da due lunette con La chiamata di Matteo e La predica di Matteo31; nei pennacchi vi erano i quattro Evangelisti (sostituiti da aquile dello stemma familiare Mattei nel 184732) e nella cupola un Dio Padre; la pala d’altare, che secondo il contratto doveva raffigurare un San Matteo che scrive il Vangelo ispirato dall’angelo, è andata perduta probabilmente durante i restauri della cappella, come si dirà, e sostituita da un San Matteo e la Vergine assisa sulla Casa di Loreto. Secondo Rhoda Eitel Porter le trattative per la decorazione della cappella iniziarono anni prima, come dimostra un documento di procura stilato il 1 maggio 1575 da Muziano a favore del pittore Cesare Nebbia, suo stretto collaboratore, perché quest’ultimo lo rappresentasse nelle trattative con il 27

ASR, Collegio dei Notai Capitolini, Curtius Saccoccius, vol. 1524, c. 210 r. La data di conclusione dei lavori è confermata da una iscrizione che si trova sul pavimento: «erexit 1565» (cfr. PADRE CASIMIRO DA ROMA, cit., pp. 29, 72- 73). 28 ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 11, Ottaviano Saravezzi, vol. 6, cc. 936- 45, pubblicato per primo da Klaus Schwager (SCHWAGER, cit.p. 63). 29 E probabilmente per il riferimento all’esercizio, in tempi antichi, da parte di alcuni esponenti della famiglia, del mestiere di esattori delle tasse e cambiavalute, come sostiene Mario Bevilacqua nella Scheda sulla Cappella Mattei in S. Maria in Aracoeli in Roma di Sisto V, cit., n. 19b, p. 222. 30 Moltissimi studi di teste di San Francesco si trovano ad esempio nella collezione di Federico Borromeo presso l’Ambrosiana, alcune acquistate a Roma tramite il pittore Cesare Nebbia. Tali opere nascevano come abbozzi eseguiti dal vero, una fase intermedia tra lo studio del modello e la sua trasposizione nelle opere monumentali, e costituivano parte del repertorio di modelli per la bottega ma conobbero una grande fortuna tra i collezionisti (P. TOSINI, Girolamo Muziano 1532- 1592: dalla Maniera alla natura, Ugo Bozzi editore, Roma 2008, p. 402). 31 Nel contratto non erano specificate gli episodi da affrescare nelle lunette che quindi dovettero essere scelte dopo il 1 settembre 1586 (A. BERTOLOTTI, Artisti lombardi a Roma nei secoli XV, XVI e XVII, vol. 1, Forni editore, Sala Bolognese 1985, I, p. 119). 32 L. RUSSO, Santa Maria in Aracoeli, Elio de Rosa editore, Roma 2007, p. 119.

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committente33. Tra l’altro nel già citato contratto del 1586 si faceva riferimento a scene «già Cominciate e Abozzate di Colori da esso Gerolamo…»34. Inoltre la Eitel Porter ritiene di poter riferire proprio alla cappella di San Matteo una notizia desunta da una lettera dello stuccatore Ferrando Fancelli, trattenuto a Roma da Muziano «a ciò io facia una sua cappella in Araceli»35. Alessandro Zuccari ha identificato in due fogli degli Uffizi che attribuisce al Nebbia un primo progetto grafico per la decorazione della cappella, datandolo al 1575- 1585, aggiungendoli al corpus grafico dell’artista già formato da Rhoda Eitel Porter36. Sembra che i lavori di progettazione e di esecuzione della decorazione della cappella si svolsero nell’arco di all’incirca quattordici anni e che all’inizio coinvolgessero anche il pittore Cesare Nebbia, che furono rallentati probabilmente dalla quantità di impegni lavorativi presi da Muziano (che ad esempio tra 1582 e 1584 lavorò a due pale per le cappelle Orsini e Della Valle proprio nella chiesa dell’Aracoeli) e da una malattia che lo colpì nel 158337, considerato soprattutto che il pittore bresciano era stato vincolato a dipingere «le prime tre storie che una ne va sull’altaro l’altre due per le Banne farle tutte di suo pugno» mentre per le altre Ciriaco Mattei acconsentiva che il maestro dipingesse anche solo le teste e le parti nude dei corpi, lasciando il resto agli aiuti. Come suggerito da Claudia Tempesta, è probabile che il rapido avanzare della carriera ecclesiastica di Girolamo Mattei favorì il concretizzarsi dei lavori nel settembre 1586, quando Ciriaco formalizzò con Girolamo Muziano il suo impegno a dipingere «di suo pugno» nel sacello familiare38. La nomina a cardinale del Mattei avvenne solo in dicembre ma sembra che non fosse inaspettata, come lasciano intendere sia la veloce ordinazione sacerdotale del Mattei nel 158639 sia la voce popolare registrata negli Avvisi di Roma:

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EITEL PORTER, cit., pp. 155- 164. Il meccanismo di committenza è confrontabile con quello relativo alla decorazione della cappella Florenzi a San Silvestro al Quirinale, con Girolamo Muziano che appariva come soprintendente e garante dell’allievo prediletto Cesare Nebbia, v. F. NICOLAI, Cesare Nebbia e la decorazione della cappella Florenzi a San Silvestro al Quirinale. Il contratto del 1579 e i rapporti con Girolamo Muziano in “Prospettiva”, nn. 157- 158/2015, pp. 142- 151. 34 SCHWAGER cit. p. 63. 35 Lettera del 29 marzo 1582 pubblicata in L. FUMI, Il Duomo di Orvieto e i suoi restauri, Società Laziale Tip., Roma 1891, p. 419, doc. CCXII; al Fancelli, probabilmente morto poco tempo dopo la fine del 1582 (P. TOSINI, Sant’Agostino e santa Monica di Girolamo Muziano: storia di un dipinto scomparso e ricomparso in “Storia dell’arte, 93/94, 1998, pag. 259), subentrò nella realizzazione degli stucchi Sebastiano de Rossi che lavorò su un progetto di Girolamo Muziano, come si evince dal contratto del 14 agosto 1587 (EITEL PORTER cit. 2002). 36 A. ZUCCARI, Un precedente iconografico per il primo “San Matteo” di Caravaggio in Caravaggio nel IV centenario della cappella Contarelli, atti del convegno internazionale di studi, Roma 24- 26 maggio 2001, a cura di Caterina Volpi, Petruzzi stampa, Città di Castello 2001, pp. 81- 96. 37 Come dimostra la sua volontà di dettare un testamento proprio in quell’anno P. DI GIAMMARIA, Girolamo Muziano Brixien Pictor in urbe da Brescia a Roma. L’attività di Girolamo Muziano fino al Giubileo del 1575, Shakespeare, Roma 1997, p. 164. 38 TEMPESTA cit., p. 64. 39 v. Capitolo I.

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«In banchi è saltato in qualche consideratione al cap[p]ello il Vescovo di Modena… pretendendo anco l’Auditore della Camera de non essere in tutto escluso dalla speranza di perdere una borsa piena per guadagnarsi una berretta rossa»40. La sepoltura del cardinale Mattei è segnalata ancora oggi dalla lapide terragna commissionata dal fratello Ciriaco agli scultori Domenico e Bartolomeo Carli41 e messa in opera dopo il 17 luglio 1604. Nella realizzazione dell’opera, Ciriaco si attenne quanto più scrupolosamente alle ultime volontà del fratello, così come espresse nel suo testamento: «Corpori vero cum contigerit sepulturam eligit in ecclesia Beata Maria de Ara Coeli in cappella sub invocatione S. Matthei a bo: me: Alexandri matthei ipsius D. testatoris genitoris construita ubi humari voluit sub lapide marmoreo cum hac simplici inscriptione: D. O. M. / Hic iacet Hieronimus tit. S. Pancratij S. R. E. Prisb.r Card.lis Matthaius/ Qui obijt anno Dni»42 (fig. 14). Girolamo Mattei, com’era consuetudine, dispose anche un lascito di cento scudi ai frati dell’Araceli per la celebrazione di cinquecento messe a suffragio della sua anima43 e una cospicua dote di preziosi oggetti liturgici per la cappella: croci e vasi d’argento, paramenti sacri, tovaglie e fazzoletti per l’altare, cuscini in broccato decorati con le «arme del card.le Matthei»44.

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BAV, Urb. Lat. 1054, c. 576 v. v. Capitolo 1. 42 ASR, Notai Trib. A.C., Uff. 8, Octavius Cellius, 27 novembre 1603, c. 544 v. I fratelli Ciriaco e Asdrubale aggiunsero solamente, oltre alla data precisa di morte, la loro dedica (cfr. FORCELLA, cit., Vol. I, p. 204) e anche essi decisero di essere sepolti nella stessa cappella (dove si trovano anche le sepolture di Alessandro senior, del cardinale Girolamo, di Claudia moglie di Ciriaco, di Monsignor Alessandro e del fratello Giovanni Battista e infine, a sinistra dell’altare, c’è il memoriale di Carlo Teodoro Antici, sposato a Marianna Mattei nel 1803, firmato e datato 1852 da Alessandro Massimiliano Laboureur, v. PADRE CASIMIRO DA ROMA, cit. pp. 118- 119; RUSSO, cit. 2007, p. 120). Le donne della famiglia invece si dedicarono ai luoghi sacri edificati nei feudi familiari: Costanza Gonzaga al convento e alla chiesa di Giove (v. Capitolo I) e Claudia Mattei Santacroce alla cappella fatta erigere per sua volontà nella chiesa parrocchiale di Castel San Pietro di Santa Maria Maggiore, dedicata alla Madonna del Rosario. Tale notizia si apprende da un atto notarile del 2 aprile 1605 consistente nella cessione da parte di Claudia al figlio Giovanni Battista di un censo di 500 scudi istituito a favore della detta cappella: nel documento si legge che la nobildonna «erexisse, seu ornari curasse, et fecisse unam Cappellam, seu altare sub invocationem B. mariae del Rosario in parrochiali Ecc.a dicti castri ibidemq. Introduxisse societate eiusdem B. mariae del Rosario […]» e che, per amore della comunità, assegnava all’altare un sacerdote stipendiato che tenesse anche corsi di lettura e scrittura per i fedeli affinché potessero più facilmente seguire la messa (ASR, vol. 52, Trenta notai capitolini, ufficio 10, Octavius Caputgallus, cc. 994r- 997v e 1000r- 1003v). 43 ASR, Notai Trib. A.C., Uff. 8, Octavius Cellius, 27 novembre 1603, c. 547 r. 44 «Una Croce d’argento con il suo piede simile con l’arme di d.a bo: me: s.re Cardinale di libre diece, doi candelieri d’argento con l’arme di d.o s.r Card.le di … undeci, un vaso per l’acqua benedetta con l’aspersorio con l’arme de … tre, oncie sei, la pace d’argento di libre doi, oncie doi […] un palio d’altare bianco con fiori d’oro, face (?) d’oro, et seta rossa, fragi di broccato, et … d’oro con l’arme di d.o s. Card.le Una pianeta bianca simile al d.o Palio con l’arme di d.o s.r Card.le Una pianeta di tela d’oro et argento con stola, et manipolo, et arme di d.o s.r Card.le, Una pianeta di tela d’oro con fogliami verdi con sua stola, et manipolo con l’arme di d.o s.r card.le una stola e manipolo di tela d’oro et argento foderati di taffetà rosso …. … con cordoni di seta bianca, e rossa, tre angoli da legare il camiso di seta bianca, verde, e rossa con suoi fiocchi d’oro et seta simile. Una tovaglia d’altare con frange da capo, e da piede con … e merletto da una parte e suo scalino, sciugatori (?) n.o sette con le sue francette, Prsificatori e fazzoletti n.o venti tovaglie per la botte … n.o …, un sciugatoro lacerato di seta Rossa, un cuscino d’altare di tela d’argento con fiori d’oro, e una d’oro con fiocchi d’oro, e seta. Un altro cuscino di tela d’oro con fiori verdi, un altro cuscino sguarnito di tela d’oro, et argento senza …, e fiocchi, tre borse da ….. de …. broccato con trine d’oro, tre veli da coprir … di seta rossa verde et bianca, un altro… di … foderato di taffettano ricamato d’oro, et argento con merletto attorno, un altro velo di …, corporali diversi numero quattro, un messale coperto di corame rosso, et un altro libro di … foderato del medesimo (?), 41

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La cappella dedicata a San Matteo ha subito nei secoli alcune modifiche e restauri. L’intervento più consistente risale alla fine del 1686, come testimoniato dall’abate Filippo Titi45: sui dipinti intervenne Bonaventura Giovannelli da Monte Reale mentre l’architetto Tommaso Mattei si occupò di risarcire i danni causati da secolari infiltrazioni d’acqua, colate dalle coperture e dal lunettone sopra l’altare maggiore, che avevano fortemente guastato stucchi e affreschi. I più recenti interventi di restauro hanno svelato l’ampiezza delle ridipinture del Giovannelli e la particolare tecnica utilizzata per risarcire le tele delle lunette46, che più di tutte avevano patito danni. I documenti relativi a tali lavori sono conservati tra le carte familiari dell’Archivio Antici Mattei, come già segnalato da Dimitri Ticconi il quale ha inoltre chiarito il ruolo dell’architetto nelle fabbriche Mattei del casale della tenuta di Grotta Perfetta e ipotizzato un suo coinvolgimento nei restauri condotti nella Villa Celimontana 47 e nella progettazione della chiesa parrocchiale di Giove48. In quegli stessi anni il Mattei, come architetto di fiducia del Duca Alessandro (e della famiglia Spada- Veralli, con cui i Mattei erano imparentati per via di Eugenia Spada e Girolamo

una crocetta d’argento indorata di libre … con sua patena, Una … d’argento indorata di libre doi con Bariletto d’argento con sue ampolle simile di pero libre doi oncie sei, una scatola di ostie d’argento con sua rame pesa oncie nove, una pietra (?) … con tre …., una Concolina (?) di Rame, una copertina di broccato per la custodia, un cordone di seta verde per amitto (?), Una croce d’ottone con suo piede, doi candelieri d’ottone con suoi … et arme del s.r Cardinale, Una tavola della Gloria, paliotti quattro di damasco in tre … diversi, un calice con la sua patena, et sua cassa …. Di damasco del color dilli paliotti, cuperte da … di taffetà numero quattro, veli per la pace di taffetà …, un pezzo di taffetà pavonazzo per coprire l crocifisso, … con suoi cordoni, … quattro Tovaglie grande numero tre tovaglie piu …, et un’altra per il scalino messale uno con il cuscino di corame bianco, e rosso, pianete tre di damasco paonazzo verde, bianco con due stole et manipoli, …. Et fazzoletti numero sedici, un campanello d’ottone, un secchio d’ottone per l’acqua benedetta, doi ampolle di Cristallo con il baciletto di Maiolica, una scatola di legno per l’ostie, doi cotte di tela, Una cassa coperta di corame Rosso foderata di tela turchina» in AAM, Mazzo 230, Giornale dell’heredità del cardinale Matthei, 6- 7 marzo 1604, cc. 13 v- 14 v. 45 Il Titi elogia l’intervento del Giovannelli sulle pitture che furono «aggiustate perfettamente… che paiono hora dipinte», F. TITI, Ammaestramento utile e curioso di pittura scoltura et architettura nelle chiese di Roma, Vannacci, Roma 1686, p. 167. Per gli anni precedenti a questa data si trovano solamente due pagamenti per la pulitura ed il rifacimento del vetro della finestra nella cappella («A di 21 gennaio [1641]. A spese d’acconcimi di Case scodi 2 & 60 m.ta pagati per la politura, et accomodatura dell’invetriata e della ricorritura (?) del tetto della Cappella di Casa in Araceli come in filza n. 1014» in AAM, Mazzo 688, Giornale di entrata e uscita del Duca Girolamo 1639- 1642, c. 216 v) e di quello della cappella «del santo Sepolcro» («Adi 29 gennaro. A spese d’acconcimi di case scudi doi & 50 m.ta pagati per la ricorritura, et accomodatura dell’invetriata della 2° cappella d.a del Sepolcro in Araceli come in filza n. 1025», IBIDEM, c. 217 r), e l’acquisto di 50 libbre di cera per le candele dei sacelli familiari dell’Ara Coeli e di San Francesco a Ripa («A spese della casa scudi tredici & 50 moneta spesi nel prezzo di lib. 50 cera per le cappelle d’Araceli, e S. Franc. A Ripa nel giorno de Morti come in filza n. 489», IBIDEM, c. 301 r). 46 TEMPESTA, cit., p. 69. 47 D. TICCONI, Tommaso Mattei 1652- 1726: l’opera di un architetto romano tra ‘600 e ‘700, Gangemi editore, Roma 2017, pp.155- 158 e in particolare note 59, 61, 62; per la Villa della Navicella, i documenti sui restauri condotti a fine ‘600, già segnalati da Carla Benocci (C. BENOCCI, La Villa Mattei. dal XVI al XX secolo: il palazzetto, il parco, le collezioni in Villa Celimontana, a cura di Carla Benocci, Nuova Eri, Torino 1991, pp. 57- 58, 193- 199), sono stati integrati dal ritrovamento, da parte di Tacconi, di una lettera di Tommaso Mattei del 13 novembre 1717 indirizzata al Duca Alessandro nella quale l’architetto fa riferimento ad una «fabbrica fatta al giardino della Navicella» da lui diretta, che potrebbe indicare un’attività consistente nella tenuta e potrebbe essere compatibile con i precedenti restauri (TICCONI, cit. nota 59 p. 184). 48 TICCONI, cit., pp. 156- 158.

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Mattei, genitori di Alessandro), forniva alcune stime del palazzo alle Botteghe Oscure di cui il Duca voleva rientrare in possesso49. Altri restauri vennero condotti nel 1847, come indicato da una iscrizione pavimentale, in occasione dei quali le armi familiari Antici Mattei (nel 1803 la principessa Marianna Mattei aveva sposato Carlo Teodoro Antici) furono dipinte sui cartigli alla base della cupola a sostituzione dei tondi con gli Evangelisti, anch’essi danneggiati, dipinti da Muziano50. La pala di Girolamo Muziano con San Matteo che scrive il Vangelo ispirato dall’angelo51 venne rimossa e sostituita da una Madonna di Loreto con san Matteo, attribuita a Giovanni Angelo Canini 52 (ancora oggi sull’altare della cappella), forse nel 170453 e comunque entro il 1823 come osserva Claudia Tempesta, che nota nella Stima dei quadri Mattei redatta in quello stesso anno la citazione, al n. 359, di un San Matteo con l’angelo il cui alto valore (200 scudi) potrebbe essere indice della autografia muzianesca54. Nell’archivio familiare si trova un inedito documento che riguarda il restauro della Cappella della Pietà nella chiesa dell’Aracoeli, fondata da Paolo Mattei ed ereditata dalla famiglia dei Mattei di Giove. Si tratta di un contratto stipulato il 19 giugno 1800 tra il Duca Giuseppe Mattei (IV Duca di Giove, 1735- 1809) ed il pittore Pietro Paolo Panci che si impegnava a realizzare risarcimenti a stucco e in pittura di tutto quanto fosse «guasto» all’interno della cappella. Nel contratto si stabiliva che l’artista avrebbe dovuto pulire gli affreschi delle pareti e della cupola (questi «patiti assai») e ritoccarne tutte le parti danneggiate55. Il restauro è ricordato da una piccola lastra marmorea che è stata inserita all’interno del pavimento medievale ma di tali interventi non si aveva fino ad ora notizia nello specifico56.

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V. Capitolo III, paragrafo 3.6.4. HEIDEMAN, cit. 1982, nota 6 p. 47. 51 Alessandro Zuccari ritiene di poter collegare un disegno del Museo Puskin di Mosca a questa perduta pala del Muziano. Lo studioso nota come nel disegno in questione il piede del santo evangelista assuma una particolare evidenza, disegnato in primo piano e sollevato, con la pianta esposta alla vista, considerando tale particolare in diretta relazione con quanto realizzato da Caravaggio per la cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi anni più tardi (ma il contratto venne stipulato all’incirca nello stesso periodo di quello Mattei per l’Ara Coeli): ritiene per questo motivo che il disegno di Mosca raffiguri un’ipotesi di progetto più plausibile di quella suggerita da Rhoda Eitel- Porter (EITEL PORTER cit. 2000, pp. 155- 164) e quindi un precedente iconografico per il primo San Matteo di Caravaggio (ZUCCARI cit. 2001, pp. 88- 89). 52 Riferita all’ambito di Giovanni Angelo Canini (1609- 1666) per primo da Claudio Strinati (C. STRINATI, Quadri romani tra Cinquecento e Seicento. Opere restaurate e da restaurare, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Roma, Roma 1979, p. 9); Laura Russo non escludeva che potesse attribuirsi al Bonaventura Giovannelli che restaurò la cappella nel nono decennio del XVII secolo (L. RUSSO, M. CARTA, S. Maria in Aracoeli, Le chiese di Roma illustrate, N.S. 22, Istituto di studi romani, Roma 1988, p. 193). 53 Lo proverebbe la relazione di una Visita pastorale avvenuta in quell’anno, ed il cambiamento è registrato più tardi da Padre Casimiro: «Le pitture di cui è adorna, sono di Girolamo Muziano, di cui altresì era quella dell’altare, al quale fu sostituito il quadro presente di cattiva maniera» in PADRE CASIMIRO DA ROMA, cit., p. 116. 54 TEMPESTA cit., p. 69. 55 AAM, Mazzo 649, Contratto tra il duca Giuseppe Mattei e Pietro Paolo Panci, v. Appendice documentaria, doc. XXVIII. 56 RUSSO, CARTA cit., pp. 202- 207. 50

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Nel 1775 il Panci aveva partecipato al rinnovamento delle decorazioni della cappella Savelli in Santa Maria in Ara Coeli insieme a Mariano Rossi e Mariano Caldarari dipingendo due quadri raffiguranti Putti con rose e Putti con strumenti della Passione, posti nella parte superiore della parete di fondo del sacello57. Si tratta di un artista ancora oggi poco conosciuto58 e soprattutto non era nota fino ad ora la sua attività di restauratore- a quanto sembra- esperto dato che nel documento lo si dice custode di un «segreto» per «lavare» gli affreschi. I documenti Mattei non sono utili nel chiarire i rapporti tra committente e artista, quest’ultimo forse presentato al Duca da qualche esponente della famiglia Altieri, con cui era strettamente imparentato (era figlio del Duca Girolamo II e di Maria Caterina Altieri). Il documento si trova conservato all’interno di un faldone che raccoglie le Giustificazioni di casa Mattei per l’anno 1800 durante il quale non vennero ordinati altri lavori del genere59. Sono invece note le iniziative del Duca nell’arricchimento, intorno al 1780, dello Studiolo del palazzo Mattei di Giove, fatto costruire in occasione delle sue nozze nel 1763 dove fece peraltro installare un orologio solare60, e nell’ampliamento del palazzo per ricavare un appartamento per la futura famiglia del figlio Filippo; ma il nobiluomo è ancor più, tristemente, conosciuto per le sostanziose vendite della collezione familiare a William Hamilton Nisbet ed al cardinale Fesch tra il 1802 ed il 1809, anno della sua morte (e dopo tale data protratte dai fratelli, il cardinale Alessandro e Lorenzo Mattei)61. Indagini più approfondite, che mi riservo di condurre in futuro, potrebbero permettere di ricostruire le vicende della Cappella della Pietà dalla morte di Tuzia Colonna, e del figlio Paolo, al patronato dei Duchi di Giove. Come già accennato nel I capitolo, il cardinale Mattei fu molto vicino ai francescani dell’Aracoeli e di san Francesco a Ripa per tutti gli anni del suo Protettorato. Alcune notizie inedite che ho potuto raccogliere nel corso delle mie ricerche nel fondo archivistico Antici Mattei consentono di indagare 57

Le opere sono state attribuite al Panci per via documentaria e stilistica per confronto con due opere, firmate e datate 1782 (Gesù tra gli Apostoli e Resurrezione di Cristo) conservate nella Pinacoteca Vaticana, v. RUSSO, CARTA, cit. pp. 168- 176; L. RUSSO, La decorazione settecentesca della cappella Savelli all’Aracoeli: Mariano Rossi, Mariano Caldarari, Pietropaolo Panci in “Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Arte Medievale e Moderna, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Messina”, 9/10. 1985/ 1986, pp. 87- 96. 58 Vincitore del concorso Clementino del 1762 e di diversi premi dell’Accademia del Nudo, lavorò nei Palazzi Apostolici, per la famiglia Altieri in palazzo Ruspoli a Roma tra 1781 e 1783, ricoprì nel 1795 la prestigiosa carica di reggente dell’Accademia dei Virtuosi al Pantheon (O. MICHEL, Un esempio d’eclettismo. La decorazione di Palazzo Ruspoli nel 1782 in “Bollettino d’arte”, 33- 34, 1985, pp. 191- 198, nota 4 p. 196). 59 AAM, Mazzo 649, Duca Giuseppe Mattei, giustificazioni anno 1800, il Figurista Pietro paolo Panci per lavare con il segreto tutti li quadri dipinti a fresco della cappella in Santa Maria in Aracoeli: la maggior parte dei documenti conservati sono ricevute di tasse pagate, note dei salari dovuti ai domestici e numerosissime «liste della spesa» di generi alimentari. 60 M. TSCHINKE, L’orologio solare del duca Mattei in “Accademie e Biblioteche d’Italia”, 1/2. 2012, pp. 23- 28; per la decorazione pittorica e a stucco di questo ambiente, progettata ed eseguita da Giovanni Stern, Jean Leduy e Antonio Nessi: E. SCHRÖTER, Ein Zeichnungskabinett im Palazzo Mattei di Giove in Rom in Antikensammlungen im 18. Jahrundert, a cura di Herbert Beck e Peter C. Bol, Mann, Berlin 1981, pp. 35- 71. 61 Il Trattenimento di virtuosi cit., pp. 81- 90.

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più a fondo questo rapporto portando alla luce nuove attività di committenza del cardinale per i due complessi capitolino e trasteverino. Solo pochi anni dopo la sua elezione a Protettore dell’Ordine (avvenuta nel 1588), i frati dell’arce capitolina celebrarono l’attività del cardinale commissionando la realizzazione di un affresco per il refettorio del convento (quello quattrocentesco, comunicante con quello più antico di costruzione benedettina) in cui il cardinale appariva ritratto in compagnia di un frate francescano: «A man diritta nel mezzo del refettorio in un altro arco fu colorito il padre F. Lodovico Mosca romano, in atto di render grazie al cardinal Mattei, per lo cui mezzo aveva ottenuto dal sommo pontefice Innocenzo IX, che il convento di Araceli non fosse per l’avvenire governato giusta la disposizione del P. Generale, come nel pontificato di Sisto V aveva impetrato il P. Gonzaga. Leggevasi per tanto nella mani del detto P. Mosca una carta, in cui era scritto: HIERONIMO MATTHAEO ROMANO/ CARDINALI FRANCISCANAE FAMILIAE/ PROTECTORI OB HANC DOMUM ROMANAE PROVINCIAE RESTITUTAM/ ANNO DNI 1591 PRIDIE EIUS/ DIEI QUI CONCEPTAE VIRGINI SA/ CER ERAT EADEM FAMILIA HOC/ POSUIT GRATI SUI ANIMI MONU/ MENTUM.»62. La descrizione di Padre Casimiro Romano è l’unica testimonianza rimasta dell’opera che venne scialbata nel 173463 e che era stata posta, come chiarisce l’iscrizione trascritta, per aver restaurato la sede della Provincia romana. Sugli interventi in questione, che devono essere avvenuti necessariamente prima dell’anno di dedica 1591, non vi sono notizie tra i documenti d’archivio intestati al cardinale Mattei che invece tramandano di una intensa attività avviata dal 1592 probabilmente in concomitanza con l’incarico, ricevuto dal papa, di sistemare alcune stanze del convento francescano per potervi alloggiare parte della corte pontificia. Il convento francescano del Campidoglio era costituito dall’unione di una serie di edifici di varie epoche e sorgeva su un nucleo più antico, abitato nel IX secolo da frati Benedettini, che nel 1248 venne ceduto da papa Innocenzo IV Fieschi (1243- 1254) ai francescani perché lasciassero l’insalubre sede di Trastevere. L’insediamento capitolino assunse nei secoli una importanza sempre maggiore grazie ai numerosi privilegi concessi dai papi, fino all’innalzamento della basilica a titolo cardinalizio nel 1517, e alla sua vicinanza con il centro di amministrazione comunale della città. 62

PADRE CASIMIRO DA ROMA, cit., pp. 699- 700; «[…] Per esso Innocenzo X molto si adoperò a vantaggio del convento di Araceli, e colla sua autorità e consiglio coadiuvò il p. Lodovico Mosca nella nuova forma di governo del suddetto convento, per cui i religiosi a perpetuarne la memoria fecero dipingere in un arco del loro refettorio il p. Mosca in atto di render grazie al cardinale, tenendo il Mosca una carta in mano nella quale si legge: Hyeronimo Mattheo romano cardinali franciscanae familiae protectori ob hanc domum romanae provinciae restitutam anno Domini 1591 pridie ejus diei qui Conceptae Virginis sacer erat eadem familia hoc posuit grati sui animi monumentum. Tanto riporta il p. Casimiro da Roma, nelle Mem. stor. del conv. e chiesa d’Aracoeli, p. 451» in MORONI, cit. 1847, vol. 43, p. 297. 63 «Nell’anno 1734, sotto colore di rendere il refettorio più luminoso, è stata cancellata così questa, come due altre memorie colorite a fresco in due archi. Onde al presente non vi è rimasta altra pittura, che quella rappresentante le nozze di Cana Galilea, ed un'altra nella cima del refettorio, fatta parimente dal padre F. Umile nell’anno 1678 […]» in IDEM, p. 700.

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Il convento era organizzato intorno a due chiostri (quello benedettino più antico, dove si trovavano l’appartamento del cardinale titolare della chiesa dell’Aracoeli e quello del Padre Generale dell’Ordine, ed uno più recente, affrescato nel XVI secolo da Cesare Rossetti con scene di cui non si conosce il soggetto)64 e dal secondo si accedeva ai refettori, ornati da pitture di frate Umile da Foligno nel 1679 e tra essi si trovava anche quella sopra citata che ritraeva il cardinale Mattei65; in un altro braccio trovavano posto l’infermeria con la cappella dedicata a San Didaco e la nota Biblioteca Eborense. Il convento e la chiesa soffrirono alquanto l’occupazione francese del 1797 e i moti conseguenti l’instaurazione della Repubblica Romana (che causarono, ad esempio, la distruzione della cappella di Sant’Elena). Nel 1799 i frati francescani tornarono ad abitare sul colle capitolino e ad officiare la chiesa ma nel 1873 il convento, espropriato in base a quanto disposto dalla legge sulla soppressione degli ordini religiosi, fu assegnato al Comune di Roma che nel 1876 vi stabilì la caserma delle Guardie Municipali per finire poi distrutto, a fine XIX secolo, lasciando spazio alla costruzione del Vittoriano66. Lo stesso triste destino venne deciso per il vicino Palazzo papale, noto anche come Torre di Paolo III per il suo aspetto imponente, per la sacrestia e la cappella del Bambino Gesù (ricostruite sul fianco sinistro della basilica nel 1886) e per l’intero tessuto urbano ai piedi del colle67. Paolo III commissionò la costruzione del palazzo, inteso a divenire sua residenza estiva, sull’arce capitolina desiderando probabilmente per sé e per la sua corte un luogo più sontuoso e fortificato del palazzo di San Marco, che i pontefici da anni utilizzavano abitualmente a questo scopo68. Il papa intervenne nell’intero quartiere di San Marco, sottostante al Campidoglio, anche a livello urbanistico regolarizzando l’andamento dell’antica via Lata verso la Porta del Popolo e creando le 64

L. RUSSO, M. CARTA, cit., pp. 29- 33. C. PIETRANGELI, Storia e architettura dell’Aracoeli in “Capitolivm”, 40. 1965, pp. 187- 195. 66 La Commissione Reale incaricata di individuare il sito più opportuno per la costruzione del monumento a Vittorio Emanuele II tra la zona di Termini, il Pantheon ed il Campidoglio, scelse quest’ultima non solo per il valore ideologico del luogo («dove la storia del politico risorgimento italiano verrebbe ad innestarsi sulle memorie dell’antica storia romana») ma anche per ragioni di opportunità economica, date le contenute spese di demolizione previste per gli edifici che versavano in cattive condizioni, nonostante la dura opposizione della Commissione Archeologica Comunale e nello specifico dell’archeologo Rodolfo Lanciani, che in più occasioni si oppose alle ingenti distruzioni geologiche, paesaggistiche e monumentali che la costruzione del nuovo memoriale richiedeva (Il Vittoriano nascosto, a cura di Federica Galloni, testi di Maria Rosaria Coppola, Adriano Morabito e Marco Placidi, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Roma 2005, pp. 21- 43). 67 RUSSO, CARTA cit., pp. 35- 38. 68 Il palazzo era stato costruito da Paolo II Barbo (che disponeva anche di un appartamento all’interno del convento capitolino, v. RUSSO cit. 2007, p. 11) e terminato dal nipote Marco; ricalcava quello fortificato che Niccolò V aveva costruito in Vaticano. Alessandro VI (1492- 1503) riportò la sede pontificia in Vaticano ma dopo il Sacco del 1527 la sede di San Marco si va affermando come sede complementare a quella vaticana. Paolo III Farnese (1534-49) vi passava regolarmente l’estate e probabilmente pensava di farne la sua dimora fissa dato che completò l’asse viario che portava a Piazza del Popolo e allargò Piazza san Marco creando via degli Altieri e via degli Astalli, collegandosi verso il Campidoglio e verso il Vaticano (in La storia del palazzo di Venezia dalle collezioni Barbo cit., pp. 67- 79). Paolo III intervenne sul colle anche livellando la piazza antistante il palazzo senatorio e ponendovi nel 1538 la statuta equestre di Marco Aurelio, trasportandola dal Laterano: in questo modo esaltava simbolicamente il centro comunale della città (M. BRANCIA DI APRICENA, Il complesso dell’Ara Coeli sul colle capitolino (IX- XIX sec), Edizioni Quasar, Roma 2000, p. 125- sgg). 65

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attuali via degli Astalli e via degli Altieri, collegando dunque l’area al Vaticano ed al Campidoglio. Il palazzo, una imponente torre quadrata a tre piani culminante in una terrazza merlata, venne costruito tra 1539 e 1542 sul versante settentrionale del colle, sull’estremità nord del convento; l’autore del progetto non è stato identificato ma sappiamo che i lavori di costruzione vennero seguiti da Jacopo Meleghino, Commissario delle Fabbriche Apostoliche. La decorazione del palazzo in questa prima fase venne realizzata dal pittore e incisore Michele Grechi da Lucca, pagato dal 14 aprile al 12 luglio 1543 e nuovamente il 16 novembre 1543 per la pittura di alcuni fregi a fresco- e la decorazione di alcuni sgabelli- dipinti probabilmente sulle pareti della grande sala papale al piano nobile, insieme ad un «Battista pittore» (pagato nel luglio 1542 per alcuni stucchi) 69. Documenti e opere dimostrano l’appartenenza del Grechi all’ambito di Perin del Vaga e i fregi del palazzo, a tema profano in parte salvati (grazie ad uno stacco fortemente voluto da Filippo Prosperi, allora direttore del Regio Istituto di Belle Arti di Roma, nel 1887 e devoluti in seguito all’Istituto di Belle Arti), sono direttamente in rapporto con i fregi di Castel Sant’Angelo: è possibile che il gruppo di pittori a lavoro nella Torre capitolina, di cui il Grechi era il coordinatore, fosse una squadra creata da Perino parallelamente al cantiere di Castel Sant’Angelo70. Nel 1556 papa Paolo IV decise di donare il palazzo papale al convento diventato troppo angusto ed insufficiente ad accogliere i religiosi e proibiva ai cardinali titolari della chiesa di S. Maria in Aracoeli di dimorarvi. La donazione venne di fatto revocata dal successore Pio IV che volle utilizzare il palazzo come residenza estiva: fu in questo periodo che venne commissionata ai fratelli Zuccari la decorazione di alcune sale al primo piano del palazzo, nel versante est (destinate, secondo i documenti, all’alloggio del papa). La notizia è fornita in modo succinto da Giorgio Vasari, che riferisce di «un fregio colorito a fresco» probabilmente realizzato tra il maggio ed il giugno 1560, di cui oggi non rimane altra traccia che la perizia degli affreschi stilata nel 1885 da Giovan Battista Cavalcaselle, prima della demolizione del palazzo71. Nonostante la costruzione di questo palazzo, lo stesso Paolo III continuò a soggiornare a San Marco, come fecero anche i suoi successori. Pio IV (1560- ‘65) vi trascorse i sette mesi seguenti la

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Paola Picardi ha ipotizzato per il Lucchese una stretta collaborazione con Perino del Vaga, documentata almeno dal 1547 per i lavori di decorazione in Castel Sant’Angelo, fino ad associarli in una stessa bottega per tutti gli anni Quaranta del Cinquecento (P. PICARDI, Gli affreschi del palazzo di Paolo III al Campidoglio: un salvataggio anomalo “Paragone”, 54. 2004, pp. 3- 26; EADEM, Perino del Vaga, Michele Lucchese e il Palazzo di Paolo III al Campidoglio. Circolazione e uso dei modelli dall’antico nelle decorazioni farnesiane a Roma, De Luca editori d’arte, Roma 2013, pp. 25- 30). 70 G. SAPORI, Maestri, botteghe, équipes nei palazzi romani: Perino del Vaga, Salviati, Vasari e Zuccari in Palazzi del Cinquecento a Roma, a cura di Claudia Conforti e Giovanna Sapori, Volume speciale Bollettino d’arte, L’Erma di Bretschneider, Roma 2017, in particolare p. 9. 71 ACIDINI cit., vol. I, p. 136; G. SAPORI, Decorare i palazzi da Raffaello a Zuccari. Con un censimento tratto dai documenti d’archivio (1540- 1570) a cura di Patrizia di Benedetti e Alessandro Giammaria, Artemide, Roma 2020.

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sua elezione ma decise poco dopo di donare l’imponente fabbrica alla Repubblica di Venezia72, che ne fece la sede delle sue ambasciate, mentre Pio V gli preferiva i Palazzi Vaticani. Gregorio XIII fece trasferire la sua corte a Palazzo Venezia nei mesi estivi degli anni 1572, 1573, 1582, 1583 e 158473; Sisto V vi trascorse solo una notte nel 1585 e stabilì in seguito il definitivo abbandono del quartiere capitolino da parte della corte pontificia, restituendo il palazzo di San Marco all’esclusivo uso delle legazioni veneziane (spostandosi per l’estate al Quirinale) e donando il palazzo dell’Aracoeli ai padri francescani, che lo utilizzarono come residenza del Padre Guardiano. Tale soluzione non fu però definitiva poiché papa Clemente VIII, nel maggio 1592, espresse il desiderio di dimorare in San Marco per l’estate, come si dirà più avanti. Dal momento dunque della costruzione della torre capitolina in avanti, i pontefici continuarono a soggiornare alternativamente in entrambi i palazzi. Lo spostamento tra le due sedi era assicurato da una sorta di viadotto che era stato costruito, appunto, «ad commodiorem transmigrationem» (Breve del 18 novembre 154674) da papa Paolo III tra 1535 e 154075 e che attraversava come un cavalcavia il quartiere alle pendici del colle capitolino, partendo «a piè del dormitorio dei frati d’araceli» per finire nel viridarium, o giardino segreto, della loggia di ponente del palazzo di San Marco. Esso venne costruito in origine in muratura e venne demolito nel 1586, quando papa Sisto V sancì la cessione del palazzo di San Marco a Venezia. Sembra però che la struttura fosse stata ricostruita in legno entro il 1592, come testimonia una comunicazione tra l’ambasciatore Giovanni Moro ed il Senato veneziano dell’11 aprile dello stesso anno. Il diplomatico riferiva il desiderio del pontefice di soggiornare nel Palazzo di Venezia e di far ricostruire in pietra l’intera struttura del passetto perché fosse più sicura. Contestualmente veniva 72

Probabilmente per risparmiare sui costi di restauro e manutenzione dell’edificio ed investirli nel completamento di Villa Giulia o anche per risarcire Venezia per la mancata corresponsione dei benefici promessi in fatto di vescovati e sussidi in La storia del palazzo di Venezia. Dalle collezioni Barbo e Grimani a sede dell’Ambasciata veneta e austriaca, a cura di Maria Giulia Barberini, Matilde De Angelis d’Ossat, Alessandra Schiavon, Gangemi, Roma 2011, p. 68. 73 Chiara Scarpa crede di poter spiegare la predilezione dei pontefici per la sede di San Marco in base all’allora recente configurazione del sistema di governo per Congregazioni cardinalizie. La corte pontificia si era andata disperdendo nel territorio della città di Roma poiché le riunioni dei cardinali avvenivano nelle residenze private dei prefetti della Congregazione o dei decani. Il fenomeno contribuì alla costruzione di magnifiche dimore cardinalizie che, nella maggior parte dei casi, sorsero nei rioni centrali di Pigna e Trevi e intorno all’attuale Piazza Venezia. È probabile che fossero i cardinali stessi a spingere il papa a preferire il palazzo di San Marco alle altre residenze per l’estate data la sua posizione centrale, che permetteva loro di limitare al massimo gli spostamenti attraverso la città (La storia del Palazzo di Venezia cit., p. 87). 74 Il Padre francescano Selvaggi, residente nel convento capitolino, descriveva il passetto in questo modo : «pontem, a dicto palatio (Sancti Marci) usque ad capitolinum montem a parte altera Monasterii Sanctae Mariae de Aracoeli, suis construxit expensis magnoque artificio manu fabricatum artificis; ita ut ubi pons desinit palatium unum, quod partem capit montis, partem alteram capit monasterii Sanctae Mariae Aracoeli pro se extruxit».» (P. SELVAGGI, De tribus peregrinis, Venezia 1542 in E. AMADEI, Le torri di Roma, Roma 1932, p. 71). 75 Esiste uno studio di Baldassarre Peruzzi, conservato presso il GDS degli Uffizi di Firenze, riferibile a questo cavalcavia che però modificato in favore di una struttura architettonica meno complessa (M. BRANCIA DI APRICENA, La committenza edilizia di Paolo III Farnese sul Campidoglio in “Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana”, 32. 1997/1998, pp. 409- 478, in particolare pp. 415- 418).

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offerto alle legazioni veneziane di occupare le stanze al piano inferiore del palazzo di Venezia mentre per la corte papale si faceva sistemare un alloggio in Aracoeli, negli edifici di proprietà dei frati francescani, con il coinvolgimento del cardinale Girolamo Mattei: «Serenissimo Principe, Il sig. cardinal Mattei protettor dell’ordine de’ minori osservanti ha havuto commissione dal pontefice di far accommodar le stanze del convento di Aracoeli contigue a questo palazzo; et la settimana passata, ragionando col sig. cardinal di Verona, gli disse che ben sarebbe che il corritore per dove si passa in esse che io feci far l’anno passato di legname, come scrissi all’ora alla Sublimità vostra, fosse fatto di pietra dovendo il papa passar per esso frequente volte quando sarà alloggiato qui […]»76. Qualche giorno dopo si avviava la ricostruzione in pietra del passetto: «Et così havendo sua signoria illustrissima fatto chiamar i periti si è fatto conto della spesa che potrà ascendere a duecento scudi, poco più poco meno, et subito ha dato ordine che incomincino il lavoro come faranno lunedì […]»77 resa ancor più necessaria dalla nuova decisione presa dal papa «di dormir la notte nelle stanze di Araceli et il giorno retirarsi in San Marco per maggior commodo suo et di quelli che haveranno a trattar seco»78. Resti del cavalcavia sono ancora visibili in alcune fotografie degli anni ’80 dell’Ottocento, raffiguranti via di San Marco e via della Pedacchia, che testimoniano l’aspetto del quartiere di San Marco poco prima della riorganizzazione urbanistica dell’area per la costruzione del Vittoriano79. Dai registri contabili del cardinale Mattei risulta che egli aveva finanziato alcuni lavori nel «palazzo d’Araceli» a partire dalla fine di febbraio 1592 fino all’aprile dello stesso anno. Non è possibile oggi contestualizzare con precisione queste attività poiché la Torre capitolina ed il convento francescano non sono oggi più esistenti e la documentazione raccolta a fine Ottocento, prima delle demolizioni, è molto lacunosa. Le voci di pagamento sono intestate agli artigiani «Francesco muratore», «Carlo falegname», «Agostino imbianchatore», «Jacomo vetraro», «Arcangiolo ferraro», che si alternano nel palazzo realizzando dei piccoli lavori di manutenzione (questo lasciano intendere le cifre piuttosto basse dei compensi pagati) come il rifacimento di vetrate o l’imbiancatura di alcune stanze80. Il palazzo capitolino si trovava in buone condizioni proprio perché era stato ininterrottamente frequentato dai pontefici fin dalla sua costruzione nonostante esso, nel 1592, fosse di proprietà dei 76

La storia del palazzo di Venezia, lettera di Giovanni Moro dell’11 aprile 1592, p. 146. La storia del palazzo di Venezia, lettera di Giovan Francesco Marchesini del 2 maggio 1592, p. 146. 78 IDEM. Il «corridore di Araceli», dopo la definitiva cessione del Palazzo di San Marco a Venezia, venne in parte demolito: sopravvissero solo due arcate demolite nei lavori di costruzione del Monumento a Vittorio Emanuele II (BRANCIA DI APRICENA, cit. 2000, p. 170; EADEM, cit. 1997/98, pp. 416- 418). 79 V. Il Vittoriano nascosto cit, figg. 6- 7, p. 31. 80 AAM, Mazzo 515, Registro dare- avere 1588- 1594, cc. 12v- 14 v (v. Appendice documentaria, doc. XXVII). 77

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francescani già da qualche anno; ed è probabilmente proprio per lo stesso motivo che l’onere della manutenzione spettasse al cardinale Mattei Protettore dell’Ordine, che pagò personalmente per queste migliorie. I nomi degli artigiani coinvolti sono troppo vaghi per permettere una loro identificazione precisa ma tra essi è probabile che «Carlo falegname» fosse Carlo Nuti, già più volte al servizio dei fratelli Mattei81. Gli interventi del cardinale a favore del palazzo capitolino continuarono negli anni successivi, come provano le altre voci contabili: tra il 1594 e il 1598 le somme versate si fanno più consistenti e testimoniano il rifacimento del pavimento nella «sala de Araceli», probabilmente il salone papale che si trovava al piano nobile del palazzo, e in altre stanze, e quello delle «invetriate» e relative «impannate»82. Tali attività sono con tutta probabilità da mettere in relazione al nuovo uso a cui fu adibito il palazzo da parte dei Francescani: esso infatti divenne sede delle delegazioni estere in visita a Roma e proprio in ottemperanza alla sua nuova funzione alcuni ambienti vennero modificati proprio in questi anni, come ha potuto dimostrare Marianna Brancia di Apricena 83 . Contestualmente il convento veniva ampliato con la costruzione di due nuovi bracci per poter accogliere il numero sempre crescente di frati: secondo la Brancia di Apricena tali lavori vennero condotti tra il 1585 e il 1622. Ciò considerato, e tenendo presente che alcune voci di pagamento della contabilità del Mattei sono piuttosto vaghe, non è escluso che il cardinale possa aver contribuito finanziariamente anche ai lavori nel convento, dato che in quel tempo il convento ed il palazzo erano considerati quasi come un unico complesso ospitante le legazioni straniere, i superiori dell’Ordine e i frati francescani in generale. I pagamenti continuano nel 1599 e offrono l’inedita notizia del soggiorno del cardinale Mattei nel palazzo dell’Araceli proprio mentre nell’abitazione di via delle Botteghe Oscure Paul Bril, Andrea Aretino e Michelangelo Amici lavoravano nel salone del piano nobile. Ai primi di dicembre 1598 le stanze di palazzo Mattei assegnate ai familiares più importanti del cardinale, quali Orazio Polidori, Perinto Luti e Francesco Fagnano, erano già state svuotate84 da alcuni facchini poco dopo la stipula 81

Vedi Capitoli III e V. V. Appendice documentaria, doc. XXVII. 83 Al piano terreno, sull’angolo sud est, fu aggiunto un piccolo corpo di fabbrica rettangolare; in alzato, i due livelli della loggia di ponente vennero tamponati e di conseguenza, al piano nobile la vasta sala papale e la loggia vennero suddivise in stanze quadrate collegate da corridoi. Durante tutto il XVII secolo fra i livelli principali vennero costruiti dei solai intermedi per creare piccoli e modesti ambienti (BRANCIA DI APRICENA cit. 1997- 1998, pp. 419- 423). 84 «7 di Dicembre 1598. A Dui facchini che havevano sgombrate le stanze del s.r Perinto, del s.r Francesco le mie, et quelle di ms Giulio Aiutante per 4 giornate à 8. 35 il giorno per ciascheduno___2:80» in AAM, Mazzo 515, Libro dei Conti di Orazio Polidori 1597- 1598, c. 11 v. Il cappellano di casa Mattei, Fabio Blasio, venne sistemato in un altro luogo non definito («A di 18 di Dicembre. A ms Fabio Blasio disse haver speso in far condurre le sue robbe millesimate dove habita___-20» IBIDEM, c. 12 r) mentre il resto del personale venne probabilmente sistemato in una casa per la quale il cardinale dispose il pagamento dell’affitto per sei mesi: «Ill. sig. Tiberio Cevoli. Piacerà a VS di pagare al s. Andrea Ferrari scudi sessantaquattro di moneta che sono per pagare la pigione di sei mesi d’una casa presa in affitto per 82

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del contratto con Giovanni Volpetta e Carlo Nuti per la realizzazione del nuovo soffitto ligneo del salone nobile del palazzo di S. Lucia. Essi si trasferirono all’Aracoeli come indica il pagamento per il rifacimento delle chiavi delle loro stanze85. Anche il cardinale aveva in mente di trasferirsi per l’estate nel palazzo capitolino, come attesta una voce contabile relativa ad una elemosina fatta dai palafrenieri del Mattei («quando V.S.I fu all’Araceli a veder il Palazzo»)86. A partire da maggio 1599 le voci contabili si fanno più fitte, documentando le spese fatte per trasferire mobili e oggetti dal palazzo avito nel palazzo capitolino, quelle per la fabbricazione di nuove serrature per le porte, quelle per la pulizia delle stanze e infine l’acquisto di oggetti di uso quotidiano, come ad esempio stoviglie e utensili da cucina, legna e viveri 87. Le voci attestano inequivocabilmente che il cardinale trascorse almeno cinque mesi nel palazzo d’Araceli per fuggire i disagi che doveva patire in casa durante i lavori di modifica e decorazione del palazzo e godere al contempo di un clima più fresco durante l’estate. Egli portò con sé Giovanni Francesco Fagnano, suo segretario, Orazio Polidori, Perinto Luti e Alessandro Fantasino. A confermare il soggiorno capitolino del cardinale Mattei vi sono anche due pagamenti, datati all’agosto 1599, per due degli artigiani al lavoro nel palazzo alle Botteghe Oscure, entrambi mandati «dall’Araceli»88 ed una licenza di importazione dal Regno di Napoli in Roma, ceduta dal Mattei ad un certo Fabio Martini napoletano, stilata per gli atti del notaio Ottavio Celli il 30 settembre 1599 nel «mon.rio B. M.Rie de Aracoeli»89. Il cardinale Mattei mostrò una grande generosità anche nei confronti della famiglia francescana di San Francesco a Ripa. L’insediamento di Trastevere, costituito dall’antica piccola chiesa con ospedale di San Biagio, era il più antico della città (ed il più importante, avendovi soggiornato, secondo alcune fonti, lo stesso servitio della nostra famiglia, che saranno ben pagati. Dio la contenti. Di Castel san Pietro li 19 di ottobre 1599» in AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceuli- Ubertini 1594- 1601, c. 50 v. 85 «A di 23 di dicembre 1598. Al signor Perinto Luti per ordine di VSI et disse haverne pagato il falegname, il chiavaro per accomodatura, et chiavi per le stanze dove stiamo lui et io___26.80» in AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598, c. 13 v. 86 «[A di xi di dicembre 1598] A Rosato et ad Andrea palafreniero per farne elemosina quando VSI fu all’Araceli a veder il Palazzo___0. 20 in AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598; il contratto stipulato con i mastri falegnami è del 7 dicembre 1598. 87 AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598 (v. Appendice documentaria, docc. IV e XXVIII). 88 «44. Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Jacomo Brioso vetraro a Pasquino scudi dieci & 60 di moneta che sono per resto et saldo de invetriate fatte da lui alle finestre della sala del Palazzo novo, et all’Araceli, che saranno ben pagati. Dall’Araceli li xi di Agosto 1599. Vro, Il Card. Matthej. Jo jacomo brioso sudeto ho ricevuto in contanti dal sudetto sig.r andrea ferrari li sopra detti scudi dieci … & 60 moneta a questo di 12 agosto 1599 dico___scudi 10. Jo jacomo brioso mano propria»; «43. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro francesco Niccolini falegname scudi dieci cioè l’amita argento, et l’amità quattrini che se li danno a buon conto de lavori che ha da fare per la Cappella che si fa nel palazzo novo, che saranno ben pagati. Dall’AraCoeli il 4 d’agosto 1599. Scudi 5 moneta et scudi 5 quattrini. Vro, Il Card. Matthej. Io francesco ho ricevuto contanti li sudetti scudi dieci cioè … cinquanta de moneta e … … di quattrini del sudetto ms Andrea de ferari … 6 de Agosto 1599. Io francesco … mano propria» in AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento, nn. 43 e 44. 89 ASR, Notai Tribunale A.C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1757, c. 1095 r.

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San Francesco) ma a causa della mancanza di collegamenti viari con il centro e per questioni insalubrità del sito, la sua importanza andò scemando nel corso del XV secolo a favore del convento capitolino, donato ai Frati Minori da papa Innocenzo IV nel 1249. Con il rientro della sede pontificia da Avignone, la zona di Trastevere godette di miglioramenti e di restauri su molti dei più antichi edifici di culto e sotto papa Giulio II vennero tracciati gli assi viari di collegamento del Rione con il Vaticano (via della Lungara e via della Lungaretta)90. Lo sviluppo di San Francesco a Ripa venne favorito dall’insediamento, nel 1579, in questo luogo del movimento spirituale dell’ordine noto come Riforma e del Ministro provinciale 91 . Contestualmente, vennero qui a convergere gli interessi delle famiglie della nuova aristocrazia cittadina (i Mattei, i Velli, i Savelli, gli Altieri, i Della Molara…), coinvolte nel governo del Comune e variamente imparentate con la Beata Ludovica Albertoni (1473- 1533): il complesso subì una prima modifica con la costruzione di tre cappelle gentilizie lungo il muro perimetrale della navata laterale sinistra, tra le quali si trova quella dei Mattei. A inizi XVII secolo il convento conobbe un’altra fase di espansione delle proprie pertinenze, con la costruzione del corpo dell’infermeria e della foresteria, e di modifica dell’antica struttura medievale del coro e della “cella” di San Francesco. A finanziare tali opere furono Marco Antonio Vipereschi e monsignor Lelio Biscia (1575- 1638), presidente della magistratura delle acque e delle strade tra 1610 e 161692, con il benestare di papa Paolo V che attraverso il risanamento della chiesa, cui provvedeva indirettamente attraverso i due finanziatori, e del tessuto urbano circostante, voleva favorire lo sviluppo delle attività commerciali nel Rione che serviva il porto di Ripa Grande e la Porta Portese 93 . Il progetto venne affidato all’architetto Onorio Longhi (1568- 1621), come riferiscono i documenti dell’archivio francescano94. Per l’infermeria, l’architetto propose un lungo corpo con copertura a volta e per la chiesa un primo progetto che prevedeva la demolizione della cella di Francesco, fulcro del santuario, per un totale rifacimento della zona presbiteriale. Per intervento del cardinale Alessandro Peretti Montalto, che disse di aver visto in sogno San Francesco che si lamentava di essere stato scacciato dalla propria casa95, la cella venne mantenuta e inglobata

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I. DELSERE, L’area meridionale di Trastevere in età moderna: gli interventi di Paolo V e l’incidenza dei complessi religiosi nel disegno urbano in Santa Maria dell'orto. Il complesso architettonico trasteverino: studi, progetti, restauri, a cura di Michele Funghi, Williams Troiano, Liliana Barroero, Roma 2015, pp. 33- 64. 91 B. SPILA, Memorie storiche della Provincia Riformata Romana, Tip. Artigianelli di S. Giuseppe, Roma 1890, vol. I, p. 22. 92 T. MANFREDI, Lelio Biscia, Curator aquarum ac viarum nella Roma di Paolo V in Roma nel primo Seicento. Una città moderna nella veduta di Matthäus Greuter, a cura di Augusto Roca de Amicis, Artemide, Roma 2018, pp. 99105. 93 Per la storia del complesso di San Francesco a Ripa v. A. MENICHELLA, San Francesco a Ripa. Vicende costruttive della prima chiesa francescana di Roma, Ed. Rari Nantes, Roma 1981. 94 PESCI, cit. p. 15. 95 PADRE LUDOVICO DA MODENA, Cronaca della Riforma e fondazione dei conventi dal 1519 al 1772 in AFR, ms. 99, f. 172.

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nel nuovo coro, ingrandito in altezza e coperto a volta sebbene a pianta irregolare (proprio a causa della presenza della cella), e fornito di una scala per l’accesso al sacello96. Riguardo il transetto, è stato osservato che l’intervento di Longhi si limitò alla ristrutturazione della copertura e della sua decorazione interna ad archi e lesene97. Come noto, il cardinale Girolamo Mattei venne coinvolto nella vicenda in quanto Protettore dell’ordine francescano perché favorisse presso i frati, dediti al voto della povertà, la realizzazione di tali grandiosi lavori. In una lettera datata 10 gennaio 1603 e trascritta nella Cronaca di Padre Ludovico da Modena, il cardinale Mattei ordinava al Padre Custode di rassicurare i frati: «li frati non devono avere scrupolo nessuno che questo sia contro la regola, perché noi havendo veduto prima la dichiarazione di Clemente Quinto sopra essa Regola che si contiene nella Clementina et vi verborum significatione, assicuriamo tutti li vostri frati ciò non essere a quella in nessun modo contrario; anzi diciamo che saria indecente facendosi il coro nuovo, lasciare la cappella maggiore nello stato in cui oggi si trova. Devono dunque deponere ogni scrupolo e lasciare che la casa di Dio si edifichi come conviene e per degni rispetti proibirete agli altri frati che s’intromettano sotto qualsiasi pretesto nella fabrica suddetta […]»98. Ma l’intervento del Mattei nella fabbrica trasteverina non si limitò a questo, come svela uno dei suoi legati testamentari che prevedeva il versamento da parte degli eredi Ciriaco e Asdrubale della somma di 100 scudi a favore di Prospero Corticella e, attraverso di lui, ai frati di San Francesco a Ripa: «Havemo inteso noi infra.tti che l’Ill.mo et R.mo sig.re Card.le Matthei di buona mem.a fratello dell’Ill.mo SS VV habbi lasciato scudi cento per lemosina a questo nostro convento di s. Francesco di Roma le preghiamo, che restino servite farsi carità di dare detta limosina al s.r Prospero Corticilla lattor di questa fabricero dilla nostra fabrica che si fa in detto convento, per la quale resta egli creditore di maggior somma, et a cui alla giornata si va sodisfacendo con le lemosine di nostri bene fattori, con che asseriamo l’Ill.mo SS VV che d.a lemosina sarà ben data, et noi sodisfaremo conforme all’obligo et in fede del vero habbiamo fatto la presente, et sotto servitio di propria mano nel convento predetto il di 12 di Gennaro 1604» 99.

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MENICHELLA cit., pp. 51- 52; M. FRATARCANGELI, G. LERZA, Architetti e maestranze lombarde a Roma (1590- 1667), Carsa Edizioni, Pescara 2009, pp. 104- 107. 97 FRATARCANGELI, LERZA cit., p. 105. 98 La lettera si trova in PADRE LUDOVICO DA MODENA, cit. integralmente trascritta in B. PESCI, San Francesco a Ripa, Le chiese di Roma illustrate n. 49, Edizioni Roma, Roma 1959, pp. 14- 15. 99 AAM, Mazzo 485, Esecuzione dei legati testamentari del cardinale Mattei, cc. 10 v- 11r. Si tratta di una disposizione che non è compresa tra quelle nel testamento del cardinale (ASR, Notai Tribunale A.C., uff. 8, Octavius Cellius, 27 novembre 1603), nonostante quanto si affermi nel documento sopra citato, ma esso venne comunque eseguito dagli eredi. Una ricevuta dell’incasso della somma da parte del Corticella è in ASR, Notai Tribunale A.C., uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1775, 18 gennaio 1604, cc. 288 r- 290 v).

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Il testo così come trascritto nelle carte Mattei non è di facile interpretazione perché sembra suggerire l’esistenza di precedenti accordi tra le parti. Il Corticella, nonostante l’incasso di tale cifra, rimase «creditore di maggior somma» ma il suo nome non appare mai in nessun’altra occasione nei mandati di pagamento del cardinale Mattei, né il legato viene nominato nel suo testamento (si trova infatti citato solamente negli atti esecutivi) né si trova alcuna voce relativa ai lavori di San Francesco a Ripa nella contabilità cardinale. Le notizie sull’identità del «fabbricero» Prospero Corticella sono piuttosto scarse. Il suo nome appare in varie occasioni nei registri camerali delle Fabbriche pontificie per acquisti di materiali fatti nel mese di novembre 1606 per servizio della Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore, nello specifico per la fornitura di sei colonne di marmo provenienti da San Francesco a Ripa e di broccato bianco e oro a fiori100. Come sembrano confermare tali riferimenti, il Corticella dovette essere coinvolto nel cantiere francescano di Trastevere ma non è chiaro con quale specifica mansione. Un altro particolare degno di nota a suo riguardo è il legame con l’ambito dell’Oratorio di San Filippo Neri attraverso il fratello Marco Antonio, che le fonti descrivono come «discepolo» e «figliuolo spirituale» del santo101. Marco Antonio lavorava come cassiere presso Tiberio Ceoli, che

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Fonti per la storia artistica romana al tempo di Paolo V, a cura di Anna Maria Corbo e Massimo Pomponi, Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Strumenti CXXI, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, 1995, pp. 37- 67126- 148- 162. 101 «D’altri huomini illustri, e d’alcuni casi degni di memoria. […] Con questi si possono registrare due secolari, i quali furono huomini segnalatissimi in virtù, e divotissimi della nostra Religione, e sono il Signor Marc’Antonio Cortesella, & il signor Prospero suo Fratello Gentilhuomini Comaschi. Vissero amendue con gran lode di perfettione cristiana, e furono sepolti nel nostro Convento di San Buonaventura, e poi trapportate le loro ossa nel Convento nuovo dell’Immacolata Concezione l’anno 1622 sotto il Pontificato di Nostro Signore Papa Urbano VIII. Et il primo di questi fu veduto dopo morte salire al Cielo da San Filippo Neri, di cui era stato discepolo, e ne rese testimonianza Antonio Gallonio in un libro stampato in Mogonza l’anno 1606 della vita di San Filippo Neri, ove dice queste parole: Marcus Antonius Cortesellus ex antiquioribus Philippi discipulis unus; ubi primum spiritum efflavit, Beato Patri illico per quietem occurrit: apud quem cum duas fuisset horas, ipso tandem rem omnem conspiciente Beatorum lumine fulgens Coelum conscendit.» in Annali dell’Ordine de Frati minori Cappuccini composti dal Molto R. P. Zaccaria Boverio Diffinitore Generale dell’istesso Ordine e tradotti nell’italiano da Fra Benedetto Sanbenedetti Predicatore cappuccino, tomo secondo, parte seconda, in Venetia MDCXLV, pp. 154- 155; «Fra molti figliuoli spirituali di S. Filippo Neri, oltre al cardinale Ottavio Parravicino, (e) due altri se ne rammentano nostri Cittadini. L’uno fu bernardino Valle Mastro di casa del Cardinale Francesco Maria Tarugi da Montepulciano, e l’altro fu Marcantonio Corticella Cassiere del banco de’ Cevoli. Del primo non abbiam altro, che aggiungere; ma del secondo troviamo una cosa degna, che se ne faccia ne’ nostri Annali onorevole rimembranza. Era Marcantonio carissimo a Filippo per le virtù singolari, che l’adornavano. Benchè fosse egli nel secolo, vivea però una vita religiosa. Si dava molto agli esercizi di carità verso il prossimo, e all’orazione. Attese più anni agli affari de PP. Cappuccini. Macerava spesso la carne con volontarie penitenze, e frequentava i SS Sacramenti. Era in tutto e per tutto dipendente dai cenni, e da consigli dell’ottimo suo Maestro, e perseverò nella vita intrapresa fino all’ultimo de’ suoi giorni. Venne dunque a morte quest’anno nel mese di Ottobre; e l’anima di lui uscita dal corpo se ne volò a Filippo, che stava dormendo, e vando con esso lui favellato da quattro, o cinque ore in circa di cose celesti, tutta luminosa, e splendente volossene al cielo. Tanto attestò il Santo ad Antonio Gallonio suo famigliare, col quale portatosi a S. Caterina, chiesa posta a canto di S. Girolamo della Carità in Roma, per vedere il cadavere dell’amico defunto, poiché qualche tempo con l’occhio fisso lo rimirò, finalmente da un Dipintore ne fece fare il ritratto. Fu Marcantonio vestito da Cappuccino, e depositato nella Chiesa di quelli PP. dedicata a S. Bonaventura alle radici del Quirinale.» in Appendice alla terza Deca degli Annali di Como descritti dal Padre Don Primo Luigi Tatti C.R.S. coll’osservazioni del P. D. Giuseppe Maria Stampa della stessa Congregazione. In Milano, MDCCXXXV nella Stampa di Carlo Giuseppe Gallo all’Immagine del B. Fedele, libro I, pp. 60- 61.

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deteneva a Roma uno dei banchi presso il quale il cardinale Mattei quotidianamente si serviva, ed era procuratore dei padri cappuccini102. Conservate tra le carte dell’archivio Antici Mattei si trovano anche alcuni documenti relativi alla cappella della Pietà nella chiesa di San Francesco a Ripa, testimonianti in particolare una questione di responsabilità di patronato sorta alla fine del Settecento103. Una copia di tale materiale si trova conservata nell’Archivio Provinciale dell’Ara Coeli ma non mi è stato possibile consultarla personalmente poiché l’archivio è in fase di riordino e le attuali prescrizioni sanitarie di prevenzione per il Covid-19 (da marzo 2020) non ne permettono in ogni caso l’accesso dato che le stanze in cui esso è ospitato sono vicine a quelle abitate oggi dai frati francescani. Quanto però mi è stato riferito a proposito del contenuto delle carte francescane sembra coincidere in parte con quanto emerge invece dall’Archivio Antici Mattei: mi riservo di condurre un più preciso confronto in futuro104. Le prime notizie sulla cappella Mattei in San Francesco a Ripa risalgono al Theatrum Urbis Romae di Pompeo Ugonio che nel 1588 la elencava tra le cappelle laterali della navata sinistra della chiesa e ne riferiva la dedica al Salvatore, il quale è raffigurato nella pala d’altare, ma il patronato Mattei doveva risalire almeno al 1466, data che si trovava incisa nell’iscrizione funebre del monumento a Giacomo Mattei, eliminato in occasione della Visita Apostolica del 1698 (esso è poi finito, smembrato, sul mercato antiquario) 105. Al suo posto venne eretto il monumento funebre del cardinale Orazio Mattei, opera di Lorenzo Ottoni (1687), mentre a destra dell’altare era ancora la sepoltura di sua madre Laura Frangipane Mattei (moglie di Ludovico Mattei di Paganica) di Francesco Peparelli (1635), con busto di Andrea Bolgi (1637). L’aspetto tardo seicentesco del sacello è sopravvissuto in parte dopo gli interventi di modifica condotti alla fine dell’800, sotto la direzione dell’architetto Paolo Belloni, quando la cappella venne intitolata a San Carlo da Sezze (il 102

Per le notizie su Marco Antonio Corticella, v. gli atti del processo per la beatificazione di San Filippo Neri: G. INCISA DELLA ROCCHETTA, N. VIAN, C. GASBARRI, Il primo processo per San Filippo Neri nel Codice Vaticano latino 3798 e in altri esemplari dell’Archivio dell’Oratorio di Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1957- 1963, Vol. I (1957), pp. 51, nota 309 p. 95, p. 114, 294; vol. II pp. 46, 334; vol. III pp. 53, 314; IV pp. 51- 52. 103 Gran parte della documentazione riguardante questo ramo familiare è confluito nell’archivio Sforza Cesarini (conservato presso l’Archivio di Stato di Roma): Archivio Sforza Cesarini. Inventario 412, Parte I a cura di Ferruccio Ferruzzi, Carmen Genovese, 1998- 2005 e Simona Musilli, 2016- 2017; Parte II, a cura di Soprintendenza archivistica per il Lazio Agostino Attanasio, 1992, Archivio di Stato di Roma. I documenti di cui si propone l’analisi di seguito confluirono nel fondo familiare Antici Mattei perché riguardanti un contenzioso tra i frati di San Francesco a Ripa e i Duchi di Giove scaturito a fine Settecento. 104 Ringrazio la dott.ssa Maria Melli che ha condotto per mio conto una veloce disamina del materiale documentario del fondo francescano. La segnatura corretta per il Promemoria Mattei è oggi: Roma, Archivio Provinciale AracoeliStorico, AFR, Convento di S. Francesco a Ripa, 38 (precedentemente indicato in MENICHELLA cit., nota 25 p. 62: AFR, Convento, Busta I, Promemoria Mattei 1777). 105 MENICHELLA cit. pp. 36- 38 e nota 30 p. 44.

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cui corpo si trova sepolto sotto l’altare) e decorata da Marcello Sozzi nei lunettoni con affreschi con scene della vita del santo106. I documenti del Promemoria Mattei attribuiscono alla pia devozione di Lucrezia Mattei la commissione della pala d’altare con la Pietà ad Annibale Carracci, sottratta dalle requisizioni napoleoniche post 1797 e oggi conservata al Louvre107. Essa in realtà venne realizzata dal pittore bolognese su richiesta del cardinale Odoardo Farnese, in memoria della cugina Faustina Orsini, morta nel 1594, intorno al 1603 circa (la pala venne dipinta con ampio ricorso alla bottega e compiuta, con interventi ultimativi del maestro, entro il 1604)108. La cappella fu di patronato Mattei di Paganica fino alla morte del Duca Giuseppe, sopravvissuto al figlio Mario, scomparso prematuramente nel 1715, e alla moglie Silvia Santacroce per i quali fece apporre due lapidi funerarie all’interno della cappella nel 1720109. Egli inoltre, secondo quanto emerge dai documenti Antici Mattei, il 16 settembre 1719 diede avvio ad alcuni lavori di restauro e di decorazione del sacello ma la notizia non trova effettivi riscontri nella Cronaca di Padre Ludovico da Modena, principale fonte di informazioni sulla chiesa: «Alla cappella della Pietà si mise mano il sabato 16 Settembre per rinovarla per ordine dell’Ecc.ma Casa Mattei, e per ornarla con cuppola moderna; e cominciarono da quadro levandolo dal luogo con 106

PESCI cit., p. 58. I documenti del Promemoria nella copia francescana sono stati consultati da Anna Menichella e utilizzati nei suoi studi sul complesso di Ripa già nel 1981 (MENICHELLA, cit. p. 36) ma non sono stati trascritti. Per meglio capire i riferimenti della studiosa provvediamo a fornire la trascrizione nel testo delle parti salienti del memoriale e rimandiamo all’Appendice documentaria per la completa trascrizione del materiale conservato presso l’Archivio Antici Mattei (doc. XXIX). riguardo la commissione dell’opera si legge in una lista delle ragioni per cui i Mattei di Paganica sono ritenuti titolari del patronato della cappella: «3. in terzo luogo più chiaramente resulta questo jus dell’Ecc.ma Casa, per averla essi ridotta a quella perfezione nella quale si vede. Il quadro della Pietà opera insigne di Annibal Carracci= fu fatto fare dalla Sig.ra Lucrezia Mattei Capranica per sua divozione, o voto per esser guarita da una infermità grave, come avisa il P. Ludovico da Cremona, che per ordine de superiori della religione scriveva nell’anno 1646» (AAM, Mazzo 448, San Francesco a Ripa, Memoria nella quale si dimostra il jus onorifico, che ha avuto, ed ha l’Ecc.ma Casa Mattei su la Cappella della Pietà esistente nella chiesa di S. Francesco a Ripa). 108 S. GINZBURG, Per la cronologia di Annibale Carracci (1602- 1604) in Nuova luce su Annibale Carracci, convegno di studi Roma, 26- 28 marzo 2007, a cura di Sybille Ebert- Schifferer e Silvia Ginzburg, De Luca, Roma 2011, pp. 172- 173 109 FECI cit., p. 103. Nel 1717 aveva venduto l’urna contenente le ceneri di Giacomo Mattei a Don Alessandro Albani per 170 scudi (MENICHELLA, cit. p. 38 e note 31 e 32, la vicenda si trova narrata anche nella copia del Promemoria Mattei Antici Mattei: «Nella parte dell’Epistola di questa cappella vedevasi sopraterra nel principio del corrente secolo un urna sepolcrale dentro la quale riposavano le ceneri di Giacomo Matteo de Matthejs mentovato di sopra. Per ordine della Sac: Visita fatta indi togliere l’anno 1698, e nel luogo medesimo ove era situata fu eretto il deposito al Cardinal Orazio Mattei perché rappresentava alcune deità profane, il Guardiano di quel tempo unitamente col Sig.r Duca di Paganica supplicarono detta Sac: Congregazione di poterla esitare a beneficio della cappella. In questo memoriale il Duca si qualifica per possessore di questa cappella, e dice ella appartenere alla sua casa. Li 18 Gennaio 1717 il cardinal Spada avendo dato il suo voto favorevole, essa Sac: Congregaz.ne con suo rescritto dei 17 luglio 1719, concede di potersi alienare; e previa la stima di detti Periti, e l’assenso dell’Ecc.mo Duca, ad quem dominium, jusque cappellae attinet, come avvertono i PP. del Diffinitorio Provinciale nella loro carta di consenso, data li 16 Luglio dell’anno medesimo, fu rilasciata a Don Alessandro Albani, che ne faceva replicate istanze, per 170 scudi, i quali li 26 Agosto 1719 furono depositati nel Sacro Monte di Pietà= da pagarsi (come si lege nella schedola di esso Sac: Monte) da esso Sacro Monte a Fabriceri, ed altri Artefici, con ordini, e mandati dell’Ecc.mo Duca Paganica, in cui arbitrio resta la qualità de’ beneficj da farsi alla predetta cappella (tutti questi documenti si conservano nell’Archivio di S. Francesco a Ripa)» in AAM, Mazzo 448, Memoria… cit.). 107

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ogni diligenza (cronica Mss. del P. Ludovico da Modena pag. 866). Questo religioso per la sua avanzata età avendo lasciato di scrivere in quest’anno medesimo, non possiamo dire con certezza, se oltre il cuppolino, ed i stucchi della cappella, che sono dell’istesso disegno di quei del cuppolino, il Duca Giuseppe vi facesse fare altri bonificamente, e quali questi fossero; la ragguardevole cona di marmo intorno al Quadro, e le due colonne di marmo nero di qua e di là dell’Altare vi esistevano prima di quest’anno, come scrive il sudetto P. modena nel Mss_ Fondazione de Conventi Tom. 2 pag. 231; ed è certo, che quest’ornamento vi è stato fatto fare da Casa Mattei, come si deve argomentare dallo stemma gentilizio, che si vede in ambedue i piedistalli delle sudette due colonne di qua e di là dell’Altare, rappresentante un’aquila coronata, che posa su d’un scacchiere intersecato da una sbarra. È certo inoltre, che l’ornato delle quattro Porticine, due vere, e due finte esistenti in detta cappella fregiate di marmi neri vi è stato fatto di ordine, ed a spese dell’Ecc.ma Casa Mattei, rilevandosi ciò dall’aquila coronata posta sopra di essa. […] Tutte le apparenze dimostrano, che in questa occasione medesima fu anche rinovato il pavimento con ornati di guide di marmo bianco; ed il tale occasione saranno state tolte le iscrizioni sepolcrali di Donna Bona, di Paolo e di Ippolito Mattei, vedute dall’Alvieri, e dal mentovato P. Modena […]»110. Il memoriale da cui è tratto il brano111 riferisce poi degli interventi condotti da Faustina Mattei Orsini (1731- 1772), figlia ed unica erede del Duca Giuseppe, che continuò a curare la cappella fino alla morte: «Detta Ecc.ma Sig.ra ha sempre considerata la cappella della Pietà, come propria dell’Ecc.ma casa, circa l’anno 1757 la fece tutta imbiancare a sue spese; e nel 1759 per essere l’arco della medesima danneggiato dallo scolo delle acque parimente a sue spese vi fece fare una traversa di piombo, valutata per quanto si disse scudi 40. Inoltre circa l’anno 1770 fece riattare, e stuccare tutte le fenestre della medesima per impedire il freddo, e le pioggie, tutto parimente a sue spese: ed a sue spese ancora fece rivoltare, ed acconciare il tetto della medesima. […] Ed ogni anno dal suo Maestro di casa faceva dare al convento sei libre di cera per la festa di S. Maria Maddalena, dipinta nel quadro dell’Altare […]»112.

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AAM, Mazzo 448, Memoria… cit., punto 3. Esso è presente in doppia copia nell’Archivio Antici Mattei (AAM, Mazzo 448) di cui una sola completa anche del “Sommario”, recante le fonti documentarie ed epigrafiche a supporto delle tesi esposte nella “Memoria”, e di varie testimonianze rilasciate dai frati del convento attestanti la cura del sacello operata dalla famiglia Mattei di Paganica (v. Appendice documentaria, doc. XXIX). Il mazzo 448 dell’Archivio Mattei raccoglie anche altri documenti: «Diritti di casa Mattei su una pietra in pescheria», «Acque di Palazzo Mattei», «Cappella Privata» (nello specifico una serie di bolle e licenze concesse in vari anni alla famiglia per poter celebrare la messa nella cappella di Palazzo Mattei di Giove), «Cappellania di San Silvestro in capite» (riguarda l’acquisto di un censo di 4000 scudi imposto sulla cappellania dell’altare del SS. Crocifisso in San Silvestro in Capite). 112 AAM, Mazzo 448, Memoria… cit., punto 4. 111

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Il fine di questo breve scritto, composto a tutta evidenza da parte dei padri francescani di Trastevere, emerge chiaramente nel quinto ed ultimo punto dell’elenco, che riguarda la necessità del mantenimento della «lampada accesa giorno, e notte» e dunque della copertura dei costi dell’olio che si richiedeva fossero sostenuti dal ramo di Giove, poiché il ramo di Paganica si era estinto, e del rimborso delle spese sostenute nel frattempo dalla comunità dei frati. Le motivazioni non erano solo di tipo devozionale ma anche di uniformità alle altre cappelle «padronali» e di prestigio, punto quest’ultimo sui quali i francescani cercavano di fare leva sul Duca Mattei ricordandogli come la cappella fosse «celebre per il quadro del suo Altare dipinto da Annibal Carracci» ed «esposta al concorso di Forastieri massimamente Oltramontani a cagione del sudetto celebre Quadro»113. L’inedita risposta del Duca Giuseppe Mattei di Giove alle istanze dei frati francescani, conservata nel fondo Antici Mattei, arrivò all’indomani delle requisizioni napoleoniche (la Pietà del Carracci era stata concessa da Pio VII come bottino di guerra e presa in consegna da Giuseppe Valadier il 18 marzo 1797 e portata in Francia114). La lettera rivela che i documenti sopra citati vennero raccolti dai francescani già nel 1777, a pochi anni dalla scomparsa di Faustina Orsini ultima curatrice della cappella, ma inviati al duca solo venti anni più tardi probabilmente in seguito all’interrompersi del flusso di finanziamenti per il mantenimento del sacello provenienti dal principe Valerio Santacroce, vedovo di Faustina. Essa rivela inoltre, con una punta di acredine, un particolare circa il comportamento dei frati al momento delle Requisizioni napoleoniche di molte opere d’arte conservate nella chiesa: «Meglio assai avrebbero fatto, se invece di far ora la richiesta dell’olio, e della cera, si fossero dati moto ad avvisare chi si doveva, che voleva togliersi dalli Francesi il celebre quadro della Pietà di Annibale Carracci, ch’era nella cappella, e farlo di fatti portar via senza darne il minimo sentore, onde impedirne la levata, com’è accaduto ad altri Padroni, cui è riuscito impedirla; qual fatto si tace nella Memoria; lo che conferma essere ben’antiquata, se non vogliasi dire preterito ad arte.»115. L’inaccessibilità dell’Archivio Provinciale dei Francescani presso l’Ara Coeli non mi ha permesso di approfondire molti degli aspetti fin qui accennati dei rapporti che la famiglia Mattei intrattenne nel corso dei secoli con l’Ordine Francescano di Trastevere, dalla donazione del cardinale Girolamo ed il ruolo di Prospero Corticella all’interno del cantiere della fabbrica di San Francesco a Ripa alle questioni relative alla cappella della Pietà all’interno della stessa chiesa. Nonostante ciò, le notizie fin qui raccolte contribuiscono a confermare quanto forte fosse il legame istituito tra la famiglia Mattei, del ramo di Giove e di Paganica, e l’Ordine francescano dei Minori e rappresentano uno 113

AAM, Mazzo 448, Lettera del Guardiano dei padri francescani di San Francesco a Ripa al duca Giuseppe Mattei di Giove. 114 MENICHELLA cit., p. 38 (che cita un documento del Promemoria Mattei dell’archivio francescano). 115 AAM, Mazzo 448, Lettera del Duca Girolamo Mattei ai padri francescani di Trastevere, 1797.

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spunto interessante per future ricerche nell’archivio dell’Aracoeli e per un approfondimento in quello privato Antici Mattei. 4.3 I restauri nel castello di Giove Agli inizi di novembre 1598 il cardinale Girolamo Mattei rientrava a Roma dal soggiorno a Ferrara al seguito della corte papale, permanenza funestata da qualche malessere che lo aveva trattenuto più a lungo del previsto nel ducato emiliano116. Sulla strada verso Roma fu costretto a passare qualche giorno nel castello di Giove per riprendersi dalla fatica del viaggio che lo aveva reso febbricitante: lì venne raggiunto dal dal fratello Asdrubale proveniente da Bagnaia e dal vescovo di Todi, Angelo Cesi117. La riunione dei due fratelli fu l’occasione per il cardinale per lasciare una piccola somma di 6 scudi ad Asdrubale perché li versasse all’architetto Ippolito Scalza118, con il quale Girolamo era in contatto probabilmente da qualche tempo prima del febbraio 1598. Come testimonia uno scambio epistolare tra i due, già pubblicato da Francesca Cappelletti e Laura Testa, l’architetto orvietano era stato coinvolto insieme a Giacomo della Porta nell’elaborazione di alcuni progetti per il rinnovamento del palazzo di Giove. Nello specifico la creazione di un appartamento in alcuni locali in cui allora si trovavano le stalle e i granai, «a mano manca nell’entrare nella Rocca», sulla base di un disegno fatto da Della Porta ma che il cardinale desiderava fosse «emendato» dallo Scalza. Il compito lasciato ad Asdrubale di versare i 6 scudi all’architetto orvietano lascia supporre che il cardinale, in quella occasione, non ebbe modo di incontrarlo personalmente ma che aveva disposto la stesura di un altro progetto. Una lettera di fine novembre 1598 infatti (inviata probabilmente da Roma dove il cardinale era rientrato da all’incirca due settimane119) fa riferimento a un nuovo disegno, «simile a quello che fu fatto l’anno passato, et che ne fu fatto il modello di legno», realizzato dallo Scalza per il quale Girolamo Mattei proponeva alcune modifiche e chiedeva un preventivo di spesa120. Dei disegni citati in queste lettere non è 116

Vedi Capitolo I. AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598, «A di 5 di novembre. Al lettichiero del vescovo di Todi per ricondurre la lettica a Todi et per mancia d’ordine di VSI___6» (c. 11 r); «Adi 8 di Novembre 1598. A Marcantonio Cocchiero di VSI per andar incontro con la Carrozza da campagna sin a Bagnaia al s.r Asdrubale et di suo ordine___2:20» (c. 11 v). 118 AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598, «A di 5 di novembre. […] Lassati a Giove al s.r Asdrubale Matthei d’ordine di VSI per dar a Ms Hippolito Scalza Architetto___6» (c. 11 r). 119 Il 13 novembre il cardinale era a Roma, come testimonia una nota per una elemosina appuntata dal suo servitore Orazio Polidori («A di 13 di Novembre. A Rosato palafreniero per farne elemosina quando VSI andò a San Giovanni Laterano___-30» in AAM, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598, c. 10 r). 120 «L’altro disegno mi pare, che sia secondo che ultimam.te restammo d’accordo et perché mi pare, che per una scrittura, che Vs ha mandata al… che presupponga che la sala al piano di mezo e le stantie debbano essere a solaro, sappia ch’io desidero farle a volta. Al piano poi dove comincirà la fabrica non occorreva farci molte cantine, che non ci stariano bene. Tra questi doi disegni che mi ha mandati ultimam.te desidero sapere se ci sia differenza di spesa» in Il Trattenimento di virtuosi cit., nota 41, p. 22. Si riferisce probabilmente a questo modellino in legno una voce contabile del libretto sulle spese della fabbrica di Giove (AAM, Mazzo 324, Spese del resarcimento di Giove, c. 25 v, v. più avanti) datata 8 settembre 1598, che recita: «Il falegname de orvieto che ha fatto il modello per la fabrica ha hauti da me Argento scuti sei et mezzo come per lettera del sig. … pullidori scritti al sig. Asdrubale scudi 6.5». 117

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rimasta traccia nell’archivio Antici Mattei né ho potuto reperire la corrispondenza pubblicata nel 1994 da Francesca Cappelletti e Laura Testa, spostata dalla sua precedente collocazione probabilmente nel corso della recente riorganizzazione del fondo121. Di queste lettere scrisse in un’altra occasione Francesca Cappelletti, specificando che «le sue [del cardinale Girolamo Mattei] lettere oltre a considerazioni approfondite sulla struttura e sulle facciate del palazzo, contengono anche dei disegni di prospetti verso la vallata realizzati di suo pugno»122: notizia che svela un altro tratto della personalità del cardinale Mattei e dei suoi interessi, condivisi certamente con il fratello Asdrubale come condivise furono le scelte di committenza artistica nei palazzi dell’insula Matthei in cui intervennero negli stessi anni, come si vedrà in seguito. Alcune voci dei libretti contabili tenuti dai gentiluomini servitori del cardinale Mattei fanno effettivamente riferimento a lavori realizzati nella Rocca di Giove tra 1598 e fine 1600123 ma si tratta di piccoli importi, verosimilmente per lavori di piccola entità. Lo stesso si verifica per il castello di Rocca Sinibalda, che appare citato nei conti del Mattei tra 1600 e 1601 per spese «per il risarcimento della fabrica della Rocca»124 e in un contratto del 2 novembre 1603 stipulato tra Perinto Luti in nome del cardinale Mattei, già in gravi condizioni di salute, ed il falegname Carlo Nuti, già impiegato nelle fabbriche della villa di Asdrubale al Palatino nel 1592- ‘93125 e nel palazzo Mattei Caetani nel 1599, perché realizzasse cornici, sportelli e «telari» delle finestre del palazzo126. Altri più consistenti interventi nel castello di Giove vennero eseguiti tra fine aprile e novembre 1598 per conto di Asdrubale, come testimonia un libretto di «Spese del resarcimento del castello di Giove 1598» conservato nell’Archivio familiare127. Vi si trovano elencate una serie di voci, per un totale di circa 950 scudi, relative a quelli che sembrano lavori di restauro del palazzo: dalla cura 121

La segnatura archivistica citata nello studio del 1994 è «Mazzo 37, Lettere diverse dal 1597 al 1598, fogli sciolti» (Il Trattenimento di virtuosi, cit., nota 41, pp. 21- 22) che è stata recentemente convertita in «Mazzo 496», nel quale purtroppo il fascicolo di nostro interesse non è oggi più presente. Ho potuto invece consultare un registro di copialettere inviate da Ciriaco e Asdrubale ai «priori e ministri di Giove» tra 1600 e 1604 ma si tratta in larga parte di questioni come la raccolta e versamento delle decime ad esempio o l’amministrazione della giustizia, poco interessanti ai fini della nostra ricerca (AAM, Mazzo 1193, Lettere scritte a Priori e Ministri di Giove dal 1600 al 1604). 122 F. CAPPELLETTI, Paul Bril intorno al 1600: la carriera di un pittore del nord e la nascita a Roma del paesaggio topografico in “Annali dell’Università di Ferrara. Sezione Lettere”, 2. 2001, p. 240. 123 AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1596- 1601, c. 17 v, c. 20 r, 21 v, già pubblicati in Il Trattenimento di virtuosi cit., nota 41 p. 22; AAM, Mazzo 515, Conto dell’Ill.mo e R.mo sig.re Card.le Matthej di quanto deve al Capitano Jac.o Trinci Cast.o della Rocca Sinibalda de lavori si di falegnami come di muratori et altre spese fatte fare d’ordine di SS Ill.ma et R.ma, v. Appendice documentaria, doc. XXX. 124 AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1596- 1601, cc. 20 v, 21 v, 23 r; AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco CeoliUbertini 1594- 1601, cc. 60 r, 62 r e v, 66 r. 125 V. Capitolo III, paragrafo 3.3. 126 v. Appendice documentaria, doc. XXXI. 127 AAM, Mazzo 324, Spese del resarcimento del Castello di Giove, Libro delle spese fatte dall’Ill.mo s.r Asdrubale Mattei nel castello di Giove per servitio della fabrica della Rocca pagate per mano di ms. Argento Capitone le quali spese importano scudi 949 b. 61 ½ in moneta d’argento. Alcune ricevute, relative a questioni di poco conto, si trovano anche nel Mazzo 504, mescolate a quelle dei contemporanei lavori nei palazzi romani della famiglia (AAM, Mazzo 504, senza numerazione).

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delle stalle, allo svuotamento di fossi, al rifacimenti di chiavi e serrature e materassi. Vennero contestualmente acquistate travi e legname, calce e mattoni per Bartolomeo falegname e Marco muratore e da giugno a settembre venne stipendiato anche un «Marco Antonio pittore» incaricato di decorare alcuni ambienti del palazzo128. Forse l’impresa faceva capo ad un progetto elaborato l’anno precedente, secondo il già citato riferimento del cardinale, o comunque entro il febbraio del 1598 e tali lavori possono essere identificati con i restauri di cui si legge in un’altra missiva a Ippolito Scalza del 28 novembre 1598, in cui il cardinale Mattei faceva presente all’architetto che Asdrubale desiderava il disegno della planimetria delle «stantie vecchie, che sono vicine alle restaurate, dove stavo io, acciò che da tutte quelle Cam.e ed il camerino, e se ciè, et con l’andito, se ne cavino doi, ò tre stantie […] all’altezza dell’altre che sono già restaurate»129.

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Le voci intestate al pittore sono tutte molto vaghe e consistono per la maggior parte nell’acquisto di colori: «Marco Antonio Pittore ha havuti per comprare piu sorte de colori per la Rocca de Giove scuti tre de pauli dico scudi 3» (c. 6 r); «Marco Antonio pittore per dui quiterni di carta reale (?) baiocchi quaranta_ 0.40» (c. 7 v); «Item il medesimo per colori diversi presi a Viterbo come per lista in filza scuti cinque et baiocchi ottanta» (c. 8 r); «Marco Antonio pittore ha havuti per diversi lavori donatili scuti cinque de pauli hauti dall’Ill.mo sig. Asdrubale» (21 giugno, c. 11 r); « […] a Viterbo per Marco Antonio pittore et cera baiocchi cinquanta» (c. 11 v); «Marco Antonio pittore un azzurro comperò in Amelia baiocchi 11» (27 luglio, c. 18 r); «Bened. Pittore garzonetto de ms. Marco Antonio pittore ha havuti per sua fatiga che è per ordine del sig. Asdrubale pauli quindici per che è finito il depignere scudi 1.50» (c. 25 v, 8 settembre); «M.o marco Antonio pittore ha hauto per dipignere la sala et altre cose per le sue fatighe per ordine del sig. Asdrubale scudi 10» (c. 27 v) in AAM, Mazzo 324, Spese del resarcimento del Castello di Giove cit.. Di tali decorazioni non rimane traccia né mi è stato possibile effettuare un sopralluogo nel castello, oggi di proprietà privata (e già spogliato nel 1985 dei suoi arredi v. Asta del Castello di Giove. mobili, dipinti antichi, oggetti d’arte e arredamento, Casa d’Aste Babuino, Roma 1985). 129 Il Trattenimento di virtuosi cit., nota 41, p. 22. Alessandro Marabottini si è occupato delle decorazioni a fresco superstiti nel castello di Giove, conservate in due sale dell’edificio: un soffitto decorato con storie incentrate sulla figura mitologica di Giove e un lungo fregio che rappresenta un corteo con papa Urbano VIII. Lo studioso collega le opere alla commissione di Asdrubale Matte pe rl apresenza del suo stemma e quello della moglie Costanza Gonzaga di Novellara un tempo visibili nelle decorazioni del soffitto. Attribuisce al senese Giovanni Ferri (già autore di tre cortei per la galleria del palazzo romano di Asdrubale) il fregio con il corteo, dipinto certamente dopo il 1623 (A. MARABOTTINI, “Caravaggio e la collezione Mattei”. Qualche considerazione e un contributo in “Commentari d’arte”, 2. 1995, pp. 6272).

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14. Cappella Antici Mattei, Basilica di S. Maria in Ara Coeli, Roma

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15. Domenico e Bartolomeo Carli, Lastra sepolcrale del cardinale Girolamo Mattei, Cappella Antici Mattei, Basilica di S. Maria in Ara Coeli, Roma

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V. La committenza del cardinale Girolamo Mattei dal 1599 alla morte 5. 1 La decorazione del Palazzo «a S. Lucia alle Botteghe Oscure» 5.1.1 Il salone L’interesse del cardinale Mattei per il feudo di Giove fu molto presto messo da parte a favore della grande impresa di decorazione del palazzo paterno nel quale tornava ad abitare, insieme alla famiglia del fratello primogenito Ciriaco, e che desiderava adeguare al suo rango. La pubblicazione di una gran parte dei documenti riguardante questa impresa è stata curata fin dal 1994 da Francesca Cappelletti e Laura Testa, le studiose che per prime hanno indagato la vasta raccolta dell’archivio familiare Antici Mattei1. Le mie ricerche sulla committenza del cardinale Girolamo Mattei sono l’occasione per una revisione della documentazione fino ad oggi edita ed inedita e di quanto gli studi hanno prodotto negli ultimi anni sull’argomento, soprattutto a partire dai recenti restauri del salone e dei due piccoli camerini al piano nobile realizzati tra 2015 e 2016 da Gioia Alessandri e Paolo Virilli2. Dai documenti non emerge il nome di un unico responsabile della direzione dei lavori (sia di restauro architettonico che decorativo) né quello dell’autore dei programmi iconografici svolti nei cicli decorativi realizzati nel salone, nella cappella e nell’anticappella. La situazione è simile a quella della decorazione del palazzo di Asdrubale Mattei. In questo però i lavori di costruzione furono diretti da Carlo Maderno3 e soprattutto è da sottolineare che alcuni riferimenti nei mandati di pagamento lasciano intuire che le scelte iconografiche (le «historie») vennero prese da Asdrubale in persona. Tra i due contigui cantieri c’è un continuo scambio di maestranze (che in qualche caso trova un terzo polo nel palazzo capitolino dell’Aracoeli) e di materiali 4 dovuto a motivi evidentemente pratici e ad un’idea di uniformità con il palazzo avito che guidava molte delle scelte di Asdrubale: il suo palazzo rispetta le altezze, le volumetrie e in parte l’assetto planimetrico del

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Il Trattenimento di virtuosi cit., pp. 14- 23. Palazzo Caetani. Il salone restaurato, testi di Luciano Arcangeli, Giovanna Sapori, Paolo Virilli, Fondazione Camillo Caetani, Spoleto 2016. 3 «Ms. Carlo Materno architetto incomincia à servire alla mia fabbrica adi p.o del mese di Gennaro, et anno 1599 per architetto et ha fatto tutt’i disegni, e modelli per prezzo di scudi quaranta l’anno così fattoli dire da Hier.o Noli, havendoli per prima pagatoli i disegni, et ho destinatoli questa provisione, che tanto intendo li da il s.r Car.le Salviati [Anton Maria Salviati], dico deve havere per sua provisione dell’anno 1599 scudi 40» in AAM, Mazzo 503, Asdrubale Mattei: Fabrica del Palazzo dal 1598 al 1604, c. 110 r. 4 Vedi ad esempio il riutilizzo da parte di Asdrubale di un camino proveniente dal palazzo avito (cfr. più avanti, paragrafo 5.1.2, nota 51 oppure il desiderio di replicarne gli infissi: il 30 maggio 1599 Asdrubale si accordava con Vittorio Ronconi, falegname alla Colonna Traiana, perché facesse «tutte le finestre, e porte della mia casa nova, che fabbrico incontro S.ta Catherina de funari del piano de mezo chiamato piano nobile farmele di noce rossa bella, conforme a quella del palazzo dove al presente habita il s.r Car.le mio fratello, sopra la porta grande, ben lavorate, e polite, finite di tutto punto» (AAM, Mazzo 503, Asdrubale Mattei: Fabrica del palazzo 1598 al 1604, c. 105 r; un ugual pagamento, ma per gli infissi del piano terra- «simile a quelle della sala della casa nova che al presente habita il s.r Card.le nostro»- si trova alla c. 108 r). 2

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palazzo Mattei Caetani e ad esso si collega tramite il braccio della galleria5. I muratori Donato Mazzi e Matteo Canevale, impiegati nel cantiere Mattei- Caetani, lavoravano anche alle dipendenze di Asdrubale nel vicino palazzo in costruzione; quel Marcello del Fico muratore, ad esempio, che il 23 gennaio 1599 aveva all’improvviso abbandonato il cantiere di Palazzo Mattei di Giove, era lo stesso che un paio di anni prima aveva rinnovato alcuni pavimenti del palazzo papale capitolino6. È possibile seguire lo svolgersi dell’impresa attraverso l’esame dei numerosi mandati di pagamento sui lavori nelle stanze di palazzo Mattei Caetani: essa è scandita da un ritmo serrato di avvicendamento di varie équipes gestite dall’artista intestatario del contratto con il committente, come accade per Andrea da Caragnano e Paul Bril, secondo una modalità che Giovanna Sapori ha definito “associazione temporanea di imprese”7. Il palazzo fu un grande cantiere per all’incirca tre anni, dal novembre 1598 al novembre 1601, e come dimostrano i registri di spese, essi erano già stati programmati almeno fin dal 1597 quando si commissionarono lavori di sistemazione del palazzo dell’Aracoeli (rifacimento di pavimenti e finestre, imbiancatura delle pareti e la pulizia delle stanze) che avrebbe di lì a poco accolto il cardinale Mattei e i suoi più stretti collaboratori.

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VARAGNOLI in Palazzo Caetani cit., pp. 15- 35. La precisa regolamentazione del rapporto tra committente e maestranze, come ben emerge dai numerosi documenti Mattei di cui abbiamo conoscenza, era una necessità per controllare il regolare andamento delle attività e per legare giuridicamente il lavoratore ai propri doveri (v. a proposito CAVAZZINI, cit. 2010, pp. 5- 20). L’episodio dell’abbandono del cantiere da parte del capomastro Marcello del Fico (che il 12 dicembre dava avvio al cantiere del Palazzo di Giove, v. PANOFSKY- SÖRGEL, cit., nota n. 33 p. 116) viene emblematicamente descritto nelle carte di Asdrubale in questi termini: «Sotto li 23 Gennaro 1599 il sopradetto m.o Marcello [del Fico] piantò l’opera presa, e questo per non haverlo legato con istromento, pigliando protesta dall’inondatione del Fiume, che l’opere erano cresciute ma per voler lui augumentar tutt’i prezzi già stabiliti» (in AAM, Mazzo 503, Capitoli stabiliti con m.o Marcello del Fico muratore per la mia fabrica…, c. 71 r; una settimana dopo venivano stilati precisi «capitoli» con Mattei Canevale da Como, v. PANOFSKY- SÖRGEL cit., p. 118; per Marcello del Fico in Aracoeli, v. AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1596- 1601 e AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601: pagamenti al 6 febbraio, 7 marzo, 23 maggio). Come osserva Claudio Varagnoli, queste modalità giuridiche di accordo sono caratteristiche dei cantieri della seconda metà del Cinquecento, quando l’attività di maestri ticinesi e lombardi a Roma diviene vera impresa e l’artigiano assume quasi l’importanza di un imprenditore: di qui la necessità di precisi patti. Il palazzo Mattei di Giove da questo punto di vista divenne modello esecutivo per le altre costruzioni contemporanee («Le opere per le quali sono redatti veri e propri capitolati sono quelle del muratore, dello scalpellino, del falegname e carpentiere; un posto particolare, come vedremo, è riservato allo stuccatore, mentre solo nella fase finale compaiono note di pagamento separate anche per gli ammattonatori, evidentemente distinti dai generici muratori. Per le altre opere, quelle del vetraro, del doratore e del ferraro, il committente sembra ancora servirsi di accordi privati» in VARAGNOLI, cit. 2016, pp. 322- 323). Tra gli artigiani che lavorarono nei diversi cantieri Mattei ci sono anche «Jacomo Brioso vetraro a Pasquino» (citato tra i pagamenti di Asdrubale dal 14 giugno 1601 al 7 febbraio 1603, aveva fornito invetriate per le «finestre della sala del Palazzo novo, et all’Araceli», v. AAM, Mazzo 515, Libro dei Conti di Orazio Polidori 1597- 1598, 16 febbraio 1598 e AAM, Mazzo 504, ricevuta n. 44, 11 agosto 1599). Matteo Canevale da Como, muratore, era noto a Carlo Maderno fin dal 1592, quando Matteo venne assunto come capomastro in Sant’Andrea della Valle, v. H. HIBBARD, The Early history of Sant’Andrea della Valle in “The Art Bulletin”, 43. 1961, nota 40, p. 294. 7 G. SAPORI, Pittori e signori a Roma nel Cinquecento in Giornata della ricerca 2008, Dipartimento di Studi StoricoArtistici, Archeologici e sulla Conservazione, a cura di Mario Micheli e Fiorenza Rangoni, Quinterni.4, LibroCo, San Casciano V. P. 2012, pp. 59- 65; SAPORI in Palazzi del Cinquecento a Roma cit., pp. 1- 52, in particolare p. 5. 6

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Il 18 novembre 1598 il cardinale Girolamo Mattei disponeva il versamento di un acconto delle spese ad Andrea Ferrari8, uno degli uomini del suo seguito, il cui nome appare nella quasi totalità dei mandati di pagamento per i lavori nel palazzo, alternato in qualche caso a quello di Perinto Luti9. Già due giorni dopo venivano acquistate le travi di olmo e castagno per l’allestimento dell’impalcatura («per fare il Ponte della sala, et per portatura»)10, costruita dal muratore Donato Mazzi impiegato anche nel cantiere del palazzo di Asdrubale11, che sarebbe stata utilizzata dai maestri falegnami per mettere in opera il nuovo, imponente soffitto ligneo e dai pittori per dipingere a fresco l’alto fregio svolto sulle pareti del salone al piano nobile. Il gusto per il soffitto a lacunari all’antica si era andata affermando a Roma nel corso del Quattrocento, secondo quanto avveniva a Firenze, come decorazione dei soffitti delle maggiori basiliche romane12 e si diffuse presto nella decorazione in molti dei nobili palazzi della città. Tra

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«Ill. sig. Tiberio Cevoli. Piacerà a VS di pagare a ms Andrea Ferrari scudi trecento di moneta che hanno da servire per pagamento de i lavori che faremo fare nel palazzo novo, che saranno ben pagati et al mio conto glieli faremo far menare buoni. Dio la contenti. Di casa li 18 di Novembre 1598» in AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601, c. 40 r; «E a di 20 detto [novembre] scudi trecento di moneta pagati a ms Andrea ferari contanti disse haver a servire per pagamenti de lavori che fara nel palazo novo___300» in AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1596- 1601, c. 10 r. 9 Andrea Ferrari appare insieme a Perinto Luti e a Alessandro Guidotti tra i più antichi servitori di Girolamo Mattei come testimoniano gli atti di esecuzione dei legati testamentari lasciati dal cardinale alla sua morte. Retribuiti proporzionalmente ai loro anni di servizio, ai tre spettarono 500 scudi ciascuno (AAM, Mazzo 485, Instrumenta Quietantiar. Legator. Relictorum a Bo. M. Ill.mo D. Card. Matth.,1603, Oct. Cellius Not., c. 6 r; anche in ASR, Notai Tribunale A.C., Octavius Cellius, vol. 1775, Distributione del legato de scudi 5500 di moneta lassato dalla felice memoria dell’Ill.mo sig.r Card.le Matthei alla sua famiglia come appare per testamento per li atti di Ms Ottavio Cellio notaio di Mons. Ill.mo Auditore della Camera sotto li 27 di Novembre prossimo passato de 1603, gennaio 1604, cc. 155 r dove viene specificato che il Ferrari prese servizio il primo settembre 1590; a c. 156 r si trova la ricevuta di riscossione della somma presso il banco di Alessandro Ruspoli). Rimase al servizio dei fratelli Mattei fin dopo la morte del cardinale (in alcuni documenti egli viene definito loro «auditore», v. ad esempio quando venne inviato presso l’abbazia di Nonantola per consegnare al priore del monastero le suppellettili sacre donate secondo le ultime volontà del cardinale Mattei in ASR, Notai Tribunale A.C, Octavius Cellius, vol. 1777, 2 agosto 1604, cc. 288 r- 297 v). 10 AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento nn. 1 e 2 a Vincenzo de Bolis («1. Mag.co ms Andrea Ferrari. Pagarete a ms Vincentio de Bolis agente del s.r Horatio Cianti scudi quindici & 60 di moneta per prezzo de travi- … 6 per far il Ponte della sala, et per portatura … che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 20 di Novembre 1598. Scudi 15 & 60. Vro Il Card. Matthej») e Bernardino Cini mercante di legnami («A di 22 di novembre 1598… da ms Belardino Cini al Ill.mo Cardinal Mattei numero cento tavole di olmo a ragione di scudi diciasette il … et … trenta di travicelli di castagno a baiochi venti due et mezzo l’uno levati da msg io. Battista speditore da m.o Carlo falegname et da m.o donato muratore dal … suo magazzino che montano le cento tavole et li trenta travicelli scudi venti tre et baiocchi settenta cinque dico___scudi 23.35»; «6. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Bernardino Cini mercante de legnami alla Rotonda scudi otto & 50 di moneta che sono per prezzo di cinquanta tavole d’olmo prese da lui per il ponte nella sala del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 17 di dicembre 1598__scudi 8&50 di moneta»; «2. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Bernardino Cini mercante de legnami scudi ventitre & settantacinque di moneta che sono per prezzo di Travicelli 30 et tavole 100 prese da lui per fare il ponte nella sala, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa questo di 20 di novembre 1598__scudi 23 & 7») e non numerato a Carlo falegname («Adi 20 di novembre 1598 deve a Gio: battista suo spenditore et m.o Carlo falegname… scudi 15»). 11 «4. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Donato de mazzi muratore scudi tre & 50 l’amita argento et l’amita quattrini che sono per la fattura del Ponte fatto nella sala del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa il primo di dicembre 1598» in AAM, Mazzo 504, mandato di pagamento n. 4. 12 C. CONFORTI, Soffitti figurati nelle chiese di Roma in Opus incertum. Soffitti lignei a lacunari a Firenze e a Roma in età moderna, a cura di C. Conforti, G. Belli, M. G. D’Amelio, F. Funis, Rivista di Storia dell’architettura, Università degli studi di Firenze, n.s. anno III, 2017, pp. 68- 79.

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l’altro è un espediente decorativo che ben si presta ad accogliere stemmi e simboli araldici per la celebrazione della dinastia familiare. Il 30 novembre Orazio Polidori, familiare del cardinale, stilava un dettagliatissimo contratto con Giovanni Volpetta da Castiglione «intagliator» e Carlo Nuti «faberlignarius prope eccl.am S.te Lucie ad Apothecis obscuras» per il soffitto del salone nobile, su progetto (perduto) fornito da Pietro Paolo Olivieri, la cui realizzazione era stabilita entro il termine di febbraio 1599, per 200 scudi in totale13. Carlo Nuti, come già ricordato, aveva già più volte servito i Mattei e per la conduzione del lavoro venne associato al Volpetta, maestro ebanista già ingaggiato nei lavori di San Giovanni in Laterano per Clemente VIII e «falegname della R. Camera Apostolica» almeno fino al 162114. Il lavoro consisteva in un aggiornamento di un vecchio soffitto ligneo già presente a copertura del salone probabilmente per necessità di una decorazione di maggior fasto e nel contratto si disponeva, nel caso in cui fosse stato possibile, il riutilizzo di modanature preesistenti: «[…] reficere colarium seu soffittam existen. in sala seu Aula magna Palatij […] Nella cima del sud.o profilo ci devono Intagliare un ovolo […] et sotto esso far la sua gola similmente con un fusarolo sotto se nel solaro vecchio non ci fosse. […] et sotto esso far la sua gola similmente con un fusarolo sotto se nel solaro vecchio non ci fosse »15. Sull’aspetto della precedente copertura non abbiamo notizie precise ma è chiaro che il soffitto del salone doveva già essere stato rialzato e il secondo ordine di finestre già creato poiché altrimenti non sarebbe stato possibile riutilizzare le strutture già esistenti16.

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ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 2, Franciscus Richettus, vol. 41, cc. 479 r- 480 v e 499 r segnalato e in parte trascritto in Il Trattenimento di virtuosi cit., nota 19 p. 19 (v. Appendice documentaria, doc. XXXIII). 14 Fonti per la storia artistica romana al tempo di Clemente VIII, a cura di Anna Maria Corbo, Ministero per i beni culturali e ambientali, Roma 1975, pp. 73- 79- 109- 135- 141- 148- 191- 206- 217- 226- 251; Fonti per la storia artistica romana al tempo di Paolo V, a cura di Anna Maria Corbo e Massimo Pomponi, Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Strumenti CXXI, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Roma 1995, pp. 47- 131- 153- 180- 225. Secondo un’inedita notizia che ho rinvenuto tra le carte dell’Archivio della Fabbrica di San Pietro, il Volpetta stilò un testamento l’8 febbraio 1636 nel quale individuava come erede universale dei suoi beni la Compagnia dei Falegnami di San Giuseppe in Campo Vaccino («Giovanni Volpetta, 8.2.1636, c. 974 r, notaio Floridi: «Testamento di Giovanni Volpetta del q.m Gasparo da Castiglione. Voglio che si celebrino le messe di S. Gregorio di S. Lorenzo e della Colonna 5 a S. Potentiana e 5 a S. Maria Liberatrice. Lasciò alla Compagnia della Concetione al Giesù scudi 10. Erede universale la Compagnia de Falegnami di S. Giuseppe in Campo Vaccino con obligo che con li frutti della mia eredità ne facci celebrare tante messe l’anno in perp.o» in AFSP, Inventari ARM. 49, E, 4, c. 974 v; il documento originale non è purtroppo presente nelle raccolte intitolate al notaio Sante Floridi conservate presso l’Archivio di Stato di Roma). 15 IDEM, c. 479 r. Il 25 novembre 2015 Maria Grazia D’Amelio ebbe modo di confrontarsi con la restauratrice Gioia Alessandri che stava concludendo i lavori di pulitura e consolidamento delle parti scultoree del soffitto del salone nobile di Palazzo Mattei Caetani. Riguardo l’utilizzo di strutture preesistenti, la d’Alessandro riferiva: «Riguardo il riutilizzo di cornici e fasce preesistenti, esso è stato eseguito magistralmente, poiché non è percepibile alcuna difformità nelle modanature» (M. G. D’AMELIO, Gioia Alessandri e il restauro del salone di palazzo Caetani. Intervista a cura di Maria Grazia D’Amelio in “Palazzo Caetani. Bollettino della Fondazione Camillo Caetani”, 4- 5/ 2016- 2017, pp. 1016). 16 V. Capitolo III, paragrafo 3.4.

