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3.2.2 Riferimenti per le coperture del suolo Pag

tiglio, olmo e frassino.

La fascia boreale si sviluppa prevalentemente nelle Dolomiti interne, e ricomprende tutte le zone altimontane e sub-alpine fino al limite della vegetazione. Prevalgono i boschi di abete rosso, e più in alto larice, pino cembro, rododendri, pino mugo.

La fascia alpina è priva di vegetazione arborea e inizia con le praterie d'alta quota fino alla zona delle rocce nude e delle falde detritiche e dove di conseguenza il litotipo, se calcareo o siliceo, determina i pricipali mosaici vegetazionali presenti.

La fascia nivale è presente solo nelle Dolomiti interne più elevate come la Marmolada, Tofana, Antelao etc. e racchiude le zone coperte da nevi permanenti o stagionali. Qui permangono, con coperture trascurabili, solo crittogame, quali muschi e licheni, e poche vascolari di minime dimensioni, fra le più rare della flora dolomitica.

Le fasce vegetazionali sopra descritte, corredate da soglie di massimo e minimo, costituiscono riferimenti ragionati per la ricostruzione della verticalità della distribuzione delle unità paesaggistiche attraverso strumenti quali cartografie e modelli di rappresentazione tridimensionale del terreno. Dal punto di vista operativo la costruzione delle fasce altitudinali può essere condotta in ambiente GIS con l’ausilio di modelli digitali di elevazione (Digital Elevation Model - DEM) (vedi paragrafo 3.2.3)

3.2.2 Riferimenti per le coperture del suolo

La necessità di rappresentare in termini spazialmente espliciti le Unità di Paesaggio descritte dal Nomination Document determina il considerare una base cartografica, individuata nella carta di copertura/uso del suolo (CLC). Dal punto di vista operativo ciò implica definire un legame tra i due strumenti, condizione realizzabile attraverso lo sviluppo di una nuova classificazione che parte dal confronto delle rispettive classi di elementi costituenti. In tabella 1 si riporta un esempio di come potrebbe essere articolata la scheda di confronto, nella quale si evidenzia la relazione tra gli elementi costituenti le UP indicate nel Nomination Document e la nomenclatura di CLC. In allegato viene riportato un esempio di ricodifica dei codici CLC sulla base dei sette tipi di UP sviluppato per il caso di studio delle Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave.

Va chiarito che è sicuramente possibile costruire sistemi di confronto e ricodifica partendo da disponibilità cartografiche specifiche (di uso/copertura del suolo, o relative alle tipologie di habitat) tuttavia va mantenuta come riferimento costante la confrontabilità dei risultati ottenuti per i diversi siti.

Nomination Document Corine Land Cover (ISPRA 2010)3

3ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale RAPPORTI 130/2010, http://www.isprambiente.gov.it/contentfiles/00008300/8327-rapporto-130-2010.pdf.

Nomination Document Corine Land Cover (ISPRA 2010)3

Foresta: questo include tutti i boschi di conifere (abete rosso, abete bianco, larice, pino alpino) e la macchia subalpina (pino mugo, rododendro, ontano, varie tipi di salici pionieri). Data la varietà di orografia e microclimi sono presenti molteplici situazioni, spesso inaspettate. Boschi misti con prevalenza di abete bianco, grandi boschi di abete rosso, abete o larice e pino cembro delle Alpi, creano in autunno un paesaggio dai magnifici colori. 3.1.x.x.x Zone boscate (e sottoclassi): racchiude tutte le formazioni vegetali dove dominano specie forestali di latifoglie e conifere.

3.2.4 Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione: vegetazione arbustiva o erbacea con alberi sparsi. Formazioni che possono derivare dalla degradazione della foresta o da una rinnovazione della stessa per ricolonizzazione di aree non forestali.

Lande e brughiere: sia nel sottobosco e al di sopra dei limiti della foresta, gli arbusti sono una vegetazione tipica delle Dolomiti. Grandi tappeti di rododendri, ginepri, erica e mirtilli in fiore, offrono spettacoli spettacolari in primavera. Visivamente, la macchia è un tipo di copertura del suolo che evidenzia le ondulazioni delle aree più basse, enfatizzando la loro fluidità. 3.2.2 Brughiere e cespuglieti: formazioni vegetali basse e chiuse, composte principalmente di cespugli, arbusti e piante erbacee (eriche, rovi, ginestre dei vari tipi ecc.). Sono comprese le formazioni a pino mugo. 3.2.3.2. Aree a vegetazione sclerofilla, comprese le garrighe alpine.

