Gli di Edizioni Savej
Cesare Furbatto, Diario di guerra. 1944-1945: pagine di memorie ritrovate Il testo è stato trascritto fedelmente dal diario originale; eventuali refusi, incongruenze o modi di dire sono frutto dell’autore e mantenuti come tali al fine di garantirne la più aderente trasposizione.
In copertina: Edifici bombardati vicino alla Mole Antonelliana, 8 agosto 1943, foto di D. Scrigna © Sforza M., “La città sotto il fuoco della guerra” , Torino, U. Allemandi & C., 1998.
© Fondazione Enrico Eandi, 2022. www.fondazioneenricoeandi.it
ISBN: 9788899048099
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Sfollatina era il nome che avrebbe voluto suo padre Cesare, fortemente dis suaso dalla moglie Carolina, detta “Lina”. “Meno male” diceva mia mamma sorridendo mentre alzava gli occhi al cielo. Sì mia mamma e Cesare, mio nonno, suo padre. È lui, Cesare, che scrive “Dedico”.
Era il 4 gennaio 1944. Mia mamma compiva un anno mentre la guerra divampava e Cesare in una fredda stanza, illuminata dalla luce fioca di una candela, con i cartoni al posto dei vetri alle finestre, si propone “di racco gliere in questo diario, il titolo degli avvenimenti e dei fatti che ci sono più vicini”.
Il “titolo” scrive. Sì, perché il diario è un’agendina “note” tascabile di pelle blu della Olivetti dell’anno 1943 che Cesare ha riempito, quasi ogni gior no, di “tweet” ante litteram segnando gli accadimenti, personali e generali, di quell’ultimo anno e mezzo di guerra, fino all’8 maggio 1945. Il caso (il caso?) ha voluto che questa agendina mi capitasse tra le mani contestual mente all’aggressione della Russia all’Ucraina nel febbraio del 2022. Il mio stupore nel leggerla e trascriverla è stato immenso. Di giorno lavoravo sul
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Copertina dell’agenda Olivetti © Max Judica Cordiglia.
di Massimiliano Judica Cordiglia
diario e la sera al telegiornale vedevo ciò che avevo letto e trascritto tutto il giorno. Gli appunti di Cesare sembravano le didascalie delle immagini che arrivano oggi dal nuovo fronte. Dagli scritti esce tutta la drammaticità di quegli ultimi mesi di conflitto raccolti in brevissime cronache lucide e puntuali. Evidentemente la stessa drammaticità di ogni guerra. Cesare Furbatto, classe 1896, nasce a Pinerolo il 9 settembre. Terzultimo di otto fratelli a soli quindici anni perde il padre Domenico. Per aiutare la madre Felicita, si iscrive alla scuola serale e di giorno lavora presso la Società Mustad di Pinerolo occupandosi della contabilità. Poi scoppia la Prima guerra mondiale, Cesare parte per il fronte come Alpino e combatte sul Monte Pasubio e sul Piave. Ogni anno il 4 novembre festeggerà la Vittoria e con essa, le sofferenze, i disagi, il gelo, i pidocchi e la fame patita sul Pasubio quando, in una trincea scavata nella neve, combatteva contro i nemici della sua amatissima Italia.
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Prima guerra mondiale, Cesare Furbatto parte per il Monte Pasubio, 1914 © Max Judica Cordiglia.
Finita la guerra inizia una breve collaborazione con il Corriere della Sera di Milano per cui scrive articoli di cronaca locale e viene assunto presso la Cassa di Risparmio di Pinerolo, dove resta fino alla crisi finanziaria del 1929. Gli anni dopo la guerra devono essere stati esaltanti e spensierati e anche Cesare fu preso dalla allegria dovuta alla sua ancora verde età ma soprattutto dall’aver riportato a casa la pelle. Con i nove amici della “cama rilla” corre la cavallina sulle spiagge alla moda e sui campi da sci. Durante gli anni dell’impiego in Banca, Cesare dispone già di un certo benessere che gli consente un discreto tenore di vita; può coltivare la sua passione per la montagna, con frequenti gite a Sestriere, qualche breve viaggio e, d’estate, le vacanze in Liguria.
A soli venticinque anni è già vicedirettore di filiale. Con la crisi del 1929 le banche sono costrette a licenziare o trasferire di sede molti dipendenti e Cesare rifiuta un posto in una filiale di Bari. Decide così di intraprendere la professione di agente immobiliare; lascia Pinerolo e si trasferisce a Torino perché crede nello sviluppo di quel settore, in quell’epoca non ancora diffu so né regolamentato e, confidando nelle possibilità offerte dai grandi centri urbani, amava ripetere: “grandi città, grandi orizzonti!”. In seguito sarà il fondatore dell’Associazione piemontese di categoria denominata Associa
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Laura Furbatto nel 1947 © Max Judica Cordiglia.
