SOMMARIO
Focus Germania
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EDITORIALE .................................................................... 9 Leonardo Simonelli Santi, Giulio Dal Magro, Guido Carella, Gabriele Fava IN COPERTINA .............................................................. 16 Paolo Maria Rossin COMPETITIVITÀ ............................................................ 22 Luigi Nicolais, Carlo Tricoli STRATEGIE .................................................................... 28 Riccardo Monti, Claudio Bozzo, Giovanni Castellaneta, Michl Ebner MADE IN TALY ............................................................ 40 Gisberto Carlo Sassi, Antonio Posillico, Danila Vigna, Clara e Roberto Fantoccoli, Adolfo Rotta, Mario Ferrara, Luciano Bagnobianchi e Claudio Sagripanti, Giorgio Venturi, Mario Cardia CONSULENZA .............................................................. 58 Riccardo Caliari GERMANIA .................................................................. 60 Outlook economico, Elio Menzione, Erwin Rauhe, Emanuele Gatti, Fabio Casciotti, Il sistema fieristico
MESSICO ...................................................................... 76 Outlook economico, Alberto Busacca, Alberico Peyron GIAPPONE .................................................................... 84 Outlook economico, Domenico Giorgi, Gianluca Testa, Ariano Villa EMIRATI ARABI UNITI ................................................ 94 Outlook economico, Ferdinando Fiore, Andrea Bonalumi EXPORT ........................................................................ 102 Claudio Venturini, Antonio Gianinetto, Lorenzo Chiorino, Piero Bonicelli e Ferdinando Abate
Dubai INDEX
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↑ Giovanni Castellaneta, presidente del Gruppo Sace
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VALORE EXPORT
MARZO 2014
BUSINESS TRAVEL ...................................................... 112 Davide e Marco Andreetti DESIGN ........................................................................ 114 Giulio Cappellini, Mario Bellini, Luisa Bocchietto, Giovanni Anzani, Roberto Snaidero, Eliana Dellatte, Michele Paulangelo, Rosa Zaffuto, Massimiliano Ciccalotti MATERIALI .................................................................. 136 Campedelli, Luca Todeschini, Michele Lovicario, Massimo Godi, Davide Muzzolon, Silvano Sassi FOCUS LOMBARDIA .................................................. 154 Outlook economico, Francesco Bettoni, Alberto Ribolla, Roberto Maroni
Outlook Giappone
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TECNOLOGIE .............................................................. 166 Matteo Frizzoni, Vito Longo, Piero Nichetti, Fabio Mariani, Giulio Maria Giana, Mauro Vitulano, Angelo Ventrella, Gianluca Pagotto e Gianni Marton, Giuseppe Pace, Rolando Zanon, Lorenzo Lombardi, Domenico Paulicelli
QUALITÀ ITALIANA .................................................. 206 Giuseppe Liberatore, Luigi Bordoni
MODELLI D’IMPRESA .............................................. 190 Veronica Finetto e Alessandro Piazza, Cesare De Palma, Carlo Bigi, Umberto Petitto, Marco Giorgio Spini, Luigi Ruggiero, Pierfrancesco Morganti, Fabrizio D’Ambrosio
FIERE NEL MONDO ...................................................... 218
PRODOTTI ALIMENTARI ............................................ 210 Maurizio Martena, Alberto Caputo, Caterina Fiume, Giuseppe, Umberto e Maurizio Parisi
↑ Mario Bellini, architetto e designer
Design VALORE EXPORT
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EDITORIALE LEONARDO SIMONELLI SANTI, PRESIDENTE ASSOCAMERESTERO
Mercati esteri, scommessa vincente www.assocamerestero.it
l 2014 si è aperto con un forte spirito di rinnova- dinamiche è il presupposto fondamentale affinché le
I
mento e di costruzione da parte della rete delle 81
imprese possano affrontare l’internazionalizzazione,
Camere di commercio italiane all’estero, stimolato
non solo come scelta tattica per arginare gli effetti di un
anche da un contesto - nazionale e internazionale mercato interno stagnante, ma come approccio strate- in costante mutamento. Le imprese italiane sono
gico che le porti a strutturarsi per operare stabilmente
più che mai intenzionate a cogliere tutte le oppor- all’estero. Servono conoscenza e alleanze con contro-
tunità che derivano dal posizionamento in quelle aree del parti estere, istituzioni e decision maker che accrescono mondo in cui, puntando sulla qualità, si può non solo
la competitività delle aziende, inserendole in reti di
spuntare maggiori profitti, ma anche arricchirsi di espe- relazione - produttive e distributive - contribuendo al rienze e conoscenze in grado d’incidere sul processo successo di un’operazione d’internazionalizzazione. produttivo e sull’expertise aziendale.
Ogni anno le Camere di commercio estere investono
Per sostenere le imprese in questo percorso, le Camere di circa 50 milioni di euro nella realizzazione di oltre 2.000 commercio estere sono da sempre impegnate a garantire iniziative promozionali, l’80 per cento delle quali mira loro un supporto qualificato, attraverso azioni di promo- a favorire partnership tra imprese, attraverso l’organizzione ad alto valore aggiunto, fatto di multilateralità,
zazione di missioni imprenditoriali e incontri B2B e ad
affidabilità, dinamismo, efficienza, innovazione e net- assistere le imprese in tutte le fasi che la creazione di working. In sintesi, l’azione della rete di Assocamerestero
un business internazionale comporta.
si sovrappone perfettamente al cuore delle iniziative pro- Come Assocamerestero, il nostro impegno è volto a mozionali in favore del made in.
valorizzare in Italia - presso i principali stakeholder - il
Come associazioni d’imprenditori, muoviamo il mondo
contributo strategico di un network che opera su ben 55
delle imprese per le imprese, stimoliamo l’innovazione
mercati e realizza progetti e servizi tarati sulle reali
delle aziende valorizzando il collegamento con esperienze caratteristiche delle imprese, matchandole con le esie know-how dei territori esteri, perché senza innova- genze dei territori e individuando potenzialità di zione (di prodotto, delle modalità di presenza all’estero e inserimento. L’internazionalizzazione è una scomanche di promozione) non si può essere competitivi in
messa che le nostre aziende possono vincere e le
un’economia sempre più globale.
Camere italiane all’estero rappresentano il sistema che
La conoscenza dei mercati, dei loro codici e delle loro
può aiutarle a farlo. \\\\\
VALORE EXPORT
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EDITORIALE GIULIO DAL MAGRO, CHIEF ECONOMIST DI SACE
Rischi e vantaggi di chi fa impresa www.sace.it
l 2013 è stato un altro anno di crescita debole per
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potenziamento della manifattura. Per quanto il
l’economia mondiale sia rispetto al trend pre-crisi gigante regionale, il Sudafrica, debba affrontare una che ai valori registrati nell’ultimo triennio. Anche
serie di problemi strutturali, che attendono al varco il
la crescita nei Paesi emergenti è rallentata, in par- vincitore delle elezioni, vi sono una serie di paesi di ticolare nei Bric, alcuni dei quali colpiti da
frontiera da valutare con attenzione. Penso a Kenya,
tensioni valutarie e alle prese con difficili processi
Tanzania, Mozambico, Angola e Ghana. La situazione è molto diversa nel nord Africa: dall’inizio della pri-
di aggiustamento strutturale.
Quali, dunque, le indicazioni per le imprese che puntano mavera araba, Egitto, Libia e in parte anche la Tunisia sui mercati esteri? Proviamo a ricostruire la geografia continuano a essere caratterizzati da una forte instabidelle opportunità. Ne emerge un mondo sempre più mul- lità politica, con conseguenze anche sull’economia. tipolare, dove internazionalizzarsi significa spingersi Più positivo il quadro per i Paesi del Golfo, che godono oltre le destinazioni tradizionali, con l’adeguata “attrez- di un favorevole contesto economico, grazie anche zatura”:
credito
all’esportazione,
protezione
degli all’elevato prezzo del greggio di cui questi Paesi sono
investimenti, garanzie finanziarie, cauzioni, assicura- primari esportatori (la crescita del Pil nell’area, Iran zione del credito.
escluso, è stimata di poco inferiore al 4 per cento nel
L’Asia si conferma l’area con la dinamica di crescita più
2013). La ripresa dei negoziati tra Iran e Stati Uniti è la
sostenuta, per quanto il calo della domanda e il rallenta- grande incognita: un’apertura iraniana sul nucleare mento di India e Cina (che continua comunque a correre potrebbe portare a interessanti sviluppi politico-ecoa tassi superiori al 7 per cento) abbiano inciso sulla per- nomici per l’intera area. formance
complessiva.
Paesi
particolarmente
Offre opportunità, ma va osservata con cautela, l’Ame-
interessanti sono la Corea del Sud e le Filippine, sia per la rica Latina. Mentre il modello di crescita brasiliano capacità di agganciarsi alla crescita Usa che per i fonda- sembra in affanno, promette bene il Messico con il suo mentali macroeconomici positivi.
ambizioso programma di riforme nell’energia, nelle
L’Africa sub-sahariana continua a offrire grandi opportu- telecomunicazioni e nella finanza. Attenzione a Venenità, con un Pil stimato in crescita del 4,9 per cento nel zuela e Argentina, due paesi con potenzialità elevate 2013 e molti Paesi impegnati nella diversificazione della per l’export italiano ma contesti politici ed economici struttura economica, nello sviluppo del terziario e nel particolarmente difficili. \\\\\ VALORE EXPORT
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EDITORIALE GUIDO CARELLA PRESIDENTE MANAGERITALIA
I manager stranieri in Italia
S
ono sempre più numerosi i manager italiani che vanno all’estero, con successo. Ma è anche ora di osservare e analizzare quelli stranieri che scelgono di venire in Italia. Oggi si stima ce ne siano quasi 10mila. Molto spesso inviati scono che per sopravvivere e competere efficacemente dedagli headquarter delle multinazionali e, viste
vono cambiare. Si devono dare una gestione strutturata,
le sempre più frequenti acquisizioni estere, il fenomeno è facendo entrare bravi manager esterni e magari anche cain crescita. Ma stanno cominciando a verificarsi anche si- paci di portarli per la prima volta o più efficacemente sui tuazioni di manager stranieri che entrano in nostre mercati esteri. E, al di là dei differenti modelli di gestione aziende multinazionali e, ancora pochissimi, in aziende
e governance, queste situazioni possono dare l’occasione
nazionali che stanno affacciandosi all’estero.
di fare il manager con più soddisfazione di quanto avvenga
Il vantaggio per il nostro paese è chiaro: avere dirigenti con
ormai nelle multinazionali, dove gli spazi d’azione sono
esperienza internazionale, provenienti da culture, non
sempre più ristretti e condensati ai massimi vertici. In-
solo manageriali, differenti è un arricchimento e ci può
somma, si può anche piacevolmente riscoprire, avendo de-
aiutare a internazionalizzarci in tutti i sensi.
leghe e poteri ben definiti, come sia bello incidere davvero
Ma osservando il fenomeno dal punto di vista dei manager
sull’azienda e sul suo business. Spazi possono esserci
esteri, come stanno le cose, quali i vantaggi e quali gli anche nelle aziende di maggiori dimensioni che già sono svantaggi? Certo l’Italia non è un paese per manager, per-
all’estero ma che possono trovare in un manager di un
ché ce ne sono troppo pochi in un tessuto economico fatto
altro paese competenze ed esperienze non così comuni
di tantissime aziende familiari. Aziende che troviamo nella penisola. In una recente indagine sui manager itaanche all’estero, dove danno più spazio ai manager liani espatriati all’estero, il 45 per cento degli intervistati esterni. Da noi, invece, hanno troppo spesso solo l’impren- dice di conoscere manager stranieri che verrebbero volenditore e i suoi parenti nei posti di comando. Ma piano tieri in Italia: perché ci sono realtà aziendali interessanti e piano, anche spinti dalla crisi, questi imprenditori capi-
perché pensano di poter avere interessanti opportunità. Anche se su tutto prevale il fatto che considerano la penisola uno dei più bei paesi del mondo. Certo, in Italia c’è
L’INTERCULTURALITÀ È UN MUST CHE CI IMPONE L’ECONOMIA GLOBALE E UNO STRUMENTO DI CRESCITA VALORE EXPORT
prima di tutto bisogno di dare più spazio e opportunità ai tanti bravi manager che ci sono e che, oggi sempre più spesso, non trovano o non hanno incarichi adeguati. Proprio per questo molti nostri talenti vanno all’estero, ma dobbiamo aprirci anche a quelli stranieri. Anche qui abbiamo bisogno di fare un indispensabile scambio con l’estero, perché l’interculturalità è un must che ci impone l’economia globale e un valido strumento per far crescere l’Italia e gli italiani. Tutto sommato dobbiamo diventare un bel Paese anche per i manager. \\\\\ MARZO 2014
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EDITORIALE GABRIELE FAVA AVVOCATO DELLO STUDIO LEGALE FAVA E ASSOCIATI
Lavoro, serve una legislazione unitaria
A
ncora una volta si punta su una riforma organica del mercato del lavoro quale strumento per risolvere il problema della disoccupazione nel nostro Paese. Per quanto utili e importanti, tuttavia, le riforme non sono la panacea di tutti i mali.
L’economia e il mondo del lavoro, infatti, si evolvono formare il cuneo fiscale evitando fenomeni di “dumping” così velocemente che una riforma, una volta varata, ri-
tra i vari Paesi. Per ciò che riguarda la semplificazione
schia di essere ormai già “superata” e dover subire altri
normativa, fondamentale sarà l’adozione di un Testo
aggiustamenti.
Unico del Lavoro, ove saranno uniformate tutte le molte-
La strategia della piena occupazione, in un’ottica di fles- plici norme, regolamenti e decreti che costellano il nosibilità del mercato del lavoro, deve concentrarsi soprat- stro ordinamento. tutto sulla crescita dell’economia, sulla riduzione del Non meno importante, tuttavia, sarà la semplificazione costo del lavoro e sulla semplificazione normativa e am-
delle procedure amministrative, con eliminazione di
ministrativa. Solo così l’Italia potrà ripartire ed essere at-
tutti quei passaggi burocratici inutili che, oltre a compor-
trattiva nei confronti delle aziende straniere.
tare un dispendio di tempo, implicano elevati costi per le
La riduzione del cuneo fiscale (ossia il differenziale tra ciò aziende. Tale politica di semplificazione, inoltre, ritengo che il lavoratore percepisce al netto in busta paga e ciò che
debba essere estesa anche a livello europeo. L’Unione Euro-
il datore di lavoro paga in termini di tasse e contributi) è pea, infatti, dopo l’adozione della moneta unica, deve un passaggio più che importante se si vuole rendere l’Ita-
muoversi sempre di più in una direzione unitaria, dimen-
lia “più conveniente”. Non solo, questo passaggio dovrà
ticando gli individualismi, al fine di raggiungere il tra-
essere attuato anche a livello Europeo, allo scopo di uni- guardo della costruzione degli Stati Uniti d’Europa. Il primo passo per la realizzazione di questo obbiettivo è senza ombra di dubbio l’uniformità legislativa tra i vari Paesi dell'Unione. A tal fine il codice del lavoro europeo è
IL CODICE DEL LAVORO EUROPEO È PIÙ CHE MAI NECESSARIO PER RAGGIUNGERE L’UNITÀ TRA I PAESI VALORE EXPORT
più che mai necessario per raggiungere questo obiettivo: un solo testo per tutti, anziché direttive e regolamenti da recepire che non aiutano di certo le imprese (soprattutto extraeuropee) a investire in Europa e in particolare in Italia. Il nostro Paese, in conclusione, insieme all'Unione Europea, deve e può uscire dallo stato di crisi in cui versa da tempo se investirà, oltre che in ricerca e innovazione di prodotto, anche su una legislazione unica, semplice, facile da reperire e chiara nella sua interpretazione. Solo così l’Italia e l'Europa diventeranno attrattivi per investitori nazionali e stranieri. \\\\\ MARZO 2014
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IN COPERTINA PAOLO MARIA ROSSIN
LA SICUREZZA VESTE ITALIANO Un primato qualitativo che ha convinto il mondo. Quando un “outsider” delinea gli standard di mercato. Il caso della Indutex nelle parole di Paolo Maria Rossin l made in Italy conferma il suo status di eccellenza anche nei settori di nicchia. Oltre la moda, il cibo e il design. In Lombardia ha sede un’azienda che ha saputo dettare gli standard qualitativi, a livello globale, nella produzione di indumenti per la protezione da agenti chimici e batteriologici, sia in situazioni di emergenza, sia per gli operatori delle maggiori case farmaceutiche. Il caso della Indutex di Corbetta, in provincia di Milano, è esemplare. Per far capire il livello di questa impresa, guidata da Paolo Maria Rossin assieme al padre Mario Carlo, storico fondatore della stessa, sarà utile sapere che a questa si rivolse anche la Casa Bianca quando, dopo gli attentati dell’11 Settembre, il rischio di attacchi terroristici con armi chimiche si fece più alto. Ancora, nell’emergenza Sars, è stata l’azienda lombarda a collaborare con la Protezione Civile per fornire indumenti protettivi. E ha inviato i suoi capi a Oroville, in California, durante lo spaventoso in-
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VALORE EXPORT
cendio del 2012. «Il nostro obiettivo è rendere sicuro il lavoro degli altri» spiega Paolo Maria Rossin. In Europa, e in generale in Occidente, rappresentate un unicum. «In questo settore ce la giochiamo noi e gli asiatici. Ma con un incipit decisamente diverso. Come capita in altri ambiti, in Oriente puntano a consolidarsi abbassando i prezzi, mentre nel nostro caso a renderci vincente è la qualità. Posso dire a tutti gli effetti che in questo settore esiste un vero e proprio standard Indutex». Perché siete giunti alla scelta di non competere sul piano dei prezzi? «Perché nel nostro ambito non si richiede risparmio, ma sicurezza. Alla nostra committenza poco importa il prezzo, vogliono essere certi di acquistare un prodotto sicuro. Chi indossa i nostri capi viene a contatto con ambienti o elementi estremamente pericolosi, talvolta anche radioattivi. Gli asiatici provano da sempre a copiarci, reaMARZO 2014
Foto di Andrea Brintazzoli e Massimiliano Donati
↑ Paolo Maria Rossin, procuratore della Indutex Spa di Corbetta (MI)
www.indutexspa.com VALORE EXPORT
lizzando formule simili. Simili, ma non uguali. Il nostro prodotto di punta, il Puntiform, credo sia quello più imitato in assoluto nel settore. Del resto il mercato è libero». A proposito del vostro prodotto di punta, anche questo è totalmente italiano. «Sì, la materia prima costituente è fatta in Italia e il confezionamento avviene a Verona. Nel nostro piccolo abbiamo contribuito a realizzare un indotto, una vera e propria filiera italiana». Non tutte le lavorazioni, però, si realizzano all’interno dello stabilimento lombardo. «Qui a Corbetta avvengono la prototipazione, il testing e la realizzazione della linea di punta. Cosa fondamentale, qui in Lombardia avviene l’imbustamento dei capi destinati alle case farmaceutiche. Abbiamo, poi, altri due stabilimenti in Romania e Tunisia». Come mai la scelta è ricaduta su questi paesi? «La Romania, facendo parte dell’Unione europea, deve riMARZO 2014
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IN COPERTINA PAOLO MARIA ROSSIN
DALLA SARS ALL’ABRUZZO. SEMPRE IN PRIMA LINEA
U
na storia che ricorda quella di alcuni “pirati” della Silicon Valley. Mario Rossin ha iniziato la sua avventura in cantina. Producendo i
primi abiti dopo che un’importante casa farmaceutica, per cui lavorava, gli chiese di trovare un materiale idoneo a realizzare capi protettivi. Da lì, l’intuizione, cui seguirono anni di ricerca, sacrifici e investimenti. Il primo indumento monouso per protezione chimica nasce nel 1977. E oggi, Indutex è la numero uno nel suo settore. E collabora con forze dell’ordine e case farmaceutiche di mezzo mondo. Dalle emergenze sanitarie (Sars) alle bonifiche (la più nota quella del Seveso) è stata protagonista in molti scenari di emergenza. Sue anche alcune delle tute utilizzate per i territori contaminati a seguito del sisma in Abruzzo. In quel caso gli indumenti vennero donati dall’azienda di Corbetta alla Protezione Civile. AM
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VALORE EXPORT
spondere ai nostri stessi standard e seguire i medesimi iter realizzativi. La Tunisia, poi, ha sottoscritto l’accordo Euromed, che le impone di assimilare i suoi prodotti a quelli europei. Dunque il livello qualitativo è garantito. Inoltre per noi è fondamentale poter raggiungere i siti produttivi in poco tempo, al massimo in un paio d’ore d’aereo». Parlando del settore farmaceutico, voce di punta del vostro fatturato, quali strategie vi hanno permesso di
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conquistarlo? «Anni e anni di ricerche hanno fatto sì che il nostro prodotto fosse ottimale per le camere bianche, vale a dire gli ambienti dove si lavora e crea il farmaco. La protezione dei nostri indumenti è doppia: da un lato protegge l’operatore da ogni eventuale contatto con principi attivi chimici; dall’altro difende il prodotto farmaceutico che può essere maneggiato senza rischiare di venire contaminato dal contatto con l’uomo». La sua strategia commerciale non è “convenzionale” e si è scontrata anche con alcuni grossi retailer. «Il motivo è molto semplice. Per quanto concerne l’Italia ho scelto di vendere direttamente al consumatore finale, tramite una mia rete commerciale. Senza filtri, senza intermediari. Per me è fondamentale per ricevere continuamente dei feedback da chi indossa i nostri prodotti. Altrimenti come farei a capire se il prodotto funziona, se si può migliorare e, soprattutto, cosa andare a riproporre a ogni singolo committente? Stessa logica, in parte, la seguo anche all’estero. In Europa, ad esempio, distribuisco tramite dei partner selezionati. Nell’accordo che sottoscrivo con i distributori ho inserito una clausola precisa: non devono rivendere solo a terzisti ma anche agli utilizzatori finali. In questo modo, oltre confine, ricevo riscontri attendibili. Ad esempio nelle prossime ore mi recherò in Germania a discutere della realizzazione di alcuni indumenti con un nostro cliente». L’Europa continentale è il vostro principale referente. E oltre oceano? «Gli Stati Uniti rappresentano uno dei più importanti mer-
48%
Export La quota di fatturato della società Indutex derivante esclusivamente dalle esportazioni
in grado di tenerti sempre in contatto con gli acquirenti. Stiamo iniziando a espanderci anche in Sud America e negli Emirati Arabi. Stenta invece a decollare il continente asiatico, dove ci scontriamo con logiche protezionistiche. Anche in Europa, comunque, abbiamo avuto difficoltà a penetrare in alcuni paesi». Quali? «Soprattutto Inghilterra e Germania. Ricordiamoci che fin che si parla di moda, stile e gusto l’Italia viene immediatamente associata all’eccellenza. In tutti gli altri ambiti il “fatto in Italia” non garantisce un riscontro commerciale positivo. In alcune aree per puro campanilismo. Fatto è che molte aziende italiane, al top nelle loro categorie, devono faticare per affermarsi. Occorrono tempo, costanza e soprattutto tanta qualità». Cosa si aspetta dal 2014? «Si intravedono alcuni segnali positivi, certo è presto per fare previsioni sostanziali. Prevedo comunque di raccogliere i frutti di tutti gli sforzi fatti nel 2013. Quello che posso dire con certezza è che non si può restare fermi ad attendere che le crisi passino. Bisogna girare il mondo e andarsi letteralmente a “prendere” il mercato. Non vengono gli altri a bussare alla tua porta. Sono gli imprenditori a dover ampliare i propri orizzonti, a dover pensare più in grande e soprattutto a docati. In America abbiamo siglato un accordo con un par- ver uscire dai loro uffici e andare sui mercati, farsi conoscere. tner che ha aperto un’azienda di import. È fondamentale Questa è una grande lezione che tutti noi dobbiamo cogliere presidiare il territorio e farlo attraverso persone di fiducia dalla crisi». \\\\\ ANDREA MOSCARIELLO VALORE EXPORT
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COMPETITIVITÀ LUIGI NICOLAIS
POLITICHE DI INNOVAZIONE
Favorire la nascita di startup e l’aggregazione tra imprese, poli di ricerca e istituzioni è fondamentale per promuovere il trasferimento tecnologico
a crescita di competitività del sistema Italia si lega sempre più alla capacità innovativa delle imprese. Ma il Paese è fermo al 16esimo posto della classifica sullo stato dell’innovazione nell’Unione europea (Innovation Union Scoreboard 2013), collocandosi prima di Spagna e Portogallo ma dietro a Francia, Germania e Regno Unito. L’Italia risulta un paese moderato per capacità innovativa, come rimarca Luigi Nicolais, presidente del Cnr. «Paghiamo la bassa percentuale degli investimenti in ricerca e sviluppo (1,3 per cento sul Pil, contro una media Ue al 2 per cento e i paesi leader del Nord Europa al 3), un basso numero di brevetti pro-capite e soprattutto un sistema di finanziamento all’innovazione al di sotto della media europea. Tuttavia, svi-
L
↑ Luigi Nicolais, presidente del Cnr (Consiglio nazionale delle Ricerche)
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luppiamo ricerca avanzata e di eccellenza». Quali restano le principali criticità nel processo di trasferimento tecnologico verso le imprese? «Nel novero delle difficoltà da superare, rientra la dimensione del sistema produttivo, costituito principalmente da piccole e medie aziende, che non consente di strutturare in maniera continuativa il rapporto con i centri di ricerca, tenuto conto dei costi da sostenere e dei tempi di sviluppo per nuove ricerche. Sarebbe utile far nascere queste relazioni all’interno di un quadro normativo e finanziario decisamente più favorevole e incentivante per entrambi i soggetti». Con quali strumenti si può potenziare il legame tra imprese e ricerca? E quali sono gli obiettivi del Cnr in questa direzione? «Negli ultimi anni si sono sperimentate numerose iniziative per favorire l’incontro fra la domanda di innovazione e l’offerta di ricerca. Sono tutte più o meno valide. Si va dalla clusterizzazione dei progetti pubblico-privati alla realizzazione di ecosistemi territoriali per l’innovazione. È indubbio che si tratta di affiancare queste iniziative con un cambio di passo e mentalità. Occorre che gli imprenditori MARZO 2014
