Bollettino della Fondazione Camillo Caetani

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FONDAZIONE CAMILLO CAETANI ROMA

Presidente

Antonio Rodinò di Miglione

Vicepresidente Piero d’Amelio

Consiglio

Tommaso Agnoni, Massimo Amodio, Luciano Arcangeli, Rita Cassano, Piero d’Amelio, Lelio Fornabaio, Marina Formica, Andrea Gentiloni, Mauro Mantovani, Duccio K. Marignoli, Maria Cristina Misiti, Lucia Pirzio Biroli, Antonio Rodinò di Miglione, Bruno Toscano

Giunta

Antonio Rodinò di Miglione, Piero d’Amelio, Luciano Arcangeli, Andrea Gentiloni, Bruno Toscano

Via delle Botteghe Oscure, 32 – 00186 Roma Tel. 06 68 30 73 70 info@fondazionecamillocaetani.it www.fondazionecamillocaetani.it

PALAZZO CAETANI

9-11 (2021-2023)

EDIZIONI DI STORIA E LETTERATURA

Bollettino della Fondazione Camillo Caetani

PALAZZO CAETANI

Notiziario periodico

Direttore: Bruno Toscano

Redazione: Rita Cassano, Caterina Fiorani, Giovanna Sapori, Massimiliano Tortora

Le schede non firmate sono a cura della redazione.

Referenze fotografiche: Marcello Fedeli, Maurizio Necci, Pasqualino Rizzi

Edizioni di Storia E LEttEratura via delle Fornaci 38, 00165 Roma

Tel. 06.39.67.03.07

e-mail: redazione@storiaeletteratura.it

www.storiaeletteratura.it

Sommario

Studi in corSo

Il Banchetto della regina Artemisia, un arazzo su disegno di Antoine Caron (Giovanna Sapori), 7; Una Trinità su alabastro attribuita a Sigismondo Laire (Giovanna Sapori), 12; Moscatello e Greco di Ischia: il vino dei Caetani nel Cinquecento (Alessia Dessì), 15; Francesco Caetani e Teresa Corsini (Caterina Fiorani), 17; Francesco e Gerina, storia di un’amicizia (Nico Kevin Pisciarelli), 20; Un nuovo autografo ungarettiano: l’Hommage à «Commerce» (Agnese Macori), 22; Bassani, Calvino, «Botteghe Oscure» ed Einaudi (Massimiliano Tortora), 25

Le collane, 30; Archivio, 32; Attività di formazione, 35; Biblioteca, 35; Convegni, concerti, laboratori, 36; Edizioni fuori collana, 49; Finanziamenti e contributi, 49; Mostre, 51; Restauri e acquisizioni, 55; Social e sito web, 56

Palazzo Caetani 9-11 (2021-2023)

Studi in corso

Il Banchetto della regina Artemisia, un arazzo su disegno di Antoine Caron

Nell’ambito della lunga preparazione del catalogo della raccolta d’arte della Fondazione Camillo Caetani, che sarà pubblicato nel 2024, l’esame delle foto di alcune opere nei depositi di palazzo Caetani ha suscitato nuove considerazioni e approfondimenti. Fra quelle non direttamente visibili la mia attenzione è stata attratta dalla foto di un arazzo che per le sue precarie condizioni di conservazione nel 2012 era stato rimosso dalla Sala Commerce, su una parete della quale era appeso, e avvolto intorno ad un apposito rullo era stato immagazzinato. Ad una prima indagine l’arazzo è risultato del tutto privo di notizie, tuttavia i suoi caratteri, a mio parere, tardo cinquecenteschi e di area nordeuropea non potevano che spingere ad avviare una ricerca che ha richiesto tempi lunghi. Già nel 2021 ho pensato di chiedere un parere a Guy Delmarcel, uno dei maggiori conoscitori di arazzi cinquecenteschi, che ha giudicato anche lui, alla prima, l’arazzo come fiammingo e lo ha poi brillantemente collegato ad un disegno di Antoine Caron, raffigurante un Banchetto della regina Artemisia (Parigi, Louvre). Pareri e indicazioni sono stai dati anche da altri speciali-

sti consultati, Lucia Meoni e soprattutto Maria Taboga, responsabile del Laboratorio di restauro degli arazzi del Quirinale. Quest’ultima, insieme a Tiziana Benzi, ha compiuto un diretto, approfondito esame dell’opera, che nel frattempo era stata a questo scopo prelevata dai depositi. Sono stati così accuratamente rilevati i punti critici dello stato di conservazione e sono stati individuati nei bordi la sigla della città di Bruxelles (B-B), cioè il luogo della tessitura, e frammenti di quella del nome dell’arazziere. Le consultazioni sono state fondamentali per formarsi una prima idea della genesi dell’arazzo e dei suoi problemi di conservazione e per poter informare il presidente Antonio Rodinò e i componenti della Giunta della Fondazione Camillo Caetani della importanza dell’opera e della opportunità di un intervento di restauro.

Possiamo accennare qui all’autore del disegno del Banchetto di Artemisia, Antoine Caron (Beauvais 1521-Parigi 1599), una delle personalità più notevoli della pittura francese del pieno Cinquecento, sviluppatasi anche con la presenza degli artisti italiani a Fontainebleau. Il suo successo e la sua fama duratura nella cultura

artistica francese crebbero anche grazie alle sue prolifiche qualità di inventore e disegnatore di modelli per vetrate, arazzi, incisioni creati nel corso della sua attività in gran parte svolta a Parigi e per la corte. Caron è l’autore della maggior parte della serie di disegni raffiguranti le Storie della regina Artemisia, una delle regine più famose dell’antichità, che dopo la morte del marito Mausolo (satrapo di Caria nel IV secolo A.C.) eresse in suo onore il grande monumento funebre, detto Mausoleo, una delle sette meraviglie del mondo antico; formò il figlio come futuro re e compì molte altre imprese. Il manoscritto della Histoire de la Royne Arthemise illustrato da numerosi disegni, ciascuno accompagnato a un sonetto (Paris, Musée du Louvre e Bibliothèque Nationale de France), che furono progettati come modelli per arazzi. Il committente dell’impresa era Nicolas Houel, importante personalità della storia della farmacia a Parigi e grande filantropo, per la regina Caterina de’ Medici. Furono creati in gran parte da Caron, e inoltre da altri artisti, circa il 1560 (V. Auclair, Inventer une reine. Lettrés et artistes dans l’ Histoire de la Royne Arthemise de l’invention de Nicolas Houel, in Literature et arts visuels, «Cahiers Verdun», 2021, pp. 263-280). Gli episodi principali della storia della regina Artemisia vi sono presentati come un parallelo di quelli della vita di Caterina de’ Medici che viene così celebrata, al tempo in cui, vedova, era reggente del figlio Carlo

IX. Tuttavia soltanto con Enrico IV fu avviata a Parigi l’impresa della tessitura degli arazzi, tratti dai disegni, nell’arazzeria in Faubourg Saint-Marcel (poi Gobelins), a partire dal 1601, dopo il suo matrimonio con Maria de’ Medici. Il lavoro fu continuato sotto Anna d’Austria (nel 1643 vedova di Luigi XIII).

Non è possibile in questa sede precisare nelle varie fasi le tessiture e le ritessiture dei quindici (o sedici) arazzi, conservati in gran parte a Parigi, Mobilier National, successive. Si può invece accertare un fatto particolarmente interessante per la Fondazione Caetani e cioè che nella serie più antica degli arazzi non compare quello tratto dal disegno con il Banchetto della regina Artemisia, cioè il soggetto dell’arazzo Caetani.

Su segnalazione di Guy Delmarcel agli organizzatori della mostra su Antoine Caron, tenutasi nel 2023 a Écouen, e grazie ai contatti presi dalla Fondazione Caetani Il banchetto di Artemisia Caetani è stato pubblicato nel catalogo della mostra, Antoine Caron. 1521-1599. Le théâtre de l ‘histoire, (Musée National de la Renaissance. Chateau d’Écouen, 5 aprile-3 luglio 2023), a cura di M. Gianeselli, Paris, 2023, come ‘Manifattura di Bruxelles, da Antoine Caron, 16301640’. Colgo l’occasione per ringraziare Matteo Gianeselli, direttore del museo, per avermi invitato a una visita della mostra.

L’arazzo è una delle testimonianze della fortuna di Caron e della se-

Banchetto della regina Artemisia, arazzo, Palazzo Caetani.
Da J. Erhman, Antoine Caron, 1986.
S. Laire, Trinità con gli strumenti della passione.

rie delle Storie della regina Artemisia, che valica i confini francesi, realizzata da atelier di arazzieri a Bruxelles, evidentemente in rapporto con quelli del Faubourg Saint-Marcel a Parigi. (M. Gianeselli, La fortune d ‘Antoine Caron et du caronisme au XVIIe, 2023, p. 177). Anche in questo caso vennero fatte delle modifiche, una pratica frequente per decisione dell’arazziere o per richiesta del committente o per lo stato di conservazione del modello, nella riutilizzazione di disegni o cartoni: nell’arazzo Caetani le modifiche riguardano specialmente le architetture, la vegetazione e i personaggi nel secondo piano e nello sfondo della scena. Infine, per quanto riguarda la provenienza dell’arazzo di Il banchetto di Artemisia, si può fare qualche osservazione sull’interesse dei Caetani per gli arazzi, da tempo divenuti elementi indispensabili all’arredo delle residenze romane. Dopo l’acquisto nel 1627 di Palazzo Rucellai al Corso il cardinal Luigi Caetani promosse lavori edilizi e nel corso degli anni Trenta fece numerosi acquisti per l’allestimento del nuovo arredo. Come era uso, si acquistavano o si affittavano arredi e arazzi anche usati. Il cardinale Luigi acquistò cinque arazzi per 140 scudi presso il mercante ebreo Simone dell’Arpa. Ancora più interessante, anche per le indicazioni su pratiche frequenti, è la notizia che nel 1638 acquistò quattro grandi arazzi per 945 scudi presso Andrea Giustiniani, figlio adottivo del marchese Vincenzo (morto nel 1637): tessuti a Firenze

raffiguravano Storie del Vecchio Testamento. Il cardinale li inviò alle Arazzerie medicee per far tessere nuove bordure con gli stemmi Caetani, in sostituzione di quelle con gli stemmi Giustiniani, per la somma di 628 scudi. Inoltre, Silvestro Baglioti nel 1635 fornì alcuni tappeti orientali e dodici arazzi per 1934 scudi e ne restaurò alcuni già in palazzo. La manutenzione era indispensabile, anche al momento della stagione estiva quando gli arazzi erano rimossi e in parte sostituiti con i corami, la loro cura era affidata al tappezziere Michele Pelliseo, ma per capire la ‘polifunzionalità’ di questi preziosi manufatti bisogna aggiungere che nel 1641 i Caetani li diedero in pegno per ottenere un prestito (A. Amendola, I Caetani di Sermoneta. Storia artistica di un antico casato tra Roma e l’Europa nel Seicento, Roma 2010, pp. 58-60).

Nei documenti d’archivio Caetani del Seicento e del Settecento non si trova però alcuna notizia sull’arazzo del Banchetto di Artemisia; gli interrogativi sono stati recentemente sciolti con il ritrovamento da parte di Caterina Fiorani, direttrice dell’Archivio Caetani, che ringrazio per l’informazione, di una minuziosa documentazione che accerta che l’arazzo fu acquisito a Parigi da Marguerite Caetani e nel 1932, al ritorno in Italia, spedito a Roma. Se fu un acquisto non sarebbe certamente scontato, anzi quasi sorprendente, se si pensa all’appassionato, esclusivo gusto di Marguerite per l’arte contemporanea.

La vicenda sommariamente raccontata si è conclusa molto positivamente, la Fondazione ha deciso di fare eseguire il restauro, affidato a Barbara Santoro, che è ora in fase di conclusione. Il Banchetto di Artemisia tornerà a Palazzo Caetani e potrebbe forse diventare anche un amba-

sciatore della Fondazione: la prima temporanea destinazione espositiva potrebbe essere, come ci si è augurati sin dall’inizio, nel Museo del Rinascimento nel Castello di Écouen, dove Antoine Caron è stato celebrato.

Una Trinità su alabastro attribuita a Sigismondo Laire

Dal Cinquecento si diffonde in Italia e in Europa la pittura su pietra (alabastro, pietra nera, lapislazzulo, ametista etc.), una raffinata e preziosa produzione specialistica alla quale sono stati dedicati soprattutto negli ultimi venti anni molti studi e mostre, come quelle di Phoenix 1999; San Pietroburgo 2007; Tours 2012; Milano 2010, Saint Louis 2022; Roma 2022; Spoleto 2023. I documenti indicano che anche nelle residenze della famiglia Caetani erano presenti numerosi dipinti in piccolo formato su rame, pietra o pergamena. Fra quelli descritti nel 1665 nell’inventario dei beni di Francesco Caetani nel palazzo al Corso (A. Amendola, I Caetani di Sermoneta. Storia artistica di un antico casato tra Roma e l’Europa nel Seicento, Roma 2010, pp. 194-235), compaiono «Una Pietà depinta sopra pietra dentro ad un ornamento di legno filettata d’oro con 2 colonne di legno, senza fi-

nimento sopra, tutta rotta» (f. 76r) e «Un quadro d’una Pietà dipinto sopra pietra di diversi colori con cornice d’ebano a onde, il fregio liscio di larghezza palmi 1 e mezzo, d’altezza palmi 2» (f. 84r). Nessuno dei due dipinti però è identificabile con certezza con quello qui esaminato che raffigura Cristo morto tra le braccia del Padre Eterno, circondati da angeli con i simboli della Passione e in alto la Colomba dello Spirito Santo. Questa variante iconografica della Trinità, già diffusa dal Quattrocento, è il soggetto di una celebre incisione (1511) di Dürer, alla quale si ispirarono, ad esempio, anche Taddeo e Federico Zuccari per l’affresco in Trinità dei Monti. La stesura pittorica del dipinto Caetani, su alabastro fiorito, o meglio alabastro onachino nuvolato (cm. 38×32), è raffinata, ma, come spesso accade nelle opere su pietra, presenta alcune perdite di colore. Su

questo aspetto e sulle qualità della pietra, abilmente interpretate dall’autore, si veda S. Guido, in Pittura preziosa, catalogo della mostra (Spoleto) a cura di D.K. Marignoli, S. Prosperi Valenti Rodinò, Roma 2023, pp. 24, 26. Nella mostra l’opera è stata esposta per la prima volta in pubblico.