Pascoli naturali: le praterie dolomitiche sono molto varie. Quando poste sotto al limite della vegetazione sono originate dalle attività di pascolamento o di sfalcio. Queste sono piuttosto poco presenti e la loro manutenzione serve a trattenere il bosco. Tuttavia la tipologia prevalente è il prato primario posta sopra il limite della vegetazione arborea. La ricca varietà di piante erbacee è tipica dei pascoli dolomitici primari grazie alle particolari caratteristiche fisico-chimiche e del suolo, ed è un indicatore climatico-ambientale. Durante la fioritura estiva, le praterie sono spettacolari e di grande valore paesaggistico. 3.2.1.x Aree a pascolo naturale e praterie d'alta quota (e sottoclassi): aree foraggere a bassa produttività. Sono spesso situate in zone accidentate. Interessano spesso superfici rocciose, roveti e arbusteti. Sulle aree interessate dalla classe non sono di norma presenti limiti di particelle (siepi, muri, recinti). 2.3.1. Prati stabili (foraggere permanenti): superfici a copertura erbacea densa a composizione floristica rappresentata principalmente da graminacee, non soggette a rotazione. 2.4.3 Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali (formazioni vegetali naturali, boschi, lande, cespuglieti, bacini d'acqua, rocce nude, ecc.) importanti: le colture agrarie occupano più del 25 e meno del 75% della superficie totale dell'unità.

Zone umide: le zone umide sono tra gli ambienti più delicati e importanti delle Dolomiti dal punto di vista naturalistico. Anche se non molto estese sono numerose e qualitativamente importanti e per questo motivo sono considerate come habitat prioritari, protetti a livello nazionale e internazionale. Torbiere, terreni alluvionali lasciati dai ghiacciai, sorgenti d'acqua, piscine, prati (molinieti), pozzanghere, alpeggi estivi e piscine di acqua di sorgente sono tutti ambienti considerati come zone umide. 4.1.1.Paludi interne 4.1.2. Torbiere

Ghiaioni: i depositi detritici delle Dolomiti sono imponenti e caratterizzano significativamente la regione. Questi enormi depositi hanno una morfologia particolare e una significativa presenza del pino mugo, le specie più diffuse nella regione, che ha anche l'importante ruolo di consolidamento dei versanti contro frane. 3.3.3 Aree con vegetazione rada: comprende le steppe xerofile, le steppe alofile, le tundre e le aree calanchive in senso lato.

Nuda roccia: le pareti verticali molto alte sembrano essere completamente nude se visto in massa. La totale assenza di vegetazione, è senza dubbio uno degli aspetti più suggestivi delle Dolomiti e dà loro quel "selvaggio e terribile " aspetto che così ha impressionato i primi visitatori. Infatti, la verticalità e la compattezza della roccia previene la crescita di coperture vegetali significative. Tuttavia, le primule di primavera, viole, campanule [...] e sassifraghe appaiono nelle fessure delle pareti rocciose per creare effetti sorprendenti. La fioritura più impressionante è quella dal papavero alpino alle quote più elevate, in zone generalmente coperte dalla neve. Il contrasto straordinario di colore con il candore delle pareti, crea un'immagine di grande forza evocativa. Nella letteratura popolare, il fenomeno del rossore dei picchi al tramonto si spiega così: quando il sole tramonta, le bianche rocce delle cime sono ricoperte da campi di megojes, papaveri, in fiore. 3.3.2 Rocce nude, falesie, rupi, affioramenti.

Nevai: la presenza di un gran numero di piccoli ghiacciai e nevai, anche a quote relativamente basse, è tipico delle Dolomiti. Quasi ogni gruppo montuoso ha il suo piccolo nevaio in luoghi riparato e freddo ed esposto a nord. Alcune specie vegetali rare e sorprendenti sono adattate a questi ambienti estremi. Le aree prossime ai nevai hanno una bassa biodiversità ma organismi piuttosto specializzati. 3.3.5.Ghiacciai e nevi perenni

Acque: rientrano nella classe Zone Umide] 3.3.1 Spiagge, dune e sabbie (più larghe di 100 m): le spiagge, le dune e le distese di sabbia e di ciottoli di ambienti litorali e continentali, compresi i letti sassosi dei corsi d'acqua a regime torrentizio. 5.1.1 Corsi d'acqua, canali e idrovie: corsi di acqua naturali o artificiali che servono per il deflusso delle acque. Larghezza minima

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