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OSSIER LOMBARDIA L’INTERVENTO ........................................07 Bernabò Bocca Francesco Bettoni Stefano Poliani Guido Carella

PRIMO PIANO IN COPERTINA.......................................14 Roberto Maroni

ECONOMIA E FINANZA POLITICA ECONOMICA .....................20 Ferruccio Dardanello Mario Guidi Roberto Luongo Bruno Ermolli IMPRESA E SVILUPPO......................34 Lucilla Lanciotti, Gian Piero Abbate e Marco Santoro Raid Emanuele Orsini EXPORT...................................................46 Michele Marcora Bruno Luraschi Piero Massimo Cristini Claudio Bernasconi

INTERNAZIONALIZZAZIONE...........54 Giovanni Pasotto Pietro Colombo Simonetta Balboni Paola Borzino Simona Finelli

CONSULENZA .....................................152 Mariacristina Rapisardi Cristina Rossello Anna Rota Giuseppe Mario Ruscio Sabina Palumbo

INNOVAZIONE.......................................72 Gianluigi Viscardi Giancarlo e Andrea Vimercati Emiliano Varisco Lorenzo e Massimiliano Valsecchi

MADE IN ITALY...................................164 Alex Pier Nicolò Melluso Alessandro Siniscalchi Marco Artesani

TECNOLOGIE.........................................82 Luca Moietta e Glauco Amonini Alessandro Bottonelli Andrea Brinciotti Stefano Fuccio Giuliano Goffi Marco Renda e Mauro Roncari Fabio Lattanzio Marco Cilio Luciano Balada Roberto Di Martino Alessandro Gianola Fabio Rovati e Mauro Gris Elisabetta Micheli MODELLI D’IMPRESA ......................110 Benedetto Citterio Daniela Polzot Carlo Pastorelli Vito Alberto Carilli Giorgio Cugini Angelo Merlo Evaristo e Giuseppe Facchinetti Costanza Cima Nadia Vezzani Ugo Bassi Silvia Nelida Acrami Deda Corti Paola Polli Michele Marinoni CREDITO & IMPRESE........................141 Antonio Patuelli Stefano Gatti Matteo Paganini Elena Pascolini

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IL MERCATO DEL LUSSO ...............172 Valeria e Umberto Verga Monica Rossi Paolo Pozzi Archenti DONNA E IMPRESA...........................178 Alessandra Mariotti PRODOTTI ALIMENTARI.................180 Francesco Peterlongo Sandro Passerini


Sommario AMBIENTE

TERRITORIO

POLITICHE ENERGETICHE ............184 Simone Togni Agostino Re Rebaudengo

TURISMO .............................................206 Renzo Iorio Valentina Russo Martine Dupre’

EFFICIENZA ENERGETICA.............190 Biagio Amorini Giuseppe Caruso Alessandro Bertacchi RINNOVABILI.......................................196 Massimo Carbone Luca Ruggeri Angelo Prete Paolo Candusso GESTIONE RIFIUTI ...........................204 Ivano Zanatto

TRASPORTI .........................................214 Alberto Galbiati RIQUALIFICAZIONE URBANA .......216 Paolo Buzzetti Vittorio Gregotti Mario Botta EDILIZIA................................................228 Sonja Blanc Pietro Castioni Demis Pedrocchi Massimiliano Rossini Danilo Coronelli

ARCHITETTURA ................................240 Luisita Facchin INTERNI ................................................242 Alberto Draghi Lisa Parravicini Matteo Marzorati Raffaella Tremolada Ermanno Bosco Giacomo Palini

SANITÀ FARMACI..............................................254 Massimo Scaccabarozzi Annarosa Racca Lo stato della ricerca Dennis Ceribelli ODONTOIATRIA.................................264 Michele Jacotti

RUBRICHE TRA PARENTESI ...............................270 Giuseppe Caruso

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L’INTERVENTO

Verso una lenta uscita dalla crisi di Francesco Bettoni, presidente di Unioncamere Lombardia

o scenario dell’economia lombarda in questo inizio di primavera non è certo esaltante. Ancora non abbiamo gli esiti dell’indagine congiunturale sul primo trimestre dell’anno, ma ci aspettiamo un risultato che confermerà, da un lato, un leggero miglioramento congiunturale - non più di qualche decimale di incremento sul trimestre precedente - dall’altro, il permanere di livelli produttivi ancora distanti da quelli pre-crisi. Permane la debolezza della domanda interna, in cui consumi delle famiglie, mercato del lavoro e investimenti pubblici e privati mantengono segni negativi, solo in parte compensata da quella estera. Le esportazioni restano comunque la variabile che consente al sistema economico lombardo di guardare con un minimo di fiducia ai prossimi mesi e alla possibile svolta prevista in molte sedi istituzionali, non solo italiane, e da molti analisti. Condizione fondamentale per favorire questa positiva inversione di tendenza è quella di tenersi fortemente aggrappati alla domanda mondiale, e in particolare a quella dei Paesi emergenti, consapevoli comunque che dai Paesi europei e dalla Germania in particolare passa la quota più rilevante dell’export lombardo. E proprio in considerazione di questa assoluta priorità il sistema camerale lombardo, in piena collaborazione con Regione e mondo associativo, sta indirizzando signi-

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ficative risorse su iniziative di sostegno all’internazionalizzazione, favorendo in particolare l’aggregazione fra imprese per superare gli ostacoli oggettivi che la piccola dimensione pone nell’accesso ai mercati esteri. Altro filone strategico d’intervento per supportare concretamente la ripresa è quello dell’accesso al credito: proseguono gli effetti d’iniziative, come Confiducia, volte a contro garantire finanziamenti alle imprese, o a supportare le capacità operative dei Confidi. In collaborazione con il Fondo centrale di garanzia è partita anche l’operazione “Confiducia international” che consentirà, sulla base di 10 milioni di euro impegnati dalle camere di commercio lombarde e di ulteriori risorse del Fondo centrale, di attivare finanziamenti nell’ordine dei 500 milioni di euro per progetti d’internazionalizzazione delle imprese lombarde. Più in generale, d’intesa con il sistema associativo e con i Confidi nelle prossime settimane il sistema camerale cercherà il coinvolgimento anche del sistema bancario per evitare che le difficoltà di acceso al credito diventino l’elemento di freno alla lenta e difficile ripresa che ci aspettiamo soprattutto nella seconda parte dell’anno. Non ultimo fattore di preoccupazio-

ne è quello riferito al quadro politico e istituzionale delineatosi a livello nazionale dopo le elezioni di febbraio. L’incertezza sulla governabilità del

Paese va sciolta al più presto, pena pesanti rischi in tema di costo e di livello del debito pubblico. Sul piano regionale l’avviata nuova legislatura può, invece, rappresentare un’occasione per consolidare interventi coordinati e condivisi a supporto della competitività delle imprese lombarde. LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 9



L’INTERVENTO

Start up, giovani e formazione di Stefano Poliani, presidente del comitato giovani imprenditori di Confindustria Lombardia

i hanno chiamati choosy e bamboccioni, ma il quadro tracciato dall’indagine Amway realizzata dall’Istituto Gfk restituisce un’immagine dei giovani italiani molto diversa: l’82 per cento degli under 30 aspira a un’attività di tipo imprenditoriale e il decreto sviluppo bis - con le opportune modifiche che ci attendiamo dal decreto attuativo - potrà fornire una qualche speranza che tale attitudine possa trovare una piena realizzazione. Noi giovani imprenditori di Confindustria condividiamo ogni giorno la passione e la voglia di fare che anima i nostri “fratelli minori”: ci muoviamo all’interno di realtà imprenditoriali da noi stessi create o proseguendo nel solco d’imprese nate dai nostri padri e nonni. Ma in entrambe le situazioni cerchiamo d’innovare e rigenerare, anche quando la nostra attività opera in settori ritenuti tradizionali. In questi mesi, insieme ai giovani imprenditori di altre organizzazioni, stiamo lavorando a un progetto che ha

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come fulcro la creazione di un vero e proprio ecosistema, un network che accompagni e soprattutto formi i futuri startupper, in collaborazione con i principali attori del sistema formativo e finanziario. Inaspettatamente, infatti, al primo posto nei motivi che spingono una start up italiana a emigrare, non troviamo la mancanza di finanziamenti, ma la difficoltà di accesso a un efficiente “network di contatti” e a risorse umane di alto livello. Ovviamente anche i finanziamenti sono importanti ma è risultato che gli startupper italiani, più che i loro colleghi stranieri, trovino in una forte rete famigliare la base per iniziare la propria attività, appoggiandosi alle cosiddette 3 f, family, friends & fools. Questo approccio tuttavia, opportuno e condivisibile nelle prime fasi dell’attività imprenditoriale, non può durare a lungo: per questo la presenza nel network di venture capitalist, di business angel e di rappresentanti del sistema bancario potrà garantire un’assistenza a 360 gradi agli aspiranti imprenditori.

Occorre poi sfatare un paio di luoghi comuni. Innanzitutto non pensiamo che progettare una start up sia un’attività ad appannaggio esclusivo di giovani e giovanissimi, così come non crediamo che sia sinonimo solo di web e Ict: ce lo ricorda una best practice lombarda. In provincia di Varese un ingegnere civile e un chimico, di rispettivamente 71 e 67 anni, hanno creato dal nulla una start up che opera in un settore tradizionale come il tessile e che produce tessuti tecnologici per uso sanitario e industriale: è questo il gusto della sfida e la voglia di fare che vogliamo trasmettere ai giovani e che da anni cerchiamo di veicolare attraverso le attività che organizziamo nelle scuole. La più importante e longeva di queste attività si chiama “Management game” e consiste in una proposta didattica rivolta a tutti i ragazzi che frequentano il quarto anno delle scuole superiori che, grazie a un simulatore d’impresa, possono sperimentare nel concreto la gestione di un’azienda e cimentarsi con le sfide dell’essere imprenditori. LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 11



L’INTERVENTO

Temporary manager: la lezione inglese di Guido Carella, presidente Manageritalia

mprese e istituzioni chiedono ai manager di contribuire a portare nel Paese innovazione, confronto con l’estero e quindi produttività e competitività. Giusto e sacrosanto. Ci vuole però anche un ambiente socio-economico che lo permetta. Nel Pubblico, slegando l’indirizzo della politica dalla gestione dei manager che, scelti per merito e valutati sui risultati, non devono dipendere da questa e guardare solo all’interesse comune. Nel privato è invece indubbia la carenza di manager, ma ancora piuttosto labile è poi la volontà di utilizzarli veramente. Così ci si nasconde dietro al costo, che stereotipando pochi eclatanti casi, si ritiene a torto eccessivo, e alla flessibilità, che conoscendo poco le realtà contrattuali si ritiene scarsa, mentre invece c’è eccome. Tra le tante ipotesi per aumentare la managerialità è oggi in voga il temporary manager. E qui l’anglismo ci mette del suo. Questa figura nasce in Uk e nel Nord Europa, dove chi finanzia le aziende vuole business plan seri e competenze capaci di implementarli. È un manager con forte competenza nella ristrutturazione di aziende e nello sviluppo di particolari mercati e azioni. L’azienda ne ha bisogno per cogliere opportunità sul mercato o ristrutturare. Ottenuti tali risultati, quel manager, che nel frattempo avrà sistemato e implementato le cose, spesso non ha più tanto da dare. Così può passare ad altre sfide. Al tempo stesso l’azienda si ritrova pronta a camminare con le sue gambe. Prerogativa del temporary manager è però una piena condivisione di intenti con la proprietà dell’azienda e, soprattutto, deleghe e poteri chiari per affrontare la difficile sfida e cogliere gli obiettivi. Ora, questa figura magica e salvifica è contrattualmente presente in Italia da decenni – oggi nel contratto dei dirigenti del terziario ha anche un articolo ad hoc – quello che manca è una vera domanda di manager di questo

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tipo, con questo ruolo e responsabilità. In Europa l’80 per cento delle imprese sono familiari. E l’Italia è il Paese con il più alto numero di Ceo appartenenti proprio alla famiglia titolare dell’azienda (84 per cento contro il 70 dell’Uk e il 62 della Francia) e soprattutto il management composto unicamente da familiari (66 per cento contro 35 in Spagna, 28 in Germania, 26 in Francia e 10 in Uk, dati Efige 2012). Allora ben venga il temporary manager, ma nell’accezione anglosassone, con deleghe, poteri e libertà di agire reali. E non in quella italica, dove spesso è un consulente “messo in naftalina”, un consigliere sporadico spesso non ascoltato. Ma soprattutto ben venga il tempo dei manager, che entrino nelle tante aziende che ne sono prive per affiancare, anche a tempo, l’imprenditore e i suoi familiari. E instillare in quell’azienda competenza e capacità di gestione manageriale. Solo da una forte sinergia tra imprenditori e manager troveremo la spinta per migliorare innovazione, produttività, competitività e organizzazione delle tante e virtuose Pmi che ci possono ridare crescita e sviluppo. LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 13


IN COPERTINA

«MISSIONE COMPIUTA» Roberto Maroni ha conquistato la Lombardia, ma ora è il momento di concretizzare quel programma che in campagna elettorale era riassunto nelle parole d’ordine meno tasse, più lavoro e sviluppo economico con la macroregione del nord Teresa Bellemo

a consegna del campanellino per presiedere i lavori di giunta ha sancito ufficialmente il passaggio di consegne tra Roberto Formigoni e Roberto Maroni alla presidenza della Regione Lombardia. Appoggiato dal Popolo della libertà, dalla sua Lega Nord e dalla lista civica “Maroni presidente”, il leader del Carroccio è uscito vin-

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citore dalle elezioni dello scorso 24 febbraio superando il candidato del centrosinistra Umberto Ambrosoli di oltre quattro punti percentuali. Una vittoria nella sua regione, dove è partito come consigliere comunale nella sua Varese e dove oggi da segretario e da governatore continua a conservare orgogliosamente le sue radici. Non è un caso dunque se lo slo-

gan scelto per la campagna elettorale è stato “La Lombardia in testa”: una vox media giocata non soltanto sul fatto di essere una regione forte, proverbialmente produttiva, operosa, ma anche sul suo essere in cima ai pensieri di chi si candidava a governarla dopo essere stato a Roma ministro del Lavoro prima e degli Interni poi. La vittoria di Roberto Maroni della Lega, sostenuto dal Pdl, delinea una volta di più quella territorialità a cui il partito si è sempre ispirato e per cui, questa volta, ha sacrificato parte dei suoi consensi. Il risultato delle elezioni dello scorso fine febbraio, infatti, hanno sì visto un Roberto Maroni vittorioso, ma anche una Lega Nord che sia sul fronte regionale che nazionale ha fortemente ridimensionato il numero dei suoi elettori, perdendo in Lombardia e in Veneto, altra roccaforte del Carroccio, più della metà dei voti rispetto alle politiche del 2008 e alle regionali del 2010. Un risul-


Roberto Maroni

tato che letto sulla carta potrebbe far scaturire malumori nella maggior parte dei partiti, ma che in questo caso, per la Lega Nord, delinea invece un quadro che da sempre si trovava nei piani dei dirigenti del partito e anche dei suoi simpatizzanti. Le tre regioni del Nord, quelle più importanti, definite spesso le locomotive del Paese, sono tutte governate da una giunta presieduta dalla Lega e a Roma, nel frattempo, l’iter per un governo forte sembra farsi lungo. Fa niente, dunque, se il numero di deputati e senatori leghisti è più esiguo, i giochi questa volta si faranno sullo scacchiere del Nord.

In Lombardia il 2012 si è chiuso con una percentuale di inoccupati pari al 7,68 per cento, il secondo dato più alto degli ultimi vent’anni

Il neo-presidente ha messo in luce sin da subito quelle che saranno le priorità dal suo mandato: in primis, il lavoro e la crisi economica. «Sono al lavoro sulle tante urgenze che ci sono. A questo proposito ho già incontrato i sindacati sul tema specifico della cassa integrazione in deroga, dato che i fondi stanziati per il 2013 in Lombardia sono già finiti. L’ho fatto presente al ministro Fornero, chiedendo di

stanziare ulteriori fondi, ma mi ha risposto che i soldi non ci sono». Ormai da tempo il lavoro è una delle voci scritte in grassetto nelle agende dei governi territoriali e centrali. I dati Istat riportano, infatti, che a gennaio 2013 la disoccupazione si è attestata all’11,7 per cento su base nazionale e quella giovanile ha toccato l’apice record del 38,7 per cento, entrambe in aumento rispetto al- LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 15


IN COPERTINA

l’ultimo trimestre 2012. Per già entrato nel mondo del lavoro. imprese e per il rilancio dei proquanto riguarda la Lombardia, il 2012 si è chiuso con un tasso di inoccupati pari al 7,68 per cento, il dato più alto degli ultimi vent’anni, secondo soltanto a quello del primo trimestre dello scorso anno (7,91%). Valori che pesano come macigni, dato che, come ha ripetuto Roberto Maroni, «il lavoro è per noi lombardi la cosa più importante». I punti del programma volti a risolvere questa emergenza sono numerosi. Si parla, ad esempio, di incentivi per chi promuove la ricollocazione dei lavoratori che usufruiscono degli ammortizzatori sociali per chi è

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Per i tanti che, invece, faticano ancora a entrarci, i temi sono la valorizzazione dell’apprendistato formativo promuovendo l’alternanza scuola-lavoro, insieme alla creazione di nuovi istituti tecnici in grado di sintetizzare al meglio la cultura scientifica e quella tecnologica. Per favorire il lavoro su base regionale si rivela fondamentale, da una parte, la revoca dei finanziamenti e delle agevolazioni per chi delocalizza e, dall’altra, una maggiore tutela e rilancio del tessuto produttivo lombardo passando anche per delle politiche di supporto al credito delle piccole

dotti made in Lombardia. Ma per una maggiore occupazione è soprattutto necessario che il lavoro costi meno, per questo secondo il governatore urge «una riduzione dell’imposizione fiscale in capo alle imprese, nell’ambito delle possibilità che le Regioni hanno di agire sull’aliquota Irap di base prevedendo agevolazioni ed esenzioni specifiche». Ed è proprio sul fronte delle tasse che la campagna elettorale di Roberto Maroni si è mostrata audace e conforme alla parola d’ordine “prima il Nord”. La promessa è stata quella di trattenere il 75 per


Roberto Maroni

Voglio continuare l’esperienza di buon governo. Sviluppare l’eccellenza, ma anche innovare, perché ho l’ambizione di fare meglio di chi mi ha preceduto

cento delle tasse pagate dai cittadini lombardi nelle casse regionali, in modo da poter migliorare ulteriormente i servizi e ridurre il più possibile il carico fiscale in capo ad aziende e lavoratori al fine di rilanciare occupazione e consumi. Non si tratta soltanto della già citata Irap, che dovrebbe essere azzerata in modo da trasformare la Lombardia in una sorta di no tax area per chi crea valore, ma anche di una revisione delle aliquote Irpef, al fine di rendere più sostenibile il prelievo fiscale soprattutto per le fasce a minor reddito. Inoltre, ha sottolineato Maroni, «la Regione incrementerà la collabo-

razione con l’Agenzia delle entrate per contrastate l’evasione fiscale, per sfruttare i decreti del federalismo fiscale che prevedono che il 100 per cento del gettito evaso recuperato grazie ai controlli fatti su segnalazione regionale rimanga nelle casse della Regione». Nel solco dell’emergenza lavoro e della necessità di un minor carico di tasse per i lombardi, si inserisce anche la tematica dell’efficienza dell’apparato regionale, fondamentale per il fare impresa e per la qualità dei servizi offerti ai cittadini. Su questo fronte la Lombardia è certamente una regione virtuosa: qui i costi pro-capite per la

gestione della macchina istituzionale sono tra i più bassi d’Italia e ciò non compromette la qualità e l’efficienza. Tra il 1995 e il 2010 il personale regionale è diminuito del 30 per cento e i dirigenti del 54. Inoltre, nonostante in tutta Italia i tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione sono una delle cause per cui molte aziende si ritrovano a chiudere e ad avere poca liquidità, in Lombardia i tempi di pagamento si aggirano attorno ai 60 giorni. Un lavoro iniziato durante la lunga amministrazione Formigoni e per questo durante il passaggio di consegne Roberto Maroni ha LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 17


IN COPERTINA

Giunta, la par condicio è servita Quattordici assessori, metà dei quali donne, 7 del Pdl e 7 della Lega Nord. Per Roberto Maroni la nuova giunta dovrà avere un’unica base comune: il programma confermato e premiato dagli elettori o scorso 19 marzo si è insediata la giunta della Regione Lombardia. L’occasione è stata l’intitolazione della Sala dei 500 di Palazzo Lombardia al giuslavorista Marco Biagi a 11 anni dal suo assassinio, avvenuto proprio nel periodo di collaborazione per la stesura del Libro bianco con Roberto Maroni, allora ministro del Lavoro e delle politiche sociali. «È stata una scelta fatta sulle competenze, sul carattere, senza differenze di natura politica. Il nostro punto di riferimento sarà il programma votato dagli elettori». Così Maroni ha presentato i suoi 14 assessori, di cui metà, come già detto in campagna elettorale, donne. L’obiettivo del presidente è stato quello di garantire la parità anche dal punto di vista della rappresentanza dei partiti che hanno appoggiato la sua candidatura, dunque Lega Nord e Popolo della libertà-Fratelli d’Italia. Gli assessori del Pdl sono il coordinatore lombardo Mario Mantovani, vicepresidente con l’importante delega alla salute, e Maurizio Del Tenno, assessore alle infrastrutture. A Mario Melazzini,

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invece, vanno le attività produttive, a Valentina Aprea il lavoro e ad Alberto Cavalli il commercio. Paola Bulbarelli e Viviana Beccalossi, in quota Fratelli d’Italia, si dividono rispettivamente le deleghe per la casa e il territorio. Per quanto riguarda gli assessori di area Lega Nord, Massimo Garavaglia ricoprirà la carica di assessore al bilancio, Antonio Rossi guiderà sport, Gianni Fava l’agricoltura. Le quote rosa-verdi sono invece garantite dall’assessorato alla famiglia presieduto da Maria Cristina Cantù, quello all’ambiente da Claudia Terzi e quello alla cultura da Cristina Cappellini; infine, l’assessorato alla sicurezza è stato assegnato a Simona Bordonali. Maroni ha anche annunciato il nome del segretario generale: sarà l’ex vicepresidente Andrea Gibelli. Sulle scelte della nuova giunta si levano già le prime perplessità da parte dell’opposizione, essenzialmente dovute al fatto che diversi assessori (11 su 14) sono esterni e non eletti consiglieri; il che corrisponde a una spesa maggiore per le casse regionali. TB

sottolineato di volersi assumere la responsabilità di «continuare l’esperienza di buon governo. Sviluppare l’eccellenza, ma anche innovare, perché ho l’ambizione di fare meglio di chi mi ha preceduto». Ed è proprio al fine di fare meglio e di rendere ancora più efficiente la Lombardia che il governatore intende concretizzare l’idea della macroregione del Nord sponsorizzata in campagna elettorale. Oggi che su Palazzo della Regione Piemonte, Pirellone e Palazzo Marino sventola bandiera verde, potrebbe iniziare quel percorso di collaborazione per una gestione più diretta e più autonoma delle Regioni anche su quelle materie oggi di competenza dello Stato. «Vogliamo essere un motore di accelerazione, per sveltire un processo la cui direzione è ben chiara. E la Lega, anche in questo, è l’unico partito a porsi in avanti rispetto agli altri, perché ha capito dove sta evolvendo l’Europa». Una nuova divisione nord-sud che secondo Roberto Maroni non vale solo per l’Italia, ma anche «per il continente, dove non vogliamo essere una dependance del nordcentro Europa, ma al contrario essere protagonisti». Il campanellino è suonato.



POLITICA ECONOMICA

La risalita parte dall’estero Il sistema economico regionale lancia i primi segnali di risveglio. Timidi e non ancora estesi a tutti i settori, ma sufficienti per far germogliare negli imprenditori lombardi un nuovo seme di fiducia. Nutrito in particolare dal buon flusso degli ordinativi esteri Giacomo Govoni

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A destra, Giorgio Squinzi, presidente nazionale di Confindustria

orse non è dietro l’angolo, slitterà con ogni probabilità al 2014, ma la luce della ripresa comincia a infiltrarsi tra le pieghe della scena economica lombarda. A infondere ottimismo al sistema industriale della regione sono gli ultimi dati congiunturali elaborati da Unioncamere Lombardia che restituiscono un quadro del manifatturiero locale contrassegnato da variazioni positive. Raccolti fra ottobre e dicembre dell’anno scorso, sono gli indicatori relativi alla produzione industriale, cresciuta dello 0,7 per cento contro il -0,3 per cento del trimestre precedente, a riportare alla ribalta il segno più dopo cinque trimestri corsi stabilmente su una china negativa. In realtà la variazione rispetto al quarto trimestre 2011 riporta ancora il segno meno, ma appare meno intensa (-1,3% contro il -5,5%) e soprattutto sospinta da un sentimento di maggior fiducia da parte delle aziende. Epicentro di questo rinnovato ottimismo è l’area industriale milanese, che il termometro congiunturale di Assolombarda conferma in ascesa con un indice del clima di fiducia passato dal 93,4 di dicembre al 94,5 in gennaio. Al miglioramento delle previsioni di produzione, positive per il terzo mese consecutivo, si deve soprattutto l’aumento di tale indicatore, ulteriormente tonificato dalle aspettative sugli ordinativi esteri dei pros-

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simi 3-4 mesi, al picco massimo da marzo 2011. «I risultati riflettono certamente la particolare condizione delle imprese milanesi, in buona parte esportatrici e competitive, in particolare per la differenziazione dei loro prodotti e dei loro servizi – osserva Alberto Meomartini, presidente di Assolombarda – ma oggettivamente mettono in luce una fortissima volontà e capacità di reazione alla crisi». L’elemento che secondo Meomartini marca la differenza fra il tessuto produttivo milanese e il panorama nazionale è costituito dalla percezione di un miglioramento della condizione rispetto all’anno passato, dichiarato da ben due terzi delle imprese locali. «È un risultato che distingue l’ambiente imprenditoriale milanese, in quanto mostra come a fronte di preoccupazioni non nascoste, i nostri imprenditori ritengano di essere in grado di contrastare la situazione di crisi con la loro capacità».


Il quadro economico regionale

Nell’area manifatturiera milanese, le aspettative sugli ordinativi esteri segnano il miglior saldo positivo da marzo 2011

L’ANDAMENTO DEI SETTORI I livelli produttivi censiti nel quarto trimestre 2012 non esprimono più un carattere di contrazione generalizzata, ma vedono quattro settori in area positiva: su tutti il comparto delle pelli-calzature, in crescita del 5 per cento, seguito dall’1,6 per cento del tessile e dallo 0,6 per cento sia dei mezzi di trasporto che della chimica. Di segno negativo invece, i volumi produttivi raggiunti nel campo siderurgico, in ribasso dell’1,8 per cento, passando per gli alimentari e la meccanica, ancora in parabola discendente, ma prossimi al punto di svolta. Dove la flessione continua a restare acuta, tuttavia, è nella filiera dell’edilizia - tra cui spiccano le significative perdite nel segmento dei minerali non metalliferi e del legno mobilio - che non lascia scorgere spiragli di miglioramento. Un settore peraltro, su cui grava particolarmente la zavorra dei mancati pagamenti da parte della Pa che nell’ultimo quin-

quennio, seppur in misura più contenuta rispetto alle altre regioni italiane, ha contri- Alberto Meomartini, buito a far sprofondare la produzione del presidente di Assolombarda comparto del 22,1 per cento. Una criticità su cui nei giorni scorsi anche il presidente di Confindustria ha richiamato con forza l’attenzione, invocando interventi tempestivi in primis dal governo centrale. «Sono mesi che incalziamo le istituzioni su questo tema – ha affermato Giorgio Squinzi – nella consapevolezza che il pagamento dei crediti alle imprese comporterebbe un miglioramento del contesto macroeconomico e frenerebbe l’aumento delle sofferenze. Per questo consideriamo in- LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 29


POLITICA ECONOMICA

dispensabile che lo Stato restituisca al più presto 48 miliardi di crediti, su un totale di 71 che il nostro centro studi stima essere la massa del debito statale verso i propri fornitori».

Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio Milano

IL NODO OCCUPAZIONE Anche per il sistema economico lombardo la spina nel fianco resta il mercato del lavoro. Come documenta ancora l’indagine di Unioncamere, i tassi di ingresso e di uscita, rimasti stabili nel corso del 2012, non hanno contribuito a risollevare il saldo

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occupazionale, che con il calo dello 0,6 per cento ha confermato il suo trend negativo. Una dinamica che si accentua stringendo l’inquadratura sulla realtà del capoluogo regionale, reduce da un mese di gennaio segnato dal sensibile incremento delle domande di cassa integrazione. In rialzo quasi del 60 per cento rispetto a quelle autorizzate a dicembre dell’anno scorso, osserva una nota diffusa da Assolombarda, e superiori all’incremento medio registrato dalle imprese regionali associate, pari al 31 per cento. Su questo nodo, in assoluto il più delicato tra quelli al momento sul tavolo, ci si attende un’incisiva risposta dal fronte politico regionale, all’altezza degli impegni sottoscritti da Roberto Maroni in campagna elettorale. «Bisogna ripartire dal patto per lo sviluppo siglato con Formigoni – ha sottolineato Carlo Sangalli, presidente appena riconfermato alla guida di Confcommercio Milano – che dal 2011 al 2012 ha messo a disposizione circa un miliardo di euro per il rilancio del sistema produttivo territoriale, siamo certi che Maroni conosce bene il nodo e saprà come affrontarlo: il lavoro non si ottiene per decreto, ma mettendo l’impresa al centro dell’azione governativa». Quella stessa impresa che soffre in particolare quando a condurla sono i giovani e che, stando


Il quadro economico regionale

LA CONGIUNTURA LOMBARDA PRODUZIONE INDUSTRIALE PER SETTORE (variazione tendenziale corretta per i giorni lavorativi 4° trimestre 2012) 5,0 1,8 0,6 0,4 -0,7 -1,0 -1,3 -1,8 -2,9 -3,1 -3,7 -5,4 -5,9 -12,2 -20

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Pelli - Calzature Tessile Mezzi trasp. Chimica Meccanica Alimentari TOTALE Siderurgia Gomma - Plastica Carta - Editoria Varie Legno - Mobilio Abbigliamento Min. non metall. 10

Fonte: Unioncamere Lombardia

a un sondaggio condotto da Ispo in tandem con Assolombarda, identifica nell’eccessivo peso del carico fiscale il primo freno alla crescita di competitività. In tal senso, la proposta di Maroni orientata alla creazione di una no tax area di tre anni per le start up lombarde potrebbe rivestire un’importanza strategica. «La reputo un’idea molto interessante – continua Sangalli – anche perché mirata a temi specifici, speriamo che abbia il via libera dallo Stato. Così come apprezziamo gli altri intenti programmatici che vanno in direzione della semplificazione burocratica, dell’alleggerimento fiscale, dell’innovazione del sostegno alle piccole e medie imprese». EXPORT IN SALUTE Mentre le proiezioni di sviluppo stilate da Prometeia con Unioncamere Lombardia rimandano al 2014 la ripartenza della domanda interna, stimandola a un +1,1 per cento, la componente degli scambi internazionali godrà di buona salute per tutto l’anno in corso, nel solco di un 2012 che ha visto la regione consolidare e accrescere i suoi flussi commerciali verso l’estero. Assieme a Toscana, Emilia Romagna e Sicilia, la Lombardia appartiene infatti a quella schiera di regioni che hanno alimentato il dato dell’export nazionale,

mettendo a segno una crescita del 3,7 per cento rispetto al 2011. A darne conto è l’ultimo rilevamento Istat, che nel contempo rimarca come fra le dieci province che forniscono il maggior contributo al dato nazionale, ben 4 siano lombarde, vale a dire Varese, Bergamo, Monza e la Brianza. Anche puntando il mirino verso i mercati extra Ue, le vendite di beni e servizi prodotti in Lombardia mostrano un incoraggiante dinamismo, espresso da un incremento del 10,1 per cento rispetto all’anno precedente. Tra le diverse traiettorie lungo le quali hanno viaggiato le merci lombarde, spiccano le vendite concluse in Svizzera, nei Paesi Opec e negli Stati Uniti (incrementate tutte di oltre il 17 per cento), in particolare di macchinari e apparecchi generici. Su questi dati, oltre che sulla capacità di capitalizzare al massimo le grandi opportunità legate all’Expo, si fondano pertanto le favorevoli attese degli operatori economici lombardi, ricalcate dal sentimento di fiducia segnalato in apertura. Un sentimento che molti osservatori riconducono alla consapevolezza, maturata dalle grande imprese del territorio specialmente negli ultimi mesi, di esser riusciti ad ammortizzare i colpi della recessione inserendosi per tempo nei mercati trainanti al di fuori dell’Europa. LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 31


POLITICA ECONOMICA

La carta vincente dei mercati esteri Con un mercato interno asfittico, la capacità delle imprese lombarde di aprirsi più finestre sui mercati internazionali rappresenta un’efficace chiave anti crisi. Bruno Ermolli spiega su quali strumenti può contare il tessuto produttivo locale Giacomo Govoni

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on una rete di 11 uffici dislocati ai quattro angoli del mondo - da Città del Messico a Tokio, transitando per Abu Dhabi - Promos è l’agenzia speciale della Camera di commercio di Milano incaricata di ampliare il raggio d’azione europeo delle imprese milanesi. Un partner fondamentale per lo sviluppo del sistema produttivo del capoluogo e dell’intera Lombardia, specie in una fase economica in cui a realizzare le migliori performance sono le imprese che hanno saputo ritagliarsi uno spazio sui mercati internazionali. «La situazione in cui ci troviamo oggi è complessa – 32 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

sottolinea il presidente Bruno Ermolli – tuttavia gli imprenditori condividono ora un atteggiamento positivo basato sul miglioramento delle attese su ordini e attese di produzione». Anche Assolombarda conferma questo clima di fiducia nel manifatturiero milanese, a gennaio in salita per il terzo mese consecutivo. Quali fattori contribuiscono ad alimentarlo? «Penso che l’elevato indice di internazionalizzazione del tessuto economico lombardo giochi un ruolo rilevante in questa direzione; non è un caso che la Lombardia abbia saputo cogliere i segnali positivi che arrivano dai mercati internazionali e


Bruno Ermolli

dai paesi emergenti. A ben guardare, uno degli indici che ha registrato il maggiore incremento è proprio il clima di fiducia sugli ordini esterni». In quali settori le realtà produttive territoriali stanno mostrando più difficoltà a svincolarsi dalle condizioni di mercato stagnanti? «Si tratta di un fenomeno trasversale. Alla luce delle dinamiche del mercato interno, appare sempre più evidente l’opportunità di puntare sulle aree geografiche caratterizzate da una domanda in crescita, trainata da fattori sociali, come la crescita della classe media, o demografici. Penso ai paesi emergenti, che tra l’altro da sempre dimostrano un apprezzamento per il made in Italy; non mi riferisco solo al settore della moda o dell’agroalimentare, ma anche al design e in generale a tutti i settori caratterizzati da un’elevata componente di know how e creatività». Qual è stato il gradimento per il made in Lombardia nell’ultimo anno e quali mercati si stanno mostrando più ricettivi? «La Lombardia ha continuato a dimostrare che, se sorretta da una corretta strategia, l’apertura ai mercati internazionali può diventare un asset molto importante per crescere anche in una fase complessa. La regione ha registrato nell’ultimo anno una crescita delle esportazioni del 3,7 per cento. La presenza di Promos in tutte le aree strategiche per le nostre pmi nel mondo ci consente di guardare a queste attività da un osservatorio privilegiato: la crescita è stata resa possibile dalle attività di internazionalizzazione non solo nei mercati Ue, ma anche extra europei. Penso ad esempio al mercato euro-mediterraneo, rappresentato da circa 355 milioni di consumatori, o al mercato russo, che ormai da parecchi anni ha confermato il ruolo italiano di vertice della Lombardia per volume di flussi commerciali: oltre 5 miliardi di euro nel 2011, pari a un quinto del totale nazionale». Come procede il cammino di internazionalizzazione delle imprese lombarde? «La Lombardia è la regione italiana con il più elevato tasso di internazionalizzazione delle aziende. Rimane tuttavia evidente la necessità di supportare i nostri imprenditori nella realizzazione di una corretta strategia di approccio ai mercati esteri. Per questo è necessario creare le condizioni per migliorare l’accesso al credito, facilitando la condi-

visione di informazioni tra istituzioni finanziarie e micro piccole medie imprese. Anche sul fronte del capitale umano, è sempre più importante, ad esempio, dotare gli imprenditori e i manager italiani della conoscenza dei sistemi legali o delle caratteristiche socio culturali dei paesi target. Un esempio di risposta concreta verso questa direzione, è stato l’avvio del Centro Euromediterraneo per le pmi che ha creato una struttura a rete, in grado di essere vicina ai propri territori e ai fabbisogni delle rispettive imprese».

Tra le leve su cui Promos punta c’è la formazione d’eccellenza, che s’incarna nell’istituto Nibi da voi creato. Che servizio svolge e quali i risultati raccolti? «Spesso i mercati esteri presentano opportunità elevate ma non sempre le aziende possiedono gli strumenti necessari e il capitale umano adatto per coglierle, nonché le competenze specifiche per operare in tali mercati. È il motivo per cui Promos e la Camera di commercio di Milano hanno ideato il nuovo istituto di business internazionale per la formazione e l’aggiornamento del capitale umano delle imprese che competono a livello internazionale. Si tratta di una scuola manageriale che può contare su una rete estera di uffici situati nei mercati del mondo più strategici per le nostre pmi. Offre percorsi di formazione focalizzati non solo sugli inquadramenti teorici ma su relazioni ed esperienze concrete».

Bruno Ermolli, presidente di Promos, azienda speciale della Camera di commercio di Milano

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Verso una nuova rivoluzione industriale uesta non è una delle “consuete” crisi congiunturali periodiche: è un cambiamento strutturale paragonabile a quelli che hanno segnato profondamente la storia, come la rivoluzione industriale». Nelle parole dell’ingegner Lucilla Lanciotti, Ceo di R.Q., l’analisi sulle condizioni dei mercati occidentali cambia decisamente prospettiva: la crisi, da quest’angolazione, non è un fenomeno passeggero e la sua fine non riconsegnerà l’economia mondiale così come l’abbiamo conosciuta. È più simile, invece, alla crisi del paradigma che descriveva Thomas Kuhn ne “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”, in cui, dopo lo scontro tra il sistema e le sue anomalie, si instaura un nuovo ordinamento. Il gruppo di Lanciotti, al timone insieme con il dottor Gian Piero Abbate e l’ingegner Marco Santoro, ha assistito centinaia di aziende in progetti di sviluppo tecnologico e organizzativo, si è specializzato in attività legate alla ricerca industriale e all’innovazione di bu-

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Internazionalizzazione e ricerca, due obiettivi irrinunciabili. Eppure appaiono così lontani dalle Pmi italiane. La chiave di lettura di Lucilla Lanciotti, Gian Piero Abbate e Marco Santoro per le difficoltà del nostro tessuto industriale Renato Ferretti


Lucilla Lanciotti, Gian Piero Abbate e Marco Santoro

La soluzione Open Innovation Una possibile soluzione ai crescenti costi degli investimenti in ricerca è operare con una rete d'Impresa, per suddividere i costi, ma questo impone un obiettivo comune. Una soluzione alternativa, e spesso parallela, è adottare le modalità dell'Open Innovation. «Il concetto di “Innovazione Aperta” riguarda l’opportunità per ogni impresa d'innovare avvalendosi di una grande varietà di fonti per il suo processo di trasformazione della conoscenza». La descrive così il dottor Gian Piero Abbate, Ceo di Link Srl e manager di rete di IBN, ma anche esperto della Commissione Europea in materia e socio di Eidon Lab. «Le risorse esterne – continua Abbate – costituiscono quindi un’opzione strategica caratterizzata da integrazione, collaborazione e intensa condivisione tra portatori di conoscenze diverse. Innovare dovrebbe significare sviluppare un nuovo valore del prodotto o del servizio. Si parte dal cliente, studiando soluzioni in grado di soddisfare nuove esigenze, sviluppando soluzioni a valore aggiunto. Prodotti come l'i-Pad sono un chiaro esempio, perché non è un miglioramento di un prodotto esistente, ma la generazione di un prodotto innovativo, pur basandolo su tecnologie e funzioni esistenti. Si tratta di fare Ricerca con un metodo per conseguire velocemente i risultati, qualitativamente elevati e con una riduzione dell'investimento totale. Ormai è più importante trasformare rapidamente un’idea in un prodotto di successo che preoccuparsi della sua protezione brevettuale».

siness: ha sviluppato così una propria metodologia, denominata “Research Qualification” (per l’appunto R.Q.). La visione proposta da Lanciotti spiegherebbe la lunga durata della profonda impasse, ma suggerisce anche la grave inadeguatezza di visione dimostrata in ambito imprenditoriale. «Il processo di trasformazione dei flussi economici mondiali – dice Lanciotti – è ancora vissuto semplicisticamente come periodo di depressione». Secondo questa impostazione, le aziende non

possono più aspettare cercando di resistere. «È l’innovazione tecnologica – continua Lanciotti – la strada più promettente per riavviare la crescita economica. Riuscire a trasformare i risultati delle attività di ricerca e sviluppo tecnologico in valore economico, è, però, un’abilità non comune che necessita di nuovi strumenti e nuove tecniche organizzative. La valorizzazione della ricerca comporta innanzitutto un approccio complessivo all’innovazione da parte dell’azienda: non è sufficiente ottenere nuovi prodotti con nuove tecnologie ma è necessario aggiornare tutte le funzioni aziendali dalla produzione al marketing, dalle vendite alla finanza e al personale. In altre parole bisogna cambiare modo di pensare. Ma tutto ciò, anche se di difficile realizzazione, non è sufficiente se l’imprenditore e l’azienda non rivolgono la loro attenzione all’esterno dell’azienda, da una parte smettendo di vedere gli attori del proprio settore solo come concorrenti, e dall’altra allargando la visuale a tutto il mondo».

In apertura, l’ingegner Lucilla Lanciotti, Ceo di R.Q. Srl e manager di rete di linkinnovazione.net. In alto, l’ingegner Marco Santoro, Ceo dell’Eidon-Lab e manager della rete Coin, e, a lato, il dottor Gian Piero Abbate, Ceo di Link Srl e manager di rete IBN www.rqsrl.it www.linkinnovazione.com www.eidon-lab.eu

L’INNOVAZIONE TRASVERSALE

Se è vero che l’innovazione è la chiave, è altrettanto vero che la capacità di creare idee e ri- áá LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 35


IMPRESA E SVILUPPO

áá sultati di ricerca spesso non si trasforma facil-

mente in una successiva valorizzazione economica di tali risultati. «Ciò – spiega Lanciotti – è dovuto principalmente a due aspetti tra loro correlati: la trasformazione del processo di innovazione e la necessità di finanziare le diverse fasi che portano dall’idea creativa al business su di essa costruito. Da uno studio che abbiamo condotto, risulta chiaro che, se alcuni anni fa le idee innovative erano sviluppate prevalentemente all’interno di un singolo settore ed erano originate da know-how specialistici, oggi nascono attraverso l’utilizzo contemporaneo di conoscenze provenienti da settori diversi oppure attraverso la trasposizione di concetti e tecnologie già adottate all’interno di un differente settore tecnologico: un’innovazione “trasversale”, quindi». Questa trasformazione si basa su un approccio alla ricerca e innovazione globalmente definito “Open Innovation” che favorisce strutture di ricerca “aperte”, intersettoriali e di piccole dimensioni, spesso formate da giovani ricercatori.

«Dato il suo tessuto industriale formato soprattutto da Pmi, l’Italia sembra avere una naturale predisposizione a questo tipo di ricerca. I problemi emergono invece con riferimento alle strutture che dovrebbero supportare sia tecnicamente sia finanziariamente questi


Lucilla Lanciotti, Gian Piero Abbate e Marco Santoro

L’accrescimento della capacità innovativa e della competitività passa attraverso il modello di rete d’impresa

gruppi di ricerca. In Italia, in primo luogo, manca un sistema condiviso di selezione delle idee e dei progetti da supportare che genera una certa confusione: le Università e gli incubatori pubblici adottano criteri diversi dalle banche, che adottano strumenti diversi dai venture capitalist, che adottano sistemi diversi dai business angel. In questo modo, un’idea che ottiene un finanziamento iniziale di seed, spesso non riesce a portare a casa un secondo finanziamento per le successive fasi di sviluppo dell’attività e così, di norma, muore». Di conseguenza, per trasformare in business una buona idea non è sufficiente raggiungere il risultato tecnico. «Spesso, soprattutto quando il gruppo di ricerca è indipendente e di piccole dimensioni, una volta raggiunto il risultato tecnologico della ricerca non si riesce a progredire nella fase successiva di messa a punto di un prodotto commercializzabile. Sono numerosi i motivi che spiegano il fenomeno per cui, nelle varie fasi di lancio e consolidamento del progetto, lo stesso s’incaglia. Ma è certamente più interessante guardare alle possibili soluzioni».

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LA FRONTIERA DELLE RETI D’IMPRESA

Nel quadro attuale la ricerca è tanto importante quanto proibitiva, soprattutto per le Pmi, non soltanto per le somme ingenti di capitali di cui necessita, ma anche «perché i processi innovativi – spiega il dottor Gian Piero Abbate, Ceo di Link Srl e manager di rete di IBN, costole del gruppo R.Q. – sono sempre più difficili all’esterno dei “flussi tecnologici” costruiti su reti internazionali. In definitiva, va considerata la globalizzazione dei mercati. Questa presenta la necessità per le aziende che sviluppano nuovi prodotti di fare in modo che essi siano immediatamente profittevoli nel massimo numero possibile di paesi. L’apertura di filiali di distribuzione, la ricerca di agenti e rappresentanti e la partecipazione a fiere di settore comportano investimenti, rischi, difficoltà e lunghi tempi di esecuzione incompatibili con il mercato». Ma qual è allora la possibile risposta per le Pmi italiane sempre più in difficoltà? Abbate risponde con un concetto non certo estraneo a chi si occupa di economia. «L’accrescimento áá LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 37


IMPRESA E SVILUPPO

áá della capacità innovativa e della competitività – dice Abbate – passa attraverso il modello di rete d’impresa. Lavorare in rete è una modalità che può dare risultati notevoli, ma che deve essere acquisita: conviene farsi aiutare da professionisti, come gli Innovation Broker, che individuano strategie per accelerare i processi di innovazione, ricercano gli strumenti per realizzarli, li rendono disponibili. “Link innovazione” ha collaborato alla costruzione di una rete internazionale, denominata IBN (Innovation Broker Network), all’interno della quale si sono raggruppati. Il risultato è la possibilità da parte di questi professionisti di effettuare programmi operativi per le imprese che li richiedono in ogni parte del mondo». La rete d’impresa è un insieme di aziende, giuridicamente autonome, i cui rapporti si basano su relazioni fiduciarie e su specifici accordi contrattuali. «Il contenuto del contratto di rete non è predeterminato, ma lascia ampia libertà di scelta ai partner rispetto all’oggetto e alle modalità di realizzazione. Il contratto, ad esempio, può riguardare la condivisione di attività strategiche quali produzione, ricerca e sviluppo, internazionalizzazione, formazione e marketing». A parlare questa volta è il Ceo di due altre “creature” di R.Q., l’ingegner Marco Santoro è infatti alla guida dell’Eidon-Lab ed è Manager della rete Coin. «Non importa il settore di appartenenza o la dimensione delle aziende – dice Santoro –, l’approccio del lavorare in gruppo e in modo coordinato, se condotto con cognizione di causa e professionalità, dà sempre ottimi risultati». Per Research Qualification, lavorare in reti collaborative è un modo strategicamente acquisito dal 2006. «In questi anni – ricorda Santoro – si è consolidata una forte esperienza professionale, ma anche pratica nella costruzione, sviluppo, gestione di reti di imprese. 38 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

Un “collegamento” alla ricerca Nella sua attività di supporto alle aziende, RQ ha costruito negli anni molte decine di reti d’imprese orientate all’innovazione e allo sviluppo di nuove tecnologie: tra queste c’è Link innovazione. L’ingegner Lucilla Lanciotti, Ceo di R.Q. e manager di rete di linkinnovazione.net, ne spiega gli obiettivi. «Link innovazione è un business network che adotta modelli organizzativi, di comunicazione e gestionali che consentono l’eccellenza in ciascuna delle attività, utilizzando le competenze dei partecipanti al network. È finalizzata alla realizzazione di un programma di sviluppo denominato Kicks – Knowledge Intensive Cloud Keyboard Services – e riguarda la realizzazione di servizi di gestione in outsourcing secondo il modello Cloud Services di tipo Saas, basati su una piattaforma di collaborative working originale. Il collegamento di queste reti ai network internazionali dell’innovazione (come Een, Insme, Inno.Biz, Earto, Ninesigma) consente di operare su scala globale anche senza effettuare investimenti in strutture internazionali».


