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Il tumore al colon-retto

Le collane

Come si sviluppa questo tumore

La moltiplicazione e la morte di tutte le cellule del nostro corpo sono processi finemente regolati. Alcune volte le cellule iniziano a crescere senza controllo, causando uno sviluppo anomalo del tessuto in cui si trovano: così nascono i tumori, che possono essere benigni, se non invadono i tessuti o gli organi vicini, o maligni.

Nel caso della formazione di un tumore al colon-retto il primo passo è la comparsa di un polipo (o adenoma), escrescenza che si forma sulla parete interna di questo tratto dell’intestino.

I polipi sono comuni nelle persone sopra i 50 anni di età; la maggior parte sono benigni, ma alcuni possono trasformarsi in cancro. Cos'è un polipo intestinale I polipi intestinali sono piccole escrescenze dovute a un’eccessiva proliferazione di cellule da parte della mucosa intestinale. È proprio la trasformazione neoplastica di polipi a causare la maggior parte dei tumori intestinali. Non tutti i polipi però sono destinati a trasformarsi in tumori maligni: Età e rischio di tumore al colon-retto È poco diffuso sotto i 40 anni, ma aumenta gradatamente con l’età, diventando sempre più frequente dai 60 anni in poi, fino a raggiungere il picco verso gli 80 anni, indipendentemente dal sesso. Tuttavia negli ultimi anni, grazie alle campagne di prevenzione, alla diffusione degli screening e alle tecniche sempre più evolute di cura, la mortalità

è progressivamente diminuita. la probabilità che accada dipende dalle caratteristiche di ciascun polipo, come il tipo di tessuto che lo costituisce. Un altro criterio per definire il rischio associato a ciascun polipo è la dimensione: più è grande, maggiore è la probabilità che evolva in neoplasia.

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Fattori di rischio più comuni

Familiarità I parenti stretti (genitori, fratelli, sorelle o figli) di una persona affetta da tumore al colon-retto hanno maggiore probabilità di sviluppare la malattia, soprattutto se il parente ha contratto il tumore in giovane età. Inoltre, se più di un parente stretto ha avuto una storia di tumore, il rischio aumenta. Per questo è fondamentale che i familiari si sottopongano, in anticipo rispetto al resto della popolazione, a regolari screening per la diagnosi precoce, seguendo le indicazioni del medico di fiducia. Alterazioni genetiche Esistono due rare condizioni ereditarie che possono causare il tumore del colon: • poliposi adenomatosa familiare (FAP); • cancro ereditario del colon-retto non poliposico (HNPCC), anche conosciuto come “Sindrome di

Lynch”.

La FAP colpisce 1 persona su 10.000. Questa condizione, spesso associata a mutazioni del gene APC, favorisce la crescita di polipi non cancerosi nell'intestino. Anche se i polipi non sono cancerosi, il rischio che almeno uno

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di essi nel tempo diventi tale è molto alto. Quasi tutte le persone affette da FAP svilupperanno un tumore del colon entro i 50 anni di età.

L’HNPCC è una forma di tumore intestinale collegato a mutazioni in specifici geni, ad esempio MSH2 (mutato nel 60% dei casi) e MLH1 (mutato nel 30% dei casi). Circa il 2-5% di tutti i tumori intestinali sono causati da HNPCC. Circa il 90% degli uomini e il 70% delle donne affetti da questa mutazione sono destinati a sviluppare un tumore intestinale entro i 70 anni di età. I familiari delle persone affette da HNPCC o FAP sono invitati a effettuare test genetici per verificare le mutazioni specifiche: in caso siano presenti, possono essere sottoposti a terapie per ridurre il rischio o migliorare la prognosi della malattia.

Malattie infiammatorie croniche intestinali La rettocolite ulcerosa e la malattia di Crohn sono condizioni infiammatorie croniche intestinali caratterizzate da un’alternanza di differenti fasi: remissione (malattia non attiva) e recidiva (malattia attiva). Queste patologie intestinali necessitano in modo continuativo di terapia medica e, nei casi più severi, di terapia chirurgica. In Italia si stima che le persone che ne sono affette oggi siano tra 200 e 250mila: per loro c’è un rischio maggiore di sviluppare il tumore al colon-retto. Obesità e stile alimentare scorretto L’esistenza di un nesso causale tra obesità e cancro è supportata da numerosi studi internazionali. Il sovrappeso, in particolare l'adiposità addominale (o viscerale), può favorire concretamente lo sviluppo del tumore al colon. Il tessuto adiposo viscerale produce, infatti, molecole proinfiammatorie, che potrebbero essere coinvolte nella formazione dei tumori. In più, il peso in eccesso è strettamente connesso a un’alimentazione poco equilibrata e ricca di zuccheri e grassi, e solitamente a insufficiente attività fisica: scelte di vita che concorrono alla formazione di neoplasie.