NEGLI ULTIMI ANNI ABBIAMO FAVORITO L’INCONTRO FRA LA DOMANDA DI INNOVAZIONE E L’OFFERTA DI RICERCA diano maggiore fiducia ai ricercatori e che questi ultimi siano più disponibili e attenti a valorizzare i possibili utilizzi delle loro ricerche. Il Cnr è storicamente impegnato nel sostenere la diffusione dell’innovazione nel tessuto imprenditoriale e utilizza tutti gli strumenti disponibili, dalla partecipazione al fianco delle imprese a bandi comunitari fino alla nascita di startup innovative. Gli ambiti di maggiore attenzione sono quelli tracciati dalla strategia di crescita Europa 2020». Confindustria e Cnr hanno sottoscritto un anno fa un’intesa per intensificare la collaborazione su progetti di ricerca industriale e diffusione dell’innovazione, come risposta alle esigenze delle pmi. Quale bilancio può trarre, finora, dell’accordo? «Senz’altro positivo e incoraggiante. Al di là delle iniziative specifiche, alcune ancora in fase di avvio, l’accordo ha avuVALORE EXPORT
to un effetto a catena su scala territoriale. Mentre, a livello centrale, ci siamo concentrati sull’analisi dei dati per proporre strumenti e servizi a disposizione della rete dei ricercatori e degli imprenditori, a livello locale l’intesa ha favorito la nascita di partenariati finalizzati ad aderire ai bandi regionali, nazionali e comunitari, ma anche a individuare e proporre obiettivi comuni di crescita. L’accordo ha poi avuto un’eco mediatica importante, che ha ricordato il ruolo di servizio svolto dal Cnr per l’innovazione e lo sviluppo del Paese in ogni ambito disciplinare. Il Cnr attualmente è impegnato, tra l’altro, nella conduzione scientifica di Expo 2015, nei progetti “Smart Cities” e “Open Data” e nella semplificazione della pubblica amministrazione; nel monitoraggio e prevenzione del rischio ambientale, nel cultural heritage e nel progetto “Graphene”, il materiale del futuro». Che importanza operativa assume l’accordo di inMARZO 2014
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1,3%
La spesa per R&S rappresenta l’1,3 per cento del Pil in Italia. In Europa la media è del 2%
novazione siglato tra Cnr e Regione Piemonte per favorire la diffusione dell’innovazione territoriale? Potrà essere replicato in altri contesti regionali? «L’accordo recentemente siglato si colloca all’interno dell’attività di collaborazione con le Regioni, avviata dopo la mia nomina a presidente del Cnr, con l’obiettivo di potenziare e moltiplicare gli effetti delle politiche locali sull’innovazione. L’impegno è sottoscrivere accordi analoghi con tutte le Regioni. Il dialogo diretto con le amministrazioni locali produce esiti sempre molto positivi. Tra l’altro, nell’immediato consente di favorire una razionalizzazione della presenza delle infrastrutture di ricerca in aree di interesse regionale, innescando un effetto domino di riqualificazione territoriale. Inoltre, permette di fornire alle amministrazioni un supporto tecnico e scientifico funzionale a identificare le principali aree di intervento e realizzare ecosistemi di innovazione utili a potenziare la competitività del sistema produttivo locale, attrarre risorse, generare occupazione. Quest’attività è nel Dna dell’ente che, sin dalla sua istituzione, si prodiga per trarre il Paese fuori dalle difficoltà economiche e sociali attraverso un uso ampio e diffuso di conoscenza e tecnologia, uso di cui oggi nessuno può fare a meno». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI 24
VALORE EXPORT
CONDIVIDERE IL SAPERE
L’Italia deve mettere a sistema risorse e know-how consolidando il rapporto tra ricerca e imprese
otenziare la collaborazione tra imprese e ricerca pubblica, attraverso l’identificazione di strumenti capaci di trasferire conoscenza e generare valore aggiunto, è una priorità per l’Italia. L’esperienza dell’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, permette di inquadrare la situazione del Paese sotto il profilo del trasferimento tecnologico, individuando misure in grado di ottimizzare queste attività in ottica futura. Ne parla Carlo Tricoli, responsabile dell’Unità centrale studi e strategie dell’Enea (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile). Portare innovazione nei processi produttivi è oggi più che mai determinante. Quali sono a suo avviso le ragioni? «Se osserviamo le dinamiche di sviluppo mondiali, ri-
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COMPETITIVITÀ CARLO TRICOLI
scontriamo una preoccupante crescita della dipendenza tecnologica dell’Italia che deriva da una specializzazione produttiva non sempre al passo con i tempi. Questo stato di cose, erede di un modello italiano di piccola-media impresa specializzata in settori a mediobassa intensità tecnologica, ha determinato in misura crescente un deficit commerciale nei prodotti ad alta tecnologia, che non accenna a ridursi. Osservando da vicino l’intero processo d’innovazione tecnologica, ci si rende conto di quanto sia complesso, articolato e presenti numerose sfaccettature». Come affrontare la questione? «Il percorso evolutivo di una tecnologia va dall’idea al mercato: identificare nella ricerca l’unica attività utile per innovare - o considerarla in maniera disgiunta rispetto alla presenza di altre - non consente di cogliere appieno tutte le dinamiche del processo e, quindi, di pianificare un’efficace politica di trasferimento tecnologico. Ritengo che la necessità di istituzionalizzare l’interazione tra attori nazionali, attraverso misure di collaborazione pensate ad hoc, sia un aspetto che
www.enea.it
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Il numero di brevetti presentati dall’agenzia Enea dal 1957 al 2012
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oggi ancora non viene colto appieno nella sua valenza produttiva per fare massa critica attorno a specifiche tematiche o settori». Ricerca pubblica e impresa possono e devono fare sistema per implementare l’introduzione dell’innovazione. Come rimuovere gli ostacoli tuttora presenti? «Per quanto attiene alla ricerca, sia da parte di soggetti pubblici che privati, e alla capacità di innovazione tecnologica delle imprese, voglio sottolineare la necessità di strumenti operativi di carattere strutturale e di lungo termine per le imprese, come ad esempio prestiti a tassi agevolati, sgravi fiscali alle aziende che fanno innovazione tecnologica, partecipazione pubblica al rischio di impresa nel comparto hi-tech, incentivi diretti alle attività di R&S. L’Enea, da tempo, evidenzia come una vision strategica a livello paese nei settori della ricerca applicata, possa ridurre la propensione dei comparti industriali a non investire in tecnologie innovative, anche alla luce delle difficili congiunture economiche. La spinta alla ricerca e la capacità di far penetrare l’innovazione all’interno della società rappresentano temi strategici. Ciò comporta l’esigenza di favorire sinergie tra mondo accademico e industriale, di politiche per l’innovazione, di coinvolgimento dei vari attori, cluster industriali, investimenti mirati e risultati valutabili». Quali sono, nello specifico, i progetti concretizzati da Enea sul fronte del trasferimento tecnologico? «Enea si colloca bene nel sistema della ricerca nazionale, potendo trasferire variegate competenze tecnicoscientifiche nella fase più critica lungo l’intero processo d’innovazione. Segnalo due casi di successo della collaborazione tra Enea e impresa: quello dello sviluppo di tecnologia per lo sfruttamento del calore del sole ad alta temperatura - il cosiddetto solare termodinamico - e quello per la produzione di biocarburanti di seconda generazione. Nel primo caso, insieme con la società Angelantoni di Massa Martana, in pro-
↖ Carlo Tricoli, responsabile dell’Unità centrale studi e strategie dell’Enea
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COMPETITIVITÀ CARLO TRICOLI
vincia di Perugia, ha ingegnerizzato l’idea di raccogliere l’energia del sole in tubi di vetro sottovuoto all’interno dei quali una miscela di sali fusi raggiunge temperature molto elevate e l’energia così accumulata è in grado di essere trasformata in energia elettrica. Il secondo caso riguarda l’attività di ricerca nel settore chimico con il Gruppo Mossi & Ghisolfi, che ha messo a punto una tecnologia completamente italiana per produrre bioetanolo di seconda generazione a partire da biomasse non in contrasto con la catena alimentare e reperibili localmente, quali ad esempio paglia di riso o di grano, cippato e altri scarti agricoli». L’Enea svolge anche un’importante funzione di valorizzazione dei risultati della ricerca e di networking. Con quali linee guida? «Ci muoviamo sicuramente nel contesto europeo, partecipando all’impostazione dei temi di ricerca rilevanti per lo sviluppo di programmi che hanno poi ricadute rilevanti nei settori industriali del nostro Paese. Sposiamo appieno la filosofia del nuovo pro-
↑ Impianto solare termodinamico, frutto della collaborazione tra l’Enea e il Gruppo Angelantoni
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VALORE EXPORT
IL PERCORSO EVOLUTIVO DI UNA TECNOLOGIA VA DALL’IDEA AL MERCATO gramma di ricerca Horizon 2020, i cui obiettivi di interazione pubblico-privata nei progetti finanziabili sono presenti anche nel nostro nuovo piano nazionale della ricerca, predisposto dal Ministero dell’Istruzione e della Ricerca. Enea è presente ai più importanti tavoli di sviluppo delle politiche di ricerca, ne è un esempio la partecipazione all’Eera, l’alleanza dei centri di ricerca europei nel settore dell’energia per la più efficace applicazione del piano strategico energia, il cosiddetto Set Plan della Commissione europea. Inoltre, partecipiamo attivamente ai lavori del Comitato scienza, tecnologia e industria dell’Ocse, dove le esigenze di ricerca sulle tecnologie vengono coniugate con gli aspetti più direttamente economici e sociologici; dai problemi dello sviluppo incontrollato dei contesti territoriali e dello sfruttamento delle risorse naturali, a quelli relativi all’educazione e all’invecchiamento della popolazione mondiale. Insomma, l’Enea ha una presenza a tutto campo che permette di collocare i nostri interventi tecnologici anche in un quadro di riferimento di prospettiva di medio-lungo periodo». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI MARZO 2014
STRATEGIE RICCARDO MONTI
L’EXPORT VA IN TOURNÉE
Alle aziende italiane non manca la voglia di andare oltre confine, ma a volte non sanno come farlo. Il roadshow per l’internazionalizzazione le aiuta
n uno scenario ancora in contrazione per gli scarsi consumi interni, le aziende italiane non possono fare altro che rinforzare i loro vettori verso i mercati esteri. È una necessità, più che una strategia. Ma, nonostante ciò, molte aziende non sono sempre pronte ad affrontare nuovi consumatori, nuove normative e nuovi iter burocratici. A questo serve dunque il roadshow per l’internazionalizzazione, voluto dall’Ice, dal Ministero dello Sviluppo economico e da quello degli Affari esteri. L’obiettivo è quello di portare l’eccellenza imprenditoriale italiana sui mercati esteri. Si tratta di venti tappe distribuite sull’intero territorio nazionale, nel corso delle quali verranno presentati, da parte di tutti gli attori coinvolti nei processi di internazionalizzazione, sia pubblici
I
che privati, gli strumenti di sostegno alle pmi non ancora - o poco - internazionalizzate. L’intento del tour, insomma, è intervenire sui settori principali dell’economia del nostro Paese e spiegare alle aziende quante e quali sono le opportunità per uscire dalla crisi, anche grazie a un nutrito team di esperti che saranno a disposizione per l’intera giornata. Il presidente dell’Ice, Riccardo Monti, esprime soddisfazione per i primi due incontri (il primo a Bari e il successivo di Biella) e sottolinea l’importanza della modalità itinerante: «Permette di raggiungere il maggior numero di aziende possibili direttamente sul loro territorio, assicurando, così, una virtuosa sinergia operativa con i soggetti che operano a livello locale». Quali sono le difficoltà delle piccole e medie im-
LE MICRO-IMPRESE MOSTRANO MAGGIORI CRITICITÀ NELL’APPROCCIO AI PROCESSI DI INTERNAZIONALIZZAZIONE 28
VALORE EXPORT
MARZO 2014
Commercio estero dell’Italia per aree (2012) 14%
0,3%
Paesi europei non UE
Oceania
10,3% Asia orientale
53,7%
52,9%
Paesi UE
7,6%
2,8%
Paesi UE
Asia centrale
America settentrionale
6,6% Medio Oriente
Fonte: elaborazioni ICE su dati ISTAT
3,9% America centro-meridionale
Export
America centro-meridionale
Import
3,8%
7,8%
America settentrionale
Asia orientale
4,9%
9,3%
Africa
4,9% Medio Oriente
1,1% Oceania
1,4% Asia centrale
prese che avete incontrato durante il roadshow? «Diciamo che sono più che altro le micro-imprese a mostrare le maggiori criticità. In particolare, soffrono di una mancanza assoluta di conoscenza degli strumenti che le istituzioni pubbliche, in particolare Ice, Sace e Simest, mettono loro a disposizione. A volte non hanno un’organizzazione aziendale adeguata ad affrontare i mercati esteri, oppure scontano una mancanza di consapevolezza dei passaggi obbligati per poter operare al di fuori dei confini nazionali. È evidente che tali criticità danno, a maggior ragione, il senso dell’opportunità di un’iniziativa itinerante come questa del roadshow». Quali sono i temi al centro durante gli appuntamenti? E quali sono, secondo lei, le skill aziendali maggiormente migliorabili? «Il momento centrale di ogni tappa è rappresentato dagli incontri individuali con le aziende, durante i quali viene VALORE EXPORT
2,6%
Africa
11,3% Paesi europei non UE
fatto un vero e proprio check-up della loro capacità di esportare. Al termine degli incontri, le imprese ricevono un output concreto con la segnalazione di una o più anagrafiche di potenziali clienti o intermediari commerciali sui mercati esteri. Negli incontri fatti sinora, i nostri funzionari hanno riscontrato alcuni dei limiti tradizionali che frenano l’internazionalizzazione delle imprese: limitata conoscenza delle dinamiche dei mercati esteri, scarsa capacità di analisi del prodotto in relazione alle opportunità offerte dai mercati esteri e la mancanza di un’adeguata analisi della concorrenza e della struttura distributiva nei mercati target». Sinora un evento a Bari e uno a Biella. Sud e Nord. Quali sono le differenze sostanziali tra queste due realtà? Come si approcciano le aziende di questi territori alla sfida dell’internazionalizzazione? «La tappa di Bari ha evidenziato una realtà imprenditoMARZO 2014
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20
Tappe Il roadshow per l’internazionalizzazione toccherà tutto il territorio nazionale
← Il presidente dell’Agenzia Ice, Riccardo Monti
www.ice.gov.it
riale molto dinamica, con punte avanzate di internazionalizzazione anche tra le micro e piccole imprese. Va detto che la lenta dinamica della domanda domestica ha spinto anche le aziende non internazionalizzate a cercare per la prima volta uno sbocco all’estero. Su Biella, i settori del tessile e della componentistica hanno rappresentato un’area di particolare rilievo, con numerose aziende alla ricerca di nuovi mercati». In questo periodo così complesso l’export è stato una delle poche ancore di salvezza delle aziende. Può diventare volàno di sviluppo anche per il mercato interno? «In un’economia aperta e globalizzata tutte le variabili macroeconomiche e microeconomiche sono in stretta interrelazione dinamica. La letteratura e la pratica economica corrente hanno da tempo posto in risalto come esista un forte nesso tra internazionalizzazione e crescita economica 30
VALORE EXPORT
interna: l'export consente alle imprese di acquisire competitività e, soprattutto, competenze tecniche e manageriali. È inevitabile che queste ultime si diffondano poi nel loro ecosistema di riferimento, consentendo all'innovazione di propagarsi sia all'interno delle relazioni di filiera, sia all'interno del territorio nel quale l'impresa vive e opera». Quali sono i principali paesi-partner delle aziende italiane? Come affrontare il calo della crescita dei Paesi emergenti di questi ultimi mesi? «Tradizionalmente i principali partner delle imprese italiane si collocano all’interno dell’Unione europea e tra quei paesi in genere più avanzati. Negli ultimi anni, la necessità di adattarsi alle fonti più dinamiche della domanda internazionale ha fatto registrare un importante processo di diversificazione geografica, prevalentemente verso i Paesi emergenti. Il rallentamento che questi ultimi stanno sperimentando ha carattere congiunturale e sicuramente non strutturale. I trend di lungo periodo confermano che queste aree avranno ancora un ruolo importante nel trainare la domanda mondiale. Occorrerà pertanto continuare a considerare questi paesi nell’ambito delle strategie di internazionalizzazione delle imprese del nostro paese. In questo modo ci si potrà assicurare posizioni competitive solide e crescenti quote di mercato, senza però trascurare il presidio sistematico dei mercati di riferimento tradizionali per il nostro modello di specializzazione internazionale». \\\\\ TERESA BELLEMO MARZO 2014
STRATEGIE CLAUDIO BOZZO
ITALIA PROTAGONISTA NELL’AREA NAFTA Continua la crescita dell’export italiano in Canada, Stati Uniti e Messico, che offrono al nostro Paese ancora grandi opportunità commerciali iversamente dall’Unione europea, che continua a evidenziare ritmi di ripresa piuttosto lenti, le economie dell’area Nafta (Canada, Stati Uniti e Messico) stanno conseguendo tassi di crescita incoraggianti. L’output del Messico nel 2012 è cresciuto a un tasso del 3,9 per cento, l’economia Usa al 1,9 per cento nel 2013, il Canada al 1,7 per cento. Il periodo iniziato con la firma degli accordi commerciali tra queste nazioni ha evidenziato risultati positivi in termini di scambio di beni e investimenti tra i tre paesi. «In seguito alla crisi finanziaria globale del 2008 - fa notare il rappresentante dell’area Nafta di Assocamerestero, Claudio Bozzo non sono mancati accesi dibattiti in merito a problemi come la gestione della disoccupazione nei tre paesi, e dell’immigrazione, ma il bilancio resta certamente positivo: il Messico ne esce come un’economia stabile, gli Stati Uniti beneficiano dei minori costi degli investimenti industriali in Messico, il Canada è il principale esportatore al mondo di beni negli Usa e ha aggiunto quasi 5 milioni di posti di lavoro dalla stipula dell’accordo». In definitiva, si può parlare di una positiva implementazione di sinergie commerciali da cui i singoli paesi hanno tratto beneficio e gra-
D
↗ Claudio Bozzo, presidente della Camera di commercio italiana di New York durante il campionato mondiale del pesto nello store Eataly di New York
VALORE EXPORT
zie alle quali l’impatto della crisi è stato meno grave che altrove. «Un accordo commerciale che genera ogni giorno più di 2 miliardi di dollari in scambi trilaterali non può che recare benefici di ampia scala per le nazioni coinvolte». Come giudica le strategie di posizionamento delle aziende italiane nell’area Nafta, cosa dicono le quote di mercato dell’export italiano e quali i Paesi e i settori in cui può avere più margini di crescita? «Le aziende italiane riscuotono grande successo nei segmenti del lusso e delle eccellenze, ma non sono da meno in settori connessi ai beni di consumo. Il trend positivo, certificato dal record di scambi tra Italia e Messico conseguito nel 2012 (+15 per cento in un MARZO 2014
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+15%
Commercio L’incremento degli scambi commerciali tra Italia e Messico nel 2012, record conseguito in un solo anno
anno), è dovuto a una serie di fattori che possono consentire nell’immediato futuro ulteriori margini di crescita: l’emersione di una nuova classe media messicana, propensa al consumo di prodotti di lusso e branded; la stabile richiesta di beni di alta qualità, soprattutto nel settore alimentare, nell’intera area Nafta; gli ottimi rapporti commerciali dell’Italia con questi paesi. Nei prossimi anni assisteremo a un deciso incremento dell’export soprattutto nell’area centroamericana, Messico e Florida in testa». Come le Camere di commercio estere supportano le imprese italiane che sono interessate a questi mercati? «Oltre a quella di New York, Camera da me presieduta, operano nell’area Nafta altre 8 Camere di commercio italiane all’estero. Ognuna di queste offre servizi concreti di accompagnamento al mercato per aziende italiane di piccole, medie e grandi dimensioni. I ser32
VALORE EXPORT
vizi più richiesti sono quelli rivolti alla ricerca di partner commerciali per la costruzione di reti vendita. Grazie alla loro importante rete di contatti, le Camere sono in grado di fornire una assistenza a 360 gradi per le aziende, riducendo di gran lunga i costi e i tempi di accesso al mercato. Negli ultimi anni le Camere di commercio italiane all’estero, soprattutto nell’area Nafta, hanno creato iniziative promozionali come “The Authentic italian table” a New York, “ExhibItalia” a Houston e “Vino California” a Los Angeles, dedicate ai prodotti italiani». Cosa è indispensabile che le aziende italiane sappiano su questi mercati? «Stati Uniti e Canada sono considerati mercati maturi e invece offrono per le aziende italiane ancora grandi opportunità commerciali. Si tratta di mercati che, per via della loro importanza, attraggono un gran numero di concorrenti e pertanto presentano dei livelli di competizione abbastanza elevati. Le aziende italiane che si affacciano su questi mercati dovrebbero farlo con una logica di lungo periodo, con una dotazione di risorse finanziarie adeguate e soprattutto con la consapevolezza che i modelli di sviluppo da loro adottati in Italia e in Europa non sempre sono trasferibili e adattabili a questi mercati. Importante è anche la ricerca costante MARZO 2014
STRATEGIE CLAUDIO BOZZO
UN INCREMENTO DELL’EXPORT AVVERRÀ NELL’AREA CENTROAMERICANA, MESSICO E FLORIDA IN TESTA
di professionalità e talenti adeguati per supportarle nello sviluppo commerciale nei paesi di riferimento». E per quanto riguarda il Messico? «È indubbio che ci sia preoccupazione relativamente alla sicurezza e all’ordine pubblico, ma questo aspetto non dove scoraggiare potenziali investitori. Il Messico rappresenta sicuramente una delle economie più stabili dell’area centroamericana. Vi è stata negli ultimi anni una crescita considerevole del potere di acquisto della classe media e questo rappresenta sicuramente un importante ampliamento di opportunità per aziende operanti nei settore tradizionali. Tante poi sono le opportunità sul piano delle infrastrutture. Per questo, sono fondamentali le partnership con soggetti locali che dispongono di una rete di relazioni sia di natura politica che commerciale». In che modo le istituzioni italiane potrebbero diffondere un’informazione completa circa le caratteristiche dei singoli mercati e le reali oppor-
↑ Miami, capoluogo dell’omonima Contea, in Florida
↖ Acapulco, una delle città
principali dello Stato di Guerrero
VALORE EXPORT
tunità presenti e come potrebbero offrire maggiori occasioni di visibilità alle aziende italiane? «Le istituzioni italiane, Camere di commercio italiane all’estero incluse, dovrebbero agire su due fronti. Il primo è la costante offerta d’informazioni corrette e veritiere sui mercati in cui operano. Molto spesso la percezione delle aziende italiane nei confronti dei paesi in cui operiamo non è corretta o risulta incompleta. Un esempio di questo fenomeno è evidente proprio per quanto riguarda gli Usa, dove si tende a interpretare l’intera nazione sulla base d’impressioni maturate in poche aree metropolitane con il risultato di non cogliere appieno i trend, i processi di cambiamento in atto e le reali opportunità che altre aree del paese offrono. L’altro fronte su cui le istituzioni italiane dovrebbero impegnarsi è la ricerca e la costruzione di partnership durature con soggetti locali. La nostra Camera ad esempio sta organizzando insieme alla Gmdc, l’associazione che raccoglie tutti i principali attori della Gdo Usa, il loro International summit in Italia il prossimo settembre. Questo darà la possibilità a numerose aziende italiane di poter accedere alle importanti opportunità offerte dalla Gdo Usa». \\\\\ RENATA GUALTIERI MARZO 2014
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STRATEGIE GIOVANNI CASTELLANETA
I MERCATI DI DOMANI
Si ridimensionano le prospettive dei Brics e c’è grande attenzione per l’evoluzione dei nuovi mercati emergenti per crescere sugli scenari internazionali
ace è il gruppo assicurativo-finanziario, controllato al 100% da Cassa depositi e prestiti, attivo nell’export credit, nell’assicurazione del credito e nella protezione degli investimenti che nel 2013 ha assicurato oltre 30 miliardi di euro di transazioni commerciali e d’investimenti. In particolare, ha deliberato garanzie per 8,7 miliardi di euro, di cui 5,7 a sostegno di esportazioni italiane, in crescita del 18 per cento rispetto al 2012. Nell’analizzare questi dati e nel valutare le prospettive per il 2014, il presidente Giovanni Castellaneta anticipa che i dati preconsuntivi segnalano un risultato di crescita. «In un anno in cui la volatilità dei mercati emergenti si è accentuata e l’export nazionale ha continuato a soffrire – commenta – abbiamo potuto mettere a segno un utile di 490 milioni di euro, in crescita del 25 per cento rispetto ai 394 milioni di euro registrati nell’esercizio precedente. È una nuova conferma della validità di un modello di business fondato sulla partnership con migliaia di esportatori italiani, in prevalenza pmi, con cui intendiamo continuare a condividere un comune percorso di crescita sui mercati internazionali». In quali mercati l’export delle società italiane si è rivelato positivo e quali i comparti d’eccellenza? Dove, invece, il made in Italy ha più faticato a imporsi? «Nel 2013 i settori di maggiore attività per Sace sono stati i comparti d’eccellenza dell’industria italiana: cantieristica navale, oil&gas, infrastrutture e costruzioni, aeronautico, elettrico e meccanica strumentale. Accanto a questi, è
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VALORE EXPORT
↑ Baku, capitale dell’Azerbaijan
MARZO 2014
1,8 mld
Export Il fatturato delle esportazioni italiane di pasta nei primi dieci mesi del 2013
SIAMO AL FIANCO DEI TANTI PASTIFICI ITALIANI CHE STANNO CONQUISTANDO I MERCATI INTERNAZIONALI