Lucilla Lanciotti, Gian Piero Abbate e Marco Santoro

Nel solo anno 2011 R.Q. ha costruito, in qualità di consulente esperto o di partner, diverse decine di reti di imprese, soprattutto in ambiti legati all’innovazione o alla ricerca e sviluppo».

solo alla ricerca, ma sarà aperto all'innovazione: cambierà molte regole di partecipazione per le imprese, soprattutto le Pmi, ed è stato pensato per una nuova crescita che incrementi i posti di lavoro in Europa. In conL’EUROPA TENDE LA MANO: creto, l'Unione ha fissato una serie di obiettivi HORIZON 2020 ambiziosi in cinque aree strategiche in mateL'Europa è di fronte all'ennesimo giro di boa ria di occupazione, innovazione, istruzione, nella lunga regata dei "Programmi Quadro inclusione sociale e clima/energia, da ragper la Ricerca". In quest'anno la sua settima giungere entro il 2020». Lanciotti sottolinea versione chiuderà i battenti, per passare a una gli aspetti più interessanti del progetto euronuova formula denominata "Horizon 2020". peo, sotto un punto di vista dal quale è im«Dal 2014 al 2020 – dice Lanciotti –, il nuovo possibile non considerare l’ottava versione del programma dell'Ue non sarà più finalizzato programma come una grande opportunità. «Avendo integrato i vari aspetti – conclude Lanciotti –, Horizon 2020 è in Trasformare l’attività di ricerca grado di garantire anche una semplificazione attrae sviluppo in valore economico verso un unico insieme di è un’abilità che necessita di nuovi norme, mentre attualmente strumenti e nuove tecniche organizzative i finanziamenti sono suddivisi tra diversi strumenti non omogenei né coordinati tra loro. Ogni Stato membro ha adottato i propri obiettivi nazionali in ciascuna delle aree indicate. Ma la complessità del programma e l'ingente stanziamento previsto, impongono la capacità di fare sistema a livello locale, e in Italia siamo tra i peggiori in questo. Per questo sarà necessario ricorrere a specialisti del settore, come alcuni esperti che operano in R.Q., per cogliere questa opportunità sia per le imprese che per le organizzazioni pubbliche».

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IMPRESA E SVILUPPO

L’esperienza di Raid nel sostegno alle imprese Un’iniziativa unica in Italia: il servizio di affiancamento agli imprenditori messo a punto dalla Regione Lombardia. Strutturato come una rete, ha l’obiettivo di rilanciare le aziende con un modello di business ancora sostenibile

alla cassa integrazione ai fondi esubero, gli strumenti che finora il sistema nazionale e regionale hanno messo a disposizione hanno il fiato corto. Quale speranza allora per un’impresa lombarda in crisi ma con un modello di business ancora sostenibile? Come porsi di fronte Valerio Germanico alla crescente complessità del sistema economico? Per rispondere a queste domande, nel maggio 2011, Regione Lombardia ha istituito il servizio Raid (Rete di Affiancamento delle Im- verno regionale assume un’iniziativa di questo prese in Difficoltà). È la prima volta che un go- genere ed è soprattutto la prima volta che accade in Italia. Raid si ispira al modello del Ciri (Comité Interministériel de Restructuration Industrielle), che dai primi anni Ottanta opera in Francia su scala nazionale con ottimi risultati e caratteristiche di sussidiarietà che ben si sposano con le linee della politica regionale lombarda. Nato in seno alla Direzione Generale Industria, Artigianato, Edilizia e Cooperazione, Raid accompagna le aziende in crisi. Il servizio parte dall’analisi del piano di risanamento e, attraverso il contatto con istituzioni pubbliche e finanziarie, resta a fianco dell’impresa fino alla soluzione dei problemi. In questo senso si configura come una rete, perché coinvolge non solo specifiche competenze regionali, bensì coordina anche i soggetti istituzionali ed economici, i cosiddetti stakeholder. Inoltre, è un servizio snello, che opera a due livelli. Al primo si colloca un Comitato Guida, composto dai direttori della Giunta e del Sistema regionale e da rappresentanti di enti pubblici. Al secondo si trova il Nucleo Operativo, composto da figure con specifiche competenze di gestione di aziende, coadiuvato da rappresentanti del sistema regionale ed eventualmente integrato da

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Spazio a cura di:

professionalità esterne. Oltre alla condivisione del piano di risanamento e rilancio, Raid prende in carico i singoli casi e si offre come garante nel rapporto con i soggetti interpellati nel percorso di realizzazione del piano. A un anno e mezzo dall’avvio del programma, i primi riscontri delle istituzioni, delle parti sociali e delle associazioni di categoria sono stati positivi. L’accompagnamento di Raid ha anche l’obiettivo di stimolare una mentalità proattiva rispetto alla crisi, aiutando l’imprenditore a raggiungere consapevolezza riguardo alla sua situazione. Garantendogli però, al contempo, di accelerare i tempi di presa di contatto e procedure altrimenti lunghe. Soprattutto perché spesso, nel momento in cui viene accertato lo stato di crisi e avviato il processo di analisi ed eventualmente di risanamento si è già in un ritardo clamoroso. Sono numerose le imprese in stato di fallimento che, se si fossero mosse anche solo un anno prima, avrebbero potuto ancora accendere il motore della ristrutturazione ed evitare il peggio. I segnali ci sono sempre. Bisogna avere il coraggio di guardarli e bisogna che i professionisti intorno, dal commercialista al consulente, abbiano lo stesso coraggio e lealtà e aiutino l’imprenditore ad affrontare i problemi. Da parte sua, anche in questo caso Raid si offre come soggetto facilitatore. A fronte di risorse pubbliche in costante calo,

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Raid prende in carico i singoli casi e si offre come garante nel rapporto con i soggetti istituzionali ed economici

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Raid si propone come uno strumento di nuova generazione, che agisce senza erogare alcun finanziamento diretto e quindi senza sottrarre risorse al sistema regionale. Alla vitalità della rete Raid lavora costantemente l’Associazione bancaria italiana, concludendo protocolli d’intesa e accordi importanti, come quello raggiunto con l’Abi Lombardia. Il servizio, gratuito, è messo a disposizione soltanto di quelle realtà in cui si riscontrano fattori oggettivi su cui fondare un possibile piano di rilancio. Il target è quello dell’azienda con cento dipendenti, misura ideale per il tipo di servizio. Tuttavia un primo incontro viene garantito a chiunque lo richieda, perché la legge istitutiva di Raid prevede che alla richiesta di contatto dell’imprenditore venga data una risposta entro 48 ore e fissato un primo appuntamento. Soltanto nel 2012 sono state incontrate oltre 70 imprese e attivati undici atti formali. LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 41


La ricostruzione in Emilia riparte dal legno

A Finale Emilia, FederlegnoArredo, con più di 80 imprese, enti pubblici e progettisti, ha realizzato un nuovo complesso scolastico in legno di 1.600 metri quadrati. Che tra alcune settimane sarà in grado di ospitare 240 bambini dai due ai sei anni. La parola a Emanuele Orsini Cristiano Fieramonti

l 20 e il 29 maggio 2012 due violente scosse di grado 5.9 e 5.8 della scala Richter hanno segnato profondamente la quotidianità degli abitanti di Emilia Romagna e Lombardia. A Finale Emilia, piccolo comune del modenese di circa 16mila abitanti, uno dei paesi più colpiti dal terremoto, la maggior parte delle strutture, in particolare scuole, palazzi storici e chiese, hanno subito forti danni. E, dopo il terremoto, non hanno più avuto la possibilità di riprendere le normali attività. L’Asilo Sacro Cuore, storica scuola di Fi-

I Emanuele Orsini, consigliere incaricato Gruppo Case ed Edifici a Struttura di Legno di Assolegno/FederlegnoArredo www.federlegnoarredo.it

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Emanuele Orsini

Anche iGuzzini per l’asilo di Finale «La iGuzzini ha sempre creduto al valore dell’associazionismo, come fatto culturale di condivisione di valori, esperienze, conoscenze», sottolinea Paolo Guzzini (nella foto), Vice Presidente di iGuzzini. «L’attività associativa contribuisce a far crescere la cultura non solo della singola azienda, ma di interi comparti. Per questo siamo stati tra i fondatori di Assoluce, l’associazione di riferimento per le imprese di illuminazione domestica. Crediamo inoltre che un’impresa ha come compito quello di contribuire alla crescita dei territori in cui si trova ad operare. Una crescita che non sia soltanto in termini di persone impiegate e in termini di ricchezza, ma di una crescita sociale, che si manifesta in attività culturale, attività sportiva, un generale benessere sociale, appunto, condiviso. Per questo abbiamo aderito con entusiasmo, donando nostri apparecchi d’illuminazione, al progetto promosso da FederlegnoArredo che intende sostenere la rinascita dell’Emilia, colpita dal terremoto, proprio intervenendo a favore dell’educazione, della formazione dei più giovani».

nale Emilia che ospitava 160 bambini dai tre ai sei anni, è stata una delle strutture maggiormente danneggiate dal sisma, riportando danni irreparabili. «Fin dai primi momenti, FederlegnoArredo è entrata in contatto con la Protezione Civile e le autorità pubbliche locali per capire come poter contribuire all’emergenza di queste aree» spiega Emanuele Orsini, consigliere incaricato Gruppo Case ed Edifici a Struttura di Legno di Assolegno/FederlegnoArredo. Quali le priorità di questo intervento? «Nel dialogo con la comunità locale è emersa l’esigenza di concentrare i primi sforzi della ricostruzione sugli edifici scolastici di Finale Emilia. Tra questi, in particolare, l’Asilo Sacro Cuore è stato individuato come quello maggiormente bisognoso di un intervento. Da qui la

L’esperienza di Finale Emilia può essere considerata il primo vero esempio di rete di impresa nel nostro settore

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scelta di FederlegnoArredo, con Made expo e Cosmit, di impegnarsi nel progetto di costruzione di un nuovo complesso scolastico Sacro Cuore, con l’obiettivo di completare il nuovo edificio, che rappresenta una delle più grandi opere donate in tutta la ricostruzione dell’Emilia Romagna, entro la fine del 2012 e cioè dopo soli sei mesi e mezzo di lavoro. Viste le elezioni di febbraio, e per evitare quindi che l’iniziativa venisse usata da qualcuno per motivi elettorali, abbiamo deciso di spostare l’inaugurazione di qualche settimana». Il vostro progetto ha raccolto il sostegno di numerose aziende. «Il progetto ha raccolto un ampio sostegno da parte di molti partner in tutta Italia, e si è dimostrato una straordinaria e concreta opportunità di fare rete tra aziende e di collaborazione tra settore pubblico e privato. Grande in particolare è l’entusiasmo che ha accompagnato le moltissime imprese della filiera legno-arredo, che si sono impegnate direttamente nel sostegno dell’iniziativa, testimoniando, in un momento di grande difficoltà economica, che è sempre possibile essere protagonisti nella costruzione di una società più umana. L’iniziativa ha raccolto anche recentemente l’attenzione di tante realtà del mondo eco- ›› LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 43


IMPRESA E SVILUPPO

La testimonianza di Andrea Sartirani «Quando Assolegno ha proposto di fornire un aiuto concreto alle popolazioni colpite dal sisma realizzando il nuovo Asilo di Finale Emilia – spiega Andrea Sartirani, titolare della Sartirani Legnami e vice consigliere incaricato Gruppo prime lavorazioni legno di Assolegno – ho aderito con entusiasmo sia per il fine umanitario sia per la possibilità di poter valorizzare la materia prima legno. Ma è stato anche un altro aspetto ad avermi convinto della bontà dell’iniziativa, ovvero la possibilità di portare avanti per la prima volta un gioco di squadra che potrebbe garantire al nostro settore maggiore forza. Avere condiviso il know how tra realtà che fino a pochi giorni prima erano concorrenti è stata un’esperienza estremamente positiva e ha confermato le enormi potenzialità del nostro settore. Mi auguro che tale esperienza possa essere riproposta in occasione dei lavori di Expo 2015: l’importante sarà trovare un coordinatore di dimensioni e forza tali da garantire buoni risultati per tutti i soggetti coinvolti».

›› nomico, associativo, produttivo e dello spettacolo». La particolarità di questa struttura è quella di essere stata interamente realizzata in legno. «Fondamentale nella buona riuscita del progetto è stata la scelta operata da FederlegnoArredo di realizzare il nuovo complesso scolastico con strutture portanti in legno, un sistema costruttivo che sta conoscendo un crescente successo, sia in Italia sia all’estero, e che offre numerosi vantaggi competitivi». 44 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

Quali? «È antisismico, altamente ecologico e permette un elevato risparmio energetico, oltre a essere particolarmente indicato in situazioni di emergenza che necessitano di tempi di realizzazione brevi, come l’esperienza del progetto del nuovo Sacro Cuore ha dimostrato. Il risultato è una struttura monoplanare di oltre 1.600 metri quadrati, realizzata interamente in legno coniugando tre diversi metodi costruttivi: pannelli XLam, pannelli a telaio, sistema MHM Massive Holz Mauer. Una volta terminato, il nuovo complesso scolastico sarà in grado di ospitare fino a 240 bambini da due a sei anni, suddivisi tra le due sezioni di nido e le sei sezioni di scuola materna». L’esperienza di Finale potrebbe fare da apripista per altre collaborazioni tra aziende del settore? «Assolutamente sì. Questo può essere considerato il primo vero esempio di rete di impresa nel nostro settore. E ritengo che potrebbe essere riproposta per partecipare ai bandi previsti per l’Expo 2015».



La siderurgia esporta Il settore siderurgico italiano arranca e le esportazioni sono determinanti per sostenere il comparto. Bisogna comprendere dove si muove il mercato e quali sono le sue esigenze. L’analisi di Michele Marcora Lorenzo Brenna

opo un 2012 stentato anche il 2013 sarà un’annata delicata per il comparto siderurgico italiano. Le prospettive per il 2013 sono necessariamente condizionate dall'andamento dei settori utilizzatori. Lo scorso anno il comparto ha subito un calo della produzione pari al 4,5 per cento, la cui causa è da ricercare nella flessione del consumo di acciaio in Italia. Le esportazioni sono state un vero e proprio salvagente. Tuttavia le difficoltà dei settori utilizzatori sono destinati ad avere ripercussioni anche sulle esportazioni. Approfondiamo l’argomento con Michele Marcora, direttore della Forgiatura Marcora. Come si pone la vostra azienda nei confronti dell’impatto ambientale e del risparmio energetico? «Con l’arrivo del gas, che ha sostituito la nafta alla fine degli anni Novanta, la nostra azienda è stata in grado di crescere all’interno di una zona residenziale. È pertanto evidente che il rispetto delle regole ambientali è per noi una priorità assoluta. Con la fine di quest’anno otterremo le certificazioni Iso14000 e Ohsas 18000».

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Michele Marcora

Il rispetto delle regole ambientali, che riguardano le emissioni in atmosfera o le emissioni acustiche, è per noi una priorità

Quanto investite in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica? «Ricerca e sviluppo non sono i termini più esatti per la nostra realtà aziendale che non ha nella progettazione il suo core business, così come non realizza prodotti finiti. Il nostro compito è quello di interpretare al meglio le specifiche tecniche del cliente al fine di fornire un prodotto qualitativamente perfetto e un servizio pre vendita ineccepibile. I nostri investimenti sono rivolti allo sviluppo delle competenze professionali e all’efficienza produttiva. Per noi fare ricerca significa selezionare risorse umane competenti e responsabili». Quali nuove esigenze credete vadano intercettate e rispettate al fine di garantire la competitività sul mercato? «Ritengo che il fattore del nostro successo sia quello di avere compreso dove si muoveva il mercato e quali erano e sono le sue esigenze. Il

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settore del petrolio ha visto mutare le esigenze di qualità pressoché radicalmente negli ultimi due anni. Le specifiche tecniche di questo settore oggi sono paragonabili a quelle del nucleare». Quali sono i vostri mercati più importanti all’estero e qual è la situazione nel mercato interno? In apertura, Michele Marcora, direttore della Forgiatura «Il nostro mercato è per ol- Marcora Srl di Buon Gesù, Olgiate Olona (VA). Nelle tre il 70 per cento fuori dal- altre immagini alcune fasi di lavorazione l’Italia e il restante 30 per www.forgiaturamarcora.com cento è destinato a clienti che esportano all’estero. Le aeree di maggiore interesse sono gli Stati Uniti, il Golfo del Messico, l’Australia e L’Africa. L’Europa rimane comunque sempre lo scenario di riferimento, anche se importanti mercati come Francia e Italia stanno soffrendo». Nell’ultimo biennio, qual è stato l’andamento? «Il nostro settore di riferimento è quello dell’Oil & Gas. L’ultimo biennio ha rappresentato il momento positivo per l’azienda. Sebbene il fatturato non abbia raggiunto i valori del 2008 rappresenta comunque il momento di massima redditività per l’azienda, in quanto il 2008 fu “gonfiato” dalla speculazione sui prezzi dell’acciaio». Quali sono le prospettive per il medio e lungo periodo? «Le nostre prospettive sono senza dubbio di crescita. La speranza è che il clima economico e fiscale italiano ci permetta di guardare ancora all’Italia come un paese interessante per i nostri investimenti». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 47


EXPORT

I mercati esteri premiano innovazione e ricerca Il mercato globale dei tessuti stampati richiede qualità elevata, grande flessibilità e servizi efficienti. La Seride di Bruno Luraschi risponde con investimenti sulla ricerca, sulle tecniche di applicazione e sul risparmio energetico Emanuela Caruso

ggi, essere una realtà imprenditoriale solida significa saper adattare la propria azienda alle nuove richieste ed esigenze del mercato, utilizzando le tecnologie più recenti per assecondare ritmi di lavoro sempre più variabili e stili moda con personalizzazioni che non fanno sconti alla qualità nel dettaglio». È con queste parole che Bruno Luraschi, fondatore e titolare della società comasca Seride, specializzata da quasi quarant’anni nella produzione di tessuti stampati e uniti rivolti al mercato globale dell’abbigliamento, delinea la giusta strategia con cui affrontare un mercato vastissimo, difficile e imprevedibile. «Oggi – continua Luraschi, da un po’ di tempo

«O Nella pagina accanto Bruno Luraschi, fondatore e titolare della Seride Srl di Portichetto di Luisago (CO) www.seride.it

aiutato nella guida dell’azienda dai figli Stefano, Matteo e Federica – il concetto di qualità non è da intendersi come esclusivamente rivolto al singolo prodotto – che deve essere perfetto sotto ogni punto di vista – perché la qualità deve caratterizzare anche il servizio alla clientela: ovvero, massima elasticità e flessibilità nella lavorazione e nella gestione degli ordini e delle consegne, arrivando a comprendere anche il fare molta ricerca sulle tendenze del momento e l’essere costantemente aggiornati su tessuti, stampe, colori e tecniche d’applicazione». Quali sono i punti di forza della Seride? «Sicuramente l’innovazione e la ricerca continua, che negli anni ci hanno portato a specializzarci in varie tipologie di lavorazione –


Bruno Luraschi

stampa tradizionale, stampa digitale, laminature, stampa rotocalco, glitter e devore’, accoppiatura e groffatura dei tessuti, finissaggi antigoccia, antisfilo e irrestringibili – e i continui investimenti in macchinari, grazie ai quali non solo ampliamo la varietà di prodotti, ma rispondiamo anche con rapidità e precisione alle richieste dei clienti e alle consegne. Non meno importanti sono le risorse umane, poiché i 92 dipendenti della società rappresentano un vero patrimonio e la spinta per guardare sempre al futuro». Quanto incide l’export? «Il nostro mercato è il mondo intero. Il 60 per cento della produzione, infatti, viene destinato ai mercati di Europa, Stati Uniti, Medio Oriente e Cina. Mentre il restante 40 per cento viene esportato in seguito come capo finito dai nostri clienti confezionisti». Un importante investimento fatto dalla Seride nel 2009 ha riguardato le energie rinnovabili. «Abbiamo installato sul tetto del nostro stabilimento un impianto fotovoltaico da 200 Kwp, così da produrre energia pulita. I risultati ottenuti grazie a questo impianto sono stati molto soddisfacenti, poiché oggi siamo in grado di risparmiare alte percentuali di emissioni di anidride carbonica e di produrre una quantità di energia elettrica superiore a tutte le previsioni progettuali preventivate. È il nostro modo per rispettare l’ambiente e le persone che lo abitano». Da quanto emerso finora, si capisce come questi ultimi anni, malgrado la crisi economica, siano stati per voi molto positivi. A tal proposito, quale andamento dell’attività avete registrato dal 2008 a oggi? «Sin dall’inizio della difficile congiuntura economica, noi abbiamo registrato un andamento in totale controtendenza. Il 2008 è

Il 60 per cento della nostra produzione è destinato direttamente ai mercati esteri, mentre l’altro 40 per cento viene esportato dai clienti confezionisti

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stato il nostro anno migliore, con 21 milioni di euro di fatturato, e anche i due anni successivi sono stati altrettanto buoni: il 2009 con 18 milioni e il 2010 con 20 milioni. Nel 2011, poi, abbiamo notato un piccolo calo, che però siamo riusciti a recuperare, concludendo i dodici di mesi di attività con un fatturato in linea con quelli precedenti. E così è stato anche per il 2012. E anche per quest’anno prevediamo buoni risultati». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 49


L’export traina la crescita per le ceramiche tecniche Un 2012 a segno più. Un primo trimestre 2013 che conferma il trend e permette di guardare al medio periodo con ottimismo. Piero Massimo Cristini traccia il percorso dei prossimi anni Valerio Germanico

vere la Germania come principale mercato di riferimento è il fattore determinante per la nostra crescita». È questa la motivazione che Piero Massimo Cristini, amministratore della Htc, società del gruppo HtCeram, dà degli obiettivi economici centrati nel corso del 2012. E delle stime di sviluppo a segno più che si proiettano sul prossimo triennio. Il gruppo raccoglie sotto di sé più società specializzate nella produzione di ceramiche tecniche industriali. Fra queste Htc guarda principalmente al mercato delle applicazioni ceramiche per uso meccanico e agli ambiti in cui siano richieste alte prestazioni di resistenza all’usura, alla temperatura e alle aggressioni

«A 50 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

chimiche. Mentre un’altra società del gruppo, Redco, ha raggiunto un elevato grado di qualificazione sul mercato delle applicazioni ceramiche per uso elettrotecnico. I vostri risultati sono trainati soprattutto dall’export. Qual è lo scenario complessivo? «Stiamo vivendo un momento discretamente felice, nonostante l’andamento dell’economia nazionale. Infatti il grosso del nostro mercato è rivolto alla Germania – che com’è noto è una nazione che sta risentendo della crisi molto meno di noi. Ma abbiamo partner anche in altri paesi europei, come Austria, Svizzera, Inghilterra e Spagna, oltre all’Italia. La nostra spinta all’internazionalizzazione è stata trainata dall’inserimento in azienda di una nuova


Piero Massimo Cristini Piero Massimo Cristini, amministratore della Htc Srl di Corte Franca (BS), società del gruppo Ht-Ceram www.ht-ceram.com www.htc-ceramics.com www.redco-ceramics.com

+20%

CRESCITA DEL FATTURATO REGISTRATA NEL 2012 figura, interamente dedicata alla ricerca di nuovi mercati. Attualmente, sia in Italia che all’estero, abbiamo vari progetti avviati che si stanno concretizzando – tutti rivolti a nicchie di mercato che richiedono performance molto particolari». Quali sono le applicazioni principali in cui trovano riscontro le vostre soluzioni ceramiche? «Come Htc seguiamo principalmente il campo dei pistoni ad alta e media pressione, il settore wire e quello delle fonderie, per il quale realizziamo in particolare manufatti in titanato, materiale performante per questa applicazione. La ceramica si presta poi a numerose altre applicazioni che spaziano dagli anelli di tenuta meccanica alle rubinetterie per uso industriale, non per ultimi i settori alimentare, cosmetico e medicale». A quali mercati e settori guarda invece Redco? «L’azienda – realizzando quasi esclusivamente particolari in ceramica per l’isolamento, che trovano applicazione nelle resistenze corazzate e a cartuccia – si rivolge maggiormente ai mercati di Italia, Spagna, Francia e Germania. Questa società, fino a due, tre anni fa aveva come mercato di riferimento esclusivamente quello interno, mentre oggi esporta il 30 per cento della propria produzione, avvicinandosi

DALLA HTC SRL. RISULTATO LEGATO IN MASSIMA PARTE ALLE RELAZIONI CON IL TRAINANTE MERCATO TEDESCO

in questo modo ai numeri di Htc, che ha già raggiunto il 50 per cento di export». Rivolgervi a più settori industriali e a una platea ampia di mercati quale valore aggiunto ha rappresentato per voi? «Al di là dei risultati economici, che ci hanno permesso di procedere con molta più stabilità, esserci orientati verso svariati settori, distribuiti su più realtà nazionali, ci ha dato una maggiore visibilità e credibilità a livello internazionale. Stiamo infatti lavorando per reinvestire questo patrimonio di competenze e di immagine in mercati extraeuropei, avviando contatti con partner in diversi Paesi emergenti». Quali sono dunque le prospettive e gli obiettivi per il medio periodo? «Alla luce dell’andamento positivo dei primi tre mesi dell’anno, prevediamo un incremento di fatturato almeno il 10-15 per cento annuo per i prossimi tre anni. Questo trend di crescita sarà dettato sia dal potenziamento dei rapporti con i partner già acquisiti, sia dall’avvio di relazioni con nuovi clienti, con i quali abbiamo già eseguito delle campionature significative che presto si trasformeranno in produzioni vere e proprie». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 51


INTERNAZIONALIZZAZIONE

Il mercato interno non è sufficiente Un assetto orientato alla globalità e radicato nella configurazione industriale. Giovanni Pasotto disegna sulla cartina dei mercati internazionali le strategie con le quali il gruppo MP Filtri si confronta con i principali competitor nel settore dell’oleodinamica Valerio Germanico

Il gruppo MP Filtri Spa ha sede a Pessano con Bornago (MI) www.mpfiltri.com

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n triennio è stato sufficiente per tornare al fatturato precrisi. Questo il risultato raggiunto fra il 2010 e il 2012 da MP Filtri, gruppo con base nel milanese e sei filiali negli scenari più importanti per la filtrazione oleodinamica: Francia, Regno Unito, Germania, Stati Uniti, Canada e Cina. A confermarlo è Giovanni Pasotto, direttore generale del gruppo di Pessano con Bornago: «Attraverso le nostre sedi commerciali all’estero e con il contributo di importatori e distributori di altri paesi, riusciamo a rivolgerci a un parco clienti ancora più vasto di quello rappresentato da questi sei paesi. E, così facendo, a contrastare gli effetti di una congiuntura economica ancora sfavorevole». È anche grazie alla molteplicità dei mercati nei quali opera – sia in termini di destinazione d’uso, sia come area geografica – che il gruppo ha superato senza intoppi il recente passato, caratterizzato da scenari economici negativi, soprattutto sul fronte interno.

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Giovanni Pasotto

«Oggi la nostra produzione è destinata per il 30 per cento al mercato italiano e per il restante 70 a quelli internazionali. La proiezione sullo scenario globale è stata il fattore decisivo per controbilanciare le diversità di andamento dei vari mercati. In tutti però, per riuscire a tornare ai livelli di fatturato pre2009, abbiamo dovuto assumere un approccio più deciso, essere più presenti e “aggressivi” in termini commerciali». IL CORE BUSINESS

Il gruppo MP Filtri, con la propria produzione di filtri per azionamenti oleodinamici – una linea completa di componenti per le trasmissioni di potenza e accessori e per le centraline idrauliche – persegue l’obiettivo della personalizzazione del prodotto. In questa azione guarda principalmente a tre grandi settori. Il mercato industriale della costruzione di impianti e sistemi, il mercato mobile – che produce macchine come trattori, escavatori, gru, pompe calcestruzzo, carrelli elevatori. E infine al settore delle proprie filiali e dei propri distributori. «In questo momento – afferma Pasotto – le performance migliori le stiamo registrando nel connubio fra settore

La proiezione sullo scenario globale è stata il fattore decisivo per controbilanciare le diversità di andamento dei vari mercati

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mobile e filiali estere. La nostra vocazione alla qualità si è espressa in complesse strategie aziendali e commerciali, che ruotano soprattutto intorno a un nodo fondamentale: l’offerta di un servizio di vendita e di post-vendita che abbia il medesimo livello di efficienza e prontezza a tutte le latitudini. Questo aspetto è uno dei plus che il mercato ci riconosce rispetto ai nostri competitor – che sono soprattutto tedeschi e americani –, con i quali ovviamente la sfida si gioca anche sul prodotto, ovvero sul filtro». Ciò vuol dire importanti e costanti investimenti in R&D, con i quali il gruppo alimenta l’attività svolta dai team interni dedicati allo sviluppo e al miglioramento delle performance qualitative e tecniche. «Naturalmente non è facile agire seguendo questa politica, soprattutto in un paese come l’Italia, in cui da troppi anni l’unica certezza è la totale assenza di certezze per quanto riguarda le politiche economiche e industriali. Nonostante il mercato interno áá LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 55


INTERNAZIONALIZZAZIONE

áá non sia per noi secondario all’export, ci rendiamo conto che non può essere affatto sufficiente. L’eccessiva indecisione si sta ripercuotendo sui costruttori e a catena su tutte le piccole e medie aziende, determinando un’instabilità che, in assenza di uno sbocco oltreconfine, avrebbe impedito qualsiasi strategia basata sull’investimento innovativo». I PROGETTI PER L’ESTERO

Per questi motivi, anche nel 2013, MP Filtri intende continuare a fondare la propria crescita sull’ampliamento dei mercati di sbocco, rivolgendo in particolare la propria energia espansionistica verso paesi emergenti e dinamici, come Brasile, Russia e India. «Si tratta di un progetto abbastanza intenso, che intendiamo portare a termine, com’è nostra consuetudine, un passo alla volta. Inizieremo ad aprire prima una filiale con un magazzino autonomo per poter servire al meglio il mercato di riferimento e, se i risultati saranno positivi, potremo ipotizzare di produrre anche in loco. La tempistica è forse l’unica variabile indipendente». Per portare a termine al meglio questa strategia di espansione, oltre a proseguire nel cammino della qualità e dei servizi,

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Progettiamo e realizziamo prodotti a elevata tecnologia, contribuendo così a completare la gamma di tutti i settori di costruzione macchinari e dell’impiantistica industriale

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il gruppo continuerà a investire in ricerca e sviluppo». LE STRATEGIE, PASSATO E FUTURO

I valori e la filosofia che ispirano MP Filtri hanno consentito al gruppo di superare anche i periodi meno positivi limitando i danni a un moderato calo di fatturato, riuscendo comunque a mantenere inalterati rating bancari e assicurativi. E, soprattutto, il patrimonio più importante per ogni realtà produttiva: il portafoglio clienti. «Oggi – aggiunge Pasotto – operiamo con una realtà di circa duecento dipendenti che studiano, sviluppano, producono e commercializzano una vasta gamma di filtri per azionamenti oleodinamici e una linea completa di componenti per le trasmissioni di potenza – oltre ad accessori per centraline idrauliche. Perseguiamo così la filosofia della personalizzazione del prodotto in base alle precise, e mutevoli, richieste del mercato». Per affrontarle, il gruppo, fin dal suo esordio, si è dato una dimensione internazionale. «Questo è stato possibile soprattutto perché abbiamo fatto della qualità uno degli asset portanti della strategia gestionale. Così sono nate le prime filiali, in grado di offrire in tutto il mondo una gamma di prodotti ca-


Giovanni Pasotto

Una storia di internazionalizzazione La missione della MP Filtri ha inizio negli anni Sessanta, quando Bruno Pasotto decide di esaudire una richiesta di mercato ancora in parte da esplorare. La costante ricerca, la progettazione e lo sviluppo, la consacrano, di fatto, tra i più importanti produttori mondiali nel campo della filtrazione oleodinamica. Oggi, con cinquant’anni di presenza sul mercato il gruppo ha caratterizzato il settore della filtrazione nell’oleodinamica con un’offerta in grado di soddisfare le esigenze dei costruttori in ogni settore. La capacità di tenere testa ai più grandi produttori internazionali rese indispensabile da subito l’adeguamento della rete commerciale, realizzata con l’inaugurazione dei primi punti vendita all’estero. L’azienda continua a crescere e nel corso degli anni Ottanta viene formato il gruppo MP Filtri, con la costruzione di una fonderia e l’acquisizione di un’officina per le lavorazioni meccaniche, dando vita in questo modo a un’importante realtà industriale che – dal panetto di alluminio all’assemblaggio dei pezzi – monitora e controlla costantemente l’intero processo produttivo.

pace di fronteggiare con sicurezza i competitor più agguerriti, di conquistare il mercato locale e di offrire le migliori soluzioni logistiche, proponendo sistemi di filtraggio adatti a soddisfare le esigenze dei costruttori in ogni settore». Risalgono agli anni Ottanta e Novanta la creazione di una fonderia di alluminio per pressofusione e fusioni in conchiglia, l’acquisizione e conseguente incorporazione di un’officina meccanica per il trattamento e la lavorazione dei semilavorati. «Grazie a queste operazioni, ancora oggi possediamo il

controllo dell’intera filiera produttiva – dall’acquisto dell’alluminio al prodotto finito – e siamo riusciti a diventare una struttura capace di seguire e monitorare tutti i processi di fabbricazione dei prodotti. La condizione essenziale – la qualità del prodotto – continua poi con la nutrita serie di analisi, verifiche e controlli ai quali sottoponiamo tutta la produzione. La forte sensibilità da sempre dimostrata nei confronti di questa problematica, ci ha consentito di ottenere nel corso degli ultimi anni la certificazione di conformità del sistema qualità Iso 9001 e la più recente certificazione Vision 2000, alle cui direttive sono sottoposte tutte le funzioni aziendali». Inoltre, nel centro di ricerca della CMP Division, situata presso la filiale inglese del gruppo, vengono progettati, realizzati e continuamente aggiornati prodotti a elevata tecnologia per il controllo della contaminazione dell’olio, contribuendo così a completare la gamma in maniera trasversale a tutti i settori di costruzione di macchinari e deláá l’impiantistica industriale». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 57


INTERNAZIONALIZZAZIONE

áá

LA NUOVA SERIE MULTIPORT

Risultato dell’intensa attività di ricerca, da appena diciotto mesi sul mercato, è il nuovo filtro in linea Multiport, sviluppato per consentire al progettista la personalizzazione di impiego attraverso l’utilizzo di un prodotto standard. «Multiport è un filtro in linea con pressione di lavoro fino a 80 bar disponibile in quattro lunghezze connessioni fino a 1” e portata massima di 200 l/m. L’applicazione sui sistemi oleodinamici copre tutte le esigenze, sia nel settore industriale sia in quello mobile come filtro di ritorno, mandata, di lubrificazione, offline, aspirazione-ritorno per circuiti combinati, esclusione degli scambiatori di calore nelle partenze a freddo, scarico diretto a serbatoio della valvola di bypass con flusso continuo in filtrazione. Le connessioni di entrata e di uscita possono essere in linea, a 90 gradi o sullo stesso lato ed è possibile il collegamento con due connessioni in ingresso e una doppia posizione per l’indicatore di intasamento. Oltre 1.224 differenti possibilità di configurazione permettono di trovare l’esecuzione più indicata alle proprie necessità».

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Anche se il mercato in questo momento non mostra un trend particolarmente positivo, siamo ottimisti. Crediamo di poter crescere anche quest’anno, sfidando le difficoltà

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PROSPETTIVE 2013

«Noi siamo ottimisti, anche se il mercato in questo momento non mostra un trend particolarmente positivo rispetto al 2012. Siamo ancora vicini ai livelli della domanda dell’anno scorso. Quello che ci auspichiamo, però, è di crescere anche quest’anno, sfidando le difficoltà del mercato e la situazione di penalizzazione in cui ci pone la nostra localizzazione nel Sistema Italia, che nonostante i proclami risulta ancora ingessato e per molti versi non gestito dalla nostra classe dirigente». Con queste parole conclusive, Pasotto conferma l’entusiasmo e la voglia di crescere, che il gruppo desidera continuare a diffondere, accrescendo la propria market share e affermando una sempre maggior presenza nei mercati del proprio settore. E conferma la riuscita del passaggio generazionale – aspetto molto delicato per la maggioranza delle aziende industriali moderne gestite con un modello famigliare –, avvenuto proprio con l’affermazione di lui stesso come direttore generale del gruppo e presidente delle singole filiali e con Monica Pasotto nominata direttore amministrativo e finanziario di MP Filtri e di tutte le filiali».



INTERNAZIONALIZZAZIONE

Impresa e funzione sociale La filosofia aziendale di Pietro Colombo riporta l’impresa ai valori etici, alle regole e all’entusiasmo decisivi per il suo stesso sviluppo. «È necessario ripartire dalla valorizzazione della persona» Renato Ferretti

er alcuni capitani d’industria il valore dell’attività sta ancora nel contributo che questa dà al resto della collettività. Non può che scaturirne una forte etica professionale che nel gioco del mercato, a volte crudele, rimane comunque prioritaria rispetto ai meri interessi individuali. Pietro Colombo è uno degli imprenditori che ha fatto di questo principio la sua filosofia aziendale, dimostrando come sia possibile affiancarle strategie competitive. Con il gruppo Blm, Colombo si occupa da

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60 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

più di cinquant’anni di progettazione e produzione di macchine e sistemi per la lavorazione dei tubi metallici e di macchine utensili, segmento della meccanica ad alta tecnologia nel quale l’Italia è il quarto produttore al mondo. «Bisogna tornare – dice Colombo – alla funzione etica dell’impresa, basata sui valori che mettono al centro la persona. Per questo un’azienda responsabile non può che avere l’obiettivo di creare ricchezza sociale». Da quanto dice nasce quella che chiama la


Pietro Colombo

In basso, Pietro Colombo presidente del gruppo BLM con sede a Cantù (CO) www.blmgroup.com

“Cultura del noi”. «Con il termine in questione, mi riferisco alla condivisione all’interno dell’azienda, da parte di tutte le risorse, del patrimonio di conoscenze, valori e regole deontologiche. La “Cultura del noi” parte necessariamente dalla valorizzazione della persona, che è la ricchezza maggiore per un’azienda. I collaboratori sono il vero patrimonio di ogni singola impresa. Le risorse umane vanno gestite nel modo migliore, valorizzando la creatività individuale e collegiale. Da qui l’importanza della creazione di lavoro. Grazie a questa filosofia, anche in periodi di crisi, in Blm non vi è mai stato un giorno di cassa integrazione e si è sempre investito in R&S e in nuove tecnologie. Le basi fondamentali sono rappresentate dall’esempio, dalla passione e dall’entusiasmo». A partire da questa filosofia, quali sono i punti di forza sviluppati in Blm? «Sono rappresentati da un patrimonio di conoscenze condivise, dalla continua innovazione delle tecnologie produttive mirate ad aumentare la competitività, dalla capacità di realizzare soluzioni su misura, dal mantenimento di un dialogo costante, pre e post vendita, che ci fa essere

153 Mln

70%

IL FATTURATO COMPLESSIVO REGISTRATO DAL GRUPPO BLM RELATIVO AL 2012

IL FATTURATO DEL GRUPPO CHE DERIVA DA PRODOTTI DI ULTIMA GENERAZIONE

un punto di riferimento sicuro per il committente. E infine, da una presenza globale e capillare, grazie a un servizio locale che ci permette di raggiungere ogni utente parlando la sua stessa lingua. Sicuramente però uno dei vantaggi è stato l’intuito, con il quale ho previsto gli eventi successivi: questo mi ha permesso di prendere per tempo le decisioni più adatte alla situazione». Quali sono i risultati così ottenuti in questi anni di crisi? «Prima di tutto abbiamo raggiunto un alto livello di esperienza e professionalità specifiche, costruite in decenni di attività, nel processo di lavorazione del tubo: dal taglio laser o a disco alla curvatura, alla sagomatura, fino alla certificazione del pezzo. Ora possiamo proporre un’ampia varietà di soluzioni dedicate, che sviluppiamo attraverso le nostre diverse realtà áá LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 61


INTERNAZIONALIZZAZIONE

VERSO IL LAVORO PERMANENTE necessario equilibrare la domanda con l’offerta, attraverso il “ciclo di vita”». Il presidente del gruppo Blm, Pietro Colombo, introduce così la sua proposta per “curare” il mercato e poter contare sulla creazione di lavoro costante. «Si deve attivare il mercato – spiega Colombo – con riferimento al ciclo di vita “si nasce – si cresce – si muore”. Bisogna equilibrare nel tempo la domanda con l’offerta, definendo il ciclo di vita di ogni bene mobile e immobile. In secondo luogo, sarebbe necessario imporre regole certe per tutte le nazioni. Infine la formazione andrebbe rinnovata per creare una nuova cultura. Quindi, dopo cinque anni, un’autovettura dovrà essere rottamata e sostituita, compensando con un credito d’imposta a carico di un fondo costituito da tutti i costruttori di autovetture. Ogni bene immobile dovrà essere distrutto dopo centocinquant’anni, per essere sostituito con le nuove tecnologie, salvaguardando l’ambiente, la ricchezza naturale, i vincoli ambientali e culturali, il patrimonio storico-artistico esistente».

«È

áá industriali. Con le nostre tre società e sette filiali Serbia, stiamo valutando con attenzione l’India, sparse per il mondo, siamo tornati a livelli precrisi». Quanto ha inciso l’export? «Bisogna precisare che per noi esiste un solo mercato ed è quello mondiale. Naturalmente poi, all’interno di questo vasto orizzonte ci sono aree che spiccano per performance e risultati, anche se complessivamente la crisi non ha inciso, per quanto riguarda l’estero, sul nostro piano industriale. Attualmente, a trainare sono paesi come Brasile, Germania, Polonia e Stati Uniti. Ed è verso le nostre controllate in questi paesi che si sono orientati i maggiori investimenti, che hanno incluso però anche le nostre società nel Regno Unito, Messico e Shanghai. Per quel che riguarda il futuro, sono state avviate le prime azioni per l’ingresso nei mercati di Romania e

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tuttavia, l’obiettivo dei prossimi anni, sarà il mercato cinese, che potenzialmente è destinato a diventare uno di quelli più interessanti per il nostro business». In che modo avete approcciato i mercati esteri? «Le condizioni essenziali per avviare un processo di crescita reciproco sono il dialogo e la cooperazione continua con i partner. La conquista di nuovi spazi di mercato, infatti, è strettamente legata alla capacità di anticipare, interpretare e soddisfare le esigenze di un settore industriale costantemente alla ricerca dell’eccellenza. La quota prevalente dell’attività del nostro gruppo, ormai, si svolge a livello internazionale, con una presenza nei cinque continenti che riflette la volontà di crescere nelle diversità, potenziando la


Pietro Colombo

La “Cultura del noi” parte dalla valorizzazione della persona, che è la ricchezza maggiore per un’azienda

capacità di raggiungere ciascun committente, conoscerlo e dare risposte alle sue particolari esigenze. Bisogna parlare, in senso simbolico e letterale, la sua stessa lingua». Una rete di vendita così estesa avrà imposto di curare in modo particolare le strategie logistiche. «Proprio per la necessità di coprire una rete di assistenza che ha raggiunto dimensioni globali, molti dei nostri servizi di post-vendita oggi sono svolti per lo più in remoto, attraverso l’implementazione di applicazioni di tele-assistenza. In parole povere, si stabilisce una connessione fra il cliente e il nostro centro di assistenza e questo permette di verificare la funzionalità degli impianti in tutto il mondo. Fra gli altri servizi abbiamo introdotto anche il Webcam Remote Teleservice, un apparato che permette all’operatore

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di vedere l’impianto come se fosse presente in loco. La nostra organizzazione si sta facendo sempre più global anche grazie alle possibilità offerte da Internet». Com’è strutturato il gruppo? «Il gruppo Blm, con oltre cinquecento dipendenti, comprende in Italia le seguenti realtà industriali: Blm Spa, la società capogruppo, specializzata nella produzione di macchine curvatubi a Cnc, sagomatubi, sistemi di misura e relativi dispositivi di integrazione ed automazione. Adige Spa produttrice di sistemi di taglio laser dei tubi e macchine per il taglio a disco e la lavorazione di tubi, pieni e profilati. Completano la gamma spazzolatici, sistemi di misura lavaggio e raccoglitori e infine Adige-Sys Spa, specializzata nella produzione di sistemi di taglio laser per tubo». Si intuisce un certo sforzo economico in ricerca e sviluppo. «La quota di fatturato che annualmente reinvestiamo nella ricerca e nello sviluppo di nuove soluzioni supera il sette per cento. L’investimento è diretto sia al nostro reparto interno, nel quale lavora personale di elevata specializzazione, sia al finanziamento di attività di collaborazione con i maggiori centri di ricerca e i più importanti partner tecnologici. Lo scopo è raggiungere eccellenze tecnologiche che abbiano una ricaduta immediata sui prodotti, in modo da anticipare le attese del target cui ci rivolgiamo». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 63


INTERNAZIONALIZZAZIONE

Traguardi globali, radici lombarde n biennio di grandi risultati per la TBV. L’acronimo sta per Trafileria Bulloneria Viteria di Valle Camonica, nome semplice per una società che punta alla sostanza del fare impresa e che ha recentemente superato la quota di 5 milioni di pezzi prodotti – che in larga parte escono dallo stabilimento di Sellero, nel bresciano, già rivestiti di Tibicoat, brevetto della stessa società che garantisce la resistenza agli attacchi del salino, dell’ossidazione e della ruggine, in ambienti e applicazioni particolarmente esposte agli impatti e ai danni degli agenti atmosferici. Però gli obiettivi centrati dall’azienda guidata da Simonetta Balboni, in qualità di amministratore delegato, sono anche altri: «Abbiamo deciso di puntare sulle cosiddette “forniture a pacchetto”, completamento della gamma con articoli collegati – come raccordi, flange,

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I risultati di un cinquantennio di attività e l’accelerazione produttiva dell’ultimo biennio. Simonetta Balboni racconta come un approccio “semplice” abbia portato un’azienda ancorata fra Milano e Brescia a orbitare in tutto il mercato mondiale dell’industria pesante e della metalmeccanica Manlio Teodoro

guarnizioni e valvole. In questo senso è da sottolineare il consolidamento dei nostri rapporti con uno dei principali produttori di valvole a livello mondiale, la canadese Velan, dalla quale abbiamo ottenuto la rappresentanza per la maggior parte delle regioni italiane. In virtù di questa nuova partnership stiamo acquisendo una specializzazione tecnologica per il trattamento delle valvole globe, check, gate, a sfera, pressure seal e criogeniche». Un importante elenco di successi, che la società ha raccolto proprio nell’anno del cinquantesimo dalla fondazione, e che ha potuto così presentare a partner, fornitori e istituti di credito, oltre che agli enti locali. La vostra azienda ha un forte legame con il territorio. Questo vi ha permesso però di coltivare anche relazioni con i mercati esteri. Quali sono oggi i rapporti con questi ultimi? «Produciamo nella provincia di Brescia, in quella Valle Camonica che da quasi mezzo secolo è zona di industria pesante e metalmeccanica. Però è a Milano che si origina la fase iniziale di tutto il nostro lavoro. È da qui infatti che si avviano e si rinforzano i contatti


Simonetta Balboni

con i principali committenti, italiani e stranieri. Ed è da questa realtà che si sviluppano progetti e idee, ipotesi e soluzioni concrete. Oltre che in Italia, poi, operiamo in tantissimi paesi dell’Europa, del gruppo delle repubbliche ex sovietiche, del Medio Oriente, dell’Asia centrale, dell’Africa settentrionale e del Sud America fino all’Australia. Questo orientamento, pressoché globale, mi porta a viaggiare molto, a confrontarmi con gli standard e le procedure delle varie aziende con cui lavoriamo – che sono spesso fra le società più grandi e importanti al mondo. Incontrare queste realtà così distanti di persona mi permette di comprendere meglio le loro esigenze, non solo in termini di qualità e struttura del prodotto, bensì anche a livello di comunicabilità, reperibilità e soprattutto rintracciabilità dei beni e dei servizi tra

I nostri prodotti sono gli elementi che legano e accorpano le diverse componenti di un impianto, dando a esso una struttura solida e completa

chi è addetto all’assemblaggio e al montaggio delle diverse componenti». Quali sono i vostri settori di riferimento? «Lavoriamo con le società che si occupano di attività estrattiva, lavorazione del greggio, produzione di etilene e polietilene, scompo- A fianco, sizione di butano e propano, trasporto di Simonetta Balboni, amministratore fluidi e gas, rigassificazione, dissalazione del- delegato della l’acqua, produzione di azoto liquido o di ci- Trafileria Bulloneria clotrone medicale. Ma anche con imprese Viteria Spa di Sellero (BS) che si dedicano alla costruzione di autostrade www.tbvitaly.it e ponti, alla ristrutturazione delle baie di carico dei porti marini e all’alta velocità. Inoltre, in cordata con altre società di componentistica per il piping, siamo presenti come collaboratori nei più importanti e innovativi impianti mondiali. Le nostre più recenti par- LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 65


