EMOZIONI DI SARTIGLIA Componimenti poetici dedicati alla giostra tradizionale oristanese
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EMOZIONI DI SARTIGLIA Componimenti poetici dedicati alla giostra tradizionale oristanese
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Fondazione Oristano La presente pubblicazione è realizzata nell’ambito dell’attività culturale e scientifica della Fondazione Oristano, portata avanti anche grazie ai contributi concessi da: • MiBACT Direzione Generale Educazione, ricerca e istituti culturali • Regione Autonoma della Sardegna Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport • Comune di Oristano Assessorato alla Cultura
editore
Fondazione Oristano Camelia Edizioni Piazza Eleonora d’Arborea n. 44 · 09170 Oristano Tel. 0783 303159 · www.sartiglia.info impaginazione
Valter Mulas/ADWM illustrazioni
Yanina Antsulevich stampa
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a presente raccolta di poesie nasce da una iniziativa della Fondazione Oristano che ha istituito un concorso a premi dal titolo Emozioni di Sartiglia con l’obiettivo di promuovere, valorizzare e ulteriormente arricchire il patrimonio storico e culturale della giostra equestre che ogni anno si svolge nella nostra città. La Commissione nominata per la selezione delle poesie, una volta verificato che le norme di adesione e partecipazione al concorso fossero state rispettate, ha provveduto all’esame attento dei testi degli artisti ammessi al concorso, valutando i contenuti le parole le espressioni efficaci l’accostamento dei suoni di vocali e consonanti il gioco raffinato delle rime e dei suoni le figure retoriche, l’uso di immagini tratte dal quotidiano capaci di elevarsi a una dimensione universale. Si è proceduto quindi a stilare una classifica scrupolosa dei testi assegnando i primi tre premi alle poesie che sono state ritenute di forte impatto emotivo, originali, rispondenti ai canoni condivisi dalla commissione. Fanno parte di questa stessa pubblicazione le altre poesie selezionate sulla base dei requisiti del concorso che, per contenuti e suggestioni sono state ritenute valide nell’esprimere le emozioni e il fascino che emana dalla nostra Sartiglia. La selezione non è stata semplice: la poesia non usa la lingua di tutti, i poeti non parlano come gli altri ma tentano un’avventura espressiva che dica il meglio e diversamente, inventando immagini e parole devianti dalla norma con uno stile singolare e inconfondibile. La poesia deve far commuovere, deve affascinare, risvegliare il ricordo di esperienze vissute e, nel caso della poesia dedicata alla Sartiglia, creare un effetto emotivo di grande impatto in chi già la conosce e in coloro che vorranno approfondire i significati e la viva impressione di questa nostra grande tradizione.
Maria Grazia Atzeni Santina Raschiotti Maurizio Casu 5
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PRIMO CLASSIFICATO Sono ancora lì
Giuseppina Sanna · Terralba (OR) Il ritmo interiore del poeta crea i propri spazi: all’esterno, nell’asfalto umido di pioggia, i segni della festa sono ancora vicini e il ricordo si carica di una malinconia definita “multicolore”. L’aggettivo richiama lo sfarzo della nostra Sartiglia: le stoffe pregiate dei costumi, i gioielli in oro e argento delle giovani donne impegnate nella vestizione de su Cumponidori, il corteo con i costumi preziosi diretto verso la Cattedrale insieme ai tamburini, ai trombettieri, ai cavalieri sui cavalli bardati con rosette dai mille colori. All’interno della vecchia dimora dal tetto di canne annerite dal tempo, memoria delle case che sorgevano in alcune vie su cui gravitava la giostra, non si è ancora spenta la luce del focolare. Il poeta si limita all’essenziale, punta all’interiorizzazione evocando immagini vissute nella propria esperienza, conduce il componimento sulla contrapposizione tra mondo esterno e mondo interno alla casa con un alternarsi di ombre e luci coinvolgenti: l’asfalto umido della strada e la malinconia indefinibile, la vecchia casa rischiarata dal focolare col tetto annerito dal tempo, e la pagina candida di un quaderno sulla quale una bimba anima un Arlecchino dai mille colori. In lontananza tamburi, trombe, scalpitio di cavalli, in attesa della Primavera con le viole e le pervinche per rivivere la suggestione di quell’antico accordo. Semplicità di linguaggio e quotidianità delle situazioni rendono suggestivi questi versi liberi, di quattro strofe non inquadrate in schemi tradizionali; la poesia è delicata anche sul piano degli aspetti formali dove le onomatopee, le allitterazioni e gli enjambement non appesantiscono il testo ma caricano di significato questo delizioso componimento.
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Sono ancora lì Sono ancora lì, sull’asfalto umido di pioggia i segni della Festa appena passata, a ricordare con malinconia multicolore ciò che è stato. L’incanto è ormai spezzato, ma qualcosa di tanto vive ancora nella vecchia casa rischiarata dalla luce di un focolare che sa di antico e che guarda ad un tetto di canne ormai annerite dal tempo. Corre rapida e sicura la mano di bimba a far rivivere dalla candida pagina di un quaderno il suo Arlecchino dai mille colori, mentre lontano riecheggia ancora il rullo dei tamburi, lo squillo delle trombe e, quando tacciono, lo scalpitare degli ultimi cavalli. È un accordo antico, sul quale cadrà il silenzio fino alle porte della Primavera che verrà e che insieme alle viole, porterà ancora l’incanto della Festa.