La composizione è stata attribuita ad Antonio Tempesta, il più noto specialista fra Cinque e Seicento nella pittura su pietra, del quale un Ratto di Proserpina era conservato a Palazzo Caetani (scheda catalogazione ministeriale, 1966). In seguito è stata accostata senza fondamento (Amendola 2010, p. 117) alla cerchia di Hendrick de Clerck, pittore brussellese di pale d’altare attivo a Roma negli anni Ottanta del Cinquecento. Come ho già segnalato, i suoi caratteri possono piuttosto accostarsi a quelli delle opere di Sigismondo Laire, miniatore e pittore su rame e su pietra (G. Sapori, Sulla maniera piccola a Roma nel tardo Cinquecento (Spranger, Francesco da Castello, Bramè, Bril, Rottenhammer, Breughel), in Cesare Franchi detto il Pollino, miniatore. Perugia 1555 circa1595, a cura di D.K. Marignoli, Roma, 2020, pp. 117-152; Eadem, in catalogo Spoleto, 2023; E. Bracchi, Sigismondo Laire.1552-1639, Roma, 2023, p. 326).

G. Baglione, Le vite de’ pittori, scultori et architetti, Roma 1642, dedica a Laire una biografia in cui scrive che era bavarese, era arrivato a Roma durante il pontificato di Gregorio XIII ed era presto entrato nella bottega di Francesco da Castello,

dove aveva imparato a dipingere su rame. Gli studi più recenti sulla base di nuovi documenti (Bracchi, 2023) hanno confermato che era nativo di Monaco di Baviera, che era arrivato a Roma probabilmente intorno al 1578 e lavorò per alcuni anni nella bottega di Francesco da Castello (Frans van de Kasteele), miniatore e pittore di pale d’altare, originario di Bruxelles

La piccola ‘ditta’ Castello, in cui operarono, oltre ai familiari, altri miniatori, come probabilmente il fiorentino Giacomo Squilli, legato da lunga amicizia al fiammingo, rispondeva alla crescente richiesta di opere di carattere sacro in piccolo o piccolissimo formato sia da parte di collezionisti che di una folta clientela devota, anche spagnola (R. Carretero Calvo, J. Criado Mainar, G. Sapori, Francesco da Castello (Frans van de Kasteele). Dipinti fra Italia e Spagna, Roma, 2021).

L’influenza del maestro è evidente in molte opere di Laire, nei tipi della Madonna, di Cristo e altri personaggi sacri, spesso da lui riproposti fedelmente, come pure le composizioni. In seguito Laire divenne un autonomo artista che ebbe successo, presso i Gesuiti e presso importanti personaggi italiani, come il cardinale Montalto, e spagnoli come il duca di Frias e il marchese di Villafranca. Molte opere della sua intensa produzione, come alcune del suo maestro Castello, sono state ritrovate in Spagna (Bracchi, 2023 con bibliografia precedente). Ad esempio, quella più antica è un rame dipinto su entrambe le facce con l’An-

nunciazione e la Incoronazione della Vergine nel Monastero di Santa Clara a Medina de Pomar, (Burgos), databile intorno al 1586, mentre la serie degli Apostoli nel Museo de Bellas Artes d’Asturias, (Oviedo) è databile intorno al 1611. A proposito del successo di Laire, Baglione scrive che i soggetti a lui più richiesti erano l’Annunciazione, la Resurrezione e le Madonne antiquae, molto venerate a Roma. In generale, dipingeva in piccolo o piccolissimo formato soggetti sacri destinati alla devozione privata, come gli altaroli per i monasteri, e all’ornamento di reliquiari anche monumentali, come quello del Monasterio Cistercensie del Santisimo Sacramento a Boadilla del Monte (Madrid).

Le fonti e i documenti provano il pieno inserimento di Laire nell’ambiente artistico romano e i suoi rapporti di amicizia con Ventura Salimbeni, Antonio Tempesta, l’incisore Michelangelo Guidi e anche Caravaggio che, nella celebre deposizione al processo del 1603, lo nomina fra i «valenthuomini», insieme a Carracci, Arpino, Zuccari, Pomarancio, Gentileschi. Tenendo conto che Laire non è evidentemente un pittore di prima fila, come gli altri menzionati da Caravaggio in quella occasione, e che è noto solo per le opere in piccolo, si deve concludere che i caratteri della sua personalità erano tali da suscitare anche la stima del Merisi. Infine è da citare un’incisione di Ottavio Leoni, famoso ritrattista, che raffigura, come una ‘compagnia di amici’, suo padre Ludovico insieme a

Laire, don Cosimo Orsini e l’incisore Camillo Graffico (A. Vannugli, Sigismondo Laire. Note documentarie su un «nome senza opere» nella Roma del Seicento, in «Studi romani», XXXIII, 1985, pp. 11-25).

Per quanto riguarda i caratteri dello stile si può osservare che Laire nel corso del tempo arricchì e variò i modi appresi da Francesco da Castello, soprattutto nel rapporto con Tempesta e Salimbeni, e con lo studio, specialmente tramite le incisioni, delle opere dei più vari protagonisti della pittura da Maarten de Vos, a Vespasiano Strada, a Carracci. In questo modo si era distaccato progressivamente dai modelli del suo maestro, aveva elaborato un disegno sinuoso e arricciolato, un modellato plastico, figure più articolate e dinamiche e in seguito un tratto più fermo, figure più ‘classicheggianti’ ma sempre con una caratterizzazione fisionomica. Il confronto da me proposto dell’alabastro Caetani con le opere più antiche di Laire come quelle di Medina de Pomar, con l’altarolo del Real Monasterio de la Encarnación a Madrid, del 1594, e con altre opere, già riferite a Francesco da Castello mostra alcuni riscontri, ma oggi non posso escludere che si tratti di un artista della sua cerchia. Bracchi, 2023, propone un accostamento ad opere da lei datate intorno al 1630, come quelle della Galleria Borghese, che sono però difficili da giudicare visto il pessimo stato di conservazione.

Moscatello e Greco di Ischia: il vino dei Caetani nel Cinquecento

La storia e gli interessi della famiglia Caetani sono strettamente legati alla gestione e ai frutti della terra che essi possedevano ed amministravano, l’Agro Pontino. All’interno della documentazione conservata presso il Fondo Generale dell’Archivio Gentilizio Caetani non è difficile rintracciare tracce dell’interesse speso dalla famiglia per la cura e lo sfruttamento delle risorse territoriali di loro giurisdizione. Nel corso del mio lavoro di descrizione della documentazione cinquecentesca del Fondo Generale ho avuto modo di sondare i temi trattati nella corrispondenza fra i membri della famiglia e le persone a loro vicine, nonché le operazioni su cui spendevano maggiori cure. Merita a questo riguardo una nota particolare la tematica del vino; i Caetani, infatti, così come la maggior parte delle grandi famiglie del tempo, ne consumavano una ingente quantità e attribuivano ad esso una specifica importanza.

Senza addentrarsi in una materia che necessiterebbe di un approfondimento maggiore anche in comparazione con l’interesse generale che il vino e la cura della vinea destava in questi secoli, ci si limiterà in questa sede a citare certi documenti interes-

santi per dare un’iniziale panoramica del rapporto fra alcuni membri della famiglia Caetani, in particolare il cardinal Niccolò (1526-1585) e suo fratello Bonifacio I (1516-1574), e il vino.

In un conto del XVI secolo privo di un riferimento cronologico specifico (AC, Fondo Generale, n. 199791, XVI sec. s.d.) in cui viene descritta la raccolta di vari generi alimentari fra cui il «vino vecchio dell’anno passato» e «il vino di quest’anno», vengono elencate diverse tipologie di vitigni, peraltro ancora attualmente prodotti: moscatello, greco, trebiano, raspato che si riferisce probabilmente, seguendo l’uso comune, ad un vino a cui venivano aggiunti nella botte una manciata di raspi degli acini per addurre una maggiore aromatizzazione, cerasolo dell’Abbazia, trebiano de gl’arbustini e rosso de gl’arbustini dove per arbustini si intende il vino prodotto da una vite selvatica, agreste. L’elenco fa anche menzione delle quantità in possesso della famiglia per ogni tipologia vinicola, mostrando una predilezione per il Trebbiano con nove botti e il Rosso degli arbustini con quattro botti.

Diverse sono inoltre le ricevute di pagamento per l’acquisto, durante la prima metà del Cinquecento, di vino

proveniente da Bassiano, Terracina e portato poi a Sermoneta.

Il vino veniva dunque normalmente comperato in zone, come quella di Terracina, che erano storicamente e per loro natura più adatte alla coltivazione della vite. Per fare un esempio, il Moscatello non è altro che una varietà di Moscato, un vitigno che produce uva bianca aromatica e che da vita a vini molto profumati, la cui produzione nella zona di Terracina è attestata anche da Sante Lancerio, uno dei primi autori di un testo di letteratura enologica e bottigliere di papa Paolo III Farnese, figlio di Giovannella Caetani. Lancerio nel suo I vini d’Italia giudicati da Papa Paolo III (Farnese) e dal suo bottigliere Sante Lancerio, redatto intorno al 1554 ma pubblicato solo nel 1890 da Giuseppe Ferraro, da un giudizio poco lusinghiero del Moscatello, definendolo ideale per osti e bevitori mentre invece preferisce e consiglia uno dei vini preferiti da papa Farnese, il Greco di Ischia.

Proprio il Greco d’Ischia è in realtà uno dei grandi protagonisti fra i vini Caetani: difatti, si trovano molto spesso tracce all’interno della documentazione della produzione di questo vitigno.

Da una lettera datata 3 novembre 1567 spedita da Bonifacio I Caetani al fratello Niccolò (AC, Fondo Generale, n. 29277, 1567 novembre 3) si evince che il signore di Sermoneta producesse Greco di Ischia, non mancandone di donarne una buona quan-

tità al fratello: «il Valletta [maestro di casa] me scrive che VS R.ma vuole del mio greco. Io ce ne mando per Bascio mio staffier otto fiaschi, qui riesce eccellentissimo è ben vero». E nella stessa lettera Bonifacio aggiunge «Insieme con il greco li mando un fiaschetto di moscatello quale che qui riesce assai buono, et se lei vorà del greco, ordini, che se mandirà dei fiaschi che per ogni occasione non mancarò di mandarglielo». Anche l’unità di misura qua citata è interessante: il fiasco, secondo in ordine di grandezza dopo la foglietta (0,45 litri), equivaleva a poco meno di 1 litro e mezzo. Mandando dunque otto fiaschi di Greco si potrebbe pensare che la produzione, seppur non fosse di enormi quantità, dovesse comunque essere tale da soddisfare i bisogni dell’intera rete familiare.

Non solo Bonifacio I ma anche il figlio Onorato IV (1542-1592) scrive più volte allo zio chiedendogli pareri sul ‘suo’ Greco. Il 2 settembre del 1569 Onorato dopo aver informato Niccolò delle condizioni di salute della moglie, scrive «Mando a VS tre prove delli miei vini accio essendone alcuna che li piaccia la possiamo manomettere». Ancora, sempre Onorato in una missiva allo zio cardinale, dopo avergli notificato la nascita del figlio Gregorio, cambia completamente tenore dicendo «ho trovato il mio greco di Ischia che hiersera mi parse molto buono però ne mando VS Ill.ma » (AC, Fondo Generale, n. 183028, 1569 agosto 30).

Che il cardinal Niccolò e suo fratello Bonifacio fossero degli estimatori del buon vino lo si può dedurre anche dalla loro ricerca di vitigni non autoctoni. Una lettera del 2 settembre 1568 il cardinale Alessandro Farnese scrive a Niccolò Caetani riguardo la ricerca dei migliori vini che si possano trovare in circolazione e di metterli poi a conoscenza del cardinale di Sermoneta e di suo fratello, Bonifacio I signore di Sermoneta: «ho dato ordine che si mandi in altri luoghi dello stato à cercare degli altri vini, et de migliori che si trovino, i quali staranno à posta di VS Ill.ma per valersene sempre con quella confidentia, et autorità che ella sa di poter fare liberamente di tutte le cose mie» (AC, Fondo Generale, n. 176983, 1568 settembre 2).