INTERNAZIONALIZZAZIONE

tecipazioni sono state nei progetti Shah Gas

(Abu Dhabi), Tobolsk (Russia), Polskie LNG (Polonia), Perenco (Cameroon), Vent (Austria), Burullus (Egitto), Ruwais (Abu Dhabi), Borouge (Abu Dhabi), Safco (Arabia Saudita), Omsk (Siberia), Nord Caspian (Kazaghestan) ecc. In generale, possiamo dire che i nostri prodotti sono gli elementi che legano e accorpano le diverse componenti di un impianto, dando a esso una struttura solida e completa». Dunque non trova difficile far convivere il vostro approccio con quelli di così tante

Stiamo acquisendo una specializzazione tecnologica per il trattamento delle valvole globe, check, gate, a sfera, pressure seal e criogeniche 66 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

altre realtà industriali, per di più di mercati differenti? «La regola, secondo noi fondamentale, per resistere sul mercato globale sta nel condividere la filosofia di chi ci commissiona il lavoro, senza obiettare sulle richieste di omologazione documentale – spesso molto complesse ed elaborate. Bisogna collaborare con uno spirito oserei dire di obbedienza. Si tratta di una dote molto rara e apprezzata da una filiera che si distingue per un suo connotato: la semplicità. Peculiarità, quest’ultima che emerge anche nel tono da noi scelto per interagire con i nostri interlocutori. È sempre importante essere aperti, sensibili agli stimoli, accettare le sfide e non rimanere mai indifferenti alla spinta innovativa. Si può sempre fare meglio ed è questo il principio che ci porta ogni giorno a correre di più». L’azienda investe molto anche in ricerca e sviluppo. Qual è stato il progetto più significativo degli ultimi anni? «La disponibilità e l’abitudine a non tirarci mai indietro ci hanno portato a raccogliere una sfida lanciata da una società di ingegneria italiana per un trattamento anticorrosivo garantito da un ente di certificazione. Abbiamo così sottoposto una campionatura di tiranti rivestiti con il nostro trattamento esterno Tibicoat 4000 alle prove in camera di nebbia salina per circa due stagioni, sotto la guida scientifica del Tuv e avvalendoci della strumentazione e della responsabilità di laboratorio di un ente legato al dipartimento di chimica dell’Università di Milano. Il risultato è stato molto positivo, perché non solo i nostri prodotti rivestiti con Tibicoat 4000 hanno superato la prova di oltre 5mila ore in nebbia salina e speculare resistenza alla ruggine e all’ossidazione, ma hanno anche mostrato – cosa rarissima – un’estrema facilità


Simonetta Balboni

nello svitamento e nel disassemblaggio, dando così prova del fatto che i pezzi possono essere riutilizzati, per esempio in una piattaforma offshore, anche dopo essere stati smontati per una verifica». Com’è strutturata la vostra organizzazione interna? «Il nostro personale è composto da quaranta addetti alle varie mansioni: commerciali, amministrative, progettuali, tecniche, produttive, di controllo di qualità e di magazzino. Per molti di loro si tratta di un lavoro che si tramanda di generazione in generazione e sono diversi gli operai e i tecnici figli di ex dipendenti. A livello operativo, cerchiamo di tradurre questa struttura in una grande apertura da parte nostra, elasticità e attenzione nella compilazione dei documenti che riportano la programmazione e la gestione delle varie fasi di lavorazione e che accompagnano i prodotti, fino all’elaborazione di tutti questi dati oltre che sui nostri moduli anche su quelli degli acquirenti». Fra la sede commerciale di Milano e lo stabilimento produttivo di Sellero avete celebrato i primi cinquant’anni di attività. Qual è il suo bilancio? «Non è stata certamente un’impresa facile. Quando la tecnologia era ancora ai suoi esordi, decenni fa, tenere insieme i due poli senza disporre di Internet e dei mezzi di comunicazione attuali non era scontato. Ma senza dubbio si è rivelata una sfida molto sti-

molante. Oggi sono convinta che proprio questa dualità aziendale si sia dimostrata strategica nell’affrontare l’attuale crisi economica». In che modo? «Credo abbia aiutato a trasmettere la volontà di operare seguendo una logica di estrema flessibilità con i clienti, cogliendone le esigenze tecniche e qualitative, riducendo al minimo le tempistiche di consegna – i tiranti e i bulloni sono in assoluto gli ultimi prodotti che le società di ingegneria acquistano quando fanno un impianto. Va detto, inoltre, che i soci fondatori dell’azienda, le famiglie Ghitti, Chiesa e Balboni, guardano con orgoglio a questa loro realtà, spronandoci ad andare più avanti, sempre. Oltre che nel lavoro, nella ricerca, nella sperimentazione, nell’affinamento tecnologico, nell’affidabilità, nell’attenzione alla customer’s satisfaction. Ci piace parlare sempre al plurale, sentirci parte di una squadra tra Milano e Brescia». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 67


INTERNAZIONALIZZAZIONE

L’abbigliamento reagisce al calo degli acquisti saldi non hanno dato respiro al mercato. La maggioranza delle famiglie ha riciclato dall’armadio gli abiti dismessi nel precedente cambio stagione. Il 53 per cento degli italiani ha rinunciato o rimandato a tempi migliori le spese per l’acquisto di abbigliamento e accessori (fonte: Coldiretti-Swg). Questo il punto di vista dei consumatori. Qual è la prospettiva con la quale stanno reagendo gli imprenditori che stanno sull’altro fronte? Per capirlo parliamo con Paola Borzino, titolare della Sabor di Milano, società specializzata nella distribuzione organizzata di capi di abbiglia-

I Paola Borzino, titolare della Sabor Srl Milano www.sabor.it

Dati che mostrano una platea di consumatori sempre più prudente. Disposta a rinunciare all’ultimo capo alla moda pur di contenere la spesa per beni di non primaria necessità. L’analisi di Paola Borzino sull’avvio del 2013 Manlio Teodoro

mento, che fa un quadro dell’attuale scenario del settore, analizzando anche questioni più strettamente legate alle esigenze produttive. Dal suo punto di vista, con quali prospettive si è aperto il 2013? Si stanno confermando le tendenze dell’ultimo biennio o il mercato sta imboccando una direzione diversa? «Il mercato procede in maniera conservativa. Il nuovo anno si conferma difficile per il mercato dell’abbigliamento italiano ed europeo, mantenendo il trend negativo iniziato nel 2011. I consumi sono in stallo. All’interno di questo scenario generale, la Gdo risente molto di più di questa crisi, mentre le catene specializzate non hanno registrato variazioni di rilievo. Fortunatamente, a controbilanciare, ci sono mercati come quelli di Medio Oriente e Russia, nei quali il prodotto styled in Italy conserva le proprie quote di mercato – dal punto di vista creativo siamo ancora i migliori». Come state reagendo? «La crisi dei consumi ci porta a cercare di contenere le spese per ridurre i costi interni. Contemporaneamente cerchiamo di essere più attivi nei paesi di produzione, avviando molteplici partnership che ci permettano di ottimizzare ulteriormente. Oltre a queste leve sull’acquisto, dal punto di vista commerciale,


Paola Borzino

La crisi ci porta a ridurre i costi interni. Contemporaneamente cerchiamo di essere più attivi nei paesi di produzione

ci stiamo avviando rapidamente verso la vendita online, che potrebbe consentire un recupero sul calo di vendite registrato nel canale Gdo. Stiamo anche ampliando il nostro parco licenze cartoon, con materiale vintage che rinnova il prodotto». Dov’è nata l’idea di orientarvi, nell’ambito dell’abbigliamento, alle major dell’animazione internazionale? «Questa felice intuizione risale a circa una decina di anni fa, quando abbiamo deciso di proporre i personaggi dei cartoon, non solo ai clienti del settore bambino, ma soprattutto al teen e all’adulto – le nostre linee di prodotto si rivolgono a una clientela giovane, dai quindici ai quaranta anni, che cerca capi attuali. Il successo di queste linee è da ricercare nel fatto che il nostro prodotto rimane ad alto contenuto fashion e si fonde perfettamente con i vari personaggi, che diventano a loro volta delle icone di stile. Nelle relazioni con i licenzianti abbiamo saputo far valere la nostra capacità creativa, offrendo ai partner collezioni differenziate. Abbiamo così acquisito un portafoglio di licenze importante che ci pone ai vertici del segmento». Quali obiettivi intendete concretizzare in futuro, nel breve e nel medio termine? «Vogliamo innanzitutto aumentare il nostro

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campo d’azione commerciale, per non perdere opportunità di crescita legate alle dinamiche relative dei vari canali distributivi. Per questo vogliamo implementare anche una piattaforma e-commerce per raggiungere sia gli attuali partner che, in futuro, direttamente il consumatore finale. In ambito produttivo, proseguiremo sulla strada dell’internazionalizzazione, con logiche di qualità applicabili a livello globale, governate da standard di social compliance – che dovrebbero essere ormai patrimonio etico di tutte le multinazionali. I nostri partner, infatti, necessitano che la merce prodotta all’estero sia conforme a standard chimico-fisici e di sicurezza che prescindono dai valori intrinseci. Le nostre collezioni, disegnate a Milano, con uno stretto rapporto fra l’ufficio stile e i clienti, vengono poi realizzate direttamente da noi sui luoghi di produzione più adatti alle esigenze di prezzo e consegna. I paesi in cui operiamo, con uffici e personale proprio, sono l’India, la Cina e il Bangladesh, mentre manteniamo stretti rapporti con partner produttivi in Turchia e Italia per le consegne short term». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 69


INTERNAZIONALIZZAZIONE

Il ricamo e le nuove sfide che la moda impone Come sta cambiando il mercato della moda? Come reagiscono le aziende italiane di fronte alle due scelte: lusso o low cost? L’analisi di Simona Finelli, a capo di un’azienda che fa ancora risultati con il ricamo a mano Valerio Germanico

l settore tessile-abbigliamento è attualmente polarizzato verso due estremi. Da un lato i marchi del lusso e i loro trend di crescita sostenuti, soprattutto grazie all’affermazione nei paesi emergenti. Dall’altro il consolidamento di marchi con collezioni offerte a prezzi molto contenuti. Chi si è collocato tra questi due estremi ha visto progressivamente diminuire le vendite ed erodersi i margini, fino a rendere obbligatoria una profonda e rapida revisione del modello di business». Questa l’analisi dello scenario odierno del settore moda che traccia Simona Finelli, titolare di Rilievi Group di Bologna, azienda che esporta in tutto il mondo ricami a mano per l’abbigliamento, la pelletteria e le calzature. Che prosegue: «La crisi globale ha ridisegnato i contorni del business e reso più impegnativa la competizione per i nostri partner. Da noi si aspettano una proposta continua di idee e spunti innovativi, la capacità di interpretazione immediata degli input stilistici, rapidità, eccellenza manifatturiera e un supporto attento nei momenti più impegnativi, come durante le sfilate. Ma non solo. Saper pianificare la produzione, gestire una

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70 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

logistica avanzata, soddisfare le certificazioni internazionali, operare con sistemi di approvvigionamento globale». Nonostante le crescenti esigenze richieste dal mercato, i risultati 2012, per Rilievi, sono stati positivi. «Lo scorso anno siamo riusciti a recuperare la strada persa negli anni per noi più difficili, il 2010 e il 2011. Abbiamo saputo leggere quello che accadeva sul mercato. La polarizzazione ci ha imposto delle scelte nette. Ci siamo resi conto che il nostro asset era il sapere artigianale di altissimo livello, abbiamo tenuto duro e rinunciato a ridimensio-

Simona Finelli, titolare di Rilievi Group Srl di Bologna. Nelle altre immagini, lo show room dell’azienda e un dettaglio di lavorazione www.rilievi.com


Simona Finelli

Un terzo del personale si dedica alla ricerca, sia in Italia sia all’estero, di nuove tecniche, nuovi materiali e nuove lavorazioni su materiali tradizionali

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namenti che avrebbero compromesso le potenzialità future. Siamo riusciti a cogliere l’onda e adesso, addirittura, abbiamo difficoltà a soddisfare tutte le richieste nonostante l’inserimento di molte nuove risorse». Alla base del successo dell’azienda c’è stata la scelta di non delocalizzare, bensì di sommare la linea di produzione estera a quella italiana, scelta che risale a oltre vent’anni fa. «I nostri partner chiedevano prodotti di qualità, però con costi più bassi, compatibili con le fasce di prezzo delle loro seconde linee. Così aggiungemmo la forza produttiva dell’India – dove c’è una forte tradizione sul ricamo a mano – alla nostra produzione italiana, che tuttavia non abbiamo mai voluto abbandonare. La vera sfida è stata quindi quella di aggiungere alla manualità indiana la cura e la qualità italiana, oltre a livelli di servizio all’altezza dello scenario attuale, per mantenere coerenza e omogeneità con le nostre produzioni precedenti. Per ottenere tutto ciò non bastava un semplice rapporto cliente-fornitore, ma una stretta partnership con programmi e obiettivi comuni. Oggi possiamo dire di esserci

riusciti. E il tutto con la certezza che i nostri prodotti sono realizzati in condizioni di lavoro ottimali, escludendo qualsiasi rischio di lavoro minorile». La chiave, tuttavia, non è solo la produzione, ma anche la ricerca e sviluppo. «Un terzo del nostro personale si dedica alla ricerca, sia in Italia sia all’estero, di nuove tecniche, nuovi materiali, nuove lavorazioni su materiali tradizionali – sotto questo profilo un tema importante è l’ecosostenibilità. A me piace pensare la nostra rete produttiva internazionale in termini di co-developement, perché in realtà quello che mettiamo a disposizione dei partner è un team che sviluppa ricerca secondo indirizzi e finalità customizzati». In conclusione, Simona Finelli indica le prospettive per il futuro: «Il trend di crescita dei brand del lusso sui mercati emergenti resterà sostenuto ancora per i prossimi 3-5 anni, mentre sui mercati tradizionali bisogna prendere atto di un progressivo mutamento del modello di consumo. In questo scenario, vogliamo giocare un ruolo importante, rafforzando il legame con i brand in grado di sfruttare al meglio i nostri punti di forza, sia a livello nazionale che internazionale». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 71


INNOVAZIONE

Verso una nuova economia della conoscenza Il vicepresidente di Confindustria Bergamo indica gli orizzonti cui le Pmi italiane devono puntare per il rilancio. «Il fattore più rilevante non sono i numeri sul bilancio, ma know-how e capacità distintive» Renato Ferretti

l modello classico di una piccola e media impresa, guidata da un imprenditore che sfida tutto e tutti per portare avanti la sua idea, è oramai superato. Oggi i fattori su cui devono puntare le Pmi sono essenzialmente innovazione e qualità». Su questo principio Gianluigi Viscardi ha costruito negli anni non solo un’azienda all’avanguardia per quanto riguarda il livello tecnologico espresso, tanto da valergli il premio “Imprese per Innovazione 2012 di Confindustria”, ma gli ha permesso di ricoprire cariche istituzionali grazie alla professionalità riconosciutagli, tra cui la vicepresidenza di Confindustria Bergamo. È proprio la sua esperienza a renderlo insistente sulla questione ricerca. «I tempi sono maturi – dice – per una trasformazione delle Pmi basata sulla capacità di ridisegnare i progetti di una nuova economia della conoscenza. L’innovazione ha un ruolo fondamentale in questo scenario. Ma la vera innovazione deve derivare dallo sviluppo della professionalità della forza lavoro, dei quadri e dei dirigenti. Infatti, il fattore più rilevante nell’assicurare il successo non sono i numeri sul bilancio o gli investimenti fissi, ma il know-how e le capacità distintive». Quali sono le ultime tendenze e quale dire-

«I

72 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

zione è stata presa nel suo settore? «Il costo del lavoro è minimizzato, viene esaltata la fornitura “just in time”, cioè la riduzione quasi a zero del magazzino e del relativo capitale circolante, con una drastica riduzione dei tempi e dei costi di logistica, il che permette il rientro della manifattura in Europa. Fra le nostre macchine in collaudo, per esempio, ci sono alcune linee di assemblaggio di cassetti per mobili e cerniere per ante destinati a Ikea, che prima acquistava in Cina. Oggi è più conveniente produrre piccoli lotti vicino al luogo di vendita invece che ordinare lotti di grandi dimensioni in Cina, considerando quarantacinque giorni di trasporto e altrettanto di magazzinaggio. Inoltre il servizio al cliente è migliore e il rischio di avere stock di magazzino è ridotto. In definitiva clienti soddisfatti e costi ridotti». Sembra un indizio che suggerisce un bilancio tutto sommato positivo riguardo l’ultimo periodo. «Il fatturato complessivo del 2013, anno in cui Cosberg compie trent’anni, si aggira intorno ai dieci milioni di euro, di cui più del settanta per cento è dovuto alla nostra capacità d’esporta-

Gianluigi Viscardi, presidente di Cosberg Spa, con sede a Terno d’Isola (BS) www.cosberg.com


Gianluigi Viscardi

10%

15

FATTURATO DI COSBERG DESTINATO ALLA VOCE RICERCA E SVILUPPO

IL NUMERO DEI BREVETTI DEPOSITATI DA COSBERG, TRA CUI GLI AUTODISTRIBUTORI ELETTRORISONANTI PIEZO

zione: raggiungiamo i mercati più disparati, dalla Svizzera al Perù, passando per buona parte dell’Europa e arrivando fino a Marocco, Tunisia e Brasile. Alla base di questo risultato c’è il nostro capitale umano, che ammonta a sessantasette collaboratori, e la nostra propulsione innovativa». In che cosa si rende concreto il vostro vantaggio tecnologico? «In questi anni il mercato è cambiato molto. Oggi è tutto miniaturizzato e le macchine di assemblaggio devono manipolare oggetti minuscoli a una velocità impensabile per qualsiasi essere umano, e lo devono fare in maniera impeccabile. Le linee vengono progettate e fabbricate su misura, per massimizzare l’affidabilità e l’attenzione ai campi di utilizzo. Ogni macchina di montag-

gio può essere facilmente riconfigurata per adattarsi a eventuali cambi di produzione. La tecnologia utilizzata negli anni rimane parte del knowhow aziendale ed è importante preservarla. A questo scopo Cosberg sta lavorando a un progetto di archiviazione storica della propria conoscenza e delle proprie tecnologie. Si chiama “Conoscenza Globale”, ed è una struttura informatica costantemente aggiornata. L'obiettivo è creare una memoria condivisa che eviti la dispersione del sapere e garantisca la diffusione a diversi ambiti e competenze: commerciale, tecnica o di produzione. Ma flessibilità significa anche condividere e collaborare con enti e società esterni nel settore dell’automazione industriale: università, aziende, laboratori tecnologici, associazioni». La vostra proprietà intellettuale vanta anche diversi brevetti. «Il cuore delle nostre macchine sono i gruppi di alimentazione piezoelettrici (con tecnologia Moxmec). Grazie a questa tecnologia possiamo ideare soluzioni per l’assemblaggio di pezzi anche molto piccoli e leggeri come quelli necessari nell’industria orologiera o elettronica e di questo ne abbiamo fatto un brevetto mondiale. Sono progettati per alimentare tramite vibrazione componenti leggeri e di piccole dimensioni. Sono stabili, precisi e non subiscono interferenze dall’ambiente esterno. L’alimentazione dei vari elementi avviene tramite appositi gruppi con basi piezoelettriche con un risparmio energetico del 70 per cento rispetto al sistema tradizionale. Questo è il vero risparmio energetico!». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 73


INNOVAZIONE

Obiettivo mercati esteri L’esperienza di Giancarlo e Andrea Vimercati maturata nel cuore del tessuto produttivo lombardo. Una case history che spiega l’importanza dell’aggiornamento costante, non solo tecnologico «ma anche culturale» Remo Monreale

Da sinistra, Andrea e Giancarlo Vimercati, rispettivamente sales manager e consigliere delegato della Pilot Italia con sede a Cornate d’Adda (MB) www.pilotitalia.com

uali caratteristiche deve avere un’azienda il cui andamento risulta positivo e in netta controtendenza? Le variabili sono troppe e quindi è inutile cercare l’identikit dell’impresa ideale. Tuttavia, confrontando diversi esempi virtuosi di aziende più che competitive, forse si possono individuare quei principi generali che sembrano accomunare realtà apparentemente anche molto lontane. Giancarlo e Andrea Vimercati, rispettivamente amministratore delegato e salesma-

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74 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

nager della Pilot Italia, rendono conto di un’esperienza in cui si possono trovare più elementi di riflessione, in materia di gestione aziendale. L’azienda nasce come filiale italiana della Pilot France, una delle prime industrie nel mondo attive nel settore dell'autoadesivo, per poi affrancarsi dalla società francese negli anni ottanta, con nuove attività e nuovi prodotti. Negli anni novanta alza la posta e diventa la prima azienda del settore a fare importanti investimenti in linee da stampa offset, che permette di accrescere la propria presenza in Eu-


Giancarlo e Andrea Vimercati

ropa. «Ora – dice Giancarlo Vimercati – la sfida è di acquisire nuove quote di mercato: uno sforzo che riguarderà tutta la filiera dei settori merceologici, dall’alimentare al cosmetico e farmaceutico». Quali sono i primi risultati di quest’operazione? GIANCARLO VIMERCATI «Nel 2012 abbiamo affrontato la crisi ottenendo dei risultati non eclatanti, ma soddisfacenti. Siamo riusciti a mantenerci competitivi, grazie a investimenti che ci hanno permesso di competere con strutture internazionali, come il nuovo stabilimento. Questo è stato concepito per attuare determinate strategie: avevamo necessità di recuperare degli spazi che non erano disponibili nei due stabilimenti precedenti, la nuova sede di Cornate d’Adda ci ha consentito di attuare norme idonee e conseguire certe efficienze». Secondo lei, quali sono i principi che vi hanno permesso di rimanere forti sul mercato? G.V. «Nonostante la realtà economica non semplice e le difficoltà con cui ci si deve rapportare giornalmente, credere nel futuro per noi ha sempre significato investire costantemente in ricerca e sviluppo per utilizzare tecnologie innovative, potenziare e rinnovare macchine e infrastrutture. Ma questo non riguarda solo la nostra crescita finanziaria: non abbiamo mai dimenticato la valorizzazione delle risorse umane. In ogni azienda a fare la differenza

60% LA PORZIONE DELLE ETICHETTE, REALIZZATE DALLA PILOT ITALIA, DESTINATA A MULTINAZIONALI OPERANTI IN DIVERSI PAESI

sono le persone, non solo la tecnologia e l’innovazione. Questa filosofia si è rivelata da sempre vincente e ci ha permesso di incrementare con costanza il livello qualitativo dei prodotti e dei servizi». Come avete raggiunto lo standard qualitativo attuale? ANDREA VIMERCATI «Poter offrire la massima qualità di un prodotto e di un servizio è frutto di un impegno quotidiano che coinvolge tutti gli aspetti in gioco: dall’idea alla progettazione, alla produzione. La concreta possibilità di fornire soluzioni tecnologicamente all’avanguardia, sicure ed efficienti, per il settore packaging, nasce da un preciso intento: la scelta della qualità, senza compromessi». Che ruolo ha assunto per voi l’export? ›› LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 75


INNOVAZIONE

Qualità di stampa su misura Il dottor Giancarlo Vimercati entra nel dettaglio delle lavorazioni della Pilot Italia, di cui è amministratore delegato. «Le nostre attrezzature sono uniche in Italia e a livelli di eccellenza in Europa per capacità e completezza di soluzioni di stampa. In particolare, la nostra specializzazione nella stampa combinata consente la massima libertà creativa a ogni progettista grafico, perché assicura la soluzione ottimale per realizzare ogni elemento decorativo. Offriamo tutte le tipologie di stampa. In particolare disponiamo di due offset gemelle da 520 mm con una capacità produttiva unica nel settore. In più offriamo un servizio pre press che permette di ricevere gli art work tramite Ftp, lavorarli con software di ultimissima generazione, gestire il flusso di lavoro, e infine inviarli al Ctp che produce gli impianti stampa».

››

A.V. «Ciò che permette il nostro grado compe-

titivo è proprio una visione non provinciale e quindi solo italiana: nel nostro caso si concretizza in un network d’imprese del nostro settore tra Italia, Spagna e Germania, su cui lavoriamo da tempo. Abbiamo instaurato con loro un rapporto di partnership che ci permette di operare su più mercati, dividendoli secondo le diverse specializzazioni produttive oppure creando sinergie sui diversi clienti, in modo tale che attraverso i partner si possano raggiungere anche mercati che fino ad ora non siamo riusciti a servire. È d’obbligo unire le forze per offrire una concreta forza d’impresa: il primo obiettivo che ci siamo prefissati è favorire l’internazionalizzazione nella rete d’impresa come strategia per vincere insieme». E al di là dell’Europa? A.V. «Il nostro mercato, essendo costituto soprattutto da etichette per il decoro di prodotti di qualità, con continui cambiamenti e innovazioni, è soggetto a una limitazione geografica. Questo perché richiede un continuo 76 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

scambio con l’industria cliente per verifica di materiali, test di applicazione e presenze all’avviamento stampa. Per questo crediamo che non si possa andare al di fuori dell’Europa e che il network di cui parlavo prima sia la soluzione ottimale». Da un punto di vista gestionale quali sono le soluzioni che avete adottato? G.V. «Nella nostra società è in atto da tempo un programma di lean manufacturing che ci ha permesso di affrontare le difficoltà con una struttura più efficiente e competitiva. Al tempo stesso, riguardo alla sfera commerciale, la nostra rete si è impegnata nel proporre al mercato, ove possibile, soluzioni personalizzate che spesso si traducono in prodotti innovativi». Da quali comparti industriali giungono le richieste maggiori? G.V. «Sta crescendo il bisogno di sicurezza nel confezionamento dei prodotti delle industrie alimentare e farmaceutica. Per questo ci siamo attrezzati con numerosi brevetti e siamo pronti a implementare la nostra produzione».



INNOVAZIONE

Rivoluzione elettromeccanica industria elettromeccanica non è riuscita a sottrarsi alla crisi. E questo nonostante il settore stia vivendo una fase di profonda trasformazione in seguito all’introduzione dell’acciaio al silicio a struttura nanocristallina. Un materiale che rappresenta il miglioramento tecnico più sostanziale degli ultimi vent’anni per il comparto della trasmissione e distribuzione dell’energia. Insomma, una vera e propria rivoluzione. A presentarne le potenzialità è Emiliano Varisco della società Omem, specializzata nella produzione di nuclei magnetici per trasformatori e che esporta in tutto il mondo, con particolare attenzione a mercati emergenti come quelli mediorientali. «La sfida che questo nuovo materiale ha posto è stata molto forte. Con una struttura meccanica completamente diversa dai precedenti, sono stati necessari nuovi investimenti in impianti e tecnologie produttive. A

L’

Prodotti realizzati dalla Omem Spa di Monza (MB) www.omemspa.com

L’applicazione dell’acciaio al silicio a struttura nanocristallina nel trasferimento energetico. Un materiale dalle enormi potenzialità. Anche sul fronte della sostenibilità ambientale. Ne parliamo con Emiliano Varisco Manlio Teodoro

fronte di un impegno finanziario di circa il 2 per cento del nostro fatturato, però, ci aspettiamo che la valutazione dei prodotti realizzati con acciaio al silicio nanocristallino aumenti del 150-200 per cento». La struttura nanocristallina di questo materiale, più simile alla struttura amorfa del vetro che a quella cristallina classica dei metalli, è la chiave delle sue caratteristiche magnetiche. «I vantaggi dell’acciaio al silicio nanocristallino – continua Varisco – sono legati alla riduzione delle perdite magnetiche, dovuta all’aumento della percentuale di silicio nella lega. Quindi, l’utilizzo di questo materiale permette di ridurre le dimensioni dei trasformatori e di minimizzare le perdite energetiche per dissipazione». In pratica, tutta l’energia generata viene trasformata senza sprechi. «L’acciaio al silicio a struttura nanocristallina rappresenta senz’altro il futuro per la produzione di nuclei magnetici avvolti, in quanto, oltre alla riduzione del dissipamento dell’energia durante la trasformazione permette anche di diminuire l’utilizzo dei materiali isolanti, ottenendo così una diminuzione dell’impatto ambientale, un aumento nella qualità e parimenti una riduzione


Emiliano Varisco

dei costi. Le sue principali applicazioni sono i trasformatori di misura nell’alta e media tensione e le apparecchiature elettroniche ed elettromedicali». La definitiva affermazione di questo acciaio nel settore elettronico e dei nuclei magnetici in particolare è però vincolata alla risoluzione di un problema strutturale. «Si tratta di un materiale estremamente fragile, che richiede particolare attenzione nell’essere maneggiato – specialmente durante le fasi di movimentazione, imballaggio e stoccaggio. Questo ha richiesto, da parte nostra, una radicale ristrutturazione delle infrastrutture aziendali. Abbiamo dovuto cambiare molte macchine, sia per riammodernare la linea – guadagnandone in produttività anche per gli altri materiali che trattiamo –, sia, soprattutto, per avere la possibilità di trattarlo con sistemi automatici». Tecnicamente, dunque, il rinnovamento ha riguardato i macchinari per la manipolazione del nanocristallino: «L’impianto che stiamo terminando di installare – prosegue Varisco – sarà dotato di un sistema di movimentazione a bracci robotici. Prima i nuclei venivano prodotti, di fatto, in maniera automatica. Successivamente però, venivano posti manualmente

L’acciaio al silicio a struttura nanocristallina riduce le dimensioni dei trasformatori e minimizza le perdite energetiche per dissipazione

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all’interno del macchinario che ha la funzione di rivestirli di resina epossidica da ogni lato, ricoprendoli come uno smalto. Adesso invece il passaggio manuale sarà sostituito da un impianto automatico che posizionerà i nuclei su appositi nastri trasportatori per condurli alle cabine di spruzzaggio, sotto a una serie di lampade che poi completano la reticolazione della resina, una polvere che riscaldata a centoventi gradi che diventa come uno smalto che ricopre ciascun nucleo». Oltre a risolvere i problemi tecnici legati all’impiego dell’acciaio nanocristallino, questo nuovo impianto ha anche la finalità di ottimizzare le performance produttive. «Il rinnovamento tecnologico – conclude Varisco – va di pari passo con la ridefinizione degli obiettivi commerciali. Oggi il nostro mercato è prevalentemente quello europeo, ma ci stiamo affacciando anche su quelli dei paesi emergenti, uno su tutti l’India». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 79


INNOVAZIONE

La tecnologia dietro l'engineering del caffè na fusione particolarmente originale e brillante d’innovazione tecnologica e purezza di design, unite al pregio della manifattura made in Italy. È questo ciò che ha portato al successo di Progetti, azienda che dal 1998 si occupa proprio di progettazione e industrializzazione di prodotti, finiti o semilavorati, per lo più di appartenenza al settore delle materie termoplastiche. Un lavoro d’ingegnerizzazione e precisione meticolosa? Non solo. L’inventiva diventa un fattore predominante, soprattutto per il comparto servito da Progetti. «Negli anni l’azienda – spiega Lorenzo Valsecchi che insieme al fratello Massimiliano gestisce l’attività – si è sempre più concentrata su clienti appartenenti al settore del caffè, principalmente torrefattori o produttori di macchine per il consumo del caffè in formati come cialde in carta e soprattutto capsule in materiale termoplastico o termoformate, settore denominato “porzionato” e in crescita verticale nell’ultimo decennio a livello globale. Attualmente ad esempio siamo impegnati in questo settore in vari processi di

U

Un’integrazione sempre più stretta tra l’aspetto ingegneristico della progettazione e le soluzioni di design. Senza mettere da parte l’inventiva, fondamentale per la costruzione di macchine per il caffè in capsula. La parola a Lorenzo e Massimiliano Valsecchi Matteo Grande

studio, progettazione ed engineering finale con clienti molto importanti, sia italiani che internazionali». Negli ultimi anni Progetti si è riuscita ad affermare in un settore molto specifico. «Questo – spiega Massimiliano – grazie alle nostre riconosciute qualità professionali, sia tecniche che di inventiva, e per la celerità nel procedere con lo sviluppo delle varie fasi che portano un nuovo progetto dalla carta alla realizzazione fisica, grazie a una struttura snella e dinamica. Le più moderne tecnologie di progettazione 3D al computer e di comunicazione, che comportano un investimento continuo per essere sempre al passo con le richieste del mercato, permettono inoltre di interagire con clienti anche all’altro capo del mondo e aggiornare in tempo reale tutti gli elementi coinvolti nel processo». Un aiuto importante visto che tra le collaborazioni Progetti


Lorenzo e Massimiliano Valsecchi

Progetti Snc si trova a Giussano (MB) info@progetti-engineering.it

Le più moderne tecnologie di progettazione 3D al computer e di comunicazione permettono di interagire con clienti anche all’altro capo del mondo

vanta un’importante azienda cinese. «Con loro stiamo sviluppando nuove idee che diventano il cuore di prodotti come macchine per il consumo di capsule monodose di caffè, vendute e spedite in tutto il mondo. Per diversi clienti italiani e internazionali inoltre abbiamo realizzato lo studio e il successivo engineering totale del prodotto, che comprende lo studio della capsula monodose, il relativo aspetto brevettuale oggi di fondamentale importanza, e la realizzazione della macchina da caffè (design ed engineering comprensivo dello studio dei cinematismi propri del gruppo d’infusione), nonché il supporto a tutto campo per l'allestimento e l’avviamento delle produzioni, collaborando anche alla scelta degli impianti». Il parco clienti dell’azienda lombarda deriva anche dal periodo svolto nell’azienda di stampaggio materie plastiche del padre. «La tipologia di lavoro svolto per questi clienti – riprende Lorenzo - comprende naturalmente lo sviluppo e l’ingegnerizzazione di nuovi articoli ed anche la gestione della produzione relativa derivata dalla realizzazione delle attrezzature costruite a progetto ultimato (stampi per inie-

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zione di materiale termoplastico), individuando un produttore (stampatore) adeguato per gli standard richiesti sia dal progetto specifico sia dal cliente e commissionando un lotto di produzione e assemblaggio se richiesto». Competenze ed esperienze che spaziano quindi dall’inventività pura, allo studio tecnico e di design, ingegnerizzazione, realizzazione attrezzature, studio del layout produttivo e di quello degli assemblaggi, realizzazione di prototipi funzionanti utilizzando tutte le moderne tecnologie di prototipazione rapida, quali la Stereolitografia e il Laser-sintering, per poi procedere infine, su richiesta del cliente, ad approntare anche le forniture del prodotto finito. «Questo è lo spirito con cui operiamo nei vari settori dove siamo presenti – conclude Massimiliano – sempre alla continua ricerca di innovazione supportata dalla corretta tecnologia ed esperienza in merito trasformata poi in produzioni di articoli di riferimento che soddisfino i nostri clienti». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 81


TECNOLOGIE

Telecomunicazioni, si riparte con il 2013 Pur affrontando difficoltà il mercato delle telecomunicazioni sembra aver resistito alla crisi generale. Il 2013 rappresenterà un anno di svolta. È necessario però intervenire su riforme importanti. Prima fra tutte, il costo del lavoro. Il punto di Luca Moietta e Glauco Amonini Marco Tedeschi

poco più di sei mesi dall’entrata in vigore della legge 92 del Ministro Fornero emerge un quadro poco confortante realizzato da Gi Group Academy in collaborazione con Gi Group e Od&m Consulting. Per quasi tre imprese su quattro (73 per cento) la riforma Fornero

A

82 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

non diminuisce il costo del lavoro. Per il 66 per cento delle aziende non aumenta l'occupazione. Per il 59 per cento non introduce competitività nel sistema, e per una su due (il 52 per cento) non facilita i licenziamenti e non favorisce l'instaurazione di rapporti di lavoro più stabili.


Luca Moietta e Glauco Amonini

Luca Moietta, direttore commerciale di Smart, insieme a Glauco Amonini, direttore generale. Smart si trova a Varese www.smartsrl.net

Unico obiettivo raggiunto? Per il 54 per cento delle imprese serve a ridurre gli abusi legati all'utilizzo improprio di forme contrattuali flessibili. Gli intervistati (oltre 500 aziende tra metà dicembre 2012 e fine gennaio 2013) hanno dichiarato, tra gli effetti della riforma Fornero, una diminuzione del ricorso a contratti di collaborazione a progetto (51 per cento), partite iva (45 per cento), contratti d’inserimento (45 per cento) e a tempo determinato (42 per cento); mentre, è aumentato il ricorso ai contratti di apprendistato (per il 50 per cento) e ai contratti di somministrazione a tempo determinato (per il 36 per cento). I contratti che a seguito della riforma sono stati trasformati o abbandonati da almeno la metà del campione sono, invece, quelli d’inserimento, associazione in partecipazione, lavoro intermittente, collaborazione a progetto. Alla luce di queste evidenze, per far ripartire il Paese, è necessario innanzitutto spostare la tassazione dal lavoro ad altre fonti di reddito con una riduzione, anche cospicua, del cuneo fiscale. Concorde con la situazione fotografata è Luca Moietta, direttore commerciale di Smart, azienda di primaria importanza nel mondo dei servizi tecnici di pre e post vendita e nei servizi logistici nel mercato delle Telecomunicazioni. «Il costo del lavoro – specifica Moietta che gestisce l’attività insieme a Glauco Amonini, direttore generale – è quanto ci rende meno competitivi rispetto al resto del mondo». Il mercato delle tecnologie e delle telecomunicazioni in ogni caso sembra resi-

Le aspettative per il 2013 sono positive, perché abbiamo mantenuto molto alto il livello d’efficienza e di marketing

stere alla crisi. Voi che situazione state registrando? LUCA MOIETTA: «Sicuramente il settore a cui partecipiamo ha subìto una contrazione dei volumi di vendita, per cui anche aziende come la nostra che si occupano di assistenza e riparazione ne hanno risentito. Quello che registriamo è una notevole crisi di molti partner. Mi riferisco a vendor di primaria importanza. Per aziende come la nostra che si occupano di riparazione per questi grandi brand è stato un periodo molto complesso e delicato, che ha influito significativamente sulla nostra attività. Ogni vendor ha la possibilità di selezionare il proprio partner per l’assistenza tecnica, questo fa sì che un’azienda come la nostra sia in continua ricerca di nuovi partner commerciali». Che bilancio potete trarre dal 2012? GLAUCO AMONINI: «Il 2012 è stato un anno difficilissimo. La crisi si è registrata sia sotto il punto di vista dei volumi ma anche per quanto riguarda la relazione con alcuni vendor, spariti dal mercato. Per quanto riguarda LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 83


TECNOLOGIE

invece il 2013 lo consideriamo un anno

molto importante, che si preannuncia positivo. Questo solo e soltanto perché non abbiamo mai fermato gli investimenti all’interno della nostra realtà. Una mossa importante è stata l’acquisto dello strumento Lte, una nuova tecnologia di comunicazione che è stata lanciata da poco. Noi siamo stati tra i primi in Italia a dotarcene. Abbiamo inoltre stretto nuove partnership e abbiamo continuato a investire e assumere. Le aspettative per il 2013 sono pertanto molto positive, proprio perché abbiamo mantenuto molto alto il livello d’efficienza e di marketing. Abbiamo sempre continuato a investire in tecnologia, marketing e personale». Quali variabili influenzano l’andamento della vostra attività? L.M.: «Sicuramente l’andamento dei mercati e di conseguenza la capacità d’acquisto delle persone che tende sempre di più a diminuire. Un’altra variabile significativa nel nostro comparto è stata il rallentamento della tecnologia all’interno del reparto audio video. Dopo l’avvento delle smart tv il settore ha subìto un arresto. In futuro si parla dell’avvento delle televisioni a tecnologia Oled, ovvero la naturale evoluzione delle televisioni Lcd, ma non rappresentano un cambiamento significativo come quando dal tubo catodico si è passati alle televisioni Lcd o come

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quando, per l’avvento del digitale terrestre, c’è stato lo switch off e tutti si sono dotati del decoder idoneo. La tecnologia Oled non è percepita ancora come un vero cambiamento; oggi non si sente il bisogno di ulteriore avanzamento tecnologico, soprattutto a causa della crisi, e questo fa calare il numero delle vendite. Noi che facciamo assistenza ovviamente ne sentiamo le conseguenze». A quali mercati vi state rivolgendo per restare competitivi? G.M.: «Ovviamente al comparto delle telecomunicazioni e della riparazione. Facciamo inoltre distribuzione di prodotti di elettronica di consumo e ci occupiamo di logistica per alcuni operatori. Siamo inoltre presenti capillarmente in tutto il territorio italiano per la riparazione degli smart phone per la maggior parte dei vendor presenti sul mercato e per tutti gli operatori. Abbiamo inol-


Luca Moietta e Glauco Amonini

Ci siamo dotati dello strumento Lte, una nuova tecnologia di comunicazione che è stata lanciata recentemente e ancora poco utilizzata in Italia

tre un network collegato a noi (Smart Ok) in cui il cliente, chiamando il numero verde, può inviare a noi il prodotto in garanzia e in pochi giorni lo smartphone viene riparato. Possiamo contare su 180 centri Smart Ok sparsi capillarmente in tutta Italia. La nostra è stata un’evoluzione continua. Siamo infatti nati nel 1998, inizialmente come centro assistenza Motorola per la provincia di Varese e per il nord ovest d’Italia; l’azienda ha poi conosciuto una rapida crescita che l’ha portata a diventare il più importante “Service Partner” italiano proprio di Motorola. La strategia di diversificazione aziendale attuata negli anni, ci ha permesso di ottenere un accordo di partnership con il network provider H3G nel 2007 e rinnovare l’accordo nel 2010 come HUB logistico e maggior centro riparazioni. Smart è inoltre HUB nazionale

per i marchi: LG, Motorola, Huawei, Zte, Onda. Nel 2008 è nata la già citata divisione Smart Sales, il primo passo nel mondo della vendita e della distribuzione». Che problemi riscontrate nel mercato interno? L.M.: «La situazione in Italia è allarmante. Il costo del lavoro è quanto ci rende in deficit rispetto agli altri Paesi. In alcune gare a cui noi partecipiamo ci rendiamo conto che i nostri competitor possono contare su un costo del lavoro mediamente più basso del 25 per cento rispetto a quello che noi stiamo affrontando in Italia. È ovvio che questo fa decadere la nostra competitività rispetto agli altri Paesi. I problemi interni però non si fermano qui. Anche a livello logistico l’Italia deve fare dei grandi passi in avanti. Non è possibile infatti che per raggiungere una regione del Sud della Penisola ci si impieghi tre giorni, viaggiando su gomma. La viabilità e i trasporti sono un punto debole per la competitività della nostra economia. Ma l’elevato costo della manodopera resta il problema principale. Non è un caso che le aziende che producano telecomunicazioni abbiano tutte deciso di non lavorare in Italia. Le aziende che decidono di rimanere nel nostro Paese sopravvivono solo e soltanto per la buona volontà degli imprenditori e per la voglia di fare impresa che ci caratterizza». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 85


TECNOLOGIE

Novità nell’information security dell’inizio di febbraio la presentazione di alcune proposte da parte dell’Unione Europea sul tema della sicurezza informatica. Proposte che puntano a un coordinamento sovranazionale. Un tema cruciale su cui il nostro Paese può ritagliarsi un ruolo di primo piano a Bruxelles. Questo anche grazie a realtà come AxisNet. L’azienda milanese ha consolidato negli anni la sua posizione all’interno dell’Information Security e della conformità normativa in merito a norme "digitali" come la Privacy e il Codice dell'Amministrazione Digitale, raggiungendo ottimi risultati nel 2012. «Siamo stati in grado – spiega il titolare Alessandro Bottonelli - di mantenere gli investimenti in innovazione e in ricerca e

È Axisnet si trova a Pregnana Milanese (MI) www.axis-net.it

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L’information security è un tema sempre più importante e dibattuto anche all’interno dell’Ue. Un argomento su cui l’Italia potrà ritagliarsi un ruolo di primo piano. Alessandro Bottonelli parla di sicurezza informatica e conformità normativa Marco Tedeschi

sviluppo. In particolare nel 2012 abbiamo sviluppato i servizi sulla conformità al Codice dell'Amministrazione Digitale (o Cad)». Grazie a una gestione finanziaria lungimirante, Axisnet ha ammortizzato bene l’onda d’urto della crisi. «Questo perché siamo dotati del giusto mix di creatività latina e di pragmatismo anglosassone. La “strategia” ha pochi semplici punti cardinali: giusta capitalizzazione dell'azienda; niente debiti verso terzi; niente promesse “ardite”; rapporto trasparente con i clienti; innovazione continua; gestione di qualità dei processi il tutto pensando “come se fossimo grandi”, avendo coscienza di essere piccoli». Un modus operandi del tutto particolare quello di AxisNet, in particolare perché accentrato sui servizi gestiti e non sulla fornitura di “scatole tecnologiche”. «Per noi la tecnologia è fondamentale, ma non è tutto; ancor di più nel settore “security” e “conformità”. Il cliente deve essere liberato dalla complessità. Si può mettere in sicurezza un “sistema” insicuro aggiungendoci un altro sistema, ma bisogna ampliare il ragionamento. Per esempio: un Pc comunemente si dota di un “antivirus” e di un “firewall”. Questo rende il sistema complessivo più sicuro? Dipende. Nel caso semplice di un sin-


Alessandro Bottonelli

Axam fornisce analisi di rischio, sicurezza, conformità e analisi dei processi in un singolo contenitore

golo Pc è probabile che questo dia qualche sicurezza in più. Nel caso di organizzazioni grandi e complesse il caso si complica. Queste reti complesse spesso hanno accumulato “strato dopo strato” pezzi di tecnologia per la sicurezza che a un certo punto hanno reso la rete ancor più complessa, quindi più difficile da governare, insicura pertanto. La tecnologia serve solo se correttamente gestita». Una tecnologia che per essere ben gestita ha bisogno di mediatori. Qui si inserisce Axisnet, che si fa tramite tra il management delle aziende e i tecnici. «I manager tendono a sottovalutare la criticità dei sistemi tecnologici che asservono un processo. Per contro i tecnici tendono a sopravalutare la criticità dei loro sistemi. Questo influenza le decisioni manageriali che spesso tendono a settorializzare le questioni di “conformità” (per esempio al Codice sulla Privacy o a quello sulla Amministrazione Digitale o altri) e le questioni di “security”. Tutti tendono a “scansare” le questioni di security e di conformità, viste a torto come elementi di intralcio alla efficienza dei Sistemi. La nostra più grande sfida è parlare molte lingue: “manageriale”, “tecnologica” e “legalese”; fino ad arrivare a una nomenclatura comune che

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consenta alle varie funzioni di giungere ad una comprensione reciproca nel rispetto dei singoli punti di vista». Tra i successi dell’azienda, la piattaforma Axam. «Axam era al principio una metodologia di analisi di rischio. Piacque così tanto all'Amministrazione di una Regione nostra Cliente, che la trasformammo in una vera piattaforma per il Governo della Sicurezza e della Conformità Normativa. Fornisce analisi di rischio, sicurezza, conformità, analisi dei processi in un singolo contenitore. Da un lato la piattaforma “mangia” i dati dell'organizzazione e della sua infrastruttura; per quanto complesse possano essere. Li elabora per scopi diversi e fornisce ai tecnici le analisi tecniche, alla struttura la produzione automatica di documenti e al management le analisi di rischio, i Documenti di Valutazione Rischio, i piani di fattibilità tecnica, i piani di disaster recovery richiesti dalla Legge o voluti dal management. Ad oggi circa 250 organizzazioni, hanno beneficiato del servizio; fra cui due banche, due grandi Pubbliche Amministrazioni e vari enti». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 87


La ricerca, il vero investimento nvestire in tecnologie “abilitanti”. Per garantirsi un vantaggio competitivo di lungo termine e un’elevata barriera per potenziali concorrenti. È questa la strategia messa in campo da un’impresa italiana che, a livello globale, si colloca fra i primi quattro costruttori di sensori per la diagnostica dei fasci laser di alta potenza. È la Laserpoint, che nell’ultimo decennio ha sostenuto il suo impegno con una politica di investimenti in ricerca e sviluppo quantificabile nel 10 per cento del fatturato annuo – investimenti orientati a incrementare le competenze nei processi di lavorazione, nelle tecnologie dei materiali e nell’ingegnerizzazione dei sistemi ottici basati su componenti laser. E i risultati ci sono. Come spiega Andrea Brinciotti, managing director della società: «Il fatturato relativo a questi prodotti ad alta innovazione tecnologica è in continua crescita dal 2000 e in particolare dal 2009, anche in un periodo di crisi mondiale, il fatturato ha continuato ad incrementarsi di più del 20-25 per cento su base annua. Questi sensori sono utilizzati in applicazioni medicali e in-

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Primeggiare nell’export con il know how. Investendo percentuali importanti di un fatturato in crescita costante. L’esperienza di Andrea Brinciotti con le tecnologie laser Luca Càvera

dustriali e per l’85 per cento vengono esportati in Europa, Cina, Corea Giappone e Stati Uniti». Quali tecnologie rappresentano il vostro vantaggio competitivo? «Fra queste rientrano tutte quelle legate allo sviluppo di nuovi processi su materiali speciali, necessari sia per la costruzione del cuore del sensore che per ottenere rivestimenti sempre più resistenti all’azione distruttiva dei laser. Un esempio concreto è il rivestimento SHC (Super Hard Coating) sviluppato all’interno di un ambiente altamente controllato (“camera pulita”) con sistemi di produzione e monitoraggio del processo produttivo tali da permettere la deposizione di ma-

Andrea Brinciotti, managing director della Laserpoint Srl di Vimodrone (MI) www.laserpoint.eu www.laserpoint.it