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Il soffitto è articolato in una composizione a quincunx, una scacchiera irregolare per dimensioni e profondità di quattro lacunari maggiori sui lati minori e due più piccoli su ogni lato lungo incorniciano il centro della composizione, costituito da un grande cartiglio con lo stemma Mattei, sorretto da due angeli ignudi e sormontato dal cappello cardinalizio e grandi fiocchi17; agli angoli di ogni lacunare maggiore sono raffigurate le aquile Mattei (figg. 15- 16). Questo schema «a passo doppio» con un fuoco centrale che esalta «l’autonomia formale e la preminenza estetica del soffitto» caratterizza molti dei soffitti monumentali romani della seconda metà del XVI secolo18. I pagamenti a Volpetta e Nuti si susseguono con cadenza quasi settimanale dal 1 dicembre 1598 al 27 febbraio 1599 ed il saldo venne versato il 21 marzo seguente19. Il 9 marzo Orazio Polidori si accordava con Andrea di Bartolomeo da Caragnano, «indorator» aretino, perché il giorno stesso iniziasse la doratura e dipintura degli intagli del soffitto a 18 scudi per canna; nella stessa occasione, l’artigiano stabiliva una società con Michelangelo di Nicola de Amici per svolgere insieme la commissione20. Il restauro del soffitto eseguito nel 2015 non ha potuto accertare l’uso effettivo dell’«azzurro di Spagna» e dell’oro zecchino («quello che vale scudi otto il migliaro») così come stabilito nel contratto21 ma ha potuto liberarlo delle tinte utilizzate in occasione di un precedente restauro, probabilmente ottocentesco, e ha restituito gli originali motivi policromi fitomorfi e meandriformi delle fasce decorative piane22. Il 7 luglio Andrea aretino riceveva gli ultimi 161 scudi 17

È stata già osservata l’affinità del riquadro centrale con lo stemma Mattei sorretto da due angeli con quello nel soffitto dell’Aracoeli (realizzato tra 1572 e 1575 da Flaminio Boulangier per la celebrazione della vittoria di Lepanto, e sostitì il precedente soffitto a capriate), chiesa di famiglia (A. HAASE, I soffitti lignei di palazzo Mattei di Paganica in Palazzo Mattei di Paganica e l’Enciclopedia Italiana cit. 1996, pp. 321, 332, note 34 e 35, p. 334: G. SIMONE, «Di legname più eccellenti che fusseno in Roma»: l’intagliatore Flaminio Boulanger e le maestranze attive nei suoi cantieri in Architettura e identità locali.1, a cura di Lucia Corrain e Francesco P. Di Teodoro, Biblioteca dell’Archivium Romanicum, Serie 1, 424, 2013, pp. 287- 306). 18 C. CONFORTI, M. G. D’AMELIO, Di cieli e di palchi: soffitti lignei a lacunari in Palazzi del Cinquecento a Roma cit., pp. 333- 335. 19 AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento da nn. 7 a 15; n. 17; n. 22; il n. 23 registra una mancia di 2 scudi elargiti a Carlo Nuti: «gli doniamo di mancia per la fattura del soffitto della sala del Palazzo novo». 20 «In mei personali. Constitutus m. Andreas q. Bartholi de Caragnano Aretinus Indorator sponte ad melio. modo promisit Ill.mo et R.mo D Hyeronimo s.te Ro: Eccl.e Card.li Mattheio absens. Ill.mo D. Perintho Lutij de senis Horatio Polidoro Urbevetano eius familiari pnte, […] acceptante Indorare suffitta Palatij novi d.i Ill.mi d. Card.li Incipiens. Ab hodie […]» in ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 2, Franciscus Richettus, vol. 42, cc. 214 r – v e 225 r-v segnalato in Il Trattenimento di virtuosi cit., nota 22, p. 19 (v. Appendice documentaria, doc. XXXIV). Contestualmente, l’aretino riceveva un acconto di 25 scudi (AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 16: «16. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Andrea Aretino Indoratore scudi di moneta venticinque, li quali se li danno a buon conto dell’Indoratura che lui fa nel soffitto della sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 9 di marzo 1599»). Anche in questo caso il contraente in nome del cardinale fu Orazio Polidori ma sembra che in principio lo stipulante dovesse essere Perinto Luti, altro familiare del cardinale, il cui nome appare cancellato in più parti del contratto ma assistette ad esso comunque come testimone. Per la stesura dell’atto, il notaio ricevette 20 scudi («A di x di Marzo. Al notaro che stipulò l’Instrumento con l’Indoratore del soffitto per il rogito_-20» in AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598, c. 14 v). 21 ASR, Trenta Notai Capitolini, uff. 2, Franciscus Richettus, vol. 42, c. 214 r. 22 M.G. D’AMELIO cit. 2016- 2017, p. 16. Esiste un’altra traccia di interventi di restauro del salone lasciata su uno dei riquadri paesaggistici del fregio, nello specifico quello raffigurante un paesaggio boscoso con cacciatore di uccelli acquatici, compreso tra le personificazioni della Dottrina cristiana e della Fede cattolica: si tratta di una iscrizione costituita da una sigla e una data, scritti in rosso, che recitano «G. D.’A 1781». I restauri vennero dunque eseguiti su

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a saldo dell’opera finita ed una mancia cospicua, da dividere con il socio Michelangelo Amici, da parte del cardinale che rimase estremamente soddisfatto del lavoro: «37. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Andrea Aretino, et à m.ro Michelangelo Indoratori scudi dieci di moneta che tanti gli doniamo oltre li altri venti, che gl’havete pagati, et questo lo facciamo perché ci hanno serviti li detti a satisfattione nel’Indoratura della sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 9 di luglio 1599»23. Contemporaneamente allo svolgersi dei lavori nel salone del palazzo alle Botteghe Oscure, si disponeva quanto necessario al trasferimento del cardinale Mattei negli appartamenti del Palazzo d’Araceli insieme ad alcuni suoi familiari, avvenuto probabilmente tra il maggio ed il giugno 159924. Risalgono allo stesso periodo anche quattro mandati a favore del muratore Donato Mazzi per acquisto di calce e pozzolana25 e due, più tardi, a favore di Matteo Canevale muratore, «per comprarne tanta calce, che ha da servire per la fabrica et acconcime del Palazzo novo»26: voci che possono essere messe in relazione con la preparazione delle pareti alle decorazioni a fresco per le quali il cardinale Mattei ingaggiò il pittore Paul Bril. L’accordo venne sottoscritto il 21 maggio 1599 per la pittura del «fregio […] con la sua cornice di sotto […] tutte le finestre che sono in essa sala di grotteschi […] tutta quella parte che è sopra il camino d’essa sala»27, con clausole molto dettagliate circa i desideri del committente e gli obblighi dell’artista, per un totale di 255 scudi. Dato il breve tempo a disposizione («Che esso ms pauolo sia obligato di dare l’opera finita alla mad.na d’Agosto pross. d’avenire»), nei patti si prevedeva il commissione dei Caetani pochi anni dopo l’acquisto del palazzo ma purtroppo di tali interventi non ho potuto reperire alcuna documentazione tra le carte dell’archivio Caetani. 23 AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 37. I due avevano già ricevuto una regalia di 20 scudi qualche giorno prima: «36. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Andrea Aretino, et à m.ro Michel Angelo Indoratori scudi venti di moneta che tanti gli doniamo per sopra più del prezzo convenuto per l’indoratura del soffitto della sala del palazzo novo. Di casa li 7 di luglio 1599» in AAM, Mazzo 504, mandato di pagamento n. 36 24 Vedi Capitolo IV, paragrafo 4.2. 25 AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento nn. 18- 19- 20- 21. 26 «33. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Matteo Muratore scudi sette & 20 di moneta, che servono per comprarne tanta calce, che ha da servire per la fabrica et acconcime del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 26 di giugno 1599»; «34. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Matteo Muratore scudi sette & 70 di moneta cioè scudi cinque & 40 per pagare la portatura della calce da Tivoli a Roma… due per due scale, a piroli, et & 30 per smorzatura della sopradetta calce, che tutto è per servitio della fabrica, et acconcime del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 3 di luglio 1599» in AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento nn. 33- 34. «Palazzo novo» è una formula che viene ripetuta spesso nelle ricevute e alla quale è opportuno fare particolare attenzione. Il palazzo viene definito «fabrica», come il vicino palazzo di Asdrubale, dunque luogo in cui si eseguono lavori che modificano in un certo senso lo stato precedente aggiungendovi qualcosa di nuovo, nuovi ambienti ad esempio, come sembra emergere dai pagamenti, oltre all’«acconcime» cioè al restauro e alla riparazione di quanto già esistente. Nonostante esso non fosse di recente costruzione, viene definito nei documenti «novo» probabilmente per una abitudine rimasta invariata dal momento della sua erezione: a conferma di ciò si può considerare esemplarmente l’intestazione degli accordi con Paul Bril («Capitoli da osservarsi tra l’Ill.mo sig.r card.le Matthei et ms Pauolo brilli fiamengo per la pittura che si deve fare nel palazzo novo cioè nella sala grande e prima in nome di esso S.r card.le promette l’Ill. S.r Perinto Luti»). 27 ASR, Trenta notai capitolini, uff. 2, Franciscus Richettus, vol. 42, cc. 501 r- v già trascritto e pubblicato in Il Trattenimento di virtuosi cit., nota 47 p. 158 (v. Appendice documentaria, XXXV). In questo caso è Perinto Luti ad agire per procura del cardinale Mattei.

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ricorso a collaboratori che fossero «di suffitientia et à gusto d’esso S.r card.le». Il progetto iconografico della decorazione sembra fosse stato già stabilito al momento della stesura del contratto poiché riguardo ad esso non vennero fornite specifiche (come invece si può leggere, ad esempio, nel già citato accordo tra Asdrubale Mattei e Pasquale Cati del 1596) ma si faceva solamente presente che la pittura doveva essere «conforme al disegnio dato da esso ms paulo»28, disegno di cui non è rimasta traccia. Paul Bril ricevette i primi 20 scudi il 27 maggio e Perinto Luti acquistava chiodi, funi e tavole «per farne fare li cavalletti per li ponti de’ pittori» per il lavoro del falegname Carlo Nuti29; altri 20 vennero versati al pittore il 26 giugno 159930 mentre Andrea da Caragnano e Michelangelo Amici portavano a termine la decorazione del soffitto del salone e i muratori trasportavano calce da Tivoli da impiegare nella preparazione delle pareti alla pittura a fresco. Nonostante i tempi stretti entro i quali il pittore si era impegnato a consegnare il lavoro finito, esso dovette procedere almeno fino all’ottobre 1599, quando Bril incassava 10 scudi «a bonconto della pittura, e fregio, che lui fa nella sala del Palazzo novo»31; Jacomo Brioso già era stato incaricato di realizzare i vetri per le finestre del salone e Ambrogio Bonvicino lavorava agli stucchi dei due camerini della cappella e anticappella. I lavori nel grande salone continuarono con il rifacimento del pavimento, per il quale vennero acquistati calce e mattoni, almeno fino al 28 gennaio 160032; il 28 marzo si davano gli ultimi ritocchi al camino e alle pareti della sala33. Il fregio dipinto, come «composizione ad andamento orizzontale che corre al di sotto di volte e soffitti», è una soluzione decorativa che riveste la funzione di raccordo tra pareti e copertura; essa si diffonde, nella forma complessa di ornati, figure e scene, nella decorazione dei palazzi a Roma soprattutto a partire dal primo quarto del XVI secolo e conosce una rapida evoluzione con

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IDEM. AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598, il 27 maggio Perinto ricevette un totale di 100 scudi per adempiere a tale incarico; i «cavalletti per li ponti de pittori» vennero approntati da Carlo Nuti che ne aggiunse altri 4 il 27 giugno seguente («A m.ro Carlo falegname per ordine di VSI per comprane tanti chiodi da fare altri 4 cavalletti per li pittori 0.30» in AAM; Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598, c. 16 v). Lo stesso 27 maggio, il Luti pagava 20 scudi al Richetti per la stesura del contratto con Bril («Al sig.r Perinto disse haver dato al Notaro che stipulò l’Instromento tra VSI et m.ro Paolo Pittore 20» in IDEM, c. 16 r). 30 «27. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Paolo Brillo Pittore scudi venti di moneta a buon conto della Pittura che ha da fare nella sala del palazzo novo che saranno ben pagati. Di casa li 27 di Maggio 1599»; «32. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Paolo Brillo Pittore scudi venti di moneta che se li pagano a buon conto della pittura che lui ha da fare nella sala del Palazzo novo che saranno ben pagati. Di casa li 26 di Giugno 1599» in AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento nn. 27 e 32. 31 AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 53. 32 AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento nn. 72- 73- 75. 33 «79. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete al s.r Perinto Luti scudi otto & 75 cioè scudi cinque & 67 ½ di moneta et scudi tre & 7 ½ di quattrini che servono per pagare i scarpellini che hanno nettato il camino, pulito le porte, et poggioli delle finestre, per l’indoratura de cartocci d’attaccare le portiere, imbiancature et stuccature, tutte fatte nella sala, et gesso, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 28 di marzo 1600___argento scudi 5 & 67 ½ quattrini 3.87 ½» in AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 79. 29

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l’affermarsi di scene a tema paesaggistico e allegorico34. Nel caso del salone nobile del palazzo Mattei Caetani, colpisce l’inconsueta altezza del fregio di ben 4 metri che trova la sua ragione d’essere proprio nella necessità di armonizzarsi alle grandi dimensioni della sala, illuminata da ben due ordini di finestre, e all’imponenza del soffitto ligneo a lacunari35 (figg. 15- 16). Un altro elemento che lo caratterizza inconfondibilmente è la preminenza data al paesaggio rispetto alle figure allegoriche che lo accompagnano ed il forte rilievo dato all’inquadratura architettonica che scandisce in un ritmo di simmetrica variazione i diversi elementi della composizione (fig. 17)36. Esso è organizzato in due ordini, uno maggiore con quadri riportati rappresentanti paesaggi, alternato a figure femminili allegoriche di Virtù cristiane (fig. 25), erme e blasoni familiari Mattei ai quattro angoli inquartati con gli stemmi delle famiglie imparentate (Rossi di San Secondo, Gonzaga e Santacroce) (figg. 18- 19); uno inferiore, di minore dimensione, con teorie di puttini in corteo, impegnate in danze e contese per il cappello cardinalizio e la bianca mitra (figg. 20- 21 e 22- 2324). Le scene dipinte da Bril costituiscono una sorta di summa dei vari tipi di paesaggio che il pittore era andato elaborando durante i suoi venti anni di carriera romana: si tratta di scene con battaglie navali, vedute cittadine e portuali e scene di caccia e pesca molto scorciate e dipinte, per ovvie ragioni data la grande altezza del salone, con un punto di vista dal basso. Un’altra particolarità di questo ciclo è la presenza di una veduta reale- anche se non del tutto, essendo la parte sullo sfondo meno precisa in quanto ad aderenza alla realtà: quella del colle capitolino con il convento dell’Aracoeli e dettagli di vita quotidiana come i due frati incappucciati che conducono una mula e il bucato steso alle finestre delle piccole casette sul fianco del colle. Secondo Francesca Cappelletti, questa scena potrebbe rappresentare il primo atto del progetto di rappresentazione dei Feudi familiari realizzato di lì a qualche anno da Asdrubale Mattei nel suo vicino palazzo, con la commissione nel 1601 allo stesso Paul Bril di vedute dei possedimenti feudali della famiglia (Antona, Belmonte, Rocca Sinibalda, Castel San Pietro, due dei quali resi da due angolazioni

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«The fresco won favor, thanks to its modest cost when compared to precious tapestries and thanks also to its narrative potential. It rendered walls and ceilings eloquent, and it complemented the surrounding architectural elements […]» in F. CAPPELLETTI, Frescoes: ubiquity and eloquence in Display of art in the roman palace cit., pp. 182- 190; v. anche il più recente e completo contributo di S. AMADIO, Il fregio nei palazzi romani del Cinquecento. Studi, progetti, modelli nella bottega in Frises peintes. Les décors des villas et palais au Cinquecento, sous la direction de Antonella Fenech Kroke et Annick Lemoine, Somogy éditions d’art, Paris 2016, pp. 63- 72. 35 L’altezza del fregio era solitamente funzionale a quella del vano, cfr. CONFORTI- D’AMELIO cit. 2016, p. 334335. L’unico fregio che condivide con quello Mattei le imponenti dimensioni è quello del palazzo del Commendatore di Santo Spirito, di almeno una ventina di anni precedente (F. CAPPELLETTI, Il fregio a paesi: dai palazzi del papa alla committenza privata all’epoca di Gregorio XIII in Unità e frammenti di modernità. Arte e scienza nella Roma di Gregorio XIII Boncompagni (1572- 1585), a cura di Claudio Cieri Via, Serra, Pisa 2012, pp. 231- 242, in particolare p. 246). 36 ARCANGELI, cit.

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diverse)37, sancendo ancora più fortemente con i continui rimandi tra le due dimore l’unità del gruppo familiare Mattei e la condivisione di un disegno volto alla celebrazione dei fasti familiari. Sulla parete est del salone è ancora presente la cornice che era stata dipinta per un imponente camino, eliminato in un tempo imprecisato38 (fig. 26). Esso doveva essere già presente nella sala poiché viene nominato solo in un paio di note che riguardano piccoli lavori di miglioria, come l’acquisto di una «Pietra di sprone» e di un «parafuoco […] tutto di ferro», commissionati al termine dei lavori di decorazione e restauro della stanza39. Gli studi di Francesca Cappelletti e Laura Testa hanno permesso di riportare all’attenzione un ciclo decorativo di primaria importanza che era stato dimenticato40. Sull’identità del gruppo di artisti chiamati da Bril a lavorare alle figure e agli ornati del fregio Mattei le fonti tacciono e i mandati di pagamento sono indirizzati solamente al responsabile della commissione. Sono state tuttavia avanzate alcune proposte per identificare i collaboratori che tengono conto non solo degli aspetti stilistici ma anche di quella rete di rapporti che poteva essere stata intessuta negli anni precedenti nei cantieri della Roma gregoriana e sistina: si è parlato a questo proposito di Pasquale Cati, Paris Nogari, Giovanni Battista Ricci da Novara, Antonio Viviani, forse Cristoforo Roncalli o comunque pittori del suo ambito. Il nome del Roncalli era stato proposto già nel 1974 da Herwarth Röttgen41, il primo in tempi moderni ad aver accennato agli affreschi Mattei Caetani, e ripresa da Patrizia

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F. CAPPELLETTI, Paul Bril e la pittura di paesaggio a Roma 1580- 1630, Ugo Bozzi Editore, Roma 2006, pp. 110113. Per le tele dei Feudi v. PANOFSKY- SOERGEL cit., doc. n. XIV p. 173; Caravaggio e la collezione Mattei, pp. 128- 133; CAPPELLETTI cit. 1996, pp. 220- 221; CAPPELLETTI cit. 2001, pp. 238- 239. 38 In occasione del restauro del 2015 è stato rintracciato il profilo dello scasso del camino che arrivava a lambire i piedi delle due grandi personificazioni della Prudenza e della Fortezza (ARCANGELI cit.). Nella Descrizione del palazzo del 1642, la sala ed il camino sono così descritti: «il salone nobile […] vi è la sala con un soffitto nobile scorniciato e dorato tutto con l’arme in mezzo della b.m del Card. Matthei. Attorno vi è il fregio grande dipinto di pittura nobili, cioè di paesi, e sotto di scherzi di putti, per li contorni l’arme di Casa Matthei, un camino nobile grande di pietra» (v. Appendice documentaria, doc. XIII). 39 «88. Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Antonio scarpellino scudi due & 20 di moneta che sono per prezzo d’una Pietra di sprone (?) da mettere al camino della sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 18 di febraro 1600. Vro, Il Card.le Matthej. Adi 3 di Magio 1600. Accorutio Accorutij ho recevuto dal s.r Andrea ferrari sopradetto scudi doi & 20 di moneta dal sopradetto m.ro Antonio scarpellino d’una pietra di sprone che … … .. al camino de la sala et per non sapere lui scrivere farà una croce. Accorutio Accorutij mano propria»; 92. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Giovan Pietro chiavaro a la piazza della Minerva scudi otto & 15 cioè scudi quattro di moneta e scudi quattro & 15 di quattrini che sono per prezzo d’un parafuoco fatto al camino della sala del palazzo novo tutto di ferro, che saranno ben pagati. Di casa li 6 di giugno 1600___Vro, Il card.le Matthej» (AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento nn. 88 e 92). 40 Del ciclo dipinto da Paul Bril scrisse per primo Karel van Mander pochi anni dopo il suo compimento, citando anche i paesaggi della Sala Clementina e della Sala del Concistoro in Vaticano e la serie dei sei Feudi familiari dipinti per Asdrubale Mattei (K. VAN MANDER, Le vite degli illustri pittori, fiamminghi, olandesi e tedeschi, I ed. Haarlem 1604, edizione a cura di R. de Mambro Santos, Apeiron Editori, Sant’Oreste 2000, p. 348). Lo scrittore doveva avere a disposizione notizie di prima mano, fornite da Wilhelm van Nieulandt (Gugliemo Terranova), che aveva collaborato a Roma con Bril ed era tornato in patria nel 1602- 1603 (G. SAPORI, I paesaggi di Bril nel fregio del salone in Palazzo Caetani. Il salone restaurato… cit.). Un riferimento si trova anche in Baldinucci, che confuse il cardinal Mattei con il cardinal Montalto (F. BALDINUCCI, Notizie dei professori del disegno da Cimabue in qua, a cura di Ferdinando Ranalli, Studio per Edizioni scelte, Firenze 1974,vol. III p. 27) ma il ciclo viene sostanzialmente ignorato dalle fonti della guidistica romana. 41 H. RÖTTGEN, Il Caravaggio. Ricerche e interpretazioni, Bulzoni, Roma 1974, pp. 11- 44.

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Tosini che si è cimentata in particolare nel riconoscimento delle diverse mani all’interno del ciclo e nell’identificazione delle Virtù raffigurate. In occasione del recente restauro, Luciano Arcangeli è tornato sull’argomento esprimendo qualche perplessità circa la partecipazione di Cristoforo Roncalli anche a questo primo cantiere in palazzo Mattei, non riconoscendo la sua cifra stilistica in nessuna delle figure e ricordando l’alto numero di impegni che questi era chiamato ad assolvere alla metà del 159942. Come già anticipato, Patrizia Tosini, che nel 2007 ha dedicato un dettagliato studio alla decorazione cinquecentesca delle varie stanze del piano nobile di Palazzo Caetani, ha identificato tutte le figure allegoriche che accompagnano i paesaggi nel fregio maggiore confermando l’intento celebrativo, del tutto usuale in questo genere di decorazioni, delle virtù del proprietario e rafforzando l’ipotesi che proprio nel cardinale potesse individuarsi l’autore del programma iconografico dell’intero ciclo43. L’ipotesi trova sostegno nella grande erudizione del cardinale e nei continui riferimenti alle proprie vicende personali, come la raffigurazione dell’Aracoeli e delle Virtù alle quali ispirare il proprio ideale di vita cristiano. Ma è forse più probabile che avesse dato una indicazione di massima poi svolta da uno degli eruditi che frequentavano la sua casa. La preminenza all’interno dell’entourage familiare di Girolamo in quanto cardinale era già chiara da anni 44 ed il suo trasferimento nel palazzo avito, con la conseguente commissione dei lavori di decorazione del salone, fu l’occasione, com’era consuetudine, per esprimere il suo gusto artistico e la sua cultura: il salone era infatti il luogo deputato ai ricevimenti di vario genere, non ultime ad esempio le riunioni della Congregazione cardinalizia del Concilio, di cui il Mattei era Prefetto dal 1591. Sarebbe da ricercare proprio nella frequentazione da parte di Girolamo Mattei degli allora, più o meno recentemente, rinnovati luoghi del potere (la Sala Regia e la Sala Ducale nei palazzi Vaticani per Gregorio XIII, le Stanze di Pio V, la Galleria delle carte geografiche e le Logge; la Biblioteca Sistina, San Pietro nelle Cappella Clementina e nei lavori di decorazione della grande cupola, la Scala Santa e la basilica di San Giovanni in Laterano) e di residenze private (come la villa Peretti Montalto e il palazzetto Cenci45, e il Collegio Romano dei Gesuiti), le motivazioni sottese alle sue scelte artistiche in termini di selezione degli artisti da ingaggiare e temi e genere della decorazione 42

ARCANGELI in Palazzo Caetani. Il salone restaurato… cit. TOSINI in Palazzo Caetani cit., pp. 158- 160. 44 Vedi Capitolo I. 45 Grazie al ritrovamento di una serie di inedite fotografie scattate tra la fine dell’800 e gli anni ’60 del secolo successivo, unica testimonianza rimasta dei perduti affreschi che ornavano il salone dei Fasti Sistini del Palazzo Peretti Montalto alle Terme, Patrizia Tosini ha potuto analizzare più approfonditamente questo ciclo decorativo che presenta fortissime affinità con quello Mattei dal punto di vista sia stilistico, modellate su tipi figurativi analoghi, che iconografico, nella caratterizzazione delle Virtù (P. TOSINI, Immagini ritrovate. Decorazione a Villa Peretti Montalto tra Cinque e Seicento, De Luca editori d’arte, Roma 2015, pp. 106- 107). Luciano Arcangeli riconosce nel ciclo Peretti un precedente per quello di Palazzo Caetani ma osserva come esso sia stato «amplificato e rielaborato» dando all’inquadratura architettonica un più marcato rilievo (L. ARCANGELI, La decorazione del salone di Palazzo Mattei Caetani in Palazzo Caetani. Il salone restaurato… cit.). 43

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commissionata, nello specifico il fregio a paesaggi che come già accennato, sul finire del Cinquecento, conobbe un grande successo a Roma e un’ampia diffusione nella decorazione nei grandi palazzi nobiliari (Rucellai, Altemps, Paravicino e la già citata villa Peretti Montalto). Il cardinale si affidò infatti ad artisti favoriti dalla committenza papale- quali appunto Giovanni Volpetta, Paul Bril, Cristoforo Roncalli e Ambrogio Bonvicino- e da quella oratoriana- gli stessi Bril, Roncalli e l’indoratore Andrea aretino46- ma che erano anche legati tra loro da una rete di rapporti precostituiti di vario genere47 che di certo rappresentavano, agli occhi del committente, una garanzia alla più possibile rapida conduzione del lavoro. Per Paul Bril la commissione Mattei fu il primo incarico ricevuto direttamente, senza la mediazione di un pittore di storia o di un artista di origine italiana, incarico per cui poteva scegliere i collaboratori, organizzare e dirigere il cantiere con pagamenti intestati direttamente a lui 48. In questo senso, può considerarsi una prima volta anche la commissione dei Feudi per Asdrubale quando Bril passò dal dipingere sul rame in piccolo formato a tele di grandi dimensioni. Dopo la morte nel 1583 del fratello Matthijs, che lo aveva introdotto sulla scena artistica romana nei cantieri dei Palazzi Vaticani, Paul iniziò una brillante carriera lavorando per importanti famiglie romane e collezionisti (i Crescenzi, Borghese, Ludovisi ed il cardinale Federico Borromeo) ed il fregio di palazzo Mattei appartiene agli anni in cui egli aveva già assimilato il genere del paesaggio all’italiana e lo studio dal vero. Come provano i documenti Mattei e gli affreschi stessi del salone, le scene di paesaggio furono dipinte dal maestro in persona ma per le piccole scene nelle imbotti delle finestre, realizzate nella stessa campagna decorativa del 1599, Giovanna Sapori ipotizza l’intervento di un altro pittore «di frizzante talento», ancora da identificare49. 5.1.2 La cappella e l’anticappella

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Paul Bril e Paris Nogari nel 1593 lavorarono nella cappella di monsignor Angelo Cesi, realizzando affreschi (perduti) raffiguranti la Creazione e il Paradiso Terrestre (CAPPELLETTI, cit. 2006, cat. n. 14, p. 216; P. TOSINI, Inediti di fine Cinquecento alla Chiesa Nuova: Giovanni Balducci e Paul Bril in Dal Razionalismo al Rinascimento per i quaranta anni di studi di Silvia Danesi Squarzina, a cura di M. Giulia Aurigemma, Campisano, Roma 2011, pp. 126132); Bril dipinse per Giovanni Battista Crescenzi una scena di Marina (di cui Federico Borromeo volle una copia) e Cristoforo Roncalli fu precettore dei giovani Crescenzi, nonché autore della decorazione del loro palazzo alla Rotonda. 47 Bril e Roncalli ad esempio in S. Maria in Vallicella e con Andrea Aretino, Antonio Tempesta e Matteo Neroni alla perduta decorazione del salone principale del Collegio romano (distrutto da un incendio nel 1849, alla decorazione partecipò anche Ambrogio Buonvicino R. BARBIELLINI AMIDEI, La decorazione del Collegio Romano: “Lo sforzo Gregoriano 1581- 1585” in Il Collegio Romano dalle origini al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, a cura di Claudia Cerchiai, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per gli Archivi, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2003, pp. 201- 264); fanno la stima dei beni di Bonelli (DEL PUGLIA, cit., pp. 204- 208); Ambrogio Bonvicino aveva sposato Settimia Sbarra, sorella di Ottavia che era la moglie di Paul Bril e i due negli anni ’90 aveva fondato una società (F. CAPPELLETTI, Dalla “minuzia e diligenza” all’”aerea morbidezza”: cenni sull’attività di Paul Bril e i suoi contatti con l’ambiente romano in Natura morta, pittura di paesaggio e il collezionismo a Roma nella prima metà del Seicento. Italia, Fiandre, Olanda il terreno di elaborazione dei generi, a cura di Silvia Danesi Squarzina, Università degli studi di Roma La Sapienza, Roma 1996, pp. 213- 245). 48 F. CAPPELLETTI, Paul Bril intorno al 1600: la carriera di un pittore del nord e la nascita a Roma del paesaggio topografico in “Annali dell’Università di Ferrara. Sezione Lettere”, 2. 2001, pp. 233- 256. 49 SAPORI in Palazzo Caetani. Il salone restaurato… cit.

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Mentre ancora avanzavano i lavori di pittura del fregio nella sala magna, il 4 agosto il cardinale Mattei disponeva un pagamento di 10 scudi a favore del falegname Francesco Nicolini, come acconto «de lavori che ha da fare per la Cappella che si fa nel palazzo novo»50. I termini usati nella nota sembrano implicare che la cappella fosse in quel periodo in costruzione o meglio in allestimento («che si fa»), ricavata all’interno di un ambiente già esistente ma per il quale si rendevano necessarie delle modifiche, come conferma la voce di un elenco di beni di proprietà di Asdrubale: tra essi, «Un camino di marmo bigio donatomi dal S.r Card.le che lo levò dalla stanza, dove fa la capella, e l’architrave è rotto […]»51. La cappella venne probabilmente spostata dalla sua precedente collocazione in un’altra stanza52 per avvicinarla agli appartamenti del cardinale, che dovevano avere un diretto accesso a tale stanza e un collegamento tramite una finestrella dalla quale il porporato poteva ascoltare privatamente le funzioni sacre, caratteristica che la stanza effettivamente presentava come provato dalla Descrizione del Palazzo del 164253. La creazione di questo nuovo ambiente e della vicina anticappella 54 fu l’occasione per il cardinale per commissionarne una ricca decorazione in stucco e a fresco per le quali si rivolse, come noto, rispettivamente al milanese Ambrogio Bonvicino e al pittore Cristoforo Roncalli. Il Bonvicino iniziò dalla volta dell’anticappella intorno al 28 agosto 1599, quando ancora fervevano i lavori di pittura nel salone, per passare alla contigua cappella il 20 novembre seguente, riscuotendo in totale 160 scudi (il cui ultimo versamento ricevette il 6 gennaio del 1600)55. Contestualmente il muratore Matteo Canevale veniva pagato per «lavori ch’esso fa nella fabrica, e acconcime del Palazzo novo»56, presumibilmente condotti nei due nuovi ambienti e per la costruzione di un campanile «dove si ponerà la campanella in cima la Torre» del quale oggi non rimane più traccia57.

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AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 43. Per una analisi più approfondita del ruolo di Niccolini nel cantiere di Palazzo Mattei Caetani v. più avanti. 51 AAM, Mazzo 503, Asdrubale Mattei: Fabrica del palazzo 1598 al 1604, c. 128 r. 52 Non era inusuale per i palazzi romani di XVI secolo avere al proprio interno un piccolo ambiente sacro nel quale celebrare la messa, v. P. WADDY, Inside the Palace: People and Furnishings in Life and the Arts in the Baroque Palaces of Rome. Ambiente Barocco, a cura di Stefanie Walker e Frederick Hammond, Yale University Press, New York 1999, in particolare pp. 29- 31; G. BONACCORSO, Alcune note sulle cappelle nei palazzi romani di età moderna. quesiti irrisolti e un tentativo di prima catalogazione in “Annali delle Arti e degli Archivi. Pittura, Scultura, Architettura”, 2. 2016, pp. 157- 163. A confermare che vennero eseguiti anche importanti lavori di muratura è un altro pagamento, più tardo, «per 333 mattoni per la stanza della nostra cappella» (AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 103 del 2 settembre 1600). 53 Vedi Capitolo III, paragrafo 3.4. 54 Di solito questa stanza era lasciata aperta, destinata all’uso da parte dei domestici perché da qui potessero partecipare alla messa (WADDY cit. 1999, p. 30). Creighton Gilbert, tra i primi studiosi a dedicarsi al rapporto tra il cardinale Girolamo Mattei e Caravaggio, nel 1995 credeva che questi due stanzini fossero lo studio e la camera da letto del cardinale («The subjects of their frescoes make it plausible that they were Cardinal Mattei’s personal apartment, a study and a bedroom» ma subito dopo afferma: «Palaces do noto often decorate the ceilings with saints’ lives, outside their chapels, which again points to the cardinal and further, to his seriously religious attitude» in C. E GILBERT, Caravaggio and his two cardinals, The Pennsylvania State University, 1995, p. 156). 55 AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento nn. 48- 51- 54- 55- 57- 59- 64- 66- 71. 56 AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento nn. 47- 52- 56 del 28 agosto, 3 ottobre e 23 ottobre 1599. 57 «65. Molto m.co ms Andrea ferrari. Piacerà a VS di pagare a Hier.o Noli scudi sei b. 52 cioè scudi cinque e b. 70 argento e b. 82 in quatrini quali sono per rubi sei di calce pagata da esso Hier.o a Tiberio Pensio calcararo venuta alla

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Negli «stanzini» sacri lavorava insieme ad Ambrogio Bonvicino anche lo scalpellino Francesco de Rossi incaricato «della finestra, et porta per la nostra cappella»58. La Descrizione del palazzo del 1642 riferisce dell’esistenza di una iscrizione recante il nome del cardinale Mattei sopra alla porta di collegamento tra l‘anticappella e la cappella («un’altra porta che mette nel camerino attaccato alla cappella, qual porta… vi è scritto sopra Hier. Card. Mattheij»59), facendo forse riferimento ad una iscrizione scolpita su un architrave che potrebbe essere messa in relazione ai lavori commissionati allo scalpellino de’ Rossi. Anche in questo caso il cardinale scelse di affidarsi a due artisti il cui valore era già apprezzato e riconosciuto dalla committenza curiale e pontificia, e legati agli artisti o lavoranti in generale già presenti nel cantiere del palazzo: il de Rossi è documentato tra 1597 e 1599 al lavoro in San Giovanni in Laterano, dove si occupò dell’organo, e dal 1595 era in attività con Matteo Castelli con il quale lavorò anche in Palazzo Mattei di Giove60; Ambrogio Buonvicino, imparentato con Paul Bril e amico di Cristoforo Roncalli dai tempi del suo giovanile soggiorno senese61, era già noto ai Mattei per aver scolpito i ritratti funerari di Paolo Mattei e Tuzia Colonna per la loro cappella intitolata alla Pietà in Santa Maria in Aracoeli62 (1592, decorata a

Fabbrica del s.r Cardinale sotto li 2 de ottobre 1599, e se li paga a b. 57 il rub. Arg.to, e piu un migliaro de mattoni hauti d’Antonio del Gallo fornaciaro per fare il campanile del s.r Card.le dove si ponerà la campanella in cima la Torre, e questi si pagano a ragione di scudi tre e b. 10 il migliaio tre terzi in argento et un quarto in q.ni e datene debito al s.r cardinale che così SS Ill.ma mi ha comandato. Di casa li 20 de novembre dico ottobre 1599. Per ser.la Asdrubale Matthei. Jo Hier.o noli sopra detto ricevuto in contanti dal sudetto sig. Andrea ferrari li sudetti scudi cinque e b. 70 in argento e b. 82 in quatrini questo di 22 di novembre 1599 io jeronimo mano propria» in AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 65. 58 «70. Molto m.co Andrea ferrari. Pagarete a m.ro francesco de Rossi scarpellino scudi sessanta cioè scudi trenta di moneta et scudi trenta di quattrini che sono a buon conto della finestra, et porta per la nostra cappella che saranno ben pagati. Di casa li 23 di dicembre 1599___scudi 30 moneta scudi 30 di quattrini» in AAM, Mazzo 504, Ricevuta n. 70. Lo scalpellino si occupò anche di risistemare i «travertini delle porte, e sedili delle stantie del Palazzo novo» per i quali aveva ricevuto un piccolo pagamento di 4 scudi il 4 novembre: l’esiguità della somma sembra suggerire che si trattò di piccoli lavori di manutenzione (AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 58). 59 V. Appendice documentaria, doc. XIII. 60 Fonti per la storia artistica romana al tempo di Clemente VIII cit. 1975, ad indicem; Fonti per la storia artistica romana al tempo di Paolo V, cit., pp. 38- 127- 148- 163. Il De’ Rossi inoltre lavorò anche nel palazzo di Asdrubale, realizzando ad esempio nel 1604 insieme a Matteo Castelli il camino in marmi mischi del salone principale (VARAGNOLI cit. 2016, pp. 333- 334). Alla partenza di Matteo Castelli per la corte polacca, dove venne chiamato come architetto nel 1614, la direzione del cantiere del Palazzo Mattei di Giove venne affidata a Simone Castelli (VARAGNOLI cit. 2016, nota 27 pp. 333- 334). 61 Il Bonvicino è documentato a Siena nel 1580 per una commissione ereditata da Prospero Antichi, nel frattempo trasferitosi a Roma, per la realizzazione di due statue in stucco per l’altare dell’Oratorio della Santissima Trinità (A. BAGNOLI, Prospero Antichi detto il Bresciano in L’arte a Siena sotto i Medici (1555- 1609), catalogo della mostra Siena 3 maggio- 15 settembre 1980,a cura di Fiorella Sricchia Santoro, De Luca, Roma 1980, p. 260; A. ANGELINI, Dipinti e sculture nell’Oratorio della Santissima Trinità. Un ciclo decorativo all’insegna della lotta all’eresia in Una gemma preziosa. L’Oratorio della Santissima Trinità in Siena e la sua decorazione artistica, a cura di Alessandro Angelini, Monte dei Paschi, Siena 2012, pp. 23- 37). Il 6 febbraio 1596 sceglieva come padrino di battesimo della figlia Agata proprio il Roncalli (MANIELLO CARDONE cit. 2016, nota 20 p. 358). 62 MANIELLO CARDONE, cit. pp. 353- 372.

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fresco dal Roncalli stesso63) e in quel periodo aveva eseguito diversi lavori in marmo, bronzo e stucco nel cantiere per la Nave Clementina (1597- 1601)64. La decorazione a stucco realizzata dal Bonvicino, e indorata tra maggio e settembre 1600 dai già citati Andrea Aretino e Michelangelo Amici65, rappresenta un unicum nella carriera dello scultore che sembra non abbia mai lavorato in contesti come la residenza privata di un cardinale. Le fasce a stucco articolano le piccole volte degli stanzini della cappella e dell’anticappella ricavando rispettivamente cinque spazi poligonali per le scene a fresco. Gli elementi decorativi realizzati nei due stanzini sono molto diversi tra loro non solo nei temi scelti (nella cappella prevalgono elementi fitomorfi come festoni di fiori e frutta, girali di acanto mentre nell’anticappella risaltano figure di angeli a tutto tondo e putti con i corpi terminanti in racemi d’acanto) ma anche nel diverso rapporto che instaurano con le scene dipinte: nell’anticappella, aperta alle necessità devozionali della servitù e degli ospiti, la decorazione a stucco prevale nettamente su quella dipinta che celebra il santo eponimo del cardinale con quattro scene della sua vita affiancate dalle quattro Virtù cardinali (Fortezza, Giustizia, Temperanza, Prudenza); la cappella è invece decorata da scene a fresco della vita di San Francesco e San Matteo, santi “scalzi”66 protettori della famiglia (e nella quale la presenza del cardinale è resa esplicita dal suo ritratto confuso tra quello degli astanti nella scena con San Francesco che riceve la regola), incorniciate dalla decorazione a stucco. Ben presto il Buonvicino si trovò a dover condividere i ponteggi innalzati nella cappella con due dei collaboratori dell’amico Cristoforo Roncalli, Alessandro Presciati e Giuseppe Agellio. Gli anni a cavallo tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo furono per la carriera del Roncalli i più intensi e determinanti della sua fortuna. Egli era infatti tra gli artisti preferiti della committenza clementina: lavorò alla decorazione del transetto lateranense (dipingendo la scena del Battesimo di Costantino 67 ); fu incaricato della sovrintendenza alla decorazione a mosaico della Cappella Clementina, per la quale fornì i disegni e la pala con la Morte di Anania per l’altare dei SS. Pietro e

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L. SICKEL, Cristoforo Roncalli in santa Maria in Aracoeli. Der Vertrag mit Paolo Mattei zur Ausstattung der Cappella della Pietà in “Mitteilungen des Kunsthistorischen Insitutes in Florenz”, 55. 2013 (2014), pp. 463- 471. 64 S. MANIELLO CARDONE, Ambrogio Buonvicino. Un contributo allo studio elle origini della scultura barocca a Roma in “Alma Roma”, 3- 4, 1986, pp. 97- 121; S. LOMBARDI in Roma di Sisto V cit., p. 553; J. FREIBERG, The Lateran in 1600. Christian concord in Counter- reformation Rome, Cambridge 1995, pp. 292- 305. 65 AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento nn. 85- 98- 104. 66 Sulla scorta di un interessante contributo di Alessandro Zuccari sulla cappella Mattei in Aracoeli e sul dibattito erudito di fine Cinquecento riguardo l’iconografia dei piedi degli apostoli (ZUCCARI 2001 cit.,), ho notato come i due santi eponimi della casata Mattei siano raffigurati nelle quattro scene della cappella sempre scalzi. Ritengo che tale particolare, collegato ai concetti di “obbedienza e fede” teorizzati largamente in ambito oratoriano, rivestisse una grande importanza per il committente e possa essere considerata come la traccia di una prescrizione iconografica proveniente direttamente dal cardinale Mattei. 67 I. CHIAPPINI DI SORIO, Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, Bolis, Bergamo 1983, p. 111.

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Andrea (commissionatagli nel 1599 e terminata entro il 4 giugno 1604)68. Gli impegni si sarebbero infittiti negli anni seguenti, prima della partenza dell’artista per Loreto, e per far fronte a tale mole di commissioni (e ad una agguerrita concorrenza, come dimostra l’accusa al Cavalier d’Arpino di aver organizzato un’aggressione contro di lui69) il Roncalli dovette, proprio negli anni a ridosso del cantiere Mattei, riconsiderare la struttura ed il funzionamento della sua bottega. Vincenzo Fontana ha dedicato alcuni studi all’argomento, contribuendo nello specifico alla definizione della personalità di Giuseppe Agellio70. Dalla revisione che ho condotto nell’archivio Antici Mattei sono emersi alcuni dati inediti che contribuiscono a chiarire ancor più precisamente i ritmi di lavoro e le responsabilità all’interno dell’équipe roncalliana nel cantiere del palazzo Mattei Caetani. Altre notizie inedite inoltre contribuiscono ad accrescere le nostre conoscenze sull’aspetto della decorazione della cappella agli inizi del Seicento. Vale la pena di analizzare più precisamente tutti i mandati, che sono trascritti in Appendice71. È bene ricordare che le ricevute Mattei costituiscono le uniche testimonianze documentarie del lavoro condotto dalla bottega di Roncalli nel Palazzo Mattei Caetani (all’infuori di una fonte più tarda, come si vedrà più avanti, e degli affreschi stessi che nel corso del recente restauro sono stati liberati da pesanti ridipinture72). L’assenza di riferimenti all’onorario del notaio nei libretti di conti dei gentiluomini del cardinale, come invece era accaduto per gli accordi con gli indoratori e con Paul Bril, sembra confermare indirettamente che non venne stilato alcun contratto scritto tra le parti. E’ inoltre da ricordare che non sono stati individuati disegni preparatori per gli affreschi. I lavori ebbero inizio dalla cappella nel gennaio 1600 (fig. 27) e proseguirono senza interruzione nell’anticappella (fig. 28), dove terminarono entro il novembre dello stesso anno, e costarono al 68

Nel 1726 l’opera è stata sostituita in San Pietro da una riproduzione realizzata a mosaico da Pietro Adami ed è oggi conservata nella basilica di Santa Maria degli Angeli (M. CHAPPEL, W. C. KIRWIN, A Petrine triumph. The decoration of the navi piccole in San Pietro under Clement VIII in “Storia dell’arte”, 21. 1974, pp. 134; P. POUNCEY, A “Bozzetto” by Roncalli for his Altar- piece in St. Peter’s in “The Burlington magazine”, 119. 1977, p. 225; CHIAPPINI DI SORIO cit., pp. 115- 116; F. EUSEBI, Alcuni disegni del Pomarancio nella Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena in “Paragone”, 60. 2009, pp. 67- 77; M. SPAGNOLO, Barn-owl painters in St. Peter’s in the Vatican, 1604. Three mocking poems for Roncalli, Vanni and Passignano in “Journal of the Warburg and Courtauld Institutes”, 73.2010, pp. 257- 296. 69 L. SICKEL, Künstlerrivalität im Schatten der Peterskuppel: Giuseppe Cesari d’Arpino und das Attentat auf Cristoforo Roncalli in “Marburger Jahrbuch für Kunstwissenschaft”, 28. 2001, pp. 159- 189. 70 M. V. FONTANA, Per Giuseppe Agellio disegnatore in “Paragone”, 123-124. 2015, pp. 58- 75; IDEM, L’officina del Cavaliere: la bottega del Pomarancio negli anni di Clemente VIII in L’autunno della Maniera. Studi sulla pittura del tardo Cinquecento a Roma, a cura di Michela Corso, Alessia Ulisse, Officina Libraria, Milano 2018, pp. 87- 94; IDEM, Gli ammaestramenti di Roncalli e la parte di Agellio. Il disegno nell’atelier del Pomarancio verso il 1600 in La scintilla divina. Il disegno a Roma tra Cinque e Seicento, a cura di Stefan Albl e Marco Simone Bolzoni, Artemide, Roma 2020, pp. 183- 201. 71 AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento nn. 74- 77- 80- 83- 93- 96- 99- 100- 109 (v. Appendice documentaria, doc. XXXVI). 72 Una esauriente relazione dei restauri condotti è a firma di Paolo Virilli, che ha portato a termine i lavori iniziati da Gioia d’Alessandro (P. VIRILLI, Tecniche di esecuzione- stato di conservazione- restauro in Palazzo Caetani. Il salone restaurato cit.).

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cardinale un totale di 88.20 scudi. Il 29 aprile Ambrogio Bonvicino veniva pagato per la decorazione a stucco che stava realizzando nell’anticappella, terminata entro il 1 giugno quando ricevette 45 scudi a saldo dei 200 per l’intera opera73. Il passaggio delle maestranze roncalliane da una stanza all’altra dunque è da individuare all’incirca tra il 1 ed il 12 giugno 1600. La prima voce contabile consiste in un acconto versato da Andrea Ferrari, su incarico del cardinale Girolamo, a Cristoforo Roncalli con la previsione che il maestro potesse a sua volta “girare” il pagamento a qualcun altro («o a chi ordinarà»): è chiaro dunque che fin dall’inizio fosse prevista una consistente partecipazione di aiuti all’impresa e, dato il periodo di lavori concitatissimi per il Pomarancio, come già detto, è probabile che questa clausola fosse uno degli elementi costitutivi degli accordi. Il beneficiario del pagamento è Alessandro Presciati (o Prestati), artista di origine romana dalla personalità ancora poco definita, imparentato con Roncalli: oltre alla sua partecipazione ai lavori nel Palazzo Mattei Caetani, è noto che egli seguì il maestro a Loreto dove probabilmente rivestì un ruolo non secondario nella realizzazione delle decorazioni della cupola e della Sala del Tesoro74. Testimoniò al processo di canonizzazione di San Filippo Neri nel 1597 sostenendo che per intercessione del beato uno dei suoi figli, avuto dal matrimonio con Lisabetta Roncalli, nipote del Pomarancio, era resuscitato dalla morte75. Secondo un’ipotesi già avanzata da Claudio Strinati e recentemente ripresa da Alessandro Zuccari, lavorò nella chiesa dei Santi Nereo e Achilleo, titolo cardinalizio del Baronio, intorno al 1597- ’99 insieme al collega Agellio presumibilmente su presentazione di Cristoforo Roncalli, in quel momento impegnato in diversi cantieri. Al Presciati vengono attribuiti uno studio preliminare per uno dei dieci Angeli con rami di palma e corone dipinti sopra ai pilastri quattrocenteschi della chiesa, l’esecuzione pittorica del secondo di essi, dipinto sulla parete sinistra e l’affresco con il Martirio e la sepoltura delle sante

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AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento nn. 48- 51- 54- 55- 57- 59- 64- 66- 81- 82- 84- 90. Nel testamento del settembre 1619, il Pomarancio si diceva ancora debitore nei confronti del Presciati di una cifra di duemila scudi «di dargli per il servitio fattomi nel lavoro della santiss.a Casa del Loreto»: data la consistenza della cifra, il Presciati dovette ricoprire un ruolo attivo e di primo piano nei lavori, valutati un totale di 16775 scudi, nonostante nei documenti appaia esclusivamente citato con l’incarico di preparare le polizze dei pagamenti dei materiali (M. G. AURIGEMMA, Documenti per Cristoforo Roncalli in “Paragone”, 46. 1995, p. 75). 75 «Un altro bambino figliuolo di Alessandro Presciati, si ridusse a tal termine, che li suoi credendolo spirato, mandarono per Christoforo Roncalli, detto comunemente il Pomarancio, pittore insigne, e che ha dipinte le figure della vita del Santo nella sua cappella, loro amicissimo: accioche ne prendesse un ritratto: e di già gli haveano fatta cucire la veste, e preparata la ghirlanda per mandarlo alla sepoltura: il che vedendo il fratello del pittore, che chiamavasi Donato Roncalli, amando teneramente quel bambino, e ricordandosi di S. Filippo, si rivoltò con gli occhi al Cielo, e disse: O Beato Filippo, io so che c’havete risuscitato de gli altri: però vi prego, che per vostra intercessione, e per gli meriti vostri, vogliate impetrare la vita a questo figliuolo, che prometto di portar un voto al vostro sepolcro. Ciò detto il bambino subito tornò in se: e’l giorno seguente con la stessa veste, e corona in testa, con la quale dovea andare alla sepoltura, fù menato in casa di Donato, e con grand’allegrezza, e contento di tutti sodisfece al voto» in P. I. BACCI, Vita di San Filippo Neri fiorentino Fondatore della Congregatione dell’Oratorio. Raccolta d’ processi fatti per la sua Canonizazione da Pietro Iacomo Bacci aretino, in Bologna, 1666, pp. 421- 422. Nella deposizione del 23 aprile 1597 è detto: «romanus, aetatis vigintiduorum in circa, pictor in Urbe, et Regione Parionis» (INCISA DELLA ROCCHETTAVIAN, cit. vol. II, pp. 162- 167). 74

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Domitilla, Teodora ed Eufrosina76. Ancora per il Baronio, Presciati collaborò con Antonio Viviani (conosciuto forse nel cantiere di palazzo Mattei) alla decorazione esterna del Triclinium pauperum e all’Oratorio di Sant’Andrea, come testimoniano alcuni pagamenti77. Il Roncalli dunque, sollecitato da numerosi impegni, presentò ai Mattei il giovane Presciati, suo parente e uomo di fiducia, perché si impegnasse nella esecuzione della decorazione della cappella di Palazzo Mattei Caetani. Il ruolo di Presciati fu plausibilmente quello di responsabile del cantiere al momento del suo insediamento nel palazzo e la presenza del nome di Roncalli nelle ricevute Mattei sembra suggerire che quest’ultimo rivestì un ruolo di soprintendente alla decorazione, probabilmente fornendo i disegni che sarebbero stati tradotti a fresco dai suoi aiuti (viene esclusa dagli studi più recenti la possibilità che Roncalli intervenne direttamente nella stesura pittorica78). A rendere più intricata la questione dei rapporti tra maestro e aiuti c’è un disegno recentemente individuato da Mauro Fontana, e da lui attribuito alla mano di Agellio, rappresentante la Temperanza che secondo lo studioso può essere ricondotto alla figura della stessa Virtù affrescata nella cappella Mattei, resa in controparte; secondo Zuccari essa fu invece dipinta da Presciati79. Ammesso che il foglio della Temperanza sia realmente opera di Agellio, sarebbe questo il più antico caso documentato fino ad oggi in cui, all’interno della bottega roncalliana, è uno dei collaboratori a fornire ad un collega il progetto grafico delle immagini da dipingere. In mancanza di altri disegni attribuibili all’impresa della cappella Mattei, non è possibile approfondire la questione ma le ipotesi fino ad oggi formulate sembrano trovare conferma nei documenti. A tre mesi dall’inizio dei lavori infatti i mandati di pagamento registrano un cambiamento all’interno del cantiere della cappella Mattei, quando ad aprile Roncalli trasferì i 10 scudi ricevuti da Andrea Ferrari direttamente a Giuseppe Agellio e lo stesso accade per il successivo saldo dei lavori del 16 maggio 1600: il sorrentino subentrò al Presciati nella gestione del cantiere. Questa impostazione dei ruoli e delle responsabilità sembra rafforzarsi in favore di Agellio nella successiva campagna decorativa dell’anticappella, svoltasi da giugno a novembre 1600, quando nei mandati di pagamento non compare più il nome del maestro. Come già accennato, la figura di Giuseppe Agellio si è andata definendo negli ultimi anni a partire dagli spunti offerti dalle ricerche che Elisabetta Giffi ha condotto sul cantiere decorativo di San 76

STRINATI, cit. 1979; A. ZUCCARI, L’impresa pittorica del cardinal Baronio nella chiesa dei Santi Nereo e Achilleo: stato degli studi e ipotesi attributive in L’Arte di vivere l’Arte cit., pp. 433- 450. 77 Pagamenti del 3 settembre (15 scudi), ottobre (32 scudi) e 20 novembre 1602 (saldo di 25 scudi) in A. M. PEDROCCHI, San Gregorio al Celio, storia di una abbazia, Ist. Poligrafico Zecca dello Stato, Roma 1993, pp. 82- 83. 78 Su questo aspettano concordano sia Alessandro Zuccari che Mauro Vincenzo Fontana (ZUCCARI cit. 2018, pp. 445448; FONTANA cit. 2020, pp. 89- 92). 79 ZUCCARI, cit. 2018, pp. 433- 450. Fontana attribuisce il disegno su basi stilistiche a Giuseppe Agellio, per le stringenti affinità che osserva tra la Temperanza (Museo Puskin, Mosca) ed altri due disegni riconducibili alla sua mano: l’Angelo in volo (MET, New York) ed il disegno con San Silvestro riceve i messi (Museo Kromeriz) preparatorio per gli affreschi di San Silvestro al Quirinale, FONTANA cit. 2020, pp. 183- 201.

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Silvestro al Quirinale, che coinvolse il Roncalli in qualità di garante e supervisore del lavoro insieme all’Agellio e all’esperto quadraturista Matteo Zaccolini nel 160280. Il contratto per il completamento della decorazione del coro della chiesa (principiata dai fratelli Alberti ma da essi abbandonata per la morte di Giovanni nel 1601) venne stipulato tra Giuseppe Agellio e i padri teatini il 19 marzo 1602- in luglio si aggiunse anche un accordo con lo Zaccolini81, sottoposto al sorrentino che era responsabile anche sui suoi lavori di impostazione prospettica della decorazionequindi solo pochi mesi dopo la conclusione dei lavori di Agellio e Roncalli nella cappella di Asdrubale, nel Palazzo Mattei di Giove. Mauro Fontana osserva come in tale contratto non appaia mai il nome di Roncalli (ma questo non esclude che egli abbia potuto esercitare la sua influenza sulle scelte della committenza82), che venga riconosciuta una preminenza al lavoro di Agellio rispetto a quello dello Zaccolini, e che i termini del contratto non lasciano dubbi sul fatto che il sorrentino dovesse essere il responsabile dell’ideazione del progetto grafico (elaborato sulla base di quello iconografico indicato dai padri, «secondo le invenzioni fatte da noi»): tutti questi indizi suggeriscono che la commissione di San Silvestro al Quirinale dovette essere un lavoro autonomo di Giuseppe Agellio, il primo noto fino ad oggi83. La contiguità cronologica tra le due imprese dei Palazzi Mattei e del Quirinale incoraggia ad utilizzare i più numerosi dati a disposizione della commissione dei teatini (documenti e disegni preparatori) per leggere in prospettiva quanto poteva essere accaduto qualche mese prima nel cantiere del palazzo alle Botteghe Oscure. I lavori condotti per i Mattei possono essere stati l’occasione per Roncalli di formare il suo giovane «allievo», come definito anche da Baglione84, in modo da renderlo capace di portare a termine un lavoro in maniera del tutto indipendente (affidando 80

E. GIFFI, Cristoforo Roncalli, Matteo Zaccolini e Giuseppe Agellio in San Silvestro al Quirinale in “Prospettiva”, n. 93/94, Gennaio- Aprile 1999, pp. 99- 108; E. GIFFI, Precisazioni e aggiunte sul Roncalli decoratore in “Bollettino d’arte”, 89. 2004 (2005), 130, pp. 45- 62. I due avrebbero lavorato insieme alla decorazione della sacrestia dei Santi Apostoli a Napoli, come recentemente scoperto da Francesca Guidolin (F. GUIDOLIN, Il colore della lontananza. Matteo Zaccolini, pittore e teorico di prospettiva, Tesi di dottorato, Università Ca’ Foscari, Venezia 2015) e forse anche a quella del catino absidale di Sant’Antonino a Sorrento, oggi concordemente attribuiti all’Agellio (S. DE MIERI, Gli affreschi absidali: una proposta per il sorrentino Giuseppe Agellio, “allievo del cavalier Christoforo Roncalli dalla Pomarancie” in La Basilica di Sant’Antonino in Sorrento. Il restauro del transetto e dell’abside, a cura di Angela Schiattarella, Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici Artistici ed Etnoantropologici per Napoli e Provincia, Nicola Longobardi editore, Castellammare di Stabia 2012, pp. 25- 35). 81 M. C. ABROMSON, Painting in Rome during the papacy of Clement VIII (1592- 1605): a documented chronology in “Commentari”, 29. 1978, pp. 195- 197: J. C. BELL, The life and works of Matteo Zaccolini (1574- 1630), 1985, pp. 239- 240. 82 Janis C. Bell ha ipotizzato che l’Agellio fosse stato favorito in questa commissione per legami di parentela, tuttavia mai dimostrati, con il padre teatino Antonio Agellio da Sorrento (1532- 1608), influente e celebre biblista, ispettore della Stamperia Vaticana e curatore delle edizioni vaticane sotto i papi Paolo V, Sisto V e Clemente VIII (BELL, cit., pp. 237- 239; per un profilo biografico del padre teatino: F. ANDREU, Antonio Agelli in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 1 (1960), ad vocem). 83 M. V. FONTANA, Per Giuseppe Agellio disegnatore in “Paragone”, num. 123- 124 (settembre- novembre 2015), pp. 58- 75. 84 Baglione non dedica una biografia al sorrentino ma alcuni riferimenti si colgono sparse in altre Vite (BAGLIONE, cit. 1642, pp. 180, 204.

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in entrambi i casi le parti di quadratura prospettica a due specialisti, Matteo Zaccolini al Quirinale e Tarquinio Ligustri in Palazzo Mattei di Giove), dal momento dell’ideazione delle immagini alla loro traduzione a fresco. I mandati per gli stanzini di palazzo Mattei Caetani testimoniano la prima fase di questo processo, quando il giovane Agellio iniziò a muoversi in un cantiere diretto da Alessandro Presciati fino ad ottenerne la titolarità qualche mese dopo, fornendo anche i disegni al collega (la Temperanza). Nell’anticappella invece il sorrentino entrò da subito come titolare dei pagamenti, detenendo presumibilmente anche in questo caso la responsabilità nell’invenzione delle figure. La conferma di questa graduale indipendenza dal maestro si trova nelle più esplicite note di pagamento redatte da Asdrubale, in parte già pubblicate da Gerda Panofsky, per la decorazione della cappella al piano nobile del suo nuovo palazzo. I pagamenti anche in questo caso sono tutti intestati a Giuseppe Agellio che ottiene dal committente l’incarico dopo l’assicurazione da parte del maestro che il «quadro di mezzo», cioè la pala d’altare, sarebbe stata dipinto da lui in persona e che avrebbe supervisionato il lavoro ritoccando i progetti grafici proposti dal suo allievo85. Questo controllo qualitativo del Roncalli dovette avvenire anche nei lavori per il cardinale Girolamo, essendo questi precedenti. Il giovane sorrentino dunque venne formato non solo nello sviluppo delle competenze necessarie per un capocantiere ma anche nell’assimilazione dello stile del maestro86. Alcune inedite note contabili relative a questa commissione, che ho scovato nei registri intestati ad Asdrubale Mattei, rivelano che l’Agellio venne impegnato anche come indoratore alla conclusione dei lavori di pittura della cappella del Palazzo di Giove: il primo gennaio 1601 il sorrentino ricevette 55.60 scudi a questo riguardo87. 85

La responsabilità di Agellio nell’invenzione viene affermata da un brano dell’accordo così come descritto da Asdrubale, che desiderava che il pittore sorrentino traducesse in concreto «l’historie de Santi, che vi voglio che gl’ho dati notati di mio pugno in un foglio» e da un altro passo in cui si stabilisce che «è tenuto farne più schizzi di disegno sin che mi piacerano e far veder i cartoni, e ritocarli da ms. Cristoforo Pomaranci…» in PANOFSKY- SOERGEL cit., n. X p. 172. Fontana ha individuato due fogli che attribuisce al pittore sorrentino e collega alla commissione Mattei di Giove: il Dio Padre in gloria della Biblioteca Nacional di Madrid e uno Studio di tre teste conservato a Firenze (GDSU 10061 F), v. FONTANA cit. 2020, figg. 6- 7- 8 pp. 191- 192. 86 FONTANA, cit. 2018, pp. 87- 94. 87 «Ms Giuseppe Aiello deve havere adi primo de Gennaro 1601 per haver preso a metter ad oro i stucchi della capella da pagarseli la med.a rata, che ho fatto con ms Antonio Circignani e ms Prospero Orsi ch’è otto scudi il migl. (?) dell’oro, et altri otto scudi per sua manifattura da mesurarsi da ms Carlo, il quale sotto li ultimo d’Aprile dette la mesura essere fogli n.o 3465 ch’à scudi otto monta scudi 27:80, e di sua manifattura altri scudi 27:80 come per mesura fatta, […] dicho deve havere scudi cinquantacinque b. 60 dico_ scudi 55:60», per un totale di 98.60 scudi» in AAM, Mazzo 503, Asdrubale Mattei: Fabrica del palazzo 1598 al 1604, c. 123 r. Le singole voci a questo riguardo vanno dal 12 ottobre 1600 («Ms Giuseppe Aiello da Soriento pittore deve dare adi 12 8re 1600 scudi otto argento havuti per mano di Hier.o Noli à bon conto delle pitture della cappella, che deve fare» in IBIDEM, c. 123 v) al 27 dicembre 1601 («Ms Giuseppe Aiello deve dare adi 27 Xbre 1601 scudi trenta argento per tanti havuti per il bancho del Ceuli per resto delle pitture e del mettere ad oro, et ancho per la spesa delli colori messovi dal suo che dice ascender a tre scudi, e per che pretendea havervi fatto non so che angeli, et per haverne dato sodisfattione se gl’è dato per resto, et ultimo saldo d’accordo scudi trenta dico_ scudi 30» in IDEM). Quest’ultimo pagamento rivela che l’Agellio aveva dipinto alcune figure in più, i «non so che angeli» cui fa riferimento Asdrubale (forse quelli nei pennacchi), per le quali voleva essere pagato dal committente che probabilmente, soddisfatto dell’opera finale, acconsentì.

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L’impostazione degli accordi tra Asdrubale Mattei e i pittori Roncalli e Agellio qui sopra descritta ricalca del tutto quella già istituita nel cantiere del palazzo del cardinale Girolamo qualche mese prima, come conferma un’altra inedita notizia che ho desunto dai mandati di pagamento dell’Archivio Antici Mattei: alcuni di essi, indirizzati a diversi artisti e artigiani, svelano altri dettagli riguardo la decorazione della cappella di palazzo Mattei Caetani. Il 29 luglio 1599, Perinto Luti riceveva quattro scudi per pagare tre disegni realizzati da Giovanni Battista milanese88. Si ricordi che alla fine di luglio 1599, conclusa la doratura del soffitto ligneo (mandato di pagamento ad Andrea Aretino e Michelangelo amici indoratori, n. 37), l’équipe di pittori guidata da Paul Bril era già al lavoro alla pittura del fregio del salone89 e la decorazione dei due stanzini sacri avrebbe avuto inizio nell’agosto successivo ad opera di Ambrogio Bonvicino (mandato di pagamento n. 48). Nonostante la concisione della ricevuta citata, è comunque possibile avanzare un’ipotesi per l’identificazione del loro autore, «Giovanni Battista Milanese», in Giovanni Battista Montano (1534- 1621) architetto ben noto del quale si conoscono molti disegni e progetti, «intagliatore di legname […] [e] eccellente, e buono architetto» come lo definisce Giovanni Baglione90, «milanese, intagliatore alli Cesarini e cavaliere» come definito negli atti dell’Accademia dei Virtuosi al Pantheon di cui fu confratello a partire dal 158491. A conferma di tale identificazione può essere considerata un’ulteriore nota contabile, risalente al 19 marzo precedente, in cui si indica come intestatario di un pagamento di 6 scudi «per un modello di legno per fare un calamaro d’argento» proprio un «Giovanni battista milanese falegname»92. Il Montano può essere incluso in quella categoria di versatili artisti la cui professionalità fu determinante in numerosi cantieri romani di rinnovamento di chiese e palazzi che fiorirono per committenza privata e pontificia tra il XVI e il XVII secolo, impiegati soprattutto nella realizzazione di imponenti soffitti lignei93. Si tratta di una categoria molto ampia che raccoglie

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«41. Molto m.co ms Andrea Ferrari pagarete a Perinto Luti scudi quattro di moneta li quali esso Perinto li deve dare a m.ro Giovanni Battista Milanese che celi doniamo per tre disegni che esso ci à fatti e si menarano boni, Iddio vi cont. Di Casa li 29 di luglio 1599. Il Card.le Matthej» in AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 41. 89 AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento n. 38 e 42; al numero 39 c’è un versamento a Carlo Nuti per non meglio specificate «robbe, et fatture messe da lui nella fabrica et acconcime del Palazzo novo» mentre la ricevuta numerata 40 risulta mancante (AAM, Mazzo 504). 90 BAGLIONE cit. 1642, p. 111. 91 F. BILANCIA, Appendice documentaria. Giovanni Battista Montano, architetto e intagliatore in “Palladio”, 21. 2008, pp. 53-84, in particolare p. 53. 92 «E a di 19 detto scudi 6 moneta pagati a m.ro Giovanni Battista milanese falegname disse per un modello di legno per far un calamaro d’argento___6» in AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1596- 1601, c. 13 r. 93 «Another example that demonstrates the high level of collaboration and flexibility of the working relationship between carpenters and architects can be observed in the production or Roman wooden church ceilings.» in P. ANDERSON, Francesco Nicolini, falegname et intagliatore in legno, and the Role of Carpenters in Cinquecento and Seicento Rome in “Pantheon”, 57. 1999, p. 91.

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numerose professionalità e competenze, comprese quelle nell’ambito del disegno e dell’architettura che permetteva a questi artisti di curare le commissioni ricevute in tutti gli aspetti, dalla stipula del contratto alla realizzazione materiale dell’opera, in completa autonomia94. Il Montano fu un artista di spicco negli anni del pontificato Clementino, e fu tra i fondatori dell’Accademia di San Luca nel 159395. Fu soprattutto conosciuto per i suoi numerosi disegni dai monumenti antichi96 e progetti di architettura: come scrive il Baglione «Fece diversi modelli, e disegni per molte fabriche in Roma, e fuori operate»97 raccolti e pubblicati in edizioni postume curate dall’allievo Giovan Battista Soria tra 1624 e 162898. Egli era inoltre già noto ai Mattei avendo infatti realizzato, o solo progettato, l’ancona lignea per il quadro dell’altare maggiore della chiesa di S. Lucia del Gonfalone nel 1580, nel 1585 il disegno per il rivestimento ligneo dell’organo di Santa Maria in Aracoeli, per i custodi dell’ospedale della Consolazione un tabernacolo ligneo nel 1587 e soprattutto nel 1591 i soffitti delle stanze del piano nobile del nuovo palazzo di Muzio Mattei alle Quattro Fontane99. Il Montano era allora un artista/ artigiano molto noto e apprezzato anche dalla committenza papale, incaricato della realizzazione della cantoria dell’organo, costruito da Luca Biagi o Blasi, in San Giovanni in Laterano (per il quale riceve pagamenti tra settembre 1597 e 1599)100, e nel 1598 era stato incaricato dal granduca Ferdinando de’ Medici di eseguire il modello in legno della cappella dei Principi nella basilica fiorentina di S. Lorenzo progettata da Giacomo della Porta101. A pochi mesi prima del mandato di pagamento Mattei, datato 29 luglio 1599, risale un contratto stipulato con l’Arciconfraternita del SS. Corpo di Cristo in S. Lorenzo in Damaso per un tabernacolo da porre nella cappella di patronato della confraternita102. 94

«Woodcarvers bid on commissions, entered into legal agreements, supplied their own materials, vouched for the quality of their work, and set construction deadlines. In addition, carpenters negotiated directly with theri patrons over unforeseen problems that could arise while work was underway. Thus, in effect, the Cinquecento and Seicento falegname worked as an independent or private contractor» in ANDERSON cit. 1999, p. 94. 95 R. ALBERTI, Origine et progresso dell’Academia del dissegno de Pittori, Scultori, & Architetti di Roma, Pavia, 1604. 96 A. BEDON, Architettura e archeologia nella Roma del Cinquecento: Giovanni Battista Montano in “Arte Lombarda”, 6. 1983, pp. 111- 126. 97 BAGLIONE cit. 1642, p. 112. 98 Libro primo, Scielta di varii tempietti antichi. Con le piante et alzatte, desegnati in prospettiua da Gio. Batta Montano Milanese. Date in luce, per Gio. Batta Soria Romano a benefitio publico, 1624; Diversi ornamenti capricciosi per Depositi e Altari, 1625; Tabernacoli diversi, 1628). 99 BILANCIA cit., pp. 55- 57 e doc. 6 p. 79. 100 Lavorò a questa importante commissione insieme ai pittori Giovanni Andrea Stabilini e Pietro Contini, agli scultori Giovanni Antonio Peracca da Valsoldo, Ambrogio Bonvicino, e Francesco Landino ed altri (in Fonti per la storia artistica romana al tempo di Clemente VIII, a cura di Anna Maria Corbo, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Roma 1975, pp. 73; BILANCIA cit. 2008, p. 59; P. ANDERSON, Collaboration in the Renaissance. The Lateran nave ceiling and Fabbrica of the Cathedral of Rome under Pope Pius IV, Archivio Capitolare Lateranense, Città del Vaticano 2018, p. 110 nota 628). 101 BILANCIA cit., pp. 59- 60. 102 Il contratto, individuato da Ferdinando Bilancia, è molto particolareggiato e prevedeva l’esecuzione di un tabernacolo con due ordini di colonne, ioniche e corinzie, e cupoletta con costoloni e rivestimento a scaglie, in tiglio e albuccio (BILANCIA cit., p. 60).

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Alcune successivi pagamenti a favore del falegname Francesco Nicolini mi inducono a collegare il riferimento contabile intestato al Montano alla campagna decorativa della cappella di palazzo Mattei Caetani. Se si considera infatti che il falegname il 4 agosto seguente riceveva un anticipo di 10 scudi per «lavori che ha da fare per la Cappella che si fa nel palazzo novo»103, lavori la cui natura viene chiarita nella successiva voce del 1 giugno 1600, per l’«ornamento fatto per l’altare della cappella del palazzo novo»104, è probabile che i disegni pagati al Montano non fossero altro che progetti per tale ornamento la cui realizzazione venne affidata a Francesco Nicolini105 essendo il milanese noto autore di progetti del genere. La decorazione lignea venne consegnata entro il 22 gennaio 1601, come prova la ricevuta del saldo di 26. 30 scudi versata al Nicolini «per l’ornamento fatto all’Altare della nostra Cappella, et anco per tutto quello che havesse fatto di più oltre l’obligo in detta Cappella»106, e dorata ad opera di Andrea Aretino 107 e Lorenzo Spadaro, interpellato per occuparsi della «indoratura de ferri dell’altare della Cappella del Palazzo novo»108. Secondo un’altra inedita notizia, desunta dal libro del Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini, a compimento della decorazione dell’altare venne posta una pala su tavola dipinta da Cristoforo Roncalli: «Ill. sig. Tiberio Cevoli. Piacerà a VS di pagare a ms Christofano Roncalli dalle Pomarance scudi cento d’oro in oro che sono per la tavola che lui ha fatto per la cappella del nostro Palazzo che saranno ben pagati. Dio la contenti. Di casa li 18 maggio 1600___100 110»109. 103

AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 43. «91. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro francesco falegname a buon conto dell’ornamento fatto per l’altare della cappella del palazzo novo scudi venti cioè l’amità in argento et l’amita in quattrini, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa il di primo di Giugno 1600___ scudi 10 di moneta et scudi 10 di quattrini. Vro, Il Card.le Matthej» in AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 91. 105 «Francesco Niccolino alias Cechino de Antonio, fiorentino, alla Cianbella» fa parte di quella categoria di intagliatori- falegnami cui si è già fatto riferimento. Formatosi probabilmente nella bottega di Ambrogio Bonazzini (noto per l’esecuzione del soffitto ligneo di San Giovanni in Laterano e quello intagliato e dorato dell’Oratorio del Gonfalone, v. V. BALZAROTTI, Alcuni soffitti lignei in vaticano tra Pio IV e Gregorio XIII in “Opus incertum”, 3. 2017, pp. 124- 131), è noto per i suoi numerosi lavori condotti tra 1595 e 1601 nei cantieri clementini, come la realizzazione di tre soffitti lignei al piano nobile dei Palazzi Vaticani e di quello della Sala Costantina del Palazzo Lateranense; fu inoltre fornitore di legname per il soffitto del Palazzo Nuovo apostolico del Vaticano (CORBO cit. 1975, pp. 31, 54, 72, 75, 150, 169, 243). Il Nicolini inoltre ben conosceva Giovan Battista Montano, essendo stato «deputato alla costruzione» della nuova chiesa di San Giuseppe dei Falegnami progettata dal Montano e costruita tra il settembre 1597 e il 1613 circa (il Montano è anche autore dei disegni per gli stucchi ornamentali della cappella maggiore realizzati da mastro Michele Fontana, G. MILONE, Origine e primi sviluppi dell’Arciconfraternita di San Giuseppe dei Falegnami in Roma in Saint Joseph à l’époque de la Renaissance (1450- 1600), actes du deuxiéme symposium international (Tolède, 19- 26 settembre 1976), Montréal 1976, pp. 691- 749). 106 AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 113. 107 Pagamenti del 3 ottobre (questo disposto da Asdrubale in nome del cardinale Girolamo), 18 novembre e 22 dicembre 1600 (data quest’ultima entro la quale il lavoro venne terminato) e 13 febbraio 1601 per un totale di 77 scudi (AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento nn. 107- 110- 112- 116). 108 AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 115, 3 febbraio 1601. 109 Il pagamento è annotato anche in un altro registro al 26 maggio 1600: «E a di 26 detto scudi cento peso vecchio pagati a m. Cristoforo Roncalli delle pomarancie disse per la tavola fatta per la capella del palazzo___100- 110» in AAM, Dare- avere 1596- 1601, c. 19 r. 104

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Due giorni dopo aver saldato «li giovani» per gli affreschi dipinti nell’anticappella, il cardinale pagava al Pomarancio una «tavola» definita «fatta», finita, per la realizzazione della quale i due dovevano essersi accordati in precedenza, almeno fin dal momento della commissione a Francesco Nicolini della fattura della decorazione lignea dell’altare. La tavola di Roncalli infatti era come inserita all’interno di questo ornamento, come specificato da un mandato di pagamento per la sua indoratura: «116. Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a mro Andrea Aretino Indoratore scudi trentacinque di moneta per resto et intiero pagamento dell’Indoratura fatta da lui nell’ornamento del quadro della nostra cappella nel Palazzo novo, et saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 13 di febraro 1601. Vro, Il Card. Matthej»110. Appare chiaro a questo punto quanto finora ho accennato riguardo la somiglianza dei comportamenti di Girolamo e di Asdrubale Mattei come committenti di Pomarancio. Il cardinale Girolamo, che desiderava servirsi di Roncalli, dovette accordare al pittore, molto impegnato in quel periodo, la possibilità di affidare la decorazione a fresco della volta dei suoi due camerini ai suoi collaboratori a patto che il maestro dipingesse personalmente la pala d’altare. Parimenti fece Asdrubale per il suo palazzo, versando un acconto al Roncalli per l’intero lavoro di decorazione a fresco il 19 settembre 1600, come dimostrato da una nota segnata in un libretto di spese del palazzo «a Santa Catherina»: «Ms Cristoforo delle pomarance adi 19 7.ro 1600 deve dare scudi venticinque argento per tanti mandati in una borza di damasco a quarti per il sig.r Perintho Luti per arra, et a bonconto delle pitture, che deve fare nella mia capella della casa nova dico deve dare_ scudi 25»111. Il 12 ottobre seguente, Giuseppe Agellio subentrava nella commissione e riceveva 8 scudi «a bon conto delle pitture della capella»112 per dipingere nelle lunette le Storie di Maria113 e nella volta l’Eterno Padre con Angeli (oggi tutti in cattivo stato di conservazione), secondo i desideri del committente. Cristoforo Roncalli dipinse la pala d’altare su ardesia con L’Assunta e i santi Francesco e Matteo114, ancora oggi conservata nella cappella del Palazzo di Giove, che gli fu

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AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 116. AAM, Mazzo 503, Asdrubale Mattei: Fabrica del palazzo 1598 al 1604, c. 125. 112 AAM, Mazzo 503, Asdrubale Mattei: Fabrica del palazzo 1598 al 1604, c. 123. 113 Come per l’impresa di San Silvestro in Capite, per la «prospettiva» della volta intervenne nell’opera uno specialista, nel caso di Palazzo Mattei di Giove Tarquinio Ligustri ( «[…] nel Tondo della volta disopra un Dio Padre col cielo ornato d’Angeli, la prospettiva, ch’io la facci fare a ms. Tarquinio Ligustri a mie spese […]» in PANOFSKYSOERGEL cit., doc. X p. 172). 114 Olio su lavagna, 335 x 200 cm; il supporto utilizzato è lo stesso che il pittore aveva impiegato per la pala con la Morte di Saffira, per l’altare dei SS. Pietro e Andrea della Cappella Clementina in San Pietro (oggi la pala si trova conservata nella basilica di S. Maria degli Angeli ed è stata sostituita in San Pietro da una riproduzione a mosaico di Pietro Adami, realizzata nel 1726), iniziata quasi contemporaneamente alla pala Mattei di Giove e consegnata entro il 4 giugno 1604. 111

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pagata 200 scudi (a fronte dei 110 - di cui probabilmente 10 di mancia- pagati dal fratello cardinale ma la differenza di spesa è imputabile al diverso supporto utilizzato). Il confronto fra le committenze dei due fratelli si fa più stringente se si considera che «mezzano» per gli accordi tra Asdrubale Mattei e il Pomarancio fu Perinto Luti, gentiluomo del cardinale Girolamo, il quale, come appare nei mandati di pagamento di Asdrubale, dovette vincere le remore dell’artista ad impegnarsi in un’altra commissione: «[19 settembre 1600] Ms. Cristoforo delle pomaranci …. M’ha fatto piacere di pigliar a dipingere il quadro di mezzo della mia capella della casa, che fabrico incontro a S.ta Catherina, et ancho di far dipingere il restante della capella… e perché ha preso quest’opera solo per farme piacere, e così lo riconosco, e v’è stato mezzano il S.r perintho Luti gentilhomo del S.r Car.le mio Sig.r fratello, ne s’è trattato di prezzo alcuno, solo che mi contento pagarlo quello che dirà il detto S.r Perintho… se bene verbo mi sonno lassato intendere di pagar il quadro di mezzo solo cento scudi»115. Dall’inedito libretto di spese intestato ad Asdrubale Mattei è possibile estrarre tutti i mandati di pagamento per la pala in questione, dei quali il Luti fu sempre l’intermediario: «Ms Cristoforo delle pomarance adi 19 7.ro 1600 deve dare scudi venticinque argento per tanti mandati in una borza di damasco a quarti per il sig.r Perintho Luti per arra, et a bonconto delle pitture, che deve fare nella mia capella della casa nova dico deve dare_ scudi 25; Ms Cristoforo delle Pomaranci adi 28 Xbre 1601 deve dare scudi centoventicinque argento per tanti hauti dal bancho del Ceuli con mio ordine portatoli dal Sig.r Perintho Luti per resto, et saldo se se ne contentarà_ scudi 125; Ms Cristoforo delle Pomaranci adi 4 gen.ro 1602 deve dare altri scudi cinquanta per tati agiunti al mandato directo al Ceuli non essendosi contentato de scudi 150, e con fatigha così ancho_ scudi 50»116. Della pala dipinta da Roncalli per la cappella di Palazzo Mattei Caetani si trovano tracce in alcune fonti successive alla commissione dell’opera da parte di Girolamo Mattei, a partire dall’inventario ereditario di Giovanni Battista Mattei (1569- 1624) stilato nel 1624. Giovanni Battista ereditò dal padre Ciriaco tutti i beni in quanto figlio primogenito, compreso il palazzo a Santa Lucia (nel quale abitava anche il fratello, monsignor Alessandro) e la collezione di opere in esso conservata. L’inventario del 1624 fornisce non solo una descrizione della pala d’altare ma anche delle altre opere che decoravano la cappella: 115

PANOFSKY- SOERGEL cit., doc. n. IX p. 172. Nel libretto inedito di Asdrubale, il committente specifica: « […] non s’è trattato di prezzo alcuno, ma conforme sarrò servito, così mi governarò» (AAM, Mazzo 503, Asdrubale Mattei: Fabrica del palazzo 1598 al 1604, c. 124). 116 AAM, Mazzo 503, Asdrubale Mattei: Fabrica del palazzo 1598 al 1604, c. 124.

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«Nella Cappella in faccia. Un quadro di S. Girolamo di mano del Pomarancio con due teste una di qua, e l’altra di là una di San Matteo, e l’altra di S. Francesco dell’istessa mano con il suo ornamento indorato. Una gloria con le sue Cornici indorate. Due reliquiarij con doi … [omissis]. Un Crocifisso d’argento con la sua Croce, e piedi dell’istesso con tre armi nel piede d’altezza di tre palmi con doi candelieri d’argento d’altezza doi palmi di peso in tutto conpresa detta Croce di libre 11, e once otto. Una pace d’argento con un Crocifisso una Maddalena e S. Giovanni. Un calice con la patena tutto d’argento. Un parato bianco con l’arme Matthei trinato con francie d’oro, e seta bianca […]. Pianeta stola e manipolo dell’istesso damasco. Camiscio di sensile con reticello, e merletto a piedi, e amitto di cortina,e cordone di filo bianco. La Copertina del Calice di taffeta bianco fiori d’oro, e seta merletti a torno d’oro con il suo corporale, […] Un quadro di S. Carlo e S. Filippo sopra la porta con sua cornice negra […]»117. Secondo quanto emerge da un pagamento registrato tra i conti del cardinale Mattei, la cappella era stata decorata con alcuni quadri almeno dal marzo 1601, quando si acquistarono «canne 4 palmi 6 di taffetta doppio di firenze rosso preso da loro per le cortine di quadri della nostra cappella»118. Allora i lavori nella cappella erano ormai terminati: le «ferrata» per la cappella era stata pagata a Giovan Pietro ferraro nel giugno 1600119; le cornici delle finestre erano state scolpite e i vetri messi in opera nel gennaio 1601120 con le loro impannate121 e le cornici delle porte infine sistemate dallo scalpellino Francesco de Rossi122. Trattandosi di una quantità non esigua di tessuto acquistato, il numero di quadri esposti all’interno della cappella intorno al 1601 doveva essere sicuramente maggiore rispetto al 1624, quando l’inventario registra solamente il doppio ritratto di San Carlo Borromeo e San Filippo Neri e i dipinti inseriti nell’ornamento ligneo dell’altare. I quadri che decoravano la cappella sono probabilmente alcuni di quelli elencati nell’Inventario ereditario del cardinale Girolamo Mattei del 1603, in particolare quelli per i quali si specifica la presenza del taffetà: 117

SCHRÖTER, cit. 1995, doc. 5: Inventario dei beni del Marchese Giovanni Battista Mattei, 13 luglio 1624, pp. 8487. 118 «Ill. s.r Tiberio Cevoli. Piacerà a VS di pagare alli m.ri Rosolini et Pace (?) scudi venti & 90 di moneta che sono per prezzo di canne 4 palmi 6 di taffetta doppio di firenze rosso preso da loro per le cortine di quadri della nostra cappella che saranno ben pagati. Dio la contenti li 20 marzo 1601» in AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601, c. 64 v; la stessa notizia si trova anche in una «Nota de tutti li denari che il s.r Andrea ferrari ha riscossi dal Bancho del s.r Tiberio Ceoli con mandato dell’Ill.mo s.r Card.le […] Da rosolini e Pace per il ceoli per il taffeta che copre li quadri della cappella___20.90» in AAM, Mazzo 504. 119 A Giovan Pietro ferraro, 16 scudi «per il prezzo della ferrata fatta per la Cappella del palazzo novo, et per otto spranghe di ferro da tener li conci della finestra di detta cappella» (AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 94). 120 Ad Antonio vetraro vengono versati 18 scudi «per intero pagamento delle invetriate fatte per le finestre della cappella del nostro palazzo, et nell’altro stanzino attaccato a detta Cappella, et per tutti i lavori fatti da lui per servitio di casa nostra» (AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 114). 121 Il maestro di casa Accorutio Accoruti viene risarcito «per altrettanti che lui ha pagato al falegname per prezzo dell’impannata della cappella del palazzo novo» (AAM, Mazzo 504, Mandato di pagamento n. 111). 122 AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento nn. 121 e 133.

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«Quadro uno con un christo à la colonna con le cornici intorno, et il Taffità. Quadro uno con la Madonna e figlio in braccio con le cornici e Taffità. Quadro uno di la Madonna e figlio in braccio con le cornici e Taffità. Quadro uno dila Madalina con cornici e taffità. […] Quadro uno grande di Papa Sisto con li bandinelli di taffità, et cornici»123. I quadri lasciati in eredità dal cardinale Mattei vennero negli anni a seguire spostati in stanze diverse del palazzo, ad esempio nell’inventario del 1616 il «Cristo battuto alla colonna» ed il «quadro della Madalena» si trovano nella «Sala di Monsignore»124, e nei secoli a seguire variamente alienati. Abbiamo una sola notizia certa della vendita di due quadri provenienti dalla collezione del cardinale Mattei: la Natività di Bassano («Quadro uno della Natività di N.S. con cornici dorati»125) venne venduta da Giuseppe Mattei a Guglielmo Hamilton Nisbet il 1 febbraio 1802 e trasferita in Scozia insieme alla Cena di Lazzaro ed Epulone126. Tornando alle vicende dell’ornamento ligneo della cappella Mattei Caetani, colpisce il fatto che esso non venga citato nell’inventario ereditario di Giovan Battista del 1616 127 mentre nella successiva Descrizione del Palazzo, redatta in occasione della sua locazione nel 1642, si legge: «Il quadro dell’altare, dove è dipinto un S. Geronimo di mano, come osserva il March. Matthei di Mutiano, figura fatta ignuda grande, del naturale… con dui altri quadri dalle parti… S. Francesco e S. Mattheo dell’istessa mano»128. La stessa notizia si trova nell’inventario ereditario del cardinale Negroni, del 7 giugno 1713, dal quale è possibile trarre anche qualche informazione in più sull’aspetto dell’ornamento ligneo: «Un Altare stabile, cioè con suo fusto, e Predella, e suo scalino sopra scolorito di Pietra l’Urna, et ornamenti simili di legno con intagli, e lisci tutto dorato dentro del quale è un Quadro rappresentante un S. Girolamo nel deserto figura intiera in ginocchio avanti il Crocifisso con Paese per … due Quadretti collaterali di tre palmi in circa per altezza in mezze figure, uno rappresenta un 123

Purtroppo posso fare affidamento esclusivamente sulla trascrizione del documento, limitata alla sola parte dei «Quadri», fornita da Francesca Cappelletti e Laura Testa (Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. I, p. 160) e più tardi dalla Schröter che vi aggiunge la trascrizione di alcun opere tralasciate dalle due studiose («Quadro uno di ebano con un Crocifisso di argento una Madonna, un S. Girolamo, un S. Francesco, l’arme di SS. Ill.ma di argento indorato con la bandinella di Damasco rosasecca guarnito di trine d’oro. Quadri tre con tre paesi. Quadretto uno di velluto nero con un Crocifisso in mezo con diverse figure da le bande con un fregio rosso lavorato intorno d’oro et d’argento. Quadro uno con il Beato Jacobo da la Marca con le cornici di noce, bandinelle di taffetà verde con merletti d’oro intorno, et cordoncioni da seta verde» in SCHRÖTER cit., doc. I, nn. 15- 20, p. 81) essendo il documento oggi irreperibile tra le carte dell’Archivio Antici Mattei, come anche l’Inventario del palazzo del 1603 cui le due studiose fanno riferimento nel loro studio del 1994 (Il Trattenimento di Virtuosi cit., nota 3, p. 76). 124 SCHRÖTER cit., doc. 2, nn. 52 e 53, p. 82; essi sono ancora nella stessa stanza nel 1624 (SCHRÖTER cit. 1995, doc. n. IV, nn. 34 e 35, p. 85). 125 Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. I, n. 4 p. 160. 126 PANOFSKY- SÖRGEL, cit., doc. XLIX, p. 188. Nel 1921, in occasione dell’asta della collezione Hamilton presso Dowells, la Natività venne donata alla National Gallery di Edimburgo (mentre l’altra tela passò in eredità alla famiglia Ogilvy), cfr. Laura Testa in Caravaggio e la collezione Mattei cit., pp. 29- 38. 127 Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. V: Inventario della Guardarobba di Giovan Battista Mattei 1616, pp. 173- 175. 128 V. Appendice documentaria, doc. XIII.

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S. Francesco , e l’altro S. Matteo collocati li tre sudetti nelli loro adornamenti e siti dell’Altare e li sudetti tre Quadri vengono dal Muziati»129. La decorazione d’altare rimase nella cappella del palazzo oltre il periodo di locazione ai fratelli Ginnetti, non fu infatti assimilata alle altre opere e agli arredi che furono invece trasferite nel palazzo di Santa Caterina entro il 1631130 (prima dell’affitto di esso ad Orazio Magalotti) e venne venduta insieme al Palazzo a S. Lucia. Le tre descrizioni sono concordi nel tramandare la notizia per cui almeno dal 1624 sull’altare della cappella si trovavano un grande altare ligneo indorato e tre quadri rappresentanti i santi protettori della famiglia, in relazione con i soggetti degli affreschi sulle volte della cappella e dell’anticappella. Esse altresì forniscono due attribuzioni diverse per tali opere, assegnandole tutte al Roncalli o tutte al Muziano. Si consideri che la notizia più antica a nostra disposizione dopo il mandato di pagamento di Girolamo Mattei a Cristoforo Roncalli proviene dall’inventario di Giovanni Battista Mattei, che risale a circa 20 anni dopo: nell’inventario ereditario del cardinale infatti la decorazione d’altare non è citata né mi è stato possibile consultare un inventario del palazzo stilato nel 1603, citato negli studi del 1994131, che è oggi irreperibile tra i documenti Antici Mattei. Considerato dunque che esiste una lacuna di notizie per gli anni 1601- 1624, durante i quali la decorazione mobile della cappella può aver subito modifiche di cui non siamo a conoscenza, si possono avanzare diverse ipotesi: la pala commissionata dal cardinale Mattei al Roncalli può essere rimasta nella cappella, insieme all’ornamento ligneo, almeno fino al 1624 poi alienata e sostituita con un San Girolamo del Muziano già in possesso della famiglia (nei vari inventari appaiono numerose versioni del soggetto, attribuite al Muziano); le due «teste» di santi possono essere state commissionate al Roncalli in un’altra occasione, per la quale però non ho trovato un riscontro documentario, e inserite nell’ornamento insieme alla pala centrale entro il 1624 (come testimonia l’inventario di quell’anno) mentre le fonti successive commettono un errore nell’attribuzione delle opere; i San Francesco e San Matteo laterali, di Girolamo Muziano (come da notizia del 1642), già in possesso della famiglia (o acquistati sul mercato) possono essere stati inseriti all’interno dell’ornamento ligneo in sostituzione dei due precedenti dipinti da Roncalli, che sono stati poi ceduti. Le sfortunate vicende della collezione Mattei non permettono in molti casi di seguire le sorti delle opere che vennero, spesso anche illecitamente, alienate nel corso dei secoli come dimostra 129

ASC, Archivio Urbano, sez. 20, protocollo 30, nn. 176, 134. Lo spostamento è confermato dall’Inventario della Guardarobba di Asdrubale del 1631 in cui appaiono anche le opere ereditate dalla collezione di Giovanni Battista Mattei (Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. VIII, pp. 188- 196). 131 Il Trattenimento di Virtuosi cit., nota 3, p. 76. 130

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l’assottigliarsi degli inventari dei beni fino all’Ottocento, parallelamente alla parabola discendente delle fortune della famiglia Mattei di Giove132. Non mi è stato possibile fino ad ora individuare con certezza all’interno del corpus di opere di Cristoforo Roncalli e di Girolamo Muziano nessuno dei quadri fino ad ora citati, avendo il Muziano realizzato numerose versioni di tali soggetti e il Roncalli molto poche, ma voglio portare all’attenzione due disegni, attribuiti a Cristoforo Roncalli ma finora non riferiti a nessuna sua opera, conservati presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze (10094 F e 10150 F). Essi rappresentano lo stesso soggetto, reso nella stessa posa e ambientazione: un san Girolamo a figura intera, seduto in una grotta, nell’atto di osservare intensamente un crocifisso appoggiato nell’incavo del gomito destro e toccarsi pensosamente la lunga barba con la mano destra. Il disegno numero 10094 F (fig. 29) può essere considerato evidentemente come una versione precedente rispetto all’altro, in cui la figura appare quasi del tutto precisamente delineata fin nelle rughe “a zampe di gallina” intorno all’occhio sinistro del santo. La descrizione del giugno 1713 del soggetto raffigurato nella pala centrale dell’altare della cappella palatina Mattei fa riferimento ad un San Girolamo «in ginocchio» che non è dunque identificabile nei disegni che ho appena illustrato tuttavia i due fogli, soprattutto la versione più finita del 10150 F (fig. 30), ben si accostano stilisticamente ai disegni, già individuati per i santi Francesco e Matteo della pala nella cappella di Asdrubale, in Palazzo Mattei di Giove133 (fig. 31). Della decorazione dell’altare è possibile seguire la storia fino al 1776 poiché essa, come già accennato, condivise sempre le sorti del Palazzo a S. Lucia passando di proprietario in proprietario fino a che non se ne perdono le tracce con la cessione del palazzo ai Caetani. La pala d’altare divenne oggetto di una contesa tra gli eredi Negroni e Girolamo II Mattei. Il Duca, come già esposto, cercò per anni di dimostrare il danno subito, ai tempi della giovinezza del padre, con la vendita del suo palazzo per un valore di molto inferiore a quello reale e a questo fine nel 1733 commissionò una perizia dell’immobile all’architetto Pietro Passalacqua134. Tra i documenti prodotti in questa occasione vi sono anche tre testimonianze giurate, fornite da Giuseppe Burrelli (probabilmente il parroco di S. Lucia de Ginnasi), Innocenzo Benzoni (ex procuratore di casa Mattei) e un Giuseppe Cavarella che riguardano la sottrazione da parte del cardinale Negroni del quadro della cappella del palazzo a S. Lucia. Secondo i testimoni infatti

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Laura Testa ha rintracciato molte opere della collezione di Ciriaco Mattei, in Caravaggio e la collezione Mattei cit., pp. 29- 38. 133 Disegni dei toscani a Roma (1580- 1620), catalogo a cura di Miles Chappel e William Chandler Kirwin, traduzione a cura di Simonetta Prosperi Valenti, Olschki, Firenze 1979, cat. n. 16, p. 39. 134 Vedi Capitolo III, paragrafo 3.6.4.

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«d.o Sig. Card. Negroni non haveva voluto permettere che si levasse dalla Cappella in d.o palazzo esistente un quadro d’Insigne autore, non compreso nella vendita, ma l’haveva voluto ritenere se ben li fosse più stato richiesto»135. Il complesso decorativo costituito dall’ornamento ligneo, dalla pala centrale e dai due quadretti laterali è ben descritto nell’inventario Negroni del 1713: «Un altare stabile, cioè con suo fusto e Pradella e suo scalino sopra scolorito di Pietra l’Urna (?), et ornamenti similmente di legno con intagli e lisci tutto dorato dentro del quale vi è un Quadro rappresentante un S. Girolamo nel deserto figura intiera in ginocchio avanti il Crocifisso con Paese con due quadretti collaterali di tre palmi in circa per altezza in mezze figure uno rappresenta un S. Francesco e l’altro S. Matteo collocati di tre suddetti nelli loro adornamenti e siti dell’altare e li sudetti tre Quadri vengono dal Muziati»136. Nelle testimonianze successive, rilasciate 20 anni dopo, però si fa riferimento ad «un quadro» solo e non è chiaro il motivo per cui gli altri tre non vengano citati: forse il Mattei aveva interesse a riappropriarsi esclusivamente dell’opera «d’insigne autore» non considerando parimente prezioso il resto. L’ornamento, completo di tutte le sue parti, era ancora al suo posto come dimostra l’inventario ereditario dei beni del cardinale Fabrizio Serbelloni (che era diventato proprietario del palazzo il 2 giugno 1753, per 38500 scudi137) stilato il 24 gennaio 1776: «[Nell’altra camera mano dritta per uso della Cappella] Un tramezzo, che forma altare di legno intagliato, e dorato con due colonne simili scannellate, ed un quadro nel mezzo rapp.te (?), ed altri due quadri rapp.ti due santi con sue cornici dorate, e sei candelieri e croce compagna di legno dorato, sua … di legno, e Pietra sacra , Paliotto simile venato color di Pietra, e Predella di castagno, il quale non si apprezza per essere stato considerato, e compero nella compra del Palazzo» 138. Le tracce dell’ornamento d’altare si perdono con la vendita del palazzo nel novembre 1776 al Duca Francesco Caetani: esso venne ceduto 135

AAM, Mazzo 509, Testimonianza di Giuseppe Burrelli; «seguita la sud. vendita sentij dire da molta persona informata, che il d.o sig. Card. Negroni non aveva voluto permettere, che si levasse dalla Cappella che era in d.o Palazzo un quadro d’Insigne autore, non compreso nella vendita, ma l’aveva voluto ritenere anche gli fosse più stato richiesto» in IBIDEM, Testimonianza di Giuseppe Cavarella. 136 ASC, Archivio Urbano, sez. 20, prot. 30, Inventario dei beni del cardinal Negroni, c. 176. 137 In occasione della cessione del palazzo dai Durazzo al cardinale Serbelloni, l’architetto Mauro Fontana venne incaricato della stesura di un resoconto sul palazzo, ma nello scritto purtroppo non si sofferma nella descrizione delle stanze: «Dal detto piano terreno, mediante lo scalone principale, si salle al primo piano nobbile, composto di n.o sedici camere di diversa grandezza, parte di esse coperte con volta di muro, e parte con soffitti dorati, e dipinti; rimanendo in esso n.o di cammere, compresa la cappella; oltre le loggie scoperte, e scale segrete di diversa specie a commodo del medem.o; avendo anch’esso app.to doppio ingresso a maggior sodisfazione, e commodo di chi lo deve abbitare.» in ASR, Paoletti cit., cc. 649 v- 650 r. 138 ASC, Archivio Urbano, sez. 14 prot. 91, Testamento del cardinale Fabrizio Serbelloni e inventario dei beni, cc. 884r- 887v e 892r- 894v; cc. 914 r e v e 973 r (inventario delle gemme); cc. 921r- 961v (inventario dei beni mobili, la cappella è a c. 929 v). La segnatura dei documenti è citata da Carla Benocci in Palazzo Caetani cit, p. 66.

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«con tutti, e singoli suoi membri, pertinenze, adjacenze, usi, annessi e connessi, commodità, ragioni, acqua di Campidoglio e Vergine di Trevi, e tutt’altro da Celo, e terra»139 ma nell’atto non appare nessuna specifica descrizione del palazzo né si accenna all’esistenza dell’ornamento d’altare. È probabile che esso sia stato ritenuto da Gian Galeazzo Serbelloni, erede dello zio cardinale e dal 1774 anche del padre Gabrio, i cui interessi economici erano concentrati sui feudi familiari nel milanese, ma ad una prima analisi dell’inventario dei fondi archivistici Serbelloni140 non appare nessun riferimento specifico al palazzo di Roma o ai suoi arredi. Gran parte della collezione Serbelloni, conservata nel palazzo milanese di Corso Venezia, è andata perduta nei bombardamenti della città del 15 agosto 1943. 5.2 La committenza per via di testamento: San Biagio dell’Anello ed il collegio Mattei Nell’ultimo testamento rogato qualche giorno prima della morte, il 27 novembre 1603, il cardinale Mattei lasciava ai fratelli Ciriaco e Asdrubale l’onere dell’assolvimento di due importanti legati. Il primo riguardava il versamento di una donazione di mille scudi a favore del Collegio dei Chierici Regolari di San Biagio dell’Anello per l’edificazione dell’altare maggiore e del coro della loro chiesa: «Item reliquit pro una tantum Collegio Rs.mos Chiericos Regularum S.i Blasij de Anulo Urbis scuta mille moneta solvend. per suos heredes intra tres menses à die obitus ipsius D. Testator cum onere illa erogandi in fabrica cappella altaris maioris, et chori eiusdem Ecclesia»141. La notizia, del tutto inedita, va ad arricchire il piuttosto scarso insieme di conoscenze riguardo la non più esistente chiesa di San Biagio dell’Anello (o de Oliva o Crucifixi). La chiesa, edificata entro il 1186, sorgeva nei pressi dell’Arco dei Catinari e finì distrutta per fare spazio al nuovo convento dei padri Teatini di Sant’Andrea della Valle, chiesa che era stata costruita pochi anni prima sulla «piazza di Siena» (dal 1591, affacciata sulla Via Papalis cioè l’odierna Corso Vittorio Emanuele II): tutti i beni dell’antica San Biagio- i privilegi papali, il titolo cardinalizio e la reliquia della vertebra di San Biagio, posta in uno scrigno di fattura seicentesca a forma di anello- vennero ereditati nel 1617 da San Carlo ai Catinari142. Alcune brevi notizie sulla chiesetta sono fornite dalla Visita Apostolica del 1564, unico documento riferito direttamente alla chiesa, che elenca cinque altari: il maggiore dedicato alla Vergine Maria, il 139

AAM, Mazzo 509, «Copia semplice dell’istromento di vendita del Palazzo a S. Lucia alle Botteghe oscure fatta dalli Sig.ri Serbelloni eredi del Card. fabrizio Serbelloni per scudi 39.500 al sig.r D. Francesco Gaetani Duca di Sermoneta, e con diversi patti, capitoli e condizioni, come meglio appare dal d.o istromento stipolato li 16 novembre 1776 per gli atti dell’Ugolini Not. A.C, in solidum coll’Olivieri Not. Cap.no» 140 ASMi, Fondo Serbelloni, II serie; ASCMi, Archivio Sola Busca, carte Serbelloni (gli inventari sono disponibili online: https://www.archiviodistatomilano.beniculturali.it/getFile.php?id=818). 141 V. Appendice documentaria, doc. VI. 142 S. PAGANO, La chiesa di S. Biagio “de Anulo” (già de Oliva) e il suo archivio in “Archivio della Società Romana di Storia Patria”, 107. 1984, pp. 5- 50.

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secondo a San Biagio, il terzo a San Giacomo, il quarto a San Nicola ed il quinto risultava ancora in fase di completamento («debet ornari ab ipso rectore vel patrono») 143. Nel 1574 l’originaria costruzione, in pessime condizioni, venne ceduta alle cure dei padri Barnabiti, allora alla ricerca di un luogo adatto all’insediamento del loro giovane ordine a Roma, e la concessione venne decretata da papa Gregorio XIII con bolla del 1 marzo 1575144: dal luglio seguente essi iniziarono a restaurarla, con la riedificazione dei fatiscenti altari dedicati a San Giacomo, San Nicola e di un altro non precisato. Dalle relazioni dei padri romani ai Superiori, individuate da P. Sergio Pagano nell’archivio storico dell’Ordine di Milano, si può desumere la nuova dedicazione degli altari realizzata anche grazie all’intervento di alcuni privati145. Conosciamo più precisamente la loro distribuzione grazie ad una pianta di primo Seicento, che raffigura una chiesa dalla struttura semplice, a corpo unico diviso in tre navate, con un altare maggiore ai cui lati si trovano altri due altari, mentre i restanti fiancheggiano la porta d’entrata. Di pertinenza dell’edificio erano anche una sacrestia ed un campanile con due campane. L’Archivio storico dei padri Barnabiti di Roma custodisce molti documenti che riguardano la storia dell’Ordine e delle sue chiese a Roma (San Biagio dell’Anello, San Paolo in piazza Colonna e San Carlo ai Catinari). Tra essi si trovano alcune relazioni di Visite fatte dal Preposto Generale della Congregazione al collegio annesso alla chiesa dai quali è possibile desumere qualche notizia sullo stato di San Biagio dal 1580 al 1597 circa. Ne emerge un generale stato critico ed un continuo 143

PAGANO cit., p. 19. Il testo della bolla si trova trascritto e pubblicato per la prima volta in L. CAGNI, L’antica chiesa di S. Biagio all’Anello di Roma e i Barnabiti in “Barnabiti studi”, 2. 1985 (1986), pp. 183- 195. 145 Sergio Pagano desume la dedicazione e il patronato delle cappelle da un testo redatto tra 1736 e 1742 dal barnabita Pietro Francesco Valle (Libro de’ stabili del Collegio de SS. Biagio e Carlo di Roma): l’altare maggiore era dedicato a San Biagio e San Paolo decollato e decorato con una pala di Michele Alberti raffigurante San Biagio; il secondo dedicato alla Madonna, era stato restaurato su commissione di Marcello Macerati ed era decorato con una pala di Scipione Pulzone; il terzo dedicato a San Biagio restaurato a spese del celebre sarto e collezionista Antonio Valentini; il quarto dedicato alla Vergine e a S. Giuseppe; il quinto retto col titolo di S. Maria Maddalena dalla vedova del senese Curzio Sergardi (PAGANO cit., p. 21). Lothar Sickel ha rintracciato il testamento del Valentini redatto poco prima della sua morte, nel dicembre 1601, e chiarito che il sarto nominò suoi principali eredi i padri di San Biagio dell’Anello, disponendo anche un lascito in opere d’arte che avrebbero dovuto decorare la sua cappella- e quelle contigue- nella chiesa (egli indica nel documento la chiesa di San Biagio «vel ecclesia Sancti Pauli platee Columne costruenda» poiché già a quel tempo probabilmente i padri avevano individuato la nuova sede dell’ordine ma la chiesa di San Biagio era ancora in uso, come conferma anche il legato Mattei), individuata in quella dedicata al Santissimo Sacramento ovvero l’altare maggiore. Lo studioso inoltre ha individuato tra le opere donate il Cristo alla colonna del Cavalier d’Arpino, oggi nella Sacrestia di S. Carlo ai Catinari, e avanza una ipotesi di identificazione della pala del Pulzone con la Madonna della Divina Provvidenza ancora in San Carlo (L. SICKEL, Scipione Pulzone nel lascito del sarto Antonio Valentini. Considerazioni sulla Madonna della Divina Provvidenza e sul perduto ritratto di padre Evangelista Marcellino in Scipione Pulzone e il suo tempo, a cura di Alessandro Zuccari, De Luca editori d’arte, Roma 2015, pp. 171- 179). Il favore accordato da Antonio Valentini alla congregazione dei barnabiti proviene probabilmente da quello dimostrato loro da parte della famiglia Mattei, alla quale il sarto era molto legato come dimostrano i suoi lasciti testamentari in favore di Asdrubale Mattei (al quale lasciò un San Sebastiano dipinto da Caravaggio), del cardinale Girolamo e di Costanza Gonzaga (v. L. SICKEL, Der Schneider und die Maler. Giuseppe Cesari, Pulzone und Caravaggio im Vermächtnis des Antonio Valentini in “Marburger Jahrbuch für Kunstwissenschaft”, 41. 2014, pp. 5381). Tra i conti del cardinale Mattei il sarto viene nominato varie volte nel 1593, 1594 e 1598 per acquisiti di tessuti preziosi e saldo di lavori fatti prima di partire per Ferrara («per canne sei di velluto verde con oro», «per tela d’argento e dorata» in AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1588- 1594, cc. 21 v- 15 giugno e 3 luglio 1593, c. 27 r- 26 febbraio 1594; AAM, Mazzo 515, Dare- avere 1596- 1601, c. 9 v- 17 aprile 1598). 144

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lavoro di modifica delle strutture interne, degli altari e del pavimento che accoglieva le sepolture dei chierici, e di rinnovamento di tutti i materiali deperibili utilizzati ad esempio per custodire le reliquie (tessuti, drappi). La Visita di Paolo Maleta, procuratore della Congregazione, avvenuta il 25 febbraio 1580 costituisce un termine post quem per la costruzione dei due altari che fiancheggiavano quello maggiore dedicato all’Assunzione della Madonna146, del quale a maggio si rendeva necessaria un’ulteriore modifica147 ma i lavori procedevano a rilento: tale intervento non era ancora stato portato a termine nel 1583148. Le cappelle laterali invece erano state terminate e sugli altari erano state poste le rispettive «Icone»149 ma nella seguente visita del 25 ottobre 1585 si ordinava di modificarle nuovamente «conforme alle regole del libro della fabrica»150. Nel 1590 lo stato della chiesa doveva essere oramai più che accettabile dato che nella relazione della visita effettuata da Carlo Bascapè, allora Superiore Generale dell’Ordine, non si trovano che poche indicazioni riguardo le modalità di inumazione dei defunti e la corretta conservazione delle reliquie, tema particolarmente caro al milanese; veniva inoltre stabilito l’uso di tendaggi e tappeti e ordinato l’arricchimento della decorazione della cappella maggiore con «quadri di devozione»151.