Il vino era dunque aggregazione, occasione di scambio e conoscen-

za ma anche simbolo del valore che il territorio rivestiva e come tale ne diveniva elemento celebrativo. È infatti il vino, più precisamente il Moscatello, che metaforicamente accolse papa Sisto V quando nel 1589 arrivò fino a Cisterna durante il suo viaggio di visita delle paludi pontine, di cui ne aveva ordinato i lavori di bonifica. Come racconta Gelasio Caetani (Domus Caietana. Storia documentata della famiglia Caetani, vol. III. Il Cinquecento, p. 202) Onorato fece preparare un enorme rinfresco, creando delle straordinarie fontane all’interno di querce da cui zampillava Moscatello, simbolo, come si è avuto modo di vedere, della ricchezza di quel territorio sotto il dominio della casata Caetani.

a LESSia dESSì

Francesco Caetani e Teresa Corsini

Grazie al significativo lavoro di schedatura elettronica, iniziato dalla Fondazione nel 2020, il Fondo Generale dell’archivio Caetani ha restituito un cospicuo numero di lettere, intercorse tra Francesco Caetani e Teresa Corsini dal 14 giugno al 21 ottobre 1757, epistolario che si interseca e si intreccia con la corrispondenza tra i due promessi sposi, già segnalata in Scrivere d’amore. Lettere di uomini e

donne tra Cinque e Novecento, a cura di Manola Ida Venzo, nel 2015. Francesco è il primogenito di casa Caetani, figlio del duca Gaetano Francesco. È dunque destinato a portare avanti il titolo di duca e a preservare il patrimonio della casata per questo venne destinato alle nozze con donna Teresa Corsini, quarta figlia di Filippo Corsini e Olimpia Strozzi.

L’analisi già operata nel testo citato rimane sostanzialmente valida: queste nuove lettere confermano per esempio, il senso di modestia e totale disistima verso sé stesse che le donne dell’epoca esprimevano: era un modo per dimostrare una topica «deferenza e total dipendenza a qualunque (…) comando» (Roma 14 giugno 1757, n. 114074) di solito rivolta allo sposo, anche questo topicamente dipinto come «uno dei più degni ed amabili personaggi che io potessi mai desiderare in mia vita» (ibidem). La stessa deferenza poteva essere espressa anche con queste parole: «Lei che dev’essere mio consorte e per conseguenza mio padrone» (Roma 12 agosto 1757, n. 114063). Spesso Corsini rivolge questi termini contro sé stessa: «la scarsezza del mio merito» (Roma 29 luglio 1757, n. 114078) oppure «gli assicuro che non vaglio niente» (Roma 5 agosto 1757, n. 114366) o ancora «io non ho mai preteso di comandare a nessuno, sapendo benissimo che a noi altre donne non è permesso» (Roma 12 agosto 1757, n. 114063). Esprime l’inadeguatezza – anche questa topica – di fronte all’atto dello scrivere. Teresa infatti si schernisce presso il promesso sposo affermando che le sue lettere sono «mal scritte e peggio composte» (Roma 12 luglio 1757, n. 114084). Eppure dall’intero epistolario traspare una Teresa meno remissiva di come lei stessa si dipinge e si considera; è a lei che Francesco si rivolge perché interceda presso il proprio padre, il duca Gaetano France-

sco Caetani, per ottenergli l’agognato cambio di dimora da Bagnoli, vissuto come troppo isolato e scomodo, a Napoli, luogo molto più piacevole e vicino alla sorella, la principessa della Riccia. Il lessico utilizzato e la descrizione di Francesco dell’amata sembrano proprio formulari: «è pensiero delle donne di sapere regolare un uomo e particolarmente lei che ha tutta la buona grazia» (Napoli 19 luglio 1757, n. 114115). E in effetti, Teresa riesce a ottenere per Francesco il cambio di residenza. I cliché si ritrovano anche nella confessione di Teresa sulla sua prestanza fisica che, secondo la fanciulla, non sarebbe stata adeguata a cospetto del duca cui era promessa. A fronte della legittima richiesta da parte del giovane di ricevere un ritratto della futura consorte per poterla almeno vedere prima delle nozze, ella si scherniva confessando che la bruttezza che Caetani avrebbe riscontrato non sarebbe stata cattiva resa dell’artista del quadro quanto dovuta solo a lei. Si conferma anche il crescendo di espressioni nei protocolli e negli escatocolli di ogni lettera. Ogni volta che il duca aggiungeva un aggettivo di cortesia nel saluto, era il segnale per la nobildonna Corsini che poteva utilizzare il medesimo epiteto anche lei: in nessuna lettera si riscontra un crescere nelle espressioni a partire dalla donna. I tempi e i modi delle espressioni sono dettati dall’uomo.

In quasi tutte le lettere Francesco rivolge a Teresa una serie di compo-

nimenti, epigrammi e acrostici con i nomi dell’uno o dell’altra; in qualche caso anche citazioni in latino: questo farebbe pensare a un livello culturale di Teresa sicuramente elevato.

Tali nuovi dati fanno anche emergere qualche particolare sulle vicissitudini intercorse prima del matrimonio.

L’avvenimento delle nozze ebbe eco in città e, per celebrarlo, si susseguirono diverse pubblicazioni. L’ampio numero di lettere ora citate apporta un dettaglio circa i Componimenti poetici per le felicissime nozze di Sua Eccellenza il signor D. Francesco Caetani con Sua Eccellenza la signora D. Teresa Corsini, raccolti da Angelo Fabbroni, editi nella stamperia Mainardi nel 1757. Angelo Fabbroni è il «cavalier canonico di Santa Maria in Trastevere», intimo di casa Corsini in quanto «viene quasi ogni sera da noi». Anche in questo caso Teresa si spende presso il futuro consorte perché conceda all’editore di preparare una raccolta in loro omaggio: in quanto Fabbroni «ha scritto ai migliori poeti d’Italia e ne ha ricevute già delle belle composizioni» (Roma 23 agosto 1757, n. 114068). Qualche giorno dopo, Teresa ringrazia Francesco per «la permissione accordatali di fare ancor esso una raccolta per le nostre nozze» (Roma 30 agosto 1757, n. 114070). Sempre sotto sollecitazione di Francesco, Teresa ottiene ancora presso il duca Gaetano Francesco una proroga di due mesi per la prosecuzione del lavoro a fa-

vore del governatore di Cisterna Pietro Antonio Vacari (Napoli 13 agosto 1757, n. 114101) e di questo si rallegra e si compiace (Napoli 27 agosto 1757, n. 114104). Così come sollecita Teresa perché anche lei perori presso i genitori «lascio la cura di tale affare prima a lei e poi alli nostri genitori» (Napoli 16 agosto 1757, n. 114102) perché stabiliscano la data delle nozze il più presto possibile, in modo da rendere meno insopportabile la loro attesa.

In ogni caso, il desiderio di comprendere quanto queste lettere siano sincere, di individuare tra le righe sprazzi di sincerità, aldilà di evidenti stili e formati stereotipati, non può essere soddisfatto. Si poteva notare come Francesco fosse insopportabilmente costretto a restare a Napoli e che agognasse invece giungere al matrimonio con la sua promessa: il dettaglio mette in dubbio l’interesse di Francesco per le nozze, malcelato da un lessico aggressivo contro la Dominante del Regno.

Le lettere qui presentate oggi confermano quanto già evidenziato, sottolineando con maggior forza l’utilizzo formulare di stile, lessico, episodi mitologici e descrizioni dell’animo umano sia femminile che maschile. Sembra quindi di poter concludere di nuovo, che non potrà mai essere verificata la sincerità dei sentimenti, benché molto ben educatamente espressa.

Francesco e Gerina, storia di un’amicizia

Nel febbraio del 2022 a chi scrive è stato affidato l’incarico di schedare i documenti del Fondo generale dell’Archivio gentilizio dei Caetani duchi Sermoneta dall’anno 1700 all’anno 1774. Nel corso di questi mesi non sono certo mancati documenti degni di nota, che possono ancora gettare una nuova luce sugli studi della casata. Leggendoli si possono riannodare le fila di una storia di una nobile famiglia, con i piedi ben piantati negli affari tra basso Lazio e Campania, ma con lo sguardo rivolto alle casate nobili regnanti e non di mezza Europa: basti pensare all’appoggio del duca Gaetano Francesco della congiura di Macchia o alle innumerevoli lettere tra re e imperatori con duchi e duchesse di Sermoneta nel corso di questo settantennio. Ma dalla mole documentaria, non composta solamente da missive, emerge anche un interessante carteggio tra il duca di Sermoneta Francesco V Caetani con quello che potrebbe essere definito un ‘affetto stabile’ che lo accompagnerà dagli anni sessanta del ’700 fino alla sua età più matura vita: Maria Maddalena Pappagalli del fu Sebastiano coniugata Gerini, detta Gerina. Di quest’ultima si hanno scarne informazioni biografiche, per non dire nulle. Si sa di lei che prove-

niva da una nobile famiglia pistoiese e che contrasse matrimonio con Andrea Carlo Gerini nel 1749. Il fatto che balza immediatamente agli occhi è che questa donna scrive in prima persona, a differenza della stragrande maggioranza delle altre donne e anche di buona parte degli uomini della medesima classe sociale. Non è infrequente trovare quando si studia o quando si lavora in archivio documenti vergati dalla mano di quegli indefessi segretari di nobiluomini e nobildonne e principi della Chiesa, che per tutta la loro vita non hanno fatto altro che redigere documenti di ogni tipo, da missive di carattere privato a quelle di carattere politicodiplomatico, mentre il loro “padrone” si limitava ad apporre la propria firma, molto spesso consisteva nel proprio titolo nobiliare. E soprattutto è una donna che scrive anche bene e con disinvoltura, una cosa rara a giudicare dalle fonti superstiti1. Un

1 Un’altra nobildonna paragonabile a Gerina per l’ingente numero delle sue missive superstiti e dell’atto della scrittura in prima persona è Costanza Colonna Sforza, marchesa di Caravaggio, ma la sua scrittura risulta rozza, per nulla disinvolta e di difficile comprensione. Per lei sarebbero adatte le parole che Plauto mette in bocca al protagonista dello Pseudolo che commenta la scrittura di una cortigiana.

luminare nel campo della diplomatica, il prof. Attilio Bartoli Langeli, in alcuni suoi studi sulle scritture di donne (alcuni hanno chiamato questo campo di studi «paleografia al femminile») ha sostenuto che nella maggior parte dei casi le «scritture femminili» risultano tracciate in modo grossolano perché alle donne non era riservato lo stesso tipo di istruzione degli uomini e quindi anche quella in campo grafico. Per lo più le nobildonne erano educate alla scrittura ad un livello molto elementare. Invece, Maria Maddalena Pappagalli scrive bene e con alcuni tratti caratteristici che permettono di riconoscere immediatamente la sua scrittura.

La prima traccia documentaria che si riscontra è il documento 1760 – n. 104871. Se si paragonasse ad un romanzo si potrebbe dire che la relazione epistolare tra i due inizi subito in media res. Da Malgiogo (o Malgioco) in una villa nella campagna fiorentina il 31 ottobre 1760 dopo i soliti convenevoli parla di una lettera precedentemente ricevuta e del cognato del duca. Poco più avanti scrive nostalgica e speranzosa:

«Io mi ritrovo da qualche giorno in questa campagna dove […] mi ricordo quando in questo mio tugurio ebbi il gran piacere di godere della vostra amabile compagnia. E volesse il Cielo che questo potesse accadere altre volte, ma siete troppo attaccato a Roma per ricordarvi di queste miserabili colline […]»

Ma questa non è solo una relazione amicale a due, si inserisce, infatti,

anche un’altra donna corrispondente abituale del duca, ovvero Vittoria Carduccia, anche lei adusa a firmarsi e a farsi chiamare con un soprannome (quasi un nome de plume considerato l’ambito epistolare): Vittoria

Carducci detta ‘ La Carduccia’. Si trovano molte lettere tra lei e Francesco V, ma la prima concreta traccia di questa amicizia a tre è testimoniata dal documento 1765 – n. 110892 (datato erroneamente ad agosto) del 21 aprile 1765. Gerina scrive a Francesco da Malgiogo:

«Volevo avermi scritto nell’ordinario scorso, ma sicome mi trovo in campagnia feci tardi e non feci in tempo di mandarla in Firenze, dunque a farlo in questo ordinario a darci le nove che mi richiedevi nell’ultima vostra per dirci dunque del nostro Gran Priore. Vi dirò che il medesimo per ora non pare che si buria [sic] fare e ora e speciale va dallo zio qualche volta e per conseguenza nella compagnia della Carduccia, ma non per altro in aria di amore. Questo carnevale si è molto divertito a ballare a tutte le veglie che si sono fatte ed ora in questa quaresima mi dicono che vada molto nella compagnia della Pivi Gaddi. […]»

E poi Gerina conclude parlando brevemente della sua condizione in quei giorni di quaresima:

«Io mi lusingo che starete bene come segue di me che mi ritrovo in questa compagnia a fare la vita dei romiti e delle passeggiate quando il tempo lo permette. E pensare che sarei molto fortunata se potessi lusingarmi di godere la vostra grazia e che voi fussi sicuro che io sono e sarò sempre vostra di cuore. Addio.»

L’ultima missiva in ordine cronologico che si conserva in archivio è

il documento 1785 – n. 11197 dell’11 ottobre 1785 in cui si parla di un «ministro di Spagna» e del sollecito dell’invio di una lettera commendatizia da parte del duca di Sermoneta, che la donna spera possa sortire un effetto positivo nei suoi confronti. Gerina, poi, da notizia della morte di una nobildonna, «la marchesina Corsi» e rivolge al suo interlocutore l’augurio che le sue nuore possano essere buone. Infatti, nell’altezza cronologica in cui i due si scrivono il figlio del duca, Filippo III, ha già rotto il fidanzamento con Teresa Branciforte

e fidanzato ufficialmente con Elena Albani dal 1778.

In conclusione, si può certamente dire che la vita di Gerina non abbia lasciato tracce nella «storia dei grandi», ma rappresenta un ottimo esempio di microstoria che può far luce, nel migliore dei modi, sull’affettività di quei tempi e la vita quotidiana di una donna nobile del XVIII secolo, che in prima persona prende la penna in mano e fa sentire la sua voce su carta.