sempre viva l’intraprendenza delle imprese dei beni di consumo del made in Italy tradizionale (abbigliamento, alimentare e arredamento), capaci di valorizzare al meglio il crescente appeal dell’italian lifestyle per posizionarsi su mercati a elevato potenziale. Sotto il profilo delle destinazioni, abbiamo osservato particolare dinamismo sia in mercati avanzati quali Regno Unito, Stati Uniti e Francia, sia nei mercati extra-Ue in cui la qualità italiana è sempre più apprezzata, tra cui Turchia, Russia, Egitto, Messico ed Emirati Arabi. Notevole è, infine, l’interesse per i nostri prodotti da parte di nuovi mercati come Vietnam, Indonesia, Azerbaijan e Cile. Paradossalmente, le maggiori criticità hanno riguardato, come è noto, i principali mercati emergenti, in particolare proprio i Brics». Quanto i Brics hanno disatteso le aspettative? «Siamo ben consapevoli del ridimensionamento delle prospettive di crescita dei Brics. Mentre abbiamo assistito ai primi timidi segnali di miglioramento dell’area Euro e all’accentuarsi della ripresa in paesi come Giappone, Gran Bretagna e Stati Uniti, da molti mesi stiamo osservando con una particolare cautela l’evoluzione dei principali mercati emergenti. Nonostante la discontinuità del loro VALORE EXPORT
processo di crescita, i paesi emergenti sono i nostri mercati di domani. Offrono quei bacini di opportunità che stanno consentendo alle nostre imprese più internazionalizzate di controbilanciare gli effetti della crisi dei mercati avanzati di questi anni. Fattori come l’aumento della produttività e il dividendo demografico, che hanno contribuito al raggiungimento di tassi medi di crescita del Pil superiori al 5 per cento nell’ultimo decennio, cominciano inevitabilmente a esaurire la loro forza propulsiva. Il tutto aggravato dalle persistenti tensioni valutarie. Mercati avanzati a noi più familiari offrono invece un bacino di opportunità da continuare a presidiare (come avviene nel caso di Usa e Canada) e meritano di essere esplorate nuove destinazioni a maggior potenziale, tra cui Medio Oriente, Far East, Africa sub-sahariana e un numero crescente di paesi latinoamericani». A proposito di America Latina, Sace ha firmato un accordo di collaborazione con la banca di sviluppo messicana Bancomext. Perché nasce questa iniziativa e quali le opportunità commerciali e d’investimento tra Italia e Messico? «Bancomext è un interlocutore naturale in Messico, merMARZO 2014
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STRATEGIE GIOVANNI CASTELLANETA
cato dove operiamo proficuamente ormai da anni con un ottimo track-record di operazioni realizzate e prospettive di business di medio-lungo termine positive. Non è un caso se siamo la prima agenzia di export credit (Eca) tra quelle europee ad avere oggi una presenza permanente in Messico, che svolge le funzioni di hub per i mercati del Centroamerica e dei Caraibi. È un primato che poggia sulle solide basi di un portafoglio d’impegni da 1,1 miliardi euro (secondo in America Latina solo a quello brasiliano, pari a 1,3 miliardi) e su una pipeline di nuove operazioni allo studio del valore complessivo di 500 milioni di euro, con un crescente protagonismo anche delle pmi. Il Messico è oggi uno dei più interessanti mercati per l’Italia, non solo come hub produttivo ma anche come destinazione ad alto
↑ Giovanni Castellaneta, presidente del Gruppo Sace
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VALORE EXPORT
potenziale per il nostro export, che metterà a segno una crescita media annua del 6,8 per cento nei prossimi quattro anni». La pasta, simbolo dell’Italia ha realizzato un export record per 1,8 miliardi di euro nei primi dieci mesi del 2013. Come continuerà questo trend positivo e quali, tra i nuovi mercati, quelli che più apprezzano il prodotto? «È una rilevazione molto positiva, che trova pieno riscontro nella nostra operatività a fianco di un numero crescente di pastifici italiani che stanno letteralmente conquistando i mercati internazionali. De Cecco, La Molisana, Pasta Zara, Rummo, De Matteis, Liguori e Pastificio Ferrara, sono solo alcuni dei nomi che abbiamo recentemente affiancato nei loro progetti internazionali. È un trend destinato a rafforzarsi, anche grazie a nuovi mercati che si affacciano al settore, come Cina ed Emirati Arabi Uniti; Usa, Giappone e Russia invece possono ormai definirsi mercati acquisiti. L’export di pasta italiana cresce molto anche nei Paesi europei non-Ue (+13,5 per cento) e nella regione nordafricana, in cui il tasso è più che raddoppiato». \\\\\ RENATA GUALTIERI MARZO 2014
STRATEGIE MICHL EBNER
PRONTI PER LA NUOVA EUROPA Per i paesi europei sembra iniziato il percorso della ripresa, ma per facilitarlo servono politiche chiare e una scossa che ridia competitività al nostro Paese ichl Ebner, presidente della Camera di commercio di Bolzano, dallo scorso primo gennaio è anche vicepresidente in rappresentanza dell’Italia di Eurochambres, l’associazione europea delle Camere di commercio e dell’industria. Questo è un momento complesso: si è chiuso un 2013 particolarmente difficile per il nostro Paese e le tematiche che la Camera europea ha intenzione di trattare con le istituzioni comunitarie sono ancora in fase organizzativa. La difficoltà principale è data dalla mancanza di un vero e proprio interlocutore politico, data l’imminenza delle elezioni europee che rinnoveranno il Parlamento di Bruxelles e il cambio della guardia che avverrà in seguito anche all’interno della Commissione, dove si dovrà scegliere il successore di Barroso. «Ci stiamo intanto muovendo per avere tutto pronto per il post-elezioni. Abbiamo obiettivi precisi e stiamo costituendo i gruppi di lavoro per ciascuna tem-
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atica». Eurochambres ha identificato dieci comitati che discuteranno di ambiti specifici: per ora l’Italia ha assunto il coordinamento del comitato per il mercato interno, gli austriaci e i francesi quello che si occupa di energie rinnovabili. Ma non tutto è già definito: «Non sono state ancora presentate tutte le candidature perché vogliamo includere i nuovi Paesi dell’Est». Il 2013 è stato un anno difficile. Quali sono le previsioni di Eurochambres per il 2014? «Siamo abbastanza fiduciosi. E questo soprattutto perché alcune grandi economie nazionali stanno reagendo. Non solo la Germania, ma già la Spagna, e di recente anche l’Italia, hanno registrato dati positivi per quanto riguarda
1.700
Le Camere regionali e locali, organizzate in 44 sistemi nazionali, che costituiscono la rete di Eurochambres
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VALORE EXPORT
MARZO 2014
→ Michl Ebner, presidente della Camera di commercio di Bolzano, dallo scorso primo gennaio vicepresidente di Eurochambres
Previsioni della dinamica del PIL nei paesi dell’area dell’Euro (tassi % medi) 2013
2014
2015
Germania
0,5
1,6
1,4
Francia
0,2
0,9
1,5
Italia
-1,8
0,6
1,1
Spagna
-1,2
0,6
0,8
Area Euro
0,5
1,6
1,4
Fonte: WEO, IMF, ibidem
una possibile ripresa duratura. Al momento le cifre parlano soltanto di un lieve aumento, però il Pil della Spagna sta migrando verso una situazione positiva già da parecchi mesi, stenta ancora un po’ la Francia, ma anche lì i segnali di ripresa si stanno vedendo, per cui il periodo è sicuramente migliore rispetto all’inizio 2013, per non parlare dell’inizio 2012. Intanto non possiamo far altro che continuare a incentivare l’export, dato che in questo periodo è l’unico settore che può dare una mano al nostro Paese, oltre al turismo, dato che la domanda interna è ancora ferma». Tornando all’Alto Adige, uno dei vostri maggiori partner economici è certamente la Germania. «Da circa sette anni grazie a Eos - Organizzazione export Alto Adige - una società della Camera di commercio, siamo riusciti ad avere risultati notevoli e abbiamo accompagnato quasi un migliaio di aziende nell’export. Per quanto riguarda il 2013/2014 abbiamo stilato un programma straordinario per l’export insieme alla provincia di Bolzano. L’obiettivo è comunicare con tutti quelli che stanno fuori il nostro territorio, quindi anche con Trento e con la grande distribuzione italiana, in modo da mettere al centro la qualità dei nostri prodotti, soprattutto quelli agricoli. Lo strumento sarà anche la presenza alle fiere. VALORE EXPORT
Seguiamo le nostre aziende in una quarantina di fiere e la Provincia di Bolzano ha finanziato in maniera straordinaria questo programma, in modo da migliorare le nostre possibilità, soprattutto in Germania». Quindi il sistema fieristico può essere uno strumento a questo proposito? «Ne siamo molto convinti. Abbiamo cominciato con poche fiere e oggi siamo arrivati a una quarantina. Ogni anno ci sono dei cambiamenti perché eliminiamo le fiere che non funzionano. Abbiamo regole interne chiare in questo senso: se non ci sono 3-5 aziende interessate non partecipiamo, inoltre le aziende devono di norma contribuire per il 50 per cento alle spese. In questo biennio di intervento straordinario della Provincia il contributo può arrivare anche fino al 70 per cento». Spesso il territorio di Bolzano viene avvicinato alle realtà dell’Austria e della Germania, che hanno sentito meno la crisi rispetto all’Italia. Quanto questa affiliazione è reale dal punto di vista economico e quanto invece siete penalizzati da questo? «Viviamo certe situazioni in modo molto pesante. Basti pensare che la tassazione in Austria è completamente diversa, un’azienda paga il 25 per cento secco e non se ne parla più. In Italia tra Ires e Irap non si sa nemmeno quante tasse alla fine si devono pagare, ed è comunque una percentuale molto più alta di quella austriaca. I contributi sociali lì non sono così pesanti come qui da noi, e poi c’è il problema dell’accesso al credito, in Austria meno difficile e molto meno costoso. Nel nostro Paese paghiamo tutti il cosiddetto rischio-Italia, ma in una zona di confine si sente molto di più. Ciò fa sì che le aziende estere vengano qui ad acquisire quote di mercato. Questo ci impensierisce molto, noi cerchiamo di utilizzare tutte le potenzialità delle autonomie speciali di Trento e Bolzano però le tasse rimangono un handicap notevolissimo. Senza un cambiamento si arriverà al collasso». \\\\\ TERESA BELLEMO MARZO 2014
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MADE IN ITALY GISBERTO CARLO SASSI
LO STILE, RIDEFINIZIONI INNOVATIVE Una concezione di stile che non deve rimanere uguale a se stessa per essere classica. Con una particolare vocazione alla maglieria pregiata. L’idea di moda di Doriani
mpliare le occasioni dell'eleganza maschile e gli elementi di classe». La filosofia imprenditoriale dietro a Doriani, marchio milanese dal 1972, di cui la Global Cashmere è il braccio industriale, l’unità produttiva del brand, rimanda a una concezione di stile che innova e che non deve rimanere uguale a se stesso per essere classico. Parla così del suo abbigliamento Gisberto Carlo Sassi, Ad del marchio Doriani, un’azienda che scelse il made in Italy fin dagli anni settanta, in assoluta controtendenza rispetto al mercato, che in quel momento presentava un sovraffollamento di marchi di moda maschile d'inspirazione anglofila. «Il marchio Doriani – spiega Sassi – firma collezioni di abiti, capi spalla, pantaloni, scarpe, cravatte ma soprattutto ampie linee di maglieria, principalmente in cashmere, venduti esclusivamente nei propri negozi. Questa vocazione alla maglieria pregiata, prodotta dai laboratori dell'azienda, è presto diventato il core-business del marchio e costituisce oggi il 50 per cento del suo fatturato». Quali sono i tratti distintivi del marchio? «Trattiamo materie prime nobili, per la maggior parte ca-
«A 40
VALORE EXPORT
Gisberto Carlo Sassi, titolare del marchio Doriani, prodotto e distribuito dalla Global Cashmere di Biella
shmere, seta, lino e anche cotone per realizzare maglieria e derivati. Tutti i prodotti del marchio Doriani sono oggetti di lusso e si distinguono per un’eleganza sobria e discreta e le particolari nuance di colore. In particolare, nelle collezioni dedicate al tempo libero, che costituiscono oggi il 70 per cento del fatturato, vi è un ampio spazio per la maglieria in cashmere: 35/40 modelli, prodotti in almeno 30 diversi colori ed eventualmente realizzati anche su misura, dove il vero classico non è sempre uguale, sa rinnovarsi, adattarsi alle occasioni più diverse, diventare all'occorrenza informale e sportivo. Per questo non mancano prodotti innovativi come i giubbini in microfibra, reMARZO 2014
versibili, con interno in cashmere». Come si è tradotto sul piano commerciale il carattere che avete impresso al vostro stile? «Fin dagli anni settanta una delle scelte che ci ha contraddistinto è stata la catena di negozi monomarca, oggi strategia d’obbligo per i nomi più importanti della moda in tutto il mondo. Oltre ai monomarca storici a Milano, Portofino, Forte dai Marmi e Santa Margherita, il 2011 ha visto anche la nascita dell’accordo con il gruppo Orient-Express in Italia che ha venduto i capi Doriani Cashmere negli hotel Cipriani di Venezia, Lo Splendido a Portofino, il Caruso a Ravello. Questo accordo ha portato all’apertura di una boutique Doriani all’interno dell’hotel Cipriani di Venezia, uno degli alberghi più famosi al mondo. È recentissima l’installazione di un corner donna presso il department store di Harrods a Londra, che ha confermato il successo del marchio presso la clientela inglese e quella internazionale che frequenta la capitale del Regno Unito. Più in generale gestiamo i nostri canali commerciali e la distribuzione all’estero con agenti monomandatari e con importatori diretti». Che riscontro avete dai mercati internazionali? «Quasi l’intero nostro bilancio dipende dall’export: abbiamo una distribuzione nei migliori negozi di abbiglia-
www.globalcashmere.it www.doriani.it
VALORE EXPORT
IL VERO CLASSICO SA ADATTARSI ALLE OCCASIONI PIÙ DIVERSE, DIVENTANDO ANCHE INFORMALE E SPORTIVO mento sartoriale maschile con particolare attenzione al made in Italy. Oggi il 50 per cento del fatturato Doriani arriva dall’Europa, l’altra metà da Russia, Giappone, Hong Kong, Canada e USA. Inoltre, il marchio è stato selezionato dal sito mrporter.com, portale di riferimento per gli acquisti di moda nei paesi anglo-americani, che già da due anni vende anche la collezione Doriani Cashmere. Nell’ultimo periodo abbiamo registrato le performance migliori in Russia, Ucraina, Kazakistan in cui abbiamo aumentato del 15 per cento le vendite, nel Far East con un più 9 per cento e negli Usa, in cui siamo presenti da solo due anni, abbiamo raggiunto un 30 per cento in più nell’ultimo anno». Risultati più che incoraggianti. «Il 2013 si è chiuso con un incremento del 25 per cento nella distribuzione (wholesale) e del 10 per cento nel retail, cioè nei negozi monomarca gestiti direttamente dall’azienda. La maggiore criticità l’abbiamo riscontrata sul mercato interno dovuto alla crisi generale del paese, ma non abbiamo nessuna intenzione di arrenderci a riguardo: continuiamo ad aprire punti vendita in tutto il mondo tra cui due in Italia, a Capri e Venezia». \\\\\ REMO MONREALE MARZO 2014
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MADE IN ITALY ANTONIO POSILLICO
UN MODO INEDITO DI CONCEPIRE LA MAGLIERIA lpaca, mohair, e uno speciale filato di lana e cotone. Da materie prime rigorosamente italiane prendono forma i capi di abbigliamento in maglia realizzati dal Maglificio Aurora. Questa giovane realtà campana ogni settimana propone ai grandi marchi della moda articoli in maglia, per uomo e donna, dai modelli e colori costantemente rinnovati. «I nostri prodotti – racconta Antonio Posillico, titolare dell’azienda – rappresentano un modo inedito di concepire la maglieria, che dai classici pullover e cardigan, si apre a ogni capo di abbigliamento. Pantaloni cinque tasche, felpe, giacche, gonne si reinventano nei filati tipici della maglieria. Nascono così pantaloni realizzati totalmente in lana, felpe in filati di lana e cotone, parka con maniche in lana intrecciata. Il risultato è una serie di capi di abbigliamento simile alla classica confezione, ma realizzata completamente in filati di maglieria». Come avviene il processo creativo all’interno dell’azienda? «Premetto che contiamo su un indotto di aziende della zona che collaborano alla produzione dei nostri capi, come le filature che creano i campioni di filati da noi concepiti. L’intento è quello di realizzare un prodotto che sia interamente italiano, dalla materia prima a ogni fase di lavora-
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“Stravolgere le regole”. Realizzando capi basici con filati innovativi o modelli particolari con materie prime più semplici. L’originalità secondo Antonio Posillico
zione. Le idee nascono tutte all’interno dell’azienda e vengono vagliate da giovani stilisti su cui puntiamo tantissimo. La nostra è una moda giovane, che vuole soddisfare i gusti delle persone comuni, ma dietro la quale c’è una grande ricerca. I giovani in azienda sono affiancati a personale di grande esperienza, in modo da creare un equilibrio perfetto tra artigianalità ed esperienza e la moda dei ragazzi di oggi. Così anche le tecniche di un tempo, come i vecchi punti maglia degli anni 80, vengono riadattate alla moda attuale». La vostra parola d’ordine è, quindi, “originalità”. «La collaborazione con grandi aziende made in Italy, ci perMARZO 2014
REALIZZIAMO PANTALONI IN LANA, FELPE IN FILATI DI LANA E COTONE, PARKA CON MANICHE IN LANA INTRECCIATA
Antonio Posillico, titolare del Maglificio Aurora di Durazzano (BN)
auroramaglie@libero.it
mette di ottenere i giusti input prima di altri, ma non realizziamo mai qualcosa di “copiato” da altre firme, puntiamo sull’offerta di un prodotto sempre nuovo. L’originalità dei nostri prodotti sta soprattutto nella ricerca del particolare e nello stravolgere le regole: spaziamo da capi basici realizzati con filati innovativi a capi particolarissimi nella modellistica ma confezionati con materie prime più economiche». In questo modo riuscite ad affermarvi sui mercati con prodotti di alta qualità ma a prezzi competitivi. «È importante tenere d’occhio il prezzo finale ma questo non deve pregiudicare il successo di un capo. La qualità è VALORE EXPORT
sempre fondamentale. Per tenere i prezzi un po’ più bassi, lanciamo ordini nel momento in cui i nostri concorrenti sono fermi, così usufruiamo di importi migliori». Quali sono i vostri principali mercati e come gestite la distribuzione nei paesi stranieri? «Germania e Spagna rappresentano il 25 per cento della vendita diretta, ma un altro buon 40 per cento del nostro prodotto viene immesso su altri mercati esteri, come Francia, Giappone, Russia, Olanda e Austria, mediante distributori italiani che lo rivendono a loro volta. Prediligo avere con i clienti tedeschi e spagnoli dei contatti diretti, al fine di capire al meglio le loro esigenze e illustrare bene il prodotto». Quali sono le prospettive e gli obiettivi dell’azienda per il nuovo anno? «Abbiamo chiuso il 2013 registrando un incremento del fatturato del 14 per cento rispetto al 2012. Dai primi mesi del 2014 la tendenza sembra altrettanto positiva sia in termini di crescita che di nuova clientela, ma è ancora presto per avere una previsione di fatturato abbastanza certa. Quello che è sicuro è che continueremo a investire in innovazione tecnologica, come già abbiamo fatto l’anno scorso. Il prossimo passo sarà la costruzione di un nuovo opificio industriale, operando in regime di autofinanziamento». \\\\\ EUGENIA CAMPO MARZO 2014
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MADE IN ITALY DANILA VIGNA, CLARA E ROBERTO FANTOCCOLI
LA MODERNITÀ CHE RIEVOCA IL CLASSICO Le vacanze italiane e la Capri anni 60. Gli spunti per l’estro creativo di Clara e Roberto Fantoccoli e la professionalità di Danila Vigna, artefici di materie prime per gli abiti della donna internazionale
icami esagerati e trafori. Tessuti da fluidi a rotondi, organze voluminose e romantiche per il vestire elegante. Tweed inediti, colorati e micronizzati. Con questi elementi, i tessuti della piemontese Soluzioni Tessili riecheggiano piacevolmente l’atmosfera gioiosa e ottimista delle vacanze italiane e della Capri anni 60. «Nella creazione dei nostri tessuti ci ispiriamo alle immagini di quel passato sereno, alle giovani signore con completi dai colori ingenui ed entusiasti. Il risultato è un tessuto in cui, fra l’ironia e la leggerezza della nostalgia, il bianco gioca col colore». Questi gli spunti per l’estro creativo di Clara Fantoccoli, Roberto Fantoccoli e Danila Vigna, titolari di Soluzioni Tessili, che si rivolge a una nicchia di mercato in crescita con tessuti completamente prodotti in Italia attraverso una lavorazione a metà strada fra l’artigianale e l’industriale. «Il processo creativo – spiega Danila Vigna –prosegue fra la necessità di nuove sensazioni tattili e di colore e il rigore di una semplificazione razionale: esagerare la fluidità, la rigidezza, la tridimensionalità. Il nostro concetto di tessuto abbraccia la tradizione nel suo spirito e coniuga il classico con una nuova visione moderna. Possiamo considerarle delle rielaborazioni di strutture tradizionali con finissaggi e colori veramente innovativi. Tutto questo ci
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www.soluzionitessili.com info@soluzionitessili.com
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Export tessile Biella Crescita nel terzo trimestre 2013 secondo il Monitor dei distretti del Piemonte (dati elaborati e diffusi da Intesa Sanpaolo)
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Previsioni export Piemonte Dato di crescita previsto per le esportazioni nel primo trimestre 2014 secondo Confindustria Piemonte e Unioncamere Piemonte
porta a una produzione semi-artigianale, seguita e controllata a ogni stadio della lavorazione. Decorazioni e trattamenti rendono ogni articolo una vera e propria opera d’arte. In tutto questo il risultato si presenta, però, come estremamente moderno, adatto alla fabbricazione di un capo per una donna esigente e all’avanguardia». E la modernità ritorna nelle idee per il futuro, come spiega Roberto Fantoccoli: «Durante il 2014 proseguiremo sulla strada intrapresa in questi ultimi anni, sviluppando ulteriormente il nostro concetto di tessuto. Questo dovrà continuare a rappresentare sempre qualcosa di nuovo, fresco e interessante. Questo tessuto deve essere estremamente
Un momento di lavoro all’interno della Soluzioni Tessili Srl di Crevacuore (BI) e, sotto, alcuni tessuti realizzati dall’azienda
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semplice e al tempo stesso sofisticato, solido nei suoi contenuti ma moderno nel suo aspetto, tradizionale nella sua costruzione ma innovativo nelle sue performance. Una materia prima che caratterizzi e valorizzi qualsiasi capo venga confezionato con essa e, di riflesso, qualsiasi donna che lo indosserà». Insomma, facendo parte della storica realtà del biellese, zona famosa per la vocazione tessile, Soluzioni Tessili cerca di miscelare il ricco bagaglio di esperienze tecniche provenienti dal passato con un’indole moderna, che si pone come obiettivo quello di creare tessuti sempre nuovi, moderni e competitivi su scala mondiale. «Oggi – conclude Clara Fantoccoli – esportiamo in diversi paesi dell’Europa e dell’Asia. Principalmente in Francia, Regno Unito, Spagna e Belgio, Cina, Corea del Sud, Giappone e Turchia. E inoltre lavoriamo per mercati oltreoceano, come Stati Uniti e Canada. Nonostante si parli spesso di concorrenza asiatica nel settore tessile, noi stiamo dimostrando che l’offerta di uno stile unico e riconoscibile rende il tessuto difficilmente imitabile. E, al contrario di quello che si potrebbe pensare, il mercato asiatico, in termini di fatturato, sta diventando sempre più importante per noi». \\\\\ LUCA CÀVERA MARZO 2014
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MADE IN ITALY ADOLFO ROTTA
IL DETTAGLIO CHE FA LA DIFFERENZA Per le grandi firme, il bottone torna a essere un elemento di distinzione che attesta una volta per tutte il massimo standard qualitativo n bottone è solo un dettaglio. Uno di quelli che le grandi firme della moda non trascurerebbero mai, e poco importa l’enorme divario tra i prezzi dei prodotti di massa e quelli d’eccellenza: è l’accessorio che fa la differenza. La regola è rispettata a qualunque latitudine, almeno in quelle nicchie di mercato che rappresentano l’alta qualità, e, dunque, la camiceria di prestigio non ha altra scelta che affidarsi a chi i bottoni li sa fare. «Noi rimaniamo competitivi con i colossi multinazionali perché il nostro prodotto non è mai sceso a compromessi e non teme paragoni, tanto che adesso siamo noi a vendere ai cinesi perché loro non sono in grado di fare quello che realizziamo. D’altronde, anche le loro firme dell’abbigliamento di fascia alta vogliono abbinare il loro prodotto a quello made in Italy». A parlare è Adolfo Rotta, titolare della bresciana Linea Mitiaro, impresa da decenni specializzata nella realizzazione di bottoni. «L’unica possibilità nei mercati che si avvalgono di costi bassi e agevolazioni statali– continua Rotta –, è la qualità assoluta del prodotto, la serietà industriale, commerciale nei rapporti e l’innovazione continua». In cosa consiste la qualità di un bottone? «Prima di tutto nel materiale, in particolare la madre perla. Poi la lavorazione e l’affidabilità, la precisione, la puntualità nella consegna, e l’assoluta mancanza di scarto. Noi, infatti, revisioniamo gli articoli più volte durante tutto il processo: su 100mila bottoni usciti dalle
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Adolfo Rotta, titolare della Linea Mitiaro Srl con sede a Pontoglio (BS)
nostre fabbriche saranno 100mila quelli applicabili. Per quanto riguarda la lavorazione, in definitiva, la nostra cura è molto maggiore rispetto a qualsiasi impresa che punta alla quantità». Quali sono le ultime tendenze nel settore? «Negli ultimi anni, i materiali naturali, come la madreperla o il corno, sono ritornati prepotentemente alla ribalta con forme classiche per una moda elegante ma sobria. I grandi stilisti hanno ricominciato a scommettere su questi dettagli: una camicia di Armani, per esemMARZO 2014
I MATERIALI COME LA MADREPERLA SONO TORNATI ALLA RIBALTA, PER UNA MODA ELEGANTE E SOBRIA pio, ha più probabilmente un bottone di madreperla con il suo marchio. L’accessorio, insomma, è stato valorizzato dalle firme più lungimiranti e ha un’importanza rilevante nel completare il capo d’abbigliamento. È un accessorio assolutamente determinante e non saranno le lampo o altro a spodestarlo».
