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La prevenzione secondaria: screening e diagnosi precoce
Libertà di sapere. Libertà di scegliere
Quello al colon-retto è un tumore che si sviluppa e cresce, nella maggior parte dei casi, senza sintomi di particolare evidenza. Per questo è particolarmente importante eseguire gli esami di diagnosi precoce che consentono di segnalare la presenza di polipi o individuare la malattia a uno stadio iniziale. La diagnosi precoce, per le persone che non hanno specifici fattori di rischio, è rappresentata dallo screening per il cancro colo-rettale. Si tratta di un programma d’intervento di salute pubblica sulla popolazione a rischio medio per età, che ha lo scopo di ridurre la mortalità per tumore al colon-retto attraverso la diagnosi precoce e l’eventuale rimozione o riduzione di polipi.
I due test utilizzati per la diagnosi precoce sono la ricerca di sangue occulto nelle feci (RSFO) e la rettosigmoidoscopia, che si sono dimostrati in grado di ridurre la mortalità di circa il 10-20% il primo e del 20-30% il secondo. Gran parte del territorio italiano è coperto da programmi di screening, soprattutto la ricerca del sangue occulto: il primo invito a parteciparvi è inviato nell’anno di compimento dei 50 anni e poi ogni 2 anni fino all’età di 69. I dati dell’Osservatorio Nazionale Screening Lo screening colorettale prevede in quasi tutta Italia la ricerca del sangue occulto nelle feci, mentre il Piemonte vede la proposta della rettosigmoidoscopia una volta nella vita a 58 anni di età e la ricerca del sangue occulto per coloro che non accettano la rettosigmoidoscopia. Nel 2015 sono stati invitati a eseguire il test di screening più di 5 milioni di cittadini (5.394.492) di età compresa tra i 50 e i 70 anni. Di questi circa 50.000 sono stati invitati a eseguire la rettosigmoidoscopia.
Quanto è esteso lo screening? Al Nord sostanzialmente la copertura è completa (oltre il 90%); al Centro è sopra l'80%; al Sud si arriva soltanto a poco più del 40% (anche se con una costante tendenza all’aumento).