Un nuovo autografo ungarettiano: l’Hommage à «Commerce»

L’importanza di Ungaretti nella storia di «Commerce» è nota: a partire dal 1926 – due anni dopo la pubblicazione del primo numero della rivista – il poeta fu scelto da Marguerite Caetani come unico redattore responsabile della selezione dei testi in lingua italiana, e ricoprì questo ruolo fino alla chiusura della rivista, nel 1932. Il Fondo Culturale Marguerite Caetani conserva ventiquattro lettere di Ungaretti alla Principessa, pubblicate in volume nel 2012 da Sophie Levie e Massimiliano Tortora, mentre non sono state ritrovate, a oggi, le lettere di Marguerite. Il carteggio, al netto di due missive

non databili, copre un arco cronologico che va dal luglio 1926 al 1931. Da questo momento in poi i rapporti tra i due sembrano interrompersi, e prova ne è il fatto che Ungaretti non collaborerà mai – né come redattore né come autore – al progetto di «Botteghe Oscure». Addirittura, in una lettera a Pauhlan, il poeta spende parole poco lusinghiere nei confronti della nuova rivista, giudicandola «nata male, concepita male, e diretta male».

Sarà ancora «Commerce» a fornire, nel 1958, una nuova occasione di incontro tra Ungaretti e la Principessa. Dal 5 dicembre 1958 al 30 gennaio

1959, infatti, si tenne a Palazzo Primoli una mostra celebrativa dal titolo Hommage à Commerce. Lettres et arts à Paris 1920-1935, alla cui presentazione prese certamente parte anche il poeta ormai settantenne, come testimonia una foto conservata nel Fondo Fotografico dell’Archivio Caetani e riprodotta nel già citato carteggio ungarettiano. Il coinvolgimento di Ungaretti è confermato anche dal catalogo della mostra, che in apertura riporta due scritti introduttivi: il primo, in francese, a firma di Gaston Palewsky, al tempo ambasciatore francese in Italia, il secondo, in italiano, scritto proprio da Ungaretti. Si tratta di un testo privo di titolo, firmato, e datato in chiusura «Parigi, il 19 novembre 1958», in cui il poeta rievoca, con evidente nostalgia, l’ambiente culturale che aveva animato la rivista.

A dispetto di un attacco canonico, in cui viene brevemente presentata la storia di «Commerce» (data di inizio e di fine delle pubblicazioni, nomi dei più importanti redattori, significato del titolo) e della sua «animatrice», il tono vira quasi subito verso il commosso ricordo personale («Ci adunava nella sua casa di Versailles»). Il giudizio di valore su «Commerce» viene dichiarato apertamente, in quanto Ungaretti le riconosce di essere stata «l’antologia internazionale meglio portata a termine della letteratura del primo cinquantennio del Novecento». Le ragioni di questo primato devono essere ricercate, sembra dire implicitamente l’autore, nella scelta

degli autori pubblicati sulla rivista. Il testo ungarettiano, infatti, è quasi interamente dedicato alla rievocazione dei grandi nomi apparsi su «Commerce»: Pasternak, Léon-Paul Fargue, Valery Larbaurd, Groethuysen, Paulhan e, soprattutto, Paul Valéry. Questo contributo di Ungaretti, fino ad oggi, era noto solo nella sua versione a stampa. Durante il lavoro di riordino e schedatura del Fondo Culturale Margherita Caetani, è stato però rinvenuto, tra le carte della terza serie, il manoscritto autografo della presentazione ungarettiana. Il testo si presenta su dodici fogli manoscritti con inchiostro verde solo sul recto. Anche in questo caso, come nella versione a stampa, luogo e data di composizione (ancora, Parigi, 19 novembre 1958) sono riportati dopo la firma. Confrontando la versione manoscritta con quella a stampa, si evidenzia la quasi totale coincidenza del contenuto, fatte salve alcune varianti che vale la pena riportare per intero. «Paulhan vi tradusse due testi straordinari di Nietzsche» diventa «Paulhan vi tradusse due testi poco noti di Nietzsche»; «Lo ricordo a Roma, di ritorno da una sua visita a Gorki a Sorrento, finalmente lieto» viene modificato in « Lo ricordo a Roma, di ritorno da una sua visita a Gorki a Sorrento, felice »; «brani di maestro Eckhart» viene alleggerito in «brani di Eckhart»; mentre la proposizione secca – riferita a Paulhan – «In “Commerce” fece anche altro», viene dilatata (unico caso) e diventa «In

“Commerce” fece anche altro, portato dall’indole del suo abito mentale ». Ora, è evidente che, eccezion fatta per l’ultimo esempio citato, le correzioni vanno tutte nella direzione dell’alleggerimento dell’enfasi. Nel primo caso, addirittura, un determinante celebrativo («straordinarie») viene sostituito dal riconoscimento della scarsa diffusione dei due testi in questione (che, si ammette, sono «poco noti»). Lo studio delle carte, purtroppo, non permette di stabilire se queste varianti siano da imputare all’autore o debbano essere fatte risalire a scelte redazionali. Un suggerimento lo offre però l’analisi dei termini e dei passaggi espunti dall’autore nel corpo del testo manoscritto. Nella prima pagina, per esempio, si legge «un modello di gusto inimitabile», ma l’aggettivo è cassato. A pagina 5, invece, si trova «Quale uomo incantevole e quindi inquieto fu Mirsky», dove «quindi» è chiaramente cancellato. In questo caso, dunque, la modifica non è solo formale, bensì concettuale: l’irrequietezza non è più una conseguenza dell’essere incantevole, ma una caratteristica del tutto indipendente. Poco dopo è invece completamente cassato un passaggio ancora riferito a Mirsky: «lui che apparteneva a una del-

le principali corti zariste». Anche in questo caso a essere eliminata è una determinazione, espressa non sotto forma di aggettivo, ma di subordinata relativa. Il processo correttorio di Ungaretti, insomma, sembra andare nella medesima direzione di quell’alleggerimento della prosa messo in luce dall’analisi delle varianti del testo pubblicato sull’Hommage à «Commerce». Ovviamente questa assonanza non costituisce una prova forte in grado di determinare la paternità delle varianti nella versione a stampa, ma è comunque possibile affermare che queste sembrano essere coerenti con le correzioni presenti nel corpo testo (sicuramente autoriali).

Il ritrovamento di questo manoscritto di Ungaretti, al netto di qualche irrisolto nodo interpretativo, aggiunge quindi un piccolo tassello alla lunga storia dei rapporti tra il poeta, Marguerite Caetani e la rivista «Commerce». Per questa ragione si è ritenuto opportuno spostare il documento dalla terza alla prima serie, dove è conservato l’intero carteggio, così da restituire l’ampiezza di una collaborazione che, nonostante i lunghi periodi di silenzio, dura almeno dal 1926 al 1958.

aGnESE M acori

Bassani, Calvino, «Botteghe Oscure» ed Einaudi

Bassani entra in contatto con Einaudi a cavallo tra il 1944 e il 1945, probabilmente grazie alla mediazione dell’amico Carlo Muscetta, anche lui militante del Partito d’Azione (peraltro Muscetta fu direttore del foglio clandestino «Italia libera», sulle cui colonne Bassani firmò alcuni interventi). L’occasione è un’edizione delle Novelle milanesi di Porta, affidata a Bassani («note linguistiche e prefazione») e destinata alla Biblioteca Universale diretta da Muscetta. Nonostante l’accordo del 9 gennaio 1945, e il sollecito del successivo 9 aprile (della collana erano previste due pubblicazioni al mese), il lavoro non verrà mai consegnato. Curiosamente – lo si ricordi per inciso – il progetto intorno al 1950 passa poi a Mondadori, per arenarsi nuovamente l’anno successivo, quando si viene a sapere che all’opera di Porta stava già lavorando Dante Isella (in questa occasione, però, dovrebbe essere stato Mondadori a bloccare il volume, e non Bassani a procrastinare).

Ma al di là delle specifiche consulenze editoriali (che, rileviamo, intrecciano già a quest’altezza Einaudi e Mondadori), i contatti maggiori si misurano a un altro livello: quello che pone in dialogo il giovane redat-

tore di «Botteghe Oscure» al mondo einaudiano, e in modo particolare a Calvino. Da una parte una rivista colta, elegante, aristocratica, che però «in Italia la vedono proprio poche persone» (come dirà Calvino a Bassani), e che però al tempo stesso paga così bene da attrarre tutte le scrittrici e tutti gli scrittori più rilevanti, e soprattutto emergenti; e dall’altro il grande editore che si è definitivamente imposto nel panorama nazionale; da una parte quindi uno scrittore sconosciuto, che sebbene non giovanissimo (ha più di trent’anni) deve ancora farsi notare, e dall’altro lo «scoiattolo della penna» che ha pubblicato Il sentiero dei nidi di ragno ed è apprezzato e recensito da Pavese.

Ebbene nonostante questa evidente differenza di dimensioni, è più il mondo einaudiano a muoversi verso «Botteghe Oscure», che non viceversa; al tempo stesso Giorgio Bassani sfrutta al massimo la sua posizione all’interno della rivista (era l’unico vero redattore) per accreditarsi agli occhi dell’ambiente editoriale torinese. Del resto, come già evidenziato da Paola Italia, Einaudi guarda a «Botteghe Oscure» come a un possibile serbatoio di autori, da intercettare e lanciare nel pro -

prio catalogo. E infatti i tentativi di pesca sono molteplici. Ad esempio Einaudi avvicina e prova a conquistare Brignetti e soprattutto D’Arzo, nel 1952-1953, senza però riuscire a chiudere positivamente la trattativa (entrambi escono per Sansoni); oppure si interessa a Tucci, autore scoperto da Vittorini («a proposito di racconti hai letto in «Botteghe Oscure» uno intitolato Segreto di un certo Niccolò Tucci? Mi ha notevolmente colpito. Chi può essere Tucci? Mi piacerebbe agganciarlo») e poi da Calvino richiesto a Bassani; ma è una richiesta inutile perché tardiva, in quanto su Tucci è già arrivato Garzanti:

Caro Elio, faccio seguito alla mia precedente per dirti che m’ha risposto Bassani che il Tucci è già preso da Garzanti con racconto “dilatato a romanzo o romanzetto”. Peccato! Questo Garzanti ci frega tutti i nuovi scrittori se non si sta attenti.

E sempre Garzanti brucia sul tempo Einaudi anche con Maria Teresa Nessi, che su «Botteghe Oscure» (ma siamo già nel ’56) pubblica un racconto, Sabato sera, che era stato oggetto di discussione tra Bassani e Calvino. Così quest’ultimo scrive a Vittorini il 13 dicembre 1955:

Caro Elio, ho letto tre manoscritti di donne.

La Nessi: è la vincitrice del premio “Giuliano Leggeri” indetto da «Paragone». Bassani me n’aveva parlato molto bene (lui pubblicherà un pezzo del romanzo su «Botteghe Oscure») e le ho chiesto di mandarcelo a vedere

L’entusiasmo ha durata breve, dal momento che pochi giorni dopo, il 4 gennaio, Calvino deve comunicare a Vittorini che Nessi è persa; ma è una perdita di cui Vittorini non si rammarica troppo:

La Maria Teresa Nessi ha firmato il contratto con Garzanti. Me lo comunica con una candida letterina. In verità mi aveva scritto che anche Garzanti gliel’aveva chiesto, ma non sapevo che stesse già per concludere»

Sono contento che la Nessi abbia concluso con Garzanti. Il suo libro non mi piaceva niente. A chi restituisco il manoscritto?

Vi sono poi autori, come in fondo Cassola, che prima pubblicano su «Botteghe Oscure» (già a partire dal numero III del 1949: Due racconti) e solo dopo vengono accolti nel catalogo Einaudi; o casi in cui è Foà a chiedere a Bassani notizie su scrittori difficili da intercettare verso cui la casa editrice mostra interesse («come si fa per pescare quell’Armosino, di cui vorremmo pubblicare i racconti? | Fruttero mi dice che tu puoi darci l’indirizzo, o forse parlargli per nostro conto»). In altri casi ancora, infine, «Botteghe Oscure» (e dunque Bassani) sembra essere percepita come la palestra in cui far crescere giovani, che poi verranno lanciati sul mercato in larga scala: è quanto accade con i racconti di Arpino (poi non apparsi su «Botteghe Oscure») e con le poesie di Crovi, proposte insistentemente a Bassani (ma siamo già nel 19571958), e da questo in fondo mai lette (mentre, per allargare il campione,

Bruno Fonzi si autopropone, diversamente da Vittorini che invece si smarca e declina l’invito rivoltogli da Bassani).

Questo fitto scambio, che in realtà è più ampio perché riguarda vari protagonisti, testimonia una sorprendente convergenza di poetiche tra «Botteghe Oscure» ed Einaudi, e dunque tra Bassani redattore e Calvino editore: entrambe le sponde si rivolgono allo stesso bacino di autori, e sembrano seguire tracciati non dissimili; compiono insomma, almeno in campo narrativo, le stesse scelte editoriali. Ed è una convergenza così visibile che alla fine non sorprende che l’Einaudi sia stata a un passo dal divenire distributore/ editore della rivista; rivista che poi doveva essere affiancata da una piccola collana di poesia, diretta da Muscetta e da Bassani stesso, da stampare con il marchio einaudiano. La proposta viene abbondantemente discussa e poi anche approvata, con la sola astensione di Boringhieri. In verità sulla distribuzione della rivista ci fu un sostanziale accordo, e i nodi da sciogliere si rivelarono essere solo di natura economica. Diverso è l’atteggiamento nei confronti della collana di poesia, che solleva questioni sia finanziarie (ma in fondo facili da risolvere), sia gestionali: non tutti sono d’accordo nell’affidare una collana Einaudi a due intellettuali esterni alla casa editrice. Nella lettera del 20 marzo 1951 Muscetta scriveva a Einaudi:

Caro Einaudi, la Principessa di Bassiano ti ama molto e ti aspetta ardentemente, col desiderio vivissimo di affidarti la distribuzione di «Botteghe Oscure», senza la contropartita del finanziamento della collana di poesia. Si rende conto però che tu non abboccheresti all’amo e perciò sarebbe disposta a finanziare due volumi all’anno: […] I volumetti di poesia, invece, (pp. 50-100) porterebbero solo la tua sigla e sarebbero scelti di comune accordo da me, in tua rappresentanza, e dal Dr. Giorgio Bassani.