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www.mitiaro.it
In che modo vi proponete al mercato estero? «La nostra presenza maggiore riguarda Cina e Usa, paesi in cui abbiamo agenzie di riferimento e che fruttano un quarto dell’intero fatturato. Le fiere sono un altro strumento importante che ci permette di seguire clienti russi, cechi, norvegesi o inglesi, ma anche per proporci a nuovi clienti. Solitamente cerchiamo degli agenti che siano già introdotti nei mercati di riferimento: affidare il campionario a un commerciale che non sa come si fa una camicia, fa perdere molto tempo. In Spagna, in Francia e in Germania c’è la prossima sfida». Come avete affrontato gli ultimi anni di crisi? «Abbiamo deciso di eliminare quei clienti considerati a rischio, preferendo abbassare di conseguenza il fatturato complessivo, ma senza correre nessun pericolo. Uno degli aspetti da tenere in considerazione che spiega la sostanziale tenuta dell’impresa, sta nella capacità di personalizzare gli articoli: spesso i nomi e i marchi delle firme campeggiano sui bottoni che fabbrichiamo, impressi con il laser, senza che questo crei problemi nel processo industriale. Infine, la flessibilità ci ha permesso di lavorare sia con i grandi stilisti che con la camiceria di paese, in quel mercato ristretto che rappresenta il massimo standard di qualità: se continuiamo a lavorare negli Usa nonostante il cambio a loro sfavorevole, è proprio perché collaboriamo solo con quelle aziende che costituiscono il top della gamma». \\\\\ RENATO FERRETTI MARZO 2014
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MADE IN ITALY LUCIANO BAGNOBIANCHI E CLAUDIO SAGRIPANTI
L’IDENTITÀ AL DI SOPRA DELLA MODA Il valore della calzatura italiana, e in particolare di quella marchigiana. La parola a Luciano Bagnobianchi e Claudio Sagripanti
a scarpa italiana ha una sua precisa identità. E la zona italiana con il più alto numero di aziende legate al settore calzaturiero è da sempre la regione Marche. Nella scarpa marchigiana ci sono arte, qualità, e benessere, interpretate dalla professionalità di “artigiani” che non hanno seguito le “sirene” del basso costo, ma hanno saputo trasformare un prodotto della tradizione nel meglio del made in Italy. In questo scenario ci sono aziende che più di altre hanno saputo adattarsi, comprendendo le sfide che i mercati stanno imponendo. «Le nostre realtà – spiega Luciano Bagnobianchi, amministratore delegato di Manas – hanno trovato la chiave per riuscire ad affermare il valore e la qualità della scarpa italiana all’estero. Il sistema calzaturiero marchigiano, malgrado la forte storia alle spalle che lo caratterizza, si sta scontrando con le difficoltà dovute alla concorrenza. Noi, come risposta per rimanere competitivi sul mercato, abbiamo deciso di unire le nostre forze per realizzare sinergie di gruppo. Riusciamo così a contenere i costi e a essere competi-
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Alfiere e Manas hanno sede a Montecosaro (MC)
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+15,1% tivi, sfruttando una logica di condivisone non concorrenziale». La sinergia è quella tra Manas, azienda che dagli anni settanta si specializza in calzature per donna, e Alfiere. «Le due aziende – racconta Claudio Sagripanti, amministratore delegato di Alfiere - hanno un vissuto comune in quanto nascono dalla stessa famiglia. Hanno una storia parallela e fanno parte dello stesso gruppo. Negli anni, pur mantenendo sempre l’accento sulla produzione di scarpe al femminile, si sono però differenziate nel target abbracciando una la calzatura in chiave comfort, mentre l’altra seguendo più una linea moderna. Entrambe però hanno sempre posto in primo piano la raffinatezza, la qualità del prodotto e l’attenzione al dettaglio. Oggi il mercato chiede una dimensione maggiore per affrontare le sfide, per questo abbiamo deciso di continuare in un percorso sinergico». Un percorso che non ha mai smesso in ogni caso di mettere in primo piano i valori del made in Italy. «Attraverso il continuo updating – continua Sagripanti – intendiamo
www.alfiere.com www.manas.com
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Mercato cinese La crescita, rispetto al 2012, dell’export calzaturiero italiano in Cina. L’Italia ha esportato in quel mercato un totale di 817mila paia di scarpe
fornire soluzioni sempre più ricercate sia dal punto di vista dei materiali che delle linee e stile. In tutti i mercati in cui siamo presenti, manteniamo una costante, ovvero uno stile riconoscibile. Uno stile che si impone e viene riconosciuto all’estero come valore aggiunto. Questo soprattutto nella finezza dei particolari e nella qualità dei dettagli, componenti uniche molto apprezzate. Intendiamo affermare un marchio dando una continuità di valori e per farlo è fondamentale avere un’identità costante nel tempo, che non renda il marchio in balia delle mode. Non a caso il 90 per cento del nostro campionario è indifferenziato in tutti i mercati. Ci sono poi delle varianti che dipendono dai singoli mercati. In Russia ad esempio non si può non considerare la componente climatica; per questo il prodotto è caratterizzato da una fodera in pelliccia». Avere mantenuto un Dna costante nel tempo, ha permesso alle due aziende di conoscere uno sviluppo in Paesi differenti. «Stiamo attraversando il passaggio storico – riprende Bagnobianchi – che ci porterà ad affermare i marchi con un’identità riconoscibile come MARZO 2014
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MADE IN ITALY LUCIANO BAGNOBIANCHI E CLAUDIO SAGRIPANTI
azienda italiana nel mondo. I mercati su cui siamo storicamente presenti sono la Germania, la Francia, la Svizzera, il Benelux, l’Inghilterra e molti altri Paesi Europei, oltre alla Russia. Abbiamo anche accordi di partnership in Asia, con punti vendita in Corea, Cina e Sud Est Asiatico. Ma non ci fermiamo qui. Ci stiamo aprendo anche a importanti novità sul mercato del Sud-Centro America e Sud Africa. Oltre ad essere sempre presenti in USA». Questa linea comune d’idee e base del prodotto, ha portato Manas e Alfiere a godere di molteplici benefici. «Abbiamo deciso di guardare al futuro in una logica di
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IL MARCHIO DEVE AVERE UNA CONTINUITÀ DI VALORI PUR NEL RISPETTO DEI TREND rilancio – prosegue Sagripanti – e l’identità comune ci permette di puntare sempre di più all’estero, guardando anche a Paesi dove ancora non siamo presenti. Non a caso il 70 per cento del fatturato di entrambe le aziende deriva proprio dai mercati internazionali. Stiamo guardando all’esportazione mantenendo però l’identità di ogni singolo marchio e cercando di trovare ampie sinergie nell’ambito di tutte le aree di produzione, logistica, finanza che non danno distinzione ai marchi. Ci occupiamo infatti di uno stesso target, di donne, anche se ci rivolgiamo a loro con diversi marchi che esprimono una differente identità. È così che riusciamo a posizionarci in segmenti diversi del mercato, malgrado le analogie che possono star dietro la scarpa da donna in generale. Utilizzare la stessa logistica ci rafforza nei mercati internazionali e ci consente di ottenere vantaggi competitivi anche sui costi che si devono affrontare. In questo modo le aziende possono trovare un’identità decisa sul mercato». Ed è partendo da quell’identità artigianale che le due realtà marchigiane stanno affrontando un nuovo percorso, collaborando e cooperando il più possibile. \\\\\ MATTEO GRANDI MARZO 2014
CONSULENZA RICCARDO CALIARI
PER UN BUSINESS SOSTENIBILE Il percorso di sostenibilità di Cloros per le aziende che investono in responsabilità sociale d’impresa ed ecological responsibility. La parola a Riccardo Caliari on l’indagine “The Impact of a Corporate Culture of Sustainability on Corporate Behaviour and Performance” del 2012, l’Harvard Business School ha dimostrato che le imprese che investono nella sostenibilità, nel lungo periodo, hanno migliori performance economiche, finanziarie e non finanziarie. L’indagine ha messo in luce due aspetti particolarmente interessanti: la redditività delle aziende sostenibili supera del 4,8 per cento quello delle concorrenti non sostenibili e le azioni delle aziende responsabili hanno avuto una minore volatilità nel tempo. «Ciononostante e benché il tema della crescita ecosostenibile sia popolare da oltre 15 anni, a queste istanze di mercato è stato risposto in modo incostante, anche se con delle eccellenze (rappresentate oggi dai tessuti produttivi di paesi come Regno Unito, Giappone e Sud Africa)». È questa la riflessione di Riccardo Caliari, amministratore delegato di Cloros, società di servizi per la sostenibilità che propone alle aziende una visione strategica a tutto tondo, con un percorso che rende il loro business sostenibile in tre diversi ambiti: ambientale, sociale, economico. «Il nostro percorso di sostenibilità, o catena del valore – prosegue Riccardo Caliari – si articola in tre fasi. La prima fase è quella di Assessment, finalizzata a conoscere come l’azienda impatta con il proprio contesto sociale, ambientale ed economico di riferimento. Viene fotografato lo status quo, definito il punto di arrivo e, attraverso un procedimento di back casting, si ritorna al punto di partenza per definire tutte le azioni necessarie
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Riccardo Caliari, amministratore delegato della Cloros Srl di Villafranca di Verona (VR)
per concretizzare il risultato finale – considerando in modo particolare anche l’impatto economico. La seconda fase è rappresentata dall’Improvement, che significa aumentare le performance dell’azienda, colmando i gap evidenziati in fase di Assessment e procedendo con un piano di efficientamento dell’agire di impresa, che miri proprio alla compensazione dei gap di sostenibilità atMARZO 2014
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Redditività Aumento registrato dall’Harvard Business School. Le aziende sostenibili si sono dimostrate più produttive rispetto alle concorrenti non sostenibili
www.cloros.it twitter.com/ClorosSrl www.facebook.com/Cloros.Italy traverso delle azioni concrete. La fase finale, vale a dire lo Sharing, è il momento della condivisione, del comunicare il percorso di sostenibilità intrapreso (le azioni, gli sforzi dell’azienda, la nuova filosofia di business che l’azienda ha adottato) e i risultati raggiunti, in un’ottica del tutto trasparente verso tutti gli stakeholder, per valorizzare il sistema d’offerta. Va da sé che un percorso di VALORE EXPORT
questo tipo deve essere condiviso in primis a livello di top management, per garantire poi il massimo livello di coinvolgimento da parte di tutti i collaboratori. Si tratta infatti di un riposizionamento strategico per l’azienda, che impatta su tutte le sfere di attività e su tutte le funzioni aziendali». Naturalmente, ogni singolo paese percepisce il tema della sostenibilità in maniera differente. Di conseguenza, le politiche aziendali adottate in questo ambito variano di riflesso a quello che è il sentimento comune in ciascuna nazione. L’attività di Cloros è dunque volta, da un lato, a incoraggiare una maggiore sensibilità verso queste tematiche e, dall’altro, a far conoscere alle aziende la concreta possibilità di intraprendere un cammino in questa direzione . Ecco perché l’azienda partecipa a fiere ed eventi a tema sia in Italia che all’estero. «Lo scorso anno abbiamo partecipato a Smart Energy, a Verona, mentre ad aprile saremo a Dubai al Wetex. Di recente, poi, siamo anche stati partner dell’evento TEDx, anche questo svoltosi a Verona. TEDx è un format nato in California che riunisce in una singola giornata decine di conferenzespettacolo di scienziati, innovatori, artisti e imprenditori. Grazie al nostro contributo, quello di Verona è stato il primo TEDx italiano certificato a emissioni zero. Infatti abbiamo misurato la quantità di emissioni di CO2 generate durante l’organizzazione dell’evento, cercando di ridurle al minimo e compensando la parte immessa con l’annullamento dei crediti di carbonio generati da progetti che prestano particolare attenzione ad aspetti etico-sociali».\\\\\ LUCA CÀVERA MARZO 2014
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GERMANIA OUTLOOK ECONOMICO
LA LOCOMOTIVA D’EUROPA
L’economia tedesca denota ampia stabilità, grazie a scelte strategiche che ne hanno consolidato il posizionamento lungo le grandi direttrici tecnologiche mondiali
↑ Una veduta di Francoforte
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algrado un passo di crescita sceso dal 3,3 per cento del 2011 allo 0,4 per cento dell’anno scorso, la Germania continua a fare da traino all’Unione europea, se si considera che il sistema tedesco rappresenta quasi un terzo del Pil dell’intera Eurozona. Un primato fondato su una robusta dinamica dei consumi interni, in rialzo anche nel 2013 dell’1 per cento, e su un elevato grado di internazionalizzazione, che negli ultimi anni ha consentito alla Germania di rafforzare la sua presenza nei più importanti mercati esteri, in particolare quelli emergenti. A pagare, nella fase più intensa della crisi globale, sono stati gli investimenti assunti dai grandi gruppi industriali nei segmenti ad alta qualità, l’aggressione di sistema ai mercati dell’est Europa e asiatici e, non ultima, l’incisiva azione riformatrice condotta dal governo tedesco. Rigore nei conti pubblici e sostegno della domanda interna i principi ispiratori di una politica che a fine 2009, nell’ambito della “legge di accelerazione della crescita”, ha introdotto sgravi fiscali per 8,6 miliardi di euro e che l’anno scorso, pur in quadro di ristrettezze di bilancio, ha aumentato di oltre il 4 per cento i fondi per l’istruzione e la ricerca, col dichiarato intento di favorire uno sviluppo duraturo e sostenibile. Una strategia virtuosa che si riflette nei saldi della bilancia commerciale, in costante aumento per via di un volume di export che supera quasi sempre quello delle importazioni. Assorbita la perdita dello scettro di primo Paese esportatore al mondo a vantaggio del gigante cinese, la Germania continua comunque a presentare surplus consistenti nell’interscambio col resto del mondo. A partire proprio dall’Italia che, stando all’ultima rilevazione definitiva
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INTESRCAMBIO COMMERCIALE ITALIA-GERMANIA Valori in milioni di euro (Gennaio-Ottobre)
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Fonte: elaborazioni ICE su dati ISTAT
condotta da Destatis, nel 2012 ha accolto una quota tedesca del 14,6 cento del totale delle importazioni, a fronte del 12,5 per cento dell’export italiano piazzato in Germania. Tra le merci più importate dai tedeschi spiccano i beni agroalimentari, i prodotti della stampa e della riproduzione di supporti registrati e i prodotti farmaceutici chimico medicinali e botanici. Settori trainanti in un mercato che con un volume di 35,3 miliardi di euro ottenuto nei primi 9 mesi del 2013, ci vede al quinto posto assoluto tra i Paesi fornitori, dietro Paesi Bassi, Cina, Francia e Stati Uniti. \\\\\ GIACOMO GOVONI
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UNA PARTNERSHIP CON RADICI LONTANE I legami che uniscono Italia e Germania vanno ben oltre le differenti visioni politiche sull’Europa. Berlino rappresenta per noi il primo partner commerciale a livello mondiale ermania e Italia sono i due Paesi più export-oriented d’Europa, con merci che viaggiano verso decine di mercati, tradizionali ed emergenti, ma in primis tra di loro, come fotografano gli ultimi dati Istat aggiornati a fine 2013. «L’interscambio con la Germania – osserva Elio Menzione, ambasciatore d’Italia a Berlino – ammonta a 101,3 miliardi di euro, pari quasi alla somma di quelli con la Francia e il Regno Unito». Un dato che rinnova il primato tedesco nel ranking dei destinatari delle nostre esportazioni e conferma quanto sia fondamentale alimentarne la cooperazione politica ed economica, soprattutto in chiave di futura competitività europea. Come si sono evolute le relazioni italo-tedesche negli ultimi mesi? «Le relazioni italo-tedesche hanno una dimensione storica di particolare intensità. Non bisogna dimenticare che Italia e Germania sono fra i sei Paesi che hanno dato vita alla casa comune europea e che la loro collaborazione è stata e continua a essere essenziale per affrontare le complesse sfide dell’integrazione. Nella fase attuale, inoltre, il dialogo con Berlino è indispensabile per trovare formule che, in ambito europeo, al consolidamento delle finanze pubbliche sappiano coniugare le politiche di stimolo alla crescita e all’occupazione». Al di là degli aspetti puramente commerciali, perché la Germania è un partner così importante per
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↗ Elio Menzione, ambasciatore d’Italia a Berlino
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www.ambberlino.esteri.it
l’economia italiana? «Gli aspetti commerciali in effetti non rendono giustizia dell’ampiezza e della profondità del rapporto economico bilaterale. In molti settori i rapporti di subfornitura sono talmente rilevanti da configurarsi come relazioni di mutua dipendenza. Per una miriade di imprese italiane, le grandi e medie realtà industriali tedesche costituiscono da anni un cliente consolidato con cui si lavora insieme anche dal punto di vista progettuale e che viene fisicamente seguito nella penetrazione sui mercati internazionali. Senza timore di esagerare, si può affermare che in numerosi casi l’industria componentistica italiana contribuisce fortemente al successo dell’export tedesco». E a livello di investimenti reciproci, qual è la dinamica? «È di assoluto rilievo. In Germania circa 1.800 imprese a capitale italiano danno lavoro a quasi centomila dipendenti, sono invece 1.400 le aziende tedesche che MARZO 2014
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Le imprese a capitale italiano che operano in Germania, dando lavoro a quasi 100mila dipendenti
due Camere di commercio italiane operanti in Germania e dell’ufficio Ice-Agenzia di Berlino, che supportano le aziende dal punto di vista operativo nell’erogazione di servizi e nelle attività di promozione. In alcuni casi che richiedono una sensibilizzazione diretta delle autorità tedesche su interessi e aspettative di imprese italiane, l’ambasciata vi provvede». E dal punto di vista dell’informazione agli utenti? «Il nostro ufficio commerciale risponde quotidianamente alle richieste e aggiorna la sezione relativa alla Germania all’interno del portale www.infomercaties-
generano quasi 145mila impieghi nel nostro Paese. Inoltre, tra i turisti stranieri che maggiormente visitano l’Italia, il primo posto è occupato proprio dai tedeschi, con circa 10,2 milioni di arrivi nel 2012 e una spesa che la Bundesbank ha quantificato in quasi 6,5 miliardi di euro». Con quali strumenti supportate le imprese italiane che vogliono fare business in Germania? «L’ambasciata esercita un ruolo di coordinamento delle
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teri.it, contenente dati di interesse per gli operatori. Infine, l’ambasciata offre i suoi locali a quelle imprese che desiderino realizzare eventi promozionali di alto livello. Lo abbiamo fatto negli ultimi mesi con realtà di spessore di diversi settori: alta gioielleria, turismo, enogastronomia, trasporti, editoria, automotive, servizi bancari e moda». In quali settori l’industria italiana avrà le maggiori potenzialità di espansione sulla scena tedesca nei prossimi anni? «È ovvio che un Paese che produce quasi il 29 per cento
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L’INDUSTRIA COMPONENTISTICA ITALIANA CONTRIBUISCE FORTEMENTE AL SUCCESSO DELL’EXPORT TEDESCO del Pil dell’Eurozona, coi consumi pubblici e privati in crescita e un tasso di disoccupazione ai minimi storici, offra opportunità importanti per quasi tutti i comparti industriali. Ritengo, tuttavia, che al momento le opportunità migliori riguardino innanzitutto l’agroalimentare, spinto da un crescente apprezzamento per la qualità dei nostri prodotti. Siamo, inoltre, in grado di giocare bene le nostre carte nel comparto della moda anche se in altri Paesi il segmento lusso offre potenzialità ancora superiori - e nel farmaceutico, dove esistono significativi investimenti italiani in Germania che stanno producendo ottimi risultati di mercato». Altri ambiti? «Tutti quelli in cui sono richiesti servizi di subfornitura, a partire dalla componentistica per automobili. Ritengo, infine, che vi siano diverse opportunità per le imprese produttrici di beni e servizi ad alto contenuto tecnologico, in virtù del forte investimento pubblico da parte della Germania in questo settore». Di recente ha dichiarato che i tedeschi hanno una percezione falsata del valore italiano. Quali limiti ci vengono attribuiti? «È innegabile che la crisi nell’Eurozona abbia fatto riaf64
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fiorare alcuni pregiudizi storici legati sostanzialmente al tema della presunta inaffidabilità di taluni Paesi partner. Ciò ha purtroppo toccato anche l’Italia. Più insidiose ancora sono però, a mio avviso, le lacune informative che ho registrato presso una consistente porzione di opinione pubblica tedesca circa i dati fondamentali dell’economia italiana. Mi riferisco in particolare alla solidità e alla diversificazione della sua base industriale e al suo ruolo nella crisi della valuta comune: molti ignorano, ad esempio, che l’Italia è il terzo contributore all’European stability mechanism e che non ha beneficato di alcun aiuto finanziario di emergenza». In che modo tali difetti d’immagine si possono correggere? «Soltanto con una continua opera di diffusione di dati ed elementi precisi. È quanto anch’io personalmente faccio, cogliendo ogni occasione di incontro con interlocutori del mondo economico, accademico e dell’informazione per valorizzare i nostri punti di forza. Un tema sul quale continueremo a impegnarci molto e non mancheremo di sfruttare la visibilità che ci conferirà il prossimo semestre di presidenza dell’Unione europea per amplificare il messaggio». \\\\\ GIACOMO GOVONI MARZO 2014
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BUSINESS COMMUNITY DI RIFERIMENTO La Camera di commercio italo-germanica rappresenta un hub fondamentale per favorire gli investimenti di aziende tedesche nel nostro tessuto economico na struttura imprenditoriale più frammentata e votata alla diversificazione di prodotto, da una parte, un apparato produttivo caratterizzato da grandi soggetti e da un’elevata coesione di sistema, dall’altra. Sono i due modelli industriali, rispettivamente italiano e tedesco, che convergono nella business community che la Camera di commercio italogermanica si impegna ad alimentare, informando e assistendo le aziende interessate ad allargare il proprio raggio commerciale su peculiarità e opportunità d’investimento offerte dal vicino mercato. «I nostri sevizi – puntualizza il presidente Erwin Rauhe – sono volti a promuovere le relazioni economiche fra le imprese dei due paesi, orientandole a farne conoscere le specificità e le differenze».
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↑ Erwin Rauhe, presidente della Camera di commercio italo-germanica
Partiamo dalle differenze relative all’approccio all’internazionalizzazione fra le imprese italiane e quelle tedesche. Quali sono e come si armonizzano? «Le aziende tedesche sono fortemente orientate all’internazionalizzazione e lo sono da sempre, mentre quelle italiane si sono affacciate sui mercati internazionali negli ultimi anni. A supporto di questo, basti osservare che la Camera di commercio italo-germanica è stata fondata più di 90 anni fa. Altra caratteristica è che l’industria tedesca è maggiormente orientata all’esportazione di prodotti finiti, mentre quella ita-
L’AREA GEOGRAFICA DOVE SI CONCENTRANO LE IMPRESE TEDESCHE È IL NORDEST VALORE EXPORT
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2.800
Le imprese tedesche registrate in Italia a fine 2013, per un investimento di circa 36 milioni di euro
operare in maniera proficua nel contesto tedesco». A livello di promozione dei prodotti, che strumenti mettete in campo per valorizzare il made in Italy? «La promozione dei singoli prodotti è principalmente com-
liana lo è nei semilavorati o nei singoli componenti che vengono poi successivamente integrati in prodotti finiti». Sotto gli aspetti settoriali e dimensionali, quale profilo di azienda italiana funziona meglio oggi sulla scena commerciale tedesca? «Le aziende italiane maggiormente presenti sul mercato tedesco rispecchiano il tessuto imprenditoriale del nostro Paese. Fatta eccezione per quelle di grandi dimensioni e di portata internazionale, sono soprattutto le aziende di medie e piccole dimensioni, specializzate nel campo della meccanica e nei settori del fashion e dell’arredamento a 66
VALORE EXPORT
pito delle singole aziende. Noi creiamo le premesse affinché sia garantito un più facile accesso ai mercati per la valorizzazione del made in Italy». In Italia opera già un numero consistente di imprese tedesche. In quali aree geografiche si concentrano? L’eliminazione di quali freni ne incoraggerebbe altre a investire da noi? «Per vocazione l’area geografica dove maggiormente si concentrano le imprese tedesche è il nord e, specificatamente, il nord-est. Maggiore certezza giuridica, maggiore trasparenza fiscale e minore burocrazia, potrebbero dare un’ulteriore spinta alla presenza di imprese tedesche nel nostro Paese». Nella gamma dei servizi camerali, avete una sezione dedicata a Expo 2015. Quale impegno state sviluppando in vista di questo appuntamento e quante imprese pensate di coinvolgere? «L’Expo rappresenta un’occasione unica per entrambe le economie, sia in termini di opportunità di business, che di visibilità sul mercato. Da parte nostra forniamo assistenza alle società che chiedono di utilizzare questa opportunità e che sono pronte a giocare in un ruolo attivo». \\\\\ GIACOMO GOVONI MARZO 2014
GERMANIA EMANUELE GATTI
ROBUSTE PROSPETTIVE fra imprese DI CRESCITA Alleanze della stessa filiera produttiva: questa è la chiave che aiuta le imprese italiane ad aprirsi varchi in terra tedesca
← Emanuele Gatti, presidente della Camera di commercio italiana per la Germania
una cooperazione industriale dalle radici profonde, che genera un interscambio annuale superiore ai 100 miliardi di euro. In una fase storica così delicata, l’asse economico fra Italia e Germania è un tesoro da preservare e, laddove possibile, da rafforzare. Come intende fare la seconda edizione del Forum economico italo-tedesco, in programma a Roma il prossimo maggio. A organizzarlo è la Ccig, Camera di commercio italiana per la Germania, che con questo evento corona l’attività svolta a favore della collaborazione bilaterale fra i due Paesi. «Negli ultimi mesi – sostiene il presidente Emanuele Gatti – la Ccig ha rafforzato da un lato le relazioni economiche italo-tedesche nei settori tradizionali del made in Italy, in cui le pmi necessitano di forte sostegno. Dall’altro, ha sviluppato nuove iniziative bilaterali in settori ad alto contenuto tecnologi-
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co, in cui l’Italia vanta imprese d’eccellenza e la Germania può contribuire ad accelerarne lo sviluppo». In quali iniziative si è tradotto questo impegno? «Nell’organizzazione di due convegni. Il primo è quello dello scorso maggio a Firenze, durante il convegno sulle politiche industriali organizzato da Toscana Promozione e Regione Toscana, assieme alla nostra Camera. In quell’occasione abbiamo invitato alcuni cluster tedeschi innovativi a presentare le loro eccellenze nella prospetti-
170mila
Le imprese e istituzioni italo-tedesche che dal vivo o via web saranno coinvolte nel prossimo Forum economico bilaterale
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GERMANIA EMANUELE GATTI
IL GAP FRA IMPRESE TEDESCHE E ITALIANE NON È DIMENSIONALE, MA RIGUARDA L’ORGANIZZAZIONE INTERNA
va di innescare possibili collaborazioni. Il secondo ha avuto luogo a Berlino, a novembre, ed è stato organizzato con l’Ambasciata d’Italia e la Technologie Stiftung Berlin. Si tratta dell’iniziativa “European perspectives on creativity and technology: Italian start-ups meet Berlin” per promuovere la cooperazione tra startup innovative». Le aziende italiane scontano un gap dimensionale rispetto a quelle estere. Con quali strategie vengono messe in condizione di misurarsi alla pari con i partner tedeschi? «La preponderanza di microimprese emerge soprattutto quando le imprese si confrontano su mercati terzi, mentre come fornitori della media e grande impresa tedesca, le pmi italiane hanno anche dei vantaggi, come ad esempio una miglior flessibilità. Inoltre, le aziende italiane ovviano spesso alla loro dimensione limitata con la capacità di organizzarsi in distretti. Un recente studio di Unioncamere ha rilevato che il 36 per cento delle imprese distrettuali ha visto crescere le proprie vendite oltre confine, dimostrando che il gap dimensionale si può superare giocando in squadra. Piuttosto credo che il vero gap delle imprese italiane sia nella loro organizzazione interna. Puntualità nelle consegne, processi di produzione, certificazione e precisione nella comunicazione sono fattori chiave per aumentare la competitività internazionale». Quanto spazio c’è ancora per le produzioni italiane sul mercato tedesco e in quali aree commerciali in particolare? «Considerando che la Germania punta a un aumento del Pil
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dell’1,8 per cento nel 2014 e del 2 per cento nel 2015, sono convinto che il mercato tedesco, che è anche il primo mercato di sbocco delle esportazioni italiane, offrirà nel prossimo futuro largo spazio per i nostri prodotti, specie per quelli dell’agroalimentare e del tessile-abbigliamento. Ma anche per la meccanica, settore in cui la Germania crescerà molto e dove l’Italia detiene eccellenze competitive a livello mondiale. Per cogliere queste opportunità sul mercato tedesco, occorre però puntare di più sulla partnership tra imprese della stessa filiera produttiva». Quali sono gli adempimenti normativi legati, ad esempio, all’apertura di un’azienda italiana in Germania? «Come in Italia, anche in Germania gli adempimenti sono legati alla forma societaria selezionata. Per fornire un orientamento preciso alle imprese italiane abbiamo realizzato con alcuni studi legali a noi associati una guida alle forme societarie in Germania, con indicazione di adempimenti normativi e differenze rispetto alla corrispondente forma societaria italiana. Per assistenza su come aprire un’impresa in Germania, offriamo invece servizi di costituzione società supportati da consulenti esterni. Contando infine che in Germania esistono incentivazioni per investimenti industriali differenti da Bundesland a Bundesland, la nostra Camera individua inoltre la regione tedesca più adatta all’insediamento italiano e collabora con gli enti che erogano gli incentivi». \\\\\ GIACOMO GOVONI
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GERMANIA FABIO CASCIOTTI
FORNITORI DI STILE E AFFIDABILITÀ Delle circa 400 iniziative promozionali che le agenzie Ice organizzano annualmente a favore delle nostre imprese, più di 50 hanno come partner la Germania cambiata l’immagine corporate, passata da agenzia Ice a Ita, Italian trade agency, ma non la missione: assistere e fornire consulenza alle imprese italiane interessate a cogliere nuove opportunità sui mercati esteri o consolidare i legami esistenti. Un’attività che accomuna i 93 uffici italiani per l’internazionalizzazione presenti in altrettanti teatri commerciali del mondo e che assume un rilievo determinante quando riguarda «il nostro primo partner commerciale a livello mondiale, che riceve oltre 47 miliardi di nostre esportazioni all’anno». A ricordarlo è il direttore dell’ufficio Ice di Berlino, Fabio Casciotti, che delinea i contorni di un mercato tedesco storicamente in vetta alle destinazioni dei prodotti italiani di punta. Che evoluzione ha avuto questo trend nell’ultimo periodo? «Partendo dal presupposto che oggi l’interscambio complessivo con la Germania sfiora comunque i 100 miliardi di euro, va rilevato che l’anno scorso le importazioni della Germania dal mondo hanno subìto un calo dell’1,08 per cento rispetto al 2012, con un volume di acquisti tedeschi dall’estero, in tale periodo, pari a 896 miliardi di euro». Da quali fattori è dipeso questo lieve rallentamento? «Il calo è dovuto in primis alla riduzione delle importazioni dei prodotti ai primi tre posti nella graduatoria: alla perdita del 2,5 per cento degli oli e prodotti petroliferi, del 2,3 per cento delle macchine in generale e del 2 per cento delle macchine elettriche. Anche acciaio e ferro hanno subìto una flessione del 7,7 per cento nel 2013. Pochi i settori con un trend positivo, tra cui i pro-
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IN GERMANIA L’AGENZIA REALIZZA UN PROGRAMMA PROMOZIONALE DI CIRCA 50/60 INTERVENTI L’ANNO
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dotti in plastica, al +2,6 per cento e i settori dell’ottica e strumenti medicali e dell’aeronautica, saliti rispettivamente del 1,4 e 6,8 per cento». Quanto alle importazioni dall’Italia? «L'Italia occupa il quinto posto tra i primi 20 fornitori della Germania, dopo gli Usa. Nel 2013 sono diminuite dello 0,9 per cento, invertendo una tendenza che nei due anni precedenti aveva fatto registrare lievi incrementi della nostra quota, dal 5,24 e al 5,38 per cento rispettivamente nel 2011 e nel 2012. Nell’anno appena trascorso, invece, le nostre vendite sul totale sono scese al 5,27 per cento». Come aiutate le imprese italiane che si rivolgono ai vostri uffici per penetrare nel mercato tedesco? «Monitoriamo innanzitutto il mercato locale, acquisendo e ridistribuendo informazioni utili agli imprenditori. In secondo luogo, ìoffriamo interventi nei settori di interesse delle imprese italiane, specie quelli in cui la presenza delle nostre pmi è elevata. In ultimo, gestiamo, con un approccio bottom up, accordi di programma con le regioni italiane, accordi di settore con le associazioni, nonché programmi speciali, tra cui “Made in Italy” e, più di recente, “Export sud” per le 4 re-
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↑ Fabio Casciotti, direttore dell’ufficio Ice di Berlino
gioni che rientrano nell’Obiettivo Convergenza: Puglia, Calabria, Sicilia, Campania». Quali sono gli eventi principali in cui le aziende italiane possono stringere relazioni coi partner tedeschi? «In questo Paese l’agenzia realizza un programma promozionale di circa 50/60 interventi l’anno, tra cui partecipazioni fieristiche, azioni di comunicazione, missioni di incoming di operatori e giornalisti tedeschi a fiere italiane. Tra quelle in programma nel 2014, cito le partecipazioni col-
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670 mld Importazioni Il volume di acquisti dall’estero compiuti dalla Germania nel periodo gennaio-settembre del 2013
12,5%
La quota assorbita dal mercato tedesco sul totale delle esportazioni italiane nel corso del 2012
lettive a Cebit, fiera di hi-tech a cui parteciperanno anche 10 startup italiane; Prowein, appuntamento dedicato all’enologia; Ila, salone riservato all’aerospazio con un padiglione dedicato alle imprese provenienti dalle regioni dell’Obiettivo Convergenza; Smm 2014, per il settore nautico; Automechanika, per la subfornitura nell’automotive; e la fiera Bio Europe, con un focal point nel settore delle biotecnologie». Ulteriori progetti in partenza? «Ad aprile prenderà il via la campagna “Studio Italia” presso i premium store della catena di lusso Karstadt: il KaDeWe di Berlino, l’Oberpollinger di Monaco e l’Alsterhaus di Amburgo. Per 45 giorni questi grandi magazzini, fiore all’occhiello della Gdo tedesca del lusso, avranno vetrine e spazi espositivi dedicati al made in Italy. Infine, stiamo già preparando la partecipazione alla fiera Anuga 2015 di Colonia, la più importante mostra al mondo del settore alimentare». Quali svantaggi competitivi scontiamo ancora rispetto alla Germania? «Il sistema Paese tedesco è più forte di quello italiano per stabilità politica, anche in presenza di larghe intese, situazione finanziaria solida, investimenti in ricerca, sviluppo e formazione, servizi pubblici mediamente migliori, rigido controllo sociale sull’utilizzo dei fondi statali e dei länder. La pressione fiscale non è molto diversa dalla nostra in termini assoluti, ma si stima che la Germania fornisca servizi al cittadino per un controvalore pari a 7.800 euro, contri i 4.800 dell’Italia. Allo stesso modo, il costo del lavoro è più elevato in Germania, ma ben compensato dalla maggior produttività».
