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1.2 Singolarità paesaggistiche nell’area Dolomiti Unesco Pag
poiché ciò che può essere di alto pregio per il botanico (per esempio un bosco vetusto) può risultare sotto il profilo estetico-visivo poco o per nulla rilevante.
Perciò, all’interno di un contesto in cui le singolarità del paesaggio (ciascuna adeguatamente individuata e descritta) contribuiscono a qualificare la landscape diversity (cfr. parte specifica del documento), sia rispetto a paesaggi “altri” sia all’interno del medesimo areale Dolomiti Unesco, e sono di per sé elementi distintivi dell’unicità di un bene della stessa natura del nostro, le medesime singolarità possono e devono essere intese operativamente secondo diverse sfumature di accezioni e in chiave transcalare.
Alla luce di queste doverose considerazioni preliminari, il Gruppo tecnico dell’Università di Udine di supporto alla Rete del Paesaggio intende pertanto il termine di singolarità paesaggistica nel senso di eccezionalità che conferisce connotati esclusivi al contesto che li esprime; si tratta di elementi di molteplice natura, puntuali come anche areali, di particolare rappresentatività o di particolare differenziazione rispetto al paesaggio dolomitico tipico (con riferimento specialmente ai criteria vii e viii in Nomination of the Dolomites for inscription on The World Natural Heritage List Unesco, 2008)12 .
1.2 Singolarità paesaggistiche nell’area Dolomiti Unesco Facendo riferimento alla caratterizzazione del paesaggio dolomitico così come risulta dai documenti ufficiali di candidatura del sito seriale, il Gruppo propone tre criteri distintivi di altrettante tipologie di possibili singolarità paesaggistiche, criteri definiti in base a: - le modalità con le quali avviene il riconoscimento della rappresentatività o della differenziazione; - il soggetto che lo effettua (individuo, collettività, associazione, istituzione; soggetti tutti distinguibili inoltre tra insider e outsider e in relazione alla funzione esercitata: amministratore, fruitore, stakeholder, ecc.). Una singolarità paesaggistica può essere quindi identificata secondo i seguenti criteri prioritari: a. ciò che rispecchia in toto il paesaggio dolomitico, ne è particolarmente rappresentativo, con riferimento in particolare al criterio vii; b. ciò che, pur appartenendo al contesto dolomitico, si differenzia totalmente dal paesaggio tipico; c. ciò che viene riconosciuto come eccezionale dalla comunità locale. - Vale la pena sottolineare che il precedente punto c fa riferimento ad un criterio - uno dei punti di forza su cui si basano le proposte di riconoscimento e tutela della Convenzione europea del
Paesaggio - che può associarsi rispettivamente con uno o l’altro dei due che lo precedono o dissociarsi da entrambi. Precisamente, rappresenta una attribuzione di valore e di specialità che non per forza deve trovare riscontro nella “comune e universalmente riconosciuta” assegnazione di unicità conferita ad un elemento del paesaggio dolomitico. L’espressione
“comune e universalmente riconosciuta” fa riferimento infatti ad un processo, in genere non chiaramente identificabile e del quale non sempre risulta agevole risalire al promotore, di associazione degli attributi di caratteristica rarità e particolarità o di eccellente tipicità ad un elemento del patrimonio geologico, geomorfologico e geo-storico dolomitico (cfr. punto 1.1.,
Introduzione).
12 In riferimento ai criteria vii e viii, si rinvia alla sezione “Linee guida per le unità di paesaggio” del presente documento.
- Tale considerazione non è irrilevante e non va trascurata in quanto, nonostante l’Unesco, con l’atto di inclusione delle Dolomiti della lista WHS, abbia de facto riconosciuto il valore universale di questo sito seriale, è necessario operativamente tener conto anche dei valori attribuiti dalle comunità locali ed esterne per riuscire ad identificare puntualmente le singolarità del paesaggio. Si tratta in breve di considerare l’effetto del rischio connesso alla perdita della memoria relativamente ad elementi/contesti/fenomeni singolari: non verrebbe meno il valore specifico del bene sul piano geo-geomorfologico e/o estetico, tuttavia esso potrebbe venire depauperato di un ulteriore elemento di apprezzamento. Ad esempio, il caso di un importante geosito di cui cada nell’oblio la circostanza del suo essere stato teatro/testimone di un particolare evento bellico. - Quanto ai soggetti esterni all’area dolomitica, di cui sono stati rilevanti la funzione storica nel determinarne la fama e i contributi sul piano scientifico, è tuttavia necessario porre attenzione al loro ruolo soprattutto in campo economico, in considerazione del rischio potenziale di deterritorializzazione che ne potrebbe derivare. - Alla luce dei tre criteri di individuazione sopra riportati, discendono gli esempi di categorie di monumenti naturali e di emergenze storico-culturali, con le correlate tipologie di singolarità paesaggistiche, riportati in tabella 1, facendo riferimento agli elementi tipici del paesaggio dolomitico, e alla luce di un approccio necessariamente più olistico alla lettura del paesaggio che è un multiverso proteico.