Ancora più interessanti delle parole di Muscetta sono i commenti scritti a penna sulla lettera, che è stata evidentemente oggetto di discussione in una delle riunioni del mercoledì. Ad esempio proprio il nome di Bassani nel passo appena citato viene cerchiato e commentato con un lapidario «ebeti!». Non si tratta di un giudizio sullo scrittore, ma sugli einaudiani che hanno mal gestito le trattative: non può essere infatti accettato che dei volumi Einaudi siano scelti e curati da figure esterne, così da ridurre l’editore a mero tipografo. A tal riguardo, illuminante è il commento di Bollati: «Finanziariamente non mi sembra un affare […]; editorialmente neanche (firmare «Einaudi» poesie scelte da Muscetta e Bassani!). Sono poco propenso ad accettare»; molto più concilianti, ma in linea con quanto abbiamo appena letto, sono le riflessioni di Calvino: «Io sono d’accordo ma bisogna che la Direzione abbia voce in capitolo (diritto di veto, ecc.…)». Alla fine della discussio -

ne solo Boringhieri si astiene, mentre tutti gli altri votano a favore (e un’entusiasta Natalia Ginzburg scrive: «benissimo»); tuttavia si ritiene opportuno inserire una clausola: «che Bassani e per noi Muscetta siano sì liberi di scegliere, trattare, decidere ecc., ma riservandosi a volume deciso, di chiedere un ultimo consenso dell’editore». Curioso che dopo tanto discutere, l’accordo sfumerà, e «Botteghe Oscure» verrà distribuito per due anni da Mondadori (quasi che nella storia di Bassani i due editori fossero condannati a intrecciarsi perennemente).

Ora, al di là della singola trattativa, l’ampiezza dei contatti consente a Bassani di acquisire capitale simbolico: è uno degli interlocutori della casa editrice, e nei confronti di questa si mostra come un intellettuale esperto e navigato, e implicitamente come uno scrittore che può essere preso in considerazione. Insomma agisce (anche) per farsi notare. E a ragione potremmo aggiungere: infatti tra gli autori di «Botteghe Oscure» monitorati dai senatori einaudiani vi è anche lui, ed è in fondo proprio lui l’unico autore di «Botteghe Oscure» che poi Einaudi riuscirà ad accaparrarsi. Lo testimoniano i verbali del mercoledì e il carteggio con Calvino; nella riunione del 28 gennaio 1953, infatti, è proprio Calvino a esortare la redazione a pubblicare sia D’Arzo, che Bassani, entrambi intercettati tramite «Botteghe Oscure»:

Inoltre CALVINO vorrebbe che la Casa pensasse a pubblicare qualcosa di Bassani di cui ha letto, sempre su «Botteghe Oscure», un racconto notevole; e ottenuto il via libera dai vertici einaudiani, il giorno dopo (29 gennaio 1953) Calvino parte subito alla carica con Bassani, con il quale (non è secondario sottolinearlo) si rivolge ancora con il ‘lei’ di cortesia: a ripensarci, sempre più mi convinco che il Suo racconto [Una lapide in via Mazzini] è un testo importante. Ne ha altri? Fa un volume? (Ma La passeggiata non mi fece altrettante impressione). Vorrei dirle di non impegnarsi con altri editori, di pensare a un Suo volume da noi.

Passeranno due anni perché la decisione di pubblicare il volume di racconti diventi definitiva e operativa, così come si legge nel ‘verbale’ di mercoledì 25 maggio 1955:

Racconti di Giorgio Bassani. CALVINO informa che Giorgio Bassani ha accettato di raccogliere in un volume dei “Coralli” di circa 300 pagine un certo numero di suoi racconti. CALVINO conosce in gran parte questi racconti e li giudica di notevole valore letterario.

A rileggere i verbali del mercoledì, quelli già editi (fino al ’63) e quelli successivi conservati presso l’Archivio di Stato di Torino, si nota come sia Calvino l’einaudiano che maggiormente sostiene Bassani. Ed è un tratto non scontato, dal momento che nel corso degli anni Cinquanta in occasioni diverse Calvino aveva rimproverato a Bassani un «clima di “sconfitta della Resistenza”», «il fondo di crepu-

scolarismo prezioso», un «certo ripiegamento dell’epica nell’elegia, ossia nell’approfondimento sentimentale e psicologico in chiave di malinconia». Ma in fondo Calvino agisce da editore e non da critico, e indaga Bassani perché vede in lui due elementi:

la possibilità di uscire dalle secche narrative del secondo dopoguerra; e un autore di successo, transitato per «Botteghe Oscure» e pronto a un ingresso trionfale in casa Einaudi.

M aSSiMiLiano tortora

Le

collane

Archivio Caetani

a cura di Caterina Fiorani

Collana concepita per accogliere in una serie organica le pubblicazioni sui diversi fondi dell’intero corpus documentario della famiglia.

Volumi pubblicati

1. C. Fiorani, Il fondo economico dei Caetani duchi di Sermoneta, 2010.

2. G. Bassani, M. Caetani, «Sarà un numero bellissimo». Carteggio 19481959, a cura di M. Tortora, 2011.

3. La rivista «Commerce» e M. Caetani. Direzione di S. Levie, I. Briefwechsel mit deutschsprachigen Autoren, hrsg. von K. Bohnenkamp und S. Levie, 2012.

4. La rivista «Commerce» e M. Caetani. Direzione di S. Levie, II. G. Ungaretti, Lettere a M. Caetani, a cura di S. Levie e M. Tortora, 2012.

5. La rivista «Commerce» e M. Caetani. Direzione di S. Levie, III. Letters from D.S. Mirsky and Helen Iswolsky to M. Caetani, 2015.

6. La rivista «Commerce» e M. Caetani. Direzione di S. Levie, IV. Correspondance française. Paul Valéry – Léon-Paul Fargue – Valery Larbaud. Édition présentée et annotée par E. Rabaté et S. Levie, 2016.

7. La rivista «Commerce» e M. Caetani. Direzione di S. Levie, V. Correspondance française. Marguerite Caetani, Jean Paulhan et les auteurs français. Édition présentée et annotée par L. Brisset et S. Levie, 2017.

8. C. Giorcelli, «Botteghe Oscure» e la letteratura statunitense, 2021.

9. P. Op de Coul, Roffredo Caetani compositore. La vita, le opere, il tempo, 2022.

10. Pasolini. Critica e cultura, a cura di P. Falzone e M. Tortora, 2023.

Sono in preparazione:

M. Vaquero Piñeiro, «Un territorio che sta sul nascere». Bonifiche e trasformazione agraria nell’Agro Pontino tra XIX e XX secolo: i Caetani di Sermoneta, 2024.

Gadda. Tra caso unico e modello, a cura di G. Nisini e M. Tortora, 2024

Arte, archeologia e storia urbana a cura di Giovanna Sapori

Ideata per accogliere studi su temi in diverse forme e misure connessi alla famiglia Caetani.

Volumi pubblicati

La pittura del Quattrocento nei feudi Caetani, a cura di A. Cavallaro – S. Petrocchi, 2013.

1. G. Ioele, Prima di Bernini. Giovan Battista Della Porta scultore, 2016.

2. G. Sapori, L’Album amicorum Caetani e le sue immagini. Aristocrazia germanica e viaggi di istruzione a fine Cinquecento, con una Nota tecnica di Maria Cristina Misiti, 2019.

Atti e rendiconti a cura di Caterina Fiorani

Raccoglie gli atti dei convegni che si sono svolti presso il palazzo Caetani.

Volumi pubblicati

1. Luigi Fiorani, storico di Roma religiosa e dei Caetani di Sermoneta. A un anno dalla morte, a cura di C. Fiorani e D. Rocciolo, 2013.

2. Giorgio Bassani, critico, redattore, editore, a cura di M. Tortora, 2012.

3. Il Novecento di Marguerite Caetani, a cura di C. Fiorani e M. Tortora, 2017.

4. Avanguardia a più voci. Scritti per Jacqueline Risset, a cura di U. Todini, A. Cortellessa, M. Tortora, 2020.

5. Ungaretti intellettuale, a cura di E. Mondello e M. Tortora, 2021.

Archivio

Attività sala di studio

La Fondazione continua a curare l’apertura della sala studio per la consultazione del materiale documentario su diversi argomenti di ricerca. Il personale fornisce costantemente la necessaria assistenza per la consultazione dei fondi e delle fonti.

Progetto Archivio

Dal 2020 la Fondazione ha voluto sostenere il lavoro di revisione e schedatura dei vari fondi archivistici sia Caetani che aggregati alla Fondazione. Sono stati passati quindi in rassegna i documenti al fine di riversarne l’intero contenuto in unica piattaforma che possa incrociarne i dati. L’elevatissimo numero di dati già inseriti e quindi l’elevatissima possibilità di intersecare dati finora mai collegati offriranno agli utenti una chiave di lettura sicuramente nuova della documentazione posseduta dalla Fondazione Camillo Caetani.

Le schede elettroniche sono create tramite il software di descrizione archivistica Sinapsi, conforme agli standard elaborati dalla comunità archivistica internazionale. Ogni scheda è arricchita dalle voci di indice e in qualche caso dalle immagini dei documenti stessi.

Il fondo fotografico

Nel 2022, la Fondazione ha proseguito con la descrizione del fondo fotografico di circa 3000 unità. Sono ora disponibili altre 1000 fotografie che offrono uno spaccato della vita familiare, dei luoghi cari ai Caetani e delle loro attività.

Il fondo Generale

La Fondazione Camillo Caetani procede nella cura del progetto di schedatura dell’impo-

nente Fondo generale dell’archivio Caetani di Sermoneta. È obiettivo della Fondazione schedare interamente in formato elettronico il fondo che si compone di circa 200.000 documenti cartacei, dal XIV secolo al XIX secolo. Ad oggi sono stati completati gli anni dal 1700 al 1870 e dal 755 (pur se copie) al 1590. Sono in via di schedatura gli anni del XVII secolo. L’operazione complessa, non ancora conclusa, sta richiedendo l’intervento di diversi schedatori che si succedono nel lavoro.

Il fondo Vittoria Colonna

La Fondazione ha schedato le lettere donate dalla famiglia Colonna, dopo i cinquant’anni della morte della nobildonna Vittoria. È per lo più materiale epistolare, soprattutto con il consorte don Leone Caetani. Il materiale presente in questo fondo si interseca con il materiale dell’archivio Caetani, andando quindi a fornire un ulteriore e necessario tassello di conoscenza dei rapporti intercorsi tra i due esponenti delle nobili Casate.

Il Fondo Marguerite Caetani

Dal dicembre 2021 al dicembre 2022 si è svolto, presso l’Archivio della Fondazione Caetani, un progetto di riordinamento, schedatura, condizionatura e indicizzazione del Fondo culturale Marguerite Caetani, contenente la documentazione relativa al periodo della pubblicazione della rivista letteraria «Botteghe Oscure» (1948-1960), con alcune incursioni nel periodo di pubblicazione della rivista «Commerce» (1924-1942). Il lavoro di schedatura e di indicizzazione è stato portato avanti utilizzando il software Sinapsi.

All’inizio del lavoro il Fondo era eterogeneo, sia in riferimento alla tipologia di do-

cumenti in esso contenuti, che per lo stato di ordine e di schedatura. Il Fondo si compone infatti di quattro serie, che si presentavano in condizioni assai diverse.

La prima serie (“Corrispondenza con gli autori”), contenente le lettere ricevute da Marguerite Caetani e dai suoi collaboratori da parte degli autori che hanno pubblicato negli anni su «Botteghe Oscure», era già ordinata, condizionata e schedata sia in forma cartacea che sul software. In questo caso il lavoro è consistito nel controllo della schedatura digitale, anche in confronto con quella cartacea, nonché nell’indicizzazione degli antroponimi degli autori coinvolti nei carteggi. Nella maggior parte dei casi si è trattato di creare nuove voci d’indice, in quanto gli autori novecenteschi non erano ancora presenti nelle voci d’indice create per altri Fondi dell’Archivio.