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E sul piano commerciale? «Sotto questo profilo conta molto l’immagine di qualità e affidabilità dei prodotti “made in Germany” in settori fondamentali come la meccanica, l’automotive e la chimica. Noi abbiamo come punti di forza l’italian way of life, la ricerca continua del bello, la tradizione gastronomica e artigianale, ma l’immagine dell’Italia nei settori a elevato contenuto tecnologico non è paragonabile, a volte magari ingiustamente, a quella tedesca». In termini di flussi commerciali verso la Germania, che andamento stimate per i prossimi 2-3 anni e quali saranno i settori strategici per gli investimenti delle nostre imprese? «Difficile prevederlo. Tuttavia, secondo una recente analisi congiunturale dell’istituto Iw di Colonia presso le 46 associazioni di categoria dell’industria manifatturiera tedesca, risulta un largo ottimismo per il 2014 in termini di fatturato, investimenti e numero di addetti. In particolare, il settore della meccanica sembra presentare importanti prospettive di sviluppo in Cina e in Usa e una crescita dell’export anche sul mercato europeo. Questo dato è importante in quanto molte imprese italiane sono subfornitrici dell’industria tedesca e potrebbero beneficiare indirettamente del clima favorevole. Trend positivi si prevedono anche per l’edilizia, specie nella costruzione civile, e ovviamente nel comparto agroalimentare, pilastro della nostra presenza in Germania, anche grazie a una fitta rete di ristoranti italiani». \\\\\ GIACOMO GOVONI
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GERMANIA LA FIERA DI HANNOVER
IL POLO PIÙ GRANDE D’EUROPA
È qui che si svolgono alcune delle più importanti fiere del mondo, ed è da qui che partono eventi che conquistano i paesi emergenti on 150 fiere internazionali, la Germania è una delle piazze più importanti a livello mondiale e organizza circa i due terzi delle principali fiere del mondo. E la Deutsche Messe, la storica fiera di Hannover, è il fiore all’occhiello del sistema fieristico tedesco. La più grande fiera d’Europa ogni anno organizza ben 73 fiere in Germania e oltre 40 all’estero, richiamando ogni anno più di 23mila espositori, di cui quasi 9mila stranieri. Da Hannover passano quasi 2 milioni di visitatori l’anno (più di un decimo sono stranieri). Uno degli asset che ha permesso questa crescita è il fatto che da più di un decennio il sistema fieristico della città tedesca ha deciso di puntare anche sull’organizzazione di fiere industriali e commerciali nei più importanti Paesi in via di sviluppo. La storia inizia nel 1947, quando la Deutsche Messe ha iniziato a organizzare eventi che per gli addetti sono diventati dei veri e propri appuntamenti fissi. I settori dei beni d’investimento rappresentano il punto focale di molte fiere, sia in Germania che all’estero. Tra gli eventi made in Hannover più famosi figurano Cebit, focalizzata sul mondo digitale e le telecomunicazioni; Hannover Messe, sulle tecnologie industriali; Ligna, sul legno e sull’industria del settore; Domotex, sulla pavimentazione e rivestimenti; Biotechnica, per le biotecnologie e scienza della vita; Cemat, sul tema dell’intralogistica, e Didacta, incentrata sulla formazione.
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Eventi La Deutsche Messe di Hannover organizza ogni anno molte fiere anche all’estero
Hannover, inoltre, ospita da diversi anni anche esposizioni organizzate da aziende esterne come Agritechnica, la fiera internazionale più importante del settore della meccanizzazione agricola, Emo, che ospita macchinari e strumenti per la lavorazione dei metalli, Euroblech, per le tecnologie della lavorazione della lamiera e Iaa, salone dei veicoli commerciali e
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GERMANIA LA FIERA DI HANNOVER
www.hannovermesse.de
L’INTERNAZIONALIZZAZIONE È UN VERO ASSO NELLA MANICA DEI POLI FIERISTICI MODERNI
industriali. Negli ultimi anni il concetto classico di fiera si è evoluto, ha cambiato forma, virando verso una graduale perdita di importanza dello spazio espositivo inteso come desk e offrendo invece più contenuti esperienziali. L’obiettivo non è soltanto quello di presentare beni e servizi, ma far vivere un’esperienza, creare emozioni. In tale prospettiva, il settore fieristico tedesco ha ricevuto 300 milioni di euro di finanziamenti pubblici, utilizzati per la modernizzazione del centro congressi di Berlino e per le fiere di Dusseldorf, Essen e Hannover. Anche da questo punto di vista, l’internazionalizzazione diventa un vero e proprio asso nella manica dei poli fieristici moderni. È così, infatti, che si può far comprendere la qualità dei prodotti europei in tutto il mondo. Si tratta, dunque, quasi di una scelta obbligata, utile anche a compensare la sostanziale perdita di quote di mercato delle piazze classiche, come quelle europee, anche a causa della crisi economica. Inoltre, si tratta di una risposta spontanea a quel trend 74
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che ormai dura da più di un decennio, ossia il forte incentivo alla partecipazione di buyer esteri alle fiere del Vecchio Continente, con il chiaro intento di incrementare gli sbocchi per l’export. La conseguenza ovvia oggi è la presenza diretta dei diversi enti fieristici sui nuovi mercati. In questo modo le fiere puntano ad accompagnare le aziende nei Paesi emergenti, ma anche a firmare accordi per organizzare in loco momenti espositivi, sia perché il settore europeo langue, sia per dare risposte all’effervescente mondo imprenditoriale emergente. La Deutsche Messe di Hannover si è evoluta in un network che racchiude 10 sussidiarie estere e 6 aziende specializzate che coprono tutta la filiera del mercato fieristico, attirando anche azionisti stranieri nella stessa società. L’internazionalizzazione sembra quindi una strada obbligata anche - o soprattutto - per la locomotiva d’Europa. E se esportare non è sempre facile perché necessita di organizzazione e contatti, le fiere sono l’occasione migliore per creare le relazioni, anche in tempi di crisi. \\\\\ TB MARZO 2014
UN PAESE IN PIENO SVILUPPO
Nonostante carenze infrastrutturali e di sicurezza e grazie ai buoni rapporti con l’Italia e a un’economia domestica in crescita, il Messico conquista le imprese italiane
Una panoramica di Cancun, nello stato di Quintana Roo
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MESSICO OUTLOOK ECONOMICO
Esportazioni italiane in Messico
Importazioni italiane dal Messico
(milioni di euro)
(milioni di euro)
2012
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Merce C
Merce B
2010
2012
389,93 353,92 348,21 470,94 534,85 235,7
Merce A
1.115,98 836,21 827,93
2011
Merce C
175,9 84,44 68,53
Merce B
343,39 322,2 35,72 8.271
Merce A 12,21 73,08
totale
3.745,2 3.232,33
totale
4.000
0
2.559,22
0
1.000
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Merce A: Macchinari e apparecchiature Merce B: Coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio Merce C: Prodotti della metallurgia
1.040,22 995,37 623,66
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4.000
6.000
8.000
10.000
Merce A: Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi Merce B: Prodotti chimici Merce C: Prodotti della metallurgia
Fonte: elaborazioni ICE su dati ISTAT
economia messicana è tra le prime 20 economie mondiali e la seconda dell’America Latina, con un grande potenziale di crescita. Secondo l’analisi “The world in 2050”, della società di consulenza PricewaterhouseCoopers, il Messico rappresenterà per quella data la sesta economia mondiale. Dopo la forte flessione del Pil registrata nel 2009, l’economia del Paese è stata protagonista di una ripresa nel 2010 (+5,5 per cento), poi confermata nel 2012 (+3,9 per cento). L’anno scorso ha subìto a una battuta d’arresto, legata alla scarsa domanda estera, soprattutto statunitense, verso cui il Messico esporta il 78% delle sue merci, ma le stime parlano comunque di una crescita annua dell’1,2%. Rimane buono anche l’andamento delle relazioni economiche con l’Italia, che si conferma il secondo esportatore europeo nel paese sudamericano e l’ottavo su base mondiale. Nel 2012 le esportazioni italiane sono aumentate del 15,7 per cento rispetto all’anno precedente, raggiungendo il valore di 3,7 miliardi di euro. I settori di punta dell’export italiano sono la meccanica strumentale (27,5 per cento), i prodotti della metallurgia (12,9 per cento) e i prodotti energetici raffinati (11,6 per cento). Le importazioni,
L’
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invece, sono state pari a poco più di 1 miliardo di euro, in crescita del 4,4 per cento rispetto al 2011 e costituiti principalmente da mezzi di trasporto (33,5 per cento) e metalli (17,6 per cento). Tra i principali prodotti importati dall’Italia compaiono macchinari, prodotti metallurgici, plastica e apparecchiature elettriche, abbigliamento, tessili, calzature, gioielli e medicine. Veicoli con motore a pistoni, petrolio e derivati, acido tereftalico e suoi sali, frumento duro sono, invece, i prodotti messicani maggiormente destinati all’Italia. Nei primi nove mesi del 2013, l’interscambio bilaterale ha registrato una leggera frenata rispetto allo stesso periodo del 2012, ma ha mantenuto un saldo positivo per l’Italia (+1,6 miliardi di euro). Le esportazioni italiane sono state pari a circa 2,4 miliardi di euro mentre le esportazioni si sono attestate a circa 700 milioni di euro. Continuano gli investimenti italiani in Messico, specie in settori strategici come infrastrutture, difesa, aerospazio, automotive ed energia. Nell’ultimo triennio gli Ide (investimenti diretti esteri) delle imprese italiane sono stati promossi soprattutto da grandi gruppi industriali come Tenaris-Ternium, Fiat-Chrysler, Pirelli, Ferrero, Enel. \\\\\ RENATA GUALTIERI
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MESSICO ALESSANDRO BUSACCA
PARTNER COMMERCIALI PROMETTENTI
Continua a crescere la competitività del mercato messicano e un nuovo dinamismo nelle relazioni economiche tra Italia e Messico verrà da Expo 2015 economia messicana è in costante crescita: +1,3 per cento nel 2013 e prospettive del 3,5% per il 2014. Anche le relazioni economiche bilaterali sono in aumento, soprattutto grazie ai flussi commerciali e d’investimenti italiani verso il Messico. Nel 2013 il volume di interscambio bilaterale è stato di 6,8 miliardi di dollari (circa 5,6 miliardi il valore dell’export italiano e 1,2 miliardi quello messicano in Italia). Anche gli investimenti italiani continuano ad affluire in Messico, espandendo la presenza delle nostre imprese di dimensioni sia grandi che medio-piccole. «Poco rilevante è invece - precisa l’ambasciatore d’Italia a Città del Messico, Alessandro Busacca - la presenza di imprese messicane in Italia; su questo aspetto stiamo lavorando in linea con il piano “Destinazione Italia”. Un nuovo dinamismo potrà, inoltre, derivare dalla partecipazione messicana a Expo Milano 2015, a cui il Messico ha già aderito e sulla quale sta investendo per avere una posizione di primo piano in termini di visibilità». Perché un’impresa italiana dovrebbe scegliere il mercato messicano? «Il Messico presenta numerosi vantaggi competitivi per le imprese: un mercato di quasi 120 milioni di abitanti, una classe media in espansione, manodopera a costi relativa-
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↗ Alessandro Busacca, ambasciatore d’Italia a Città del Messico
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VALORE EXPORT
mente bassi, la posizione geografica strategica, la presenza di accordi di libero scambio con 44 paesi e negoziati in corso per l’Alleanza del Pacifico e la Trans-Pacific partnership; 15 anni di trattato di libero scambio con l’Unione Europea, oggi in fase di aggiornamento; Inoltre, si stanno approntando riforme strutturali e piani di sviluppo che aprono numerose opportunità in settori strategici. Tra i fattori che potrebbero, invece, limitare l’attuale fase di crescita sono da considerare: l’andamento dell’economia mondiale, essendo il Messico un paese molto aperto al libero scambio e ben integrato nei mercati internazionali; la congiuntura dell’economia statunitense, a cui il Messico è strettamente legato, anche se con recenti tendenze alla diverMARZO 2014
5,6 mld
Export Il valore espresso in dollari delle esportazioni italiane in Messico registrato nel corso dell’anno 2013
sificazione dei propri partner commerciali». Nel panorama commerciale messicano qual è l’attuale livello di visibilità delle imprese italiane e in quali settori le produzioni italiane hanno più possibilità di affermarsi? «I prodotti italiani godono di un’eccellente reputazione in Messico, dai beni di consumo ai macchinari, fino ai prodotti della chimica e della farmaceutica. A ciò si aggiungono i settori strategici in cui le imprese italiane sono già presenti o possono espandere la propria presenza produttiva, grazie anche alla recente fase di riforme strutturali: automotive, aerospazio, difesa, energia, telecomunicazioni, infrastrutture, energie rinnovabili e tecnologie ambientali. Quello messicano è un mercato promettente e su cui scommettere». L’Ambasciata d’Italia in Messico come promuove l’interazione con le aziende italiane presenti su questo mercato? «L’Ambasciata si pone al centro del “sistema paese” diretto a promuovere l’immagine dell’Italia e a sostenere le nostre imprese già presenti o interessate a entrare su questo mercato. A tal fine, ci coordiniamo con l’ufficio messicano dell’Agenzia Ice, con la Camera di commercio italiana in Messico, con il Gruppo Sace, che ha di recente aperto un VALORE EXPORT
ufficio in loco, e con altri organismi diretti a fornire assistenza qualificata alle imprese, come il desk Italia della società di consulenza PricewaterhouseCoopers. In tale quadro, l’Ambasciata redige rapporti informativi sul mercato messicano e su possibili commesse, fornisce consulenza alle imprese e assistenza per intervenire su dossier che spesso richiedono una sensibilizzazione dei competenti organismi messicani. Grande attenzione poi viene posta sui rapporti con gli Stati della Federazione più competitivi affinché le imprese italiane vi si possano stabilire con maggiori possibilità di successo. A tal fine, dialoghiamo con i governi locali e favoriamo il migliore inserimento delle imprese italiane interessate». Quali le prossime missioni in programma? «È in programma ad aprile una missione di sistema che vede coinvolti i Ministero degli Affari Esteri e dello Sviluppo Economico, Confindustria e Ice, oltre a una delegazione di imprese dei settori automobilistico, energia, green technologies e infrastrutture. Nella seconda metà dell’anno a Città del Messico si terrà la IV riunione della Commissione binazionale Italia-Messico per dare ulteriore impulso alla collaborazione nei settori politico, sicurezzaaffari giuridici, economico-commerciale, culturale e scientifico-tecnologico». \\\\\ RENATA GUALTIERI MARZO 2014
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MESSICO ALBERICO PEYRON
DUE PAESI IN PERFETTA SINTONIA
L’intesa culturale fra Italia e Messico è fattore di successo. Ma esistono ancora margini di crescita per le relazioni commerciali tra i due Paesi
opo 24 anni dall’ultima volta, a gennaio c’è stata una missione italiana in Messico. Nonostante questa lunga attesa, i rapporti commerciali con il Messico si confermano da molti anni in crescita costante: l’Italia esporta in Messico più della Francia e della Spagna, paesi con relazioni commerciali con il Messico ben più antiche delle nostre. L’Italia esporta soprattutto macchinari industriali, come fornitore strategico del vasto sistema industriale e manifatturiero messicano; seguono poi i semilavorati e i beni di consumo, per un totale di circa 5 miliardi di dollari l’anno. «Con la visita ufficiale - commenta il presidente della Camera di commercio italiana in Messico, Alberico Peyron - si spera di aprire ora spazi per le aziende italiane nel settore oil&gas, vista l’imminente caduta del monopolio pubblico sugli idrocarburi, nel settore difesa, aerospazio e i lavori pubblici». In che misura l’Italia sta riconoscendo nel Messico un partner importante, quanto invece i messicani dimostrano interesse per l’Italia e quali i fattori che contribuiscono a rendere il rapporto tra i due Paesi di successo? «L’Italia riconosce sempre più l’enorme potenziale strategico del Messico, con il quale non a caso ha firmato una dichiarazione di partenariato strategico. In Messico esiste una solida presenza italiana, sia per gli investimenti -1.400
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VALORE EXPORT
↑ Alberico Peyron,
Photo ©Lara Mariani
presidente Camera di commercio italiana in Messico
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aziende a capitale italiano, di tutti i livelli, sono registrate nel paese - che nel commercio. Il Messico sta iniziando a vedere nell’Italia una seconda porta d’accesso all’Europa dopo la Spagna, una sorta di secondo alleato latino in Europa, da qui l’interesse a rapporti sempre più stretti da parte messicana. Il Messico ha poi una struttura imprenditoriale formata per il 99 per cento da piccole e medie imprese, proprio come l’Italia: il modello imprenditoriale italiano, con forte presenza di consorzi e distretti industriali suscita grande interesse in Messico. Un fattore indiscutibile del successo della relazione fra i due Paesi è la fortissima sintonia culturale che si registra. Due popoli fortemente latini, cattolici, che hanno una grande simpatia reciproca. L’immagine dell’Italia in Messico è altissima: i messicani ammirano dell’Italia lo stile di vita, l’estetica, la tecnologia e i prodotti». In quali settori si sono più imposte le aziende italiane in Messico e quali quelli che possano attirare ulteriore interesse da parte del mondo imprenditoriale italiano? «La grande maggioranza degli investimenti italiani in Messico, per non dire quasi tutti, ha avuto successo e ha rispettato le aspettative dell’investitore indipendentemente dal settore. Il paese offre condizioni favorevoli per chi vuole investire (fiscalità, mano d’opera, costi) e gli italiani riescono a inserirsi benissimo nel tessuto economico e sociale messicano. Una buona pianificazione è essenziale, così come si raccomanda di lasciare la dirigenza della succursale messicana a personale italiano. Esistono grandi opportunità nei settori automotive, aerospaziale, pelletteria, plastica, così come in tutte le nuove tecnologie. L’oil&gas, quando l’apertura nel settore degli idrocarburi sarà operativa, sarà un settore traino di tutta l’economia del paese. Nel commercio, i macchinari industriali e i sistemi da produzione continueranno ad VALORE EXPORT
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Aziende Il numero delle imprese a capitale italiano, di tutti i livelli, che sono registrate in totale in Messico
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MESSICO ALBERICO PEYRON
L’ITALIA ESPORTA IN MESSICO SOPRATTUTTO MACCHINARI INDUSTRIALI
avere un grande ruolo, così come tutto il segmento dell’alta gamma». Quali le riforme strutturali più importanti che negli ultimi anni hanno reso il Messico così competitivo? «La forza del Messico sta nella sua posizione geografica privilegiata di frontiera con l’economia più importante del mondo, quella degli Stati Uniti. Il trattato Nafta ha poi creato un’area economica fra questi due Paesi, più il Canada, di dimensioni simili all’Unione europea. A questo si aggiungano accordi commerciali con un totale di 44 paesi, fra cui la stessa Unione europea e il Giappone: il Messico è la piattaforma ideale per chi vuole produrre per esportare. Le relazioni fra il datore di lavoro e la forza lavoro sono in generale armoniose e le leggi sul lavoro garantiscono buoni margini di flessibilità. Finalmente è importante menzionare che si può costituire una società senza un socio locale e che gli utili, una volta tassati in Messico, possono essere esportati senza limitazioni». Quanto è necessario consolidare istituzionalmente i rapporti economici e politici tra i due Paesi, come è possibile farlo e quale sarà in tal senso il contributo della Camera di commercio italiana in Messico? «Esistono ancora grandi margini per rafforzare i rapporti 82
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fra i due Paesi, perché hanno appena cominciato a volersi conoscere. Da parte italiana, esiste ancora un pregiudizio radicato sul Messico: viene visto spesso come un paese povero, desertico, rurale, come viene ritratto nei film. Ma quando quegli stessi italiani vengono qui e vedono con i loro occhi le dimensioni e lo sviluppo del paese, ne capiscono in pochi istanti tutto il potenziale. Per questo sarà importante continuare a realizzare missioni italiane in Messico, a tutti i livelli, perché si crei questa conoscenza diretta da parte di operatori italiani, promuovendo allo stesso tempo opportunità d’affari. Da parte messicana, vedremo sempre più missioni verso l’Italia per promuovere attivamente il grande potenziale del Messico, nei suoi vari Stati. La Camera italiana è già molto attiva su tutto il fronte della promozione commerciale e istituzionale fra i due Paesi, realizzando missioni, eventi e attività di promozione sia per soggetti italiani che messicani, sia pubblici che privati. Allo stesso tempo, offre servizi altamente professionali a supporto delle aziende italiane interessate a fare affari in Messico e si appoggia su una solida rete di contatti sul territorio, costruiti durante i suoi 66 anni di vita». \\\\\ RENATA GUALTIERI MARZO 2014
GIAPPONE OUTLOOK ECONOMICO
IL SOL LEVANTE PREMIA IL MADE IN ITALY L’amore per il Bel Paese da parte dei nipponici è noto. Per questo le nostre aziende possono trovare ampie sponde per le loro produzioni di alta gamma
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← Tokyo, capitale di Giappone, si trova nella regione del Kantö, sull’isola di Honshü
l Giappone rappresenta, in termini di Pil, il terzo Paese al mondo dietro a Stati Uniti e Cina. Nonostante il lungo periodo di stagnazione, l’economia giapponese continua a rimanere tra le più solide e sviluppate, grazie anche alla sua numerosa popolazione, circa 127 milioni di persone, e a un elevato Pil pro capite. Oggi il Giappone si trova però ad affrontare diverse problematiche, che vanno dal futuro energetico del dopo-Fukushima al più alto debito pubblico del mondo rispetto al Pil (236 per cento). Per questo, l’attuale primo ministro giapponese Shinzō Abe sta promuovendo una decisa politica economica, nota col nome di Abenomics, tesa ad accompagnare il Paese fuori dalla prolungata stagnazione, stimolando in maniera massiccia la crescita grazie al finanziamento di opere pubbliche, a riforme strutturali e a un aggressivo programma di alleggerimento quantitativo da parte della Banca del Giappone. Una politica che sembra andare verso la giusta direzione dato che per il Giappone il 2013 si è chiuso con il Pil a +1,6 per cento. Quello giapponese resta comunque un mercato maturo e altamente sofisticato, che da molto tempo ha sviluppato un forte interesse per il nostro Paese e i suoi prodotti. Per questo - e per l’elevato tenore di vita della popolazione - la produzione italiana altamente specializzata trova nel mercato nipponico un favorevole campo d’azione. Sono infatti i prodotti di fascia alta, che da sempre caratterizzano il nostro export, a intercettare il gusto giapponese e per questo le pmi specializzate nella produzione di questo genere di beni possono trovare terreno fertile per il loro insediamento. Benché sussistano ancora oggi diverse barriere di carattere protezionistico, il sistema giuridico locale non prevede restrizioni nei confronti degli imprenditori stranieri e le relazioni commerciali garantiscono, una volta instaurati, rapporti solidi e duraturi e prospettive di crescita a lungo termine. Nonostante la distanza geografica, il mercato italiano e quello giapponese presentano caratteristiche comuni che possono incentivare la cooperazione economica. I settori più profittevoli per gli investimenti delle aziende italiane sono certamente quelli legati a energia elettrica, gas, fonti rinnovabili, servizi di informazione, comunicazione e prodotti farmaceutici. Per quanto riguarda la vendita, invece, i prodotti italiani con più appeal per i giapponesi sono i tipici baluardi del made in italy come il tessile, le bevande e i prodotti alimentari; a cui seguono i prodotti farmaceutici. Infine, le costruzioni, con particolare attenzione alle smart city e alle tecnologie che riducono l’impatto ambientale. \\\\\ TERESA BELLEMO
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INTESRCAMBIO COMMERCIALE ITALIA-GIAPPONE Valori in milioni di euro (Gennaio-Ottobre) 2012
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Fonte: elaborazioni ICE su dati ISTAT
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Importazioni
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GIAPPONE DOMENICO GIORGI
UN PAESE SOLIDO E AFFIDABILE
L’economia giapponese torna a crescere, grazie a un piano di sviluppo innovativo. Qui le imprese italiane possono trovare opportunità di business durature
ell’infuriare della crisi, il Giappone prova a uscirne con una nuova politica che per ora pare avere risultati rilevanti. Un diverso approccio macroeconomico definito Abenomics, dal nome del primo ministro liberaldemocratico Shinzo Abe, che rappresenta un’inversione di rotta rispetto alle politiche economiche degli ultimi anni. I governi democratici, infatti, avevano concentrato le loro energie nel contenimento del debito pubblico e nel conservatorismo fiscale. La ragione è facilmente comprensibile: il debito pubblico è molto alto e la popolazione attiva è in forte declino, senza contare le enormi spese necessarie per la ricostruzione dei territori devastati dallo tsunami e dal disastro nucleare del 2011. Anche l’ambasciatore italiano, Domenico Giorgi, pare essere convinto che le politiche espansive
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www.ambtokyo.esteri.it
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attuate dal governo e dalla Banca del Giappone possano contribuire a risolvere i problemi strutturali del Paese: la deflazione e lo scarso tasso di crescita. Il Giappone dimostra ancora una volta di essere capace di vincere le proprie sfide, per questo continua a essere un fondamentale partner commerciale per l’Italia. Il Giappone ha costruito la sua ripresa economica sulla cosiddetta Abenomics, che però nell’ultimo trimestre del 2013 ha mostrato un ribasso rispetto alle aspettative. «L’Abenomics ha dato impulso a un’economia stagnante da vent’anni e sta riuscendo a rimetterla in moto. Il quarto trimestre ha registrato un rallentamento della crescita che su base annua si traduce comunque in un incremento dell’1 per cento, tuttavia le aspettative erano più positive. Le esportazioni giapponesi sono aumentate dello 0,4 per cento a fronte di un calo dello 0,7 nel trimestre precedente. Inoltre, gli investimenti produttivi sono cresciuti dell'1,3 per cento e i consumi dello 0,5. L’impostazione di fondo rimane dunque positiva. Il 2013 ha segnato insomma un cambio di tendenza, confermato dall’andamento dell’indice della Borsa di Tokyo, che ha raggiunto i livelli più alti da sei anni a questa parte. Per i prossimi mesi la principale incognita è rappresentata dall’aumento, a partire da aprile, della tassa sul consumo (una sorta di Iva) dal 5 per cento all’8 che determinerà sicuramente una contrazione MARZO 2014
→ L’ambasciatore italiano in Giappone Domenico Giorgi
dei consumi. Di ciò vi è ampia consapevolezza nel governo, che ha predisposto una manovra economica di sostegno alla domanda interna, in particolare promuovendo un aumento delle retribuzioni». Quali sono le azioni dell’Ambasciata in favore delle imprese italiane che operano in Giappone? «L’Ambasciata, d’intesa con Ice e Enit, sostiene le imprese fornendo informazioni su caratteristiche e opportunità del mercato giapponese in termini di export, investimenti, flussi turistici, commesse e gare. Aiuta la promozione delle imprese sia tramite la partecipazione a fiere ed eventi, sia ospitando nelle proprie strutture - e in particolare nella residenza - eventi promozionali di forte visibilità. Accanto a queste attività, vi è un’azione più ampia: seguire i negoziati commerciali con le autorità locali per promuovere l’export di prodotti non ammessi in Giappone, i negoziati tra Ue e Giappone, organizzare fori di incontro tra imprese, come l’Italy Japan Business Group, e iniziative rivolte all’attrazione degli investimenti in Italia. Per fare soltanto un esempio, è stato sbloccato di recente l’export di agrumi». In questi ultimi anni, nonostante il forte deprezzamento dello yen, gli investitori italiani trovano interessante il mercato giapponese. Quali le motivazioni secondo il suo osservatorio? «Il deprezzamento non ha avuto particolare impatto sugli investimenti italiani in Giappone e soprattutto