Andrea Brinciotti

teriali specifici con spessori di pochi millesimi di millimetro. Questo consente ai nostri sensori di dare le migliori performance in termini di resistenza, robustezza e affidabilità». Quali sono i settori che maggiormente assorbono la vostra produzione? «Sicuramente la produzione di sensori, ma Laserpoint ha un portafoglio diversificato e oggi fornisce anche a integratori dei settori medicale e industriale sottoassiemi laser completi, da integrarsi all’interno di apparecchiature o linee di produzione. In questo dominio, siamo stati pionieri in Italia per la realizzazione di sistemi di microlavorazione e marcatura basati su sorgenti laser a fibra attiva (fiber laser). Nel tempo il nostro know how si è ulteriormente potenziato con l’introduzione di linee di prodotto basate su laser di ultima generazione a impulsi ultracorti (ultrashort pulse laser), destinati ad applicazioni automotive, elettroniche e ancora una volta medicali». In che direzione si sono mossi gli ultimi investimenti e dove si muoveranno i prossimi? «Lo sviluppo di nuove tecnologie “abilitanti” necessita non solo di grandi sforzi in ricerca e sviluppo, bensì anche di investimenti in conto capitale per attrezzature specifiche e spesso customizzate. Non secondario poi l’aumento del capitale umano. Nel corso del 2012 abbiamo assunto nuovo personale qualificato per soddisfare le richieste produttive e di innovazione prove-

+25%

CRESCITA ANNUA DEL FATTURATO DEI SENSORI REGISTRATA NELL’ULTIMO DECENNIO DA LASERPOINT SRL, QUARTO SVILUPPATORE MONDIALE DI SENSORI PER LA DIAGNOSTICA DEI FASCI LASER DI ALTA POTENZA

nienti dal mercato. Quest’anno investiremo in laser ad alta potenza per saldatura che, utilizzati negli attuali processi di montaggio, ci permetteranno di ridurre notevolmente le dimensioni dei componenti ottici sviluppati e nello stesso tempo di effettuare in completa autonomia la calibrazione diretta dei sensori alle alte potenze». In questo quadro più che positivo, ci sono delle criticità da evidenziare? «Il time to market – necessario per il trasferimento di una nuova tecnologia dalla fase di fattibilità a quella di implementazione – può essere considerato la principale difficoltà per un’azienda delle nostre dimensioni che si autofinanzia e che deve competere con società multinazionali con ben più ampie capacità – non tanto in termini di innovazione, quanto di rapidità nel concretizzarla in nuovi prodotti. Alcuni nostri concorrenti esteri hanno potuto acquisire tecnologie grazie a fondi provenienti da venture capital. Purtroppo questa modalità di accesso al credito in Italia è del tutto assente». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 89


Il futuro dell’high-tech audiovisivo uando la comunicazione smette di trasferire solo informazioni, entra in gioco la suggestione e il suo potere cresce in modo esponenziale. Il grande avanzamento tecnologico degli ultimi anni, in ambito audiovisivo, contribuisce moltiplicando le possibilità, e quindi aumentando da una parte l’efficacia del processo comunicativo scelto, e dall’altra le opportunità operative. Stefano Fuccio, Alessandro Papagni e Pietro Fuccio, impegnati da anni con la loro Italvideo in installazioni audio-video e multimediali per fiere, congressi ed eventi museali, fanno da guida in questo mondo high-tech. «Le ultime novità riguardano soprattutto la tecnologia a led – dice Stefano Fuccio –, probabilmente per via dell’affermazione del mercato cinese. I costi si sono livellati e ora sono sicuramente più abbordabili anche con una

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90 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

Una panoramica sulle novità del momento e la direzione attesa per il prossimo futuro, in un settore in cui l’innovazione è incessante. Convention, fiere ed eventi museali: ecco come cambiano le tendenze audiovisive Renato Ferretti

definizione molto più alta rispetto agli anni scorsi. Soprattutto per i maxischermi di dimensioni più grandi, perché i led permettono strutture più leggere, anche più convenienti da un punto di vista strettamente economico: per esempio, possono sfruttare facilmente delle strutture “americane”». L’anno scorso, invece, i videowall andavano


Stefano Fuccio

Italvideo ha sede a Filago (BG) www.italvideo.it

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Le ultime novità riguardano soprattutto la tecnologia a led, probabilmente per via dell’affermazione del mercato cinese

per la maggiore. «Offrono sicuramente una definizione maggiore – spiega Pietro Fuccio – , ma logisticamente sono più complessi da gestire, così da quest’anno si può parlare di vera e propria “moda” del led. Per questo la scelta delle grandi marche che abbiamo seguito, come Piaggio, Honda e Yamaha, è ricaduta su grandi maxischermi di questo tipo, mentre più spesso i maxischermi meno grandi sono realizzati come videowall». Il core business di Italvideo si è sempre riferito, oltre che alle fiere, alle convention, che si possono definire il fiore all’occhiello dell’impresa bergamasca. «Le ultime – ricorda Papagni – sono state quelle organizzate per Samsung, Audi e Bimby. Nelle convention è necessario attrarre lo spettatore, quindi ci viene richiesto un servizio basato su una tecnologia più avanzata. Per questo realizziamo servizi di streaming, mapping, progetti di realtà aumentata, ma anche grandi schermi touchscreen o progetti interattivi. Il mapping, per esempio, gioca con il 3D per far percepire

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allo spettatore dei cambiamenti su una superficie, magari a tempo di musica, come se fossero reali». Ma se da un lato i grandi eventi non sembrano aver accusato la crisi, dall’altro gli interventi eseguiti per le piccole e medie aziende hanno subito una forte contrazione. «Abbiamo cercato di diversificare – dice Stefano Fuccio – perché anche per quanto riguarda le fiere, gli stand si stanno appiattendo. L’ambito museale, di solito per noi marginale, ora è molto importante. Stiamo girando tutta l’Italia realizzando mostre e provvedendo alle relative installazioni: sono contesti in cui i committenti risultano molto esigenti. Ma proprio grazie all’impulso che abbiamo dato a questo settore, il bilancio relativo al 2012 è molto positivo e rimane in linea con quello dell’anno precedente, nonostante la flessione nel mercato delle piccole imprese». L’avanzamento tecnologico, nel frattempo, non ferma la sua corsa. «Il futuro, almeno per adesso – conclude Papagni –, è rappresentato dall’interattività, e in anche in questo senso ci siamo aggiornati offrendo un servizio di questo tipo. Mi riferisco, per esempio, ai grandi schermi touchscreen o le proiezioni interattive, in cui gli oggetti proiettati reagiscono ai movimenti che avvengono intorno a loro». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 91


Nuovi sviluppi per la stampa digitale Flessibilità, qualità, innovazione, tecnologia ed ecologia. È valorizzando questi punti di forza che un’impresa impegnata nel settore della stampa digitale e diretta può conquistare un mercato sempre più esigente. Ne parla Giuliano Goffi Emanuela Caruso

n un settore come quello della stampa digitale, dove è essenziale sapersi differenziare rispetto agli altri competitor e ancor più saper soddisfare le specifiche richieste di un mercato estremamente dinamico, poter disporre di tutte le ultime apparecchiature di nuova generazione e poter vantare l’utilizzo di materiali innovativi è senza dubbio un vantaggio notevole per un’azienda lanciata verso il successo. Lo sa bene la bresciana Newlab, che da quasi trent’anni coniuga esperienza e tecnologie d’avanguardia. «Attualmente – spiega Giuliano Goffi, titolare dell’impresa – disponiamo della quarta generazione di macchine Rho della Durst, ovvero la Rho P10, che stampa direttamente su qualsiasi tipologia di materiale, per esempio pannelli, vetro, plexiglass, fino a 4 centimetri di spessore, offre la più alta qualità delle immagini e si adatta alle specifiche necessità di

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ogni cliente. Non tralasciamo poi il fatto che stampando in un unico passaggio questa macchina assicura costi molto più bassi. Inoltre, siamo stati tra i primi a basare la nostra produzione solo su tecnologie eco-compatibili. Da oltre due anni utilizziamo sistemi di stampa Latex HP a inchiostri ecologici che, congiuntamente a materiali di stampa certificati, garantiscono una filiera produttiva a impatto zero e un’elevatissima definizione per i materiali flessibili. Anche per la stampa diretta su materiali rigidi abbiamo investito in attrezzature attente al rispetto dell’ambiente con inchiostri ecologici certificati internazionalmente, così da dare la massima sicurezza anche alle stampa sui giocatolli per bambini». Grazie alle nuove tecnologie e ai materiali particolari, riuscite anche a realizzare lavori su misura. In che modo e per quali settori? «Da oltre un anno, siamo attrezzati con una


Giuliano Goffi

Giuliano Goffi, titolare della Newlab Srl Unipersonale di Brescia www.newlabphoto.it

linea dedicata ai progetti su misura che conta software per la progettazione, stampa con inchiostri atossici, taglio e finitura di espositori in Reboard e cartonati di ogni tipo. Disponiamo di un catalogo completo per espositori adatti a qualsiasi esigenza del punto vendita, ma allo stesso tempo possiamo realizzare mobili e scaffalature in materiale completamente riciclabile. I prodotti realizzati su misura sono destinati a mostre, stand, insegne, negozi, parrucchieri, grande distribuzione». Come sono cambiate nel corso degli anni le esigenze della clientela? «In passato, la tendenza era di programmare delle campagne pubblicitarie a lungo termine, con grandi quantitativi di prodotti stampati. Oggi, invece, anche a causa delle crisi del mercato che lo fa cambiare sempre più velocemente, il cliente esige di investire all’ultimo momento su piccole quantità di un prodotto fatto su misura del periodo che stiamo vivendo. Per soddisfare tali esigenze, dobbiamo realizzare in pochissimo tempo piccole e medie quantità di prodotti». Come si è evoluto il target della Newlab dal 1985, anno in cui avete iniziato, a oggi? «Abbiamo iniziato come laboratorio fotografico professionale rivolto esclusivamente ai fo-

Utilizzando le nostre avanzate macchine ecologiche riusciamo a realizzare anche piccole quantità di stampe dirette dalla qualità massima

tografi. Poi, grazie ai grossi investimenti fatti nel 98 e nel 2004 prima nel campo digitale e poi nella stampa diretta su tutti i tipi di materiali, siamo riusciti a diventare un punto di interesse per svariati settori. Oggi si rivolgono a noi fotografi, agenzie, studi grafici, aziende, allestitori di fiere e organizzatori di fiere. Infine, stiamo tuttora allargando il nostro raggio d’azione grazie all’interesse per l’ambito artistico». Per concludere, nel 2012 quali traguardi sono stati raggiuti? «Il 2012 è stato un anno positivo, così come gli ultimi 4 anni, durante i quali ci siamo allargati, abbiamo investito in modo oculato e siamo riusciti ad aumentare il nostro fatturato raddoppiandolo. L’anno scorso, poi, abbiamo cominciato a realizzare progetti per grosse aziende e a occuparci di mostre dalla portata nazionale». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 93


TECNOLOGIE

Diversificazione tecnologica Il comparto della tecnologia e dell’informatica resta un buon motore per la salute delle aziende italiane. Ne è una prova Softech, impegnata nella realizzazione di sistemi informatici rivolti a differenti settori. La parola a Marco Renda e Mauro Roncari Matteo Grande

el periodo che stiamo attraversando una diversificazione all’interno dell’azienda coincide ancora una volta con la miglior strategia per essere competitivi. Ne è convinta Softech, realtà di Gallarate che, partendo dalla realizzazione di sistemi informatici, si è consolidata su tre settori. «La nostra attività è fondata su tre comparti differenti. L’area ambientale, con il monitoraggio dell’inquinamento acustico e ambientale, l’area traffico con la supervisione degli impianti autostradali e infine l’area fleet management con i sistemi Avl ed Avm». A parlare è Marco Renda, che insieme a Mauro Roncari gestisce l’attività. Cosa registrate su questi differenti comparti? MAURO RONCARI «Nel settore ambientale il “core business” è costituito dal monitoraggio del rumore aeroportuale dove, con il prodotto Sara, siamo la società di riferimento sul territorio nazionale; questa iniziativa che ha avuto inizio circa 15 anni fa, ha portato nell’ultimo biennio a consolidare la posizione di leadership con l’acquisizione di contratti di fornitura e manutenzione di importanti scali aeroportuali italiani. Nell’ultimo biennio, nel settore traffico, e autostradale in particolare, abbiamo sostanzialmente mantenuto i clienti acquisiti ma abbiamo anche lavorato nel continuo miglioramento, partecipando alla realizzazione del nuovo Centro di Assistenza Utenza di Autobrennero a Trento. Il settore Fleet mana-

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gement non ha il solo scopo di localizzare mezzi privati e pubblici ma vuole dare valore aggiunto sia per il gestore sia per utenti del servizio; nell’ultimo biennio la crescita di questo settore è stata rilevante a tal punto che abbiamo deciso di investire nella progettazione e realizzazione di una nuova piattaforma chiamata Eagle che offre servizi evoluti nella geo-localizzazione e gestione delle flotte veicolari». Sviluppo, ricerca e innovazione tecnologica. Quanto investite in questi settori? MARCO RENDA «Investiamo una buona parte del fatturato (10-15 per cento) nella progettazione e nella realizzazione di nuovi prodotti nonché nel continuo aggiornamento di quelli esistenti. In particolare, nella progettazione dei nuovi prodotti, si è prestata grande attenzione ai dispositivi mobili (smartphone, tablet) che possono costituire un ulteriore settore di diffusione e di

Marco Renda e Mauro Roncari sono alla guida della Softech di Gallarate (VA). Nella pagina accanto, una cabina di rilevazione del rumore aeroportuale e una sala radio www.softechweb.it


Marco Renda e Mauro Roncari

Per il settore traffico e fleet management abbiamo l’obiettivo di acquisire nuovi partner sia in ambito stradale sia in quello dei trasporti

utilizzo dei nostri sistemi». Come vi ponete in merito alla sicurezza e all’impatto ambientale? MAURO RONCARI «Dal 2009 abbiamo ottenuto la certificazione di Qualità Ambientale Iso 14001. Noi svolgiamo attività di progettazione, realizzazione e vendita di prodotti e sistemi informatici per il rilievo e l’elaborazione di dati nei settori del controllo del traffico, della sicurezza, dell’ambiente e dell’automazione industriale e forniamo anche i relativi servizi d’installazione, formazione e assistenza; per questo ci proponiamo di operare costantemente perché tutte le attività siano sempre più compatibili con l’ambiente e la salute dei collaboratori e della Comunità in generale. Assicuriamo il rispetto dell’ambiente, prevenendo ogni forma d’inquinamento, a tutela di tutte le parti interessate. Ci accertiamo della conformità alle prescrizioni legali e alle altre prescrizioni sottoscritte valutandone periodicamente il rispetto e rispondendo tempestivamente alle eventuali variazioni delle stesse. Verifichiamo in ogni commessa le eventuali implicazioni ambientali e operiamo in modo adeguato per ridurre eventuali impatti ambientali». Che prospettive ci sono per il futuro dell’azienda? MARCO RENDA «Per il settore traffico e fleet management abbiamo l’obiettivo di acquisire

nuovi clienti e partner sia in ambito autostradale/stradale sia in quello dei trasporti pubblici e privati utilizzando i nuovi prodotti recentemente sviluppati. Nel settore ambientale gli obiettivi a medio termine sono quelli di dare ai nostri clienti una nuova piattaforma Sara, contenente un’ampia serie di innovazioni funzionali e conforme alle più recenti normative in tema di monitoraggio acustico, e di ampliare la nostra proposta ai sistemi integrati di monitoraggio acustico ed ambientale (qualità dell’aria). In generale puntiamo a consolidare il mercato estero promuovendo iniziative autonome in mercati emergenti; a questo proposito, abbiamo attivato nel corso del 2012 una filiale in Brasile (Softech Brasile) con l’obiettivo di promuovere i prodotti nei tre settori principali: ambiente/rumore, traffico, fleet management». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 95


L’elettromeccanica che investe all’inizio del 2013 lo scenario globale è stato protagonista della messa in opera di importanti e interessanti progetti. Stiamo parlando della riabilitazione e modernizzazione delle raffinerie di Sonatrach in Algeria, intervento guidato dalla Technip; o delle modifiche e delle installazioni di nuovi impianti nello stabilimento di Satah negli Emirati Arabi; o ancora dell’estrazione e del trattamento di gas e derivati e della loro successiva vendita sul mercato domestico e internazionale, progetto denominato “Barzan” e sviluppato dalla JGC Corporation in Qatar. Ma cos’hanno in comune tutte queste iniziative? Ebbene, l’essere state acquisite da una società italiana, la Nuova Asp di Pantigliate, il cui compito è stato quello di fornire agli altri collaboratori dei progetti il know-how e una vasta gamma di prodotti. Come spiega Fabio Lattanzio, amministratore

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Trovandosi a fronteggiare un mercato mondiale dalle esigenze sempre più specifiche, la produzione di macchinari elettromeccanici punta su investimenti, tecnologie, qualità e sicurezza. Il punto di Fabio Lattanzio Emanuela Caruso

delegato della Nuova Asp: «Ai nostri clienti nazionali e internazionali, sempre al centro di grandi sfide tecnologiche, offriamo un mirato supporto commerciale e tecnico, un servizio efficace e puntuale, e apparecchiature elettromeccaniche per impianti elettrici antideflagranti e stagni progettati e prodotti dal nostro staff di ingegneri». Chi sono i principali interlocutori della


Fabio Lattanzio Fabio Lattanzio, amministratore delegato della Nuova Asp di Pantigliate (MI) www.nuovaasp.net

Nuova Asp? «In particolare l’industria chimica e petrolchimica, ma anche società di engineering, installatori, aziende municipalizzate, società di produzione e distribuzione di energia elettrica, impianti nucleari e società di depurazione delle acque industriali. Siamo fornitori dei più conosciuti player oil&gas a livello mondiale, tra cui: Eni, Saipem, Hunday Engineering, Edison, Tecnimont, Samsung, Tecnicas Reunidas». Quanto sono importanti gli investimenti mirati? «Gli investimenti ricoprono un ruolo essenziale, poiché investire nell’aggiornamento e nell’ottimizzazione dei processi produttivi permette di affrontare in maniera più competitiva una domanda di mercato sempre più esigente. Inoltre, per una realtà imprenditoriale come la Nuova Asp investire nel processo produttivo si traduce nella possibilità di poter far fronte tanto a produzioni limitate e personalizzate quanto a produzioni di grande serie. In questo modo, il vantaggio competitivo – assicurato anche dal controllo diretto su ogni singola fase di produzione, dalla fonderia alle diverse lavorazioni meccaniche, dalla verniciatura e gli assemblaggi ai cablaggi elettrici – aumenta maggiormente». Quali particolari tecnologie vengono uti-

lizzate nella fonderia e nell’officina meccanica della Nuova Asp? «Nella fonderia le tecnologie di ultima generazione includono la bassa pressione e la pressofusione, le quali consentono di realizzare la quasi totalità della produzione. Il nuovo impianto di radiografia a raggi X che attesta i requisiti dei prodotti garantisce una qualità massima, infatti nei casi in cui i materiali si rivelino non idonei a causa di un non equilibrato rapporto investimento-risultato, vengono utilizzati altri stampi, come quelli in conchiglia. Nell’officina meccanica disponiamo di moderni macchinari con isole robotizzate e automatismi di processo scadenziati da software d’avanguardia, per esempio cad-cam calcolo dei costi/impegni delle macchine. Importanti sono anche i reparti di assemblaggio e verniciatura, che assicurano un elevato dinamismo e la massima elasticità durante l’acquisizione degli ordini a programma, unico modo per rispettare rigorosamente i tempi di consegna». Oltre all’innovazione e all’ottimizzazione, Nuova Asp da sempre dedica particolare attenzione alla qualità certificata. «Certo. Quando la funzione del lavoro è quella di garantire la sicurezza delle altre persone, è indispensabile ricercare e operare in una logica di eccellenza. Ragion per cui il nostro processo produttivo è certificato Uni En Iso 9001:2008 e Uni En Iso 14001:2004, e tutti i nostri prodotti antideflagranti sono certificati secondo le normative europee Atex, internazionali Iec Ex, e russe Gost R». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 97


TECNOLOGIE

L’automazione nel ciclo finale del prodotto In molte industrie la gestione robotizzata e informatica non ha ancora raggiunto le fasi finali della linea di produzione. Marco Cilio presenta le soluzioni per l’imballo e lo smistamento automatico del prodotto finito Manlio Teodoro

e grandi industrie, nel corso degli ultimi decenni, hanno investito prevalentemente nell’automatizzazione delle linee di produzione e in nuovi macchinari, trascurando però l’automatizzazione delle fasi di imballo e di smistamento automatico, a fine linea, del prodotto finito. «Il prodotto finito – dice Marco Cilio, socio e sales manager di Atf – è spesso imballato, smistato e scaricato manualmente, con l’uso di sistemi di supporto che tuttavia offrono un ausilio rela-

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Marco Cilio, socio e sales manager della Atf – Automazioni Tessili Frigerio Srl di Lurate Caccivio (Como) www.atfsrl.com

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Marco Cilio

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Per ogni sistema di automazione, progettiamo la soluzione più adatta alle esigenze di gestione del prodotto finale

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tivo, soprattutto nel caso di quelle aziende che si trovano a gestire prodotti di grandi dimensioni e peso. Al contrario, l’uso di soluzioni automatizzate, oltre ad abbattere i costi di manodopera, permetterebbe di svolgere anche quest’ultima fase del processo produttivo nel totale rispetto delle norme di sicurezza e senza esporre il personale ai rischi della movimentazione». Quali settori industriali possono avvantaggiarsi delle soluzioni di automazione di imballo e smistamento? «Praticamente tutte le industrie, soprattutto quelle che si trovano a dover gestire grosse quantità di prodotti, anche di grandi dimensioni. Questi, grazie ai sistemi di automazione, possono essere imballati, pallettizzati, etichettati, smistati in magazzini automatici o spediti in un flusso completamente automatico gestito da un sistema software dedicato. La nostra azienda progetta e realizza impianti di automazione industriale studiati ad hoc per qualsiasi tipo di industria, dal settore tessile a quello plastico, dall’automotive alla gomma, da quello delle materie prime alla grande distribuzione». Quali sono i principali sistemi che proponete? «Integriamo sia robot antropomorfi di manipolazione, e costruiamo isole di palletizzazione e depalletizzazione, sistemi di lettura e decodifica, di trasporto dei materiali con navette su binari a guida laser Lgv (Laser Guided Vehicle), di confezionamento e identificazione. Prima di qualsiasi realizzazione ci dedichiamo allo studio e alla progettazione della soluzione più adatta per ogni cliente, dato che le esigenze di gestione del prodotto finale possono cambiare anche molto da

azienda ad azienda. Inoltre forniamo anche i pacchetti software per il controllo dei sistemi automatici. Ogni partner, quindi, viene accompagnato fin dalla fase di rilevamento dati e in tutte le fasi di progettazione, realizzazione, collaudo e training del nuovo impianto». In che modo l’azienda si è orientata a sviluppare questo settore? «Atf si è sempre occupata di trasporto e imballo di materiali tessili. L’automazione quindi è stata integrata come valore aggiunto a quello che era già il nostro core business. Entrare nell’ambito dell’automazione ci ha imposto un consistente investimento in ricerca e sviluppo, ma questo ci ha consentito di mettere a disposizione la nostra esperienza, la nostra dinamicità e le competenze specifiche nella movimentazione e nella logistica per rispondere alle esigenze delle aziende». La scelta di raggiungere questa specializzazione si è rivelata lungimirante per rispondere alla crisi attuale? «L’evoluzione è stata quasi un passaggio automatico, si è trattato di estendere la nostra esperienza a nuove aree di mercato. Questo ci ha certamente avvantaggiati sul mercato, ma non sono tempi facili per le medie industrie come la nostra, che devono offrire prodotti di ultima generazione e altissima qualità ed essere allo stesso tempo competitive». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 99


TECNOLOGIE

L’ingegneria per il trattamento termico Lo stato di salute dell’industria dell’acciaio. Il mercato è fermo. Tuttavia alcune aziende stanno approfittando del “momento di tranquillità” per massimizzare gli investimenti degli anni scorsi. Luciano Balada, per la sua impresa, ha scelto di puntare sul risparmio energetico Manlio Teodoro

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opo i fatturati record ottenuti nel 2008, per noi produttori di forni industriali, il trend è sempre stato in negativo. La situazione del settore sicuramente risente della crisi e del suo perdurare. Però registriamo che alcune grosse aziende stanno sfruttando questo “momento di tranquillità” per massimizzare la resa dagli investimenti in aggiornamenti tecnici e produttivi». È questo il quadro presentato da Luciano Balada, titolare della Sigma Engineering, azienda del mondo acciaio, specializzata nella produzione di forni da trattamento termico, da forgiatura e gruppi di miscelazione combustibili. «Sicuramente per ridare impulso al nostro settore è necessaria una maggiore attenzione nella proposta, da parte delle istituzioni, di strumenti specifici per supportare le aziende e incentivare la produzione e l’innovazione. Questi due fattori sono infatti la base per un qualsivoglia sviluppo presente e futuro». L’azienda di Rogno, in linea con le criticità del comparto, ha registrato negli ultimi anni una flessione significativa, che ha trovato infine una leggera inversione di tendenza nel corso del 2012. Dato non certamente sufficiente a parlare di recupero, tuttavia un primo segnale di incoraggiamento. «La maggiore criticità non è tanto legata per noi al trend negativo, che dipende dal mercato. Bensì dalla contrazione totale delle possibilità di accesso al credito, che sta portando molte aziende a seri problemi di liquidità, dato che siamo costretti, per la nostra tipologia di prodotto, a esporci finanziariamente attingendo alle risorse interne». Quanto alle criticità del mercato, le difficoltà della Sigma Engineering sono dovute soprat-

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Luciano Balada

Abbiamo investito su un impianto da 200 tonnellate con efficienze termiche che arrivano fino all’85 per cento

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tutto alla sua dipendenza dal mercato italiano. «La nostra operatività è rivolta per il 90 per cento al territorio nazionale. La restante quota, destinata all’estero, è legata alle nostre partnership con altre aziende italiane che hanno stabilimenti all’estero, principalmente sul mercato europeo. Possiamo sicuramente dire che il mercato estero nobilita il nostro lavoro, perché riconosce la qualità e la professionalità – in Italia, invece, si guarda solo al valore puramente economico». Gli impianti prodotti dall’azienda guidata da Balada sono destinati soprattutto all’industria della lavorazione dell’acciaio a caldo per la forgiatura e per lo stampaggio, nonché al trattamento termico. «In uno spettro più ampio si possono inserire anche quelle nicchie di mercato in cui può essere necessario un ciclo termico. È il caso per esempio degli essiccatoi, dei sistemi di essicazione per trattamenti refrattari e dei sistemi di combustione per il trattamento del vetro». In tutte queste lavorazioni è fondamentale un’attenzione massima per gli aspetti ambientali. Sotto questo profilo l’attenzione della Sigma Engineering è massima. «Da anni abbiamo sviluppato e introdotto sul mercato sistemi di combustione ad alta efficienza e bassissime emissioni. Tutti i nostri sistemi sono basati sul

recupero del calore contenuto nei fumi di scarico, che rappresentano una quantità molto rilevante dell’energia introdotta nel sistema e che permette infatti di ottenere recuperi che vanno dal 20 al 50 per cento rispetto ai sistemi tradizionali. Inoltre, abbiamo recentemente investito su un impianto per forno da forgia da 200 tonnellate nel quale abbiamo introdotto dei bruciatori a rigenerazione di calore con efficienze termiche che arrivano fino all’85 per cento, che sfruttano tecnologia americana e sistemi di controllo e automazione tedeschi. Quest’ultimo investimento rappresenta per noi il fiore all’occhiello del nostro impegno nel risparmio energetico e nella riduzione al minimo dell’impatto ambientale del ciclo produttivo. Infine, su questo fronte, studiamo la fluidodinamica e la trasmissione di calore per avere il miglior bilancio di utilizzo dell’energia». Come a rimarcare il significato del nome della propria azienda, Luciano Balada, parlando dell’anno in corso, conclude che: «Anche se il settore sta attraversando un momento di difficoltà economica, sono fortemente convinto che la tecnologia, e l’ingegneria in particolare, possa guardare avanti e porsi degli obiettivi sempre più specifici e qualitativi, magari puntando anche sul controllo e l’abbattimento dei costi».

La Sigma Engineering Srl ha sede a Rogno (BG) www.sigmaeng.it info@sigmaeng.it

LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 101


TECNOLOGIE

La tecnologia diventa accessibile con il cloud I servizi innovativi via internet, finora appannaggio di grandi società e multinazionali, diventano fruibili anche alle piccole e medie imprese grazie al cloud. L’esperienza di Roberto Di Martino Lorenzo Brenna

a crisi economica ha avuto un forte impatto anche sul settore informatico e ha generato grosse perdite di fatturato in tutto il comparto. Il mercato della tecnologia in Italia nel 2012 è nettamente rallentato ponendo la penisola fra gli ultimi paesi. Il settore informatico italiano resta comunque un comparto di primaria importanza e lo strumento indispensabile per la competitività del Paese. Affrontiamo la questione con Roberto Di Martino, fondatore e amministratore unico di Every Software Solutions. L’azienda milanese è stata tra le prime in Italia a specializzarsi nel cloud e in servizi

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innovativi disponibili alle aziende via internet. «È vero - conferma Roberto Di Martino Every Software Solutions è nata proprio con l’obiettivo di rendere fruibili applicazioni e servizi aziendali di livello elevato, normalmente riservati a grandi società, anche ad aziende di dimensioni inferiori». Il cloud quindi può consentire anche alle piccole e medie imprese di crescere e di innovarsi. «Da un lato il cliente non è costretto a fare investimenti in infrastrutture tecnologiche, come hardware, software e applicazioni, ma diventa un utilizzatore dei servizi che gli necessitano e può pagarli in funzione dell’uso che


Roberto Di Martino

Roberto Di Martino, fondatore e amministratore unico di Every Software Solutions Srl di Milano (MI) www.everysws.com

ne fa, il cosiddetto “pay x use”. Dall’altro lato l’onere di gestione dell’infrastruttura e dei servizi rimane in capo al fornitore, perciò l’azienda cliente può accedere a nuove soluzioni senza doversi dotare di competenze tecniche. Altro vantaggio è l’accelerazione nel raggiungimento dei risultati: l’attivazione di un servizio cloud comporta tempi quasi immediati di avviamento, in ogni caso di gran lunga inferiori rispetto alle tradizionali modalità di installazione presso il cliente e minori costi». Every Software Solutions offre due linee di servizio cloud. «La linea Esiste - spiega Di Martino - che prevede l’utilizzo in modalità cloud di un sistema informativo aziendale completo, detto Esiste-Erp, e la linea Share, a cui fanno capo una serie di servizi di tipo “cross”, cioè complementari ma indipendenti dal sistema informativo utilizzato dai clienti. Questi servizi sono rivolti all’area della dematerializzazione dei documenti aziendali». L’azienda fa molto affidamento sulla diffusione dei servizi Share, ossia una piattaforma cloud molto avanzata di “delivery multicanale”che risolve i problemi che le aziende incontrano nel garantire che le comunicazioni elettroniche con clienti, fornitori, partner e collaboratori vadano a buon fine. «Per la maggior parte delle aziende questa è un’esigenza non risolta o risolta ancora in modo “artigianale”, con un mix di posta elettronica, fax, invio cartaceo di documenti, senza alcun controllo sull’esito dell’invio». Il target di Every Software Solutions verte su molti settori dell’imprenditoria privata. «Le aziende private sono oggi più esigenti - spiega l’amministratore della società - attente alla competitività e hanno in atto da tempo processi di “cost saving” e di efficientamento di costi e risorse. I nostri clienti vanno dalle pic-

300%

PERCENTUALE DI CRESCITA DEI SERVIZI DELLA LINEA SHARE NEGLI ULTIMI TRE ANNI

cole e medie imprese a grandi gruppi internazionali. Ogni azienda oggi ha la necessità di comunicare in modo efficiente e meno costoso. Abbiamo inoltre creato alcuni servizi specifici per i settori chimico, farmaceutico e oil & gas, e in generale per le aziende che immettono sul mercato prodotti pericolosi per la salute o per l’ambiente». Abbiamo chiesto al fondatore e amministratore unico di Every Software Solutions quali obiettivi si era posta la sua azienda e quali sono le prospettive per il futuro. «Il nostro obiettivo primario, che ritengo pienamente raggiunto, era quello di offrire soluzioni concrete che aiutassero le aziende a risparmiare e anche ad adempiere a normative che richiedono sforzi eccessivi e non sempre esenti da rischi. Perciò, pur operando nel settore informatico che tanti definiscono in un momento di grande crisi, le nostre aspettative per il 2013 sono decisamente rosee». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 103


TECNOLOGIE

Il web entra nella pneumatica ediamo che sul mercato vince chi risponde prima e in maniera precisa e affidabile». È questo il pensiero di Alessandro Gianola, amministratore della Fineco di Milano, un’azienda che si occupa della commercializzazione di componentistica pneumatica e oleodinamica. Rispondere in maniera precisa e affidabile al mercato per l’azienda milanese significa anche investire in un nuovo software gestionale basato su piattaforma web. «Questo permetterà ai venditori di essere sempre aggiornati sugli stock di magazzino, i prezzi, gli sconti e sullo stato dei clienti tramite tablet o smartphone. Anche i clienti avranno accesso al nostro sistema per controllare gli ordini in corso e le spedizioni così come per scaricare la documentazione tecnica o amministrativa che L’ingegnere Alessandro Gianola li riguarda». è amministratore della Fineco Che risultati avete raggiunto nell’uldi Milano www.finecopneumatica.com timo anno?

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Staccarsi dalla visione classica del concessionario per proporsi come una struttura capace di anticipare e stimolare il mercato. È in questo modo che Fineco ha risposto in maniera affidabile ai cambiamenti richiesti. Ne parliamo con Alessandro Gianola Matteo Grandi

«L’andamento del nostro business, che è focalizzato alla distribuzione di prodotti di automazione pneumatica verso i costruttori di macchine, è stato in linea con l’anno precedente attestandosi su un fatturato di circa 4 milioni di euro. Il 2012 è stato un anno quindi soddisfacente anche se la crisi si è sentita e continua a farsi sentire. Molti dei nostri clienti che operano in ambito nazionale sono sotto il budget. Si salvano solo quelli che esportano e quindi hanno una certa visibilità e godono di migliori pagamenti. Anche sul fronte degli insoluti è un momento in cui bisogna stare molto attenti». Attraverso quali scelte organizzative riuscite a garantire disponibilità dei pezzi a magazzino e flessibilità nel fornire materiale sciolto, in kit o assemblato? «La nostra azienda permette ai clienti di approvvigionare anche un singolo raccordo, cosa che i produttori non permettono in quanto applicano sempre la regola del quantity-box (cioè al minimo si deve comprare una scatola contenete n-pezzi). Il nostro magazzino è quindi sempre rifornito con tutti i prodotti base dell’automazione, quelli cioè che permettono di risolvere più dell’80 per cento delle richieste. Teniamo anche a magazzino un gran numero di pezzi particolari e, per alcuni clienti, facciamo


Alessandro Gianola

❝ noi lo stock garantendo poi la consegna standard nel giro di 2 giorni». La vostra società si è staccata dalla visione classica del concessionario per proporsi come una struttura capace di anticipare e stimolare il mercato. Attraverso quali investimenti siete riusciti a compiere questo processo evolutivo? «Il nostro mercato si basa su una tecnologia collaudata e matura. C’è la necessità di introdurre prodotti nuovi e soluzioni più avanzate con controlli e meccaniche più precise. In questo senso stiamo iniziando a proporre soluzioni di elettromeccanica (motori brushless e motori elettrici lineari) che rispetto alla pneumatica offrono possibilità di regolazioni infinitamente più precise e ripetibili. È un concetto nuovo ma già consolidato in altri campi. Questa è la nostra sfida ovvero introdurre, insieme ai clienti, una nuova tecnologia. Ci stiamo movendo anche su altri fronti». Come lavora il vostro team e quali risorse economiche destinate per mantenerne sempre attuale il know how? «Insieme alla casa madre ci occupiamo di aggiornare sempre le conoscenze di prodotto della nostra forza commerciale. I corsi sono effettuati più volte l’anno in funzione dei nuovi lanci di

Il nostro mercato si basa su una tecnologia collaudata e matura. C’è la necessità di introdurre prodotti nuovi e soluzioni più avanzate con controlli e meccaniche più precise

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prodotti sul mercato. Al nostro interno poi abbiamo sviluppato conoscenze specifiche e ognuno dei tecnici si è focalizzato su soluzioni particolari. C’è l’esperto dell’automazione pneumatica, chi si occupa dei motori pneumatici, chi della logica pneumatica e chi si occupa dei sistemi di isole di valvole comandate via Profibus o Industrial Ethernet o altri bus di campo utilizzati in ambito industriale». Quali sono le prospettive e gli obiettivi per il medio e lungo periodo? «Difficile dirlo in questo particolare momento. Il nostro obiettivo è crescere. A piccoli passi ma in maniera costante. Abbiamo aperto un ufficio a Castellanza (VA) per servire meglio quell’area. Abbiamo acquisito il 40 per cento delle quote di una società di Olgiate Olona (Airtec) che anch’essa distribuisce i prodotti dell’automazione pneumatica ma offre un servizio diverso, avendo a disposizione un’officina attrezzata per la costruzione di valvole particolari e potendo quindi offrire dei prodotti customizzati». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 105


TECNOLOGIE

L’information security aumenta la produttività Le aziende devono restare aggiornate sui rischi e sulle vulnerabilità dei sistemi tecnologici. Fabio Rovati e Mauro Gris spiegano le best practice da adottare per la governance e la protezione dei dati Viviana Dasara

uando si parla di sicurezza informatica si fa riferimento a quell’aspetto dell’informatica che si occupa di rischi, minacce, vulnerabilità, e protezione dei sistemi e dei dati scambiati in una comunicazione verso terzi. Tale protezione si ottiene con misure di natura tecnologica e organizzativa volte a garantire il rispetto degli elementi chiave della sicurezza stessa. «Virus e antivirus fanno ormai parte del passato – spiega Fabio Rovati, titolare della KBE –. Se guardiamo a quanto successo di recente il 2012 ha visto un numero notevole di furti di password e username. Nel corso dell’anno sono state rubate password per l’accesso a Hotmail, Gmail, Linkedin, Twitter, Yahoo. Ma è anche stato l’anno delle campagne di sensibilizzazione sulla cybersecurity». KBE è una società verticale con una specializzazione avanzata in strategia, tecnologie di sicurezza, governance e protezione dei dati. «Oggi – continua Mauro Gris, collaboratore della KBE –, le infrastrutture di information techno-

Q Fabio Rovati e Mauro Gris, rispettivamente titolare e collaboratore della KBE di Milano www.kbeintelligence.it

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logy sono in continua evoluzione, per la vulnerabilità dei componenti, per la veloce obsolescenza di hardware e software e per le crescenti minacce alle quali è sottoposta». Qual è la situazione attuale e come si evolverà? FABIO ROVATI «Negli ultimi vent’anni c’è stato un enorme ampliamento dei servizi e allo stesso tempo è aumentato il numero di individui che hanno cercato di sfruttare le vulnerabilità dei dispositivi o delle applicazioni, tutt’altro che perfetti. Ogni giorno vengono scoperti nuovi “buchi” nei sistemi operativi e negli applicativi accompagnati da altrettanti metodi e strumenti per sfruttarli a fini illeciti. Possibilità che si moltiplicano con il crescere dell’utilizzo di infrastrutture pubbliche come Internet». E qual è il vostro approccio? F.R.«Prima di tutto affrontiamo le tematiche di valutazione del rischio e conformità alle policy di sicurezza, concentrandoci sulla definizione dei modelli di governance. Il nostro orientamento alla sicurezza è globale e comprende in generale un approccio olistico (o convergente) della sicurezza, specializzata in mercati verticali e geografici ben determinati». Tutte le aziende hanno necessità di proteggere i propri dati e quelli dei loro clienti. C’è un modo per garantire che questo avvenga? MAURO GRIS «Ci sono diversi step che possono essere compiuti per prevenire o migliorare la si-


Fabio Rovati e Mauro Gris

tuazione. Adottare una strategia che si focalizza sulla consapevolezza è un importante passo per comprendere le minacce. Come è noto il problema nel cyberspace è dato dalla combinazione di minacce e vulnerabilità, di conseguenza capire la sorgente di ogni minaccia e la probabilità che si traduca in un pericolo rappresenta il primo passo nel costruire una strategia di cyber security». Quali strumenti o tecniche adottate? M.G. «I penetration test e i vulnerability assessment rispondono a queste necessità, potendo rivelare errori di configurazione o aggiornamenti mancanti. Poi il personale deve possedere la giusta esperienza di progetto e le certificazioni adatte ottenute attraverso un percorso di formazione. Trattandosi di attività che per loro natura coinvolgono informazioni sensibili, la riservatezza e quindi l’etica professionale è la cosa più importante». A proposito di spesa, nelle aziende la sicurezza viene vista come un costo.

62% GLI ADULTI CHE FREQUENTANO LA RETE CHE SONO STATI VITTIME DI CYBERCRIME ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA

F.R. «La soglia di attenzione deve essere sempre

alta e la sicurezza deve essere intesa come uno dei fattori naturali della vita dell’azienda, al pari di tanti altri. Quando si parla di security, si pensa a prevenire una perdita di dati, di informazioni e, di conseguenza, economica e non a una risorsa che possa aumentare la produttività. Inoltre viene tarata sulla base dell’esperienza e fino a quando non ci sono rischi o gravi Ogni giorno vengono scoperti nuovi danni, non si decide di aver biso“buchi” nei sistemi operativi gno di rafforzare i sistemi di sicurezza. Inoltre, configurarla in accompagnati da metodi per modo appropriato è complicato sfruttarli a fini illeciti e quasi mai viene realizzato come si deve».

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MODELLI D’IMPRESA

Si è perso il senso dello sviluppo, e del benessere sociale Oltre l’articolo 18. Riducendo le trattenute in busta paga e annientando il precariato in favore dei lavoratori. La ricetta di uno degli imprenditori “storici” della plastica italiana, Benedetto Citterio, che con la sua Ilpra affronta la crisi a testa alta Andrea Moscariello

n andamento stabile, nonostante le oscillazioni del mercato, che conferma la solidità, gestionale e finanziaria, di una delle realtà imprenditoriali più radicate sul panorama produttivo lombardo. Non perde punti Ilpra. La società con sede a Lesmo, in provincia di Monza Brianza, è un punto di riferimento nazionale, e non solo, per lo stampaggio di materie plastiche. Un modello di azienda de-

U Benedetto Citterio, titolare della Ilpra con sede a Lesmo (MB) www.ilpra.it

dita all’innovazione e alla flessibilità, guidata dall’inossidabile Benedetto Citterio, volto rappresentativo del settore. Un imprenditore fuori dagli schemi che ha visto, negli ultimi decenni, l’economia trasformarsi radicalmente. Trasformazioni che, nelle ultime stagioni, secondo Citterio hanno condannato alla recessione lo scenario italiano, minando la crescita del sistema Paese. «Il sistema è ingessato. Si stanno atrofizzando i consumi, riducendo drasticamente il potere di acquisto dei lavoratori». Dunque, secondo lei, è questo il principale scoglio da superare? «Non vi sono dubbi al riguardo. Non è possibile che un lavoratore si ritrovi, in busta paga, soltanto la metà di quanto l’azienda abbia versato. Se i lavoratori, e di conseguenza le loro famiglie, non hanno la possibilità di acquistare beni di consumo, l’economia muore. Qui si è perso il senso dello sviluppo inteso come motore per il benessere sociale». Al tempo stesso anche gli imprenditori sono in forte difficoltà. «Verissimo. Le aziende sono vincolate da una serie di articoli giuslavoristici a mio parere non più accettabili. A cominciare dall’articolo 18. È mai possibile che ci si possa separare dalla propria moglie ma non da un dipendente? Certamente, ogni licenziamento deve essere basato su una giusta causa, ma non deve essere un’operazione impossibile».


Benedetto Citterio

Se non creiamo i presupposti per aumentare il potere di acquisto delle famiglie non usciremo mai da questa crisi

Lo sa, vero, che alcuni potrebbero dire che lei, con queste affermazioni, non è dalla parte dei lavoratori? «Ma sbagliano! I lavoratori sono la risorsa primaria del Paese e delle aziende. E come tali vanno tutelati. Il sottoscritto, da imprenditore, difende gli operai da decenni. L’articolo 18 tutela gli operai, sì, ma solo gli assenteisti cronici, che si fingono continuamente malati e nel frattempo lavorano “in nero” o si occupano d’altro a loro piacimento. I lavoratori dipendenti seri e corretti non hanno bisogno di nessuna “protezione”. Quindi, per quanto mi riguarda, eliminando questo articolo si potranno annullare tutte le difficoltà nella separazione tra titolare e lavoratore». Molte delle risorse umane presenti nelle aziende locali, anche del suo settore, vivono purtroppo una situazione lavorativa precaria. «Anche questa è una realtà a mio avviso non più tollerabile. Sono sì per l’eliminazione dell’articolo 18, ma al tempo stesso ai datori di lavoro occorrerebbe chiedere, come contropartita, l’obbligatorietà di assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori precari. Certo, dopo periodi di prova da stabilire, ma senza possibilità di proroghe all’infinito dei contratti temporanei. Solo così i giovani

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che abbiamo definito “bamboccioni” potranno realizzare le loro aspirazioni, lasciando la famiglia dei genitori, per crearsene una propria. Questa la ricetta da seguire, oltre alla riduzione delle trattenute negli stipendi dei poveri lavoratori dipendenti, che meritano guadagni più dignitosi». Parliamo di Ilpra. L’azienda si conferma stabile, nonostante la crisi dei mercati. Quali le ragioni? «Per noi il fatturato è stabile ormai da quattro anni. Certo, non abbiamo vissuto lo stesso ritmo di crescita registrato nei decenni passati, ma visto il periodo posso dire che la stabilità, di per sé, rappresenta un risultato significativo. Credo che il nostro punto di forza principale sia l’elevato apparato tecnologico presente in azienda». Perché la tecnologia è così importante? «In primo luogo perché ci permette di proporre uno standard produttivo elevato, e competitivo. In secondo, consente di realizzare stampaggi differenti in tempi rapidissimi. La nostra velocità di realizzazione e consegna è unica, possiamo portare a termine una commissione in 24 o al massimo 48 ore». ›› LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 111


MODELLI D’IMPRESA

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Oltre cinquant’anni di innovazioni Nata nel 1959, Ilpra si è posta come un contenitore di high tech rivolto al settore dello stampaggio di materie plastiche. Negli ultimi anni l’attività si è caratterizzata per l’ampio utilizzo delle più recenti macchine robotiche. «È incredibile quello che si cela dietro alla realizzazione di un oggetto semplice come può essere un tappo di plastica - ha dichiarato Benedetto Citterio -. La tecnologia rappresenta il vero cambiamento del nostro modus operandi». Attualmente le produzioni avvengono mediante l’utilizzo di presse a iniezione di recentissima costruzione. L’azienda può inoltre contare su un’officina interna. «L’intera gamma dei prodotti è progettata e allestita tenendo conto dei molteplici aspetti richiesti: fisici, meccanici, estetici e di compatibilità. Il prodotto, poi, viene realizzato con materie prime di assoluta qualità». Tra i settori che si rivolgono a Ilpra, anche l’alimentare, l’agricolo, il farmaceutico, il cartotecnico, la detergenza, il cosmetico, il chimico, gli accessori per auto e le vernici.