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«Che con l’aiuto offerto per limosina della Chiesa si facci squadrare la Capella grande, et si faccino due capelle, una alla destra col titolo della Beatissima Vergine, l’altra alla sinistra col titolo di S. Paolo nostro Protettore, secondo il disegno dell’Architetto» in ASBR, Mazzo II, S. Biagio dell’Anello, doc. n. 1, Visita del Collegio di s. Biagio all’anello di Roma (25 febbraio 1580), c. 1 v. 147 «L’Altare dell’Assuntione della Madonna è troppo basso, però sarà bene potendosi alciarlo alla misura di quello di S. Biaggio, et gl’altri piccioli similmente» in ASBR, Mazzo II, S. Biagio dell’Anello, doc. n. 2, Ordini di alcune visite passate (Visita del p. Don Agostino Torniello, 16 maggio 1580), c. 1 v; in un’altra relazione non datata, si aggiunge: «Si metti il Crocifisso grande alla proportione della Chiesa, sopra in canielli (?) dell’altare maggiore quando si potrà. Si facciano due fenestrelle dalle parti dell’altare maggiore, una per le reliquie della parte destra, et l’altra per gli ogli santi; et tutte due che si possino chiavare. […]Quando si farà la mutatione degli altari, per ogni modo se ne facci dedicare uno a s. paolo decollato. […]» (IBIDEM). 148 «L’altare dell’Assunzione della Madonna è troppo basso, però sarà bene potendosi alciarlo alla misura di quello di s. Biagio, et gli altri piccioli similmente.» in ASBR, Mazzo II, S. Biagio dell’Anello, doc. n. 3, Relazione inviata al p. Agostino Torniello (29 ottobre 1583), c. 3 v. 149 «Si provedi ancora di coperte alle Icone delle due capelle nuove, acciò non si guastino.» (IBIDEM). 150 «Li Altari delle capelle, che sono dall’una, et l’altra parte dell’Altare maggiore si accomodino ambedue di una misura, tanto nella longhezza, quanto nell’altezza conforme alle regole del libro della fabrica, l’istesso si faccia delli Altari, che sono nelle capelle da basso, cioe quanto all’altezza siano conformi alli altri; et sebene quanto alla longhezza non potranno esser conformi, siano almeno de quattro cubiti, come è ordinato in dette regole, et tutto questo accioche li palij se possino conservar piu longo tempo, et accomodare meglio alli altari mettendoli sopra i tellari.» in ASBR, Mazzo II, S. Biagio dell’Anello, doc. n. 4. Agostino Tornielli è l’autore degli Annales sacri ab orbe condito ad ipsum Christi passione reparatum, un trattato dedicato ai modelli architettonici ebraici così come descritti nella Bibbia, basato in parte su ricerche che il padre aveva ereditato da Carlo Bascapè. Egli era anche in stretto contatto con Lorenzo Binago, architetto dell’ordine e autore del progetto della chiesa di S. Alessandro a Milano: probabilmente il «libro della fabrica» cui si fa riferimento nella sopracitata relazione della Visita è la Formula del offitio del Prefetto delle fabriche apresso delli Chierici Regolari della Congregazione di San Paolo del Binago (F. REPHISTI, Formula del offitio del Prefetto delle fabriche apresso delli Chierici Regolari della Congregazione di San Paolo secondo Lorenzo Binago in “Arte Lombarda”, 96/ 97. 1991, pp. 137- 140; A. ROVETTA, Gli Annales di Agostino Tornielli e il dibattito sui modelli architettonici biblici tra Cinque e Seicento in La pianta centrale nella Controriforma e la chiesa di S. Alessandro in Milano (1602), a cura di Francesco Rephisti e Giuseppe M. Cagni, atti del convegno Milano, 6- 7 giugno 2002, Chierici, Roma 2003, pp. 79- 89). 151 «Per sepelire in chiesa, non si rompa il mattonato. A tutte le sepolture si pongano due pietre alla forma, per reprimere l’odore: et cio in termine d’un mese al piu. […] Il luogo delle sante reliquie si accomodi bene, si fodri di

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Nel 1593 si trova un riferimento alla scomodità del coro della chiesa: «Il choro ben spesso è poco frequentato, però si desidera in quelli che non hanno legitimo impedimento maggior prontezza in andarvi et starvi più divotamente […]»152. Si apprende inoltre, dalla relazione del 27 marzo 1597, che nella cappella dell’altare maggiore erano anche delle decorazioni raffiguranti «Angioli, che stanno sopra l’altare», allora «fuor di modo guasti» per i quali si ordinava un restauro o un completo rifacimento153. Le relazioni si susseguono fino al 24 dicembre 1614 ma quelle seguenti il 1597 fanno riferimento quasi esclusivamente alle irregolarità osservate riguardo il comportamento dei frati e all’imposizione di nuove regole. La chiesa di San Biagio dunque fu oggetto di continui interventi da parte dei padri barnabiti dal momento del loro insediamento fino al 1597 circa ed è possibile che il cardinale Girolamo Mattei abbia finanziato uno di essi, limitatamente all’altare maggiore e al coro il cui stato, si ricordi, non soddisfaceva il Visitatore del 1593. I fratelli Ciriaco ed Asdrubale Mattei, incaricati di eseguire le disposizioni testamentarie del cardinale loro fratello, versarono ai barnabiti i mille scudi del lascito nel marzo 1604154 e data l’espressa condizione imposta dal testamento, che vincolava l’uso del tafetà rosso, et si tenghi netto; et le sante reliquie stiano piu ordinatamente. […] Agli usci del choro, che vanno in capella grande, si levino gli usci di tavole, in luogo de quali si mettano panni verdi, o d’altra sorte, decenti. […]Si faccia provisione di qualche tapeti per porre sopra le sedie, che sono nella capella grande per uso de’ Prelati quando vengono: et nell’istessa capella vi si mettino qualche belli quadri di devotione» in ASBR, Mazzo II, S. Biagio dell’Anello, doc. 8, Ricordi e ordini della Visita del 28 aprile 1590. 152 ASBR, Mazzo II, S. Biagio dell’Anello, doc. 9, Visita di Agostino Torniello (17 novembre 1593). 153 «L’Angioli, che stanno sopra l’altare sono fuor di modo guasti, hanno bisogno di essere acconciati decentemente o mutati» in ASBR, Mazzo II, S. Biagio dell’Anello, doc. 11, Visita di Agostino Torniello (27 marzo 1597). Nella stessa occasione si faceva presente la necessità di ottenere gli attestati di autenticità delle reliquie che qualche tempo prima erano state consegnate alla chiesa dal cardinale Giustiniani, per ordine del papa (IBIDEM). 154 «E a di 6 marzo scudi 1000 di moneta pagati con mandato al Bancho del s.r Tiberio Ceoli a Giovanni paolo castiglione, in nome del quale sotto questo presente giorno si sono depositati al sacro monte della Pietà per … pagare al Collegio de R.di Chierici Regolari della Chiesa di san Biagio dell’Anello di Roma ad esecuzione del legato lassatoli dalla fel: me: dell’Ill.mo s.r Card.le ad effetto che di essi ne debbano far fare la capella dell’altare magiore et choro dell’istessa chiesa con espressa prohibitione che non si possano spendere ne convertire in altro uso, et detto monte della pietà li dovrà pagare a d.o collegio con scienza delli ss.ri Ciriaco et Asdrubale sicome appare per la poliza di detto deposito» (AAM, Mazzo 229, Libro dell’heredità dell’Ill.mo card. Matthei, c. 2 r); tra i documenti Mattei si trova anche la ricevuta del versamento: «Noi Provisori … Havemo ricevuto in deposito dalli Ill.mi ss.ri Ciriaco et Asdrubale Matthei heredi dell’Ill.mo et R.mo s.r Card.le Matthei loro fratello di fel: me: scudi Mille di moneta de giulijx per suto (?) per le mani di M. Gio. Paolo castiglione, li medesimi che M. Gio paolo ha riscossi con mandato di detti ss.ri Heredi dal Banco del s. Tiberio Ceoli, li quali scudi mille teniamo in deposito per pagarli al Collegio de Rev.di Clerici Regulari della Chiesa de s. Biasio dell’Anello di Roma in esecuzione dellegato lassatoli da esso Ill.mo s. Card.le di detti scudi Mille ad effetto che di essi se ne debba far fare la fabrica della capella dell’altare maggiore et choro dell’istessa chiesa, con espressa prohibitione che non si possino spendere ne convertire in altro uso, si come dissero constare di detto legato per il testamento fatto per li atti di M. Ottavio Cellio notaio di Mons. Auditore della Camera sotto li 27 di Novembre prossimo passato et in fede … con scienza di detti ss.ri Heredi. Ill.re sig.r Tiberio Ceoli, Piacerà a V.S. di pagare a M. Giovanni paolo Castiglione scudi mille di moneta de giulij x …, li quali hanno da servire per depositare … nel monte della pietà per pagarli alli R. del collegio de Clerici Regolari di s. Biagio dell’anello di Roma per sodisfare il legato lassatoli dalla fel: mem: dell’Ill.mo s. Card.le Mattei … … per fabricare la capella dell’altare magiore et choro di essa chiesa, ce ne darete debito al conto dell’Heredità di detto Car.le che con sua ricevuta si farano buoni Di casa li 5 di Marzo 1604» (AAM, Mazzo 230, Giornale dell’heredità del cardinale Matthei). Negli atti notarili dell’Archivio di Stato invece è conservato il verbale della riunione dei padri di San Biagio avvenuta il 23 aprile 1604, durante la quale essi registrarono la cedola di versamento della donazione: «Gio: Paolo Castiglioni […] ha rescosso dal banco del s.r Tiberio Ceoli per pagarli al Ven. Collegio de Chierici regolari della chiesa di S. Biagio dell’anello di Roma con scientia di detti Ill.mi SS. Heredi al quale R. Collegio disse da essi SS. Heredi fargli pagare in esecutione del legato lasciatoli da

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danaro alla «fabrica» della cappella dell’altare maggiore e del coro, è molto probabile che tali lavori vennero realmente eseguiti anche se a riguardo non è rimasta nessun’altra traccia documentaria155. Dal forte legame del cardinale Mattei con la famiglia dei barnabiti, consolidatosi attraverso l’amicizia con il cardinale Alessandro Sauli e con i contatti con il vescovo Carlo Bascapè, deriva il secondo impegno imposto ai fratelli Ciriaco e Asdrubale, vale a dire l’istituzione ed il mantenimento di un collegio per nobili o poveri studenti, romani o provenienti dalle abbazie di cui il cardinale Mattei era stato commendatario (Nonantola e Lamoli), che fosse curato dal Preposito del collegio di San Biagio dell’Anello. A tal fine, il Mattei desiderava che i fratelli acquistassero una casa utilizzando cinquemila scudi della sua eredità entro sei mesi dalla sua morte, e fondassero un collegio intitolato a San Girolamo. Il Preposito avrebbe avuto la facoltà di governare il collegio, finanche riformando e correggendo gli statuti, e di scegliere insieme agli eredi Mattei un «magistrum sive Rectorem sive sacerdotem» che avesse cura degli scolari. Il cardinale infatti poneva la cura perpetua del collegio sotto la responsabilità dei suoi eredi, «filiorum, nepotum, pronepotum et alia descendentium unus post alium». Gli insegnamenti impartiti si sarebbero basati sullo studio delle Sacre Scritture e sul diritto canonico, e i giovani studenti avrebbero potuto godere del mantenimento offerto dall’istituzione fino al venticinquesimo anno d’età: il danaro per finanziare gli studi sarebbe stato raccolto dai frutti di numerosi luoghi di monte lasciati in eredità dal cardinale Mattei al Collegio156. Gli scolari avrebbero dovuto seguire le lezioni anche presso il esso Ill.mo Cardinale di detti scudi 1000 ad effetto che di essi medesimi far fare la fabrica della cappella dell’altare maggiore et choro dell’Istessa chiesa […]» (ASR, Notai Trib. A.C., uff. 8, Ottavio Cellio, vol. 1776, cc. 277- 278). 155 Gli unici documenti riferiti direttamente al cardinale Girolamo Mattei che ho potuto reperire nell’Archivio storico dei Barnabiti di Roma sono due ricevute, da lui sottoscritte, che riguardano la riscossione di una pensione annuale di mille scudi imposta sulla mensa vescovile di Pavia: «Noi Hieronimo Card.le Matthei habbiamo ricevuto da Mons. Vesc.o di Pavia scudi cinquecento d’oro in oro per intiero pagamento del termine di s. Giovanni Battista prossimo passato della pensione di scudi Mille annui simili reservata a mio favore sopra i frutti della mensa episcopale di Pavia de quali se ne dato cro (?) da Mag.ri (?) Mazzinghi al mag.ro (?) Ubertini in c.ro nostro sotto questo di 20 luglio 1592 et in fede habiamo sotto scritto la presente di nostra propria mano questo di et anno sopradetto in Roma. Il Card.le Matthej; Noi Hieronimo Cardinal Matthei Habbiamo ricevuto da Mons. Vesc.o di Pavia scudi novecento novantasette d’oro in oro, quali sono per intiero pagamento delli termini di S. Giovanni Battista, e di Natale di Nostro Signore dell’anno 1591 prossimo passato d’una pensione de scudi mille annui reservata a mio favore sopra i frutti della Mensa Episcopale di Pavia, de quali se n’è dato credito dalli sig.ri Gioseffe et Vincenzo Giustiniani al Banco de mag.li Ubertini sotto il si ultimo di Gennaio prossimo passato et in fede n’habbiamo fatta far la presente sottoscrittala di nostra propria mano questo di primo di Febraio 1592 in Roma. Li tre scudi che si ritengono sono per … soliti, retenersi per essersi pagati. Il Card.le Matthej» (ASBR, Sala Ovale 1. Arm. 4.1/16-6, Fascicolo, Ricevute di pagamenti firmate dai cardinali Girolamo Mattei e Guglielmo Alano). 156 V. Appendice documentaria, doc. VI. Il regolamento dell’istituto si trova in un libretto conservato nell’Archivio Antici Mattei («Constitutiones collegii scti Hieronymi ab Ill.mo et R.mo DD Hieronimo Matthaeio fel. Re. SRE Tituli S. Pancr. Presb. Card. instituti»), articolato in 16 punti e firmato dai fratelli Mattei, dal cardinale Girolamo Papmhili Vicario di Roma e dal Preposto di San Biagio dell’Anello Don Benigno Caimus. Tale libretto raccoglie altresì i decreti in seguito emanati dagli altri protettori del Collegio, quali Girolamo Mattei figlio di Asdrubale e suo figlio Alessandro (AAM, Mazzo 499, Libretto dei regolamenti del Collegio Mattei). Altre notizie sul collegio si trovano in R. VENUTI, Accurata e Succinta Descrizione Topografica, e Istorica di Roma moderna, presso Carlo Barbiellini, Roma 1766, vol. 1, p. 82 ed in G. MORONI, Dizionario di erudizione storico- ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Tipografica emiliana 1845, vol. XIV, pp. 10- 11. Sul Collegio, scrive Caffarelli: «[il cardinale Girolamo Mattei] lascio

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Collegio Romano157 ed addottorarsi a pena di dover restituire al Collegio Mattei il danaro speso per il loro mantenimento158. Il legame delle due istituzioni era molto stretto e la figura del fondatore era celebrata anche presso il Collegio Romano come testimonia la relazione di una festa tenutasi il 2 agosto 1640 per il centenario della fondazione della Compagnia di Gesù: si racconta che nel cortile del Collegio era stata allestita una mostra di quadri (si nominano due «storie» della regina Candace e del santo diacono Filippo e quella di Tobia e l’angelo e numerosi altri «emblemi ingegnosi») tra i quali numerosi ritratti, compresi quello di Mario Altieri, autore «di gran pregio nella moral Teologia», e di Girolamo Mattei159. Il termine di sei mesi stabilito nel testamento di Girolamo Mattei non fu sufficiente ai fratelli Ciriaco e Asdrubale per trovare una sede adatta per l’erigendo collegio, tanto che dovettero ricorrere al permesso di papa Paolo V, attraverso gli uffici del cugino Girolamo Pamphili (che dal 9 giugno 1604 era stato eletto cardinale proprio con il titolo di S. Biagio dell’Anello) per avere una

per memoria un colleggio de scolari detto Il colleggio Mattei ad emulatione de quello de capranica et si ben oggi è di poco numero li a lasciato tal moltiplico che si sara bene trattato in progresso de tempo sara piu numeroso che quel di Capranica» (CAFFARELLI cit., c. 186 r). 157 AAM, Mazzo 499, «17 novembre 1649, ordini del Duca Mattei per il buon governo e la disciplina del suo collegio. […] n. 8. Li Scolari mentre stanno in Collegio Romano, non si fermino nel Cortile, né vadino passeggiando per le loggie né fra loro, né con altri, massime in tempo di Lettione, repetitione o dispute; ma se ne stia ciascheduno nella sua scuola, e nel luogo assegnatoli dal Padre Prefetto del Cortile […]»; AAM, Mazzo 499, «Ordini dati al Col.o de Mattei dall’Ill.mo Sig.r Marchese Girolamo Mattei Gov.re e Pr.one del detto Col.o con occasione della visita fatta nel mese di Maggio 1642. […] Nel giorno della vacanza non si lasci mai l’Accademia, che si fa in Collegio, et li scolari non lascino mai d’intervenire a quella che si fa in Collegio Romano la mattina dopo le scuole. […] Non si permetta in modo alcuno alli scolari il lasciare le lettioni del Col.o Rom.o tanto della mattina quanto della sera per attendere in casa a qualsivoglia altro studio et la lettione dell’instituta non si legga in altro tempo ch’in quello delle vacanze g.nli (?) e del dopo desinare nel Collegio Romano, cioè nelli mesi di Luglio, Agosto et Ottobre cominciando dal giorno nel quale nel detto Coll.o si lascia di leggere il dopo pranzo; et si procuri che la detta lettione si facci in tempo che non impedisca la Meteora per li Filosofi»; AAM, Mazzo 499, «Ordini dati al Colleggio de Mattei dall’Ecc.mo S.r Duca Alessandro Mattei Governatore, e Pr.one del d.o Colleggio con occasione della Visita fatta nel mese di 8 Agosto 1696. […] 3°. In quelle giornate, che ò per dispute, ò per altro sogliono i Colleggiali andare al Colleggio Romano più a bon hora del solito procuri il S.r Rettore che non per questo resti diminuito lo Studio che si fa in casa, contentandosi noi, che in simili casi straordinari, e che rare volte succedono si alteri nella sud.a Tabella l’hora di studio con anticiparla quanto pare al med.o S.r Rettore, purchè vi sia il tempo da poterlo fare, non intendendo, che si diminuisca la ricreatione. […] 6°. Nella stagione che non si va al Colleggio Romano il doppo pranzo potrà il S.r Rettore permettere qualche volta à Colleggiali l’andare in luoghi dishabitati à giocare à giochi leciti et honesti, et il luogo resti approvato dal medemo S.r Rettore, il quale dovrà anche insistere, che non ne segua inconveniente alcuno.». 158 Gli alunni firmavano delle polizze a tale proposito, ad esempio: «Io Rafaelo Ansaloni da Nonantola Alumno del Collegio di S.to Girolamo fondato dalla buona memoria dell’Ill.mo et Rev.mo Cardinale Mattei, prometto, et obligo me stesso, et tutti li miei beni presenti, et futuri in forma Camere Apostolice, che io fra tre, o cinque anni, cominciando dal giorno, che io entrai in detto Collegio che fu adi primo Decembre 1610 non defenderò conclusione publicamente o in detto Collegio Romano, overo nel detto Collegio di S. Girolamo nella facultà che averò studiato conforme alle constitutioni del detto Collegio, pagare tutte le spese, che in detto Collegio havrò fatte in alimentarmi, , et in altro, et in fede ho fatto la presente scritura sotto scorta di mia propria mano questo di 14 Decembre 1610. Io Rafaelo Ansalon afermo quanto di sopra. Io Fabritio Flatio … fui presente a quanto di sopra. Io Carlo Zaccaria fui presente quanto di sopra a di sudetto» (AAM, Mazzo 499, Collegio Mattei. Polize n.o quattro d’obbligo di diversi Alunni di d.o Collegio di pagare tutte le spese fatteli per gl’alimenti, se non sosterranno Conclusioni publiche nel tempo statuito dalle Costitutioni del sudetto collegio in data 1608, 1609, 1610). 159 Relazione scritta ad un Amico delle feste celebrate nel collegio romano della Compagnia di Giesù per l’anno centesimo dopo la fondazione di essa. In Roma Nella Stamparia di Lodovico Grignani, 1640, p. 19.

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proroga di qualche mese160. Finalmente il 20 novembre 1604 i Mattei acquistarono dai fratelli Desideri una «domus magnam posita Rome in Regione Trevij in via recta tendente ad parrochialem ecclesiam s.ti Nicolai de Arcionibus iuxta confines inferius exprimendos, quas cum sit sub salubri cielo, et stantiar. Copiosa, atrioq. Seu cortili, atq. Hortulo, puteo, cantinis aliisq. Commoditatibus predita […]»161 ed il collegio venne fondato con una bolla papale del novembre 1605162. Tra le carte dell’archivio Antici Mattei si trovano alcuni inventari dei beni mobili del Collegio, stilati tra 1606 e 1610, che permettono di avere un’idea dell’aspetto del collegio, o almeno degli ambienti in cui era articolato, dato che l’edificio che lo ospitava venne demolito nel 1863 per alcuni interventi urbanistici nel Rione Trevi163. Oltre alle stanze dei collegiali e ai «luoghi comuni» come il cortile e il refettorio, nel collegio si trovava anche una piccola biblioteca (comprendente sia libri per lo studio- come la Bibbia, il Martirologio Romano, le Meditazioni di San Bonaventura- sia i registri e i documenti del collegio), un’ampia guardaroba (in cui venivano conservati mobili, lenzuola, tovaglie…), una dispensa e la cucina, una cantina ed infine una fornitissima cappella. Essa era arredata con un altare di legno con Crocifisso d’ottone e candelieri, «un vaso di maiolica da attacare per l’acqua santa», varie stoviglie liturgiche, tovaglie ed un «quadro della Madonna con S. geronimo con la cornice che serve per l’Altare, e capella» che veniva all’occorrenza coperto con una «tela turchina»164. Il quadro d’altare viene nominato nei seguenti inventari redatti nel gennaio e

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«Beatissimo Padre. Ciriaco, e Asdrubale Matthei, supplicarono li mesi addietro la S.tà V.ra, che dovendo essi, come Heredi del già s.r Card.le Matthei lor fr.llo di fe: me: comprare una casa tra termine di sei mesi, per farvi un Collegio di scolari, secondo l’ordine, et mente di esso Car.le né offerendosi all’hora comoda occasione di fare la detta compra, si volesse degnare di prorogarli detto termine, et piacque alla B.ne V.ra fargliene gratia, con farline prorogatione ad altri mesi sei; Hora si espone, che se bene detti Ciriaco, et Asdrubale hanno nel tempo di questa prorogatione comprata Casa al proposito per l’erettione di d.o Coll.o, sopra che già n’è stato stipulato Instrum.to, niente di meno è necessario anco di stabilire alcuni ordini, et Constitutioni per il buon governo el Coll.o sod.o, et insieme fa’ bisogno di farne sopra ciò supplica, et altre simili ispeditioni, li quali non si possono terminare così di subito. Però di novo humilissim.te ricorrono alla S.tà vostra supplicandola di qualche altra simile prorogatione, acciò che il tutto si possa effettuare conforme alla buona mente del sig.r Card.le, Il che oltre che risulterà ad utile augumento, et beneficio del Collegio sopradetto, perché già è stata investita tutta la Dote di esso lasciatali dal d.o Car.le, in tanti luoghi di Monte, et Censi, li quali fruttano per detto Collegio Tutto ciò anco si riceverà per molta gratia dalla Santità vostra. Quam Deus &. (verso) Alla Santità di N. Sig.re. Al s.r Card.le panfilio, che N.ro Sig.re si contenta per dui altri mesi. Per Ciriaco et Asdrubale Matthei» in AAM, Mazzo 499, Collegio Mattei. Due suppliche fatte da SS.ri Ciriaco e Asdrubale Mattei per haver la proroga per comprare una casa sufficiente per l’erezione del Collegio Mattei sotto l’invocazione di San Girolamo, e per potervi mantenere li scolari, e alunni, e come in dette suppliche fatte a Papa Paolo V (nello stesso mazzo è conservata un’altra supplica di simile contenuto). 161 AAM, Mazzo 499, Emptionis Domus per Ill.mos SS. Ciriacum et Asdrubalem de Matthei pro Collegio S.ti Hieronymi S. Matthaei. Octavius Caputgallus, c. 1 v. 162 AAM, mazzo 499, Collegio Mattei. Bolla dell’erezione del Collegio di San Girolamo de Mattei, di Paolo Papa V per i SS.ri Ciriaco e Asdrubale Mattei Padroni, Amministratori e Governatori di detto Collegio, con il decreto sopra di ciò fatto, con la supplica, constituzioni, et altre scritture concernenti la d.a erezione spedita in data de novembre 1605 come in detta Bolla. 163 E. PORTAL, L’Arcadia, Remo Sandron Editore, Palermo 1922, p. 45. 164 AAM, Mazzo 499, Inventario delli Mobili del Collegio di San Geronimo dell’Ill.mi ss.ri Marchesi Ciriaco, Asdrubale Matthei, febbraio 1606.

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maggio 1607 e nel novembre 1610165 ma non ne viene mai specificato l’autore. Negli inventari Mattei noti prima della fondazione del collegio, quindi quello del cardinale Girolamo Mattei (noto solamente nelle trascrizioni di Francesca Cappelletti e Laura Testa, e di Elizabeth Schröter166) e di Asdrubale Mattei del 1604, non ho potuto individuare nessun’opera che risponda a tale descrizione: è probabile dunque che essa venne acquistata o commissionata espressamente per la cappella del collegio. Tale cappella rimase in uso sicuramente fino al 1662, come attesta un documento di «Visita» della stessa da parte del preposto di San Carlo ai Catinari, e in essa sicuramente doveva essere stata mantenuta la pala167. Forse la pala, dopo la soppressione del Collegio Mattei avvenuta nel 1777168, tornò nelle mani della famiglia come suggerisce una voce inventariale contenuta nella lista ereditaria del Duca Girolamo (1753) e posta sotto una importante specifica: il «Quadro d’Imperad.e p. alto rappresent.te La Madonna col Bambino, e S. Girolamo, e altre figure con sua cornice rabescata, e dorata all’antica copia del correggi scudi trenta» si trovava nell’appartamento al pianterreno del Palazzo Mattei di Giove dove abitava durante l’estate il canonico Francesco Mattei, e qui venivano conservati insieme ai suoi beni quelli della Duchessa sua madre e «diversi quadri del Collegio Mattei»169. Purtroppo di quest’opera si perdono le tracce dopo il 1802170 ma la notizia fornisce anche un’altra importante informazione riguardo il Collegio: che esso doveva essere stato decorato anche con altri dipinti nel corso degli anni ma dai documenti noti fino ad ora non è possibile stabilire con certezza quali opere si trovassero al suo interno né in che modo fossero distribuite. L’archivio Antici Mattei conserva numerosissimi documenti che riguardano il Collegio ma si tratta per la maggior parte di libretti contabili e di registri con i nomi degli allievi, la cui consultazione ho deciso di rimandare ad un’altra occasione, ritenendo tali documenti poco utili agli scopi della mia presente ricerca171. Seguendo invece alcuni spunti offerti dalla storia dell’Accademia dell’Arcadia a Roma ho potuto raccogliere alcune notizie sull’edificio che ospitava il Collegio Mattei. 165

IBIDEM. Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. I, p. 160 e SCHRÖTER cit. 1995, doc. I, p. 81. 167 «Decreti della Visita Apostolica fatti per il Colleggio di S. Gierolamo de Matthei 1. In ordine al stato, e governo di d.o Colleggio, come anche circa il ricevimento, ed esequtione de pesi, e carichi ingionti dal s.e Card.le di fel. Mem Gierolamo de Matthei al Preposito pro tempore della Casa di S. Biaggio de Anulo, hora di S. Carlo de Catinarij s’osservi la voluntà del medesimo s.r Card.le fondatore, e la Bolla di Papa Paolo V di fel. Mem., confirmatoria di d.ta fondazione, la quale incomincia. Altitudo divine Providentie. […] 7. La Capella nella quale si deve dir Messa essendo in forma di stanza, e dormendovi sopra i scolari si ridurrà a melior forma, & uso ecclesiastico, come anche sarà visitata dall’Ordinario, non constando, che sin hora sia stata altra volta visitata.» in AAM, Mazzo 499, Decreti della Visita Apostolica sopra il Collegio Mattei in data li 30 Marzo 1662. 168 SCHRÖTER, cit. 1995, nota 24 p. 77. 169 Il Trattenimento di virtuosi cit., doc. XIII, p. 222. 170 IDEM, doc. XVII, pp. 253: «Copia del Correggio Altro rapp.te S. D.ma con la Madd.a e S. Girolamo». 171 Per sincerarmi della composizione dei «mazzi» intitolati ai documenti del collegio, ho provveduto ad esaminare a titolo di campione, oltre al Mazzo 499, i Mazzi 15 (Collegio di San Girolamo Giornale A 1606 al 1611. Giornale 166

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L’Accademia, fondata a Roma nel 1690172, aveva varie sedi in città quali il Bosco Parrasio sul Gianicolo (teatro degli Arcadi, inaugurato nel 1726), il Serbatoio (ovvero il luogo in cui si conservavano gli archivi dell’Accademia e spesso avvenivano le riunioni degli Arcadi) e la casa del Custode. Tali luoghi, ad eccezione del Bosco, non furono sempre gli stessi ma cambiarono nel corso della storia dell’istituzione: il Serbatoio ad esempio era spesso in casa del Custode o alla Cancelleria o alla Sapienza; fu anche in casa del cardinale Pietro Ottoboni, o nella casa stessa del custode173. Il 12 gennaio 1776 il custode Giuseppe Brogi (1766- 1772) prese in affitto dai Mattei alcune sale del collegio dove pose la sede del Serbatoio e dal 1770 diede avvio alla serie dei ritratti degli Arcadi174. Tra le carte dell’archivio dell’Arcadia, che sono attualmente in via di inventariazione, ho potuto individuare alcuni inediti documenti che contribuiscono ad ampliare le conoscenze sulle sorti del collegio Mattei a partire dalla fine del Settecento. Un atto di locazione datato 22 dicembre 1790 stipulato tra il Duca Giuseppe Mattei e l’Abate Luigi Godard, custode dell’Arcadia dal 1790 alla morte nel 1824, conferma che l’Accademia occupava l’edificio un tempo del collegio Mattei fin dal governo di Gioacchino Pizzi, cioè dal 1772175; dallo stesso documento apprendiamo che l’antica cappella del collegio era situata al pianterreno dello stabile e che negli anni era stata arricchita con una «balaustra di marmo»176. Il Collegio venne poi sottoposto ad alcuni lavori di manutenzione tra 1760 e 1775177 e infine passò, in un periodo imprecisato, di proprietà alla famiglia Ojetti. Girolamo Ojetti nel 1838 volle mantenere una parte dello stabile che probabilmente fu annesso al palazzo familiare che si trovava in via del Lavatore, che detenne fino alle demolizioni del 1863. All’Arcadia rimaneva l’utilizzo, per 70 scudi l’anno, della «sala del Serbatojo, l’Antisala, e l’ingresso che ad essa conduce» e di tre altre stanze la cui proprietà rimaneva dell’Ojetti ma di cui l’Accademia poteva servirsi in occasione delle d’entrata e uscita del collegio Mattei) e 21 (Collegio Mattei, Entrate e uscite 1716- 1729). Si consideri inoltre che i Mattei fondarono anche un collegio a Giove e nell’archivio familiare non è molto chiara la divisione tra i documenti pertinenti ad ognuna delle istituzioni. 172 Ringrazio il prof. Pietro Petteruti Pellegrino che mi ha permesso di accedere all’Archivio dell’Arcadia, e la dott.ssa Sarah Malfatti, incaricata dell’inventariazione e del riordinamento dei fondi archivistici, che mi ha guidata nella consultazione. 173 PORTAL cit., p. 44. 174 B. CIRULLI, F. PECCI, Per la storia della quadreria dell’Arcadia. Due inventari e altri documenti in “Atti e memorie dell’Arcadia”, 6. 2017, p. 153. 175 «I contraenti furono il Duca D. Giuseppe Mattei Locatore, e l’Abate Don Luigi Godardi conduttore Custode Generale di Arcadia con med. patti e condizioni come lo godeva l’antico custode Abate Gioachino Pizzi» in AAR, Memoria di locazione 22 dicembre 1790. 176 «Prese in consegna il riferito Godardi in alcuni vani di porte di bussole che vi erano ingessate e filettate a oro, invece dei fusti di porte che prima vi stavano, ed una balaustra di marmo nella camera pianterrena servita già per cappella forse nell’antico collegio Mattei quivi esistente» (IBIDEM). 177 AAR, Ristretto generale del dare, ed Havere dell’Ill.mo Sig. Conte Francesco Maria Cardelli Ispettore generale d’Arcadia per li Denari dal medesimo ricevuti e per le spese, e Pagamenti fatti, e specialmente per il Parrasio, Casa e Lavatore annessi, dall’anno 1760 a tutto settembre 1775. Si tratta di piccoli lavori di muratura e falegnameria e di manutenzione delle condutture dell’acqua.

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proprie riunioni178. Nel 1850 papa Pio IX rese disponibile per l’Arcadia una casa nella zona di via di Ripetta, dove si sarebbe dovuto spostare il Serbatoio, ma come riferitomi dalla dott.ssa Sarah Malfatti, non è chiaro se essa venne o meno utilizzata a tale scopo.

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AAR, Roma, 1838: Memoria la quale prova che da tempo immemorabile l’Arcadia riteneva in affitto un locale al Lavatore del Papa di pertinenza del Sg. Ojetti (v. Appendice documentaria, doc. XXXVII).

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15. Soffitto ligneo del salone nobile, 1598- 1599, Palazzo Mattei Caetani, Roma

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16. Particolare della decorazione centrale del soffitto ligneo, Palazzo Mattei Caetani, Roma

17. Paul Bril e collaboratori, Fregio del salone nobile, 1599, Palazzo Mattei Caetani, Roma (foto Fondazione Camillo Caetani)

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18- 19. Paul Bril e collaboratori, Particolari del fregio superiore del salone nobile con paesaggi e Virtù, 1599, Palazzo Mattei Caetani, Roma (foto Fondazione Camillo Caetani)

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20- 21. Paul Bril e collaboratori, Particolari del fregio inferiore del salone nobile con puttini alati e ghirlande a motivi vegetali, 1599, Palazzo Mattei Caetani, Roma (foto Fondazione Camillo Caetani)

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22- 23. Paul Bril e collaboratori, Particolari del fregio inferiore del salone nobile con puttini che suonano strumenti musicali e danzano, 1599, Palazzo Mattei Caetani, Roma (foto Fondazione Camillo Caetani)

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24. Paul Bril e collaboratori, Particolari del fregio inferiore del salone nobile con puttini che lottano per il cappello cardinalizio e la mitra, 1599, Palazzo Mattei Caetani, Roma

25. Paul Bril e collaboratori, Figura allegorica della Religione, 1599, Palazzo Mattei Caetani, Roma (foto Fondazione Camillo Caetani)

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26. Fregio e decorazione del camino nel salone nobile, Palazzo Mattei Caetani, Roma

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27. Giuseppe Agellio, Alessandro Presciati, Ambrogio Bonvicino, Volta della cappella, Palazzo Mattei Caetani, Roma

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28. Giuseppe Agellio, Ambrogio Bonvicino, Volta dell’anticappella, Palazzo Mattei Caetani, Roma

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29. Cristoforo Roncalli, San Girolamo in contemplazione del crocifisso, matita nera e gessetto su carta cerulea, 350 X 200 mm, n. inv. 10094 F, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, Firenze

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30. Cristoforo Roncalli, San Girolamo in contemplazione del crocifisso, matita rossa e nera, 415 x 270 mm, n. inv. 10150 F, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, Firenze

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31. Cristoforo Roncalli, Studio per il San Francesco della pala di Palazzo Antici Mattei, matita nera e rossa su carta bianca, 370 x 250 mm, inv. n. 10139 F, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, Firenze

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Appendice documentaria Capitolo I: la biografia del cardinale Girolamo Mattei Doc. I Giovanni Pietro Caffarelli, Repertorio di famiglie romane o residenti a Roma. Lettere G- N, 1609 Biblioteca Angelica, Ms. 1638 Mattei (cc. 183 r- 203 r) Questa famiglia oggi in Roma è la numerosa ricca Nobile divisa in più Rami in più abitationi et così per il passato è stata, come cercarò dirne qualche cosetta secondo me sovezza dirne si de i Rami che sono la oppinione che c’è dove abitano, che possono aver de entrata et con tutte quelle minutie che me sonvezzano con dirne de patri et anni de questi che vivono che parte et la maggiore Io ne ho conosciuti parte ne ho preso de persone che li hanno conosciuti che oggi sono settigeniarii et più et degni di fede senza interesse de parentado che poco abbado a questo. Giachè io si ben me son le famiglie che descrivo sareti et stretti dico quello che sento et che ne trovo senza nessun respetto essendone in principio del mio ragionamento di famiglie a cio protestato de dir la verità per quanto a me citar li autori come dicono et io dirne il mio parere con la oppinione de altri anchora già che non me regolo solo con la mia oppinione in cose però … et non da me chiare. In soma questa famiglia mattei e oggi divisa in molti Rami come li mattei de trastevere che quella ancora oggi è sparsa et in più rami divisa et questa del Rione de S.to Angelo che stanno abitati tutti in una Isola è ben vero che la oppinione come ne vogliono che fossero tutti uno Ramo et ceppo et che circa 200 anni sono se dividesse [c. 183 v] ro assieme alcun vogliono che non sia vera questa oppinione ma che siano contrarij che io so per errore come dirò a suo loco che son uscito qui della mia tela de raccogliere et dire li avi et patri et anni di quelli che so pero et poi a suo tempo recaparli, et si ben dirò io voglio lasciar de dire che circa 150 anni di questi mattei ne vennero ad abitare in Santo Angelo pure via attaccato alla chiesa nella piazzetta dove oggi se tiene la dunanza che quella era lor casa come chiaro testimonio ne fanno i finiti Istromenti et sepolture in quella chiesa et altrove qui ancora ce molte oppinione che oggi non … evacuarle ma come ho … de dire, dire cominciaro da questa famiglia che sta unita insieme in Isola, et poi dirò de quella de trastevere per che oggi e piu in stima e piu ricca si ben de trastevere e il p.o ramo et … tutti si ben oggi sono piu poveri come dirò già che li beni di fortuna non se ponno avere così come se desiderano_ chiaro sta secondo me et secondo molti altri degni de fede et inteligenti che questa famiglia mattei e la istessa de trastevere et della piazzetta de pescaria per che a quelli de trastevere la disgiuntione de rami fu fatta come di circa 200 anni sono quella de pescaria circa 190 anni come chiaro provaro in repulir questa famiglia che adesso bastarà dir la mia tela principiata di raccogliere le fatiche assieme et dir de … et fatti et non quello che … pero de famiglie cognita_ et_ [c. 184 r] et per cominciare a descriver de questi che stanno nel Rione de Santo Angelo tutti in una Isola case et palazzi degni da Nobili diro da quelli che me par et per ricchezza et per dignita avute et titoli

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esser i primi appresso me che si ben forse alcuno non lesse da qui ad anni tacciarme con dir che io ho cominciato da quel Ramo qual per parentato stretto e meco congiunto dirolli questa sua opinione esser fondata sul maligno et che la mia è vera come chiaro lo provo non pero dico che li altri non siano in stima et conto ma questi per ricchezze et per honori havuti l’han passati dico da per cominciando dal ramo di questi de oggi_ Ciriaco Mattei il vecchio la moglie del quale non so per ora non me sovene ebbe più figli et maschi et femine come maschi Alessandro, savo et Paulo et femine 4 cioè Attilia, Hortentia, Horatia et un'altra che non me soviene il nome per cominciar dalle femine alle quali non ce successione qui pero che tutte nelle lor famiglie ce ne hanno come o già ad alcune detto dico che_ Attilia fu moglie de massimi il vecchio come dissi in quella famiglia_ Hortentia fu moglie al gia Jacomo santa croce il vecchio per_ Horatia fu matre al card. panfilio che oggi qual cardinale e de eta de 65 anni oggi Il nome del marito non me soviene_ L’altra fu maritata ma non credo ce andessi a marito che morse sposa ne i nomi del sposo e de lei sapevo per ora dire che non me sovengono_ [c. 184 v] Diro de maschi adesso de i che cioe Alesandro et savo_ et non cominciaro dal Alesandro primo per che lascio successione ma dalli altri doi quali non ne ha lasciata_ dico che Savo di Ciriaco il Vecchio figlio ebbe per moglie flaminia Margani quale fu ammazzata et la fece ammazzare la cognata e il nipote che ne pagorno con degno castigo et fu ammazzata vicino alla madonna della consolatione de stillettate de mezzo de un contadino caso strano certogia che non essendoce materia di onore in una donna far simil atto altrove dirro piu chiaro questo Savo non ebbe figli morse et ereditorno li fratelli la sua casa era in quella Isola già descritta et e quella nella piazzetta detta de mattei attaccata tra Asdrubale et Mutio che oggi e posseduta da Ciriaco et Asdrubale_ Pauolo Mattei qual con me è stato benissimo conosciuto homo quando morse de 70 anni ricco de X m. ducati et piu de entrata qual ebbe per moglie la s.a Tutia Colonna con la quale solo un figlio chiamato Hipolito ce ebbe qual morse putto assai_ questo pauolo compro il castello de Antoni loco de 25 in 30 fochi ne confini d’abruzzo et il papa et questo e il p.o castello che casa Mattei abbia havuto qual pauolo alla sua morte lascio con tutta la sua robba alli nepoti figli di Alessandro come sotto quel ramo più avanti diro questo Pauolo era un vecchio di stima veneranda savio et come ho detto ricco che così stima in casali, case et lochi di monte il suo avere et questo castello da lui comprato [c. 185 r] La Abbitatione di questo pauolo era pur nella sudetta Isola che di Asdrubale vive oggi fu demolita fin a fondamenti et fattoce quel principio de fabrica cosi sontuosa come se vede incontro la porticella di s.ta caterina de funari questo e quanto ho potuto dire et de Savo et de pauolo. Resta dichi de Alesandro Mattej Il vecchio io non lo conosciuto ma la moglie che a me era zia carnale cognobbi benissimo dico che Alessandro ebbe per moglie Emilia Mazzatosta questa Emilia fu a mia matre sorella carnale ma de matre et non de patre essendo figlia a pauolo mazzatosta qual morese nel 1527 nel sacco di Roma combattendo questo pauolo prima ebbe per moglie Vituria de massimi a mia matre matre qual poi piglio Honofrio S.ta Croce il vecchio a mia matre patre per marito secondo et così sta il parentato Che io ho con questi mattei per questa Vituria qual ebbe doi mariti Il Primo pauolo mazzatosta il secondo Honofrio s.ta croce con il primo nacque questa emilia e con il secondo li altri che a quella famiglia dirò e mia matre_

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Da Alessandro et Emilia nacquero sei figli maschi cioè Ciriaco Hieronimo Asdrubale Tiberio Martio et Rutilio et tre femine putte che morsero tutte putte i cui nomi non me sovengono … et da qui se vede la fortuna di questi mattei morthe tutte le femmine_ cominciando a dir … alli maschi poi che femine non ce ne che dire cominciaro con Hieronimo come quello che a portato alla casa honori utili et dignita questo prima fu referendario abbreviatore, chierico de camera, Auditore della Camera [c. 185v] et finalmente da papa Sisto V fatto cardinale era cardinale literato di stima fra cardinali et de valore era ricco et lasciò molti denari a fratelli come le compre da loro fatte de Mompeo castello della abbadia de farfa cioè vicino a quello comprorno da questi sig. orsini di pitigliano con patto redimendi che poi se lo represero et ne restorno … … castel san pietro similmente poco discosto quale e castello de 30 fochi oggi posseduto da fratelli et nepoti questo lo compro lui cioè et i fratelli assieme da Gerolimo Ruiz credo fusse … per prima stato de casa orsina, compro ancho il castello di Giove nella teverina vicino a orte per 65mila scudi qual oggi e posseduto da fratelli et nepoti lo compro dal s.r Mario Farnese, compro ancho Rocca Sinibalda et Belmonte da Giuliano Cesarini per quasi altre tanto quanto Giove lochi de … … fochi … in circa Giove e … maggiore sta fra li 150 et li 200 fochi_ tutte queste compre sono state fatte da questa famiglia mattei che il cardinal ne fu la principal causa a mio … e ben vero che facerono vita assieme senza aver diviso fra loro niente che queste compre non solo de beni particolari del cardinale de chiesa ma de beni patrimoniali furno fatte et oggi possedute o voluto descrivere queste compre sotto questo cardinale perche lui fu la principal causa che se pigliasse finalmente questo cardinale morse l’ultimo anno di Clemente 8 fu sotterato al Araceli cappella fatta da lui de dove lui era [c. 186 r] protettore de quella religione de zoccolanti lascio per memoria un colleggio de scolari detto Il colleggio Mattei ad emulatione de quello de capranica et si ben oggi è di poco numero li a lasciato tal moltiplico che si sara bene trattato in progresso de tempo sara piu numeroso che quel di Capranica_ altro per ora non me soviene si ben so sicuro che ce di dir assai delle sue attioni tanto prudente ma per che o altrove ancho da dirne nella repulitura che con lo aiuto de dio farò de questa famiglia taccio come ancho tacerò del entrata che anno volendola mettere a Ciriaco et Asdrubale vivi oggi_ Rutilio et Martio da me non son stati conosciuti sono morti gioveni senza moglie et senza figli ne maschi ne femmine et così Tiberio morse senza moglie et figli ma da me è stato benissimo conosciuto. Resta dica de Ciriaco se ben il primo di età nato lo metto per penultimo questo che qui descrivo vive oggi homo de 63 anni robusto a per moglie claudia mattei qual resto erede con doi altre sorelle de molte migliara de scudi come diro altrove questo Ciriaco è ricco de 20 mila scudi de entrata consistendo in casali case castelli descritti gia questo con Asdrubale ancho non a diviso si ben ogni uno riconosce le sue entrate che fra tutti doi pon avere piu de 35mila de entrata o poco meno questi doi fratelli anno havuto da Pauolo papa V titolo de Marchese tutti doi sopra Giove et sopra Rocca Sinibalda non divisi fra loro ma per tornare alla genealogia de Ciriaco et claudia ne nacquero quattro figli maschi et doi femine li maschi il primo se chiamo Alessandro et per che morse putto remesse [c. 186 v]

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ad un altro nome pur alessandro l’altro Giovanni Battista et laltro Horatio et doi femine Giulia et Arminia_ il primo Alessandro come o detto morse putto Horatio similmente morse putto_ li altri doi viveno ma diro prima delle doi femine la prima fu Giulia qual io benissimo cognobbi questa fu maritata a don Giovanni de Torres al … de oggi fratello qual e morta l’altra chiamata Erminia che vive fu maritata a quel sfortunato e innocente Honofrio santa Croce a Giorgio figlio_ i doi maschi che me mancano a dire dirò_ de Alessandro Mattei questo è abbate de Nonantola de … de 6 mila scudi già del cardinale descritto renuntiatali homo de 35 anni e chierico de camera et a oltre il chiericato in sua testa (?) 20mila scudi piu de vacabili in offitij pretendendo de arrivar al cardinalato come li … intervenire che con tutto che … non ce sia una esquisitezza de dottrina cè bonta et denari vacabili che lo … far al suo desiderio arrivare _ mancha dichi de Gio: Battista qual e quello che a moglie et par che abbi da restarli la possibilità et entrata della casa del ramo de Ciriaco quando pero non se congiunghino asieme con li figli di Asdrubale come diro questo Gio: B.a pol aver 40 anni et piu ho … … sano a moglie et figlie pero la moglie se chiama Claudia Santa Croce a Giorgio figlia a me cugina con questa ce a fatto 5 figlie femine nessuno maschio certo mala fortuna in tanta ricchezza le femine furno et sono vive oggi tutte Emilia che e monacha in S.ta Cecilia chiamata Donna Benedetta et Barbara Cicilia, Anna et Dorotea vive tutte et putte assai_ [c. 187 r] In questa prima sbozzatura o detto quanto me sovenuto de questo Ciriaco vivo oggi non sapendo che piu me ne dire. Resta io dica di Alessandro il vecchio solo d’Asdrubale delli 6 fratelli da me qui sopra descritti_ Questo Asdrubale homo come ho detto ricco de 15 mila scudi et piu de ntrata homo de 50 anni et piu have havuto doi mogli et con tutte doi ce ha havuto figli et de casa principalissima tutte doi la prima fu Donna Dianora de casa Rossi di Lombardia di questi de parma famiglia anticha et principale in lombardia al conte san secondo sorella con la quale stette poco che li morse ce ebbe doi figli uno vivo chiamato pavolo d’eta de 20 anni incirca et uno che se li morse putto che credo morisse in parto e per il parto chiamato Gerolimo_ quella seconda moglie con la quale oggi vive il detto Asdrubale e chiamata donna Costanza Gonzaga de quei de Novellara con la quale ce a piu figli cioè doi maschi uno chiamato Alfonso et l’altro Gerolimo che volse renovare quel che li morse et per memoria del cardinale et quatro femine vive tutte cioe Dianora, Vittoria, Maria et una che non me soviene il nome, … (?) li è morto un maschio chiamato francesco et una femina chiamata emilia a questa moglie questo è quello posso dire del Ramo di Asdrubale diro solo che non avendo maschi Giovanni battista et non spetandose Alessandro e facil cosa che se dia una figlia di Giovanni Battista a un figlio de Asdrubale accio la robba non vada a male for del ramo della casa. Le abbitatione di questi fratelli cioè Ciriaco et Asdrubale son congionte et confinate nella Isola gia descritta palazzi tutti doi nobili_ [c. 187 v] … anche dire di quelli altri che in detta Isola stanno le loro abitatione ne posso per ora retornare in che grado de parentela siano credo bene che sian … parenti et tengo certo sian … uno ramo con quelli di trastevere ancho; et per cominciare dalli doi de questi che oggi vivono (?) … … diro che doi fratelli carnali trovone memoria cioe ludovico et Jacomo i vecchi, pero cominciano con Jacomo qual non lascia figli maschi ma femine Jacomo il vecchio ebbe tre mogli la prima fu di casa de

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massimi credo a Antonio sorella questo antonio in quella famiglia massimi Io già a sufficienza ho descritto con questa che il nome fin qui non ho retrovato ce fece una figliola quale se chiamo Antonina da me benissimo conosciuta fu moglie a Alfonso Soderini prima moglie pero et è morta adesso che sono molti anni forse 25 anni_ questo Ramo de Jacomo a la sua cappella alla consolatione. La seconda moglie de questo Jacomo fu una sorella di Rutilio Alberini, il nome suo era stravagante che non me ne arricordo va in Studonia o simile che per ora poco importa con questa ebbe doi figlie femine una chiamata Claudia Mattei che è oggi viva et maritata a Ciriaco mattei già qui de sopra descritto et laltra chiamata fulla o fulvia qual e morta fu maritata già a pietropavolo mignanelli a Gerolimo de oggi padre questi doi restorno erede del padre per non aver lasciato figli [c. 188r] maschi, et eredi de molte et molte migliara de scudi già che ereditorno ancho la parte della Antonina sorella di patre per esser morta senza figli_ La terza moglie de Jacomo fu Costanza S.ta Croce con la quale non ce ebbe figli de nessuna sorte et poco ce stette seco_ Ludovico ad Jacomo gia descritto fratello io lo benissimo conosciuto vecchio venerando ebbe per moglie Lucretia Capranica con la quale ebbe doi figli maschi et doi femine da me tutte conosciuti cioè Mutio et fabio Drusilla et Olimpia fu moglie a tiberio de massimo già in quella famiglia descritta_ Drusilla fu moglie a Prospero Caffarello qual fu mio zio et parmi anche in quella famiglia averla notata_ diro de maschi adesso come o detto conosciuti da me tutti et cominciando dal primo che fu 1° de eta come per ordine_ Muzio Mattei a Ludovico figlio vive oggi homo de 65 anni in circa di 16 mila scudi di eredità ebbe per moglie Lucretia Bandini a Pietro Antonio già in … Banchieri figlia et al cardinale di oggi vivo sorella de razza (?) fiorentina questo Mutio et Lucretia ne nacquero sei figlie femine et tre maschi cioè Oratio, Jacomo, et Ludovico le femine Vittoria, Drusilla, Virginia, Portia, Olimpia et Cassandra et per cominciar da maschi quali nessuno fin qui ne a moglie_Oratio di età di 35 anni incirca e vescovo et a il vescovato in regno che il nome non me [c. 188 v] soviene del suo vescovato_ Ludovico il giovane che vive e de eta de 25 anni in 30 in circa scapolo senza moglie et robusto_ Jacomo il Giovane de eta de 20 in 25 anni vi e pure scapolo senza moglie ne pensieri_ Dirsene delle femmine secondo le avemo descritte_ Vittoria vive fa moglie al q. Jacomo paluzzi de Albertoni e de 45 anni incirca_ Drusilla vive et e moglie a Mutio del Bufalo a Tomao figlio pol aver 30 in 35 anni_ Verginia similmente vive moglie al conte Gasparo Spada de eta minore_ Portia pur vive fu moglie de Gio:Agostin Pinelli al cardinal de oggi fratello de razza genovese questa credo avessi piu tempo dopo vittoria_ Olimpia e morta fu prima moglie a pavolo capizucchi questa era la piu giovane et l’ultima de tutte maritata_ Cassandra vive quale moglie di Settimio Olgiati credo che sia delle mezzane in eta_ queste figlie di Mutio Mattei da Drusilla et olimpia in poi tutte anno figli la robba di Mutio cosi sta in case casali et denari ancora non a castelli credo abbia alcun debito pero non me ne assicuro bene de ragionare per ora ne meno e mia tela questa dissi che abitavano per meglior dire aveva le case in questa Isola già

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descritta dico esser vero che e quella in piazza mattei la sua casa ma lui oggi abita in strada pia in loco detto le 4 fontane casa fabricata da lui in un suo giardino et la casa vecchia appegiona_ [c. 189 r] resta dire de fabio altro figlio de Ludovico il vecchio et Lucretia questo fabio morse circa doi anni sonno homo de 59 anni robusto assai ebbe per moglie faustina orsina a Coradino sorella questa signora e de questi di bon … qual morse molti anni prima al fabio De fabio et faustina ne sono nati in mia cognitione pero quatro figli doi maschi et doi femine cioè Mario et Gio: Battista Giulia et Costantia cominciaremo dalle femine qui_ Giulia vive et e moglie a Lelio Ceoli a Tiberio figlio de eta de 35 in 40 anni e stata bella sig.a Costanza è moglie a Gio: Andrea Ricci vive pure de eta minore se ne sta a Montepulciano de donne e il marito Gio: Battista morse giovane de 18 in 20 anni senza avere moglie ne figli_ Muzio vive homo de 38 anni in 40 de otto in nove mila scudi de entrata senza debito nessuno consiste in denari in casali case et canoni, la sua entrata senza aver meno nemeno lui castelli e ben vero che sepur ne a havuto voglia di comprarli questo mario a per moglie Prudentia Cencia Lodovico figlia giovane garbata et modesta con la quale ce a multi figli et maschi et femine che il nome non me recordo de essi per esser putti e ben vero che ne so morti a lui, ancora alcuni che certo è gran pena a un patre_ Questo Mario a la sua abitatione in questa medema isola descritta attaccato alla casa de Mutio et de Ciriaco_ [c. 189 v] Questo è quanto posso dire de questi Mattei abitanti in nella Isola de casa loro già da me qui sopra descritta nella quale oggi sono divisi in quattro rami cioè Ciriaco et Asdrubale, et Mutio et mario tutti questi an ceppo particolare et con fondamento che poi con il tempo se desumerano … loro in altri rami come già anticamente tutti stavano in trastevere et in dicisione parte ne vennero in questa Isola et parte nella piazzetta alla chiesa di Santo Angelo si bene i primi che ne devidessero furono questi già detti cioè i loro antecessori_ Il ramo della piazzetta de santo angelo di pescaria oggi è estinto et non ce nissuno di essi o che sian congiunti de novo con questi o con quelli de trastevere Io non voglio ora accertar questo reserbandolo de far altrove Restano a compl.re di questa famiglia che ho descritta delli restati in trastevere et de questi voglio pigliar un grado piu su de patri et avo per veder se io posso arrivare la congiontione de questa famiglia o per meglio dire disgiuntione in nel lor arbore chiaro … ma io a quelli se non veggo non troppo credo ma come o detto con quel che o visto di questa famiglia e in processi et in storie et Istromenti et altro credo senza fallo che lo arrivarò come con laiuto de dio lettore alla repolitura che faro de questa famiglia ne potrai a chiarezza chiarire procurando metterla piu facile che sapro allora [c. 190 r] Delli Mattei de trastevere diro come qui scritto et come o detto cominciando piu avanti delli altri che parte ne ho avuto de Antonio homo de 70 anni et vivo oggi_ Gio: Battista Mattei avanti il sacco ebbe per moglie Lorenza de Fabij delli quali ne nacquero doi figli maschi et non so le femine cioe Giulio et Gerolimo mattei Il detto gerolimo al sacco fu ammazzato mentre combattendo stava alla difesa de ponte sisto con molti gentilomini Romani_ Giulio ebbe moglie Caterina Maffei delli quali ne nacquero 4 figli maschi et bisogna ce fussero ancho delle femmine cioe Curtio, Alessandro, Aurelio et Marcantonio Il detto Giulio al sacco de

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Roma fu da spagnoli fatto pregione et doppo aver pagati 400 scudi de taglia morse prigione alli …. … torre oggi in essere_ Curtio figlio di d.to Giulio qual ebbe per moglie portia figlia a Gio: Battista Lutii de mancini_ Alessandro ebbe per moglie Aurelia figlia a paluzzo Mattei a pescaria questo paluzzo bisogna fusse fratello al Gio: B:a dove io ho cominciato ovvero zio et che io cominciassi il ramo de pescaria che poi se … et debbe tornare in trastevere overo unirse con li altri et questo interviene spesso quando piu fratelli che assieme non ponno stare et d’abitatione se disuniscono et poi non lasciando successione la robba se …_ Aurelio ebbe per moglie Diana Muri de papazurri a Gio: p.o et …sorella Il Marcantonio de li 4 figli de Giulio morse senza pigliar moglie ne cebbe figli nessuno_... fine di questa famiglia_ [c. 190 v] De Curtio Mattei et Portia de sopra detti ne nacquero tre figli maschi cioè Antonio, Belardino et Gio: B.a quali nessuno ne ebbe moglie ne figli et de questi solo Antonio oggi ve vivo homo de 70 anni povero assai questo Antonio a un figlio chiamato Giulio de eta de 40 anni quale e figlio naturale et vogliono alcuni che ha nato in facie matrimonij questo non lo so lo conosco bene et e mio amico et luno et laltro et so che e naturale et non legitimo et che e poverissimo. Antonio e ben un garbato gentilomo et da bene non so se per subsequens matrimonium fusse allegittimato dico doppo la morte del marito della matre che era una moglie di un macellaro in somma non lo so bene questo_ questo Giulio a moglie et non so se a figli la moglie sua e sorella a tranquillo ceci al capitan martio figlio_ Devo dire de Alessandro et Aurelia mattei che ne nacquero Gerolimo et Paluzzo Gerolimo morse l’anno 1575 senza aver preso … ne lascio eredi questo credo ce fusse … et altro che adesso non so ben recordare ma la metterò per ordine il tutto et dirollo_ Paluzzo fu da me conosciuto garbato gentilomo fummo assieme Guardiani al Salvatore, lui e morto de 50 anni in circa ebbe moglie Lavinia Calvi a Vincenzo figlia qual oggi vive delli quali ne nacquero Pirro, leonardo et Gio: Battista et piu femine tutti vivi oggi Pirro maggiore pol aver 20 in 25 anni laltri piu gioveni tutti et fin … nessuno ne a moglie questi … de questo ramo de trastevere come se può dalla lettura [c. 191 r] raccogliere questi an qualche cosa di vantaggio alli altri per che paluzzo se traficato con arte de capo et poi la robba di vincenzo che tengoli resti a qualche cosa habbitatione sua e per andar alla fontana de trevi passata piazza de sciarra et li credo … ecco questo ramo in nel Rione Colonna et non in trastevere piu per che quello di trastevere se va estinguendo come se vede dalla lettura_ De Aurelio Mattei et Diana Muti de papazzurri gia dal Giulio vecchio ne nacquero quattro figli maschi et doi femine cioe camillo, Giulio, Mario et Anibale et doi femine che i nomi non so per ora le femine una ne fu maritata a Bartolomeo alberici e morta senza figli_ Laltra fu maritata a Aloisi Carrara et similmente morta senza figli_ Giulio de Aurelio fu ammazzato a pitigliano a tradimento da un archibusciata il perche fin qui non so_ Camillo di Aurelio stanno alli s.tii de Lud.co Orsino se trovo seco in padova mentre tratto revolutione contra venetiani fu dalla sig.ria confinato et morse_ Mario vive e de eta de 50 anni dico mario de Aurelio essendoce mario de fabio come ho detto già_ non a moglie ne figli et e povero gentilomo … poverissimo_

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Anibale di Aurelio similmente vive homo de 45 anni e povero lui anchora senza moglie et senza figli questo e quanto posso dire de questo ramo de Mattei … … procuraro cercare saperne di piu particolarita et metter [c. 191 v] le a suo loco et tempo_ Del ramo de mattei de Roma non ce son altri che li … homini come donne oggi pero e ben vero che de mattei ce ne sono in paliano in Avezzano et in molte altre parti del mondo che io qui non meglio per adesso affaticarme de scrivere_ Cognobbi anco un Cipriano Mattei qual era ferrarese et era portator de grani che e morto ne a che far con questi_ Vive oggi un capitano fabritio Mattei che credo sia corso pure non so bene abita in trastevere et credo ce se sia accasato pure moglie altrove descrivero questo aver detto … … questo che al mio primo spoglio trovo de questi mattei con mie fatiche adunati assieme ne voglio per ora dir che sian de uno o de un altro ramo overo forestieri perché per ora non faro altro che raccogliere assieme qui per reparli poi a suo loco massime ancho che molti saran li istessi et duplicati come a moltre altre famiglie ne e intervenuto ma bisogna che descriva secondo trovo alla tavola et prima […] [c. 202 r] […] Dissi esserme dimenticato in principio de questa famiglia de dire et de marcantonio et de Alessandro Mattei de quelli de trastevere alcuni particolari sovenutome nel leggere dico che Marcantonio Mattej fu fatto ammazzare da Gerolimo Pietro Mattei per differentia di lite tra loro civile qual si ben Il M.o A.o (?) non era capo ma Alessandro fratello maggiore che forse per non lo poter aver … che subito seguito Il fatto Alessandro Mattei fratello seguendo a cavallo a sangue caldo li diligenti che amazzorno il fratello ne giunse uno vicino porta san pancrazio quale accortosi esser seguitato si agrappa al cancello della vigna della sig.ra Clarice de Nobili per gittarse dentro non poter esser a tempo forse per pagar il fio che giuntolo Alessandro con una corsesca che aveva in mano mentre lo seguitava tirandoli lo passo da … et lo amazzo d.to delinguente cioe uno che sera al fatto trovato del che lo alessandro ne ando bandito et in capo sei mesi remesso in Roma perche il caso era degno questo fu a tempo di Giulio papa III [c. 202 v] tutto dire poi la pace tra li fratelli de Mattei et con il Gerolimo pietro mattei fu finalmente conchiusa con patto che Girolimo pietro mattei pigliassi per moglie olimpia figlia Curtio Mattei Nepote ad Alessandro senza dote come promessa fare del che degnr Alessandro scrisse a Curtio fratello suo che avertissi non voler vendere il sangue del fratello et che ce pensassi bene che non lo averia comportato (?) permessa conto non di meno Il parentato seguì che curtio forse trovandose povero vuolse che se facesse et fu fatto et sposata_ Nella sedia vacante di Julio III la sera istessa che Olimpia sposa doveria consumare il matrimonio con il Gerolimo pietro Mattei Alessandro Mattei con Girolimo suo figlio et doi altri con ombra de quel che Inteligentia del altro fratello Aurelio andorno a casa di detto Curtio et mentre in conversatione se pastigiava salirno di sopra lo Alessandro figlio et doi forestieri detto Alessandro con una archibugiata a mezzo detto Gerolimo pietro Mattei del che acortose le donne accio peggio non succedesse smorzorno le lume et olimpia allora sposa resto ferita in una mano et levandose de tavola Curtio suo patre se abbatte in pigliare Gerolimo Mattei ad Alessandro figlio mettendoselo sotto con animo de amazzarlo del che accortose uno de quelli forestieri venuto per far il misfatto in compagnia del Alessandro con un pugnale amzzo detto Curtio Alessandro stava sul ponte

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aspettando suo figlio quale venuto con quelli forestieri racconto il caso con dire lui per librar Gerolimo dalle mane de Curtio fussene [c. 203 r] essitato … con pugnalato il Curtio de che venuto in tanta collera Alessandro che non averia voluto che il fratello fusse amazzato che se lancio a detto forestiero et a furia de pugnalate lo amazzo sul ponte proprio et poi lo getto in fium et andatosene fora di Roma non potte mai esser rimesso et morse bandito_ Detta Olimpia poi se remarito a un Alessandro fucci et essendo che morto restata vedova Morse in casa de detto Antonio suo fratello senza figli ne eredi_ Antonio restò in questa baruffa lui ancora un poco tocco ma quasi niente mentre era caporione_ Aurelio ne fu imprigionato per il sospetto della Inteligentia et ne ebbe corda ma non confesso niente si ben con effetto vogliono tutti sanno che lui de tutto il fatto fosse consapevole et se intendesse con Alessandro De questa famiglia mattei o detto assai per questa mia prima sbozzatura ne parla de esser il … et molti altri … anco nel mio secondo spoglio de questi … … che le raccogliero et alla repulitura dirro il tutto ne parla il sabelli con molto degnamente come a suo loco dirro che qui non o fatto professione de … succinto polito et quanto trovo in me dir questa mia solo quel che me soviene et quel che trovo nel mio primo spoglio qual e questo che o qui messo.

[c. 96 v.] Lutii o Lucii Vedi Mancini al M Questa famiglia Lutij o Lucij è tutta una che se scritto secondo se trovata nel mio spoglio è famiglia Anticha Nobile et gia tal nome non ce ma la famiglia Mancini, e questa oggi … cosi la famiglia omnia s.ti che siano esserne con li mancini questi … per che ne li Lucij o Lutij ne in omnia s.ti sono in Rerum Nature son ben tutti doi Nobile et antiche et come ho detto son la istessa de mancini de oggi cioè li mancini boni che ce ne de ogni sorte come alla lettera M a quella famiglia dirro piu chiaro et lettore non te increscera veder questi Lutij et Lucij et metterli nella mente con quelli mancini qui non ce voglio dir altro per ora per che diro la il tutto essendo questi sotto quel nome et non sotto questo che è anichelato come provaro la chiaro_ la cappella di questi Lutij e nell’Araceli che oggi è de Narini (?) facendo la medesima arme_ resta che io dica quel che trovo in mio primo spoglio_ Al f. 46 a tergo cavato dalle Istorie di Gio: Antonio Sommonte del Regno di Napoli parte 2° trovo al f. 233 nel 1272 che nomina (?) Matteo de Lucijs … lettore che forse de qui sono il lor origine in Roma vedrei bene questo testo__ Et al f. 56 a tergo del mio spoglio cavato da un Istromento rogato per Nardo q. Pucci venestini (?) Notaio de cose non a caso qui qual sta in pubblica forma appresso il … francesco … nel 1409 alli 17 maggio trovo come ce per testimonio Pavolo Lutij Notario del Rion di Colonna_ Et al f. 86 a tergo cavato da Istromenti de pacifico Nardi pacifici trovo nel 1514 nominato Antonio Lucius Marescallus (?) Regione Montium questi Istromenti … …. …. [c. 97 r] al f. 8 a tergo pur copiato da retroscritti Istromenti de pacifico … li farinacci trovo che … alli 9 dicembre e deputato de (?) Gabbelle maggiori dove ce … Jo Battista de Lutis capite Regione … …, questo Lutis non e Lutij lo messo per che lo trovato nella tavola citato per che li Luti son senesi

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come diro a suo loco quando avero de questa famiglia da dire et bisognara reportar questo la come farò_

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doc. 2 Relazione compitissima della città di Roma fatta l’anno 1641 dove si vede l’origine delle famiglie più principali e lo stato in cui si trovano di presente (BAV, Vat. Lat. 4846, cc. 58v- ) «Della famiglia Mattei. Si trovano non pochi che volendo descrivere alcune cose, niente si curano di ricercare il fondamento in radice di essa, e lasciando da parte l’esattezze che devisi considerare per l’anima del scrittore, vanno dietro al parer commune del Volgo inconsiderato, et addietro quello, quasi per testimonio irrefragabile (?) di ciò che sono per scrivere non volendo io incorrere nel detto errore e mancamento nel descrivere questa nobilissima famiglia de Matthei tralascio, tutto ciò che viene scritto da alcuni poco pratici, che la fanno nobiltà moderna cosa veramente falsissima,et onninam.te contraria alla verità del fatto, stante che riferisce il Panvino dello scrittore delle cose occulte che questa derivi dall’antichissima Progenie della famiglia Paparesca nobilissima Romana, l’arbore della quale cominciò da un tale Ovidio, del quale per longa serie ne nacque Giacomo che fu padre di Matteo, dal quale poscia come prima pianta hebbe principio la casa Mattei nell’anno 1282, dal quale similmente dopo alcune genealogie ne nacque Giovanni Matteo, che fu capo del ramo de Mattei, che habitava vicino S. Angelo in Pescaria l’anno 1444, Dal quale ne nacque Battista che fu Capo de Matthei si Trastevere l’anno 1469, e per Corroborazione di cio si scorge benissimo che le armi dell’impresa della Casa Papi, come de Mattei sono molto uniformi, cioè un’Aquila con un Campo sotto staccato con una sbarrata traverso. Perché maggiore è più evidente prova si può trovare di quella registrata da un pubblico notaro della città di Roma essendo che vedesi testamento fatto da Bocubello de Matthei nel 1391 sotto il Pontificato di Bonifacio 9° da altri detto l’Ottavo il primo di Aprile nella Regione di Trastevere, ove era la vera habitatione, nel quale fa disposizione della valuta di piu di settanta mila scudi, essendovi però incluse alcune Castella come erano in quei tempi, I nomi dei quali sono Maschio, Pantanella, Oricana, la Polverella e la metà di San Giorgio e di castiglione agl’heredi e caso che s’estinguesse la linea sudetta, vuole che li detti beni se applichino in benefitio della Chiesa di S. pietro e di S. pavolo e di S. Maria Maggiore, dove a questa lascia per l’anima sua a tutte le Chiese, e monasterij di Roma intorno a 20 mila fiorini di oro, il che fa togliere il titolo di famiglia moderna, ma ben si antichissima stante che con questo testamento che comincia In Nomine Domini Amen Nobili Vir Jacobellus laurentij Cincij Joannis Matthei de Urbe de regione Transtiberina e si trova che siano stati Padroni de castelli, e che fussero soprabondanti di ricchezze da 200 anni indietro, altri però dicono che derivi dalla città di Roma in quella regione che fu loro più vicina all’ingresso della Città di Roma e fu quella di Trastevere [8354: divisa in tre Rami, il primo fu quello di Trastevere] che finì in Anibale Mario e Pirro et al presente nella Signora Portia e de suoi Progenitori, resta situata in Trastevere nella piazzetta passato Ponte quattro capi. Il secondo ramo è quello de’ Matthei di Pescaria e questi restorno divisi in altri due Rami, cioè in quello del Barone e Marchese Matthei, e in quello de Duchi di Giove. Il Ramo del Baron Mattei è quello che habita in Pescaria, che riguarda la Chiesa di S. Bastianello, e il 3° ramo essendo di Mutio e fabio Matthei, di Fabio ne nacque Mario, che comprò la Baronia di Paganica vicino all’Aquila, di questo ne venne GaspareMattei ultimo cardinale e Giuseppe, che fu padre del vivente Mario Baron Matthei, che guadagnò il feudo di Monte Negro, e Fabio morì prete, e Carlo allora alla guerra di Germania, dove morì di contagio. Di Mutio poi fratello di fabio che habitò in un palazzo diviso, ma contiguo a quello, che sta incontro a Costaguti, del quale ne nacque Ludovico, e Horatio Vescovo di Gerace e Nuntio in Venetia in tempo di Pavolo 5°, e Giacomo, che non pigliò moglie, di Ludovico nacque Giovanni francesco e Mutio, che ha per moglie una nepote dell’Em. Cardinale Ginetti, Girolamo con la Vitelleschi e morì

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senza figliuoli, Horatio che è Prelato e Canonico di S. Maria Maggiore, Nicolò che si fece Religioso della Compagnia di Gesù, di più Michelangelo Canonico di san Pietro e hanno il titolo di Marchesato. Del Ramo del Duca di Giove furono Asdrubale, Ciriaco e Girolamo, che fu fatto Cardinale da Sisto V essendo Auditore Generale della Camera e fu il primo in questa Carica, che fusse fatto Cardinale da Paolo[8354: Sisto]. Da Ciriaco venne Alessandro Chierico di camera e fu quello che rinunciò l’Abbadia di Nonantola delle migliori della Chiesa al Cardinale Ludovisio, che era all’hora nipote di papa, con speranza d’avanzarsi, ma morì. Giovanni Battista che possedeva quel Palazzo, nel quale al presente habita il Cardinal Ginetti, morì senza figlioli maschi lasciando la s.ra Dorothea, che fu maritata essendo herede di Rocca Sinibalda, Belmonte, Antoni e Castel San Pietro, che li gode hoggi il d.o Duca di Giove, che è titolo del Ducato. Questo ha un fratello che è il Marchese Luigi Matthei, quale ha militato con gran reputatione in Germania e nella guerra dello Stato Ecclesiastico e Fiandra et hora da Alessandro 7° nelle Contingenze occorse delli disgusti della francia per l’accidente occorso al Duca di Crequi è stato dichiarato luogotenente Generale di S. Chiesa per la morte di Don Innocentio Conti.»

Doc. II Girolamo Mattei (?), Memoria di alcune cose che il signor Duca di Ferrara mi ha detto questo di 29 di Agosto 1576 AAM, Mazzo 518, Fogli Sparsi «Memoria di alcune cose che il signor Duca di Ferrara mi ha detto questo di 29 di Agosto 1576 In primis che io informi NS minutamente del negotio del Ferrario et del Gandolfo Mi ha pregato dipoi che io voglia dire a NS che se nell’avvenire, occorrerà che li sia referita cosa alcuna contra di lui, non voglia essere facile a credere ma il voglia far avisare da chi li parerà o dal suo agente di Roma dicendomi sempre haver premuto in questo d’esser obediente alla sede ap.ca et a NS Di piu che io preghi NS che se trova in effetto che lui non ha dato impiedimento a tali condotti da ministri camerali ne ha contravenuto a cosa alcuna, voglia anco sgannare quelli istessi Cardinali con quali in Concistoro querelossi Mi disse anco che io volesse informare NS che il Reticha (?) l’anno passato procedendo de facto scomunicò quelli che a loro havevano … … … et quelli di loro che havevano dato aiuto a varicare che erano capitati li senza passare per Ancona et che questo l’era ... … fare l’essecutione inanzi alla sentenza per essere la causa in Camera, … et però me disse che io dovesse pregare NS per l’assolutione Me disse anco a volere far fede a NS che il suo … paresse (?) assai per conto di sali che se devono della … ogni anno et che ha patito infinitamente dolendosi che ogni volta li siano intervenuti et me disse che desidera infinitamente l’esecutione della sua causa Si dolse del procedere del presidente di Romagna in genere et del Governatore di Bologna che havesse fatto piantare un paro di forche per la peste in un luogho di confini che l’è in controversia Mi ragionò lungamente del titolo dandomi … essersi mosso per il titulo ma per non si pregiudicare in molte cose sopra che mi dette una servitura pregarmene a volerla vedere. Et di più sopra di questo mi mostrò una lettera scrittali dall’Imperatore nella quale l’avisa che per la lettera servirà al

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Collegio di Cardinali sopra il suo titulo non intende in modo alcuno pregiudicarli, et mi mostrò anche un decreto fatto dall’Imperatore sopra di questo simile alla lettera. Manda a Roma un suo huomo chiamato … a dar conto a NS d’alcuno particolare et in spese del titolo et credo anco della cosa del Reno et di dare conto a NS d’alcune cose che sono seguite tra il presidente di Romagna et lui». «Nell’ultimo giorno che presentai il Breve al S.r Duca che fu il di 24 d’Agosto, il s.r Duca si dolse delle infrascritte cose. Il Duca p. a si dolse che havendo fatto far fede a NS che li sali della Camera mai havevano hauto impedimento ne pagato cosa alcuna NS havesse voluto piu tosto dar fede a altri che li havevano detto il contrario che l’era falso, che a lui che haveva detto il vero dolendosi che S.S. ne havesse anco parlato in Concistorio nel modo che fece cosa che s’era sparsa per tutto, soggiongendomi bene che quando erano passati sali grossi per le quali non ne siano mostrate le patenti Camerali hanno pagato li conduttori d’essi o ne son stati fatti debitori. Si dolse di piu che si faccia ogni volta tanto patire per conto delli sali che ogni anno deve havere dalla Camera per il suo stato, et che per questo ha patito assai nelli suoi diritti, dolendosi anco che una volta per riaver sale non bastò che lui scrivesse non havevo sale ma fu sforzato a giurare come se fosse stato un giudeo. Di piu si lamentò della lunghezza della causa non essendosi sin hora espedita et che ormai doveva espedire dicendomi che lui era stato d’utile alla Camera per conto di sali con danno suo et che con tutto ciò non poteva vedere il fine della causa soggiongendomi che per differire la causa quando per parte di suoi agenti se instava pro expeditione li ministri Camerali ponevano inanzi la cosa del transito. Querelossi anche del procedere che fece il Reticha l’anno passato in far escomunicare quelli che ricettavano quelli sali che capitorno a Gor li quali non erano condotti dalli Ministri della Camera Apostolica et che questo era un voler fare l’essecutione ante sententia pendendo indecisa la causa in Camera super iure … ».

Doc. III Memorie della vita di Gregorio XIII raccolte da diverse e originali relazioni di cardinali, nunzii et altri intesi del di lui pontificato BAV, Codice Boncompagni Ludovisi D.5 c. 123 r Del Sig.r Card. Mattei Nel giorno precedente alla traslatione del corpo di S. gregorio Nazianzieno da S. Maria di Campo Marzo alla capella Gregoriana in S. Pietro, fatta a i X di Giugno l’anno 1580, gli essecutori de ss.ri Mastri delle strade andavano con diligenza rivedendo, se ogn’uno, conforme al bando publicato, havesse avanti la propria casa, scopato la strada, per la quale haveva a passare la processione, che doveva accompagnare il corpo del sudetto santo: et havendo essi trovato, che un artista a Monte Giordano haveva contravenuto al bando, vollero condurlo prigione. Onde egli cominciò a gridare ‘Franchigia, Franchigia’. Alla quale voce corse un Gentilhuomo Milanese de Landriani, che serviva la bo:me: del Card.le Luigi d’Este, et

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sfoderata la spasa si rivoltò contro uno degli essecutori dell’Auditore della Camera di quel tempo, che hora è il Card.le Matthei; il quale fuggendo si salvò dentro la sacrestia della chiesa di S. Maria in Vallicella, seguitato sempre dal landriano con la spada ignuda per insino avanti l’Altare maggiore di detta chiesa. Questo caso, come che succedesse di giorno, [c. 123 v] et in luogo frequantato dalla gente, dette grandissimo scandalo, et parendo all’Auditore di essere in obligo, per l’ufficio suo, di doverne fare consapevole il papa, che era allhora Gregorio XIII di fel.mem., andò la mattina seguente in compagnia di Gio: felice Salvatorio allora Fischale a dargliene conto. Il Papa inteso l’eccesso (?), e sovvenendogli che la famiglia del medesimo cardinale pochi giorni prima haveva a gl’esecutori del sodetto Auditore, fatto altre soperchierie, mosso forse (?) dal disgusto, che il cardinale pretendeva così essergli stato dato,dal medesimo Auditore, per havere su le scale del suo Palazzo fatto alcuni giorni prima pigliare uno, et fattogli dare la corda per un eccesso (?) commesso; comandò all’istesso Auditore, che andasse a trovare il Cardinale, et a nome di esso dicessegli che facesse consegnare il Landriano in mano della Corte, altrimenti non havrebbe fatto risentimento contro la sua propria persona. Esso Auditore se ne andò subito col medesimo Fiscale al Palazzo di Monte Giordano habitato dal Card.le d’Este, per riferirgli la simmissione datagli, et [c. 124 r] salito a mezo della scala, trovò Fabio Pioreti (?) Gentilhuomo de Cardinale, quale si offrì di far intendere al Cardinale, che l’Auditore desiderava parlargli: et mentre egli stava nel medesimo luogo della scala aspettando la risposta del Gentilhuomo, il quale più poi non si rividde, sopragiunse Mons. Tholomei Maiorduomo di detto Cardinale, et dimandò all’Aud.re, che cosa andasse facendo, et risposegli, che era venuto per parlare al card.le. il Maiorduomo soggiunse non essere in casa: et l’Auditore replicò di sapere, che c’era perché l’haveva visto ritornare in cocchio, come in effetto era. Et persistendo tuttavia il Maiordomo in dire, che il Cardinale non ci fusse, parve all’hora all’Auditore di scoprirgli di essere mandato dal Papa per fargli un’ambasciata. Replicò il Maiordomo, che il Card.le non ci era, et che non occorreva aspettarlo, perché non sarebbe ritornato sino alla sera. L’Auditore, intendendo questo, si risolvette di andarsene via: et mentre partiva, essendo accompagnato sino alla porta del Palazzo dal maiordomo, si dolse di non havere potuto parlare al cardinale, dicendo che non sarebbe ritornato più per tal conto, et havrebbe riferito al Papa, he il card.le era in casa, et che non haveva potuto [124 v] havere audientia. Il giorno poi, essendo l’Auditore andato a Palazzo, per accompagnare il papa, che doveva incontrare il corpo del santo, non fu a pena arrivato, che da lui fu subito fatto chiamare: et domandatoli, se haveva fatta l’ambasciata al Card.le d’Este, et rispondendo l’Auditore di non havere potuto fargliela, con raccontargli tutto il successo, narrato di sopra, si turbò il Papa molto, dando segni di grande alteratione contro il cardinale, et solo disse all’Auditore, che doveva aspettare, et l’Auditore replicò, che sarebbe stato poca riparatione, poiché il Maiordomo gli havea detto, che il Cardinale non sarebbe ritornato sino a sera, che era segno, poiché stava in casa, che non voleva, che se gli parlasse: al che mostra di acquietarsi il Papa, continuando però di mostrarsi turbato. Passato per il giorno della traslatione, la sera seguente il papa fece intendere al Cardinale, che andasse la mattina da lui, che voleva parlargli, il Card.le così fece, et dopo l’audentia, ritornò al suo palazzo, et l’istesso giorno partì da Roma alla volta di Padova, dove si trattenne per più mesi. Quello, che il Papa disse al Cardinale non si penetra subito, poiché non ci fu [c. 125 r] presente alcuno; si seppe poi da persona principalissima, la quale poteva facilmente haverlo inteso dal medesimo card.le, che si dolesse il Papa con lui, perché non haveva voluto lasciarsi parlare dall’Auditore della Camera, et che la sua famiglia fosse molto licentiosa, et che bisognava raffinarla. Et rispondendogli il cardinale con isdegno, che non poteva raffinarla, et che gli pareva essere visto da lui con mal occhio, et però

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era bene si partisse da Roma; il Papa allhora gli dicesse, che se ne partisse, et che non andasse ne anche a Tivoli, dove era solito bene spesso di andare per suo diporto.

Doc. IV AAM, Mazzo 515 Notizie sul contenuto del mazzo e trascrizione integrale del Libro dei conti di Orazio Polidori (1597- 1598) Libretto di conti Dare- Avere 1588- 1594 (32 carte) Si tratta per lo più di versamenti e incasso di rendite da benefici ecclesiastici, ad esempio da Nonantola (godevano di una «pensione» sull’abbazia i cardinali Giustiniani, Caetani, e Pinelli monsignor Alessandro Mattei, il cavaliere Giulio de Medici, personaggi della corte del cardinale Mattei ed altri), Itala e Lamoli; riscossione di lettere di cambio (il cardinale si serve del Banco Altoviti, Giustiniani, Herrera e Costa, Olgiati) e luoghi di monte. Per tutte le voci che riguardano i lavori nel palazzo capitolino v. più avanti Doc. XVIII. Vi si trovano anche alcune note di acquisti personali (acquisto di sgabelli «per uso di Casa», di un «orologio», i pagamenti per i funerali della madre Emilia e dello zio Paolo e nota delle elemosine versate). Dare- avere 1594- 1601 (34 carte) Le voci riguardano in gran parte la contabilità relativa all’amministrazione delle commende, luoghi di monte e censi. Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598 Notule spese in …. Dal s.r Horatio Polidori c. 1 v: Spese fatte per l’Ill.mo Sig.r card.le dalli 22 di dicembre 1597 sino al presente giorno 16 di Marzo 1598 Mance del Natale Alli palafrenieri del Papa___28 Alli palafrenieri del card.le san Giorgio___1 Alli Palafrenieri del card.le Montalto___1 [Alessandro Damasceni Peretti, 1571- 1623- cupola di S. Andrea della Valle- è figlio della figlia di Camilla Peretti] Alli staffieri del Marchese Peretti___1 [penso sia il fratello Michele Damasceni Peretti, 15771531, ebbe come precettore Torquato Tasso] Alli staffieri della S,ra Camilla Peretti___1 Alli Bombardieri de svizzeri___ -50 Alli Tamburini de svizzeri___ -50 Alli Trombetti del Papa___ -50 Altre mance A VSIll.ma per mandare la mancia alli ss.ri e ss.re figlie del sig.r Asdrubale, et del sig.r Giovanni Battista Matthei___ 7:20

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A ms Alessandro fant: per portare alla s.ra Emilia al Monasterio___ 40 Al medesimo per portar alla Monaca che accomoda i Rocchetti (?) di VSIll.ma___4 Al s.r Francesco Pellegrino … per dare alle Poste___ 4:50 27:20 c. 2 r: Alli Preti, et al Chierico di s.ta Catherina___1:30 Al Canavero (?) del Card.le Montalto___1 Alli 26 di dicembre 1597 Mandati al Potesta di Giove per ordine di VS Ill.ma___ 3:60 A ms Guido della Nave Droghino per libre (?) 4 di cera bianca in candele per la messa quando celebra VSI à & 30 la libra (?)___1:20 Adi primo di gennaio 1598 Per nove bolle di scommunica in più volte per mandar à Nonantola, all’Amole, et in altri luoghi comprate per ordine di VSIll.ma à 8.15 l’una___1:35 Adi 7 di gennaio 98 Al s.r Francesco Pellegrino secretario per i libri per la secretaria et fettuccie, et carta pecorina___3: 20 Adi 10 detto 98 Per tre bolle di scommunica prese d’ordine di VSI___-45 Adi XI Gennaio 98 Per un'altra bolla di scomunica per mandarla a S.to Pancratio titolo di VSI___-15 Adi 29 di gennaio 98 A Bastiano Credentiero per comprarne pistacchie per VSIll.ma___-20 Al detto bastiano disse haver speso con ordine di VS Ill.ma per servitio della credenza___1:40 Adi 2 di febraro 98 A Bastiano credenziero per ordine di VSI per comprar … … Anguille salate, tarantello, et caviale, come per sua lista appare___2: 40 Adi 13 di febraio 98 A Cesare palafreniere per comprar del pane di spagna per VSI___-23 Scudi 16:48 c. 2 v: Mance date alli Cassieri Al Cassiere del Doni___-10 Al Cassiere del Mazzinghi___1 Al Cassiere del Tronci___-60 Adi 14 di febraro 98 Al s.r Perinto disse haver dato a Giulio barbiero nepote di m.ro Agostino___-60 Adi 16 di febraio 98 A m.so Jacomo Bristo vetraro per vetri, tessinelle (?) invetriate d’Araceli, et per haverle lustrate___2:70 A di 17 di feraro 98 A ms Guido della nave droghiero per libre 16 di cera bianca presa da Girolamo sottoguardarobba in due volte per candele da tavola per VSI et libbre 9 in due torcie, et candele prese col detto per la statione di San Pancratio à & 30 la libra___5:10

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A di primo di marzo 98 A Rinaldo festarolo per ordine di ms Alessandro Fantasino per la statione di San Pancratio___1 Adi 8 di marzo 98 A Girolimo sottoguardarobab disse haver speso per pagar il passo alla dogana in tre volte per le robbe venute fuori di Roma e per far portare la cassetta a Santa Caterina dove sono le robbe da celebrar per VSI___17 Al s.r Andrea ferrari disse per recuperar la licenza di poter estrar grano da Giove per ordine di VSI___1:10 Scudi 12:17 c. 3 r: Adi 12 di marzo 98 A m.ro Antonio sarto alla Valle per comprar filo bianxo per li vestiti de Palafrenieri___-80 A gl’heredi di Bartolomeo ss.ri al mangano per … … … di cavanaccio per li vestiti de palafrenieri___-90 Adi 13 di marzo 98 A Girolamo sottoguardarobba per comprarne filo turchino, et giallo per cuscir l’arme delle portiere da Carriaggi___-40 Adi 14 marzo 98 Spesi per ordine di VSIll.ma in tante paste (?) de Genova per donare al s.r Lorenzo Ratta___6 Elemosine Adi 25 di dicembre 15987 A Giulio Cesare palafreniero per far elemosina___-60 Adi 28 dicembre 97 A Giulio Cesare palafreniero per far elemosina___-40 Adi primo di Gennaro 1598 A Giulio Cesare palafreniero per farne elemosina___-50 Adi 4 di Gennaio 98 Ad Andrea Palafreniero per fare elemosina a S. Paolo il di della stattione la mattina___-20 Adi 7 di gennaio 98 A due frati di santo Antonio di Paula portughesi per ordine di VSIll.ma per elemosina___-30 Scudi 10:10 c. 3 v: A di 8 di gennaio 1598 Ad un prete hiberno per ordine di VSI per elemosina___-20 Adi 16 di Gennaio 98 A Giulio Cesare palafreniero per farne elemosina___-30 Adi 16 di Gennaio 98 A Giulio Cesare palafreniero per farne elemosina___-30 A di 21 di Gennaio 98 A due frati francesi che ritornavano in francia per ordine di VSI per elemosina___2 A di 24 di Gennaio 98 A certe povere zitelle per ordine di VSI___-10 A di 28 di gennaio 98

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A Giulio Cesare palafreniero per farne elemosina___-50 Ad una povera donna per ordine di VSI___10 Ad un prete per elemosina per ordine di VSI___-30 Al figlio della balia di VSI per suo ordine___1 A di 2 di febraro 1598 Ad una donna di Nonantola per elemosina___-20 A Giulio Cesare palafreniero per farne elemosina___-30 A di 5 di febraro 1598 A Don Laudemio Caudatario per far l’elemosina alla Predica a san Lorenzo___-10 A di 6 di febbraio 98 A Don Laudemio per fare l’elemosina alla predica al Grassi (?)___-10 A di 8 de febraro 98 Ad Alessandro Fantasino per farne elemosine alle convertite et cathecumeni per ordine di VSI___1 Scudi 6:50 c. 4 r: A di 13 di febraro 98 A Don Laudemio per far l’elemosina alla predica a S. Lorenzo___-10 A Giulio Cesare per fare elemosina___-40 A di 27 di febraro 98 Ad una donna da Nonantola per ordine di VSI per elemosina___20 A Giulio Cesare palafreniero per farne elemosina___-50 A di primo di Marzo 98 A Don Laudemio per fare elemosina alla predica di San Giovanni fior (Fiorentini?)___-10 A di 4 di marzo 98 A Giulio Cesare palafreniero per farne elemosina___-30 A di 6 di mazro 98 A Don laudemio per far l’elemosina alla predica a San Lorenzo___-10 Adi 9 di marzo 98 A Giulio Cesare palafreniero per farne elemosina___-30 A di 14 di marzo 98 A quattro povere donne nel ritorno della Congregazione del Concilio___ -4 Ad un giovine hiberno per ordine di VSI per elemosina___1 Scudi 3:40 Altre spese Dati a Cesare buttigliero per comprar vino et far acqua de coriandoli in più volte___2:10 Alla posta del papa per lettere venute sotto coperta di VS Ill.ma di Gennaio e febbraio 98___-23 Scudi 5:73 c. 4 v : Nel conto saldato alli 22 di Dicembre 1597 restano debitore di VS Ill.ma___ 97:95 Ne ho spesi sin al giorno presente in elemosine___ 11:90 E più per altre spese come appare nel presente libro sin à giorno (?) di 16 marzo___ 66:20

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In tutto somma___ 70.18 Resto havere___ 40:23 Saldato questo di XVI di Marzo 1598 […] c. 5 r: Spese fatte per il s.r Card.le Dalli 17 di Marzo sin À questo di xi d’Aprile 1598 Elemosine à di 17 di marzo 98 A Giulio Cesare Palafreniero per farne elemosina quando VSI andò alle Sette chiese__1.50 A ms Alessandro fantasini disse per ordine di VSI per farne elemosina___-60 Adi 20 di Marzo 98 A Don Laudemio Caudatario per dar a VSI in Cappella per far l’offerta all’Adoratione della Croce___1:23 Adi 22 di Marzo 98 Ad una Donna da Nonantola per ordine di VSI___ -30 Ad una povera donna nell’uscir di casa che fece VSI per andar al vespero à san Francesco__-10 Adi 23 di Marzo 98 A Camillo Palafreniero per dare à VSI disse che voleva farne elemosina ad un prete___-60 Adi 25 di Marzo 98 A Don Laudemio per dar à VSIll.ma alla Minerva per farne l’elemosina al maritaggio delle zitelle___1:23 Adi 29 di Marzo 98 Ad una Donna per elemosina nell’uscir di casa per andare alla statione di san Pancrazio___ -10 Adi 30 di Marzo 98 A Giulio Cesare palafreniero per farne elemosina___ -40 Scudi 6:6 c. 5 v: Altre spese A di 21 di marzo 98 A ms. Alessandro Fantasino disse per pagare il Cimatore di can. (?) 42 ½ di panno per la cimatura cioè panno per la livrea da Campagna per li palafrenieri per le portiere da Carriaggi, et per le Cappe da città___1:70 Al di detto Per pagare l’acconciatura delle casse da mandare a ferrara a m.ro carlo falegname___-60

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A detto Alessandro per dar al chiavaro che fa accomodare le casse supradette___-50 Adi 24 di marzo 98 Al mazziero, et al garzone che portorno la torta (?) a VSI quando cantò la Messa in cappella___1:50 A di 26 di marzo 98 A ms Mario Montecalvi all’Insegna di Bologna nel vicolo di savello per … 9 di velo da 12 à &34 la canna per le berrette dei palafrenieri___3 A m.ro Giovanni Battista che fa le casse di corame a pie delle scale di Montegiordano per un portacappelli di Vacchetta Rossa per VSI___3 A di 27 di marzo 98 A ms. Alessandro Fantasino disse per comprarne seta da far cuscire li finimenti da Mantelleto della Mula per servizio di VSI___-10 A di 29 di marzo 98 Al s.r Andrea ferrari disse haver spesi per VSI in una scrittura___-30 A di 30 di marzo 98 A ms. Jacomo che fa le stoie alla pace per 8 stoie da coprir le casse di VSI per viaggio à & 15 l’una___1:20 Scudi 11:90 c. 6 r: A di 31 di Marzo 98 A m.ro Battista Cerruto funero alla Dogana per quattro Mazzi di corda da ammagliare le 8 casse di VSI che si mandano à ferrara à & 20 il mazzo___-80 A Girolimo sottoguardarobba disse haver speso in far staccare li panni del card.le farnese a santo Eustachio, et al Giosio (?) per portarli à San Pancratio et altre spese fatte alla statione___-60 A di primo d’Aprile 1598 Al s.r Perinto per pagare la vettura del cavallo per Girolimo sottoguardaroba da Roma a Viterbo___1:50 A detto per haver fatto smagliare, et ammagliare una cassa di VSI che andava à ferrara___-10 A Cesare buttigliero per far acqua de Coriandoli per VSI___-30 Al Fantasino disse haver pagato à i facchini che havevano ammagliato 8 casse di VSI per mandarle à ferrara___-40 Al detto ms Alessandro fantasini disse haverli pagati ai facchini che havevano portato le 8 casse dalla guardarobba al cortile à basso___-30 A di 3 di Aprile 98 A Renato festaiolo per ordine di ms Alessandro per haver accomodato alla statione à San Pancratio del giorno della Domenica della ottava di Pasqua___3:50 A ms. Alessandro Albani mercante alla croce d’oro per canne due palmi 2 di saietta Rosa …di milano per far calzette per VSI presa da Ms Alessandro Fantasini a di 16 di febraio dal suo fondaco … 24 …___5:40 Scudi 12:90 c. 6 v: a di 7 d’Aprile 1598 a ms Claudio scotto per comprar una cortelliera da trinciante per trinciare à VSI___2

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a ms Guido della nave Droghiero in campo di fiore per libre 18 ½ di cera bianca cioè libbre 8 in candele da Tavola et libbre 10 ½ in due torcie et 4 facole per l’altare prese in due volte cioè libbre 8 à 14 di marzo et libbre 10 ½ à 28 detto per la statione di san pancratio à &30 la libbra___ 5:55 7:55 In tuto somma scudi 38:41 Ne ho havuti in due Mandati al Cevoli scud 25 Ne resto havere scudi 13:41 Saldato questo di resto debitore di scudi tredici che … cioè il di XI d’Aprile 1598 c. 7 r: Spese fatte da me Horatio per l’Ill.mo sig.r card.le Matthei dalli xi di Aprile sin à questo di 20 di Dicembre 1598 Per palmi 4 d’erminio (?) Rosa… per foderare otto cappelli di feltro Mischio per la livrea di campagna per li palafrenieri di VSIll.ma à giulij 6 il palmo___2:40 Per un paro di speroni di ferro per VSIll.ma___-20 A di 13 d’Aprile A M.ro Marcantonio Gipponaro per comprare li bottoni per li gipponi de palafrenieri per la livrea da campagna___-60 A di 14 d’Aprile La ms. Alessandro fantasini disse per comprare una saccoccia di corame rosso per mettere la seggetta da portar per viaggio___1:30 A ms Pietro et Amadio Roncalli mercanti alli 2 colombe nel pellegrino per palmi 2 di cremisi paonazzo per far un cappello per VSI et per palmi 2 d’ … negro per le fodere de dui cappelli, cioè il cappello di velluto rosasecche (?), et il cappello d’… pavonazzo novo a giulij 6 il palmo___2:40 A di 15 d’Aprile A ms Giovanni Battista spenditore per ordine di VSI per supp.to (?) delle … da portar per maggio___3:30 A ms Giulio Aiutante di camera d’ordine di VSI per dare ad un barniero che dava la liscivia per lavare___-30 A ms Giovanni battista spenditore per dare à m.ro Giovanni Coco (?) a bon conto di suo salario per dui mesi___6 Al s.r Perinto Lutti disse per dare di mancia ad un vetturino che gl’haveva trovato dei cavalli à vettura per firenze___-40 A marcantonio cocchiero di VSI per comprarne un mantello (?) et de chiodi per ferrare i cavalli, et chiodetti dorati da raccomodar la carrozza da campagna___1 Scudi 17:90 c.7 v: A di 15 d’Aprile 1598 per un paio di spero dorati con li lacci di velluto per VSI___1 a di 16 d’Aprile ad Andrea palafreniero che tanti ne haveva spesi per comprar una scattola da metterci dentro disse (?) Agnus Dei___-10

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Al s.r Perinto Luti disse per pagare la vettura di sei cavalli da Roma à firenze à ragione di scudi 8.850 l’uno___51 A ms. Giovanni Battista spenditore per prendere per il viaggio et da toli in Roma___-30 Al s.r Perinto Luti disse per pagare la vettura di tre cavalli da Roma à firenze à ragione come di sopra, et per darli à Matteo da Monte fiascone___25 Alla dogana di Roma per ordine di VSI per la Dogana di canne 3 palmi 5 di velluto negro che avanzo nella livrea de palafrenieri___1:50 A di 17 d’Aprile A m.ro Andrea falegname all’Arco della Ciambella per una sala nova (?) per la carrozza da campagna di VSI et per certi ferri per detto servitio___1: A ms.ro Andrea Sellaro in piazza matthei per dui para de staffili da legar le … da campagna, per due manichi di vacchetta rossa per legar li bastoni pontificali, et per l’acconciatura del finimento da mantelletto della …__1 A di 18 d’aprile A ms. Giulio aiutante di camera per far ferrare la mula all’oriolo ___-10 A di 19 d’Aprile A san Lorenzo delle Grotte per la biada per tre cavalli et per lo stallatico, erano … s.r Carlo da Castro (?)___-30 A di 20 d’Aprile A ms. Giovanni battista spenditore in Acquapendente per spendere___30 Scudi 141:80 c. 8 r: a di 20 d’Aprile 1598 Al Trombetta d’Acquapendente per mancia d’ordine di VSI___ -50 Al s.r Perinto Luti per ordine di VSI per dare per mancia al Coco in Acquapendente___-60 A ms Giovanni Battista spenditore à Radicofani per spendere per il viaggio di moneta fiorentina___20 A di 21 d’Aprile A ms Giovanni battista spenditore à san quirico per spendere per il viaggio di moneta fiorentina___10 A di 22 d’Aprile A marcantonio carrozziere per comprare un paio di scarpe à Santarello (?) garzone di stalla in Siena___ -30 Al s.r Perinto per ordine di VSI per dare per mancia in Siena à diversi (?)___15 Al s.r Perinto in Siena per dare per mancia alli portinari di due Porte___2 Al detto s.r Perinto in Siena disse per dare per … a dui vetturini (?) che nutrono (?) li cavalli loro sin à firenze___-60 Al s.r Alberto et s.r Perinto Luti dissero per pagare l’accomodatione nelle scattole delli Marzapani et Birignocoli___-40 Al s.r Perinto in Siena per pagare à bon conto della vettura di 12 cavalli à Giovanni di Matteo Vinciani à ragione di scudi 8 & 50 l’uno___26 Al s.r perinto in Siena per dare per mancia a quelli che havevano portato a VSI li marzapani, et Birignocoli, et scattole di confetti, che furono cinque persone, et per ordine di VSI giulij (?) cinque per ciascuno___2:50 Al s.r Francesco Pellegrino in Siena che ci restò a pigliare certe pilole, et per suo ordine___2:50

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Al s.r Perinto nell’uscir di Siena disse per ordine di VSI per dare di mancia alli Tamburini che furono cinque à giulij 3 per uno___1:50 Scudi 81:90 c. 8 v: Adi 22 d’Aprile 1598 Al sig.r Perinto disse per ordine di VSI nell’uscir dalla Porta di Siena per dar di mancia al Trombetto de gl’huomini d’Arme di Siena___1 A marcantonio carrozziero per pagare un sellaro che haveva accomodato li finimenti de cavalli della carrozza et la sella et il cavallo che cavalcava lui___4 Adi 23 d’Aprile A ms Giovanni battista spenditore per spendere à Poggibonsi et per pagar l’oste___30 A ms Giovanni battista detto a San Casciano per spendere la distinta (?)___20 A di 24 d’Aprile A marcantonio carrozziere per condurre la carrozza da firenze à Bologna per ordine di VSI in Firenze___14 Al s.r Perinto per dare per risto di cavalli cioè della vettura che tornava a pagare a VSI per li suoi cavalli sin à Firenze à scudi 8.50 l’uno___8 A di 25 di aprile Al dottore Buffone per Mancia d’ordine di VSI in firenze la sera___4:20 A Morgante Buffone la sera per ordine di VSI per mancia___2:10 Al Dottor Gratiano per mancia in firenze la sera___2:10 Adi 26 d’Aprile Alla credenza per del Gran Duca per mancia in firenze___4:20 Alli Aiutanti della Guardarobba del Gran Duca per consiglio di quel ms Giuliano che così mi comandò VSI che facesse___3:15 89:75 c. 9 r: Adi 26 d’Aprile 1598 A quelli della stalla del Gran Duca mandati da ms Erasmo, et dal spenditore___2:10 Alla Buttiglieria di Sua Altezza Serenissima tra Firenze e Pratolino___4:20 A cinque tavolarini o portieri del Gran Duca___5: 25 Alli cuochi et cucina di S.A.S per mancia in Firenze___2:10 Alla dispensa di SAS per mancia in firenze___3:15 Alli carrozzieri, et garzoni della carrozza di SAS a Pratolino___2:60 All’Ingegniero delle fontane di Pratolino dattili dal s.r Perinto per mancia___2:10 Al s.r Perinto per dar per mancia a Pratolino a quelli che tengono cura del giardino___2:10 Al detto s.r Perinto per dar di mancia a quelli che tengono cura del palazzo di Pratolino___2:10 Al s.r Perinto per dar di mancia al scalco (?) delli Gentilhuomini a Pratolino___2:10 Alli palafrenieri di SAS a Pratolino___3:10 Al s.r Perinto per pagare la vettura di 21 cavalli da Firenze a Bologna, a scudi tre l’uno___63 Adi 27 d’aprile A ms Giovanni Battista spenditore a scarperia per spendere___42 Per un cavallo per Giulio Cesare palafreniero da firenzuola a scarcalatino (o scarcalasino) per ordine di VSIll.ma___-30 Scudi 136:25

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c. 9 v: adi 27 d’Aprile 1598 A quel che haveva fatto la guida alla carrozza da firenze per ordine di VSI in firenzuola___1:20 A di 28 d’Aprile A ms Giovanni Battista spenditore a scarcalasino per spendere___31:50 A ms Giovanni Battista spenditore a Pianoro per spendere___21 Alli Trombetti a Bologna per mancia d’ordine di VSI___1 Alli tamburini a Bologna per mancia___1 Al lettichiero del Gran Duca per il ricondurre la lettica à firenze, et per sua mancia___5 A di 29 d’Aprile A ms Giovanni battista spenditore per spendere, dati in Bologna per condursi con la famiglia a ferrara per barca (?)___21 A di 30 d’Aprile Alla scala osteria tra bologna et ferrara per la colatione, et per il rifrescamento de cavalli della carrozza___3:80 A dui carrozzieri che havevano condotto li Gentilhuomini di VSI da Bologna a ferrara per vettura di due carrozze pagati in ferrara___14 Due partite scordate a di 16 d’Aprile Per tre para de guanti per VSI cioè due para di … sottili à giulij 3 il paro, et un paro di cane (?) per viaggio con il suo … d’oro et seta tutti a Roma___1:10 100:60 c. 9 r: a di d’Aprile 1598 Al s.r Perinto disse haver donato per ordine di VSIll.ma ad uno che gl’aveva trovato otto cavalli …. À firenze à Roma___3 A di 20 di Maggio 1598 Al s.r Giovanni Antonio Ortone per ordine di VSI per spedir la Patente della Podestaria di Monte Castello (?) per ser Eraclito da Giove in ferrara___2:50 A di 18 di luglio 1598 Ad uno che portò un bacile di pere à VSI per suo ordine in ferrara___-30 A di 23 di luglio Per un paro di ligaccie per VSIll.ma in ferrara___-35 Elemosine fatte A di XI d’Aprile Ad una donna di Nonantola per ordine di VSI___-10 A di 15 d’Aprile Ad Erasmo Aiutante per ordine di VSI per dar ad un Franzose per elemosina___1 A di 16 d’Aprile Ad Andrea Palafreniere per altrettanti che ne haveva spesi, et dati per elemosina d’ordine di VSIll.ma quando andò a far le sette chiese___-60 A di 18 d’Aprile A Rosato palafreniere per farne elemosina et fu all’oriolo___1:20 Scudi 9:5 c. 9 v:

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A di 19 di Aprile 1598 Seguitano l’elemosine A VSI per farne elemosine a san Lorenzo delle Grotte___-50 A di 20 d’Aprile A Rosato palafreniere per farne elemosina et fu (?) in Acquasparta___1:50 A di 22 d’Aprile Al s.r Perinto per ordine di VSI per farne elemosina alla Madonna in Siena___5 A Rosato per distribuir elemosina in Siena___2 A di 23 d’Aprile A Rosato palafreniero per farne elemosina, et fù a Poggibonsi___1:20 A San Casciano per ordine di VSI nell’arrivo per dar per elemosina à molti poveretti, et furono consegnati ad un frate zoccolante che li distribuisse___-50 A Rosato nel partir da San Casciano per farne elemosina___-80 A di 24 di Aprile A Rosato palafreniero per farne elemosina in Firenze___1 A di 25 d’Aprile A Rosato palafreniero per farne elemosina in Firenze, et fu nel passare (?)___1 A detto Rosato à Pratolino per farne elemosina___-90 A di 26 d’Aprile A Rosato palafreniero per farne elemosina et fu a scarpercala… (?)___-90 Al detto Rosato in firenzuola per farne elemosina fu nel partire___90 A di 27 d’Aprile A detto Rosato per farne elemosina et fu a scarcalasino (?) la mattina___1 Scudi 17.20 c. 10 r: A di primo di Maggio 1598 A Rosato palafreniere per farne elemosina in ferrara___-60 A di 10 di Maggio Al detto Rosato per farne elemosina in ferrara___-60 Seguitano l’altre elemosine fatte da Nonantola a Roma A di 8 d’ottobre 1598 Ad un carrozziero che hebbe un calcio da un cavallo della carrozza di VSI in una gamba, tra bologna et la serpe (?) per suo ordine___1 A di 20 d’Ottobre A più poveretti nell’arivar a Loreto su per la piaggia per ordine di VSI per elemosina___-10 A di 21 d’Ottobre Ad Andrea palafreniero per farne elemosina la mattina alla santa Casa di Loreto per distribuirli in chiesa à poveri per suo ordine___1 Fuor di Recanati à più poveretti per elemosina d’ordine di VSI___-10 A di 13 di Novembre A Rosato palafreniero per farne elemosina quando VSI andò a San Giovanni Laterano___-30 A di 16 di Novembre Al signor Giovanni Antonio orsone disse haver dato per elemosina d’ordine di VSIll.ma in sala___-10

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A di 26 di Novembre A Rosato per farne elemosina quando VSI andò a sentir mess aa S. Gregorio___-20 A di 28 di Novembre Al s.r Perinto disse haver dato per elemosina d’ordine di VSIll.ma___10 Scudi 4:10 c. 10 v: A di xi di dicembre 1598 A Rosato et ad Andrea palafreniero per farne elemosina quando VSI fu all’Araceli a veder il Palazzo___-20 A di 13 di dicembre A Camillo palafreniero disse haverne fatto elemosina in sala per ordine di VSI___-12 A di 17 di Dicembre A Mutio palafreniero disse per restituire al secretario che li haveva dati per farne elemosina d’ordine di VSI___-20 Seguitano altre spese fatte Per il signor Cardinale da Nonantola a Roma sia a … giorno presente 20 dicembre A di 5 d’ottobre 1598 Ad Andrea palafreniero per ordine di VSI disse che tanti ne haveva spesi per ritornare da Nonantola à ferrara per mangiare, et per pagare ad uno che gli prestò in basto (?) per la mula quando si mandò a Nonantola___-40 A Rosato palafreniero per altrettanti che ne haveva spesi per venire da ferrara a Nonantola per ordine di VSI___-30 A di xi di ottobre A Cesare palafreniero à forli per comprarne le sponghe (?) da far le pittime (?) a VSI____-8 A di 19 d’ottobre Ad un huomo che porto una lettera da Ancona … a Matera (?) al s.r Amilcare per ordine di VSI___50 Scudi 1:80 c. 11 r: A di 21 d’ottobre 1598 A Loreto nel partir che VSI fece per suo ordine al Trombetto per mancia___-30 A di 22 d’ottobre A Tolentino alli Trombetti per mancia per ordine di VSI___-50 A di primo di Novembre 1598 nel ritorno da Giove Al Borghetto dati al Capitano Francesco Piccini per pagarne la colatine (?) che fecero i pidoni___70 A di 2 di Novembre Al Capitano Francesco sopradetto a Civita Castellana nel ritorno da Giove per pagare le soste per la corsa dei pisoni, et per lo stallatico di cavalli, et per dormire___7:20 Alli Trombetti di Civita Castellana per ordine di VSI…____ -50