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SECONDO CLASSIFICATO Tam Taradam
Simone Musu · Oristano Non si può immaginare la Sartiglia prescindendo dalla presenza dei trombettieri e dei tamburini che, da secoli, accompagnano le fasi salienti della giostra e la cui istituzione è comprovata da un prezioso documento del 1616 dell’Archivio storico del Comune di Oristano nel quale si fa cenno alle spese per i tamburini e i trombettieri in occasione di festeggiamenti organizzati in città. Tra squilli di tromba e rullio di tamburi i loro ritmi diventano incalzanti rendendo i momenti della manifestazione emozionanti e ricchi di attesa, sin dalle prime ore del mattino quando gli stessi accompagnano il banditore ad annunciare l’evento per le vie della città antica. Dietro questa lirica si cela un tamburino che vive con orgoglio e fierezza tanti anni di Sartiglia: Il suono del tamburo e della tromba lo accompagnano in un’esperienza fatta di mistero e follia. Ma questa è vita e calore come quello che emana la famiglia. Difficile trasmettere il senso di un qualcosa che nasce e che hai scelto per vivere le tue emozioni, nascosto dietro una mascherina per accompagnare un cavaliere dal cilindro nero adornato col colore del rosa o del celeste nel suo giorno più bello, con gli occhi emozionati di un bambino e con in mano le bacchette lignee o una fredda tromba. C’è un messaggio di forte identità in questa poesia, di attaccamento a valori portanti della nostra tradizione consolidatisi nel tempo. Sotto il profilo formale la lirica è costituita da versi di varia estensione in assoluta libertà espressiva che trova armonia in un ritmo interiore libero da ogni codifica. In questo caso possiamo dire che la poesia non è la lingua di tutti, questo poeta non parla come gli altri ma crea un’avventura espressiva personale con un suono singolare: TAM TARADAM.
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Tam Taradam Non è semplicemente un suono non è nulla di scontato, ma è l’inizio di tutto Di un viaggio lungo negli anni di un racconto che ha un inizio e non avrà mai una fine Forse è un mistero, una carnevalesca pazzia, o semplicemente parte della vita stessa Non puoi spiegarlo o raccontarlo, ti nasce dentro, cresce e non riesci piu ad uscirne Dicono che la famiglia non la si possa scegliere Io la mia l’ho scelta Ha la faccia nascosta da una piccola mascherina Ha in mano due lignee bacchette o una fredda tromba Ha gli occhi di chi si emoziona, la voglia di un bambino Ha la forza di non smettere mai di andare avanti, ha il coraggio di riprendere da dove ha lasciato anno dopo anno Ha lo spirito di rivalsa e l’onore di accompagnare l’ancestrale cavaliere dal cilindro nero adornato dal rosa e dal celeste Ha la barrosia di non darsi mai per vinto Ha tutto ciò di cui ha bisogno una famiglia la mia famiglia fatta di pelli e ottone TAM TARADAM, Da che mondo è mondo lo fanno tutti Ma non tutti ci riescono come noi
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TERZO CLASSIFICATO La Sartiglia è sinestesia Martina Serra · Oristano
Abile questo poeta nel condurre il lettore su alcune immagini essenziali della Sartiglia creando effetti di richiamo alle diverse sfere sensoriali e potenziandone i significati: ascoltare il sapore della Vernaccia in uno dei momenti più sacrali della vestizione de Su Cumponidori, quando, prima di vestire la maschera, omaggia la terra per il generoso frutto della vendemmia e insieme al suo presidente di gremio invoca il Santo protettore; annusare una policromia, quella dei colori sgargianti dei costumi, i broccati, i nastri, i gioielli sfarzosi, le bardature dei cavalli, le viole e le pervinche de sa Pippia ‘e maju; assaporare i brividi, l’emozione delle discese alla stella e le Pariglie con le spericolate esibizioni dei cavalieri al galoppo sui loro destrieri; osservare lo squillo delle trombe che annunciano con i loro ritmi i momenti salienti della giostra; toccare il vento che scompiglia i costumi durante la corsa sfrenata dei cavalli. È una sorta di ordito questa poesia che combina tutti i sensi con effetti di grande suggestione. E, nella chiusa, ancora i sensi per ribadire gli effetti: la Sartiglia deve essere “avvertita, sentita, vissuta”, sono imprescindibili queste sensazioni per esprimere i momenti salienti di questa meravigliosa avventura.
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La Sartiglia è sinestesia è ascoltare il sapore della vernaccia alla posa della maschera, è annusare la policromia delle rosette che sfilano in Via Duomo, è assaporare i brividi della prima stella colta, è osservare lo squillare delle trombe alla partenza di Sa Remada, è toccare il vento che scompiglia i costumi nelle Pariglie. La Sartiglia è di chi l’avverte, la sente, la vive.