La seconda serie (“Contabilità e gestione delle riviste «Commerce» e «Botteghe Oscure»”) raccoglie il materiale relativo al lavoro di Eugene Walter, collaboratore di Marguerite. Questo materiale è riconducibile all’amministrazione e alla contabilità delle due riviste pubblicate da Marguerite, ma non mancano documenti relativi alla contabilità personale della duchessa di Sermoneta. Questa seconda serie si presentava come estremamente disordinata: le sette unità di condizionamento che la compongono non seguivano un ordinamento tematico né cronologico. In questo caso il lavoro più importante è stato proprio quello di riordino, nel tentativo di dare coerenza alla suddivisione in unità di condizionamento e in unità archivistiche. Nelle sette unità di condizionamento che compongono la serie si è quindi potuto distinguere tre categorie di documenti: la contabilità, la corrispondenza, e i manoscritti restituiti agli autori. A questo lavoro di riordino e di condizionatura è seguito quello di schedatura e di indicizzazione sul software. La terza serie (“Lavoro di Flossy Hammond”) è molto simile alla seconda, sia per lo stato della documentazione, che per la ti-

pologia di materiale archivistico in esso contenuto. Flossy (Florence) Hammond, così come Eugene Walter, è stata collaboratrice di Margueurite Caetani, e questa terza serie contiene i documenti contabili, amministrativi e epistolari relativi al periodo della sua collaborazione. A differenza della seconda serie, però, i documenti qui contenuti sono solo in piccola parte riconducibili all’amministrazione contabile (della rivista e personale), ma fanno invece riferimento a questioni eminentemente letterarie: si trovano infatti testi vari, manoscritti respinti e reinviati all’autore e corrispondenza con gli scrittori. È infatti in queste carte che sono stati rinvenute alcuni documenti molto interessanti da un punto di vista culturale e letterario. In primo luogo sono state trovate sei lettere di Elisabeth Forster, sorella di Nietzsche, scritte tra l’ottobre del 1926 al marzo 1927, che sono state spostate nella prima serie e unite alle sei lettere che già erano state schedate e ordinate nell’unità archivistica N3. Il secondo elemento di interesse è stato il rinvenimento del manoscritto autografo originale firmato Giuseppe Ungaretti della lettera introduttiva al fascicolo Hommage à «Commerce» (1958). Confrontando il manoscritto con il testo a stampa è stato possibile evidenziare almeno sei varianti, anche se non è stato possibile desumere se si tratti di varianti d’autore o di scelte redazionali. In ogni caso la scoperta di questo autografo va a confermare lo stretto legame tra Ungaretti e Marguerite Caetani, legame già inferibile dalle 28 lettere dello scrittore conservate nella prima serie del Fondo.

Mentre si procedeva al lavoro di schedatura e indicizzazioni del Fondo, sono state rivenute nell’Archivio della Fondazione circa 350 buste contenenti gli Indici di «Botteghe Oscure» e di «Commerce», con scritto a mano l’indirizzo dei destinatari. Siccome la grafia della scrittura di questi indirizzi è riconducibile a quella di Flossy Hammond, sono state aggiunte in coda alla terza serie sei unità di condizionamento contenenti le buste

(private del loro contenuto). Anche i destinatari delle buste sono stati schedati e indicizzati, al fine di avere traccia della rete di contatti della rivista. Resta incomprensibile il motivo per cui queste trecentocinquanta buste contenenti l’Indice non siano state spedite.

L’ultima serie (“Lavoro di Eugene Walter, organizzato così da Flossy Hammond”) è la serie più letteraria delle quattro, in quanto raccoglie – secondo una suddivisione per autore, presentati in ordine alfabetico – i dattiloscritti e le bozze dei testi pubblicati da «Botteghe Oscure». La serie si presenta più ordinata rispetto alla seconda e alla terza, in quanto già suddivisa per autore. Il lavoro che è stato fatto è stato quello di riunire i dattiloscritti alle relative bozze, e distinguere i diversi testi, che spesso erano mischiati all’interno della stessa unità archivistica. Si è poi proceduto al lavoro di schedatura e di indicizzazione. Proprio nel corso dell’indicizzazione si è potuto riscontrare come la maggior parte degli antroponimi presenti in quest’ultima serie fossero già presenti nelle voci d’indice del database, in quanto corrispondenti a voci create per gli autori presenti nella prima serie. In questo modo si è potuta mettere in evidenza una coincidenza tra i corrispondenti di Marguerite e gli autori pubblicati dalla rivista.

Al termine del lavoro il Fondo presenta quindi una maggiore omogeneità, in quanto tutte e quattro le serie sono ordinate, condizionate, schedate e indicizzate sul software Sinapsi. La prima e la quarta serie sono senz’altro le più ordinate e le più facilmente consultabili, sia perché contengono materiali

omogenei tra loro (lettere in un caso e testi nell’altro), sia perché sono disposte secondo l’ordine alfabetico. Grazie al lavoro di riordino e di schedatura si è cercato di rendere altrettanto fruibili e consultabili sia la seconda che la terza serie, che si presentavano –all’inizio del lavoro – come estremamente disordinate e prive di un principio logico. Il lavoro ha permesso anche di rinvenire e ricollocare alcuni documenti (le lettere della sorella di Nietzsche, il manoscritto di Ungaretti) che fino a questo momento non erano noti, in quanto mescolati a carte di altra natura della terza serie.

In conclusione, si è trattato di un lavoro estremamente proficuo, al termine del quale il Fondo si presenta come maggiormente ordinato e, soprattutto, facilmente consultabile grazie alla schedatura e l’indicizzazione sul software.

Agnese M Acori

Ricongiungimento inventario Giustiniani Bandini

Nel 2021 sono stati messi a disposizione degli utenti del web gli inventari dei due ampi tronconi del fondo Giustiniani Bandini, il primo conservato presso la Fondazione Camillo Caetani a Roma e l’altro presso l’Abbadia di Fiastra a Macerata. La consultazione della documentazione, divisa territorialmente, risulta molto più agevole, tramite il sito della Fondazione (www.fondazionecamillocaetani.it) nella pagina Archivi alla voce Archivi aggregati.

Attività di

formazione

La Fondazione Camillo Caetani ha attivato convenzioni per tirocini curriculari con le università romane pubbliche e private. I tirocinanti si sono confrontati con attività di schedatura su documentazione originale del XVIII-XIX secolo, presente nell’archivio Caetani.

Dal 2023 la Fondazione ha inaugurato, in collaborazione con la Fondazione Roffredo Caetani, il servizio di formazione delle guide del giardino di Ninfa.

A seguito delle visite didattiche dedicate alle scuole di ogni ordine e grado di istru-

zione e, per gli anni precedenti dedicate agli istituti intitolati agli esponenti della famiglia Caetani, la Fondazione ha proseguito con l’accoglienza di classi di studenti per formazione sull’utilizzo delle fonti storiche.

La Fondazione ha aderito anche al progetto Creativa con l’università di Roma Tor Vergata, partner ufficiale del progetto di Studio in carcere, che ha visto tra gli altri la prof. ssa Cristina Pace, docente di drammaturgia antica, curare un podcast di letture per le scuole con letture attoriali di studenti detenuti, guidati da attori professionisti.

Biblioteca

La Fondazione Camillo Caetani ha curato la schedatura e la catalogazione della ricca biblioteca privata del duca musicista Roffredo Caetani, costituita da oltre 1000 volumi di musica a stampa, pubblicati in un periodo che va dalla metà del XIX secolo

ai primi decenni del XX secolo. Il progetto partito nel mese di ottobre 2022 ha visto la catalogazione, inventariazione, timbratura e cartellinatura di tutti i volumi, che sono stati via via collocati a scaffale in ordine numerico progressivo. Il patrimonio è liberamente consultabile nel Sistema Bibliotecario Nazionale.

Il fondo librario musicale di Roffredo Caetani

Convegni, concerti, laboratori

Archivissima 2021-2023

Nel 2021 la Fondazione Camillo Caetani ha partecipato alla manifestazione La notte degli archivi, indetta dall’Associazione Archivissima, dal 2020 aperta a tutti gli archivi italiani, con un video diretto e condotto da Idalberto Fei, realizzato da Musacchio & Ianniello, ed arricchito dalla musica di Domenico Turi che l’ha eseguita al toy piano insieme alla cantante Claudia Marss e al fisarmonicista Andi Zeka formando un inedito trio. La Fondazione ha voluto individuare nel tema «il gioco», il filo conduttore tra le generazioni dei duchi di Sermoneta. Perché i Caetani, nobile famiglia romana di origine medievale, non hanno consegnato alla storia soltanto papi, condottieri, politici, imprenditori; ma ci hanno lasciato anche un modello di homo ludens. E il video ci accompagna dunque in angoli inaspettati e segreti dell’Archivio: ci mostra i disegni dei gioielli dell’austero Michelangelo Caetani, realizzati dall’orafo Castellani ed esposti al Museo Nazionale Etrusco di Valle Giulia; la rivista letteraria «Botteghe Oscure», voluta da Marguerite Caetani e diretta da Giorgio Bassani; le graffianti caricature del bel mondo di Filippo Caetani; i pregevoli spartiti di Roffredo, allievo di Listz; i quadri di sua figlia Lelia, che con pari grazia disegnò i giardini di Ninfa.

L’evento Archivissima del 2022 ha avuto come tema proposto Cambiamenti. La Fondazione ha reso proprio tale messaggio, rinnovando la sua partecipazione con un video e un podcast dal titolo Dalle paludi alla bonifica: è stato così presentato, tramite l’archivio gentilizio della famiglia Caetani, tra cui piante, mappe e fotografie, il Cambiamento che ha subìto il territorio pontino Caetani a seguito dei grandi interventi di bonifica nel corso dei secoli, dal XVIII al XX secolo. Diretto e condotto da Idalberto Fei,

realizzato da Musacchio e Fucillo, arricchito dalla musica di Michele Carrera, Maria De Martini, Carolina Pace e con gli interventi di Rino Caputo, Manuel Vaquero Piñeiro e per il Nobile Collegio Chimico Farmaceutico, Giuseppe Perroni. Anche nell’anno 2023 la Fondazione ha partecipato alla kermesse culturale Archivissima il cui tema era Carnet de voyage: la Fondazione, con il video di Idalberto Fei, Un principe nel deserto, ha inteso illustrare i diari di viaggio di Leone Caetani e i resoconti anche fotografici della spedizione in Africa di Livio Caetani. Tramite originali e fotografie, Idalberto Fei, ha mostrato la ricchezza delle attività e della documentazione conservata dall’istituzione.

cale a quella imperiale, in collaborazione tra gli altri con l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e l’École française de Rome.

Beyond Borders

Il 1 luglio 2021, la Fondazione ha accolto i lavori del progetto Beyond borders 19. Oltre i confini? Le mura leonine come frontiera (1870 – 1920), workshop internazionale, a cura di Marina Formica e Giuseppina D’Antuono, Università di Roma “Tor Vergata”, Nobiltà europee: poteri, mobilità e autocoscienza cetuale (secc. XIX – XX). Modelli trasnazionali a confronto e nuove prospettive di ricerca

Dantedì

In occasione del Dantedì 2021, la Fondazione ha pubblicato il video Un papa all’Inferno. Dante e i Caetani, intervista a cura di Idalberto Fei ai professori Rino Caputo e Massimiliano Tortora. Al contempo è stato reso consultabile il testo digitalizzato del manoscritto di Dante (codice Caetani) nella riproduzione anastatica curata da Gelasio Caetani nel 1930. Il video ha ottenuto 1000 visualizzazioni sul canale YouTube della Fondazione.

Polizia e territori nel mondo napoleonico

La Fondazione, il 23 e 24 settembre 2021 ha accolto il convegno internazionale Polizia e territori nel mondo napoleonico: dalla scala lo-

Ricordando Roffredo e Marguerite nei 150 anni dalla nascita di Roffredo Caetani

In occasione dei 150 anni dalla nascita di Roffredo Caetani, la Fondazione Camillo Caetani il 15 dicembre 2021 ha organizzato una lezione – concerto dal titolo Ricordando Roffredo e Marguerite nei 150 anni dalla nascita di Roffredo Caetani

I LABORATORI DI PALAZZO CAETANI

Ricordando Roffredo e Marguerite nei 150 anni dalla nascita di Roffredo Caetani

Ne discutono

Mercoledì 15 dicembre 2021, h. 16:00

Roma, Fondazione Camillo Caetani

Palazzo Caetani

Via delle Botteghe Oscure, 32 info@fondazionecamillocaetani.it

Modera Luciano Arcangeli Introduce Giuseppe Scaraffia
Ilaria Bortone, Cristina Giorcelli, Marco Scolastra al pianoforte, Massimiliano Tortora

Il laboratorio, apertosi con uno spaccato sulla società europea ottocentesca, ha anticipato la pubblicazione dei volumi di Paul Op de Coul dedicato alla biografia intellettuale di Roffredo e di Cristina Giorcelli dedicato alla corrispondenza di Marguerite con gli autori statunitensi di «Botteghe Oscure» e ha poi dato spazio alla presentazione del fondo archivistico del duca musicista. Gli interventi sono stati intervallati dalle esibizioni al pianoforte del M° Marco Scolastra.

Roma Capitale a Montecitorio

Roma capitale. La città laica, la città religiosa (1870-1915) presentato a Montecitorio. Sabato 27 novembre 2021, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e delle più alte cariche dello Stato, si è ricordato il centocinquantenario della prima seduta a Palazzo Montecitorio in Roma capitale. In quest’occasione la professoressa Marina Formica, consigliere della Fondazione Camillo Caetani, curatrice del volume Roma capitale. La città laica, la città religiosa (18701915) edito dalla Fondazione, ha tenuto la prolusione di apertura.

Roma Capitale alla Fiera del libro

Roma capitale. La città laica, la città religiosa (1870-1915) presentato alla Fiera del libro Più libri, più liberi.

In collaborazione con la casa editrice Viella, sabato 4 dicembre 2021, presso la Fiera della piccola e media editoria Più libri, più liberi, la Fondazione Camillo Caetani ha presentato il volume Roma capitale. La città laica, la città religiosa (1870-1915), a cura di Marina Formica. Sono intervenuti insieme alla curatrice anche Miguel Gotor e Francesco Rutelli.

2022

Roma Capitale a palazzo Caetani

Il 3 febbraio 2022 la Fondazione Camillo Caetani ha presentato il volume Roma Capitale. La città laica, la città religiosa (1870 –1915) a cura di Marina Formica contenente gli atti dell’omonimo convegno svoltosi dal 21 al 24 settembre 2020. Durante il laboratorio sono stati analizzati i tratti salienti degli avvenimenti storici e politici dell’Unità d’Italia con gli interventi di Catherine Brice, Martin Baumeister e Marco Meriggi.