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Da quali comparti derivano gli investimenti maggiori? «Difficile disegnare una geografia dei settori con cui lavoriamo. Il bacino di committenti della Ilpra è estremamente variegato. Recentemente abbiamo prodotto milioni di pezzi per i produttori delle sigarette elettroniche, per dirne uno, ma siamo in grado di operare con ogni comparto produttivo». Nel 2011 aveva dichiarato che l’estero non era al centro dei vostri piani, che ricopriva una fetta minima del fatturato, al di sotto del 20 per cento. È ancora così? «Il quadro in effetti è mutato. Quello italiano resta il nostro mercato di riferimento. A differenza di molti altri settori, quello dello stampaggio di materie plastiche ha ancora un grande potenziale in Italia. Non nascondo, però, che si stanno aprendo nuove prospettive oltre confine». Da quali paesi state ricevendo i feedback migliori? «Soprattutto quelli dell’Est. In particolare l’area balcanica e la fascia relativa agli ex paesi dell’Unione Sovietica. Non nascondo che ricevere ordinativi in vari paesi del mondo è una grande soddisfazione. Anche perché ci contattano solamente in virtù della nostra qualità produttiva. Non abbiamo un ufficio commerciale estero. Il passaparola è ancora un grande veicolo di crescita per le imprese». Molti suoi competitor sono andati verso Est non soltanto per vendere, ma per produrre. Lei, invece, sceglie di non delocalizzare. Non trova potrebbe essere una soluzione per far


Benedetto Citterio

Difficile disegnare una geografia dei settori con cui lavoriamo. Il bacino di committenti della Ilpra è estremamente variegato

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fronte all’alto costo del lavoro di cui parlavamo prima? «Non sono d’accordo con chi smantella tutto e va a produrre in paesi più poveri, dove i lavoratori hanno salari minimi, e in cui di emergente credo ci sia solo la speculazione. Io resto in Italia, anche per motivi personali, ormai alla mia età non ci penso nemmeno lontanamente a trasferirmi. E poi, come dicevo, voglio che il cambiamento avvenga qui da noi. I nostri lavoratori dipendenti sono già costretti a vivere con stipendi non più adeguati al costo della vita. Se poi, anziché creare occupazione sul territorio, andiamo a crearla oltre confine, in questo Paese chi avrà più il potere di acquistare le nostre produzioni? Dobbiamo mettercelo in testa una volta per

tutte: se non creiamo i presupposti per aumentare il potere di acquisto delle famiglie non usciremo mai da questa crisi. Se non circola il denaro questa recessione si rivelerà un vicolo cieco». Quale 2013 si attende per il tessuto produttivo locale? «Difficile fare previsioni. La soluzione per rianimare le produzioni non deve essere legata a incentivi finanziari per noi imprenditori, ma all’aumento degli ordinativi. E tale intento, ripeto, è ovviamente rapportato al miglioramento dei consumi. Ma con poco denaro circolante questo non è certo probabile. Bisogna ridurre le trattenute negli stipendi dei poveri lavoratori dipendenti, anziché agevolare i titolari d’azienda. Il che sarebbe un fatto positivo, ma da attuare in seguito. È ingiusto che un operaio percepisca la metà dei soldi che il datore paga». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 113


MODELLI D’IMPRESA

La chimica sostiene l’ecosostenibilità attuale situazione di mercato influisce negativamente su quella parte dell’industria chimica che rifornisce il settore automotive e le piccole e medie imprese. Per questo motivo la strategia che stanno cercando di mettere in atto le aziende è quella di studiare e proporre prodotti che confermino le caratteristiche qualitative richieste, ma al tempo stesso permettano di ottimizzare i costi di processo. La stessa esigenza di ottimizzazione riguarda però e prima di tutto le stesse aziende chimiche. Come conferma infatti Daniela Polzot, amministratore delegato di Chemetall Italia – appartenente al gruppo Chemetall-Rockwood, fra i principali produttori europei di sistemi di trattamento superficiale dei metalli –: «Ridurre al minimo gli sprechi e ottimizzare le risorse utilizzate è stato uno dei principali obiettivi che ci siamo dati nel 2012. Per farlo abbiamo fatto importanti investimenti, che coniugassero il risparmio energetico con il rispetto ambientale». Quali sono state le azioni concrete? «Abbiamo installato un impianto fotovoltaico, per ottenere con un solo gesto salvaguardia dell’ambiente e risparmio energetico. L’utilizzo delle fonti rinnovabili ci ha permesso, in appena sei mesi, di ridurre le emissioni di anidride carbonica di circa 90 tonnellate. E questa è stata solo una delle ultime azioni. Alla base di ogni nuovo progetto, infatti, abbiamo posto una filosofia che abbiamo battezzato Idea, acronimo di innovation, dedication, environment e assets. Questi sono i quattro concetti chiave su cui poggia la nostra attività. Inoltre, abbiamo aderito a un programma di sostituzione di tutte le stampanti e fotocopiatrici presenti in azienda con un si-

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Daniela Polzot, amministratore delegato della Chemetall Italia di Giussano (MI) www.chemetall.it

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Soluzioni per ottimizzare i costi. E ridurre il consumo di risorse ed emissioni. Garantendo ai metalli la stessa protezione dagli agenti esterni. Daniela Polzot presenta Chemetall Italia la divisione italiana di un grande gruppo europeo Valerio Germanico

stema che ci ha permesso di ottenere una certificazione per la riduzione delle emissioni e della carta utilizzata negli uffici». Insomma, prestate molta attenzione al tema dello sviluppo sostenibile. «Come azienda che rientra nel campo applicativo del decreto 334, cerchiamo di dare evidenza ai nostri partner dell’attenzione con la quale curiamo tutti i processi, sia in termini di sicurezza che di qualità. Dunque siamo egualmente attenti alla salvaguardia dell’ambiente e alla tutela della salute e della sicurezza dei la-


Daniela Polzot

Innovation, Dedication, Environment e Assets. I quattro concetti chiave su cui ruota la nostra azione

voratori. Proprio per questo abbiamo deciso di certificarci secondo la norma Ohsas 18001, in aggiunta alle certificazioni che già possediamo in tema ambientale (Iso 14001) e di qualità (Iso 9001 e Iso Ts 16949)». A suo giudizio, l’opinione pubblica percepisce l’impegno del vostro settore? «Esistono ancora molti pregiudizi. Per cercare di sensibilizzare i non addetti ai lavori e per promuovere una corretta informazione, in collaborazione con il Comune di Giussano, pubblichiamo periodicamente una scheda che viene distribuita a tutta la popolazione e all’interno della quale spieghiamo chi siamo, cosa facciamo, quali sono i rischi associati alla nostra attività e le misure di sicurezza che adottiamo. Siamo convinti che l’informazione e il coinvolgimento della popolazione siano fondamentali». Come si svolge la produzione e la commercializzazione dei vostri trattamenti? «Siamo coscienti che la collaborazione con i partner sia una garanzia di successo. Grazie a processi di alta qualità, consegne puntuali e a un eccellente servizio tecnico, miriamo a

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fornire prodotti di valore e soluzioni mirate per ogni esigenza. Una vasta esperienza di lavoro nei diversi settori di mercato e la capacità di valutazione dei processi e delle singole esigenze ci permettono di offrire soluzioni su misura, avendo sempre come obiettivo la ricerca di applicazioni che creino un valore aggiunto per i nostri mercati di riferimento, che sono automotive, general industry, coil coating, cold forming, aerospaziale e aluminium finishing». Per quali applicazioni vi confrontate con l’industria aerospaziale? «Il nostro impegno si concretizza nello sviluppo di prodotti in grado di creare il giusto equilibrio fra le necessità di una facile, veloce ed efficace applicazione con quelle di sicurezza, qualità e affidabilità che caratterizzano questo campo. Anche il più tenace dei metalli, infatti, per garantire le migliori performance, deve essere protetto dagli effetti del tempo, del clima e dell’ambiente». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 115


MODELLI D’IMPRESA

Acciaio, miglioriamo i processi di distribuzione egli ultimi vent’anni nel settore siderurgico è stato fatto moltissimo per il miglioramento della qualità del prodotto. Mentre non si può dire altrettanto per quel che riguarda la crescita di efficienza dei processi di distribuzione». È questa la critica che Carlo Pastorelli, presidente e fondatore di Euro Sider Scalo, rivolge al mercato dell’acciaio. «Ci siamo progressivamente accorti – prosegue Pastorelli – che, per ottenere i risultati attesi, avevamo bisogno di strumenti affidabili. La disponibilità di dati precisi e in tempo reale per noi oggi vuol dire fare la differenza rispetto ai nostri competitor». È questa, in sintesi e con le parole di uno dei protagonisti, la logica che ha portato l’azienda di Cividate Camuno, nel bresciano, a spingere sulla componente logistica della propria attività di

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Da sinistra, Alberto Pastorelli, Mauro Abondio, Carlo Pastorelli (presidente e fondatore) e Nicola Pastorelli della Euro Sider Scalo Spa di Cividate Camuno (BS) www.eurosiderscalo.com

Trasferire la logica e l’efficienza della Gdo nell’universo siderurgico. È questa la sfida lanciata al mercato, e vinta, da Carlo Pastorelli. Che spiega questo traguardo dal punto di vista di un’azienda familiare Manlio Teodoro

commercio di acciai speciali, all’interno della quale il governo dei processi è il pilastro sul quale poggia il flusso organizzativo. Qual è l’anima che avete voluto dare alla vostra strategia? «Logistica e servizio rappresentano il core di un’azienda commerciale. La nostra vision ci porta a guardare al mercato dell’acciaio del futuro come


Carlo Pastorelli

sempre più governato dalle stesse logiche che regolano settori molto più avanzati in termini distributivi e logistici, come la Gdo. Vogliamo essere in grado di portare il nostro business più vicino all’utilizzatore finale, accorciando la distanza che da sempre divide la produzione dell’acciaio da chi adopera i nostri materiali per realizzare i propri prodotti. Sono obiettivi che non possono essere raggiunti senza un sistema Erp evoluto e mobile oriented: è per questo che abbiamo scelto il supporto e l’affidabilità di SAP». È certamente un segnale positivo, in tempi di crisi, vedere aziende che hanno la forza e il coraggio di investire. «Abbiamo sempre mantenuto una visione concreta e realistica, tuttavia anche ottimista, del futuro. Grazie a questo approccio manageriale, negli ultimi anni abbiamo puntato molto sulla differenziazione delle gamme di prodotto, sull’ampliamento dei magazzini e sul miglioramento della logistica. Attraverso questo insieme di scelte strategiche, ovviamente mai disgiunte da una grande attenzione per la qualità dei materiali, oggi siamo in grado di fornire ai nostri partner un prodotto tagliato a misura, con tempi di risposta estremamente ridotti in virtù della flessibilità e del dinamismo della nostra organizzazione». E i risultati? «La nostra impresa ha visto crescere progressivamente negli anni il fatturato. E l’azione quotidiana ha portato i suoi frutti. Prova ne è tanto l’incremento del numero di clienti – passato dai 200 del 2008, prima dell’esplosione della crisi fi-

nanziaria, ai 500 attuali –, quanto il successo che riscontriamo in occasione delle fiere internazionali – come Made in Steel, l’expo conference del mondo dell’acciaio. Le note vicissitudini finanziarie che hanno coinvolto l’intera economia mondiale le abbiamo affrontate come un’opportunità. La crisi ci ha insegnato molto e ha confermato la solidità della nostra società, che oggi ha le capacità e gli strumenti per introdursi in nuovi mercati e cogliere le occasioni che il business offre». La vostra è anche una storia di famiglia. Quale supporto vi ha dato questo fattore? «Un supporto fondamentale. Oggi la società è gestita, oltre che da me, anche dai miei figli, Alberto e Nicola, e da mio genero, Mauro Abondio. Abbiamo appena festeggiato i primi 25 anni di attività e come un giovane di questa età, Euro Sider Scalo è nel pieno delle proprie energie, e ha ancora molto spazio per crescere. La nostra sensazione è che il cammino dell’azienda di famiglia, che nasce idealmente dalla fucina di mio padre Pietro, inizi oggi la sua parte più impegnativa e soddisfacente. La nostra è una storia di persone dedite con passione al lavoro e a quel prodotto, l’acciaio, che continua a rappresentare il materiale del futuro nonostante i suoi tremila anni di storia». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 117


MODELLI D’IMPRESA

La meccanica per il tessile si apre a nuovi settori Secondo Federmoda il 2012 ha rappresentato un annus horribilis per l’abbigliamento. Il punto di Giorgio Cugini, spettatore interessato del comparto, che ha deciso di diversificare anche ad altri settori Marco Tedeschi

emmeno gli sconti sono riusciti a rianimare le vendite nel settore abbigliamento: per i saldi invernali il bilancio è stato disastroso. Federmoda Italia-Confcommercio indica un calo del 10 per cento delle vendite rispetto al già negativo 2012. La Fismo-Confesercenti stima vendite in flessione del 20 per cento, nonostante i forti sconti praticati dai negozianti. «La verità è che qui il mercato è morto». È lapidario il presidente di Federmoda Italia Renato Borghi nel tracciare il bilancio di un nuovo anno horribilis per il settore dell'abbigliamento e calzature, al termine del periodo dei saldi invernali 2013. Una crisi cominciata nel 2009 per il settore e di cui non si vede la fine, dice Bor-

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120 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

ghi. In piena condivisione con il quadro espresso da Borghi è l’ingegner Giorgio Cugini, che del settore dell’abbigliamento è spettatore interessato. È infatti a capo della Italvox, azienda che produce taglierine elettriche per vari materiali, ad iniziare dai tessuti. «Il comparto della meccanica e in particolare delle macchine per l’abbigliamento, di cui facciamo parte, sta risentendo della profonda crisi. Penso che la soluzione per rilanciare il nostro settore – spiega Cugini - sia di incentivare i consumi riducendo drasticamente la tassazione sia dei cittadini, sia delle imprese, aumentando così la disponibilità finanziaria dei consumatori, snellendo gli adempimenti burocratici cui sono tenute le imprese, con particolare attenzione per le “piccole imprese”. Purtroppo in Italia gli adempimenti cui sono tenute le “piccole imprese” sono pressoché uguali a quelli delle grandi imprese assorbendo tempo e denaro in quantità percentualmente più rilevante per un’azienda di piccole dimensioni». Una situazione generale che ha avuto naturali effetti anche sul fatturato dell’azienda meneghina. «Come la maggior parte delle aziende italiane anche noi abbiamo registrato una riduzione del fatturato ritornando


Giorgio Cugini

Alcune fasi di lavoro all’interno della Italvox di Milano www.italvox.it

più o meno ai valori del 2009. Fortunatamente il nostro fatturato è composto da molte piccole fatture che incassiamo facilmente alla scadenza per cui non abbiamo praticamente sofferenze finanziarie come accade a molti altri. Limitando le spese siamo riusciti a mantenere comunque una buona liquidità che ci ha consentito di mantenere i livelli occupazionali esistenti». I mercati tradizionali della Italvox sono abbigliamento e arredamento. «Questi comparti – prosegue Cugini - hanno rappresentato fino a 10 anni fa l’80-85 per cento del nostro fatturato; poi la delocalizzazione delle produzioni di questo settore ha progressivamente ridotto le vendite. Le nostre taglierine sono note per una qualità elevata e hanno pertanto un costo adeguato alle caratteristiche del prodotto che vengono spesso apprezzate nei mercati europeo ed americano, ma giudicati cari in Oriente e Nord Africa dove, spesso, chi acquista guarda solo al prezzo e non alla qualità. Fortunatamente la progressiva crescita di altri settori quali nautica, automobile, concerie, filtri, ha compensato il calo dell’abbigliamento. Oltre al mercato nazionale, che assorbe il 65-70 per cento della nostra produzione, effettuiamo le nostre vendite in Usa, Russia, Turchia, Spagna, Francia e tanti altri paesi». Potendo contare su un catalogo di più di quaranta modelli l’azienda può soddisfare le esigenze di taglio di una vastissima gamma di clientela che rap-

La metodologia produttiva a cavallo tra industriale e artigianale ci permette di ottenere un’elevata e accurata qualità del manufatto e una personalizzazione del prodotto

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presenta settori industriali estremamente diversificati. «In questo modo riduciamo i rischi di crisi di specifici comparti, anche se, la situazione attuale, ha interessato praticamente tutti i settori industriali e non ci ha risparmiato un calo del fatturato. Inoltre la metodologia produttiva a cavallo tra industriale e artigianale ci permette di ottenere un’elevata e accurata qualità del manufatto e una personalizzazione del prodotto per adattarlo alle esigenze dell’utilizzatore». Esigenze che sono fondamentali all’azienda per comprendere in anticipo le future richieste di mercato. «Considerando le attuali condizioni economiche generali – conclude l’ingegner Cugini - non ci poniamo obiettivi particolarmente ambiziosi. Cercheremo comunque di mantenere le posizioni attuali ponendo particolare attenzione a eventuali segnali di crescita per poterne usufruire». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 121


MODELLI D’IMPRESA

La security deve prevalere sulla safety Per garantire una maggiore security è necessario fare progettazione. Utilizzando una perfetta integrazione tra tecnologia e professionalità. Ne parliamo con Angelo Merlo, presidente dell'Istituto di Vigilanza Notturna di Gallarate Marco Tedeschi

a cronaca ci pone, sempre di più, dinanzi al problema della tutela delle persone all’interno dei luoghi di lavoro e degli edifici pubblici. Sono in aumento aggressioni, attacchi a mano armata e altri episodi estremamente violenti. L'episodio avvenuto all'interno del Palazzo della Regione Umbria è solo l'ultimo di una lunga serie. «La sicurezza (security da non confondere con safety) nei luoghi di lavoro – specifica Angelo Merlo, presidente dell'Istituto di Vigilanza Notturna di Gallarate Spa - è un aspetto che nel nostro Paese purtroppo non molto sentito. Certo è che per proteggere scuole, ospedali, asili, occorrono investimenti cospicui in tecnologia e personale che si scontrano con le problematiche di bilancio della Pa». Che situazione riscontrate invece per quanto riguarda la security nei luoghi di lavoro? «Le nostre strutture aziendali sono, per lo più, concepite per garantire la safety nei limiti e nel rispetto della privacy, e questo spesso non agevola l’ambito della security. Noi, se fosse possibile, controlleremo tutto e tutti, ma oggi si va un po’ dalla parte opposta, lamentandoci poi della mancanza di sicurezza. Occorre fare progettazione della sicurezza utilizzando una perfetta integrazione tra tecnologia e professionalità delle

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122 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

Angelo Merlo è presidente dell'Istituto di Vigilanza Notturna di Gallarate Spa (VA) www.ivng.com

Guardie Giurate. Con il DPR 269 siamo pronti a questa sfida». Voi come lavorate per garantire la sicurezza? «Innanzitutto con una centrale operativa attiva 24h su 24h, 180 guardie giurate decretate ai sensi dei disposti normativi e un parco macchine di oltre 60 unità radiocollegate con la centrale operativa e dotate di controllo satellitare. In questo modo siamo in grado di gestire con competenza le richieste di coloro che quotidianamente si affidano all’istituto a tutela della loro sicurezza».


Angelo Merlo

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La centrale è il “cervello” di un istituto. Noi stiamo spingendo al massimo tutta la tecnologia legata al mondo IP non tralasciando i collegamenti in frequenza Vhf ed Uh

Come è andato il 2012? «Siamo riusciti a consolidare le quote di mercato, anche in profonda crisi economica finanziaria, e ci siamo adeguati a livello strutturale e organizzativo per gli adempimenti normativi (il già citato DPR 269) e qualitativi». Centrali nel vostro settore sono le tecnologie. «La centrale è il “cervello” di un Istituto e quindi anche del nostro. Gli investimenti in centrale sono molto legati agli aggiornamenti professionali e alle tecnologie applicabili. Noi per esempio stiamo spingendo al massimo tutta la tecnologia legata al mondo IP non tralasciando la vecchia ma ancora importantissima tecnologia di collegamento in frequenza Vhf e Uhf. Abbiamo inoltre duplicato tutti i sistemi di collegamento con la nostra clientela utilizzando metodologie diverse con sistemi di backup di ultima generazione. Tra le ultime tecnologie operative all’avanguardia su cui Ivng ha investito troviamo uno strumento che, installato sulle autovetture di servizio e collegato

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alla centrale operativa, permette la geo-localizzazione della clientela, al fine di garantire un’ottimale distribuzione del carico di lavoro e di conseguenza una riduzione dei tempi di intervento sugli allarmi». Per il 2013 soprattutto da quali target vi attendete le maggiori richieste? «Il 2013 sarà un anno di transizione. La domanda di sicurezza sta aumentando soprattutto nel privato mentre le aziende, a causa della crisi, stanno riducendo le spese di costo anche nell’ambito della sicurezza. Stiamo discutendo un importante protocollo di collaborazione con un’importante società di sicurezza con la quale potremo dare ad alcuni clienti uno standard di sicurezza maggiore. La sfida più importante è quella di uscire da questo brutto periodo di stagnazione che porta anche al nostro settore difficoltà nell’acquisizione di nuova domanda». Potrebbe accennare ad alcune delle vostre collaborazioni? «Tra privati e aziende possiamo contare più di 2500 aziende, tra cui alcune prestigiose referenze quali il Gruppo Finmeccanica, Missoni e Techniplast Spa. Dal 2003, inoltre, collaboriamo con l'aeroporto internazionale di Malpensa per il quale sono operative 25 guardie giurate certificate Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile)».

LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 123


MODELLI D’IMPRESA

La cultura della sicurezza a sicurezza per i propri cari e i propri beni. Una garanzia che chiunque pretende, ma nessuno conosce a fondo. Uno degli obiettivi di Iseo, storica azienda che da decenni realizza e commercializza prodotti per la sicurezza, è anche creare consapevolezza e conoscenza. Compito non facile: pubblicizzare una serratura o un cilindro, infatti, è molto più difficile che fare lo stesso con un profumo. «L’utilizzatore finale non è consapevole del prodotto che utilizza quotidianamente per entrare in casa, in ufficio o in un negozio. Per questo noi, come produttori, vogliamo creare una cultura della sicurezza, attiva e passiva. E sulle svariate possibilità esistenti». È questa l’idea che porta avanti attraverso la sua azione imprenditoriale Evaristo Facchinetti, presidente del gruppo Iseo, che dirige affiancato dal figlio Giuseppe, in qualità di direttore commerciale della capogruppo. Il gruppo Iseo attualmente raggruppa undici aziende, fra Europa, Africa e Asia, che producono e commercializzano serrature, dispositivi di sicurezza, sistemi di controllo accessi e maniglioni antipanico. Qual è oggi la caratteristica più significativa del vostro gruppo? EVARISTO FACCHINETTI «Nonostante le dimensioni raggiunte – contiamo quasi 900 dipendenti –, continuiamo a essere una realtà a conduzione famigliare, profondamente legata alle origini e con un forte senso di

L Evaristo Facchinetti, presidente del gruppo Iseo, con sede a Pisogne, in provincia di Brescia. Nella pagina a fianco, il figlio Giuseppe, direttore commerciale della capogruppo, Iseo Serrature www.iseo.com

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Investire in innovazione e tecnologia per migliorare e personalizzare la sicurezza. Evaristo e Giuseppe Facchinetti presentano due diverse strategie: una per i mercati maturi, una per gli emergenti Luca Càvera

appartenenza al territorio. Nella squadra manageriale, sono coinvolti ed integrati anche mia sorella Maris, e i miei tre figli, Giuseppe, Francesca e Fabio. Per questo motivo riteniamo importante conservare questa continuità, e mantenere l’headquarters qui a Pisogne, in provincia di Brescia. Anche il fattore umano è molto importante, ci riteniamo più una squadra che un gruppo, un’alternativa alle concentrazioni finanziarie. Con i nostri dipendenti e collaboratori si è formato un rapporto che permette di considerare ognuno nella sua singolarità di individuo, con le proprie peculiarità, abilità e competenze». Con quali risultati avete chiuso il 2012 e, prossimi alla conclusione del primo trimestre, quali prospettive avete per l’anno nuovo? GIUSEPPE FACCHINETTI «Siamo soddisfatti dell’andamento 2012. Il mercato domestico si è difeso abbastanza bene, mentre abbiamo percepito una situazione di maggiore difficoltà nel resto d’Europa – che abbiamo compensato con mercati in divenire, come Sud America, Libia e Medio Oriente. Al contrario, i primi mesi del 2013 hanno confermato la prospettiva di un anno difficile. La crisi non è finita. Per far fronte a questa situazione, crediamo sia molto importante continuare a sviluppare il parco prodotti, puntando soprattutto sull’innovazione e l’alto contenuto tecnologico. In-


Evaristo e Giuseppe Facchinetti

vestire su questo tipo di prodotti ci consente, tra l’altro, di ovviare al problema della bassa marginalità, conseguenza inevitabile della bassa domanda». Quali le novità più recenti? E.F. «Tra le ultime novità c’è uno speciale trattamento di protezione antibatterica che applichiamo sulle superfici di contatto dei nostri maniglioni antipanico – è la soluzione ideale per tutti gli spazi pubblici in cui l’igiene e la tutela della salute sono un requisito fondamentale. Puntiamo poi sull’elettronica per soluzioni flessibili di controllo accessi, integrabili tra loro e ideali per abitazioni private, aziende, edifici pubblici e commerciali. Inoltre, cerchiamo di conciliare sempre la tecnologia con la facilità e il comfort di utilizzo: in alcuni sistemi di controllo accessi, ad esempio, le chiavi tradizionali possono essere sostituite da chiavi intelligenti e da card, con le quali si può facilmente autorizzare l’apertura delle porte solo in determinati giorni e fasce orarie. Infine, se la sicurezza, ovviamente, è un elemento imprescindibile, puntiamo anche sul design». Parlando di previsioni, cosa vi aspettate dai paesi extraeuropei? G.F. «In questi paesi le possibilità di crescita sono sicuramente più importanti e i mercati offrono opportunità interessanti. Si lavora molto sulla quantità, piuttosto che sul con-

114 Mln FATTURATO REALIZZATO NEL 2012 DAL GRUPPO ISE. CON UN UTILE ANTE IMPOSTE DI 5,7 MILIONI DI EURO. IL DATO CONFERMA UN TREND DI CRESCITA

tenuto tecnologico dei prodotti, dato che si tratta di mercati poveri, anche se in via di sviluppo – inevitabilmente quindi ci confrontiamo con un’alta concorrenza e una marginalità più contenuta. Anche per questo motivo penetrare e rafforzare la nostra presenza nei mercati extraeuropei non è semplice. La distanza, per esempio, limita il controllo diretto, e anche i dazi per l’esportazione in alcune zone sono un aspetto da considerare con la giusta attenzione». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 125


MODELLI D’IMPRESA

I settori gas e antincendio procedono con la diversificazione egli ultimi anni il mercato del gas europeo e quello italiano in particolare hanno vissuto cambiamenti che solo poco tempo fa sarebbero parsi impensabili. Tra le imprese di vendita al dettaglio, specializzate nella commercializzazione del gas a Brescia, Cima Group si presenta oggi come un gruppo completo e unico, diretto da Costanza Cima e dai figli, i giovani imprenditori Cesare e Tullio Tartaglia, oltre che dalla nuora Patrizia. «Mentre la benzina aumenta e l’energia elettrica costa sempre più – spiega Costanza Cima, titolare di Cima Group –, quello che ci salva è il fatto di essere rimasti un’azienda artigiana a conduzione familiare, come da certificato della Camera di Commercio e Industria di Brescia dell’11 aprile 1925». La spinta propulsiva di questa tradizione familiare significa valore aggiunto e vantaggio competitivo per la Cima Group. Solo grazie alla propensione alla diversificazione dei prodotti e dei mercati, all’innovazione, alla sensibilità e al forte legame con il cliente il gruppo è riuscito a focalizzarsi sulle attività gas, antincendio e consulenza sulla sicurezza, dando un servizio a 360 gradi e una versatilità che ha permesso di affrontare la crisi. «Nonostante il periodo – continua la titolare – abbiamo ampliato la sede, acquistato macchinari nuovi e attrezzature moderne. Attualmente stiamo investendo in un macchinario piuttosto complesso in grado di garantire i riempimenti delle bombole a 300 Bar. Pensiamo al futuro, è importantissimo. E anche nei periodi di crisi non si può stare fermi, scegliendo di rimandare a “tempi migliori”, perché rimanere indietro significa non solo perdere l’opportu-

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126 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

Quello del gas è un settore molto frastagliato, con prodotti destinati ad ambienti diversificati: aziende alimentari, enti pubblici, imprese industriali e commerciali. Il punto di Costanza Cima Viviana Dasara


Costanza Cima

Cima Group ha sede a Brescia info@cima-estintori.it

nità di essere competitivi sul mercato ma anche compiere un grave errore e condannarci. Bisogna adeguarsi, seguire le continue evoluzioni tecnologiche, velocizzare le operazioni e utilizzare meno manodopera è senza dubbio molto importante». La società è unica nel genere per la complessità delle operazioni che svolge nel settore gas e impianti antincendio, occupandosi di gas alimentari, tecnici e collaudi bombole di ogni tipo comprese quelle per i sub. Ha impianti automatici che permettono di eseguire manutenzioni e riparazioni, ma anche progettazioni e installazioni di ogni tipo, riponendo sempre grande attenzione alla sicurezza sul lavoro, dalle attrezzature antincendio a quelle antinfortunistica. «Il nostro è un settore molto frastagliato – sottolinea Cima – ma completo, con prodotti destinati ad ambienti diversificati: aziende alimentari, enti pubblici, imprese industriali o commerciali. Abbiamo infatti parecchi tipi di gas e miscele oltre che apparecchiature omologate con cui è possibile fare il riempimento immediato. Abbiamo specializzato il nostro personale per la progettazione, l’installazione e

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Attualmente stiamo investendo in un macchinario piuttosto complesso in grado di garantire i riempimenti delle bombole a 300 Bar

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manutenzione di impianti antincendio anche per attività ad alto rischio. Ciò è indispensabile in quanto la professionalità sul mercato è piuttosto carente, mentre la nostra è fonte di orgoglio e soddisfazione». Dal 2005 il gruppo comprende anche la Cima Service che opera nel settore della prevenzione e protezione negli ambienti di lavoro offrendo consulenza tecnica, analisi strumentali, progettazione antincendio, medicina del lavoro e formazione. «Grazie alla professionalità e alla serietà di tutto il nostro personale tecnico possiamo affiancare e rispondere a tutte le aziende che devono assolvere gli obblighi imposti dalle normative». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 127


MODELLI D’IMPRESA

Riforme e stabilità per far ripartire il lavoro Le Pmi chiedono a gran voce stabilità, lo snellimento di regole che ostacolano il mercato e il ricambio della classe politica. Solo così l’Italia tornerà ad essere un Paese in cui investire. Il punto di Ugo Bassi socio di un’impresa che realizza impianti elettrici industriali Matteo Grande

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econdo Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Europea, il nostro Paese ha fatto molte cose importanti in ambito politico ed economico ma deve fare di più. «Occorrono soprattutto – specifica Tajani - altre riforme nel mondo del lavoro e per ridurre la pressione fiscale eccessiva sulle imprese. Per questo abbiamo bisogno di stabilità politica per riavviare la politica economica e per rimettere in circolo denaro». D’accordo con l’opinione del vicepresidente della Commissione Europea è Ugo Bassi, socio della Larioelettra, azienda che realizza ogni tipologia di impianti elettrici. «La vera aspettativa per l’intera economia del Paese – specifica Bassi - è che si crei una stabilità politica che favorisca il ritorno all’investimento in Italia e che il sistema finanziario riprenda a supportare realmente chi ha intenzioni serie e non speculative». È questo il punto di vista di un’azienda che ha visto chiudersi positivamente il 2012. «Nel 2012 – prosegue Ugo Bassi - abbiamo realizzato lavori significativi sia a livello di portata che di rilevanza, come la stazione Elettrica Terna, che esercita a 220kV, e la stazione elettrica utente di un parco eolico da 20/220 kV – 22MW. Quest’ultima è di proprietà di una delle più importanti multinazionali a livello mondiale nel settore delle energie rinnovabili. Inoltre abbiamo realizzato impianti elettro-strumentali per stabilimenti di frazionamento aria di una delle più importanti multinazionali operanti nel settore di produzione di Gas Tecnici. Abbiamo inoltre avviato il progetto d’internazionalizzazione per insediamento in un Paese Balcanico, stiamo lanciando i lavori per la costruzione di una centrale idroelettrica nel

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Ugo Bassi

Abbiamo avviato il progetto d’internazionalizzazione per insediamento in un Paese Balcanico e stiamo avviando un progetto per la costruzione di una centrale idroelettrica nel Nord Italia

Nord Italia, abbiamo contatti con un importante centro di Sviluppo e Ricerca per l’integrazione e commercializzazione di un sistema di individuazione guasti su linee elettriche in cavo di media tensione e intendiamo partecipare alla realizzazione prototipale di impianti a biomasse». Progetti che hanno inciso positivamente anche sul fatturato aziendale. «Il 2012 è stato un anno positivo in termini di fatturato. Per quanto riguarda gli utili, è stato “decente” anche se l’andamento dei prezzi di mercato ha ridotto ulteriormente gli utili di esercizio. Il 2012 ha registrato una riduzione della disponibilità del sistema finanziario, anche se riteniamo di essere stati sufficientemente supportati dagli istituti finanziari ai quali siamo appoggiati». Supporti fondamentali viste le prospettive per l’anno in corso. «Le previsioni del 2013 non sono sicuramente rosee e si registrano rilevanti titubanze sugli investimenti, in particolare in ambito industriale. Cerchiamo di essere ottimisti e, pur dovendo rivedere le nostre previsioni sul 2013, riteniamo fattibile il raggiungimento di alcuni importanti obiettivi come la concretizzazione del progetto di internaziona-

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lizzazione per insediamento in un Paese Balcanico. La realizzazione del progetto di costruzione di una centrale idroelettrica nel Nord Italia e il compimento di opere elettriche, elettro-meccaniche, elettro-strumentali in ambito industriale e delle Energie rinnovabili». Nel momento buio della crisi economica Lariolettra ha scelto di continuare a investire. «Nel 2012 l’investimento in rinnovamenti, attrezzature, mezzi e formazione è stato di circa 7-8 per cento (che è quasi superiore agli utili di impresa). In questo modo siamo riusciti a crearci il lavoro (cosa che purtroppo il nostro Paese non sa più fare). È necessario infatti lo snellimento di un sistema di regole e leggi contorte, confuse ed esageratamente incomprensibili da noi Italiani e soprattutto dagli operatori esteri. Fondamentale inoltre – conclude Ugo Bassi - il ricambio dei nostri rappresentanti politici che dimostrano di non capire quali siano i reali problemi delle imprese e dei lavoratori».

Larioelettra si trova a Como www.larioelettra.it

LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 131


MODELLI D’IMPRESA

Non delocalizzare, una scelta possibile Il territorio come prima scelta per creare produzione e lavoro. Senza aperture verso l’export o l’internazionalizzazione. Silvia Nelida Acrami illustra il caso della Jolly Vernici Srl che cresce senza delocalizzare Viviana Dasara

empre più aziende scelgono modelli produttivi delocalizzati, ma ci sono anche imprese che preferiscono non lasciare il Paese per migliorare la propria competitività sul mercato interno. Jolly Vernici Srl, presente principalmente nel nord Italia con produzione e vendita di pitture, vernici, smalti e affini ha deciso di rafforzare la propria presenza sul territorio. Così, delocalizzare inizia ad apparire meno conveniente di quanto non si pensi. I motivi di questa scelta li ha spiegati Silvia Nelida Acrami, socio e responsabile amministrativa

S Nella pagina a fianco, a destra, Silvia Nelida Acrami all’interno della Jolly Vernici Srl di Mariano Comense (CO) info@jollyvernici.it

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della Jolly Vernici. «Uno dei nostri punti di forza è la scelta di non delocalizzare. La scelta di non svilupparsi all’estero nasce dall’idea di mantenere l’azienda sul territorio, cercando di essere operativi e farci conoscere in modo più capillare. Non a caso, da qualche anno, abbiamo aperto anche una vendita al dettaglio». La sensazione è che i risultati siano arrivati, grazie anche allo spirito nuovo dei tre soci: Elena Acrami responsabile commerciale e marketing, Silvia Nelida Acrami responsabile amministrativa e Luca Acrami responsabile della qualità. Un passaggio generazionale fisiologico, che ha reso il cambiamento un’opportunità di crescita. «Siamo consapevoli di andare controcorrente – continua Acrami –, non abbiamo intenzione di sviluppare una rete di vendita strutturata verso l’export e siamo pronti con la giusta organizzazione interna per servire al meglio un’utenza più territoriale puntando sulla qualità e il made in Italy». Non tutte le aziende italiane, però, risultano pronte a intercettare questo trend e non tutte possono decidere di produrre e creare lavoro nel proprio paese. Questa filosofia ha permesso a Jolly Vernici di restare sul mercato e dare inizio a un’inversione di tendenza come espressione di un


Silvia Nelida Acrami

cambiamento. «Nell’ultimo anno – sottolinea la responsabile amministrativa – confermiamo un aumento del fatturato. Per noi, questo è già un grande obiettivo e nel 2013 si prevede sicuramente positivo. Mentre tutti guardano all’estero, la nostra intenzione è quella di ampliare la produzione, cercando di ritagliarci una fetta più grande di mercato interno. Questa scelta non ci è mai parsa svilente ma al contrario “intelligente”, considerando che la varietà di prodotti, la capacità di aprirci anche alla vendita al dettaglio e di fare investimenti comparati alla nostra struttura finanziaria, ci ha permesso di resistere e superare il contesto di crisi attuale. A breve investiremo infatti in alcuni lavori di ristrutturazione interna e di ampliamento dei nostri uffici, dei magazzini e del reparto produzione». Jolly Vernici da oltre sessant’anni si occupa della produzione di smalti, colori, idropitture per interni, materiali per la verniciatura, lucidatura e pittura. Ma anche diluenti, lacche, abrasivi, lavorazioni in vetroresina e produzione di imbarcazione e articoli nautici. «Con gli anni – prosegue – abbiamo diversificato la produzione per il settore nautico, l’industria meccanica, il settore carrozzeria e tuning ma siamo specializzati anche nell’industria del mobile, aggiungendo una linea di prodotti per l’edilizia tra cui traspiranti, lavabili per interni ed esterni, isolanti murali, vernici per cemento, per la copertura dell’eternit e ancora stucchi, resine per rivestimenti, per pavimentazioni, una linea per la lavorazione in vetroresina e tessuti speciali quali carbonio e kevlar. Abbiamo anche un reparto

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Abbiamo diversificato la produzione con una linea di prodotti per l’edilizia tra cui vernici per la copertura dell’eternit

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dedicato alla rivendita di prodotti come accessori alla verniciatura industriale, ma anche articoli destinati alla vendita al dettaglio. Lavoriamo anche per altre aziende e con dei grossi gruppi presenti con il proprio marchio sulla grande distribuzione». Massima attenzione è riservata alle esigenze degli utilizzatori finali e alla ricerca della qualità nel rispetto dell’ambiente. «Per quanto riguarda le formulazioni – spiega Elena Acrami – utilizziamo tutte le sostanze che non hanno assolutamente effetti negativi sull’uomo, secondo criteri di sostenibilità, sia per quanto riguarda le pitture murali che quelle per legno. Già da diversi anni non utilizziamo nè ftalati nè formaldeide e, pur essendo così piccoli, abbiamo iniziato a utilizzare degli additivi differenti, forse anche più costosi, ma sicuramente meno nocivi. Queste vernici sono le stesse che utilizziamo in casa nostra perché prima di tutto è importante la nostra salute e quella dei nostri figli». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 133



CREDITO & IMPRESE

OLTRE IL RIGORE C’È LA CRESCITA Si è aperto un nuovo corso per l’Associazione bancaria italiana rappresentato dalla presidenza di Antonio Patuelli. Molteplici sono le sfide che attendono l’Abi per i prossimi mesi: un sostegno concreto alle istanze del tessuto produttivo del Paese e ai bisogni delle famiglie, ma anche l’impegno nella formazione dell’unione bancaria europea. Tra i temi da affrontare, vanno annoverati l’importanza di mantenere alta la vigilanza

sulle distorsioni nell’uso della finanza e il rapporto tra banca e impresa, nell’ottica di arginare il credit crunch. Anche in Lombardia, in base ai dati della Banca d’Italia, alla fase congiunturale negativa attraversata dall’economia è, infatti, corrisposta una flessione nell’andamento degli aggregati creditizi. Nei dodici mesi terminanti a giugno 2012, il credito bancario si è ridotto dell’1,8 per cento. LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 141


CREDITO & IMPRESE

L’EUROPA TRA RIGORE E CRESCITA Prosegue l’avvicinamento dell’Ue a un quadro comune di armonizzazione delle politiche fiscali. Ma un allentamento del fiscal compact non può essere escluso. Ne parla Stefano Gatti, direttore del corso di laurea in Economia e finanza dell’Università Bocconi Francesca Druidi

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l ruolo attuale della finanza, il bilanciamento tra rigore e crescita in Europa, la concretizzazione dell’unione bancaria con l’accentramento delle funzioni di vigilanza presso la Bce. Sono molti i punti delicati da affrontare nell’Eurozona. A fornire un’analisi di questi aspetti è Stefano Gatti, docente di economia degli intermediari finanziari e direttore del corso di laurea in Economia e finanza presso l’Università Bocconi. Quali scenari dovrebbero aprirsi con l’unione bancaria europea, ma anche quali difficoltà si profilano allo stato attuale? «L’unione bancaria europea rappresenta uno degli elementi necessari per completare il quadro di quelli che vengono definiti “gli Stati Uniti d’Europa”. L’Unione europea ha, allo stato attuale, una moneta unica ma non un sistema bancario regolamentato e supervisionato centralmente e soprattutto un bilancio che consenta un controllo delle politiche fiscali, sempre sotto il profilo centrale. L’unificazione dell’attività di regolamenta146 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

zione e di vigilanza a livello di Bce, sia pure con tutti gli aspetti organizzativi dovuti all’eventuale collaborazione con le autorità bancarie periferiche, diventa essenziale per completare l’architettura complessiva degli Stati Uniti d’Europa, senza la quale la moneta unica, da sola, può fare veramente poco». Si criticano le rigidità del fiscal compact. Si pone un problema di sostenibilità dell’Eurozona in termini di crescita e di sviluppo con questo provvedimento? «C’è chi è pro rigore o contro, in realtà si tratta di una questione da sempre mal posta. Da una parte, una qualche forma di disciplina, più o meno rigorosa, dei disavanzi e dei deficit risulta indispensabile, perché all’interno di “un club di gentiluomini” non è possibile ammettere che uno dei membri utilizzi delle regole completamente diverse dal substrato comune che ciascuno dei membri si è dato. Dall’altra parte, quando alcune regole non sono idonee a tenere insieme il club, il buon senso consiglierebbe almeno una revi-


Stefano Gatti, docente e direttore del corso di laurea in Economia e finanza presso Università Bocconi

Non c’è nulla di male nella finanza se questa è posta al servizio dell’economia reale. Anzi, se la finanza funziona bene, il risparmio viene indirizzato dove necessario

sione o un allentamento delle stesse. A livello europeo, ci si è appunto concentrati sull’applicazione molto rigida delle regole, senza considerare che questa può rischiare di disgregare il club stesso». Sarebbe, quindi, necessaria una revisione del fiscal compact? «In questo momento, se vogliamo un riequilibrio e una ripresa dell’Ue a livello internazionale, il rigore non deve venire a mancare ma deve necessariamente essere coniugato alla crescita. E se la crescita deve essere agevolata attraverso una riduzione - e non l’eliminazione - del rigore sul fronte fiscale e dal punto di vista dei bilanci, un leggero allentamento potrebbe essere consigliabile. Lo suggerisce anche il fatto che alcuni paesi più virtuosi, come ad esempio l’Olanda, inizino a essere insofferenti a proposito di un eccessivo rigore, che ora come ora non sta premiando lo slancio alla crescita». L’Italia potrebbe richiedere una rinegoziazione? «L’Italia parte purtroppo da una posizione

debole dal punto di vista della governance. Deve innanzitutto lavorare sulla ricostruzione di una forma di credibilità politica». Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha dichiarato che “regolamentazione e vigilanza devono mantenere il passo con l’evoluzione del settore finanziario”. Lei cosa ne pensa? Può essere controllato l’intervento della finanza oggi? «Ci sono molte argomentazioni sul piatto, in diverse parti del mondo - negli Usa con il Dodd Frank act, in Inghilterra con il Vickers report, in Ue con il Liikanen report - si inizia a comprendere come la commistione eccessiva di diverse tipologie di attività finanziarie all’interno di un singolo intermediario possa creare forme di contaminazione non sempre virtuose. Molte di queste raccomandazioni sembrano indicare il fatto che sia più opportuno ritornare a un modello di intermediazione finanziaria maggiormente vicino a quello tradizionale, dove le risorse sono vincolate all’attività produttiva. Non c’è nulla LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 147


CREDITO & IMPRESE

Riunione dell'Eurogruppo il 4 marzo a Bruxelles

di male nella finanza se questa è posta al servizio dell’economia reale. Anzi, se la finanza funziona bene, il risparmio viene indirizzato dove necessario. Il problema si presenta quando la finanza si sgancia dall’economia reale, autoproliferandosi. Quanto stiamo vivendo oggi è, infatti, stato determinato da un’iperproliferazione di finanza». Le imprese lamentano una forte stretta creditizia e un maggior costo del credito, il sistema bancario italiano dovrà affrontare per tutto il 2013 condizioni critiche sul fronte del portafoglio crediti. Come si esce da questa spirale? «La situazione è abbastanza complessa. C’è la stretta creditizia, ma non è sempre facile capire se questa sia dovuta alla scarsità dell’offerta oppure della domanda. Le aziende, infatti, oggi tendono a non investire e, di conseguenza, a non domandare credito. Se 148 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

guardiamo al valore dei prestiti, i prestiti calano, ma è perché le banche sono restie a concedere o perché le imprese non chiedono? La verità probabilmente si trova a metà strada. È senz’altro vero che si registra un costo sistematicamente più alto del credito rispetto a quanto avviene in altri paesi: è una situazione che colpisce particolarmente l’Italia perché le banche, per concedere credito, devono raccogliere. E la raccolta ora nel nostro Paese risulta più costosa. In questo modo, gli istituti di credito per ottenere profitti devono scaricare questo elemento sulla clientela. Con l’attuale situazione della struttura dei costi del sistema bancario, se le banche non vogliono realizzare perdite, devono tenere i tassi piuttosto elevati. Forse attraverso una ristrutturazione pesante del sistema bancario, capace di sfrondare le inefficienze, si potrebbe ottenere un miglioramento anche sul fronte dell’accesso al credito».


LE PROSPETTIVE DELL’EURO Considerando le difficoltà di alcuni paesi, Italia in primis, l’ipotesi di un euro a due velocità non può essere esclusa. Lo spiega Matteo Paganini Francesca Druidi

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urante l’ultima campagna elettorale è tornato alla ribalta il tema della moneta unica, in particolare la proposta di far uscire l’Italia dall’euro. A commentare questa istanza è Matteo Paganini, chief analyst di Fxcm Italia. Si tratta di una prospettiva possibile per l’Italia? «Io sono un euroscettico dal lontano 2004. Credo che possano delinearsi ancora problemi che potrebbero, a livello potenziale, presupporre delle uscite forzate dall’euro. Per evitare questi scenari, molto pesanti in termini di speculazione di breve termine - nel caso di un’Italia e di una Grecia che dovessero tornare alla propria valuta nazionale, si verificherebbero all’inizio fortissime svalutazioni che stimo in una forchetta tra il 40 e il 60 per cento - si potrebbero però mettere in atto meccanismi di difesa: stampare parecchia moneta, ricomprarsi il debito e cercare di puntare tutto sulla crescita. Si tratta però di situazioni molto pericolose che, a mio parere, si cercherà di evitare». Per quanto riguarda la soluzione di una moneta “a due velocità”? «Potrebbe essere contemplabile dai vertici europei, conoscendo la loro forma mentis. La Germania e i paesi del nord Europa con un euro tendenzialmente più forte, “il vecchio marco”, e gli altri Stati che potrebbero utilizzare una nuova valuta. Ciò però comporterebbe una revisione dell’archi-

tettura delle autorità di vigilanza: servirebbero due banche centrali e, con l’eventuale banca centrale dell’euro 2, andrebbero attuate politiche monetarie concordanti. È una soluzione che in Europa potrebbero trovarsi a discutere forzatamente». È possibile fare una previsione sull’andamento dell’euro? «La moneta unica europea rimane comunque in una posizione di forza relativa non indifferente nei confronti del dollaro. Trovarci la mattina del 18 marzo (subito dopo il caso Cipro, ndr) l’euro a 1,29-1,30 sul dollaro con tutti i problemi in campo è un po’ inverosimile come livello di cambio. La parità dei poteri di acquisto ci dice che dovremmo stare a 1,17/1,18. A mio parere, dovremmo essere addirittura più in basso. L’effetto di forza dell’euro è un effetto combinato, perché in America si stanno stampando parecchi dollari. Ciò fa sì che il dollaro non possa rafforzarsi in maniera troppo importante sull’euro. I flussi di capitale che il dollaro è in grado di attirare in questo momento con i buoni dati che sta mostrando, potrebbero in qualche modo pesare sulla quotazione della moneta unica europea. Nel breve periodo potrebbero esserci dei tentativi di estensioni ribassiste anche nei dintorni di 1,27. Dopo di che, potremmo essere pronti per vedere ripartire l’euro verso l’alto con delle correzioni che potrebbero raggiungere 1,30-1,32».