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• MENZIONE D’ONORE Le Amazzoni
Pierpaolo Sanna · Oristano Il poeta ricorre a effetti retorici per sottolineare e dilatare le immagini delle Amazzoni di illustre stirpe ippolita che si impongono nella giostra con il loro coraggio. Poche espressioni ma ricche di una sottile suggestione si dispongono con un ritmo affannoso ad accentuare l’abilità nel cavalcare sollevando schegge sabbiose dagli zoccoli ferrosi dei cavalli e l’eleganza delle vesti dai molteplici colori. Su tutto aleggia il mistero della giostra dove la stella dai riflessi argentei col suo tintinnio scatena un tumulto di emozioni nella folla che attende. È il racconto di un’esperienza unica espressa con suggestioni balenanti.
Le Amazzoni Aristocratiche cavallerizze dall’Anima Divina guerriere coraggiose di stirpe Ippolita. Superbe sopra i loro destrieri emanano misteri d’incanti. Nell’antica giostra medievale impongono la loro forza. Sguardi ammutoliti nel vedere la loro folle corsa dove zoccoli ferrosi innalzano schegge sabbiose che si · intrecciano nelle vesti dai molteplici colori. Aliti di vento sulla stella sospesa nel vuoto creano riflessi argentei . Impugnano con destrezza la spada un solo tintinnio e attimi di eternità svaniscono in un tumulto di emozioni. 13
• MENZIONE D’ONORE All’ombra della Madonnina Carlo Piu · Limbiate (MB)
Suggestivo questo sogno che si avvera a Milano. Il poeta evoca momenti vissuti nell’infanzia, a su Brugu, quando bambino cavalcava i cavallini di canna. Ora aspetta che, al gelo, col cuore che batte da star male, in un clima irreale, si materializzi il suo sogno. In lontananza squilli di trombe e rullo di tamburi annunciano l’arrivo di su Cumponidori, mentre lacrime di gioia bagnano il suo volto. Eccolo! è lui, col suo cavallo bardato, all’ombra della Madonnina. È tutto vero. Ma, dopo l’attesa, la malinconia. La poesia dal punto di vista formale si compone di cinque strofe di versi liberi. Le figure retoriche, i puntini di sospensione creano un clima di attesa, allo stesso modo i frequenti enjambement spezzano i versi quasi a voler significare come non si possono spiegare se non frammenti di sensazioni.
All’ombra della Madonnina Sono là che aspetto nel gelo della neve ghiacciata. Tutto mi sembra irreale... forse sto sognando In questa terra degli Sforza e dei Visconti. Sento squilli di trombe in lontananza e il rullare dei tamburi... Lacrime gioiose ora bagnano il mio volto per la Sartiglia che mi manca. Il cuore batte forte... ho paura di star male. Penso a “su Brugu” dove sono nato Alla mia lontana infanzia... cavalcando cavallini di canna. Uomini e donne infreddolite di Cabras a piedi nudi sfilano nel gelo. Ma ecco lui, all’ombra della Madonnina con il suo cavallo bardato. In un attimo la lunga attesa è finita lasciando spazio alla malinconia. No, non era un sogno era tutto vero. Si, su Componidori era proprio a Milano. 14
• MENZIONE D’ONORE Sartiglia
Palmiro Pilloni · Gonnoscodina (OR) Nel descrivere la Sartiglia il poeta si concentra sull’essenziale. I brevissimi versi sciolti contribuiscono a isolare le parole e le immagini dando loro un forte rilievo emotivo. Gli effetti fonici, l’allitterazione, i suoni onomatopeici, le anafore impreziosiscono il testo ricco di musicalità e le parole trasmettono il vociare, il rumore e il clamore della giornata festosa.
Sartiglia Vociare confuso Squilli di tromba Rullio di tamburi Silenzio Rumore sulla rena Clamore di folla Boato
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• MENZIONE D’ONORE Fiore d’Oristano
Sebastiano Cau (noto Eliano) · Sorgono (NU) Il poeta esprime in versi liberi il suo amore per la Sartiglia, per quanto essa possiede di inconfondibile da aver suscitato in lui stupore sin dalla prima volta in cui, ”in anni belli”, ebbe l’occasione di vederla. La giornata è fredda, ma il gelo del mese di febbraio contrasta con i mille occhi di fiamma smaniosi verso la stella mentre la strada vibra di passione. Tempo dei tamburi e tempo del cuore vanno all’unisono fra fremito, passione e frenesia. La chiusa è un omaggio alla città terra di giudici, prediletta dal cielo e benedetta da sa Pippia ‘e maju. Le rime dei primi versi si perdono in quelli successivi, significative sono le figure retoriche tra cui gli enjambement e le onomatopee che impreziosiscono il testo.