L’ABENOMICS HA DATO IMPULSO A UN’ECONOMIA STAGNANTE DA VENT’ANNI E STA RIUSCENDO A RIMETTERLA IN MOTO VALORE EXPORT
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sull’export italiano, che nel 2013 è cresciuto dell’8 per cento in termini reali (caso unico tra i grandi Paesi europei), generando un surplus di oltre 4 miliardi di euro. Un grande risultato, se si pensa che i maggiori partner Ue non hanno migliorato la loro performance, anzi. Mi sembra un dato che conferma le capacità competitive delle nostre manifatture sui mercati complessi. In linea generale il Giappone, nonostante la stagnazione degli anni Novanta e del primo decennio di questo secolo, è pur sempre la terza economia mondiale ed è normale che interessi ai nostri imprenditori». Quali consigli dare a un imprenditore italiano che vuole investire in Giappone? «Il Giappone è un mercato difficile da penetrare ma al contempo solido e affidabile. Le aspettative di un’impresa che voglia entrare in questo mercato non vanno valutate in termini di risultati immediati ma in una prospettiva più lunga. Per operare con successo occorre costanza, serietà e soprattutto qualità. Se un’impresa approccia il mercato giapponese con queste caratteristiche ne potrà ricavare soltanto soddisfazioni». Quali i possibili rischi? «Il Giappone non presenta i rischi riscontrabili in altri mercati. È un paese serio e solido, e ne è prova l’assenza di contenziosi commerciali. I giapponesi infatti saldano i loro debiti e rispettano gli accordi. Pretendono però analoga serietà con i loro interlocutori e per questo non danno immediata fiducia. Quando però questa fiducia è accordata, si instaura un rapporto di lungo periodo di cui beneficiano entrambe le parti». \\\\\ TERESA BELLEMO 88
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BRACCIO DESTRO DELLE AZIENDE La Camera di commercio italiana in Giappone supporta chi è interessato al mercato dagli occhi a mandorla razie alla sua flessibilità e a un certo grado di libertà dalle costrizioni burocratiche, la Camera di commercio italiana in Giappone (Iccj) è in grado di facilitare gli scambi commerciali tra i due paesi. Un apporto che si rivela spesso molto importante, in quanto mette in relazione aziende, professionisti e potenziali partner commerciali. Gli ultimi 5 anni sono stati di grande crescita per l’ente camerale italiano, anche grazie a un intenso calendario di eventi di promozione del made in Italy, stimabile in oltre 80 attività annue che l’Iccj promuove in collaborazione con le istituzioni presenti sul territorio, con enti Italiani e stranieri. Gianluca Testa, da pochi mesi eletto presidente dell’ente, ne illustra alcuni per il 2014: «Il 28 febbraio scorso e l’1 marzo abbiamo ospitato in Giappone 28 aziende italiane del settore agroalimentare all’interno di Siaft, il concorso internazionale di olio di oliva giunto alla seconda edizione; ad aprile ci occupe-
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GIAPPONE GIANLUCA TESTA
remo del coordinamento del Far East Pavillion in occasione di Cosmoprof, la fiera dedicata al settore beauty che si tiene a Bologna». Quali i settori di cooperazione tra i due Paesi? «I dati delle dogane giapponesi relativi all’interscambio Italia-Giappone nel 2013 hanno confermato il trend molto positivo dell’export italiano. Infatti, nonostante la svalutazione dello yen sull’euro del 27 per cento, le esportazioni del nostro Paese sono aumentate del 21,8 per cento, generando un saldo attivo di oltre 4 miliardi di euro, nonostante l’import dal Giappone sia aumentato del 9,3. Alla forte crescita dell’export italiano si contrappone il calo registrato dai competitor europei, come Francia e Regno Unito. È stabile la Germania, che resta il primo esportatore europeo. La cooperazione commerciale è soprattutto nei settori della chimica-farmaceutica, meccanica e automotive, moda, abbigliamento e agroalimentare. Anche per il 2014 le previsioni sono positive nonostante un ridimensionamento a partire dal secondo trimestre a causa dell’aumento dell’imposta sugli acquisti». In che modo le istituzioni italiane creano il terreno fertile per gli imprenditori italiani in Giappone? Quali i progetti per il 2014? «La Camera di commercio italiana in Giappone nel 2014 continuerà a promuovere i prodotti più promettenti del made in Italy, a partire dal food and beverage. Nel 2014 ci si dedicherà soprattutto alla produzione agroalimentare biologica. Dopo il terremoto e l’emergenza nucleare, il mercato del biologico sta rapidamente crescendo e il Giappone si prospetta come un ottimo mercato. Inoltre, la ristorazione continuerà a ricoprire un ruolo importante e cercheremo di dare impulso alle fiere. Iccj presenzierà a circa VALORE EXPORT
15 eventi fieristici, che comprenderanno settori come quello delle energie rinnovabili, il medico-farmaceutico e il meccanico. L’ente continuerà, infine, a sostenere la formazione di neolaureati, offrendo periodi di stage presso la propria struttura ai maggiori istituti universitari italiani, tra cui l’Università Ca’ Foscari di Venezia». Quali sono le maggiori analogie del mercato giapponese con quello italiano ed europeo? «Sebbene il Giappone, da un punto di vista economico e industriale sia un mercato culturalmente molto diverso dall’Italia e dall’Europa, per altri versi mostra forti similitudini con i paesi occidentali, specialmente se paragonato ai vicini paesi asiatici, come Cina e Corea. Da un punto di vista prettamente commerciale, c’è da sottolineare la maturità del mercato giapponese nel quale, alla stregua di molti mercati europei, non è agevole penetrare con nuovi prodotti. Per questo la capacità dell’Italia e delle aziende italiane di riuscire a esportare qualità, tecnologia, sicurezza e tradizione è fondamentale. Con queste armi la bilancia commerciale tra i due paesi continuerà a parlare italiano molto a lungo». \\\\\ TERESA BELLEMO MARZO 2014
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L’ESPERTO RISPONDE
NON SNATURARSI, MA ADATTARSI Il Giappone viene percepito come lontano dal nostro Paese. In realtà le informazioni da tenere a mente per operare qui non sono poi troppe entotto anni fa Adriano Villa arrivò in Giappone e qui iniziò a collaborare con numerosi studi legali giapponesi. È il 1999 quando, in collaborazione con lo studio Pavia e Ansaldo, ne fonda uno suo che continua a essere, ancora oggi, l’unico italiano nel Sol Levante. La sua esperienza nelle relazioni d’affari tra Italia e Giappone lo rendono in molte occasioni di fondamentale aiuto per tutti quegli imprenditori del made in Italy che vedono il Giappone come una possibile terra d’investimento. La prima cosa da fare è innanzitutto studiare il paese. Il suggerimento ovviamente vale per qualsiasi ambiente straniero nel quale si sbarchi per la prima volta, ma ancor di più per un paese dove le dinamiche sociali e industriali sono molto diverse dalle nostre. Una conoscenza per quanto pos-
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↗ Adriano Villa, Tokyo-office resident partner e consulente dello Studio Pavia e Ansaldo di Milano
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sibile approfondita dell’economia e della società, ma anche della storia, della cultura e delle tradizioni giapponesi sono infatti un assoluto dovere per chi mira a operare con successo in Giappone. E poi, senz’altro, avere una prospettiva di lungo termine. Questo Paese non è assolutamente un paese adatto al “mordi e fuggi”. Può richiedere investimenti iniziali - non solo in denaro - importanti, e i risultati potrebbero farsi attendere. Condizione che Adriano Villa, sintetizza con l’ammonimento «astenersi perditempo». Quali le accortezze dal punto di vista giuridico e legale più importanti da tenere a mente? «In realtà il sistema legale giapponese è assai più simile al nostro di quello degli Usa, che generalmente consideriamo più affine, e la normativa è in generale più rassicurante per le aziende che vi operano. Per esempio, non esiste il concetto di danni punitivi e, anche se in Giappone gli standard qualitativi sono altissimi, la legge sulla “product liability” è tutto sommato assai blanda, soprattutto nelle sanzioni. Costituire una società di diritto locale o un branch è piuttosto semplice e non vi sono particolari impedimenti agli investimenti diretti stranieri. Attenzione, però, nei contratti: a causa dell’omogeneità MARZO 2014
ADRIANO VILLA
↑ Per maggiori informazioni su come fare affari in Giappone
sociale giapponese i rapporti contrattuali fra aziende locali sono spesso molto semplici, fondati in gran parte sul comune imprinting culturale. Qui è meglio evitare di adeguarsi e cedere alla tentazione di “fare i giapponesi”: un buon contratto, non necessariamente ipertrofico ma ben strutturato, conviene sempre negoziarlo e redigerlo con la dovuta attenzione». Sul piano fiscale quali sono le maggiori differenze e quali i vantaggi principali? «Su questo campo il Giappone precede Renzi di parecchio. Il paese non è certamente a bassa fiscalità (circa 37 per cento di pressione complessiva secondo le stime Ocse, comunque un sogno per un italiano), ma il fisco è tutto sommato amico: non è, e non viene assolutamente percepito come tale, una specie di leviatano pronto a vessarti appena ne ha l’occasione, come succede nel nostro Paese. Il rapporto con il contribuente è sereno: se lo vuoi, ti aiuta anche a predisporre le dichiarazioni dei redditi. Se ti deve un rimborso, lo fa immediatamente. E tollera anche qualche piccola forma di evasione. Attenzione però a sbagliare: la sanzione colpisce tempestivamente e senza eccezioni. Una differenza quasi da struggimento, per noi europei Iva-tartassati? Dal primo di aprile di quest’anno la locale imposta indiretta sui consumi passerà dal 5 all’8 per cento». Quali sono i servizi che il suo studio dà alle aziende italiane che vogliono cimentarsi in questa avventura? «Vivo e opero fra Italia e Giappone da oltre ventott’anni, VALORE EXPORT
credo quindi di avere acquisito un’esperienza umana e culturale piuttosto approfondita e assai utile anche nelle trattative d’affari. Lo studio Pavia e Ansaldo di Tokyo, aperto nel 1999 è ancora oggi l’unico studio legale italiano in Giappone e può fornire alle aziende italiane tutti i servizi necessari a investire e operare in loco, dalla costituzione di società, alla contrattualistica e al contenzioso. Spesso, grazie all’esperienza acquisita, il ruolo ricoperto va al di là dell’assistenza squisitamente legale per sconfinare nella consulenza ad ampio spettro». Scendendo un po’ sul piano dei costumi e delle abitudini del popolo giapponese, quali gli errori da evitare su questo piano in modo da riuscire a investire con successo in questo Paese? «La regola aurea del buon investitore italiano in Giappone potrebbe essere “adattarsi al paese pur rimanendo se stessi” e potrebbe essere una regola da ampliare ai prodotti esportati qui. Sbagliato, quindi, snaturarsi completamente: i giapponesi hanno nei confronti degli italiani un misto fra ammirazione e sospetto. Fare leva sui fattori di ammirazione (l’eredità culturale, la qualità della vita e l’ingegnosità italiane) cercando di correggere i nostri aspetti negativi universalmente riconosciuti (mancanza di puntualità e affidabilità, pressapochismo) rappresenta la miglior strategia e dovrebbe contemporaneamente essere la missione comune degli imprenditori italiani interessati a investire Giappone». \\\\\ TERESA BELLEMO MARZO 2014
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UN NUOVO MODELLO DI CRESCITA
Il cambiamento di rotta nelle politiche economiche intrapreso da Dubai convince i mercati internazionali e offre opportunitĂ anche alle imprese italiane
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EMIRATI ARABI UNITI OUTLOOK ECONOMICO
INTESRCAMBIO COMMERCIALE ITALIA-EAU Valori in milioni di euro (Gennaio-Ottobre)
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5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0
Fonte: elaborazioni ICE su dati ISTAT
Una veduta di Dubai
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l modello economico del mercato degli Emirati Arabi Uniti, da sempre fondato sul settore Oil&Gas, sta da qualche anno cambiando strategia. La diversificazione del percorso di crescita parte da Dubai, che negli ultimi anni ha puntato sullo sviluppo dei servizi, tra cui attività logistiche, finanza, information technology, turismo e centri commerciali. Questa strada ha permesso una crescita del Pil nel 2012 del 4%, portando il Fondo monetario internazionale a stimare un ulteriore incremento del prodotto interno lordo del 5,1% per il periodo 2012-2016. Seguendo questa scia, anche Abu Dhabi ha introdotto nel programma di sviluppo economico, “ Vision 2030”, l’ambizioso obiettivo di elevare al 64% la quota di Pil derivante da attività non estrattive. Il sistema fiscale vantaggioso e la posizione strategica dei 7 Emirati Arabi sono i principali aspetti che permettono questa importante crescita. Un’occasione che anche le imprese italiane hanno incominciato a sfruttare. Quest’area infatti rappresenta il principale mercato per le esportazioni del nostro paese in Medio Oriente. L’Italia è al settimo posto tra i paesi fornitori e al terzo tra i partner europei. Questo trend positivo nell’interscambio commerciale, secondo i dati Ice, sta proseguendo: le nostre esportazioni hanno raggiunto la cifra record di 5,517 miliardi di euro (+16,7% rispetto al 2011); le importazioni si sono fermate a 651 milioni di euro. Il settore della gioielleria è stato quello con i maggiori indici di crescita (+44,69% rispetto al 2011), seguito da computer ed elettronica (+41,34%) e metalli e lavorati (+29,65%). In termini assoluti, il settore dei macchinari ha registrato il più alto volume di export, con oltre 1,3 miliardi di euro (+3,73%). Il potenziale per le produzioni e i servizi italiani sul mercato emiratino può nel medio termine beneficiare della presenza nel Paese di un elevato reddito pro-capite e di una ricchezza petrolifera che durerà almeno per i prossimi 100 anni. Di fatto, gli Emirati Arabi Uniti rappresentano oggi una delle più dinamiche realtà dell’intera regione, con una crescita economica significativa che denota anche il superamento della crisi immobiliare, certificato da un incremento del 15,4% nelle costruzioni. \\\\\ NICOLÒ MULAS MARCELLO
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UN MERCATO IN FORTE ESPANSIONE Gli Emirati Arabi rappresentano un’opportunità per le imprese italiane che vogliono creare business all’estero. La crescita economica del Paese ne è la prova
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a presenza imprenditoriale italiana negli Emirati Arabi Uniti è altamente qualificata ed è rappresentata da oltre 300 società, divise tra imprese con una propria filiale sul territorio, nelle diverse zone franche, e realtà che operano tramite agenti locali. «La politica di diversificazione dell’economia emiratina rispetto al settore oil&gas – spiega Ferdinando Fiore, direttore dell’ufficio Ice negli Emirati Arabi Uniti – e il fatto che Dubai ospiterà l’Expo 2020, con imponenti piani di sviluppo che ne conseguono, offrono opportunità di business anche alle imprese italiane». C’è stato un incremento delle imprese italiane che negli ultimi anni hanno scelto gli Emirati Arabi per un percorso di internazionalizzazione? «Sì, abbiamo notato un incremento significativo negli ultimi anni. Nel 2002 erano presenti meno di 70 aziende italiane sul territorio degli EAU. Questo è un mercato molto importante per le nostre imprese anche perché gli EAU rappresentano un hub strategico per la loro vicinanza con il sub-continente asiatico e con l’Africa. Ciò vale soprattutto per Dubai, che ha sempre saputo sfruttare al meglio per fini commerciali (oltre che turistici) la sua posizione geografica al centro delle principali direttrici est-ovest. Le imprese che hanno scelto di operare negli EAU sanno che questo Paese rappresenta il principale centro di ri-esportazione del Medio Oriente e che la posizione geografica degli Emirati consente di operare nei vicini mercati asiatici - quali India, Pakistan e Cina - con forti riduzioni di costi». Quali sono i principali aspetti di cui devono tenere conto le imprese italiane che vogliono raggiungere il mercato emiratino? «Non sussistono difficoltà di fondo per operare negli Emirati, sia in caso di presenza stabile in loco, sia in caso di collaborazioni temporanee. Tuttavia, è sempre bene tener presente che gli EAU, per quanto abbiano adottato modelli e stili di vita vicini a quelli occidentali, rimangono un Paese di cultura araba e di religione islamica. È dunque opportuno che i comportamenti siano sempre rispettosi dei valori locali: nella vita sociale così come nei rapporti d’affari. Per quanto riguarda la possibilità d’accesso a questo mercato, l’attuale normativa sulla costituzione di attività straniere sul territorio prevede l’obbligo di avvalersi di un partner emiratino con la formula
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del 49-51% della proprietà in favore del partner locale. Da tempo è stato avviato un riesame della suddetta normativa, annunciando una revisione delle percentuali di partecipazione. Nel frattempo sono state implementate in tutto il Paese varie zone franche (Free Zones), che consentono il 100% della proprietà e numerose agevolazioni commerciali». Costituire una società negli Emirati Arabi è una procedura complessa? «La costituzione di una società a responsabilità limitata (LLC, Limited Liability Company) rappresenta un’opzione per le attività commerciali con un cospicuo livello di fatturato o un ampio raggio operativo, potendo trarre vantaggio da quanto gli Emirati Arabi Uniti sono in grado di offrire in termini di infrastrutture, servizi e contatti. Tut-
↑ Ferdinando Fiore, direttore dell’ufficio Ice negli Emirati Arabi
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INDEX 2014: L’ARREDO IN MOSTRA una delle principali fiere mondiali - e la più
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importante dell’area mediorientale - dedicate all’arredo d’interni. Si tratta di Index
Dubai, giunta alla sua ventiquattresima edizione, appuntamento imperdibile per produttori, fornitori, importatori ed esportatori, che quest’anno si svolgerà dal 19 al 22 maggio presso il Dubai World Trade Center. La scorsa edizione ha visto un grande successo di pubblico con oltre 21mila visitatori in 4 giorni, in aumento del 5% rispetto al 2012. Nel 2013 sono state 616 le aziende espositrici provenienti da 41 diversi Paesi, con il padiglione italiano che ancora una volta ha dominato la scena, a ulteriore riprova della grande richiesta di prodotti Made in Italy nella regione. Altro fattore di successo è stata la concomitanza con The Office Exhibition (ora rinominata Workspace at Index), manifestazione specifica per spazi commerciali, che ha fornito all’industria del design una piattaforma completa, dedicata a tutti i comparti dell’arredo. La fiera nel 2014 riconferma la suddivisione in base alla produzione merceologica, riproponendo le sezioni (Furniture & Furnishings, Outdoor Living, Lighting, Textiles, Kitchen & Bathroom, Surfaces & Finishes e Inretail). Sono sempre più le imprese che considerano il mercato mediorientale come un’importante fonte di business per il proprio export e che decidono di investire nella regione, Index rappresenta dunque una vetrina importante anche per il made in Italy. NMM
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tavia, la maggioranza della società, il 51%, deve essere detenuto da persone fisiche o giuridiche locali. La Srl può anche svolgere attività di agenzia, con il vantaggio di non dover sottostare ai vincoli imposti dalla legge sulle rappresentanze commerciali: essa, infatti, deve sottostare a una diversa normativa. Dal 2009 è stato abolito il capitale minimo obbligatorio richiesto per avviare una Srl. La novità è stata introdotta da un decreto presidenziale, nato con l’obiettivo di sostenere la crescita e lo sviluppo del settore delle piccole e medie imprese, consentendo agli imprenditori di determinare il capitale necessario per stabilire e far crescere le proprie compagnie e riducendo le formalità burocratiche, inclusa la necessità di produrre certificati bancari». Quali sono le prospettive per le attività di collaborazione industriale e commerciale tra Italia ed Emirati Arabi? «Le prospettive sono molto buone e il caso Etihad-Alitalia rappresenta solo uno degli esempi, forse il più MARZO 2014
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Export L’ammontare in euro del valore dei beni italiani esportati negli Emirati Arabi nei primi 10 mesi del 2013
CRESCONO ANCHE LE NOSTRE IMPORTAZIONI: +108% NEI PRIMI 10 MESI DEL 2013 SUL 2012 eclatante, delle possibilità di collaborazione tra i due Paesi. Di particolare importanza è l’intesa di collaborazione tra l’Expo 2015 Milano e l’Expo Dubai 2020 e la dichiarazione di intenti a livello doganale in vista delle due rispettive esposizioni universali. Possiamo davvero dire che i rapporti tra Italia ed Emirati Arabi Uniti sono molto stretti, così come gli scambi commerciali. Gli EAU rappresentano infatti il primo mercato di sbocco per le nostre imprese nell’intero mondo arabo. L’Italia si posiziona al settimo posto in assoluto tra i Paesi fornitori e terzo tra i partner europei. Per avere un’idea più concreta di tutto ciò, basti pensare che nei primi 10 mesi del 2013 le imprese italiane hanno esportato negli EAU beni per un valore complessivo di 4,6 miliardi di euro, con un incremento del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2012. Crescono, e di molto, anche le nostre importazioni dagli Emirati: +108% nei primi 10 mesi del 2013, rispetto allo stesso periodo del 2012, per un valore complessivo di 1,1 miliardi di euro contro i 571 milioni del 2012». VALORE EXPORT
Quali sono i vantaggi concreti per l’Italia? «La progressione crescente nell’andamento delle relazioni commerciali bilaterali degli ultimi anni testimonia le grandi potenzialità di sbocco che il mercato emiratino può offrire ai nostri prodotti. E ciò non solo nelle tradizionali categorie (gioielleria e macchinari, ai primi posti della graduatoria del nostro export), ma anche in altri settori del Made in Italy come l’alimentare, l’abbigliamento, le attrezzature medicali ed elettriche e le forniture per la difesa. Non bisogna dimenticare che gli EAU rimangono un Paese produttore di petrolio e che la partita nel settore oil&gas si gioca essenzialmente su due livelli: quello delle grandi imprese e il livello delle subforniture attraverso le pmi. Accanto a grandi gruppi italiani, particolarmente attivi negli EAU nonostante la fortissima concorrenza internazionale, nel settore delle subforniture, generalmente trainato dalle grandi commesse, l’Italia è il secondo Paese in termini di volumi e fatturato, preceduto solo dalla Corea del Sud». \\\\\ NICOLÒ MULAS MARCELLO MARZO 2014
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EMIRATI ARABI UNITI ANDREA BONALUMI
LE FREE ZONE AIUTANO GLI INVESTIMENTI
I rapporti commerciali fra Italia ed Emirati Arabi, si rafforzano anche grazie al lavoro di Promos, che affianca le imprese italiane nel mercato arabo ono sempre di più le imprese del nostro paese che vedono negli Emirati Arabi, una concreta possibilità di crescita e di sviluppo del proprio fatturato. Tra essi Abu Dhabi è una delle economie più promettenti. Nel cammino delle aziende che decidono di affacciarsi su questo mercato, importante è il lavoro di Promos, azienda speciale della Camera di Commercio di Milano: «Ad Abu Dhabi - spiega Andrea Bonalumi, manager della società - offriamo assistenza e accompagnamento alle imprese che intendono sviluppare il proprio business. Diamo un supporto concreto alle imprese italiane garantendo sostegno sia nella fase preliminare di ricerca partner, sia in quella di assistenza burocratica e operativa». Quante sono le imprese italiane negli Emirati Arabi Uniti? «La presenza imprenditoriale italiana è piuttosto numerosa e molto qualificata. In base a recenti statistiche, più di 300mila imprese straniere hanno stabilito la propria sede operativa o avviato un’attività negli Emirati Arabi Uniti, di queste, circa 300 sono società italiane che operano direttamente, tramite agenti o con partnership con distributori locali». Quali sono le opportunità che lo scenario commerciale può offrire alle nostre imprese attualmente? «I dati degli ultimi anni evidenziano come in alcuni settori le opportunità per le imprese italiane sono realmente importanti, grazie a trend in costante e continua crescita. Nei primi nove mesi del 2013, il settore della gioielleria ha fatto registrare indici di crescita di circa +45% rispetto al 2011, seguito da computer ed elettronica (+41,34%) e metalli e lavorati (+29,65%). Se analizziamo in termini assoluti, il settore dei macchinari e strumentazioni ha registrato il più alto volume di export, con quasi 1,4 miliardi di euro (+3,73% rispetto al 2011). Questi dati si inseriscono in un contesto generale nel quale le nostre esportazioni italiane
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Aziende Le imprese italiane presenti negli Emirati Arabi Uniti con una propria filiale o operanti tramite agenzie locali
verso gli Emirati, nei primi nove mesi del 2013, sono cresciute del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2012, per un valore di oltre 4 miliardi di euro. Questo dato rafforza ulteriormente la posizione degli Emirati Arabi quale primo mercato di sbocco per le nostre imprese nell’intero mondo arabo». In che modo Promos accompagna le imprese nel percorso di internazionalizzazione in questo mercato? «Promos offre assistenza e accompagnamento alle imMARZO 2014
www.promos-milano.it
prese che intendono sviluppare il proprio business oltre i confini nazionali. La nostra sede di Abu Dhabi (uno dei 10 uffici esteri di Promos) offre un supporto concreto alle imprese italiane sia nella ricerca di partner che nell’assistenza burocratica e operativa. Oltre a questo, Promos organizza missioni imprenditoriali, partecipazioni alle principali fiere di quest’area, come l’Index Dubai 2014 che si svolgerà dal 19 al 22 maggio, e percorsi di formazione ad hoc, grazie al Nuovo Istituto di Business Internazio-
↑ Andrea Bonalumi, dirigente di Promos, azienda speciale della Camera di Commercio di Milano
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nale (Nibi), attraverso cui formiamo manager, consulenti e imprenditori garantendo un inquadramento sui fondamenti economici, geografici e socio-culturali dell’area, oltre a un’analisi puntuale con approfondimenti pratici sulle dinamiche e i fattori determinanti per le attività commerciali e produttive in loco». Quali sono gli aspetti legali e fiscali e i vantaggi delle free zone emiratine? «Le free zone sono state create per facilitare gli investimenti stranieri. Ciò fa sì che le procedure per insediarsi in queste aree sono relativamente semplici e immediate. Oggi esistono più di trenta free zone all’interno del territorio degli Emirati; alcune consentono lo svolgimento di qualsiasi attività economica o commerciale, altre permettono invece lo svolgimento solo di determinate attività economiche. I vantaggi di insediarsi in una zona franca sono soprattutto per le aziende che hanno l’obiettivo di spostare la produzione o la base distributiva negli Emirati e il cui giro d’affari è destinato ad aree limitrofe: Medio Oriente, subcontinente indiano e Cina. Per favorire l’insediamento di attività straniere nelle free zone vengono concessi vari incentivi: il 100% della proprietà dell’attività in capo allo straniero, nessuna tassa sul reddito personale o sulle plusvalenze, nessuna tassa sulle operazioni societarie per un determinato periodo - variabile a seconda della free zone, ma di norma non inferiore a 15 anni - e l’esenzione dai dazi d’importazione e di esportazione». \\\\\ NICOLÒ MULAS MARCELLO MARZO 2014
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Photo di Lara Mariani
EXPORT CLAUDIO VENTURINI
LA “GEOPOLITICA” DEI METALLI Dalla Turchia all’India, dal Medio Oriente alle Americhe: ecco come cambiano i mercati della siderurgia e la reazione delle imprese italiane. L’analisi di Claudio Venturini