Matteo Paganini, chief analyst di Fxcm Italia

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CONSULENZA

A difesa dell’ingegno italiano Ricerca e sviluppo, un ambito su cui scommettere e ancora vantaggioso per le Pmi italiane. Ma la nostra proprietà intellettuale, che sempre di più fa la differenza tra il successo e il fallimento di un’azienda, è tutelata? Mariacristina Rapisardi avverte: «Siamo a rischio» Renato Ferretti

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Mariacristina Rapisardi

Italia è tuttora una fucina d’invenzioni. O, detto altrimenti, sta nell’innovazione una delle poche risorse ancora a disposizione delle nostre Pmi, che da sole, è bene ricordarlo, formano la gran parte del tessuto industriale nazionale: molte aziende non possono che giocare la propria partita sul terreno della ricerca. Eppure, «i frutti del nostro ingegno sono tendenzialmente in pericolo». A puntare il dito sull’incalcolabile danno che l’intero sistema Italia rischia giornalmente, è l’avvocato Mariacristina Rapisardi, a partire dall’esperienza maturata in oltre quarant’anni di attività nell’ambito della protezione del patrimonio intellettuale. «Normalmente – dice l’avvocato – la Pmi italiana tende a divulgare sul territorio nazionale e internazionale i suoi prodotti e le sue invenzioni, molto spesso innovativi, senza tutelarli tramite gli strumenti offerti dalle normative in materia di proprietà industriale e intellettuale. Inoltre, una volta depositati, i marchi e brevetti non devono essere lasciati in un cassetto, ma valorizzati, difesi se necessario». Quali sono le problematiche maggiori che lei riscontra sui mercati? «Il problema sta nella scarsa conoscenza delle possibilità di tutela della proprietà industriale e intellettuale esistenti, e dei vantaggi che ne discendono sia da un punto di vista dell’esclusività di mercato così ottenuta, sia in

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Spesso l’imprenditore viene a conoscenza dei diritti di proprietà intellettuale solo quando ormai è troppo tardi

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termini di benefici commerciali e fiscali. È L’avvocato Mariacristina Rapisardi, un rischio soprattutto nei confronti dei paesi titolare dello studio emergenti nei quali il numero dei depositi di Rapisardi Intellectual marchi e brevetti sta crescendo a ritmo espo- Property, con sede a Milano, Londra e nenziale. Inoltre, soprattutto in uno scenario Lugano di crisi, c’è la tendenza a considerare la tutela www.rapisardi.com della proprietà intellettuale come una “cosa costosa e per pochi”. Ma anche questa è un’idea che nasce dalla disattenzione in materia». Quali sono i settori su cui riscontra le criticità più importanti? «La mancanza di consapevolezza di cui parlo è diffusa in tutti i settori industriali. Tuttavia, è proprio l’industria dell’ingegneria meccanica in generale, vanto della Pmi italiana, a soffrirne maggiormente. Il settore della moda e del design e quello dell’industria farmaceutica, invece, dimostrano da sempre una maggior sensibilità al riguardo». L’Europa ha dato il via libera al Tribunale Unico dei Brevetti: quali opportunità apre alle imprese italiane? «L’obiettivo con cui è stato ideato e creato il brevetto comunitario e il Tribunale Unico dei Brevetti è quello di rendere il sistema brevettuale più semplice, economicamente meno oneroso e giuridicamente sicuro in tutti i paesi dell’Unione Europea, nel rispetto dei principi fondanti dell’Unione e per garantire condizioni di mercato eque nell’ambito del mercato interno. Purtroppo l’ita- ›› LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 153


CONSULENZA

Brevetti, come evitare rischi La redazione del testo brevettuale è nota per essere piuttosto problematica. In questa fase cruciale del processo d’innovazione, si nascondono più insidie. Per questo motivo l’avvocato Mariacristina Rapisardi, dello studio Rapisardi Intellectual Property, mette in guardia: «La fase di redazione è molto delicata, perché l’ambito di protezione definito dalle rivendicazioni deve essere stabilito in modo tale da offrire un’effettiva e ampia tutela al nucleo essenziale dell’invenzione. Limitando l’ambito di protezione in modo indebito, infatti, si rischia di favorire i contraffattori che possono uscire dall’ambito di protezione con banali modifiche. Un consulente esperto, in genere, evita il problema. Inoltre, prima di procedere alla brevettazione, è bene condurre una ricerca di anteriorità, per verificare l’esistenza di privative di terzi potenzialmente interferenti. In questo modo si evita, da un lato, di vanificare eventuali investimenti in ricerca e sviluppo a causa di priorità esistenti, e, dall’altro, di incorrere in spiacevoli contenziosi. Infine, è fondamentale disciplinare a priori i diritti di brevetto nel caso in cui più persone concorrano alla creazione dell’invenzione, sempre per evitare situazioni d’incertezza».

›› liano non è stato definito lingua ufficiale di deposito e di discussione in corte al pari d’inglese, francese e tedesco, e nel nostro paese non avremo una sede di tribunale specializzato, come in Germania, Francia e Inghilterra. Questo comporterà un doppio svantaggio, soprattutto per le Pmi: il deposito di un brevetto in una lingua diversa dall’italiano e una sua eventuale difesa in giudizio fuori dai confini nazionali. Le autorità italiane stanno lavorando per rimediare e ottenere entrambi questi benefici mancati». Oltre alla scarsa conoscenza che ha registrato, quali sono gli errori in cui cadono più frequentemente gli imprenditori con cui si confronta? «I principali errori sono tre. In primis si sottovaluta il rischio di introdurre sul mercato un prodotto in regime di libera concorrenza invece che in regime di monopolio, come quello garantito dalla protezione brevettuale. In secondo luogo, spesso si preferisce una strategia di protezione territoriale che non comprende i mercati di sbocco futuri e potenziali, ma solo quelli attuali, e i mercati in cui operano i concorrenti e i potenziali contraffattori. L’ultimo è di non rivolgersi a un professionista, o farlo tardivamente». Cioè bisognerebbe considerare maggiormente la prevenzione dell’intellectual property. «Purtroppo, soprattutto nelle Pmi, spesso l’imprenditore viene a conoscenza dei diritti di proprietà intellettuale e si rivolge ad un esperto della materia solo quando è troppo tardi. Anche nel nostro settore la “prevenzione” è essenziale, sia per la tutela contro concorrenti e contraffattori, sia per far fruttare le proprie invenzioni, sia per non interferire con le privative di terzi». Con la crisi, crede che la sua figura pro-


Mariacristina Rapisardi

La crisi ha aperto nuovi scenari e nuove modalità di contraffazione dalle quali è necessario difendersi

fessionale sia stata rivalutata? «Il nostro ruolo è diventato più importante. Innanzitutto, la sopravvivenza e la ripresa delle Pmi italiane non possono che basarsi sulle eccellenze e sul plusvalore, correttamente protetto, che ne è alla base. Gli imprenditori sono anche più attenti a prevenire eventuali costosi contenzioni, e quindi cercano di tutelarsi preventivamente. La crisi ha aperto infine nuovi scenari e nuove modalità di contraffazione dalle quali è necessario difendersi». Il suo studio si distingue sullo scenario italiano per la presenza di più comparti, uno, in particolare, dedicato alla ricerca. Questo quale valore aggiunto garantisce? «Il nostro studio ha al suo interno un dipartimento completamente dedicato alle ricerche, sorveglianze e investigazioni in materia di proprietà intellettuale. Il valore è duplice. Da un lato consente di offrire al cliente un servizio completo, dalle ricerche di anteriorità fino alla difesa in giudizio. Dall’altro consente di prevenire eventuali contenziosi, grazie alla sinergia tra professionisti che operano a diversi livelli nel mondo della proprietà intellettuale». Su quali prerogative e con quali pro-

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spettive nasce la sua collaborazione con l’Università Bicocca? «Da poche settimane sono membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università Milano Bicocca, uno degli atenei più attivi in Italia nel fronte della ricerca. La mia esperienza nel mondo della proprietà industriale aiuterà l’Università ad acquisire una mentalità di tutela e valorizzazione dei frutti della ricerca, attraverso la brevettazione. Infatti, a fronte dei sempre minori fondi pubblici, le università dovrebbero competere proprio sulla capacità di innovare, fare scoperte, ottenere brevetti e recuperare così, attraverso la loro valorizzazione, le risorse economiche da reinvestire nella ricerca». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 155


CONSULENZA

A difesa delle nostre imprese La parola a Cristina Rossello, che si districa tra le maglie della consulenza legale indicando le esigenze attuali imposte dalle nuove criticità di mercato. E porta un esempio di come affrontare la concorrenza sleale, anche straniera Remo Monreale

L’avvocato Cristina Rossello, titolare dello studio Rossello con sede a Milano, Roma e Bruxelles www.cristinarossello.it

a lotta alla concorrenza sleale, alla corruzione e ai reati d’impresa, negli ultimi anni si è dotata di nuove misure legislative. Spesso l’applicazione anche dei provvedimenti più efficaci trova un riscontro pratico insufficiente ad arginare rischi e danni nel rapporto tra collettività e mondo imprenditoriale. Ma se esiste un supporto giuridico allora c’è la possibilità di servirsene nel modo più appropriato, così come è necessario rispettarlo con senso di responsabilità. L’ambito è quello della consulenza legale e l’avvocato Cristina Rossello ne parla approfondendo il cambiamento che il ruolo dei professionisti di settore sta subendo a fronte delle novità legislative e di mercato. «Per raggiungere un’efficace gestione dei rischi legali – dice la Rossello –, a livello manageriale bisogna sviluppare senso di responsabilità e consapevolezza di tutte le norme inerenti. Questo prevede un adeguamento a nuovi processi, sistemi informativi e funzioni aziendali, con un approccio innovativo rispetto a quello fornito dalla tradizionale consulenza legale: per le società quotate o di grandi dimensioni è la prassi, per le medie e piccole imprese è sempre meno sostenibile». Quali sono le imprese che necessitano maggiormente del vostro intervento? «L’importanza che sta acquisendo la capacità di prevenzione dei rischi e il consolidamento del valore, anche nell’obiettivo di tutelare maggiormente le figure che ricoprono un ruolo di responsabilità, rende i nostri servizi sempre più necessari non solo per l’impresa privata, ma anche per istituti ed enti pubblici economici». In cosa consiste la differenza tra le nuove forme di consulenza legale e quelle invece più tradizionali?

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Cristina Rossello

Per gestire i rischi legali, a livello manageriale bisogna sviluppare senso di responsabilità e consapevolezza di tutte le norme inerenti

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«L’attività di consulenza legale più diffusa e conosciuta è quella del professionista “sole practitionner”, che opera individualmente, con uno studio legale dall’organico “essenziale” e, accanto a questa, esistono le forme di cosiddetta “industrializzazione”, complesse e molto numerose: strutture che fanno lievitare i costi e frammentano il servizio offerto. La risposta più consona alle nuove esigenze si trova, a mio avviso, nella creazione di aggregazioni snelle e flessibili di professionisti del settore, in grado di offrire la propria assistenza, consulenza e specializzazione, in un team più variegato e al tempo stesso integrato». In cosa si distingue il suo studio? «Può essere considerato un esempio tipico di “studio boutique”, in cui, negli anni, abbiamo ideato e condotto numerose operazioni societarie relative ad aumenti di capitale, azioni proprie, prestiti obbligazionari. Forse il nostro fiore all'occhiello è l’attività innovativa di Family Office, rivolta a imprenditori, professionisti, società quotate e rilevanti imprese familiari, connessa alle attività successorie e di passaggi generazionali d’impresa anche in Multinazionali Europee». Che ruolo strategico ricoprono le diverse sedi della sua attività?

«Servono a sfruttare le diverse potenzialità territoriali di network. Perciò nel 2004 ha aperto la sede di Roma per l’attività di assistenza e di consulenza legale, amministrativa e aziendale prevalentemente orientata ai rapporti con le Istituzioni Pubbliche e le Authority in genere. E nel 2006 quella di Bruxelles per l’attività di assistenza e di consulenza legale, amministrativa e aziendale nell’ormai indispensabile ambito europeo». Il suo studio è stato recentemente protagonista di una procedura molto importante in ambito internazionale. «Si tratta di una procedura avviata in proposito di dazi anti-dumping dall’Europa relativi ai prodotti cinesi: è il risultato di un lavoro di sinergie che hanno consentito all’Unione Europea di riconoscere la sussistenza del dumping e l’impatto che ha avuto questa pratica di concorrenza sleale sul mercato europeo, già provato dalla crisi economica. Il successo di questa iniziativa segna un’importante misura a salvaguardia dell’industria comunitaria e, prima ancora, italiana, testimoniando come le aziende attrici e i professionisti coinvolti abbiano proficuamente operato al fine di conseguire un aiuto concreto alla nostra economia». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 157


MADE IN ITALY

Salviamo la sartoria artigianale La sartoria italiana rischia di scomparire. Aumentare la qualità dei prodotti e innovare le linee guida del comparto sembrano gli unici modi per convincere le istituzioni a salvaguardare il settore. Ne parla Alex Pier Nicolò Melluso Emanuela Caruso

l sarto italiano più giovane che oggi lavora sul mercato di Milano ha 67 anni. Ciò significa che quando questi artigiani arriveranno al termine della loro carriera lavorativa, andrà perso un patrimonio di conoscenze, esperienze, manualità e precisione indispensabile per il comparto della sartoria. E indispensabile anche per soddisfare tutti quegli stranieri che vengono a comprare in Italia capi su misura e d’alta moda perché credono nella qualità e nel valore del made in Italy». Con queste parole Alex Pier Nicolò Melluso denuncia uno dei tanti problemi che affliggono attualmente il settore maniffaturiero della sartoria. E il suo è un parere da esperto, poiché ormai da lungo tempo opera all’interno del quadrilatero della moda di Milano con la sua società: il Lab. Sartoria Melluso. «La nostra impresa si occupa sia del processo manifatturiero che delle riparazioni sartoriali, e possiamo dire che entrambi i rami hanno vissuto periodi migliori. Per quanto riguarda l’ambito manifatturiero, la domanda è scesa notevolmente a causa di un mercato italiano quasi fermo e di una clientela che non veste più su misura. La situazione è poi aggravata dal fatto che Milano non riveste più un ruolo strategico nel mondo della moda, perché con il dislocamento aeroportuale a Malpensa e non più a Li-

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Il Lab. Sartoria Melluso Srl ha sede a Milano www.laboratoriosartoriamelluso.com

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nate e l’apertura di un polo fieristico decentrato, tutto il lavoro si è spostato fuori dal quadrilatero della moda. Per quanto riguarda le riparazioni e l’intervento sul mercato sartoriale d’alta moda per conto delle grandi marche, invece, abbiamo subito un duro colpo a causa della crisi economica, perché le stesse grandi aziende sono state costrette a investire meno, cosa che ha portato a una drastica riduzione del lavoro». Per risollevare il comparto ed evitare che un know how sartoriale di prima qualità come quello degli artigiani italiani vada perso, secondo Melluso l’unica soluzione è che le istituzioni intervengano per garantire apprendistati e più attenzioni per le piccole e medie imprese. Per continuare a cavalcare l’onda del mercato, malgrado le difficoltà, invece, il Lab. Sartoria Melluso ha capito di dover riadattare le proprire strategie. «Negli ultimi due anni – spiega Alex Pier Nicolò


Alex Pier Nicolò Melluso

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Bisogna garantire l’apprendistato, così che gli artigiani della sartoria possano passare alle nuove leve tutto il loro know how

Melluso – la nostra attività ha assistito a una drastica contrazione del lavoro e del mercato, ma allo stesso tempo a un aumento della qualità. Se prima investivamo in strutture, materiali e propaganda, da due anni ci siamo resi conto di avere un nome già ben conosciuto e di dover puntare di più sul personale e sul livello qualitativo dei prodotti e delle lavorazioni. Di conseguenza, abbiamo cominciato a far penetrare nella sartoria un concetto filosofico piuttosto nuovo per il settore, un concetto che insegna a ogni singolo operatore e artigiano che non bisogna essere focalizzati solo sul proprio compito, ma che bisogna lavorare in un’ottica e con una pianificazione d’insieme. Ogni lavoratore deve sapere cosa fanno gli altri, perché solo così la qualità del prodotto diventa massima, il processo manifatturiero si velocizza, e gli errori, discussi insieme, si riducono a zero».

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Grazie a strategie come questa e a un prodotto al 100 per cento made in Italy – la società si rifornisce solo da quelle poche aziende che hanno scelto di rimanere in Italia e non spostarsi nell’Est Europa e in Cina – il Lab. Sartoria Melluso riesce a gestire l’andamento di un mercato di riferimento non proprio facile. Come conclude Alex Pier Nicolò Melluso, infatti: «Il nostro è un mercato strano, perché se da una parte, non essendoci nuove leve di sarti, non è espandibile e non è possibile aprire altri punti di lavoro; dall’altra, il fatto di poter puntare sul rinnovo degli organici made in Italy ci consente di avere il mondo come mercato. Da noi arrivano giapponesi, cinesi, australiani, russi, sudamericani, americani e sudafricani. Oggi, per esempio si vedono tantissimi russi, cinesi e giapponesi, mentre sono diminuiti molto gli americani e del tutto scomparsi gli europei». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 165


MADE IN ITALY

Il made in Italy dietro i capelli delle star Cura i capelli di volti noti come Belen Rodriguez, Raffaella Fico e Ariadna Romero. Eppure il successo di Cotril si deve soprattutto all’alta qualità dei prodotti che stanno conquistando sempre più Paesi nel mondo. Ne parliamo con Marco Artesani Marco Tedeschi

Cotril ha sede a Ospiate di Bollate (MI) www.cotril.it

l made in Italy continua a funzionare, anzi lo fa a gonfie vele. In modo particolare nel mondo del fashion di qualità, dove l’Italia continua ad essere un faro per gli altri paesi. Ne è un esempio eccellente Cotril, realtà tutta ita-

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liana in fortissima ascesa nel settore dei prodotti per capelli, che si è imposta nel mondo della televisione, del cinema e ha in programma di raggiungere 80 Paesi nel mondo. «Il brand milanese – spiega il presidente Marco Artesani – sta diventando sempre più noto per la qualità delle sue colorazioni, dei suoi trattamenti e delle sue linee di styling. Abbiamo infatti puntato molto sull’innovazione tecnologica e sulla perfezione tecnica, le due linee guida imprescindibili della nostra filosofia. Ad esse si abbina la logica sartoriale che sta dietro il lavoro, personalizzato per ogni cliente, e soprattutto lo stile, la cui ispirazione nasce attraverso gli hairstylist che ogni giorno lavorano sui set cinematografici, nei backstage delle sfilate, dietro i red carpet, nel mondo dello spettacolo, del cinema e della musica». Per gli hairstylist restare aggiornati sulle ultime tendenze è fondamentale. «Per questo a loro è dedicato lo speciale programma “Education” di Cotril, che offre strumenti concreti per accrescere i loro skill artistici e tecnici in modo da poter rendere disponibili ogni giorno soluzioni di stile all’avanguardia sia per quanto riguarda il taglio che per il colore». Un aggiornamento costante che, per Cotril, va di pari passo con l’esperienza accumulata. «La nostra realtà è stata fondata nel 1971, ma di fatto è rinata nel 2004, quando siamo subentrati, investendo fin da subito ogni energia in una profonda


Marco Artesani

ristrutturazione dell’azienda, non solo dal punto di vista industriale, ma anche da quello strategico. Ci siamo infatti portati dietro, oltre a capitali freschi, un’esperienza quasi ventennale nel settore dei prodotti per capelli. Grazie ad essa, oggi ci siamo focalizzati sulla ricerca, il cui ruolo determinante è connaturato già nel nome: Cotril sta infatti per Laboratori COsmetici TRIcologici». Un livello di qualità che permette di essere presente su due fronti, quello del private label e con il brand Cotril nel mercato dei parrucchieri. «In entrambi i settori – specifica Artesani - stiamo ottenendo grandissimi successi. Il 2012 si è chiuso con un incremento del 22 per cento sull'anno precedente e i primi due mesi dell'anno addirittura portano a un +30 per cento. L'azienda è nata facendo private label mentre è da poco che si è anche impegnata direttamente con il brand Cotril nel mercato dei parrucchieri. Dopo tanta tv, abbiamo infatti deciso di provare a fare un po’ di cinema. La verità è che ci siamo guadagnati, per così dire, i gradi sul campo: essere uno dei leader italiani nel settore dei prodotti per capelli non è una casualità, ma la conseguenza di una serie di fattori unici. A questo risultato hanno certamente concorso un know-how quarantennale e una qualità superiore, ma anche la capacità di differenziarsi dalla concorrenza garantendo sempre risposte tempestive. Intendiamo proseguire sulla strada iniziata, ovvero prenderci cura dei capelli

80 I PAESI DEL MONDO IN CUI COTRIL HA INTENZIONE DI ESPANDERSI NEI PROSSIMI 5 ANNI

e contribuire al desiderio di bellezza e di benessere di ognuno, rispettando il mondo in cui viviamo. Per questo motivo formuliamo i nostri prodotti all’insegna della qualità totale, seguendo processi innovativi mirati a ridurre al minimo l’impatto sul nostro pianeta». Alla base dei successi accumulati dalla realtà milanese c’è sicuramente la ricerca. «In Cotril la ricerca riveste un ruolo fondamentale sia a livello di know–how tecnologico - investimenti in macchinari e processi produttivi - sia a livello di laboratorio, con un’attività specifica tesa allo studio e alla creazione di formulazioni sempre più avanzate. Il laboratorio rappresenta il nostro cuore pulsante costantemente impegnato nella selezione di materie prime d'eccellenza». Materie prime che rispondono soprattutto alla massima aspirazione dei consumatori, ovvero avere pro- ›› LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 169


MADE IN ITALY

Non lasciamo nulla al caso: dalla profumazione ai test di efficacia, dal packaging alla grafica, dal design del flacone ai principi attivi super-avanzati

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›› dotti di qualità. «Cerchiamo di non lasciare nulla

al caso: dalla profumazione ai test di efficacia, dal packaging alla grafica, dal design del flacone ai principi attivi super-avanzati, tutto viene curato all’insegna della ricerca, dell'innovazione e dello stile. Ma non basta: oggi il parrucchiere ha bisogno d’innovazione non solo per quanto riguarda i prodotti. Perciò mettiamo una cura particolare anche su tutto quello che sta intorno al prodotto, con soluzioni espositive in grado di vestire il salone in modo fashion, ma soprattutto attraverso l'education: una formazione data ai saloni grazie ai programmi Cotril, conoscenza dei prodotti, tecniche di taglio e di colorazione». Tutto ciò ha contribuito anche a restare competitivi nel periodo di crisi. «Oltre ovviamente – specifica Artesani – alla collaborazione con il

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mondo del cinema, dello spettacolo e della moda. A questo risultato hanno concorso due fattori concomitanti: da una parte la fama di testimonial del calibro di Belen Rodriguez, Raffaella Fico, Ariadna Romero ed Emanuela Postacchini e, dall’altra parte, l’effettiva qualità dei prodotti, che ci hanno consentito di entrare “di prepotenza” nei camerini delle star. Questo ci ha permesso di cavalcare la crisi. Ma non è solo una questione di “volti”: il nostro successo oltre che in Italia si sta espandendo nel mondo, dalla Spagna al Portogallo, dalla Grecia fino alla Russia, è la testimonianza che il “made in Italy” funziona ancora benissimo, a patto che risponda a requisiti di altissima qualità e di stile». Gli obiettivi di Cotril sono pertanto molto ambiziosi. «Abbiamo predisposto un piano industriale a cinque anni con l'obiettivo di raggiungere 80 Paesi nel mondo, per fare ciò stiamo continuamente investendo sia in risorse umane con l'inserimento di nuove figure strategiche sia in ulteriori macchinari e processi produttivi. Entro l'anno – conclude Artesani nascerà Cotril Academy proprio per dare una formazione professionale a tutti i parrucchieri del mondo e continueremo a investire sul brand con campagne pubblicitarie».



IL MERCATO DEL LUSSO

L’orologio è ancora un investimento Diminuiscono le risorse che gli italiani possono investire nelle lancette di alta gamma. Ma cresce il turismo del lusso, soprattutto fra i nuovi ricchi dei paesi emergenti. L’esperienza di Valeria e Umberto Verga Valerio Germanico

Valeria e Umberto Verga, con il padre Valerio, delle Orologerie Luigi Verga di Milano. Nella pagina accanto, Valeria nel negozio di corso Vercelli e l’esterno del punto vendita di via Mazzini www.luigiverga.it

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n 2012 caratterizzato da una sostanziale tenuta. È questo il bilancio che Valeria e Umberto Verga fanno per la vendita di orologi di lusso nell’ultimo anno. I due fratelli gestiscono indipendentemente due dei tre punti vendita che fanno capo all’insegna Luigi Verga di Milano, appartenente a una famiglia che ha fatto il suo ingresso nel mondo dell’orologeria già nel secondo dopoguerra. Valeria gestisce il negozio di corso Vercelli, mentre il fratello quello di via Mazzini. «Il 2012 – afferma quest’ultimo – si è concluso positivamente per quanto riguarda il fatturato. E questo nonostante sia calato il numero di pezzi venduti. Questo si spiega col fatto che è aumentata la richiesta di orologi di altissima gamma, mentre è in sofferenza il prodotto di fascia media». Un’altra tendenza che segnala Valeria è quella del target: «Se in linea di massima l’andamento della commercializzazione è stato molto simile, abbiamo registrato una tendenza allo scambio di ruolo fra acquirenti italiani e stranieri, a vantaggio di questi ultimi». Come vengono percepiti attualmente gli orologi di lusso dalla clientela italiana e da quella straniera? VALERIA VERGA «La clientela italiana è portata ad apprezzare ciò che è bello e quindi anche per gli orologi di lusso la percezione è molto positiva. Il vincolo si trova nella capacità di spesa, soprattutto della classe media, molto diminuita nel corso di questi ultimi due anni, anche in relazione ai provvedimenti di legge e agli interventi per l’emersione dell’evasione fiscale. Per quanto riguarda gli stranieri esistono numerosi aspetti che giocano a favore dei paesi di recente sviluppo economico e dove le ingenti

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Valeria e Umberto Verga

Gli italiani, malgrado le difficoltà e gli aspetti fiscali, percepiscono l’orologio top di gamma come un investimento

disponibilità sostengono la percezione positiva degli orologi di lusso». UMBERTO VERGA «Gli italiani, malgrado le difficoltà economiche e gli aspetti fiscali, percepiscono l’orologio top di gamma come un investimento a lungo termine, un modo piacevole e appassionante per difendere in parte il proprio capitale». Quali sono le attese di chi si appresta a fare un acquisto così importante? V. V. «Professionalità, servizio post vendita, una proposta di marche frutto di una scelta accurata. Il cliente va guidato e consigliato. Il denaro che può spendere per un segnatempo prezioso è diminuito, per cui la rosa di marche che troverà nei nostri negozi deve essere selezionatissima, in maniera tale da riuscire ad assecondare delle esigenze che, rispetto al passato, sono in parte nuove». Quali sono gli aspetti distintivi fra i due punti vendita che gestite? U. V. «I due negozi hanno lo stesso comune denominatore: tradizione, alta professionalità, servizio post-vendita eccellente. Se questo è quello che ci accomuna per tradizione, le differenze riguardano soprattutto il tipo di clientela che i due punti vendita attraggono. Quello di corso Vercelli – anche grazie al prestigio del nostro nome – ha una clientela prevalentemente locale e milanese. Il punto vendita di via Mazzini, invece, alla propria vocazione per la clientela milanese unisce anche quella per il pubblico internazionale».

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Quale 2013 vi aspettate per il vostro settore? V. V. «Le previsioni sull’andamento del ciclo economico, in mancanza di sostegni specifici, non sono tali da far prevedere un aumento della propensione al consumo. Ci siamo quindi posti l’obiettivo di un costante miglioramento del servizio per attrarre la domanda – sia di carattere generale, sia specificatamente tecnico». U. V.: «Anche dal lungo periodo non sembra ci si possano aspettare miglioramenti economici significativi. Quindi gli obiettivi saranno per noi il miglioramento continuo dell’efficacia operativa, sia nel campo dell’equilibrio fra costi e ricavi, sia della formazione e qualificazione del personale. Sempre tenendo conto che siamo una società certificata Iso e quindi, come tale, rivolta alla primaria soddisfazione del consumatore». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 173


Il gioiello deve essere soggettività L’omologazione nel mercato dei gioielli non gioverà al comparto. Ne è convinta Monica Rossi che da anni ha fatto dell’estro creativo la base per disegnare e produrre pezzi unici. Specchio del made in Italy artigianale Nicoletta Bucciarelli

l valore della produzione dell’oreficeria sta vivendo fasi altalenanti. Secondo alcune stime nel 2011 abbiamo assistito a un aumento del 12 per cento rispetto all'anno precedente. Questo grazie alla buona dinamicità della domanda extra-Ue, ma anche all'aumento delle quotazioni dell'oro (+ 22 per cento il prezzo in euro). Nel 2012 si è sostanzialmente registrata una flessione del valore della produzione del 2,3 per cento mentre per il 2013 si ipotizza un rimbalzo del 2,7 per cento. La fotografia dell'industria rivela tratti in chiaroscuro, rendendo complessa l'individuazione di strategie utili per il rilancio di un settore che solo una manciata di anni fa vantava una leadership a livello mondiale che sembrava imbattibile. Come in altri settori del made in Italy è sicuramente necessario però potenziare gli strumenti di differenziazione rispetto ai competitor. È su queste premesse che ha sempre basato il suo lavoro Monica Rossi, proprietaria della storica realtà milanese Anaconda, che da 33 anni produce gioielli unici e dalla forte personalizzazione. «Ho sempre cercato di andare al di là delle tendenze – spiega Monica Rossi –. Ho posto come base del mio lavoro la curiosità e l’istinto, creando uno stile che ha avuto punte di grande “decorazione”, per lo più su una base barocca, così come delle punte di estrema purezza ed essenzialità di forme. Quasi un’arte primitiva alleggerita ed

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Monica Rossi

Sto lavorando su una nuova collezione e su pezzi unici, con pietre particolari. Si tratta di gioielli dal disegno epurato e con meno incisioni

epurata. Ora invece sto lavorando su una nuova collezione e su pezzi unici, con pietre particolari. Si tratta di gioielli dal disegno epurato e con meno incisioni. Gioielli altamente stilistici». Anche per prodotti così particolari e unici si è registrata in ogni caso una contrazione di mercato. «Per noi si può parlare di una riduzione che diminuisce la frequentazione ma non l’annulla. Questo perché svolgo molti lavori su commissione. Sono diventata referente di una clientela specifica e questo, dopo 33 anni di attività, è sicuramente un valore aggiunto. Il nostro è un prodotto esclusivo, non standardizzato, sempre personalizzato perché il gioiello deve restare un veicolo di soggettività. Anche per l’estero ho tenuto lo stesso approccio. Ho sviluppato un prodotto preciso ed esclusivo per quel tipo di pubblico, un prodotto ad hoc, e le risposte sono state positive. Ho creato linee esclusive per Lane Crawford ad Hong Kong per il quale produco “one off pieces” con pietre del cliente, oltre a vendere una produzione personale a Barneys, New York, con cui collaboro da oltre 15 anni e per cui ho sviluppato linee parallele sinergiche con il gusto dei clienti di Barneys». Il prodotto artigianale continua così a essere molto apprezzato. «Se mi aprirò, come intendo fare, a nuove prospettive, lo farò sempre in punta di piedi. Anche perché da parte

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dello Stato italiano non ci sono aiuti. I mercati su cui intendo consolidarmi sono soprattutto Parigi e New York, in cui ho intenzione di portare avanti il lavoro come ho sempre fatto, ovvero disegnando quello che avevo in mente. Questo ha pagato e spero che continui così. L’unica possibilità che abbiamo in questo periodo è rimanere fedeli alla nostra identità, aprendoci ovviamente alle evoluzioni e alle novità. Le realtà che puntano ai grandi numeri invece si stanno un po’ perdendo, andando dietro a quello che chiede il mercato, perdendo così in unicità. Io sono sempre stata fuori dalle mode. Ho ottenuto molto successo ad esempio con un oro bianco a 19k, (800 millesimi). Un oro né bianco né champagne, ma da una tonalità molto calda. Poi con l’arrivo a 45 euro al grammo dell’oro ho tentato (e ci sono riuscita) di creare una tonalità simile in 9k. Un prodotto di qualità ma a un prezzo più accessibile. Un’intuizione fuori dalla moda che è stato un successo importante». La creatività e la personalizzazione devono restare il vero motore per i gioielli made in Italy. «Purtroppo nelle grandi produzioni – conclude Monica Rossi - quest’estro creativo, di novità e di scoperte, si sta perdendo. Il buon gusto italiano invece deve restare unico e io sto cercando di proseguire su questa strada. Fortunatamente i clienti lo riconoscono; gli italiani e i francesi hanno sempre fatto scuola e spero che rimanga così e che tutto ciò venga sostenuto con fermezza. La strada dell’omologazione non pagherà».

Anaconda si trova a Milano www.anacondasrl.it

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POLITICHE ENERGETICHE

Un’occasione da non perdere da nord a sud «Occorre varare una politica industriale che, coinvolgendo anche il sistema creditizio, privilegi e sostenga la filiera». Agostino Re Rebaudengo, presidente di Aper, illustra il notevole potenziale di crescita che le rinnovabili ancora hanno nel nostro Paese Renata Gualtieri

«L’ Sopra, Agostino Re Rebaudengo, presidente dell’Associazione produttori energia rinnovabile

Italia delle rinnovabili ha mille volti». Nel nostro Paese, infatti, abbiamo imprese di grandi dimensioni che già hanno intrapreso strategie d’internazionalizzazione o che rappresentano filiali di player multinazionali e una moltitudine di pmi sorte con lo sviluppo del settore degli ultimi anni. «Queste ultime – commenta il presidente di Aper Agostino Re Rebaudengo – dovranno valutare strategie di aggregazione al fine di consolidare i risultati raggiunti e avere una struttura organizzativa e patri-

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moniale che possa permettere una crescita internazionale». Le rinnovabili continueranno, in ogni modo, a essere una straordinaria occasione per il Paese, e in particolare per il Meridione, dove è concentrata la maggior parte del patrimonio nazionale di energia pulita in termini di sole e vento. Viceversa le bioenergie hanno maggiori potenzialità al Nord, grazie a una più elevata densità di imprese agrozootecniche e dell’industria alimentare. «Ma anche per le fonti più mature potranno esserci opportunità: per l’idroelettrico, storicamente concentrato nelle regioni alpine, potrebbe cre-

scere ulteriormente il segmento dei piccoli impianti ad acqua fluente; per il geotermico, localizzato a oggi esclusivamente in Toscana, ci sono interessanti potenzialità in Campania e Sicilia soprattutto». Puntare sulle fonti energetiche rinnovabili può rappresentare un’occasione per creare nuova occupazione e uscire dall’attuale crisi? «Le energie rinnovabili si caratterizzano, senza eccezioni, per un maggior impiego di lavoratori per unità di energia elettrica prodotta rispetto alle fossili. Riconvertire il comparto energetico da fossile a rinnovabile


Agostino Re Rebaudengo

significa quindi, a parità di produzione, incrementare il numero complessivo di addetti del comparto energetico rispetto a oggi, riducendo al contempo il salatissimo conto - 60 miliardi di euro nel 2011 - che paghiamo tutti gli anni ai paesi produttori di gas, petrolio e carbone. Vuol dire rispondere alle preoccupazioni dei sindacati in merito alle attuali difficoltà del segmento tradizionale termoelettrico, con diversi impianti obsoleti a rischio chiusura, in seguito all’esplosione delle rinnovabili. Nei prossimi anni vi sarà un’inevitabile transizione, in cui, a differenza di altre crisi industriali che hanno creato solo disoccupati, avremo una crescita dell’occupazione sia quantitativa che qualitativa». Quali le criticità del settore e quali dovrebbero essere i principali punti chiave della strategia energetica nazionale nei prossimi anni? «Il settore si trova indubbia-

mente in un momento d’incertezza. I decreti emanati dal ministero dello Sviluppo economico nello scorso mese di luglio hanno impresso una netta inversione di marcia nelle politiche di sviluppo. Nonostante ciò, nella Strategia energetica nazionale presentata nel 2012 si prevede una forte crescita delle rinnovabili elettriche al 2020, dando vita così a un vero e proprio cortocircuito tra intenzioni e strumenti attuativi. Il prossimo governo dovrà quindi fare chiarezza, ci auspichiamo una volta per tutte, sull’importanza strategica che hanno per il nostro Paese. Lo stiamo chiedendo attraverso il nostro documento “Azioni per lo sviluppo delle rinnovabili elettriche in Italia” in cui proponiamo 26 azioni prioritarie: dalla revisione dei regimi autorizzativi e di sostegno allo sviluppo della mobilità elettrica, passando per una rimodulazione della ricerca pubblica e privata».

Tra le diverse tipologie di rinnovabili su quali si dovrebbe puntare con maggiore decisione nel nostro Paese, quali sono quelle in crescita e quali quelle che hanno ancora un alto potenziale da sviluppare? «Come già avvenuto in passato per gli impianti idroelettrici e geotermici, esiste oggi in Italia una filiera, sviluppatasi a seguito degli eccellenti risultati degli ultimi anni, in grado di produrre ed esportare componenti per molte fonti, dal solare all’eolico, fino alle bioenergie. Occorre varare una politica industriale, considerati i notevoli potenziali di crescita che le nuove rinnovabili ancora hanno nel nostro Paese, che, coinvolgendo anche il sistema creditizio, privilegi e sostenga la filiera delle rinnovabili quale strumento concreto di rilancio della manifattura italiana e l’esportazione dei suoi prodotti». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 187


POLITICHE ENERGETICHE

Qual è l’impatto delle fonti

rinnovabili sulla bolletta energetica? «Il costo annuale della bolletta elettrica per una famiglia tipo è aumentato del 55 per cento nell’ultimo decennio, in gran parte a causa degli incrementi nei prezzi internazionali di gas, carbone e petrolio. Solo una piccola parte degli aumenti è dovuta alle politiche d’incentivazione per lo sviluppo delle rinnovabili. Peraltro, contrariamente a quanto dicono i detrattori, le rinnovabili danno un beneficio attualizzato a oggi di circa 50 miliardi di euro. Ricordo, inoltre, che sulla bolletta elettrica continuano a gravare diverse altre voci, oltre all’energia e al sostegno alle rinnovabili, quali il servizio d’interrompibilità che remunera i soggetti energivori che accettano eventuali distacchi temporanei o, ancora, una serie di agevolazioni di costo per le grandi imprese. Come previsto anche dalla Strategia energetica nazio-

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Le energie rinnovabili si caratterizzano per un maggior impiego di lavoratori per unità di energia elettrica prodotta rispetto alle fossili

nale, occorrerà effettuare un check complessivo di queste politiche, al fine di verificarne efficienza ed efficacia e forse “ripulire la bolletta”». Quali sono i Paesi dove la green economy è più in fermento? Quali i mercati più interessanti per investire? E quale importanza possono rivestire le reti d’impresa nella green energy? «Le imprese che vorranno continuare a vivere dovranno prendere la classica valigetta e andare a esplorare i mercati elettrici esteri. Le possibilità non mancano, la green economy è in grande fermento in moltissimi Paesi, dai soliti noti emergenti come Brasile e Sud America, Cina e India, ad altri

magari non particolarmente attraenti per altre tipologie d’investimento, ma dalle risorse rinnovabili ingenti, come quelli della sponda sud del Mediterraneo. Senza dimenticare l’est europeo, l’area balcanica e il Medio Oriente. Aper è vicina in questo cammino dei suoi associati, che necessiteranno di un supporto istituzionale, finanziario e di consulenza. A tal fine stiamo promuovendo lo strumento della rete d’imprese, un contratto che consente di mettere in comune attività e risorse, senza metter mano alla struttura giuridica dei soggetti partecipanti, che potrebbe ben adattarsi sia alle fasi di esplorazione che d’investimento diretto».



EFFICIENZA ENERGETICA

Al via il taglio degli sprechi energetici Le aziende utilizzano le normative per migliorare l'efficienza energetica e l’immagine sociale nei rapporti con gli stakeholder. L’analisi di Biagio Amorini sul risparmio energetico Lorenzo Brenna

Biagio Amorini dello Studio Amorini Sas di Darfo Boario Terme (BS) www.studioamorini.it

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beneficiare della riduzione dei consumi energetici non sono solo l’ambiente e le future generazioni, ma ci sono anche vantaggi immediati in termini economici per le imprese. Per incoraggiare l’abbattimento degli sprechi possono essere stabiliti degli standard minimi di efficienza energetica, con incentivi per chi adotta misure più efficienti. Sono presenti normative, sia a livello comunitario che mondiale, che disciplinano come migliorare la gestione dell’energia. Approfondiamo l’argomento con il dottor Biagio Amorini dello omonimo Studio che eroga servizi di consulenza e certificazione aziendale a imprese operanti nei più svariati settori. Perché è così importante il risparmio energetico? «Credo che una delle armi vincenti contro la crisi stia nel taglio degli sprechi. Non a caso il risparmio energetico è sempre più importante, non solo per gli aspetti normativo-ambientali, ma anche economici. Partendo dalla direttiva che impone l’obbligo alle grandi imprese, entro il 5 dicembre 2015, di svolgere

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un audit energetico, un’importante possibilità offerta alle aziende è rappresentata dalla recente normativa Iso 50001"Sistemi di gestione dell’energia - Requisiti e linee guida per l’uso", che ci propone la gestione dell’energia come strumento di miglioramento: questa permette un considerevole risparmio sui costi energetici». Qual è lo scopo di questa normativa? «La Iso 50001 è una norma valida a livello mondiale e va a sostituire la precedente Uni Cei En 16001:2009, valida esclusivamente in ambito europeo. La norma specifica i requisiti per creare e avviare un sistema di gestione dell’energia. In particolare, lo standard Iso focalizza l’attenzione sulla prestazione energetica dell’organizzazione e richiede che la promozione dell’efficienza energetica venga considerata lungo la tutta catena di distribuzione, stabilendo che sia un requisito da richiedere ai fornitori. L’obiettivo è il costante miglioramento della prestazione energetica delle organizzazione, sia per efficienza sia per consumo. In definitiva possiamo affermare che l’im-


Biagio Amorini

plementazione di un Sge certificato permette all’azienda numerosi benefici». In dettaglio, quali sono i vantaggi di questo sistema? «Tra questi si annoverano la definizione dei ruoli e le responsabilità; l’identificazione delle opportunità di miglioramento, attraverso attività di benchmarking, misurazione, documentazione e controllo nell’utilizzo dell’energia e dell’impatto sulla riduzione delle emissioni di gas effetto serra; la diffusione di una best practice nella gestione energetica, promuovendo l’efficienza lungo tutta la supply chain; l’assicurazione del rispetto di tutti i requisiti cogenti; la riduzione dei costi dell’energia, attraverso l’ottimizzazione dei consumi energetici; la richiesta diretta dei certificati bianchi o TEE (come previsto dal Decreto 28 dicembre 2012). Inoltre, crea notevoli vantaggi competitivi migliorando da un lato l’efficienza dell’organizzazione e dall’altro l’immagine aziendale nei rapporti con i principali stakeholder». Di cosa si occupa esattamente lo studio? «Offriamo servizi in grado di

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La normativa Iso 50001:2011 è una grande opportunità, che permette un considerevole risparmio sui costi energetici

sviluppare indicatori di prestazione energetica, finalizzati al monitoraggio costante e all’abbattimento dei costi dell’energia in azienda. In particolare, introduciamo indicatori di efficienza, come il consumo globale di energia per unità di prodotto, la percentuale di utilizzo degli impianti a pieno carico, il consumo specifico per i diversi reparti produttivi e il consumo di energia destinato a riscaldamento, condiziona-

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mento e ventilazione degli edifici». Ci sono correlazioni con altri sistemi di gestione? «È opportuno ricordare che la normativa Iso 50001 relativa al sistema di gestione dell’energia si integra perfettamente con altri sistemi di gestione come qualità (Uni En Iso 9001:2008), ambiente (Uni En Iso 14001:2004), salute e sicurezza dell’ambiente di lavoro (BS Ohsas 18001:2007)». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 191


EFFICIENZA ENERGETICA

Energia, come centrare l’obiettivo efficienza efficienza energetica è una delle tre colonne dell’obiettivo ‘20-20-20’ del pacchetto Clima-Energia della Ue, per certi aspetti la più importante, perché il suo soddisfacimento rappresenta la condizione necessaria anche per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione della CO2 e di incremento percentuale delle fonti rinnovabili. Giuseppe Caruso, titolare di Solgen – azienda lombarda operante nel settore energetico e specializzata nell’ottimizzazione dei consumi legati all’energia per privati e aziende - sottolinea che «di recente è stato dato un forte impulso all’effi-

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La Solgen Srl ha sede a Milano www.solgen.it

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Un settore in cui la complessità della normativa, la presenza di operatori dominanti e le pressioni internazionali sui costi dei prodotti petroliferi richiedono un’elevata competenza e professionalità. L’analisi di Giuseppe Caruso Erika Facciolla

cienza energetica tramite i Certificati Bianchi per la Car (Cogenerazione ad Alto Rendimento, introdotti con i DM 4 agosto e 5 settembre 2011) e Tee (Titoli di Efficienza Energetica che, introdotti con i DM del 20 luglio 2004, sono stati potenziati con la delibera AEEG n° 92011)». Solgen nasce con lo scopo di assistere i clienti nella gestione e nell’ottimizzazione di tutti gli aspetti legati all’utilizzo dell’energia: dal controllo e ottimizzazione dei costi di acquisto dell'energia, alla realizzazione di audit energetici e studi di fattibilità, dalle attività di Energy Management all’ottenimento dei benefici previsti dalla legislazione energetico-ambientale. Ma come funziona esattamente il meccanismo dei Tee? «Il meccanismo – precisa Caruso - fissa obiettivi

quantitativi nazionali di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili a carico dei distributori di energia elettrica e metano. I progetti di efficienza energetica vanno sottoposti, dopo il DM del 28/12/2012 che ne prolunga la validità a tutto il 2016, al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) che ne valuta l’ammissibilità e valida il metodo di calcolo del risparmio energetico. I progetti di risparmio possono essere presentati dagli stessi distributori, dalle società di servizi energetici (Esco) e dai grossi consumatori di energia, obbligati alla nomina dell’energy manager dalla legge 10 del 1991». Una volta approvati, ai progetti viene riconosciuto un numero di titoli di efficienza energetica (Tee) pari al numero di tep risparmiati nell’arco di un anno e raccordati alla vita tecnica utile degli interventi.