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A di 3 di novembre Al Capitano Francesco detto per pagare la vettura di 4 cavalli da Civita Castellana sia a Roma a giulij 15 l’uno___6 A di 5 di novembre Al lettichiero del vescovo di Todi per ricondurre la lettica a Todi et per mancia d’ordine di VSI___6 Lassati a Giove al s.r Asdrubale Matthei d’ordine di VSI per dar a Ms Hippolito Scalza Architetto___6 A di 8 di Novembre Al Capitano Francesco d’ordine di VSI per la spesa fatta da lui nell’andar a Todi per condurre la lettica a Giove___2 Scudi 29:20 c. 11 v: Adi 8 di Novembre 1598 A Marcantonio Cocchiero di VSI per andar incontro con la Carrozza da campagna sin a Bagnaia al s.r Asdrubale et di suo ordine___2:20 A di 16 di Novembre Al Cassiero del Doni per mancia quando riscossi il monte Pio non vacabile per 13 bimestri___-30 A di 20 di Novembre A Rosato palafreniero per far accomodar quel vaso di legno da far i Bagni cioè per 4 cerchi, et fattura___-40 Al Calderaro che accomodò quel vaso di Rame da far … li bagni___-10 A di 25 di Novembre A ms Giulio Aiutante disse per ordine di VSI per comprarne sei pupazze per le putte del sig. Asdrubale, et del sig. Giovanni Battista___-60 A di 28 di Novembre A quel che venne per accomodar i denti a VSI di suo ordine___1:20 7 di Dicembre 1598 A Dui facchini che havevano sgombrate le stanze del s.r Perinto, del s.r Francesco le mie, et quelle di ms Giulio Aiutante per 4 giornate à 8. 35 il giorno per ciascheduno___2:80 A di xi di dicembre A ms Claudio scotto per ordine di VSI per portarli a ms Trifone Orologiaio___3 Scudi 10:60 c. 12 r: A di 17 di dicembre 1598 A m.ro Alberto Barbiero per ordine di VSI quando gli taglio i calli___-30 A di 18 di Dicembre A ms Fabio Blasio disse haver speso in far condurre le sue robbe millesimate dove habita___-20 -50 ….. (due righe cancellate) E mi deve far buono il s.r Cardinale per altrettanti pagati al Baroncino in ferrara___357 E mi deve far buono il s.r Card.le per tanti pagati al banco per aggio di moneta fiorentina___7:50 E tutte le sopradette spese ancora mi si devono far buone sia a … di che importano___ scudi 640:65 Che tutti importano___ scudi 1005:15

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Ho Havuto dal banco del Cevoli con un … di VSI___900 Da ms Alessandro Fantasino di prezzo di velluto venduto che avanzò della livrea___22:80 Del Baroncino in ferrara___10:50 Dal Nipote del Baroncino à Giove ho havuto___25 Da ms. Giovanni Battista spenditore in Roma___17:85 Che tutto sommano___scudi 976:15 c. 12 v: A di 21 di dicembre 1598 Importa il credito di questo (?) conto di sopra per il s.r cardinale___976:15 Il debito del s.r Cardinale di questo conto importa___1005:15 Io ne resto havere___29 Venti doi di dicembre 1598 Saldato questo di resto il conto e quali, havendolo espedito doi mandati uno di 4.27.93 et l’altro di 14 48 che fanno la somma di scudi quaranta doi et 1/5 41 (?) di moneta essendoci compreso in questo … anche la partita di 4.13 et … 41 che io resto debitore per il saldo fatto sotto li 15 d’Aprile passato c. 13 r: Havendo io espedito novo Mandato per le spese che occureranno di 4 trentacinque di moneta resto io Creditore di questa somma c. 13 v: Spese fatte per l’Ill.mo sig.r Card.le Matthei da ms Horatio Pollidori dalli 23 di Dicembre 1598 sin a questo presente giorno 28 di settembre 1599 A di 23 di dicembre 1598 Al signor Perinto Luti per ordine di VSI et disse haverne pagato il falegname, il chiavaro per accomodatura, et chiavi per le stanze dove stiamo lui et io___26.80 A di 4 di Gennaro 1599 Per un paro di scuffoni (?) per VSI rossi___-20 Per un paro di legaccie per VSI___-30 Ad Andrea palafreniero per comprarne due fiaschi doppi per andar a pigliar l’acqua à marmora___30 A di 7 di gennaro Ad Andrea palafreniero per comprarne piu sorti de vini per VSI___-10 A di 10 di Gennaro A Cesare Buttigliero per comprarne dui cucumetti (?) piccoli et della Gramigna per farne acqua per VSI___-10 A di 15 di gennaro A Mutio palafreniero per farne comprar tanti sperati per VSI et di suo ordine___-20 A di 22 di gennaro Al signor Francesco Pellegrino secretario disse per pagare li libri della secretaria, et per far accomodar la pietra da batter le lettere___3:70

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A di primo et a di 2 di febraro 1599 Per cialdoncini (?) per VSI et per li putti del s.r Asdrubale in piu volte___-12 Scudi 7:82 c. 14 r: A di 6 di febraro 1599 Al signor Giovanni Antonio Orsone per ordine di VSI per spese fatte in diverse scritture per … suo___1:24 A di 14 di febraro Ad un Cursore per ordine di VSI che fu mandato a Ostia per far isseguir un monitorio____2 A di 19 di febraro Per tre para d’occhiali per VSI___-30 Per dui bicchieri di christallo di venezia per VSI___-30 A di 23 di febraro A ms Angelo credenziero per cialdoncini (?) comprati in più volte per VSI___-20 A di ultimo di febbraio A ms Angelo credenziero per cialdoncini comprati per VSI in più volte___-20 A di primo di marzo 1599 Al signor Giovanni Antonio Orsone per ordine di VSI disse per tante copie d’Informationi per la signora di Gratia in una causa di VSI___8:30 A di 3 di marzo A messer Angelo credenziero per cialdoncini comprati per VSI___-20 A luca palafreniero disse per darli al Cavadenti che fu per ordine di VSI___1 Al Pellicciaro con la parola (?) di ms Alessandro disse per haver accomodato le due cappe da Cappella et tre pellicce di VSI per ordine di detto ms Alessandro et ne ha dato conto a me___2:60 Scudi 9:39 c. 14 v: A di 4 di Marzo 1599 Per far rimettere un cerchio al vaso da far li Bagni et per acconciatura et portatura___-25 Per un centinaro di fascia comprato per scaldare l’acqua per li due bagni, et per servizio di VSI___25 A di x di Marzo Al notaro che stipulò l’Instrumento con l’Indoratore del soffitto per il rogito___-20 A di xi di marzo A ms Angelo Credenziero per cialdoncini comprati___-10 Per … per far fumenti (?) a VSI in più volte___-14 A di 12 di marzo A m.ro Francesco Cacciadente per cavar un dente a VSI___1 A di 13 di marzo A ms Alessandro fantasini per ordine di VSI___-60 A Cesare Buttigliero per comprar un bicchiero di cristallo di venezia et due caraffine di vetro___-23 A di 15 di marzo A ms Angelo Credenziero per cialdoncini comprati per VSI___-20 A Cesare buttigliero per comprar una taffetta per VSI___-15 A di 18 di marzo

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A Cesare buttigliero per comprar un bicchiero di cristallo di venezia per VSI___-15 A di 20 di marzo A ms Giroli (?) sottoguardarobba per comprarne una stora (?) per la porta della sala, et per il filo da cucire per ordine di VSI___1 A di 23 di marzo Al detto ms Girolimo per comprar una stora (?) per la porta della loggia in faccia___-60 Scudi 4:87 c. 15 r: A di 23 di marzo 1599 A ms Girolimo sopradetto per pagare due pezze di tela bordata turchina per foderare le dette store (?) a giulij 18 la pezza___3:60 A quello che ha coperto le dette store, et raccomodata quella della sala alla porta da capo per sua fattura___-80 A di 25 di marzo Ad Andrea palafreniero per comprarne due fogliette d’Albano___-7 A di 27 di marzo A Mutio Palafreniero per comprarne 2 fogliette d’Albano per VSI___-7 A di 29 di marzo A Cesare Buttigliero per comprar due fogliette di Chiarillo (?) per VSI___-8 A di 30 di marzo Ad Andrea palafreniero per comprar il bastone da portar l’ ombella (?)___-6 A di x d’Aprile A m.ro Carlo Nuti falegname d’ordine di VSI a buon conto de lavori fatti per suo servizio___2 A m.ro Vittorio Lodi falegname per pitture, et robbe prese da lui per accomodar le camere del secretario et di ms fabio___1:20 A di 14 d’Aprile A ms. Alessandro fantasini disse per pagar à Rinaldo festaiolo per la statione di san Pancratio___1 Al libraro che legò l’8° libro degli Annali del Baronio per legatura, et fettuccie___-50 A di 19 d’Aprile A ms Erasmo Aiutante per ordine di VSI per pagare un libro del Concilio di Trento___-80 A di 28 d’Aprile Per due fiaschi di vetro doppio, et per la coperta di latta con i suoi lucchetti da serrare per mettere il vino in fresco___1:30 Scudi 11:48 c. 15 v: A di 28 d’Aprile 1599 A ms Angelo Credenziero per cialdoncini comprati in più volte per VSI___-20 A di 6 di maggio A ms Angelo Credenziero in più volte per comprarne de biscotti alla Reale per VSI___-40 Al cassiero di Ripa per recuperar un mandato segnato da VSI per la … di due botti di vino, comprate dal signor Ciriaco cioè una di chiarillo et una di mazzacare (?)___8:34 A di 8 di maggio A ms Angelo Credenziero per comprarne biscotti per VSI___-30 A di 13 di maggio

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A ms Alessandro fantasini per pagare l’indoratura delli ferri per le due tavole di noce, à & (?) 40 per ferro che ….___2:40 A ms Alessandro fantasini disse per pagare l’hebreo che accomodo li corami in Araceli___2:10 Ad un facchino che scopo tutte le stanze del palazzo d’Araceli d’ordine di ms Alessandro sopradetto___-10 A di 21 di maggio A ms Alessandro fantasini per pagare un Agnus Deo con Argento lavorato, che VSI lo fece donare (o dorare?) a ms Lorenzo Vitali spetiale___2:50 A dui facchini per ordine di ms Alessandro che disse haverli fatto portare le robbe in Araceli___-70 A ms Giulio Gianola (?) aiutante per ordine di VSI___5 A di 23 di maggio A m.ro Carlo falegname per ordine di VSI a buon conto di robbe et fatture fatte da lui per la casa di VSI___4 Scudi 26:4 c. 16 r: A di 27 di maggio 1599 A ms Girolimo sottoguardarobba per comprar una catinella da lavar le mani di maiolica per VSI in Araceli___-35 Al sig.r Perinto disse haver dato al Notaro che stipulò l’Instromento tra VSI et m.ro Paolo Pittore___-20 Al detto disse per comprar la fune per far legare i ponti nella sala per li pittori___-65 Al detto s.r Perinto disse per farne comprar tanti chiodi per dar a m.ro Carlo falegname per farne fare li cavalletti per li ponti de pittori____-36 A di 2 di giugno A ms Alessandro fantasini disse per pagare una chiave per l’Araceli___-30 A di 4 di giugno A ms Angelo Credenziero per comprarne fragole per VSI___-20 A di 5 di giugno A ms Alessandro fantasini disse per pagare li facchini che havevano portato li panni di razza dalle stanze di VSI sin alla Guardarobba___-20 A di 8 di giugno Per un paro d’occhiali novi, et a due para rimesso il cristallo di novo___-20 A di xi di Giugno A Marcantonio Cocchiere di VSI per pagarli à m.ro Lazzaro sellaro per l’acconciatura d’un paro di finimenti di cavallo da cocchio___1:20 Scudi 3:66 c. 16 v: A di 18 di Giugno 1599 A ms Alessandro fantasini disse per pagare li facchini che rimissero la lacrima che venne da Napoli nelle grotte di santa maria maggiore et alla Consolatione et per pagar la Dogana della Botte di Lacrima___-80 A di 21 di Giugno A ms Angelo Credenziero per pagarne tante fragole comprate per VSI___-60 A di 25 di giugno

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A ms Girolimo sottoguardarobba per ordine di VSI per altrettanti che disse haver speso di suo nel ritorno da ferrara a Roma___3 A di 26 di giugno A ms Alessandro Fantasini disse per pagare tre serrature con le sue chiavi, et due altre chiavi di più tutte per l’araceli___-90 Al detto disse per comprar un mortaro di Pietra per la cucina dell’Araceli___-40 Al detto per pagare un pestello, et un stendarello da pasta pur per la cucina d’Araceli____-25 Al detto disse per pagare pignatte et cucchiari di legno per … della cucina d’Araceli___-39 Al detto disse per portatura di dette robbe in Araceli___-5 A di 27 di Giugno A m.ro Carlo falegname per ordine di VSI per comprane tanti chiodi da fare altri 4 cavalletti per li pittori___-30 Scudi 6.89 c. 17 r: A di 28 di Giugno A ms Alessandro fantasini disse per comprare due tavole da cucina grandi per la cucina d’Araceli___2:50 A di 2 di luglio 1599 A ms Girolimo sottoguardarobba per ordine di VSI per far fare l’impannate nelle stanze del fagnano et del secretario in Araceli cioè per carta, reale (?), spago, bollette, et colla; et per certo filo che disse haver comprato per servizio di VSI___-80 A di 6 di luglio A ms Alessandro fantasini disse per pagare serrature et chiavi fatte in Araceli et alla camera d’Erasmo Aiutante___-50 A di 8 di luglio A ms Alessandro fantasini disse per far scopare tutto il palazzo d’Araceli___-10 A ms Girolimo sottoguardarobba disse per altrettanti spesi in due volte per le 2 stationi di San Pancratio, et per haver fatto portare inanzi, et adietro la cassettina dove sono i paramenti da messa per VSI___-70 Le partite che seguitano che sono in tutto sette sono fatte le dette spese di Giugno come si vede a di xi di Giugno A Marcantonio Carrozziero per comprarne tanti chiodetti per la carrozza, et per chiodi da cavalli et per le ruote della carrozza___-30 Scudi 4:90 c. 17 v: A di xi di Giugno A ms Alessandro fantasini disse per pagar l’Armi per la festa del Corpus Domini___-50 Al detto per pagare a Rinaldo festaiolo per acomodar le dette Armi, et per li festaioli___-50 A di 13 di giugno A Cerese all’hostaria nell’andar a Castel san Pietro___-10

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A Marcantonio Cocchiero per far mettere un ferro ad un cavallo da carrozza a Castel san Pietro___10 A di 18 di giugno A ms Angelo Credenziero per pagar tante fragole comprate per VSI___-90 A di 17 di Giugno A Luca Palafreniero per compra una tazza di Christallo per VSI___-15 A di 28 di Giugno Al s.r Andrea ferrari per pagare il censo in Camera Apostolica per l’Abbatia di Nonantola che sono tre ducati et mezzo di Camera (?) novi___4:65 Seguita A di 8 di Luglio Per palmi 2 di saia drappata rosata di Milano a giulij 9 il palmo per far tre berrette per VSI___1:80 Per palmi 2 di taffeta rosso per fodera di dette berrette___-60 Per palmi 2 ½ di cremisi …. Et nero per fare un cappello per VSI a giulij 6 e 65 il palmo___1:60 Scudi 10:90 c. 18 r: a di 10 di luglio 1599 A m.ro Pietro berrettaro al pellegrino all’Insegna dell’orso per fattura, et rimacciatura (?) di tre berrette per VSI a giulij 3 per berretta___-90 Al detto per seta, fattura, cordone con oro, et feltro per un cappello … per VSI___1:20 A di 14 di luglio Al sig.r Andrea ferrari per diverse spese fatte per VSI et di suo ordine___3.10 A di 17 di luglio A ms Alessandro fantasini disse per pagare li facchini che havevano sgombrate le stanze dove habitava VSI et portate le robbe in guarda robba___1 Al detto ms Alessandro disse per pagare una chiave et serratura qui in Araceli per le stanze del secretario___-20 A di 18 di luglio A ms Alessandro fantasino disse per comprar li cortelli per la cucina di VSI in Araceli___-80 A dui facchini per cinque torni (?), che havevano caricato il carretto a Casa, levato le robbe dalle stanze et condotto qui nelle stanze in Araceli del secretario e mie, et alla credenza, con altre robbe___1:20 A di 21 di luglio Alli medesimi facchini per la conduttura d’alcune robbe del s.r fagnano, di Cesare, et di Mutio palafreniere, qui in Araceli___-60 A di 24 di luglio A Cesare Buttigliero per comprar vino per VSI in più volte___-15 Scudi 9:15 c. 18 v: A di 24 di luglio 1599 A Cesare Buttigliero per dui bicchieri grandi di christallo servirno per quando vennero a cena i frati da VSI per una ghiara di christallo et per quattro fiaschetti de Vinchi (?)___-90 A di 27 di luglio

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A ms Girolimo sottoguardarobba per comprar due Passi di legna a Ripetta, et per condurli qui in Araceli___4:60 Per una soma di carbone comprata da Camillo Palafreniero qui per l’Araceli___1:20 Al chiavaro per ordine di ms Alessandro fantasini disse per una serratura con la sua chiave, et un catenaccetto per la camera di ms Erasmo___-40 A di 29 di luglio A ms Alessandro fantasini per ordine di VSI per comprane il panno rosato per raggiuntare le 2 portiere et raccomodarle___3:50 A di 8 d’Agosto 1599 A Camillo palafreneiro per comprar fettuccia di Bologna per un paio di ligaccie per VSI___-30 A di 17 di agosto Per un passo di legna et per conduttura qui in Araceli___2.30 Al chiavaro per una serratura con la sua chiave, et con la stanghetta di ferro per la porticciola della lumaca (???) qui del palazzo d’Araceli, et per una chiave per la porta della grotta___-60 Scudi 13:70 c. 19 r: a di 26 d’Agosto 1599 A Girolimo sottoguardarobba per ripigliar dal medesimo la Bagnarola che ci fu rifatto il fondo di novo et rimesso li cerchi per far li bagni per VSI___1:25 A ms Alessandro fantasini disse per far portar l’acqua di far il bagno per VSI da fiume___-10 Per un passo di legna qui per l’Araceli___2:30 A di 29 d’Agosto A Girolimo servitore del sig.r fagnano disse haver speso in far sgombrar i libri dalle sue stanze da basso, et farle portare in guardarobba___-70 A ms Oliviero Pellegrino, et fu sin alli 9 di febraro presente (?) per la senseria di luoghi x del monte di Ripa che furono venduti da VSI al s.r Clemente …___2 A di 4 di settembre 1599 Per un passo di legna condotto qui in Araceli___2.30 A di 6 di settembre A Giulio barbiero che cavò sangue a VSI___1 A di 7 di settembre A Luca, et Camillo palafreniero per far acqua de Coriandoli in più volte___-20 A di 14 di settembre Per un passo di legna condotto qui in Araceli___2:30 A di 24 di settembre Per un mezzo passo di legna condotto qui in Araceli___1:15 Scudi 13:30 c. 19 v: A di 24 di Dicembre 1598 Mance A ms Erasmo Aiutante per mancia d’ordine di VSI___4 A ms Giulio Aiutante per mancia___4 A ms Angelo credenziero per mancia___3 A di 28 di dicembre

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Alli staffieri del s.r Marchese Peretti___1 Alli Palafrenieri del s.r card.le Aldobrandino___1 A di 29 di dicembre Alli Palafrenieri del Papa___2 A di 30 di dicembre A VSI disse per dar per mancia alli putti et putte del s.r Asdrubale, et s.r Giovanni Battista Matthei___6.30 A di primo di Gennaro 1599 A ms Angelo Credenziero per portar per mancia a quelli del forno del Papa___-50 Alli tamburini de svizzeri___-50 Alli trombetti de Cavalleggeri, overo del papa___-50 A di 2 di Gennaro A ms Alessandro fantasini per portar per mancia alla Monaca che accomoda e da la salda (?) alli Rocchetti di VSI___4 Scudi 26:80 c. 20 r: A di 2 di Gennaro 1599 A ms Alessandro fantasini per portar per mancia alla s.ra Emilia a s.ta Cecilia___4 Alla Posta del Papa per mancia___1:50 Alla Posta di Milano per mancia___1 Alla Posta di Venetia___1 Al Procaccio di Napoli___-50 Al Procaccio di Firenze___-50 A di 3 di gennaro Alli svizzeri per mancia___-50 Alli Bombardieri de svizzeri___-50 Alli staffieri della s.ra Camilla Peretti___1 A di 12 di Gennaio Al cassiero dell’olgiatti che paga li monti delle lumiere___-60 Al Cassiero del Guicciardino perche paga il monte del sussidio triennale___-60 Al cassiero del mazzinghi per che paga il monte sisto, et il Monte del studio vacabile___1 Al cassiero del Doni per che paga il monte delle Provincie, et il monte orsino___-90 Al Cassiero del Tronci perche paga il monte dello studio non vacabile___-30 Al cassiero del Cevoli perche paga il monte della lega, et il monte Pio recuperato___-60 Scudi 14:50 c. 20 v: A di 18 di Gennaio 1599 Mance Al Cassiero del Giustiniani per che paga la provisione, il monte d’Ungaria et il monte Annona___60

Elemosine A di 27 di dicembre 1598

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A Mutio Palafreniero per far elemosina___-30 A di 28 di dicembre Ad un poveretto che stava in sala d’ordine di VSI___-10 A di 30 di Dicembre A quel Napolitano che stava alli pazzarelli nell’uscio che VSI fece di Casa, di suo ordine___-10 A Rosato Palafreniero per farne elemosina___30 A di primo di Gennaro 1599 A ms Alessandro fantasini d’ordine di VSI per distribuire a i poveri della parrocchia per elemosina___10 A di 2 di gennaro Ad una donna chiamata Giovanna che era caduta da una loggia per ordine di VSI per elemosina___30 A di 5 di Gennaro Ad un povero che diede un memoriale a VSI in sala per parte di D. Vincenza sua moglie habitante nella Parrocchia di santa Lucia___-50 Scudi 12:20 c. 21 r: A di 7 di Gennaro 1599 Ad una Donna da Nonantola per ordine di VSI per elemosina___-50 A di 8 di Gennaro A Rosato palafreniero per farne elemosina___-30 A di 16 di Gennaro A Rosato palafreniero per farne elemosina___-30 A di 18 di Gennaro A ms Alessandro fantasini disse d’ordine di VSI per portare alla s.ra Lucretia Matthei per farne una elemosina ad una sorella di Giulio Cesare___1 A di 21 di Gennaro A Rosato Palafreniero per farne elemosina___-30 A di 2 di marzo 1599 A Mutio Palafreniero disse haver dato per elemosina ad una povera donna d’ordine di VSI nel passar che faceva al palazzo novo___-10 A di 21 di marzo A Rosato Palafreniero per farne elemosina quando VSI andò a San paolo___-30 A di 23 di marzo A ms Alessandro fantasini d’ordine di VSI per dar alle povere zitelle vergognose___-50 Al medesimo ms Alessandro d’ordine di VSI per comprare tanto pesce da mandare alli frati di san francesco___-50 Scudi 3:80 c. 21 v: A di 25 di marzo 1599 A Rosato palafreniero per farne elemosina___-30 A di 2 d’Aprile 1599 A Rosato palafreniero per farne elemosina___-30 A di 8 d’Aprile

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A Rosato palafreniero per farne elemosina___-30 A di 9 d’Aprile Ad una Donna nel ritorno dall’offitio dall’Araceli per elemosina d’ordine di VSI___-20 A di x d’Aprile A Rosato palafreniero per farne elemosina___-30 A di xi d’Aprile A Rosato palafreniero per farne elemosina___-30 A di 15 d’aprile A Rosato palafreniero per farne elemosina___-30 A di 18 d’aprile A Rosato palafreniero per farne elemosina alla statione di S. Pancratio___-30 A di 19 d’Aprile Messi per ordine di VSI in una cassettina portata dal s.r Alfonsino___30 A ms Alessandro fantasini disse haver dato per elemosina d’ordine di VSI mentre lei stava in sala___-20 Scudi 2:70 c. 22 r: A di 22 d’Aprile 1599 A Rosato palafreniero per farne elemosina___-20 A di 25 d’Aprile A Rosato palafreniero per farne elemosina___-30 A di 6 di maggio 1599 A Rosato palafreniero per farne elemosina___-50 A di 18 di maggio A Rosato palafreniero per farne elemosina___-30 A di 23 di maggio A Rosato palafreniero per farne elemosina___-40 A di 26 di maggio A Rosato palafreniero per farne elemosina___-30 A ms Alessandro fantasini per ordine di VSI per farne elemosina___2 A di ultimo di maggio A Rosato palafreniero per farne elemosina___-50 A di 8 di Giugno 1599 A Rosato palafreniero per farne elemosina___-50 A di 21 di giugno A ms Alessandro Fantasini disse haver dato per elemosina d’ordine di VSI ad una donna nel ritorno che feci a Casa dal Concilio (?)___-10 A di 24 di Giugno A ms Alessandro fantasini per mandare per elemosina alli Cathecumeni d’ordine di VSI___-30 Scudi 5:40 c. 22 v: A di 24 di Giugno 1599 A ms. Alessandro fantasini d’ordine di VSI per dar d’elemosina alle povere zitelle___-50 A di 25 di Giugno

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A Rosato palafreniero per farne elemosina___-30 A ms Alessandro fantasini che fu alli 12 di maggio per ordine di VSI per comprarne tanta robba di mandar per elemosina alli frati di san francesco___-60 A di 2 di luglio 1599 A Rosato palafreniero per farne elemosina___-30 A di 7 di luglio 1599 A Rosato detto per farne elemosina___-50 A di 18 di luglio A Rosato detto per farne elemosina___-50 A di 26 di luglio A Rosato detto per farne elemosina___-30 A di primo d’Agosto 1599 A Rosato detto per farne elemosina___-30 A di 5 d’Agosto Al s.r Perinto per ordine di VSI per mandare a queli Giovine che cascò dalla soffitta del palazzo novo___1:50 Scudi 4:80 c. 23 r: A di 5 d’Agosto 1599 A ms Alessandro fantasini per portare alli poveri de litterato (?) per elemosina d’ordine di VSI___50 A ms Giulio Aiutante per portare a Gaspero palafreniero che stava ammalato con la moglie d’ordine di VSI___1 A di 14 d’Agosto A ms Alessandro fantasini d’ordine di VSI per dar d’elemosina alli Cathecumeni___1 A Rosato palafreniero per farne elemosina___-50 A di 19 d’Agosto Ad una donna che era con il marito nella chiesa d’Araceli che havevano un figlio in mano de Turchi per ordine di VSI___-10 A di 20 d’Agosto A quel giovine che cascò dalla soffitta del palazzo novo per ordine di VSI___1 A di 27 d’Agosto A quel medesimo giovine che casco dalla soffitta del palazzo per ordine di VSI___-30 A di 29 d’Agosto A Rosato palafreniero per farne elemosina___-30 Mandato alli prigioni di Campidoglio per ordine di VSI___-10 A di 30 d’Agosto A ms Alessandro fantasini per ordine di VSI per distribuire per elemosina a diversi poveri più bisognosi secondo la coscienza sua___3 Scudi 7:80 c. 23 v: A di 30 d’Agosto A ms Alessandro fantasini per dar d’elemosina a quel Pietro che stava per cocchiero con il s.r Ciriaco per che li era caduta la goccia d’ordine di VSI___-50

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A di 2 di settembre 1599 A Rosato Palafreniero per farne elemosina___-30 Ad un povero giovine che stava qui nel convento quando VSI tornava di fuori per suo ordine___-10 A di 7 di settembre A ms Alessandro fantasini per ordine di VSI per distribuirli per elemosina___-50 A di 9 di settembre Mandati alli prigioni di Campidoglio per elemosina d’ordine di VSI___-30 A di 11 di settembre Al s.r Alessandro Guidotti disse haver mandato d’ordine di VSI per elemosina alli poveri prigioni di Campidoglio___-20 A di 12 di settembre A quel Giovine che casco dalla soffitta della sala del palazzo novo disse il s. Andrea ferrari per ordine di VSI___-50 A ms Alessandro fantasini per ordine di VSI per distribuire per elemosina a luoghi pii___1:50 Scudi 3:80 c. 24 r: a di 14 di settembre A due donne nell’uscir dalle stanze del s.r Asdrubale per ordine di VSI per elemosina___-20 A ms Alessandro fantasini per dar d’elemosina alle Cappuccine, et alle povere zitelle vergognose d’ordine di VSI___1 A Rosato palafreniero per farne elemosina___-50 A di 15 di settembre Alli prigioni di Campidoglio per elemosina d’ordine di VSI___-30 A di 20 A Rosato palafreneiro per farne elemosina___-50 Per cinquanta libre di vitella fatta comprare da m.ro Paolo Cuoco sin alli 28 d’Agosto passato per ordine di VSI per dare alli frati qui d’Araceli a & 4 la libra___2 A ferrara diedi ad un giovane Gianni Nero che voleva cathechizarsi per ordine di VSI nel intrare nel montorio di santo spirito che mi scordai metterli nel conto presente___2 Scudi 6:50 In tutto sommano___211:20 …. Havuti per mandati al banco del cevoli in più volte___120 Ne ho havuti dal m.ro di stalla___10 Ne ho havuti dal s.r Asdrubale Matthei per prezzo di … vino___6:60 In tutto___136:60 [P1017919] c. 24 v: Ne resto havere in tutto___74:60 E piu per nove (?) in tutto___1:50 Che sommano___ 76:10 L’elemosine sommano in tutto___46:40

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Saldato questo di 29 di settembre il conto … debitore in tutto di 4. 76 … … X quali ho pagato con doi mandati diretti al Cevoli in uno di 4. 46 et … che sommo per elemosine et nell’altro di 4.29 … 70 Seguono 50 carte lasciate in bianco

Dare- avere 1596- 1601 (44 carte) Accanto alle piccole spese ordinarie (mance, elemosine, acquisto di «calzette» ed altri indumenti per il cardinale, tessuti per le livree dei servitori) e quelle straordinarie (il 28 giugno 1596 il cardinale donava 7000 scudi ai fratelli Ciriaco e Asdrubale per finanziare l’acquisto del feudo di Giove, c. 4 v; il 17 agosto 1600 donava loro 20000 scudi, c. 20 r) si trovano annotate le spese per il palazzo capitolino dell’Aracoeli per le quali rimando al doc. XXVIII Si trovano anche regolari versamenti di denaro a favore di Andrea Ferrari dal gennaio 1599 «per servitio della fabrica e acconcime del palazzo novo» (per le voci di spesa particolareggiate rimando alla trascrizione delle ricevute del mazzo 504, doc. XXXVI ). Spicca tra i pagamenti la voce relativa al pagamento a Cristoforo Roncalli della pala per la cappella del palazzo: «[26 maggio 1600] E a di 26 detto scudi cento peso vecchio pagati @ m. Cristoforo Roncalli delle pomarancie disse per la tavola fatta per la capella del palazzo___100- 110» (c. 19 r) Le altri più significative voci si trovano citate in nota nel testo.

Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601 Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1596

Doc. V AAM, Mazzo 491, Libro dell’Heredità di Paolo Mattei, 1 aprile 1593 Heredità di Paolo Mattei [c. 1 r] In questo libro si notaranno tutt’i beni, come di Casali, case, risposte de Vigne, Vigne, Censi, e lochi di monti, che sono dell’heredità della bo: me: del sig.r Paolo Matthei, comuni tra il s.r Ciriaco, et sig.r Asdrbale Matthei heredi fratelli, et ancho de Castelli. Fatto sotto il primo d’Aprile 1593. [c. 2 v] In Nomine Domini Un Castello chiamato Antona, posto nell’Abbadia di farfa de sopradetto di S. salvatore, confina da doi lati con Castello vecchio, delli Sig.ri Orsini, et con la terra del Sig.r Cesare Maniera, compro dalla bo: me: del s.r Paolo Matthei dal s.r Pierantonio Brancaleoni per settemila e cinquecento per sicurtà d’evictione promise il s.r Belardino Piscina, la Comunità del Vicario, et Carboni, beneficiato poi da detto sig.re con compre d’altri terreni, et abilito d’una bellissima fabrica, se ne cavò ogn’anno d’entrata in circa da doicento ducati.

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[c. 3 v] Un altro Castello, chiamato Mompeo, in Sabina, compro con patto redimenti dal s.r Alessandro Orsino Conte di Pitigliano per cinque anni, come per li atti di ms. Prospero Campana, e Tomaso Fontis sotto li 30 de Giugno 1593 compro dico la metà della bo: me: del s.r Pavolo con li heredi del S. Mess.ro Matthei per prezzo di scudi venti doi millia di m.ta, et non recomprandolo fra detti cinque anni, resta a detti sig.ri libero, con pagarli sei altri milia scudi, e posto dico in habbia, confina con Castel novo, e Surisciano castelli della Abbadia di farfa, posseduto dall’heredi del s.r Paolo Matthei, se ne cava ogn’anno l’entrata delle parti dell’heredi del s.r Paolo incirca a scudi trecento dico___ 300 [c. 4 v] Castel mal nome casale posto nella transteverina di rubia centosessanta, for di porta S. Brancatio, confina con la Selvotta di S. Spirito con Castel malnome delli sig.ri della Valle col fosso di Galera affitato dalla bo: me: del s.r paolo alli s.ri francesco, e Marcantonio Spanochia scudi quattrocentoottanta l’anni da pagarsi in tre paghe, a Natale, pasqua de resurretione, e s.ta Maria d’Agosto dico rende ogn’anno___ 480 [c. 5 v] S.ta Cecilia casale posto nella Transteverina for di porta s. Brancatio di rubia centocinquantasei, e mezzo, come per la mesura fatta far, ch’è appresso di me, d’Aurelio Gentile de lugnano publivo mesuratore, dell’anno 1593 confina col casale di S.ta Maria in Trastevere, col casale di S. Cosmato, e col fosso della Galera, po render un anno per l’altro incirca da scudi ottocento___800 [c. 6 v] Casaletto casale posto nella Transteverina in mezzo delle vigne, for di porta portese di rubia novantasette mesurato da Aurelio Gentile da lugnano nell’anno 1593, come nella pianta, e mesura ch’è appresso di me, confina col casale dato à vigne detto S.ta Pacera, col la strada maestra e con i beni delli S.ri Velli, et alcune vigne della proprietà di detto Casaletto, se ne pol cavar un anno per l’altro da settecento scudi incirca____ 700 Paga ogni anno di risposta cinquanta ducati di carlini, che sonno scudi trentasei, e mezzo all’heredi delli s.ri Ottavio, et Alessandro fratelli de Crescenzi [c. 7 v] Valle Longa casale posto nel territorio de Rignano, o vero di S. Resto di rub. Quarantotto incirca, confina con li beni del s.r Honorio Savello, col fosso, e con i beni di S. Resto, affitato hora a Hieronimo Calandraro dalla bo: me: del sig.r Paolo da pagarsi in una sol paga scudi centoquaranta l’anno dico render ogni anno___ scudi 140 [c. 8 v] La meta del casale della Selva ch’è in tutto di rubi doicento ottanta pro indiviso con li heredi del sig.r Alessandro Matthei confina con la …, col fosso di malagrotta, e altri confini, affitata a detti heredi del s.r Alessandro sotto li 29 de settembre 1592 per prezzo di scudi sei il rubio, da pagarsi in doi paghe al Natale, et a S.ta Maria d’Agosto, come per poliza; rende la parte dell’Heredi del sig. Paolo ogn’anno___ scudi 840 [c. 9 v] Nota delli castelli compri dal sig.r Ciriaco e me Asdrubale comunemente e frutti d’essi, e de denari, che possiede al presente l’heredità del sig.r Paolo Matthei fatta adi X de Giugno 1601, com’ancho de casali, case, e tutti beni, ch’apertengono all’heredità sopradetta

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[c. 10 r] Giove Castello nella Teverina sotto la diocesi d’Amelia confina con la Penna con Attigliano, con Amelia, col fiume, comprato dal s.r Mario Farnese sotto li 14 di Giugno 1597 per l’atti del Mainardo per prezzo de scudi sessantacinque millia moneta fa fochi doicentosedici, libero da ogni impositione camerale ecetto che dal pigliar il sale dalla camera, bonificato poi da noi de Fabriche della Roccha per piu di doi millia scudi rende ogn’anno d’entrata incirca scudi millecinquecento com’appare per lib. del nostro Castellano, che vi risiede___ scudi 1500

[c. 11 r] Castel S. pietro castello nell’Abbadia di Farfa in Sabina confina con Roccha Baldesca, Boccignano, le Riole (?) de Grancia, e la Montagna fa fochi n.o quaranta compro dal sig.r Pietro Ruiz sotto li 17 aprile 1599 per l’atti d’Antonio Mainardo per prezzo de scudi diciotto millia moneta con peso di pagar dieci carlini l’anno alla Badia di S. salvatore senza devolutione, paga tutt’i pesi camerali, rende ogn’anno d’entrata scudi sei cento moneta, com’appare a lib. del n.ro fattore residente___scudi 600 [c. 12 r] Antona Castello nell’Abbadia di S. salvatore confina con Castel vecchio, con la …, con Collepiccolo, e Vallecupula conpro dalla bo: me: del sig.r Paolo Matthei dal sig.r Giovanni Antonio Brancaleoni per prezzo de scudi settemilliacinqucento moneta con sigurtà d’evictione Belardino Piscina, Francesco Carbone, e la Comunità del Vaicaro, beneficiato poi dal s.r Paolo di diverse compre di Terreni, Fabriche, Chiesa, Molino che vi spese qui d’altretanto fa fochi ventidoi rende ogn’anno d’entrata incirca___ scudi 150 [c. 13 r] Roccha Sinibalda, castello nell’Abbadia di sopra sotto la Diocesi de Rieti confina con Belmonte, con Longona, con la Torricella, con Magnolardo compro dal sig.r Giuliano Cesarini congiuntamente con Belmonte sotto li 18 luglio 1600 per l’atti del Mainardo, e Ottavio Capogallo rogatisene in solidum per prezzo de scudi cinquantatre milla moneta paga tutte l’impositioni camerali alla Camera Apostolica fa fochi n.o centotrenta, v’è una Roccha nobilissima e fortissima con molti pezzi d’artiglieria, e arme rende ogn’anno d’entrata, com’appare al lib. del nostro Castellano scudi settecento in circa con certa speranza d’augumentarle dico___scudi 700 fa fochi centoventicinque n.o 125 [c. 14 r] Belmonte Castello nell’Abadia di S. salvatore sotto la Diocesi di Rieti confina con Rieti, con Roccha Sinibalda, con la Torricella, con la Posticiola conpro dal s.r Giuliano Cesarini congiuntamente con la Roccha Sinibalda sotto li 18 luglio 1600 per l’atti del Mainardo e Ottavio Capogallo rogatisene in solidum per prezzo de scudi cinquantatre millia moneta paga alla Camera Apostolica tutte l’impositioni fa fochi n.o ottanta rende ogn’anno d’entrata scudi trecentocinquanta moneta incirca con speranza d’augumentarle com’appare a lib. del nostro Castellano, che risiede alla Roccha dico___ scudi 350 fa fochi n.o settantacinque n.o 75 [c. 15 r] Casali Castel malnome casale posto for di porta portese di rub. centocinquantanove, e tre quarti mesurato d’Aurelio gentili da Lugnano publico mesuratore ch’è la pianta in Archivio confina con la Selciotta di S. Spirito, col fosso di Galera,e con castel malnome delli ss.ri della Valle v’è della selva, anzi scoperti se ne cavarà d’entrata l’anno intorno a scudi quattrocentocinquanta dico___ scudi 450

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[c. 16 r] Santa cecilia casale posto for di porta portese de rubia centocinquantasei e mezzo tra le quali vi sonno rub. Dicinove di prata mesurati d’Aurelio gentili da Lugnano confina con casale di canonici di S. Maria in Trastevere, delle Monache di S. Cosmato,e col fosso di Galera, e la pianta è in Archivio, non è stato mai affittato, se ne cava d’entrata con i prati si vendono a fieno un anno per l’altro passa scudi seicento moneta dico___ scudi 600 [c. 16 v] Vallelonga sotto li 14 di maggio 1612 fu venduta per l’atti di Belardino fosco publico notaro descritto in archivio al sig.r Marcantonio Burgese Principe di Sulmona per prezzo di scudi cinquemilasettecentocinquanta di questa maniera ne fu … adimandato da parere di N. S.re dal Concessionario della camera, e li fu risposto convenientemente ma separatamente che S. S.tà era Padrone, facessi quello che gl’era di gusto, che n’havriano sentito contento, et prezzo si rimetteva nella S.tà Sua n questo giorno all’improviso venne il concessionario della camera col s,r Antonio del Drago, il notaio e l … di Giovanni Rotoli con l’istesso s.r Giovanni, e ne porto la derogatione del fidei concesso, e così fu stipulato, e così fu stipulato ne fo ricordo, el denaro resto apresso detto bancho per rinvestirli, come di notarà dove e … qui sotto. Sotto l’ultimo di Maggio furono dati scudi tremilla delli sopra detti denari a censo alli SS.ri Antino, Settimio, e ferdinando orsini fratelli con sicurtà del s.r …, e s.r Horatio Orsino a sei … per cento come per l’atti dell’Olivella notaro A. C. con la cedola del bancho per tre anni da rinovarse. Scudi mille dati al s.r Horatio Savelli in soma de scudi 3000 per l’atti del Penasola sotto li 18 giugno 1612, volta … [c. 17r] Vallelonga casale posto nel territorio di Rignano de ruv. Incirca quarantotto alla mesura fatta nella divisione di n.ro Padre confina con i beni del sig.r Mutio Savello, col fosso, e beni di S. Resto affittato a Fabio Palutio per anni nove sotto li 14 de Febbraro 1594 per atti di Giovanni Grillo notaio capitolino per prezzo di scudi centonovanta l’anno a tutti frutti, da pagarsi a S. Angelo di Maggio, S.ta Maria d’Agosto e s.to Angelo di settembre dico scudi 190 dipoi ceduto sotto li 17 de dicembre 1598 per instr.o rogato da Silvestro Carosio notaio Adi 9 de Maggio 1602 si fece intesa di … et … il Casale di vallelonga da incorporare nel istromento del consenso da noi dato per l’atti del Richetti sotto li 13 del mese di febbraio 1599 de Mario gentili da lugnano publico misuratore, e promise farne pianta e trovo esser rub. Settentaquattro, e tre quarti, e scorzo (?) uno, con i medesimi confini de sopra notati, e de piu con la tenuta di Morolo posseduta dal S.r Francesco Scapucci. [c. 17 v] Sotto li 4 luglio 1612 forno rinvestiti li scudi 1750 … del prezzo di Vallelonga, e dati a censo al s.r Carlo Gabrieli per l’atti del Panesola notaio Auditore C. in somma de scudi 2500 con l’obligo del … per restituire la dote (?) al s.r Francesco Contarelli. Sotto li 22 agosto 1612 furono rinvestiti scudi millecinquecento moneta scudi 1225 ch’avanzavano dal prezzo di Vallelonga, … scudi doimillia restituiti dal’heredi del s.r Francesco Scapucci, e per far il … computo s’agiunsero scudi 225 de nostri, e dati di censo al s.r Giovabattista d’Asti per l’atti di Belardino fosco notaio d’Archivio, e imposto sopra le sue case a S. marco a sei per cento con sicurtà e recognitione della bona fede del s.r Cardinale Pietro Aldobrandino Camerlengo. [c. 18 r] La meta del Casale della Selice posto for di porta S. Brancatio commune con l’heredità del s.r Alessandro Matthei n.ro padre di rub. Doi centottanta alla mesura fatta quando divise n.ro Padre affittato all’heredi del s.r Alessandro per scudi sei il rubio da pagarsi a S. Maria d’Agosto et a Natale confina con la Botocchia, col fosso di malagrotta con i beni di S. Spirito cinporta la parte

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dell’heredità del s.r Paolo d’entrata l’anno a questo fitto scudi ottocento quaranta dico___ scudi 840. [c. 18 v] Casaletto casale ch’era di rub. Novantasette, et una quarta, tra quali v’erano rub. Dicinove, e mezzo di prata come per mesura, e pianta fatta da Aurelio gentili da Lugnano ch’è in Archivio, confina con la strada maestra, con il casale di S. Pacera dato a vigne, e le vigne delli SS.ri Velli, tutto questo casale è stato dato a far vigne, e caneti a diversi prezzi, e quanto se ne caverà d’entrata Paga all’heredi del s.r Muzio (?) Capizucchi et al s.r Tiberio Stalla ogn’anno come mariti delle figlie del s.r Ottavio Crescenzi in doi paghe a Pasqua, e Natale per ciascuno scudi nive … in tutto_ scudi 18. 37 Pagano ad una figlia del s.r Hippolito Crescenzi ch’è Monaca in Torre de Specchi nell’istesso modo scudi diciotto …, e nota che sonno per lassiti fatti con potestate liberandi come in archivio__ 18.33

Doc. VI Il testamento del cardinale Girolamo Mattei ASR, Notai Tribunale dell’A.C., Uff. 8, Octavius Cellius, 27 novembre 1603, reg. 1774, fasc. 4, cc. 544 r- 548 v e 562 r- 564 r «Test.um Ill.mi Card. Matthei In Nomine S.ma et Individua Trinitatis Patris, et Filij et S.pus Sancti Amen Die 27 mon Novembij 1603 Cum propter Ad peccatum a Deo opt. Max hoibus semil mori statutum sit, et unum quemq. prudentim deceat de bonis suis disponere, ac anima suam in primis sp.ualibus suffragijs communire. Hinc est, quod in mei et p.ntia pnlr existens Ill.mus et R.mus DD Hieronimus tit. S. Pancratij S. R. E. Presb.r Card.lis Matthaeius nuncupatus sanus eiusdem omnipotentis Dei gratia, mente, sensu, loquela et intellectu et corpore languens di anima salute, et reliquis in pti testamento contis sollicitus utens (?) etiam licentia et facultate testandi sibi a fil: rec: Sixto Papa N.to … concessa ut in l.ris ap.licis desuper expeditis sub dat. Roma apud s. Petrum Anno Incarnationis D.nica 1588 tertio Kal. Julij Pontificatus sui anno quarto, et in camera apostolica per acta q. d. Thydei de Marchis tunc d.a camera notij registratj sub die ott.a minsis Augusti eiusdem anni, ac in actis D. Octavij Capogalli not.ij Cap.lini exhibitis in corpore donationis et primogenitura per D. S. Ill.ma fact. per eius … acta ad favorem infr.os eius heredum sub die XVII Augusti 1600 siv et quas l.ras aplicas etiam hic repetit, et illis uti mille declaran. ac et earumq (?) lrar. vigore hoc ultima sua voluntatis inditii, et testamentum quod de iure civili dicitur sine scriptis, et nuncupativo ac alias omni miliori modo et faciendum curavit, et fecit, ac condidit in hunc qui sequitur modum, et formam … In primis Ill.mus D Testator commandavit animam suam Deo Opt. Max. Beata Maria Virgini, S.to Hieronymo, et francisco eius Protictoribus ac toti celesti curia, ipsum Deum (?) toto animi affictu huml.r orans, ut (c. 544 v) precioso sanguine unigeniti filij sui D. N. Jesu Xsti, quo mundum redemit miserire velit anima ipsius D. testatoris.

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Corpori vero cum contigerit sepulturam eligit in ecclesia Beata Maria de Ara Coeli in cappella sub invocatione S. Matthei a bo: me: Alexandri matthei ipsius D. testatoris genitoris construita ubi humari (?) voluit sub lapide marmoreo cum hac simplici inscriptione: D. O. M. Hic iacet Hieronimus tit. S. Pancratij S. R. E. Prisb.r Card.lis Matthaius Qui obijt anno Dni Voluitq illud deferri de nocte, et associari cum mediocri, et moderato apparatu. Item reliquit infrattis omnibus et singulis nempe (?) Ill et R,mo D. Archiepo Montis Regalis eius Horologium magnum R. P. D. Hieronimo Pamphilio sacra Rota Auditori eius affini unum bacile et unum boccale argentium ipsius Ill.mi D Testatoris arbitrio infr.os DD Heredes R. P. D. Alexandro Matthaeio ipsius D. testatoris ex fratre nepoti unum aliud bacile et boccale argentium ipsius D Testatoris pariter arbitrio dictos DD Heredes. Ill.ma Claudia Matthaeia uxor Ill.mi Cyriaci fratris ipsius D. testatoris duas cratheras argenteas. Ill.ma Claudia Sancta Crucia di Matthaeis uxor Ill.mi D. Jo. Baptista Mattheis ipsius D. testatoris ex fratre nipotis duo candelabra argentia ad usum camera ad eletionem ipsa Ill.ma D. Claudia, nec non quadrum ubi adest imago D. N. Jesu Christi, et B. Maria Magdalena, quod Ill.mus D testatoris habet in suis stantijs, Dicto vero Ill.mo D. Jo: Baptista par equor. primi curris (?), quo utitur ipse Ill.mus Testator. Ill.ma Donna Costantia Gonzagha di Matthaeis uxor Ill.mi Asdrubalis Mattheis (c. 545 r) eius fratris dilectissimi unam imaginem Christi argentiam cum cruce eburnia, et quadrum Beata Maria Lauretana, quod habet in suis stantiis, qua legata fecit erga omnes su.ptos ob maximam dilectionem, et amorem, quibus eos prosecutus fuit, et prosiq.r (?) Item Ill.mus Testator reliquit familiaribus suis nempe Illis tantum, qui reperientur ad servitia, et vivent sumptibus ips. D Testatoris tempore sui obitus scuta quinque milla, et quingenta m.ta ex quibus scutis quinq.millibus, et quingentis in primis dari … D. Jo: Francisco Fagnano, qui inservivit a secretis in offitio Congrigationis sacri concilij Tridentini spatio tredicim annos et ultra scuta quingenta m.ta in signum amoris et benevolentia erga illum, et memoria suarum qualitatum, et meritorum. Item paritur ex dicta massa (?) scutorum quinq.millia summa scutor, et quingentor. reliquit alia scuta quingenta D. francisco Peregrino ipsius D. Testatoris a secretis. Item simil.r reliquit ex eadem massa D. eq. Polidoro di Polidoris, qui inservivit ipsi D. testatoris a poculo alia scuta quingenta moneta. Reliquam vero summa scutorum quatuor millium dividi iussit et mandavit inter cateros (?) suos Domisticos et Familiares iux. arbitrium infratt. Suor. Heredum, inter quos est comprehensus, D. Perinto Luto eius familiaris cui ultra ratam sibi obventuram (?) ex dictis scutis quatuor millibus, etiam reliquit unum vasum argentium magnum cum manicis ad usum catinella, quod ipsi Ill.mus D. Testatoris habet, qui DD Heredis debeant habere rationem ad duo .. ad tempus quo inservierint, et ad qualitatem officior., quibus funguntur voluit etiam dictos suos Domesticos, et familiaris …. debere lugubribus sumptibus hereditatis ipsius D Testatoris, prout solenti indui (?) alij famuli (?) DD Card. decidentum, ac etiam in eius (c. 545 v.) Curia debeat fieri quarantina solita, cum hac in (?) expressa declaratione quod si in familia ipsius D. Testatoris reperiretur aliquis illeg.mus sive aliter incapax …legati tunc voluit, quo dille, siv illi sint omnino exclusi a quacumq etiam minima partecipatione, quia Ill.mus D. Testatoris nullo modo vult venire contra … … Pij Papa Quinti, vil

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forsan (?) alias … prohibentis illegitimi siu al.r incapacibus aliquid relinqui posse, di quo exprisse protestas fuit, et protestator. Et quia D. Horatius Polidorus Orbevetanus diversas pecunias summas ipsius D. Testatoris a divirsis personis et publicis bancis exigit, et ex illis scuta duo millia, et sexcinta in… … se retinuit, ac in proprios usus convertit, prout ex diversis partitis apparet, propterea facien. illi rem gratam, et ob amorem et dilettionem, quibus familiam suam prosequitur dicta scuta duo millia, et sexcinta in circa eidem (?) D. Horatio iure legati et als (?) omni miliori modo reliquit, remisit, et condonavit, illumq. ab illor. …, et restitutione ponitus, et omnino liberavit, et absolvit, hortans eum D. Horatius, ut ad eius domus, et patriam revertatum, Hortans et D. Lucam, et alios dicti Horatij fratres, et … curare velint (?), quod d. Horatius in patriam redeat, ibiq. suam vitam perficiat, necogatur (?) vagabundus incedere, et extra patriam mori, quod facillimum ipsis fribus (?) erit si curaverint alia debita cum alijs personis quam cum ipso D. Testatore confecta persoluit (?), quo debita instanter rogat d. Lucam, et alios fratris, ut illa … ipsius D. Testatoris persoluant, et toto animo incumbant ut ipse in patria revertatur (?) … cum in partibus, ubi permanet, mittendo propteria hominis, qui eum querant F…., et omnibus iuribus efficiente (?), ut dictus Horatius (c. 546 r.) Horatius in patriam suam redeat, quod sicuti maximi honoris erit familia de Polidoris, ita et gratissimus erit ipsi D. testatori. Item Ill.mus D. testator voluit, iussit et mandavit quod casalis Florani posito in agro Romano in partibus latij als. A D. S. Ill.ma emptum a D.D. de Armontinijs, ut constat ex actis, et instromento rogato per … D. Octavium Capogallum die 7° Octobris 1602 una cum omnibus et singulis eiusdem casalis membris et sit unitum, prout … illud univit et vult, quod sit unitus. Primogenitura partis castros Iovis, Rocca Sinibalda et Belmontis per ipsum D Testatoris facta ad favorem infros. DD eius heredum sub die XVII Augusti 1600 per acta dicti Capogalli quod casale subiaceat, et subiacere debeat prout d.m casale … supposuit, et submisit dicta donationi, et primogenitura, ac fidei comissis, prohibitionibus, vinculis, et alijs dispositionibus per ipsa D. Testatorim in d.a donatione, et primoginitura factis quam donationem, primogenitura, fidei comissa, prohibit.es, ac alia dispons. hic pro expussis haberi voluit perinde acsi (?) ad verbum inserta forent (?) et nunq. possuit casale … a … donator primogenitura fidei comissis, et alijs dispositis separari, vel quoquo modo amovere, et levare in totum, siv (?) in partem perinde ac si dictum casale una cum ….. ind.a donatione comprehens ora ab initio donat. (?) fuisset, et in donatione casale p.tum esset comprehensum, et ….., et omni alio miliori modo. Cuius quidem casalis liberus usumfructu pro hac … tantum derogando iuri legati reliquit Paulo, et Hieronimo suis ex d.o Ill.mo D. Asdrubale eius fr. Nepotibus dilettissimis nempe medietatim d. ususfructus Paulo, et alia medietatim Hieronimo p.tis … illorum (c. 546v) tantum, et … eorum durante, et non ultra, quibus siv (?) aliquo ipsor. vita functis illico (?) usus fructus p.tus … rata illius decidentis consolidetur cum d.a primogenitura, itaquod d.o usus fructus amplius alienari non posuit; sed semper rimaneat annexus et consolidatus cum ead. primogenitura, et si aliqua de causa in futurum d.o usus fructum alienetur, alienatio ipsa sit nulla, et eo casa heredibus, et donat.rijs vocatis insupta donatione, et primogenitura competat actis illum repetendi (?), et nihil illi qui alienaverint teneantur ad … … fructus perciptor., qui fructus debeant ipse illor. qui sunt vocati in primogenitura. Item reliquit Paulo sup.to suo nepoti unum offitium Militis S.i Petri ab ipso D. Testatoris et de suis proprijs pecunijs in caput et personam d.i Pauli emptum (?), rogans et hortans eumdem ut studijs et

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Prelatura incumbat, cum ex … studijs, et prelaturis familia quantumius (?) nobilis comodum honorem, et splendorem recipiant. Item consulendo comoditati, et tranquillitati Ill.mo DD Cyriaci et Asdrubalis eius fratrum dilectissimos iure prelegati, ac ab omni meliori modo … reliquit d.o Ill.mo Cyriaco omnia et singula milioramenta cuiuscumq generis, et speciei per ipsum D. testatorem quomodo libet facta in palatio eius DD Cyriaci, qua possunt ascenderi ad scuta tria millia mon.ta in circa et propterea similem summa scutor. tria millium iure prelegati, ac ab omni miliori modo, ut supra reliquit d.o Illmo D. Asdrubali Matthaeio eius fratri qui stant legato officij militis S. Petri, ac usus fructus casalis prenarrati facto sup.tis DD Paulo et Hieronimo eius filiis teneatur facend. d.a D Cyriaco quietantia generalem, et …., ac … (c. 547 r) et spealissimam (?) de …, et quibuscumq. secutis … qua transeat et se extendat ad cognita, et incognita et per aquil. (?) stip. (?) et … et depredictis facere debeat publicum instrumentum cum solitis … Item Ill.mus Testator voluit quod libera dispositio, quam ipsi habet dequibuscumq locis montium vacabilium et non vacabilium in personam siv. capita … personam. existend., et ad … D. testatorim spectans transeat in (?) heredes suos infros et ad eos … et pertineat, prout ad ispso D. Testatorim hodie spectat, et pertinet. Item Ill.mus Testator voluit et mandavit quod post eius obitum intra mensim celebrentur pro eius anima ad altaria privilegiata missa mille pro una … tantum. Item reliquit pro suffragio anima sua Conventi et fratribus reformatis S.i Francisci de minori observantia scuta centum moneta pro una … tantum rogans ipsos fratris, ut velint pro anima ips. D. Testatoris celebrare tot missas, quot … … R. P. Guardiano una cum alijs Patribus discretis. Item pariter reliquit pro una … tantum Conventui B. Maria de Aracoeli, et Fratribus S.ti Francisci de minori observantia alia scuta centum cum onere, quod teneantur celebrare ad altare privilegiatum pro suffragio anima sua missas quingentas. Item reliquit pro una … tantum Monastirio et Monialibus sancta Catherina de Rosa prope palatium DD di Mattheis scuta quinquaginta m.ta cum onere celebrari faciendi in dicta ecclesia missas eisd. binevisas (?) pro aram ps. D. Testatoris. Item Ill.mus D Testatoris ordinavit, et mandavit per infrascriptos DD Heredes (c. 547 v.) distribui scuta quinquaginta moneta pro salute anima sua intra pauperes sacerdotes Regni Hibernia, qui tempore sui obitus reperientur in Urbe, cuius Regni ipse D Testator est protector. Item reliquit pro una tantum Collegio Rs.mos Chiericos Regularum S.i Blasij de Anulo Urbis scuta mille moneta solvend. per suos heredes intra tres menses à die obitus ipsius D. Testator cum onere illa erogandi in fabrica cappella altaris maioris, et chori eiusdem Ecclesia; Voluitque in alios usos, quam dicta fabrica nullo modo converti posse, pro … habens. eosd. Rs.dos Patres uti ips. D Testatoris dilectissimos nond. futuros pro ips. anima remedio, et salute sancta sacrificia, et preces Dio omnipotens offerre … et rogar.

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Item Ill.mus D testator ad effectum solvendi omnia legata p.ta mandavit per infrascriptos eius heredes se ipsis placent, et ita voluerent vend. et alienari omnia et singula eius bona mobilia, utensilia et semoventia ac vasa argentea, exceptis … quatuor vasibus argenteis ex maioribus, et pulchrioribus, ac mero (?) artificio confectis, qua ipse D Testatoris habet, illaque voluit perpetuo conservari debere in hereditate, et … capsa ipsos Hered. qui eis utantur secundum opportunitatem et occurrentias cuius capsa claves uterq. ipsor. habeat. Item inherendo, ac repetia facult. testam. sibi concessa et ….. …. reliquit pro ornatum, apparatum et divinis sacrificijs iam dicta cappella S.ti Matthei in ecclesia B. Maria de Araceli, ubi sepolturam argintiam eligit crucim, candelabra argentea, vasaque benedicta cum aspersorio et pacem argentias, quibus ..uti batur (?) in (c. 548 r) propria sua cappella, qua ornamento perpetuo conservari iussit ad d.m usum, et per pp.a voluit illa tradi Rs Fratribus eiusd. Ecc.a qui teneatur ea omnia claudere in aliqua capsa exinde non amovenda nisi pro usu dicta cappella …, et … Item reliquit ecclesia S. Silvestri Abbatia Nonantula, cuius ipse D. testator iam fuit commendatarius et di p.nti est ill. (?) bonorum Administrator duas planetas ex illis, quas habet in dicta sua cappella iussit et per infros DD suos heredes … debere duas tunicillas argenteas qua debeant associare planetam iam per ips. D Testatorem d.a ecc.a donata, quas tunicillas eid. ecclesia pariter dari iussit, et mand. Item reliquit ecclesia S.ti Michaelis Abbatia Lamolanij Provincia Urbinatis unam aliam planetam … ead. cappella ips. D. Testatoris. Item reliquit alias planetas, ceteraq. utensilia dicta cappella ecclesia B. Maria de Aracoeli. Item quia Ill.mus Testator cordi habuit Religionis augumentum propagationem, et decorum … ad gloriam Omnipotentis Dei, et Honorem Divi Hieronimi sui Advocati reliquit, vel … prelegavit d.is Ill.mi DD Cyriaco, et Asdrubale suis fratribus infrascripta loca montius non vacabilis ad ipsium D Testorem spectantia , et … nempe Loca triginta octo montis Provinciar., loca quatraginta montis DD de Cincijs, loca tresdecim montis subsidij triennalis sive nuncupans de ferrara, Loca decem montis Annona et loca quatuor montis Alumina, et … eisq eius fr.ibus modo … reliquit scuta decem millia moneta … scuta septem millia … in banco D. Alexandri Ruspoli et scuta tria millia ex pecunijs … in banco Domini Tiberij Ceuli spectan., et pertinen. ad ipsius D. testatorem ex quibus scutis decem millibus debeant emere tot loca montia non vacabilium (c. 548 v) sive census bene assecuratos aut bonas stabilia arbitrio ipsos Cyriaci, et Asdrubalis, qua emptione, et investitura facta voluit quod scuta quinq. millia usque ad sex millia infra sex menses à die obitus ipsius D. Testatoris erogentur in emptionem una domus, vel alicuius loci dictis D. D. eius fratribus benevisa, et benevisi ibiq. erigi, creari et institui collegium nuncupandum S.ti Hieronimi, et … erogarietur pro emptione d.a domus, sive loci minor summa addictorum scutorum sex millium habitatione ad precium, et ad fabricam se opus fuerit (?) facienda pro construtione, et adaptatione collegij id totum, quod … iussit pariter … in emptionem locor. montium sive censum, aut bonor. stabilium, ad comodum et beneficium dicti collegij Quod quidem coll.um, et illius dotem voluit … et iussit debere de proprietate et iure pro.natus (?) infr.os DD Heredes ipsius D. Testatoris, illorum filiorum, nepotum, pronepotum et alia descendentium unus post alium, quibus omnibus deficientibus … et … vocati omnes alij vocati in dicta primogenitura,

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exclusis semper foemines, et iure eiusd. primogenitura formam …, et continen. quam primogenituram hic repetiit et pro repetita haberi voluit, et vult et … elapsis dictis sex mensibus domus predicta empt.a non fuerint infrascritti DD. Heredes teneantur aliquam … domum ad … … conducen. (?) Qui Heredes eorumque primogeniti in infinitam, ut supra una cum (c. 561 r) cum R P.re Preposito collegij S.ti Blasij de anulo Urbis pro tempore ex.nte dictum collegium administrent regant, gubernent nominationem electionem, disputationem remotionem, et expulsionem, ac … liberam administrationem habiant, … siv. Rectorem adolescentes sive scolares, famulos et servientis in dicto collegio eligant, recepiant et admittant, dummodo sint qualitatum infradicendar., illosque expellere et removere, ac alios ponere, et recepere cum infrascrittis qualitatibus possint et valeant. Insuper eisdem haredibus et succ.onibus su.ptis una cum d.o P. Preposito pro tempore ex.nte liceat statuta, ordinationis et consitutiones dicti collegij facere, condere, compilare et riformare, …, corrigere, …, et alia regere et gubernare, p.ti occurrent et eis bene iussu fuint expedire, omni et quacumque superioritate et superintendentia omissa, rogans et hortans dictos suos heredes ac Rs P. prepositum p.tem, quas homni cura, diligentia et sidulitate condere, et instituire velint optimas ordinationis, cum ex illis pendeat …, et signanter cum initium sapientia sit timor D.ni idem Ill.mus D. Testatori mandavit, quod inter ceteras ordinationis adsit hac ordinatis inviolabilum, et in perpetuum observanda. Quod tam magister, sive Rector, quam scolaris et servientis singulis mensibus prima D.nica … mensis peccata confitere, et sacro sanctam eucharestiam sumere teneantur (c. 561 v) ut eodem tempore Dio inservire, scientias ediscere, et gratias de beneficijs receptis referri valeant. Voluitque et mandavit in d.o collegio professo unum magistrum sive Rectorem sacerdotem, qui curam habiat de scolaribus, et famulis sive … ad electionem dictos DD. Heredum, et … ac d.i P. Prepositi, ea tam cond.ne quod heredis et … … … soli habiant curam et administrationem dotis dicti collegij, et pecuniar. nec non facultatem emendi loca montium census, sive bona stabilia, et in … extinctionis restituendi precium, prout eis videtibur et … ordinatum sed in expeditione mandator. …, et … … manus d.i P. Prepositi, qui etiam debeat …, et … in deliberationibus notabilij momenti d.i collegij. Scolaris autem tot recepi, et retineri iussit, quot introitus dotis …, et supportabunt, et voluit, quod dicti scolari dicto collegio recipiendi et educandi sint Romani origine sive et Civis ex privilegio, nobili genere nati, et pauperes et si ad fuerint aliqui idonei, qui recipi (?) instarent (?) de dicta Abbatia Nonantula recipiantur usque ad numen… …, … … … aliquis de dicta Abbatia Lamola pariter accepiatur ad … unius, dummodo dicti … idonei, et acceptabilis, qui eo … preferiantur Romanis. Et pro hac prima … tantum derogando .d. Ill.mus D Test. Mandavir. (?) loco illius de Abbatia Lamolas (?) recipi in d.u collegium … Bonum (c. 562 r) ex terra s.ti Angeli status Urbini consanguineum d. D Jo. Francisci Fagnani, et amplius (?) Vittorium Picunam (?) filium D. Francisci Picuni di Tuderto, et Civis Romani degentis ad … ad servitia (?) d.i D. Cyriaci, firmis remanentibus omnibus alijs circa … collegium, et supra dispositis, quibus noluit in aliquo derogare nisi pro hac … tantum quia contestatur … in perpetuum non transeat ad exemplum, quia contentatur quod dicti duo sint recepti, et si non sint Romani, et de locis dictar. Abbatiar. Nonantola, et Lamola.

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Qui scolaris sic recipiendi sint ad minus (?) annos decem, et septem dum recipiuntur habeantque litteras humanas, et sufficientis ad incumbendum studijs sacre pagina, et iuris canonici, nec alijs studijs incumbere valiant, et hoc in … … apponatur, et ita recepti in dictum collegium retineantur et educentur usque ad annum eos aetatis vigisimum quintum, quo anno completo locum alijs cederi debeant (?) teneanturque incedere vestibus …. …. nigri coloris, et uniformibus alio… … loco collegiali eis assignato dictasque vestes subministrari voluit sumptibus d.i collegij. Et ne loca montium supradicta sive census… pro dicto collegio destinati, et assignati in alium usum quam pro dote, et substentatione dicti collegij convertantur (?) voluit, et mandavit, quod dicta loca montium, ut supra essignata ac alia emenda sive census emend. sint perpetuo affecti obnoxij et … pro dote, et substin. dicti collegij, et in eventum extinctionis (c. 562 v) dicti locos montium, sive censium emendor. voluit et iussit ac mand. quod pretium statim disponatur … sacrum montem Pietatis Urbe et in disposito fiat mentio, quod sunt pecunia destinata pro dicto coll.o et quod non possint amoveri ex eodem Monte nisi ad …effectum … in emptionem alior. locor. montum non vacabilis … census … curator, aut res stabilium, prout dicti DD Heredes et succ.oris una cum d. P. Preposito …, et utilius cognoverint expedire, et in l.ris patentibus desuper (?) …, sive in celebratione instro.r, de super conficiendos debeat … expressa, et specifica mentio, quod pecunia spectant, et … ad c.um collegium ex dispone ipsius D. Test.ris et quod subiaceant d.i collegii …oneribus et conditionibus nempe prodoti (?), et … dicti collegii et hoc toties fieri iussit, et mandavit, … contigerit, ita ut perpetuis futuris temporibus dos relicta d.o coll.o …, et omnio alio m.ri modo. Voluitque, iussit et mandavit, ut fructus d.a quantitatis montium …, ac alior. montium censuum siv. bonor. stabilium, qua empta (?) fuerint, ut supra infra tempus erectionis d.i collegii percipiend. debeant investiri ad comodum, utilitatem, et augumentum d. collegii. Item simil.r voluit, iussit et mandavit quod facta congerie dotis d.i collegii ex omnibus, et quibuscumq. fructibus eiusd. collegii sing.is annis in perpetuum percepiantur scuta trecenta m.ta, qua non expendantur in usum d.i collegii, se dilla investiantur in tot locis montium non vacabilium, censibus, aut bonis stabilibus (c. 563 r) ad comodum, et augumentum dicti collegii. In coeteris autem ipsius Ill.mi D testoris bonis mobilibus, et immobilibus pntibus, et futuris ubicumq. ex.ntibus, rebus, iuribus et actionibus, ac debetor. n.tibus fecit, instituit, et voluti ac on.o proprio … heredes … eosdem Ill.mos DD Cyriacum, et Asdrubalem de Matthaeis suos fratres dilectissimos a quis portionibus, nec non primogenitos … et … … in omnibus, et per omnia iurem formam et tenorem de donationis primogenitura per D S Ill.ma facta per acta d. Capogalli ad favorem dictor. eius fr.um sub die xvii Augusti 1600 ac cum omnibus, et singulis successionibus, unione, primogenitura, prohibit.bus, oneribus, poenis, caducitatibus, vinculis, cauthelis et clausulis in d.a donat.e, et erectione primogenitura … et expressis singula singulis congrui referendo, cuius donationis et erectionis primogenitura tenore hic pro …. et insertus in omnibus et per omnia habeatur. Item ill.mus D testator voluit, et mandavit quod dicti heredes in primis et ante omnia ex bonis suis hereditariis persolvant omnia, et quacumq. debita cognita, et incognita cuiuscumq, quantitatis existant.

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Executoris vero dicti sui testamenti fecit, et ipse voluit Ill.mus et R.m D Sacri Collegii SRE Cardd. Dicanum [Tolomeo Gallio] Ill.mus et R.m D Alexander Perettus Card di Montalto Ill.mus et R.m D Petrum Card. Aldobrandinum (c. 563 v) RP Prepositum S.ti Blasii de Anulo nunc, et pro tempore … quos … rogavit, ut execut.ni mentis ipsius D. Testoris ex p.ntis test.m incumbere dignentur, quibus aut duobus ex eis dedit facultatem const. In hoc testam. exequendi et debito executionii dimandandi. Et hoc ill.mus D Testator. …, et velle … ultimum testatmentum suamq. ultimam voluntatem, quod, et quam valere voluit iure testamenti, et si tali iure non valeret valere voluit iure codicillor., donationis, causa mortis, aut cuiuscumq. alterius … voluntatis omni meliori modo. Cessans, irritans, et annullans omnia, et singula ac quaecumq. alia testament., codicillos, donationis causa mortis, et ultimas voluntatis tam per acta d. Thoma de Fonte, quam alii quoscumq. not.os, siv … personas huiusq. quomodo … facta sub quibus vis tenoribus, formis, et verbis derogatoriis et de quibus oporteret fieri specifica, et ex…, quibus non obstan. Pns. testamentum et ultima voluntas … prevalen. volui omni meliori modo Super quibus Ego Hieronymus card. Mattheius ita testor Actum Rome in palatio solite residentiae d. Ill.mi D. card.lii, et in eius propriis stantiis present. Ibid. D. P. Romano (?) Marochio rom.o eius d. Ill.mi D confessori DD Jo: Thoma Riccio … D P Cornelio ripa mediolanens. C. 564 r D P. Simone de Sebastianii … It. B. P Paulo emilio de Honoratj Novariens. It. P. dom.co de finis romano D Jo Bap.ta de Januariis … … collegii S.ti Blasii de Anulo Urbis … … …

Doc. VII Distribuzione dell’eredità del cardinale Girolamo Mattei ai suoi familiares così come stabilito nel testamento (12 gennaio 1604) ASR, Notai Tribunale dell’A.C., Uff. 8, Octavius Cellius, vol. 1775, cc. 155 r e v e 172 r [c. 172] Distributione del legato de scudi 5500 di moneta lassato dalla felice memoria dell’Ill.mo sig.r Card.le Matthei alla sua famiglia come appare per testamento per li atti di Ms Ottavio Cellio notaio di Mons. Ill.mo Auditore della Camera sotto li 27 di Novembre prossimo passato de 1603 Item Ill.mus D. testator reliquit familiaribus suis nempe illis tantum qui reperietur ad servitia et vivent (?) sumptibus ips. D. testatoris tempore sui obitus scuta quinquemillia et quingenta moneta, ex quibus scutis quinquemillibus et quingentis in primo dare iussit D. Jo franc.co Fagnano, qui inservivit a secretis in offitio congregationis sacri concilij tridentini spatio tresdecim annorum (?) et

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ultra, scuta quingenta moneta in signum amoris et benevolentie erga illum, et memoriae suae qualitatum et meritorum. Item pariter dicta massa scutorum 550 reliquit alia scuta quingenta D. Francisco Peregrino ips. D testatoris a secretis Item simil.r reliquit ex eadem massa D. … Polidoro de Polidoris, qui inservivit ipsi D. testatori a … alia scuta quingenta Al sig.r Gio: francesco fagnano confor. Al sopradetto legato si paghino scuti cinquecento di moneta dico___scudi 500 Al s.r Francesco Pelegrino conforme al detto legato si paghino altri scuti cinquecento di moneta___scudi 500 Al sig. Cavag.re (?) Polidori conforme al detto legato si paghino altri scuti cinquecento di moneta___500 Reliquam vero summam sc. 4000divisa iussit et mandavit inter ceteros suos domesticos et familiares iux arbitrum infrascriptorum suos herede, ex … … .. DD fagnano, Peregrino et … Polidoro et D. perinto Luto eius familiari qui est comprehensus in dicta rata sc. 4000 ultra ratam sibi … ex d.tis sc. 4000, et reliquit unum vasum argenteum magnum cum manicis ad usum catinelle quod ipse Ill.mus D testator habet, qui DD. heredes in distributione facienda inter dictos familiares debeant habere rationem ad duo, … ad tempus quo inservierunt, et ad qualitatem officiorum quibus fanguntur (?) … Distributione delli scudi 4000 da distribuirsi secondo li Anni di servitu et qualità delli officij et cominciando dalli Aud.or (?) di pagare ad ognuno delli infrascritti la sua rata che sarà notata [c. 155 v] Al s.r Andrea Ferrari___ scudi Cinquecento di moneta___primo settembre 1590___ An. 13.2.8___ scudi 500 Al s.r Perinto Luti___ scudi Cinquecento di moneta___primo gennaio 1587___ An. 16.20.8___ scudi 500 Al s.r Alessandro Guidotti___ scudi Cinquecento di moneta___ primo gennaio 1587___ An. 16.20.8___ scudi 500 Al s.r Angelo Piani___ scudi Cinquantasei___ 24 gennaio 1602___ An. 1. 9. 14___ scudi 56 A D. Accorutio Accorutij___ scudi Centodieci di moneta___ 4 ottobre 1599___ An. 4.1.4___ scudi 110 Al s.r Corinto Galonacci___ scudi quarantacinque di moneta___ 31 marzo 1602___ An. 1.7.8___ scudi 45 A D Fabio Blasij___ scudi Cinquecento di moneta___ 13 febbraio 1581___ An. 22.9.25___ scudi 500 A ms Ottavio Placidi___ scudi settantaquattro di moneta___ 23 gennaio 1599___ An. 4.9.15___ scudi 74 A ms Giulio Giarli (Guardi? Guaroli? Giaroli?)___ scudi centoventi di moneta___ 18 gennaio 1596___ An. 7.9.20___ scudi 120 A ms. Giacomo Bracci__ scudi settanta moneta___ 15 aprile 1599___An. 4. 6. 23___scudi 70 A ms Martio foschetti (?)___ scudi quarantacinque di moneta___ 18 dicembre 1600___ An. 2.10.20___ scudi 45 A ms Alessandro fantasino Guardar.___ scudi cinquecento moneta___ 9 dicembre 1566___ An. 36.11___ scudi 500 compreso per la gratia fatta da N. S.re come per chirografo dato sotto li 25 di novembre 1603

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A ms Ger.mo sottoguardarobba___scudi centotrentacinque___ primo gennaio 1592___ An. 11.20 8___ scudi 135 A ms Angelo credenziere___ scudi sessantaquattro moneta___ 5 dicembre 1598___A. 4.11.3___ scudi 64 A ms Flaminio dispensiere___ scudi ventotto di moneta___ primo luglio 1601___ An. 2.4.8___ scudi 28 A ms Enrrigo coro (?)___ scudi otto di moneta___ 5 settembre 1603___ An. 0.2.3___ scudi 8 A Marco primo cocchiere___ scudi centoquindici di moneta___ 13 gennaio 1591___ An. 12.9.25___ scudi 115 A Bastiano secondo cocchiere___ scudi centotre di moneta___ 17 aprile 1592___ An. 11.6.21___ scudi 103 A Giulio … … de Parafr___centotrentasei___23 dicembre 1586___An. 16.11.15___scudi 136 A Cesare bottigliere___centocinque___24 dicembre 1590___An. 12.11.14 A Andrea Parafreniere___cento___5 febbraio 1592___An. 11.9. 3___scudi 100 A Gaspare Parafren.___settantacinque___7 novembre 1594___ An. 9.0.1___ scudi 75 Totale scudi 5389 [c. 155 r] A Rosato parafreniero___cinquantasei___26 aprile 1597___ An. 6.6.12___ scudi 56 A Antonio parafreniero___trentatre___primo febraro 1600___ An. 3.9.8___ scudi 33 A Girolamo sottocredenziero___cinque___ 15 di marzo 1603___A. 0.7.23___scudi 5 A Giovanni aiuto di …___tre___ 18 ottobre 1603__ An. 0.0.20___scudi 3 A Niccolo … di stalla___ dieci___ 17 luglio 1602___ An. 1.3.21___ scudi 10 A Alessandro … di stalla___ quattro___ 18 luglio 1603___ An. 0. 3.20___ scudi 4 Totale scudi 5500 Sig.or Alessandro Ruspoli. Piacerà a v.s di pagare alle sopranominate persone della famiglia dell’Ill.mo sig. Card.le Mattei … … di fel: me: scuti cinquemillia cinquecento di moneta de giulij X …, cioè a ciascheduno la sua rata parte conforme sta (?) notato di ognuno di essi secondo la distributione dee presente foglio; et sino (?) per il legato fatto alla famiglia … somma da esso s. Card.le come per il suo testamento rogato per gli atti di Ottavio Cellio notaro di Mons. Ill.mo Auditore della Camera sotto li 27 di Novembre prossimo passato de 1603, et da ciascheduno … famigliari v.s ne pigliera ricevuta per la portione che li tocca, et … quietanza per li atti dell’istesso Cellio con darne debito alli heredita del detto Card.le che se li faranno buoni. Di casa li 12 di gennaio 1604

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II.

Il cardinale, gli artisti e gli eruditi

Doc. VIII L’Accademia Mattheia AAM, Mazzo 518 Massimo de Massimi arcivescovo di Melfi Girolamo Mattei S. (?) Mentre a lungo e spesso da vescovo pensavo tra me e me chi soprattutto dovessi scegliere come difensore e patrono, il quale mi difendesse secondo il costume degli antenati non solo ma di più mi spingesse mentre esitavo e forse diffidavo e attraverso la sua autorità a altre ancora più grandi cose, non ho trovato nessuno che potessi paragonare con te, infatti se dovessi cercare una autorità chi potrebbe negare che Massimo non sia massimamente di essa provvisto? Se dovessi scegliere lealtà e benevolenza chi tra gli stessi capi potrei anteporre a te? Poiché la parentela che c’è tra noi non sembra in alcun modo chiederlo soprattutto perché da quando ero piccolo ho sempre saputo che il tuo amore per noi tutti fosse incredibile e mi è stato provato nel corso della vita dalla mia stessa testimonianza poi molto di più avendolo ampiamente riconosciuto dal giudizio dei miei genitori e tuoi zii dai quali chi deve dubitare che tu sei stato a sua volta (reciprocamente) amato? Venendomi in mente tutte queste cose e anche altre di più che per brevità ho ritenuto di passare sotto silenzio, ho deciso a buon diritto che tu dovessi essere preferito a tutti quanti e che ciò volesse dire non solo che tu sei venerato da me prima degli altri, da me che ho sempre ammirato la tua grandezza d’animo ma anche da tutta la nostra famiglia che ti è sempre stata cara e che sappiamo che sempre lo sarà; chi infatti mai potrebbe pensare che Massimo nelle massime questioni potrebbe venir meno alla casa dei Mattei? Perciò quando diventa valido per sempre che molti assiomi ? non appena ho iniziato a gustare i principi del diritto civile sulla sommità delle labbra, non ho dubitato di scegliere di dedicarti dandomi da fare perché queste molto leggere o non adatte ad un uomo così grande come te, dandomi da fare perché tu non le disprezzassi ma le accettassi così come un pegno e un patto del nostro grande amore verso di te e della nostra deferenza. Avendo tu fatto ciò, nulla conosceremo di estraneo e lontano dalla nostra opinione (?) ed io grazie Girolamo Mattei rettore dell’Accademia Matthaeiae [Traduzione a cura dela prof.ssa Aquilina Ticchi]

Doc. IX Estrazione di reliquie da inviare a Novara da parte di Giovanni Battista Cavgna ASR, Trenta Notai capitolini, Ottaviano Saravezzi, vol. 46, cc. 645- 647 v e 660 r e v «[c. 645 r] Die 23 Junii 1600. Coram (?) Ill.mi et … D Petro Bozzio … nob. Eug.no Iudice Palatino et Cas: (?) Cap: 2° … … in eius camera posit in palatio Capitulino Ill.mi D Senatoris Alme Urbis … D Jo Bapt.a cavagnia Novar. Diocesis … Ill.mi et R.mi D card.lis Matthei qui eid Ill.mi et eid. Judici exposuit et narravit quat. mensis elapsis ad … Christianam religionem … seu

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Cimiterij Divi Sebastiani in campagnia Urbis a sommo Pontifice prius auctoritate … ac omnibus … duo … et cerimoniis et solemnitatibus in similibus servare … ad Intam religiose Dicesis Novare et R.mi Episcopi de … in ea … fuissent …. Nuelle reliqie corporum sanctissimi qui in … requiescuntet quia in tali … et moris est aliqui sacerdotis et religiosi inter fuereunt … … hac minime necesse esse … [c. 645 v] ………………………… [c. 646 r] Io testimonio sudetto circa un anno recerso dal sig.re Giambatista Cavagnia maestro di casa dell’Ill.mo sig.re Card.le Matthei et in compagnia di altri sacerdoti et in specie del R. frate Giambatista da Narni andai alle Grotte di san Bastiano di Campagnia di Roma et ivi in mia presentia et d’altri un certo che hora non mi ricordo il nome Custode di d.e Grotte per vista d’un breve spedito da Nostro Signore Papa Clemente Ottavo cavo di diversi lochi di d.e Grotte molte et diverse reliquie et ossa di Santi Martiri quali stavano [c. 646 v] in alcune sepolture dentro dette grotte et le pigliava dandole con una sporta al d.o sig.re Giambatista dicendoli questo è il tale santo et questo è il tale dicendoli et nominandoli tutti per nome secondo la lor Pianta quale reliquie reguardate da noi con devozione grandissima fussero prese da esso sig,re Gio. batista per vista (?) del d.o Breve per mandarle nella sua Diocesi di Novara quali reliquie hora che di nuovo qui alla presente mi sono (?) mostra le recognosco in bona parte che sonno quelle stesse che al hora furono cavate estratti (?) dalla detta grotta et per tale da me sonno tenute reputate et adorate et le dette reliquie sono queste stesse che si mettono in queste tre casse come qui sotto anotate et questo dico … et afirmo per la verita per che come ho detto ci fui presente et le viste et hora le recognosco. Deinde examinatus fuit Romae ubi supra per me … ad Ill. … R. fr. Jo Bapt.a Narniensis de ordine suprad.o sacerdos … cui delato Iuramento de … pro ut … … Iuravit [c. 647 r] et dixit ut infra … circa un anno fa mi trovai presente assiem con il sud.o frate Arcangelo nelle grotte di santo Bastiano di Campagnia di Roma quando un custode della d.a Grotta accio deputato per vista (?) d’un breve cavava di diversi lochi di d.e Grotte diverse reliquie di santi martiri ogni uno quasi con la sua pianta che dechiarava quale santo fussero legandolo (?) forte et le d.e reliquie le consignio al sig.re Giambatista maestro di casa del Ill.mo Card.le Mattei et cosi da esso erano presi con grandissima devotione et da lui furono portate a casa quale reliquie et ossi di santi Martiri hora che li rivedo li recognosco et sono quelli instessi (?) bona parte che furono trovati in d.e Grotte et sonno queste stesse che hora alla mia presentia si mettono in queste casse d’Abete (?) , et per tale le tengo reputo et adoro con ogni fideltà Christiana ma del nome preciso io non mi ricordo perché ho reputato tenerle amente (?) essendo che furono cavate è vecino (?) a un anno [c. 647 v] successive te … Rome ubi sopra ad … p.tam R. fr. Franciscus Armara (?) Hispanicus eiusd. Ordinis … … delato Iuramento de veritate dicendo pro ut … … iuravit et … ut infra … Puo essere un anno in circa che io un giorno mi trovai presente alle Grotte di san Bastiano in Campagna di Roma quando un notario ò vero custode delle dette Grotte che non so il nome entro dentro nelle dette grotte in compagnia mia et di molti altri et andava cavando delle d.e Grotte diverse sorte di reliquie et ossa di martiri dicendo ad uno per uno questo è il tale et questo è il tale santo che stavano scritti li nomi nelle loro piante ma io hora non mi ricordo precisamente il nome di essi et le dette reliquie erano cavate da esso custode et davale a m.o Gio. batt.a Cavagnia Maestro di casa del Ill.mo Card.le Matthei per … d’un breve sopra di cio espedito da Nostro Signore Clemente Ottavo ad effetto di trasportarli nella diocesi di Novara et quelle istesse reliquie che [c. 660 r] visti cavare quale furono cavati un giorno di fronte (?) dal altra che … cavare li altri sud.i Testimonij et sonno (?) bona parte di questi che hora vedo mettere et accomodare in queste casse d’abbete et l etengo per reliquie di santi Martiri e per tali l’adoro reverisco et tengo et questo perche con li occhi miei propri li vidi cavare delli sud.i santi lochi Di piu faccio indebitata fide et testimonianza

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che il Capello della Santissima madonna che hora sta messo in questa imagine della Madonna è un capello proprio quale gli è stato dato da mio testimonio et io l’ho hauto da una persona degnia di fede che l’haveva havuto da una pesona altra persona afficionata de q. Ill.mo Sig.re Card.le Paleotto, et diceva haverlo havuto dal d.o Card.le Paleotto asieme con doi altri Capelli simili et per tale da me quanto anco dal R frate Dionisio Pepe (?) del Nostro Ordine quale hebbe li altri doi capelli sempre [c. 660 v] è stato tenuto reputato et Adorato et questo è la verità. Successive examinatis testibus supradictis et illis presentibus d.e reliquie fuerunt collocate in tria (?) capsis legniaminus Abbeti nuncupat. … duo sunt longitudinis pal. n.o 5 latitudinis pal. n.o 5.3 cum duobus clavibus pro quali ultra vero in … adest alia capsa picta (?) longitudinis palmi 5.3 et latitudinis palmi n.o 3 cum una clave clausa que fuerunt in presentia mei et suprad. … … Capse clause et sigillate … sigillo et impresione Ill.mi et R.mi D. Card.lis Matthei et illos claus consignati fuerunt per me a d.o Ill.mo D. Card.li in presentia suprad.os … … Actum ubi supra presentibus suprad.»

Doc. X Donazione di Giovanni Battista Cavagna di alcune sacre reliquie a suor Gabriella Santini, monaca del monastero di San Cosimato a Roma ASR, Trenta Notai capitolini, Ottaviano Saravezzi, vol. 55, cc. 490 r- 493 v «Die 27 mens. Augusti 1602. Mag.us D. Jo. Bapt.a Cavagna Novariens. habens per manibus quem… brevem extrahendi non nullas sanctorum, et santar. Reliquias ex Cathecumbis, et Griptis S. Sebastiani extra Muros Urbij posit in loco nuncupato via Appia pro illis deferendis ad partes Civitatis et dioc. Novaria, ut docuit (?) per eund. brevem desuper expeditum, et subscriptum a S.mo D. N. Clemente Papa Octavo sub datum Roma apud S. Petrum Id. februarij Anno decimo per hac verba … fiat ut petitur … … facto coram me Noto et testibus infrascriptis exhibuit, et deinde … cop. … cum suo originali reportavit, ad effectum in presente instromento … tenorisque sponte & ac omnibus & in … brevi predicti una mecum Not.o, et testibus Infrascriptis accessit, et ingressus fuit ad cathecumbas S. sebastiani supradicti ut supra positas ibidemq. Cum pluribus luminibus reperti, et visis nominibus scriptis in sepulctures Infrascriptorum sanctorum, et sanctarum Martinum Clausis, et apertii [c. 490 v] respective infrascripta corpora, et corporum partis rispective humiliter et reverenter accepit videlicet partem corporis sancte Severine Deposit. Xiiii Kal. Mart. Corpora sanctorum Maximini, Valentij, Victoriana Deposit. Xii Kal. Octobris, Almachij et Clare Martirum de quo s. Clare corpore D. Jo. Bapt.a donavit sorori Gabrielle Sanctini Moniali, et Mon.o S. Cosimati Urbis positum in Regione transtiberim, in quo ipsa soror Gabriella monialis reperitur absentibus (?) D. Jo. Angelo Sanctini Rom. D.e sororis Gabrielle f.ri intercessori pro ei p.ntis partem capitis, brachij, et … S. Clare p.ta … se traxit & tracta & eum … D Jo Bapt.am p.ntem quietavit per pactum & promittens & … … & iuravit. Reliqua vero corpora, et corporum partes d.rum sanctorum, et sanctarum … … … Jo. Bapta portavit … … trasportandi, in Civitatem et diocesis Novarie ibiq hum. omnipotentem Deum eiusq. Gloriosissima Matrem Mariam. D.os SS Mart., et totam Curiam Coelestem precari, et indulgentiam accipere … et … … … et per ipsum D. Jo Bapt.a, obtenda (?) ab eod. s.mo D. N Clemente VIII sub die 15 Januarii 1600 … … copiam cum suo originali … … mihi notaio tradidit in p.nti instromento [c. 491 v] … … omnias non solutum … … … alio meliori modo & … & iuravit super quibus.

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Actum in d.i Cemeterio S. Sebastianii ex. Moenia et Porta S. Pauli Urbis in loco nuncupato via appia presentibus et videntibus infrascriptis, qui pro maiore verificatione et p.ntis contractus firmitate (?) cum propriis manibus subscripserunt Io D. Gio. Battista Baldi Perugino fui presente a quanto di sopra mano propria Io Gio. Angelo santini alias Toccafondo Romano fui presente quanto di sopra mano propria Io francesco de oratio de marchesino de Giove fui presente a quanto di sopra mano propria Io paulo di marsilio di antona afermo quanto di sopra mano propria Io Paolo Parcha (?) di Giove Diocesi d’Amelia fui presente quanto di sopra mano propria testibus.

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III.

Il Palazzo Mattei Caetani

Doc. XI Contratto di decorazione a graffito di un cortile nell’insula Matthei stilato tra Asdrubale Mattei e Annibale di Sigismondo de Stefani (21 marzo 1585) ASR, Archivio Collegio Notai capitolini, Curtius Saccoccius, vol. 1562, c. 215 r- v «Indictione Duodecima Mensis Martij Die xxi 1584 In Presentia personali Constitutus Anibali q Sigismondi de Stephanis veronens Pictor commorans in Burgho veteri sancti Petri de Urbe … promisit Ill. D Ciriaco de Matthaeis et eius Germanis fratribus Nobili Patritio Romano Absen: et D. Fabritio Cagnattio de Bracentia (?) agente Illi D Cyriacij et me Not.o presentibus volgari sermone loquendo pro istarum (?) partium satisfatione et Intelligentia cio è Il detto Annibale piglia a dipingere con tutti i suoi colori et Lavori et a tutte sue spese un Cortile vicino al Giardino esistente nel palazzo vecchio posto tra due altri Palazzi de detti s.r Ciriaco et fratelli posti nel Rione de s.to Angelo in Pescheria con questi Patti Capitoli e, conventioni … In primis [c. 215 v] che il detto Anibale sia tenuto et obligato si come promette alli detti ss.ri Ciriacho et fratelli absenti et à ms fabritio detto loro Agente et me Notaio presenti in nome de detti signori Ciriaco et fratelli stipulando di fare quattro quadri dipinti nel detto Cortile fatti à Paesi delli quali prima sia tenuto si come promette di farne uno per nostra per sattisfatione del detto s.r Ciriacho et in evento che detto quadro fosse mal fatto overo non piacesse al detto s.r Ciriacho che detto Instrumento sia nullo et per non fatto overo sia tenuto de Refarlo a tutti suoi colori opere et tutte sue spese et piacendoli allhora al detto s.r Ciriacho che detto Instrumento habbia vigore et forza et parimente sia tenuto il detto Anibale fare tutto il Resto che Bisognara nel detto cortile, cioè Graffito polito in tutta perfettione tutto quello che guarda nel cortile de detto Palazzo quel che sta sotto alle loggie et anchora tutti li pilastri che guardano alla fontana la cui Pittura il detto Annibale debba hoggi incominciare et finirla quanto prima Hanc autem promissio … fecit Idem Anibal eisdem Ill. DD Cyriacho et aius Germanis fratribus Absen. Et d.o D. fabritio et me Not.o ut supra presentibus pro pretio scutorum quinquagintaquinq … de Julijs decem pro singulo scuto […]

Doc. XII Contratto tra Asdrubale Mattei e Pasquale Cati in società con Arcangelo Aquilini da Jesi per una decorazione a graffito in un cortile dell’insula Matthei ASR, Trenta Notai capitolini, Ottaviano Saravezzi, vol. 31, cc. 288 r- 304 r [21 marzo 1596] «… Const. D Pasqualis Cattus de Esio … Arcangelo Aquilini de d.o loco per quo promisit ……. Ill.mo D Asrubalis Matthei Patritius Rom. fargli a graffito tutto il cortile del giardino di ssria ill.ma posto in campo vaccino contiguo a quello del Ill.mo et R.mo Sig. Card.le Farnese con dentro paesi coloriti et favole dentro arme con le anime di esse arme colorite imprese con li loro motti, et farci tutto quello che è posto nel disegno quale sarà fatto scritto da esse parte et d.o disegno rimane in mano al detto Pasquale le grossezze di tutte le porte fatte a mischio per prezzo di scudi cento di moneta da pagarglieli si come al presente d.o Ill.mo sig. Asdrubale a bon conto in contanti da al d.o Pasquale presente scudi venticinque di pauoli [c. 288 v] dieci per scudo li quali dara d.o Pasquale et tanti esser asserisce delli quali tanto a nome suo quanto a nome di d.o Arcangelo ne fa

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quietantia a ss.ria Ill.ma …….. il resto promette d.o Ill.mo s.r Asdrubale pagare alli sopradetti Arcangelo absente et d.o Pasquale presente et a ciascheduno di loro in solido in questo modo cioè altri scudi venticinque e simili subbito fatto doi quarti di detta opera et altri scudi venticinque come saranno fatti tre quarti di detta opera, et il resto finito che sarà la detta opera quale esso ms Pasquale a nome come di sopra promette finirla per tutto il mese di Magio proximo da venire con pacti et conditioni infrascritti. Che d.o Ill.mo sig.r Asdrubale sia tenuto in detta opera tenerci un muratore a sue spese et farli fare le colle, et tutti li ponti necessarij e dare a [c. 289 r] pictori tutta quella quantità di carbone … che ci entrara per servitio di detta opera del suo, et … Et che essi ms Pasquale et Arcangelo siano obbligati et non possino metterci niuno aiutante senza expressa licentia … (bucato) di ss.ria Ill.ma, ma che loro doi siano tenuti a finire tutta d.a opera con un solo ragazzo o giovane che gli aiuti a portare acqua, pennelli et altre cose necessarie, et lavorare … (bucato) detto giovane o ragazzo non in figure ne in paesi, et al presente gli consegna la lista di dieci che … che in detta opera ss.ria Ill.ma ci vuole come ancho promette dargli fra … di dieci o quindici giorni la lista delle caccie pescagioni favole imprese che ci vorrà et quelle farle a gusto, et satisfatione di ss.ria [c. 289 v] et che in dette cose ci debbano entrare colori quali bianchi verdi et di bronzo et ogni altro colore che ci entrasse a spese delli pittori. Et che tutti li pacti entraranno … (bucato) esso Pasquale farli di sua mano propria, et quando essi ms Pasquale et Arcangelo per qualsivoglia impedimento … che sia legittimo restassero (?) dare perfetione a detta opera e debbano farla finire a homini a contentamento, et satisfatione di sua s.ria Ill.ma et (bucato) possa esso far detta opera finire alle loro spese ….. [c. 304 r] Actum Romae in Regione s.ti Angeli in palatio ipsius Ill.mo D. Asdrubalis ibidem presentibus DD Iulio Mallio Rom.o et Petro Paulo Oliviero Rom.o testibus»

Doc. XIII Descrizione del palazzo allegata alla vendita del sudetto alla famiglia Ginnetti Archivio Lancellotti, Fam. Ginetti, Busta istrumenti, Volume istrumenti e scritture della compra del Palazzo, Inv. n.o 4 «Nell’Appartamento al piano del cortile a mano manca nell’entrare prima stanza detta sala con pitture nella volta del trionfo di bacco , tra porte con suoi stipiti di travertino, … et una porta a mano manca, cinque finestre…, un camino con stipite di travertino. A mano manca di d.a p.a stanza, o sala, una stanzina con finestra … e due porticelle che rispondono una nell’altra nella loggia del cortile… A mano dritta di detta sala, due stanze grandi, à volta con fregi attorno di stucco bianco, e nella volta di ciascuni è un’arma dipinta, cioè dalla prima stanza l’arma di Casa Matthei, e della 2° l’arme di casa Matthei e Boccamassi… un camino in ogni stanza. Un altro stanzino … una finestra con vetrata Un altro stanzino per luogo comune …, un’altra porta per entrare nella scaletta a lumaca Sotto la loggia a mano manca entrando dalla porta grande del Palazzo, tre porte di travertino… Per la prima porta si entra nella scaletta a lumaca… A mano dritta nel cortile due porte di travertino Nella p. st. un camino di travertino

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Nel med. cortile sotto la loggia per andare verso la fontana e pozzo, una stanza che serve per dispensa con sua porta di travertino, porta di legno…, una finestra con ferrata, e che riporta nella cordonata che va alla cucina e cantina, con sua porta di legno, un palchetto di legname con sua scala di legno per dormire. Alla medesima mano una porta grande di travertino, dalla quale s’entra, e si scende, et a mano manca si trova la prima … …forno, due ferrate che rispondono nel cortiletto della cucina, con sua fontana. Incontro la porta di detta cucina vi è la scala, che va all’altra cucina e cantina … Incontro alla sud. Porta grande un'altra porta che mette nella stalla …, cortiletto della stalla con due fontane… Tornando vicino alla fontana sotto li archi del cortile una porta…, dietro una stanza per bottiglieria. Tornando alla scala grande a capo al 2° branco delle scale… stanza con camino…, un banco per uso di credenza…; un'altra stanza appresso. A capo al 3° branco di d. scale che mette nel piano nobile a mano dritta nel corridore o loggia à canto la scala una porta grande di travertino… Nella p.a stanza , nella quale s’entra p. d.e porta due finestre con suoi teleri, … una porta di trav. Che mette nella 2° stanza… in detta 2° stanza una fenestra… un'altra porta, che mette in uno stanzino dipinto, che comunica nella loggia e nella 3° stanza… in d. stanza vi è il soffitto, e l’altre due sono a volta. Incontro alla scala grande, o 3° bracc. sud. al piano nobile una porta… una saletta a volta con una pittura dell’Istoria di Coriolano in d. volta, un camino di pietra… una porta di travertino che …un … loggetta, … una porta di travertino doppia…qual porta mette in una stanza soffittata con fregi dipinti attorno, … un camino…, … una porticella che mette in un ripostiglio, una porta di tr. che mette in un'altra stanza… l’altra stanza soffittata con fregi attorno dipinti… Appresso d. stanza vi è la sala con un soffitto nobile scorniciato e dorato tutto con l’arme in mezzo della b.m del Card. Matthei. Attorno vi è il fregio grande dipinto di pittura nobili, cioè di paesi, e sotto di scherzi di putti, per li contorni l’arme di Casa Matthei, un camino nobile grande di pietra… una porta di tr. … che comunica nella loggia, o corridore… Un’altra porta di trav. che comunica nella d. stanza contigua, … 5 finestre… una porta di tr. che comunica nell’anticamera… In d. anticamera una porta che comunica in d.a loggia o corridore… d. antic. è a volta dipinta di pitt. nobili con ripartim. d’Istorie di Aless.o Magno, e con fregio di stucco sotto alle pitture, un camino con pietra liscia…, due finestre…, una finestra che risponde nella cappella… una porta che mette nella 2° camera… D. 2° camera è a volta e la volta è dipinta con pitture nobili con diversi ripartimenti d’Istorie di Alessandro Magno con fregio di stucco sotto, un camino… una porticella…, la quale mette in un camerino,… un’altra porta che mette nella 3° camera… la d. stanza è soffittata con fregi dipinti attorno… porta… che mette nella 4° stanza, nella qual stanza che è a volta con ? una pittura in essa d’una Flora, o’ di Angelo con diversi altri Angeletti con fregio bianco di stucco attorno… una porta di tr. che mette nella Galleria… D.a Galleria è a volta con fregio bianco di stucco attorno, et in mezzo della volta vi è una pittura d’arme di Casa Matthei circondata con Angeletti con 2 altri Angeletti assisi in due Aquile e con tre finestre… Ritornando alla 3° camera soffittata vi è un'altra una porticella, che mette alla scaletta che scende a basso con una porta di … Appresso d. porta un’altra porticella simile che mette in un sotto tetto un’altra porta che mette nella loggia…

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Tornando in detto corritoro una porticella che mette in un camerino… il d. camerino è soffittato con fregio attorno di pitture… un’altra porta che mette nel camerino attaccato alla cappella, qual porta… vi è scritto sopra Hier. Card. Mattheij… Il d. camerino attaccato alla cappella è a volta con spartimento di pitture nobili con stucchi indorati, e fregio distucco attorno indorato… La cappella è a volta dipinta di pitture nobili con fregi e ripartimenti di stucchi indorati con doi arme in stucco del Card. Matthei, e fregio attorno indorato… Il quadro dell’altare, dove è dipinto un S. Geronimo di mano, come osserva il March. Matthei di Mutiano, figura fatta ignuda grande, del naturale… con dui altri quadri dalle parti… S. Francesco e S. Mattheo dell’istessa mano. Tornando alla scaletta che va a basso detta la scaletta secreta a piedi del m.o branco … un corridoietto … porta che mette in un camerino… una porta di peperino che mette in un altro camerino… un’altra porticella che mette in un ripostiglio da basso sotto la scala. In d. corridoietto seguita la scaletta che mette nell’app. da basso descritto di sopra. Al 3° appartamento sopra al nobile a mano dritta, salita la scala una porta, che mette in un corridore soffittato…., a mano dritta vi sono due stantiole… In fine del corridoio a man dritta una porta che mette in tre camerini fabricati novamente soffittati… De capo al corridore una porta, che mette nella p.a stanza dell’app. superiore, nel quale app. sono in fila sei stanze tutte soffittate, e le 3 prime con fregi dipinti attorno… Tornando alla prima scala che dal piano nobile va al terzo piano, nel salire a mano dritta una porticella… dove s’entra in una stanza a volta, nella quale è una porta che mette in una loggia con sua porta… che mette in un’altra stanza a volta. A capo alla scala che arriva nel 3° app.to …, cioè in faccia a detta scala, una porta di trav. … la qual porta mette in diversi mezzanini… Un’altra porta di tr. d. della Guardarobba con portiere di legno… di dove per una scala s’entra in diverse stanze ci è la Guardarobba… e nell’ultima stanza grande va filato ai credenzoni a man dritta per servitio della Guardarobba. Dalla 1° stanza si sale per una scaletta di legno su la loggia, nella quale resta la lumaca che scende nel palazzo. Tornando alla scala incontro alla porta del 3° appartamento vi è una porta di tr. … di dove s’entra in una loggetta coperta con telari di legno, e da d. loggetta in due stanze soffittate… A metà scala fatta a cordonata ?, che va di sopra, due stanze… Nell’ultimo piano di spora, diverse stanze… Era il palazzo costruito da Alessandro Matthei, lasciato per testamento nel 1566 a Ciriaco suo figlio. [Devo la trascrizione del documento alla cortesia della dott.ssa Patrizia Cavazzini]

Doc. XIV Lavori di Orazio Magalotti nel Palazzo Mattei alle Botteghe Oscure (1637- 1638) AAM, Mazzo 509 «Adi 27 settembre 1637 Conto dell’Imbiancatore Conto di lavori fatti di bianco per servitio del Ill.mo s.r Oratio Magalotti da Gio: Batt.a pedronio Imbiancatore Per haver imbiancato 4 stanze grandi al piano nobile hverli dato una mano e la colla _:90

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Per haver dato di colore travertino a tutte le porte di d.e stanze, e a due porte delle stanze del sig.r Filippo in tutto circa a undici_:85 Per haver imbiancato le due stanze del s.r Filippo una mano e data la colla_:50 Per haver imbiancata la Galleria con il camerone di dentro dato li due mani e la colla_1:30 Per haver imbiancato la stanza in volta sopra la cucina_30 Per haver dato tre mane di bianco alle tre stanze nuove_1 Per haver dato di color travertino alle 4 porte di d.e stanze_:35 Totale 5:2 Cassieri pagate a Gio: Batt.a Pedroni Imbiancatore scudi quattro moneta sono per saldo del presente conto per haver imbiancato piu stanze nel palazzo dove habito in occ.e (?) dello scorruccio per la bo:me: del Em. S.re Card.le Magalotti, e delle stanze nuove fatte nell’appartamento di sopra, sopra la Capella e datene debito a uscita di Casa cioè scudi 2:80 a spese universale, e scudi 1.20 a spese dell’appartamento nuovo di esso Palazzo per conto del s.r Marchese Asdrubale Mattei che con ricevuta saranno ben pagati a 14 Novembre 1637 Oratio magalotti Io Gio. Batt.a Pedroni ho ricevuto li retroscritti scudi quattro, et in fede ho fatto la parte … di primo ottobre 1637 Io H Gio: Batt.a pedroni mano propria scudi 4 «Conto del Chiavaro Lavori fatti all’Ill.mo sig.r Oratio Magalotti per la fabrica nuova e p.ma Adi 12 di 8bre 1637 datoli cinque Cancari da nodo grossi e tredici altri delli mezzari per le porte e finesre nuove_1.92 E più accomodatoli 24 cancari vecchi rotti delli suoi agiuntole ferro e fattole le sui grappe_.65 E a di 17 di Novembre datoli 40 canchenetti, e 40 ochietti delli grandi per li telari delle vetrate_4:20 E piu fatto alli d.i sportelli cinque campanelle per aprire li sportelli con le mani limate_:65 E piu dato li 60 bacchette per le d.e vitriate limate e pulite_7:50 Adi 21 dicembre fatti due maschietti a croce e due bandelle per una porta del necessario nelle stanze_:50 E piu fattole 2 catenaccetti piani con li suoi anelli per serrare la d.a porta del necess.o_:40 Adi 28 d.o datoli 36 bandelle fatte a coda di rondine pulite per le porte e finestre nuove_5.50 E piu dateli 24 maschietti delli doppi fatti a coda di rondine puliti per le finestre spezzate_6.40 Adi 10 marzo 1638 fatto 5 catenacci piani con le sue maniglie da pendere con 4 anelli l’uno e menoli alle d.e finestre nove per serrarle_2:50 Adi 18 d. fatto 4 serrature con le sue chiave e scansi (?) delli doppi con quanttro stanchette limate pulite e messole a quattro porte nuove delle d.e stanze nuove per serrare _ 2.80 Adi detto fatto 4 maniglie delle doppie con li suoi balaustri limate pulite messole alle d.e 4 porte nuove per trarle da serrare_ 1 In tutto 33.85 Fara 10.25 Resta netto 23.60 Cassieri pagate a m.o Filippo Miliani chiavaro aalle botteghe scure scudi ventitre & 60 moneta e sono per saldo del presente conto di più ferramenti fatti per servitio dell’appartamento nuovo che ho fatto nel Palazzo che habito de S.ri Mattei dalli 12 ottobre 1637 a tutto li 12 di marzo passato tarato

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(?) esaldato d’accordo in d.a somma e datene debito a uscita di Casa a spese di d.o app.to che con ricevuta saranno per pagati a 19 maggio 1638 Scudi 23&60 moneta Oratio magalotti Io Filippo miliani ho ricevuto li scudi ventitre e & 60 questo di 20 maggio 1638 Io filippo miliani mano propria «Misura de gl’acconcimij e alzamenti di stanze fatti nel Palazzo del M. Mattei da m.ro Domenico Pichetti muratore dove habitava il s.r Oratio Magalotti l’anno 1637 «Conto del muratore Adi 30 settembre 1637 Misura e stima delli lavori di muro et altro fatti di tutta roba da M.ro Dom.co Pichetto capo mastro muratore in rialzare alcune stanze nel palazzo dell’Ill.mo Sig.re March.se Mattei dove habita l’Ill.mo Sig.re Oratio Magalotti misurati, e stimati da me infrascritto per ambe le parti hauto riguardo all’essere stata bagnata la calce fuori del Palazzo e condotta tutta la roba dalla piazza nel detto Palazzo con le barelle, e tirata ad ala con la burbera et altre scommodità Camere che si sono rialzate Per haver disfatto e rifatto il tetto sopra l’ultima camera verso il giardino …. …. … … _10.54 Per haver levato d’opera un paradorso di cerqua che era sotto d.o tetto e calato nel Cortile …_ .60 Per il costo di una cordicella sotto d.o tetto di p. 30 che serve per arsareccio, e costo di tre piane sotto d.o_3.05 Per il costo di n. 100 pianelle messe di nuovo a d.o tetto_ 33 Muro della facciata verso il Giardino nella … di d.a Camera … … … defalco del muro vecchio_10.06 Muro della facciata che volta a canto la d.a verso la loggia … con le tre….. dal tetto al muro vechhio…._12-35 Muro rialzato sopra il vecchio nella facciata incontro verso le camere della parte della strada …con la …. _.81 Muro del straccio (?) rimurato dove era il paradosso et altri stracci (?) …_.35 … spicconatura delli muri vecchi…..2.60 Muro del tramezzo che divide con la camera a canto … di v.o (?) con una legatura (?) …; 6.80 Per haver tagliato il muro vecchio e fatto il v.o della porta in d.o muro in altezza sopra l’ammattonato… _.60 Per haver tagliato il muro vecchio e fatto il parapetto sfondato della fenestra in d.o verso la loggia scoperta …- 60 Camera di mezzo et ultima che segue Per haver disfatto e rifatto il tetto sopra d.a Camera e sopra la camera che segue ……_ 9.20 Per la calce alli muri …._ 1.51 Per il costo di una cordicella che serve per arcareccio sotto d.o nell’ultima Camera…._4 Per il costo di n.o 150 tevole nuove_ 3.30 Per haver levato d’opera un paradosso sotto d.o …._.50 Muro della facciata di dd. Due camere verso il cortile … di v.o con la legatura nel muro verso … …. Dal tetto al muro vecchio…_ 23.85 Muro che crescie di piu del misurato nel risalto …_ 13 Muro del tramezzo che divide dd.e due camere …….._ 6.01

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Per haver tagliato il muro vecchio e fatto il parapetto sfondato della finestra della Camera di mezzo…….._ .60 Muro delli finestrini sotto d.o rimurati, et altri stracci nel muro vecchio …_ .55 Per haver rotto il muro e levato due canali di rame che erano murati sopra il tetto …_ .25 … spicc.a delli muri vecchi nella camera di mezzo…..-2.07 Muro di piu stracci rimurati nell’ultima camera … con la porta rimurata …_ 1.42 Per haver tagliato il muro e fatto il parapetto sfond.to delle due finestre di d.a camera simili ad altre__1.20 Colla … …. Della facciata della porta murata ……..;5.50 … spicc.a delli muri vecchi… 2.12 Per haver tagliato il muro vecchio e fatto il v.o della porta nel tramezzo nuovo in altezza di p. 4 sopra l’ammattonato simile al altra_.60 Per l’ag.to (?) abozzat.a e stucc.a di polvere di marmo del guscio sotto la gronda verso il cortile……. Con ovolo e intaccatura_ 26.90 Colla brodata con gretoncini sopra d.a facciata ….._ 18.52 Per l’ag.to aborzat.a e stucc.a di polvere di marmo delle cinque finestre scorniciate in d.a facciata di v.o ……._13.75 Per l’ag.to piano incollato di stucco della finestra verso il giardino …._1.75 Colla dipinta della finestra finta …._1 Per la pittura di d.a fin.ra finta 8?)_.30 Per haver levato n.o 9 ferri del canale di rame alla gronda vecchia, e riemssi in opera alla gronda nuova, e levato calato abasso il canale di rame tutto in un pezzo per farlo accomodare e rimesso poi in opera…._.97 Per il tetto murato in calce nello sguincio della finestra del cortile corritore sopra li tetti ….. fattura e calce_.50 Per lastrico al sotto tetto verso la strada….._12.45 Muro rialzato nella pendenza del muro divisorio con la galleria per metter il tetto tutto in una pendenza…._.48 Per haver scopato, e rivoltato un pezzo di tetto sopra la galleria dove si era messa la roba delli tetti che si sono disfatti con …._.33 Per due giornate di marzo a rivedere li tetti del resto del Palazzo e dato la calce in più …_1 Per haver rotto il muro messo e murato una croce di legno che fa ferrata al finestrino del corritore sopra li tetti…._ .20 Per haver murato tre … nel mezzanino sotto tetto dove habita il s.r Paolo con colla sopra_15 Ultima Camera Ammatt.o arrotato, e tagliato nell’ultima camera con suo astrico sotto …._4.90 Colla per 4 faccie …stesa …. Con quello che passa sopra il solaro … defalco di un pezzo di colla vecchia…_17:… Per haver murato n.o 22 di travicelli in d.a camera_4 Per haver rotto il muro e fatto la porta che passa alle stanze verso strada di … con anco spallette sguinci mett.a delli conci piani con soglia che fa scalino_2 Per la mett.a in opera dello scalino di … di d.a porta con … con suo muro sotto che fa arco e sguincio alla porta di sotto con sua colla_6 Muro di una porta rimurata …. Revolta nelli due sguinci e riquadra con li conci e serve per armario ….