Fumo Il fumo aumenta del 18% il rischio di sviluppare un tumore al colon e al retto e del 25% il rischio di decesso a causa di questo tumore: è quanto è emerso già nel 2008 da una metanalisi pubblicata sulla prestigiosa rivista medica JAMA. I ricercatori avevano preso in esame 106 studi osservazionali, rilevando l’esistenza di una significativa correlazione tra casi di tumore intestinale e dose di tabacco, con un aumento dei casi in proporzione alle quantità di sigarette consumate ogni anno (numero di pacchetti di sigarette fumate al giorno moltiplicato per gli anni in cui si ha fumato) e numero di sigarette fumate ogni giorno. Il rapporto è risultato statisticamente rilevante solo dopo 30 anni di fumo.

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Perchè il peso in eccesso aumenta il rischio di sviluppare un tumore?

I meccanismi alla base non sono ancora del tutto conosciuti. Vero è che il tessuto adiposo addominale, oltre a costituire una riserva di grassi in eccesso, funziona come un organo endocrino e metabolico molto attivo, in grado di produrre numerosi ormoni, tra cui gli estrogeni, diversi fattori che regolano la proliferazione cellulare e proteine essenziali per il controllo dell’appetito e la regolazione del bilancio energetico. L’obesità spezza l’equilibrio fisiologico: man mano che si espande, il tessuto adiposo riduce la sua capacità di stoccaggio dei grassi, con conseguente aumento di acidi grassi circolanti, altera l’utilizzo del glucosio, provocando aumento della produzione di insulina e diminuendo la sensibilità delle cellule nei confronti di questo ormone. Inoltre l’eccesso di grasso, soprattutto in zona viscerale, favorisce la comparsa di sindrome metabolica e incrementa la produzione di ormoni e molecole ad attività proinfiammatoria, creando quindi un ambiente favorevole alla crescita tumorale.

Sintomi più frequenti Il tumore al colon-retto, purtroppo, può restare asintomatico per diversi anni. In genere solo il 5% dei polipi tende a sanguinare, indicando così che vi è qualcosa di anomalo da indagare.

La presenza di sangue (di colore rosso chiaro o scuro) nelle o sulle feci è uno dei sintomi del tumore al colon-retto. Nell’elenco dei possibili sintomi troviamo anche: • l’alterazione dell’attività intestinale, che può comprendere costipazione, diarrea o stipsi prolungata senza motivo e per diverse settimane; intestinale, un'ostruzione completa

• la perdita di peso senza cause specifiche; • il dolore all’addome o all’ano; •la sensazione di svuotamento incompleto dell’intestino dopo l’evaSono sintomi del tumore al colon-retto (ma anche di molte altre forme tumorali e non solo) la stanchezza, la nausea o il vomito. Se la massa tumorale diventa molto grande, può causare anche un blocco

cuazione. o semi-completa, tale da impedire il transito dei prodotti della digestione. Tutti questi disturbi non indicano necessariamente la presenza di un tumore al colon-retto: ecco perché, se vi sono sintomi prolungati e anomali, è bene rivolgersi sempre e con tempestività a un medico, che prescriverà eventuali accertamenti per scoprirne le cause.

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Gli esami diagnostici del tumore al colon-retto Come accade per tutte le forme di tumore, più si riesce ad anticipare la diagnosi e maggiori sono le probabilità di guarigione. Ancora di più nel caso del tumore al colon-retto, che si sviluppa in un tempo molto lungo, spesso senza sintomi chiaramente riconoscibili: al momento della diagnosi, infatti, un terzo dei casi di carcinoma del colon è già diffuso al fegato, l’organo più facilmente colpito da metastasi attraverso numerosi vasi sanguigni che raccolgono il sangue proveniente dall'intestino.

Ricerca del sangue occulto nelle feci L’analisi al microscopio consente di verificare la presenza o meno di globuli rossi (sangue occulto) nelle feci: un risultato positivo può indicare la presenza di una lesione infiammatoria della mucosa intestinale (ma può anche dipendere da disturbi secondari, come le emorroidi). Si tratta della prima forma d’indagine, cui segue, in caso di esito positivo, un accertamento di secondo livello (solitamente la colonscopia). La ricerca di sangue occulto è il test promosso dal programma di screening organizzato per la prevenzione del tumore al colon-retto. In Italia viene offerto gratuitamente su invito a tutti gli uomini e le donne tra i 50 e i 69 anni di età ogni 2 anni.

Colonscopia Durante questa procedura il medico inserisce nel retto una sonda, montata su un tubo lungo e flessibile, per visionare tutta la mucosa fino al colon ascendente. Durante l’esame endoscopico il medico può decidere di rimuovere una piccola porzione di tessuto anomalo o i polipi eventualmente individuati ed eseguire un esame istologico.

Retto-sigmoidoscopia Si tratta di un esame endoscopico durante il quale il medico, inserendo una sonda su tubo flessibile nel retto e nel sigma, la parte più bassa del colon, li analizza per verificare la presenza di eventuali anomalie. A differenza della colonscopia, non viene esaminata la prima parte del colon, quella ascendente.

Altri esami Con i raggi X emessi durante la TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) è possibile vedere tutto l’interno dell’addome, e verificare dunque non solo la presenza di masse nell’intestino, ma anche la loro eventuale diffusione ad altri organi. Il clisma al bario (o clisma opaco), una radiografia dell’intestino eseguita dopo che il paziente ha ingerito un mezzo di contrasto gessoso, consente di visualizzare l’aspetto della mucosa intestinale ma non di eseguire eventuali biopsie.

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