Giuseppe Caruso

SCHEMA DI FUNZIONAMENTO DEI DECRETI SULL’EFFICIENZA ENERGETICA GME

GSE

Il meccanismo dei Tee, inoltre, opera ad ampio raggio nei settori dal domestico all’industriale, dal risparmio di elettricità a quello di energia termica, dalla lampadina ad alta efficienza al grande impianto industriale di recupero termico. «Dopo l’avvio delle nuove linee guida e per interventi con tempi di ritorno entro i 3-4 anni – conclude Giuseppe Caruso - il livello complessivo dell’incentivazione può coprire dal 20 al 50 per cento dei costi di realizzazione degli stessi». Con la definizione di ‘Audit energetico’, invece, si intende un’analisi dettagliata dei consumi e delle potenzialità di risparmio legate all’utilizzo dell’energia e contenente risultati e consigli per lo sviluppo futuro di politiche di efficienza energetica. «I passaggi necessari per effettuare un audit energetico – spiega il titolare di Solgen – sono essenzialmente tre: l’acquisizione dei dati relativi all’og-

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ESCO e Società con Energy Manager

GME

DISTRIBUTORI

UTENTI

Accordi di realizzazione di progetti di efficienza energetica

Richiesta di approvazione di progetti di efficienza energetica

getto d’indagine; l’elaborazione dei dati acquisiti; la proposta di soluzioni innovative. Il lavoro – continua Caruso - si conclude con una reportistica fruibile dal cliente finale in termini di comprensione dello stato attuale, valorizzazione delle risorse e implementazione di nuovi progetti di efficientamento. In altre parole, è necessario esporre in maniera semplice e ordinata i risultati che emergono dall’analisi effettuata, assegnando delle priorità di intervento utili al fine di intraprendere nuovi investimenti e suggerendo alcuni accorgimenti gestionali

Per interventi con tempi di ritorno entro i 3-4 anni il livello complessivo dell’incentivazione dei TEE può coprire dal 20 al 50 per cento dei costi di realizzazione degli stessi

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Riconoscimento di Titoli di Efficienza Energetica (TEE)

Vendita di Titoli di Effiecienza Energetica (TEE)

Annullamento di Titoli di Efficienza Energetica (TEE)

con lo scopo di migliorare fin da subito l’efficienza dei processi industriali a costo zero». In quest’ultimo periodo è nato un gruppo di norme che intendono qualificare il mercato dell’efficienza energetica sia sotto il profilo dei fornitori di servizi (norme UNI CEI 11352 per le società Esco e UNI CEI 11339 per gli EGE – Esperti in gestione dell’Energia), sia per i servizi resi (UNI CEI EN 15900 per i servizi energetici, UNI EN 16247 e UNI CEI TR 11428 per le diagnosi energetiche) sia per le organizzazioni che vogliono affrontare in maniera strutturata i propri usi energetici (ISO 50001 per il Sistema di Gestione dell’Energia). Si può ben dire che l’efficienza energetica ha tutte le carte in regola per proporsi come tema centrale nel campo dell’energia per i prossimi anni. LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 193


RINNOVABILI

Continuano le detrazioni per il fotovoltaico L’agenzia delle entrate ha da poco confermato la detrazione del 50 per cento nell’installazione fotovoltaica per le ristrutturazioni edilizie. Il fotovoltaico si conferma così un settore in grande fermento. La parola a Massimo Carbone Marco Tedeschi

’installazione degli impianti fotovoltaici continua a essere materia interessante. L'agenzia delle entrate, con nota del 14 marzo 2013, ha accolto infatti l'istanza di consulenza giuridica presentata da Anie Confindustria lo scorso ottobre. Secondo quanto stabilito dalla nota, l'installazione di impianti fotovoltaici rientra tra gli interventi che possono fruire delle detrazioni fiscali Irpef al 50 per cento per le ristrutturazioni edilizie. Le Entrate confermano così la precedente interpretazione fornita dalla stessa Agenzia. I vantaggi legati alle energie rinnovabili continuano a essere tangibili. Ne è convinta anche Integra, realtà del comasco, che si occupa d’installazione di impianti fotovoltaici di potenza sino a 20 kWp con tec-

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nici installatori locali debitamente istruiti da Espe, azienda fondata nel 1974, che opera da sempre nel comparto elettrico. Integra è invece approdata al fotovoltaico dopo una consolidata esperienza nel mondo della sicurezza sul lavoro e di monitoraggi ambientali. Dal 2008 l’apertura alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, per la misura dell’energia elettrica e per la produzione dell’energia con impianti fotovoltaici, per i quali è attiva la collaborazione con Espe. «Integra spiega Massimo Carbone, titolare dell’azienda - si occupa proprio di installare gli impianti; fa inoltre curare direttamente da Espe preventivi e

installazione d’impianti di potenza superiore a 20 kWp. Sviluppiamo anche le pratiche burocratiche a livello Comunale (redazione delle Scia, ove necessario, sulla base degli elementi progettuali). L’evoluzione del settore fotovoltaico in Italia, è oggi una forte realtà; la crescita è continua, rilevante e molto sostenuta dal mondo economico e politico internazionale. In Italia, i vantaggi nella realizzazione di impianti fotovoltaici derivanti dal Conto Energia, sono tangibili e presentano grande convenienza nonché ottimo ritorno economico da parte di privati od aziende». Un settore in fermento che porta a sviluppare novità inte-


Massimo Carbone

Stazione di ricarica per la mobilità elettrica di ABB, della quale Integra, con sede in Erba (CO), è rivenditrice e installatrice per i comuni lombardi www.integra.co.it

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Abbiamo presentato dei sistemi di accumulo e riutilizzo dell’energia con kit di batterie variabili a seconda della potenza dell’impianto fotovoltaico e del consumo serale

ressanti, come quelle offerte da Integra. «Abbiamo da poco presentato – prosegue Carbone - dei sistemi di accumulo e riutilizzo dell’energia con kit di batterie variabili in base alla potenza dell’impianto fotovoltaico e al consumo serale. L’obiettivo è quello di aumentare considerevolmente l’autoconsumo di energia elettrica e scegliere come e quando riutilizzarla dopo averla accumulata. Questo dà un indubbio beneficio all’utente visto che il prezzo dell’energia è di molto superiore rispetto alla tariffa di scambio». Ma le novità presentate da Integra non si fermano qui. «Un’altra novità significativa è offerta da un sistema innova-

tivo di riscaldamento dell’acqua ad alta efficienza energetica con pompa di calore (alimentato quindi elettricamente) che utilizza pertanto come evaporatore un pannello termodinamico in grado di assorbire energia solare ed ambientale. Ciò oltre a consentire un’efficienza superiore del 20 per cento rispetto a un tradizionale sistema solare termico consente di lavorare in qualunque condizione atmosferica aumentando l’autoconsumo di energia elettrica». In tema di energie alternative la situazione in Italia resta piuttosto difficile da interpretare. Cambi, costi eccessivi e leggi che vengono continuamente aggiornate possono

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rappresentare un ostacolo per i non addetti ai lavori. «Per questo motivo – spiega Carbone – allo scopo di incentivare l’installazione del fotovoltaico, siamo dotati di convenzioni con Istituti di credito che offrono finanziamenti a costo zero per il cliente. Formule che consentono di ripagare l’impianto senza toccare le finanze personali. Integra è dotata di uffici predisposti per seguire tutta la parte burocratica. Un’altra particolarità dell’azienda è quella di essere un ente accreditato dalla Regione Lombardia per la formazione dei lavoratori e organizziamo corsi in materia di sicurezza e igiene sul lavoro». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 197


RINNOVABILI

Nuovi obiettivi per il fotovoltaico A pochi mesi dall’inizio del 2013, il settore delle energie rinnovabili ha ben chiare le necessità: nuovi incentivi per rilanciare il mercato e una mentalità più indirizzata verso l’autoconsumo dell’energia. Ne parla Luca Ruggeri Emanuela Caruso

e a livello mondiale, il trend del solare e del fotovoltaico continua a essere positivo – per il 2013 è prevista una crescita del settore compresa tra il 10 e il 20 per cento che si concentrerà in particolar modo in Cina e negli Stati Uniti – in Italia, la tendenza è del tutto diversa. A causa dell’instabilità economica e politica, infatti, il governo italiano ha deciso di bloccare i 7 miliardi di incentivi annui destinati allo

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Luca Ruggeri, titolare della Proget Elettroimpianti Srl di Bergamo www.progetsrl.com

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sviluppo delle energie rinnovabili e del fotovoltaico. Questo taglio netto e repentino non solo ha messo in stand by l’intero settore delle rinnovabili, rendendo impossibile la realizzazione di nuovi impianti, ma anche l’adeguamento e il rinnovamento dei piccoli e grandi impianti pubblici e privati già esistenti, ma ha inoltre completamente fermato tutto quel comparto dell’edilizia italiana che rivestiva un ruolo importante nella fase di costruzione di un impianto a energia solare, ovvero aziende specializzate in coperture o nella fabbricazione di capannoni per installare il fotovoltaico. A subire le spiacevoli conseguenze di questa situazione stagnante sono ovviamente le imprese che delle energie rinnovabili hanno fatto il proprio core business, come la Proget Elettroimpianti di Bergamo. «Il 2013 – commenta Luca Ruggeri, titolare della società – è cominciato male proprio a

causa dello stop agli incentivi; c’è meno lavoro, perché molte delle persone propense a far installare un impianto a energia rinnovabile sul tetto della propria abitazione e del proprio capannone industriale sono frenate dalla consapevolezza di non poter contare su alcun tipo di agevolazione. Per sbloccare la situazione, bisognerà formulare nuovi incentivi e nuove detrazioni che siano davvero utili a ridare spinta al mercato e al settore». Riferendoci a quella fetta di italiani che, incentivi o meno, decide di investire in impianti fotovoltaici, come sono cambiate le esigenze rispetto agli ultimi anni? «Attualmente, il cliente che sceglie le energie rinnovabili e si fa installare un impianto fotovoltaico è più interessato a un discorso di autoconsumo. La mentalità degli italiani sta cambiando e solo ora si sta cominciando ad avere consapevolezza della necessità di utilizzare l’energia prodotta dagli


Luca Ruggeri

impianti fotovoltaici nelle ore diurne per scaldare l’acqua, riscaldare gli ambienti e far funzionare elettrodomestici vari. Il futuro sarà proprio questo, quindi noi dovremo abituarci a ragionare in termini di autoconsumo». A tal proposito, la Proget Elettroimpianti come sta cercando di indirizzare il bacino d’utenza verso i concetti di autoconsumo e autoproduzione? «Oltre ai normali impianti fotovoltaici da abbinare, abbiamo iniziato a proporre tutto ciò che riguarda le tecnologie a pompa di calore per l’acqua sanitaria, il riscaldamento e la gestione intelligente delle abitazioni, intesa come insieme di impianti domotici al servizio del consumo dell’energia della casa o dell’azienda. Ottimizzare il consumo di energia di un ambiente significa programmare

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Affiancare a un impianto fotovoltaico l’utilizzo di tecnologie domotiche rappresenta il metodo migliore per autoprodurre energia elettrica

l’impianto elettrico in modo che scaldi la casa o l’ufficio e faccia partire elettrodomestici e tecnologie anche se non siamo fisicamente presenti in quel dato luogo. Ed è proprio così che ci si autoproduce l’energia elettrica». Qual è il mercato di riferimento della proget Elettroimpianti? «Attualmente, operiamo in tutto il Nord Italia e in particolar modo nelle provincie di Bergamo, Milano e Brescia. È ovvio che nel momento stesso in cui il mercato darà segni di ripresa, allora cominceremo a considerare di espandere il nostro raggio d’azione anche

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verso il Centro e Sud Italia. All’inizio della nostra avventura, il passaparola si è dimostrato la strategia migliore per farci conoscere, poi nel corso degli anni ad aumentare il nostro parco clienti ci ha pensato la qualità dei materiali e degli impianti che realizziamo. Fondamentale per farci apprezzare è stata anche la nostra capacità di occuparci di ogni singola fase della commessa, dalla progettazione alla costruzione, fino alla messa a punto e all’installazione dell’impianto, senza tralasciare la cura meticolosa con cui controlliamo ogni minimo dettaglio». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 199


RINNOVABILI

Il fotovoltaico è in stallo, ma il futuro è “luminoso”

Il 2013 sarà un anno di transizione per il fotovoltaico. Necessità di internazionalizzarsi per rispondere alle dinamiche del mercato, imminente grid parity e apertura dei mercati esteri sono i possibili scenari prospettati da Angelo Prete Lorenzo Brenna

l settore del fotovoltaico, uno dei pochi veramente in crescita in Italia, sta vivendo un momento altalenante. Da un lato la crescente consapevolezza del rispetto per l’ambiente e l’imminente raggiungimento della grid parity, previsto entro il 2014. Dall’altro numerosi provvedimenti che rischiano di danneggiare le imprese, come il decreto che ha complicato l’accesso agli incen-

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tivi. Di conseguenza si assiste alla chiusura di imprese, con conseguente ricaduta occupazionale, e alla fuga dal nostro paese di diversi investitori stranieri. Solar Green Technology è un’azienda che realizza impianti fotovoltaici chiavi in mano. La costante crescita della società è testimoniata dal fatturato, passato da 1 a 26 milioni di euro tra il 2008 e il 2012. Con l’entrata in vigore del V Conto Energia, nell’agosto del 2012, il mercato italiano ha visto un significativo spostamento verso gli impianti di piccola taglia, indicativamente sotto i 20 kWp. Con la fine degli incentivi, prevista per giugno, il 2013 è visto come un anno di transizione, in cui il mercato degli impianti residen-


Angelo Prete

Impianti realizzati dalla Solar Green Technology Spa di Milano www.solargt.com

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Il mercato ha visto un graduale spostamento verso piccoli impianti. Il 2013 sarà l’anno per il consolidamento della grid parity

ziali, ma anche quello degli impianti di taglia media su utenze industriali e commerciali continuerà ad essere il core business per molti operatori. Attualmente però il mercato italiano è in stallo e il settore si sta preparando ad un futuro senza incentivi. «Il fotovoltaico in Italia - spiega Angelo Prete, amministratore delegato della Solar Green Technology - è stato caratterizzato da repentini cambiamenti normativi che hanno influito sull’andamento del settore conducendolo ad una progressiva e rapida contrazione. Il mercato ha visto un graduale spostamento verso gli impianti di piccola taglia. Il 2013 sarà l’anno per il consolidamento della grid parity». La grid parity sarà una grande risorsa per tutto il comparto dell’energia solare. «Grazie alla significativa riduzione dei costi di realizzazione degli impianti in questi ultimi anni la grid parity è già una realtà nelle aree del sud d’Italia. La nostra azienda sta realizzando un im-

pianto in Puglia che opererà in regime di grid parity, con un ritorno economico finanziario basato semplicemente sulla vendita dell’energia al mercato elettrico». Per l’azienda lombarda, focalizzata sui grandi impianti a terra e su copertura, l’internazionalizzazione è una necessità per rispondere con prontezza e determinazione alle dinamiche di un mercato in continua evoluzione. «È vero - conferma Angelo Prete - puntiamo a crescere al di fuori dei confini nazionali tramite collaborazioni con operatori locali oppure mediante apertura di filiali all’estero, proponendo le nostre competenze in paesi in crescita economica, con un fabbisogno di energia in costante aumento come ad esempio i paesi dell’Europa dell’est, in primis la Romania, dell’Africa e del Centro e Sud America». Visto il momento di difficoltà

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generale abbiamo chiesto all’amministratore delegato della Solar Green Technology quali sono stati i risultati raggiunti lo scorso anno. «Il 2012 è stato comunque un anno positivo, testimoniato dal mantenimento di un fatturato costante. A fine 2012, l’azienda ha raggiunto un track record di oltre 50 MW installati tra impianti a terra e su coperture. Le maggiori criticità riscontrate restano legate all’incertezza normativa, dovuta soprattutto alla mancanza di politiche energetiche di medio termine del nostro Paese». Il centro del mondo del fotovoltaico non è più l’Europa ma si sta spostando verso paesi extracomunitari. «È indispensabile orientarsi verso questi nuovi mercati. La nostra azienda procederà in questa direzione pur continuando ad operare anche in Italia in regime di grid parity e fornendo servizi di Operation & Maintenance». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 201


RINNOVABILI

Fotovoltaico, attenzione alla gestione peration & maintenance e asset management. Due servizi ancora poco conosciuti che la società Ilum di Brescia offre ai possessori di impianti fotovoltaici di significative dimensioni. Nata nel 2009 dall’esperienza di imprese attive nel settore sin dal 2003, la Ilum non si occupa solo della realizzazione di impianti fotovoltaici ma, nell’intento di offrire un servizio completo e continuativo, si impegna anche nella gestione e manutenzione degli impianti già realizzati, anche nel caso in cui siano stati costruiti da terze aziende. Come spiega Paolo Candusso, titolare della Ilum: «Il nostro servizio di Operation & Maintenance punta a monitorare costantemente, anche 24 ore su 24, il funzionamento dell’impianto con apparecchiature elettroniche e software dedicati, a valutare le sue performance, e a pianificare interventi di manutenzione ordinaria – controllo strutturale, pulizia dei moduli, video sorveglianza – e manutenzione straordinaria. Inoltre, attraverso la cosiddetta Performance Ratio, la gestione di un impianto garantisce alla proprietà un’efficienza energetica minima garantita. Il servizio di

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L’investimento in un impianto fotovoltaico non deve prevedere solo un’attenta progettazione e costruzione, ma anche la corretta gestione dell’operatività. Ilum è organizzata per offrire i servizi necessari all’ottenimento delle migliori performance garantendo il rendimento dell’investimento ma anche la durata nel tempo. I costi? Ampiamente giustificati Emanuela Caruso

Asset Management, invece, è stato sviluppato per occuparsi di tutte le questioni amministrative e burocratiche, come per esempio i rapporti con il Gestore (GSE), l’Agenzia delle Dogane dove previsto, con i produttori delle tecnologie utilizzate per il mantenimento delle garanzie, con i gruppi assicurativi e gli istituti di credito.

Questi soggetti mantengono una certa rilevanza per tutta la vita dell’impianto, ragion per cui vanno seguiti con cognizione di causa». Dalla progettazione alla realizzazione di impianti fotovoltaici per aziende agricole ed edifici industriali e pubblici, oggi la mission della Ilum è anche quella di soddisfare le necessità di tutto quel


Paolo Candusso

bacino di utenza che ha scelto di guardare al futuro investendo nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica. «Attualmente – commenta Paolo Candusso – siamo in grado di offrire soluzioni integrate in svariate aree: Epc (engineering procurement & construction), dove provvediamo alla progettazione e realizzazione di impianti prevalentemente industriali, inseriti in un contesto di efficienza energetica per la quale si propongono gli interventi più appropriati; smaltimento eternit, di estrema attualità, con progettazione e costruzione della nuova copertura e adempimento di tutte le pratiche necessarie, comprese quelle per l’asseverazione energetica dell’edificio. Il tutto come unico interlocutore del committente. Inoltre, la nostra esperienza nella realizzazione e gestione di impianti fotovoltaici ci permette di affrontare le

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Il servizio di Operation & Maintenance punta a monitorare costantemente, 24 ore su 24, il funzionamento dell’impianto con apparecchiature elettroniche e software dedicati

diverse problematiche nella puntuale ricerca dell’ottimizzazione delle performances. L’approccio metodologico ci ha permesso di risolvere numerosi casi di inefficienza derivanti da una sottovalutata importanza, nella fasi di progettazione e costruzione, di dettagli e componentistica che risultano invece determinanti per un corretto funzionamento e controllo dell’impianto». Impegnata in un settore caratterizzato da un elevato grado di tecnologia e innovazione, da sempre la Ilum ha fatto della ricerca e sviluppo uno dei suoi punti di forza maggiori. «Già molto tempo prima che i programmi del nuovo Conto Energia incentivassero la realizzazione di impianti fotovoltaici innovativi a elevato grado di integrazione architettonica – conclude il titolare della società bre-

sciana – la Ilum aveva avviato progetti di sviluppo con università ed enti di ricerca per la realizzazione di componenti integrati in pensiline ed elementi strutturali di un edificio. Oggi, inoltre, siamo impegnati nella progettazione di diverse soluzioni “floating”, cioè installazioni galleggianti che potranno sfruttare superfici d’acqua altrimenti inutilizzabili, fornendo soluzioni di recupero o di impiego efficiente di aree come cave e bacini idrici». Accanto all’importante attività di O&M che si sta sviluppando su tutto il territorio nazionale e che deve essere rivalutata da tutti i possessori di impianti di una certa dimensione, Ilum mantiene le prerogative di sviluppo, progettazione e realizzazione di impianti a livello internazionale, nell’Est Europa e in Africa.

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Impianti realizzati dalla Ilum Srl, Pontevico (BS) www.ilum.it

LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 203


TURISMO

Il turismo va in rete Se l’Italia è al quinto posto della classifica dei paesi più visitati i motivi sono molteplici. Per questo il nuovo piano strategico intende fare sintesi per rilanciare un settore che potrebbe trainare l’intera economia nazionale Teresa Bellemo

I Sopra, Renzo Iorio, presidente di Federturismo

l ministro per gli Affari regionali, il turismo e lo sport Piero Gnudi ha presentato lo scorso gennaio il primo piano strategico per lo sviluppo del turismo in Italia. Il documento illustra un’approfondita analisi dei punti di vulnerabilità del settore, indicando sette linee guida e 61 azioni specifiche da concretizzare in un periodo che va tra i 3 mesi e i 5 anni.

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Ma, oltre al piano, perché il nostro turismo torni a crescere servono anche un ministero con portafoglio, un lavoro sinergico e di rete con le Regioni e campagne promozionali efficaci perché, se nel 2010 i turisti nel mondo erano 890 milioni, nel 2020 saranno 1 miliardo e 350 milioni, di cui la metà proveniente da Paesi emergenti. Renzo Iorio, presidente di Federturismo,

condivide il piano e rilancia: «Dobbiamo capire che per riuscire a riconquistare quelle quote di mercato che ci stanno sfuggendo e per realizzare condizioni di contesto favorevoli a una vera politica turistica nazionale è indispensabile presentarsi uniti e ampliare l’attività di dialogo con le istituzioni e con le altre organizzazioni di rappresentanza». Quali sono i punti più im-


Renzo Iorio

RECUPERARE L’APPEAL TURISTICO Francesco Bettoni, presidente di Unioncamere Lombardia, promuove la carta strategica ma ricorda che serve ascoltare anche il territorio nche il comparto turistico chiude il 2012 confermando il momento di crisi. È soprattutto il mercato interno che arranca e perde il 5,7 per cento, trascinando così l’intero settore che non riesce a beneficiare appieno dell’aumento dei visitatori stranieri (+3 milioni nel 2011). Le difficoltà vanno cercate soprattutto nella forte riduzione delle risorse a disposizione delle famiglie e uno dei bacini più ampi su questo fronte è la Lombardia, che con 10 milioni di abitanti costituisce una massa rilevante e con buone capacità di spesa. Per questo Unioncamere Lombardia sta svolgendo un lavoro su un doppio fronte: dal lato della domanda, si sta occupando di raccogliere le esigenze dei visitatori; dal

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lato dell’offerta, ha semplificato e reso più trasparenti i rapporti tra operatori e consumatori. Un lavoro che ha visto protagonisti il web e le nuove tecnologie, settore su cui il comparto, a livello nazionale, continua a scontare un gap molto ampio soprattutto nei confronti del mercato estero. Ma allo sforzo della filiera ne corrisponde uno analogo da parte delle istituzioni: è dello scorso gennaio, infatti, la presentazione da parte del ministro per il Turismo, Piero Gnudi, del Piano strategico per il turismo. Tra i punti principali, un miglioramento dell’offerta e una maggiore coordinazione della promozione e della gestione del prodotto turistico da parte dell’Enit. Su

quest’ultimo punto, Francesco Bettoni, aggiunge: «Sarebbe utile la ricostituzione del Comitato permanente per il turismo per trarre vantaggio dall’attività delle camere di commercio, svolta collaborando sempre in rete con associazioni, Regioni e operatori turistici. La caratteristica dell’offerta di turismo in Italia è l’ampio e diversificato ventaglio di proposte, per cui è praticamente impossibile per una struttura accentrata venire incontro alle esigenze di tutti. A nostro avviso il Piano può e forse deve essere ancora completato con azioni raccolte su base locale e territoriale: è sui territori che si possono raccogliere al meglio le esigenze più stringenti, guardando al futuro». TB

portanti del nuovo piano strategico per lo sviluppo del turismo? «La presentazione di questo documento rappresenta un importante segnale di attenzione del governo verso un settore chiave dell’economia nazionale. Il Piano è un primo passo su cui articolare interventi per riguadagnare le quote di mercato che l’industria turistica italiana ha perso negli ultimi anni. Innanzitutto c’è la necessità di un coordinamento delle politiche turistiche tra Regioni e governo centrale, semplificando la governance territoriale del turismo e per questo trovo necessario il ri-

LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 207


TURISMO

lancio dell’Enit che, a mio avviso, deve essere l’unico ente di promozione nazionale. È altrettanto prioritario stimolare la riqualificazione edilizia e urbanistica delle strutture ricettive, intervenire sui trasporti e sulle infrastrutture; infine, ridare centralità alla formazione professionale della scuola secondaria per creare una diffusa competenza e cultura dell’accoglienza nelle nuove generazioni che si affacciano nel mondo del lavoro». L’obiettivo del piano sembra essere quello di accentrare la politica turistica per fare sistema in maniera più efficiente. Oggi che la 208 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

Il nostro deficit competitivo è da imputarsi alla scarsa efficacia delle politiche di promozione

maggior parte delle politiche turistiche sono in mano alle Regioni, c’è uno spreco di risorse? «Indubbiamente sì. Occorre innanzitutto semplificare e chiarire il quadro di governance: 13mila enti che si occupano a vario titolo di turismo sono troppi, inefficienti e inefficaci. Va quindi superata la competenza esclusiva delle Regioni, con una chiara suddivisione dei ruoli, dando competenza

strategica allo Stato e snellendo la micro-governance locale. Inoltre, occorre metter mano a un sistema che disperde risorse mentre molte imprese sul territorio rischiano la chiusura. Si tratta di un impegno fondamentale che il nuovo governo dovrà assumersi». L’Italia è considerata da molti “il paese più bello del mondo”, ma è al quinto posto nella classifica dei paesi più visitati. Quali sono


Renzo Iorio

dunque i punti di debolezza a livello comunicativo e a livello imprenditoriale? «Nonostante la domanda turistica mondiale sia in costante aumento, con circa un miliardo di arrivi internazionali ogni anno, l’Italia cattura quote sempre minori di flussi turistici. È evidente che una parte rilevante di tale deficit competitivo è da imputarsi alla scarsa efficacia delle politiche di promozione e di quelle di attrazione del Paese e alla mancanza di coordinamento tra le iniziative degli enti e degli operatori turistici. Dobbiamo, tra l’altro, risolvere al più presto la scarsa percezione del prodotto-destinazione, il vero male che attanaglia il turismo italiano. Per farlo, potrebbe risultare utile segmentare i mercati, innovare la metodologia del linguaggio online, rafforzare il brand e impostare una comunicazione più coerente ed integrata». Le nuove tecnologie hanno in qualche modo rivoluzionato il turismo. Come continuare a proporre qualità in una realtà iper-concorrenziale? Come usarle per au-

mentare il turismo in Italia, magari dai Paesi emergenti? «Negli ultimi anni le nuove tecnologie hanno trasformato l’industria turistica, modificando i comportamenti dei consumatori e innovando la catena del valore del settore;

italiana è dunque razionalizzare l’informazione, farla viaggiare nelle giuste direzioni, sfruttando le potenzialità del web e puntando allo sviluppo di un turismo interattivo. Per competere sui mercati internazionali, gli

hanno cambiato l’interazione tra domanda e offerta dei servizi turistici, imponendo anche ai grandi operatori una revisione delle politiche dei prezzi. La chiave di volta per rilanciare l’industria turistica

operatori italiani devono compiere un salto tecnologico, dotandosi di infrastrutture e competenze, per poter offrire prodotti e servizi secondo le modalità richieste dal mercato». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 209


Viaggi, conviene la prenotazione anticipata

«Organizzare una vacanza confidando nell’aiuto di un’agenzia di viaggi è molto più conveniente che arrangiarsi con il “fai da te” telematico». Valentina Russo spiega il perché Emanuela Caruso

ormai un dato di fatto che, dal alcuni anni molte persone si affidino a internet per effettuare un viaggio o una vacanza. Il motivo principale che spinge i futuri viaggiatori e vacanzieri a usare il proprio pc, tablet o smartphone per organizzare un viaggio è il risparmio economico che si crede legato alle offerte online, senza tener conto di ciò che il web non garantisce. Stiamo parlando di assistenza, disponibilità, consigli e affidabilità, elementi che solo un’Agenzia di Viaggi può assicurare. A confermarlo è Valentina Russo, insieme alla titolare Simonetta Bamfi del-

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l’Agenzia Bonanza Viaggi di Treviglio (Bg). «Rispetto al “fai da te” telematico, affidarsi a un’Agenzia come la nostra per l'organizzazione del viaggio comporta una serie di valori aggiunti non indifferenti. Bonanza Viaggi, nel settore turistico da quarant’ anni, oltre ad un’elevata professionalità, qualità sempre più rara al giorno d’oggi, offre un’assistenza personalizzata in base alle esigenze di ogni singolo cliente. Siamo costantemente a disposizione dei clienti, ciò significa che possono contare su di noi in qualsiasi momento e circostanza – anche quelle eccezionali come una sommossa politica a destina-

zione, uno sciopero aereo o eventi naturali. Inoltre instauriamo con i clienti un rapporto personale di reciproca fiducia, che ci porta spesso ad effettuare sopralluoghi delle strutture che proponiamo. Il nostro è un servizio di consulenza dettagliata che non lascia nulla al caso, offre consigli ed elimina ogni dubbio». Che tipo di servizi offre Bonanza Viaggi? «Ci occupiamo di viaggi e vacanze in Italia e nel resto del mondo. Offriamo servizi particolari e diversificati quali vacanze in villaggi turistici, crociere, tour di gruppo, pellegrinaggi, viaggi per persone diversamente abili, vacanze


Valentina Russo

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La prenotazione anticipata, implica la reale possibilità di decidere tra le diverse destinazioni con sconti maggiori

per sportivi come golf, tennis e sport estremi, brevi soggiorni in residenza d’epoca, castelli, relais e molto altro. Inoltre, pubblichiamo quotidianamente sul nostro sito internet e la pagina facebook promozioni e offerte speciali per tenere sempre aggiornato il nostro pubblico appassionato del web. Una percentuale importante dal nostro lavoro è caratterizzata da viaggi di nozze e relative “liste personalizzate”, viaggi su misura come giri del mondo e dal Business Travel per il quale abbiamo sistemi di lavoro all’avanguardia che ci permettono di monitorare ventiquattro ore su ventiquattro tutte le prenotazioni aeree ed emettere i relativi biglietti in tempo reale anche in giorni festivi». Come sono cambiate, an-

che a fronte del duro periodo economico, le abitudini degli italiani in materia turistica? «Oggi, il cliente sceglie la vacanza non più in base alla destinazione, ma in base al prezzo. Ragion per cui dà molta importanza al tour operator che gli garantisce più sconti e agevolazioni, per esempio offerte dedicate ai bambini. Stiamo cercando di incentivare il cliente verso una nuova scelta; non più il last minute, che può avere un buon prezzo ma più vincoli, alla prenotazione anticipata per avere la reale possibilità di decidere tra le varie mete, agevolazioni e diverse tariffe. Questo è un discorso valido per il turismo medio, ovvero quello composto dalle famiglie, single con bambini e da coloro che viaggiano nei

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periodi di alta stagione. Ma la Bonanza Viaggi ha anche clienti di fascia molto alta, che entrano in agenzia con le idee già molto chiare e che intendono programmare viaggi di un mese e più». Per la prossima estate prevedete un aumento dell’attività? «Speriamo proprio di sì. Grazie a diverse promozioni abbiamo già registrato un numero di pratiche maggiore rispetto al 2012. Stimolare il cliente verso la prenotazione anticipata si sta dimostrando un’ottima strategia. Inoltre, stiamo registrando un aumento nella richiesta di viaggi di nozze, Meeting aziendali e culturali grazie alla professionalità di White Tulipa, società di Wedding and Events Planner con la quale collaboriamo da anni».

Simonetta Bamfi Titolare e Valentina Russo Responsabile Booking di Bonanza Viaggi, Treviglio (Bg) www.bonanzaviaggi.it

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Trasporti più che eccezionali Un convoglio alto come un condominio di 6 piani è stato trasportato da Avenza fino al porto di Marina di Carrara grazie al coordinamento tra Mammoet Italy e le infrastrutture locali. Destinazione finale Australia. La parola ad Alberto Galbiati Nicoletta Bucciarelli

Alberto Galbiati è amministratore delegato della Mammoet Italy con sede a Milano. Nelle altre foto alcune immagini del trasporto del modulo Gtg effettuato dalla Mammoet Italy www.mammoet.com

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i tratta del più grande trasporto mai effettuato su strada pubblica in Italia. È quanto Mammoet, leader mondiale nell’ingegneria del sollevamento e trasporto di carichi di grandi dimensioni, ha realizzato il 4 ottobre 2012 ad Avenza per il colosso General Electric. Per Ge Nuovo Pignone, è stato infatti prelevato nello stabilimento di Avenza il modulo Gtg dal peso di 2300 tonnellate e trasportato attraverso la normale viabilità urbana fino al porto di Marina di

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Carrara e da lì imbarcato su una nave verso la sua destinazione finale, Barrow Island, nel nord-ovest dell’Australia. «Il convoglio dalle dimensioni di un condominio di 6 piani – racconta Alberto Galbiati, amministratore delegato della Mammoet Italy - ha percorso i 1500 m che separano l’area costruttiva di Avenza dal porto. L’ingente peso era supportato da 144 assi di carrelli speciali per un totale di 576 ruote, disposti in quattro “treni” paralleli di 36 assi ciascuno. Il convoglio procedeva alla velocità


Alberto Galbiati

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Il modulo Gtg è destinato a un colossale progetto di estrazione di gas naturale offshore denominato Gorgon in corso di realizzazione al largo di Barrow Island

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media di 400 m/h ma tenendo conto delle manovre il trasporto ha richiesto circa 6 ore tra lo stabilimento e il piazzale antistante il porto». Un’operazione senza precedenti quella effettuata per la General Electric. «Un’operazione resa possibile solo grazie al coordinamento tra Mammoet, GE e le infrastrutture come la polizia municipale di Carrara, il porto di Marina di Carrara e l’Anas. Il trasporto ha richiesto una serie di interventi sulla viabilità, da quelli temporanei, come lo spostamento di pali dell’illuminazione pubblica, a quelli permanenti, come il rafforzamento strutturale di un ponte che il convoglio ha dovuto attraversare. Il modulo Gtg è destinato a un colossale progetto di estrazione di gas naturale offshore denominato Gorgon in corso di realizzazione al largo di Barrow Island e con-

tiene le turbine per la generazione dell’energia che servirà a far funzionare l’intero complesso. Essendo Barrow Island una riserva naturale non è stato possibile realizzare l’impianto in loco. Per questo la Chevron, capofila del consorzio internazionale che sta realizzando Gorgon, ha commissionato a Ge l’impianto suddiviso in cinque moduli, di cui questo è stato il primo a essere consegnato. Mammoet Italy eseguirà il trasporto dei successivi 4 moduli nel corso del 2013. Questo progetto è un vanto per l’industria italiana in generale, sia per l’importanza dell’opera che per le strutture coinvolte». Parallelamente state portando avanti anche la linea Salvage. Di cosa si tratta? «Salvage è stata inaugurata nel 2012 e si occupa del recupero di relitti marini. Abbiamo ad esempio partecipato alla gara per il recupero della Costa

Concordia e abbiamo ottenuto dalla Marina Italiana la commessa per la bonifica del porto di Augusta. Si tratta di un lavoro che inizierà tra qualche settimana e nel quale dovremo recuperare sette relitti navali presenti nel porto. Un’operazione che ci terrà occupati per circa 180 giorni; un progetto di 2 mln di euro finanziato dalla Comunità Europea». Che cosa ha rappresentato il 2012 per Mammoet Italy? «Un anno decisivo. Abbiamo consolidato le nostre attività sia in termini di personale che del gruppo in generale, soprattutto potenziando la sede di Trieste. Il trend generale dell’azienda è molto buono, malgrado il periodo difficile. Sicuramente il settore grandi trasporti è quello che sta godendo di maggiore salute, mentre per i grandi sollevamenti in Italia stiamo soffrendo un po’». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 215




EDILIZIA

La nuova via della geotecnica Luci e ombre su una branca misconosciuta del settore edile, eppure fondamentale tutte le volte che è in programma uno scavo. A Sonja Blanc il compito di illustrare criticità e orizzonti della geotecnica Renato Ferretti

n Italia siamo bravi a fare impresa, abbiamo una capacità di adattamento superiore e a dimostrarlo sono le tante soluzioni innovative nate proprio nel nostro Paese». Sonja Blanc non si lascia scoraggiare dalle condizioni avverse del mercato, nonostante la sua Sireg si trovi a pieno titolo nel settore edilizio, tra i più depressi dello scenario economico europeo. L’azienda di Arcore, di

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Sonja Blanc, Presidente di Sireg Spa con sede ad Arcore (MB) www.sireg.it

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cui Blanc è presidente, si occupa principalmente di una produzione poco conosciuta ai non addetti ai lavori, eppure importantissima in una certa tipologia d’interventi. «I nostri – spiega Blanc – sono prodotti non metallici, cioè in plastica o compositi, fibre di vetro o di carbonio, che servono a ristrutturare edifici esistenti, come i monumenti per cui è d’obbligo un’operazione poco invadente, o a consolidare il terreno prima di fare scavi per renderlo più resistente». Il vostro è un mercato di nicchia. «Rimane comunque nell’alveo dell’edilizia con tutti i problemi che ne derivano. È sempre stato un settore abbastanza difficile dal punto di vista del recupero crediti, solo per citarne uno. Adesso la situazione, però, è critica: basti pensare che non riscuotiamo senza almeno sei mesi di ritardo. La maggior parte dei nostri clienti sono aziende che lavorano con le pubbliche amministrazioni: loro sono pagati male dallo Stato e quindi di conseguenza noi soffriamo». All’estero le condizioni non

sono migliori? «La crisi ha colpito con forza maggiore proprio nei paesi in cui vendevamo di più, cioè Spagna, Portogallo e Grecia. Stiamo vendendo fuori dall’Europa, ad esempio in America Latina. In generale, dove si realizzano metropolitane o tunnel c’è la possibilità di essere coinvolti, perché siamo in pochi a fare questo tipo di lavoro. In Italia, per esempio, siamo solo in tre». Insomma, il lavoro non manca. «Abbiamo aumentato del sette per cento il nostro fatturato, nonostante le spese straordinarie che abbiamo dovuto sostenere l’anno scorso e gli interessi passivi più alti visto l’aumento del credito ai clienti. L’incremento del volume è dovuto soprattutto allo sforzo fatto negli ultimi anni sotto il profilo commerciale. Abbiamo fatto investimenti sulla forza vendite cercando di andare sempre di più all’estero, in India, in Estremo Oriente. Lo scorso ottobre abbiamo aperto in America del Sud una filiale». Commerciale a parte, Sireg vende qualcosa di molto concreto e con una funzione


Sonja Blanc

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La concorrenza cinese è molto meno flessibile e molto più lenta nella consegna, anche se i prezzi sono più bassi

molto delicata. Cosa la rende competitiva? «Il nostro è un prodotto tutto su misura, altamente specializzato, abbiamo un’elasticità notevole e una consegna molto veloce. La concorrenza cinese è molto meno flessibile e molto più lenta nella consegna, anche se i prezzi sono più bassi. Cerchiamo di dare un servizio vicino al “chiavi in mano”, che per noi si traduce in uno spostamento dell’onere di fornire informazioni che una volta invece erano già co-

nosciute dall’utilizzatore finale del prodotto». Ma la divisione geotecnica non copre per intero l’attività della sua azienda. «Ormai da diversi anni la divisione Acqua ha acquisito una certa forza, occupando circa il venti per cento del fatturato. In questa divisione produciamo depuratori a osmosi inversa fin dagli anni novanta: allora puntavamo solo al mercato dell’uso domestico. Lentamente siamo passati all’uso industriale, per-

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ché si è rivelato un settore in piena crescita». Alla luce di quanto esposto finora, quali saranno i prossimi passi? «Adesso stiamo investendo sul rinnovo degli impianti, per una maggiore efficienza e un abbassamento dei costi. In più, puntiamo sulla ricerca di nuovi materiali per arrivare a una riduzione dei costi di produzione che migliori le prestazioni. Inoltre, pensiamo a un nuovo materiale, ma non possiamo dire di più». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 229


EDILIZIA

Sostenibilità il nuovo cardine dell’edilizia pprocciarsi come solution partner alle commesse ricevute sembra essere una delle strategie migliori per affrontare e vincere le sfide lanciate da un mercato difficile come quello degli ultimi tempi. A confermare questa ipotesi è Pietro Castioni, ingegnere e CEO della Sisthema Engineering, società bresciana di servizi tecnici integrati di ingegneria e architettura, attiva da oltre vent’anni nel settore delle costruzioni e degli impianti tecnologici. «Non ci limitiamo più alla semplice fornitura di servizi professionali – spiega Castioni – ma cerchiamo di guidare l’intero processo di progettazione e costruzione di un’opera o di un impianto, mettendo in campo nuove competenze e padroneggiando soluzioni tecnologiche e costruttive molto innovative. Perché tutto questo sia possibile è necessario disporre di specialisti formati e costantemente

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Da sinistra, Mauro Carbone, Pietro Castioni e Antonio Manfredini. Nella pagina accanto, dettaglio del progetto del primo edificio a energia zero curato da Sisthema Engineering con sede a Brescia www.sisthemaengineering.it

230 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

Il settore edile necessita di una profonda trasformazione che contempla i temi del risparmio, dell’efficienza energetica e dell’utilizzo delle rinnovabili. Il punto di Pietro Castioni Emanuela Caruso

aggiornati che sappiano lavorare contemporaneamente su diversi aspetti del progetto, analizzare le relative interrelazioni, valutare le varie ottimizzazioni e le migliori soluzioni. Diventare partner nella gestione del progetto, inoltre, significa anche introdurre concetti di managerialità nello sviluppo dell’operazione, valutando tutti gli aspetti tecnici, autorizzativi, economici, di programmazione e di gestione». Grazie a questo nuovo modo di proporsi nei confronti della realizzazione di un im-

pianto, la Sisthema Engineering oggi garantisce servizi personalizzati e svolti da un team di lavoro specializzato e coordinato, e si propone quindi come interlocutore unico nella soluzione delle diverse problematiche tecniche presenti in ogni progetto. «Ci occupiamo dello studio di fattibilità, della pianificazione, della progettazione preliminare e di quella esecutiva, della direzione dei lavori in fase di esecuzione dell’opera, e della programmazione e verifica dei tempi. E tutto questo in ambito sia residenziale che com-


Pietro Castioni

merciale che terziario e industriale». Ulteriore elemento che da sempre distingue la Sisthema Engineering è la grande attenzione rivolta ai temi del risparmio energetico, dell’efficienza energetica e dell’utilizzo delle fonti di energie rinnovabili. Come racconta Pietro Castioni, infatti: «Attraverso un approccio multidisciplinare, ci proponiamo di analizzare la questione della sostenibilità ambientale come fulcro del processo edilizio, in particolare dando grande risalto alle problematiche “del costruire”, dell’innovazione tecnologica, del sistema edificio-impianto e dell’uso razionale dell’energia tramite l’impiego di fonti rinnovabili. Il nostro know how, maturato grazie alla realizzazione di svariate iniziative pilota di

edilizia ad altissima efficienza, ci consente ora di offrire soluzioni di “qualità certificata”, espressione con cui intendiamo la fornitura di edifici non solo energicamente certificabili, ma anche sottoposti a un collaudo energetico, ottenuto con prove strumentali – termografia a infrarossi, termoflussimetria, e blower door test – eseguite durante la realizzazione e il termine dell’opera». E proprio il collaudo energetico dovrà in futuro diventare una prassi nel comparto edilizio, perché grazie a esso si renderà possibile la costruzione di edifici di eccellenza energetica oggettivamente certificati, aspetto vantaggioso per tutti i soggetti coinvolti nel processo edile. «Il collaudo sarà utile al futuro acquirente di un immobile, che prima di forma-

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Il collaudo energetico ottenuto con prove strumentali sarà indispensabile per garantire edifici efficienti e certificabili dal punto di vista energetico

lizzare l’acquisto potrà verificare quanto dichiarato dal costruttore; sarà utile al proprietario dell’immobile, per verificare se quanto realizzato rispetta le proprie aspettative; al progettista edile, per poter progettare correttamente un impianto o un’opera ed evitare errori e conseguenti aggravi di costi; e infine al costruttore, per controllare la corretta posa durante le varie lavorazioni e poter fornire ai clienti una documentazione avallata da prove strumentali».

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LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 231


EDILIZIA

Migliorare l’esistente è la priorità agli interventi di risanamento energetico sugli edifici già costruiti si può ottenere un risparmio dei costi di riscaldamento e raffrescamento che può andare dal 30 all’80 per cento. È su questa base che è nata Biotechitalia, per proporre in una terra dalla consolidata arte del costruire una spinta innovativa che sapesse coniugare il meglio della tradizione dell’edilizia con le nuove tecniche di costruzione denominate S/R (struttura-rivestimento). «La tecnica S/R è anche chiamata “edilizia a secco” in quanto limita di molto l’uso di acqua nel cantiere preferendo l’utilizzo di ele-

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Montaggio di struttura in legno realizzata dalla Biotech Italia di Rovetta (BG). Nelle altre immagini, cappotto esterno e isolante termo riflettente www.biotechitalia.com

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L’edilizia esistente è composta per la maggior parte da edifici residenziali costruiti prima degli anni settanta. Per questo è indispensabile intervenire con opere di risanamento energetico. La parola a Demis Pedrocchi Marco Tedeschi

menti semi-prefabbricati con successivo montaggio in cantiere – spiega Demis Pedrocchi, titolare dell’attività –. Si tratta di un tipo di tecnica che velocizza di molto la posa in opera, attraverso l’uso di elementi leggeri. Inoltre non appesantisce l’edificio e impiega pochissima acqua. L’edificio così concepito risulta essere salubre, senza fonti di umidità spesso responsabile dei fenomeni di condensa e muffe». Vivendo in prima persona i cambiamenti climatici che hanno caratterizzato l’alta Valle Seriana, l’azienda si è specializzata nel risanamento energetico degli edifici già esistenti e nella costruzione di case a basso consumo energetico. «In particolare ci siamo specializzati nella coibentazione dell’involucro edilizio e nella demolizione e ricostruzione. Considerando che la causa delle perdite di calore nelle abitazioni non isolate appartiene per circa il 30 per cento alle coperture e per il 25 per cento alle pareti perimetrali

si capisce facilmente dove è più facile intervenire per ottenere immediatamente un risparmio energetico. La nostra scelta di occuparci prevalentemente di risanamento energetico nasce dalla constatazione che il comparto edilizio attuale è composto dalla maggior parte da edifici residenziali costruiti prima degli anni settanta». Con interventi mirati di coibentazione dell’involucro le prestazioni energetiche di queste abitazioni possono migliorare notevolmente ottenendo numerosi vantaggi. «Tra i vantaggi – prosegue Pedrocchi – oltre al ri-


Demis Pedrocchi

sparmio di energia per riscaldare e rinfrescare, che si traduce in risparmio economico, aumenta il valore dell’immobile e non per ultimo si ha una riduzione dell’inquinamento atmosferico e delle emissioni di gas limitando l’effetto serra». Gli interventi d’isolamento possibili sono molteplici. «Per quanto riguarda il caso esemplificativo della parete perimetrale si può intervenire con un “cappotto esterno” oppure ove questo non sia possibile si può posare l’isolamento sul lato interno. Le stesse modalità di intervento si ripetono a propo-

sito della copertura; interveniamo sia dall’esterno per quello che viene chiamato “tetto caldo” oppure quando non è possibile proponiamo l’isolamento dell’intradosso della copertura o il posizionamento del materiale isolante sull’ultimo solaio non praticabile, tecnicamente chiamato “tetto freddo”». Per quanto riguarda gli isolanti Biotechitalia privilegia l’uso di materiali ecologici e naturali quali fibra di legno, fibre vegetali o lana di pecora. «In questo modo inquiniamo di meno sia nella fase di approvvigionamento delle materie prime e nella loro produzione, sia in quella di smaltimento essendo per la maggior parte riciclabili. Il legno, e i suoi derivati, sono materiali da costruzione indispensabili e sostenibili: ecologico, naturalmente isolante, riciclabile, leggero e resistente, di bell’aspetto. Siamo inoltre specializzati nell’uso di

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Nella ricostruzione siamo specializzati nell’edilizia “a secco” con struttura portante in legno o acciaio e successivo completamentoisolamento dell’involucro

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materiali isolanti termo riflettenti, nati in uso aeronautico ora diffusi nell’edilizia». L’uso intelligente del territorio come bene “finito” deve privilegiare il recupero energetico dell’edificio esistente. «A volte invece dobbiamo considerare che è molto più vantaggioso demolire e ricostruire senza “mangiare” ulteriore superficie dell’ambiente. Nella ricostruzione siamo specializzati nell’edilizia “a secco” con struttura portante in legno o acciaio e successivo completamento-isolamento dell’involucro». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 233


EDILIZIA

L’edilizia è ad alto rischio In quattro anni l’alta rischiosità delle imprese edili italiane è passata dal 9,84 per cento al 13,99 per cento. Eppure il comparto sfida la situazione difficile. Ne parliamo con Massimiliano Rossini Marco Tedeschi

li effetti della crisi si fanno sentire sulle imprese edili italiane. In particolare tra il 2008 e il 2012. In quest’arco di tempo l'alta rischiosità è passata dal 9,84 al 13,99 per cento. La rischiosità media riguarda, invece, il 73,28 per cento delle aziende (era al 29,16 per cento nel 2008). A dirlo sono i risultati dello studio realizzato dall'Osservatorio Cribis D&B, secondo il quale «le imprese edili mostrano segni di sofferenza maggiori rispetto alla media italiana, dove l'alta rischiosità si ferma all'11,26 per cento e quella media è al 45,89 per cento». L'analisi di Cribis – società del Gruppo Crif specializzata nelle business information –, che analizza il grado di affidabilità delle imprese edili italiane e la loro capacità di fronteggiare gli impegni presi nei confronti dei fornitori, mette in evidenza come nel sottosettore dell'edilizia specializzata l'alta rischiosità di generare insoluti è raddoppiata in cinque anni, passando dal

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12,26 per cento del 2008 all'attuale 23,53 per cento (+11,27 per cento); inoltre, afferma l'Osservatorio, nell'ambito della costruzione di edifici si contano circa 60mila realtà «con elevata probabilità di generare insoluti nel corso di quest'anno». Eppure le imprese che operano in questo settore stanno reagendo nel modo giusto, investendo per rendere più efficaci i processi e le policy per la gestione del credito e dei pagamenti. Ed è proprio su questa strada che sta cercando di lavorare Rm Service. Ne parliamo con il titolare Massimiliano Rossini. Come è andato il 2012 per la RM Service? «Possiamo dire che la società nonostante il periodo difficile dato dalla crisi generale anche nell'anno 2012 è riuscita a mantenere lo stesso fatturato dell'anno precedente. Per tenere il mercato ci siamo concentrati soprattutto sui rifacimenti e adeguamenti di strutture e locali esistenti con materiali sempre più innovativi e non su nuove costru-

Massimiliano Rossini è titolare della RM Service di Flero (BS) www.eredirossinidomenico.com

zioni. La maggior parte del nostro fatturato è composto da clienti che continuano a rivolgersi a noi in quanto soddisfatti nel prodotto e nei tempi di consegna. Oggi infatti giungere alla firma dell'accordo di un contratto diventa una sfida di una promessa di fiducia e i nostri committenti possono riporre nella nostra realtà una grande fiducia. Un aspetto fondamentale che ci contraddistingue è infatti rappresentato dalla puntualità dei servizi, dalla perfezione collaudata e dal modo in cui organizziamo il lavoro». Quali interventi servirebbero per “rimettere in moto” il settore dell’edilizia? «Sicuramente per far rifiorire