Tra storia e storie. I Rodinò, una famiglia calabrese dal XVI secolo ai giorni nostri

Giovedì 24 febbraio 2022 la Fondazione Camillo Caetani ha presentato il volume Tra storia e storie. I Rodinò, una famiglia calabrese dal XVI secolo ai giorni nostri di Antonio Rodinò di Miglione, edito da Palombi Edito-

ri. L’incontro ha voluto essere un confronto sulla storia di Famiglie con gli interventi di Daniela Luigia Caglioti, Giuseppe Caridi e Tommaso di Carpegna Falconieri.

‹‹Botteghe Oscure›› e la letteratura statunitense

Il 3 maggio 2022 la Fondazione Camillo Caetani ha presentato il volume ‹‹Botteghe Oscure›› e la letteratura statunitense a cura di Cristina Giorcelli edito da Edizioni di Storia e Letteratura e dedicato al carteggio tra Marguerite Caetani e gli autori statunitensi.

L’incontro, durante il quale sono intervenuti Andrea Mariani, Giuseppe Nori e John Paul Russo in collegamento dagli Stati Uniti, ha avuto modo di ripercorrere le modalità di lavoro della principessa di Bassiano e gli ampi contatti da lei sostenuti con il mondo oltre Oceano.

Prosaici e moderni. Teoria, traduzione e pratica del romanzo nell’Italia del primo Novecento

Nell’aprile 2022 la Fondazione ha presentato il volume Prosaici e moderni. Teoria, traduzione e pratica del romanzo nell’Italia del primo Novecento a cura di Daria Biagi, edito da Quodlibet Studio.

Durante l’incontro Riccardo Capoferro e Marco Viscardi hanno analizzato il nesso tra la circolazione delle traduzioni, teorie e sviluppi del romanzo italiano attraverso il caso degli autori tedeschi che nei primi decenni del Novecento iniziano ad incarnare per i lettori italiani una nuova idea di modernità.

Periodizzare Pasolini

In occasione del centesimo anniversario della nascita di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), la Fondazione Camillo Caetani ha organizzato un laboratorio dal titolo Periodizzare Pasolini articolato in due momenti: il primo è consistito in un seminario svoltosi il giorno 17 maggio 2022, il secondo sarà la pubblicazione di un volume contenente gli interventi dei partecipanti al seminario stesso e altri contributi di dottorati e studiosi interessati che hanno risposto al call for papers.

L’evento è stato organizzato in collaborazione con i corsi di dottorato di ricerca delle università di Roma Sapienza, Tor Vergata, Roma Tre e LUMSA.

Dei poeti italiani di Alessandro Zilioli

Nell’aprile 2022 la Fondazione Camillo Caetani ha organizzato la presentazione del volume Dei poeti italiani di Alessandro Zi-

lioli a cura di Franco Arato, pubblicato da Editrice Antenore.

I relatori Massimiliano Malavasi e Paolo Procaccioli hanno presentato il profilo meno noto del veneziano Alessandro Zilioli (15961645) come letterato e storico della letteratura illustrando il manoscritto Dei poeti italiani contenente le biografie di oltre duecento autori, da Bonagiunta all’ultimo Cinquecento.

Regime delle acque e organizzazione del territorio nell’Italia medievale

Il ciclo di incontri a Palazzo Caetani, svoltosi nella primavera 2022, si è concluso con la presentazione del volume Regime delle acque e organizzazione del territorio nell’Italia medievale Percorsi di ricerca sul Sarno, sui Lagni di Nola e sulla regione di Fondi di Alfredo Franco, edito da Esa Libri.

Il volume è frutto delle ricerche condotte dall’autore Alfredo Franco nel corso del suo dottorato condotto negli anni 2016-2018 presso il Dipartimento di Studi storico-artistici dell’Università Roma Tre per il quale ha usufruito della Borsa di Studio Caetani e per questo la Fondazione è stata lieta di finanziarne la pubblicazione.

Durante il laboratorio si sono alternati gli interventi di Maria Teresa Caciorgna e Gérard Delille, presidente del comitato editoriale del volume.

Cultural Heritage and Local Development

La Fondazione ha partecipato al dibattito Cultural Heritage and Local Development, organizzato dall’università LUISS nell’ambito del corso di studi Political Sciences. Si è trattato di una tavola rotonda, in cui la discussione è stata aperta a tutti i partecipanti. L’iniziativa Luiss per il Patrimonio Culturale è partita dall’idea che il settore del patrimonio culturale abbia un grande potenziale di sviluppo, ma ad oggi ancora frammentato in molti gruppi che dovrebbero cooperare. L’iniziativa riunisce i principali attori del patrimonio culturale e dei settori creativi per creare una rete di parti interessate che possano promuovere e fare proposte per lo sviluppo del patrimonio culturale.

Osservatorio per la storia del risorgimento italiano

La Fondazione Camillo Caetani, il 24 novembre 2022, ha partecipato al primo seminario dell’Osservatorio per la storia del risorgimento italiano, promosso dagli studenti LUMSA del corso di scienze politiche e internazionali, guidati dal prof. Andrea Ciampani. L’incontro dedicato a Biografie e archivi di famiglie, ha visto la presenza della direttrice dell’archivio gentilizio Caetani di Sermoneta, Caterina Fiorani, che ha illustrato le difficoltà insite nello studio di un archivio, in quanto «l’archivio di solito è inteso come un’entità negativa, un ammasso di carte pieno di polvere e disordinato e ciò rende l’archivio il bene culturale più difficile da fruire e studiare, ma, se compreso in tutti i suoi aspetti, è un bene

culturale particolarmente ricco di informazioni e tracce del passato».

Dello stesso parere il presidente della Fondazione, Antonio Rodinò di Miglione che ha voluto suggerire il senso dello studio del passato: «Perché la storia ci aiuta a scegliere. È difficile decidere cosa farò domani se non conosco ciò che è avvenuto ieri».

Niccolò V. Allegorie di un pontefice

La Fondazione ha accolto le due giornate di lavoro del convegno internazionale di studi dedicato a Niccolò V. Allegorie di un pontefice, in collaborazione con la Fondazione Marco Besso e l’associazione Roma nel Rinascimento.

La promozione delle arti negli Stati italiani

Per il ciclo di incontri Dialoghi sul Risorgimento. Arte e politica in Italia tra Sette e Ottocento, mercoledì 14 dicembre 2022, si è tenuto un dibattito a partire dal volume di Sandra Pinto, La promozione delle arti negli Stati italiani dall’età delle riforme all’Unità, a

cura di Giovanna Capitelli, edito da Einaudi nel 2022.

Italia è cultura

Partecipazione alla Conferenza Nazionale

Italia è cultura , promossa dall’AICI, Associazione delle Istituzioni di Cultura Italiane a Napoli 10-11 novembre: VIII conferenza nazionale. La Conferenza ha inteso affrontare i temi del ruolo della cultura e della sua incidenza nella società in un momento attraversato dalle gravi crisi globali della pandemia e della guerra, riservando una particolare attenzione al tema dell’associazionismo culturale come motore di crescita civile e sociale del Mezzogiorno.

La Fondazione ha partecipato illustrando il progetto di informatizzazione e digitalizzazione del patrimonio documentario Caetani.

Istituto Polacco di Roma con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica di Polonia a Roma. 2023

Un’Abatia Spogliata

La Fondazione ha avuto il piacere di presentare il volume «Roma pare una abatia spogliata». Una città e i suoi abitanti al tem-

La Fondazione ha accolto una sessione dei lavori del convegno Il fascino di Roma, dell’Antico e dell’arte italiana nella vita scientifica e collezionistica degli ultimi Conti Lanckoronski . L’ evento è stato orga -

nizzato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e della Scienza della Repubblica di Polonia, la Facoltà di Archeologia dell’Università di Varsavia, co-organizzato da Parco archeologico del Colosseo, Fondazione Camillo Caetani, Culture Roma e

po della peste (1522-1523), di Anna Esposito, edito da Roma nel Rinascimento, con la partecipazione di Irene Fosi e Luciano Palermo che hanno riproposto la situazione sanitaria drammatica che soffrivano la città di Roma e i suoi abitanti.

Conti Lanckoronski

L’Accademia dell’Arcadia e la Fondazione Camillo Caetani

Prosegue la collaborazione scientifica e culturale tra l’Accademia dell’Arcadia e la Fondazione Camillo Caetani. Anche nell’anno 2023 si sono svolti gli incontri dell’Arcadia a Palazzo Caetani, suscitando ogni volta grande interesse di pubblico.

Bonifiche nell’Italia contemporanea

A seguito degli studi di Manuel Vaquero Piñeiro sul fondo dell’ingegnere minerario Gelasio Caetani che dedicò gran parte del suo lavoro e del suo patrimonio alla bonifica delle paludi pontine Caetani, la Fondazione ha voluto accogliere un seminario di studi sulle Bonifiche nell’Italia contemporanea. I relatori hanno messo a confronto la bonifica operata dall’ing. Caetani, le trasformazioni territoriali nella proprietà Di Stefano e le attività di bonifica e sviluppo nel Sud Italia.

Tra modello e caso unico: Gadda e/nella letteratura italiana del Novecento

Il 17 maggio 2023 si è tenuto il III colloquio di italianistica, organizzato dalla Fondazione Camillo Caetani e aperto alle scuole di dottorato di Sapienza, Tor Vergata, RomaTre e LUMSA.

Il titolo dell’incontro del ’23 era Tra modello e caso unico: Gadda e/nella letteratura italiana del Novecento (influenze, ricezione, rapporti culturali), e ha visto interventi di Paola Italia, Cristina Savettieri, Roberta Colombi, Giorgio Patrizi, Fabio Pierangeli e Arnaldo Liberati.

I musicali diletti di mons. Onorato

Nei I musicali diletti di mons. Onorato il M. Andrea Panfili ha presentato e eseguito la musica commissionata dall’ecclesiastico Caetani nella seconda metà del Settecento.

Chiesa (1564 – 1605) , a cura di Mauro Vincenzo Fontana e Patrizia Tosini, in collaborazione con università degli Studi Roma Tre ha voluto prendere in esame la nuova stagione sul piano politico e culturale della Chiesa di Roma con la chiusura del Concilio di Trento, nel 1563. L’incontro ha messo a fuoco nuovi addentellati tra arte, politica, propaganda e devozione, centrando l’obiettivo sulla sfaccettata parte giocata dagli uomini che presiedettero le più alte gerarchie della Chiesa. La Fondazione ha partecipato con un contributo sull’attività dei cinque alti prelati Caetani attivi in quegli anni.

La Biblioteca di Giorgio Bassani

Il 14 dicembre 2023 è stato presentato il Catalogo della biblioteca di Giorgio Bassani,

L’Europa della porpora

Il convegno internazionale L’Europa della porpora. Arte e politica dei Principi della

curato da Angela Siciliano, e pubblicato da Pozzi editore. All’incontro hanno partecipato Enrico Pio Ardolino e Antonio D’Ambrosio.

«Trovare nuove terre o affogare»

«Trovare nuove terre o affogare». Europeismi, letterature straniere e potere nelle riviste italiane tra le due guerre di Daniel Raffini fa luce sull’ingresso delle letterature straniere in Italia durante il fascismo: una mediazione

che è stata svolta principalmente dalle riviste, e poi in seconda battuta dagli editori. Il volume è stato presentato a Palazzo Caetani il 23 gennaio 2023: sono intervenuti Francesca Bernardini e Fabio Pierangeli.

Reminiscenze di tempi lontani

La Fondazione ha curato anche la presentazione del volume Reminiscenze di tempi lontani. (1914 – 1931), di Luigi Napolitano, edito da 40due Edizioni.

Edizioni fuori collana

Funzione Joyce

La Fondazione ha pubblicato nel 2022, in collaborazione con il CEMS (Centre for European Modernism Studies), i volumi La funzione Joyce nel romanzo italiano e La funzione Joyce nel romanzo occidentale, entrambi a cura di Massimiliano Tortora e Annalisa Volpone, per Ledizioni. I volumi sono il frutto di un lavoro collettaneo, che avrebbe dovuto prendere le mosse da un convegno organizzato dalle due istituzioni nella primavera del 2020, e poi annullato per le note ragioni pandemiche. I due libri, che raccolgono interventi di studiose e studiosi italiani e non, si concentrano sulle influenze esercitate

dall’opera joyciana e sulla sua ricezione, che in alcuni momenti ha privilegiato gli aspetti contenutistici, in altri ha preferito rimarcare elementi strutturali e formali.

Roma capitale. La città laica, la città religiosa (1870 – 1915)

La Fondazione nel 2021 ha curato il volume miscellaneo Roma capitale. La città laica, la città religiosa (1870 – 1915), a cura di Marina Formica, edito presso editrice Viella. La pubblicazione raccoglie i contributi emersi durante il convegno internazionale tenutosi in occasione dei 150 anni di Roma capitale.

Finanziamenti e contributi

Borse di Studio

A seguito della chiusura della convenzione già stipulata nel febbraio 2003 tra il presidente della Fondazione Camillo Caetani, avv. Giacomo Antonelli e il direttore del Dipartimento di Studi storico-artistici dell’Università Roma Tre, prof. Vittorio Casale, nell’annualità 2022 ha ultimato le sue ricerche Adele Milozzi su Gli sviluppi artistici e culturali della fotografia a colori tra il 1970 e il 1986.