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Colla per di dentro con …_ Per haver tagliato il muro, messo e murato il telaro del fusto del necessario messoci la tavoletta e rialzato il sedino (?) ….. et incoll.ra dentro_ Per haver tagliato il muro e rialzato p.2 la nochia (?) di dietro necessario con sua colla con haver tagliato il sedino e fatto l’incastro per il fusto_. 50 Muro accresciuto accanto alla porta fatta di novo in d.a per collegare con il muro vecchio … … _ .29 Colla verso la camera vecchia…_.47 Per il costo, e portatura delli conci, e piani di pep.o di 3 porte di d.e Camere, et una nella camera vecchia … stesi insieme compresovi le cinque soglie delle finestre…_ 13.50 Per la mett.a in opera di conci di due di d.e camere porte di v.o l’una p. 9 e p. 4 ½ con sua soglia_1:60 Per haver levato di opera due soglie di trev.no e messe a due di d.e porte_.40 Camera di mezzo Ammattonato arrotato, e tagliato con astico (?) sotto nella camera di mezzo con p. 22 ½ …._3.50 Colla per facce … stesa…. De falco della colla vecchia …._12.99 Per la muratura di n.o 20 di travicelle del solaro_.40 Ammattonato simile dell’altra camera che seg….._ 4.55 Colla per 4 facce … stesa …. De falco della colla vecchia con …_15.16 Per la muratura di n.o 24 travicelli del solaro_ .48 Per l’astico sopra di 3 solari … … … _12:21 Per haver messo in opera e stuccati n.o 5 telari delle vetriate alle finestre di d.e Camere …_.50 Per haver rotto il muro e fatto la porta verso la galleria di n.o p. 4 ½…. Con arco sguinci, emettitura delli conci piani con soglia_ 2.60 Per haver murato in calce le tevole e canali della gronda morsa al pari delle soglie delle finestre vero il cortile …._6.60 Per la mett.a in opera di n. 5 soglie alle finestre e fattone una murata alla finestra finta (?)_.90 Per la colla di stucco graffita alli 6 finestrini delli mezzanini murati nel fregio della cornice sotto la gronda … con haver fatto il ponte in tre volte per poterla fare_ .90 Colla sopra la porta murata e porta nova vero la galleria …_ 72 Per rapezzi d’ammattonato arrotato e tagliato in d.a avanti d.e porte …; .40 Per haver levato d’opera li conci di trav.no scorniciati del camino nella camera accanto …_ .30 Muro del vano rimurato …._ 60 Colla sopra…_60 Per due rapezzi di ammattonato arrotato e tagliato …_22 Mezzanini sotto le camere nuove Muro delli tre vani delli sei mezzanini rimurati verso il cortile …._1.46 Colla sopra detti…_ 48 Per la muratura di n.o 100 travicelle del solaro_2 Muro del camino rimurato _:56 Colla sopra…_: 39 Colla sopra un pezzo di muro della porta rimurata del ultimo mezzanino…_ :12 Muro di due spallette di porte che si è ristretto il v.o …._:52 Colla sopra d.i muri …_:71 Muro dell’archi di d.e porte…_:32

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Per haver levato d’opera li scalini della scaletta di pep.o in d.i mezzanini …_:40 Muro dello straccio rimurato dov’era la volta di d.i scalini… con un altro pezzo sopra il necessario…_:30 Colla sopra d.o et altri rapezzi…_:55 Per haver rotto e fatto il finestrino verso il giardino … con arco di conci spallette adrizzate repiano ammattonato … il muro_:90 Muro della fen.ra acanto rimurato … con il v.o della porta acanto rimurata…_1:63 Colla sopra d.o per di dentro …_:63 Per la mettitura e costo di un architrave di legno alla porta acanto…_:10 Per haver rotto, e fatto la porta a canto che passa alla scaletta secreta di v.o…… con sua colla_1:60 Colla nel recett (?) a piedi di d.a scaletta…_ :65 Per l’ammattonato di mattoni rossi arrotato con acqua in d.o …_:40 Per haver rotto il muro levato tre scalini del branco vecchio e rimessone in opera 5 altri di nuovo in d.o … con suo muro e colla_ 1:15 Per haver rotto il muro e fatto la porta nella galleria che passa alli mezzanini verso la piazza di v.o … con arco spallette … colla dentro, e fuori scalino che fa soglia e ripiano di matt.i novi arrotati con acqua_ 3:20 Per la mettitura delli conci di 3 scalini in d.o con suo m.o sotto e dalle bande incollato, e repiano a matt.o dinanzi e nelle …_:90 Per haver rotto il muro e fatto la nicchia del necessario nel tramezzo a canto con suo telaro murato, tavoletta, sedino e cond. Rotto e murati in altezza di p. 7_ 1:30 Per la mettitura e muratura di un scalino di pep.o a piedi di d.o …_:15 Per haver fatto stuccare d.o necess.o rotto in due lochi e murato con sua colla con il costo, e mettitura di una tavoletta di castagno con coperchio fornito al necessario del pian nobile…_:75 Per l’astico di un pezzo di un mezzanino_ :12 Per la mettitura di n.o 45 Gangari con il gesso alle porte e finestre_ 2:25 Per le giornate di mastri, e tre di Garzoni con il costo del gesso e stucco per stuccar li busi delli chiodi, e crepature per tutte le stanze del piano di sopra_2:80 Somario Muri ins.e …_166-29 Colle insieme …_24:99 Ammattonati arrotati con l’acqua, e tagliati con suo astucio sotto …_ 48.13 Tutte l’altre partite di diversi lavori stimati e posti a denaro importano_159: 73 Sommano insieme tutte le sopradette partite ridotto il tutto a denari trecento novanta nove & 14 moneta dico_ 399.14 Paolo Marucelli m.o Spese fatte da d.o marzo Per haver pagato a m.o And. Parmigiano la votatura della cantera, e disfatto, e rifatto il loco da orinare per nettarla_ 8:88 E piu a m.o Batt.a stagnaro per haver accomodati li canali di rame delli tetti che furono levati e rimessi in opera messovi cinque libbre di stagno del suo e fattovi diverse fatture e saldature_2:30 Tutto insieme importa 410:32 Paolo Marucelli m.o

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Cassieri pagate a m.o Domenico Picchetto Muratore scudi sessanta & 32 e sono per resto di un conto dell’appartamento fatto da lui nel Palazzo che habitò del sig. Marchese Mattei sopra la Cappella ascendente a scudi 410.32 stimato, et agiustato dal s.r Paolo Marucelli come per d.o conto che li altri scudi 350 ha ricevuti in quattro partite in diversi tempi, e dategliene debito a uscita di casa che con sua ricevuta saranno ben pagati a 24 febbraio 1638 Scudi 60:32 moneta Oratio Magalotti Io Domenico Picchetti ho ricevuto li sud.i scudi sessanta e 32 moneta questo di 26 febbraro 1638 Io Domenico Picchetti muratore mano propria «Conto del Vetraro Conto del sig. Horatio Magalotti delli lavori fatti a di 30 ottobre 1637 Per haver fatto cinque vetrate di nuovo di quari (?) per finestre n.o 32 fanno in tutto cinque n.o 160 a b. 15 l’uno_ 24 Per haver pagato alli facchini_ : 20 E piu a di 14 novembre per haver accomodato all’altre finestre su alto quadri n.o cinque a b. 12 l’uno_:60 E piu a di 26 d.o per haver messo a quattro christalli grandi della carrozza il piombo di nuovo a b. 5 l’uno_:20 Somma 25 Fara 5 Resta 20 Cassieri pagate a Lorenzo fabbri e Gio: della Valle Vetrari scudi venti moneta e sono per saldo del presente conto delli vetri messi a n.o 5 finestre fatte di nuovo nell’appartamento che ho fatto nel Palazzo che tengo a pigione del sig. Mar.e Mattei tarato e saldato d’accordo in d.a somma, e datene debito e uscita di casa a spese di d.o appartamento che con ricevuta saranno ben pagati a 21 genna.o 1638 Scudi 20 moneta Oratio Magalotti»

Doc. XV Lettera di Magalotti datata 10 aprile 1638 per chiedere il rinnovo del contratto di affitto del palazzo Mattei alle Botteghe Oscure al Duca Girolamo Mattei AAM, Mazzo 509 Ill.mo Sig. mio On.mo Supplico V.S. a farmi gratia d’intendere dal sig.r Girolamo Mattei se mi vuole honorare della sua casa per mille duecento scudi senza quella casetta, o se persiste in volerne mille trecento scudi, che lassando la d.a casetta sarebbero quasi quelli mille cinquecento, che egli pretendeva per che mi risolverò forse a questo partito, e desidero sapere per quanti anni, mi vuole assicurare per che in ogni caso, non vorrei esser obligato a mutare. Questa riceverà V.S. per mano del mio M.o di Casa al quale io la supplico a voler far vedere tutti gli appartamenti, e tutti i servitii per che voglio

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risolvermi e d’ogni vantaggio et agevolezza che riceverò ne rimarrò oblig.mo alla benignità di lei, la quale per gratia mi scusi della libertà con che tratto seco e della briga. Di Casa 10 Aprile 1638 Di VS Ill.ma O. Magalotti

Doc. XVI Testimonianza di Paolo Marucchielli sui lavori eseguiti nel palazzo da Orazio Magalotti (1 dicembre 1642) AAM, Mazzo 509 Si fa fede da me infr.o come la verità fu, et è, che dell’anno 1637 del mese di maggio o di giugno salvo il vero, mi disse il s.r Marchese Asdrubale Mattei, che il s.r Oratio Magalotti voleva fare alcuni mezzanini nel Palazzo incontro che s. s.ria teneva a pigione, e che però io andasse a vedere il sito, e ne facessi la pianta, e che considerassi, che spesa sarebbe bisognata di fare, il che io puntualmente esseguii, e fattane la pianta la portai a SS Ill.ma quale mi diede poi ordine di rivedere detta fabrica secondo si andava facendo, come parimente mi comandò ch’io la dovesse misurare finita ch’ella fu, si come io feci saldato tutti li conti, tanto del muratore quanto del falegname, et altri, havendomi più volte detto il medesimo s.r Marchese che di quanto si fusse speso in detta fabrica doveva il s.r Oratio crescer la pigione di scudi cinque per cento, et in fede del vero, ho scritto, et sottoscritto la presente di mia propria mano. Questo di primo dicembre 1642 Paolo Marucchielli (?) mano propria

Doc. XVII «Inventario de mobili et altre Robbe esistenti nel Palazzo locato a Monsig.r Ill.mo Corsini, il p.mo di Agosto 1638» AAM, Mazzo 509 - Il Portone con doi Catenacci grandi e uno piccolo con sue serrature e chiave et un battor (?) - Tre Porte à mano manca nel entrare una grande con catenaccio e tutte con serrature e chiave Primo appartamento Nobile a mano manca à Terreno - Prima porta con serratura e chiave e suo catenaccio - Cinque finestre con catenacci e tellari e sportelli e testa (?) - Una porta ad un camerino verso la strada con seratura e chiave - Una finestra con catenaccio e tellaro e sportelli e tela - Tre Porte con serature e chiave con doi catenacci - Una Porta grande al c.o (?) camerino con suoi finimenti - Quattro finestre con suoi catenacci e tellari e tela - Quattro ferri da portiera - Un stanzino foderato di tavole con una finestra et catenaccio e quattro sportelli di vetri ramata alla ferrata

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… Porta con invetriata e sportello con maniglia saliscende una porta in d.o stanzino che va alla Rimessa con suoi finimenti una Porta in d.o stanzino che va disoppra alli mezzicammini soppra alle Rimesse dove sono altre quattro porte con doi serature e chiave - catenacci tre, tre finestre con vetri e catenacci Secondo appartamento a mano dritta a terreno - Tre porte con sue serrature e chiave e maniglie - Quattro finestre con vettriate, e tele in quattro sportelli finiti Dispensa - una Porta con doi serrature e chiave - doi restelli (?) - una scalla di legno finita Una stanza con sua porta alla Cantonata, con doi serrature e chiave Un Armario con quattro sportello Doi finestre con otto sportelli e saliscende Stalla - un Pilo di marmo grande per dar da bere alli cavalli - una porta che stava in cantina della legna che serviva alla d.ta porta grande di fora - un stanzino nell’entrare che serve per sellaria Prima cucina - una Bussola nell’entrar d’essa - una Porta con suo catenaccio e chiave con un stanghetto di ferro - doi tellari con carta - tre chiave di metallo per aqua alla cucina In detta stalla - una porta che serra (?) alli cavalli con suo tellaro soppra grande - una Porta di pezzi per tener fornimenti e altre cose per cavalli con serr. e chiave e catenacci - Venti Poste (?) con due Collonne e traversi con mangiatore finite da doi bande - Un palchetto con sua … per il fienile - Un’altra porta quadra con catenaccio serratura e chiave - Un’altra porta con doi serrature e chiave e saliscende Cantina - Doi Porte con serrature e chiave e catenacci - Un cancello grande che serve al … Credenza - Sette Porte in quattro serrature e chiave doi maniglie cinque catenacci e quattro altre maniglie - Un Bancone grande con sua - Un torno di tavole - Una finestra con catenaccio telaro e tela - Altre quattro finestre con saliscende con invetriate e una con tellaro e tela Appartamento in faccia al secondo branco della scalla

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Dicinove Porte tra grande e piccole con serrature e chiave in quindici con maniglie over pomi di metallo Undici ferri da Portiere Undici finestre con catenacci con suoi tellari, dua di soppra con vetro e tutte l’altre fornite di tela Quattro altre finestre con suoi catenacci, di vetro fornite di tutto punto Sette finestre con suoi tellari e sportelli di carta

Cappella e suo parato - Altaro e sua predella tutto di legno e soppra ornamento di legnio intagliato et indorato, con Quadro grande in tela d’un san Girolamo in piedi con cremesino rosso coperto, con frange d’oro e seta atorno et cordoni e fiocchi, - Doi quadri a parte con ornamento di legno indorato, un San Francesco e un S. Mattheo, con cremesini soppra con frange d’oro e seta e suoi cordoncini e fiocchi - Doi Portiere a fianco di d.ro Altare foderati di tela senza frangia per di dietro all’Altare - Quattro tiratori da Apparamenti con sue maniglie - Una Porta con seratura e chiave - Doi finestre con catenacci et Invetriate finite - Una Tavola pinta per serrare la ferrata alla Cappella - Un Ingenochiatore scornicato - Sei Porte, cinque de quali con serature e chiave e catenacci e maniglie e tre finestre con suoi catenacci una di vetro l’altra di tela finite Terzo branco di Scalla - Tre Porte con serature e chiave e sei catenacci - Tre finestre doi con invetriate e tela fornite, uno con tellaro e tela - Un Armario con tre serature e chiave Loggia al scoperto - Una Porta grande con serratura e chiave e catenacci - Una Bussola grande coperta di tutto punto Quarto branco di scalla a mano dritta - Sei Porte alla Galeria con Catenacci e dua saliscende - Tre finestre con catenacci, Tellari con Veteriate finite Appartamento nobile a mano dritta di detta Galeria - tre Porte con doi serature e chiave … e un catenaccio - cinque finestre con catenaccio e un sportello di vetro finiti Appartamento in capo della Galeria - Quattro finestre mezzane quattro catenacci con tellari e tela finite con cordoni di Capicola - Cinque Porte con sei Catenacci - Quattro finestre mezzane simili alle dette - Doi finestre con tellari e sportelli di tela - Un ferro da Portiera - Cinque finestre con cadenaceti tellari e carta e doi Gelosie - Doi Porticelle una seratura e chiave In detta Galeria a mano manca

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Cinque porte con serature e chiave Sei finestre con tellari e sportelli e tela Un Armario con quattro sportelli

Guardarobba - Cinque Porte una Grande bolettata con tre serature e chiave - Un battitoro e maniglie nell’altra doi serature doi chiave sei catenaci - Undici finestre con suoi tellari senza impanate - Sette credenzoni finiti con serrature e chiave Alla loggia vicina - Un Porta con suo catenaccio Appartamento incontro alla Galeria - Una porta con catenaccio seratura e chiave - Un Coritore fornito di tellari atorno di tutto ponto - Doi Porte una seratura e chiave e maniglia - Doi finestre con tellaro e sportelli Di soppra alle medesime stanze - Doi Porte con Catenacci serature e Chiave - Doi finestre con tellari e sportelli Piu soppra alle sudette stanze - Sette Porte quattro catenacci serature tre e sue chiave - Doi finestre con catenacci Un Coritore - Nove Porte con serature e chiave un catenaccio - Nove finestre tre catenacci una stangheta di ferro A tetto ultime Doi Porte con serature e Chiave Stanze nell’entrar della Galeria a man dritta - Doi porte una seratura - Doi finestre un catenaccio - Un’altra Porticella un saliscende Le Rimesse alla strada - Tre Porte con serature e chiave e catenacci - Una Chiave di mettallo per l’Acqua alla rimessa - Una POrticella ch’esce nella loggia con doi serature e una chiave Camere de staffieri - Doi Porte una seratura e Chiave et Catenaccio - Una Scala di tavole nova che … nelle stanze - Doi Finestre un tellaro Alli mezzanini per la biada verso la strada Tre Porte un a mezza scala con serrature e chiave due

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Doc. XVIII Documenti relativi all’affitto del Palazzo da parte dei Ginnetti dopo che il Duca Girolamo aveva ricomprato da loro il palazzo (30 settembre 1673), con testimonianze dei danni subiti da parte dei Mattei per il mancato versamento dell’affitto dovuto da parte dei Ginnetti AAM, Mazzo 509 «Conto di quello che devono pagare l’Ill.mi ss.ri Ginetti all’Ecc.mo S. Duca Mattei per la pigione del Palazzo posto nella Piazzetta di S. Lucia alle Botteghe oscure a ragione di scudi 1200 moneta l’anno in conformità della Conventione, e patto espresso nell’Istromento della vendita fatta dalla bo:me: del Duca Girolamo Mattei con il pacto redimendi semper, e quandocumque e capitoli inseriti in esso rogito per l’atti del Fonthia hoggi Belletti notaio AC del mese di 8bre 1642. Danni et interessi patiti, e replica alle pretenzioni delli medesimi. Questa pigione si dovrà fine (?) a tanto che non si rende il Palazzo nuovo, libero, et spedito, che fin hora non è, che non si siano restituite le chiavi, e pagata l’intiera pigione, il che non si è fatto, devono perciò Per anni tre e mesi dieci di d.a pigione cominciata il primo 8bre 1673 fino a tutto il mese di luglio … 1677 a scudi 1200 l’anno___4600 E per li frutti in luogo del danno, et Interesse patito, mentre essendo stata assegnata la pigione del detto Palazzo per pagamento di frutti del monte Mattei, e ricercati continuamente a pagare d.a pigione, tanto dal s.r Duca Mattei, quanto dal Dep.rio di d.o Monte, e S. Duch.sa Tutrice, hanno differito pagare d.a pigione et il S.r Duca, necessitato pagare il frutto al depositario a ragione di scudi 4 … Import.o nel modo che segue cioè Frutti […] Somma il retroscritto calcolo ad 4792 Si faranno buoni a d.o Conto dell’Ill.mi SS.ri Ginnetti, cioè li scudi 1000 pagati per il Banco di S. Spirito, e li 300 prezzo dell’Erbe di Tor Carbona, scudi 30 per un preteso danno dato___ scudi 1360 Restano a 3432 Devono li ss.ri Ginetti per li risarcimenti del Palazzo, a quali erano tenuti in conformità di d.i Capitoli inseriti nel precisato Istromento per non essere stati fatti per scudi 500 secondo il parere dell’Architetti__scudi 500 Devono anco rifare li mattonati tagliati, et arrotati, arrovinati per havervi fatto secare li marmi e fattovi rimessa per carrozze___ Di più mancano molte cose descritte nell’istromento che hora non si trovano, e si devono rifare Circa le pretensioni che hanno li ssri Ginnetti, non hanno alcuna sussistenza, perché se bene è vero che li medesimi ss.ri Ginnetti desideravano che il medesimo S. Duca Girolamo gli riducesse la pigione di scudi 1200 moneta a scudi 1150; et il s.r Duca inclinava a compiacerli ogni volta che ne havesse fatto Instr.o di locazione longa almeno di tre anni, con disdetta anticipata da poter fare novi trattati, et affitti in caso che non havessero voluto continuare,e che si fossero obbligati a tutti li risarcimenti necessarij … del proprio, essi ss.ri Ginetti non volessero accettar d.o partito ne stipolare Instromento. Circa la pretensione di haver fatto li risarcimenti al Palazzo, cessa dalla lettura di d.i capitoli, nelli quali si conviene, che li medesimi SS.ri Ginnetti erano obligati alli risarcimenti de tetti, mattonati, Portico di legno, telari di finestre, vetrate, camere, condotti di qualsivoglia sorte, e loro espurgationi, e spese di strade, e simili alli quali si obbligorno del proprio senza speranza di poterli ripetere.

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Circa la pretensione delli meglioramenti necessarij li medesimi SS.ri Ginetti havevano la facoltà di farli fino alla somma di scudi 250 moneta e con più con la partecipatione di esso S.r Duca che se li haveranno fatti, et adempito al Convenuto si faranno buoni. Si avvertisce che delli miglioramenti voluttuosi, etiam utili, havevano la prohibitione di farli, e facendoli cadevano in utilio del Palazzo, e perciò cessano le pretensioni di essi quando l’habbino fatti. «Quello che si pretende dall’Ill.mi sig.ri Ginetti doverseli (?) far buono dall’ecc.mo Sig.re Duca Mattei a conto di quello li devono per la pigione del Palazzo all’Olmo. In primis la pigione del d.o Palazzo deve pagarsi a ragione di scudi mille, e cento l’anno, così d’accordo con il S. Duca con menarseli buoni tutti gli acconcimij necessario dentro il Palazzo d. Pigione deve incominciare dal p.mo 8bre 1673, che fu fatta la ricompra del sud.o Palazzo a tutto Aprile 1677 nel qual tempo è stato fatto inventario per la consegna. Importa la pigione in d.o tempo che sono anni tre e mesi sette scudi 3941:66:1/3 sopra li quali si devono menar buoni non solo li scudi 1000 p.ti il Banco di S. Spirito scudi 360 che deve d.o S.r Duca per l’herba di Torcarbone revendutali nell’anni 1674 e 1675; scudi 60 per li danni dati in d. tenuta dalle Buffale del med. Sig. Duca in due volte, così d’accordo scudi 66:60 ½ spesi in haversi accomodato li condotti dell’acqua vergine di contentamento del d.o S.r Duca, e scudi 14.75 per resto dell’Affida delli Buffali, e Bovi porto di legni et altro nella tenuta di Porto, dell’anno 1670, ma anche tutto quello, e quanto si ha speso nell’acconcimij necessarij tanto dentro il palazzo, quanto in accomodare li condotti di Piombo, et altro come dalli conti dell’Artisti. Di più quel si ha speso nel abbassamento del Portone. Si pretende anche dall’Ill.mi ss.ri Ginetti doverseli menar buoni il prezzo delle vetriate, serrature, catenacci, cancelli di legname et altro, che si hanno trovato di più dell’Inventario fatto nella compra del medesimo. Di più li Palchetti di legname con sue scale fatti di nuovo nella Credenza, e stalla. Di più le stanze, che sono fatte nuove con quelle dove si teneva la secretaria, la stanza fatta nella loggia, lo stanziolino dl facchino con loro porte, e fenestre di legnami, mattonato, vitriate et altro. Di più quello si ha speso in accomodare le stanze, che sono nell’ultimo corritore dove habitava il … Fiorini con i suoi tramezzi di legname, e le stanze della Computisteria ridotte nel stato presente, e di ogn’altra spesa che si ha fatta di fusti di finestre nove, Porte, et in fare lavatore nuovo et altro. «Io sottoscritto ricercato per la verità mediante il mio giuramento fo piena et indebitata fede, come la sera d’un giorno di settembre dell’anno 1673 che mons. Ill.mo Tesoriere e ss.ri Ginetti fratelli retrovenderono all’Ecc.mo S.r Duca Girolamo Mattei il suo Palazzo a S. Lucia delle Botteghe Oscure che se ne rogò il s. Domenico Bonanni notaio di campidoglio, e che si doveva anco stipulare l’Istromento della locatione di esso, ma mons. Tesoriere non volle che si stipulasse per alcuni patti, che vi erano posti et essendo stato riferito da me, e dal s.r Marc’Aurelio Bonafede che ci trovassimo presenti a d.o atto il s.r Duca ci replicò, che ci dispiaceva, che d.o Mons. non avesse voluto restar servito nella forma, che s’era trattato, ma che saria stato necessitato seguitare colla pigione altre volte stabilita di scudi 1200 e con suo dispiacere senza l’istromento non parendogli bene, che Palazzo simile s’havesse da seguitare ad habitare senza la locatione almeno di tre in tre anni si come d.o S.r Duca vivente (?) ha fatto sempre domandare e mandatomi molte volte a domandargli la detta pigione a d.a ragione e portargliene i conti in scriptis nel medesimo modo, quali sono stati lasciati da me anche in mano di Mons. Ill.mo Tes.re med.o, ne ricevevo altre risposte se non che haveriano ordinato che si saria dato l’ordine che si fosse data sodisfattione a S. E. con rappresentarli anche

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ogni volta da parte del S.r Duca il danno, et interesse che ne pativa, essendo stato necessitato pagare li cambij e recambij alli ss.ri Gandolfi e Rossi a che erano state assegnate le pigioni di d.o palazzo per li frutti del monte Mattei, e cio per non poter riscuotere d.e pigioni, e per essere ciò ho scritta io sottoscritto la presente di mia propria mano questo di «Noi sottoscritti ricercati per la verità mediante il nostro giuramento facemo piena et indubitata fede, come nell’anno 1673 fu mandato dalla bona memoria del sig. D. Girolamo Matthei a M.re Ill.mo Gio. Franc.o Ginnetti e darli parte che S.E. per suoi interessi haveva risoluto ricomprare da sua Sig.a Ill.ma e suoi sig.ri fratelli il palazzo a Santa Lucia alle Botteghe oscure, e che desiderava sentire, se essi sig.ri volevano continuare ad abitare o pure lasciarlo e ciò saperlo antecedentemente per non esse sottoposto al improviso sfitto d’esso et havere tempo di trattare con chi lo voleva come feci parlandone a Mons.re Tesoriero, il quale replicò, che circa il fare nova locatione l’haveria fatto sapere. Un pezzo doppo il sig. Duca mi fece chiamare, e mi disse che d.i Sig.ri Ginnetti gl’havevano fatto intendere, che haveriano fatta nova locatione del Palazzo, ma che non volevano seguitare a pagare li scudi 1200 l’anno, ma scudi 1100, e che desiderando servire d.i Sig.ri gl’haveria fatta la nova locatione ogni volta che d.i s.ri Ginnetti havessero fatto l’Istromento almeno per tre anni, e così di tre anni in tre anni, con la disdetta solita, e peso di fare a lor spese l’acconcimi, e risarcimenti e mi ordinò, che con d.i patti, in specie facesse far la minuta, come feci fare dal sig. Domenico Bonanni che recapitata a d.i Sig.ri Ginnetti, e dalli medesimi rimandata a S.E. con l’ambasciata, che si ripeteva stipolare la sera medesima che dal d.o sig.re Bonanni si stipulò l’istromento della retrovendita, il medesimo notaio volendo stipolare l’istromento della detta locatione. Mons.re tesauriero non volle che si stipolasse né obbligarsi nella forma sudetta et io per non haver ordine diverso dal sud. disp.a (?), non potei servire Mons. Tesauriero, e referito d.o fatto al sig.r Duca mi disse, che li dispiaceva non poter servire in altra forma e che si sarria continuato colla pigione convenuta avanti, e che gli dispiaceva anco più, che dovesse stare senza Istromento, e sottoposto al d.o improviso sfitto, so anco che detto sig.r Duca sino che visse e doppo la sua morte, la sig.ra Duchessa Madre Tutrice e Curatrice del sig.re Don Alesandro Mattei figliolo, hanno più volte mandato a domandare le Pigioni alla sud.a ragione di scudi 1200 mandatogliene anco li conti scritti, e lasciatoli in mano di Mons. Ill.mo Tesauriero dal sig. Andrea Desfinone (?) rapresentandoli li danni, e l’interessi, che per d.a morosità se ne pativano. Mentre essendo state assicurate (?) dette piggioni in pagamento delli frutti del Monte Mattei, i sig.ri Gandolfi e Rossi Dep.rii per detta sardanza (?) gli ne facevano pagar li cambij e recambij e se ne reportavano sempre risposte, che haveriano dato ordine che … fosse restata soddisfatta,e per esser ciò la verità ho sottoscritta la presente di mia propria mano questo di 11 giugno 1677.

Doc. XIX Lista di lavori fatti nel Palazzo Mattei alle Botteghe Oscure e in altri immobili Mattei nel 1682 AAM, Mazzo 505 «A di 20 marzo 1681 per tutto marzo 1682 Protocollo n. 88. Filza 1682 Misura e stima di diversi lavori fatti da Mastro Loretto Persiani capo M.ro Mur.e per servicio dell’Ecc.mo sig. Duca Alessandro Mattei misurati, et estimati da me infrascritto come segue

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Palazzo che habita S. E. […] Palazzo alle Botteghe Oscure Per la … fatta con intimazione d’Aprile 1681 avanti detto pallazzo, Casa avanto che habita il Bonanni, […] Per il costo mett.ra, e mur.a di f. 10 di cordoni di trev.o (?) messi nel cordonato avanti la porta della stalla conselviata dentro […] Per haver rivisto il tetto della Cocina nova e rimessovi di novo n.o 77 … e n.o 23 canali con mezza q.ta di muro Per f. 45 di calce data alli muri Per il costo, e m.ra di un canal di conversa dietro un camino […] Per haver scopato, e rivoltato il tettarello che pende verso la loggia f. 23 con f. 29 di calce data alli muri, e costo di 10 … e 4 canali […] Per haver troppato, e rivoltato li tetti del Pallazzo, […] Per f. 339 di calce data a colmarecci, camini, lucernari e muri […] Per il costo di 169 …, e n.o 204 canali rimessi di nuovo […] Per l’ammattonato nettato ad acqua, et tagliato fatto nella loggia scoperta di cima […] Per la colla, ric.ra, espid.za del muro attorno detta bussola […] Per n.o 14 mattoni grossi, et due ord.rii messi sopra detti scalini Per haver spiconato, ric.o et incollato li muri delli parapetti verso detta loggia […] Per l’ammatt.o ord.rio fatto sopra detti parapetti […] Per l’astico (?) incollato, battuto, rimanegiato fatto nella loggia scoperta al piano nobile verso il sig.r Duca di paganica […] Per haver levato,e rimesso uno scalino di travertino che sale alla d.a loggia …, et in fianco rimessovi le soglie di pep.o […] Per il muro del parapetto fatto a d.a loggia […] Per la colla sopra detto muro verso la loggia […] Per n.o 77 mattoni rossi messi […] Per diversi rapezzi di colla ric.ra, […] Per haver fatto portar con schiffi la terra che stava nelli cassettoni buttata nel cortile, e fatta portar via con le carettw […] - Casa che habita il Bonanni - Casa che habita il s.r Carlo Rossi av. ti la stalla - Casa che habita il selaro - Casa che habita il s.r Gazzarati - Casa che habita Lucarini - Casa alle mole in trastevere - Casa, o fienile in Campo Vaccino: Per haver stoppato (?), e rivoltato il tetto di d.o fienile… Per haver dato di calce alli muri, […] Per haver scoppato, e rivoltato un pezzo di tetto sopra la casa con costo di dieci sotto tavole nove poste in detto che si erano rotte nel caminarvi sopra quando si attaccò fuoro (?) al Camino Per haver ricoperto il Camino, con sei tevole, e sei canali novi murati […]

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Per diversi rapezzi di colla […] Fatti sopra li muri nella scala Per l’ammattonato fatto nella Stanza terrena dove la gabella della Dogana […] Per haver spiconato, riviato, et incollato il muro avanto il Mattonato […] - Horto delli carciofoli - Vigna a Grotta Perfetta - Lavori alla P.ra in Pescaria - Lavori fatti a Maccarese: Per haver scoppato, e rivoltato li tetti del Pallazzo […]Il tetto sopra la moletta […] Un pezzo rifatto sopra la med.a moleta che era scoperto Per haver revisto, e nettato il tetto della chiesa Per la portatura in opera […] li detti tetti di n.o 300 tevole, et n.o 220 canali Per --- di calce data a colmarevi (?), e muri di detti tetti Per haver rimurati li conci del camino della sala scalzato, […] Per la cortellata fatta nel focolaro […] con muro remesso sotto Per haver rimurato un stipite di una porta Per n.o 77 mattoni messi in più lochi nell’appartamento nobile Per la mur.a di n.o 30 busti (?) Per haver rifatto la cortellata nel focolaro del camino del Guardacasale … Per n.o 33 mattoni messi in più lochi nella stanza di d.o Per haver netato il pozzo di d.o Casale Per haver fatto il ponte sul fiume Larone, et tag.to 3 arcareccie, che stavano piantate in piedi sotto il ponte e levato 3 staffoni di ferro, e rimunzati li busti. Per il muro di 2 pozzi rifatti nel parapetto del ponte….. Per la cortellata di un pezzo sopra detta …. Con haver netato un selce ….. et una colonella in testa al parapetto per conservarlo Tutti i lavori sommano a scudi 266.98

Doc. XX Promessa di Alessandro Mattei di vendere il palazzo a Lorenzo Corsini con lista dei lavori eseguiti nel palazzo dal cardinale Giovanni Francesco Negroni e stime (una anonima e una dell’architetto Pietro Passalacqua) AAM, Mazzo 504 «Copia della Promessa fatta dal Duca Alessandro Mattei a Monsig.r Lorenzo Corsini di vendergli il di lui Palazzo a S. Lucia per scudi 46000, con le riserve ivi spiegate, da effettuarsi d.a vendita qualora fosse con pretese giuste ragioni vedute (?) da esso Duca L’Ec.mo e R.mo Sig.r Card. Negroni comprò il Palazzo de Sig.ri Mattei posto alla Piazza Ginnasi, che per quanto viene asserito nello stato si trovava prima che sua eminenza vi fabricasse lo pagò scudi 32000 Poi compro il sito del Cortile dietro, dov’è la Fontana, e Rimesse, e lo pagò secondo asseriscono scudi 1000 Totale scudi 33000

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Doppo seguita d.a Compra S. E. vi ha fatti li seguenti lavori, cioè fabricatovi di nuovo la scala, che conduce all’appartamento di cima In facciata alzato due stanze nell’appartamento che guarda verso il Sig.r Duca di Paganica, che per quello aspetta al lavoro di stimatore secondo la nota sono scudi 2700 Per il lavoro di legname, secondo la nota avuta sono scudi 900 Per il lavoro del Ferraro secondo la nota avuta sono scudi 800 Per il lavoro di scarpello fatto in più volte sono scudi 400 Per il lavoro de Pittori in aver fatto soffitte, fregi, ornamenti con spese di tela, colori, Indorature, et altro sono circa scudi 800 Per il lavoro di vetraro, secondo la nota avuta scudi 150 Per il lavoro di imbiancatore scudi 100 Per il lavoro dello stagnaro scudi 300 Per il lavoro di smuro (?), che si fece nella Stalla, e per di fuori di esse stanze, che minacciava runa scudi 435 Per il lavoro del Ferraro in Catene, et altro a tal’effetto scudi 150 Seguono altri lavori fatti di presente de quali non ne sono spediti conti Per il lavoro di Muro in avere rialzato le stanze sopra la Galleria, che importarà circa scudi 300 E il lavoro di legname importarà circa scudi 150 Lavori fatti scudi 7188 totale scudi 40185 Copia Quando da me Alessandro Mattei, fosse con pretese giuste ragioni redento il Palazzo sud.to mi obligo in parola di darlo all’Ill.mo e R.mo Mons. Lorenzo Corsini per il prezzo di quarantasei mila scudi, intendendo però averne da dare quaranta mila all’E.mo Negroni, e poi prendermene per me, in caso che la sud.a nota sia giusta, ma se questa variasse nelli meglioramenti, o acconcimj non potendo variare in altro, essendovi l’Istromento del prezzo della compra s’intenda, che essendo la spesa de miglioramenti di minor prezzo, di quello qui su s’accenna, vada in avantaggio di ambidue cioè mio, e di Monsig.re, come se il prezzo calasse mille scudi, a me sarebbe di cinquecento, e per Mons.re di cinquecento altri, , in quel caso io non darei all’Ecc.mo Negroni, che trentanove mila scudi, e non più quaranta, prendendomene per me seimila, e cinquecento, e non più sei mila. E Mons.r Corsini ne verrebbe dare non più quaranta sei mila, ma quarantacinque, e cinquecento, regolandosi sempre con il medesimo guadagno reciproco, essendovi calo nel prezzo de meglioramenti. Mettendo la sudetta nota che il Cortile con Fontana, e rimessa fosse pagato scudi mille, quale io so non esser pagato, che cinquecento sono contento vadino questi cinquecento scudi a favore di Mons.r Corsini, come altresì li risarcimenti, che dice la sudetta nota aver fatto S. E. nella stalla, e per di fuori di essa, quando (?) non gli si convenghino; promettendo questo, quando però il prezzo delli meglioramenti non ascendesse a miglior somma di quelle che qui sopra è notato, in quel caso con intendo più dare a Mons.re li cinquecento del Cortile già detto, e li quattrocento trentacinque delli risarcimenti della stalla, ma bensì computarli per il prezzo che ascendesse la stima de meglioramenti; e non entrandovi tutta questa somma di novecento trantacinque scudi, s’intenda il residuo esser a favore di Mons.re, ma quando poi vi mancasse, e che questi scudi 935 non bastassero, in questo caso tanto io quanto Mons.re dovremmo pagare la metà per ciascheduno di quello che ascenderà.

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«Havendo io Infrascritto fatto una giusta ed esatta pianta del Palazzo posto nella strada chiamata le botteghe oscure dell’Ecc.mo Card. Negroni, formai sopra di essa un esatto scandaglio di quello che puol importare il prezzo di tutto il sopradetto Palazzo con havere di più considerato et apprezzato nell’Istesso tempo, che ne formai la d.a pianta tutto quello che è annesso in d.o palazzo, e trovo secondo la mia peritia, e prattica che ascende alla somma di scudi cinquantotto mila ottocento, e novantuno, compresovi però scudi settemila trecentoventicinque, quelli sono per li meglioramenti fatti dal d.o Ecc.mo in benefitio di d.o Palazzo. Questo di 3 settembre 1692 Scudi 58891 «12 febbraio 1733 Essendo io sotto. Architetto in Roma stato richiesto ad effetto di fare la stima di ciò che possa ascendere il valore del Palazzo spettante a Mons. Ill.mo Negroni, posto, e situato nel Rione di S. Angelo e proprio nella Piazza detta di S. Lucia de Gennasi, il tutto però ricavato dal disegno, cioè pianta, spaccato, e prospetto di d.to con aver pero dato una vista generale di quello, e cosi dico, e riferisco, come in appresso Sommano … tutti li tetti impianellati con tavole, e canali, e Legname 360= che compresi li suoi legni de paradossi, e ferramenti si valuta quattro scudi, … import. Scudi 1540 Sommano assieme li muri d’ogni sorte tanto sotto terra, che sopra terra, sì di Tavolozza che si … @ 8262. 57 ½ che valutati a scudi due la canna importano scudi 16525: 15 Sommano assieme tutte le Colle (?) sopra d.ti muri 3483.10, che valutati a Giulj due la canna importano scudi 696.62 Sommano assieme tutti li ammattonati dìogni sorte tanto di mattoni rossi, che quadroni 819.10 che valutati a Giulj quindici la canna importano scudi 1228:65 Sommano assieme tutti li lavori a cassettoni riquadrati, scorniciati, intagliati, e recapsati 350.10, che valutati a scudi 5 la canna importano scudi 1750:50 Sommano assieme tutte le Terre delle Cantine 36762, che valutati a scudi tre la canna imp.no scudi 110 (?) Sommano assieme tutti li … delle cantine 147:05 che valutati a Giulj tre la canna importano scudi 450 (?) Sommano assieme tutte le selciate de Cortili e strada 106.15 che valutati a Giulij quindici la canna importano scudi 157 (?) Sommano assieme tutte le partite di stima poste a danari, cioè di stipiti di travertino, tanto della facciata, che de cortili, mostre di Porte, Fusti, Telari vetrate, Ferrate e Ferramenti, acqua stalla, et altro come partita per partita assieme importano scudi 3234… Somma assieme tutto il sito fabricato 346:56 che valutato a scudi trenta la canna importa scudi 11360:50 Somma assieme tutto il sito scoperto de cortili di 64.18, che valutato a scudi quindici la canna importa scudi 962.70 Somma assieme cementi e sito scudi 66725: … Sicchè la sudetta perizia ascendente in scudi 66725: 88 ½ è semplicemente fatta e cavata dalla Pianta, ed elevazione e spaccato, benchè occularmente veduta la qualità de cementi, e lavori, non avendo potuto descriver le parti di annessi, e connessi, Pitture e Stucchi, marmi et altro, Ufficine rimesse, e stalle, canali di rame et altro, che compone in se stesso d.to Palazzo, sicchè tutto quello che da me si è potuto racogliere, e descrivere dalla misura della pianta presa non avendo avuta la

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piena libertà di poter vedere il tutto, che però d.a stima si puol dire incirca ascendente come sopra, che è quanto riferisco Dico scudi 66725: 88 ½ moneta Pietro Passalacqua architetto

Doc. XXI Documenti prodotti da Alessandro e Girolamo II Mattei per tentare di dimostrare il danno subito con la vendita del Palazzo alle Botteghe Oscure, considerata lesiva dei loro diritti, con testimonianze circa l’appropriazione indebita da parte del cardinal Negroni di alcune opere di proprietà Mattei AAM, Mazzo 509 «Fogli istruttivi pro veritate per rivendicare il Palazzo a S. Lucia Trovando li tutori del pupillo l’heredità di suo padre gravata di somma considera (?) vilissima (?) di debiti per timore che li loro (?) frutti non assorbissero a lui li beni ereditarij, e fidecommissarij vendettero in tutta sollecitudine, a premura, istando (?) anche li creditori, molti …, e particolarmente fu venduto un Palazzo nobilissimo dell’anno 1676 ad un Chierico, persona costituta in una principale carica, per la quale veniva ad essere uno de’ principali ministri del Prencipe, e della quale poi fu promosso alla Sac. Porpora. Fu venduto dunque il d.o palazzo per il prezzo di Trenta due mila, e cinquecento scudi, con la condizione di dover rimettere tanti creditori per la somma equivalente, senza però esprimere nell’istromento la reminiscenza de essi crediti in caso del quale non si veda, che preventivamente si fosse fatta stima veruna di d.o Palazzo. Il Pupillo factus Maior non reclamavit di questo contratto, nel quale vi è un fondato sospetto di lesione enormissima à causa della nobile struttura di esso, dell’annessi, che contiene, del commodo, e del sito in cui si ritrova. Ma bensì procurò di porre in chiaro la sudetta lesione. Questa, o non potesse egli provare concludentem. per non avere presso di se l’antico prezzo di esso Palazzo, ò per non avere potuto introdursi persona, che ne facesse la stima con tutta esattezza, à causa che sempre è stato abitato da persone di distinzione eredi del Compratore, e dal compratore medesimo, perciò si suppone, che non abbia egli potuto avere il modo di reclamare. … però intieramente il d.o Palazzo delle persone, che lo abitano, riuscì alli figli del defunto Pupillo d’avere di esso una stima esattissima, benchè non per anche intiera, mentre trovarono il modo d’introdurvi persona capace, la quale quantunque lo stimasse nella Maggior parte, per non dare ombra però, non potette ciò fare intieramente, e tralasciò le parti di esso, e tutti l’annessi meno necessarij. Con tutto ciò la stima, che hanno essi potuta avere ascende alla somma di scudi sessanta sei mila settecento venti cinque, e d. 88 ½. Si tramanda dunque primieramente, se li figli del sudetto Pupillo già defunto, non ostante che egli non reclamasse possino, et abbiano raggione di chiedere la rescissione del contratto, overo il supplemento del prezzo al giusto valore. Secondariamente se possa giovare a loro per chiedere la perizia giudiziale l’addurre, che il contratto seguì con persona direttamente addetta al servizio del Prencipe, e con un suo principale ministro, con il massimo che possa essersi usato qualche riguardo per conto della qualità della persona, essendo ciò dalle leggi espressamente vietato.

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In terzo luogo poi si domanda se accordato che venga il perito alli sud.i figli, questi abbia da regolare la stima giudiciaria valutando li cementi, l’ornati, et altro che compone il d.o palazzo, raccogliendo di essi il giusto valore del medem.om ò pure debba conservare assieme la somma che si trova provenire dal capitale dalle pigioni, che sono state pagate anticamente in tempo che il Palazzo delli Antenati del sud.o Pupillo si affittava, e così sommata assieme con il capitale che si tornasse provenire dalli sud.i Cementi, debba il perito, et il Giudice respettivamente resputare (?) per giusta stima, giusto prezzo, e giusto valore di esso Palazzo quella somma, che dalla metà di queste che proverebbe. Poiché quantunque il costantivo (?) stabilisca questa prattica, con tutto cio lo stile di tutti l’Architetti, anche nelle perizie giudiziali, è totalmente contrario per che essi, quanto il capitale proveniente dalle piggioni riconoscono essere minore del capitale proveniente dalla misura di cementi, non fanno conto veruno di quello, lo specificano nella perizia, e si fondano solamente sopra di questo con il …, che la somma del denaro, che dal costruttore della casa, ò Palazzo sia effettivamente e realmente spesa, resta in tal caso intatta, et illesa intieramente. Se poi il capitale delle pigioni è maggiore di quello è cementi (?), all’ora sommano assieme questi due capitali e dividendoli per metà quello stimano essere il giusto valore, che proviene dalla media somma, e questo con il fondamento, che Megliorandosi un corpo, o per conto del sito, in cui è fabricato, o li commodi, et ornati, che in se contiene, si vende in … affittabile, talmente che il Capitale proveniente dalle pigioni , eccede quella somma di denaro, che è stata impiegata nella struttura di esso, e così non vuole dirsi, che sia d’un tanto valore per che non è impostata tanto, la fabrica, ma ne pure deve dirsi il suo giusto prezzo essere quello, che ci si è speso per che per le raggioni sudette è cresciuto di stima, e di prezzo. Si …. Quale debba essere la maniera di regolare la stima per poi raccogliere se ci sia o no la lesione mediante le … che si sono fatte, tanto perché essendo seguito il contratto con un Chierico, deve necessariamente essere questa sotto la metà del giusto prezzo conforme. Nell’anno 1682, seguì la vendita del palazzo comprato dal sig. Cardinale Negroni, per la somma di scudi 32000= E per il sito del cortile scudi 500=, che in tutto furono scudi 32500= Come dall’Istromento rogato per gl’atti del Bonanni in solidum con l’Antamoro notari li 24 novembre 1682. Antecedentemente, cioè nell’anno 1642 dal sig. Duca Girolamo Mattei era stato venduto il medem.o Palazzo (senza però il detto sito del cortile) alli sig.ri Ginnetti per scudi 24000 in patto redimendi, come per istromento rogato dal Bonanni notaro li 30 settembre 1673. Doppo detta ricompra continuarono li sig.ri Ginnetti ad habitarlo, pagandone per li primi sei mesi la pigione a ragione di scudi 1200= l’anno, perché così era stato convenuto fin nel sudetto rimo Istromento di vendita col patto redimendi. Poi seguitorno per altri tre anni a ritenerlo volontariamente a pigione per l’istessa somma di scudi 1200= l’anno; compito detto triennio, vi habitarono altri tre mesi a tutto giugno 1677; con pagarne però la pigione a ragione di scudi 1100= l’anno solamente. Doppo li sig.ri Ginnetti fu appiggionato al sig. cardinale Nerio Corsini per scudi 1150= l’anno, essendosi cresciuti questi scudi 50=annui, per che gli si fecero alcuni miglioramenti, e gli si comprese di più in detta pigione, anco una rimessa. Vi habitò a tutto 8bre 1680; e susseguentemente stette spigionato, finchè fu venduto al Sig. Cardinale Negroni, come sopra. Detto Palazzo fu venduto in tempo, che il Duca Alessandro Mattei era in età di anni 12; et in conseguenza Pupillo. La somma considerabile di debiti, da quali all’hora era gravata la Casa Mattei, cagionava la precisa necessità di vendere, et le angustie, che si ricevevano dalli creditori, unite al timore d’essere astretti

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a vendere per Congregazione de Baroni, ponevano in necessità di vendere con sollecitudine; tanto più che la scarsezza de Compratori consigliava a cedere facilmente a quei partiti, che si offrivano. Tutto ciò era ben noto a tutti, et in conseguenza anco al sig. Cardinale Negroni, che all’hora era Prelato, et haveva la carica di tesoriere, onde potrebbe talvolta considerarsi, se l’essere egli di quel tempo in detta carica, meritasse qualche riflessione a favore del caso presente. Tanto più, che fra i detti debiti, il più considerabile, e di maggior somma era quello con la D.C. per ragione del Monte Mattei, per il quale Mons. Negroni, come Tesoriero, poteva più d’ogni altro astringere al pagamento e forzare anco a vendere per congregazione de Baroni. Il sig. Tomasso Mattei Architetto è pronto a sottoscrivere la fede, o sia perizia, a tenere della minuta da esso fatta, e fondata su la pianta, e sopra altre ispezzioni, espresse nel medesimo suo foglio in cui si vede ascendere la stima a scudi 65470= Il Parroco di S. Lucia alle Botteghe Oscure, asserisce, che il Sig. Cardinale Ginnetti, alcuni anni prima, voleva pagarlo scudi 60000= et è pronto farne fede autentica. Può considerarsi ancora la pubblica voce della città, essendosi sentito dir sempre, che detto Palazzo sia stato comprato per vilissimo prezzo. «Io infrascritto richiesto per verità …, et indubitata fede a chi spetta mediante il mio giuramento come ritrovandomi fin dal tempo che viveva la chiara emmoria del s.r Duca Girolamo Mattei Padre dell’odierno Ecc.mo Sig. Duca D. Alessandro in questa Parrocchia di S. Lucia et havendo sempre hauta cognitione di tutta questa cosa, sentij più volte dire da persone degne di fede che la chiara memoria del Card. Ginetti la di cui casa haveva habitato da qualche tempo il palazzo Mattei posto avanti la d.a Chiesa di S. Lucia volendo comprarlo haveva offerto di prezzo scudi sessanta mila e non gli erasi per tal prezzo voluto accordare dal d.o Sig. Duca Girolamo. Come attesto similmente che in congiuntura che fu poi il medesimo Palazzo venduto alla Ch. Mem. del S.r card. Negroni mentre era Tesoriere, fu pubblicamente detto non solo allora, ma ancora più volte doppo, che tal vendita fosse stata fatta per così poco valore che la Casa Mattei ci rimanesse lesa con molto, e molto suo pregiuditio tanto che un giorno potesse … la vendita. E così pure seguita la vendita sudetta, sentij dire da molte persone informate, che d.o Sig. Card. Negroni non haveva voluto permettere che si levasse dalla Cappella in d.o palazzo esistente un quadro d’Insigne autore, non compreso nella vendita, ma l’haveva voluto ritenere se ben li fosse più stato richiesto; tutto ciò posso dire per tutta verità havendone tenuta sempre ferma memoria et havendolo sentito per le cognitioni pienissime che ho hauta sempre fino a d.o tempo delle sopradette persone. In fede. «Io infrascritto … attesto … con la presente … mediante il mio … … dell’anno 1690 e 1692. In tempo che habitava nel palazzo dell’Ecc.mo S.r Duca di Giove moderno (?), era habitato in quel tempo la bo: me: dell’Ecc.mo Sr Card.le Gio: Franc. Ginetti, con il s.r marchese suo fratello, et altri della sua famiglia; et in … … … … all’infermità e morte del sud.o Card.le che passò a miglior vita li 20 (o 10?) Sett. 1791, che …. Del anno 1692 per ragion del mio officio anche (?) ad assistere all’infermità e morte della bo:me: di d. Olimpia Ginnetti, che morì li 26 Novembre (?) del sud.o anno; oltre la soma publica si … che nel … che nel Palazzo corrisponde verso la Piazza di S. Lucia, ora affittato alla bo:me: del s.r Card.le Marzio Ginnetti di quel tempo Vicario Generale il medesimo havrebbe comprato d.o palazzo per il prezzo di scudi sessantamila, e non si venne mai a concludere d.a compra; … in proposito di tempo fu … per il prezzo di scudi trentaduemila, corisposto (?) dalla bo: memoria dell’Ecc.mo s.r Card. Gio: Franc: Negroni di quel tempo Tesoriere Generale, e che vi era la lesione per haverlo comprato solo (?) per il prezzo sud., oltre che in d.o Palazzo vi era un

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quatro di … non compreso nella vendita e questo è quanto posso dire per verità per non pregiudicare alla Giustizia, ed essondare (?)di ciò in …. ….. …. La presente fede. Quello di…. (sic) Giuseppe Burrelli (?) … in S. Lucia alle Botteghe Oscure «Attesto io sotto. per verità con giuramento a chiunque spetta come nel tempo che servii in qualità di Procuratore l’Ecc.ma Casa Mattei dall’anno 1714 sino all’anno 1729, più volte la fel: me: del sig. Duca Allessandro Mattei discorse con me della vendita del Palazzo fatta a Mons. poi Cardinale Negroni in tempo della sua età pupillare sopra la lesione di detta vendita e dichiaro con me l’animo suo di voler intentare il giudizio della lesione, e ricuperare detto palazzo; onde ne ho fatto il presente attestato; questo di 22 luglio 1735 Innocentio Benzoni «Io Infrascritto per la verità richiesto faccio piena, et indubitata fede a chi spetta, mediante il mio giuramento bisognando, come ritrovandomi in questa Parrocchia di S.ta Lucia fino al tempo, che viveva la ch. M. del Sig. Duca Girolamo Mattei ho sempre avuta piena cognizione di questa cosa, e sentij più volte dire da persone degne di fede, che la ch. M. del sig. Card.le Ginnetti, la di cui Casa aveva abitato da qualche tempo il palazzo Mattei posto avanti la d.a Chiesa di S.ta Lucia, volendo comprarlo aveva offerrto il prezzo di scudi sessanta mila per il quale prezzo non fu voluta accordarsi la vendita del sudetto sig. Duca Girolamo. Come attesto similmente, che in congiuntura, che fu poi il medesimo palazzo venduto alla ch. M. del sig. Card.le Negroni, mentre era Tesoriero fu pubblicamente detto non solo all’ora, ma più volte ancora dopo, che tale vendita fosse fatta per così poco valore che vi cadesse la lesione e che la Casa Mattei vi rimanesse tanto pregiudicata, che potesse un giorno distruggere la vendita sud.a seguita la sud. vendita sentij dire da molta persona informata, che il d.o sig. Card. Negroni non aveva voluto permettere, che si levasse dalla Cappella che era in d.o Palazzo un quadro d’Insigne autore, non compreso nella vendita, ma l’aveva voluto ritenere anche gli fosse più stato richiesto, e tutto ciò posso dire per la verità avendone tenuta sempre piena memoria, et avendolo sentito per la cognizione pienissima, che ho avuto sempre della sopra detta persona. In fede di che ho fatto la presente sotto scritta di mia propria mano. Questo di Giuseppe Cavarella … in S. Lucia alle Botteghe «Die 14 septembris 1736 Le raggioni che assistono a SE il Sig. Duca Mattei per vendicare il Palazzo a lor volta della chiara memoria del Sig. Duca Alessandro Mattei suo padre per mezzo della chia:me: della sig.ra Duchessa Eugenia Spada Mattei sua madre, e di lui tutrice e curatrice stante l’età pupillare del medesimo nel tempo seguì detta vendita il di 24 novembre 1682 per Istromento rogato dal Bonanni Notaio Capitolino, in favore della chia: me: del sig. cardinale Gio: Francesco Negroni. Sono appogiate alli seguenti motivi Primieramente che trovandosi in età pupillare d.o Sig. Duca Alessandro obligato a molti debiti contratti da suoi antenati nell’erezzione di tremila luoghi di monti con authorità apostolica per li frutti, che di essi erano decorsi, ed andavano decorrendo dovuti pagarsi nelle mani delli SS.ri Gandolfi e Rossi depositarij destinati al pagamento de frutti ed avendo questi pagata del proprio somme considerabili di scudi 37823:77 moneta agivano contro esso Duca Alessandro come possessore de beni obligati avanti Mons. Tesoriere la qual carica in d.o tempo degnamente amministrata da esso medesimo compratore Mons. Gio. Fran. Negroni, poi Cardinale, ed esso ne rilasciò il mandato contro li beni d’esso sig. Duca Alessandro, in seguito di cui furono sequestrati li

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frutti de beni e rispettivamente si minacciava di far esecutare il Palazzo di cui si tratta, e perché fu presentito che esso card. Negroni desiderava comprare d.o Palazzo dalla sudetta Tutrice fu considerato per evitare male peggiore di trattarne, e concluderne la vendita per la tenue somma enormissima.te lesiva di soli scudi 32500 conforme fu eseguito, prima mediante apoca promiscua di d.a vendita, e poi mediante l’effettiva stipulazione dell’Istromento come sopra. Crede perciò d.o sig. Duca … ed insussistente la vendita sudetta perché viene proibito dalle leggi a qualunque Giudice il … gl’effetti da quelli, li quali attualmente si trovano pressati da mandati da loro rilasciat, e ciò coll’evidente raggione che li debitori possano facilmente restare defraudati stante la persistenza possono havere (?) dallo stesso Giudice. Così prescrive il testo nella Leg. Non licet … de contraheui empt., e la Leg. Quicumque cod. de … Judic. E lo forma ….. ……. Il … ….. con altri moltissimi, e la ……….. … la sudetta nullità che promana dalla disposizione dalle dette leggi, ascritte ad esso Sig. Duca anche l’alora … raggione, la quale si è che detto Palazzo fu venduto per la tenuissima somma di scudi 32500, quando il valore di esso ecceder nel prezzo il doppio d’essa somma, come l’oculare … dimostra e l’a ancora accuratamente riferito un Perito che estragiudizialmente a tal effetto l’ha visitato, e secondo l’Arte l’ha sezionata, in somma oltre scudi 66 mila moneta anche non compresi li commodi sotterranei non … da Ragioni per ordinario il Palazzo a S. Lucia esso …., come occorrendo …. E poichè dalla relazione sia estragiudiziale pura da lume e … di poterne discernere la verità sudetta. Molto più quando si veda un simile contratto fatto con un Innocente Pupillo che non poteva, né sapeva esporre le sue raggioni, per esimersi da un pregiudizio di tanta rilevanza non ostante che intervenisse l’autorità della s.ra Duchessa sua madre dalla quale sempre deve credersi effettuata (?) d.a vendita esimersi da … più pregiudiziale , sotto la giurisdizione di quello che desiderava di acquistare d.o Palazzo. E quantunque alora l’autorità della madre e tutrice … anche consenso dalla Ecc. me. Del sig. Cardinale Spada … e fratello d’essa Sig.ra Duchessa, … … che esso Sr Cardinale nulla affatto contribuisse a detta vendita mentre esso era assente da Roma … in d.o tempo occupato nella Legazione di Romagna. Per ciò con sola procura del medesimo fu stipulato d.o contratto … lesivo del Pupillo. Pare perciò la pretensione del s.r Duca bene appoggiata alla giustizia. «Voto ragionato del Sig. … Aurelio Massimi delle ragioni che asistono il Duca Mattei per … il palazzo a S. Lucia alle Botteghe oscure venduto dal Duca Alessandro a Monsig. Negroni Tesoriere Le raggioni, che assistono a S. E. il Sig. duca Mattei per vindicare il palazzo altra volta dalla ch: me: del Sig.r Duca Alessandro Mattei suo padre venduto per mezzo della ch: me: della Sig.ra Duchessa Eugenia Spada Mattei sua madre, e Tutrice, e Curatrice sotto il di 24 novembre 1682 per Instr.o rogato dal Bonanni Notaro Capitolino a favore della ch: me: del sig.r Card.le Gio: Franc.o negroni sono appoggiate alli seguenti motivi, e Primieramente, che trovandosi in età pupillare d. Sig. Duca d. Alessandro obligato a molti debiti contratti da suoi antenati nell’erezione di tremila Luoghi di Monti con autorità apostolica per li frutti, che di essi erano decorsi, ed andavano decorrendo, e che dovuti pagarsi nelle mani delli Sig.ri Gandolfi, e Rossi Depositari destinati al pagamento de frutti ed avendo questi pagato del proprio somme considerabili ascendenti a scudi 37823.77 moneta agirono contro esso Sig.r Duca Alessandro possessore de beni obligati avanti Mons. Tesoriere, la qual carica in quel tempo degnamente amministrava esso medesimo compratore Mons.r Gio: Francesco Negroni, poi

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Cardinale, ed egli ne rilassò il Mandato contro i beni d’esso Sig.r Duca Alessandro, in sequela di che furono sequestrati li frutti de beni, e respettivamente si minacciava di far esecutare il Palazzo, di cui si tratta, e perché fu presentito, che esso Mons.r Negroni desiderava comprare d.o Palazzo dalla sud.a Tutrice fu considerato per evitare male peggiore di trattarne, e conchiuderne la vendita per la tenue somma enormissimamente lesiva di soli scudi 32500, conforme fu eseguito prima mediante apoca promissiva di detta vendita, e poi con l’effettiva stipolazione dell’Istromento come sopra indicato. Crede perciò d.o Sig. Duca inevitabilmente nulla, ed inesistente la vendita sud.a perche viene proibito espressamente dalle leggi a qualunque Giudice il comprare gl’effetti di quelli, li quali attualmente si trovano pressati da mandati da loro rilassati, e ciò coll’evidente raggione che li debitori possono facilmente restar defraudati stante la perorrescenza possono avere dello stesso Giudice così prescrive il Testo nella leg. Quicumque cod. de contract. Iudic e conferma il Peregrin. de jur. Fisc. Al lib. 4……. Con altri moltissimi, e lo decide anche la Rota nella decisione 26 al n.o 16 et segg. E specialmente al n.o 19 nella part. 6 delle reent., e nella decis. 380 n.10 ad 11 nella par. 17. Oltre la sud.a nullità, che promana dalla disposizione delle dd. Leggi assiste ad esso Sig.r Duca anche l’altra evidentissima raggione, la quale si è, che d.o palazzo fu venduto per la tenuissima somma di scudi 32500: quando il valore di esso eccede sopra il doppio d’essa somma, come l’occulare inspezione dimostra, e l’ha ancora accuratamente riferito un Perito, che estragiudizialmente a tal’effetto l’ha visitato, e secondo l’arte l’ha stimato in somma oltre 66 mila scudi moneta, anche non compresi li commodi sotterranei non potuti da esso vedere, come occorrendo si mostrarà, e benchè tal relazione sia etragiudiziale pure da lume abbastanza per poterne dicernere la verità sud.a. Tanto più, che vi è un attestato autentico, il quale asserisce, che preventivamente alla sud.a vendita abitandosi d.o palazzo dal Sig.r marchese Ginnetti, il Sig.r Card.le suo Fratello volendo applicare alla compra offerì la somma di scudi 60mila per prezzo del medesimo: motivo concludente a credere, che quando la vendita del riferito Palazzo fosse dovuta seguire con piena libertà del venditore, non sarebbe stata effettuata per una si tenue somma, ed una tal libertà veniva assolutamente tolta al medesimo non solamente dal Concorso de Creditori, che pressavano avanti lo stesso Monsig.re tesoriere come Giudice della Congregazione de Baroni, e dell’offerta data da esso Prelato, ma soprattutto dalla spedizione de Mandati dal medesimo già conceduta alli creditori sudetti. E molto più quando si veda un simile contratto fatto con un innocente Pupillo,che non poteva, ne sapeva esporre le sue raggioni per esprimersi da un pregiudizio di tanta rilevanza, non ostante che ci intervenisse l’Autorità della d.a Duchessa sua Madre dalla quale indubitatamente fu effettuata d.a vendita per assicurarsi da pressure più giudiziali, che sarebbero sopraggiunte al Pupillo suo Figlio quando avesse voluto escluderla, restando quello attualmente sotto la giurisdizione, e facoltà di chi desiderava d’acquistare d. Palazzo. E quantunque oltre l’autorità della Madre, e Tutrice, vi concorresse anche il consenso della ch:me: del Sig.r Cardinal Spada Contutore, e fratello di essa Sig.ra Duchessa, pure è evidente, che esso Sig. cardinale nulla affatto contribuisse a d.a vendita, mentre esso di quel tempo per assente da Roma occupato nella legazione di Romagna, e perciò con sola Procura del medesimo fu stipolato detto contratto enormissimamente lesivo a d.to Pupillo. Pare pertanto la pretensione del Sig. Duca appoggiata alla Giustizia. Che però

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«Ristretto dell’Instr.o di vendita del Palazzo a S.Lucia de Ginnasi acquistato da Monsig. Negroni tesoriere e fatto d.o Ristretto dal Sig. Avv.o Aurelio Maria Massimi Istromento di vendita - La vendita fu fatta dal Duca Alessandro pupillo di anni 12 - Mediante un Apoca sottoscritta solamente dalla Duc.a Eugenia sua Madre e Tutrice, … per il prezzo di scudi 32500 senza che v’intervenisse nessuno prima dell’Istrom.o alcuna stima - A favore del Card.le Gianfranc.o Negroni allora prelato, e Tesoriere …, non ostante egli fosse il Giudice della causa già introdotta dalla Ragion (?) cantante (?) Gandolfi e Rossi contro del sud.o Duca per il pagamento di scudi 37823.77 e nonostante, che in vigore di mandato rilassato dal med.mo siano state sequestrate le rendite de altri beni del pupillo nella nuova apoca vi fu posta la riserva occorrendo ottenersi Chirografo d’approvazione da impetrarvi, e … da d.o S.r Compratore a sue spese. - L’Istromento fu poi stipulato dalla d.a Duchessa Eugenia colle solennità statutarie e dal procuratore del Card.le Fabrizio Spada zio e cotutore del Pupillo coll’obbligo de rato, e de faciendo ratificare in forma inf.a mensem (?) - Che la perizia dell’Architetto Passalacqua, che stimò il Palazzo scudi 66725.88, si crede che ne fosse fatta n’altra di scudi 51566, la quale si enuncia in un Voto anonimo, e nell’altro Voto dell’Avv.o Acevolini (?) benchè peraltro è da credersi che questo dal voto non fosse di Acervolini (?), perché non risponde alle difficoltà promosse nella seconda scrittuta del Procuratore Roccabani (?) intitolata …… …. … , … che è da credersi, che piu sotto d.o Avv.o Acervolini dicesse il suo parere in voce … … , o sia Congresso, … che vi era già il voto dell’Avv.o Scaramucci in scriptis. … - Tommaso Mattei era in grado di sottoscrivere una sua perizia, che conteneva la stima di scudi 65470 ……… - Per Istrom.o pub.o rogato dal Notaio Marc’Antonio Crucimonte Cancelliere della legazione di Urbino a di 4 Gennaio 1683, il Card.le Fabrizio Spada Legato di Urbino come Tutore e Curatore del Duca Alessandro contificò (?) ampliamente la vendita del Palazzo. - Per altro istromento poi rogato dal Bonanni a dì primo Febraro 1683 fu esibito il sud.o Istromento di ratifica

Doc. XXII Stima forse dell’architetto Tommaso Mattei del Palazzo alle Botteghe Oscure, fatta sulla base della pianta del palazzo e avendo visitato i luoghi più facilmente accessibili del palazzo come il cortile, le scale, le stalle e le rimesse AAM, Mazzo 509 «Desiderando l’Ecc.mo Sig. Duca Alessandro Mattej, di sapere qual fosse, et ora sia il vero, e giusto valore del Palazzo situato vicino alle Botteghe scure, che prima apparteneva all’Ecc. T.ro e poi fu venduto alla fel: m: dell’Em.mo Sig. Card. Negroni et avendo a tale effetto ricercato me infrascritto del mio giudizio e parere per verità secondo la mia perizia e coscienza: ho stimato necessario procedere a tutte quelle diligenze che mi potevano essere permesse, con essermi portato

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più volte a visitare il sito, ove è posto d. palazzo; come ancora il cortile, le scale, stalle, rimesse et altri luoghi men chiusi, nei quali era più facile l’adito: et avendo poi considerata la pianta dello stesso Palazzo, che ho appresso di me, è fatta particolar riflessione a tutte le altre notizie, che avevo per le occasioni d’averlo più volte visitato, prima che seguisse d.a vendita in tempo che già da molti anni prima ero Architetto della Casa di S. Ecc.za e finalmente avendo considerato un scandaglio di stima dello stesso Palazzo fatta d’ordine di S. Ecc.za doppo d.a vendita; e dell’altro scandaglio che da me si fece in congiuntura delle ultime assegne camerali ordinate dalla S. di N.S per le note contingenze. Ho stimato, e stimo di potere nel modo sud.o asserire, come asserisco e giudico secondo la mia perizia, che il giusto e vero prezzo e valore di d.o Palazzo tanto del tempo di d.a vendita, quanto presentemente, trattandosi primieramente di un sito libero di canoni di canne 373:47 in circa, che secondo il comun prezzo à ragione di scudi la canna, importa e trattandosi di muraglie ben grosse e massiccie, con conci di tervertino, ferramenti, ornati, pitture di valore, acqua, et altro; sia di scudi 65470 e così dico, stimo, e riferisco non solo in questo, ma in ogni altro miglior modo. Et in fede ho sottoscritto la presente questo dì .

Doc. XXIII Il cardinale Fabrizio Serbelloni risarcisce i Mattei per il danno da loro subito per la vendita del Palazzo alle Botteghe Oscure AAM, Mazzo 509 «Palazzo a S. Lucia alle Botteghe oscure Copia semplice d’Istromento di cessione di ragioni fatta da Monsig. Patriarca Mattei, Duca D. Giuseppe, ed altri fratelli Mattei a favore del Card. Fabrizio Serbelloni di tutte le ragioni, che potessero alli medesimi signori competere sopra il palazzo a S. Lucia alle Botteghe Oscure da d.o Card.le comprato dalli sig.ri Durazzo di Genova, e da questo con li sig.ri Negroni mediante la somma di scudi 2500 da esso card.le pagata alli sudetti Sig.ri Mattei,e come meglio appare dall’Istromento stipolato per gli atti del Conflenti Notaio capitolino li 13 Aprile 1761 Istromento del 1761 Copia semplice per acta D. Marci Conflenti Caus. Cur. Cop. Not. Dic. XIII Aprilis 1761 Essendo conf.e a me notaio dalle infr.e Parti per verità del fatto s’asserisce che altre volte, e fin sotto il di 2 dicembre pross.to l’E.mo, e R.mo Sig.r Cardinal Fabrizio Serbelloni in vigore d’Istromento per gl’atti miei, acquistasse dalle Ill.me Sig.re Donna Giulia Maria, et altre sorelle Durazzo Fig.e et Eredi della bo:me: sig.r Giuseppe Durazzo un palazzo posto qui in Roma nella Piazza della Ven. Chiesa di S. Lucia de Ginnasi, ed avendo l’ecc.za sua avuto notizia, che per parte dell’Ecc.mo sig.r Duca don Giuseppe Mattei si avevano alcune pretensioni sopra a d.o palazzo in seguito di alcune proteste altre volte fatte dalli suoi maggiori a motivo di lesione, che vi potesse essere stata nella vendita del med.o altre volte fatta fin’ dall’anno 1682 a nome della chia: me: del Duca Alessandro Mattei … della ch:me: del sig.r Cardinal Giovanni Francesco Negroni, perciò d.e E.mo Sig.r Card.l Serbelloni volendo pacificamente possedere il Palazzo sud.o a non essere soggetto a veruna questione sopra l’acquisto del med.o facesse avanzare istanza del. Ecc.o sig.r

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Duca Mattei per mezzo di Monsig. Ill.mo, e R.mo bartolomeo Olivazzi Uditore della Sagra Rota acciò si fosse dichiarato, ò avesse voluto recedere da dd.e sue pretenzioni, e dopo varij discorsi, e trattati finalmente col sentimento de savij d’ambe le parti, restasse fra di loro fin’ sotto il di 13 di d.o mese di xmbre fatta, e sott.a apoca privata, nella quale d.o Monsig. Ill.mo e R.mo Olivazzi in vece, e nome di d.o E.mo Sig.r Cardinal Fabrizio Serbelloni promettesse, e s’obligasse di pagare al d.o Ecc.mo Sig.r Duca D. Giuseppe Mattei scudi Duemila e cinquecento ad eff.o però di erogarsi in dimissione de debiti istromentarij, fidecommissarij, ò siano Primogeniali di d.a Ecc.ma Casa Mattei, et in beneficio delli chiamati alli Fidecommissi e Primogeniture della med.a col subingresso nelle raggioni a … dell’Em.za Sua con che però, prima di fare d.o pagamento, venisse questo approvato con special Chirografo da ottenersi att.e e singole spese dall’E.nza sua dalla S.tà di N.ro S.re PP Clemente XIII Felicemente regnante, e con le deroghe opportune a qualunque raggione e pretenzione, che potessero avere li futuri chiamati di d.a Ecc.ma Casa Mattei sopra il Palazzo sud.o. Et all’incontro d.o Ecc.mo Sig. Duca D. Giuseppe Mattei tanto a nome proprio, e come presentaneo Possessore de Fidecommessi, e Primogeniture dell’Ecc.ma casa Mattei, quanto a nome de Futuri chiamati alli medesimi allora, e quando avesse ricevuto li dd. Scudi 2500 nel modo, e legge come stabilito, ricedesse da tutte e singole sue azzioni, raggioni, e pretenzioni che in …. modo si potessero dal medesimo e suoi eredi, o successori …, anche chiamato alli Fidecommissi, e Primogeniture di d.a sua Ecc.ma Casa dedurre, e sperimentare non solo per li motivi addotti nell’Apoca sud.a, ma anche per ogni, e qualunque altro motivo, e causa ancorchè ivi non espressamente e necessariamente si fosse dovuta esprimere, quali … per espresse volesse essere sopra il d.o palazzo, volendo, che coll’acquisto del medesimo venissero altresì acquistate dd.e sue ragioni, e pretensioni, … per allora in avvenire intieramente le cedesse a favore di d.o Ecc.mo Sig. Card.le Fabrizio Serbelloni, colla condizione di doversi il tutto doppo ottenuto il Chirografo sudetto ridurre a pub.o, e giurato Istromento, e come più diffusamente dicesi risultare dall’apoca sopra di ciò come stata (?) fatta e sottoscritta, che si consegna a me not.o per inserirla nel presente Instromento del tenore da registrarsi in fine. Essendo finalmente che in esecuzione dell’Apoca sud.a venisse per parte di d.o E.mo et R.mo Sig.r Card. Fabrizio Serbelloni esposta, e presentata supplica alla S.tà di N.ro Signore PP. acciò derogando a rr. Li ostacoli che potessero derivare dalli fidecommissi istituiti, et ordinati anche a titolo di primogenitura dalli autori, maggiori di d.o Ecc.mo Sig. Duca D. Giuseppe Mattei si fosse benignamente degnato per ora di special Chirografo di approvare, e confermare la preinserta Apoca d’Istr.o a … della med.a da stipolarsi conf.e (?) con special chirografo segnato li 10 Feb.o pross.to venisse approvata, confermata, autorizzata la preinserta apoca come ancora l’Istromento a norma della med.a da stipolarsi, e venisse altresì ordinato che mai, ne in verun tempo potessero … Possessori, e successori alli Fidecommissi e Primogeniture di d.a Ecc.ma Casa Mattei, impugnare la totale esecuzione di d.o Chirografo non ostante li Fidecommissi, anche a titolo di Primogenitura istituiti da Maggiori, et … di d.a Ecc.ma Casa Mattei, sostituzioni prohibizioni e altri pesi, e vincoli, in dd.i Fidecommissi, e Primogeniture, ingiunti e ordinati, e nonostante ancora le proteste altre volte come sopra (?) fatte dai Maggiori di d.o Em.o Sig. Duca Mattei, e tutte e singole costituzioni Apostoliche, Leggi, Statuti e tutto altro riguardante l’azzioni, e pretenzioni sopra il d.o Palazzo, alle quali cose tutte ampiamente ed espressamente venisse … rogato, e come più diffusamente dicesi (?) risultare da d.o Chirografo copia pubblica del quale si consegna a me Notaio ad esffetto d’inserirla nel presente Istromento del tenore come in esso. Volendosi dunque dalle sud.e Parti dare esecuzione a tutto ciò e quanto è stato convenuto, stabilito, ed espresso nella preinserta apoca, e ridurre la medesima a publico e giurato istromento, anche

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correlativamente a tutto ciò, e quando si contiene nel preinserto Chirografo come sopra ottenuto dalla S.tà di Nostro Sig.re PP Clemente XIII con farvi a richiesta di d.o Ecc.mo e R.mo Sig.r Card.l Compratore per ogni Maggior di lui sicurezza, e cautela, anche acconsentire tanto Monsig. Patriarca D. Francesco Mattei, quanto dl’Ecc.mi Sig.ri Abb.e Don Alessandro, D. lorenzo e Don Carlo Pio (?), e respettivamente Fratelli minori di detto ecc.mo Duca D. Giuseppe per ogni e qualunque interesse, e per qualsivogliano raggioni presenti, e future, che … anche loro, e di loro Eredi, e successori quals.a avere sopra il Palazzo sud.o, quindi è che. Alla presenza di me Notaio e Testimonii infri p.nti e personalmente esistenti dd.i Ecc.mo Sig. Duca D. Giuseppe Mattei Fig.o Primogenito della ch. Me. Sig. Duca Girolamo da una parte, et il sig. Abbate D. Massimiliano Boli come Agente, et infine ancora con me Notaio per d.o Ecc.mo Sig.r Card.le Fabrizio Serbelloni, e Instr.o stipolante, et accettante dall’altra parte a me notaio ben cog.ti qui asseendo, e con il sud.o … … nome med.tis Pectore, et Scripturis … affermando …tutte e singole cose di sopra espresse, esposte, e narrate esser state ed esser vere, e verissime, e quella come tali, e per tali ratificano, approvano, e pienamente emolgono; et in primo luogo ratificando, confermando et approvando tutto ciò, e quanto tal principio sino al fine, e stato … concordato, …, e stabilito nella presente apoca di transazzione e concordia; In esecuzione duqnue di essa, e relativamente ancora nel preinserto Chirografo come s.a (?) ottenuto dalla S.tà di N.ro Sig.re PP Clemente XIII d.o Ecc.mo sig.r Duca Don Giuseppe Mattei, quando faccia di bisogno … novamente receduto, e recede, tanto per sé, quanto per li suoi eredi descendenti e successori quals.a …, e singole sue raggioni, e pretenzioni, che in quals.a modo si potessero da lui, e suoi eredi, e successori qual.a anche chiamati alli Fidecommissi, e Primogenitura della di lui Ecc.ma Casa dedurre, e sperimentare sopra il sud. Palazzo, e suoi annessi dall’Eminenza sua … … acquistato, cedendo intieramente le raggioni sudette tali quali sono a … di d.o E.mo Sig. Card.l Serbelloni come s.a assente d.o S.r Abb.e D. Massimiliano Roli come di lui Agente, ed insieme ancora con me notaio presente … non solo per li motivi di sopra addotti, ma anche per ogni e qualsivoglia altro motivo, e causa ancorchè qui non espressa, e che necessariamente si dovesse esprimere … … d.o Ecc.mo Sig. Duca Don Giuseppe Mattei per espressi vuole avere, non ostante qualsisiano Fidecommissi anche a titolo di primogenitura istituiti, et ordinati dalli suoi antenati, ed autori, sostituzioni, proibizioni et altri pesi, e vincoli in quelli ingiunti, e riferirti come altresì le proteste altre volte come s.a fatte in occasione di altre vendite di d.o Palazzo, queli finalmente vuole avere per nulle, o di niuna forza e vigore e come fatte non fossero, e in tutto e per tutto secondo la … … preinserto Chirografo e non altrimenti (?). E per causa e titolo di simil cessione e rinuncia delle sud.e pretensioni di … e raggioni quals.a d.o Ecc.mo Sig. Duca D. Giuseppe Mattei tanto per sé, che per li suoi eredi Discendenti, e successori quals.a ha ceduto, trasferito e rinunciato ancora a favore di d.o E.mo e R.mo Sig. Card.l Fabrizio Serbelloni come sopra assente e per il medesimo e suoi d.o s.r Abb.e D. massimiliano Roli in linea di Agente ed insieme ancora con me notaio legittimamente stipolante p.nte, et … tutte e singole altre raggioni, od azzioni tali quali sono niente affatto eccettuato (?), ne escluso, sed singula singulij … referendo, ad averle colla pienissima … del … ad effetto del Precario in … et in ogni altro miglior modo. E questo perché ora realmente e con effetto alla presenza di me notaio e testimonij inf.ri il detto Ecc.mo Sig.r Duca D. Giuseppe Mattei ha … dal d.o E.mo Sig. Card.l Fabrizio Serbelloni li dd. Scudi Duemila e cinquecento moneta metà de pauli X per scudo mediante però un ordine di simil somma dell’Em.za sua fatto, e sotto diretto al Sag. Monte della Pietà di Roma, et al d.o Ecc.mo Sig. Duca pagabile per erogarli come in appresso, la di cui copia collazzionata si consegna a me notaio

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per inserirla nel presente Istr.o del tenore come in esso, l’originale poi d.o Ecc.mo Sig. Duca D. Giuseppe Mattei tira a sé, e tirato asserisce contenere la d.a somma, ed il medesimo e denari in esso cont.i, ed espressi adesso per allora, e quando l’averà esatti chiamandosi ben conto, e sodisfatto ne ha fatto, e fa quia in … anche per patto. E proseguendo la legge apposta nel preinserto ordine, e secondo la di lui serie, e … d.o Ecc.mo Sig. Duca D. giuseppe Mattei ha promesso, e si è obligato, … promette, e s’obliga dd. scudi duemila, e cinquecento contestualmente rilasciare depositati in d.o Sag. Monte di Pietà in suo proprio credito, et indi non amoversi, s enon che a detto con suo ordine o ordini da approvarsi dal d.o Monsig. Ill.mo, e R.mo Bartolomeo Olivazzi, in vece e nome, e come Procuratore di d.o Ecc.mo Card.le Serbelloni, erogarli in dimissione de debitij istrumentarij fidecommissarij o siano primogeniali di d.a Ecc.ma Casa Mattei o in beneficio delli Chiamati alli Fidecommissi, o primogeniture sudd.e della medesima e riportarne a favore di d.o E.mo E R.mo Sig. Card.l fabrizio Serbelloni translativamente, e non estentivamente la dovuta cessione de raggioni, con la dichiarazione che il denaro proviene dal med.o e dal presente Istr.o ed in tutto, e per tutto secondo la forma, e tenore del preinserto ordine, e in altri. Successivamente, et incontinente non interpostavi alcuna dimora, personalmente esistente d.o Mons. Ecc.mo e R.mo D. Francesco Patriarca Mattei Fig.o della bo:me: Alessandro tanto a nome suo proprio, privato e particolare, quanto in vece, e nome e come tutore e curatore dell’Ecc.mi Sig.ri Abb.e D Alessandro, D. lorenzo, e D. carlo altri Germani F.lli mattei di lui Nipoti, e Fig.i minori respettivamente di d.a Ch:me: Sig.r Duca Don Girolamo in conformità della tutela e cura accettata per gl’atti miei per Istr.o rogato sotto il di 14 novembre 1754 e per li stessi atti miei posteriormente ancora ratificata per altro Istr.o rogato li 18 marzo 1758: alli quali, avendo bene intese e capite le cose premesse per essersi ritrovato p.nte spontaneamente, ed in ogn’altro miglior modo per ogni, e qualunque interesse e per qualsivogliano raggioni p.ntim e futuri che tanto esso, quanto li d. Ecc.mi suoi Sig.ri Nipoti, e di loro Eredi, e successori quals.a tanto presenti, che futuri potessero avere sopra il denominato Palazzo, ha acconsentito, ed ogni consenso … et opportuno ha dato e prestato, con … da, e presta alla cessione come s.a fatta da d.o Ecc.mo Sig.r Duca D. Giuseppe Mattei altro di lui Nepote tanto per sé, quanto per li suoi eredi, descendenti e successori anche chiamati alli Fidecommissi e Primogeniture della di loro Ecc.ma Casa, a favore di d.o Ecc.mo sig.r Card. Fabrizio Serbelloni di tutte e singole azzioni, raggioni e pretenzioni che in qualche modo si potessero dedurre, ed esperimentare sopra il sud.o Palazzo, et annessi dall’Em.za sua come s.a acquistato, e per l’effetto sud.o quando faccia di bisogno tanto a nome proprio, che a nome come sopra conferma, ratifica ed approva tutto ciò, e quanto si trova contenuto, od espresso nelli preinserti Apoca di transazione e concordia e chirografo come s.a ottenuto, e tutto altro come sopra è stato concordato, e stabilito fra d.o E.mo Sig. Card.l Serbelloni, et Ecc.mo Sig. Duca D Giuseppe Mattei, et in ogni altro miglior modo. Promettendo finalmente d. E.mo Sig.r Duca D. Giuseppe e Mons. Pariarca D. Francesco Mattei tanto a nome proprio che col … nome sud.o il p.nte Istr.o di cessione, e rinuncia con tutte e singole cose nel med.o contenute, ed espresse sempre ed in ogni futuro tempo attendere, ed inviolabilmente osservare, avere il tt. …, grato, valido e fermo, contro mai fare, dire, opporsi, o venire sotto quals.a pretesto, capo, causa, ingegno, e ricercato colore anche di enorme ed enormissima lesione, altrimenti (?) in caso contrario, contrarietà, contravenzione e rescissione del presente contratto, oltre il vigore del istr.o obligo Cam.le vogliano essere tenuti ancora a tutti, e singoli danni Que omnia Actum

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Siegue il tenore dell’Apoca come in appresso Essendo che sia stato stabilito il contratto di compra e vendita del palazzo posto qui in Roma nella Piazza di S. Lucia de Ginnasi presso i suoi noti confini tra l’E.mo e R.mo sig. Card. fabrizio Serbelloni legato di Bologna Acquirente, e l’Ecc.me Sig.re D. Giulia Maria ed altre sorelle Durazzo … et eredi della ch: me: dell’Ill.mo sig.r Giuseppe Maria Durazzo venditrici, et essendosi inteso, che per parte dell’Ecc.mo sig. Duca D. Giuseppe Mattei si avevano alcune pretenzioni in seguito di alcune proteste altre volte fatte da suoi Maggiori sopra il palazzo sud.o, a motivo di lesione, che vi potesse esser stata nella vendita del med.o, altre volte fatta, fin dall’anno 1682 a nome della ch:me: del Duca D. Alessandro ;attei, e … della ch:me: del Sig. Card.l Gio: franc.o Negroni, et avendo d.o E.mo Sig. card.l Serbelloni comprate con sicurezza di non esser soggetto poi a veruna questione sopra la d.a Compra, et acquisto facesse sopra di ciò avanzare le istanze al d.o Ecc.mo Sig. Duca Mattei, acciò si dichiarasse, ò volesse recedere da dd.e pretenzioni, e dopo vari discorsi e trattati, finalmente col sentimento de savi d’ambe le aprti venisse fissato, che l’anzid.e raggioni, in vista anche delle gravi spese, che occorrerebbero in una lite potessero per via d’amichevol concordia rimanere bastantemente compensate con il pagamento della somma di scudi duemila e cinquecento da erogarsi a beneficio e vantaggio dei chiamati a fidecommessi della Ecc.ma Casa Mattei, e però si stabilisse, et accordasse che pagandosi da SE al prelodato Sig. Duca Mattei la d.a somma di scudi 2500, avrebbero riceduto da ogni e sud.a e quls.a altra azzione, e pretenzione, che potesse avere sopra il d.o Palazzo, ed anche ad ogni speranza di recuperare il medesimo per l’anzidette raggioni, al qual pagamento sia condesceso dall’E.mo Sig.re Card.le Compratore sud.o, con che però pria di fare detto pagamento per la maggior validità si ottengha special Chirografo dalla NS PP Clemente XIII felicemente regnante per l’approvazione di tutte, e colle deroghe opportune, et intanto per indennità dell’una e l’altra parte di convenisse di stabilire per Apoca privata l’accordo sudetto, con animo poi di ridurlo a pub.o, e giurato Istromento con tutte quelle maggiori dichiarazioni, e cautele, che si stimeranno proprie; quindi è che per mezzo della presente apoca da valere quanto publico e giurato instromento Io sott.o Duca D. Giuseppe Mattei per me, e miei eredi discendenti e Successori ad esso per allora, e quando averò ricevuto il d.o pagamento de dd. scudi Duemila Cinquecento, come in appresso, recedo da tutte e singole mie azzioni, raggioni e pretenzioni, che in quals.a modo si potessero da me, e miei eredi e successori quals.a, anche chiamato alli Fidecommissi della mia Casa, dedurre, e sperimentare, non solo per li motivi di sopra addotti ma anche per ogni, e qualsivoglia altro motivo, e causa, ancorchè qui non espressa, e che necessariamente sidovesse esprimere, … … per espressi voglio avere sopra il d.o palazzo, come sopra da acquistarsi da d.o E.mo Sig.r card.le Serbelloni, volendo che dal medesimo venghino con d.o acquisto, altresì acquistate dd.e mie raggioni, azioni, e pretenzioni come da ora per allora tutte tali quali sono intieramente niuna eccettuata le cedo, e renunzio al d.o E.mo Sig. Card.le non solo in questo, ma in ogni altro miglior modo. Et all’incontro Io Bartolomeo Olivazzi Uditore della Sagra Rota Romana a nome del d.o Ecc.mo Sig.re Card.l Serbelloni prometto, e m’obligo di fare le diligenze e passi opportuni e necessarij per procurare, et ottenere il sud.o Chirografo da spedirsi a tt.e spese di S. Em.za altrimenti con che d.o Sig.r Duca Mattei debba prestare qualunque consenso, che occorresse, per ottenere la spedizione di d.o Chirografo d’approvazione colle deroghe opportune a qualunque ragione e pretensioni, de futuri chiamati, et allora e quando si sarà ottenuto il d.o Chirografo m’obligo in seguito di realmente pagare e sborsare di d.o Ecc.mo Sig. Duca D Giuseppe Mattei, li dd scudi 2500 correspettività delle raggioni come sopra (?) dimesse (?) e rinuciate da erogarsi però dal mentovato Sig. Duca Mattei in dismissione dei debiti Fidecommissarij … della sud.a Ecc.ma Casa, o in beneficio de chiamati ai

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Fidecommissi della med.a col subingresso delle raggioni, a favore di d.o E.mo Compratore e come meglio sarà espresso nel d.o Chirografo, perché così. Con condizione espressa però, che tt.o ciò è stato nella presente apoca concluso, e stabilito, si debba dall’una ed altra parte ridurre a publico e giurato Istromento in ogni miglior modo. E per osservanza obblighiamo noi stessi, nostri Beni, raggioni et Eredi nella più ampia forma della RCA con tutte le solite … avendo sottoscritta la presente di nostra propria mano In fede in Roma questo di 13 dicembre 1760 Io Bartolomeo Olivazzi Uditore della Sagra Rota in nome dell’E.mo e R.mo Sig. Card Serbelloni affermo e mi obligo come sopra Io Giuseppe Duca Mattei affermo e mi obligo come sopra

Doc. XXIV Atto di vendita del Palazzo Mattei alle Botteghe Oscure al duca Francesco Caetani AAM, Mazzo 509 «Palazzo a S. Lucia alle Botteghe Oscure Copia semplice dell’istromento di vendita del Palazzo a S. Lucia alle Botteghe oscure fatta dalli Sig.ri Serbelloni eredi del Card. fabrizio Serbelloni per scudi 39.500 al sig.r D. Francesco Gaetani Duca di Sermoneta, e con diversi patti, capitoli e condizioni, come meglio appare dal d.o istromento stipolato li 16 novembre 1776 per gli atti dell’Ugolini Not. A.C, in solidum coll’Olivieri Not. Cap.no Venditio Palatii pro 39500 m.ta Vagnolini AC Not. Pro Ill.mo et R.mo D.no Don Francisco Caetani Duce Sermonetae Die 16 Novembris 1776= Indictione Nona= Pon.tus ss.mi D.ni N.ri Pape Pii VI anno 2do In solidum cum D.no Olivieri Not.a Cap.o Essendo conforme a Noi Notarij in solidum rogati, si asserisce, che la bo: me: del Duca Don Girolamo Mattei per liberarsi da gravose … derivanti da molti Debbiti, non meno da esso, che da suoi Antecessori contratti, ottenesse dalla San: mem: di Clemente X: ampla facoltà di erigere un nuovo Monte denominato Monte Mattei prima Erezione sino al Capitale di Scudi Trecentomila m.ta Romana da giuli X, per Dote, e fondo de quali assegnasse tutti, e singoli Beni, ed effetti di quel tempo dal medesimo posseduti, frà quali il Palazzo posto qui in Roma alle Botteghe Oscure, e precisamente avanti la Ven. Chiesa Parrochiale di S. Lucia de Ginnasi allora, e quando fosse stato redento dagl’Eredi del Marchese Giuseppe Gianetti (sic), al quale era stato venduto con il Patto redimendi semper, et quandocumque per il prezzo di scudi ventiquattromila in vigore di publico Istromento rogato li 16 8bre 1642 per gli atti allora del Fontia, oggi Pace Not.o AC e di poi ricomprato con denaro de Sig.ri Montisti in virtù d’altro Istromento rogato li 3 settembre 1673: per gl’atti del Bonanni, oggi Agneni Not.o Cap.o con la Deroga, e sospensione di qualunque Fid.sso, Primog.ra, Sostituzioni ed altre proibizioni, a quali i Beni assegnati in Dote per l’Erezione di d.to Monte Mattei si ritrovavano vincolati, e con altri Privileggi, e Prerogative a favore di dd. Montisti, e

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suoi depositarij pro tempore diffusamente contenute, ed espresse nel moto proprio sopra di ciò spedito fin dall’anno 1672; la di cui copia resta inserta nell’infradicendo Istrom.to. Essendo ancora, che in vigore di d.o moto proprio seguisse l’Erezione di d.to Monte, e deputata in depositario di quel tempo la Ragione Bancaria di Benedetto Gandolfi, e Carlo de Rossi, con diversi Patti, Oblighi, e Condizioni, e particolarmente, che se d.a bo: me: Sig.r Duca Don Girolamo Mattei Seniore non avesse puntualmente depositato in ogni Bimestre de rata parte de Frutti per pagarli a dd. Ministri, ciò non ostante d.a Ragione Bancaria si obligasse pagare puntualmente ogni Bimestre, con legge però, che passato l’altro mese dopo il Bimestre, il pagato da d.a Ragion Bancaria, e non reintegrato da d.o Sig.r Duca Mattei sopra de Cambi e ricambi si dovesse trasmettere a tutti i danni, spese, ed interessi dello stesso Sig. Duca, come più diffusamente dicesi risultare da d.o Istrom.to sopra di ciò rogato per gl’atti del Paluzzi altro notaro AC li 27 settembre 1672: quali promesse da d.a ch:mem: Sig.r Duca Don Girolamo Mattei non adempite nel puntual pagamento, e deposito dell’intiera somma corrispondente alli Frutti di d.o Monte, nondimeno d.a Ragione Bancaria pagasse alli Montisti l’intera somma corrispondente alli frutti d’esso Monte per la restituzione de quali il sig.r Duca di quel tempo Don Alessandro Mattei figlio ed Erede di d.a Ch:mem: Duca Don Girolamo, e per essersi di lui Sig. Tutori e Curatori fin dall’anno 1676: fussero astretti vendere, ed’alienare alcuni corpi de Beni assegnati in d.o moto proprio per l’Erezione di esso Monte, e particolarmente cioè= Li Castelli di Rocca Sinibalda, Belmonte, ed Antoni a S.E. il Sig.r Duca Ippolito lanti a prezzo di scudi 82500; de quali, la rata di scudi 37186:65 erogata fosse in pagamento de Debiti con i Sig.ri Depositarj di d.o Monte Mattei sino a quell’ora contratti, e li mancanti scudi 45313:65 venissero erogati nell’estrazzione, ed estinzione di d.o Monte, come risulta da Istromento rogato l’anno sud.o a 13 9bre in dd. atti del Bonanni ora Agneni in solidum con il Malvezzi Not.o AC. Essendo parimenti, che d.o Ecc.mo Sig.r Duca Don Alessandro Mattei anche egli mancasse nel puntual pagamento, e Deposito in mano di dd. Depositarij per le Rate convenute per frutti necessarj per pagare li Creditori di d.o Monte, ciò nonostante li Depositarii sudetti con proprio denari pagassero altra cospicua somma a tutto il bimestre di settembre, e d’Ottobre dell’anno 1681; nel qual anno terminava il Novennio, e loro Cedola Bancaria provisioni, cambj, e ricambj decorsi e non pagati a tutto li 15 Novembre 1682: ascendente a scudi 37823 e d. 77 come dall’Istromento di Saldo, e liquidazione de monti seguito tra d.o Ecc.mo Sig.r Duca Don Alessandro, e Ragion bancaria Gandolfi, e de Rossi con Decreto di Giudice, e solennità statutarie rogato per li med.i atti del Bonanni li 24 Novembre 1682. Sia ancora, che d.a Ragion bancaria Gandolfi, e de Rossi per il conseguimento di d.o suo credito convenisse giudizialmente d.o Ecc.mo Sig.r Duca Don Alessandro Mattei avanti Mons.r Ill.mo e R.mo Tesoriere per gl’atti del Liberato Seg.rio di camera, e dopo più contraddittorj li 24 dicembre 1681 e 24 febraro 1682 ne riportasse mandato esecutivo, in luogo del quale facesse diversi sequestri agl’Affittuarj de Beni obligati a d.o Monte. Per eccitare dunque un si grave dispendio la ch:mem: dell’Ecc.ma Sig.ra Duchessa Eugenia Spada Madre, Tutrice, e Curatrice di d.o fù Sig.r Duca Alessandro Mattei iuniore della ch:mem: Sig.r Cardinal fabrizio Spada altro Tutore, e curatore di d.o Sig. Duca Alessandro, vendesse, ed alienasse il sopradescritto Palazzo, che si disse posto in Roma incontro la ven. chiesa Parrochiale di S. Lucia de Ginnasi con tutte e singole sue ragioni, membri, annessi e connessi a favore della bo:me: di Monsig.r lll.mo e R.mo Gio: Francesco Negroni Patrizio Genovese a prezzo di scudi 32500 m.ta romana da giuli X che per la rata di scudi 12500 fosse pagata con ordine diretto a questo Monte di Pietà, con legge di rilasciarli depositati a credito di d.o Sig.r Duca Alessandro per pagarli a d.a Ragion Bancaria Candolfi, e Rossi in conto

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del loro avere con ampla cessione traslativa, e non estintiva di tutte le ragioni, e privilegi anche d’anteriorità, e poziorità (?) a favore di d.o Monsig. Ill.mo, e R.mo Compratore; Li residuali poi scudi 20000 d.o Mons. Negroni compratore promettesse pagarli dentor il mese di gennaro dell’anno allor venturo 1663: e questi ancora ad effetto di dimettere, e pagare d.a Ragion Bancaria Candolfi, e Rossi con riportarne da medi la stessa cessione di ragioni traslativa, e non estintiva, e con altri Patti, obblighi, condizioni, e dichiarazioni più diffusamente espresse nell’Istr.o di vendita di d.o palazzo, e suoi annessi, e Pianta inserita rogato in dd. atti del Bonanni Not.o cap.o li 24 novrmbre 1682, al quale. Similmente essendo, che fin sotto il dì 2 Giugno 1752, l’Ill.mi ed Ecc.mi Sig.ri Ambrogio Negroni q.m Antonio, Ambrogio Negorni q.m Giovanni Battista, e Gio: Francesco Negroni q.m Bandinello Possessori del Fidecommiss ordinato dalla ch: me: Sig.r Cardinal Gio: Francesco Negroni Padrone del sud.o Palazzo, ed annessi in vigore di Chirografo della San: mem: di Benedetto PP. XIV segnato li 3 Maggio 1753, la di cui copia leggesi inserita nell’infradicendo Istrom.to di vendita, vendessero, ed alienassero d.o palazzo, ed annessi all’Ill.mo, ed Ecc.mo Sig.r Marchese Don Giuseppe Maria Durazzo per scudi 38500 da giulj dieci per conto de quali lo stesso Sig.r Giuseppe Maria Durazzo pagasse a Sig.ri venditori scudi 19250 con ordine diretto a questo Sagro Monte di Pietà, e li residuali scudi 19250 siobligasse sborsarli fra il termine di mesi due, con legge però, che tutto l’intero prezzo sud.o restar dovesse depositato in d.o Monte ad oggetto di investirlo in Luoghi de Monte Camerali non vacabili, o in Censi perpetui con Luoghi Pii, e Comm.tà dello stato Ecc.lico sepre però con scienza di d.o Sig.r Compratore,e suoi e dd. Investimenti dovessero restar soggetti, ed obligati in primo luogo a favore del d.o Sig.r Marchese Durazzo, e suoi per ogni, e qualunque erizzione di d.o palazzo, ed annessi, e per la liberazione delle molestie, che potessero sopravenire, e secondariamente a favore del Fidecommisso ordinato dal d.a ch:mem: Sig.r Cardinale Gio: Francesco Negroni, e de Chiamati, e sostituiti al medesimo con tutti li vincoli riferiti nel testamento di d.a ch:mem: sig.r Cardinal Negroni a tener in tutto dell’Istrom.to di vendita di d.o Palazzo, ed annessi rogato con l’inserzone di d.o Chirografo Pontificio per gl’atti del Ficedola in solidum coll’Andreoli ora Ricci parimenti Notarj Cap.ni li 2 Giugno 1753; al quale . In sequela dunque del Patto apposto nel riferito istromento di vendita li scudi 38500 con scienza di d.to Sig.r Durazzo Compratore fussero investiti in un perpetuo ma vedimibil censo in maggior somma di scudi 43400 con la vend. cong.ne de Canonici Lateranensi della Pace di Roma colli vincoli relativamente al sopra citato Istrom.to di vendita di d.o palazzo, e dichiarazione di provenienza per d.ta Rata soltanto di scudi 38500 intiero prezzo, come da Istromento d’Imposizione di d.o censo rogato per dd. atti dell’Andreoli e Cecconi Notaro dell’E.mo Vicario in solidum li 31 Agosto 1753, al quale. E passato successivamente da questa all’altra vita d.o Sig. Marchese Giuseppe Maria Durazzo con suo testamento aperto, e publicato per gl’atti di Gio: Vincenzo Bolero Notaro di Genova il di 11 Gennaro 1760: nel quale istituisce sue eredi universali l’Ill.me Sig.re Giulia Maria Durazzo, Moglie di SE Don pietro Francesco Grimaldi, Anna Maria Durazzo Moglie dell’Ecc.mo Gio: Batt.a Negroni, e Maria Ignazia Durazzo vedova rimasta di SE Gio: Francesco Brignole Sale sue Figlie, per egual partitione, e con ampla facoltà a ciascuna di esse di poter disporre della propria Porzione senz’alcuna solennità legale, o statutaria con il conseglio però del Sig. Marcello Durazzo fig.o del Marchese Giacomo Filippo loro cugino, e nipote del testatore, od anche senza di questo spirato d.o anni 1760, come da d.o testamento, al quale. E frà gl’altri Beni posti in Roma, e spettanti a d.a eredità si ritrovasse il divisato Palazzo di quattro appartamenti, ed altri annessi, che si disse posto di contro d.a Chiesa Parrocchiale di S. Lucia de

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Ginnasi detta delle Botteghe oscure, e non complendo alle sud.e Signore Eredi quello ritenere, e perciò rimasero bene venderlo, ed alienarlo, sicome fu venduto, ed alienato alla ch:mem: dell’E.mo, e R.mo Sig.r Cardinale Fabrizio Serbelloni per il prezzo di scudi 38500 da pagarsi liberamente nell’atto della vendita, ma per maggior cautela, e sicurezza dell’E.S., e per l’erizzione generale venisse ipotecato per l’entrante quantità di d.o prezzo la sorte principale del riferito censo, imposto dalla Cong.ne Lateranense di S. Maria della Pace di Roma per difesa di d.o Palazzo, e suoi annessi, e che nel caso di retovendita il prezzo di d.o Censo per la rata anzid.a dovesse restar depositato per nuovamente investirlo sempre con scienza, ed interpellazione personale da farsi a d.o E.mo Sig.r Cardinale Serbelloni, e suoi colli medesimi vincoli, ed Ipoteche, e ciò tante volte quante ne fosse successo il caso, e non altrimenti. E con altri Patti, Capitoli, e Condizioni più diffusamente contenuti, ed’ espressi nell’Istromento di tal vendita rogato per gli atti del Cecconi Notaro del Vicariato di Roma, e d.o Agneni Not.o Cap.no in solidum il di 2 dicembre 1760 la di cui copia semplice si consegna a noi Notari ad effetto d’inserirla nel presente Istromento dal tenore. E fattosi da d.a ch:mem: Sig.r cardinal Fabrizio Serbelloni l’acquisto del sud.o Palazzo, ed annessi in tutto come sopra, avesse notizia l’Em.za sua, che per parte di SE il Sig.r Duca Don Giuseppe Mattei Giuniore di avevano alcune pretenzioni sopra d.o Palazzo in seguito di alcune proteste altre volte fatte da suoi antecessori a motivo di lesione, ed altro, che vi potesse essere stato nella vendita del med.o altre volte come si disse fatta fin da d.o 1682 dal fu Sig.r Duca Don Alessandro Mattei a favore della ch:mem: Sig.r Cardinale Gio: Francesco Negroni, che perciò bramando d.o E.mo Sig.r Cardinale Serbelloni di pacificamente possedere l’acquistato palazzo, facesse avanzar l’istanza a d.o Ecc.mo Sig. Duca Mattei affine si fusse dichiarato, o avesse receduto dalle sud.e pretenzioni, e dopo varj discorsi, e trattati finalmente col sentimento de savj di ambedue le Parti fu convenuto, che d.o Sig.r Cardinale Serbelloni dovesse pagare a d.o Ecc.mo Sig.r Duca Mattei scudi 2500, conforme realmente sborsò coll’erogazione di essi in estinzione de’ Debiti istromentarij, Fidecommissarij o primogeniali dell’Ecc.ma casa Mattei, ed a beneficio de Chiamati in essi, e subingresso nelle ragioni a favore dell’ES, e con la deroga a dd. Fidecommissi e Primogeniture in vigore di speciale Chirografo della San: mem: di Clemente Papa XIII nell’infradicendo Istrom.to inserito, in vigore del quale sua ecc.za il Sg.r Duca Don Giuseppe Mattei ricedesse tanto per se, quanto per suoi eredi Successori, e Descendenti tutte, e singole sue ragioni, e pretenzioni, che mai le potessero spettare sopra d.o palazzo, e d.o Contratto venisse contemporaneamente approvato anche, e ratificato da Monsignor Ecc.mo e R.mo Don Francesco Patriarca Mattei tanto a nome proprio, quanro come Tutore, e Curatore dell’Ecc.mi Sig. Abbate Don Alessandro, Don Lorenzo, e Don carlo altri germani fratelli Mattei di lui Nipoti, e figli minori della ch:mem: sig.r Duca Don girolamo, siccome il tutto fin qui esposto più amplamente si rileva dall’istrom.to su ciò rogato per gli atti ora di d.o Agneni Not.o capitolino il di 3 Aprile 1761, al quale. la di cui Copia semplice parimenti si da a noi Notarj per annetterla al presente istromento del tenore. Essendo finalmente, che passato da questa alli altra vita d.o E.mo, e R.mo Sig.r Cardinale Fabrizio Serbelloni con suo preventivo testamento rogato per gl’atti ora di d.o Agneni Not.o cap.o, e Venti Seg.rio di Camera a di 7 dicembre 1775 nel quale istituì suoi eredi, cioè usufruttuario sua Ecc.za il sig. Maresciallo Conte Gio: Batt.a e Proprietario Sua Ecc.za il Sig.r Duca Don Gio: Serbelloni col vincolo della perpetua Primogenitura a favore de i descendenti maschi dell’anzidetto Ecc.mo Sig.r Duca Don Giovanni durante la di lui linea mascolina ad esclusione delle Femmine colla successiva sostituzione di quello, fra i Nipoti dell’E.S. testatore, nel quale passarà altra primog.ra dell’ecc.ma casa Serbelloni col peso ingiunto ad esso Ecc.mo Sig.r Duca Don Gio., ed agl’altri sostituiti di un annuo legato di scudi tremila, compresa però in esso la Rendita della Prelatura della casa a favore