Fiore d’Oristano Ti vidi in anni belli o fiore d’Oristano, mi guidasti con mano nel febbraio di gelo che moriva a gioir di stupore: erano un suono solo i tempi dei tamburi e del mio cuore, lo squillo delle trombe, cavalli e cavalieri, mille occhi di fiamma smaniosa miranti ad una stella, e il fremito convulso, e la strada vibrante di passione; era un’anima, il sogno, la frenesia dei “gremi”, e delle massaieddas innocenti, votate al semidio, a su Componidori glorioso; tutto nasce da te, città di mare, città di terra dei Giudici prodi, prediletta dal cielo, da sa Pippia ‘e maju benedetta. 16
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LE ALTRE POESIE IN CONCORSO
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Sartiglia, Amore per la tradizione Il solenne silenzio dell’incrocio delle spade, Via Duomo pervade. Ma tutto ad un tratto il pubblico esplode, soddisfatto e con trepidante attesa, aspetta la più importante discesa. È su Componidori che da Piazza Manno si prepara a partire, non è più tempo di aspettare. Partenza al galoppo, curvone fatto senza alcun intoppo, mano ferma, braccio teso ed ecco che la stella ha preso. La gente è in festa, la città s’è desta e la stella saltella sulla sua mano destra. Bicchierini al vento, per brindare insieme al bellissimo momento, che resterà nel cuore di ogni oristanese d’onore. Su Componidori, Sa Remada si appresta a fare, e sul dorso del cavallo si dovrà sdraiare. E ora che la Corsa alla stella è finita, Via Mazzini è gremita, di gente, pronta ad esultare, gioire e acclamare, la migliore evoluzione che i cavalieri sapranno fare. È martedì sera, la festa è finita, e un velo di malinconia si posa sul cuore, di ogni oristanese per cui Sartiglia è Amore per la tradizione.
Francesca Brai · Oristano 19
La magia de Sa Sartiglia Famosa e ammirata nel mondo per il suo splendido e ineguagliabile mare, quest’Isola straordinaria offre tanti altri motivi per farsi apprezzare. Tra questi, la domenica ultima di Carnevale ed il martedì grasso, ad Oristano c’è una gran festa: trionfo di colori, allegria e spasso. È “Sa Sartiglia”, al galoppo per la stella, plurisecolare tradizione; tripudio di cavalieri, ritmi, costumi e nobil blasone. Massaia manna e massaieddas, sapienti ed abili mani al lavoro; coi begli abiti ricamati, color bianco, rosso, nero e oro. Sfilano le insegne dei Gremi, falegnami e contadini, tutto il popolo è presente; e, dal Cielo, San Giuseppe e San Giovanni veglian sulla gente. Su Componidori, capo della corsa, con “sa pippia” benedice la folla e dà il via alle discese; tocca poi a “su segundu”, a “su terzu” e ai prescelti cavalieri, tutti spade in avanti protese. Grandi emozioni, urla di gioia, si commuovon cittadini e forestieri; la magia del rito si rinnova, intensa e forte, oggi più di ieri. La stella argentea è laggiù, con abilità ed un poco di fortuna la devi centrare; il pubblico trattiene il fiato, il cuore palpita e la voce è pronta ad esultare. Ecco, fiero ed orgoglioso, arriva di gran corsa un altro pretendente; la lama penetra il bersaglio: esplode l’entusiasmo! Abbracci tra la gente. Sono una, due, dieci e venti le stelle, lusinghiero risultato; buon auspicio per il raccolto ed il lavoro, avremo un anno fortunato. L’ultimo atto è “sa remada”, saluto di chiusura e prova di coraggio; steso sul destriero su Componidori rende omaggio. Diffuse e incontenibili son gioia e commozione, una lacrima cede alla meraviglia; “a nos bidere a chent’annos”, o dolcissima mia amata Sartiglia!
Massimo Cancedda · Roma 20
Il senso in una stella Incalza al ritmo delle trombe e dei tamburi, nel cuore dei gremi e della folla, l’attesa della vestizione. Risuonano di antichi sensi le note delle launeddas; codici e gesti, cuciti tra nastri, dalle devote mani de is massaieddas. Eccolo, dalla maschera trasfigurato, colui o colei per cui battono i cuori: su Componidori! Con sa pipia ‘e maju tra mammole e viole, darà la sua benedizione, fendendo l’inverno per riportare il colore. Poi veloce - senza mai toccar terra! a correr per la vita e la sua danza, racchiusa nel bagliore di una stella, simbolo di rinascita e speranza.