Categoria
Tipologia
Emergenze di natura idrologica ghiacciai e nevai, laghi alpini, sorgenti, cascate, tratti di corsi d’acqua altro Emergenze di natura geologica e geo-morfologica vette, guglie, monoliti, torrioni e pareti verticali circhi glaciali forre e gole falde e coni detritici, piramidi di terra formazioni e fenomeni geologici di particolare rilevanza fenomeni carsici macroscopici, antri e grotte affioramenti e giacimenti minerali e fossiliferi suoli e soprassuoli altro
Emergenze estetico-visuali (con particolare riguardo alle bellezze naturali) puntuali (figure geometriche e stilizzazioni volumetriche) panoramiche (vedute e scorci paesaggistici) particolari effetti cromatici dei monumenti di natura geologica e geomorfologica e di natura floro-vegetazionale altro
Emergenze di natura floro-vegetazionale e faunistica singole essenze, endemismi aree/versanti che esprimono compiutamente le successioni ecologiche dell’area dolomitica punti ed aree con elevata biodiversità floristica e/o faunistica aree ad elevato grado di wilderness altro
Emergenze storico-culturali
casere e complessi malghivi, monticati o non edilizia rurale, tipologicamente e/o funzionalmente significativa manufatti idraulici monumenti della memoria (trincee, camminamenti ecc.) altre strutture, obsolete e non altro
Tab. 1 – Individuazione delle categorie e tipologie di singolarità paesaggistiche
Gli esempi riportati in tabella non coprono del tutto l’universo delle singolarità riconoscibili: infatti la singolarità può essere configurata anche dalla combinazione di questi stessi elementi (e di altri). Inoltre, è necessario stabilire come comportarsi nei confronti del singolo elemento che costituisce
in se stesso una “singolarità”. In altre parole: la catalogazione andrà diretta a tutti gli elementi appartenenti a una data tipologia (ad esempio tutte le guglie in tutti i nove sistemi), o solo ad alcuni selezionati in quanto ritenuti particolarmente rappresentativi (solamente quelle guglie che meglio identificano l’eccezionalità del paesaggio dolomitico nel quadro della categoria dei monumenti di natura geologica e geo-morfologica)?
I tre criteri sopra presentati sono quindi il riferimento per la catalogazione, ma un riferimento tuttavia non assoluto, in quanto va contemperato in funzione dei singoli contesti e delle scelte operative.
Come può far comprendere il precedente esempio (relativo alle guglie), può esservi diversità di posizioni nel giudizio relativo alla rappresentatività/eccezionalità di ciascun elemento: l’attribuzione del valore “singolare” non è un dato oggettivabile, ma è comunque sottoposto a giudizio, sia che si faccia riferimento ai criteri Unesco, sia – tanto più – se viene chiamato in causa il valore attribuito dalle popolazioni locali.
Tuttavia, prima di avviare l’attività di individuazione e catalogazione, rimane ancora da assumere una decisione non secondaria: privilegiare nell’operazione di registrazione e schedatura il valore attribuito “universalmente”, chiedendosi pure per quali ragioni e in quali circostanze sia stato assegnato, oppure il valore riconosciuto in primis dalla comunità locale di riferimento, oppure contemperare le due procedure, che, in più situazioni, potrebbero comunque convergere nel medesimo risultato.
Tuttavia, dal momento che la fase dell’individuazione/identificazione è separata da quella della catalogazione e la precede, è doveroso chiarire alcuni aspetti. Non è ininfluente per gli esiti dell’intera operazione definire chi materialmente occupa la funzione di regia della più complessa fase di identificazione di quali elementi appartenenti ai siti dolomitici Unesco siano da considerare come singolari, dato il loro spiccato carattere di eccezionalità. Inoltre, appare evidente, ma è meglio sottolinearlo, come il percorso di identificazione, con le sue diverse e articolate fasi e con le scelte che lo hanno contraddistinto, e i risultati ottenuti, non devono affatto essere dispersi, ma invece convergere, dimostrandosi contributo assai significativo, nella successiva fase della catalogazione.
In definitiva, è la procedura di identificazione ad assumere i connotati di una operazione strategica e cruciale, mentre l’attività di catalogazione, per quanto importante e significativa, appare come una logica e conseguente definizione sistematica a completamento del processo identificativo.