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de Prelato pro tempore dell’Ecc.ma Casa Serbelloni sud.a; siccome più diffusamente leggesi in d.o testamento come sopra rogato, al quale. E volendosi dd. Ecc.mi Sig.ri disfare del sud.o Palazzo, ed annessi come sopra posto in contro la Chiesa Parrocchiale di S. Lucia de Ginnasi Ereditario di d.a ch:mem: sig. cardinal fabrizio Serbelloni abbino trattato la vendita con sua Ecc.za, il sig.r Don francesco Caetani Duca di Sermoneta per il prezzo di scudi trentanovemila, e cinquecento m.ta, eccedente la stima de periti, da pagarsi, cioè scudi novemila e cinquecento nell’atto dell’effettiva vendita, e li restanti scudi trentamila a ragione di scudi seimila l’anno da principiare a decorrere dal giorno della vendita sud.a con il corso de frutti compensativi a ragione di scudi tre per Cento, ed anno, riserva di Dominio, ed altro come meglio si dirà in appresso, e per la validità, e sussistenza del Contratto, e sicurezza insieme dell’ecc.za Sua, il Sig.r Duca Don Francesco Caetani, siasi per parte di d.. Ecc.mi Sig.ri Serbelloni avanzata supplica alla S.ntà di Nostro Sig.re Papa Pio VI felicemente regnante per la Deroga al Fidecommisso Primog.ra e tutt’altro ordinato dalla d. ch:mem: Sig.r Cardinal Fabrizio Serbelloni nel citato suo testamento alla qual’Istanza avendo benignamente aderito la S.tà sua, siasi successivamente degnata di derogare per la validità della vendita del surriferito Palazzo, al Fidecommisso, e primog.ra ed altro ordinato da d. Ch:mem: cardinal Fabrizio Serbelloni nel pred.o suo testamento, con che però il sud.o intiero prezzo di scudi 39500 venga liberamente pagato ad un publico Banchiere di questa città di Roma, il quale contemporaneamente per pubblico Istrom.to si fosse dovuto obligare di trasmetterlo, e depositarlo nel Banco di S. Ambrogio di Milano in credito dell’eredità di d. ch:mem: Sig.r Cardinal Fabrizio Serbelloni coll’espressione, che proviene dalla vendita di d.o palazzo, e colla legge di non potersi amovere dal d.o Deposito se non ad effetto, che con ordini di dd. Ecc.mi Sig.ri Serbelloni da sottoscriversi ancora dall’E.mo, e R.mo Sigr. Cardinal Arcivescovo protempore di d.a Città di Milano senza alcuna di lui cura, e pericolo, e nepure del sud.o Banco, e suoi Ministri sia investito in Beni stabili tuti però, e sicuri,e liberi, ed immuni da qualunque Ipoteca, e vincolo, quali Beni da acquistarsi col prezzo sud.o in primo luogo dovranno stare ipotecati a favore del Compratore di d.o Palazzo per qualunque erizzione (?), e molestia, che avesse per avventura a patire sopra il med.o Palazzo, ed in secondo luogo dovranno stare, ed intendersi surrogati in luogo, e vece del soprad.o Palazzo come sopra da vendersi, e conseguentemente dovranno essere soggetti, e sottoposti ai medesimi vincoli, condizioni e pesi ai quali si trova presentemente soggetto, e sottoposto il med.o Palazzo, come tutto più chiaramente e diffusamente apparisce da speciale chirografo della S.ntà Sua segnato sotto il di 5 settembre prossimo; ed originalmente esibito negl’atti di me Vagnolini Notaro AC stipolante li 8 di d.o Mese, al quale. Evolvendosi … in vigore di d.o Pontificio Chirografo venire all’effettiva vendita di d.o Palazzo, e suoi annessi con ridurre un simile atto a publico, e giurato Istrom.to acciò sempre ne apparisca la verità. Quindi è che . Alla presenza di Noi Notarj in solidum rogati, e Testimonj infra.tti present.e, e personalmente esistente Monsig.r Ill.mo, e R.mo Alessandro Litta Uditore della Sagra Rota Romana a Noi Notari cognito, il quale invece, e nome, e come Pr.ore all’atto infra.tto specialmente deputato da dd. Ill.mi, ed Ecc.mi Sig.ri Conte Maresciallo Don Gio: Batt.a e Duca Don Gio: Galeazzo Serbelloni come apparisce da Istromento di Procura rogato li 4 ottobre … per gl’atti di Gio: Agostino Garibaldi Not.o pub.o Collegiato della Città di Milano che munito di legalità, ed esibito qui in Roma nell’Archivio Urbano in publica forma consegna a suoi Notarj ad effetto d’inserirlo nel p.nte Istromento del tenore & asserendo, ed affermando quanto è stato di sopra premesso in fatto (?) per vero, e verissimo, e quello come tale, e per tale ratificando, approvando, e pienamente confermando

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ed altresì servendosi, e dichiarando di volersi espressam.te servire della facoltà, e licenza a dd. Ecc.mi Sig.ri Serbelloni data, e conceduta tanto dalla S.tà di Nostro Signore nel pred.o Chirografo diretto per la sua essecuzione all’E.mo, e R.mo Sig.r Cardinale Bernardino Giraud degnissimo Proceditore della S.ta sua, quanto anche del prelodato E.mo Sig.r Cardinal Giraud con suo Decreto per l’essecuzione di d.o Chirografo fatto, e sotto scritto per li med. atti miei sotto il riferito giorno 8 settembre pro. p.to, Copia de quali Chirografo, e Decreto similmente si annette al presente atto del tenore evidenziato ancora a favore dei sunnominati Ecc.mi Sig.ri Conte Maresciallo Don Gio: Batt.a, e Duca Don Gio: Galeazzo Serbelloni Venditori il Dominio, e speciale Ipoteca sopra l’infr.o Palazzo, ed annessi da vendersi, quale non sia, ne debba intendersi in verun modo trasferito nel d.o Ecc.mo Sig.r Duca Don Francesco Caetani Compratore e suoi se prima non sarà stato interamente pagato l’infra.tto prezzo e suoi Frutti compensativi, del che e non altrimenti in d.o nome di sua spontanea volontà, ed in ogn’altro miglior modo ha venduto, ed alienato, vende ed aliena in perpetuo a favore di sua Ecc.za il sig.r Don Francesco Caetani Duca di Sermoneta figlio della ch. mem. del Sig.r Duca Don Michel’Angelo Nobilissimo Domicello Romano a Noi Notarij parim.ti cognito presente, e per se e suoi accettante il sud.o Palazzo Ereditario della ch:mem: Sig.r cardinale Don fabrizio Serbelloni posto in Roma nella Piazza della Ven. Chiesa Parrocchiale di S. Lucia de Ginnasi alle Botteghe oscure, con tutti, e singoli suoi membri, pertinenze, adjacenze, usi, annessi e connessi, commodità, ragioni, acqua di Campidoglio e Vergine di Trevi, e tutt’altro da Celo, e terra in esso, ed intorno ad esso posto ed adiacente, il tutto descritto ed annotato nella Pianta e misura di d.o palazzo fatta dal Sig.r …… Perito Architetto, che qui s’inserisce…… confinante da una parte con il Palazzo dell’Ecc.mo Sig.r Duca Don Giuseppe Mattei Duca di Giove, dall’altra con casa, o sia Palazzo della ch.mem. Ecc.ma Sig.ra Donna Faustina Mattei Duchessa di Paganica, ora posseduto da S.E. il Sig.r Don Michel’Angelo Conti Duca di Poli, ed’avanti la Piazza di d.a Ven. Chiesa Parochiale di S. Lucia, e contiguo Collegio dell’Umbria, da fianco con strada, che conduce al ven. Monastero di S. Catarina de Funari, a detto palazzo del sig.r Duca Mattei, e di sotto verso la Chiavica dell’Olmo con Casa e bottega sotto del Ven. Collegio Mattei, salvi altri più veri, e noti confini a dd. Ecc.mi Sig.ri Conte Maresciallo Don Gio: Batt.a, e Duca Don Gio: Galeazzo Serbelloni spettante, ed appartenente in vigore della testam.ria Disposizione della ch:mem: Sig.r Cardinale Fabrizio Serbelloni rogata sotto il riferito giorno 7 dicembre 1775 per dd. atti dell’Agnani (o Agnoni?) Not.o Cap.o, e Venti segretario di Camera, alla quale per causa, e titolo di simile vendita e perpetua alienazione d.o Monsig.r Ill.mo e R.mo Alessandro Litta in linea di procuratore come sopra cede ancora, trasferisce , e rinunzia a favore di d.o Ecc.mo Sig.r Don Francesco Caetani Duca di Sermoneta, e suoi come sopra p.nte, ed accettante tutte e singole ragioni, ed azzioni universe a dd. Ecc.mi Sig.ri Serbelloni spettanti, ed appartenneti, niuna affatto riservatane se non che d.o Dominio e speciale Ipoteca per fino a tanto che sarà pagato l’intero prezzo, e suoi frutti compensativi, e non altrimenti ad averle, e goderle anche colla piena Clausola del Costituto, ad effetto del Precario in forma, ed in ogn’altro miglior modo. E questa vendita, ed alienazione del predetto Palazzo, e suoi annessi, e connessi come sopra l’anzidetto Monsig.r Ill.mo e R.mo Alessandro Litta in linea, e qualità di Pr.ore di dd. ecc.mi Sig.ri Serbelloni in vigore delli preinserti Chirografo pontificio, e Decreto esecutoriale coll’infrascritte condizioni, e cautele fa, dice e dichiara fare a favore del prelodato Ill.mo ed Ecc.mo Sig.r Duca Don Francesco Caetani Duca di Sermoneta come sopra p.nte, e per sé, e suoi accettante per il prezzo, e nome di prezzo fra essi Ecc.mi Sig.ri Contraenti concordato, e convenuto di scudi trentanovemila e cinquecento m.ta Rom.a di giulj X: per scudo, in conto de quali ora alla presenza di Noi Notarj, e Testimonj infra.tti manualmente, ed in contanti ha, e riceve da d.o Eccc.mo Sig.re Duca Don

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Francesco Caetani Scudi novemila, e cinquecento m.ta, e quelli in tante cedole libere del Sagro Monte di Pietà, e Banco di S. Spirito di Roma tira a se, e ne fa quietanza in forma. Li residuali poi scudi trentamila m.ta compimento del prezzo di d.o palazzo venduto d.o Ecc.mo Sig.r Duca Don francesco caetani per sé, e suoi promette, e si obliga pagare e con effetto sborsare a dd. Ecc.mi Sig.ri Conte Maresciallo Don Gio: Batt.a, e Duca Don Gio: Galeazzo Serbelloni dentro il termine di anni cinque da oggi prossimi alla concordata,e stabilita ragione di scudi seimila per cadaun anno mediante il Deposito da farsi di ciascuna rata, e paga nelle mani di un publico Banchiere di quest’alma Città di Roma per depositarli senz’alcun cura di d.o Sig.r Duca di Sermoneta nel Banco di S. Ambrogio di Milano ad oggetto d’investirli conforme si dirà in apresso, perchè così. E perché secondo la Disposizione della Legge curabit non è lecito al Compratore ritenere la robba, ed il prezzo; perciò SE il Sig. Don Francesco Caetani Duca di Sermoneta per se, e suoi promette, e si obbliga per dd. residuali scudi trentamila pagarne a dd. Ecc.mi Sig.ri Serbelloni li frutti compensativi alla concordata ragione di scudi tre per cento, et anno in ogni semestre la rata parte posticipatamente qui in Roma liberamente e rimessa qualunque accezione, con condizione però che dd. frutti compensativi debbano restar diminuiti a proporzione delle rate pagate per conto di dd. Scudi trentamila prezzo residuale di d.o Palazzo, ed annessi, da conteggiarsi sempre colle solite regole della scaletta, perché così e non altrimenti. Li sudd.i poi scudi novemila e cinquecento m.ta come sopra pagati dal d.o Ecc.mo Sig.r Duca Don francesco Caetani in conto del prezzo di d.o palazzo come sopra vendutogli, non ancora mossi dagl’occhi di noi Notarj, e testimonj infra.tti, e dal luogo della loro numerazione l’anzid.o Monsig.r Ill.mo, e R.mo Alessandro Litta in nome, e come Pro.re di dd. Ecc.mi Sig.ri Serbelloni in essecuzione del preinserto Chirografo Pontificio li da, e consegna all’Ill.mo Sig.r Marchese Fortunato Cioia Padrone della Ragione Bancaria contante qui in Roma sotto nome del Sig.r Giuseppe Cioia, che con sua Provisione di banchiere sud.o da pagarsi sempre, ed in ogni tempo da dd. Ecc.mi Sig.ri Serbelloni, e loro, e senza minima spesa, vera, e pericolo del lod.o Ecc.mo Sig.r Duca di Sermoneta, e suoi promette, e si obbliga trasmetterli, e depositarli nel Banco di Ambrogio della città di Milano a credito dell’Eredità sud.a sempre coll’espressione della loro provenienza sotto espressa legge, e condizione, che non si possino amovere dal Deposito, se non ad effetto con ordini di dd. Ecc.mi Sig.ri Serbelloni da sottoscriversi ancora, ed approvarsi dall’E.mo e R.mo Sig.r Card.le Arcivescovo pro tempore di Milano investirli in Beni stabili tutti, e sicuri, e liberi, ed immuni da qualunque vincolo, ed Ipoteca; e così ancora li residuali scudi trentamila che d.o Ecc.mo Sig.r Duca di Sermoneta ha promesso pagare ad essi Ecc.mi Sig.ri Serbelloni a ragione di scudi seimila l’anno, in ciascuna scadenza promette passarli nelle mani dello stesso sig.r Marchese Fortunato Cioia, quali ora per quando verrà il caso, questi ancora promette,e si obbliga trasmettere,e far depositare in d.o Banco di S. Ambrogio di Milano a Credito di d.a Eredità colla sud.a espressione di provenienza ad effetto d’investirli in tutto, e per tutto come fa e non altrimenti. Quelli investimenti come sopra da farsi, dovranno sempre e perpetuamente in essecuzione, ed adempimento della Legge apposta nel preinserto Chirografo Pontificio restare sottoposti, affetti, obligati ed ipotecati primieramente a favore di SE il sig.r Don Francesco Caetani Duca di Sermoneta, e suoi e per ogni e qualunque erizzione generale, e particolare di d.o palazzo,e suoi annessi, e per la liberazione delle molestie, che sopra di esso , o in tutto, o in parte ed in qualunque tempo potessero sopravenire secondariamente a favore del Fidecommisso e Primog.ra come fu ordinata dalla ch:mem: del Sig.r Cardinale fabrizio Serbelloni in d.o suo testamento rogato il di 7 Decembre 1775; e delli Chiamati e sostituiti ad essi, e di qualsisiano altre persone, che vi avessero o

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pretendessero avere qualunque interesse per disposizione di d.a ch:mem: Sig.r Cardinal Serbelloni, dimodoche li Capitali da acquistarsi come sopra con il prezzo di d.o palazzo debbano essere in tutto,e per tutto surrogati in vece, e luogo del med.o palazzo, ed annessij come sopra venduto per tutti li fini, ed effetti sud.i ed in tutto, e per tutto a tenore del ridetto Chirografo Pontificio, al quale & e non altrimenti. Promettendo, ed affermando d.o Monsig.r Ill.mo e R.mo Alessandro Litta in nome, e come pro.re di d.o Ecc.mo Sig.r Duca Don Gio: Galeazzo Serbelloni il pred.o Palazzo con tutti, e singoli suoi annessi,e connessi come sopra venduto a favore dell’anzid.o Ecc.mo Sig.r Duca Don francesco Caetani a dd. Ecc.mi Sig.ri Serbelloni come Eredi di d.a ch:mem: Sig.r cardinale Fabrizio Serbelloni spettare, ed appartenere ed a riserva del Fid.so e Primog.ra e sostituzioni come s.a ordinate da d.o fu Ec.mo Sig,r Cardinale Fabrizio Serbelloni, ed a quali in vigore dell’inserto Pontificio Chirografo per la validità del presente contratto è stato pienamente derogato, nel resto poi esser libero, immune ed esente da quals. peso, servitù, altro Fidecommisso, o sostituzioni purificate,e da purificarsi, censo, canone, Rispostam caducità, devoluzione, obbligo ed Ipoteca, o da altri simili, o dissimili persi, e gravezze eccetto soltanto che di scudo uno, e b. 20 per tassa fissa dell’acqua di trevi, ne a favore di qualunque altra Persona essere stato obligato, ipotecato, appignorato, venduto, dato, donato, permutato, ceduto o in qualunque altro modo alienato, preso il vocabolo di alienazione in latissimo modo, né di detto Palazzo,e suoi annessi esserne stato fatto altro Contratto, o distratto in pregiud.o della presente vendita, e delle cose in essa espresse, e molto meno in pregiudizio del d.o Ecc.mo Sig.r Duca Compratore, e suoi e tutte le cose nel p.te Istromento contenute, ed espresse essere (?), e che saranno sempre ed in ogni futuro tempo buone, e vere, valide, e lg.me, bone, validam.te e legittimam.te fatte con mantenere, e conservare il sempre lodato Ecc.mo Sig.r Duca Caetani, e suoi nel quieto e pacifico possesso di d.o palazzo, e suoi annessi venduto, e difenderli, esimerli e liberarli da ogni lite, molestia, e molestante Persona, anzi ogni lite e molestia in d.o Ecc.mo Sig.r Duca Don Gio: Galeazzo, e suoi assumere, terminare, e finire in ogni e qualunque giudizio petitorio, possessorio, mero, misto, esecutivo, ed anche di salviano (?), tanto avocato, che non avocato il possesso a tutte spese, danni ed Interessi di d.o Ecc.mo Sig.r Duca Don Gio: Galeazzo Serbelloni, e suoi anche di Pr.ore ed Avv.to e senza spesa, e cura alcuna di d.o Ecc.mo Sig.r Duca Caetani Compratore, e suoi e perciò farvi acconsentire qualunque Persona anche Ecc.lica, o Luogo Pio, che avesse o pretendesse avere Interesse sopra d.o Palazzo, sue ragioni, ed annessi; volendo ancora a nome dello stesso Sig.r Duca Don Gio: Galeazzo Serbelloni e suoi esser tenuto, ed obbligato dell’Erizzione gnle, e particolare di d.o Palazzo, e suoi annessi nella forma solita, ed in Roma consueta siccome ancora a tutti, e singoli danni de quali. Pro quibus … Actum Io sott.o ho ricevuto scudi due, e baiocchi venti ed altri bajocchi dieci per recognizione di una copia fatta di un Iatromento di vendita del Palazzo delle Eredità serbelloni a favore di sua Ecc.za il Sig.r Duca Gaetani erogato negl’atti di me Notaro li 16 Novembre 1776 Dico scudi 2.30 Francesco Orsini giovane Istromentante dell’Off.o Vagnolini Not.o AC

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Doc. XXV Lavori di Francesco Caetani e scambi epistolari con il Duca Giuseppe Mattei AAM, Mazzo 509 «Fogli di congressi, promemorie, repliche, e viglietti diversi dal 1 aprile a tutto li 26 giugno 1777, il tutto relativo alla combinazione della concordia, come seguì tra il duca Mattei, e il duca di Sermoneta sopra il proseguimento della fabbrica da questo principiata nel suo palazzo a Santa Lucia alle botteghe oscure, ed è inibita dal suddetto Duca Mattei. Mazzo XXXXIII «Pro memoria SE il sig.r Duca di Sermoneta Avendo l’Ecc. sig. Duca di Sermoneta comprato il Palazzo a S. Lucia de Ginnasi spettante all’Eredità della ch:mem: del card. Serbelloni, si è veduto in necessità di dover fabricare due stanze sopra le rimesse del proprio Cortile, ed elevare il muro laterale delle medesime sopra il muro chiamato divisorio col cortile dell’Ecc.ma casa Mattei, appoggiandolo al muro proprio sino all’altezza di palmi 27 senza apportare alcun pregiudizio alla sud. casa Mattei secondo il sentimento degl’Architetti di ambe le Parti. Oltre la necessaria elevazione delle sud.e due stanze si trova in egual necessità il sud. Sig.r Duca di Sermoneta di aprire un passetto nel secondo Appartamento sostenuto da diversi Travi ad effetto che le Donne assistenti dell’Ecc.ma Sig.ra Duchessa di Sermoneta possano per il medesimo andare e ritornare alla Camera del letto di d.a Sig.ra Duchessa; il qual Passetto per la larghezza di due travi viene a restare sopra il cortile del sud.o Sig.re Duca Mattei palmi diecisette. Si oppone il Sig.r Duca Mattei tanto all’elevazione delle sud.e stanze sopra le rimesse al primo Appartamento quanto alla formazione del Passetto di legno nel secondo; e questa opposizione non si fonda sulla debita distanza, o pretesa induzione di servitù alla Casa Mattei perché non vi è, ma unicamente si vuol desumere da una servitù convenzionale esistente in un foglio, o sia Apoca fatta dalla Duchessa Eugenia Spada Mattei in occasione della vendita del Palazzo seguita a favire di Mons.r Negroni li 24 novembre 1682 che nelle sue parti necessarie si da annessa Lett.A. La sud.a Apoca altro non fa alcun obice, e nel caso, che per ipotesi lo facesse non può, né deve osservarsi. [… pagina mancante] attribuiscono quella di continuazione della Loggia scoperta, e di prospetto, ed atta a servire di spanditore sopra il muro, e di poter gettar robba nel Cortile del Duca Mattei; nel che indicano la facoltà nel Padrone del Palazzo di poter di nuovo fabricare sino a quelle altezze,e fanno comprendere, che l’Apoca allegata non ha in questa parte avuta mai esecuzione. Infatti se nell’Apoca si discorre, che il Venditore né il compratore potessero= alzare Fabrica alcuna che superi d.o muro del d.o Cortile= e si vede, che il Sig.re Duca Mattei ha elevato nel suo muro un Passetto al Secondo Appartamento, che resta al lato sopra il Portone rusticale, e supera di molti e molti palmi l’altezza del d.o muro, da ciò si comprende, che la sud.a Apoca non ha avuto mai la sua esecuzione, tanto per parte del compratore primiero del Palazzo quanto per parte del venditore. Deve anche osservarsi che se il sig. Duca di Sermoneta vuol fabricare nel suo cortile le due stanze … … sopra le rimesse, col … … … due nuove stanze sopra il muro chiamato divisorio cola pendenza del Tetto entro il proprio cortile, viene a restringere per tutta la lunghezza laterale delle dette due stanze la servitù attva di prospetto che mediante il muro divisorio gode il Duca sopra il cortile e Palazzo del Sig. Duca Mattei per tutto … del muro divisorio; onde … elevazione di muro

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laterale, è piuttosto desiderabile dal Sig. Duca Mattei, poiché gli diminuisce e restringe la servitù passiva, che gli viene inferita (?) dal Passaggio in tutta l’estensione del muro divisorio; e quanto si dice per ora che non osta l’Apoca all’elevazione delle due … camere sopra le Rimesse. Lo stesso segue poi rispetto al Passetto che vuol formarsi dal sig. Duca di Sermoneta nel muro del secondo appartamento, poiché il sig.re Duca lo fabrica nel muro proprio, e può a suo arbitrio farsi le finestre in d.o Passetto, non ostante che nell’Apoca si dica, che l’apertura di Finestre si permetta = col peso però di far alzare nel muro divisorio un’ala di muro per togliere reciprocamente la soggezione, le Finestre debbano essere di là dell’Ala al Sud.o Effetto, cioè sopra il cortile del sig.re Compratore= poiché se l’Ala di muro era ritrovata ad effetto di togliere reciprocamente la soggezione, questa reciprocanza si vede subito essere stata tolta da ambe le Parti; poiché il Sig.re Duca Mattei hai il Passetto colle sue Finestre, ed il Card.e Serbelloni, o il di lui Antecessore aprirono piu Finestre di prospetto verso il Cortile, o nel palazzo del Sig. Duca Mattei, senza essersi fabricata Ala, Tamburi, gelosie, o Bocche di Lupo nelle Finestre, che al giorno d’oggi ancora esistono; onde si vede, che reciprocamente da ambe li Possessori si è levata ogni servitù tanto attiva quanto passiva, che si fosse potuta dedurre dalla sudd.a Apoca. Vi è però il giusto motivo di aver sepolta la sud.a Apoca in eterno oblio, ed in osservanza; poiché l’E.mo Serbelloni col prezzo di scudi 2500= comprò ed ottenne li 13 Aprile 1761 dal Sig. Duca Mattei la cessione delle ragioni al medesimo competenti tanto in vigore de Fidecommissi, e primogeniture della sua Casa, quanto in vigore di Sostituzioni, proibizioni ed altri Pesi e vincoli, recedendo da tutte, e singole sue ragioni, e pretensioni, che in qualsivoglia modo si potessero da lui, e successori anche chiamati alli Fidecommissi dedurre, e sperimentare sopra il sud.o Palazzo, e suoi annessi, come salla Particola necessaria di d.o Istrom.o, che si da annessa segnata alla Lett. B in vigore del qual atto solennissimo approvato con speciale Chirografo della sa:mem: di Clemente XIII. Resta affatto tolto il pretesto della servitù convenzionale dedotta dall’Apoca del 1682. Ne si può allegare, che le rinuncie, e cessioni espresse nel sud.o Istrom.o a favore del Card.le Serbelloni dovessero restringersi alle sole proteste di lezione della vendita di d.o palazzo fatta a Mons. Negroni e repetite nelle vendite successive; poiché non solo ripugna al buon senso, ed intelletto di prendere scudi 2500= per liberare il Card. dalla lite sopra la pretesa lesione, e poi lasciare un vincolo aperto della supposta servitù convenzionale espressa nell’Apoca sopra lo stesso Palazzo locchè è manifestamente contrario alla volontà did.o Card.le di acquistare,e godere il palazzo libero da ogni peso, vincolo, ma ancora ripugna perché nella detta Rinuncia, e cessione non si sono nominati li Fidecommissi, e primogeniture, sostituzioni ed altro= ma anche per ogni, e qualunque altro motivo, e causa ancorchè ivi non espressa, e che necessariamente si fosse dovuta esprimere, quali tutte per espresse volesse avere sopra il d.o Palazzo= sicchè si vede compresa la rinuncia anche al vincolo di qualsivoglia servitù. Le conseguenze poi ci mettono in chiaro questa verità, poiché il Card. Serbelloni alzò successivamente alcune Fabriche di camerini, aprì diverse Finestre, le quali tutte hanno avuto il prospetto libero nel Palazzo del Sig. Duca Mattei, e coll’accedersi a detti luoghi ancora si vedono. Onde se il Sig.r Duca Mattei non avesse inteso di rinunciare a favore del Card.le anche a qualunque vincolo di servitù, che egli avesse potuto pretendere, non avrebbe permesso al Card. l’Elevazione di nuove Fabriche, e l’apertura di più Finestre, che hanno il prospetto libero nel cortile, e Palazzo del sig.r Duca Mattei senza alcun Ala di muro, senza Tamburi, Gelosie, Repagoli come attualmente si vedono. Si deve ancora riflettere che nel Cortile del Sig. Duca Mattei il Sig.re Duca di Sermoneta sino a tutto il Portone Rusticale vi ha lo stillicidio, alla linea del quale viene sotto a formrsi il Palchetto; di

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modo che quantunque il detto Palchetto venga a costituirsi per palmi sessanta di altezza sopra il Cortile del Sig.re Duca Mattei, e di palmi 17 di sito, non grava il medesimo di alcuna servitù, quando è formato dal sig. Duca nel muro proprio, e sotto il proprio stillicidio. E le Finestre, che dovranno aprirsi nella nuova Fabrica di due Stanze sopra le rimesse, ed in detto Palchetto saranno simili all’altre aperte nel Palchetto poco distante nel muro del Sig.r Duca Mattei, poiché se è stato lecito al sig.r Duca Mattei formare il Passetto con i suoi Finestrini nel suo muro, e sotto il suo stillicidio, quantunque possino riguardare nel cortile, e Palazzo del sig.r Duca di Sermoneta togliendo la reciprocanza della servitù dell’aspetto, che si esprimeva nell’Apoca del 1682= lo stesso deve competere nel suo al Sig. Duca di Sermoneta quantunque si riguardasse nel cortile, e Palazzo del Sig.re Duca Mattei. «Promemoria per S. Ecc.za il sig. Duca Mattei Nell’Apoca colla quale sin dal dì 28 luglio 1682 fu stipolato il contratto di compra, e vendita del … Palazzo, ed in seguito della quale fu di poi tal contratto ridotto a publico istromento sotto il di 24 Novembre di d.o anno coll’inserzione della medesima Apoca si leggano convenuti tre patti dall’importanza de quali deve dipendere l’esame delle controversie insorte tra l’Ecc.mi Sig. Duchi Mattei e Gaetani. Il primo patto contiene, che le facoltà e proibizioni riguardanti il muro divisorio, mediante cui fu separato il cortile Rusticale, con esserne stata assegnata e ceduta una porzione al Palazzo, che allora fu venduto dalla casa Mattei al Card.le Negroni, e che ora è stato comprato da d.o Ecc.mo Sig. Duca Gaetani= cioè= Promettiamo di vendere, e respettivamente comprare uno delli Palazzi cioè quello, che fa facciata nella Piazza del Monastero di S. Lucia de Ginnasi al braccio di stanze dalla parte dell’altro monastero di S. Caterina per quanto porta la fabbrica nuova che unisce colla Galleria del Palazzo, che resta al sig. venditore, non compresovi il Portone Rusticale dell’altro Palazzo sud.o qual Portone rusticale deve restar libero dall’istesso venditore e dal medesimo esser mantenuto, compresavi però in questa vendita, e compra respettivamente parte del vano dle cortile rusticale dell’altro Palazzo in misura di Palmi sessantatre dal muro del cortile vecchio sino al muro divisorio in d.i Cortili da fabricarsi; qual muro divisorio si dovrà fare a spese del sig. Compratore, alzandolo sino all’altezza non solo del muro vecchio dell’altro cortile, ma del parapetto nuovo fatto sopra detto muro vecchio, e non più, e non si possa tenere più basso senza licenza, o consenso del sig. Venditore. L’altro patto concerne la vicendevole facoltà dell’appoggio a d.o muro divisorio, ed altresì la vicendevole proibizione di alzare alcuna sorta di fabrica, la quale superasse d.o muro divisorio, ivi l’appoggio di detto muro divisorio dalla parte del d.o sig. Venditore di dovrà concedere dal sig. compratore col suo consenso, e licenza, ed il sig. venditore in tal caso non sarà obligato a pagare cosa alcuna per d.o appoggio, ma non potrà alzare fabrica alcuna, che superi d.o muro al detto cortile fabricato tutto a spese del sig.re compratore, e l’istesso dovrà osservare il sig. Compratore. E finalmemte il terzo patto riguarda la facoltà di aprire alcune fenestre colla restrizione però rispetto al sito delle medesime, come anche colla modificazione di un repagolo, o sia ala, ivi volendosi dal sig. compratore aprire vani di fenestre sopra detto cortile rustico di palmi sessantatre, sia lecito al medesimo, con peso però di fare alzare nel d.o muro divisorio un ala di muro per togliere reciprocamente la soggezione, e le finestre debbano essere di la dall’ala al sud.o effetto, cioè sopra il cortile del sig.re compratore. In vista di tali patti sembra al certo, che tanto le innovazioni, che sino al presente giorno 8 aprile sono state fatte dal sig. Duca Gaetani, quanto anche quelle, che dal medesimo sono state ideate da

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farsi, abbiano contro di se la lettera compresa de surriferiti patti onde non competa al medesimo alcun diritto, anzi si aaffatto proibito di farle. E voglia il vero se si parla delle innovazioni fatte sinora consistono queste nell’avere posti cinque modelli di travi, nel muro di quel braccio di stanze, che unisce colla Gallaria del Palazzo del sig. Duca Mattei dalla parte dei cortili al piano del appartamento superiore, ad effetto poi di sopraporvi, e fabricarvi un mignano (=): E quello, che è più notabile, due di d.i modelli vengono ad esser posti di qua dal muro divisorio dei due cortili verso il Palazzo del sig. Duca Mattei, tal che vengono a stare perpendicolarmente sopra il Portone del Cortile Rustico dello stesso Palazzo Mattei, con esser stata anche fatta al paro di d.i due modelli una grande apertura per formarvi la Porta di d.o mignano; li altri tre modelli poi vengono ad esser collocati in d.o muro di la dall’accennato muro divisorio, e per conseguenza del cortile rustico dell’altro Palazzo comprato dal sig. Duca Gaetani. Ordunque abbenchè il muro, ove sono stati posti d.i modelli appartengono ad esso sig. Duca Gaetani, nulladimeno a tale innovazione direttamente si oppone il riferito terzo patto conciosiacosache se ivi si legge accordata soltanto la facoltà di aprire vani di fenestre e questa restrettivamente a quella parte di muro, che sta sopra quella parte di cortile rustico assegnata, e ceduta al sud.o Card. Negroni Compratore del palazzo in oggi Gaetani; eccochè primieramente viene ad essere proibita l’innovazione dell’anzidetti primi due modelli, che stanno non sopra d.a porzione di cortile Rustico dello stesso Palazzo Gaetani, ma benchè sopra quell’altra porzione di Cortile appartenente al palazzo Mattei; ed ecco altresì, che rimane proibita la fabrica di d.o mignano anche sopra gl’altri tre modelli, ancorchè posti sopra il succennato cortile rustico del Palazzo dello stesso sig.re Duca Gaetani, mentre trattandosi di patto letteralmente ristretto ai vani di finestre con quella modificazione di dover alzare nel d.o muro divisorio un’ala di muro, un tal patto non puol certamente stendersi ad un mignano. Parlando poi delle altre innovazioni, che sono state ideate per parte, del sig. Duca Gaetani sentasi, che queste si vorrebbero far consistere nell’alzare il sud.o muro divisorio, ed insieme anche altro muro interno del cortile Rustico dello stesso Palazzo ora Gaetani conformare un pezzo di fabrica il di cui tetto venga ad appoggiare sotto il sopraccennato mignano, e venga ad aver la pendenza nel medesimo cortile rustico di d.o Palazzo Gaetani. Ma chi non vede, che a queste tali innovazioni direttamente si oppongono tanto il primo, che il secondo dei surriferiti patti; imperochè quante volte nel primo si legge stabilito, che il muro divisorio possa soltanto elevarsi sino all’altezza del parapetto di altro muro, o sia loggia, che sia tra il cortile nobile, ed il cortile rustico del medesimo Palazzo Gaetani conforme, è stato elevato e conforme tuttavia si trova; ed altresì quante volte nel secondo patto si legge espressamente proibita qualunque fabrica che superi d.o muro divisorio; convien certamente confessare, che dette ideate innovazioni d’inalzamento di muri, e di nuova fabrica vengono letteralmente proibite in forza delli accennati due patti. Ne mai, e poi mai può dirsi, che lo Jus prohibendi, e le servitù attive, che in vigore di d.i patti certamente sin d’allora cioè sin dalll’anno 1682 si acquistarno, e per dir meglio si riservarno alla casa Mattei, siano rimaste di poi cedute, e trasferite dal sig. Duca Mattei a favore della Ch: Me: del Card.le Serbelloni, in correspettività dello sborso di scudi 2500= fatto dal d.o card.le mediante l’Istromento di Transazione tra essi stipolato a di 2 Aprile 1761 giacchè a vero dire la cessione ivi contenuta a tutt’altro si puol riferire, che a d.e servitù attive, si perchè dal contesto di detto Istromento chiaramente apparisce, che quella cessione risguardava l’azzione di lesione, che vi potesse esser stata, nel sopra indicato contratto di compra, e vendita del 1682 si perché nello stesso Instr.o del 1761 non si legge alcuna parola la quale possi importare la rinunzia alle sud.e servitù

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attive si finalmente perché una tal rinunzia sarebbe stata troppo incoerente a favore di d.o Card.le Serbelloni mentre essendo egli il compratore del palazzo sopra di cui passivamente cadono tali servitù non conveniva, che li dasse l’azione, e passione nello stesso sogetto che è quanto ora si rileva per parte del sig. Duca Mattei in linea meramente stragiudiziale ad effetto di conservare con il sig Duca Gaetani tutta la buona Armonia intendendo per altro di riservarsi illese tutte quelle ragioni le quali per qualunque altro titolo a se competenti alle quali non vuole ne deve acconsentire, che si rechi alcun pregiudizio Laonde. «Adi 12 maggio 1777 Risultati del congresso Si è parlato delle due ispezioni di servitù e della prelazione Circa quest’ultima si è convenuto di dover far correre una protesta giudiziale preservativa del diritto di dichiarare a forma della Gregoriana ponendosi li … nella malafede circa la continuazione delli meglioramenti, e questa protesta potrà farsi avanti lo stesso March. (?) Riganti Giud. della servità a … … … il sig. D.a Mattei et … Passandosi all’alltro quanto (?) della verità, s’è detto che l’apoca del 1682 non proibisce, ma permette sopra il cortile rustico di palmi 63 l’apertura delle fenestre colla modificazione però di doversi alzare l’ala del muro divisorio in guisa da proibire il prospetto nel palazzo della casa Mattei. Quindi è che quanto potrà credersi permesso all’Ecc.mo Duca di Sermoneta l’apertura della fenestra nella maniera accennata, altretanto dovrà dirsi interdetto per il passetto piu esteriore con finestra giacchè per impedire a q.o il prospetto, e ne vorrebbe inalzare e dilatare l’ala del muro à molto maggiore ampiezza @ lo spirito non meno della d.a apoca, che entro la lettera la quale non solo vieta l’inalzar fabriche, ma inoltre prescrive che il muro divisorio non può essere di maggiore altezza ivi = e non più. Anzi vi aggiungeva dal Sig. Ro. Rossini (?) che la stessa permissione dell’apertura modificata dalle finestre in qualche parte che era di dominio del compratore, induca la tacita totale proibizione nel rimanente, e per conseguenza la fabrica del passetto: tantoppiu che dal confronto del valore del palazzo, e del prezzo per quanto fu venduto nel 1682 si vede che le servitù furono valutate a prezzo riguardevole. Circa poi l’apertura della porta sopra … del sig. Duca Mattei, a principio del passetto chiuso, si disse che de jure possa esser permesso quantum rigor stillicidij se extendit, ma in riflesso dell’apoca dovesse cio impugnarsi per il motivo succennato dal sig. Ro. Missini (?). Per l’ordine giudiziale si stabilì, che oltre la sud.a protesta dovesse promuoversi istanza in execut. monitii reduci in … ad … apoce 1682 perché rimettendosi l’ispezione della vista, gli si possa dar corso, e l’istanza sud.a faccia vece di libello. Prima però di promuovere le accennate istanze dovranno attendersi li ordini positivi del sig. Duca Mattei. «Fogli di risposta per S.E. il Sig. Duca Mattei Che l’apoca del 1682 proibisca letteralmente le novazioni in parte fatte, e che pretende di fare il sig. Duca Gaetani, fu mostrato nei fogli esibiti dal signore duca Mattei. Che poi il Signore Duca Gaetani sia obbligato all’osservanza di detta apoca è certo, sì perché ivi si stipulano servitù reali negative delle innovazioni suddette con parole assolute, impersuali (?), indefinite a persona, e tempo, ed a rispettivo commodo de’ Possessori dei due Palazzi

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reciprocamente servienti, e dominanti, qual commodo importando una causa perpetua, induce ancora la servitù perpetua, sì perché li contraenti in detta apoca si obbligarono in forma della Camera Apostolica, che contiene la stipulazione per sé, eredi e successori. Come però deve osservarla il Signor Duca Mattei erede mediato del venditore, così deve osservarla il signor Duca Gaetani successore mediato del compratore Monsignore Negroni. Fu pur detto nei fogli del signor duca Mattei, che la concordia fatta con quel cardinale Serbelloni nel 1761, quando avendogli questo sborsati scudi 2500 rinunciò quello alle ragioni di lesione, ed altre vindicatorie del fondo, cioè di fideicommissi, non importasse deroga al contratto contenuto nell’apoca del 1682. Ne osta qualunque formula di rinuncia generale di ragioni, perché tali formule si riferiscono alla causa primaria, e finale, ed al più ad ogni altra causa di essa rinuncia, mediante la relazione congrua congruis, onde se queste cause della servitù non furono né pensate, nè indicate, non possono dirsi ricomprese nella rinuncia le ragioni delle servitù attive. L’objetto poi su accennato suppone la contraddetta dal Signor Duca Gaetani osservanza preventiva dell’apoca; non potendosi dire rinunciato a quelle ragioni, che de temporis renunciationis non sussistessero. Né si prova inosservanza susseguente. L’osservanza preventiva non resta esclusa perché il muro divisorio sia più basso del convenuto nell’apoca del 1682; mentre il Duca Mattei si riservò, che il detto muro non si possa tenere più basso senza licenza, e consenso di detto signore venditore= se dunque ora è più basso, deve supporsi data da lui la licenza, e non fatta una novazione, o deroga del contratto. Li altri argomenti, che si allegano dal signore Duca Gaetani per indurre l’inosservanza dell’apoca, sono pur frivoli, cioè il vedersi alcuni ferri attorno del muro divisorio [quale altro non è, né può essere, che quello si enuncia per tale nell’apoca, senza questionare delle voci] nella maniera di continuazione di loggia; l’essersi la loggia per cui può guardarsi nel cortile del signor Duca Mattei; e finalmente l’essersi alcuni ferri superiori al muro divisorio medesimo. Niente di ciò importa elevazione di fabbrica superiore al muro divisorio, niente importa apertura di finestre: dunque niente è direttamente contrario al convenuto nell’apoca controversa. E sebbene l’esservi la loggia col giro attorno al muro divisorio, importi il prospetto nel cortile del signore Duca Mattei, è ben diverso il prospetto, ed incommodo, che può darsi raro, e momentaneo da una Loggia scoperta, da quello che può darsi dalle finestre di stanze. Quindi tra una soggezione, e l’altra v’è gran diversità: l’una delle finestre non si volle, l’altra si tacque nell’apoca. Neghiamo inoltre, che se per la loggia v’è il prospetto, vi sia la servitù del gettito. Son queste illazioni senza connessione di principi. Malamente ancora si vuol dedurre l’inosservanza per parte del signore Duca Mattei, che fece il passetto. Egli lo ha fatto senza aprire nuove finestre, che v’erano di prima, anzi a lui non era proibito nell’apoca l’apertura, e lo ha fatto nel proprio muro, cortile, ed aria. Sicché niente ha fatto contrario all’apoca. All’opposto il signor Duca Gaetani vuol fare apertura nuova di finestre, di qua del muro divisorio, cioè nel cortile del signore Duca Mattei, il tutto espressamente proibito nella rid.a apoca, ove si permettono le finestre con due condizioni, la prima, che siano di là dal muro divisorio, l’ altra che si faccia il repagolo alle nuove finestre. Ora che simiglianza v’è fra li due passetti per farne parità di ragione? Nessuna affatto. Quanto alla pretesa inosservanza dell’apoca dopo la concordia del 1761 col cardinale Serbelloni, è egualmente insussistente per inferire che la rinuncia in detta concordia stipulata si stenda alle servitù attive controverse. Se il cardinale Serbelloni (come si asserisce in contrario, ma non si

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prova, senza esserlo a nostra privata notizia) fece fabbricare, e fece finestre di là dal suo cortile rustico, cioè sopra il nobile; è dubbio se possa dirsi contravenuto all’apoca, parendo che le proiezioni vadano sopra il cortile rustico d’onde le finestre, e la fabbrica recano incommodo maggiore al signor Duca Mattei. La rinuncia è cosa odiosa, nè può stendersi alla deroga delle controverse servitù attive di certo diritto sopra il dubbio succennato fondamento. Che se all’apoca sudetta obbligatoria del signor duca Gaetani, non vi è stato derogato, nè espressamente, ne tacitamente, non giova cercare ragioni del dominio del muro del signor Duca Gaetani, ove vuol fare il palchetto, ne dello stillicidio nel cortile del signor Duca Mattei. Non ostante il dominio suddetto piacque così alli rispettivi autori di stipolare la proibizione di aprir vani, finestre di qua dal muro divisorio, e con tale proibitiva servitù fu trasferito il dominio nel primo compratore Monsignor Negroni. Una servitù poi non importa se è con l’altra necessariamente non connessa: onde sebbene il signor Duca Mattei abbia la servitù passiva dello stillicidio, non può dedursi l’altra del prospetto, e dell’occuparsi l’aria del suo cortile col palchetto. Così non serve, quanto all’elevazione della fabbrica sopra il muro divisorio, cercare se ci rechi danno in confronto della loggia esistente. Oltreche questo danno è certo, perché toglie la ventilazione, ed il lume alla Galleria, non paragonabile alla piccola soggezione di una loggia scoperta; così piacque alli contraenti di stipolare, che far non si potesse detta elevazione, per non doversi invita (?) parte distruggere la stipulazione. «Adi 1 aprile 1777 Si è stabilito, di parlare al Sig. Abbazi, e proporgli che il fare un compromesso formale in persona de monsignore(?) Mannelli(?)ha incontrato difficoltà nelli signori Legali di S. E. il Sig. Duca Mattei e sono Che mons. Manneli (?) come auditore di ruota non possa fare, né dare il … senza proporre la causa in ruota, Senza il voto de corresponsali (?) 2°. Perché importa una considerabile spesa 3°. Perché non v’è salva la convenienza di alcuna delle parti, che vi credesse (?) già data (?) dal Lodo, e dovesse appellare 4°. Che non si potrebbe conseguire quella celerità, che si desidera Dunque si crede di procedere in forma di compromesso stragiudiziale verbale (?) esibendosi hinc inde li fogli, e quindi fatto l’accesso sia il suo parere … Piano formato di commun consenso di noi infrascritti Architetti sull’esecuzione del progetto concordato fra gli Ecc.mi Sig.ri Duca di Giove D. Giuseppe Mattei, e Duca di Sermoneta D. Francesco Gaetani. Primo= Permette l’Ecc.mo Sig.e Duca Mattei all’Ecc.mo Sig.e Duca di Sermoneta l’ edificare una nuova scala a ridosso del muro del Palazzo ora Gaetani nel sito del terrazzo, occupandone la larghezza di palmi 10, e mezzo, e non più compresa la grossezza de muri, da elevarsi la detta Scala sino all’altezza del tetto della scaletta, che vi è di presente, la quale corrisponde appunto a linea del dado, che ricorre per il muro laterale del Cortile Rustico del detto Palazzo ora Gaetani, dal qual segno sino al cornicione ultimo del detto Palazzo dovrà proseguirsi la stessa scala d’un solo Branco, e perciò nella minor larghezza, compreso il muro esterno, di palmi tre, come dalle misure, delineazioni distintamente in pianta ed in alzato lett … (sic) con facoltà al detto signore Duca Gaetani di poter aprire in detta scala finestre, a lume però, e non a prospetto.

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Secondo= Permette lo stesso signore Duca Mattei al sud.o sig.e Duca Gaetani costruire addosso al muro interno del medesimo Cortile Rustico Gaetani, verso il monastero di S. Caterina, un passetto coperto al piano di detto terrazzo, in altezza di palmi 11 nel maggiore della pendenza, e di larghezza di palmi cinque compresa la grossezza delle armature, e sponde, per tutta la lunghezza di detto terrazzo fino al muro divisorio tra i due cortili rustici dei prelodati Ecc.mi Sig.ri, e non più oltre, come dalle misure, e delineazioni distintamente in pianta lett. … (sic) Terzo= permette similmente sopra il descritto Passetto in corrispondenza del secondo appartamento la costruzione di altro Passetto coperto, come sopra detta altezza, e larghezza del sopraddetto da estendersi questo oltre il muro divisorio anche sopra il Cortile Rustico Mattei per la lunghezza di palmi 14 1/3 e non più, come da misure, e delineazioni in pianta lett. … con proibizione però al signore Duca di Sermoneta di poter aprire finestre nella testata del primo passetto sopra menzionato al numero 2°, e con proibizione altresì di poterle aprire in questo secondo Passetto per quanto si estende oltre il detto muro divisorio sopra il Cortile Rustico Mattei, come in pianta lett. … Quarto= Vice versa il Signore Duca Gaetani farà demolire la loggia con ringhiera di ferro in Pianta lett. … parallela al muro divisorio per tutta l’estensione del medesimo tra li due Cortili Rustici Mattei, e Sermoneta, togliendo affatto la ringhiera non solo, ma anche il Piano, e le mensole con archi, che lo sostengono. Nella testata poi, ove la detta Loggia volta dall’altro lato in Pianta lett. …, che si lascerà esistere, dovrà il detto Sig.e Duca di Sermoneta farvi apporre un riparo di muro in grossezza di palmi cinque oltre il Parapetto presente, o sia grossezza del medesimo Muro divisorio, all’altezza del quale sarà tenuto uniformarsi, e conservando la medesima altezza dovrà coprirsi con detto la di cui pendenza sia sopra il Cortile Rustico Gaetani per impossibilitare l’affacciarvisi. Quinto= Simile Muro, e tetto dovranno farsi ancora per tutta l’estensione del sud.o Terrazzo dell’Ecc.mo Sig.e Duca di Sermoneta, che corrisponde sul cortile Rustico Mattei, coprendo detto riparo con suo tetto, come sopra, che non superi il Piano del Parapetto, o sia Muro divisorio già esistente per la stessa ragione di sopra espressa. E come il tutto più chiaramente rilevasi dalla Pianta, ed Elevazione di detto sito, che qui si unisce con distinto Indice. Roma questo di Essendo conforme a me Notario per verità del fatto si asserisce, che la Chi: Me: dell’Ecc.ma Duchessa Eugenia Spada come Madre Tutrice, e curatrice allora della Chia Me: Sig. Duca Alessandro Mattei sin sotto 22 Maggio 1682: ivi … all’apoca privata promettesse e s’obligasse di vendere a favore della bo: Me: Monsig. Ill.mo E R.mo Gio: Francesco Negroni Patrizio genovese per il prezzo di scudi 32500: uno de Palazzi di Pertinenza di d.o Sig. Duca Alessandro, e precisamente quello, che faceva facciata incontro la ven. Chiesa di S. Lucia de Ginnasi col braccio di Stanze dalla parte del Monastero di S. caterina per quanto portava la Fabrica nuova, che univa colla Galleria dell’altro Palazzo del venditore non compresovi in d.a vendita il Portone rusticale, che restar doveva libero allo stesso Sig: Venditore, e dal medesimo dovesse esser mantenuto, fosse bensi compresa nella medesima vendita parte del vano del Cortile rusticale dell’altro Palazzo in misura di palmi sessantatre dal muro del Cortile vecchio sino al muro divisorio in dd. Cortili da fabricarsi, qual muro divisorio si dovesse fare a spese del Compratore alzandolo sino all’altezza non solo del muro vecchio dell’altro cortile ma dal Parapetto nuovo fatto sopra il d.o muro vecchio, e non più, e non vi potesse tener più basso senza licenza del venditore, e che l’appoggio del d.o muro divisorio si dovesse concedere dallo stesso venditore con darne il di lui consenso, e licenza, ed il medesimo venditore in tal caso non dovesse essere obligato a pagar cosa alcuna per il deto appoggio, ma bensì non potesse alzar fabrica alcuna, che superasse il muro del d.o Cortile fabricato tanto a spesa del Compratore, e lo stesso dovesse osservarsi dal medesimo Compratore, dal quale

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volendosi aprire vani di Fenestre sopra il d.o Cortile rustico di palmi 63 li fosse lecito col peso di fare alzare nel muro divisorio un’ala di muro per togliere reciprocamente la soggezione, e le fenestre dovessero essere di là dell’ala al sudetto effetto, cioè sopra il Cortile del Compratore, e che dovessero esser comprese nella vendita le cucine della parte del Giardinetto con tutti li jus (?), membri e pertinenze da terra sino al Cielo, e fino alla Casa, che si abita, e ritiene in locazione dal Notaro Bonanno propria dello stesso venditore, quale non dovesse essere compresa nella vendita come il tutto più diffusamente leggasi dalla medesima apoca, che … l’ambre le Parti … … nell’Istromento di vendita del sopradescritto Palazzo in esecuzione della stessa apoca stipolato per gl’atti allora del sud.o Bonanni oggi miei li 24 novembre del sudetto anno 1682, al… Sia ancora, che il sudetto Palazzo successivamente facesse altri passaggi in linea di compra, e vendita a favore di rispettabili famiglie, ed ultimamente essendo questo passato in virtù di testamentaria disposizione della Chia: Me: sig. Card. Fabrizio Serbelloni rogata negl’atti miei, e per uno di Secretarij di Camera sotto li 5 Dicembre 1775 a sua Ecc.za il sig. maresciallo Co: Gio: Batt.a Serbelloni come di lui Erede usufruttuario, ed a sua Ecc.za il sig Duca D. Gio: Batt.a Serbelloni come suo erede proprietario col vincolo della perpetua Primogenitura a favore de Descendenti Maschi dell’anzidetto D. Giovanni, ed in loro mancanza di altre … come meglio dalla medesima testamentaria diposizione, questi in virtù di special Chirografodella S.ntà di N.ro Sig.re PP Pio VI felicemente Regnante segnato sotto li 5 settembre dell’anno passato 1777; a successivo Decreto dell’Ecc.mo e R.mo Sig. Card. Giraud (?) degnissimo Provveditore della S.ma Sua … in esecuzione di d.o Chirografo per gl’atti del Vagnolini Notaio AC li 8 del precitato mese di 7mbre derogatorio alla d.a Primogenitura, ed altro risultante dalla detta testamentaria disposizione di d.a Chia. Me: Sig. Card.le D. Fabrizio con diversi patti Capitoli e condizioni vendessero, ed alienassero a S. Eccellenza il sig. Duca D. Francesco Gaetani Duca di Sermoneta per il prezzo di scudi 39500 moneta come il tutto meglio dicesi rilevare nell’Istromento di vendita del divisato (?) Palazzo rogato nei precitati atti del Vagnolini ed Olivieri connotario sotto li 16 novembre del riferito anno 1776 al quale Sia finalmente, che la lodata Ecc.za sua il Sig. Duca Caetani come odierno possessore dell’anzidetto Palazzo, abbia preteso, che li fusse lascito contro la forma della sopra descritta apoca di vendita d’inalzar fabrica sopra l’altezza del muro divisorio esistente fra il cortile rustico di detto Palazzo ora Caetani, ed inoltre che li fusse permesso di costruire un passetto, incominciandolo dal muro sopra il Portone dello stesso cortile rustico della sud.a Ecc.ma casa Mattei con averne realmente forza seguire l’opposizione de Modelli, e l’apertura di una Porta per servire d’ingresso allo stesso passetto, e credendosi tanto ciò dall’ Ecc.mi SS.ri Mattei ostativo alla menzionata apoca del 22 Maggio 1682; né spedirno immediatamente Monitorio avanti Monsig. AC Gavotti per gl’atti super novi operis enunciatione, e sopra l’osservanza, ed esecuzione dell’anzidetta apoca e successivo Istromento adesivo alla medesima stipolato sotto detto giorno 24 novembre 1682: come meglio asseriscasi leggere dal sudetto Monitorio, al quale In questo stato di cose abbia assunta la benigna mediazione sua Ecc.za il Sig Duca di Bracciano per comporre dd.e differenze, e troncare il progresso delle liti fra nobili Parenti quali col conseglio anche de Savij delle respettive Ecc.me Case siano state composte colli seguenti patti, Capitoli, a condizioni cioè Primo= che debba intendersi riceduto dalla lite come sopra introdotta, a pendenza, ed a quella imporre un perpetuo fine, e silenzio con condonarsi le spese hinc inde fatte, e farsene reciproca quietanza

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2do= Che detti Ecc.mi SS.ri Mattei a riflesso soltanto della parentelae ristrettivamente (?) alla famiglia Caetani debbano permettere al sud.o Sig. Duca Gaetani di costruire due passetti l’uno incominciando dall’apertura già fatta, dell’istessa forma, e modo che esiste il loro passetto nel medesimo muro fino al muro divisorio, coll’espressa proibizione di non aprirsi in verun tempo mai finestre in detto passetto se non era (?) nel muro divisorio sopra il Cortile rustico di d.o Sig. Duca Caetani, e non mai su quello dei sud. SS.ri Mattei, e l’altro dallo stesso muro divisorio in là parimente sopra il cortile rustico di d.o Sig. Duca Caetani. 3°= che li sudd. Ecc.mi SSgri Mattei debbano permettere al sud.o Ecc.mo Sig. Duca Caetani l’ampliazione della scaletta interna dove termina il detto passetto nella grossezza di palmi dieci con fenestra a lume e non a prospetto sopra il cortile rustico con dichiarazione, che tanto li sudetti passetti, che l’ampliazione dell’accennata scaletta abbiano ad intendersi permesse in tutto, e per tutto a forma della Perizia e Pianta degl’Architetti dell’una e l’altra parte, che a tal effetto si consegna per inserirla nel presente istromento del … e non altrimenti. E vice versa il memorato sig. Duca Caetani per se, e suoi eredi, e successori debba obbligarsi di perpetuamente osservare il d.o Contratto dei 24 novembre 1682 colla sua respettiva apoca di sopraindicata in … annessa tanto che per tutti gl’altri effetti risultanti dalla medesima apoca fuori delle cose di sopra convenute, debba rimaner forma, e nel suo vigore il Monitorio come sopra spedito ad istanza de sud. SS.ri Mattei, ed in oltre a contemplazione della condescendenza di d.i SS.ri Mattei e mediazione respetto a … del prelodato Ecc.mo Sig. di Bracciano di effettivamente rimuovere intieramente la loggia al paro del d.o Muro divisorio, ed in quella parte che resta fabricato cioè dove erige il terrazzo e nel Cantone del Muro contiguo alla Stalla tirarla indentro cinque palmi intanto, a … tenore dell’annessa Perizia, e non altrimenti. E finalmente debba d.o Ecc.mo Sig. Duca Caetani obligarsi al totale adempimento di quanto è stato di sopra concordato, e mancando di ciò eseguire debba restare in libertà di dd. Ssig. Mattei di ritornare nelle loro primiere ragioni in tanto, e per tanto a tenore del sud.o Istromento dei 29 9bre 1782 (?) ed apoca in esso annessa, e non altrimenti

«Quante … tenuto il Duca Mattei alle gentili maniere colle qual si è compiaciuto Monsig. Albici di passare alle mani dello scrivente la ben … Procura, altrettanto ha dovuto restare sorpreso dall’Istanza che gli si accenna sulla … di alcune espressioni, le quali sono pure state una parte del Trattato non altrimenti concluso, che sotto la correspettività dell’intiero contesto della Minuta. Questa precedentemente molto meno puol’essere suscettibile di qualunque leggiera alterazione, o riforma trovandosi autorizzata ben’anche dalla Procura del Sig. Duca Gaetani. Si persuade lo scrivente, che simili riflessi saranno per riuscir valutabili presso il lodato Monsig. Albizi. Intanto va disponendo l’occorrente per la stipolazione nei termini stabiliti, riportandosi intieramente al sig. Duca di Bracciano per determinare l’ora, ed il luogo piu commodi, e colli sentimenti del maggior rispetto si conforma . «Sig. re Duca … credo mio dovere di renderla intesa che questa mattina è venuto da me Maranelli (?) mi ha portato da Napoli l’approvazione della concordia, ed il mandato di procura firmato dal Duca di Sermoneta, ora si porrà fare l’istromento. Tedeum laudamus. L’affare è terminato. La porga i miei ossequi alla Sig.ra Duchessa sua, e per fine divotamente mi rassegno suo Aff.mo Cog.to Livio Odescalchi

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«Sig.re Duca stimatissimo. Ho consegnata la Minuta dell’Istromento a Monsig.re Albizi acciò faccia stendere il mandato di Procura tutto si mandarà domani, ho però necessità di parlare … per combinare la lettera dovrò scrivere io al Duca di Sermoneta , questo mi è venuto in capo doppo che lei, o in quell’ora che le sarà più commodo Scusi tante secature (?) e diversamente mi … suo umiliss.mo e … servitore e cognato Livio Odescalco «2 aprile 1777 In seguito dell’abboccamento havuto ier mattina con S.E. il sig. Duca di Sermoneta, deve significarli il D.a Mattei d’aver mandato il suo Procuratore dal sig. Ab.e (?) Fazi a partecipargli alcune riflessioni circa il modo di procedere sopra il noto affare suggerito allo scrivente dai propri legali. Siccome però il sudetto signore Ab.e Fazi non si è voluto prendere l’apunto di parlarne a V.E. senza sua special commissione però glene avanza la notizia per regolamento, e si protesta … … e cognato «A 1 maggio 1777 Si è stabilito che la causa della servitù non ammessa discorso di transazione (??) Quanto alla prelazione nella compra può ammettersi discorso e sentirsi il progetto. Il sig. Duca però ha probito di promuover l’istanza di prelazione nel tempo conveniente. Prima peraltro lo stesso sig. Duca introducendosi li progetti sentira (?) le intenzioni del Sig. Duca di Sermoneta. «Di casa 8 giugno 1777 Avendo maturamente considerata Francesco degli Albizzi la Minuta d’Istromento che l’E. V con eccessiva bontà si degnò favorirgli jerisera, per istabilire il tanto desiderato accomodamento, si prende la rispettosa libertà di vivamente supplicarla ad aver la benignità di fare aggiungere nel paragrafo Primo le parole=farne in quello stato, in cui presentemente si trovano, e nel loro pieno vigore li Patti credendosi queste necessarie d’esprimersi (?) da sig.ri Avvocati dal sig. Duca Caetani. Al Paragrafo secondo, in cui si tratta della Scala da costruirsi fino all’altezza del tetto, chi scrive prega istantemente l’E.V a rimetter all’arbitrio de due Periti Architetti la larghezza della d.a Scala dal Secondo Passetto fino al Tetto; oppure esprimere nel d.o Istromento, che la scala sude.a dall’… passetto fino al tetto deve esser larga soli Tre palmi, non compreso il Muro; ponendo in vista al savio discernimento dell’E.V., che in altro caso sarebbe affatto inservibile, perché soverchiamente angusta, come potrà ocularmente osservare. Nel caso poi che credesse di non poterlo fare, perché viepiu costi la necessità di questa richiesta, si prega di farla considerare ancora da altri Periti, come piu le piacerà. Rispetto alli due Paragrafi Quinto, e Sesto, ne quali si parla del Tetto, da farsi sopra il noto Muro, dovrà sentirsi cosa dicono i Periti, i quali credono doversi esprimere con soli termini di Muro e pendenza, e non mai di Tetto, perché il Tetto cagionerebbe una gra deformità. Sta sommamente a cuore allo Scrivente, che con reciproca soddisfazione delle Parti restino sopite tutte le differenze. Implora perciò dall’animo generoso dell’E.V. una benigna condiscendenza a quanto lo ha fin qui … rappresentato; potendo col savio suo intendimento rilevare anche a prima vista, che tali richieste sono di assai lieve momento (?). A tal affetto … all’E.V. la sopradetta Minuta, acciò degnandosi, com’egli spera, di farvi esprimere quanto si è detto l’onore di porle sotto

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gli occhi, possa di poi ritornarla al medesimo per far seguire la necessaria Procura ad tramites dalla d.a Minuta, per poterla spedire in Napoli Martedì prossimo. Fermamente confida, che sarà per accordare le richieste sudette, come col più vivo dell’animo la prega, e rendere in tal guisa compiuta questa opera, per cui ne (?) professerà all’E.V. nella distinta obbligazione. Si accerti dalla sua sincera corrispondenza in tutta la opportunità di ubbidirla, e che co’ piu intimi sensi del suo spirito si farà sempre un pregio di contestarla quella di nota stima, ed ossequio inalterabile con cui si gloria di essere suo D.mo, ed Obl.mo Servitore vero. «Di casa 16 giugno 1777 Avendo Francesco degli Albizzi ricevuta dal Sig. Duca Caetani la Minuta dell’Istromento di Transazione da stipularsi coll’E.V approvata, e sottoscritta dal pred.o Sig. Duca, e munita della necessaria Procura in Persona dello Scrivente, si da l’onore di rassegnargliela unitamente alla Pianta, al fine dentro domani si possa venire alla stipolazione dell’Istromento, pregandola a tal effetto a … quell’ora, che sarà di suo maggior comodo. E siccome al d.o Sig. Duca Caetani è rincresciuta l’espressione usata in detta Minuta circa il fine del primo Paragrafo di Patti Reali e Perpetui, ripetuta parimente nel fine del terzo paragrafo di d.a Minuta, ove dica dalli menzionati Patti reali, perché questa frase non trovasi nell’Apoca del 1682 perciò chi scrive prega l’E.V. a degnarsi dar di penna, a cancellare le Parole Reali e Perpetui in ambedue i luoghi, lasciando semplicemente la parola Patti. Vorrà in tal guisa l’E.V. a compartire (?) un singolar favore allo Scrivente, senza pregiudicare in minima parte al suo interesse. Tanto spera conseguire dalla innata sua gentilezza per compimento di quest’opera, e con sinceri sentimenti di stima, ed ossequio inalterabile si rassegna suo D.mo, et Obl.mo Servitore.

Doc. XXVI Atto di accordo tra il Duca Francesco Caetani ed il Duca Giuseppe Mattei circa i lavori iniziati dal Caetani nel suo Palazzo alle Botteghe Oscure AAM, Mazzo 509 «Palazzo a S. Lucia alle Botteghe Oscure Istromento publico di concordia, e convenzione fra il Duca Giuseppe Mattei, ed il sig.r D. Francesco Gaetani Duca di Sermoneta sopra il proseguimento della di lui Fabrica incominciata in d.o suo Palazzo, ed inibita dal Duca Mattei con diverse condizioni, e patti ivi espressi, coerenti, e relativi alla prima vendita seguita del 1682 a Monsig.r Negrone, con Pianta autentica annessa declarativa della sud.a nuova Fabrica, stipolato per gli atti di Marco Conflenti Not. Cap.no li 17 Giugno 1777 Mazzo XXXXIII «In occasione, che fu stabilito l’anno 1682 il contratto di compra e vendita d’uno dei Palazzi Mattei esistenti incontro la V. Chiesa di S. Lucia de Ginnasi fra la Chia: mem: del sig.r Duca D. Alessandro Mattei Venditore e la bo: me: Monsig.r Gio. Fran.co Negroni Patrizio Genovese Compratore intese il primo di cautelarvi colla maggior circospezione a scanzo di qualunque servitù, che potesse nei tempi avvenire inferirsi dai possessori di d.o Palazzo alienato a danno, e pregiudizio dell’altro Palazzo di sua ragione confinante con il meesimo e posto incontro il V. Mon.ro e Chiesa

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di S. Caterina della Rota. Quindi è che mediante Apoca delli 22 Maggio inferta poi nel successivo Istromento delli 24 novembre dello stesso anno 1682, ovvero furono convenuti alcuni patti reali, e perpetui, come parte dell’… contratto, e li quali servir dovessero di legge e norma inalterabile per tutto il corso de tempi (?) futuri= di quell’oggetto precisamente furono diretti li seguenti fra … patti cioè = Che il Muro divisorio da costruirsi tra il cortile rustico del Compratore e l’altro cortile rustico del venditore, non dovesse ne per eccesso ne per mancanza essere o di maggiore o di minore altezza d’una certa limitata misura, che al compratore non fosse … di alzar Fabrica la quale superi d.o Muro divisorio del Cortile, che volendosi dal Compratore aprire vani et Fenestre sopra il suo proprio cortile rustico di palmi sessantatre gli fosse permesso col peso però di far alzare nel d.o muro divisorio un’ala di muro per togliere reciprocamente la soggezione che le fenestre esser dovessero di là dall’ala al sudetto effetto, cioè sopra il cortile del med.o compratore, e come più amplamente risulta dalla surriferita Apoca, e rispettivo Istromento sotto li giorni ed Anno indicati per gli atti del Notaro Bonanni, oggi miei, alli quali …. = Col tratto del tempo passò il … Palazzo dal primo compratore Mons. Negroni in altri diversi Alienatori, e Possessori ed ultimamente in sua Ecc.za il sig. Duca di Sermoneta Don Francesco Gaetani, come dicesi risultare dall’Istromento di Compra e vendita fra esso Sig.r Duca e gl’Eredi della Chia. Mem. Sig. Cardinale Fabrizio Serbelloni rogato nell’atti del Vagnolini ed Olivieri Connotaro sotto li 16 novembre dell’Anno pross.to 1776, ovvero… Essendovi perciò creduto il riferito Sig. Duca Caetani autorizzato non meno ad inalzare Fabriche superiori all’altezza del sudetto muro divisorio, che ad aprir vani e fenestre, costruir passetti et altro nella maniera più uniforme al di lui privato commodo, con aver effettivamente intraprese alcune innovazioni, si vidde in conseguenza l’Ecc.mo Sig. Duca di Giove Don Giuseppe Mattei condotto alla necessità di fare argine a tali pretese mediante monitorio spedito, e riprodotto avanti Monsig.e A.C. Gavotti li 8 e 9 Aprile scaduto dell’Anno corrente 1777 per gl’atti del Vagnolini Super novis operis Nunciatione, e sopra l’osservanza ed esecuzione delli menzionati patti reali convenuti nel contratto del detto anno 1682 (?) _ Era già per accendersi fra queste due Illustri Famiglie quantunque strette … di Vincolo di Parentela lunga, e dispendiosa lite, quando piacque a sua Eccellenza il sig. Don Livio Odescalchi Duca di Bracciano animato appunto dalli stessi Riflessi della Commune Parentela assumere graziosa ed efficace mediazione alli di … impulsi avendo corrisposto la docilità delli chiarissimi litiganti, finalmente coll’aiuto dell’altissimo e con l’opera sempre indefessa del Lodato Sig. Duca di Bracciano si sono stabilite e vicendevolmente accettate le seguenti condizioni, cioè = Primo, che recedendosi dall’una e l’altra parte dalla lite introdotta a tutti gl’Effetti da specificarsi in appresso, debbano perpetuamente a restar fermi in quello stato, in cui presentemente si trovano, e nel loro pieno vigore li patti, e convenzioni contenute, ed espresse nel sopra riferito contratto, ad Apoca dell’Anno 1682, alla quale perché così, e non altri … = Secondo, che d.o Sig. Duca di Giove Don Giuseppe Mattei à riflesso della Parentela con d.o Sig. Duca Caetani, e della mediazione del sig. Duca di Bracciano debba permettere allo stesso Sig.re Duca di Sermoneta la costruzzione d’una nuova scala al ridosso del muro del Palazzo ora Caetani nel sito del Terrazzo occupando la larghezza in tutto di palmi dieci, e mezzo, e non più compresa in questa misura anche la grossezza de Muri, e l’elevazione della Scala medesima sino all’altezza del Tetto della scala che ora vi esiste corrispondente à linea del dado, che ricorre per il muro laterale del cortile rustico del d.o Palazzo ora Caetani, dal quale segno sino al Cornicione ultimo dello stesso Palazzo sarà lecito proseguirsi la d.a Scala d’un solo branco (?), e perciò nella minor larghezza compreso il muro esteriore di palmi tre come dal piano sotto dall’Architetti delle due Ecc.me Famiglie, e respettiva pianta che si annettono, ne diversamente ne in altro modo, e colla facoltà

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inoltre al d.o Sig. Duca Caetani di aprir’ fenestre in d.a scala a lume soltanto, e non à prospetto perché così= 3° che lo stesso Sig. Duca Mattei debba permettere al nominato Sig. Duca Caetani il costruire addosso al Muro intorno del Cortile rustico del d.o Palazzo ora Caetani, che risguarda il Monastero di S. Caterina, un passetto coperto al piano del sopradetto Terrazzo in altezza di palmi undici nel maggiore della pendenza e di larghezza palmi cinque compresa la grossezza dell’armature, o sponde, e detto passetto possa continuarsi per … la lunghezza dell’accennato terrazzo fino al muro divisorio spesse volte nominato, ed esistente fra i due cortili rustici dei prelodati Ecc.mi SS.ri e non più oltre in conformità dell’annesso piano, e respettiva pianta, ne diversamente, ne in altro modo, perché … = 40 che debba pur permettersi da d.o S. Duca Mattei al riferito Sig. Duca di Sermoneta la costruzzione d’altro passetto coperto (?) sopra il già descritto nel precedente Capitolo terzo in correspettività del Secondo Appartamento, cioè della stessa altezza e lunghezza del primo, e con la facoltà di estendere questo passetto, olte il muro divisorio anche sopra il cortile rustico Mattei per la lunghezza soltanto di palmi quattordici e mezzo, e non più, a forma similmente di quanto di specifica nel piano qui annesse con espressa dichiarazione però, che al Sig. Duca di Sermoneta, e … s’intenda perpetuamente proibito l’aprir finestre nella testata del primo passetto (?) sopra riferito al capitolo terzo, ed egualmente gli sia proibito di poterle aprire in questo secondo passetto per quanto si estende di là del muro divisorio sopra il cortile rustico Mattei, perché così = 5° Che viceversa il Sig. Duca Caetani debba rimuovere la Loggia con rindiera di ferro parallela al suddetto muro divisorio per tutta l’estenzione del medesimo, togliendo affatto la rendiera non solo, ma per anche il piano, e le menzole con Archi, che lo sostengono. Nella testata poi, ove la d.a Loggia volta dall’altro lato, che si lascierà esistente dovrà lo stesso Sig. Duca di Sermoneta farvi apporre un riparo di muro della grossezza di palmi cinque oltre il parapetto presente, senza però, che il d.o ingrossamento possa superare l’altezza del labro (?) di d.o parapetto, ò sia muro divisorio, e conservando la medesima altezza, dovrà pure coprirsi con Tetto, che abbia la sua pendenza sopra il cortile rustico Caetani, in coerenza in tutto (?) del medesimo annesso piano, e Pianta perché così= 6° Che nella stessa maniera sia tenuto il Sig. Duca di Sermoneta di fare apporre simile muro, e tetto per quella attenzione del suo Terrazzo suddetto che corrisponde sul cortile rustico Mattei, sempre con la medesima condizione che tanto il Muro quanto il Tetto non abbiano à superare il livello del parapetto, ò sia altezza del muro divisorio, come in oggi si trova, in conformità del suddetto piano, e delineazione, perché così= 7° Che alterandosi in qualunque tempo nella più menoma parte l’esecuzione delli presenti capitoli ò in altra guisa contravenendosi, allora, ed in tali casi, oltre il potere essere costretto (?) il lodato Sig. Duca Caetani e Suoi alla rigorosa ordinanza sia anche il libertà del sig. Duca Mattei e suoi ritornare primi … alle loro primiere ragioni, il che volendosi però fare da esso il Sig. Duca Mattei e suoi ritornar debbano similmente il Sig. Duca Caetani, e suoi alle loro primiere ragioni, tali quali gli competevano avanti la celebrazione del presente Istromento colla facoltà inoltre ad esso Sig. Duca Mattei, e suoi nel detto caso d’inesecuzione, ò contravenzione di potere agire ancor per via di purgazione di attentati in sequela del sopranominato monitorio il quale à tutti gl’effetti non conenuti ne permessi nel presente istromenti averà sempre restar fermo, e vegliante senza alcuna novazione (?), perché così & non altrimenti. 8° Che la presente concordia debba inviolabilmente osservarsi finchè sarà nella famiglia Caetani il Dominio e possesso del suddetto Palazzo, giachè in caso diverso intende e vuole il Sig. Duca Mattei riservata a sé e Suoi contro i Possessori estranei la libertà di potere ritornare alle sue primiere ragioni a tutti gli oggetti più favorevoli, e vantaggiosi senza che dai Possessori estranei possa essere obbligata la Famiglia Mattei all’adempimento, ed osservanza del presente Istromento, perché così = E volendo le Parti, che delle cose … convenute e stabilite perpetuamente ne

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apparisca la verità mediante la celebrazione di publico Istromento Quindi è che = Personalmente esistenti quanti di Noi Notari in solidum stipolanti e testimonii Infrascritti la pred.a Ecc.za sua il Sig. Duca Don Giuseppe Mattei Figlio della Ch. Mem. Sig. Duca Girolamo da una parte, e Monsig. Ill.mo e R.mo Francesco degl’Albizzi Fig.o dell’Ill.mo Marchese Carlo, tacendo le cose infrascritte, come Procuratore a quest’atto specialmente costituito da Sua Eccelelnza sudetta il Sig. Duca Don Francesco Caetani in virtù di Chirografo di istromento di procura (?) in piè della narrativa d’una capitolare minuta che in pub.a (?) … riconosciuta dal Sig. Francesco Barbellino Notaio Pubblico della Città di Napoli, e munit della legalità del Nunzio Apostolico di detta città si consegna a Noi Notari ad effetto d’inserirla nel presente istromento del tenore da registrar. (?) in fine dall’altra parte ambi nobili Romani a me Notaio … cog.ti asserendo, ed affermando tutto (?), e singole cose nel presente istromento …, ed … essere state, ed esser vere, e verissime e quelle come tali, e per tali ora ratificando, approvando, ed appieno confermando, in esecuzione dunque delle medesime di lor spontanea volontà nel detto … Nome, ed in ogn’altro miglior modo, inerendo (?) alle di sopra, ed infradicende convenzioni vicendevolmente stabilite tra le parti, mediante la benigna ed efficace mediazione della prelodata Eccellenza sua il Sig. Duca di Bracciano qui presente, sono primieramente… riceduti (?), siccome ricedono dalla lite come sopra introdotta, ed a tutti gl’effetti fa specificarsi in appresso convengono che debbano perpetuamente restar fermi in quello stato in cui presentemente si ritrovano, e nel loro pieno vigore li patti e convenzioni contenute, ed espresse nel sopra riferito contratto, ed apoca dell’anno 1682: alli quali perché così e non altrimenti= n.o (?) che il Sig. Duca di Giove D. Giuseppe Mattei va … della Parentela col sud.o Sig. Duca Caetani, e della mediazione del prelodato Sig. Duca di Bracciano debba permettere, siccome permette allo stesso Sig. Duca di Sermoneta la costruzzione di una nuova Scala al ridosso del muro del Palazzo, ora Caetani nel sito del Terrazzo, occupandone la larghezza in n.o di palmi dieci, e mezzo, e non più compresa in questa misura anche la grossezza de muri, e l’elevazione della Scala medesima fino all’altezza del Tetto della Scaletta, che ora vi esiste corrispondente alla linea del dado, che ricorre per il muro laterale del Cortile Rustico del d.o Palazzo ora Caetani dal qual Segno sino al cornicione ultimo dello stesso Palazzo sarà lecito proseguirsi la d.a Scala di un sol branco e perciò nella minor larghezza compreso il muro anteriore di palmi tre a tenore del piano sotto dagli Architetti delle due Ecc.me Famiglie, e respettiva pianta di sopra annesse, ne diversamente, ne in altro modo, e colla facoltà inoltre al sudetto Sig. Duca Caetani di aprir Fenestre in detta scala à Lume soltanto, e non a prospetto perché così e non altrimenti = 9° Che la stesso Sig. Duca Mattei debba permettere siccome permette al mantovato Sig. Duca Caetani il costruire adosso al muro interno del cortile rustico del d.o Palazzo ora Caetani che riguarda il Monastero di S. Caterina un passetto coperto al piano del sopradetto terrazzo in altezza di palmi undici nel maggiore della pendenza, e di larghezza di palmi cinque compreso la grossezza dell’armature, e sponde e detto passetto possa continuarsi per tutta la lunghezza dell’accennato terrazzo fino al muro divisorio di sopra nominato, ed esistente fra i due cortili rustici dei prelodati Ecc.mi Sig.ri, e non più oltre in conformtità dell’inserto piano e respettiva perizia, ne diversamente, ne in altro modo perché così = 4° = Che debba pur permettere da d.o Sig. Duca Mattei, conforme dal medesimo si permette al riferito Sig. Duca di Sermoneta la costruzione di altro passetto coperto sopra il già descritto nel precedente capitolo terzo, in corrispondenza del secondo appartamento cioè della stessa altezza e larghezza del primo, e colla facoltà di estendere questo passetto oltre il muro divisorio anche sopra il cortile rustico Mattei per l alunghezza di palmi quattordici e mezzo, e non più a forma similmente di quanto si specifica nel piano, e pianta qui annesse con espressa dichiarazione però, che al

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mentovato Sig. Duca di Sermoneta, e suoi s’intende perpetuamente proibito aprir Fenestre nella testata del primo passetto sopra [p. 71] referito al capitolo terzo, ed egualmente gli sia proibito di poterle aprire in questo secondo passetto per quanto si estendono (?) di là del muro divisorio sopra il cortile rustico Mattei perché così = 8° Che viceversa il sudetto Sg. Duca Caetani debba esser tenuto, ed obbligato conforme il lodato Ill.mo, e R.mo Sig. Francesco de Albizzi di lui Procuratore (?) come sopra costituito promette e s’obliga rimovere la loggia con Ringhiera di Ferro pararella (sic) al sudetto muro divisorio per tutta l’estenzione del medesimo con togliere affatto la detta Ringhiera non solo, ma … il piano e le menzole con Archi, che lo sostengono. Nella testata poi ove la detta loggia volta dall’altro lato che si lascerà esistente, debba lo stesso Sig. Duca di Sermoneta essere obbligato, siccome Mons. Ill.mo, e R.mo degl’Albizzi sudetto in di lui nome promette, e s’obliga apporre un riparo di muro nella grossezza di palmi cinque, oltre il presentaneo parapetto senza però, che il detto ingrossamento possa superare l’altezza del labro (?) di detto parapetto, o sia del muro divisorio, e conservando la medesima altezza dovrà pure coprirsi con tetto (?), che abbia la sua pendenza sopra il cortile rustico Caetani in coerenza in tutto del medesimo anesso piano, e pianta, perché così = 6° (?) Che nella stessa maniera sia tenuto, ed obligato l’anzidetto Sig. Duca di Sermoneta conforme il Riverito Mons. Ill.mo e R.mo Albizzi in di lui nome promette, e s’obliga di fare apporre simil muro, e Tetto per quell’estinzione del sico (?) terrazzo suddetto che corrisponde nel Cortile Rustico Mattei, sempre colla medesima condizione che tanto il muro, quanto il tetto non abbiano a superare il livello del Parapetto, o sia altezza del muro divisorio come in oggi si ritrova, in conformità del sudetto piano, e delienazione perché così = 7° Resta convenuto, che alterandosi in qualche tempo nella più menoma parte l‘esecuzione delli presenti capitoli, ò in altra guisa contravenendosi, allora, ed in tali casi, oltre il potere essere astretto (?) il lodato Sig. Duca Caetani, e suoi, siccome il lodato Monsig. Albizzi per li medesimi promette, e s’obliga alla rigorosa osservanza sia anche in libertà del Sig. Duca Mattei e suoi ritornare intieramente alle loro primiere ragioni, il che volendosi però fare da detto Sg. Duca Mattei, e suoi ritornar debbano similmente il sudetto Duca Caetani, e suoi alle loro primiere ragioni, tali, quali si competevano avanti la celebrazione del presente Istroemnto, colla facoltà in oltre ad esso Sig.e Duca Mattei, e suoi nel detto caso d’inesecuzione, ò contravenzione di potere agire, anche per via di purgazione di attentati in sequela del sopranominato monitorio, il quale a tutti gl’effetti non contenuti, ne permessi nel presente Istromento averà sempre à restar fermo, e vegliante senza alcuna novazione perché così = 8° che la presente concordia debba inviolabilmente osservarsi, siccome le Parti ad invicem nel sudetto respettivo nome promettono, e s’obligare (?) di osservare finchè sarà nella famiglia Caetani il Dominio, e possesso del sudetto Palazzo, giachè in caso diverso intende, e vole il Sig.r Duca Mattei riservata a sé, e suoi siccome d’adesso per allora si riserva contro li Possessori estranei la libertà di poter ritornare alle sue primiere ragioni a tutti gl’oggetti più favorevoli, e vantaggioso, senza che dai possessori estranei possa essere obligata la Famiglia Mattei all’adempimento, ed osservanza del presente Istromento, perché così= Quali convenzioni, e tutte, e singole altre cose nel presente istromento contenute, ed espresse la sudetta Eccellenza sua Don Giuseppe Mattei, ed il riferito Monsignor Ill.mo, e R.mo Francesco dell’Albizzi nel nome sudetto promettono esser buone, valide, e legittime, bene, validamente e legittimamente fatte, e quelle come tali e per tali sempre, et in ogni futuro tempo nel modo però, e forma di sopra espressa e non altrimenti attendere, ed inviolabilemnte osservare, contro di esse mai fare, dire opporre, ò venire sotto qualsiasi pretesto, capo, causa, ò ricercato colore. (?), altrimenti in caso contrario vogliano esser tenuti a tutti e singoli danni de quali = Que omnias alias … ora damna de quibus, quod pro quibus prefatis Exc.mii D.

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Dux Don joseph Mattei se ipsum & eiusque heredes …, Bonas, Jura & … vero Ill.mus et R.mus D. Franc.cus Albizzi Pr.rio quo supra nomine d. Ill.mum et Exc.mum D. Ducem Don Franciscum Cajetani eiusque herede Bona, Juras in ampliori forma Rev. Cam. Ap.lica solitis cum … citras obligarunt … Conte… unicas sicq.e … iurarunt … super quibus omnibus, et singuliis premissis, tamquam … recte valide, ac leg.me gestis et factis petitum (?) fecit penes (?) me Not.um pub.um, ut hoc plura publicum, sive pub.a, Istrumentum sive Instr.a conficerem atque traderem pro ut opus fuerit, et requisitus ero = Actum Rome in Palatio Solite Residentie D. Exc.mi D. Duci Mattei ibidem presentibus D Felice Topai Fil. B.m. Angeli Rom.o et D. Antonio Prossi fil. Q. Caroli Mediolanensis Testibus ad premissa …, et singula vocatis habitii special.r, atque Rogatij (?) = Marcus Conflenti Caus. … Cap. Not.= Siegue il tenore del sud.o piano fatto, e sottoscritto (?) dalli loro resp.vi architetti= Piano formato di commun’ consenso di noi sott.i Architetti sull’esecuzione del progetto concordato fra gl’Ecc.mi SSig.ri Duca di Giove D. Giuseppe Mattei, e Duca di Sermoneta D. Francesco Caietani = 1° = Permette l’Ecc.mo Sig. Duca Mattei all’Ecc.mo Sig. Duca di Sermoneta l’edificare una nuova scala a ridosso del muro del Palazzo ora Caietani nel Sito del Terrazzo, o sia Loggia con occuparne la larghezza di soli palmi dieci, e mezzo compresa la grossezza de muri, da elevarsi la detta scala sino all’altezza del tetto della scaletta, che vi è di presente la quale corrisponde appunto a linea del dado che ricorre per il muro laterale del cortile rustico del detto Palazzo ora Caietani dal qual segno sino al cornicione ultimo del detto Palazzo dovrà proseguirsi la stessa scala di un solo bianco, e perciò nella minore larghezza compreso il muro esterno di palmi tre, come dalla pianta, e respettiva (?) elevazione alle lettere A con facoltà al detto Sig. Duca Caietani di potere aprire in detta Scala fenestre a lume però e non a prospetto = 2° = Permette lo stesso Sig. Duca Mattei al sud.o Sig. Duca Caietani di costruire addosso al muro interno del medesimo cortile rustico Caietani verso il Monastero di Santa Caterina un passetto coperto al piano di d.o Terrazzo in altezza di palmi undici nel maggiore della sua pendenza, e di larghezza palmi cinque compresa la grossezza delle armature, e sponde, per tutta la lunghezza di detto terrazzo sino al muro divisorio tra i due cortili rustici de prelodati Ecc.mi SSig.ri, e non più oltre, come dalle misure, e delineazioni della pianta, e respettiva elevazione alla lettera C = 3° = Permette similmente sopra il descritto passetto in corrispondenza del secondo Appartamento la costruzzione (sic) di un altro passetto coperto come sopra dell’altezza, e larghezza del sopradetto, da estendersi questo oltre il muro divisorio anche sopra il cortile rustico Mattei per la larghezza di palmi quattordici, e mezzo, e non più, come nell’elevazione apparisce disegnato alle lettere D; con proibizione però al Sig. Duca di Sermoneta di potere aprire fenestre nella testata del primo passetto sopra menzionato al n.o 2,e con proibizione altresì di potere aprire in questo secondo passetto per quanto si estenda oltre il detto muro divisorio sopra il cortile rustico Mattei come in elevazione alla sudetta lettera D = 4° = Viceversa il Sig. Duca Caietani farà demolire la loggia con tindiera di ferro in pianta lett.a E parallela al muro divisorio per tutta l’estensione del medesimo tra li due cortili rustici Mattei, e Sermoneta togliendo affatto la rendiera non sol ma anche il piano, e le mensole con archi che lo sostengono nella testata poi, ove la detta loggia volta dall’altro lato, che si lascierà esistere, dovrà il Sig. Duca di Sermoneta fare apporre nella sudetta testata in pianta lett.a H un riparo di muro in grossezza di palmi cinque, oltre il parapetto presente, ò sia grossezza del medesimo muro divisorio, all’altezza del quale sarà tenuto uniformarsi, e conservando la medesima linea, ed altezza dovrà coprirlo con tetto, che non superi in alcun punto esso parapetto, e che penda sullo stesso cortile Caietani per impossibilitare l’affacciarvisi come in pianta d.a let.a F = 5° = simil muro, e tetto dovranno farsi ancora per tutta quella estenzione del sudetto terrazzo dell’Ecc.mo Sig. Duca Sermoneta che corrisponde sia al cortile rustico Mattei costruendo detto riparo con suo tetto,

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come sopra che non superi il piano del parapetto esistente, o sia muro divisorio per la stessa ragione di sopra espressa, e che penda sul terrazzo dell’Ecc.mo Sermoneta, come in pianta lett.a G nella quale, e nella corrispondente elevazione, che qui si unisce con distinto indice il tutto (?) più chiaramente comprendersi = In fede questo di 4° Giugno 1777 = Pietro Camporese Architetto mano propria = Ignazio Cavaliere Brocchi Architetto = Siegue parimente il tenore del … di proroga del sudetto Ecc.mo Sig. Principe Caietani = Io sottoscritto costituisco, e deputo per mio special Procuratore Mons. Ill.mo e R.mo Francesco degl’Albizzi a potere stipolare Istromento di Transazzione coll’Ecc.ma casa Mattei secondo le convenzioni, patti, e capitoli in tutto e per tutto nella presente annessa minuta = Io Francesco Caietani Duca di Sermoneta costituisco, e deputo come sopra mano propria = Che la sudetta firma sia di mano propria = Che la sudetta firma sua di propria mano del sud.o Ecc.mo Sig. D. Francesco Caietani Duca di Sermoneta, ne fò fede Io P. Francesco Barbellino di Napoli,e … … sieguito … loco X signi = Josephi Vincentini Patritius Reatinus Dei, et Sanct. … Gratia Archiep.o Nicosi Solio Pontificio Assistens, apud Sacra Majestate Regis Utriusque Sicilie … Aplicus et in Regno … … … = … et singulis … notum facimus, atque testamur suprad.m … Franciscum Barbellino a Not. De premissis Rogat., fuisse, et esse talem, qualem, se facit legalem, authenticum, et fidelem Scripturisque suis tam publicis, quam privatij … similibus n Iudicio et extra semper adhibita fuisse, ac de presenti plena indubiamque … fidem … In … Datum Neapoli ex Palaztio Aplico … 14 Mensis Junij 1777 = Ita est pro Duo … … Antoninus Alario notario de … = loco X Sigilli = Januarius della Monica Notarius Ita est Marcus Conflenzi … Cur. Cap. Not. Colleg. Pub.a ………… In Nomine Domini Amen … Fidem facio per p.ntes … cav. Cur. Cap. Not. Pub.s infrascriptus qualit. Die nona Januarii 1778 Personalit. Existentes … me Notar… (?) Ill.mi, et Ecc.mi DD Dux Franciscus Caietani fil. Ill: me: Ducis Michaelis Angeli, et Dux D. Josephi Matteo fil. Cla: me: Hieronymi Nobilis Patritij Romani … optime cogniti eorum sponte … alias … ad effectum perpetuo conservandi in adimplementum conditioni … in infradicenda apoca facto exhibiatunt (?), et … me dimiserunt apoca … inter eosq. … D. Duces … subscript., et per acta meij in … recognit. … … = In nome di Dio = Dopo il contratto di compra, e vendita seguito fra S.E. Sig.r Don Francesco Gaetani seguito fra S. E. Sig. Don Francesco Gaetani (sic) e gl’Eredi della Ill: me: Sig.r Card. Fabrizio Serbelloni del Palazzo esistente incontro la V. Chiesa di S. Lucia de Ginnasi in confine del Palazzo Mattei, riconobbe il divisato Sig. Duca di Sermoneta compratore la necessità di costruire alcuni commodi di scala, e Passetti, alli quali S. E. il Sig. Don Giuseppe mattei Duca di Giove presto di buon grado il suo assenso, sotto alcune condizioni, e modalità specificate, ed espresse nell’Istromento far essi Sig.ri stipolato li 17 (o 27?) Giugno dell’anno ora scaduto 1777 a … del Conflenti Notaio capitolino, e Vagnolini Notaio dell’AC in solidum, ed al quale nel decorso per altro della Fabrica si avidde lo stesso Sig. Duca di Sermoneta, tornargli in acconcio di ridurre a Galleria il Terrazzo, o sia loggia scoperta, che divide il Cortile rustico dall’altro cortile nobile del detto suo Palazzo, manifestandone a tale effetto le intenzioni al detto Sig. duca Mattei, il quale desiderando d’incontrare nella maniera possibile le sodisfazioni del lodato Sig. Duca di Sermoneta; Quindi è, che colla presente privata scrittura, quale vogliano le infrascritte Parti che debba esibirsi in calce del menzionato Istromento rogato come sopra li 17 Giugno 1777, ed in continuazione di quanto fu ivi stabilito, il sudetto Sig. Duca Mattei, ferme rimanendo tutte, e singole condizioni, e capitoli contenuti nello stesso Istromento, e senza la menoma loro novazione (?) ulteriormente non dissente, che il suriferito Sig. Duca di Sermoneta possa ridurre a Galleria l’attual Terrazzo, o sia Loggia scoperta situata sopra

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archi divisorio delli due cortili Rustico, e nobile del detto Palazzo ora Gaetani con facoltà di aprirvi nella detta nuova Galleria fenestre anche a parapetto bene inteso però che l’elevazione della medesima debba essere di un sol piano, e non più alta del Cornicione del Appartamento nobile, che fa la mostra nel cortile similmente nobile del sudetto Palazzo Gaetani e che in oltre il sudetto Sig. Duca di Sermoneta faccia apparire una fascia larga di travertino nella linea identifica dell’estremità superiore e strettamente a quello dell’altezza attuale dell’odierno parapetto del Muro Vecchio, o sia Loggia scoperta come sopra, ad oggetto che in tutti li tempi a venire costi dell’altezza presentanea (?) del medesimo muro vecchio modello, ed esemplare dell’altezza dell’altro muro divisorio esistente fra li Cortili Rustici Gaetani, e Mattei, al quale effetto gl’antedetti, ed infrascritti Signori Duca Gaetani, e Duca Mattei si obligano respettivamente (?) a quanto sopra … sotto la più ampla forma della RCA Roma questo di 9 Gennaro 1778 = Francesco Caetani Duca di Sermoneta mi obligo come sopra mano propria = Giuseppe Mattei Duca di Giove mi obligo come sopra mano propria = Fidem facio per …Ego Caus. Cur. Cap. Not. Pub. … qualit. … die XX Januarij 1778 = … existentes … me Not. … Ill.mi, et Exc.mi DD Dux Franciscus caetani fil. Cla. Me: Ducis Michaelis Angeli, et Dux D. Josephi Mattei fil. Cla: me: Ducii Hieronymi Nobiles Romani … mihis noti … alias … … …, et …. Et quilibet ex cis (?) recognovit et recognoscit … … …, … et subscriptionem in calce … apoce conventionum apposit. Similare iuramento ……………………………………… = Super quibus Ita est Marcus Conflenti Caus. Cur Cap. Not. Collegij In fide

Doc. XXVII Scritture private di accordo tra il Duca Francesco Caetani e il Duca Giuseppe Mattei sui lavori di modifica del Palazzo alle Botteghe Oscure (1777- 1778) AAM, Mazzo 509 «Palazzo a S. Lucia alle Botteghe Oscure Innovazioni fatte dal Duca di Sermoneta nella sua nuova Fabrica, ed emendate, come rilevasi dalli due viglietti, uno dello stesso Duca e l’altro antecedente del Duca Mattei ambedue in data dei 17 Decembre 1777 Mazzo XXXXIII «Di Casa 17 dicembre 1777 È stata incredibile la sorpresa del Duca Don Giuseppe Mattei Dev.mo Ser.re, e cognato del sig. Duca di Sermoneta, allorché si sono manifestate improvvisamente alcune finestre nel nuovo Passetto, che si sta ora costruendo, contro la lettera del ben noto Istromento stipolato nei mesi scorsi, e contro la pianta ivi inferta. Si è attribuito dallo scrivente il disordine alli Ministri, ed Esecutori ignari delle leggi della stipolazione, onde perché giungessero al lodato Sig.re Duca di Sermoneta le notizie corrispondenti alla necessità della cosa, non ha lasciato dirigersi col mezzo del suo Uditore a Mons. Albizi ben’inteso di tutto l’affare, giacché la presente situazione del Sig. Duca di Bracciano non lo rendevano suscettibile di alcun incommodo. Ma siccome il riferito prelato non ha creduto conveniente di prenderne alcuna pausa, quindi, che lo scrivente medesimo si è fatto un dovere di prevenire direttamente di quanto accade, a discapito del già convenuto, e pattuito, lo stesso sig.re Duca Gaetani, da cui attende entro domani le più pronte determinazioni, quali

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ripromettendosi coerenti alla … del giusto, spera altresì di non vedersi costretto con suo rammarico a procurarsi dalla mano del giudice le opportune provvidenze, e colla stima maggiore novamente si ripete Fidem facio per … Ego Caus. Cav. Cap. Not. Pub. Infr. Qualiter die decima septima decembris 1777 . Copia omnino consimilis presenti Biliecto circa hora quarta noctis transmissa fuit per Ill.mus et Ex.mus D. Duce Don Josephum Matthei per unum ex eius Familii Ill.mos et Ex.mo D Don Francisco Duci Sermonete ad eius Palatium solite Residentie et conspectum V. Ecclesiae S. Luciae de Ginnasiis, de … omnibus Ego … … … fidem facio, ac testimonum veritatis … … Datum Rome ex off.o meis his Die, hora et anno ….. Pro d.o Marco Conflenti caus…. Laurentius Angretta (?) Not. Pub «Casa li 17 Xbre 1777 Giacchè per sua disgrazia il Duca Caetani a preso questo Palazzo per dover dar al … Duca Mattei suo cognato disturbo a ordinato a suoi Ministri che ne più, ne faccino di ciò che è convenuto, onde non sarà che bene che l’Uditore, o l’Architetto di Casa Mattei si porti in la Faccia del luogo per tornare a mettere in pristino tutte le pretese innovazioni e si stia al convenuto ne fogli come è di dovere a pieno di rispetto si conferma aff.o …… «Palazzo a S. Lucia alle Botteghe Oscure Fogli, e Viglietti respettivi dalli 30 Decembre 1777 a tutto li 3 Gennaro 1778 tra il Duca D. Giuseppe Mattei,e Duca D. Francesco Gaetani Duca di Sermoneta per nuova elevazione di Fabrica, che da questo voleva farsi nel suo Palazzo di S. Lucia alle Botteghe Oscure, in seguito di che si venne alla sottoscrizione di un apoca sotto li 9 Gennaro 1778, ed inserita in seguito nell’Istromento già stipolato li 17 Giugno dell’anno scorso Non prima d’ora quantunque con suo rincrescimento il Duca Mattei ha postuto dare risposta all’istanza avanzatagli da S.E. i Sig.ri Duca Gaetani per mezzo del Sig.r Avv.to Misini (?) suo Ud. adesso però avendo finalmente sentito i suoi legali e procurato efficacemente che i medesimi venissero ad un sentimento più aderente alle premure di S.E. hanno essi steso l’annesso Foglio in coerenza del quale il Duca scrivente è pronto a stipolare il divisato Instromento con quella magior sollecitudine che desidera l’E.S. ed intanto contestandogli il vivo desiderio, che sia di servirla si rassegna. Essendosi intesa la richiesta fatta per parte di SE il sig. Duca Gaetani al Sig. Duca Mattei del permesso per poter costruire la Fabrica di una Galleria sopra la Loggia intermedia fra il cortile nobile, ed il cortile rustico del Palazzo ora appartenente alla Casa Gaetani, dopo essersi esaminato l’affare dai legali dello stesso Sig.re Duca Mattei, i medesimi per adesire alla particolar propensione che ha esso sig.re Duca di facilitare in cio che è possibile le direzioni del sudetto Sig.re Duca Gaetani hanno suggerito, che ferme rimanendo in tutte le loro parti le condizioni già stipolate nell’Istromento delli 17 Giugno 1777, e senza la menoma novazione, ò alterazione delle medesime, possa l’accennato sig.re Duca Mattei ulteriormente permettere la divisata Fabrica colle seguenti modalità cioè Che l’elevazione di d.a Fabrica di Galleria debba esser di un solo piano, e non più alta del cornicione del piano nobile che fa mostra nello stesso cortile nobile di d.o Palazzo Gaetani. Che nella parete della d.a Galleria dalla parte del cortile rustico debba porsi una fascia di Travertino nella stessa linea, e niente più alta del Parapetto ora esistente della sudetta loggia intermedia,

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affinchè d.a fascia debba servire perpetuamente per contrasegno dell’altezza del Muro divisorio fra d.o Palazzo Gaetani, e l’altro Palazzo Mattei, come serviva, e doveva sempre servire d.o parapetto in conformità dell’Istromento di compra, e vendita dei 24 Novembre 1682 per gli atti del Bonanni. Che siccome nell’altro moderno Istromento dei 17 Giugno 1777 stipolato per gli atti del Conflenti fra li sig.ri Gaetani, e Mattei, non altrimenti è stata da questi a quelli accordata una scaletta segreta, se non che colle fenestre a lume, e non a prospetto, così volendosi dal Sig.re Duca Gaetani formar fenestre alla parete di d.a Galleria risguardante il succennato Cortile Rustico, le medesime parimente debbano esser formate a lume, e non a prospetto, condescendendo anche il Sig. Duca Mattei perche le mostre di tali finestre per ornato siano pure tutt’intiere, con che però fino alla metà della luce sian chiuse di muro. Che finalmente per maggior stabilità, e per quiete reciproca, ed a scanso di differenze nei tempi futuri, debba di tutto ciò che qui si è espresso stipolarsi publico Instromento prima, che si ponga mano alla sud.a Fabrica. «A sua eccellenza il sig. Duca Mattei Di casa primo del 1778 La stima, che giustamente fa il Duca di Sermoneta di S.E. il sig. Duca Mattei, la stretta parentela, e armonia che passa fra loro obbligarono il Duca med.o di Sermoneta prima di eseguire il disegno già stabilito, o troppo ad esso necessario di fabbricare una stanza ad uso di Galleria sopra gli Archi, che dividono il suo cortile nobile dall’altro Cortile Rustico una volta comune con l’altro Palazzo Mattei, … un avviso all’Ecc.mo Sig. Duca Mattei per mezzo del Sig. Avv.to Mifrini (?) suo Uditore non mai in linea d’istanza, molto meno in linea di preghiera, ma a solo titolo di convenienza, acciò egli sapesse, che quanto voleva fargli punto non pregiudicava a suoi diritti, né si opponeva in conto veruno a passati contratti. Ha veduto ora il Duca scrivente non senza qualche sua sorpresa, che il Sig. Avv.to Mifrini (?) apprese un tal atto di convenienza in aria d’istanza, che si facesse per ottenerne il consenso del Sig. Duca Mattei, il quale perciò ora si compiace darlo con certe limitate condizioni. Se il Duca di Sermoneta avesse bisogno di una tal permissione sarebbe certamente tenuto a S. E. il Sig. Duca Mattei, che si compiaccia accordargliela anche con le condizioni esibite (?); ma siccome crede realmente lo scrivente non essere impedito da contratto, o legge alcuna alla esecuzione libera dell’accennato bisogno, cosi prega Egli l’Ecc.mo Sig. Duca Mattei volersi compiacere di far piu maturamente disaminare da suoi legali se sia il Duca di Sermoneta o no nella sua pienissima libertà di fabbricare sopra gli Archi esistenti dentro il suo cortile nobile nella maniera ad esso più spediente, … lo scrivente di rimettere la decisione di si tenue controversia al giudicio ancora di altre persone illuminate, le quali con l’ispezzione locale, e con la disamina de passati contratti potrebbero facilmente terminarla. Prega adunque lo scrivente S. E. il sig.r Duca Mattei voler compiacersi con qualche sollecitudine far considerare da suoi legali quanto giustamente può il Duca di Sermoneta eseguire la picciola sua fabbrica senza lesione alcuna de’ diritti di esso Sig. Duca Mattei, e favorirlo di nuovo riscontro, e rinuovandogli i sentimenti della sua ossequiosa stima si ripete suo D.mo, ed Obb.mo S.re e Cognato Aff.mo «Di casa 3 Gennaro 1778 La rispettosa stima, che ha il Duca Mattei per S.E. il Sig. Duca di Sermoneta, la stretta Parentela, e buona armonia, che passa fra loro, e che desidera lo scrivente di conservare efficacemente, sono

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stati appunto i motivi, che lo hanno persuaso ad incontrare le soddisfazioni dell’E- S. mediante il proggetto inoltratogli, non ostante che i legali della Casa Mattei dopo le più diligenti ponderazioni sieno nel sentimento, che alla nuova Fabrica di Galleria resistano la lettera, e lo spirito delli due contratti 1682, e 1777 siccome dalle ragioni rilevate nel qui annesso foglio. Tuttavia essendo il Duca scrivente portato per massima a compiacere nella miglior maniera le intenzioni di S. E. Sig.re Duca Gaetani, ha creduto di combinare la salvezza de propri diritto per l’avvenire, del che si vede responsabile anche alli suoi successori coll’attuale commodo dell’E.S. progettando il permesso alla d.a nuova Fabrica colle cautele, e modalità suggerite, le quali non tolgono al Sig.re Duca di Sermoneta l’effetto de suoi desiderij, ma soltanto provedono almeno per il tratto futuro all’indennità del Duca Mattei, che ambisce ardentemente poterla servire fin dove si estende il suo arbitrio, e qui col solito inalterabile rispetto si rinova suo dev.mo serv.e e cog.to «Per decidere se competa, o no al S.E. il Sig.re Duca di Sermoneta la facoltà di elevare una nuova Fabbrica sopra il muro vecchio, che divide il cortile nobile dal rustico del Palazzo ora Gaetani, non accade impegnarsi nell’esame di quanto ne dispone la legge, giacché nel caso presente conviene tener dietro alle tracce del contratto 1682; e 1777; il primo con Negroni, ed il secondo colla stessa E.S. Sig.re Duca D. Francesco Gaetani. Li legali dell’Ecc.ma Casa Mattei chiamati ad indagare imparzialmente la rilevanza dell’uno, e dell’altro contratto per quindi stabilire con buona fede se venga a trarsene qualcuna giusta influenza ostativa all’innalzamento della divisata Fabrica, hanno dovuto purtroppo riconoscere non meno dalla lettera, che dallo Spirito delle riferite stipolazioni essere inesercitabile il diritto di elevare Fabrica, che forma il soggetto della presente disputa. La Lettera dell’Apoca 1682 prescrive più cose, che tutte tendono di concerto a proibire l’elevazione di qualunque nuovo edificio precisamente sul muro vecchio intermedio fra il cortile nobile, e rustico del d.o Palazzo Gaetani. 1°: si dice nell’accennata Apoca, che il sud. Muro vecchio esser dovesse di misura, l’esemplare, ed il modello dell’altro Muro divisorio da costruirsi [come lo fu realmente costruito] in confine, e separazione del cortile rimasto alla Casa Mattei, ivi= Quale muro divisorio si dovrà fare a spese del sig.re compratore, alzandolo sino all’altezza del Muro vecchio dell’altro cortile= n.2= si volle, che lo stesso muro divisorio non potesse tenersi ne piu alto, né più basso del medesimo muro vecchio, senza un permesso esplicito della Casa Mattei venditrice, ivi= Alzandolo sino all’altezza del muro vecchio, e non più e non si possa tener più basso senza licenza, e consenso del Sig. Venditore= 3° finalmente a piu chiare note venne proibito tanto al Compratore, che al venditore l’elevar Fabriche superiori all’altezza del replicato muro divisorio, ivi= Il Sig. Venditore non potrà alzare Fabrica alcuna che superi d.o muro [cioè divisorio] del detto Cortile fabricato tutto a spese del Sig.re Compratore, e l’istesso dovrà osservare il Sig.re Compratore. Li tre premessi capitoli dell’Apoca 1682 sono altrettante voci, colle quali li contraenti si fecero ben’intendere, che non fosse lecito vicendevolmente costruire nuove Fabriche eccedenti il livello del muro divisorio fra il cortile venduto, e quello restato in dominio della Casa Mattei. infatti se il muro vecchio , sopra a cui si vorrebe in oggi edificare, doveva essere in tutti i tempi avvenire lo specchio, ed il modello dell’altezza del muro divisorio, acciò mai potesse questi o inalzarsi, o deprimersi fuori della linea parallela mostrata dall’antica situazione del d.o muro vecchio; non sarà dunque permesso al sig.re Duca di Sermoneta inalzar Fabrica sul d.o Muro Vecchio, la di cui

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perenne depressione deve servir di traccia all’altezza dell’opposto muro divisorio, in coerenza del 1° e 2° dei Patti surriferiti. Niente meno preciso si scorge il cap. 3° ove se genericamente e senza frase resta vietato al Compratore, e al Venditore l’inalzare Fabrica alcuna sopra l’altezza del muro divisorio; dunque è fuori di disputa la totale incompetenza di facoltà nel lodato Sig.re Duca Gaetani. È vero, che in questo stesso Capitolo si parla ancor dell’appoggio … a favore della Casa Mattei venditrice relativamente al Muro divisorio, previa peraltro la licenza del Compratore; ma da ciò non deriva la conseguenza di essere proibita l’elevazione di Fabrica soltanto in quella parte ove fu permesso l’appoggio, cioè sopra il muro divisorio medesimo. Mentre nella stessa maniera, che fu limitato, e ristretto l’appoggio al d.o Muro divisorio, ivi = L’appoggio di d.o Muro divisorio dalla parte del Sig.re Venditore si dovrà concedere dal Sig.re Compratore col suo consenso, e licenza= così all’opposto senza veruna restrizzione al sudetto muro venne anzi proibito indefinitamente l’inalzar Fabrica qualsivoglia, che lo eccedesse in altezza, ivi= Ma non potrà alzare fabrica alcuna, che superi d.o muro del cortile= Avevano in fatti già proveduto li contraenti colli premessi Capitoli 1° e 2°, all’esclusiva d’inalzamento qualunque del muro divisorio oltre la misura assegnatagli; dunque col Cap. 3 non intesero provedere un’altra volta al caso identifico, cioè di fabrica sopra il Muro divisorio, a cui risguarda l’appoggio; ma vollero dir di più, cioè che nelli respettivi cortili del Compratore non si potesse alzare alcuna Fabrica, che superasse il livello dell’accennato muro divisorio. La Lettera del Contratto 1682 si unisce ancora lo Spirito assai parlante. Previddero benissimo li sud.i Contraenti che l’elevazione di nuove Fabriche nelli respettivi Cortili andava a togliere la ventilazione più libera connaturale all’ampiezza maggiore del vuoto, ed il prospetto tanto più esteso, quanto meno si frappongono impedimenti. Già pertanto mirarono tutti li Patti proibitivi di Fabrica, onde siccome colla disegnata elevazione sul muro vecchio, confine, e termine del Cortile rustico ora Gaetani, andrebbe a togliersi l’uno, e l’altro beneficio della ventilazione, e prospetto nella maniera, che dal tempo della vendita fin’al presente si sono goduti dalla Casa Mattei, così senza meno verrebbe a distruggersi lo Spirito del contratto. E qui torna in acconcio il riflettere che quante volte il Cap. 3° dell’Apoca 1682 fosse limitato alle sole Fabriche erenti (?) al muro divisorio, s’incontrarebbe la piu forte incongruenza del assurdo, cioè di essersi proibita la Fabrica sul dorso del medesimo muro, ma non già in distanza anche di un mezzo per altro, o di un dito, dallo stesso muro divisorio. Perché dunque tanta cura nei contraenti, che il d.o Muro divisorio non dovesse mai soffrire anche leggiero inalzamento, oltre il disegno quando in distanza di un pollice fosse stato lecito ai possessori dei respettivi Palazzi inalzar nuovi Muri fin alle stalle (o stelle?)? Combina mirabilmente colla lettera, e collo spirito del contratto 1682 anche la recente stipolazione 1777. Basta scorrerla, per accertarsi che l’Apoca 1682 fu riconosciuta come quella che vietava senza riserva l’elevazione di alcuna nuova Fabrica segnatamente in qualsivoglia lato del cortile rustico, essendo di tal natura quell’edificio, che vorrebbe inalzarsi sul muro vecchio; in guisa che ad effetto di essere abilitato alla costruzione di nuova scala nel sito del Terrazzo ebbe S.E. di Sermoneta a riportarne il permesso del Sig.re Duca Mattei Che è quanto

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IV.