Eleonora Capomastro · Villaputzu (SU) 21
La Sartiglia Un’immagine androgina di terracotta appare in fondo alla strada: “Su Componidori” Una stella a cinque punte aspetta di essere infilzata Dietro la maschera assicurata al volto da fazzoletti di seta, uno sguardo dolente Il rullo dei tamburi si fa sempre più intenso Non c’è più l’uomo con un nome e con un viso ora c’è un semidio senza gioia né dolore né sesso Supino sul cavallo corre verso la magnifica coreografia della folla in giubilo
Giovanna Casapollo · Nurallao (SU) 22
Meraviglia di Sartiglia L’ora di Sartiglia è arrivata, fastosa aurora da bando annunciata. Vezzo della gioia festosa di Carnevale, conserva memoria del fasto medievale. Tamburini e trombettieri di Sartiglia sono la colonna sonora di questa meraviglia. Del Componidori la vestizione, per operare la trasfigurazione. Con indosso le vestigia del passato, Re di Oristano è proclamato. Il segno della croce al suo primo passaggio ricorda che la sacra protezione è suo appannaggio, lo è dall’investitura della Candelora, per dar lustro al Gremio e alla città di Eleonora. Una Remada spettacolare, dà inizio a un rito secolare: l’augurio di una corsa alla stella esaltante nel più profano spirito di tenzone di ogni sartigliante. Sul volgere del tramonto le pariglie, i cavalieri sui cavalli fanno meraviglie. D’improvviso la fine della giostra il Re sancisce ma niente di quello splendore perisce.
Laura Casu · Monte San Pietro (BO) 23
Sa Sartiglia Corre il componitore con timore e coraggio nella via a cavallo dopo la vestizione. Per la maschera che porta maschi e femmine sono uguali. Corre incontro al destino c’è una stella che l’aspetta se indovina la stoccata la tradizione è rispettata. È sarà buona la stagione con il popolo contento poi gran divertimento con pariglie e acrobazie di cavalli e cavalieri finché s’affaccia il buio. nel finale la “Remada” mette fine alla Sartiglia E al carnevale.
Angelo Contini · Arzachena (SS) 24
Il viaggio in un battito Il paese si addobba a festa. È tracciato il destino del cavaliere un viaggio lungo tre giorni, ma che tempo non ha nel cuore di chi ama. Sopra un tappeto dorato, il cavallo. Pare che danzi il nobile animale guidato, si plasma con il cavaliere armato da una brillante spada. Batte il cuore, applaudono le mani scalpitano gli zoccoli, rullano i tamburi, la meta è ormai vicina: la stella. Sfarzosa attende l’andante semi Dio. È terminato il viaggio, permane l’emozione.
Alessia Daga · Oristano 25
Giostra di antica gente Antica giostra equestre, memoria di antica gente Corsa ardita a una stella ambita Cavalli e cavalieri, tamburini e trombettieri Costumi antichi, volti definiti L’ardire e il coraggio di pariglie l’omaggio Benedizione di mammole e viole, ‘sa remada’ così vuole Nell’antica giostra equestre, memoria di antica gente.
Daniela Dessì · Macomer (NU) 26
Il sacro e il profano La città avrà presto un nuovo re, oggi a guidarla sarà su Componidori. Lo annuncia il fiero banditore, percorrendo a cavallo le vie dell’antica capital d’Arborea. Le massaieddas, vestite a festa, sono lì ad attender il sovrano su una mesita tutt’altro che mesta, pronte a celar l’identità dell’uomo con una maschera che farà del cavalier un semidio. Il capocorsa sale sul destriero, scortato ai lati da due fidati scudieri. Ecco ad attenderlo oltre cento cadderis, i più abbigliati alla sarda, altri alla spagnola per omaggiar i castigliani alfieri. Subito la corsa alla stella con la spada e lo stocco, poi il rito profano lascia spazio alla sacra remada. Non è ancora finita, prima che il sole tramonti saran le pariglie a provar la balentìa dei giostranti. Ora su Componidori ha il volto scoperto, la Sartiglia è soltanto un dolce ricordo. Siamo noi a calpestare la sabbia sulla via Duomo, quando ancor in lontananza sentiam l’eco di trombe e tamburi.
Marco Guerra · Oristano 27
Ipocrita Affascinante, di color terra o cera, Gremio decide; sei solo un’ipocrita misteriosa maschera tu sei che emozioni sue non fai trasparire. Nascondi il suo volto tutto, tranne gli occhi, quegli l’unica cosa-son che non copri. Senti come suonano trombe e tamburi, guarda con quale velocità ed eleganza, ascolta il pubblico acclamare. E soltanto quando la conclusione è prossima levata dal volto uomo lo fai tornare.
Andrea Laconi · Oristano 28
E di nuovo Sartiglia Odo in lontananza squilli di tromba, il rullio avvolgente dei tamburi, incalzano l’incedere dei cavalli, figure e ombre sfuocate tornano alla mente, affioranti come antichi ricordi. Ed ecco, sorge solenne con il suo seguito il Re! “Su Componidori” con tuba nera e il vestale pizzo, rompe l’attesa, inizia la giostra, fra suoni, colori e sapori carnevaleschi. La folla esulta di grida festose, porge gli onori. L’incrocio si ripete sotto il verde nastro, la stella sospesa ad illuminare l’antico rituale. Visione suggestiva quasi divina, tra due ali di folla, a passo di danza, il possente adorno destriero, scandisce nel suo andare, il suono dei tamburi, velando l’emozione e i palpiti dei cuori. Fiero, sicuro, lancia la sfida. Veloce, la spada, trafigge lo strale e l’immortale rito, diventa Sartiglia.