Massimiliano Rossini

In questo momento siamo impegnati con una nuova commessa appena confermata per la manutenzione generale edile dell'Ospedale San Raffaele di Milano

l’edilizia servirebbe meno burocrazia, una classe politica che sia presente anche a livello locale e che sia giovane e preparata, animata dalla voglia di dare buon il esempio con qualche sacrificio da parte loro. Servirebbe lavorare sempre di più nella ricerca per dare un servizio sempre migliore al committente». In tempi di crisi, sembra che ristrutturazione e riqualificazione rappresentino le risorse più importanti per il comparto edile. È d’accordo con questa visione? «Effettivamente ristrutturare, riqualificare e gestire con un'ottima manutenzione l'immobile rappresenta la risorsa più importante per il

comparto edile dopo la bolla immobiliare. In modo particolare la nostra azienda segue da vicino tutte le innovazioni nel campo ospedaliero in quanto i locali devono essere sempre qualificanti per garantire che gli ambienti siano sempre ottimali, soprattutto dal punto di vista igienico. La società si occupa oltre alle opere edili e affini anche della realizzazione di opere in ferro, alluminio, cristallo, inox. Per questi lavori si appoggia anche al lavoro e alla collaborazione della società Eredi Rossini Domenico, che fa anch’essa parte del nostro gruppo. Si tratta di una realtà fondata nel 1977 da mio padre, Domenico Rossini,

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esperto carpentiere e montatore specializzato e poi da me portata avanti. L’azienda ha negli anni ramificato le lavorazioni in vari settori, con l’obiettivo di soddisfare il committente in tutte le sue esigenze, avvalendosi di collaboratori esperti e specializzati in progettazione. Negli ultimi anni la nostra esperienza ci ha portato a occuparci della manutenzione di Ospedali con formula Global Service escluso gli impianti tecnologici. In questo momento ad esempio siamo impegnati con una nuova commessa appena confermata per la manutenzione generale edile ed affini dell'Ospedale San Raffaele di Milano». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 235


EDILIZIA

Manutenzioni edili, un caso fuori dal coro Un processo di crescita inversamente proporzionale rispetto al trend di mercato. Danilo Coronelli presenta i risultati di una strategia che ha portato la Osi3 a moltiplicare il fatturato nonostante la crisi dell’edilizia Luca Càvera

n’ a z i e n d a non può limitarsi a consolidare il fatturato. Perché non siamo più negli anni in cui il sistema economico garantiva un mercato stabile e costante. Mi riferisco, per esempio, alle nuove normative Cee Iso 2001, alla legge 626, Soa e al decreto 145 del 2012. Un’azienda che non si allinea

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a queste direttive è automaticamente esclusa da importanti fette di mercato. Pertanto, a ogni azione che un imprenditore intraprende, corrisponde una scelta economica per il mercato di riferimento e un condizionamento per la crescita futura». Sono queste alcune delle riflessioni che Danilo Coronelli, amministratore unico della Osi3 ha posto nel fulcro della gestione

manageriale della società, specializzata in manutenzioni, servizi e lavori presso banche, presidi ospedalieri, case di cura, ambienti istituzionali, assicurazioni e supermercati. Quale impronta ha scelto di dare alla società? «La scelta è stata quella di spostare in avanti la linea dell’orizzonte. Uscire dalla logica delle piccole realizzazioni e anche dai confini del nostro ter-


Danilo Coronelli

Danilo Coronelli, presidente del Cda della Osi3 Srl di San Lazzaro di Savena (BO). In apertura, intervento realizzato su Via Rizzoli (Bologna) www.ositre.it

ritorio di origine. E i risultati sono scritti nero su bianco nei bilanci degli ultimi sei anni. Dal 2006 al 2012 siamo passati da un fatturato di 600mila euro a 5 milioni. Questo processo di crescita è stato possibile grazie alle relazioni intrattenute con i principali partner. Crescita e competitività per noi hanno significato anche mantenere bassi i costi e venire incontro alle esigenze dei committenti, soprattutto in termini di tempistiche dei pagamenti. Un costo, questo, che finora siamo riusciti a sostenere grazie alla crescita del fatturato». Come riuscite a coniugare la riduzione dei costi e, al tempo stesso, a rispettare i parametri di sicurezza ed efficienza? «Abbiamo sempre puntato sull’efficienza dei processi utilizzando i sistemi informatici e le procedure Iso. Cerchiamo di sfruttare quei pochi contributi messi a disposizione per il nostro settore. Mi riferisco ai contributi di Fondoimpresa che finanziano la sicurezza sul lavoro. Inoltre prestiamo la massima attenzione al controllo delle commesse nel comitato tecnico. Nonostante questa attenzione, capita a volte che la commessa vada in perdita, anche perché in alcune occasioni tagliare su al-

cune voci di spesa – per esempio, il trasporto – è risultato negativo: se i lavori hanno carattere di urgenza, non possiamo permetterci dei ritardi». Quindi un percorso costellato di scelte che hanno sempre dato i loro frutti. «Esattamente. Inoltre, anche alcune scelte che all’inizio potevano apparire limitanti, sul lungo periodo si sono rivelate strategiche per sostenere la crescita. Una fra queste, il non avere mai spinto nel settore dell’edilizia privata, neanche negli anni del boom. Se all’epoca abbiamo pagato questo con un fatturato più basso, quando il mercato delle vendite immobiliari è crollato non ne siamo stati colpiti. Un’altra scelta che abbiamo fatto fin dall’inizio è stata quella di ampliare l’area di intervento nel settore meccanico. Questo ci ha permesso di eseguire direttamente lavori complessi e di essere competitivi nei confronti di aziende che invece subappaltano queste lavorazioni. Il risvolto della medaglia è stato un aumento dei costi per il personale, ma non ci siamo tirati indietro». Quale 2013 si prospetta per Osi3 e quali sono gli

+733%

CRESCITA DI FATTURATO OTTENUTA DALLA OSI3 SRL NEL PERIODO 2006-2012, PASSANDO DA 600MILA A OLTRE 5 MILIONI DI EURO

obiettivi di medio periodo? «Nei prossimi mesi inizieremo a lavorare in alcuni importanti cantieri meccanici ed elettrici in Liguria, Lombardia, Friuli, Veneto ed Emilia Romagna. Nello stesso tempo la nostra area preventivazione sta realizzando numerose offerte, che speriamo almeno in parte possano andare a buon fine. Dunque vogliamo pensare in positivo. E restare costantemente con i piedi per terra, per rapportarci con il territorio e i committenti, che pongono ogni giorno problemi concreti, che noi cerchiamo di risolvere». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 237




ARCHITETTURA

Geometrie di estetica e funzione Purezza geometrica e valori estetici coniugati ed esaltati dalla tecnologia. Ecco l’ultimo intervento di Luisita Facchin, un gioco di trasparenze “acqua-fuoco” e materiali di pregio innovativi come richiamo agli elementi essenziali Viviana Dasara

l progetto architettonico deve essere strettamente connesso sia al contesto che al suo futuro fruitore, sintonizzandosi sulle potenzialità dell’uno e sulle esigenze e desideri dell’altro. «Un bravo architetto – sottolinea Luisita Facchin – deve essere in grado di far dialogare armonicamente questi elementi e, con l’ausilio delle nuove tecnologie, creare uno spazio architettonico in cui il connubio tra funzionalità

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ed estetica rispecchi anche la personalità di chi poi lo abiterà e che all’interno di esso dovrà sentirsi armonicamente potenziato». Questa la filosofia alla base del modus-operandi dell’architetto Luisita Facchin, tra minimalismo personalizzato e materiali di pregio che mettono l’uomo al centro dello spazio. Il confronto continuo è necessario per rendere unico ogni progetto. «Caratteristica della mia filoso-

fia progettuale è il disegno di ogni componente dello spazio che vado a progettare, nulla deve essere lasciato al caso e ogni elemento è pensato e progettato specificamente per quello spazio e quel fruitore. Per questo motivo è per me di fondamentale importanza il confronto continuo con i professionisti che mi coadiuvano e che mi permettono di realizzare idee progettuali, a volte delle vere “visioni”, portando


Luisita Facchin

Nelle immagini progetto di Luisita Facchin e D.T. Foto di: Gianluca Crippa viadeipiatti@fastwebnet.it

all’estremo le potenzialità delle loro competenze». L’idea dello spazio, la sensazione del luogo e un uso sapiente dei materiali hanno influenzato anche il suo ultimo intervento. «Il lavoro è stato realizzato in collaborazione con D.T., il cui contributo e professionalità è stato fondamentale. Questo intervento è per me motivo di orgoglio per la qualità, classe e sensibilità estetica della committenza con la quale abbiamo condiviso il percorso progettuale riuscendo ad arricchire qualitativamente il progetto. Questo progetto richiedeva un intervento in un contesto urbano con forte contaminazione di caratteri naturali. L’atmosfera particolare e affascinante del luogo mi ha portato alla creazione di uno spazio che sugge-

risse proprio un richiamo agli elementi essenziali e primari, l’acqua e il fuoco, in connubio tra loro». Il progetto, nella sua specificità, risulta strettamente connesso al contesto d’inserimento e quindi al suo essere contemporaneo. «In tal senso va letto il progetto della camera padronale, in cui la vetrata in vetro extra-chiaro di separazione con il bagno ospita il camino al bio-etanolo, dietro al quale in trasparenza è possibile vedere scendere l’acqua della doccia. La sinergia acquafuoco portata al suo estremo grazie alle caratteristiche performanti dei materiali utilizzati, mi hanno permesso di sfruttare in modo innovativo i componenti che, estrapolati da questo connubio, si potrebbero considerare tradizionali. Un particolare ringraziamento va alle persone che hanno materialmente realizzato l’opera, Daniele Azzini, Maurizio Caporella, Osvaldo Fossati, Stefano Grop,

Massimiliano Mantovan, Fabio e Angelo Tagliabue». Fascino e innovazione a contrasto con l’essenziale, come ha esaltato il progetto? «Grazie all’utilizzo di materiali ad hoc come la resina declinata nelle sfumature dell’argento, le vetrate extra-chiaro valorizzate come pareti dei bagni e al contempo come struttura portante del camino in un gioco di trasparenze “acqua-fuoco”. I particolari come le maniglie in ferro retroilluminate, con sensore di apertura, e la cappa realizzata completamente in Corian su disegno connotano una ricercatezza nei minimi particolari. Anche le pareti delle cabine armadio sono state caratterizzate con elementi sofisticati. Il contrasto tradizione-innovazione poi trova la sua massima esaltazione nelle pareti-boiserie attrezzate anche con il fuoco e con l’utilizzo di corpi illuminanti di ultima generazione per la creazione di nuovi effetti percettivi degli spazi». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 241


INTERNI

Il confort nei luoghi di lavoro Un ambiente di lavoro con arredo ergonomico e dinamico, ben illuminato e climatizzato e poco rumoroso trasmette benessere e aumenta la produttività. Ne parla Alberto Draghi Viviana Dasara

na recente statistica ha evidenziato che circa il 90 per cento dei dipendenti non si sente emotivamente legato al proprio datore di lavoro. Non sorprende che un ambiente adatto possa influire positivamente sul rendimento del lavoratore con deficit motivazionali e risultati non ottimali. Tra i motivi più comuni di insoddisfazione spicca l’arredamento, spesso trascurato. Si deve inoltre tenere presente che il 30 per cento dei posti lavoro non è conforme nemmeno ai requisiti minimi previsti dall’Unione Europea». L’ergonomia crea valore aggiunto secondo Alberto Draghi, amministratore di Officenter, azienda con trent’anni di esperienza nel settore della progettazione e realizzazione di ambienti lavorativi e allestimento uffici. Tra gli elementi che entrano in gioco nel trasmettere una sensazione di be-

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nessere e comfort nell’area di lavoro l’arredamento è al primo posto e i dipendenti sono sicuramente il fattore più importante. «Le aziende che realizzano posti di lavoro ergonomici – sottolinea Draghi –, guadagnano a lungo termine collaboratori più produttivi, motivati e competenti. All’interno del panorama lavorativo non dovrebbero mancare sedute

confortevoli che possano adattarsi ad ogni corretta postura, arredo ergonomico e dinamico, che risponda a tutte le attività sedute e in piedi, attualmente svolte in un moderno ambiente di lavoro, cura dello spazio al fine di ottimizzare la vivibilità, colori e materiali che trasmettano emotivamente benessere. Poi la qualità della temperatura e dell’aria. Un efficiente im-


Alberto Draghi

Nelle immagini, alcune realizzazioni di uffici progettati dalla Officenter di Gallarate (VA) www.officenter.it

pianto di climatizzazione oltre a garantire equilibrio tra temperatura e umidità deve essere dotato di una buona circolazione e ricambio dell’aria. Questo comporta una ridefinizione di quelli che sono gli standard minimi ai quali le aziende devono attenersi, evitando danni alla produttività grazie alla prevenzione e alla tutela della salute». Anche per quanto riguarda l’illuminazione vengono fatti studi e rilevamenti specifici, diversi per ogni ambiente e situazione. È necessario creare le condizioni per rendere un ambiente oltre che confortevole sano. «Naturalmente – continua – anche la qualità dell’illuminazione può contribuire a questo scopo. Con un accurato studio illuminotecnico si possono calibrare e ottenere le condizioni ideali per ogni attività svolta nell’ambiente di lavoro. La luce interna e la gestione di quella esterna sono fondamentali, specialmente per chi lavora al computer, e poterne gestire l’intesità è un upgrade fondamentale. Oltre alla funzione, un buon design dei corpi illuminanti può dare positive emozioni. Per ultimo, ma non meno importante, la ge-

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Secondo studi effettuati nel Nord Europa uno spazio non confortevole può comportare la perdita fino al 25 per cento della produttività del lavoro intellettuale

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stione del rumore. Negli uffici moderni tutti open space, cartongesso e pareti in cristallo è necessario gestire il rumore e l’eco della sovrapposizione delle voci, delle stampanti, dei plotter, degli impianti di climatizzazione, con interventi appropriati. Insonorizzare un ambiente o assorbirne il rumore, riducendolo a un fastidio insignificante con materiali fonoassorbenti, porta grossi miglioramenti alle performance lavorative. Secondo studi effettuati nel Nord Europa uno spazio non confortevole può comportare la perdita fino al 25 per cento della produttività del lavoro intellettuale. Una temperatura e una disagevole qualità dell’aria hanno fatto registrare perdite di produttività sino al 30 per cento per malattie e rifiuto al-

l’ambiente. Un buon design per la luce artificiale e un’adeguata luce solare assicurano invece aumenti di produttività tra il 3 per cento e il 20 per cento». Infatti, sono stati registrati miglioramenti nelle performance lavorative sino al 30 per cento in ambienti con una migliore insonorizzazione. «Un ambiente lavorativo con una buona ergonomia, un’estetica attraente, ben illuminato e climatizzato, poco rumoroso stimola tutti i nostri sensi emotivi. Da un insieme di competizione, collaborazione, divertimento, successo e appagamento si ricavano le motivazioni per impiegare le proprie capacità ed energie nell’interesse dell’azienda. Gli sforzi della nostra ricerca e attività sono indirizzati a garantire queste condizioni». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 243


FARMACI

Il farmaco è un doppio investimento L’industria farmaceutica è un settore vitale per l’economia del Paese e non solo un costo. Il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, sottolinea l’importanza degli investimenti in innovazione e invita a creare le condizioni ideali per lo sviluppo del settore, partendo da un quadro normativo stabile Renata Gualtieri

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a maggior parte degli over 65, secondo numerose ricerche, si dichiara in buona salute e dal 1951 ogni 4 mesi di vita ne abbiamo guadagnato uno. Questi risultati sono dovuti per il 40 per cento alla ricerca, che ci consente di vivere di più e meglio. «L’industria farmaceutica – ricorda il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi – è leader in Italia per gli investimenti in ricerca e sviluppo e oltre il 90 per cento della ricerca è sostenuta dalle imprese private». Quali sono i tempi di accesso all’innovazione e ai farmaci innovativi in Italia e quanto sono differenti rispetto a quelli di altri Paesi? «Quando un farmaco viene approvato dall’Ema, l’ente centrale europeo, è immediatamente disponibile. Ma se ciò avviene nella gran parte dei Paesi europei, in Italia la situazione è diversa perché sono necessari altri 12-15 mesi per l’autorizzazione nazionale dopo quella internazionale. Fino a qualche tempo fa, dopo l’approvazione da parte dell’Aifa, l’autorizzazione al commercio veniva pubblicata in Gazzetta e si poteva avviare la commercializzazione del prodotto. Oggi sono necessari altri 12 mesi circa per l’inserimento nei prontuari regionali, condizione che rende il prodotto subito a disposizione del paziente, se invece il farmaco è di tipo ospedaliero sono necessari altri due mesi prima dell’effettivo uso». Qualche tempo fa ha commentato la proposta del senatore del Partito democratico Ignazio Marino di promuovere l’uso dei generici per promuovere l’innovazione dicendo

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che «è giusto favorire l’innovazione, vitale per il settore farmaceutico, ma bisogna evitare di creare un mercato protetto per i generici». Quali i motivi per cui si è espresso così? In che modo andrebbe favorita l’innovazione e quante sono oggi le risorse destinate a questo scopo? «Sono assolutamente d’accordo con il senatore Marino e anzi lo ringrazio per essersi espresso così nei confronti dell’innovazione. Per sviluppare un farmaco ogni industria deve investire un miliardo e 300 milioni di euro e ci vogliono circa 10 anni per arrivare a commercializzare il prodotto. In Italia bisognerebbe almeno rendere disponibili i farmaci per il paziente in tempi brevi o comunque contemporaneamente agli altri pazienti europei e non due anni dopo. Si è sempre sostenuto la necessità di reinvestire in innovazione le risorse liberate dalle scadenze brevettuali, ma in realtà solo dal 2010-2011 dei 450 milioni risparmiati dalle scadenze brevettuali 150 sono stati destinati all’innovazione, gli altri 300 sono andati a finanziare altre voci di spesa; di quei 150 ne sono stati utilizzati effettivamente solo 50 in due anni. Mi sono espresso così sui generici perché all’interno dei farmaci a brevetto scaduto ci sono quelli “branded” e quelli generici e non si deve favorire un’industria piuttosto che un’altra, ma ci deve essere una sana competizione e chi è più capace raggiunge i risultati migliori. Per lo Stato ciò che conta è che si utilizzino i farmaci a brevetto scaduto perché sono quelli che determinano il risparmio». La Lombardia è un’area strategica per l’industria farmaceutica e biotech in Italia e oc-


Massimo Scaccabarozzi

Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, associazione aderente a Confindustria che conta circa 200 imprese del farmaco associate

cupa una posizione tra le prime 3 grandi regioni farmaceutiche in Europa. Quali le ragioni di questo primato? «La Lombardia è anche la prima regione farmaceutica in Italia con 31mila addetti farmaceutici, di cui 2.850 dedicati alla ricerca e lo sviluppo, 33 centri di ricerca e sviluppo e con oltre 90 imprese red biotech e oltre 16mila addetti nell’indotto. Milano, inoltre, è la prima provincia farmaceutica in Italia per addetti ed esportazioni e rappresenta il 16 per cento dell’export totale. L’Italia come industria del farmaco esporta il 61 per cento di quello che produce, quindi offre un contributo importante all’economia del Paese in termini di Pil. Ma in Lombardia si distinguono anche altre province perché ci sono importanti imprese farmaceutiche anche a Varese, Monza, Pavia, Sondrio e Como che figura tra le prime 20 province per l’export farmaceutico. La Lombardia rappresenta un modello d’integrazione tra ricerca pubblica e privata».

Quali sono le priorità su cui il nuovo governo dovrà lavorare se non vuole perdere un’industria di valore come quella farmaceutica? «I vari governi che si sono succeduti hanno sempre guardato al farmaco come a un costo, non considerando che invece è un investimento sulla salute dei cittadini e sull’economia del Paese. Oggi tutta la spesa farmaceutica ricavo industria costa allo Stato 12 miliardi e le imprese del farmaco ne rendono 25. Quello che abbiamo sempre chiesto, e proporremo anche al nuovo governo, è di fare con noi un patto che garantisca stabilità del quadro normativo con regole chiare, perché fare piani industriali è impossibile se lo scenario cambia ogni tre mesi; migliorare l’accesso ai nuovi farmaci, perché ciò significa portare al Paese innovazione e quindi dare tempi di accesso uguali a quelli degli altri Paesi europei; riconoscere la proprietà intellettuale perché senza di questa non ci possono essere innovazione e investimenti. Questi sono i tre punti su cui è importante focalizzarsi per riuscire a mantenere o accrescere gli investimenti in Italia». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 255


FARMACI

Il rilancio delle farmacie «Il servizio farmaceutico è da considerare come un valore da salvaguardare e potenziare». Annarosa Racca, presidente di Federfarma, traccia un quadro del settore e invita a pensare alle reali esigenze dei cittadini, per i quali la tutela della salute è una priorità Renata Gualtieri

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A destra, Annarosa Racca, presidente di Federfarma

ontinua per il sesto anno consecutivo il calo della spesa farmaceutica convenzionata netta del sistema sanitario nazionale, che nel 2012 registra -9,1 per cento rispetto al 2011. Lo stesso non avviene per altre voci di spesa del comparto sanitario, alle quali invece bisognerebbe applicare lo stesso rigore. Il 2012 è stato un anno difficile, in cui una serie di provvedimenti ha penalizzato la farmacia territoriale favorendo la spesa farmaceutica ospedaliera, soggetta a minori controlli. «Con il nuovo Parlamento e con il nuovo governo – commenta Annarosa Racca, presidente di Federfarma – dobbiamo intraprendere un dialogo costruttivo e fare in modo che i prossimi provvedimenti vengano concertati con la categoria, valorizzino la farmacia come presidio fortemente integrato nel Ssn. La farmacia, infatti, può contribuire al risanamento del sistema sanitario puntando sulla professionalità e sui nuovi servizi che agevolano il processo di deospedalizzazione dell’assistenza territoriale». A cosa è dovuta principalmente la riduzione della spesa media convenzionata? «La riduzione è dovuta alla diminuzione del valore medio delle ricette del 9,3 per cento. Questo fenomeno, a sua volta, è legato a vari fattori: i ripetuti tagli dei prezzi dei medicinali, le trattenute poste a carico delle farmacie, il progressivo aumento del numero di medicinali equivalenti e la distribuzione diretta o per conto di medicinali acquistati dalle Asl. A questo si aggiungono i ticket pagati dai cittadini».

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Come contribuiscono le farmacie e come invece i cittadini al contenimento della spesa? «Le farmacie concorrono a limitare la spesa in diversi modi. Ad esempio promuovendo la diffusione dei farmaci equivalenti, meno costosi delle corrispondenti specialità di marca, e fornendo gratuitamente tutti i dati delle ricette Ssn: questo fa della spesa farmaceutica che passa attraverso le farmacie una delle poche voci di spesa pubblica, se non l’unica, assolutamente trasparente perché puntualmente monitorata in tutti i passaggi della filiera. Ci sono poi le misure di contenimento a carico delle farmacie previste dalla legge, come lo sconto in favore del Ssn per fasce di prezzo, la quota dello 0,64 per cento di cosiddetto pay-back, la trattenuta dell’1,82 per cento sulla spesa farmaceutica aumentata, da luglio 2012, al 2,25 per cento. Complessivamente, nel 2012, il contributo delle farmacie al con-


Annarosa Racca

tenimento della spesa è stato di circa 800 milioni di euro. In misura pressoché uguale hanno contribuito i cittadini con il pagamento del ticket, al quale va aggiunta la differenza di prezzo corrisposta quando si preferisce acquistare il farmaco di marca più caro, anziché l’equivalente meno costoso e interamente rimborsato dal Ssn». Quanto è critica la situazione economica delle farmacie e quali le regioni dove si riscontrano le maggiori difficoltà e più ritardi nei pagamenti? «La situazione economica è certamente difficile, confermata dalla notizia del fallimento di alcune farmacie. La situazione è ancor più difficile in regioni come Campania, Calabria, Lazio e Piemonte nelle quali le Asl rimborsano con forte ritardo le somme anticipate dalle farmacie per l’erogazione dei farmaci in regime di Ssn».

Le carenze nel circuito distributivo delle farmacie tornano a farsi sentire e Federfarma ha chiesto un incontro con l’Aifa. Perché si registrano queste difficoltà nell’approvvigionamento e quali le possibili soluzioni? «Negli ultimi mesi sono aumentate le segnalazioni, da parte delle farmacie, riguardanti la consegna di quantitativi estremamente limitati di alcuni farmaci di fascia A sia dai distributori intermedi, sia dalle aziende farmaceutiche. Questo crea difficoltà ai cittadini, costretti a tornare più volte in farmacia prima di poter ottenere il farmaco prescritto. Federfarma ha aperto il confronto con le aziende farmaceutiche e la distribuzione intermedia e si è rivolta all’Aifa per sollecitare un confronto sulla questione, che non interessa solo l’Italia ma ha rilevanza europea: il problema dell’approvvigionamento dei farmaci è stato infatti uno dei più importanti argomenti discussi nel corso LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 257


Foto: Lara Mariani

FARMACI

La situazione economica è certamente difficile ed è confermata dalla notizia del fallimento di alcune farmacie

dell’Assemblea dei farmacisti europei che, a novembre 2012, ha approvato all’unanimità una dichiarazione comune sull’argomento per analizzarne le cause e individuare possibili soluzioni. Tra le best practice è stata segnalata l’esperienza italiana, basata sullo scambio di informazioni all’interno della filiera su tutti i farmaci oggetto di carenze di approvvigionamento. Va poi ricordato che, nel caso di irreperibilità di un medicinale, la legge obbliga il produttore a fornire entro 48 ore, su richiesta della farmacia, il medicinale non disponibile nella rete di distribuzione regionale». Quali le proposte che Federfarma presenterà al nuovo governo per un riassetto del sistema? «Federfarma assicura la piena disponibilità delle farmacie al confronto e chiede di pensare alle reali esigenze dei cittadini, per i quali la tutela della salute è sicuramente una priorità. Per questo chiediamo anzitutto di considerare il servizio farmaceutico un valore da salva258 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

guardare e potenziare. Grazie alle regole vigenti, la rete delle farmacie, attraverso la sua efficienza, la professionalità degli operatori e la presenza radicata sul territorio è un importante punto di riferimento per i cittadini. Federfarma sta predisponendo gli strumenti operativi per consentire alle farmacie di affrontare il nuovo e difficile contesto economico, normativo e sociale in cui devono operare. Perciò abbiamo commissionato degli studi sulla situazione attuale, tesi a valutare la compatibilità economica dei nuovi servizi e i vantaggi economici e organizzativi della distribuzione per conto effettuata dalle farmacie rispetto alla distribuzione diretta da parte delle strutture pubbliche. Dobbiamo arrivare ad una nuova remunerazione della farmacia favorendo la distribuzione in farmacia dei medicinali ad alto costo. Alla politica dobbiamo far capire che è il momento di ripartire, puntando al rilancio della farmacia sulla base di strumenti concreti di lavoro».



FARMACI

Presente e futuro della ricerca L’Italia ha bisogno d’innovazione per uscire dal declino e dalla crisi che sta attraversando. Ma perché ciò avvenga va riconosciuta alla ricerca un ruolo fondamentale nelle politiche di sviluppo, rilancio e competitività del Paese Renata Gualtieri

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stato pubblicato il primo Rapporto sul benessere dell’Italia, misurato dal nuovo indicatore Bes, benessere equo e sostenibile, realizzato dall’Istat e dal Cnel con l’obiettivo di monitorare lo stato di salute del Paese. Il Bes comprende 134 indicatori che descrivono 12 ambiti: salute, istruzione, lavoro e tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale ambiente, qualità dei servizi, ricerca e innovazione. Proprio in quest’ultimo ambito, il rapporto mostra l’Italia notevolmente indietro rispetto ai Paesi europei più avanzati in termini di ricerca e brevetti, ma fa meglio quanto alla propensione all’innovazione delle imprese. Il rapporto tra spesa per R&S e Pil è fermo a 1,3 per cento a fronte di una media europea del 2 per cento e un obiettivo del 3 per cento. Più della metà della spesa è sostenuta dalle imprese, ma l’obiettivo europeo che prevede un significativo impegno dei privati nella ricerca, è ancora distante. Anche il numero di brevetti è basso: 73,3 per milione di abitanti, rispetto a una media europea di 108,6. I settori ad alta tecnologia coinvolgono il 3,3 per cento degli occupati contro il 3,8 per cento in Europa, e i cosiddetti “lavoratori della conoscenza”, cioè laureati o occupati in settori tecnico-scientifici, rappresentano solo il 13,3 per cento degli occupati, contro il 18,8 per cento della media europea. IL FUTURO DEL SETTORE Il titolo del decalogo presentato prima delle elezioni politiche ai candidati alla guida del Paese ri-

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suonava come un grido di allarme: «Diamo un futuro alla ricerca scientifica italiana». Lo ha elaborato il Gruppo 2003, formato da una cinquantina di scienziati che compaiono negli elenchi compilati dall’Institute for scientific information di Philadelphia. I 50 luminari si sono così mossi dopo aver notato l’assenza di questo tema dalla campagna elettorale. La ricerca scientifica italiana, secondo il Gruppo 2003, ha bisogno di un futuro migliore, fatto di investimenti strategici, di programmazione, di trasparenza e di incentivi al merito. Si assiste, infatti, da troppo tempo a «una generale mancanza di interesse culturale e politico nei confronti della ricerca» che ci distanzia sempre più da Paesi come la Germania, la Francia e gli Stati Uniti. «Che la situazione richieda inter-


Lo stato della ricerca

In Italia mancano le istituzioni, ce ne sono alcune, ma poche. E negli atenei c’è il problema del merito

venti rapidi – ha commentato Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri e tra i firmatari del documento – è sotto gli occhi di tutti e la ricerca è quasi del tutto abbandonata pur avendo buoni ricercatori e centri di qualità. Ci devono dire cosa dobbiamo fare: vogliamo lasciare il campo libero ai concorrenti stranieri o diamo un impulso per rinascere?». Il direttore dell’Istituto Mario Negri in occasione della scomparsa di Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina e senatore a vita, ha ricordato che l’insegnamento della scienziata da ricordare è l’amore e l’interesse per gli altri. «È un’eredità di particolare attualità e che rimane vivo come monito ai nostri politici ed è interessante specie per i giovani che iniziavano la ricerca, perché hanno bisogno di aiuto, di sostegno e non siano costretti a espatriare per trovare delle soluzioni». La perdita di talenti, come ha sottolineato Silvio Garattini di recente, costa al Paese un prezzo altissimo. Bisogna essere «appetibili» per la ricerca, mentre in Italia «mancano le istituzioni con l’organizzazione, la struttura e i fondi necessari. Ce ne sono alcune, ma poche. E negli atenei c’è il problema del merito, che non è mai stato il criterio di scelta».

solo 2012 ha approvato 37 farmaci, la maggior parte innovativi: non succedeva dal 1997. C’è un aumento del 40 per cento rispetto agli ultimi due anni, con l’approvazione tra l’altro della prima terapia genica». Si è espresso così il direttore generale dell’Aifa, Luca Pani, durante un convegno nel quale si affrontava il tema dei rapporti con l’industria farmaceutica americana che opera in Italia e ha rassicurato i partecipanti dicendo che «la fase peggiore della crisi dell’industria farmaceutica mondiale è alle nostre spalle». Il direttore dell’Agenzia italiana del farmaco ha fatto notare che a breve arriveranno anche da noi i 27 farmaci innovativi già stati approvati dalla Fda. La differenza tra il sistema americano e quello europeo, come ha spiegato il direttore generale Aifa, è che negli Stati Uniti approvano più rapidamente ma sono anche molto rapidi nel ritirare i farmaci in caso si verificassero problemi, noi europei siamo più lenti nel ritirarli ma siamo più lenti e scrupolosi anche nel concedere le approvazioni. «Gli studi clinici stanno andando verso i paesi emergenti ma negli ultimi mesi c’è stato un netto miglioramento, grazie alla legge sui comitati etici, che vengono ristrutturati, e al fatto che l’Aifa è diventata l’unica autorità competente; siamo entrati RICERCA FARMACEUTICA nei sistemi informatici europei e quindi stiamo «Non si sono mai visti questi numeri: la Fda nel armonizzando tutte le procedure». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 261


FARMACI

Tiene il settore dei farmaci veterinari Le conseguenze e i cambiamenti determinati nel mercato farmaceutico dalla diffusione dei generici. Dennis Ceribelli conferma i dati sull’andamento 2012 del settore, dal quale il segmento dedicato al mondo animale si è distinto Manlio Teodoro

l settore farmaceutico nel suo complesso a novembre 2012 ha registrato un calo di fatturato del 4,2 per cento su base annua (fonte: New Line). A fronte del decremento, tuttavia, il settore dedicato ai pazienti a quattro zampe è riuscito a distinguersi. Secondo l’esperienza di Dennis Ceribelli, titolare della Pharm Tech Group, società specializzata nella distribuzione all’ingrosso e al dettaglio di farmaci e attrezzature veterinarie per animali d’affezione e da reddito – come bovini, suini, ovini, caprini, avicoli, cunicolo, pesci –: «Dal 2010 a oggi, il mercato farmaceutico è stato oggetto di

I Pharm Tech Group ha sede a Liscate (MI) www.pharmtech.it

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Dennis Ceribelli

profondi cambiamenti. L’arrivo dei prodotti generici ha messo a dura prova il settore nel suo complesso e in particolare il settore veterinario. Se è certamente vero che questi prodotti hanno portato valide alternative per i consumatori, contestualmente e progressivamente hanno creato una notevole riduzione del volume di affari del mercato globale. Ciononostante il segmento veterinario si conferma nel settore come un mercato di primaria importanza e mantiene comunque un ruolo importante nell’economia del nostro paese». L’area geografica in cui opera la società è, oltre al mercato nazionale, quella europea. «Nel 2012 abbiamo chiuso il bilancio con risultati discreti grazie alla nostra attività di distributori in diversi paesi nel mondo. Per far questo, negli ultimi anni, abbiamo investito nello sviluppo e nella formazione della rete commerciale estera, che si è rivelata un’arma vincente e che oggi ci permette di distinguerci da tutti i nostri competitor. Inoltre, grazie alla capacità del nostro management di avviare la costituzione di diverse aree di business, oggi siamo presenti sul mercato non più solo come distributori, bensì anche come produttori di nuovi articoli farmaceutici. Ed è per questo motivo che attualmente destiniamo il 10 per cento del nostro fatturato globale all’attività di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, oltre che di nuovi mercati – attualmente stiamo lavorando per rendere concreta la produzione di nuovi farmaci in laboratori localizzati in paesi fuori dall’Unione Europea». Il gruppo, nel prossimo futuro, vuole infatti riuscire a ricoprire un ruolo di primo piano come produttore di prodotti farmaceutici destinati all’uso veterinario. All’origine della scelta di questo settore specifico del settore farmaceutico si colloca la passione degli attuali soci di Pharm Tech, che a metà degli anni Novanta, di fronte alle notevoli difficoltà nel reperire farmaci per la cura dei cavalli, decisero di rendere la loro soluzione una risorsa per

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Il segmento veterinario si conferma nel settore pharma un mercato di primaria importanza e mantiene un ruolo decisivo nell’economia del nostro paese

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il mercato, fondando così il nucleo di quello che sarebbe poi diventato Pharm Tech Group. «La nostra scelta – prosegue Dennis Ceribelli – si è rivelata vincente e negli anni ci ha convinto ad abbracciare nuovi settori, inserendo nel nostro catalogo anche gli alimenti medicali e gli integratori per animali da reddito. Il risultato è che in appena un ventennio siamo riusciti ad ampliare il nostro business ai farmaci per un numero di specie via via più ampio, a ricoprire una quota di mercato sempre maggiore e ad articolare il gruppo in tre grandi marchi: Pharm Tech (divisione farmaceutica), Bestia che roba (divisione alimentare) e Cia (Controllo Infestazioni Ambientali)». A questa articolazione si aggiunge anche la forza di un punto vendita. «Il valore aggiunto di quest’ultimo risiede nella reperibilità immediata di diete veterinarie, integratori e attrezzature altamente specializzate per soddisfare l’esigenza e i consigli dei veterinari già serviti con i farmaci». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 263


ODONTOIATRIA

Odontoiatria, l’avanguardia è già realtà Parla il dottor Michele Jacotti, titolare di brevetti che coniugano la chirurgia alle moderne tecniche computerizzate. La sua “tecnica 3d Blok” «aumenta la precisione degli interventi e diminuisce il disagio per i pazienti» Renato Ferretti

l progresso tecnologico, in campo medico, non solo apre a nuove soluzioni, ma permette applicazioni sempre più vicine alle esigenze dei pazienti. Riportando l’esperienza scientifica e professionale del dottor Michele Jacotti, odontoiatra di fama internazionale, si mostra un esempio d’innovazione nata dall’incontro tra la chirurgia e nuove opportunità tecniche. Jacotti, infatti, è titolare di due brevetti che lo impegnano in un’intensa attività di conferenze e convegni in giro per il mondo. Non a caso, a detta dello stesso Jacotti, la filosofia del suo studio è volta all’innovazione e alla tecnologia «dalle riabilitazioni complesse su impianti con rigenerazione dei tessuti alle ricostruzioni degli elementi dentari cariati o fratturati con metodiche Cad Cam computerizzate». In cosa consistono i due brevetti? «Il primo riguarda la chirurgia guidata, mentre il secondo è la “tecnica 3D Blok”, nata come modellazione degli innesti su dei prototipi anatomici. Quest’ultima, in particolare, è nata nel 2003 e permette oltre una precisione particolarmente elevata di evitare al paziente la gran parte dei disagi dovuti agli interventi d’implantologia. Nello specifico il processo comincia dalla Tac del paziente su supporto digitale che invio a delle aziende che si occupano di prototipi e che mi spediscono un prototipo dell’ana-

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Michele Jacotti

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La modellazione degli innesti avviene su una replica anatomica del paziente: un intervento di tre ore si trasforma in un’operazione di appena mezz’ora

Nella pagina accanto il dottor Michele Jacotti, titolare dello studio Jacotti con sede a Brescia. In alto il dottore durante un intervento www.jacotti.it

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tomia del paziente. Il suo osso ha bisogno di essere aumentato, lo sterilizzo e in sala operatoria modello a secco dei blocchi di osso sterile, liofilizzato, sulla sua anatomia. La modellazione degli innesti non avviene più quindi in bocca al paziente ma sulla sua replica anatomica: un intervento di tre ore si trasforma in un’operazione di appena mezz’ora». Questa sua invenzione è stata pubblicata su varie riviste scientifiche. «Occupa gran parte delle conferenze a cui partecipo. Da qualche anno, la tecnica ha subito un’evoluzione naturale. Non c’è più bisogno, infatti, di spedire dati digitali in aziende che fac-

ciano il prototipo, ma l’anatomia del paziente è lavorata su computer con dei programmi appositi, si immagini un photoshop tridimensionale, per intendersi. Io disegno l’osso nel punto in cui manca, il computer trova la superficie di contatto tra quello che sto disegnando e l’osso residuo, con estrema precisione. Quello che io ho così ricostruito viene trasformato in un file STL, cioè un file utilizzato dalle tecnologie Cad Cam. Il file viene inviato alla banca dei tessuti, che nel mio caso è austriaca, dove si trova anche l’osso liofilizzato: questo viene lavorato in un fresatore a controllo numerico. Ciò che risulta è l’osso nella forma di cui ho bisogno. Il pc mi agevola perché decide lui la superficie di contatto tra il mio innesto e l’osso residuo, il mio sforzo sta nel disegnare l’innesto. Quindi la parte lunga e fastidiosa, che era quella di modellare l’innesto davanti al paziente parzialmente anestetizzato, è del tutto eliminata. L’intervento è molto più pulito, con una precisione altrimenti impossibile. In definitiva la qualità del lavoro è certamente superiore». In che tipo di relazione si trova con l’azienda che ha sviluppato il software? «Io sono il referente scientifico che ha fornito le UU LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 265


ODONTOIATRIA

UU direttive per raggiungere il software finale.

Il dottor Jacotti mentre lavora con il software creato appositamente per la sua “tecnica 3d Blok”

Quindi si tratta di una piena collaborazione che ha permesso a entrambi di fare un decisivo passo in avanti nella propria attività». Quali ulteriori sviluppi può presagire per la sua tecnica? «Un’ulteriore evoluzione potrebbe consistere nell’inserire delle proteine morfogenetiche all’interno di questi innesti lavorati, proteine che stimolano la formazione di osso. In pratica finora gli innesti sono colonizzati dall’organismo del paziente, i vasi entrano dopo qualche giorno, e le cellule cominciano a riprodursi all’interno. Le proteine morfogenetiche stimolano la crescita più rapidamente. Al momento si è ancora in una fase sperimentale di quest’operazione, quindi l’osso così modificato ha dei costi colossali: non c’è ancora un controllo completo. A parte questo, possibili sviluppi sono in altre branche mediche, per esempio, ci sono già applicazioni dello stesso software per la chirurgia maxillofacciale, in grandi traumi, come per una calotta cranica, per esempio. Certamente potrebbe essere usata in procedimenti ortopedici».

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Riguardo alla struttura, in cosa si distingue il suo studio? «In particolare, la sala protesi è attrezzata per consentire la ceramizzazione delle protesi direttamente in studio, per garantire al paziente il massimo di estetica (con prove dirette su paziente) e risparmio di sedute operative. Con il sistema Cerec 3 (Computerized cERamic rEConstruction) in un’unica seduta sono preparate e cementate corone in ceramica integrale, evitando impronte e sedute successive. La gestione informatizzata dello studio migliora la gestione dei tempi di attesa garantendo la puntualità degli appuntamenti, al massimo di attesa di dieci minuti. Al momento sto aspettando la nuova struttura, che dovrebbe essere pronta per la fine dell’anno». Di cosa si tratta? «Di un istituto chirurgico che è nato da un’idea mia e del dottor Motta, medico chirurgo specializzato in chirurgia estetica. L’istituto avrà cinque piani, di cui uno dedicato allo studio del dottor Motta e uno al mio. Un altro piano sarà dedicato alle due sale operatorie più alcune camere di degenza per gli operati. Sarà una struttura autorizzata per la chirurgia e l’anestesia generale. Oggi si può registrare una certa sensibilità al tema, cioè ci sono molti pazienti che preferiscono l’anestesia totale. I motivi possono essere i più diversi, dalla fobia degli interventi, all’alto riflesso del vomito che sono più di quanti si immagini. In realtà non siamo in molti a fare interventi odontoiatrici in anestesia generale. Inoltre, sempre all’interno dell’istituto, troverà posto


Michele Jacotti

un polo didattico con un centro corsi per sessanta posti. Sarà l’occasione per mettere in condizione i colleghi dall’estero di venire qui. Il centro corsi sarà collegato direttamente alla sala operatoria, per cui si possono seguire le operazioni direttamente dal polo didattico». Qual è l’argomento che la occupa di più nella sua attività di conferenziere? «L’innesto di osso è un argomento che mi impegna molto e in secondo luogo c’è la chirurgia guidata». Si parla spesso di turismo dentale e di concorrenza al ribasso. Che opinione ha del fenomeno?

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Alla fine dell’anno sarà pronto l’istituto chirurgico nato da un’idea mia e del dottor Motta, che sorgerà nel centro di Brescia

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«La situazione economica nel settore non è rosea. Ma noi non risentiamo della crisi. Le difficoltà più grandi sono da imputare alla concorrenza fatta da centri di odontoiatria a basso costo che però colpiscono una fascia di pazienti meno abbienti: chi ha puntato negli anni sulla qualità non sente questa crisi. Chi ha scommesso sull’innovazione, in questo momento raccoglie i frutti degli investimenti fatti negli anni, magari per un ammontare di centinaia di migliaia di euro. Ora però la tecnologia e l’aggiornamento ripagano perché ci si ritrova un passo avanti agli altri». A proposito d’investimenti, oltre all’istituto chirurgico previsto, che programmi avete per il prossimo futuro? «I prossimi investimenti prevedono l’installazione di un apparecchio per Tac, all’interno della struttura futura. Quindi il paziente non dovrà più andare in ospedale per effettuare l’esame ma potrà farlo direttamente presso la nostra sede. A questo scopo abbiamo stipulato una convenzione con un radiologo molto quotato nel campo odontoiatrico: un altro importantissimo investimento, infatti, è sui professionisti». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 267




TRA PARENTESI Giuseppe Caruso, direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata

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BENI CONFISCATI, NOVITÀ E PUNTI CRITICI 270 • DOSSIER • LOMBARDIA 2013

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ome è stata modificata la normativa sulla destinazione e amministrazione dei beni confiscati e sequestrati? Lo spiega Giuseppe Caruso, direttore dell’Anbsc. Quali sono, a grandi linee, le principali novità introdotte? «La legge 228/2012 ha recepito, almeno in parte, le proposte emendative degli operatori di settore relative agli aspetti processuali e a quelli amministrativi di competenza dell’agenzia. Tra le principali novità si può annoverare l’estensione delle competenze dell’Anbsc: la legge di stabilità ha colmato la grave lacuna legislativa che, nell’ambito dei procedimenti penali, limitava le competenze dell’agenzia ad alcune fattispecie di reato escludendone delle altre di particolare allarme sociale. Con la modifica della normativa, invece, l’agenzia può amministrare e destinare i beni confiscati per reati quali usura, estorsione, oltre che per tutti quei reati contro la Pa, annoverati nell’articolo 12 sexies della legge 356/92».

È stato modificato anche l’articolo 48 in tema di destinazione dei beni. «Sì, è stata recepita la proposta dell’agenzia tesa a estendere la platea dei possibili destinatari dei beni mobili, anche registrati, in favore degli enti territoriali e delle associazioni di volontariato che operano nel sociale. I lavori parlamentari, invece, hanno espunto dall’emendamento governativo la proposta di modifica legislativa, più volte e in più occasioni richiesta e sollecitata da questa agenzia, finalizzata all’alienazione, seppur in via residuale, dei beni immobili confiscati ai privati. Tale modifica avrebbe consentito, tra l’altro, di risolvere tutti quei casi, come la confisca in quota indivisa, dove il bene è di fatto indestinabile allo Stato o agli enti territoriali». Per quanto riguarda la disciplina fiscale e la sanatoria dei beni immobili? «Recependo l’istanza avanzata dall’agenzia, la legge di stabilità è opportunamente intervenuta sul regime fiscale da applicare ai beni immobili sequestrati e confiscati,


stabilendo che durante la vigenza dei provvedimenti di sequestro e confisca - e comunque fino alla assegnazione o destinazione - i beni sono esenti da imposte, tasse e tributi. È stata anche introdotta la possibilità per l’agenzia, qualora sussista un interesse di natura generale, di richiedere - senza oneri - i provvedimenti di sanatoria, consentiti dalle vigenti disposizioni di legge, delle opere realizzate sui beni immobili definitivamente confiscati». È stata, inoltre, introdotta la procedura per la trattazione dei gravami ipotecari. «È una procedura amministrativogiurisdizionale finalizzata alla risoluzione dei gravami ipotecari sui beni confiscati per i quali non si applica la disciplina per la tutela dei terzi prevista nel codice antimafia. In tale procedura l’Anbsc interviene con taluni adempimenti all'inizio e al termine. È, inoltre, previsto l'intervento del giudice che ha disposto la confisca, per verificare la sussistenza del credito e accertare la buona fede del creditore ipotecario o pignoratizio».

Come questi cambiamenti dovrebbero intervenire? «Tutte le modifiche introdotte consentiranno a vario titolo di semplificare o accelerare il processo di gestione e destinazione dei beni confiscati. Sicuramente significativa è la nuova procedura per la liberazione dei beni da iscrizioni e trascrizioni pregiudizievoli, in quanto consentirà di accelerare la trattazione dei gravami ipotecari e quindi di ridurre i tempi per destinare i beni immobili già gravati da ipoteche o comunque sottoposti a procedure esecutive immobiliari. L’agenzia sarà, tuttavia, tenuta a reperire le provviste per soddisfare i creditori ipotecari in buona fede, avviando una complessa fase di alienazione che rinvia alla disciplina dettata dal codice antimafia per la vendita dei beni immobili che, come noto, consente di vendere i beni soltanto a particolari soggetti ossia agli enti pubblici, alle fondazioni bancarie e alle associazioni di categoria». Questo cosa comporta? «Il rischio concreto è che l’Anbsc si troverà di fronte una schiera di creditori di buona fede ai quali, attesa l’impossibilità di reperire le provviste ne-

cessarie, non potrà corrispondere il dovuto. Appare evidente, pertanto, la necessità di apportare anche qui una modifica legislativa che, come sopra evidenziato, consenta di vendere i beni immobili anche ai privati. Sul punto occorre precisare che l’agenzia aveva proposto di estendere ai beni attualmente gestiti (ai quali si applica la nuova procedura prevista dalla legge di stabilità), la disciplina per la tutela dei terzi prevista dal codice antimafia. In tal modo, l’autorità giudiziaria avrebbe curato sia la fase di accertamento della buona fede che quella dell’alienazione, evitando così di appesantire l’operato dell’agenzia». Quali restano le principali problematiche da affrontare nel caso dei beni aziendali? «Per quanto riguarda i beni aziendali, già con il sequestro, possono riscontrarsi le seguenti tre criticità: la revoca dei fidi bancari; l’azzeramento delle commesse; l’innalzamento dei costi di gestione in quanto l’azienda sconta il c.d. “costo della legalità” derivante dalla regolare fatturazione delle commesse e dalla regolarizzazione dei rapporti di lavoro». LOMBARDIA 2013 • DOSSIER • 271


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