La committenza del cardinale Girolamo Mattei dal 1573 al 1598

Doc. XXVII Lavori nel palazzo e convento capitolino commissionati dal cardinale Girolamo Mattei (le voci sono state tratte dai vari libretti contabili del cardinale e sistemate in ordine cronologico: 1592, 1594, 1597- 1599) AAM, Mazzo 515, Registro dare- avere 1588- 1594; Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601; Registro del dare- avere 1596- 1601; Libro dei Conti di Orazio Polidori 1597- 1598

«E a di detto [29 febbraio 1592] scudi 15 di moneta pagati a m.ro francesco muratore a conto di lavori che fa nel palazzo d’araceli___ scudi 15 E a di detto [29 febbraio] scudi 15 di moneta pagati a ms.ro Francesco Scarpellino a buon conto di lavori come sopra___ scudi 15 E a di 6 di ottobre di moneta pagati a ms.ro Carlo falegname a conto di piu lavori che fa per S. S. Ill.ma In ara celi___ scudi 20 E a di 11 detto [marzo] scudi 15 di moneta pagati a m.ro Domenico scarpetti a buon conto di lavori che fa nel palazzo d’araceli____ scudi 15 E a di 10 detto [marzo] scudi 20 di moneta pagati a m.o Carlo falegname a buon conto di lavori che fa per il palazzo d’araceli___ scudi 10 E a di 28 detto [marzo] scudi 20 di moneta pagati a ms.ro carlo falegniame a buon conto di lavori che fa nel palazzo d’araceli___ scudi 20 E a di primo d’agosto scudi 6 di moneta pagati a m.ro Agostino Imbianchatore disse per Imbianchare il palazzo d’Araceli___ scudi 6 Ill.mo et R.mo mons. Gir.mo Card.le Mattei deve dare adi 11 d’aprile scudi 15 moneta pagati a Carlo falegniame disse a buon conto di lavori che fa in araCeli___ scudi 15 E a di detto [11 aprile] scudi 18 pagati a Francesco muratore per resto di quanto deve havere per resto di lavori fatti in araCeli___ scudi 18 E a di 20 [aprile] detto scudi 50 moneta pagati a ms.ro Martino vitraro per tre invetriate fatte nel palazzo d’araceli___ scudi 8.50 E a di detto [14 aprile] scudi 5.50 moneta pagati a Agostino Inbiancatore per Inbiancare il palazzo d’araceli___ scudi 5.50 E a di detto [9 aprile] scudi 16.55 moneta pagati al s.r Perinto Lutij disse per tanti spesi nel palazzo d’araceli __ scudi 16.55 Ill.mo et R.mo mons. Gir.mo Card.le Mattei deve dare adi 11 d’aprile scudi 15 moneta pagati a Carlo falegniame disse a buon conto di lavori che fa in araCeli___ scudi 15 E a di detto scudi 18 pagati a Francesco muratore per resto di quanto deve havere per resto di lavori fatti in araCeli___ scudi 18 E a di 20 detto [aprile] scudi 50 moneta pagati a ms.ro Martino vitraro per tre invetriate fatte nel palazzo d’araceli___ scudi 8.50 E a di 22 detto [aprile] per 27 di moneta pagati a m.ro Arcangiolo ferraro per resto di lavori fatti in araceli___ scudi 27 E a di detto [24 aprile] scudi 20.50 moneta pagati a m.ro Carlo falegniame disse per resto di lavori fatti nel palazzo d’araceli___ scudi 20.50»1. 1

AAM, Mazzo 515, Registro dare- avere 1588- 1594, cc. 12v- 14 v.

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«Molto m.ci ss.ri Ubertini. Piacerà alle ss.rie vostre di pagare a m.ro Jacomo Vetraro scudi sedici di moneta che sono per la manifattura di tre invetriate che fece per me alla Chiesa di s.to Adriano, et per haver acconcio l’invetriate d’Araceli che saranno ben pagate. Iddio vi guardi. Di casa li 21 di marzo 1594»2 «E a di 6 de febraro [1597] scudi venti de moneta pagati a ms Marcello del fico muratore contanti a bon conto per il mattonato che ha da fare nella sala de Araceli___20»3 « Molto m.co sig. Tiberio Cevoli. Piacerà a VS di pagare a m.ro Marcello di lo fico muratore scudi quaranta di moneta a bon conto del mattonato della sala d’Araceli che saranno ben pagati. Dio la contenti. Di casa li 6 di marzo 1597»4 «E a di 7 de marzo [1597] scudi quaranta de moneta pagati a m.ro marcello del fico muratore a bon conto del mattonato della sala d’Araceli___40 E a di 13 de maggio [1597] scudi cinque pagati a ms Alessandro Fantasini per comprar cera per l’impannate d’Araceli___5»5 «Il s.r Tiberio Cevoli. Piacerà a VS di pagare a ms Alessandro Fantasini scudi cinque di moneta per comprarne tanta cera bianca per l’impannate del palazzo d’Araceli, che saranno ben pagati. Dio la contenti, di casa li 13 di Maggio 1597 Ill. sig. Tiberio Cevoli. Piacerà a VS di pagare alli m.ri heredi di Bartolomeo Signori scudi sette & 16 di moneta sono per prezzo e intero pagamento di canne diciannove di tela bordata, et migliara (?) quattro di bollette prese da loro per far l’impannate nel palazzo d’Araceli che saranno ben pagati. Dio la contenti. Di Casa li 23 di maggio 1597 Ill. sig. Tiberio Cevoli. Piacerà a VS di pagare a m.ro Vittorio Lodi falegname scudi trentadoi b. 30 di moneta che sono per saldo et intiero pagamento di lavori fatti nel palazzo d’Araceli, et qui in casa sia a … presente giorno per servitio nostro che saranno ben pagati. Dio la contenti. Di casa li 23 di Maggio 1597 Ill. sig. Tiberio Cevoli. Piacerà a VS di pagare a m.ro Marcello del fico Muratore scudi cinquantasette b. 60 di moneta sono per integro pagamento delli mattonati fatti nel Palazzo d’Araceli, et altri lavori fatti per servitio nostro sin a questo presente giorno che saranno ben pagati. Dio la contenti. Di casa li 23 di Maggio 1597»6 «E a di 23 detto [maggio 1597] scudi cinquanta sette b. 60 de moneta pagati a Marcello del fico muratore disse per intiero pagamento del mattonato fatto nel palazzo d’Araceli, et altri lavori___57.60 E a di detto scudi trentadue b. 30 de moneta pagati a ms vittorio lodi falegname disse per saldo e intiero pagamento de lavori fatti per servizio de SS Ill.ma in detto palazzo___32.30»7 «Adi 16 di febraio 1598. A m.so Jacomo Bristo vetraro per vetri, tessinelle (?) invetriate d’Araceli, et per haverle lustrate___2:70»8. 2

AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601, c. 3 v. AAM, Mazzo 515, Registro del dare- avere 1596- 1601, c. 3 r. 4 AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601, c. 27 v. 5 AAM, Mazzo 515, Registro del dare- avere 1596- 1601, c. 3 v. 6 AAM, Mazzo 515, Riscontro del Banco Ceoli- Ubertini 1594- 1601, cc. 28 r- 29 v. 7 AAM, Mazzo 515, Registro del dare- avere 1596- 1601, c. 4 r. 8 AAM, Mazzo 515, Libro dei Conti di Orazio Polidori 1597- 1598. Alcune delle voci qui trascritte si trovano già citate in Il Trattenimento di virtuosi cit., nota 10 p. 18 ma esse vengono riferite esclusivamente al convento dell’Aracoeli, probabilmente perché, a partire dalla donazione di Paolo IV, sia la Torre che il convento francescano vengono considerati come due nuclei di un unico complesso, v. più avanti nel testo. 3

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«A di 13 di maggio [1599]. (…) A ms Alessandro fantasini disse per pagare l’hebreo che accomodo li corami in Araceli___2:10 Ad un facchino che scopo tutte le stanze del palazzo d’Araceli d’ordine di ms Alessandro sopradetto___0.10 A di 21 di maggio. (…) A dui facchini per ordine di ms Alessandro che disse haverli fatto portare le robbe in Araceli___0.70 A di 27 di maggio 1599. A ms Girolimo sottoguardarobba per comprar una catinella da lavar le mani di maiolica per VSI in Araceli___0.35 A di 2 di giugno. A ms Alessandro fantasini disse per pagare una chiave per l’Araceli___0. 30 A di 26 di giugno. A ms Alessandro Fantasini disse per pagare tre serrature con le sue chiavi, et due altre chiavi di più tutte per l’araceli___0. 90 Al detto disse per comprar un mortaro di Pietra per la cucina dell’Araceli___0. 40 Al detto per pagare un pestello, et un stendarello da pasta pur per la cucina d’Araceli____0. 25 Al detto disse per pagare pignatte et cucchiari di legno per … della cucina d’Araceli___0. 39 Al detto disse per portatura di dette robbe in Araceli___0. 5 A di 28 di Giugno. A ms Alessandro fantasini disse per comprare due tavole da cucina grandi per la cucina d’Araceli___2:50 A di 2 di luglio 1599. A ms Girolimo sottoguardarobba per ordine di VSI per far fare l’impannate nelle stanze del fagnano et del secretario in Araceli cioè per carta, reale (?), spago, bollette, et colla; et per certo filo che disse haver comprato per servizio di VSI___0. 80 A di 6 di luglio. A ms Alessandro fantasini disse per pagare serrature et chiavi fatte in Araceli et alla camera d’Erasmo Aiutante___0. 50 A di 8 di luglio. A ms Alessandro fantasini disse per far scopare tutto il palazzo d’Araceli___0. 10 A di 17 di luglio. A ms Alessandro fantasini disse per pagare li facchini che havevano sgombrate le stanze dove habitava VSI et portate le robbe in guarda robba___1 Al detto ms Alessandro disse per pagare una chiave et serratura qui in Araceli per le stanze del secretario___0. 20 A di 18 di luglio. A ms Alessandro fantasino disse per comprar li cortelli per la cucina di VSI in Araceli___0. 80 A dui facchini per cinque torni, che havevano caricato il carretto a Casa, levato le robbe dalle stanze et condotto qui nelle stanze in Araceli del secretario e mie, et alla credenza, con altre robbe___1:20 A di 21 di luglio. Alli medesimi facchini per la conduttura d’alcune robbe del s.r fagnano, di Cesare, et di Mutio palafreniere, qui in Araceli___0. 60 A di 27 di luglio. A ms Girolimo sottoguardarobba per comprar due Passi di legna a Ripetta, et per condurli qui in Araceli___4:60 Per una soma di carbone comprata da Camillo Palafreniero qui per l’Araceli___1:20 Al chiavaro per ordine di ms Alessandro fantasini disse per una serratura con la sua chiave, et un catenaccetto per la camera di ms Erasmo___0. 40 A di 17 di agosto. Per un passo di legna et per conduttura qui in Araceli___2.30 Al chiavaro per una serratura con la sua chiave, et con la stanghetta di ferro per la porticciola della lumaca qui del palazzo d’Araceli, et per una chiave per la porta della grotta___0. 60 A di 26 d’Agosto 1599. (…)Per un passo di legna qui per l’Araceli___2:30 A di 4 di settembre 1599. Per un passo di legna condotto qui in Araceli___2.30 A di 14 di settembre. Per un passo di legna condotto qui in Araceli___2:30 A di 24 di settembre. Per un mezzo passo di legna condotto qui in Araceli___1:15

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A di 20 [settembre]. (…) Per cinquanta libre di vitella fatta comprare da m.ro Paolo Cuoco sin alli 28 d’Agosto passato per ordine di VSI per dare alli frati qui d’Araceli a & 4 la libra___2»9.

Doc. XXVIII Contratto tra il Duca Giuseppe Mattei e Pietro Paolo Panci per il restauro della cappella Mattei in S. Maria in Aracoeli, 19 giugno 1800 AAM, Mazzo 649, Contratto tra il duca Giuseppe Mattei e Pietro Paolo Panci «Ritocchi di Pittura della Cappella della Pietà in Araceli della Ecc.ma casa Mattei Scandaglio del figurista Pietro Paolo Panci, per lavare con il segreto tutti li quadri dipinti a fresco della Cappella della pietà in Araceli e stuccarli dove bisogna, e ritoccare con fedeltà tutto il guasto della pittura, cioè salnitro di macchie, scrostature e strofinature di scale Appegiate, è sono Otto quadri nella cuppola, e cinque tondi Li quattro angholi della cuppola Quattro sotto archi con sedici quadretti Dui quadri grandi nelle due lunette Dui laterali grandi Dui Apostoli accanto il quadro del Altare Et altri ventisei quadri piccoli, è grandi in tutto Il resto del Architettura, con uno da farsi di novo sotto il S. paolo che in tutto asciende al N.ro di 65 quadri. E sopra alla cuppola sono patiti assai. Si ristringa il detto pittore per scudi 36. Rinvenuta (?) la sudetta somma per scudi 25; e per il di più ad arbitrio dell’E. S. fino ai scudi 30. Io Sotto scritto o Ricevuto dal sig. Domenico Alibrandi maestro di casa del sig. Duca Mattei scudi ventisette, quali sono per saldo del sudetto conto questo di 19 giugno 1800 per pietro paolo panci Marco Migliarini».

Doc. XXIX Trascrizione dei documenti sulla cappellania Mattei in San Francesco a Ripa (1776- 1777) AAM, Mazzo 448, Cappella gentilizia a S. Francesco a Ripa «Copia semplice del Istromento di Censo in sorte di scudi quattrocento creato dall’Ill.mo D. Giovan battista Bini a favore del sig. Duca Mattei Il giorno 16 agosto 1776 Alla presenza di noi notari in solidum stipolanti e testimonii infrittis p.nte, e … costituito l’Ill.mo Sig. Don Gio: Batta Bini … della b.m. di Girolamo Romano, come odierno, ed attuale Possessore della Cappellania ordinata dal q. Matteo Carabella, ed eretta nell’altare del S.mo crocifisso in S. Silvestro in capite di Roma, facendo l’infrascritto ottenuto dall’E.mo e R.mo Sig. Card Vicario, come delegato dalla Sagra Congregazione de Vescovi e Regolari per gl’atti del Cecconi Not. in solidum stipolante, emanato li 14 del corrente mese la di cui fede si consegna come … ad effetto 9

AAM, Mazzo 515, Libro dei conti di Orazio Polidori 1597- 1598.

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d’inserirla nel presente istromento dal tenore… a noi Not.o cognito, di sua spontanea volontà, e nel nome sud.o, et in ogni altro miglior modo per sopra num.o cinque fenili posti in questa Dominante al … a d.a Cappellania spettanti cioè uno posto nel vicolo dell’Inferno confinante da una parte colli beni del Patrimoni Gomez salvi altri. Altri due fienili posti nel vicolo detto delli due fienili uno de quali confinante con li Beni di d. Sig. Don Gio; Batt.a Bini, e dall’altra parte colli beni delli RR PP di S. Cosma e Damiano, e l’altro confinante da una parte con li Beni del medesimo sig. Don Gio: Batt.a Bini, e dall’altro lato con altri Beni e fenili parimenti del med.o sig. D Gio: Ba: Bini, qual fenile si ritiene dalla Sagra Visita Salvi altri numero altri due fenili posti dietro l’Orto del P. del Popolo, confinanti da una parte con li Beni sinibaldi e dall’altra parte con Consalvi, salvi altri _ e generalmente sopra tutti e singoli altri Beni stabili a d.a cappellania spettanti, et appartenenti, ha imposto costituito, creato ed assegnato, conforme impone, costituisce, ed assegna un anno perpetuo, ma redimibil censo, o sia rendita di scudi dodici m.ta Romana da Pavoli X per scudo , e così alla ragione di scudi tre m.ta per ogni centinaro, e danno in sorte principale di scudi quattrocento, quale così imposto, costituito creato, ed assegnato ha veduto, ceduto, conforme vende, e cede a favore di Monsig.r Ecc.mo e R.mo Don Alessandro Mattei de Duchi di Giove come Abbate Commendatario dell’Insigne Abbadia di S. Croce,e Priorato di S. Maria in Abbatissis nella Terra de Conti, quantunque assente, il sig. Alfonzo Orenghi Computista dell’Ecc.za sua R.ma, presente et accettante ed insieme con noi Notai legittimamente stipolante. E per causa e titolo di simil imposizione, e creazione di censo di Sig. Don Giovanni Battista Bini, come cappellano sud.o ha ancora ceduto, e rinunciato, conforme cede, e rinuncia a favore dell’Ecc.za sua R.ma, come Abbate Commendatario … tutte, e singole ragioni, ed azzioni niuna affatto riservandosene, se non se (?) il patto di poter quello redimere e ricuperare, come si dirà in appresso ed averle anche con la piena… del costituto, et effetto del Precario in forma non solo in questo, ma in ogn’altro miglior modo. E questa imposizione e creazione del sud.o censo di annui scudi dodici m.ta d.o sig. ab. Don Gio: Battista Bini, come cappellano sud. l’ha fatta fa, e dice, e dichiara di fare a favore del prenomato Monsignor Ecc.mo e R.mo Don Alessandro Mattei come Abbate comm.io sud.o quantunque assente d. Sig. Alfonzo Orenghi Computista dell’Ecc.za sua R.ma come sopra presente ed accettante per il prezzo, e nome di prezzo di scudi quattro cento moneta Romana da Pavoli dieci per scudo, e questi provenienti dalla restituzione di altro simile censo, già altre volte contratto dalla communità di Sassoferrato a favore del sud.o Priorato di S. Maria in Abbatissis nella d. Terra de Conti, e de denari ritratti dalla vendita di diversi alberi di quercia tagliati nelli beni del med.o Priorato, ed in vigore della debita licenza ottenuta, e non altrimenti. Quali ora alla presenza di noi notarii, e testimoni infrascritti manualmente et in contanti d.o Sig. D Gio: Batt.a Bini, come cappellano sudetto ha, e riceve dal prenomato et Ecc.mo et R.mo Monsig. Don Alessandro Mattei, come Abbate commendatario sud.o per le mani però del d.o Sig. Alfonzo Orenghi di Luis Computista, e quelli intante cedole del Sagro Monte della Pietà di Roma congiurate in bianco a se tirò, e chiamandosi ben contento, e sodisfatto, ne ha fatto e fa a favore dell’Ecc.za sua R.ma come Ab. Commendatario sud. … finale e finalissima quietanza in soma, anche per patto, non solo in questo, ma in ogn’altro miglior modo. Qual somma di scudi quattrocento m.ta come sopra ricevuti non per anche mossi sotto gl’occhi di noi Notarij e Testimonij infrascritti d.o Sig. Don Gio: Battista Dini come cappellano sud.o inerendo alla preinserta licenza ottenuta li consegna contestualmente in mano di Mastro Antonio Catalli Capo Mastro Muratore, quali sono per saldo e final pagamento delli lavori già fatti in detti Fenili in tutto e per tutto a tenore di dd.o Rescritto, e decreto, alli quali scudi quattrocento d.o Sig. Antonio Catalli capo M.ro Muratore a se tirò, e chiamandosi ben contento, e sodisfatto, ne ha fatto, e fa primario a

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favore dell’Ecc.za sua R.ma come ab.e Commendatario sud.o da cui provengono dd denari, e secondario a favore el d.o R. Sig. Don Gio: Battista Bini, come Cappellabo sud. ampla finale, e finalissima quietanza in forma anche epr patto non solo in questo, ma in ogn’altro miglior modo, ed inoltre d. Sig. Antonio Catalli ha ceduto e rinuncia conforme cede, e rinuncia a favore dell’Ecc.za Sua R.ma Monsig.r Alessandro Mattei come Abb. Commendatario sud.o quantunque assente d.o sig. Alfonzo Orenghi di lui computista p.te e accettante tutte e singole le ragioni, azzioni, privileggi et ipoteche, anche d’interiorità, e poziorità (?), traslativam., e non estensivamnte tali quali sono, e purchè contro del d. Sig. cedente non possino mai ritorcersi nemmeno in concorso, non solo in questo ma in ogn’altro miglior modo. Qual anno perpetuo ma redimibbile censo di dd annui scudi dodici m.ta come sopra crearo, e contratto d.o Sig. Don Gio: Battista Bini, come cappellano sud.o ha promesso, e si è obbligato, conforme promette, e s’obliga pagare, e con effetto liberamente sborzare a d.o Monsig. Ecc.mo, e R.mo Don Alessandro Mattei come Abbate Commendatario sud.o ed altri abbati commentatorij pro tempore possessori di d.a Abbadia, a suo leggittimo esattore di sei in sei mesi posticipatamente la sua rata parte qui in Roma liberamente rimossa ogni e qualunque eccezione, perché così. E per maggior cautela, e sicurezza del puntual pagamento delli frutti di detto censo d.o R Sig. Don Gio: Battista Bini come cappellano sud.o ha promesso, e si è obligato conforme promette, e s’obliga di trarre un ordine fisso per d.a somma di scudi Dodici a d.o M.ro Antonio Catalli affittuario di … da sudd. Fenili spettan. tra d. cappellania da pagarsi nelle scadenze e qualoa dal d. Catalli affittuario si dimettesse d. Fenile, debba d.o Sig. Don Giu: Ba: Bini come cappellano sud.o esser tenuto, ed obligato conf.me promette e s’obliga, trarre à favore dell’Ecc.za sua R.ma, come Ab.e Commendatario sud.o e dei … pro tempore in d.a Abbadia altro ordine fisso p. detti frutti diretto ad altro affittuario di detti fenili, e non altrimenti perché così. Mancando poi d.o R. Sig. Don Gio: Batt.a Bini come cappellano sud.o al puntual pagamento del sud. annuo censo di scudi dodici come sopra, convenuto ne modi, e termini sopra espressi oltre il rigore dell’infrascritto genrale obligo Camerale di tutti e singoli beni a d.a cappellania spettanti sia lecito a d.o Monsig. Ecc.mo e R.mo Don Alesandor Mattei come Ab. Commendatario sud.o e sud.i in d. Abbadia senza vizio di spoglio, nullità, et attentatima di propria autorità, senza alcun decreto o mandato di giudice andare al possesso di detto fondo censito, e quello così preso ritenere, ed in esso continuare anche a titolo di salviano (?) interdetto con disporre, come in casa propria fino all’intiera sodisfazione e con la facoltà delli numero cinque fenili, come sopra censuati, locare ed affittare gl’affitti esigere, e dell’esatto quietare con la … et Alter ego, e generalmente promettendo / in ogni miglior modo/. Promettendo d.o R. Sig. Don Gio: Battista Bini, come cappellano sud.o li sudetti cinque fenili con tutti li suoi annessi, e connessi per fondo di d.o censo, come sopra in vigore della preinserta licenza assegnati, alla med.a cappellania Carabella spettare et appartenere, essere liberi, immuni et esenti da qualunque altro censo, peso canone, livello, obligo, ipoteca, e da quals. altro gravarne che possa essere di pregiudizio dell’imposizione del presente censo, ed essere capaci dd Fenili a sostenere d. censo, e di magior somma, qual imposizione promette esser buona vera valida, e leggittima, bene validamente, e legittimamente fatta e come tale sempre attendere, mantenere, ed inviolabilmente osservare, averla rata (?), grata, valida e ferma, e nella presente imposizione farvi acconsentire qualsivoglia persona tanto Ecclesiastica che secolare, e luoghi pii, che avessero o pretendessero avere …, o interasse alcuno, come pure promette, come cappellano sud.o li detti fenili non averli ad altri venduti, ceduti, dati, donati, ne in qualsivoglia altra maniera alienati presone anche il Vocabolo dell’alienazione largo modo, ne fatto altro in pregiudizio della presente imposizione altrimenti in

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caso contrario a tutte e singole cose di sopra contenute, ed espress,e, e risultanti dalla natura del presente contratto d.o R Sig. Don Gio: Batt.a Bini, come Cappellano sud.o suole esser tenuto, et obligato d’ogni … Generale, Universale, e particolare in forma di raggion valida, e qui in Roma solita, e consueta ed a tutti e singoli danni /de quali/ si conviene per patto espresso, che sia lecitp sempre et in ogni futuro tempo a d.o R Sig. Don Gio: Batta Bini come cappellano sudetto, e li di lui cappellani successori a d. Cappellania redimere e ricuperare detto annuo censo di scudi dodici m.ta per il medesimo prezzo, e somma di scudi quattrocento m.ta in un sol pagamento, pagati tutti li frutti fin allora decorsi compreso anche il Bimestre della disdetta da farsi per due mesi avanti a tenore della Bolla della S.M. di S. Pio PP V emanata sopra il modo e forma di creare i censi il di 12 Febraro 1568, alla quale dd. sig. Contraenti in tutto e per tutto si uniformano, e non altrimenti. E finalmente si convene, che in caso di retrovendita del presente censo, il di lui prezzo e capitale di scudi quattrocento debbasi depositare o nel Sagro Monte di Pietà, o Banco di S. Spirito di Roma in credito di d.a Abbadia, e Priorato di S. Maria in Abbatissis nella Serra de Conti, ad effetto con ordine, o ordini di d. Monsig. Ecc.mo e R.mo Don Alessandro Mattei, come Abbate Commendatario sud., e scud. Pro tempore in d.a Abbadia rinvestirli in luoghi de Monti Camerali non vacabili, o in altri censi con Luoghi Pii, o Communità dello stato Ecclesiastico, o pure con particolari ò Beni stabili in conformità dalli licenze sudette ottenute, e non altrim. / perché così/.

«Lettera del Guardiano dei padri francescani di San Francesco a Ripa al duca Giuseppe Mattei di Giove Ecc.mo Signore Il Guardiano, e religiosi di S. Francesco a Ripa, … Ill.mi dell’Ecc. sua, l’espongono, come la Sig.ra Donna Faustina Duchessa Mattei Paganica ultimamente defonta, ed erede della Cappella della Pietà di ius antico di Casa Mattei esistente nella Chiesa del sudetto Convento, a guisa di altri Padronali oltre di aver sempre invigilato al di lei mantenimento con opportune riattazioni, e congrue prestazioni per le sacre suppellettili, imitando in ciò la generosa attenzione de suoi antenati, vi faceva ancora arder la Lampada si di giorno che di notte, per il mantenimento della quale somministrava ogn’anno 20 boccali in circa di olio in propria specie; e per la festa di S. Maria Maddalena faceva dare ogni anno intorno a sette libre di cera, onde celebrarla coll’esposizione della reliquia di essa santa dipinta nel quadro dell’altare. Defonta ultimamente essa Pia Signora, e pendente il dominio di questa cappella, i Religiosi oratori per decoro di essa cappella, e per rispetto alla casa Mattei, ed eredi futuri, avendo creduto di dover continuare a mantenervi la lampada accesa sì di notte che di giorno a guisa delle altre Cappelle Padronali con l’olio del convento, sicuri, che poscia sarebbero stati rinfrancati dalla generosa munificenza del successore nella eredità; supplicano l’Ecc. V.a cui anno avuto notizia essere ora felicemente succeduta nell’eredità medesima a volersi degnare di dar ordine che il povero convento sia compensato del consumo fatto dell’olio in questo tempo per la sudetta lampada; e pregano la medesima a volersi degnare di continuare a guisa di altri Padronali di Cappelle la manutenzione di essa, che ora si ritrova in ottimo stato, ridotta a perfezione con non picciole spese dai Duchi Mattei, e celebre per il quadro del suo Altare dipinto da Annibal Carracci: e di anche continuare la somministrazione dell’olio per la Lampada, che sempre vi si è mantenuta accesa, non solo per decorso di essa Cappella esposta al concorso di Forastieri massimamente Oltramontani a cagione del sudetto celebre Quadro; ma ancora per l’uniformità delle altre Cappelle Padronali, e per

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riguardo ai defonti dell’Ecc.ma Casa Mattei dal 1466 fino al 1740 per quanto si ha notizia qui in gran numero sepolti. «Memoria nella quale si dimostra il jus onorifico, che ha avuto, ed ha l’Ecc.ma Casa Mattei su la Cappella della Pietà esistente nella chiesa di S. Francesco a Ripa Presso de’ Religiosi Oratori non esiste Istrumento o altro simile carta di concessione alla Casa Mattei della Cappella della Pietà esistente nella Chiesa di San Francesco a Ripa: ma ciò non ostante è più che certo, che ab immemorabili detta Cappella ha avuto l’onore di essere di jus onorifico di detta Ecc.ma Casa 1. Per il jus antico che ha, ed ha avuto della propria sepoltura in questa cappella Fin dall’anno 1466 vi fu sepolto con particolare iscrizione Giacomo Matteo de Mattheis, e forse molto prima di quest’anno, Paolo …, e Donna Bona moglie di Luca di Lorenzo di Giovanni Mattei (Som. Num. 1). Da un lato della Cappella si vede il nobile deposito di Laura Frangipani Moglie del Duca Ludovico Mattei, defonta l’anno 1635; e dall’altra banda quello del cardinale Orazio Mattei morto l’anno 1687, ambedue decorati con busto, e di iscrizione sepolcrale (Som. Num. 2). Similmente di qua, e di là dell’Altare dentro due nicchie in due tavole di marmo si vede l’elogio in una del Duca Mario Mattei Orsini, e nell’altra di Silvia Santacroce, e di Mario suo figlio; e nel pavimento in altra lapide la memoria del Duca Giuseppe Mattei Paganica (Som. Num. 3). Finalmente dentro questa cappellania vi è la sepoltura comune a tutta l’Ecc.ma Casa con sopravi nel coperchio di marmo questa iscrizione Hic requiescunt corpora Familiae Matthaeiorum ex Ducibus Paganicae et Montisnigri E dentro di essa riposano le ceneri oltra dei tre mentovati, di venticinque altri defonti di Casa Mattei, come dal catalogo estratto dai registri della sagrestia del 1632 fino al 1740 (Som. Num. 4). Tutto questo dimostrando ad evidenza il jus che ha avuto Casa Mattei di sotterrare in questa cappella i propri defonti, dimostra altresì il jus onorifico di essa Ecc.ma Casa sopra la stessa Cappella. 2. Risulta maggiormente questo jus dei Mattei sopra di essa cappella, per esservi annesso in legato perpetuo istituito dal Duca Ludovico Mattei defonto li 10 Mag.o 1638 e qui sepolto. Consiste questo legato in un funerale, che vi si celebra ogn’anno li 7 di lug.o per ordine dell’Archiconfraternita di Sancta Sanctorum, e Legataria; intervenendovi due sacerdoti secolari per parte di essa confraternita, che vestiti con Piviale assistono alla Messa solenne, che vi si celebra da’ Religiosi, coll’intervento di 12 orfanelli, e di 12 vedove, e di 12 zitelle, a’ quali, ed alle quali dalle sudette Archiconfraternite si fa dispensare un quartino a testa in vigore di esso legato, colla nomina in quest’anno dell’Ecc.mo Michelangelo Conti (Som. N. 5) dandosi di più alle zitelle una veste di roverso cenerino, ed al convento 6 scudi senza che vi rimetta niente, giacchè l’Archiconfraternita si porta tutto cioè torcie, candelel, pianeta tonicelle, incensiere mettendovi il convento soltanto le cotte, il camice, ed il calice. Lo stesso Ludovico Mattei lasciò tre doti da darsi per nomina della casa il giorno di S. Francesco, due di 25, ed una di 35, che si distribuiscono dalla stessa Archiconfraternita del SS.mo Salvatore, e vanno vestite diversamente dall’altre, che distribuisce l’Archiconfraternita del Confalone. 3. in terzo luogo più chiaramente resulta questo jus dell’Ecc.ma Casa, per averla essi ridotta a quella perfezione nella quale si vede.

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Il quadro della Pietà opera insigne di Annibal Carracci= fu fatto fare dalla Sig.ra Lucrezia Mattei Capranica per sua divozione, o voto per esser guarita da una infermità grave, come avisa il P. Ludovico da Cremona, che per ordine de superiori della religione scriveva nell’anno 1646 (in arch. S. Isidori M. SS. Signat. Arm. 3 n. 23 pag 989 990). Nella parte dell’Epistola di questa cappella vedevasi sopraterra nel principio del corrente secolo un urna sepolcrale dentro la quale riposavano le ceneri di Giacomo Matteo de Matthejs mentovato di sopra. Per ordine della Sac: Visita fatta indi togliere l’anno 1698, e nel luogo medesimo ove era situata fu eretto il deposito al Cardinal Orazio Mattei perché rappresentava alcune deità profane, il Guardiano di quel tempo unitamente col Sig.r Duca di Paganica supplicarono detta Sac: Congregazione di poterla esitare a beneficio della cappella. In questo memoriale il Duca si qualifica per possessore di questa cappella, e dice ella appartenere alla sua casa. Li 18 Gennaio 1717 il cardinal Spada avendo dato il suo voto favorevole, essa Sac: Congregaz.ne con suo rescritto dei 17 luglio 1719, concede di potersi alienare; e previa la stima di detti Periti, e l’assenso dell’Ecc.mo Duca, ad quem dominium, jusque cappellae attinet, come avvertono i PP. del Diffinitorio Provinciale nella loro carta di consenso, data li 16 Luglio dell’anno medesimo, fu rilasciata a Don Alessandro Albani, che ne faceva replicate istanze, per 170 scudi, i quali li 26 Agosto 1719 furono depositati nel Sacro Monte di Pietà= da pagarsi (come si lege nella schedola di esso Sac: Monte) da esso Sacro Monte a Fabriceri, ed altri Artefici, con ordini, e mandati dell’Ecc.mo Duca Paganica, in cui arbitrio resta la qualità de’ beneficj da farsi alla predetta cappella (tutti questi documenti si conservano nell’Archivio di S. Francesco a Ripa). Ben presto in quest’anno medesimo fu posta mano all’opera= Alla cappella della Pietà si mise mano il sabato 16 Settembre per rinovarla per ordine dell’Ecc.ma Casa Mattei, e per ornarla con cuppola moderna; e cominciarono da quadro levandolo dal luogo con ogni diligenza (cronica Mss. del P. Ludovico da Modena pag. 866). Questo religioso per la sua avanzata età avendo lasciato di scrivere in quest’anno medesimo, non possiamo dire con certezza, se oltre il cuppolino, ed i stucchi della cappella, che sono dell’istesso disegno di quei del cuppolino, il Duca Giuseppe vi facesse fare altri bonificamente, e quali questi fossero; la ragguardevole cona di marmo intorno al Quadro, e le due colonne di marmo nero di qua e di là dell’Altare vi esistevano prima di quest’anno, come scrive il sudetto P. modena nel Mss_ Fondazione de Conventi Tom. 2 pag. 231; ed è certo, che quest’ornamento vi è stato fatto fare da Casa Mattei, come si deve argomentare dallo stemma gentilizio, che si vede in ambedue i piedistalli delle sudette due colonne di qua e di là dell’Altare, rappresentante un’aquila coronata, che posa su d’un scacchiere intersecato da una sbarra. È certo inoltre, che l’ornato delle quattro Porticine, due vere, e due finte esistenti in detta cappella fregiate di marmi neri vi è stato fatto di ordine, ed a spese dell’Ecc.ma Casa Mattei, rilevandosi ciò dall’aquila coronata posta sopra di essa. Forse in quest’occasione sarà stato fato quest’ornato, mentre una delle tavole laterali contenente l’elogio della Duchessa Silvia Santacroce, e di Mario di Lei Figlio, vi fu posta l’anno 1720, per ordine, come si legge del Duca Giuseppe di Lei marito, il quale è probabilissimo che in questa occasione medesima vi facesse porre l’altra contenete l’elogio di Mario di lui padre (som. N. 3) Tutte le apparenze dimostrano, che in questa occasione medesima fu anche rinovato il pavimento con ornati di guide di marmo bianco; ed il tale occasione saranno state tolte le iscrizioni sepolcrali di Donna Bona, di Paolo e di Ippolito Mattei, vedute dall’Alvieri, e dal mentovato P. Modena loco cit. pag. 232 nel principio di questo secolo, ed ora non più esistenti (Som. n. 6).

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Questo minuto ragguaglio pienamente dimostra, che quanto vi è nella cappella, il quadro, l’altare, le colonne di marmo, il cuppolino, i stucchi, i depositi, le varie iscrizioni, i fregi, tutto fu stato fatto porre in opera dall’Ecc. Casa. 4. Risulta in quarto luogo questo medesimo jus dell’Ecc.ma casa, per avervi fatti nelle occorrenze dei risarcimenti considerabili. Comecchè i Religiosi non abbiano tenuto conto delle spese fattevi ne’ tempi passati per non essere state fatte da loro, qui soltanto si possono accennare i riattamenti fattivi fare dall’Ecc. Donna Faustina Duchessa Mattei Paganica, che sono a nostra memoria. Detta Ecc.ma Sig.ra ha sempre considerata la cappella della Pietà, come propria dell’Ecc.ma casa, circa l’anno 1757 la fece tutta imbiancare a sue spese; e nel 1759 per essere l’arco della medesima danneggiato dallo scolo delle acque parimente a sue spese vi fece fare una traversa di piombo, valutata per quanto si disse scudi 40. Inoltre circa l’anno 1770 fece riattare, e stuccare tutte le fenestre della medesima per impedire il freddo, e le pioggie, tutto parimente a sue spese: ed a sue spese ancora fece rivoltare, ed acconciare il tetto della medesima. In somma qualunque colta da Religiosi era avvisata generosamente porgeva la mano alla manutenzione della cappella medesima. Ed ogni anno dal suo Maestro di casa faceva dare al convento sei libre di cera per la festa di S. Maria Maddalena, dipinta nel quadro dell’Altare; ma questa cera davala per pura divozione, come si protestava il Maestro di Casa di sua Eccellenza nel consegnarla (Som. n. 5). 5. Finalmente detto possesso risulta per avervi mantenuta l’Ecc.ma Casa la lampada accesa giorno, e notte. A memoria de’ Frati più vecchi qui dimoranti, uno de’ quali fin dal 1726, dei sagrestani, e di diversi già stati superiori del convento, sempre mai qui vi si è mantenuta accesa la lampada a spese dell’Ecc.ma Casa, che ha dato l’olio convenevole, come stilano Padronali di altre cappelle della chiesa di S. Francesco a Ripa (Som. n. 5.7.8). Da qualunque parte adunque si riguardi essa cappella porge di se altrettante dimostrazioni del jus onorifico dell’Ecc.ma Casa Mattei, che ha sempre avuto di essa, incominciando dal celebre quadro, quanto vi si vede, sieno ricami, depositi, sepolcrali iscrizioni, colonne, stucchi, tutto vi è stato fatto dalla casa. Lo stemma gentilizio replicatovi in più luoghi di essa, ne dimostra la padronanza; e questa molto più resta comprovata dai vari riattamenti fattivi ne’ tempi a noi più prossimi per ordine della Duchessa Faustina, e dalla pubblica confessione de’ Duchi medesimi, che l’hanno chiamata cappella della Casa; e dalla lampada che di giorno e di notte vi hanno fatto ardere, a proprie spese a guisa di altri Padronali. E quando tutt’altro mancasse l’essere qui la sepoltura dei Mattei frequentata colla deposizione de propri defonti fino al 1740, vale a dire fino a nostri tempi, questo solo basterebbe a porre in chiaro il jus onorifico della casa Mattei su di questa cappella quantunque non si trovi istromento, o carta simile di concessione. Comecchè vivente tuttora S. Francesco taluni di Casa Mattei si distinsero col suo affetto verso il Santo Patriarca fino ad invitarlo a pranzar seco, come si legge presso i scrittori della vita del santo; non è punto improbabile, che appena seguita la di lui canonizzazione, e rifabricatasi dai Conti dell’Anguillara questa chiesa; la Casa Mattei per divozione si prendesse la cura di questa cappella, la quale è certamente tanto antica, quanto antica è la chiesa medesima, anziché insieme colle altre tre di quella banda è l’unica parte antica che al presente di essa chiesa vi rimane, dopo la rinovazione del corpo di essa seguito nel secolo passato. In tal supposizione è moralmente impossibile allegare istrumento di concessione, che dovrebbe fissarsi circa l’anno 1230 perché quest’Istrumento per la semplicità che allora regnava, o non sarà stato stipolato, o sarà perito a cagione delle varie vicende alle quali questo convento è andato soggetto.

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«Lettera del Duca Girolamo Mattei ai padri francescani di Trastevere 1797 L’Ecc.mo Sig. D. Giuseppe Mattei Duca di Giove non ha mai contribuito cosa alcuna per il mantenimento della Cappella della Pietà nella Chiesa di S. Francesco a Ripa, ne per gli utensili per qualunque altro motivo. Lo che forse non potrà dirsi degli Ecc.mi Sig.ri Duchi di Poli,e Principe Santacroce Possessori de’ Beni dell’altra famiglia Mattei de’ Duchi di Paganica, cui è attribuibile tutto quello si enuncia nella Memoria, e si prova con il Sommario. Non si comprende poi come si muovano adesso a presentare al sullodato Sig. Duca Mattei quello, che deve essere stato scritto fin dall’anno 1777, vedendosi allegati in Sommario in comprova de’ fatti indicati nella Memoria, testimonj, che si sono sottoscritti in d.o anno 1777 e la medesima epoca di tempo ripete la nomina fatta dal sig. Duca di Poli di una delle zitelle, che dovevano intervenire all’anniversario. E converrà credere, che almeno da quel tempo non abbiano avuto i Religiosi ne olio per la Lampada, né cera per l’Altare, altrimenti saprebbero bene da chi ora dovessero ricorrere. Meglio assai avrebbero fatto, se invece di far ora la richiesta dell’olio, e della cera, si fossero dati moto ad avvisare chi si doveva, che voleva togliersi dalli Francesi il celebre quadro della Pietà di Annibale Carracci, ch’era nella cappella, e farlo di fatti portar via senza darne il minimo sentore, onde impedirne la levata, com’è accaduto ad altri Padroni, cui è riuscito impedirla; qual fatto si tace nella Memoria;lo che conferma essere ben’antiquata, se non vogliasi dire preterito ad arte. «Pro Memoria Nella quale di dimostra il jus onorifico, che ha avuto, ed ha l’Ecc.ma Casa Mattei su la Cappella della Pietà esistente nella Chiesa di S. Francesco a Ripa È una copia del documento trascritto sopra ma a differenza di esso qui è accluso anche il sommario: Sommario Num. 1: Presso il P. Ludovico da Modena= Fondazione dei Conti MSS. Tom. 1 pag. 231 I Jacobi Matthejo de Matthejs comiti Palatino Civi Romano Filio Patri benemerito … F. Hic ob preclaras virtutes, et insignes animi laudes tam clarus extisit (?), ut … decus ornamentumque habitus sit. Obiit Anno d.ni 1466 10 Januarij II Presso l’Alvieri= Roma in ogni stato Part. 2 pag. 350 Hic jacet Joannes de Paulo…………., ciuius anima………… III Ibidem Hic jacet D. Bona uxor Luci Laurentij Joannis Matthei Anima sua requiescat in pace Num. 2: Laura Frangipani moglie del Duca Lodovico Mattei defonta l’anno 1635 I D.P.M.(?)

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Laura Frangipane Hieronymi Fil. / Quae sortita a majoribus nobilitatem/ a natura formam, a se pudicitiam/ omnia Deo pietate restituit/ Obiit die XXX Octob. Ann. Dom. MDCXXXV, aetatis XLI/ Ludovicus Matthejus/ Conjugi … quondam suae/ amoris, ac memoris monumentum pos. II Orazio Card. Mattei defonto l’anno 1687 DPM (?) Horatius Card. Mattheius Tit. sancti laurentii/ in Pane et Perna creatus ab Innocentio XI die secunda/ septembris MDCLXXXVI Obiit die XVIII Januarii MDCLXXXVII/ Michael Angelus patriarcha Antiochenus/ Germano Fratri amatissimo monumentum posuit Num. 3: Mario Mattei Orsini defonto l’anno 1710 Nella nicchia laterale della parte del vangelo I D.P.M. (?) Mario Mattheio Ursino/ Domicello Romano/ Duci Paganice et Montis Nigri/ Dilectissimo Genitori/ Jospeh Dux Paganice/ et Montis Nigri/ Aurei velleris eques torquatus/ dolentissimus filius/ Sepulchrum hoc construxit/ et merens/ quod noluit hoc fecit/ Vix. Ann. XXXXIX/ Imo (?) verius/ Plenus dierum secula commutavit non obiit/ Ann. D.ni MDCCXX II Mario Mattei Orsii e Silvia Santacroce di lui madre defonti l’anno 1715 e 1716 Nella nicchia laterale dalla parte dell’Epistola D.P.M. (?) Mario Mattheio Ursino/ Domicello romano/ Duci Montis Nigri/ Cum in summam spem adolesceret/ acerba morte sublato/ Ann: repar. Sal. MDCCXV aetatis sue ann XIV/ et Silviae Santae Crucis/ Duci Paganice/ genere, probitate, prudentia, spectatissima/ Ann. Rep. Sal. MDCCXVI aetatis suae XXXIX/ e vivis e reptae/ Joseph Mattheius Ursinus/ Dux paganice/ Aurei vellaris eques torquatus/ coniugi, et filio amatissimis/ Posuit ann. MDCCXX III Giuseppe Mattei orsini In mezzo del pavimento D.P.M. (?) Hic jacet ossa/ Josephi Matthei ursinis/ Ducis Paganicae/ orate pro eo. Num. 4=catalogo de defonti dell’Ecc.ma Casa Mattei sepolti nella Cappella della Pietà esistente nella chiesa di S. Francesco a Ripa Questo catalogo è stato fedelmente estratto dal primo, e secondo registro de Defonti sepolti nella chiesa di S. Francesco a Ripa. Il primo registro incomincia l’anno 1622; ne solevano i sagrestani prima di quest’anno registrare i defonti, che venivano a seppellirsi in S. Francesco. 1632. 23 gennaio= Tuzia Mattei registro 1 pag. 26 1635 31 ottobre= Laura Frangipani ivi fol. 39 1638 22 gennaio= laura Mattei ivi f. 39 1638 10 maggio= Lodovico Mattei ivi f. 40

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1640 29 luglio= Pirro Mattei ivi f. 45 1642…= Annibale Mattei ivi f. 1646 20 settembre= Giacomo Mattei ivi f. 56 1653…= Ippolito Mattei ex lapide inf. 1656 23 agosto= Girolamo Mattei ivi f. 89 1657 12 aprile= Ginevra Mattei ivi f. 90 1667 5 settembre= Maria Lucrezia Mattei ivi f. 103 1669 9 settembre= Vincenzo Gaspero Mattei ivi f. 117 1674 6 novembre= Gaspero Francesco Mattei ivi f. 133 1678 2 gennaio= Dionora Maroni Gigli zia dell’Ecc.mi Duchi di Paganica sepolta nella sepoltura dell’Ecc.mo Sig. Duca di paganica ivi f. 145 1678 15 feb= Porzia Mattei Vitali ivi f. 145 1679 16 agosto= Maria Luigia Mattei ivi f. 153 1687 20 febbraio= Orazio Card. mattei registro 2 f. 3 terg. 1690 9 febbraio Mario Mattei orsini ivi f. 4 terg. 1697 5 novembre = Gio. francesco Mattei sepolto nella sua cappella della Pietà nella sepoltura di mezzo ivi f. 10 tergo. 1709 19 gennaio= Ottavia Paolo Maria Mattei di giorni tre figlia dell’Ecc sig. Duca di paganica sepolta nella sepoltura della loro cappella della Pietà ivi f. 23 1710...= Mario Matteo Orsino ex lapide sup. som. 2° 3 1715 17 aprile= Mario Mattei orsini ivi f. 31 terg et ex lap. 1716 in giugno= Silvia Santacroce Paganica sepolta nella cappella della Pietà che è di casa Paganica ivi f. 32 terg et ex lap 1740 26 feb= Mons. girolamo Mattei posto nella sepoltura della sua casa nella cappella della Pietà= ivi f. 49 1740 4 giugno= Duca Paganica Giuseppe sepolto nella sepoltura dentro la cappella della Pietà ivi f. 49 et ex lapide Num. 5= io sotto scritto segretario della chiesa di S. Francesco a Ripa attesto, come ultimamente defonta Donna Faustina Duchessa Mattei Paganica, avendo sempre considerata la cappella della Pietà esistente in d.a Chiesa, come cosa propria dell’Ecc.ma casa Mattei, circa l’anno 1737, la fece tutta imbiancare a sue proprie non piccole spese per essere ornata di stucchi, che come da tutti si sa esigono opera particolare; e nel 1759 per esser l’arco della medesima cappella dannegiato dallo scolo delle acque, parimente a sue spese vi fece porre una traversa di piombo valutata per quanto si disse scudi 40= Inoltre circa l’anno 1770 fece riattare, e stuccare le fenestre sì del cuppolino, come della cappella per impedire che non vi penetrasse il freddo, e l’acqua, tutto parimente a sue spese: ed a sue spese ancora fece rivoltare, ed acconciare il tetto della medesima cappella. Insomma qualunque volta da Religiosi era avvisata di qualche bisogno di essa cappella generosamente porgeva la mano alla manutenzione di essa; dando di più ogn’anno sei libbre di cera per la festa di S. Maria Maddalena dipinta nel quadro dell’Altare; ma questa cera davala per pura divozione, come protestavasi il di lui Maestro di casa nell’atto di consegnarla. Attesto inoltre che in tempo da che io sono stato sagrestano, giorno e notte vi ha fatta ardere la lampada, facendo ella somministrare l’olio bisognevole. Finalmente per essere in questa cappella sepolto, con altri molti della casa, anche il Duca Ludovico Mattei, ogn’anno li 7 luglio dell’Archiconf. Di Santa Sanctorum, e del Confalone si fa celebrare un

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Anniversario intervennedovi due sacerdoti secolari per parte di esse Archiconfraternite, che vestiti con piviale assistono alla messa solenne, che vi si celebra dai Religioso del Convento, coll’intervento di 12 Orfanelli di 12 vedove e di 12 zitelle a quali ed alle quali dalle sud.e Archiconf. Si fa dispensare un quartino a testa in vigore di esso legato. Che è quanto posso attestare in causa di scienza per essere da più anni sagrestano in questa chiesa. In fede di San Francesco a Ripa 14 giugno 1777= fra Bernardino di Lerici sacerdote e sagrestano Num. 6= Ippolito Mattei defonto l’anno 1653 D.P.M Hippolito Matthejo eximia spe/ Maxima indole quicum vixit et/ annos quinque ad VII Kal. Augusti/ natali die sua mortem … Apud Alvarium … sup. pag. 350 Paulus Mattheius et Tutia Columna Parentes/ Filio unico dulcissimo fecere/ ann. Post. Christum natum MDCLIII Num. 7= Io sotto. Laico professo de’ Minori Osservanti riformati in età di anni 79; e fin dall’anno 1726 dimorante in S. Francesco a Ripa, attesto, che in ogni tempo sì di notte, che di giorno ho sempre veduta accesa la lampada nella cappella della Pietà dell’Ecc.ma Casa Mattei, a guisa delle altre cappelle Padronali esistenti nella chiesa med.a in fede Di S. Francesco a Ripa 14 Giugno 1777 Io fra Giuliano di Cozzano Num. 8= Noi sottoscritti in diversi tempi già Guardiani di S. Francesco a Ripa attestiamo di aver ricevuto dall’Ecc.ma Casa Mattei l’olio per la lampada, che notte e giorno arde nella cappella della pietà dell’Ecc.ma Casa sud.a in fede Num. 9= copia di una delle polize date in quest’anno ad una delle zitelle nominate Ill.mi Deputati del SS.mo Salvatore ad Sancta Sanctorum si compiaceranno d’ammettere all’Anniversario della Ch. mem. di Lodovico Mattei da celebrarsi nella ven. chiesa di S. francesco a Ripa li 7 corr.e la zitella Maddalena Cantarelli, che si nomina da noi infra. Come possessore del Patrimonio, e beni dell’Ecc.ma Casa Mattei di Paganica estinta per morte della Principessa Donna Faustina Mattei Conti S. Croce. Dal nostro Palazzo a Fontana di Trevi li 3 luglio 1777 Michelangelo Conti

Doc. XXX Lavori eseguiti nel castello di Giove per commissione del cardinale Girolamo Mattei AAM, Mazzo 515, Carte sparse «Conto dell’Ill.mo e R.mo sig.re Card.le Matthej di quanto deve al Capitano Jac.o Trinci Cast.o della Rocca Sinibalda de lavori si di falegnami come di muratori et altre spese fatte fare d’ordine di SS Ill.ma et R.ma Adi 29 Agosto deve SS Ill.ma et R.ma scudi cinque & 10 pr tanti dati, a ms Giovani da Longone per diece tutte giornate, lavorò a fare il soffitto della cucina a sue spese a b. 30 il di___5.10

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E piu deve SS Ill.ma et R.ma scudo uno & cinquantasei per canne quattro di tavole di castagno compre dal ms. Dom.o Giovanni al Varco a b. 39 la canna____2.56 E piu deve SS Ill.ma et R.ma b. 80 per tanti chiodi cioe da sessanta e cinque a b. 10: la … et chiodi da cento numero trecento a b. 12 il conto tutto conto a b. 10 il cento ___ -86 E piu deve SS Ill.ma et R.ma scudo uno et b. quindici per altri chiodi compri in fiera di farfa tutti per fare il soffitto sopradetto cioe da sessanta le cinque a b. nove la … et da cento numero … tutto conto a b. dieci il cento___1.15 E piu deve SS Ill.ma et R.ma & 80 per tanti dati per conduttura delle sop.a d.e tavole dal Varco alla Rocca, a due mulattieri___ -80 E piu deve SS Ill.ma et R.ma scudi tre per tanti dati a m.o Jac.o Muratore Rivolto i tetti della Rocca et vi stette giornate diece a b. trenta a …____3 Totale scudi 12. B. 47 (verso) E piu deve SS Ill.ma et R.ma B sessanta sette per tanti dati a m.o Martino et sua fig.la acconcio il suolo del fuocolare della sala dove sta il Cast.o et acconcio il muro del d.o suolo et Rimosse un trave nel tetto del camerino et racconcio tutto il tetto di detto Camerino, vi stette due giornate, et … la fig.la___ -67 E piu deve SS Ill.ma et R.ma scudo uno e b. venti a quattro secatori segorno sedici pezzi di tavole di Noce, in due giornate a spesa loro per far l’impanate della Rocca___1.20 E piu deve SS Ill.ma et R.ma scudi quattro per tanti fatti doni a Persiano Galasso a spese d’ordine di m.r Nicola per far condurre le tavole compr.e da d.o m.r Nicola___4 E piu deve SS Ill.ma et R.ma scudi venti dati a ms Martino Muratore a buon conto delli suoi lavori fatti nella d.a Rocca come appare per sua ricevuta___ 20 E piu deve SS Ill.ma et R.ma scudi undici per tanti, spesi da ser Nicola Contio d’ordine di SS Ill.ma et R.ma come per sua lista appare___ 11.45 Totale scudi 37. B. 32

Doc. XXXI Contratto stipulato il 2 novembre 1603 tra Perinto Luti, rappresentante del cardinale Girolamo Mattei, ed il falegname Carlo Nuti per alcuni lavori di falegnameria nel castello di Rocca Sinibalda AAM, Mazzo 518 Adi 2 di novembre 1603 Per la presente apparira noto a tutti come in questo di detto il s.r Perinto Luti a nome dell’Ill.mo et R.mo s.r Cardinal Matthei da una parte et m.o Carlo Nuti falegname dall’altra parte, sono venuti all’infrascritti patti conventioni et oblighi e qui sotto da specificarsi. Et primo il detto m.o Carlo promette si conviene et obbliga al d.o s.r perinto a nome come di sopra fare tutti li telari d’impannate alle fenestre delli appartamenti di sopra et di sotto del palazzo di Rocca Sinibalda per prezzo convenuto d’accordo tra le dette parti di giulij ventitre l’uno tanto alle fenestre tonne di sotto quanto alle quadre di sopra et alli teleri di dette finestre quadre di sopra detto ms Carlo debia et sia obligato fare quattro sportelli, et a quelli delle fenestre tonne dua, et che li telari di dette impannate tanto di sopra quanto di sotto debiano essere di regoli grossi di durata a

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proportione delle fenestre et tutti di noce, et che detti telari in cambio del battente habiano il bastone et il … et alzarli et metterli in dette fenestre in maniera che il vento non penetri, et siano ben lavorati et politi a giuditio di periti valent’homini. Che il detto ms Carlo sia obbligato cominciar a far detto lavoro tra termine di dieci giorni d’hoggi et non possa pigliar altro lavoro, ma sia obbligato continuamente lavorare a detti telari finche saranno interamente finiti et alzati et posti su le fenestre et dar finiti detti telari per tutto il mese di aprile prossimo del anno 1604. Et mancando detto ms Carlo d’adempire le cose contenute in dette conventioni et capitoli overo alcuna di esse vole esser tenuto a tutti danni spese et interessi che detto s.r Cardinale potesse patire, et che possa far condurre un maestro o piu a far detta opra a spese di esso m.o Carlo. Che detto s.r Cardinale sia obbligato dare al detto m.o carlo tutto il noce per far detti telari, et ferramenti che SS Ill.ma et R.ma ordinara si mettano in detti telari come chiodi, manigli, cancaretti naticchi, asuletti et catenaccioli et altri ferri che saranno necessarij per detti telari et sborsare al d.o m.o Carlo per a bon conto di detto lavoro quando comincera a lavorare scudi otto, et il restante di mano in mano pro rata, secondo verrà lavorando, et che li travicelli di noce quali vanno riguastati per far detti regoli, si debbano legare a spese di SS Ill.ma et R.ma. Le quali tutte et singole cose predette il detto m.o Carlo et detto s.r Perinto a nome come di sopra rispettivamente promisero attendere et osservare et per osservanza delle cose predette il detto m.o carlo obbliga tutti suoi heredi et successori et tutti suoi beni nella più ampla forma della camera apostolica con tutte clausole solite et d.o s.r Perinto li beni del d.o s. cardinale senza però constitutione di procuratore … ad ogni ricorso et appellatione pigliando sopra le dette censure et dilationi et ad esso d.o m.o carlo consente alla … del mandato esecutivo precedente una sola citatione et cosi ha giurato d.o m.o carlo toccate le scritture in mano di me infrascritto notaio et in fede della carita Io Nicola Contio da Mompeo a prece delle parti ho scritto la presente in Castel san Pietro nel palazzo dell’Ill.mi signori presenti il s.r don Alessio capodoca dal pogio Catino et il s.r Fabio fioretti testimonij quali si sottoscrivono come anco detti s.r perinto et m.o carlo. Io Perinto Luti a nome di SS Ill.ma Card.le come … prometto e confermo Io carlo nuti afermo prometto come di sopra ci conviene mano propria Io fabio Fioretti fui presente quanto di sopra Io Alessio Capodoca fui presente quanto di sopra Obbligo contra m.o carlo Nuti A favor dell’Ill.mo s.r Cardinal Matthei

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V.

La committenza del cardinale Girolamo Mattei dal 1599 alla morte

Doc. XXXII Trascrizione integrale del contratto stipulato il 30 novembre 1598 con Giovanni Volpetta da Castiglione e Carlo Nuti per la realizzazione del soffitto ligneo del salone al piano nobile di Palazzo Mattei alle Botteghe Oscure (già segnalato e in parte trascritto in Il trattenimento di virtuosi cit., nota 19 p. 19) ASR, Trenta Notai capitolini, Franciscus Richettus, vol. 41, cc. 479 r e v, 480 r e v e 499 r « [c. 479 r] Ind.e Die ultimo Novembris 1598, Pont.s d. Clem. Pp. VIII anno eius septimo. In mej personal.r constituit m.r Joannes Volpetta de Castiglione Intagliator et mr Carolus Nuretas (?) Faberlignarius prope eccl.am S.te Lucie ad Apothecis obscuras sponte et mel. modo insolid. Promiserunt Ill.mo et R.mo D. Hyeronimo S.ta Ro. Ecc.le Car.lis Mattheio absen., Ill. d. Horatio Puidorio eius cubiculario p.nte una mecum not. acceptan. & reficere colarium seu soffittam existen. In sala seu Aula magna Palatij ovi ipsius Ill.mi D Car.lis Iuxta et s.m disegnum seu ordinem ub ipsis in.is Joanne et carolo subscript. Ne profihim proferendum ne ordina ab ipsis in.is Joanne et carolo subscript. Ne profihim proferendum ne ordinandum a d. Petro Paulo Oliverio et cum alijs pactis capitolis et conventionibus Infradicendis legnie stipulatis et vallatis. In prima nelli sottotravi intagliarci una Chiocciola doppia secondo sarrà desegnata nel sudetto profilo et questa si Intaglierà in legnami di Albuccio ben staggionato di grossezza di otto minuti o almeno di un’oncia et mezza. Nella cima del sud.o profilo ci devono Intagliare un ovolo secondo l’ordini dell’Architettura et questo si farrà di Albuccio similmente bono et stagionato di grossezza due oncie et mezza [c. 479 v] sotto questa ci debbiano mettere un Pater n.ro farci il suo gocciolatore sotto senza intaglio et sotto esso far la sua gola similmente con un fusarolo sotto se nel solaro vecchio non ci fosse, et sotto il detto Fusarolo un pianetto ò Intavia (?) et sotto a esso il suo dente che sotto il quale sarrà un’altra goletta sotto della quale goletta ci sarrà un altro patern.ro et il resto secundo che sarrà terminato il Profilo da ms Pietro Paulo Oliverio. Nelli quattro quadri grandi secondo il deseno suddetto farranno un quadro con sue orecchie risaltate da tutte le parti con un ovolo Intagliato a torno et un Pater nro et un Intacca che finisce nel piano et di sopra secondo che si vede designato Et nel vano fra orecchie et orecchie devono Intagliare li cartocci con quella conchiglia secondo stà nel disegno Nel mezzo di d.o piano devono intagliare un Rosone di Altezza almeno di un palmo o un poco piu se parrerà meglio. Nei quattro canti le quattro Aquile secondo che sono nel desegno Detto Rosone sarrà … diametro de palmi dui et mezzo Intorno a detto Rosone sarranno intagli secondo è nel desegno [c. 480 r] i quali tutti sarranno d’Albuccio grossezza di un quarto similmente l’aquile Il fondo sotto detti quadri dove saranno Inchiodati gli Intagli si farrà di tavole di Albuccio bono et recipiento (?) senza nodi et senza Magagna alcuna li quali fondi habbiano da essere bene incollati et Inchiodati securi nei travicelli che sono hoggi nelli sfondati del solaro vecchio di grossezza di un’oncia almeno politi et lavorati cioè che lavorati et puliti restino almeno di un’oncia Nel resto

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attorno dell’Intaglio che mostra il disegno siano obbligati a farci quei fiori de melagranati le quattro borchie se le debbiano mettere Li sfondati delli doi quadri piccoli che vanno di qua e di là dal quadro di mezzo se debbano fare di Rose et intagli secondo che mostrano nel disegno pur di albuccio con suo letto à fondo sotto simile alli sudetti fuor che dello sfondato quale sfondato non sarrà tanto quanto ne’ quadri grandi ma fino al dentello et se qualche cosa piu parerà al Architetto Il quadro di mezzo dove va l’arme di SS Ill.ma et R.ma con doi putti si farrà secondo starà nel desegno che gli darrà ms pietro paulo Oliviero si farrà di legname di tiglio di altezza de relievo di tre quarti con suo letto [c. 480 v] sotto di Albuccio simil a gli altri quali tutti lavori promettono farli con ogni delegentia sollecitudine fra termine de tre mesi da cominciarsi al p.o di Xbre 1598 et da finirsi l’ultimo di di febraro 1599. Et questa opra di m.ro Gio: et m.ro Carlo Insolido promettono farla per prezzo in tutto di scudi duecento da pagarsi siccome d.o s.r Horatio In nome di d.o s.r Car.le promette pagare in questo modo cioe schudi cinqianta ciasched’un mese et piu o meno secondo che parerà a S.S. Ill.ma in doi terzi argento et un terzo quatrini Che detti denari se debbano sborsare a tutti dua inisieme et non altrimenti et che ciascheduno di loro resti obligato Insolidum per l’altro compagno tanto per li denari che gli sarranno pagati communemente a loro come per il finimento dell’opera secondo ch’è desegnata di sopra et per il tempo prefisso et da finirse Qual opera quando non sarà finita nel termine prefisso et che non sia fatta secondo le qualità espresse di sopra et che non sia ben lavorata chiusa et serrata possa il s.r Card.le di sua authorità et senza decreto et sententia de giudice et senza altra Interpellatione farla lavorare meglio e tutti i danni spese Interesse di essi m.ro Gio: … carolo oltra che volino essere tenuti al observantia del pnte [c. 499 r] Instrumento et à tutti danni & que … alius Pro quibus d.s d Horatius d.m Ill.mum d. Card.lem … bona ac … m.r Joannes et m.r Carolus sese et bona & In ampliore forma Camere cum … & … … oblig.ne … et relatione m.te esequtivi (?) precede … … et app.ne … Jurarunt & super quibus Actum Rome In Reg.ne s.ti Angeli et In Palatio dicti Ill.mi d. Car.lis pntibus mag. D. Alessandro Guidotto et mag.cus D Claudio Scotto Familiaribus d.i Ill.mi Car.lis Testibus».

Doc. XXXIII Contratto con gli indoratori Andrea da Caragnano (associato a Michelangelo Amici) per l’indoratura del soffitto ligneo del salone del Palazzo Mattei alle Botteghe Oscure (segnalato il Il Trattenimento di virtuosi cit., nota 22 p. 19) ASR, Trenta Notai capitolini, Franciscus Richettus, vol. 42, cc. 214 r [c. 214 r] «Die 9 martij 1599 In mei personali. Constitutus m.ro Andreas q. Bartholi de Caragnano Aretinus Indorator sponte ad melio. Modo promisit Ill.mo et R.mo D Hyeronimo s.te Ro: Eccl.e Card.li Mattheio absens. Ill.mo D. Perintho Lutij de senis Horatio Polidoro Urbevetano eius familiari pnte, et per d.o D. Card.li de rato … et de … …et mecum not.o … acceptante Indorare suffitta Palatij novi d.i Ill.mi d. Card.li Incipiens. Ab hodie ___ et ut seg.r finien. per tantum … eum pactis capitulis et conventionibus Infra.tes Inter eos leg.me vallatis (?) et stipulatis

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In primis che d.o m.ro Andrea debba indorare tutti li intagli che sono In d.o soffitto et nelli Campi azzurro di Spagna et se occorrerà porre altri colori sia a soddisfatione et electione di d.o signore Card.le In γ che lo oro entrerà et servirà per detto soffitto debba essere fino di quello che vale scudi otto il migliaro In γ che d.o m.ro Andrea sia obligato fare il primo quadro a spese pero di esso signore Cardinale, e il restante cosi continuare [c. 214 v] se però piacerà a SS Ill.ma tale che sia in arbitrio di d.o signore Cardinale far continuare in questo modo o nel modo che si dirà d’abbasso Et questa opera m.ro Andrea promette di farla a ragione di scudi diciotto di moneta per … d’una canna computatoci pero l’oro manifattura et ogni altra cosa che servisse per detto soffitto, tale che d.o s.r Card.le non sia obligato altro che alli d.i 718 da pagarsi siccome d.o s.r Perintho Horatio promete pagarli al d.o m.ro Andrea p.nte in questo … cioè di mano in mano che si farà il lavoro in tot moneta argentea Et γ che d.o m.ro Andrea debba d.a opera farla bene come se conviene a un bono et diligente indoratore senz’inter scissione alcuna altrimenti non faciendola a sodisfatione di d.o s.r Card.le sia lecito a d.o S. Ill.ma far … et lasciare d.a opera a pare di sua propria anche senz’altro decreto di giudice far trovare altri indoratori et d.a Indoratura farla fare a tutte spese et Interessi di d.o m.ro Andrea a quella raggione si trovava alle quali oltra l’osservanza del p.nte Inst.o … et a tutti altri danni et Interessi che detto sig.re [c. 225 r] Card.le potesse patire […] Deinde ead. Die … mr Andreas asumpsit in socium d. Michaelem Angelus q. Nicole de Amicij Rom: ad monte cabalus […] [c. 225 v] Die 12 mens Martij 1599 et quia incup.to Instr.o promessionis (?) … per … … Andrea de Carognano in favore Ill.mi et R. D. Card.li Matthei deficiebat pactum … apponend. Volend. Modo … apponere et est Inf.um … et d.o m.ro Andrea promette di fare in d.a opera a ragione di scudi diciotto di moneta per ciascheduna canna la quale canna si intende misurare a misura di canna […]».

Doc. XXXIV Contratto stilato il 21 maggio 1599 con Paul Bril per la decorazione del salone del Palazzo alle Botteghe Oscure (già in Il Trattenimento di virtuosi cit., nota 27 p. 20) ASR, Trenta Notai capitolini, Franciscus Richettus, vol. 42, cc. 501 r- ss. [c. 501 r] «Capitoli da osservarsi tra l’Ill.mo sig.r card.le Matthei et ms Pauolo brilli fiamengo per la pittura che si deve fare nel palazzo novo cioè nella sala grande e prima in nome di esso S.r card.le promette l’Ill. S.r Perinto Luti. Si obliga esso ms Pauolo adipingiere il fregio di detta sala con la sua cornice di sotto , chein tutto il fregio et la cornice saranno di altezza di sedici in dicesette palmi incirca, et la pittura deve essere conforme al disegnio dato da esso ms paulo.

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Si obliga esso ms Pauolo dipingere tutte le finestre che sono in essa sala di grotteeschi, ò quello che sara di più gusto, à esso card.le. Si obliga ancora esso ms Pauolo adipingere tutta quella parte che è sopra il camino d’essa sala Et che esso ms Pauolo sia obligato à porre tutti li colori quali debbono essere fini, et dove andara l’Azzurro sia obligato porvi di quello di Spagna. Con patto espresso che esso ms Pauolo sia obligato porre a lavorare persone che siano di suffitientia et à gusto d’esso S.r card.le et se esso s. Card.le credera non essere le pitture a gusto suo, che sia obligato esso ms pauolo à guastarle te farne dell’altre à gusto et satisfatt.ne d’esso s.r card.le senza accrescere punto il pagamento che si dirà di sotto. Et che per il prezzo di tutte le sopra dette cose sia obligato il S. Card.le darli per pag.to scudi Dugentocinquantacinque di m.ta à giuli X per scudo in tanto argento, et questo denaro sia obligato pagarlo di mano in mano secondo andava facendo [f. 501 v] l’opera. Che al s.r Card.le spetti di far fare il ponte et di far fare l’incollatura a spese sue. Che esso ms pauolo sia obligato di dare l’opera finita alla mad.na d’Agosto pross. d’avenire» […]

Doc. XXXV Ricevute di pagamento per lavori nel Palazzo Mattei alle Botteghe Oscure commissionati dal cardinale Girolamo Mattei (v. anche tabella allegata) AAM, Mazzo 504 Giustificazioni e Ricevute del Maestro di casa de sig.ri (?) Mattei Dall’Anno 1596 al 1602 100 Molto m.o ms Andrea Ferrari. Pagarete a ms Gioseppe d’Aiello scudi sei di moneta che sono a buon conto della pittura che lui fa nella volta del stanzino attaccato alla Cappella, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 28 d’Agosto 1600 Il card.le Matthei Io giuseppo d’aielli ho recevuto contanti dal detto … andrea de ferari li sopradetti scudi sei di moneta questo di 29 di agosto 1600 dico Io giuseppe mano propria 134 Ill. m.o jachomo belloni … caron confesso aver ricevuto dal s.re andrea ferrari scudi tredici di moneta contanti quali sono a bon conto deli mattonati delle due stanze che si mattona apresso la sala dove abita l’Ill.mo s.r cardinale matthei … nel suo palazo et in fede o fatta la presente di mia propria mano questo di 19 di ottobre 1601 dicho___13 Io m.r jachomo sopradetto mano propria 130

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io m.ro jachomo belloni di caron o ricevuto contanti da m.re andre de ferari scudi dodeci di moneta a bon conto per li mattonati che si fano da me nelli dui camere apresa la sala del palazo dove abita l’Ill.mo s.re card.le Mattei questo di 13 di ottobre 1601 dicho___12 io m.ro jachomo sopradetto mano propria 121 Molto m.o ms Andrea Ferrari. Pagarete a m,ro francesco de Rossi scarpellino scudi cento di moneta che sono a bon conto delle porte de i stantijni, et della finestra della Cappella nel Palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 16 di Aprile 1601 Vro Il Card.le Matthej Io francesco de rossi scarpelino sopra detto ho ricevuto contanti dal detto ms.re Andrea de ferari sopradetto li sopra detti scudi ciento di moneta sopra detti questo 17 d’aprile 1601…___100 moneta Io francesco scarpelino mano propria 127 Molto mag.o ms Andrea Ferrari. Pagarete a m.ro Guglielmo Imbiancatore scudi uno & 50 di moneta a bon conto dell’Imbiancatura che lui fa nel palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 25 di maggio 1601___1&50 di moneta Vro Il Card.le Matthei m.r Guglielmo sopradetto confessa havere ricevuti, come in sua (?) presenza ha ricevuti dal s.r Andrea Ferrari li sopradetti giuli 15 et per … esso … la … … … li fattasi la precedente ricevuta de mia propria mano … di 29 de Maggio 1601 io … … mano propria 128 Molto m(?) ms Andrea Ferrari. Pagarete a ms Don Accorutio Accorutij … maestro di casa scudi dua & 80 di moneta che sono per altrettanti che lui ha speso in n.o 100 tevole, et n.o 100 coppe per li tetti del palazzo novo, che sono ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 29 di maggio 1601 Vro Il Card.le Matthej Io Accorutio Accorutij ho ricevuti li sopradetti scudi due & 80 di moneta dal sopradetto sig. Andrea Ferrari questo di sopradetto 41 Molto … ms Andrea Ferrari pagarete a Perinto Luti scudi quattro di moneta li quali esso Perinto li deve dare a m.ro Giovanni Battista Milanese che celi doniamo per tre disegni che esso ci à fatti e si menarano boni, Iddio vi cont. Di Casa li 29 di luglio 1599 Il Card.le Matthej Io Perinto ho ricevuto li sopra detti scudi quattro di … … di 30 detto___ Perinto Luti 133

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Ms Andrea pagarete a M.r Francesco de Rossi scarpellino scudi 87 (?) moneta sessanta tre sono per resto e intero pagamento della conci delle porte et fenestre della capella del palazzo novo et pigliatene ricevuta di casa il di XXii di Giugno 1601 Il card. Matthei Io francesco detto de rossi ho ricevuto contanti dal sudetto s.r Andrea de ferari li sopradetti scudi sessantatre di moneta per il resto e intero pagamento come di sopra questo sopra detto 22 di giugno 1601 Io francesco de rossi scarpellino di mano propria 134 Molto m.o ms Andrea Ferrari. Pagarete a m.ro Guglielmo Imbiancatore scudi sette di moneta che sono per resto dell’Imbiancatura fatta da lui nel palazzo novo che saranno ben pagati. Dio vi guardi li 21 di giugno 1601 Vro Il card. Matthej Io antonio vibona (o sibona?) facio fede qualmente il detto maestro guglielmo imbianchatore ha ricevuti contanti in mia presentia li sopra detto scudi sette di moneta dal detto s.r andrea de ferari per resto come di sopra et io a suo preghiero per non sapere lui scrivere ne ho fatto la presente et esso ne fara una croce questo di 22 di giugno 1601 Antonio mano propria X 135 Molto mag.o mr Andrea Ferrari. Pagarete a m.ro Giovanni Pietrasanta falegname scudi trentasette di moneta che sono per resto et intiero pagamento di robbe, et fatture havute dalla sua bottega sin a questo giorno nell’acconcime del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 6 di settembre 1601 Vro Il Card. Matthej Io maestro giovanni da pietrasanta sopradetto ho ricevuto conto dal suo signore andrea de ferrari li sopradetti scudi trenta sette di moneta per resto et intiero pagamento come di sopra … per resto di cinque (?) di settembre 1601 dico___37 Io giovanni pietrasanta falegname di mano propria 136 Molto mag.o ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Jacomo Bellone scudi moneta trenta che se li danno a buon conto del mattonato che li deve fare nelle due prime stanze passato la sala del Palazzo novo che saranno ben pagati. Dio vi contenti. Di Casa li 22 di settembre 1601 Vro Il card. Matthej Io m.ro jachomo sopradetto o ricevuto contanti dal sopradetto sr andrea de ferari li sopradetti scudi trenta di moneta questo di sopradetto 22 di settembre 1601 dicho___30 Io m.ro jachomo belloni sudetto mano propria 137

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Molto m.o ms Andrea Ferrari. Pagarete a ms Ambrogio milanese scudi dieci di moneta li quali servono a bon conto di quanto doveva havere per la cornice che fa nella camera grande delle nre stanze, et … … … . Di casa il primo di ottobre 1601 Vro il Card.le Matthej Io Ambrogio Bonvicino Milanese sudetto o ricevuto contanti dal sudetto il s. Andrea ferari li sopradetti schudi dieci di moneta questo 5 de otobre 1601 dicho___scudi 10 Io Ambrogio Mano propria 140 Io m.ro jachomo belloni di caron confesso avere ricevuto dal s.re andrea ferari scudi cinque moneta a buon conto per il mattonato delle due stanze apresso la sala del palazo del Ill.mo card.le mattei dove lui abita et in fede o fatta la presente di mia propria mano questo di 26 di ottobre 1601 dico ricevuto contanti___5 Io m.ro jachomo sudetto mano propria 132 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Pietropaolo Muratore scudi ventidue & 50 di moneta che sono per resto, et intiero pagamento di tutti i lavori che lui ha fatto nel palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 16 di Giugno 1601 Vro Il card.le Matthej Io fran.co … … … … il sudetto maestro pietro pavolo Muratore ha ricevuto contanti in mia presenza li sopradetti scudi ventidue di moneta et baiochi cinquanta per resto come di sopra dal sudetto s.r Andrea de ferrari, et per non sapere il sudetto maestro pietro pavolo scrivere io a sue preghiere ho fatto la presente … firmata dal detto con una croce questo di 20 di giugno 1601 Io francesco Mano propria 131 Molto mag.co ms Andrea Ferrari. Pagarete a m.ro Pietropaolo muratore scudi venticinque di moneta a buon conto di lavori fatti da lui nel palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 2 di giugno 1601___25 scudi Vro Il card. Matthej Io francesco gnoccho (?) facio fede ugualmente il sudetto maestro pietro pavolo muratore ha ricevuto contanti dal sudetto s.r andrea de ferrari li sopradetti scudi venticinque di moneta et per non sapere lui scrivere io a sue preghiere ho fatta la presente la quale sarà firmata dal sudetto con una croce Io francesco mano propria questo di 20 di giugno 1601 X Io Andrea de Ferrari per la presente confesso essere soddisfatto, et pagato dall’Ill.mo et R.mo s.r Card.le Matthei mio … et Sig.re, di tutti li denari ch’io per il tempo passato, sin et per tutto il giorno, mese, et anno, infrascrittj, ho pagato a diversi per SSIll.ma et in fede ne ho fatto questa mia, questo di IX di dicembre 1601. Ita est Andrea de Ferrarij qui sup. manu propria

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129 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Bartolomeo figenio Banderaro scudi ventisei & 90 di moneta che sono per resto et intiero pagamento di robbe et fatture havute da lui per servitio nostro sin a questo presente giorno, che tutte sono per acconcime, et ornamento del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa il primo di Giugno 1601 V.ro Il card. Matthej Io bartolomeo figenio ho ricevuto contanti dal detto s.r andrea de ferrari li sopra detti scudi ventisei e novanta di moneta per resto e saldo come di sopra questo di 2 di giugno 1601 dico___scudi 26.90 Io bartolomeo figenio mano propria 126 Molto mag.co ms Andrea Ferrari. Pagarete a m.ro Battista stuccatore scudi dua & 50 di moneta, che sono per li stucchi et altre fatture fatte da lui qui nel palazzo novo che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 29 di maggio 1601 Vro Il card. Matthej Io baptista stuccatore ho ricevuto contanti da il detto ms andrea de ferrari li sopra detti scudi venticinque (sic) di moneta questo di 29 di maggio 1601 dicho scudi___2&50 Io baptista mano propria 125 Molto mag.co ms Andrea Ferrari. Pagarete a m.ro francesco Biacca calderaro in navona scudi tre & 50 di moneta che sono per prezzo de dui canali di rame fatti da lui nella torretta (?) di libbre (?) sedici a & 22 la libbra, che tutti sono serviti per acconcime del palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 24 di maggio 1601 Vro Il card. Matthej Io francesco biaca calderaro o recevuto contanti dal detto s.r andrea de ferari li sopradetti scudi tre … 50 in questo di 28 maggio 1601 dico moneta___scudi 3:50 Io francesco biacca mano propria 124 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Pietropaolo muratore di moneta quaranta che sono a buon conto de i lavori che si fanno da lui per l’acconcime del palazzo novo che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 19 di maggio 1601___ Vro Il card.le Matthej Io Giulio Giaroli faccio fede come il sudetto Mas.ro Pietro Pavolo muratore in mia presenza ha ricevuto contanti dal detto sig.re Andrea de ferrari li sopradetti scudi quaranta di moneta questo di 19 di Maggio 1601 ne ho fatta la presente d’ordine suo et esso ne farrà da piè di la croce Io Giulio di mano propria XX 123

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Molto m.co ms Andrea Ferrari. Pagarete a mro Giovanni Pietro ferraro su la piazza della Minerva scudi Diciasette di moneta che sono per resto e saldo de lavori fatti sin a questo presente giorno per servitio nostro nel palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 5 di Maggio 1601 Vro Il card.le Matthej Io giuan pietro sudetto o ricevuto contante dal detto s.r andrea de ferari per resto e saldo come di sopra scritti diciseti scudi 17 questo 11 magio 1601 giuan mano propria 122 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Pietro paolo Muratore scudi venti di moneta che sono a buon conto de lavori che si fanno da lui nella fabrica, et acconcime del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 21 di Aprile 1601 Vro Il Card.le Matthej Io Prospero bonvicino faccio fede qualmente il sudetto m.ro Pietro pavolo pondoro muratore ha ricevuto contanti in presentia mia dal sudetto sig.re Andrea de ferrari li sopradetti scudi venti di moneta et per non sapere detto maestro Pietro Pavolo schrivere se ne farà una croce a piè di questa … ne ho fatta la presente di mia propria mano a requisitione di sudetto questo di 21 d’Aprile 1601 dico___ scudi 20 moneta Io prospero bonvicino mano propria X 120 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro francesco ferraro a la Rotonda scudi sei & 34 che sono per prezzo d’una Catena di ferro presa da lui per la loggia del palazzo novo, di libre 141 a & 4 ½ la libbra, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 14 di Aprile 1601 Vro Il Card.le Matthej Io francesco ferraio scudi ho ricevuto in contanti li scudi sei & 34 … la sudetta somma (?) da s.r andrea in questo di sudetto 14 aprile 1601 Io … … .. …___6.34 119 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Pietro Paolo Muratore habitante a san jacomo de spagnoli scudi venti di moneta li quali se li danno a buon conto de lavori che lui si è obbligato di fare nel Palazzo novo, come appare per poliza sua, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa il di primo di aprile 1601 Vro Il Card,le Matthej Io maestro pietro paolo o recevuti li sodetti schudi venti da sopradetto ms andrea questo di 3 di aprile 1601 dicho___20 X Io bartolomeo rossellini scharpelino o fatta la detta recevuta per non sapere schrivere il detto m.ro pietro paolo esendo … … in mia presencia

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118 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a mro Matteo muratore scudi dieci di moneta li quali se li danno a buon conto de lavori fatti da lui nella fabrica et risarcimento del Palazzo novo che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 10 di febraro 1601___ Vro Il Card. Matthej jo sopradetto ho riceputo dal sopradetto sr Andrea de ferrarij contanti li sopra detti … … di moneta … di 14 di febraro 1601 dicho___10 matteo mano propria 117 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a mro Niccolò Pozzolanaro scudi dui & 90 di moneta che sono per prezzo di some 160 di pozzolana portata da lui per servitio della fabrica del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 10 di febrario 1601 Vro Il Card.le Matthej Io gironimo carletto (?) fo fede come il … nicolo a ricevuto contante da il detto il signor andrea i detti … … … di 19 febraio 1601 X 116 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a mro Andrea Aretino Indoratore scudi trentacinque di moneta per resto et intiero pagamento dell’Indoratura fatta da lui nell’ornamento del quadro della nostra cappella nel Palazzo novo, et saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 13 di febraro 1601 Vro Il Card. Matthej jo andrea aretino sodeto ho recevuto contanti dal deto signore (?) Andrea de ferari i sopra deti trenta cinque scudi di moneta per resto, e intiero pagamento come di sopra questo di 14 de febraro 1601 dico___ 35 jo andrea mano propria 115 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Lorenzo spadaro a monte Giordano scudi quattro & 50 di moneta che sono per intiero pagamento della indoratura de ferri per l’ornamento dell’altare della Cappella del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 3 di febraro 1601 Vro Il card.le Matthej jo lorenzo spadaro sopradeto o ricevuto li sopra detti scudi quatro & cinquanta contanti dal sopra detto s.re andrea per le dette cose di sopra questo di 3 di febraro 1601 io lorenzo mano propria 114 Molto m.co Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Antonio Vetraro a Pasquino scudi dicidotto di moneta che sono per intero pagamento delle invetriate fatte per le finestre della cappella del nostro palazzo, et nell’altro stanzino attaccato a detta Cappella, et per tutti i lavori fatti da lui per servitio di casa

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nostra sin a questo presente giorno , che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 22 di gennaro 1601 Vro Il Card.le Matthej Faccio fede io Donato Briosi come m.ro Antonio vetraio a pasquino a ricevuti in mia presenza dal sig. Andrea ferrari li sudetti scudi dicidotto di moneta in pagamento come di sopra e per non saper lui scrivere a fatta una crocie di sua propria mano questo di ultimo gennaio 1601. Io Donato Briosi mano propria 113 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro francesco Nicolini fiorentino falegname scudi ventisei et b. 30 di moneta cioè la metà argento e la metà quattrini li quali sono per resto di quanto deve havere per l’ornamento fatto all’Altare della nostra Cappella, et anco per tutto quello che havesse fatto di più oltre l’obligo in detta Cappella, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 22 di gennaro 1601. Vro Il Card.le Matthej Tutto Argento 112 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Andrea Aretino Indoratore scudi dodici di moneta a buon conto dell’indoratura che lui ha fatto all’ornamento della nostra Cappella nel palazzo novo che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 22 di dicembre 1600 Vro Il Card.le Matthej jo andrea aretino sudeto o ricevuti i sopra detti denari contanti dal sopradetto s.r andrea ferari dico scudi dodici questi 22 de dicembre in fede de … o fata la presente ricevuta de mia mano dico___12 io andrea Aretino mano propria 111 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Don Accorutio Accorutij mio m.ro di casa scudi venti di moneta che sono per altrettanti che lui ha pagato al falegname per prezzo dell’impannata della cappella del palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 20 di dicembre 1600 Vro Il Card.le Matthej Io Accorutio Accorutij ho recevuto contanti li sopradetti scudi venti di moneta dal sopradetto sig.r Andrea Ferrari questo di sopradetto___20 Io Accorutio Accorutij mano propria 110 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Andrea Aretino Indoratore scudi venti di moneta a buon conto dell’indoratura che lui fa all’ornamento dell’Altare della nostra Cappella nel palazzo novo che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 18 di Novembre 1600 Vro

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Il Card.le Matthej Io andrea Aretino sopra detto o ricevuto contanti dal sopra detto sig.re Andrea de ferari li sopra detti venti scudi de moneta questo ventidoi di novembre 1600 Jo Andrea Aretino mano propria 109 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Giuseppe d’Aiello pittore scudi cinquanta di moneta che sono per resto et intiero pagamento della pittura fatta da lui nella volta del stantijno attaccato alla cappella che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 9 di Novembre 1600 Vro Il Card.le Matthej Io gioseppo di aielli sodetto ho recevuto contanti dal sudetto sig.re andrea de ferrari li sopradetti cinquanta scudi di moneta per resto et integro pagamento come di sopra adi 10 di novembre 1600 io gioseppo mano propria___scudi 50 108 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Antonio Pistatore scudo uno & 4 cioè l’amita monete et l’amita quattrini, che sono per scorzi (?) tredici di polvere di marmo che lui ha dato per servitio della fabrica et acconcime del palazzo novo che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 8 di novembre 1600 Vro Il Card.le Matthej Ms Antonio Pistatore sud.o confessa haver ricevuto dal s.r Andrea ferrari scudo uno e b. 4 metà argento e metà quattrini per scorzi 13 di polvere di marmo et non sapendo lui scrivere ha dato comissione a me Ottavio Placido che a nome suo faccia la presente ricevuta … di 8 di novembre 1600 Io Ottavio Placidi sudetto mano propria X 107 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Piacerà a VS di pagare a ms Andrea stuccatore e a Michelangelo suo compagno scudi dieci argento quali scudi si fanno pagare per ordine del s.r Card.le mio sig.re e fratello a bon conto dell’indoratura che hanno da fare dell’altare della capella di S. S.ria Ill.ma che saranno ben pagati, e datene debito a conti del s.r Car.le che così SS Ill.ma mi ha comandato. Di casa li 3 de ottobre 1600 Asdrubale Matthei jo andrea Aretino sudeto o ricevuto contanti dal sopra detto s.re andrea ferari li sopradetti scudi dieci de argento in compagnia del detto michelangelo mio compagnio questo di tre d’otobre del 1600 dico___10 io andrea mano propria Jo Michelangelo sudetto ho ricevuto contanti come di sopra scudi dieci moneta in compagnia del detto ms Andrea dal sopradetto s.r Andrea de ferraro questo di sudetto tre di ottobre 1600___10 Io Michelangelo mano propria 106

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Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Matteo Muratore scudi Dieci cioe scudi 5 di moneta et scudi 5 di quatrini che sono a buon conto de lavori fatti da lui nella fabrica et acconcime del palazzo novo che saranno ben pagati. Di casa li 29 di settembre 1600 Scudi 5 quatrini e 5 moneta Vro Il Card.le Matthei Jo mateo sopradetto ho … in contanti li sopradetti … … … … … … di primo di otobre 1600 … scudi 10 Jo mateo mano propria 105 Molto m.co ms Andrea ferrari pagarete a m.r Mattheo Canovale (?) scudi due & 70 l’amita argento e l’amita quattrini quali sono per tanta polvere di marmo che serve (?) per li mezzanini (?) e finestra della sala del Palazzo novo che sarano ben pagati. Dio vi contenti. Di casa li 31 d’Aprile … Il Card.le Matthej 104 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Andrea Aretino scudi cinquanta et & 20 di moneta per resto, et intiero pagamento dell’Indoratura fatta da lui et manifattura, nella volta della Cappella, et del stantino attaccato a detta Cappella, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 2 di settembre 1600 Vro Il Card.le Matthej Jo andrea Aretino sudeto in conto contanti per … come di sopra dal deto s.re andrea de ferari … deti scudi cinquanta e baioi venti di moneta questo di 4 di settembre dico___50.20 Jo andrea aretino mano propria 103 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a Perinto Luti scudo uno & 20 di moneta li medesimi a pagato per 333 mattoni per la stanza della nostra cappella. Dio vi contenti (?). di casa li 2 di settembre 1600 Vro Il Card.le Matthej Io Perinto Luti ho ricevuto … … scudo uno & 20 … … … di 4 detto___Perinto Luti 102 Molto mag.co ms Andrea ferrari pagarete a Antonio pistatore di marmo scudo uno & 70 l’ameta argento e l’amita quattrini quali sono per scorzi venti uno (?) di polvere di marmo servito per la cappella che sarano ben pagati Dio vi contenti Scudo 1&70 Di casa li 31 d’Agosto 1600 Vro Il Card.le Matthej

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Jo simone chastello scharpelino fo fede chomo il sudeto maestro Antonio pestamarmoro a recevuto … dal sudeto sr andrea de ferrari li sopra deti giuli dieciseti cioè … e mezo … latri … di quatrini questo di primo di setembre 1600___ scudi 1.70 Jo simone chastelo mano propria 101 Molto m.co ms Andrea ferrari pagarete a m.ro Simone scarpellino scudo uno & 50 di moneta quali sono per cinque giornate che lui à fatto lavorare (?) per ripichiare le finestre della capella et della stanza attaccata a essa cappella che saranno ben pagati. Dio vi contenti Scudo uno & 50 moneta Di casa li 31 di Agosto 1600 Vro Il Card. Matthej Jo Simone chastelo o recevuto li sopra dinari dal sudeto sr Andrea ferari … cio e … quindici moneta dicho questo di primo di setembre 1600___scudi 1.50 99 Molto mag.co Andrea ferrari. Pagarete a ms Giuseppe d’Aiello pittore scudi sei di moneta che sono a buon conto della pittura che lui fa nel statijno attaccato alla cappella del palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 18 di luglio 1600___scudi 6 di moneta Vro Il Card.le Matthej Jo gioseppo di aielli ho recevuto in contanti dal sopra detto s.r andrea di ferari li sopradetti sei scudi di moneta questo di 19 di luglio 1600 Jo gioseppo di aiellij mano propria 98 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Andrea Aretino Indoratore scudi cinquanta di moneta che se li danno a buon conto della Manifattura et oro che lui ha messo nella volta della nostra Cappella, et nella volta del statijno attaccato a detta cappella che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 18 di luglio 1600___ scudi 50 di moneta Vro Il Card.le Matthej jo andrea aretino retro scrito o ricevuto contanti li sopra scritti cinquanta scudi di moneta dal retro scrito sig.re andrea de ferrari in questo di 19 de luglio 1600 dico___ scudi 50 jo andrea sopradetto mano propria 97 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Carlo Nuti falegname scudi ventitre & 80 l’amita argento, et l’amita quattrini che sono per resto de lavori fatti nel palazzo novo sin a questo giorno, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li X di luglio 1600___ scudi 11 & 90 moneta scudi 11&90 quattrini Vr Il Card.le Matthej

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Jo carlo nuti sopra detto ho ricevuti contanti dal sopra detto s.re andrea de ferari li sopra detti scudi ventitre & 80meta argento e meta quatrini come di sopra questo di 13 di luglio 1600 dicho___ scudi 23 Jo carlo nutj mano propria 96 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Giuseppe d’Aiello scudi sei di moneta che sono a buon conto della pittura che esso fa nel stantijno attaccato alla Cappella del nostro palazzo novo che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 26 di Giugno 1600 Vro Il Card.le Matthej Jo gioseppe de aielli ho recevuti li sopradetti sei scudi di moneta dal s.re andrea ferrari questo di 29 di giugno 1600 dico___ scudi 6 Io giuseppe di aiello mano propria 95 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Matteo Muratore scudi dieci cioè l’amita argento, et l’amita quattrini, che sono a buon de lavori fatti da lui nella fabrica et acconcime del palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li xii di Giugno 1600___scudi 5 moneta e 5 quattrini Vro Il Card.le Matthej Jo matteo sopradeto ho ricevuto contanti dal sopradetto s.r Andrea de ferari li sopradeti … … … cinque di moneta et cinque di quatrini questo di 17 di giunio 1600 dicho___ io mateo sopradetto mano propria 94 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Giovan Pietro ferraro alla piazza della Minerva scudi sedici di moneta che sono per il prezzo della ferrata fatta per la Cappella del palazzo novo, et per otto spranghe di ferro da tener li conci della finestra di detta cappella, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Dio casa li 15 di Giugno 1600___ scudi 16 di moneta Vro Il card.le Matthej Jo giovanni pietro sudetto ho ricevuto contante dal sopra detto s.r andrea ferrari li sudetti scudi sedici di moneta come di sopra questo di 16 di giugno 1600 dicho___scudi 16 Io giovan pietro mano propria 93 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Giuseppe da Jelli Pittore a buon conto della pittura che lui fa nella volta del stantijno attaccato alla cappella del palazzo novo scudi sei di moneta che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li xii di giugno 1600___ scudi sei di moneta Vro Il card.le Matthej Jo gioseppe di aiellj ho recevuto li sopradetti sei scudi in contanti dal detto s.re andrea ferari questo di 14 di giugno 1600 Jo gioseppo mano propria

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92 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Giovan Pietro chiavaro a la piazza della Minerva scudi otto & 15 cioè scudi quattro di moneta e scudi quattro & 15 di quattrini che sono per prezzo d’un parafuoco fatto al camino della sala del palazzo novo tutto di ferro, che saranno ben pagati. Di casa li 6 di giugno 1600___ Vro Il card.le Matthej Io giovan pietro sudetto ho ricevuto contanti li sudetti denari dal sudetto s.r andrea … scudi (?) 4 di moneta et scudi 4 di quatrini e baiocchi 15 dico___ scudi 8-15 Io giovan pietro sudetto mano propia questo di 11 di giugno 1600 91 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro francesco falegname a buon conto dell’ornamento fatto per l’altare della cappella del palazzo novo scudi venti cioè l’amità in argento et l’amita in quattrini, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa il di primo di Giugno 1600___ scudi 10 di moneta et scudi 10 di quattrini Vro Il Card.le Matthej Io francesco falegname sudetto ho ricevuto contanti dal s. Andrea ferrari li sudetti scudi venti cioe di dieci moneta e dieci quatrini questo di 8 giugno 1600 dicho___ la meta argento la meta quatrini Io francesco sudeto mano propria 90 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Ambrosino stuccatore scudi quarantacinque di moneta che sono per resto della stuccatura fatta da lui nel stantijno attaccato alla cappella del palazzo novo che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa il primo di giugno 1600___scudi 45 moneta Vro Il Card.le Matthej Io Ambrogio Bonvicino stucatore sudetto o ricevuto contanti dal detto ms Andrea ferarij li sopradetti schudi quaranta cinque di moneta per resto come di sopra questo di 3 de giunio 1600 dicho___45 moneta Io Ambrogio bonvicino mano propria 89 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Battista Calcararo scudi tredici & 27 di moneta che sono per prezzo di rubia 22 ½ di calce da Tivoli a & 59 il rubio, che servono per la fabrica et acconcime del palazzo, che saranno ben pagati. Di casa il primo di giugno 1600 Vro Il Card.le Matthej Io batista … sudetto ho recevuti li sudetti di mano di … 88

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Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Antonio scarpellino scudi due & 20 di moneta che sono per prezzo d’una Pietra di sprone (?) da mettere al camino della sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 18 di febraro 1600 Vro Il Card.le Matthej Adi 3 di Magio 1600 Accorutio Accorutij ho recevuto dal s.r Andrea ferrari sopradetto scudi doi & 20 di moneta dal sopradetto m.ro Antonio scarpellino d’una pietra di sprone che … … .. al camino de la sala et per non sapere lui scrivere farà una croce Accorutio Accorutij mano propria X 87 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Mattheo Carabello scudi tredici & 92 di moneta, che sono per rubia 24 di calce di roma havuta da lui sin a questo giorno per servizio nostro, a ragione di & 58 il rubio che saranno ben pagati. Di casa li 24 di maggio 1600 Vro Il Card.le Matthej Io Matteo Carabello sopradeto ho ricevuto … dal sopradeto s.r Andrea de ferari li sopradetti sucdi tredici & 92 di … questo di 25 sudetto di magio 1600 dico___13.92 Io Mateo Carabello mano propria 86 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Bastianino Pozzolanaro scudi undici & 97 l’amita argento e l’amita quattrini li quali se li pagano per … … 665 de pozzolana a ragione di giulij 18 il … che sono per saldo di tutta la pozzolana che si è presa da lui sin a questo giorno per servizio mio che saranno ben pagati. Di casa questo di 24 di Maggio 1600___ scudi 11 & 97 l’amita argento et l’amita quatrini Vro Il Card.le Matthej Io Ottavio Placido faccio fede come in presenza mia il sudetto Bastianino ha havuto li sudetti scudi undici … … dal sudetto s. Andrea questo di 25 di maggio 1600 Ottavio Placidi mano propria X 85 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Andrea Aretino et a m.ro Michelangelo Indoratori scudi quindici di moneta che sono a buon conto della Indoratura della cappella del nro Palazzo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 20 di Maggio 1600___ scudi 15 moneta Vro Il Card.le Matthej Jo andrea aretino pitore sopra deto … ricevuto i sodeti denari dal sodeto signiore andrea ferari questo di 21 de magio 1600 in fede del vero o fata la presente … mano propria Jo andrea aretino dicho___15

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Io Michelangelo de Amici retro schritto ho ricevuti contanti dal retro schritto s.r Andrea ferrari li retro schritti quindici scudi di moneta questo di retro schritto 21 di Maggio 1600 dico … Io Michelangelo di Amici mano propria 84 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Ambrosino stuccatore scudi quindici di moneta che sono a buon conto del lavoro di stucco che lui fa nel stantijno attaccato alla cappella, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 16 di Maggio 1600 Vro Il Card.le Matthej Jo Ambrogio stucatore sudetto o ricevuto contanti dal detto s.re Andrea ferari li sopra detti schudi quindici questo 19 magio 1600 dico___15 Jo Ambrogio Bonvicino stucatore mano propria 83 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Christofano Roncalli dalle Pomarance scudi quattordici &20 di moneta che servono per pagare interamente li giovani che hanno dipinta la stantia della Cappella che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 16 maggio 1600 Vro Il Card.le Matthej 82 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Ambrosio stuccatore scudi dieci di moneta a buon conto del lavoro che esso fa nel stantijno attaccato alla cappella, che saranno ben pagati. Di casa li 29 d’Aprile 1600 Vro Il Card.le Matthej Jo Ambrogio stucatore sudetto o ricevuto contanti dal s.r Andrea de ferari sopradetto li sopradetti scudi dieci di moneta questo di ultimo de aprile 1600___scudi 10 Io Ambrogio Bonvicino stucatore mano propria 81 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Ambrosino stuccatore scudi dieci di moneta a buon conto della fattura della volta del stantijno attaccato alla Cappella, che saranno ben pagati. Di casa questo di 12 di Aprile 1600 Vro Il Card.le Matthej Jo Ambrogio Bonvicino stuccatore sopradetto o ricevuto contanti dal detto Ms Andrea ferarij li sopradetti schudi dieci di moneta questo di 14 aprile 1600 dico___10 Jo Ambrogio stucatore mano propria 80 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Cristofano Roncalli dalle Pomarance scudi Dieci di moneta che sono a buon conto delle pitture che si fanno nella cappella che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di Casa questo di 6 d’Aprile 1600___scudi 10 moneta

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Vro Il Card.le Matthej Molto M.co sig. Andrea. Piacerà a VS pagare a Giuseppe d’Aiello pittore li sopradetti scudi dieci che saranno … pagati et … del vero Io Christofabo Roncalli dalle pomarance ho fatta la presente di mia propria mano questo di sopradetto Io christofano Roncalli mano propria jo gioseppo di aielli sudeto ho recevuto in contanti i sopradetti scudi dieci di moneta dal sopradetto sig.re andrea da ferrari questo di 7 di aprile 1600 jo giuseppe sudetto mano propria 79 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete al s.r Perinto Luti scudi otto & 75 cioè scudi cinque & 67 ½ di moneta et scudi tre & 7 ½ di quattrini che servono per pagare i scarpellini che hanno nettato il camino, pulito le porte, et poggioli delle finestre, per l’indoratura de cartocci d’attaccare le portiere, imbiancature et stuccature, tutte fatte nella sala, et gesso, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 28 di marzo 1600___argento scudi 5 & 67 ½ quattrini 3.87 ½ Vro Il Card.le Matthej Io Perinto Luti ho recevuto li sopradetti scudi otto & 75 come di … … … questi che avevano davere di … … .. Perinto Luti mano propria io dicho 78 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Francesco de Rossi scarpellino scudi cento cioè l’amita moneta et l’amita quattrini che sono a buon conto de lavori fatti da lui per la cappella, et porte de stantijni, che saranno ben pagati. Di casa li 24 di marzo 1600___scudi 50 d’argento e 50 di quatrini Vro Il Card.le Matthej jo francesco sopra detto ho recevuto contanti dal sopra detto s.r Andrea de ferrarij li sopradetti scudi ciento … la meta argiento lameta quatrini come di sopra questo di 24 di marzo 1600 dicho scudi 50 argiento e 50 quatrini io francesco de rossi scarpellino mano propria 77 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Christofano delle pomarance o a chi presenterà scudi dieci di moneta che hanno da servire per pagare a buon conto la pittura che si fa nella volta della cappella, che saranno ben pagati. Di casa li 18 di febraro 1600 Vro Il Card.le Matthej Io christofano Roncalli dalle pomarance ho ricevuto dal sig. Andrea Ferrari scudi dieci di moneta sopradetti con fede ho fatto la presente di mia propria mano questo di sudetto Jo christofano Roncalli mano propria (verso) 77 Molto mg.co sig. Andrea ho pagato ad Alessandro Presciati latore della presente li retroscritti scudi dieci … … … pagato. E li bacio le mani di Casa il di 18 di febraro 1600

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V.ro sr Christofano Roncalli Io Alessandro de piscati o ricevuti contanti li sopradetti scudi dieci di moneta con firma il sopradetto ordine del sudeto sig. Andrea de Ferrari questo di sopra deto … …il 18 di febraro 1600 Jo alessandro mano propria 76 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete al s.r Asdrubale Matthei scudi quarantanove & 42 di moneta che sono per il prezzo di mattoni che sono venuti da Genova per servitio della fabrica, et acconcime del palazzo novo che saranno ben pagati. Di casa li 30 gennaro 1600___ Vro Il Card.le Matthej E per me … … pagarli a Hieronimo noli, che saranno ben pagati questo di primo di febraro 1600 Asdrubale Matthej …. Sul verso: la stessa ricevuta a nome di Geronimo Noli 75 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Matteo Muratore scudi quattordici l’amita argento, et l’amita quattrini, che sono a buon conto di lavori che si fanno da lui nel Palazzo novo che saranno ben pagati. Di casa li 28 di Genaro 1600 Et di più gli pagarete giulij otto che sono per comprar 2 centinara (?) di mattoni per la sala___ scudi 7&80 moneta et scudi 7 di quattrini Vro Il Card.le Matthej jo mateo sopradetto ho recevuto contanti li sopradeti scudi quatordici metà argento et metà quatrini et più li sopradeti … … moneta pagati … li sopradeti … denari dal sopra deto s.r Andrea Ferrari e li … … pagati dal medesimo per … a m.ro jacobo matonatore per trecento (?) matoni … … per la deta sala questo di 9 di giugno 1600 jo mateo mano propria 74 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Cristofano delle Pomarance o a chi ordinarà scudi quindici di moneta che hanno da servire per pagare a buon conto le pitture che si fanno nella volta della Cappella che fa in casa mia, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di Casa li 19 di Genaro 1600 Vro Il Card.le Matthej Molto mg.co sig Andrea pacerà vi (?) pagare li sopradetti scudi quindici ad Alessandro presciati presente che saranno ben pagati et in fede jo christofano Roncalli sopradetto mano propria questo di sopradetto jo christofano sopradetto mano propria Jo Alessandro de presciati o ricevuto contanti dal detto sr Andrea li sopradetti scudi 15 di moneta questo di …___ scudi 15 moneta Alessandro mano propria 73

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Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Matteo Muratore scudi quindici cioè scudi 7&50 di moneta et scudi 7&50 di quattrini che sono a buon conto di fatture et spese che esso mette nel risarcimento del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 8 di gennaro 1600 Scudi 7&50 moneta scudi 7&50 quattrini Vro Il Card.le Matthej jo mateo sopradetto ho recevuto contanti dal sopradetto sr Andrea de ferari li sopradetti … quindici … metà quatrini et metà argento questo di 9 di genaro 1600 dicho___ jo mateo mano propria 72 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Matteo muratore scudi tre & 60 di moneta che servono per comprare rubbia sei di calce per far il mattonato della sala, et per la fabrica et acconcime del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 8 di gennaro 1600___ Vro Il Card.le Matthej Jo mateo sopradetto ho ricevuto contanti dal sopradeto in contanti cioè dal sopradetto sr Andrea de ferrai li sudeti … tre & 60 di moneta per la sopradeta calgia (?) questo di 8 di gennaro 1600__ scudi 3.60 jo matteo mano propria 71 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Ambrosino bonvicino stuccatore scudi quaranta di moneta oltre li scudi 120 che gli havete pagati, che saranno per fine al pagamento del stucco della Cappella fatta qui in casa da lui, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa questo di 6 di gennaro 1600 Scudi 40 di moneta Vro Il Card.le Matthej jo Ambrogio Bonvicino stuchatore sudetto o ricevuto contanti scudi quaranta di moneta dal sopradetto s.re Andrea de Ferrarij per finale pagamento del stucho de la capella chome di sopra oltra li schudi conto (?) … … … chome di sopra questo di 6 de genaro 1600___jo Ambrogio stucatore sudetto mano propria 70 Molto m.co Andrea ferrari. Pagarete a m.ro francesco de Rossi scarpellino scudi sessanta cioè scudi trenta di moneta et scudi trenta di quattrini che sono a buon conto della finestra, et porta per la nostra cappella che saranno ben pagati. Di casa li 23 di dicembre 1599___scudi 30 moneta scudi 30 di quattrini Vro Il Card.le Matthej jo francesco detto … ho ricevuto contanti dal sopradetto sr Andrea li sopradetti scudi sessanta … scudi trenta di moneta e scudi trenta di quatrini come di sopra questo di 24 di dicembre 1599 dicho__ scudi 60 jo francesco di mano propria

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69 Ms Andrea Ferrari pagarete a ms Mattheo a bon conto di lavori scudi dieci di moneta la meta argento et meta quatrini in casa il di xviii di decembre Il Card.le Matthej Io matheo sopradetto ho ricevuto li sopradetti … dieci cioè mita argento et mita quatrini dal sopradetto sr Andrea de ferrari questo di 19 di dicembre 1599 dicho___scudi 10 Jo matheo mano propria 68 Ms Andrea Ferrari Pagarete a ms Paulo Brillo scudi di moneta venticinque quali sono per resto et finale pagamento della pittura che mi ha fatto nella sala del palazzo novo et ne pigliarete ricevuta. Di casa il di 13 di dicembre 1599 Di piu gli darete scudi dieci di moneta i quali noi donamo a esso Ms paulo dati nel giorno di sopra Il Card.le Matthej (verso) Io paulo Brillo Retro scritto o recevuto contante li retroscitti scudi venti cinque de monete per resto et finali pagamento come nel ordene et mandato retro scritto dal retro scritto sr andrea de ferrari questo die 13 di decembre 1599___dicho___scudi 25 Jo Paulo manno propria Et più jo paulo Brillo pittore su detto o recevuto contanti dal sudetto sr Andrea ferrari li retro scritti scudi dece de moneta per donativo come nel retro scritto mandato questo di stesso tredici de decembre 1599___dicho___scudi 10 Io paulo Brillo mano propria 67 M Mag.co ms Andrea Ferrari. Pagarete a mro Matteo Cavenale (?) muratore scudi dieci, cioè la mita argento e la metà quattrini che se gli danno a bon conto de lavori ch’esso fa nella fabrica et acconcime del Palazzo novo et pigliatene ricevuta che saranno ben pagati. Di casa questo di 4 di dicembre 1599 Il Card.le Matthej Jo mateo sopradetto ho ricevuto dal sopra detto sr Andrea de ferrari li sopradetti … … la meta quatrini et la meta argento questo di … di dicembre 1599 dicho … cinque di argento e cinque … io matheo mano propria 66 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Ambrogio stuccatore scudi dieci di moneta a bon conto de lavori, ch’esso fa nelli stanzini del Palazzo novo et pigliatene ricevuta che sarano ben pagati. Di casa questo di 4 dicembre 1599 Il Card.le Matthej jo Ambrogio sopradetto o ricevuto contanti li sopradetti schudi di moneta dal sopradetto ms andrea de ferrarij questo di 4 dicembre 1599 dicho scudi 10 jo Ambrogio mano propria 65