uello siderurgico è uno dei settori il cui andamento giustifica pienamente l’uso di termini come Brics. La distinzione che pone l’accento sulle economie emergenti è tutt’altro che arbitraria, come dimostra, nell’ultimo periodo, l’esperienza positiva di quelle aziende italiane votate all’export. Una di queste è la Omv di Brescia, che produce legatrici e confezionatrici per i prodotti della laminazione: Claudio Venturini, owner e technical director dell’azienda lombarda, non nasconde la buona risposta dai mercati internazionali. Ma parlare solo di Brics per la Omv sarebbe riduttivo. «In questo momento – spiega l’amministratore – i mercati esteri che ci stanno impegnando maggiormente sono: Turchia, Nord Africa, India, Centro America, paesi asiatici e Medio Oriente. Stiamo cercando di potenziare il mercato indiano con una campagna di Marketing sui principali motori di ricerca locali, di rilanciare quello cinese con un nuovo contratto di agenzia e di acquisire quello nord americano con un nuovo agente». I risultati ottenuti chiariscono la portata delle possibilità che i nuovi mercati rappresentano. «Facendo un con-
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www.omv-bs.it
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85 Ton/h
Produttività La performance che è in grado di sostenere una macchina legatrice per tondo di cemento armato, realizzata dalla Omv, in un ciclo standard
fronto con l'anno precedente – dice Venturini – nel 2013 abbiamo avuto un aumento di fatturato attorno al 18 per cento relativo al nostro core-business, mentre si è mantenuto costante il fatturato su ricambistica e interventi di assistenza tecnica. Naturalmente non possiamo fermarci qui, i continui cambiamenti nell'economia mondiale e dei suoi equilibri, nuove aree che si stanno sviluppando, ci impongono di continuare a cercare nuove opportunità, come potrebbe essere l'Africa Centro-Meridionale o di riallacciare i contatti nel mercato russo sospesi all'inizio della crisi». La produzione dell’azienda bresciana è forte di un’esperienza decennale imperniata sullo sviluppo di testate legatrici. «Produciamo macchine adatte a confezionare tutti i prodotti della laminazione e non solo – precisa Venturini –, partendo dal tondo per cemento armato (sia in fasci sia in coils), pacchi di profili e di travi, matasse di ot-
In apertura, una veduta di Tel Aviv. La Omv ha sede a Bovezzo (BS)
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tone, tondi di acciai speciali, staffe per armature, matassine di filo metallico e tutto quello che può essere legato in modo automatico, con filo di ferro, su linee di produzione. Naturalmente con il passare del tempo e il numero di macchine vendute, avviamo parallelamente alla produzione tutti i servizi di assistenza post vendita, con la gestione dei ricambi, assistenza tecnica di manutenzione sul posto, e la riparazione di macchine vecchie. Il nostro obiettivo è costruire macchinari robusti, resistenti nel tempo, affidabili e semplici nel loro funzionamento, oltre che di facile manutenzione. Ma il nostro vero punto di forza è il prodotto personalizzato, che risponde alle varie esigenze del singolo cliente evitando i problemi legati alle solite macchine standardizzate». La collaborazione con i clienti è uno dei cardini nella produzione della Omv. «Grazie a questa cooperazione – continua Venturini – riusciamo a individuare i punti critici che nel lungo periodo danno problemi, investendo e intervenendo con nuove soluzioni: in questo modo, da una parte garantiamo una migliore performance della macchina, e dall’altra inseriamo questi aggiornamenti nelle nuove commesse. Oltre al miglioramento continuo delle nostre macchine, stiamo investendo in nuovi progetti. Uno è la cartellinatrice automatica, che permette tramite l'applicazione solidale di un cartellino di identificare il materiale confezionato. L'altra riguarda la macchina per imbrachi automatica in linea, che permette al cliente di creare sui pacchi dei sistemi di sollevamento certificabili: degli imbrachi, appunto, rispondenti alle norme europee, pratici per lo stoccaggio ed economici». \\\\\ REMO MONREALE MARZO 2014
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EXPORT ANTONIO GIANINETTO
LA SOLUZIONE MECCATRONICA
Spesso l’attenzione degli investitori esteri sulle eccellenze italiane è frenata dai costi collaterali. Antonio Gianinetto propone possibili soluzioni www.tecnicaindustriale.com
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e aziende metallurgiche, agroalimentari, farmaceutiche e di qualsiasi altro campo in cui la meccatronica è impiegata, hanno nel know how italiano un’irrinunciabile risorsa. Le tantissime Pmi disseminate lungo la penisola, infatti, concentrano le proprie competenze in modo estremamente specialistico, spesso producendo un solo tipo di articolo con un’esperienza anche decennale: insomma, un’eccellenza che attira l’attenzione dei produttori di tutto il mondo. Attenzione che però si devono fare i conti con i costi esorbitanti delle spedizioni e della burocrazia nostrana. Su questa consapevolezza Antonio Gianinetto, procuratore della Tecnica Industriale di Modugno (BA), ha posto le basi per la sua scommessa. Offrendo una soluzione. «L’imprenditore estero che vuole affidarsi all’alta qualità del made in Italy – spiega Gianinetto –, mirando a forniture sotto i 50mila euro per vari brand, si ritrova a dover comprare il pezzo necessario anche per il doppio del prezzo di mercato. E rinuncia. In questo modo è probabilmente sfumato un numero incalcolabile di affari per il nostro tessuto industriale, con una situazione interna tutt’altro che positiva anche prima della crisi. Così, nel 2002, abbiamo aperto quasi per gioco una piattaforma online inserendo diversi marchi meccatronici italiani con cui già collaboravamo: in questo modo l’industria dall’altra parte del mondo con il bisogno di più prodotti di marche italiane diverse, avrebbe potuto spalmare le spese in un’unica spedizione su più acquisti fatti presso i nostri magazzini. L’intenzione era di rivolgerci agli opera-
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Paesi Sono quelli raggiunti dagli articoli meccatronici commercializzati dalla Tecnica Industriale Srl di Modugno
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↑ Antonio Gianinetto (a sinistra), procuratore della Tecnica Industriale Srl di Modugno (BA), insieme ai responsabili commerciali esteri Barbara Lacitignola e Francesco Santoro
tori esteri il più possibile, pubblicizzando tutti i settori merceologici di riferimento. La risposta è stata sorprendente». In altre parole eravate convinti della validità del servizio offerto, ma non vi aspettavate un riscontro così positivo. «Le incognite erano troppe e in fondo si trattava solo di un tentativo. E, invece, come risultato adesso forniamo annualmente aziende in ogni angolo del globo: a distanza di 10 anni abbiamo la metà del nostro fatturato di export. Questo perché ci sono tantissime piccole realtà industriali con la necessità di articoli diversi e cui non conviene approvvigionarsi presso catene multinazionali della distribuzione: a quel punto subentriamo noi, proponendoci come fornitori globali di una grande varietà di articoli anche in quantità minime. Consentiamo così al cliente estero di avere un unico fornitore risparmiando sui costi accessori». A quali categorie di aziende vi rivolgete? «Quando si tratta di ordini superiori ai 100mila euro le spedizioni vengono normalmente fatte direttamente dalle case madri dei brand, quindi la nostra azienda è tagliata fuori dal mercato alto. Siamo molto interessanti, invece, per quelle aziende che hanno un valore medio per il singolo articolo: i nostri clienti non sono grandi produttori, ma quelle industrie che hanno bisogno di un servizio completo. In questo senso ci possiamo definire dei veri e propri partner dei nostri clienti, non pretendiamo di essere solo fornitori, ma MARZO 2014
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EXPORT ANTONIO GIANINETTO
risolutori dei problemi tecnico-commerciali che possono presentarsi». In che modo scegliete i brand che rendete disponibili? «Il lavoro all’interno dell’azienda ha attraversato tre generazioni della nostra famiglia, quindi pensiamo di conoscere bene il mercato, le sue esigenze e come mantenerci aggiornati. In base a questi macro-elementi valutiamo la qualità tecnica dei prodotti, la loro competitività economica, e la loro diffusione sui mercati mondiali di per sé sinonimo di garanzia. Nonostante le richieste cambino da paese a paese, infatti, le esigenze industriali sono le stesse in Messico così come in Cina. E conoscere perfettamente i bisogni della produzione è l’aspetto centrale del nostro lavoro». Che importanza riveste la vostra pagina internet? «La pagina web è alla base della sopravvivenza stessa di un’azienda moderna. La comunicazione tramite un sito è decisiva: in qualsiasi ora e da qualsiasi posto del mondo si possono ottenere informazioni su ogni argomento. Un aspetto importante è la semplicità del sito internet. Nel nostro caso, chi visita la pagina vede
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CONSENTIAMO AL CLIENTE ESTERO DI AVERE UN UNICO FORNITORE RISPARMIANDO SUI COSTI ACCESSORI subito i vari cataloghi e le offerte, in modo da trovare tutto quello di cui ha bisogno senza perdersi tra decine di link. Bisogna sempre investire per rimanere ai primi posti dei motori di ricerca internazionali». Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate finora? «Le più gravi sono soprattutto da attribuirsi alle enormi quantità di adempimenti burocratici da seguire e alla sfiducia che molti imprenditori italiani, poco seri, hanno alimentato in alcuni imprenditori esteri. È successo, infatti, che alcuni clienti, prima d’intraprendere un rapporto commerciale, si siano accertati dell’effettiva esistenza dell’azienda e della sua affidabilità visitandoci: a detta loro, infatti, è capitato di versare acconti su forniture mai evase. Per fornire la massima trasparenza e sicurezza ai nostri clienti, abbiamo coinvolto la banca Monte dei Paschi di Siena, nostro partner da oltre 30 anni, per sponsorizzarci direttamente sulla nostra piattaforma, al fine di garantire affidabilità e sicurezza». \\\\\ RENATO FERRETTI MARZO 2014
EXPORT LORENZO CHIORINO
INNOVAZIONI NEL CONCIARIO Il lancio di due importanti novità per il settore. Lorenzo Chiorino descrive prodotti realizzati partendo sia dalla vera pelle bovina che dai più svariati tipi di supporti tessili www.chiorinotechnology.com
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algrado il forte aumento del prezzo della materia prima che ha contratto in parte la marginalità, Chiorino Technology, da oltre cento anni nel settore conciario, nel 2013 ha segnato una crescita di fatturato del 30 per cento, consolidando la propria vocazione internazionale. Il 65 per cento è stato destinato ai mercati esteri. «Questi risultati sono la prova oggettiva del raggiungimento dell’obiettivo che ci eravamo prefissati: affermarci come fornitori per il target di fascia alta». A certificarlo è Lorenzo Chiorino, amministratore unico della società per azioni con base a Biella. La rete di agenzie qualificate sulle quali poggia la distribuzione di Chiorino Technology ha espresso le migliori performance sul territorio statunitense, mercato nel quale la società ha registrato un livello molto elevato di forniture. «Così – prosegue Chiorino – abbiamo raccolto i frutti degli investimenti in tecnologie di processo sempre più sofisticate e del credito che abbiamo assegnato alla ricerca e al dinamismo dell’energia creativa, motore di prodotti innovativi e spesso unici, realizzati a partire sia dalla vera pelle bovina, sia dai più svariati tipi di supporti tessili». L’azienda biellese oltre a rivolgersi al tradizionale mercato della pelletteria (borse, cartelle, cinture, agende), sta ottenendo un ottimo successo anche nel settore calzaturiero, in particolare per modelli sportivi e tecnici. «Chiorino acquista il pellame bovino in Wet Blu, con attenta selezione delle origini più adatte alle destinazioni finali. La lavorazione prosegue con riconcia e tintura dei vari lotti. Le applicazioni delle nostre finizioni, coperte da brevetto di invenzione, riguardano tutti i settori merceologici. Mentre le finizioni traspiranti possono interessare tanto il settore calzatura quanto l’abbigliamento, per quanto riguarda i trattamenti anti-fiamma e easy clean, le stesse sono destinate pressoché esclusivamente all’arredamento. Recentemente – afferma Lorenzo Chiorino –, la vocazione alla ricerca e allo sviluppo, ci ha portato a introdurre due importanti in-
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↗ Lorenzo Chiorino, amministratore unico della Chiorino Technology Spa di Biella
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Export in Usa Nel 2013, Chiorino Technology Spa ha realizzato la migliore performance negli Stati Uniti, dove ha generato un quarto del fatturato
novazioni. La prima è un procedimento per il rivestimento di pellami su due superfici dello stesso supporto. La messa a punto di questa tecnologia, ha richiesto molte prove sia di laboratorio sia industriali. Alla fine il procedimento è stato riconosciuto come brevetto di invenzione per la durata di vent’anni e commercializzato con il marchio Twice. La seconda innovazione ha permesso la realizzazione di un pellame metal & solvent free. Questa finizione ecologica è il risultato di una sinergia con un’altra importante azienda del settore. Entrambe le soluzioni hanno destato l’attenzione del mercato e sono in corso le prime campionature. Si tratta in ogni caso di due progetti ai quali l’azienda destinerà ancora molto impegno, soprattutto in termini di promozione commerciale». La presenza alle più importanti fiere di settore, (alcune di esse hanno già avuto luogo, vedi Anteprima a Milano, Le Cuir a Parigi, Trend Selection a New York), Lineapelle a Bologna e Asia Pacific Leather Fair a Hong Kong (marzo e settembre 2014), hanno consentito e consentiranno all’azienda di promuovere con maggior efficacia questi nuovi prodotti presso la clientela. \\\\\ LUCA CÀVERA MARZO 2014
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EXPORT PIERO BONICELLI E FERDINANDO ABATE
PER IL FUTURO PUNTIAMO AI PAESI EMERGENTI Una sede in Brasile e l’apertura a diversi mercati extra europei. Le prospettive di internazionalizzazione di Piero Bonicelli e Ferdinando Abate
nvestire in innovazione e aprirsi a nuovi mercati. È la strategia della Fondermat di Cellatica, azienda leader nel settore delle fonderie in alluminio e leghe leggere. «Oggi possiamo considerarci un vero punto di riferimento per il settore fonderie – afferma Piero Bonicelli, Ceo e comproprietario dell’azienda con Ferdinando Abate –, e la scelta di continuare a investire, che per qualche verso può sembrare azzardata in un momento di crisi globale, si è rivelata una mossa vincente. Unitamente alla nostra esperienza pluriennale, ci ha permesso infatti non solo di mantenere il nostro mercato, ma addirittura di ampliarlo verso l’Est Europa, puntando ai paesi emergenti extra-europei». L’azienda ha chiuso il 2013 con un fatturato in netta crescita rispetto agli anni precedenti e già dal 2011 ha aperto una nuova sede operativa e produttiva in Brasile, la Fondermat Do Brasil, che consente all’azienda di produrre in loco i propri distaccanti che vengono commercializzate in tutto il mercato brasiliano e, da qui in tutto il Sud America. Oltre al Brasile, di recente avete avviato una politica di penetrazione e consolidamento anche in altri mercati stranieri. Quali nello specifico? Ferdinando Abate «Siamo già presenti in India grazie a rivenditori specializzati del settore, ma l’obiettivo è quello di produrre in loco e quindi ottimizzare i costi e le risorse in un mercato che riteniamo abbia veramente un grosso potenziale di sviluppo e crescita. Per spiccare in un mercato globale come quello attuale, crediamo sia necessa-
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↑ Piero Bonicelli, Ceo e comproprietario con Ferdinando Abate della Fondermat Spa di Cellatica
www.fondermat.it
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72 mln rio proiettarsi verso i nuovi paesi emergenti, e noi siamo riusciti a concretizzare anche l’apertura di altri siti in paesi con forte sviluppo industriale, specialmente nel settore delle fonderie di alluminio, come Russia, Turchia, Cina». Negli ultimi anni, in netta controtendenza rispetto a molte altre realtà industriali, avete registrato una crescita costante. Quali le maggiori criticità cui avete dovuto far fronte? Piero Bonicelli «Abbiamo quasi raddoppiato il nostro fatturato nel giro di quattro anni. Un successo conseguito grazie all’apertura di nuovi scenari. Le difficoltà si sono manifestate soprattutto nel cercare di comprendere e assimilare mentalità, modi di lavoro e legislazioni dei paesi emergenti, spesso lontanissimi dalla realtà quotidiana dei mercati occidentali». L’altro vostro punto di forza è la capacità di investire in ricerca e nuove tecnologie. Quali gli ultimi sviluppi in tal senso? F.A. «Negli ultimi anni l’industria metalmeccanica ha dovuto adeguarsi alle nuove esigenze del mercato e ha sostituito molti manufatti in ghisa con altri in lega di alluminio, il che ha significato porre particolare atten-
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Fatturato Fondermat, dal 2010 al 2013, ha quasi quadruplicato il fatturato grazie all’apertura verso i mercati stranieri
zione ai trattamenti metallurgici dell’alluminio fuso utilizzati in fase di lavorazione dei pezzi. Al fine di dare risposte concrete anche a queste nuove esigenze metallurgiche, abbiamo sviluppato distaccanti e flussi specifici altamente performanti che offriamo con apparecchiature automatiche di nostra produzione per il loro corretto utilizzo. Il migliore degassaggio possibile della lega liquida, grazie a vere e proprie isole di lavoro completamente automatizzate, che eseguono i trattamenti metallurgici con i prodotti più idonei e in modo completo e ripetitivo, garantendo la certezza del risultato, ed eliminando ogni possibile errore dovuto a interventi manuali da parte di operatori». Quali prospettive si aprono per il nuovo anno? P.B. «L’obiettivo è consolidare e poi ampliare i mercati del Far East, dove siamo già presenti con rivenditori in Taiwan, Singapore, Thailandia. Al fine di incrementare i nostri contatti sui mercati stranieri, inoltre, parteciperemo al Fenaf in programma a Settembre 2014 a San Paolo – Brasile, mentre a Giugno 2015 saremo al Gifa di Duesseldorf». \\\\\ CARLO GHERARDINI MARZO 2014
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BUSINESS TRAVEL DAVIDE E MARCO ANDREETTI
BUSINESS TRAVEL, DESTINAZIONI IN CRESCITA I viaggi di lavoro all’estero come indice della fortuna delle esportazioni italiane. Davide e Marco Andreetti tracciano una carta delle rotte più importanti l buon andamento dell’export italiano sta favorendo il business travel. «Nel 2013, rispetto all’anno precedente, è raddoppiato il traffico verso San Paolo del Brasile, sostenuto anche da un aumento complessivo dell’8 per cento per il Sud America. Anche il fatturato generato dalle rotte per l’India si è raddoppiato, mentre i viaggi verso il Sud Est Asiatico sono cresciuti del 20 per cento. Fra le destinazioni più richieste si confermano Cina, Brasile e Stati Uniti, crescono Pakistan e Iran. È rimasta invece stabile l’Europa, con l’eccezione di un incremento di traffico verso la Germania». A dichiararlo è Davide Andreetti di Leonardo Travel Service, agenzia di servizi per il business travel con un’offerta mirata al mercato B2B che propone
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un know how verticalizzato offerto in outsourcing. «Trainato da questo trend positivo – prosegue Andreetti –, il nostro fatturato nel 2013 è cresciuto complessivamente del 22 per cento, seppure in parte penalizzato da una leggera flessione nelle prenotazioni per le agenzie del nostro network e dalla crisi del settore turistico». Con l’obiettivo di rilanciare il target turistico, a partire però dal business, Leonardo Travel Service, quest’anno, ha lanciato il programma “Non solo lavoro”. «Il progetto, che sarà promosso attraverso una campagna di web marketing e social media, è supportato da una nuova piattaforma online (www.viziati.net) che si rivolge a tutto il mercato della vacanza con, al momento, tre declinazioni: Sketch, Classico, D’autore». MARZO 2014
+20% Una veduta di Shanghai. Leonardo Travel Service ha sede a Saluzzo (CN)
Gestendo rotte e servizi in loco su tutti i continenti, Leonardo Travel Service si appoggia a partner inseriti in network internazionali. «Questo ci consente di avere una maggiore flessibilità nel garantire un servizio globale. Tuttavia, i nostri asset operativi sono basati su soggetti italiani, in quanto negli anni abbiamo individuato e riscontrato che il nostro tessuto imprenditoriale nazionale offre ottimi livelli qualitativi di servizio. Per questo abbiamo abbracciato la filosofia del think global/act local. In questo modo possiamo operare a livello internazionale col supporto di interlocutori che ben conoscono le peculiarità, criticità, abitudini e necessità del mercato italiano». A ciò si aggiunge un’impostazione orientata alla costruzione di un pacchetto di servizi realmente personalizzato. «A ogni nostro cliente, per il quale profiliamo una policy travel ad hoc, affidiamo un travel manager dedicato, in modo tale che sia sempre la stessa persona a curare tutti gli aspetti orga-
www.leonardotravel.it www.viziati.net
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Traffico verso il Sud Est Asiatico Aumentano i viaggi d’affari verso l’Estremo Oriente. A livello globale, le destinazioni principali sono Cina, Brasile e Stati Uniti
nizzativi della trasferta. Mettiamo a disposizione un servizio clienti telefonico su numerazione tradizionale (non a pagamento) con reperibilità per le urgenze 24 ore su 24, 7 giorni su 7. E ovviamente tariffe negoziate con le migliori compagnie aeree e di servizi per il business travel; emissione biglietteria aerea, ferroviaria e navale; prenotazione hotel con flessibilità nelle modalità di pagamento; prenotazione di servizi di noleggio auto; pianificazione e coordinamento di meeting-incentive con eventuale staff dedicato in loco». Guardando al futuro, Marco Andreetti afferma: «In questi mesi stiamo definendo le ultime fasi per l’apertura di una sede di riferimento a Shanghai, per offrire un maggiore supporto alle aziende italiane con sedi in Cina e viceversa. Contestualmente stiamo definendo accordi commerciali in Germania e altri paesi, in quanto per il 2015 abbiamo previsto l’apertura di un’ulteriore sede a supporto del mercato europeo e arabo. Inoltre, stiamo lavorando per la centralizzazione delle risorse internazionali, in modo da migliorare la competitività sia in termini economici sia di operatività e ridondanza dei servizi». \\\\\ VALERIO GERMANICO MARZO 2014
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DESIGN GIULIO CAPPELLINI
EMOZIONI DA ABITARE L’attenzione alla funzionalità cresce, ma secondo Giulio Cappellini il «mix di tecnologia e artigianalità» resta l’asso nella manica del design italiano
→ Giulio Cappellini, architetto e designer
perimentatore, viaggiatore alla continua ricerca della miscela perfetta fra avanguardia e tradizione, docente in diverse università da Milano a Montreal e uno spiccato fiuto nella ricerca di astri nascenti del design. È il ritratto appena abbozzato di Giulio Cappellini, architetto e progettista simbolo dell’arte creativa italiana, inserito dal settimanale Time tra i dieci trend setter della moda e del design mondiale. Un’autentica icona dell’italian lifestyle che negli ultimi tempi, tra l’altro, ha assunto la direzione creativa di una nuova design school creata presso l’Istituto Marangoni, storica accademia di moda con sedi a Milano, Londra e Parigi. Proprio in virtù di quella sensibilità nei confronti dei talenti che, quando lo colpiscono particolarmente, non esita ad accogliere nel suo portafoglio aziendale. «Il nostro design è stato un fenomeno creato da progettisti e imprenditori italiani – spiega Cappellini – ma oggi i designer che confluiscono nell’industria italiana provengono da tutto il mondo». Il design è storicamente un fiore all’occhiello del
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know-how italiano. Quanto il suo valore continua a trovare riscontro nella platea internazionale? «Il valore del design italiano conserva ancora un forte appeal perché continua a lavorare in buona parte su ricerca e innovazione, assumendosene tutti i rischi. L’Italia è l’unico paese al mondo con un’altissima concentrazione di aziende di design». Cosa cerca un consumatore straniero nei suoi lavori e, in generale, nel prodotto di design italiano? «Il consumatore ricerca un prodotto bello e funzioMARZO 2014
← Lo showroom Cappellini a Bruxelles ↓ Lo spazio “Cappellini Heroes” alla manifestazione Design Miami
IL PRODOTTO ITALIANO DEVE RAPPRESENTARE QUALITÀ E ARTE DEL SAPER FARE, ATTRAVERSO UN MIX DI TECNOLOGIA E ARTIGIANALITÀ nale, ma soprattutto un’emozione, un sogno. Il prodotto italiano deve rappresentare qualità e arte del saper fare, attraverso un mix di tecnologia e artigianalità in grado di rendere l’oggetto un’icona che il compratore estero desidera avere in casa». Quali sono oggi i mercati in cui si esporta meglio il nostro design? «Accanto a quelli maturi, ci sono nuovi mercati di grande interesse. L’Europa è sempre stata il primo mercato di sbocco per i prodotti di design italiano ma ora, data la situazione economica generale, è in frenata. Molto interessante è il consolidamento negli Usa e soprattutto le nuove aperture nel far East, in India e in Sudamerica». Quali regole deve seguire un giovane progettista
www.cappellini.it @cappellini_
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italiano per aspirare a costruirsi una dimensione sovranazionale? «Deve prima di tutto avere un’approfondita conoscenza storica dei prodotti di design, cercare di capire quali sono i reali bisogni del consumatore finale, creare prodotti significativi ma che possano facilmente - per dimensioni e finiture - entrare nelle case di tutto il mondo. Lavorare su una giusta scala e con grande attenzione ai dettagli è fondamentale». A livello di impiego di materiali, quali novità sta sperimentando con la sua azienda e quali sono invece le sollecitazioni più innovative che arrivano dall’estero? «Stiamo testando materiali, e soprattutto sistemi costruttivi, innovativi. Pur mantenendo un altissimo livello di qualità, cerchiamo di realizzare anche prodotti più accessibili e certificati che rispondano alle richieste del mercato contract. Stiamo sperimentando con una tecnologia per ora esclusivamente tedesca un sistema di rivestimento degli imbottiti e alcuni materiali ultraleggeri di nuova generazione che rendono i mobili più facilmente trasportabili e stoccabili». \\\\\ GIACOMO GOVONI MARZO 2014
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DESIGN MARIO BELLINI
UNO STILE PROVOCATORIO E CONTAGIOSO Il gusto irriverente che guida la mano di un protagonista del design italiano come Mario Bellini oggi è sorgente d’ispirazione per progettisti di tutto il mondo ppartiene alla generazione che diede vita al cosiddetto miracolo italiano. Una stagione di risveglio economico e culturale che ebbe nel design una delle sue espressioni più fertili e in Mario Bellini uno degli interpreti più speciali. «Così eravamo considerati noi italiani tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, quando godevamo di una riconoscibilità e specificità senza precedenti» spiega l’architetto e designer milanese, protagonista di un’epoca in cui il genio italiano nel campo della progettazione fu ospitato al MoMA Museum di New York. Era il 1972 e l’architetto Emilio Ambasz curò la grande esposizione intitolata “Italy: the new domestic landscape”, invitando 45 architetti italiani perché creassero un’installazione dedicata. «Io realizzai la famosa Kar-a-sutra – ricorda Bellini – una specie di dream car che negava la validità della vecchia berlinona convenzionale e suggerì l’idea di monovolume che, in pratica, modificò la storia dell’automobile: oggi oltre la metà delle vetture non sono più berline tradizionali, ma trasformabili, dove si spostano gli elementi». Grazie al design, insomma, l’Italia catturò l’attenzione del mondo. Quali nuovi paradigmi portava alla ribalta? «Il design italiano era rottura delle convenzioni pigre,
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↗ Mario Bellini, architetto e designer
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senza rispetto per il gusto corrente. Provocatorio in senso attivo. Porto l’esempio dei miei lavori, quelli che conosco meglio. Negli anni Settanta disegnai un nuovo sistema di arredi chiamato il Pianeta ufficio, con scrivanie non più rettangolari, ma per la prima volta con un appendice a ricciolo rotondo per le riunioni. Un’invenzione che nel giro di pochi mesi entrò in migliaia di uffici. Altra prerogativa del nostro design era la capacità di reinterpretare la storia dell’arredo con idee nuove: ad esempio il modernismo degli anni 20-30, riletto con fantasia e freschezza». Come si declina quella storica stagione nello stile italiano di oggi? «Il successo del design italiano è stato talmente endeMARZO 2014