In conclusione, valutate le variabili e le opzioni in campo, il Gruppo ritiene che sia opportuno avviare una procedura di catalogazione in ogni caso puntuale delle singolarità paesaggistiche del sito seriale, di questi elementi e tratti peculiari, e anche di fenomeni unici, procedendo alla individuazione di ciascuna singolarità, precisandone la denominazione e l’ubicazione. Suggerisce inoltre che vada tenuto debitamente in conto che:
- trattandosi di un sito seriale, in luogo di una tipologia unica, che potrebbe risultare forse troppo appiattente/uniformante, potrebbe essere utile per conseguire le finalità promosse dall’Unesco individuare e caratterizzare in misura più puntuale i paesaggi dei singoli nove sistemi13, dovendo inoltre, a nostro modo di vedere, non trascurare la circostanza che alla
13 Cfr. la parte del presente documento dedicata al monitoraggio dei caratteri della Landscape diversity.
omogeneità degli esiti visivi possano contribuire anche processi differenti di costruzione del paesaggio;
- alcuni dei nove sistemi sono pure segnati dalla presenza umana, anche se tali segni riguardano quasi unicamente le aree buffer, e non necessariamente sono percepiti localmente come singolarità (ad es., le trincee risalenti alla Prima Guerra mondiale possono essere giudicate singolarità da tutelare e valorizzare oppure artefatti obsoleti e non rilevanti sul piano della definizione del valore di un paesaggio): non di meno va sostenuta e fatta comprendere l’importanza e l’opportunità della loro tutela; - alcune individualità ecosistemiche possono essere contenitori di altre peculiarità sul piano dimensionale più modeste (piccoli laghi glaciali in quota che ospitano presenze/formazioni vegetazionali endemiche e/o relittuali); ne consegue la necessità di un riconoscimento duplice in termini di inventariazione e l’opportunità di una lettura/individuazione tramite un approccio multiscalare e transcalare.
Una volta definite le categorie delle singolarità paesaggistiche e a seguire la loro disaggregazione in tipologie, è opportuno, ai fini di una loro più efficace catalogazione, identificare alcuni fattori più puntuali di individuazione.
Per prima cosa il grado di visibilità, connesso anche al punto di osservazione e dunque al campo visivo che esso apre, che consente ad un bene di essere apprezzato a grandi distanze oppure solo da vicino e/o da particolari angolature e posizioni.
Un secondo fattore riguarda non tanto l’elemento in sé, quanto la sua osservazione/fruizione. Va infatti sottolineato che, se da un lato la singolarità paesaggistica è presente nell’area dolomitica indipendentemente dalla sua fruizione, dall’altro è tuttavia importante non dimenticare che essa è riconosciuta come “singolarità” proprio dai suoi reali o potenziali fruitori. Sono quindi chiamate in causa la tipologia dell’osservatore/fruitore e contestualmente le modalità di osservazione/fruizione. Nello specifico, come si è precedentemente accennato, è differente se a riconoscere la singolarità dell’elemento o del fenomeno geografico è la popolazione locale o il visitatore esterno, una amministrazione pubblica o un portatore d’interesse. Sarebbe tuttavia opportuno scendere ancora più nel dettaglio: ad esempio, il residente a quale classe d’età, a quale genere, a quale raggruppamento professionale o socio-culturale appartiene? Infatti, la lettura, il riconoscimento e l’eventuale apprezzamento delle singolarità può modificarsi in relazione ai suddetti parametri. E, ancora, il fruitore è un turista abituale, un semplice visitatore di passaggio, è italiano o straniero, si muove autonomamente oppure fa parte di un gruppo organizzato e guidato, è informato e documentato, ecc.?
Il processo di fruizione, che è prioritariamente di natura visiva, viene pure condizionato in base al tipo di strumento di osservazione utilizzato per visualizzare e godere della singolarità: il semplice occhio nudo oppure il binocolo o l’ingrandimento di una macchina fotografica. E così pure hanno qualche rilievo le modalità con cui ci si avvicina alla singolarità. Infatti, quest’ultimo aspetto pone in risalto la questione dell’accessibilità, che è rilevante in quanto l’esistenza o la non esistenza (con tutta la gamma intermedia di situazioni possibili) di condizioni di difficoltà o meno al riguardo trova – con chiara evidenza – una diretta correlazione con possibili rischi di degrado/compromissione di una singolarità.
Da ultimo c’è da tenere in considerazione la soggettività, intesa come variabile psicologica individuale imprescindibile che, ad esempio, fa propendere per un atteggiamento di forte e plurivalente coinvolgimento emotivo (senso del sublime), di affezione e apprezzamento oppure di