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Molto m.co ms Andrea ferrari. Piacerà a VS di pagare a Hier.o Noli scudi sei b. 52 cioè scudi cinque e b. 70 argento e b. 82 in quatrini quali sono per rubi sei di calce pagata da esso Hier.o a Tiberio Pensio calcararo venuta alla Fabbrica del s.r Cardinale sotto li 2 de ottobre 1599, e se li paga a b. 57 il rub. Arg.to, e piu un migliaro de mattoni hauti d’Antonio del Gallo fornaciaro per fare il campanile del s.r Card.le dove si ponerà la campanella in cima la Torre, e questi si pagano a ragione di scudi tre e b. 10 il migliaio tre terzi in argento et un quarto in q.ni e datene debito al s.r cardinale che così SS Ill.ma mi ha comandato. Di casa li 20 de novembre dico ottobre 1599 Per ser.la Asdrubale Matthei Jo Hier.o noli sopra detto ricevuto in contanti dal sudetto sig. Andrea ferrari li sudetti scudi cinque e b. 70 in argento e b. 82 in quatrini questo di 22 di novembre 1599 io jeronimo mano propria 64 M. m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Ambrogio stucatore scudi qundici di moneta a bon conto di lavori ch’esso fa nella fabrica della cappella del palazzo novo che saranno ben pagati. Di casa questo di 20 di novembre 1599 dico___quindici moneta Il Card.le Matthej Jo Ambrogio stuchatore sudetto o ricevuto contanti scudi quindici di moneta sopradetto dal detto ms andrea ferrari questo di 21 di novembre dicho___jo ambrogio mano propria 63 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete ad Andrino nostro Parafreniere (?) giulij sedici, 14 baiocchi disse di argento, che se gli danno per haver comprata una cassettata di mattoni cioè trecento trenta tre mattoni dalla vedova Fornacciara (?), sono per il mattonato della sala del Palazzo novo, e (?) pigliatene ricevuta, che saranno ben pagati. Di casa li 15 di novembre 1599___ scudi 1.67 moneta Il Card. Matthej Jo Giovanni Battista Baglione fui presente quanto di sopra furono pagati li sopra detti denari al sopradetto Andrea dal sopra detto sig. Andrea questo di 16 novembre 1599___scudi 1.67 moneta 62 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Matteo Canevali muratore scudi cinque… trenta di moneta, che se gli danno per il prezzo di un migliaro … … di mattoni, che servono per il mattonato della sala del Palazzo novo, e pigliatene quietanza, che saranno ben pagati. Di casa questo di 15 di settembre (novembre?) 1599___scudi 5.30 Il Card. Matthej jo mateo cavenale ho ricevuto in contanti li sopradetti schudi cinque et 30 di monea dal sopra deto s.r Andrea de ferari questo di 16 novembre dicto___scudi 5.30 jo mateo mano propria 61 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Matteo Canevale muratore scudi venti cioè la metà moneta et la metà quatrini, che se li danno a buon conto di lavori che esso fa nella fabrica, et acconcime del Palazzo nuovo, e (?) pigliatene ricevuta, che saranno ben pagati. Di casa questo di 15 di novembre 1599___scudi 20 metà moneta metà quattrini Il Card. Matthej

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jo mateo sopradetto ho ricevuto contanti dal s.r Andrea de ferrari li sopradeti scudi venti metà argento et metà quatrini cosi dacordo questo di 16 novembre 1599 dicho scudi 20 jo mateo mano propria 60 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Pietro Brusco ottonaro scudi ventidoi, e baiocchi ottanta moneta argento quali se li fanno pagare per il prezzo de 76 bottoni d’ottone lavorati messi alla ferrata della capella del Palazzo novo, che saranno ben pagati, e datene … a nostri conti. Di casa li 10 de novembre 1599 Scudi ventidoi e baiocchi ottanta Vro Il Card. Matthej jo pietro brusco ho ricevuto dal sudetto sr Andrea Ferrari li sudetti scudi ventidoi et baiochi … di moneta … come di sopra … di 10 di novembre 1599 dicho___scudi 22:80 moneta jo pietro bruscho mano propria 59 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Ambrosio stuccatore scudi quindici di moneta che se li danno a bon conto de lavori che lui fa nei stanzini del palazzo nuovo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 6 di novembre 1599 Il Card. Matthej jo Ambrogio Bonvicino stucatore o ricevuto contanti li sopradetti scudi quindici di moneta dal sopra detto sr Andrea ferrari questo di 6 novembre … sopradetto dicho___scudi 15 jo Ambrogio mano propria 58 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Francesco scalpellino giornate in tutto n.o 13 cioè opere 13 messe a … travertini delle porte, e sedili delle stantie del Palazzo novo a iulij tre per opera, senza l’opera di m.o Francesco che non si pone (?) per esser che … alla mia fabrica, e piu per tanti spesi in carnicce (?) polvere de travertino e gesso baiocchi 10 in tutto li vengono scudi quattro meta argento e meta quattrini e datone debito al s.r cardinale che così SS Ill.ma mi ha comandato. Di casa li 4 de novembre 1599 Per ser:la Asdrubale Matthei Adi 5 de novembre 1599 io ms francesco sudetto o recevuto contanti li sopra detti scudi quattro metà argento metà quattrini dal sudetto s. andrea____scudi 4 Io francesco mano propria 57 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Ambrosio stuccatore scudi quindici moneta a bonconto del lavoro che lui fa ne i stanzini del Palazzo novo, che saranno ben pagati, dandone debito al s.r Card.le che così SSria Ill.ma ha comandato. Di casa li 26 de ottobre 1599 scudi quindici scudi 15 moneta Per ser:la

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Asdrubale Matthei Io Ambrogio stucatore sopradetto o ricevuto contanti dal sopradetto ms andrea ferari li sopradetti schudi quindici di moneta questo di 29 ottobre 1599 dico___scudi 15 Jo Ambrogio mano propria 56 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Matteo muratore scudi dieci cioe meta moneta e meta quattrini che se li danno a bonconto de lavori, ch’esso fa nella fabrica et acconcime del Palazzo novo, che saranno ben pagati, dandone debito al s.r car.le che così SS Ill.ma mi ha comandato. Adi 23 de ottobre 1599 Scudi dieci meta argento meta quattrini Per ser.la Asdrubale Matthei jo mateo canevale ho ricevuto dal sopradetto sr Andrea de ferari li sopradetti … … … et meta argento in contanti dicho___scudi 10 questo di 24 otobre 1599 jo mateo mano propria 55 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Ambrogio stuccatore scudi dieci moneta a bonconto del lavoro che fa nei stanzini del Palazzo novo che saranno ben pagati, dandone debito al s.r car.le che così SS Ill.ma mi ha comandato. Di casa li 16 de ottobre 1599 Per ser.la Asdrubale Matthei jo Ambrogio Bonvicino stucatore o ricevuto contanti dal detto sr andrea ferari li sopradetti schudi dieci di moneta questo di 18 ottobre 1599 dico___scudi 10 jo Ambrogio mano prorpia dicho schudi dieci moneta 54 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Ambrogio stuccatore scudi venti moneta a bonconto del lavoro, che lui fa ne i stanzini del Palazzo novo, che saranno ben pagati, dandone debito al s.r car.le che così SS Ill.ma mi ha comandato. Di casa li 8 de ottobre 1599 Scudi venti moneta Al servizio vostro Asdrubale Matthei jo Ambrogio Bonvicino sopradetto o ricevuto contanti li sopradetti schudi venti di moneta dal detto sr andrea ferrari questo di 13 de ottobre 1599 di… jo Ambrogio stuchatore sopradetto mano propria 53 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Paolo Brilli Pittore scudi dieci moneta a bonconto della pittura, e fregio, che lui fa nella sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati dandone debito al s.r Card.le che così SS Ill.ma ha comandato. Di casa li 8 de ottobre 1599 Di VSMM scudi dieci moneta Al servitio vostro

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Asdrubale Matthei Io Paulo Brillo a recevuit (?) contanto da … andrea de ferari li sopra detti schudi dece de moneta questo di … di octobre 1599 dicho___scudi 10 Io paulo brillo mano propria 52 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Matteo muratore scudi dieci meta argento meta quatrini che se li danno a bonconto de lavori ch’esso fa nella fabrica, e acconcime del Palazzo novo, dandone debito al sig.r Car.le che così SS Ill.ma mi ha comandato, che saranno ben pagati. Di casa li 3 de ottobre 1599 Scudi dieci meta argento meta quattrini Per servire Asdrubale Matthei Jo mateo sopradetto ho ricevuto in contanti dal sopradetto s.r Andrea de ferari li sopradetti schudi dieci meta argento et meta quatrini questo di 3 di hotobre 1599 Dicho___scudi 10 Jo mateo sopradetto mano propria 51 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Ambrogio stuccatore scudi quindici di moneta a buon conto del lavoro che lui fa nei stantini del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 25 di settembre 1599 Vro Il card. Matthei Jo Ambrogio Bonvicino stuchatore sopradetto o ricevuto contantii dal detto s.re Andrea ferrari li sopradetti schudi quindici di moneta questo di 26 settembre 1599 dicho___scudi 15 Jo Ambrogio sopradetto mano propria 50 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Paolo Brilli Pittore scudi quindici moneta a buon conto della pittura et fregio che lui fa nella sala del Palazzo novo che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 24 di settembre 1599 Vro Il Card.le Matthej Io Paulo Brillo o recevuto contanti da … Andrea de ferrari la soper deti scudi quindici de moneta questo di 24 de settembre 1599___scudi 15 Jo Paulo mano propria 49 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Paolo Brilli Pittore scudi venti di moneta, che sono a buon conto della Pittura et fregio che lui fa nella sala del Palazzo novo che saranno ben pagati. Di casa li 13 di settembre 1599 Vro Il Card.le Matthej

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Io paulo Brillo su detto a … contanti li soper detto schudi vinti di moneta dal soper detto … Andrea de ferrari questo di 13 su detto di settembre 1599 dito___scudi 20 Io pau brilli mani propria 48 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Ambroscio stuccatore scudi venti che se li danno a buon conto dei lavori che ha da fare nelli camerini del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi contenti. Di casa questo di 28 d’Agosto 1599 Vro Il Card. Matthej Jo Ambrogio stuchatore sopradetto o ricevuto contanti dal sopra detto ms andrea de ferrari li sopradetti schudi venti di moneta questo di 2 settembre 1599 Jo Ambrogio mano propria 47 Molto mag.co m. Andrea de ferrari. Pagarete a m.ro Matteo Muratore scudi dieci cioè l’amita moneta et l’amita quattrini, che se li danno a buon conto de lavori che esso fa nella fabrica, et acconcime del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 28 d’Agosto 1599__ scudi 5 di moneta et scudi 5 di quattrini Vro Il Card.le Matthej Jo mateo sopradetto ho ricevuto contanti dal sopradetto s.r andrea de ferrari sopradetto schudi dieci dioè meta quatrini et metà argento questo di 29 di agosto 1599 dicho___ scudi 10 Jo mateo mano propria 46 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Paolo Brillo Pittore scudi quaranta di moneta che se gli danno a buon conto della Pittura et fregio che lui fa nella sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 28 d’Agosto 1599 Vro Il Card.le Matthej Jo paulo Brillo a reruto contanto da … Andrea de ferrari li soper detto scude quaranta di moneta dal soper detto Andrea de ferrari questo di 29 di Augusto 1599___ scudi 40 Jo paulo Brillo mano propria 32 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Paolo Brillo Pittore scudi venti di moneta che se li pagano a buon conto della pittura che lui ha da fare nella sala del Palazzo novo che saranno ben pagati. Di casa li 26 di Giugno 1599 Vro Il Card.le Matthej Jo paulo Brillo pitore sopra deto a recevuto … venti de moneta … de … dal sopra detto s.r Andrea de ferrari dico d emoneta___scudi 20 moneta questo di 26 di giugno 1599 Jo paulo Brillo mano propria Come di sopra___scudi 20

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38 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Paolo Brillo Pittore scudi quaranta di moneta a buon conto della pittura che si ha da far da lui nella sala del Palazzo novo che saranno ben pagati. Di casa questo di 10 di luglio 1599 Vro Il Card.le Matthej Jo paulo Brillo sopra detto …. Contante scudi quaranta de moneta da su detto ms Andrea ferrari questo di dece de luglio 1599 …___scudi 40 Jo paulo Brillo mano propria 42 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Paolo Brillo Pittore scudi trenta di moneta che sono a buon conto della pittura, et fregio che fa nella sala del Palazzo novo che saranno ben pagati. Di casa li 31 di luglio 1599___ scudi 30 di moneta Vro Il Card.le Matthej Jo paulo Brillo soper deto a … contante da soper detto … Andrea de ferrari le sudette scudi trenta di moneta questo di primo da giusta (?) 1599 dico___ scudi 30 Jo paulo Brillo mano propria 44 Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Jacomo Brioso vetraro a Pasquino scudi dieci & 60 di moneta che sono per resto et saldo de invetriate fatte da lui alle finestre della sala del Palazzo novo, et all’Araceli, che saranno ben pagati. Dall’Araceli li xi di Agosto 1599 Vro Il Card. Matthej Jo jacomo brioso sudeto ho ricevuto in contanti dal sudetto sig.r andrea ferrari li sopra detti scudi dieci … & 60 moneta a questo di 12 agosto 1599 dico___scudi 10 Jo jacomo brioso mano propria 45 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Paolo Brillo Pittore scudi quaranta di moneta che gli si danno a buon conto della Pittura che lui fa nella sala del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 14 d’Agosto 1599___ scudi 30 di moneta Vro Il Card.le Matthej Jo paulo Brilli o recevuto contanto li sopra detti scudi quaranta de moneta dal sudetto … Andrea de ferrari questo di 14 Agosto 1599___dico___scudi 40 Jo paulo Brilli pittore mano propria 43 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro francesco Niccolini falegname scudi dieci cioè l’amita argento, et l’amità quattrini che se li danno a buon conto de lavori che ha da fare per la Cappella che si fa nel palazzo novo, che saranno ben pagati. Dall’AraCoeli il 4 d’agosto 1599 Scudi 5 moneta et scudi 5 quattrini

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Vro Il Card. Matthej Io francesco ho ricevuto contanti li sudetti scudi dieci cioè … cinquanta de moneta e … … di quattrini del sudetto ms Andrea de ferari … 6 de Agosto 1599 Io francesco … mano propria 40 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Matteo Muratore scudi dui & 66 l’amita di moneta et l’amita quattrini che servono per pagare some 148 di Pozzolana a giulij 18 il … che è servita per la fabrica, et acconcime del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 13 di luglio 1599 l’amita argento et l’amita quattrini Vro Il Card. Matthej Jo mateo sopradetto ho ricevuto li sopra detti … doi et … 66 cioè meta argento et mita quatrini dal sopra deto ms Andrea de ferrari questo di … di luglio 1599 Jo mateo mano propria 27 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Paolo Brillo Pittore scudi venti di moneta a buon conto della Pittura che ha da fare nella sala del palazzo novo che saranno ben pagati. Di casa li 27 di Maggio 1599 Vro Il Card. Matthej Io paulo brillo pitore a regevuto contante da su detto ms Andrea ferrarii li sopradetti schudi venti de moneta questo di 27 di maggio 1599 dico___scudi 20 moneta Jo paulo sodeto mano propria 39 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Carlo Nuti falegname scudi nove & sessanta che sono per resto et saldo di robbe, et fatture messe da lui nella fabrica et acconcime del Palazzo novo, che saranno ben pagati dandoli l’amita moneta et l’amita quattrini. Di casa questo di 13 di luglio 1599 L’amita argento et l’amita quattrini Vro Il Card. Matthej Io carlo nutj ho ricevuto contanti dal sudetto s.r andrea de ferrari li sopra detti scudi nove & 60 cioè giulijquarantoto in argento e giulij quarantoto in quattrini … di 13 di luglio 1599 dicho___ Per … come di sopra Jo carlo nuti mano propria 37 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Andrea Aretino, et à m.ro Michelangelo Indoratori scudi dieci di moneta che tanti gli doniamo oltre li altri venti, che gl’havete pagati, et questo lo facciamo perché ci hanno serviti li detti a satisfattione nel’Indoratura della sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 9 di luglio 1599

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Vro Il Card. Matthej Jo Andrea Aretino o ricevuto contanti dal sudetto Andrea de ferrari li sodetti scudi dieci di moneta per il donativo come di sopra questo di 9 di luglio in compania del detto mr michelangelo scudi 10 Io andrea mano propria Io Michelangelo di Amici ho ricevuti contanti dal detto s.r ferari li sopradetti scudi dieci moneta in compagnia del detto ms Andrea Aretino questo di 9 di luglio 1599 dico___scudi 10 Io michelangelo mano propria 36 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Andrea Aretino, et à m.ro Michel Angelo Indoratori scudi venti di moneta che tanti gli doniamo per sopra più del prezzo convenuto per l’indoratura del soffitto della sala del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 7 di luglio 1599 Vro Il Card. Matthej Jo andrea Aretino sodeto o ricevuti contanti dal sodeto s.re andrea de ferari li sodeti scudi venti di moneta per donativi come di sopra in compagnia del deto michelangelo dico scudi venti questo di 7 di luglio 1599 Andrea mano propria Io michelangelo di Amici indoratore ho ricevuto … tanti … scudi venti moneta dal detto s.r Andrea de ferrari come li sopra … … detto ms Andrea aretino dico questo di 7 di luglio 1599 Michelangelo mano propria 35 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Andrea Aretino scudi centosessantuno di moneta che sono per resto et intiero pagamento dell’Indoratura del soffitto della sala del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 7 di luglio 1599 Vro Il Card. Matthej Jo andrea Aretino sodeto o ricevuto contanti dal sopra detto s.re andrea de ferari li sopra deti scudi cento e sessantuno di moneta per resto come di sopra questo di sodeto … di luglio 1599 dico contanti ___scudi 161 Jo andrea Aretino mano propria 34 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Matteo Muratore scudi sette & 70 di moneta cioè scudi cinque & 40 per pagare la portatura della calce da Tivoli a Roma… due per due scale, a piroli, et & 30 per smorzatura della sopradetta calce, che tutto è per servitio della fabrica, et acconcime del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 3 di luglio 1599 Vro Il Card. Matthej Jo mateo sopradetto ho ricevuto contanti li sopra deti schudi sete e giuli 7 di moneta dal sopradeto s.r Andrea de ferari questo di 3 di luglio 1599 dicho___scudi 7.70 Jo mateo mano propria

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33 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Matteo Muratore scudi sette & 20 di moneta, che servono per comprarne tanta calce, che ha da servire per la fabrica et acconcime del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 26 di giugno 1599 Vro Il Card. Matthej Jo mateo sopradetto ho ricevuto li sopradeti schudi sette et & 20 di moneta dal sopra detto s.r Andrea de ferrari questo di 26 giugno 1599 Jo mateo canevale sopra detto mano propria dicho___scudi 7.20 31 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Andrea Aretino Indoratore scudi cinque di moneta che sono a buon conto dell’Indoratura del soffitto della sala del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 26 di giugno 1599 Vro Il Card. Matthej Jo andrea aretino indoratore sopradeto o ricevuto contanti li sopra deti scudi cinque di moneta dal sodeto sig.re andrea de ferari questo di 26 di giugno 1599 dico__scudi 5 Jo andrea aretino mano propria 30 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Matteo Muratore scudi dieci cioè cinque di moneta et cinque de quattrini che se li danno a buon conto de lavori che si faranno da lui nella fabrica, et acconcime del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 19 di Giugno 1599 Vro Il Card. Matthej Jo mateo sopradeto ho ricevuto contanti li sopradetti … dieci cioè cinque moneta et cinque quatrini dal sopradeto mr andrea de ferari questo di 19 di giunio 1599 dicho___scudi 10 jo mateo mano propria 29 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Andrea Aretino Indoratore scudi dieci di moneta a buon conto dell’Indoratura del soffitto della sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 19 di giugno 1599 Vro Il Card. Matthej Jo andrea aretino sopradeto o ricevuto contanti dal sodeto signiore andrea de ferari li sopra deti scudi dieci de moneta questo di 19 de giugnio 1599 dico___scudi 10 Jo andrea aretino mano propria 28 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Andrea Aretino Indoratore scudi venti di moneta che sono a buon conto dell’Indoratura della soffitta della sala del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 5 di Giugno 1599 Vro

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Il Card. Matthej Jo andrea aretino sopradeto o ricevuto contanti dal sodeto signiore andrea de ferari li sopra deti scudi venti de moneta questo di 5 sodetto de giugnio 1599 dico___scudi 20 Jo andrea aretino mano propria 26 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Andrea Aretino Indoratore scudi settanta di moneta che sono a buon conto dell’Indoratura del soffitto della sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 15 di Maggio 1599 Vro Il Card. Matthej Jo andrea aretino pitore confesso aver ricevuto contanti dal sopra deto s.re andrea de ferari li sopra deti scudi settanta de moneta questo di 17 de maggio 1599 dico___scudi 70 Jo andrea aretino mano propria 25 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Andrea Aretino Indoratore scudi quaranta di moneta che sono a buon conto dell’Indoratura del soffitto della sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 29 di Aprile 1599__scudi 40 di moneta Vro Il Card. Matthej Jo andrea aretino sopra deto o ricevuto contanti dal sudeto s.re andrea de ferari li sopra deti scudi quaranta de moneta questo di 30 de aprile 1599 dico___scudi 40 Jo andrea aretino mano propria 24 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Andrea Aretino Indoratore scudi venti di moneta a buon conto dell’Indoratura della soffitta della sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 16 di Aprile 1599__scudi 20 di moneta Vro Il Card. Matthej Jo andrea aretino sopra detto confesso d’aver ricevuto contanti in tanti (?) testoni d’argento i sopra deti scudi venti di moneta dal sopra deto s.re andrea de ferari questo di 17 de aprile 1599 dico___scudi 20 moneta Jo andrea aretino mano propria 23 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Carlo Nuti scudi dua cioè uno scudo di moneta et uno scudo di quattrini che gli doniamo di mancia per la fattura del soffitto della sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 23 di Marzo 1599 Vro Il Card. Matthej Jo carlo nuti ho ricevuto li sopra detti scudi due cioe uno di argento e una di quattrini del sopra detto s.re andrea de ferrari questo di 23 di marzo 1599 Jo carlo nuti mano propria

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22 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Giovanni Volpetta et a m.ro Carlo Nuti falegname scudi cinquantaquattro et b. 10, cioè dui terzi moneta et un terzo quattrini che se li pagano per resto et integro pagamento della soffitta della sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 21 di Marzo 1599 Vro Il Card. Matthej Jo Gio. Volpetta ho ricevuto in contanti dal detto s. Andrea de ferrari li sopra detti scudi cinquantaquattro et & 10 cioe scudi trenta … di argenti et scudi diciotto … di quattrini in compagnia di ms Carlo su detti per resto et saldo della soffitta sopra detta questo di 21 di marzo 1599. Jo Gio. Volpetta mano propria Jo carlo nuti ho ricevuto in contanti dal sopra detto s.re andrea de ferrari scudi cinquanta quatro … cio … … sei di argento e … … … di quatrini in compagnia del sopra detto ms giovanni per resto e saldo e integro pagamento della soffitta come di sopra oggi questo di 21 di marzo 1599. Io Carlo Nutj mano propria 21 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Donato Muratore scudi tre di moneta a buon conto de lavori che si faranno da lui nella sala del palazzo novo che saranno ben pagati. Di casa li 20 di marzo 1599 scudi 1&50 di moneta scudi 1&50 quattrini Vro Il Card. Matthej I maestro donato ho ricevuto chontanti da mesere andrea sopra deto scudi tre cioè schudi uno…. Di moneta e schudo uno e baiochi cinquanta di quatrini questo di 20 di marzo 1599 i donato mano propria 20 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Donato Muratore scudo uno & 90 di moneta che sono per pagare some cento di pozzolana, che saranno ben pagati. Di casa li 20 di marzo 1599 scudo 1&90 di moneta Vro Il Card. Matthej Jo maetsro donato sudeto ho ricevuto chontanti dal detto andrea de ferari li sopra deti giulii decinove questo di 20 di marzo 1599 I mastro donato mano propria 19 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Donato Muratore scudi quattro a bon conto di fatture che si haveranno da far dal detto m.ro Donato per servitio mio che saranno ben pagati. Di casa li 14 di marzo 1599 La meta argento et la meta quatrini Vro Il Card. Matthej

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Io maestro donato sudeto ho ricevuto chontanto dal sudetto ms andrea ferrari li sopra detti schudi quatro meta argento e meta quatrini questo di 15 di marzo 1599 io donato mano propria 18 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Donato Muratore scudi sette & 20 di moneta che sono per pagarne Rubbia dodici di calce presa da lui per servitio della fabrica del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 12 di marzo 1599__ scudi sette & 20 di moneta Vro Il Card. Matthej Io mastro donato muratore sudetto ho ricevuto chontanti da ms andrea sopradetto li sudeti scudi sete e baiocchi venti di moneta questo di 12 di marzo 1599 dico Io maestro donato mano propria 17 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Carlo Nuti falegname scudi quattro di moneta cioè due terzi di moneta et un terzo di quattrini che sono a buon conto delle fatture et lavori fatti nel soffitto della sala del Palazzo novo che saranno ben pagati. Di casa li x di marzo 1599 Scudi 2 & 66 di moneta et scudi 1&34 di quattrini Vro Il Card. Matthej Jo carlo nutj falegname ho ricevuto in contanti dal sopradetto andrea de ferrari scudi quattro cioè il terzo quattrini e li dui terzi di argento a bon conto come di sopra oggi questo sopra detto dicho__ scudi quattro Questo di 10 di marzo 1599 Jo carlo nutj mano propria 16 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Andrea Aretino Indoratore scudi di moneta venticinque, li quali se li danno a buon conto dell’Indoratura che lui fa nel soffitto della sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 9 di marzo 1599 Vro Il Card. Matthej Jo andrea aretino sopra detto o ricevuto contanti dal sudetto … andrea … contanti scudi venti cinque di moneta dico__scudi 25 questo di nove di marzo 1599 Jo andrea aretino mano propria 15 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Giovanni Volpetta, et a m.ro Carlo Nuti falegnami scudi ventuno cioè scudi quattordici di moneta et scudi sette di quattrini che sono a conto de lavori che fanno nel soffitto della sala del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 27 di febraro 1599__ scudi 14 di moneta et scudi 7 di quattrini Vro Il Card. Matthej

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Io Gio. Volpetta ho ricevuto in contanti dal sopra detto sr Andrea li sopra detti scudi quattordici d’Argento et scudi sette di quattrini in compagnia del sopradetto ms Carlo nuti questo di 27 febraro 1599 jo gio. mano propria Io carlo nutj ho ricevuto in contanti dal sopra detto sr andrea … cioè scudi quattordici dargento e scudi sette di quattrini in compagnia del sopra detto m.o giovanni oggi questo di 27 di febraro 1599 io carlo mano propria 14 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Giovanni Volpetta, et a m.ro Carlo Nuti falegnami scudi dodici cioè dui terzi di moneta et un terzo de quattrini che sono a buon conto del soffitto che essi lavorano nella sala del palazzo novo che saranno ben pagati. Di casa questo di 20 di febraro 1599___scudi otto di moneta et scudi quattro di quattrini Vro Il Card. Matthej Io Gio. Volpetta ho ricevuto in contanti dal sopra detto sr Andrea li sopra detti scudi otto di argento et scudi quattro di quattrini in compagnia del sudetto sr Carlo questo di 20 febraro jo giovanni volpetta mano propria Io Carlo nutj ho ricevuto in contanti dal sopra detto sr andrea li detti scudi dodici cioè scudi otto dargento et scudi quattro di quattrini in compagnia dle sopra detto m.o giovanni oggi questo di 20 di febraro 1599 Io carlo mano propria 13 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Giovanni Volpetta et a m.ro Carlo Nuti falegnami scudi ventisette cioè dui terzi di moneta et un terzo de quattrini, che sono a buon conto de lavori che fanno nella soffitta della sala del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa li 13 di febraro 1599___scudi 18 di argento et scudi 9 di quattrini Vro Il Card. Matthej Io Gio. Volpetta ho ricevuto in contanti dal sopra detto sr Andrea li sudetti scudi diciotto di argento et scudi nove di quattrini in compagnia del su detto ms carlo questo di 13 febraro 1599 Io Gio. Volpetta mano propria Io carlo nuti ho ricevuto in contanti dal detto sr andrea de ferari li sopra detti scudi ventisette cioè scudi diciotto di argento e scudi nove di quattrini in compagnia del sopra detto m.o giovanni questo di 13 di febraro 1599 Io carlo mano propria 12 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Giovanni Volpetta et a m.ro Carlo Nuti falegnami scudi diciotto cioè dui terzi di moneta et un terzo de quattrini, che se li pagano a conto de lavori che fanno nella soffitta del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 6 di febraro 1599__scudi 12 di moneta et scudi 6 di quattrini Vro Il Card. Matthej

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Io Gio. Volpetta ho ricevuto in contanti dal sopra detto sr Andrea li sudetti scudi dodici di … et sei di quattrini in compagnia del su detto ms carlo questo di 6 febraro 1599 Io Gio. Volpetta mano propria Io carlo nuti ho ricevuto in contanti dal detto sr andrea de ferari li sopra detti scudi dodici di argento et scudi sei di quattrini in compagnia del sopra detto ms giovanni questo di 6 di febraro 1599 Io carlo nuti mano propria 11 (?) Ms Andrea pagarete a m.ro Giovanni et ms Carlo Falegnami scudi venti sette doi terzi in argento et uno in quatrini a buon conto di lavori in casa il di 30 di gennaio 1599 Il Card. Matthej Io Giovanni Volpetta ho ricevuto in contanti dal sudetto s.r Andrea scudi dicidotto in argento et scudi nove di quattrini in compagnia del sopra detto m.o Carlo questo di 30 gennaio 1599 Io giovanni mano propria Io carlo nuti ho ricevuto dal sopra detto sr andrea ferari in contanti scudi ventisette cioè scudi diciotto di moneta et scudi nove di quattrini in compagnia del sopra detto ms giovanni questo di 30 di genaro 1599__scudi 27 Io carlo nutj mano propria 10 Ms Andrea Ferrari pagarete a m.o Giovanni et M.o Carlo falegnami scudi dece di moneta, et cinque di quattrini a buon conto delli lavori. Di casa il di xxiii di gennaro 1599 Il Card. Matthej Io Giovanni Volpetta ho ricevuto in contanti dal detto sig.r Andrea li sopra detti scudi dieci di argento et cinque di quattrini in compagnia del sudetto ms Carlo questo di 23 gennaio 1599 Io carlo nuti ho ricevuto in contanti dal sopra detto sr andrea ferari li sodetti scudi dieci di argento e scudi cinque di quattrini in compagnia del sopra detto m.o giovanni questo di 23 di genaro 1599 Io carlo nutj mano propria 9 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Giovanni Volpetta et a m.ro Carlo Nuti falegnami scudi dicinove cioè un terzo quattrini et dui terzi d’Argento, che sono a buon conto del prezzo del soffitto che fanno nella sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 16 di Gennaro 1599__scudi 12 &66 d’argento et scudi 6&34 di quattrini Vro Il Card. Matthej Io Gio. Volpetta ho ricevuto in contanti li sudetti scudi dicinove cioè scudi dodici &66 di argento et scudi 6&34 in quattrini in compagnia del su detto ms carlo questo di 16 febraro 1599 Io Gio. Volpetta mano propria Io carlo nuti ho ricevuto contanti in compagnia del detto ms giovanni li sopra detti scudi dicinove cioè scudi dodici &66 di argento e scudi 6&34 di quattrini questo di 16 di genaro 1599 Io carlo nuti mano propria

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8 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Giovanni Volpetta et a m.ro Carlo Nuti falegnami scudi ventuno cioè dui terzi di moneta et un terzo de quattrini, che gli si pagano a conto del soffitto che fanno nella sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 9 di gennaro 1599__scudi 14 di moneta et scudi 7 di quattrini Vro Il Card. Matthej Io Gio. Volpetta ho ricevuto in contanti dal sopra detto sr Andrea li sudetti scudi ventuno cioè scudi quattordici di moneta et scudi sette di quattrini in compagnia del su detto ms carlo questo di 9 di gennaio 1599 Io Gio. Volpetta mano propria Io carlo nuti ho ricevuto contanti dal detto sr andrea li sopra detti scudi ventuno cioè scudi quatordici di moneta et scudi setet di quattrini in compagnia del sopra detto ms giovanni questo di 9 di gennaro 1599 Io carlo nuti mano propria 7 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Giovanni Volpetta Intagliatore, et a m.ro Carlo Nuti falegname scudi venti, cioè dui terzi in argento et un terzo in quattrini, che sono a bon conto del soffitto della sala del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 27 di dicembre 1598__scudi tredici &33 di moneta et scudi 6& 66 ½ di quattrini Vro Il Card. Matthej Io Gio. Volpetta ho ricevuto in contanti dal sopra detto sr Andrea li sudetti scudi venti cioè scudi tredici &33 di moneta et scudi sei&70 di quattrini in compagnia del su detto ms carlo questo di 27di dicembre 1598 Io Gio. Volpetta mano propria Io carlo nuti ho ricevuto contanti dal detto sr andrea li sopra detti scudi venti sudetti in compagnia del sopra detto m.o giovanni cioè scudi tredici &33 di moneta et scudi sei&70 di quattrini questo di 27 di dicembre 1598 Io carlo nuti mano propria 6 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Bernardino Cini mercante de legnami alla Rotonda scudi otto & 50 di moneta che sono per prezzo di cinquanta tavole d’olmo prese da lui per il ponte nella sala del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 17 di dicembre 1598__scudi 8&50 di moneta Vro Il Card. Matthej 5 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Giovanni Volpetta et a m.ro Carlo Nuti falegnami scudi trenta, cioè venti di moneta et dieci di quattrini, che sono a bon conto del soffitto che fanno nella sala del Palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa questo di 12 di dicembre 1598__scudi tredici &33 di moneta et scudi 6& 66 ½ di quattrini

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Vro Il Card. Matthej Io Gio. Volpetta ho ricevuto in contanti dal sopra detto sr Andrea ferrari in compagnia del sudetto ms Carlo Nuti falegname li sudetti scudi trenta cioè venti di moneta et scudi dieci di quattrini questo di sopra detto di dicembre 1598 Io Gio. Volpetta mano propria Io carlo nuti ho ricevuto contanti dal detto sr andrea de ferrari li sopra detti scudi trenta cioè scudi venti di moneta et scudi dieci di quattrini questo di 12 di dicembre 1598 Io carlo nuti mano propria 4 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Donato de mazzi muratore scudi tre & 50 l’amita argento et l’amita quattrini che sono per la fattura del Ponte fatto nella sala del palazzo novo, che saranno ben pagati. Di casa il primo di dicembre 1598 Scudi 3&50 l’amita moneta et l’amita quattrini Vro Il Card. Matthej Io mastro donato sudetto ho ricevuto contanti da meser andrea de ferari giuli desisete da argento et giuli desisetti di quatrini in tutti schudi tre et cinquanta questo di 2 di gennaio 1598 Donato mazzi mano propria 3 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Giovanni Volpetta Intagliatore et a m.ro Carlo Nuti falegname scudi trenta cioè due terzi di moneta et un terzo di quattrini, che gli si danno a bon conto per far il soffitto nella sala del Palazzo novo che saranno ben pagati. Di casa questo di primo di Dicembre 1598__scudi 20 di moneta et scudi 10 di quattrini Vro Il Card. Matthej Io Giovanni Volpetta sopra detto ho ricevuto in contanti scudi trenta sudetti de moneta cioè 20 di moneta et 10 di quatrini i compagia di ms Carlo sopra detto dico questo di primo dicembre dal sudetto Andrea de ferrari io giovanni volpetta mano propria (verso) Io carlo nutj falegname ho ricevuto da … andrea de ferrari retro schritto li retro schritti scudi trenta di moneta cioè sudi venti simili … in quattrini tutti contanti in compagnia del retro schritto ms giovanni volpetta questo di retro schritto primo di dicembre 1598 Io carlo nuti mano propria 2 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Bernardino Cini mercante de legnami scudi ventitre & settantacinque di moneta che sono per prezzo di Travicelli 30 et tavole 100 prese da lui per fare il ponte nella sala, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa questo di 20 di novembre 1598__scudi 23 & 75 Vro Il Card. Matthej

396


Io bernardino cini sudetto o ricevuto contanti scudi cinque e baiochi setantacinque in tanto argento dal deto signore andrea ferari … …. questo di 24 novembre 1 Mag.co ms Andrea Ferrari. Pagarete a ms Vincentio de Bolis agente del s.r Horatio Cianti scudi quindici & 60 di moneta per prezzo de travi- … 6 per far il Ponte della sala, et per portatura … che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 20 di Novembre 1598 Scudi 15 & 60 Vro Il Card. Matthej Io … Bolis sudeto ho recevuto … dal sudeto sr. Andrea li sudetti scudi quindici & 60 … … … 1598 Io Vinc. Bolis mano propria___scudi 15.60 A di 22 di novembre 1598 … da ms Belardino Cini al Ill.mo Cardinal Mattei numero cento tavole di olmo a ragione di scudi diciasette il … et … trenta di travicelli di castagno a baiochi venti due et mezzo l’uno levati da msg io. Battista speditore da m.o Carlo falegname et da m.o donato muratore dal … suo magazzino che montano le cento tavole et li trenta travicelli scudi venti tre et baiocchi settenta cinque dico___scudi 23.35 (verso) Adi 22 di dicembre 1598 In fede per me Pietro Varese qualmente Conto di ms Bernardino Cini Mercante di legnami da lavorare 130 Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete al s. Perinto Luti scudo uno & 20 di moneta che servono per pagare la politura, et lustratura di 3 camini nelle nostre stanze, et la tavola per mettere a i luochi communi, che saranno ben pagati. Dio vi riguardi. Di Casa li 19 di Giugno 1601 Vro Il Card. Matthei Io perinto luti ho ricevuto li sopradetti scudo uno … il di sopra detto da ms Andrea ferrari

Molto Mag.co ms Andrea ferrari oltre li dieci scudi che pagassino a ms Ambrogio Milanese pagate di più scudi sette di moneta che sono per resto e prezzo della gionta che lui ha fatta alla cornice del camerone nel Palazzo novo, e per ogni altra cosa che lui havesse lavorato per noi fino a questo giorno, la quale cornice di stucco seli è pagata a ragione de … xi la canna, cosi d’accordo tra Perinto Luti, et lui et sono state canne 15, misurata da ms Gasparo architetto, che importava scudi 16.50, e gli si da scudo uno d’avvantaggio per cancanetti (?) et altre cose fatte, Idio vi cont. di casa li … di Novembre 1601 Vro Il card. Matthej

397


Io Ambrogio Bonvicino sopradetto o ricevuto contanti dal sopradetto Ms Andrea de ferrarij li sopradetti schudi sette … di moneta per resto et intiero pagamento di quanto deve avere per le cause sopradette questo di 14 sopradetto___ scudi 7.50 Io Ambrogio mano propria 142 Molto Mag.co ms Andrea ferrari pagate a m.ro Jacomo Muratore scudi venticinque di moneta quali seli pagano per resto, di quanto deve havere, delli due mattonati fatti alle Camere nostre, a scudi cinque la canna che il supplemento li à hauti da voi per diversi altri mandati nostri, e questo per saldo fino a questo giorno. … in cont. Di casa li … di Novembre 1601 Vro Il card. Matthej Io ms jachomo muratore sopradetto confesso avere ricevuto dal sodetto ms andrea derari li sopradetti scudi venticinque da lui contanti per resto et saldo chome di sopra schritto questo di 15 del sopradetto di mia propria mano dicho___scudi 25 Io jacomo belloni mano propria 143 Molto Mag.co ms Andrea ferrari pagarete a Perinto Luti scudi cinque & 50 di moneta che li medesimi il detto perinto li deve dare alli pittori che anno fatto il fregio piccolo alla camera di mezzo, del appartamento dove stava il s.r Asdrubale, et metteteli a conto delle spese fatte nel palazzo novo. Idio vi contenti. Di casa li … di Novembre 1601 Vro Il card. Matthej Io perinto luti ho ricevuto li sopradetti scudi conque di moneta dal sopradetto s.r Andrea … Io medesimo Perinto Luti

Selezione dei mandati di pagamento a Giuseppe Agellio: AAM, Mazzo 504, Mandati di pagamento nn. 74- 77- 80- 83- 93- 96- 99- 100- 109 «74. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Cristofano delle Pomarance o a chi ordinarà scudi quindici di moneta che hanno da servire per pagare a buon conto delle pitture che si fanno nella volta della Cappella che fa in casa mia, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di Casa li 19 di Genaro 1600 Vro Il Card.le Matthej Molto mg.co sig Andrea vi piacerà pagare li sopradetti scudi quindici ad Alessandro presciati presente che saranno ben pagati et in fede jo christofano Roncalli sopradetto mano propria questo di sopradetto jo christofano sopradetto mano propria Jo Alessandro de presciati o ricevuto contanti dal detto sr Andrea li sopradetti scudi 15 di moneta questo di ___ scudi 15 moneta. Alessandro mano propria

398


«77. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Christofano delle pomarance o a chi presenterà scudi dieci di moneta che hanno da servire per pagare a buon conto la pittura che si fa nella volta della cappella, che saranno ben pagati. Di casa li 18 di febraro 1600 Vro Il Card.le Matthej Io christofano Roncalli dalle pomarance ho ricevuto dal sig. Andrea Ferrari scudi dieci di moneta sopradetti con fede ho fatto la presente di mia propria mano questo di sudetto Jo christofano Roncalli mano propria (verso) Molto mg.co sig. Andrea ho pagato ad Alessandro Presciati latore della presente li retroscritti scudi dieci … … … pagato. E li bacio le mani di Casa il di 18 di febraro 1600 V.ro sr Christofano Roncalli Io Alessandro de piscati o ricevuti contanti li sopradetti scudi dieci di moneta con firma il sopradetto ordine del sudeto sig. Andrea de Ferrari questo di sopra deto … …il 18 di febraro 1600 Jo alessandro mano propria «80. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Cristofano Roncalli dalle Pomarance scudi Dieci di moneta che sono a buon conto delle pitture che si fanno nella Cappella che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di Casa questo di 6 d’Aprile 1600___scudi 10 moneta Vro Il Card.le Matthej Molto M.co sig. Andrea. Piacerà a VS pagare a Giuseppe d’Aiello pittore li sopradetti scudi dieci che saranno beniss. pagati et in fede del vero Io Christofano Roncalli dalle pomarance ho fatta la presente di mia propria mano questo di sopradetto Io christofano Roncalli mano propria jo gioseppo di aielli sudeto ho recevuto in contanti i sopradetti scudi dieci di moneta dal sopradetto sig.re andrea da ferrari questo di 7 di aprile 1600 jo giuseppe sudetto mano propria «83. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Christofano Roncalli dalle Pomarance scudi quattordici &20 di moneta che servono per pagare interamente li giovani che hanno dipinta la stantia della Cappella che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 16 maggio 1600 Vro Il Card.le Matthej (sul verso la firma a piè della ricevuta è di Giuseppe Ajello) «93. Molto m.co ms Andrea ferrari. Pagarete a m.ro Giuseppe da Jelli Pittore a buon conto della pittura che lui fa nella volta del stantijno attaccato alla cappella del palazzo novo scudi sei di moneta che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li xii di giugno 1600___ scudi sei di moneta Vro Il card.le Matthej Jo gioseppe di aiellj ho recevuto li sopradetti sei scudi in contanti dal detto s.re andrea ferari questo di 14 di giugno 1600 Jo gioseppo mano propria

399


«96. Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Giuseppe d’Aiello scudi sei di moneta che sono a buon conto della pittura che esso fa nel stantijno attaccato alla Cappella del nostro palazzo novo che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 26 di Giugno 1600 Vro Il Card.le Matthej Jo gioseppe de aielli ho recevuti li sopradetti sei scudi di moneta dal s.re andrea ferrari questo di 29 di giugno 1600 dico___ scudi 6 Io giuseppe di aiello mano propria «99 Molto mag.co Andrea ferrari. Pagarete a ms Giuseppe d’Aiello pittore scudi sei di moneta che sono a buon conto della pittura che lui fa nel statijno attaccato alla cappella del palazzo novo, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 18 di luglio 1600___scudi 6 di moneta Vro Il Card.le Matthej Jo gioseppo di aielli ho recevuto in contanti dal sopra detto s.r andrea di ferari li sopradetti sei scudi di moneta questo di 19 di luglio 1600 Jo gioseppo di aiellij mano propria «100. Molto m.o ms Andrea Ferrari. Pagarete a ms Gioseppe d’Aiello scudi sei di moneta che sono a buon conto della pittura che lui fa nella volta del stanzino attaccato alla Cappella, che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 28 d’Agosto 1600 Il card.le Matthei Io giuseppo di aielli ho recevuto contanti dal detto s.re andrea de ferari li sopradetti scudi sei di moneta questo di 29 di agosto 1600 dico Io giuseppo mano propria «109. Molto mag.co ms Andrea ferrari. Pagarete a ms Giuseppe d’Aiello pittore scudi cinquanta di moneta che sono per resto et intiero pagamento della pittura fatta da lui nella volta del stantijno attaccato alla cappella che saranno ben pagati. Dio vi guardi. Di casa li 9 di Novembre 1600 Vro Il Card.le Matthej Io gioseppo di aielli sodetto ho recevuto contanti dal sudetto sig.re andrea de ferrari li sopradetti cinquanta scudi di moneta per resto et integro pagamento come di sopra adi 10 di novembre 1600 io gioseppo mano propria___scudi 50»

Doc. XXXVI Il Collegio Mattei e l’Accademia dell’Arcadia AAR, Memoria di locazione 22 dicembre 1790 Memoria di locazione

400


Memoria Locazione dei 22 decembre 1790 fatta per Istromento rogato da Marco Conflenti Not. Cap. del primo piano della casa al Lavatore del Papa compreso il Giardino Pianterreno, e cantina per l’annua piggione di scudi 100 da pagarsi di tre in tre mesi posticipatamente, e disdetta da farsi di quindici giorni avanti da chi non vorrà continuare, da durare la locazione per un anno principiando dal giorno primo del 1791. I contraenti furono il Duca D. Giuseppe Mattei Locatore, e l’Abate Don Luigi Godardi conduttore Custode Generale di Arcadia con med. patti e condizioni come lo godeva l’antico custode Abate Gioachino Pizzi. Prese in consegna il riferito Godardi in alcuni vani di porte di bussole che vi erano ingessate e filettate a oro, invece dei fusti di porte che prima vi stavano, ed una balaustra di marmo nella camera pianterrena servita già per cappella forse nell’antico collegio Mattei quivi esistente. «Roma, 1838: Memoria la quale prova che da tempo immemorabile l’Arcadia riteneva in affitto un locale al Lavatore del Papa di pertinenza del Sg. Ojetti Ritenendo l’Arcadia di Roma da tempo immemorabile in affitto il locale situato al Lavatore del Papa ora di pertinenza del Sig. Girolamo Ojetti, per l’annua pigione di scudi centoventi, ed avendo lo stesso Ojetti mostrato desiderio, che dall’Arcadia gli si cedesse una parte di detto locale per uso di propria abitazione. I membri del Collegio Arcadico in esecuzione di quanto fu risoluto nel congresso tenuto sotto il di 6 giugno prossimo passato dal corrente anno, hanno convenuto quanto siegue. Primo che a commodo dell’Arcadia debbano rimanere esclusivamente in qualunque tempo, e con ispecial chiave da ritenersi dal custode pro tempore la sala del Serbatojo, l’Antisala, e l’ingresso, che ad essa conduce posto a sinistra delle scale. Secondo, che le due camere aderenti alla sala del Serbatojo nel lato opposto al sopranominato, cioè la piccola camera d’ingresso, a quella che siegue immediatamente con tre fenestre sulla via del Lavatore, possino esser di uso del Sig. Ojetti, quale però dovrà lasciarle libere, sgombre, ed aperte all’evenienza di qualsisia adunanza di Arcadia. Terzo, che le altre stanze non contemplate nei precedenti due articoli debbano rimanere a libera disposizzione dello stesso Sig.r Ojetti facendone quell’uso, che gli parerà, e piacerà. Quarto, che il sig. Ojetti per compenso dei locali, che va ad occupare, dovrà rilasciare a beneficio dell’Arcadia scudi cinquanta sull’annua pigione di scudi centoventi, che ritrae dalla medesima, tanto che, da qui innanzi, e fintanto che avrà luogo la presente cessione dovranno ad esso pagarsi soli scudi settanta. Qunto, che il Sig. Ojetti non possa dare ad altri la porzione de’ locali come sopra ceduti, ma che debba servirsene per proprio suo uso, giacchè a solo di lui riguardo è condiscesa l’Arcadia a farne la cessione. Sesto, che siccome nelle due Camerette prossime alla Sala del Serbatojo, quali restano comprese nella cessione, esiste un piccolo Tavolino con pietra, e sopra il medesimo un Tremò con luce a specchio, di assoluta pertinenza dell’Arcadia così detta il Sig. Ojetti conservarlo, mantenerlo, e servirsene ad uso di buon padre di famiglia, e renderne conto in caso di partenza. Settimo, che non ostante la presente convenzione s’intendano riservati tutti i diritti e privilegi, che possano in qualunque modo competere all’Arcadia, non che gl’altri diritti, che possano competere al Sig. Ojetti come proprietario del Locale per qualunque effetto di ragione. Quali patti, capitoli, e condizioni essendosi dalle Parti reciprocamente accettati, quindi è che ciascuna delle medesime si obliga all’esatta osservanza nelle forme più efficaci delle leggi

401


veglianti, dichiarando, che della presente convenzione se ne sono fatti due autografi originali da ritenersene uno per parte Roma questo di 1838.

402


Tabella riassuntiva dei mandati di pagamento per i lavori nel Palazzo Mattei Caetani dal 1598 al 1601 (AAM, Mazzo 504) Data

Mandante

Ricevente

Oggetto

Compenso

20/11/1598

card. Mattei via Andrea Ferrari

per prezzo de travi- … 6 per far il Ponte della sala, et per portatura …

15.60 scudi

20/11/1598

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei

Vincenzo de Bolis agente di Orazio Cianti Bernardino Cini mercante di legnami Giovanni battista spenditore e Carlo falegname Bernardino Cini Giovanni Volpetta intagliatore e Carlo Nuti falegname Donato Mazzi muratore Giovanni Volpetta e Carlo Nuti falegnami Bernardino Cini mercante di legnami Giovanni Volpetta intagliatore e Carlo Nuti falegname Giovanni Volpetta e Carlo Nuti falegnami Giovanni Volpetta e Carlo Nuti falegnami Giovanni Volpetta e Carlo Nuti falegnami Giovanni Volpetta e

Numero sul documento 1

che sono per prezzo di Travicelli 30 et tavole 100 prese da lui per fare il ponte nella sala ?

23.75 scudi

2

15 scudi

/

cento tavole di olmo e diciassette travicelli di castagno a bon conto per far il soffitto nella sala del Palazzo novo

23.35 scudi 30 scudi

/ 3

per la fattura del Ponte fatto nella sala del palazzo novo

3.50 scudi

4

a bon conto del soffitto che fanno nella sala del Palazzo novo per prezzo di cinquanta tavole d’olmo prese da lui per il ponte nella sala del palazzo novo a bon conto del soffitto della sala del palazzo novo

30 scudi

5

8.50 scudi

6

20 scudi

7

20/11/1598 22/11/1598 01/12/1598

card. Mattei card. Mattei via Andrea Ferrari

01/12/1598

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

12/12/1598 17/12/1598 27/12/1598 09/01/1599 16/01/1599 23/01/1599 30/01/1599

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via

a conto del soffitto che fanno nella sala del Palazzo novo a buon conto del prezzo del soffitto che fanno nella sala del Palazzo novo a buon conto delli lavori

21 scudi

8

19 scudi

9

10.5 scudi

10

a buon conto di lavori in casa

27 scudi

11 403


06/02/1599 13/02/1599 20/02/1599 27/02/1599 09/03/1599 10/03/1599 12/03/1599 14/03/1599 20/03/1599 20/03/1599 21/03/1599 23/03/1599 16/04/1599 29/04/1599 15/07/1599 27/05/1599

Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Carlo Nuti falegnami Giovanni Volpetta e Carlo Nuti falegnami Giovanni Volpetta e Carlo Nuti falegnami Giovanni Volpetta e Carlo Nuti falegnami Giovanni Volpetta e Carlo Nuti falegnami Andrea Aretino indoratore Carlo Nuti falegname Donato muratore Donato muratore Donato muratore Donato muratore Giovanni Volpetta e Carlo Nuti Carlo Nuti falegname Andrea Aretino indoratore Andrea Aretino indoratore Andrea Aretino indoratore Paul Bril pittore

a conto de lavori che fanno nella soffitta del Palazzo novo a buon conto de lavori che fanno nella soffitta della sala del palazzo novo a buon conto del soffitto che essi lavorano nella sala del palazzo novo a conto de lavori che fanno nel soffitto della sala del palazzo novo danno a buon conto dell’Indoratura che lui fa nel soffitto della sala del Palazzo novo a buon conto delle fatture et lavori fatti nel soffitto della sala del Palazzo novo che sono per pagarne Rubbia dodici di calce presa da lui per servitio della fabrica del palazzo novo a bon conto di fatture che si haveranno da far dal detto m.ro Donato per servitio mio per pagare some cento di pozzolana a buon conto de lavori che si faranno da lui nella sala del palazzo novo per resto et integro pagamento della soffitta della sala del Palazzo novo che gli doniamo di mancia per la fattura del soffitto della sala del Palazzo novo a buon conto dell’Indoratura della soffitta della sala del Palazzo novo a buon conto dell’Indoratura del soffitto della sala del Palazzo novo a buon conto dell’Indoratura del soffitto della sala del Palazzo novo a buon conto della Pittura che ha da fare nella sala del palazzo novo

18 scudi

12

27 scudi

13

12 scudi

14

21 scudi

15

25 scudi

16

4 scudi

17

7.20 scudi

18

4 scudi

19

1.90 scudi

20

3 scudi

21

54.10 scudi

22

2 scudi

23

20 scudi

24

40 scudi

25

70 scudi

26

20 scudi

27 404


05/06/1599 19/06/1599 19/06/1599 26/06/1599 26/06/1599 26/06/1599 03/07/1599

07/07/1599 07/07/1599

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Andrea Aretino indoratore Andrea Aretino indoratore Matteo Muratore

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Andrea Aretino Indoratore Andrea Aretino e Michelangelo Amici indoratori Andrea Aretino e Michelangelo Amici indoratori Paul Bril pittore

09/07/1599

card. Mattei via Andrea Ferrari

10/07/1599

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari via Perinto Luti card. Mattei via Andrea Ferrari

13/07/1599 29/07/1599 31/07/1599

Andrea Aretino indoratore Paul Bril pittore Matteo Muratore Matteo Muratore

Carlo Nuti falegname Giovanni Battista Milanese Paul Bril pittore

a buon conto dell’Indoratura della soffitta della sala del palazzo novo a buon conto dell’Indoratura del soffitto della sala del Palazzo novo a buon conto de lavori che si faranno da lui nella fabrica, et acconcime del Palazzo novo a buon conto dell’Indoratura del soffitto della sala del palazzo novo a buon conto della pittura che lui ha da fare nella sala del Palazzo novo che servono per comprarne tanta calce, che ha da servire per la fabrica et acconcime del Palazzo novo per pagare la portatura della calce da Tivoli a Roma… due per due scale, a piroli, et & 30 per smorzatura della sopradetta calce, che tutto è per servitio della fabrica, et acconcime del palazzo novo per resto et intiero pagamento dell’Indoratura del soffitto della sala del palazzo novo scudi venti di moneta che tanti gli doniamo per sopra più del prezzo convenuto per l’indoratura del soffitto della sala del palazzo novo tanti gli doniamo oltre li altri venti, che gl’havete pagati, et questo lo facciamo perché ci hanno serviti li detti a satisfattione nel’Indoratura della sala del Palazzo novo a buon conto della pittura che si ha da far da lui nella sala del Palazzo novo per resto et saldo di robbe, et fatture messe da lui nella fabrica et acconcime del Palazzo novo per tre disegni che esso ci à fatti a buon conto della pittura, et fregio che fa nella sala del Palazzo novo

20 scudi

28

10 scudi

29

10 scudi

30

5 scudi

31

20 scudi

32

7.20 scudi

33

7.70 scudi

34

161 scudi

35

20 scudi

36

10 scudi

37

40 scudi

38

9.60 scudi

39

4 scudi

41

30 scudi

42 405


04/08/1599 11/08/1599 14/08/1599 28/08/1599 28/08/1599 28/08/1599 13/09/1599 24/09/1599 25/09/1599 03/10/1599

08/10/1599

08/10/1599

16/10/1599

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Francesco Niccolini a buon conto de lavori che ha da fare per la Cappella che falegname si fa nel palazzo novo Jacomo Brioso vetraro per resto et saldo de invetriate fatte da lui alle finestre della sala del Palazzo novo, et all’Araceli Paulo Brillo pittore a buon conto della Pittura che lui fa nella sala del palazzo novo Paul Bril pittore a buon conto della Pittura et fregio che lui fa nella sala del Palazzo novo Matteo muratore a buon conto de lavori che esso fa nella fabrica, et acconcime del Palazzo novo Ambrogio a buon conto dei lavori che ha da fare nelli camerini del [Bonvicino] Palazzo novo stuccatore card. Mattei via Paul Bril pittore a buon conto della Pittura et fregio che lui fa nella sala Andrea Ferrari del Palazzo novo card. Mattei via Paul Bril pittore a buon conto della pittura et fregio che lui fa nella sala Andrea Ferrari del Palazzo novo card. Mattei via Ambrogio Bonvicino a buon conto del lavoro che lui fa nei stantini del Andrea Ferrari stuccatore Palazzo novo Card. Mattei via Matteo muratore a bonconto de lavori ch’esso fa nella fabrica, e Asdrubale acconcime del Palazzo novo Mattei via Andrea Ferrari Card. Mattei via Paul Bril pittore a bonconto della pittura, e fregio, che lui fa nella sala Asdrubale del Palazzo novo Mattei via Andrea Ferrari Card. Mattei via Ambrogio Bonvicino a bonconto del lavoro, che lui fa ne i stanzini del Asdrubale stuccatore Palazzo novo Mattei via Andrea Ferrari Card. Mattei via Ambrogio Bonvicino a bonconto del lavoro che fa nei stanzini del Palazzo Asdrubale stuccatore novo

10 scudi

43

10 scudi

44

40 scudi

45

40 scudi

46

10 scudi

47

20 scudi

48

20 scudi

49

15 scudi

50

15 scudi

51

10 scudi

52

10 scudi

53

20 scudi

54

10 scudi

55 406


23/10/1599

26/10/1599

04/11/1599

06/11/1599 10/11/1599 15/11/1599 15/11/1599 15/11/1599 20/11/1599 02/10 e 20/11/1599

Mattei via Andrea Ferrari Card. Mattei via Asdrubale Mattei via Andrea Ferrari Card. Mattei via Asdrubale Mattei via Andrea Ferrari Card. Mattei via Asdrubale Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari Asdrubale Mattei via Andrea Ferrari

Matteo canevale muratore

a bonconto de lavori, ch’esso fa nella fabrica et acconcime del Palazzo novo

10 scudi

56

Ambrogio stuccatore [Bonvicino]

a bonconto del lavoro che lui fa ne i stanzini del Palazzo novo

15 scudi

57

4 scudi

58

15 scudi

59

22.80 scudi

60

20 scudi

61

5.30 scudi

62

1.67 scudi

63

15 scudi

64

6.52 scudi

65

Francesco scalpellino

giornate in tutto n.o 13 cioè opere 13 messe a … travertini delle porte, e sedili delle stantie del Palazzo novo a iulij tre per opera, senza l’opera di m.o Francesco che non si pone (?) per esser che … alla mia fabrica, e piu per tanti spesi in carnicce (?) polvere de travertino e gesso Ambrogio Bonvicino danno a bon conto de lavori che lui fa nei stanzini del stuccatore palazzo nuovo Pietro Brusco ottonaro per il prezzo de 76 bottoni d’ottone lavorati messi alla ferrata della capella del Palazzo novo Matteo Canevali che se li danno a buon conto di lavori che esso fa nella muratore fabrica, et acconcime del Palazzo nuovo Matteo Canevali per il prezzo di un migliaro … … di mattoni, che muratore servono per il mattonato della sala del Palazzo novo Andrino Palafreniere per haver comprata una cassettata di mattoni cioè trecento trenta tre mattoni dalla vedova Fornacciara (?), sono per il mattonato della sala del Palazzo novo Ambrogio Bonvicino lavori ch’esso fa nella fabrica della cappella del palazzo stuccatore novo Geronimo Noli per rubi sei di calce pagata da esso Hier.o a Tiberio Pencio calcararo venuta alla Fabbrica del s.r Cardinale sotto li 2 de ottobre 1599, e se li paga a … 57 il rub. Arg.to, e piu un migliaro de mattoni hauti d’Antonio del

407


04/12/1599

Gallo fornaciaro per fare il campanile del s.r Card.le dove si ponerà la campanella in cima la Torre lavori, ch’esso fa nelli stanzini del Palazzo novo

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Ambrogio Bonvicino stuccatore Matteo Canevale muratore Paul Bril

Francesco de Rossi scalpellino Ambrogio Bonvicino

a buon conto della finestra, et porta per la nostra cappella per fine al pagamento del stucco della Cappella fatta qui in casa da lui

08/01/1600

card. Mattei via Andrea Ferrari

Matteo Muratore

08/01/1600

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Matteo Muratore

per comprare rubbia sei di calce per far il mattonato della sala, et per la fabrica et acconcime del palazzo novo a buon conto di fatture et spese che esso mette nel risarcimento del Palazzo novo le pitture che si fanno nella volta della Cappella che fa in casa mia

28/01/1600

card. Mattei via Andrea Ferrari

30/01/1600

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

a buon conto di lavori che si fanno da lui nel Palazzo novo [per] 2 centinara (?) di mattoni per la sala Asdrubale Mattei per il prezzo di mattoni che sono venuti da Genova per servitio della fabrica, et acconcime del palazzo novo Christofano Roncalli e a buon conto la pittura che si fa nella volta della lui ad Alessandro cappella Presciati Francesco de Rossi sono a buon conto de lavori fatti da lui per la cappella,

04/12/1599 13/12/1599 18/12 23/12/1599 06/01/1600

19/01/1600

18/02/1600 24/03/1600

card. Mattei via

Matteo [Canevale]

Cristofano Roncalli che la gira a Alessandro Presciati Matteo muratore (e Jacobo mattonatore)

lavori ch’esso fa nella fabrica et acconcime del Palazzo novo per resto et finale pagamento della pittura che mi ha fatto nella sala del palazzo novo a bon conto di lavori

10 scudi

66

10 scudi

67

25 scudi + 10 scudi donati 10 scudi

68 69

60 scudi

70

40 scudi (“oltre i 120 scudi già pagati”) 3.60 scudi

71

15 scudi

73

15 scudi

74

14 scudi e 8 giuli

75

49.42 scudi

76

10 scudi

77

100 scudi

78

72

408


Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

scalpellino Perinto Luti

06/04/1600

card. Mattei via Andrea Ferrari

14/04/1600

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Christofano Roncalli che incarica Giuseppe d’Aiello Ambrogio Bonvicino stuccatore Ambrogio Bonvicino stuccatore Christofano Roncalli dalle Pomarance Ambrogio Bonvicino stuccatore Andrea aretino e Michelangelo indoratori Bastianino pozzolanaro Matteo Carabello

28/03/1600

29/04/1600 16/05/1600 16/05/1600 20/05/1600 24/05/1600 24/05/1600 18/02/160003/05/1600 01/06/1600 01/06/1600 01/06/1600 06/06/1600

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Antonio scalpellino Battista Calcararo Ambrogio Bonvicino stuccatore Francesco falegname Giovan Pietro chiavaro

et porte de stantijni per pagare i scarpellini che hanno nettato il camino, pulito le porte, et poggioli delle finestre, per l’indoratura de cartocci d’attaccare le portiere, imbiancature et stuccature, tutte fatte nella sala, et gesso a buon conto delle pitture che si fanno nella cappella

8.75 scudi

79

10 scudi

80

fattura della volta del stantijno attaccato alla Cappella

10 scudi

81

a buon conto del lavoro che esso fa nel stantijno attaccato alla cappella per pagare interamente li giovani che hanno dipinta la stantia della Cappella lavoro di stucco che lui fa nel stantijno attaccato alla cappella della Indoratura della cappella del nro Palazzo

10 scudi

82

14.20 scudi

83

15 scudi

84

15 scudi

85

per saldo di tutta la pozzolana che si è presa da lui sin a questo giorno per servizio mio per rubia 24 di calce di roma havuta da lui sin a questo giorno per servizio nostro d’una Pietra di sprone (?) da mettere al camino della sala del Palazzo novo (…)calce da Tivoli (…)che servono per la fabrica et acconcime del palazzo per resto della stuccatura fatta da lui nel stantijno attaccato alla cappella del palazzo novo l’ornamento fatto per l’altare della cappella del palazzo novo per prezzo d’un parafuoco fatto al camino della sala del palazzo novo tutto di ferro

11.97 scudi

86

13.92 scudi

87

2.20 scudi

88

13.27 scudi

89

45 scudi

90

20 scudi

91

8.15 scudi

92 409


12/06/1600 14/06/1600 15/06/1600 26/06/1600 10/07/1600 18/07/1600 18/07/1600 28/08/1600 31/08/1600 31/08/1600 02/09/1600 02/09/1600 31/04/1600 29/09/1600 03/10/1600

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Matteo muratore

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Giuseppe d’Aiello

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Giuseppe d’Aiello pittore Giuseppe d’Aiello pittore Simone scalpellino

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Antonio pistatore di marmo Perinto Luti

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari Asdrubale

Matteo Canovale

Giuseppe d’Aiello pittore Giovan Pietro ferraro

Carlo Nuti falegname Andrea Aretino indoratore

Andrea Aretino

Matteo muratore Andrea stuccatore e

lavori fatti da lui nella fabrica et acconcime del palazzo novo a buon conto della pittura che lui fa nella volta del stantijno attaccato alla cappella del palazzo novo per il prezzo della ferrata fatta per la Cappella del palazzo novo, et per otto spranghe di ferro da tener li conci della finestra di detta cappella pittura che esso fa nel stantijno attaccato alla Cappella del nostro palazzo per resto de lavori fatti nel palazzo novo sin a questo giorno Manifattura et oro che lui ha messo nella volta della nostra Cappella, et nella volta del statijno attaccato a detta cappella a buon conto della pittura che lui fa nel statijno attaccato alla cappella del palazzo novo Pittura nella volta dello stanzino attaccato alla Cappella per cinque giornate che lui à fatto lavorare (?) per ripichiare le finestre della capella et della stanza attaccata a essa cappella per scorzi venti uno di polvere di marmo servito per la cappella per 333 mattoni per la stanza della nostra cappella per resto, et intiero pagamento dell’Indoratura fatta da lui et manifattura, nella volta della Cappella, et del stantino attaccato a detta Cappella per tanta polvere di marmo che serve (?) per li mezzanini (?) e finestra della sala del Palazzo novo lavori fatti da lui nella fabrica et acconcime del palazzo novo l’indoratura che hanno da fare dell’altare della capella di

10 scudi

95

6 scudi

93

16 scudi

94

6 scudi

96

23 scudi

97

50 scudi

98

6 scudi

99

6 scudi

100

1.50 scudi

101

1.70 scudi

102

1.20 scudi

103

50.20 scudi

104

2.70 scudi

105

10 scudi

106

10 scudi

107 410


08/11/1600 09/11/1600 18/11/1600 20/12/1600 22/12/1600 22/01/1601

Mattei “per ordine” del cardinale via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Michelangelo suo compagno

S. S.ria Ill.ma

Antonio Pistatore

per scorzi tredici di polvere di marmo che lui ha dato per servitio della fabrica et acconcime del palazzo novo per resto et intiero pagamento della pittura fatta da lui nella volta del stantijno attaccato alla cappella indoratura che lui fa all’ornamento dell’Altare della nostra Cappella nel palazzo novo per altrettanti che lui ha pagato al falegname per prezzo dell’impannata della cappella del palazzo novo indoratura che lui ha fatto all’ornamento della nostra Cappella nel palazzo novo che saranno ben pagati per intero pagamento delle invetriate fatte per le finestre della cappella del nostro palazzo, et nell’altro stanzino attaccato a detta Cappella, et per tutti i lavori fatti da lui per servitio di casa nostra per resto di quanto deve havere per l’ornamento fatto all’Altare della nostra Cappella, et anco per tutto quello che havesse fatto di più oltre l’obligo in detta Cappella per intiero pagamento della indoratura de ferri per l’ornamento dell’altare della Cappella del Palazzo novo prezzo di some 160 di pozzolana portata da lui per servitio della fabrica del Palazzo novo lavori fatti da lui nella fabrica et risarcimento del Palazzo novo per resto et intiero pagamento dell’Indoratura fatta da lui nell’ornamento del quadro della nostra cappella nel Palazzo novo a buon conto de lavori che lui si è obbligato di fare nel Palazzo novo, come appare per poliza sua prezzo d’una Catena di ferro presa da lui per la loggia

Giuseppe d’Aiello pittore Andrea Aretino indoratore Accorutio Accorutij maestro di casa Andrea Aretino indoratore Antonio vetraro

22/01/1601

card. Mattei via Andrea Ferrari

Francesco Nicolini fiorentino falegname

03/02/1601

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Lorenzo spadaro

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via

Pietro Paolo muratore

10/02/1601 10/02/1601 13/02/1601 01/04/1601 14/04/1601

Niccolò pozzolanaro Matteo muratore Andrea Aretino indoratore

Francesco ferraio

1.40 scudi

108

50 scudi

109

20 scudi

110

20 scudi

111

12 scudi

112

18 scudi

114

26.30 scudi

113

4.50 scudi

115

2.90 scudi

117

10 scudi

118

35 scudi

116

20 scudi

119

6.34 scudi

120 411


16/04/1601 21/04/1601 05/05/1601 19/05/1601 24/05/1601 25/05/1601 29/05/1601 29/05/1601 01/06/1601

Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Francesco de Rossi scalpellino Pietro Paolo Muratore Giovan Pietro ferraio Pietro Paolo muratore Francesco Biacca calderaro Guglielmo Imbiancatore Battista stuccatore Accorutio Accorutii Bartolomeo Figenio banderaro

19/ 06/1601

card. Mattei via Andrea Ferrari

Perinto Luti

02/06/1601

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Pietro Paolo muratore

16/06/1601 21/06/1601 22/06/1601 06/09/1601

Pietro Paolo muratore Guglielmo imbiancatore Francesco de Rossi scalpellino Giovanni da Pietrasanta falegname

del palazzo novo Porte degli stanzini e la finestra della cappella del palazzo novo lavori che si fanno da lui nella fabrica, et acconcime del Palazzo novo per resto e saldo de lavori fatti (…) nel palazzo novo

100 scudi

121

20 scudi

122

17 scudi

123

i lavori che si fanno da lui per l’acconcime del palazzo nov per prezzo de dui canali di rame (…)che tutti sono serviti per acconcime del palazzo novo Imbiancatura nel palazzo novo

40 scudi

124

3.50 scudi

125

1.50 scudi

127

per li stucchi et altre fatture fatte da lui qui nel palazzo novo 100 tegole e 100 coppe per i tetti del palazzo novo

2.50 scudi

126

2.80 scudi

128

per resto et intiero pagamento di robbe et fatture (…) che tutte sono per acconcime, et ornamento del Palazzo novo per pagare la politura, et lustratura di 3 camini nelle nostre stanze, et la tavola per mettere a i luochi communi lavori fatti da lui nel palazzo novo

26.90 scudi

129

1.20 scudi

130

25 scudi

131

22.50 scudi

132

7 scudi

134

67 scudi

133

37 scudi

135

per resto, et intiero pagamento di tutti i lavori che lui ha fatto nel palazzo novo resto dell’imbiancatura fatta da lui nel palazzo novo resto e intero pagamento della conci delle porte et fenestre della capella del palazzo novo robbe et fatture havute… per l’acconcime del palazzo novo

412


22/09/1601

Jachomo Belloni

13/10/1601

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari Andrea Ferrari

19/10/1601

Andrea Ferrari

Jachomo Belloni

26/10/1601

card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari card. Mattei via Andrea Ferrari

Jachomo Belloni

01/10/1601

15/11/1601 …/11/1601

Ambrogio Bonvicino Jachomo Belloni

Jachomo Belloni Perinto Luti

Mattonato che deve fare nelle due prime stanze passato la sala del palazzo novo per la cornice che fa nella camera grande delle nostre stanze Mattonato nelle due sale apresso la sala dove abita il cardinale Mattonati delle due sale appresso la sala dove abita il cardinale per il mattonato delle due stanze apresso la sala del palazo del Ill.mo card.le mattei dove lui abita per resto, di quanto deve havere, delli due mattonati fatti alle Camere nostre il detto perinto li deve dare alli pittori che anno fatto il fregio piccolo alla camera di mezzo, del appartamento dove stava il s.r Asdrubale, et metteteli a conto delle spese fatte nel palazzo novo

30 scudi

136

10 scudi

137

12 scudi

130 (?)

13 scudi

134

5 scudi

140

25 scudi

142

5.50 scudi

143

413


Bibliografia 1592 Lettere volgari di Aldo Manucci al molto Ill. sig. Ludovico Riccio, Presso il Santi & Comp., Roma 1592

1598 Felicissima entrata di N. S. PP. Clemente VIII nell’Inclita Città di Ferrara con gli apparati pubblici fatti nelle città, terre, castelli e luoghi dove S. Santità è passata, dopo la Sua partita di Roma, in Ferrara per Vittorio Baldini, 1598

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1604 R. ALBERTI, Origine et progresso dell’Academia del dissegno de Pittori, Scultori, & Architetti di Roma, Pavia, 1604

1617 B. VANNOZZI, Delle lettere miscellanee di mons. reverendissimo Bonifatio Vannozzi dottor pistolese, e protonotario apostolico, Presso Bartolomeo Cochi, Bologna 1617

1623 G. FERRO, Teatro d’Imprese, Sarzina, Venezia 1623

1638 G. CELIO, Memoria fatta dal Signor Gaspare Celio dell’habito di Christo, delli nomi dell’artefici delle pitture, che sono in alcune chiese, facciate, e palazzi di Roma, Milano 1638 P. TOTTI, Ritratto di Roma moderna, Mascardi, Roma 1638

1640 Relazione scritta ad un Amico delle feste celebrate nel collegio romano della Compagnia di Giesù per l’anno centesimo dopo la fondazione di essa. In Roma Nella Stamparia di Lodovico Grignani, 1640

1649

I


I. UGURGIERI AZZOLINI, Le Pompe sanesi, o’vero Relazione delli huomini e donne illustri di Siena, e suo Stato, Fortunati, Pistoia 1649

1677 A. CIACCONIO, Vitae et res gestae pontificum romanorum et S.R.E. Cardinalium, Roma 1677

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1715 G. M. CRESCIMBENI, L’Istoria della basilica diaconale collegiata, e parrocchiale di S. Maria in Cosmedin, Roma 1715

1733 L. WADDING, Annales Minorum seu Trium Ordinum a S. Francisco institutorum, Tomo XX, Roma 1733

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1741 P. GRAZIOLI, Della vita, virtù e miracoli del B. Alessandro Sauli, Roma, per Antonio de Rossi 1741

1763 PADRE CASIMIRO Roma 1763

DA

ROMA, Memorie istoriche della chiesa e convento di S. Maria in Araceli,

F. TITI, Descrizione delle pitture, sculture e architetture esposte al pubblico in Roma, Pagliarini, Roma 1763

1766 R. VENUTI, Accurata e Succinta Descrizione Topografica, e Istorica di Roma moderna, presso Carlo Barbiellini, Roma 1766

1776 P. ROSSINI, Il mercurio errante delle grandezze di Roma, tanto antiche, che moderne, Roma 1776

1784

II


G. TIRABOSCHI, Storia dell’augusta badia di S. Silvestro di Nonantola, Modena 1784

1789 G. TIRABOSCHI, Riflessioni su gli scrittori genealogici del cav. Abate Girolamo Tiraboschi, Nella Stamperia del Seminario, Padova 1789

1793 L. CARDELLA, Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa scritte da Lorenzo Cardella parroco de’ SS. Vincenzo, ed Anastasio alla Regola in Roma, in Roma bella Stamperia Pagliarini, 1793

1805 G. A GUATTANI, Roma descritta e illustrata, Pagliarini, Roma 1805

1823 M. MISSIRINI, Memorie per servire alla storia della romana Accademia di S. Luca, De Romanis, Roma 1823

1830 A. NIBBY, Itinerario di Roma e delle sue vicinanze, compilato secondo il metodo di M. Vasi da A. Nibby, Nicoletti, Roma 1830

1835 A. COPPI, Continuazione delle memorie sui luoghi una volta abitati ed ora deserti dell’agro romano: Di Fregene, di Maccarese, della Villa di S. Giorgio e di Campo Salino in “Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia”, VII. 1835, pp. 33- 59

1839- 1863 Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, raccolte, annotate ed edite da Eugenio Alberi, Società Editrice Fiorentina, Firenze 1839- 1863

1840- 1878 G. B. MORONI, Dizionario di erudizione storico- ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Tip. Emiliano, Venezia 1840- 1878

1847 Le opere di Galileo Galilei. Prima edizione completa condotta sugli autentici manoscritti Palatini e dedicata a S.A.I e R. Leopoldo II Granduca di Toscana, Tomo VI, Società Editrice Fiorentina, Firenze 1847

III


1854 G. GIGLI, Diario sanese: opera di Girolamo Gigli in cui si veggono alla giornata tutti gli avvenimenti più ragguardevoli spettanti si allo spirituale si al temporale della città e stato di Siena; con la notizia di molte nobili famiglie di essa delle quali è caduto in acconcio il parlarne, Tipografia dell’Ancora di G. Landi e N. Alessandri, Siena 1854

1869 V. FORCELLA, Iscrizioni delle chiese e d’altri edificii di Roma dal secolo XI fino ai giorni nostri, Cecchini, Roma 1869

1878 G. VASARI, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori ed architettori, con nuove annotazioni e commenti di Gaetano Milanesi, Sansoni, Firenze 1878

1887 P. DE NOLHAC, La Bibliothèque de Fulvio Orsini, Paris 1887 La legazione di Roma di Paolo Paruta (1592- 1595) in “Miscellanea di Storia Veneta”, vol. 7, 1887

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1891 L. FUMI, Il duomo di Orvieto e i suoi restauri: monografie storiche condotte sopra i documenti, Società Tip. Laziale, Roma 1891

1893 L. CAETANI, Vita e Diario di Paolo Alaleone de Branca, maestro delle cerimonie pontificie: 15821638, Società romana di storia patria, Roma 1893 V. LANCIARINI, Dei pittori Taddeo e Federigo Zuccari di S. Angelo in Vado, estratto dal giornale «Nuova Rivista Misena», Spinaci, Jesi 1893

1894 Le carte strozziane del R. Archivio di Stato in Firenze. Inventario serie prima, a cura di Cesare Guasti e Gaetano Milanesi, 2 volumi, Tipografia Galileiana. Firenze 1894

1902

IV


L. FUMI, L’opera di falsificazione di Alfonso Ceccarelli, Unione Tipografica cooperativa, Perugia 1902

1908 A. BARTOLI, La villa Mills al Palatino, estratto da “Rassegna contemporanea”, anno I, num. I, Cappelli, Rocca San Casciano 1908

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1937

V


J. WODKA, Zur Geschichte der nationalen Protektorate der Kardinale an der romischen Kurie, Rom, Osterreischen Historischen Instituts in Roma, 1937

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2002 M. BRANCIA DI APRICENA, La committenza edilizia di Paolo III Farnese sul campidoglio in Romisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana, 32. 1997/98, pp. 409- 478 Court and politics in papal Rome: 1492- 1700, edited by Gianvittorio Signorotto and maria Antonietta Visceglia, Cambridge Univ. Press, Cambridge 2002 G. FIUME, Il santo moro. I processi di canonizzazione di Benedetto da Palermo (1594- 1807), Francoangeli ed., Milano 2002 C. FRATINI, Marco Antonio Grecchi in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 59 (2002), ad vocem Giovanni Baglione (1566- 1644). Pittore e biografo di artisti, a cura di Stefania Macioce, Lithos, Roma 2002 Le «siècle» de Marie de Mèdicis, Actes du sèminaire de la Chaire Rhètorique et Sociètè en Europe (XVIe- XVIIe siécle), Paris 21- 23 gennaio 2000, a cura di Francoise Graziani e Francesco Solinas, Edizioni dell’orso, Alessandria 2002 L’Oratorio del Gonfalone a Roma. Il ciclo cinquecentesco della Passione di Cristo, a cura di Maria Grazia Bernardini, Silvana Editoriale, Milano 2002 E. MAROTTA, Mottetti concertati a due, tre, quattro e cinque voci, a cura di Irene Calagna, Leo S. Olschki editore, Firenze 2002 Parmigianino e il manierismo europeo, a cura di Lucia Fornari Schianchi, atti del convegno Parma, 13- 15 giugno 2002, Silvana ed., Milano 2002 M. PICCIONI, I figli del Pellicane. Storia della famiglia Santacroce di Viano, oriolo e Rota 15881604, Oriolo Romano 2002 W. SEIDEL, Salustio Peruzzi (1511/12- 1572). Vita und zeichnerisches Oeuvre des römischen Architekten- eine Spurensuche, Akademischer Verlag, München, 2002 Il tesoro ritrovato. Reliquie e reliquiari dell’antica Prevostura di S. Erasmo in Castel Goffredo, a cura di Renata Massa, gruppo San Luca 2002

2003 Il cavalier Vincenzo Manenti e il suo tempo, a cura di Barbara Fabjan, Edizioni Quasar, Roma 2003

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2004 Congregazione Mariana dell’Assunta. Notizie storiche su tutti gli appartenenti, a cura di F. Pacelli, Roma 2004 M. T. FATTORI, Clemente VIII e il Sacro Collegio 1592- 1605. Meccanismi istituzionali ed accentramento di governo, Anton Hiersemann ed., Stuttgard 2004 E. GIFFI, Precisazioni e aggiunte sul Roncalli decoratore in “Bollettino d’arte”, 89. 2004 (2005), 130, pp. 45- 62 S. C. LEONE, Cardinal Pamphilj Builds a Palace. Self- representation and Familial Ambition in Seventeenth- Century Rome in “Journal of the Society of Architectural Historians”, 63. 2004, 4, pp. 440- 471 E. M. MOORMANN, W. UITTERHOEVE, Miti e personaggi del mondo classico. Dizionario di storia, letteratura, arte, musica, a cura di Elisa Tetamo, Bruno Mondadori, Milano 2004 Per il Cinquecento religioso italiano. Clero, cultura, società, atti del Convegno Internazionale di studi, Siena, 27- 30 giugno 2001, a cura di Maurizio Sangalli, Edizioni dell’Ateneo, Roma 2004

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2005 La cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi. Arte e committenza nella Roma di Caravaggio, a cura di Natalia Gozzano e Patrizia Tosini, Gangemi, Roma 2005 O. DI SIMPLICIO, Autunno della stregoneria. Malefici e magia nell’Italia moderna, Il mulino, Bologna 2005, I giardini Chigi tra Siena e Roma. dal Cinquecento agli inizi dell’Ottocento, a cura di Carla Benocci, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Siena 2005 M. GHILARDI, “Avertendo, che per l’osservanza si caminarà con ogni rigore”. Editti seicenteschi contro l’estrazione delle reliquie dalle catacombe romane in “Sanctorum”, 2005, pp. 121- 138 Maria de Medici (1573- 1642). Una principessa fiorentina sul trono di Francia, catalogo della mostra Firenze 19 marzo- 4 settembre 2005, a cura di Caterina Caneva e Francesco Solinas, Sillabe, Livorno 2005 M. MARINI, Caravaggio “Pictor praestantissimus”, Newton & Compton, Roma 2005 Offices et papauté (XIVe- XVII siècle): charges, hommes, destins, atti del convegno Roma 11- 13 aprile 2002, sous la direction d’Armand Jamme, Collection de l’École Française de Rome 334, Roma 2005 S. PIERGUIDI, Avvicendamento d’artisti e direzione di cantiere nella decorazione dei tre oratori romani in “Bollettino d’arte”, 90. 2005, 132, pp. 23-34 M. PULINI, Il Fossombrone ritrattista degli oratoriani. La raccolta Mattei e Antiveduto Gramatica in “Paragone”, 60. 2005, pp. 31- 39 Il Vittoriano nascosto, a cura di Federica Galloni, testi di Maria Rosaria Coppola, Adriano Morabito e Marco Placidi, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Roma 2005

2006 C. BENOCCI, L’ideazione e la realizzazione della villa Mattei al Celio tra Cinquecento e Seicento: l’interpretazione dei documenti (I e II parte) in “Studi romani”, 54. 2006, pp. 79- 104 e 353- 374 F. CAPPELLETTI, Paul Bril e la pittura di paesaggio a Roma 1580- 1630, Ugo Bozzi Editore, Roma 2006 Habitatores in Urbe. La popolazione di Roma nel Rinascimento, a cura di Egmont Lee, Università di Roma La Sapienza, Roma 2006 G. PAPI, Pittori caravaggeschi e nature morte in “Paragone”, 57. 2006, pp. 59- 71

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2007 V. ABBATE, “Torres adest”. I segni di un arcivescovo tra Roma e Monreale in “Storia dell’arte”, 116/117. 2007, pp. 19- 66 Atti e memorie dell’Accademia toscana di scienze e lettere “La Colombaria”, LXXII, 2007 B. BOZZI, Giulio Mancini e il “Breve ragguaglio delle cose di Siena” in Bullettino senese di storia patria, 114 (2007), pp. 214- 336 S. BUTTERS, The Uses and Abuses of Gifts in the World of Ferdinando de’ Medici (1549- 1609) in I Tatti Studies in the Italian Renaissance, Vol. 11 (2007) F. MAGNI ET AL., Repertorio delle creazioni di cittadinanza romana (secoli XIV- XIX), a cura di Claudio De Dominicis, Roma 2007 M. MELANI, F. RATTI, L’Oratorio della Confraternita del Gonfalone a Roma in “Ricerche di Storia dell’Arte”, 91/92. 2007, pp. 83- 92 S. PAFUMI, Per la ricostruzione degli arredi scultorei del Palazzo dei Cesari sul Palatino: scavi e rinvenimenti dell’abate francese Paul Rancurel (1774- 1777) in “BABesch- Bulletin Antieke Beschaving”, 82, luglio 2007, pp. 207- 225 Palazzo Caetani. Storia arte e cultura, a cura di Luigi Fiorani, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2007 Le stanze del tesoriere: la quadreria Patrizi. Cultura senese nella storia del collezionismo romano del Seicento, a cura di Anna Maria Pedrocchi, Alcon, Milano 2007, pp. 13- 17 L. RUSSO, Santa Maria in Aracoeli, Elio de Rosa editore, Roma 2007 T. STERZA, Paolo Manuzio in Dizionario Biografico degli Italiani Treccani, vol. 69 (2007), ad vocem Taddeo and Federico Zuccaro: artists brothers in Renaissance Rome, Paul Getty Museum, Los Angeles 2007

2008 F. BILANCIA, Appendice documentaria. Giovanni Battista Montano, architetto e intagliatore in “Palladio”, 21. 2008, pp. 53-84 La carriera di un uomo di curia nella Roma del Quattrocento. Ambrogio Massari da Cori, agostiniano: cultura umanistica e committenza artistica, a cura di Carla Frova, Raimondo Michetti e Domenico Palombi, Viella, Roma 2008

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2009 Arte e committenza nel Lazio dell’età di Cesare Baronio, a cura di Patrizia Tosini, atti del convegno internazionale di studi, Frosinone- Sora 16- 18 maggio 2007, Gangemi, Roma 2009 V. ABBATE, Il contesto familiare Mattei- De Torres e una riconsiderazione della copia palermitana dell’Emmaus di Londra in Da Caravaggio ai Caravaggeschi, a cura di Maurizio Calvesi, CAM, Roma 2009, pp. 269- 288 Baronio e le sue fonti, Atti del convegno internazionale di studi, Sora 10- 13 ottobre 2007, a cura di Luigi Gulia, Centro di Studi Sorani Vincenzo Patriarca, Sora 2009 F. EUSEBI, Alcuni disegni del Pomarancio nella Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena in “Paragone”, 60. 2009, pp. 67- 77 M. FRATARCANGELI, G. LERZA, Architetti e maestranze lombarde a Roma (1590- 1667), Carsa Edizioni, Pescara 2009 I Codici Minucciani dell’Istituto Storico Germanico. Inventario, a cura di Alexander Koller, Pier Paolo Piergentili e Gianni Venditti, Istituto Storico Germanico di Roma, Roma 2009 In presentia mei notarii. Piante e disegni nei protocolli dei notai capitolini (1605- 1875), a cura di Orietta Verdi, Francesca Curti e Stefania Piersanti, Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Strumenti CLXXXVII, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Roma 2009 Le cronache di Santa Cecilia. Un monastero femminile a Roma in età moderna, a cura di Alessia Lirosi, Viella, Roma 2009 M. GHILARDI, Oratoriani e Gesuiti alla ‘conquista’ della Roma sotterranea nella prima età moderna in “Archivio italiano per la storia della pietà”, XXII, 2009, pp. 183- 231 A. PONTECORVI, Ludovico Mattei in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, vol. 72, Roma 2009, ad vocem

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2010 Caravaggio. Mecenati e pittori, a cura di Maria Cristina Terzaghi, Silvana editoriale, Cinisello Balsamo 2010 L. CALENNE, Prime ricerche su Orazio Zecca da Montefortino (oggi Artena), dalla bottega del cavalier d’Arpino a quella di Francesco Nappi, Gangemi, Roma 2010 M. GHILARDI, Quae signa erant illa, quibus putabant esse significativa Martyrii? Note sul riconoscimento ed autenticazione delle reliquie nelle catacombe romane nella prima età moderna in “Mélanges de l’École Française de Rome”, 122. 2010, pp. 81- 106 A. GONZALEZ PALACIOS, Nostalgia e invenzione: arredi e arti decorative a Roma e a Napoli nel Settecento, Milano 2010 F. GRISOLIA, Per Giovanni Battista Lombardelli, Pasquale Cati e Vespasiano Strada disegnatori in “Paragone”, 61. 2010, pp. 3- 39 L’archivio dell’Accademia nazionale di San Luca in Roma. Inventario, a cura di Monica Grossi e Silvia Trani, Roma 2010 A. LIROSI, Il corpo di Santa Cecilia (Roma, III- XVII secolo) in “Mélanges de l’École Française de Rome”, 122. 2010, pp. 5- 51 Pro ornatu et Publica Utilitate: L’attività della Congregazione cardinalizia super viis, pontibus et fontibus nella Roma di fine ‘500, a cura di Carmen Genovese e Daniela Sinisi, Archivio di Stato di Roma, Gangemi, Roma 2010 M. SPAGNOLO, Barn-owl painters in St. Peter’s in the Vatican, 1604. Three mocking poems for Roncalli, Vanni and Passignano in “Journal of the Warburg and Courtauld Institutes”, 73.2010, pp. 257- 296

2011 Alla ricerca di “Ghiongrat”. Studi sui libri parrocchiali romani (1600- 1630), a cura di Rossella Vodret, L’Erma di Bretschneider, Roma 2011 L. CALENNE, Nel segno di Arpocrate e della prudenza: le contiguità tematiche tra gli scritti di Girolamo Aleandro il giovane, le allegorie floreali di Andrea Lilli ed il programma iconografico del ciclo pittorico del Palazzetto Mattei di Villa Celimontana in “Studi Romani”, 59. 2011, nn. 1-4, pp. 128- 198 P. CAVAZZINI, “Patto fermo” o cortesia negli accordi tra pittori e committenti a Roma nel Seicento in Ricerche di storia dell’arte, 101. 2010, pp. 5- 20

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F. CURTI, Costantino Spada “regattiero de quadri vecchi” e l’amicizia con Caravaggio in “Roma moderna e contemporanea”, XIX, 2011, pp. 167- 197 M. DI SIVO, Uomini valenti. Il processo di Giovanni Baglione contro Caravaggio in Caravaggio a Roma. una vita dal vero, a cura di Michele Di Sivo, Orietta Verdi, De Luca editori d’arte, Roma 2011 La fabbrica del convento. Memorie storiche, trasformazioni e recupero del complesso di San Francesco a Ripa in Trastevere, a cura di Paola Degni e Pier Luigi Porzio, Donzelli, Roma 2011 S. FECI, I Mattei «di Paganica»: una famiglia romana tra XV e XVII secolo in Dimensioni e problemi della ricerca storica, 2011.1, pp. 81- 113 La storia del Palazzo di Venezia dalle collezioni Barbo e Grimani a sede dell’ambasciata veneta e austriaca, a cura di Maria Giulia Barberini, Matilde De Angelis d’Ossat, Alessandra Schiavon, Gangemi, Roma 2011 Nuova luce su Annibale Carracci, convegno di studi Roma, 26- 28 marzo 2007, a cura di Sybille Ebert- Schifferer e Silvia Ginzburg, De Luca, Roma 2011 Y. PRIMAROSA, Giovanni Baglione a Poggio Mirteto. Due lettere inedite e nuovi documenti per l’Assunzione della Vergine (1611- 1613) in “Storia dell’arte”, 130/2011, n. 30, pp. 19- 38 Scritti per Chiara Tellini Perina, a cura di Daniela Ferraro e Sergio Marinelli, Mantova 2011, pp. 183- 197 Dal Razionalismo al Rinascimento per i quaranta anni di studi di Silvia Danesi Squarzina, a cura di M. Giulia Aurigemma, Campisano, Roma 2011, pp. 126- 132

2012 La Basilica di Sant’Antonino in Sorrento. Il restauro del transetto e dell’abside, a cura di Angela Schiattarella, Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici Artistici ed Etnoantropologici per Napoli e Provincia, Nicola Longobardi editore, Castellammare di Stabia 2012 Dessiner pour graver, graver pour dessinier. Le dessin dans la révolution de l’estampe, a cura di Cornèlia Hattori, Septiémes rencontres internationales du Salon du Dessin, 28 et 29 mars 2012, Paris 2012, pp. 77- 85 Una gemma preziosa. L’Oratorio della Santissima Trinità in Siena e la sua decorazione artistica, a cura di Alessandro Angelini, Monte dei Paschi, Siena 2012 M. GHILARDI, Il pittore e le reliquie. Giovanni Angelo Santini e la Roma sotterranea nel primo Seicento in “Storia dell’arte”, 133. 2012, n. 33, pp. 5- 24 Giornata della ricerca 2008, Dipartimento di Studi Storico- Artistici, Archeologici e sulla Conservazione, a cura di Mario Micheli e Fiorenza Rangoni, Quinterni.4, LibroCo, San Casciano V. P. 2012

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«L’essercitio mio è di pittore». Caravaggio e l’ambiente artistico romano, a cura di Francesca Curti, Michele di Sivo, Orietta Verdi, Roma moderna e contemporanea, 19. 2011, fasc. 2, Università Roma Tre- CROMA, Roma 2012 F. F. MANCINI, Federico Zuccari e il ritratto di Ludovico II Mattei di Paganica in “Studi di Storia dell’arte”, 24. 2013, pp. 181- 186 La musica al tempo di Caravaggio, atti del convegno internazionale di studi, Milano, Biblioteca Ambrosiana, 29 settembre 2010, a cura di Stefania Macioce, Enrico de Pascale, Gangemi, Roma 2012 Orsi a Novellara. Un grande manierista in una piccola corte, atti della giornata di studi Novellara, Teatro della Rocca, 19- 20 novembre 2011, a cura di Alessandra Bigi Iotti e Giulio Zavatta, NFC Edizioni, Novellara 2012 Palazzo Valentini a Roma: la committenza Zambeccari, Boncompagni, Bonelli tra Cinquecento e Settecento, a cura di Maria Celeste Cola, Gangemi, Roma 2012 P. PICARDI, Perino del Vaga, Michele Lucchese e il Palazzo di Paolo III al Campidoglio. Circolazione e uso dei modelli dall’antico nelle decorazioni farnesiane a Roma, De Luca, Roma 2013 Santi e reliquie. Devozione popolare nella diocesi novarese, a cura di Silvano Crepaldi, Lampi di stampa, Cologno Monzese 2012 M. TSCHINKE, L’orologio solare del duca Mattei in “Accademie e Biblioteche d’Italia”, 1/2. 2012, pp. 23- 28 Unità e frammenti di modernità. Arte e scienza nella Roma di Gregorio XIII Boncompagni (15721585), a cura di Claudio Cieri Via, Serra, Pisa 2012

2013 A. AGRESTI, Un artista e il suo mecenate: Francesco V, Antonio Cavallucci e la decorazione del Palazzo Caetani a via delle Botteghe Oscure in “Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte”, 68. 2013, pp. 111- 141 Architettura e identità locali.1, a cura di Lucia Corrain e Francesco P. Di Teodoro, Biblioteca dell’Archivium Romanicum, Serie 1, 424, 2013 G. FACCHIN, Cardinali, nobili e mercanti: via delle Botteghe Oscure tra Rinascimento e Controriforma in “RIASA. Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte”, 68.2013, pp. 11-22 Il cardinal Montelpare, atti del convegno Montelparo 17 giugno 2012, Quaderni della Ricerca. 17, Archivio Diocesano di San Benedetto del Tronto, Mastergrafica S.r.l., Teramo 2013 M. GHILARDI, Il sacrista, il pittore e le reliquie. Una lettera inedita di Angelo Rocca, Praefectus Sacrarii Apostolici in “Analecta Augustiniana”, vol. LXXVI. 2013, 131- 150;

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M. GHILARDI, Il vescovo, il pittore e le reliquie. Carlo Bascapè, Giovanni Angelo Santini detto il toccafondo e le catacombe romane in Giornale di storia.net, 12 (2013), pp. 1- 21 A. M. PEDROCCHI, Dipinti inediti nella Casa dei Filippini alla Chiesa Nuova in “Annales Oratorii”, n. 11/ 2013, pp. 97- 121 I pittori in catacomba. Il dialogo fra le arti figurative e l’archeologia cristiana a Roma tra Seicento e Ottocento, a cura di Giovanna Capitelli, Ricerche di Storia dell’arte.10, Roma 2013 S. PIERGUIDI, Caravaggio e il ciclo della galleria di Palazzo Mattei in “Storia dell’arte”, 136/2013, n. 36, pp. 87- 98 M. ROSA, La Curia romana nell’età moderna. istituzioni, cultura, carriere, Viella, Roma 2013 Y. Primarosa, La “buona stima” di Giovanni Baglione. Un carteggio e altri documenti sulla Cappella Borghese in S. Maria Maggiore e sulla Tribuna di Poggio Mirteto in “Storia dell’arte”, 135. 2013, pp. 40- 76 L. SICKEL, Cristoforo Roncalli in santa Maria in Aracoeli. Der Vertrag mit Paolo Mattei zur Ausstattung der Cappella della Pietà in “Mitteilungen des Kunsthistorischen Insitutes in Florenz”, 55. 2013 (2014), pp. 463- 471

2014 M. S. BOLZONI, Intorno a due poco noti disegni di Taddeo Zuccari per la cappella Mattei in Santa Maria della Consolazione, in “ArtItalies”, 20.2014, pp. 21- 29 B. BORELLO, Girolamo Pamphili in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 80 (2014), ad vocem La cupola di San Pietro: il metodo costruttivo e il cantiere, a cura di Barbara Baldrati e Giovanni carbonara, Ed. Studium, Roma 2014 Display of art in the Roman palace 1550- 1750, edited by Gail Feigenbaum, Getty Research Institute, Los Angeles 2014 M. GHILARDI, “M’importa assaissimo havere certezza di esse reliquie”. Carlo Bascapè e la polemica sull’autenticità delle reliquie provenienti da Roma in Barnabiti Studi, 29. 2012 (2014), pp. 7- 24 F. GUIDOLIN, Il colore della lontananza. Matteo Zaccolini, pittore e teorico di prospettiva, Tesi di dottorato, Università Ca’ Foscari, Venezia 2015 Luoghi ritrovati. La collezione I di disegni e mappe dell’Archivio di Stato di Roma (secoli XVIXIX), Inventario a cura di Daniela Sinisi, Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Direzione generale per gli Archivi, Roma 2014 Scipione Pulzone e il suo tempo, a cura di Alessandro Zuccari, De Luca editori d’arte, Roma 2015

XXVI


L. SICKEL, Der Schneider und die Maler. Giuseppe Cesari, Pulzone und Caravaggio im Vermächtnis des Antonio Valentini in “Marburger Jahrbuch für Kunstwissenschaft”, 41. 2014, pp. 53- 81 L. SICKEL, Cristoforo Roncalli in Santa Maria in Aracoeli. Der vertrag mit Paolo Mattei zur Ausstattung der Cappella della Pietà in “Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz”, 55. 2013 (2014), 3, pp. 463- 471

2015 M. V. FONTANA, Per Giuseppe Agellio disegnatore in “Paragone”, anno 66, n. 123- 124 (sett- nov. 2015), pp. 58- 75 M. E. GARCIA BARRACO, Villa Mills sul Palatino e la Domus Augustana, Arbor Sapientiae, Roma 2015 F. NICOLAI, Cesare Nebbia e la decorazione della cappella Florenzi a San Silvestro al Quirinale: il contratto del 1579 e i rapporti con Girolamo Muziano in “Prospettiva”, nn. 157/158. 2015, pp. 206sgg C. ROBERTSON, Rome 1600: the city and the visual arts under Clement VIII, Yale University Press, New Haven 2015 Santa Maria dell'orto. Il complesso architettonico trasteverino: studi, progetti, restauri, a cura di Michele Funghi, Williams Troiano, Liliana Barroero, Roma 2015 P. TOSINI, Immagini ritrovate. Decorazione a Villa Peretti Montalto tra Cinque e Seicento, De Luca editori d’arte, Roma 2015

2016 L. ARCANGELI, Il restauro del salone di Palazzo Mattei Caetani in “Palazzo Caetani. Bollettino della Fondazione Camillo Caetani”, 4-5. 2016/ 2017, pp. 46- 51 G. BONACCORSO, Alcune note sulle cappelle nei palazzi romani di età moderna. quesiti irrisolti e un tentativo di prima catalogazione in “Annali delle Arti e degli Archivi. Pittura, Scultura, Architettura”, 2. 2016, pp. 157- 163 A. CICERCHIA, Giuristi al servizio del papa. Il Tribunale dell’auditor Camerae nella giustizia pontificia di età moderna, serie Collectanea Archivi Vaticani. 101, Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano 2016 A. CREMONA, Pietro Paolo Olivieri e l’Andromeda: identità difficili, studio per expertise in vista della vendita all’asta della statua di Andromeda attribuita all’Olivieri in The exceptional sale. New York 13 April 2016, catalogo d’asta Christie’s, New York 2016 M. G. D’AMELIO, Gioia Alessandri e il restauro del salone di palazzo Caetani. Intervista a cura di Maria Grazia D’Amelio in “Palazzo Caetani. Bollettino della Fondazione Camillo Caetani”, 4- 5/ 2016- 2017, pp. 10- 16

XXVII


Essere uomini di lettere: segretari e politica culturale nel Cinquecento, a cura di Antonio Geremicca e Hélène Miesse, Franco Cesati, Firenze 2016 Frises peintes. Les décors des villas et palais au Cinquecento, sous la direction de Antonella Fenech Kroke et Annick Lemoine, Somogy éditions d’art, Paris 2016 Iconologie. Studi in onore di Claudia Cieri Via, a cura di Ilaria Miarelli Mariani, Stefano Pierguidi, Marco Ruffini, Campisano Editore, Roma 2016 A. LEONARDI, L’apparato genovese per la beatificazione di Alessandro Sauli (1741): nuovi documenti per una ‘solennité magnifique’ in “Barnabiti studi”, 33. 2016, pp. 175- 228 F. M. LOVISON, Sauli- Borromeo: permanenze e discontinuità di un “rifondatore” e Superiore Generale dell’Ordine in “Barnabiti studi”, 33. 2016, pp. 93- 112 S. MANIELLO CARDONE, Due opere inedite di Ambrogio Bonvicino : i busti di Paolo Mattei e Tuzia Colonna nella cappella della Pietà in S. Maria in Aracoeli, in “Annali della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon”, 16. 2016, pp. 353- 372 Palazzo Caetani. Il salone restaurato, testi di Luciano Arcangeli, Giovanna Sapori, Paolo Virilli, Fondazione Camillo Caetani, Spoleto 2016 E. PARIS, Il cantiere del convento di Santa Maria del Bambin Gesù di Giove. Notizie sulle maestranze impiegate e sul connubio Mattei- Gonzaga in “Ricerche umbre”, 6/ 2016 Quando la Fabbrica costruì San Pietro. Un cantiere di lavoro, di pietà cristiana e di umanità XVIXIX secolo, a cura di Assunta di Sante e Simona Turriziani, Il Formichiere, Foligno 2016 B. TOSCANO, Un’ospite ignorata, l’Aurora del Pomarancio in “Palazzo Caetani. Bollettino della Fondazione Caetani”, 4- 5 (2016- 2017), pp. 52- 54 Trame di meraviglia. Studi in onore di Silvia Carandini, a cura di Paola Bertolone, Annamaria Corea, Donatella Gavrilovich, Universitalia, Roma 2016

2017 Acting on Faith. The Confraternity of the Gonfalone in Renaissance Rome, a cura di Barbara Wisch e Nerida Newbigin, Saint Joseph’s University Press, Philadelphia 2017 V. BALZAROTTI, Alcuni soffitti lignei in vaticano tra Pio IV e Gregorio XIII in “Opus incertum”, 3. 2017, pp. 124- 131 B. CIRULLI, F. PECCI, Per la storia della quadreria dell’Arcadia. Due inventari e altri documenti in “Atti e memorie dell’Arcadia”, 6. 2017, pp. 143- 173 R. GANDOLFI, An untraced painting by Caravaggio and its Early Christian iconography in “The Burlington Magazine”, vol. 159, 1369. 2017, pp. 273- 278 Intrecci virtuosi: letterati, artisti e accademie tra Cinque e Seicento, a cura di Carla Chiummo, Antonio Geremicca, Patrizia Tosini, De Luca, Roma 2017

XXVIII


Opus incertum. Soffitti lignei a lacunari a Firenze e a Roma in età moderna, a cura di C. Conforti, G. Belli, M. G. D’Amelio, F. Funis, Rivista di Storia dell’architettura, Università degli studi di Firenze, n.s. anno III, 2017 Palazzi del Cinquecento a Roma, a cura di Claudia Conforti e Giovanna Sapori, Volume speciale Bollettino d’arte, L’Erma di Bretschneider, Roma 2017 Y. PRIMAROSA, Ottavio Leoni (1578- 1630) eccellente miniator di ritratti. Catalogo ragionato dei disegni e dei dipinti, Ugo Bozzi editore, Roma 2017 D. TICCONI, Tommaso Mattei 1652- 1726: l’opera di un architetto romano tra ‘600 e ‘700, Gangemi editore, Roma 2017

2018 P. ANDERSON, Collaboration in the Renaissance. The Lateran nave ceiling and Fabbrica of the Cathedral of Rome under Pope Pius IV, Archivio Capitolare Lateranense, Città del Vaticano 2018 L’arte di vivere l’Arte. Scritti in onore di Claudio Strinati, a cura di Pietro di Loreto, Et graphiae, Roma 2018 L’autunno della Maniera. Studi sulla pittura del tardo Cinquecento a Roma, a cura di Michela Corso, Alessia Ulisse, Officina Libraria, Milano 2018 M. BINASCO, L’Irlanda e i suoi cardinali protettori nel Seicento in Gli “angeli custodi” delle monarchie: i cardinali protettori delle nazioni, a cura di Matteo Sanfilippo e Péter Tusor, Studi di storia delle istituzioni ecclesiastiche 7, Sette città, Roma 2018 La Chiesa del S. Crocifisso nell’Isola Sacra a Fiumicino. Restauro del monumento e contesto paesaggistico tiberino, a cura di Stefania Cancellieri, Gangemi editore, Roma 2018 R. GANDOLFI, Gaspare Celio e la nascita della pittura di battaglia a Roma in “In corso d’opera” n. 2. 2018, pp. 131- 137 Gli “angeli custodi” delle monarchie: i cardinali protettori delle nazioni, a cura di Matteo Sanfilippo e Péter Tusor, Studi di storia delle istituzioni ecclesiastiche 7, Sette città, Roma 2018 Henry Pier’s Continental travels, 1595- 1598, edited by Brian Mac Cuarta SJ, Cambridge University Press, Cambridge 2018 Roma nel primo Seicento. Una città moderna nella veduta di Matthäus Greuter, a cura di Augusto Roca de Amicis, Artemide, Roma 2018 Umberto M. Fasola nel centenario della nascita (1917- 2017). L’archeologo e il barnabita, atti del convegno Roma, Pontificio Istituto di Archeologia cristiana 27- 28 ottobre 2017, a cura di Vincenzo Fiocchi Nicolai e Padre Filippo M. Lovison, Città del Vaticano 2018 Vivace con espressione. Gefühl, Charakter, Temperament in der Italienischen Kunst: junsthistorische Studien zu Ehren von Sybille Ebert- Schifferer, Hirmer, Hirmer, München 2018

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2019 Le collezioni degli artisti in Italia. Trasformazioni e continuità di un fenomeno sociale dal Cinquecento al Settecento, a cura di Francesca Parrilla e Matteo Borchia, Collana Pensieri e Arte, Artemide, Roma 2019 M. GHILARDI, Ancora su Giovanni Angelo Santini, detto il Toccafondo, Accademico Diviso detto il Sbandato, «che morse assai sfortunato, e povero» in “Studi romani”, 1. 2019, p. 282 La maniera emiliana. Bertoja, Mirola, da Parma alle corti d’Europa, catalogo a cura di Maria Cristina Chiusa, Franco Maria Ricci ed., Parma 2019 La mémoire des saints originels entre XVIe et XVIIIe siècle, a cura di Bernard Dompnier e Stefania Nanni, Collection de L’École Française de Rome. 545, École Française de Rome, Roma 2019

2020 La scintilla divina. Il disegno a Roma tra Cinque e Seicento, a cura di Stefan Albl e Marco Simone Bolzoni, Artemide, Roma 2020 G. SAPORI, Decorare i palazzi da Raffaello a Zuccari. Con un censimento tratto dai documenti d’archivio (1540- 1570) a cura di Patrizia di Benedetti e Alessandro Giammaria, Artemide, Roma 2020

Materiale consultato online: Il carteggio del cardinale Ferdinando de Medici, a cura di Gigliola Fragnito e Paola Volpini, Vol. II 1585- 1587 consultabile online all’indirizzo http://www.enbach.eu/it/content/carteggio-delcardinale-ferdinando-de-medici C. SERGARDI, Siena ricercata et esaminata conforme si ritrova al presente con la notizia dell’huomini illustri e della casa nobile che presentemente vivono, Siena 1686 (trascrizione consultabile all’indirizzo http://www.memofonte.it/home/files/pdf/MS_Sergardi.pdf S. ROSSI, Qual è il primo originale “San Francesco in meditazione di Caravaggio? Nuovi studi portano alla versione ex Cecconi in “About art online”, 27 giugno 2020, https://www.aboutartonline.com/qual-e-il-primo-san-francesco-in-meditazione-di-caravaggionuovi-studi-portano-alla-versione-ex-cecconi/ S. ROSSI, Caravaggio e i Mattei: da nuovi studi, importanti novità nell’analisi stilisticodocumentaria di quattro capolavori in “About art online”, 16 settembre 2020, https://www.aboutartonline.com/caravaggio-e-i-mattei/

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