Gianfranco Marteddu · Oristano 29
Su Compoi Squillo di trombe, rullar di tamburi. L’ aura s’avanza, veloce, sicura. Nero il cilindro, i pizzi puri. Tra ali di folla, speranze, paura. Brilla la stella, fra mille scongiuri. Schizza la sabbia, a tal andatura. Braccio e spada son tesi, maturi. Baio, cavalier : una sola figura. Galoppo sfrenato, come da casta. La divin creatura sempre più lesta. Non più popol, ma dei, a mirar l’asta. Che centra la stella, l’elsa l’arresta. Colto il trofeo, il trionfo sovrasta. A gloria perenne, restin le gesta.
Nino Mason · Baratili San Pietro (OR) 30
Sa pippia de Maju Sul nero manto lucido dell’arabo nostrano avanza seducente l’androgino divino maschera senza volto dipinta dal mistero fra tinti finimenti cavalca il suo destriero il muto onnipotente a stento il morso frena e benedice lento la calca che l’acclama finché l’impeto scalza il regal portamento scioglie la briglia e danza col fedele corsiero e il cuore della stella la sua lama carezza abbondante raccolto semidio di purezza
Franco Masu · Alghero 31
Incontro Tacciono le trombe, e nel canto del silenzio, solo un respiro, un sogno che s’avvera, una fiaba segreta, un incontro: “l’uomo divinità ed il suo destriero” Sul sentiero argentato, con orme d’arditezza, attendono le stelle, e, a passo lento, mani che s’incrociano, profulvio di pensieri, un incontro di sguardi. Il rullo rei tamburi, Pegaso che vola, attorno alla spada, s’attorciglia la stella; cristalli di speranza, inondano la terra, bionde spighe riempiranno l’aia. Con dolci essenze la sera, carezza del divino, stella polare nel buio della notte.
Andrea Meleddu · Sorgono (NU) 32
Di purezza e di fuoco Paziente e immobile musica Rubata dal cuore a zoccoli potenti Che giungono frastornanti come tuoni Ma con la grazia delle onde Che si susseguono nel mare. Trionfo di Orgoglio, Vanità e Invidia Che fa palpitare l’aria E la tinge di purezza e di fuoco. Candore di zoccoli color avorio Che uniscono l’uomo alla terra E rosso e penetrante ardore di istinti Che elevano l’uomo a un livello superiore. Eccitante magia di zoccoli Che mutano “il vorrei” in “posso.” Trasformazione di volti che, in attesa, Scompaiono dietro a una maschera Che con sprone sicuro modula il respiro E con mano fiera infila la Sua stella. Incantesimo di un attimo Che la Sorte tramuta in una vita.
Albina Mereu · Seneghe 33
Di stelle attraversate Uno sbuffo esce e sale dalle calde e larghe narici, umori che raggiungono il mare calmo dello sguardo di donne che tessono, ricamano e sospirano. Son belle, con in mano e il filo intorno a un trono, che presto si vuoterà della sua sovranità. Adesso il re è composto. Una vaga maschera, un velo bianco e in mano fiori viola, in sella al più bel cavallo con scie di cavalieri in coda, si perde nel presente, benedicendo l’aria con dentro la gente, li abbraccerà col cuore e con un mantra sacro. Intorno son nitriti, suoni di zoccoli, colori, nastri, stelle sfiorate appese a un filo che la ragione vuole attraversare, un applauso esplode sempre la vittoria e coriandoli scendono dal cielo trionfatori. Re carnevale, arrivato a cavallo al suon di melodie di tamburi rullanti, calpesta le strade di sabbia che dietro ha lasciato il suo mare, volano gli scialli e si aprono a ventaglio le pieghe delle lunghe gonne, sono ricchi broccati, preziosi più dell’oro, nascondono segreti di antiche tradizioni. E sono contadini che sfidano falegnami in sequele alternanti di stanche e antiche arti di cui si nutrono tutto l’anno. Arriva la sera e il tramonto abbraccia il trotto di acrobati in sella, rabbrividisce il gioco e il cuore delle stelle. Non finisce la magia ma ne arricchisce il sogni della dolce fantasia, che abbellirà domani le danze e le poesie.
Rachela Silvana Mirai · Cabras (OR) 34
Tra sacro e profano A passo vanno fieri, i bardati destrieri, al seguito del rullare dei tamburi, e ai battiti del cuore, dei loro impavidi cavalieri. Si accingono a festeggiare, la corsa alla stella. La fine del carnevale, e la celebrazione della primavera che sta per sbocciare. Intrecciano laboriose, pizzi e ricami le mani delle spose. Sa massaja manna, e sas massajeddas. Vestono, scandendo il tempo, il capo corsa prescelto. Un semidio senza scettro , e senza corona con in mano un dono perfetto, per la benedizione un mazzo di violette, sa pipia de maju da stringere al petto. Un raggio di sole indugia, carpisce sul volto androgino de su Cumponidori, nell’intrecciare delle spade, un brivido di fierezza, nell’iride traspare. L’ala protettrice del Duomo, in sa seu de Santa Maria, abbraccia l’unanime boato della folla. Esulta! A ogni stella imbroccata cun su stoccu, e sa spada. Galoppa, signore della corsa, vola oltre la gravità della terra cun sa remada. Fioccano nell’aria, coriandoli colorati come petali dorati, bagnati dalla rugiada. Sogni, desideri, speranze nuove, pari a quelle di ieri. In seno ai gremi delle belle arti, e ai vecchi mestieri . Sotto il portico di via Mazzini, galoppano, sul dorso dei destrieri, in eccezionali acrobazie gli impavidi cavalieri. Offrono in dono alla sorte, per una manciata di sogni, un cilindro di stelle.