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Da Villa Gay Pinerolo 4 gennaio ‘44
Mentre le dolorose vicende di questa conflagrazione si susseguono e si accavallano sempre più dense e minacciose tra sgomento, sacrifici, dolori inenarrabili, per te Laura che inconsciamente ci sorridi mentre ti portiamo nel rifugio, ed in quello continui il tuo piccolo pasto interrotto, mi propongo di raccogliere questo diario, il titolo degli avvenimenti e dei fatti che ci sono più vicini. L’avessi fatto dal giorno della tua nascita od addirittura dal settembre 1939 quante cose avrei potuto dire! Nello scorrerlo, quando sarai grande, ti porterà a memoria le tristi ore che tu pure, piccola sfollatina, hai vissuto con noi, tu sola senza trepidazioni, tu solo unico conforto a mamma, papà, Adriana, Roberto ed alla brava Bruna in questo tremendo periodo. E se Dio me lo concederà vedrò, da questi titoli del diario, ricavar ne lo spunto per più ampia descrizione giacché il lavoro ed i tempi attuali non mi concedono di farla per iscritto.
Tuo padre
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4 gennaio
Ieri nuova incursione su Torino e Villar Perosa. Molte schegge in giardino. Porta Nuova, sconvolta. Da Torino a Sangone con mezzi di fortuna. Da Sangone a Pinerolo su carro scoperto, dell’acido solforico.
5 gennaio
A Pinerolo manca l’acqua. Acquedotto rotto, per incursione. 9 gennaio
Siamo soli in casa. Nessuno osa più uscire la sera. Gravi fatti sono successi in paesi vicini. Hanno bruciato diverse borgate. Molti morti. Fucilazioni. Impiccagioni (Cavour – Boves – Barge – Paesana – San Bartolomeo ecc. ecc.). C’è un manifesto oggi che minaccia di mettere a ferro e fuoco anche la nostra città.
10 gennaio
Oggi è festa in casa nostra! Polenta e salsiccia! 11 gennaio
Industriali, capitalisti, studentesse: tutti sono diventati contadini, macellai, molitori, panettieri...
12 gennaio
Ieri hanno fucilato Ciano, De Bono e tanti altri. 14 gennaio
Mancano i francobolli – il sale – lo zucchero – l’olio – il burro – gli spiccioli ecc. ecc.!
1944 10
15 gennaio
Qualche settimana addietro ho fatto testamento depositando copia ad un notaio. Stasera ho spiegato a mammina i miei libri d’ufficio e le mie contabilità private per il caso che un giorno non potessi tornare...
16 gennaio
Continuano ogni giorno fatti gravi! Assalti alle corriere, assassinii, brigantaggio, rapine a mano armata, saccheggi, incendi di case ecc. ecc.
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Via Roma, incursione del 13 luglio 1943, foto di D. Scrigna © Sforza M., La città sotto il fuoco della guerra, Torino, U. Allemandi & C., 1998.
17 gennaio
A Macello: due operai andati a cambiare riso con farina sono tornati a casa senza roba e senza giacca... un terzo, sordo, per non aver sentito l’alto là con la mano bucata!
18 gennaio
Un etto di sale a testa per 2 mesi. E poi si vedrà!
19 gennaio
Ah le code! Per le tessere, per gli acquisti, per gli uffici, per tutto!
20 gennaio
Strade bloccate. Perquisizioni. Arresti. Sparatoria sotto i miei uffici. Due morti. Cinque minuti tra 100 rivoltelle puntate!
21 gennaio
La borsa nera! Il sale da 1.50 a 100 lire. Tutto il resto in proporzione: scarpe – vestiario – mangiatura – tabacco – benzina – ecc. ecc.
22 gennaio
Assalto al treno Pinerolo-Torre Pellice e svuotamento di un vagone lardo e grano. Diversi morti. Alcuni vengono gettati dal ponte di Bibiana.
23 gennaio
Addio al latte! Era così buono! Almeno una tazzina al mattino...
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25 gennaio
Cos’è lo stato d’assedio? Basta vedere i funerali con 2 sole persone… o bruciare le segherie senza che i pompieri possano accorrere…
26 gennaio
In chiesa: Dio conservateci i tetti, i vetri, il pane e la salute. Nelle orazioni: i bimbi. Dio proteggi i cugini Gino, Guido e Alberto.
27 gennaio
In treno e in città non si vedono più che donne con i calzoni e gli scarponi da sciatori.
Estratto dal diario originale © Max Judica Cordiglia.
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Torino, gennaio 1944. Cesare Furbatto, agente immobiliare padre di tre figli, inizia ad annotare su una piccola agenda “Olivetti” con inchiostro e pennino e grafia minuta ciò che accade in questi ultimi terribili mesi di guerra e ciò che sperimenta in prima persona. È in sostanza un diario di guerra che racconta vicende quotidiane ed eventi drammatici con stile incisivo e sintetico ma sempre chiarissimo. Come spostando una lente di ingrandimento, focalizza le costanti della guerra in atto: violenza continua, paura e terrore, morte, fame e freddo, mancanza di ciò che è essenziale e, nonostante tutto, volontà di resistere cioè di vivere.
Dedica questo diario alla figlia più piccola, nata da poco, che avrebbe voluto chiamare “Sfollatina” proprio perché nella sua innocente incoscienza ha affrontato ogni sorta di pericoli insieme ai famigliari sfollati in provincia come per altro la maggior parte dei torinesi, terrorizzati dai bombardamenti.
Ne deriva un racconto unico e oggettivo che ci induce a riflettere su come la guerra sia il male assoluto e quanto siano costate la pace e la libertà che ci sono state donate.
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