La Fondazione ha ora pubblicato un bando di concorso per l’assegnazione di tre borse di studio annuali, rinnovabili per un secondo anno, in discipline umanistiche, riservate a giovani studiose e giovani studiosi già in possesso del titolo di dottoressa/dottore.

In particolare sono state istituite una bor-

sa di studio in critica e storia dell’arte, una borsa di studio in critica e storia letteraria e una borsa di studio in ambito storico.

La borsa di studio in critica e storia dell’arte è stata assegnata alla dott.ssa Maria Giulia Cervelli la quale ha presentato un programma di ricerca, dal titolo Gli Altieri nel XVII secolo: una famiglia antica romana ai vertici del potere, che intende indagare il mecenatismo e le imprese artistiche della famiglia Altieri nel corso del XVII secolo.

La borsa di studio in critica e storia letteraria è stata conferita alla dott.ssa Michela Rossi Sebastiano il cui programma di ricerca, Carlo Cassola e il romanzo degli anni Cinquanta: narrazione, editoria e politica, è incentrato sull’opera di Carlo Cassola, e in particolare sui romanzi resistenziali degli

anni Cinquanta: Fausto e Anna del ’52 e La ragazza di Bube del ’60.

Infine, la borsa di studio in campo storico è stata aggiudicata al dott. Claudio Petrillo il quale, con il programma di ricerca intitolato Tra Dio e Cesare. Trasformazioni e resistenze della noblesse pontificia nella Roma napoleonica (1809-1814), si dedicherà allo studio delle varie forme di partecipazione, favorevoli o meno, della società romana al regime politico francese tra il 1809 e il 1814 focalizzandosi sulla componente aristocratica.

Contributi ottenuti e concessi

Con l’aiuto dei contributi annuali erogati dal MIC in favore delle istituzioni culturali, ai sensi dell’articolo 8 della Legge 17 ottobre 1996 n. 534, la Fondazione Camillo Caetani ha finanziato, tra il 2021 e il 2023, i seguenti progetti: l’attività di schedatura informatica del Fondo culturale Marguerite Caetani di 300 unità archivistiche, la schedatura di 3000 fotografie del Fondo Fotografico nonché la schedatura del Fondo Generale o Cronologico dell’Archivio Gentilizio Caetani. Partecipando anche ai bandi istituiti dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali dello stesso Ministero per l’assegnazione di contributi per convegni e pubblicazioni, la Fondazione ha sostenuto la pubblicazione del volume Ungaretti intellettuale a cura di Elisabetta Mondello e Massimiliano Tortora, edito da Edizioni di Storia e Letteratura nel dicembre 2021, la pubblicazione del volume Roffredo Caetani compositore. La vita, le opere, il tempo di Paul Op de Coul, edito da Edizioni di Storia e letteratura nel dicembre 2022, e la pubblicazione del volume Pasolini. Critica e cultura curato da Paolo Falzone e Massimiliano Tortora ed edito da Edizioni di Storia e Letteratura nel dicembre 2023. Con i contributi concessi, invece, dalla Direzione generale Biblioteche e diritto d’autore per il funzionamento e per le attività delle biblioteche non statali aperte al

pubblico, la Fondazione ha sovvenzionato l’attività di catalogazione in OPAC SBN dei seguenti fondi librari: nel 2021 del fondo librario appartenuto alla baronessa Giovannella Caetani Grenier e ricevuto in dono dagli eredi della stessa, nel 2022 del fondo librario musicale del duca musicista Roffredo Caetani e nel 2023 dei 1500 volumi ricevuti in dono dagli utenti a seguito della consultazione e dello studio delle fonti archivistiche e documentarie conservate dalla Fondazione.

Nel 2022 la Fondazione Camillo Caetani ha anche partecipato all’incentivo Transizione digitale organismi culturali e creativi (TOCC) promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e finanziato dal PNRR, con un progetto di digitalizzazione dei documenti archivistici del Fondo Generale dell’Archivio gentilizio Caetani dall’anno 1727 al 1763.

La Fondazione ha inoltre avviato la procedura di iscrizione alla Tabella delle istituzioni culturali ammesse al contributo ordinario annuale dello Stato per il triennio 2024-2026.

Infine, con l’aiuto dei contributi emessi dalla Regione Lazio per gli istituti culturali, la Fondazione ha pubblicato nel 2021 il volume Botteghe Oscure e la letteratura statunitense a cura di Maria Cristina Giorcelli ed edito da Edizioni di Storia e Letteratura; nel 2023 ha eseguito l’attività di riordinamento e di schedatura informatica del Fondo aggregato Vittoria Colonna e ha avviato la schedatura anche del Fondo Caetani Contemporanei.

Quanto ai contributi concessi, ogni anno la Fondazione rinnova la sua iscrizione, partecipazione e sostegno ad associazioni e organizzazioni come l’Associazione Nazionale Archivistica Italiana (ANAI), l’Associazione delle istituzioni di cultura italiane (AICI), l’Associazione Dimore Storie Italiane (ADSI), l’Associazione Amici dei Musei di Roma.

La Fondazione, nel 2021, ha finanziato il volume, curato da Alfredo Franco, già borsista della Fondazione stessa, Regime delle acque e organizzazione del territorio nell’Italia medievale, edito da Esa Libri.

Mostre

«Ciao maschio»

La Fondazione ha concesso in prestito il ritratto del duca Onorato Caetani, opera di Giacomo Balla, in occasione della mostra «Ciao maschio». Volto, potere e identità dell’uomo contemporaneo, presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, dal 21 maggio al 17 ottobre 2021.

Lucrezia Borgia e i Caetani

La Fondazione Camillo Caetani ha voluto contribuire in partenariato con la Fondazione Roffredo Caetani all’approfondimento della storia dei Caetani e del territorio pontino con un convegno sul tema Lucrezia Borgia e i Caetani. Durante la giornata di studi e per le settimane successive è stata concessa in prestito la spada di Cesare Borgia alla Fondazione Roffredo Caetani, prezioso cimelio, esposto all’interno del castello Caetani di Sermoneta.

Il Principe e la sua Chiesa

La Fondazione Camillo Caetani ha concesso il prestito della pergamena n. 2636 del 1530, contenente il testamento di Alberto Pio, in occasione della mostra Il Principe e la sua Chiesa presso i Musei di Palazzo dei Pio in Carpi (Modena) dal 9 aprile al 26 giugno 2022.

Futurism & Europe

La Fondazione ha concesso in prestito due opere di Fortunato Depero, Ballerini (inv. n. 1683) e Dama di corte (inv. n. 1681), per la mostra Futurism & Europe. The aesthetics of

a new world che si è tenuta a Otterlo presso il Kröller Müller Museum in Olanda dal 29 aprile 2023 al 3 settembre 2023.

Pittura preziosa

La Fondazione ha concesso in prestito l’opera Trinità con gli strumenti della passione di Sigismondo Laire, olio su lastra ovale di alabastro fissata su ardesia (n. inv. 1824), per la mostra Pittura preziosa, a cura di Duccio K. Marignoli e Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, che si è tenuta presso la Galleria d’Arte moderna di Palazzo Collicola a Spoleto dal 25 giugno all’8 ottobre 2023.

La bilancia e la spada

La Fondazione Camillo Caetani ha concesso in prestito la spada di Cesare Borgia per la mostra La bilancia e la spada. La giustizia a Castel Sant’Angelo, a cura di Mariastella Margozzi, Vincenzo Lemmo e Michele Occhioni, che si è tenuta a Roma presso il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo e Passetto di Borgo dal 5 giugno al 1 ottobre 2023.

La città del sole. Allegoria, arte e scienza nella Roma di Urbano VIII

La Fondazione ha concesso in prestito il ritratto di Tommaso Campanella, opera di Francesco Cozza, per la mostra La città del sole. Allegoria, arte e scienza nella Roma di

Urbano VIII che si è svolta a Roma, a Palazzo Barberini, da novembre 2023 a febbraio 2024. La mostra ha voluto celebrare i 400 anni dalla pubblicazione del Saggiatore e dall’elezione di Urbano VIII, sotto la cura di Filippo Camerota, con la collaborazione di Massimo Fagiolo.

Tesori etruschi. La collezione Castellani tra storia e moda

La Fondazione ha concesso in prestito l’Album Rosso e l’Album Blu contenenti i disegni di Michelangelo Caetani, tra cui i bozzetti cartacei dei gioielli di foggia etrusca

realizzati dalla famiglia degli orafi Castellani. Il prestito è avvenuto in occasione della mostra Tesori etruschi. La collezione Castellani tra storia e moda, a cura della Fondazione Luigi Rovati, che si è tenuta a Milano presso la sede della predetta Fondazione, dal 25 ottobre 2023 al 3 marzo 2024.

Restauri e acquisizioni

Arazzo

La Fondazione sta curando il restauro di un arazzo del XVII secolo, di Bruxelles, dalle imponenti misure di 350×520. Le diverse e complesse operazioni di restauro e consolidamento sono via via seguite dagli organi di tutela dei beni artistici.

Lo Studiolo

La Fondazione si è occupata del restauro dei dipinti murali della stanza affrescata, detta «lo Studiolo» che aveva subito danneggiamenti. L’intervento di restauro è stato eseguito di concerto con gli organi di tutela dei beni artistici.

Venere e Adone

La Fondazione ha curato il restauro dell’opera Venere e Adone, dipinto a olio di anonimo. Il necessario lavoro di cura dell’opera ha ridato visibilità e lettura a questo pregevole manufatto artistico.

Lettera di Tommaso Minardi

La Fondazione Camillo Caetani ha acquistato sul mercato antiquario la lettera di Tommaso Minardi indirizzata a Michelangelo Caetani, 1835. La lettera risulta particolarmente utile per attestare la vicinanza, l’amicizia e la stima che intercorrevano tra i due personaggi.

Social e sito web

Apertura pagine social

Nell’aprile 2021 la Fondazione Camillo Caetani approda sui social network aprendo la sua pagina Facebook al fine di pubblicizzare maggiormente le proprie iniziative per condividerle con un pubblico sempre più ampio al quale potrebbe forse sfuggire la notizia edita su sito web mentre si mostra sempre più attento alle news a portata di smartphone.

Visto il successo di Facebook, grazie al quale è aumentato il numero di utenti in sala studio, dei partecipanti alle visite guidate, degli spettatori agli eventi, nel settembre dello stesso anno ad esso è stato collegato un profilo Instagram della Fondazione per intrecciare ancora di più un dialogo con i giovanissimi.

Entrambi i profili sono arrivati a contare circa cinquecento followers.

Infine è stato aperto il canale Youtube della Fondazione dove sono consultabili i convegni, i laboratori e i seminari organizzati dalla Fondazione.

L’attività di consultazione e fruizione del sito web, nonché delle pagine dei social network della Fondazione, si conferma nel trend in ascesa, soprattutto nelle pagine di consultazione dell’editoria e degli inventari di archivio.

Il sito web: statistiche visitatori

Le informazioni statistiche 2023 mostrano una media mensile di circa 1.500 visitatori con più di 3.200 pagine lette. Questi numeri doppiano le medie registrate nel 2021 e

2022, consolidando una tendenza di crescita pressoché costante. L’origine geografica mostra un alto tasso di eterogeneità.

L’Europa è ben rappresentata, così come la percentuale americana e quella di Paesi asiatici e sudamericani, si veda il grafico

a fianco. Si è notato che l’origine web del visitatore è sempre più prodotta dai social network della Fondazione (Facebook, Instagram, YouTube), innesco di circuito virtuoso verso la visita a fondazionecamillocaetani.it che era nostra intenzione ottenere.

Dal 2021 ad oggi, le pagine più viste sono: Archivi, Palazzo Caetani, Visite guidate, Caetani di Sermoneta, Scaffali digitali, Piano Nobile ed Editoria multimediale. Si noti il boom della pagina “Bandi attivi” che solo nell’ultimo mese ha restituito 593 visite. Il canale YouTube della Fondazione ha superato le 6 mila visualizzazioni nell’arco di due anni di attività, dato interessante per un portale di approfondimento culturale e ricerca.

La sicurezza del sito web

Gli attacchi hacker sono in aumento. L’alto numero di visite fa crescere in buona sostanza l’esposizione a tentativi illegali di accesso, controllo e successiva richiesta di riscatto (sistema ransonware). Ogni giorno registriamo circa trenta attacchi complessi (serie di operazioni attivate da diversi computer all’unisono, tese a creare fragilità nel sistema di protezione del server) e quasi quaranta at-

tacchi Brute Force (attacco ripetuto migliaia di volte in un decimo di secondo) per un totale mensile di 2.215 tentativi. A questi si aggiungono centinaia di attacchi generici da computer che blocchiamo inibendo loro ulteriori visite tramite indirizzo IP.

L’adozione di un sistema ‘a due passaggi’ di accesso alla regia del sito ha notevolmente aumentato la tenuta contro gli attacchi e, come previsto, ha dirottato (inutilmente) l’attenzione degli hacker sul generatore di codici di accesso temporaneo.

FrancESco canton E

Visite

Nel giugno 2021 la Fondazione inaugura il servizio di visite guidate una volta al mese alla sede e al patrimonio documentario, storico artistico e librario posseduto dalla Fondazione Camillo Caetani.

Dal 2022 aderisce alle iniziative dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, in quanto socia, con un’apertura straordinaria del piano nobile del palazzo Caetani e con

«Carte in Dimora – Archivi e Biblioteche: storie tra passato e futuro» con un’apertura straordinaria e una visita guidata alla sede e all’archivio gentilizio Caetani di Sermoneta.

La Fondazione inaugura anche visite guidate e lezioni didattiche per le scuole di ogni ordine e grado per la formazione sull’utilizzo delle fonti storiche.

Finito di stampare nel giugno 2024 da Digital Team s.r.l.

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