Maria Giovanna Mura · Mogoro 35
Giostra medievale Pianura fiorente del Campidano tra boschi, lagune, monti e maestrale da secoli sta la bella Oristano dacché per Orzocco fu capitale. E voi viandanti, varcate le porte cosa trovaste lì a Carnevale? Un popolo in festa ch’affida alla sorte il destin della giostra medievale. Clangor di trombe, rullo di tamburi, avanza il cavalier senza timore guida il destrier con gesti sicuri. La spada tesa, la stella oscilla, che sia falegname o muratore esplode la folla in plausi e strilla.
Francesca Musinu · Terralba 36
La Stella e la Spada Dal Gremio lenta avanza processione, in cima tamburini e trombettieri che è tempo d’affrontar Sa Vestitzioni, in scuderia lasciati amici e cavalieri. Sulle corbule i vestiti Is Massaieddas, seguite poi da Sa Massaia Manna avanzan lente al suon de is launeddas, mentre su pass’e strada borgo ammanta. Seguon quelli che Gremio ha designato, spade e stocchi a custodir come tesori, infin chi a Candelora da cero fu segnato, a prender stella, Su Componidori. Sa mesitta a dividerlo dal suolo, che più mai l’umano piede tocchi terra finchè non è levato dal suo ruolo, finchè maschera suo vero volto serra. Nel bianco o nel marrone è il volto inciso, del Battista o San Giuseppe a devozione, uso a trasfigurar celato umano viso e a cancellarne il tratto e ogn’emozione. Ora è il tempo dell’onor, di calcar sella, Sa Balentia mostrar coll’arma a punta a suo gremio conquistar forata stella, galoppando dal sagrato dell’Assunta. Con Sa stedda sulla guardia della spada, può di stocco quella d’oro conquistare, Infin steso sul destrier per Sa Remada, Pipia de maju a benedir fa roteare. È il momento di far correr le pariglie, da Su Brocci in fronte poi a San Sebastiano Con acrobazie che san di meraviglie e fan sobbalzar di colpo ogni cristiano. Da cinque secoli s’arma Sa Sartiglia , che d’Aristanis ‘l cor spalanca e afferra, ed anche allo stranier l’anima imbriglia e sì come a stella dritto colpo sferra.
Giuseppe Nisi · Siena 37
Sa Sartiglia L’altissimo squillare della tromba E il battIto assordante dei tamburi S’intrecciano nell’aria che rimbomba, Rendendo i sartiglianti più sicuri. Con le spade e gli stocchi i cavalieri, Lanciati nella corsa più sfrenata, Infilzano le stelle tutti fieri Passando tra la folla elettrizzata. Poi su Componidori in sa remada, riverso sulla groppa del destriero, Discende a perdifiato per la strada. Infine le pariglie ardimentose Trasfondono l’ardore battagliero, Correndo in folli pose fantasiose.
Giorgio Luciano Pani · Oristano 38
Fino alla fine del cuore Veleno, a cogliere bersagli in eliche immobili e abbaglianti, tra le luci angoscianti, del sole e dei riflessi, diritti e rovesci, inumani e umani fuochi che vi giudicano, cavalieri o rincalzo, e devi scegliere in brevi giochi tra i budelli e la sabbia sulle labbra e negli occhi, se cadrai, o deciderai con l’infido ultimo fiato, di alzare lo sguardo, e in cuor giurando, in faccia al mondo, tra boccheggianti visi mentre chiudi i cigli, tra le dure prigioni delle sfide perse, che tornano in mente, definire l’unica direzione che gira degnamente e raggiunge e non sbaglia in fondo alle stelle.
Andrea Piroddi · Quartu Sant’Elena (CA) 39
La Sartiglia nel cuore Si tramanda negli anni tra applausi e affanni e accoglie fiumi di gente da ogni parte proveniente. Si attende l’arrivo de su Componidori tra cavalli, tamburi, e suonatori; e inizia la Corsa alla Stella con Eleonora: la ragazza più bella. Arriva il Sartigliante, mirando la stella sfavillante, e su col braccio trionfante, rallenta sul cavallo galoppante. Sarà pure carnevale, ma la Sartiglia è qualcosa di speciale; la porti nel cuore e nella mente, e non la scordi facilmente. La senti dentro come un battito nel cuore, la Sartiglia non è solo amore: è poesia, è allegria, è ardore, è festeggiare con stupore.
Mariangela Puddu · Cabras (OR) 40
Duri come roccia Scalpita, strepita, rulla. Non è il clamore della folla, assiepata lungo la tua corsa, non la vedi, attraverso le feritoie. La senti, come senti i battiti del tuo cuore, gli zoccoli del cavallo, la corsa, il vento che ti libera… E sai di aver vinto quando il clamore si fa più forte, e sai di aver vinto, dietro la maschera non mostri sentimenti, perché i sardi sono forti come le onde, duri come la roccia, col cuore morbido come la terra e fragile come la sabbia.
Maria Irene Salidu · Dolianova (SU) 41
Sogni d’argento Le trombe ed il silenzio, uniscon terra e cielo, l’uomo a cavallo è lui ora il divino; la maschera, l’onore, i sogni e l’anelito di un anello d’argento, il suo destino. Come angelo in primavera, in questo mondo arcano, scende veloce, vola nella via. E con mani di fata, carezza tra le stelle la più alta. E’ festa, è solo incanto, coraggio e colori, il gremio per il fratello è la dimora; segni di buon augurio per i tempi che verranno, nella pariglia l’ abbraccio è d’amicizia. “Sa Pippia ‘e maggiu”, della natura omaggio, con violette di gioia e di bontà, nell’ultima discesa, in quella strada, la gente benedice “in sa remada”.
Antonio Sannia · Bortigali (NU) 42
L’antica giostra Scintilla tra la sabbia dorata la stella, odor di sterco. Tra il rimbombar dei tamburi nel petto e la risposta all’eco delle trombe, nella città fiumi di vernaccia pervadono le vie, quasi tutto è concesso in baccanale. In via Duomo, sfilano costumi orgogliosi di stoffe preziose, annunciati dalla voce che identifica Oristano. Celato da maschera, androgino cavaliere galoppa disegnando con viole di marzo benedizioni arcaiche per raccolti abbondanti. Invoca acqua, in terra spesso sterile, sceglie i suoi compagni per la grande discesa. Oggi non è uomo, oggi non è donna: è dio e terra.
Claudia Sedda · Oristano 43
Componidori Sei seduto sulla sella cavaliere misterioso pungitore della stella appesa; che tu sia uomo o ragazza, vai senza riposare, sperando di ritornare vincitore. Tu che sai quanto vali, ti dimentichi i mali, e galoppi verso l’astro lucente. Oggi sei il più bravo, con la punta della spada l’hai infilzato. Le urla del tuo gremio, il rullo dei tamburi, le trombe che squillano assordanti. Ti hanno appuntato il premio, ti hanno riempito di auguri, per le altre pariglie che verranno. E tu tocchi il cielo senza essere un angelo, ti ricorderai per sempre queste ore, la dolce meraviglia, di questo incanto chiamato Sartiglia.
Francesco Sotgiu · Oristano 44
Sartiglia Già la maschera smette Il cavaliere. Giorno di gloria, fulmineo, dilegua come il cavallo nero che cerca la sorte della stella. Tempo sacrale, magico, sogno di certezza, antica vita che si perpetua. Uomini fatti di sangue, orgogliosi, per un istante hanno tentato il cielo. Ridiscende alla terra il cavaliere, il domani sia propizio.
Antonio Maria Speranza · Capranica (VT) 45
La mia prima Sartiglia Ritma il tamburo, squilla la tromba . Il cavallo galoppa alza la sabbia . La gente è in attesa, poi libera un urlo: è subito stella!
Marco Tondi · Modena 46
Sa pippia de Maju torna l’acre odore dei cavalli roani immobili tra i bianchi fiori di mirto in questa notte che sa di primavera nel leggero silenzio dello spirito criniere tuffate nella macchia sulla salsa spiaggia bruciata nel vento che soffia dal mare e toglie agli esseri la tregua molle s’abbandona il pensiero tra le strade vestite di festa vibra l’aria di suoni conosciuti odori intensi s’alzano antichi volti di gente nell’arena gremita la folle corsa impaziente aspetta volano nel cielo uomini e destrieri di rose e viole mammole adornati cercano tra le stelle quella d’oro che plachi dell’anima il dolore che scacci il male e porti pace e offra amore ad ogni cuore
Marianna Uggias · Treviso 47
Sa stella istimada Brilla nel cielo la stella agognata desiosa di esser ghermita dal fulmineo cortese mentre nell’aria echeggia ancestrale frastuono di trombe e tamburi ossequiosi. Ora, come sposo desioso di offrire all’amata, audaci pervinche e aulenti violette si adorna l’alfiere più insigne per infondere ad astanti devoti benigna “sortija”. Gioioso, si inebria di zoccoli ardenti di terra battuta schiudendo alle danze in una giostra mondana, amazzoni altere e cavalieri frementi. E l’anima loro, mistero non fa dalla maschera gelida, di auree vittorie mentre jughissa come quercia sul monte, accarezza con sguardo materno il figliuolo più amato.
Marta Zirulia · Quartu Sant’Elena (CA) 48
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EMOZIONI DI SARTIGLIA Componimenti poetici dedicati alla giostra tradizionale oristanese
2020
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