→ Kar-a-sutra, la concept car realizzata nel 1972 da Bellini
mico e contagioso che oggi conserva certamente inalterato il suo vigore. La differenza è negli interpreti, nel senso che oggi non si parla solo di progettisti italiani, ma di progettisti che adottano il nostro lifestyle, eleggono l’Italia e appuntamenti quali la settimana del design presso il Salone del mobile come assoluto baricentro, ma che possono essere anche olandesi, cinesi, australiani, coreani chiamati dall’industria italiana. In altre parole, il patrimonio di libertà, freschezza, creatività ruota ancora attorno al Belpaese, ma è tenuto in moto da progettisti sfornati da tutto il mondo. Ai tempi miei, di Castiglioni, Zanuso o Gardella, i designer si contavano su una o due mani. Oggi sono migliaia e mediamente molto preparati». In quali mercati internazionali oggi le sue creazioni, e in generale quelle italiane, sono maggiormente apprezzate? «Di tutti i produttori di arredi, ad andare meglio oggi sono quelli che si riferiscono a un mondo globale. Chi è legato al solo mercato interno soffre molto. Se invece parliamo di realtà affermate come Cassina o Kartell, queste non sono affette dalla crisi, ma godono dell’apertura verso i VALORE EXPORT
mercati del ricco Est, della Cina, del Medioriente, degli Emirati Arabi e del Sudamerica. Quanto ai miei lavori, la sedia di cuoio Cab realizzata per Cassina, ad esempio, è prodotta ormai da 30 anni in migliaia di esemplari ed è praticamente universale. Il mondo è davvero globale, anche nei confronti di prodotti semplici come possono essere i vassoi Dune disegnati per Kartell, oggi distribuiti su tutti i mercati internazionali. A dimostrazione che noi accogliamo designer da tutto il mondo, ma poi esportiamo anche in tutto il mondo». Da quali Paesi in questo momento stanno arrivando le migliori idee e suggestioni creative per un design innovativo e funzionale alle esigenze del futuro? «Diciamo che negli ultimi anni c’è stato un faro puntato sull’Olanda, anche per l’architettura, così come sui Paesi scandinavi che hanno prodotti architetti giovani, aggressivi e pieni di inventiva. Anche la Svizzera si è ritagliata una vetrina con Herzog e De Meuron. Fuori dall’Europa i giapponesi sono già collaudati, mentre stimoli nuovi giungono dai cinesi, dagli australiani e dall’area sudamericana. Nel campo delle automobili, la patria del design continua a essere la MARZO 2014
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IL DESIGN ITALIANO ERA ROTTURA DELLE CONVENZIONI PIGRE, SENZA RISPETTO PER IL GUSTO CORRENTE
↑↑ Le sedie Cab Side (1970) ↑ La poltrona Le Bambole (1972) Entrambe le opere fanno parte della collezione permanente del Moma di New York
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Germania, per quanto andando a scavare si scopra spesso che gli stilisti migliori sono in realtà italiani emigrati che, in colossi industriali iper-strutturati come Audi o Porsche, hanno trovato le condizioni ideali per esprimere al massimo il loro valore». A che punto è l’Italia sul piano della formazione e della preparazione professionale del designer e quali Paesi rappresentano un modello in tal senso? «I nostri istituti sono all’avanguardia. Ci sono 4-5 scuole di fama internazionale, con tantissimi stranieri iscritti. Per non parlare dell’Accademia di Brera, che conta migliaia di studenti provenienti da ogni continente. Detto questo, la mia visione della scuola è molto relativizzante, per cui ritengo che già vivere a Milano, muoversi, lavorare con la nostra industria e respirare la cultura italiana fornisca un bagaglio di competenze inestimabile. Per me la scuola è tutto, la vita, cosa fai, chi frequenti, cosa leggi. Basti pensare che i grandissimi pittori e architetti del Rinascimento italiano non sono mai andati a scuola. Nascevano con un talento straordinario, il papà o lo zio li mettevano a bottega da un artista noto e là davano alla luce i loro primi capolavori». \\\\\ GIACOMO GOVONI MARZO 2014
DESIGN LUISA BOCCHIETTO
IL LIFESTYLE CHE VINCE SUL MARKETING Qual è il valore che rende unico il design italiano nel mondo? Secondo l’Adi è l’etica che muove il progettista a mettere lo stesso impegno in un palazzo come in una sedia
a 60 anni è l’istituto che conferisce il più antico riconoscimento europeo nel campo del design. È targato Adi, infatti, il Compasso d’Oro, premio che l’associazione per il design industriale assegna ogni tre anni ai lavori che si sono distinti per vena artistica e apporto innovativo. Un appuntamento che mette in vetrina l’eccellenza del settore nel nostro Paese e che per l’Esposizione universale di Milano promette sorprese. «In occasione di Expo 2015 – spiega la presidente Luisa Bocchietto – intendiamo lanciare una speciale edizione internazionale del Compasso d’Oro. Stiamo lavorando al regolamento del premio per favorire un dibattito e opportunità più ampie». Qual è oggi il valore del design italiano e come si posiziona sulla scena internazionale? «Insieme al cibo e alla moda, il design è una componente fondamentale del made in Italy che il premio Compasso d’Oro ha contribuito negli anni a rafforzare. È parte del concetto di lifestyle che identifica il nostro modo di vivere, di comunicare, creare e produrre. Quello italiano, sviluppatosi dal dopoguerra, racconta lo sviluppo del nostro Paese e ne rappresenta gli aspetti economici, artistici e culturali». In quali aspetti lo stile dei designer italiani si differenzia rispetto ad altri? «Il nostro design ha sempre mantenuto una propensione etica derivante dalla professione. La famosa frase “dal cucchiaio alla città” di Ernesto Rogers significava avere lo stesso approccio, sia che si tratti della proget-
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↗ Progetto di identità e comunicazione dell’evento “Multiverso. Icograda Design Week Torino 2008”
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tazione di un cucchiaio sia che si affronti il masterplan di una città. Questo aspetto utopico di fondo è rimasto a mitigare il fascino lusinghiero del marketing. Nel resto del mondo il design è considerato uno strumento utile a vendere di più. Invece a noi italiani, imprenditori o designer, non basta fare una bella sedia: vogliamo fare, ogni volta, la sedia più bella del mondo». Il futuro del design parlerà sempre di più cinese. Quali legami hanno costruito in questi anni aziende e progettisti italiani col mercato asiatico e che margine MARZO 2014
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DESIGN LUISA BOCCHIETTO
↑ Lampada da tavola a led Elica ← Luisa Bocchietto, presidente dell’Associazione per il disegno industriale (Adi)
di penetrazione resta? «Il mondo asiatico in generale, non solo cinese, vedrà un crescente sviluppo e offrirà tante opportunità di lavoro per designer e aziende italiane. Purtroppo la penetrazione è lenta a causa della mancanza di una strategia coordinata da parte del nostro Paese. Le aziende e i designer, da soli, hanno intrapreso la conquista di questi nuovi mercati ma i piccoli soggetti temono la complessità della lingua e dell’internazionalizzazione. Il margine di penetrazione è alto, ma necessita di strumenti che solo una regia di politica economica più consapevole può fornire». Quanto il tema della tutela del marchio industriale si riflette oggi sulla competitività del settore? «È uno dei temi ancora incompresi. Senza la protezione certa della proprietà intellettuale degli autori designer non si crea valore nei mercati internazionali e si è sog120
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getti a essere depredati. Purtroppo in Italia si parla di creatività ma non la si difende, forse perché non la si comprende a fondo. E in più si disattendono in modo autolesionista le normative europee sul diritto d’autore a favore, invece, di chi copia. Anche il brevetto unitario, che con vantaggi di costo permetterebbe di registrare in un Paese a valere per tutta Europa, trova incredibile difficoltà a essere accolto. Sono battaglie che Adi fa insieme al Consiglio nazionale anticontraffazione, di cui è componente, a Indicam, Federlegno e Confindustria, restando inascoltati dal mondo politico». Tra gli obiettivi di Adi c’è la diffusione della cultura dell’innovazione fuori dall’Italia. Attraverso quali progetti la state perseguendo? «La selezione annuale del miglior design italiano porta alla pubblicazione di Adi design index, volume di pre-selezione per il premio Compasso d’Oro triennale, più conosciuto all´estero sebbene riservato al design italiano. La selezione è incentrata sull’innovazione di processi, prodotti e servizi, secondo una linea che seguiremo anche nell’edizione speciale in cantiere per il 2015, con l’obiettivo di portare un contributo al tema di Expo “Nutrire il pianeta-Energia per la vita”. Il cibo è parte dei processi di design che possono coinvolgere il turismo e il nostro territorio, creando crescita sostenibile». \\\\\ GIACOMO GOVONI MARZO 2014
CHE COS’È IL MADE IN ITALY?
Foto di Saverio Lombardi Vallauri
DESIGN GIOVANNI ANZANI
Giovanni Anzani cerca una definizione che abbracci la vastità dell’universo stile, declinato secondo l’estetica che ha fatto scuola. Quella italiana
www.federlegnoarredo.it
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Foto di Saverio Lombardi Vallauri
a creatività, il design e quegli aspetti della tradizione da cui muovono anche i più famosi innovatori del Bel Paese, non sono i soli elementi a definire il primato dello stile italiano. Per Giovanni Anzani, Presidente di Assarredo e imprenditore del settore arredamento, sono molti gli aspetti che determinano il made in Italy, così decisivo per l’economia nazionale. «L’offerta italiana è unica – afferma Anzani –: oltre all’ingegno, abbiamo maestranze che riescono a lavorare qualsiasi materiale, che sia legno, vetro, marmi, plastiche o nuovi agglomerati. La flessibilità delle nostre produzioni, dall’artigianato alle grandi industrie, permette di realizzare sia il prodotto seriale, comunque fortemente personalizzabile e quasi pret a porter, fino
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Giovanni Anzani, presidente di Assarredo
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Progetti All’interno del Salone Internazionale del Mobile il SaloneSatellite offre a tutti gli aspiranti designer la chance di presentare i propri lavori
al prodotto artigianale fatto su misura. Insomma, una gamma vastissima sia per qualità che per varietà. Tutto questo c’è solo in Italia». Dunque, quando si parla di made in Italy che cosa s’intende esattamente? «È una definizione molto larga. Sicuramente si riferisce anche alla capacità di costruire, che deriva dalla nostra storia antica, dai maestri che abbiamo avuto, fin dai grandi nomi del Rinascimento. Tutti i più importanti designer del mondo vengono in Italia realizzando i loro progetti al meglio delle possibilità estetiche. Il fascino del made in Italy sta in questo: se noi abbiamo una capacità attrattiva è esprimere il design dei maestri italiani, che poi hanno fatto scuola formando interpreti anche stranieri». Sembra quasi che non ci sia nulla che faccia da ostacolo alle nostre imprese. «Il problema è comunicare la vasta gamma del design e sotto questa definizione l’arredo, in particolare, è uno dei campi più vasti per varietà di offerta, grazie al sistema produttivo. Una possibilità è educare i cosiddetti paesi emergenti alla nostra estetica, perché il MARZO 2014
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Foto di Alessandro Russotti
DESIGN GIOVANNI ANZANI
I TESORI DEL SALONE
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ilano, ancora una volta, si conferma capitale internazionale dell’arredo, l’unica città al mondo che ospita una manifesta-
zione in grado di attirare oltre 300mila visitatori provenienti da 160 paesi.
«Sarà suddivisa in tre
tipologie stilistiche – dice il Presidente di Assarredo Giovanni Anzani – il settore Classico, Moderno e Design: la 53a edizione del Salone Internazionale del Mobile, insieme al Salone Internazionale del Complemento d’Arredo, vedrà scendere in campo oltre 1.400 espositori tra italiani ed esteri. Il Salone Internazionale del Mobile vanta non solo la consolidata presenza delle aziende di settore più importanti, ma anche il nuovo ingresso di aziende del mondo dell’arredo, come Hästens e Kvadrat, e del settore moda, come Iittala, Tom Dixon, Ferré, Pierre Cardin, Ungaro. Nomi di fama mondiale che vanno a rendere ancora più ricca la già ampia offerta merceologica».
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grande sforzo che ci viene richiesto è di comunicare al numero più alto possibile di persone cosa vuol dire “fatto bene”. In altre parole, dobbiamo tenerci stretto il nostro ruolo di maestri del design: dobbiamo portare tutto il mondo qui per mostrare quello che siamo in grado di fare, come succede durante il Salone Internazionale del Mobile». Che ruolo ricopre la fiera di Milano? «Il salone è di un’importanza indescrivibile, diventa l’ombelico del mondo per tutto il design. È un appuntamento che per gli attori principali del settore è irrinunciabile. In più, nonostante i nuovi media mettano a disposizione una velocità di comunicazione impressionante, anche quest’anno ci saranno delle sorprese. Le novità delle singole aziende ormai non rimangono nascoste a lungo, perché oggi ogni azienda può creare una vetrina per le innovazioni in tempo reale. Eppure molte novità sono rimaste in serbo proprio per mostrarle in occasione di questo incontro. Come tutti gli anni riusciremo a stupire». Qual è il futuro del design italiano nel vostro campo e che investimento si è fatto? «I nuovi talenti sono una fonte di ricchezza per tutto il nostro tessuto industriale e non possiamo permetterci di perderla. Per questo le iniziative sono frequenti e con un impegno a volte molto dispendioso. Ma dà i suoi frutti. Come per il caso del salone Satellite, sempre all’interno del Salone del Mobile, che quest’anno arriva alla quinta edizione. Nel Satellite una commissione seleziona i progetti dei giovani fino ai 35 anni, ad alcuni dei quali diamo la possibilità di trovare delle collaborazioni con le imprese: valutiamo circa 700 progetti in un’edizione. Abbiamo portato la stessa iniziativa al Crocus di Mosca. In particolare il concorso SaloneSatellite Award premia i 3 progetti migliori attinenti alle merceologie presenti in fiera». \\\\\ RENATO FERRETTI MARZO 2014
DESIGN ROBERTO SNAIDERO
ARREDO, VERSO NUOVI MERCATI Riconfermato presidente di FederlegnoArredo, Roberto Snaidero offre il suo punto di vista sulla situazione attuale del settore e le prossime opportunità
a scelta è ricaduta sulla continuità. In termini più pratici la riconferma di Roberto Snaidero alla guida di FederlegnoArredo, avvenuta il 22 gennaio scorso, significa credere nei progetti già avviati e dare valore ai risultati finora raggiunti. La prospettiva di una ripresa si fa più concreta, o almeno per alcuni settori come l’arredo: con questa nuova nomina parte del merito viene indirizzato anche all’imprenditore friulano e di scaramantico c’è poco. Le linee guida con cui indirizzare la federazione per i prossimi tre anni restano le stesse su cui Snaidero ha finora puntato. E se c’è un tema su cui Snaidero ha puntato gran parte dello scorso mandato, è la valorizzazione del made in Italy. «Uno dei dati più positivi è certamente l’export in crescita – dice il neo-eletto presidente –, che si aggira intorno al 3 per cento in più rispetto al 2012, e andiamo ad affrontare i nuovi mercati. Il saldo commerciale continuerà a crescere nel biennio 2013-14 fino a raggiungere quasi 9 miliardi di euro a testimonianza della competitività internazionale delle imprese italiane. La Federazione sta facendo delle missioni all’estero, ma non nei soliti Paesi come Usa, Francia, Germania: oggi ci spostiamo in nuovi mercati, che rappresentano sfide del tutto inedite e con opportunità enormi. Per que-
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Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo
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DESIGN ROBERTO SNAIDERO
+3,4%
Export Le previsioni per le esportazioni delle imprese italiane legate al legno-arredo, incrementano il trend positivo degli ultimi tre anni (+2,4%)
sto, innanzitutto ringrazio i colleghi che hanno avuto fiducia in me, in un momento particolarmente sensibile del nostro mercato interno. Il triennio che ci si presenta dovrà ancora affrontare una situazione di precarietà». In che direzione vi state muovendo a favore dell’export? «In questi giorni, per esempio, si sta svolgendo una missione in Kenya e una in Azerbaijan. Poi, abbiamo in programma di avvicinarci a quei paesi che potenzialmente recepiscono il prodotto di qualità e di design italiano. Ma in fondo seguiamo l’esempio dell’anno scorso, come la missione B2B, con circa 20 aziende di FederlegnoArredo, non più a New York ma nel cuore 126
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degli Stati Uniti: a Dallas, in Texas, abbiamo ottenuto un successo inaspettato, per cui abbiamo ricevuto molti messaggi di ringraziamenti. Un altro esempio più attuale, è il tour della portaerei Cavour, che rimarrà in viaggio fino ad aprile, in cui FederlegnoArredo sta svolgendo un lavoro eccezionale, con grandi riscontri. In particolare a quest’ultima missione cui tengo molto, perché il continente africano rappresenta un mercato importantissimo, in prospettiva, per i nostri prodotti». Quindi una nuova geografia. «Sì, ma non è l’unico aspetto positivo: la bilancia dei pagamenti del settore legno arredo, è in positivo con 7 miliardi. Quindi spostiamo circa 11 miliardi di “mobili”. Siamo un settore che porta ricchezza al nostro paese e ritengo sia doveroso da parte dei nostri politici prestare attenzione alla nostra attività. Un esempio, in questo senso, riguarda i giovani. Recentemente abbiamo lanciato una proposta di intervento per le giovani coppie: per l’acquisto dell’immobile c’è l’Iva del 4 per cento per la prima casa, e siccome per i regolamenti europei dovremmo uniformare le aliquote iva a due sole aliquote, proponiamo un’operazione di aiuto inserendo nell’aliquota dell’8 per cento non solamente la parte immobiliare ma anche l’arredamento per la MARZO 2014
STIAMO REALIZZANDO MISSIONI ALL’ESTERO OLTRE LE SOLITE METE, IN PAESI COME KENYA E AZERBAIJAN
casa. D’altra parte è quello che fanno già anche in Francia, Spagna, Portogallo o Belgio. Questo potrebbe essere un’ulteriore toccasana per il settore». Qual è la situazione attuale con la quale dovrà confrontarsi? «Il quadro generale è di un settore con circa 60mila imprese con 320mila addetti. Sono tutte medie e piccole imprese radicate sul territorio, che derivano da una tradizione antica: il lavoratore del mobile si trova in tutti i paesi d’Italia, nessuno escluso. E proprio questo ha permesso, nella nostra storia, di creare l’immagine dell’eccellenza made in Italy nell’arredamento, rappresentata anche dal Salone del Mobile, un grande evento con circa 370 mila visitatori, di cui il 70 per cento dall’estero vengono a vedere cosa fanno gli italiani. Quindi noi siamo un riferimento per il mercato mondiale: questa è la nostra forza. Una forza che ho voluto rappresentare anche a tutte le parti politiche, nessuna esclusa, e che ha permesso il risultato ottenuto con il bonus mobili. Con questo abbiamo salvaguardato posti
www.federlegnoarredo.it
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di lavoro: secondo le nostre analisi, qualora non fosse intervenuta nessuna misura di sostegno, avremmo perso altri 3500 posti con altre mille imprese». Come vede, quindi, il prossimo futuro? «Il futuro sono le nuove generazioni che abbiamo il dovere di formare in modo che abbiano gli strumenti per affrontare il mercato di domani. Per questo con il prossimo anno scolastico 2014-2015 prenderanno il via i corsi del nuovo Istituto Tecnico Superiore voluti dalla Fondazione Rosario Messina, intitolata allo storico Presidente di Flou Spa e di FederlegnoArredo scomparso nel 2011. La scuola formerà le nuove generazioni in materiali, tecnologia applicata e di prodotto, con competenze specifiche in ambito commerciale finalizzate alla vendita sui mercati esteri. In partnership con tutti i soci fondatori, nel presentare il progetto di una Fondazione ITS per la figura di Tecnico Commerciale del Legno-Arredo, si è voluto rispondere direttamente al fabbisogno delle aziende di affacciarsi all’estero con personale qualificato. Il percorso intende formare una figura in particolare, che abbia possesso dei contenuti tecnici sui materiali, alla tecnologia applicata e ai prodotti; cui aggiungere competenze commerciali per lanciarli nel mondo come ambasciatori delle imprese e dell’alta scuola italiana». \\\\\ RENATO FERRETTI MARZO 2014
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DESIGN MICHELE PAULANGELO
NEL DISTRETTO DEL SALOTTO La Delta Salotti come esempio di un territorio in cui la produzione di divani e poltrone vanta una tradizione antica. «Dall’artigianato locale al design internazionale»
www.deltasalotti.it
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Il gruppo Industriale Delta Salotti ha sede a Santeramo in Colle (BA)
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EVENTI ra la Puglia e la Basilicata c’è uno dei centri produttivi più conosciuti del made in Italy: la zona compresa tra Matera, Altamura e Santeramo, infatti, compone il cosiddetto “triangolo del salotto”, uno dei distretti più importanti dell’Italia meridionale. Qui si disegnano e realizzano i divani e le poltrone in cui tutto il mondo riconosce l’eccellenza del settore. Però, come spiega l’amministratore della Delta Salotti Michele Paulangelo, lo stile che nasce in questo fazzoletto di terra non deriva solo dal lavoro artigiano e dalla tradizione. «Bisogna sempre tenere in considerazione – dice Paulangelo – le novità del mercato, le opportunità legate ai singoli paesi e le tendenze che mutano. È vero che i nostri clienti ricercano il carattere italiano, ma è altrettanto evidente che non possiamo ignorare le inclinazioni delle aree in cui siamo presenti: se il design cambia di poco, le soluzioni per il comfort possono essere molto diverse. In Francia, per esempio, abbiamo notato una preferenza per le imbottiture più morbide, strutture tradizionali ma con la presenza di meccaniche anche sofisticate. In Usa, invece, le proporzioni sono diverse e i divani tendono a essere più grandi. Quindi, si può facilmente intuire la dimensione del problema se si calcolano i molti paesi in cui siamo presenti e la loro distanza non solo geografica: oltre al mercato europeo e russo, infatti, copriamo Cina, Corea e Taiwan». Queste piccole differenze devono essere calcolate, pur rimanendo fedeli al carattere italiano di cui le imprese del distretto sono ambasciatrici. «Sono accorgimenti – confessa l’amministratore – che ci impegnano più di
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• IL SALONE DEL MOBILE DI MILANO Pad.14 Stand B33-B35 Fiera Milano, Rho; 8-13 aprile 2014 www.cosmit.it • I SALONI WORLDWIDE MOSCOW I saloni WorldWide Moscow Crocus Expo-2; 15-18 ottobre 2014 www.cosmit.it/it/mosca • IL SALONE DEL MOBILE DI BRUXELLES Bruxelles Expo; 2-5 novembre 2014 www.meubelbeurs.be • ESPRIT MIEUBLE Porte de Versailles, Parigi; 6-9 dicembre 2014 espritmeuble.com
quanto si pensi. Lo sviluppo di un modello, una volta acquisito il disegno nelle proporzioni reali, può portare via un mese di lavoro con due o tre artigiani: a questo punto, però abbiamo solo un prototipo, sulla base del quale attiviamo una pre-serie soggetta a svariati test. Questi a loro volta possono generare delle correzioni e solo dopo qualche mese il nuovo modello si può dire pronto per il mercato». Dunque, non basta essere i custodi del “buon gusto” per confezionare un articolo di successo. «Nell’ultimo periodo – continua Paulangelo – la concezione stessa del divano è cambiata rendendola un componente dell’arredamento dinamico, con diverse funzioni: una serie di optional accessori, meccanici o elettrici, possono movimentano la seduta, per esempio, le spalliere o i poggiatesta, per non parlare degli impianti sound o wi-fi collegati al televisore, che possono essere inseriti. Si può dire che sia diventato ormai uno strumento multifunzionale». Alle molte difficoltà di una produzione mai monotona, fa da contraltare il territorio su cui la Delta Salotti può contare. «I vantaggi del distretto sono notevoli – spiega Paulangelo – anche se spesso non sono direttamente percepibili e quindi apprezzati. L’indotto presente ci mette a disposizione qualsiasi cosa serva per la costruzione, il design, le varie forniture e la materia prima. Anche la presenza di tante aziende all’interno dello stesso distretto per me non è da considerare come un aspetto negativo, anzi, tutto il contrario: più sono numerose più il distretto diventa competitivo». \\\\\ RENATO FERRETTI MARZO 2014
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DESIGN ROSA ZAFFUTO
TRA FUNZIONE E DESIGN Il gruppo Freddi illustra uno degli ambiti in cui le forme dal carattere tipicamente italiano si sono affermate ben oltre i confini nazionali
uando la forma sposa la funzione di un oggetto rimanendo fedele a se stessa e apprezzata per generazioni, allora si può parlare di design classico. E l’interpretazione italiana ha prodotto molti classici, riconosciuti per il loro valore estetico in tutto il mondo. Uno degli ambiti in cui si sono imposti i brand del Bel Paese, è la rubinetteria e il Freddi Group di Sarezzo (Brescia) è uno dei guardiani di quello stile che si è affermato sui mercati internazionali. «Il mercato di riferimento per quanto riguarda il prodotto – precisa la titolare Rosa Zaffuto – è esclusivamente quello della
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rubinetteria tradizionale in zama: rubinetti, leve e maniglie dalle linee intramontabili». Quello del Freddi Group è il caso inusuale di un’azienda che dall’esperienza trentennale in un settore ha ricavato competenze con le quali cimentarsi in ambiti anche molto diversi. «Per quanto riguarda il semi lavorato o il finito su commessa – precisa Zaffuto –, grazie al nostro know how nel trattamento dei metalli, ci rivolgiamo a più mercati: dalla posateria all’industria armiera, dai casalinghi ai complementi d’arredo nonché particolari per infissi, serramenti e tanto altro ancora su cui effettuiamo conto terzi lavorazioni di fusione e lucidatura metalli, trattamenti galvanici, verMARZO 2014
PER IL FUTURO STIAMO PROGRAMMANDO UNA PARZIALE ROBOTIZZAZIONE DEL REPARTO DI LUCIDATURA METALLI
www.freddigroup.com
niciatura, satinatura e serigrafia personalizzata. Forniamo inoltre servizi di progettazione e industrializzazione di nuovi prodotti in collaborazione con il committente». I vari prodotti del gruppo sono esportati maggiormente in Russia, Tunisia, Grecia e Portogallo, un quadro economico generale incoraggiante per l’azienda bresciana. «Nonostante nel corso del 2013 abbiamo vissuto un andamento altalenante – spiega Zaffuto –, a causa della recessione in atto, i segnali che arrivano dai dati relativi al fatturato sono stati molto positivi: riscontriamo a livello internazionale una ritrovata fiducia nel made in Italy, mentre a livello nazionale assi-
Il Freddi Group ha sede a Sarezzo (BS)
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stiamo al lento diffondersi di un cauto ottimismo. Questo è dovuto al nostro impegno e agli investimenti profusi in innovazione e tecnologia, i maggiori dei quali nel corso del 2013 hanno interessato il reparto che opera in trattamenti galvanici di cromatura, ramatura e nichelatura lucida o satinata su zama ferro e ottone, con un recupero del 4 per cento sul totale del bilancio. Per gli esercizi 2014-2015, invece, stiamo programmando una parziale robotizzazione del reparto di lucidatura metalli, in questo modo alla qualità e alla cura artigianali si affiancherà una maggiore produttività». Infine, il rispetto ambientale, uno dei temi che all’interno dell’impresa guidata da Zaffuto ha sempre avuto un certo peso. «Il nostro gruppo è in regime AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). Gli investimenti effettuati in avanzate tecnologie di depurazione delle acque reflue per i trattamenti galvanici, degli impianti di aspirazione e l’addestramento dei responsabili, garantiscono la piena tutela ambientale». \\\\\ REMO MONREALE MARZO 2014
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DESIGN MASSIMILIANO CICCALOTTI
IL SEGNO E L’IDEA o studio del sito è una cultura legata alle profonde radici storiche di un paese. È per questi motivi che un progetto di un architetto italiano si distingue per gusto estetico, raffinatezza delle finiture e qualità dei dettagli, che restituiscono il segno e l’idea. Soprattutto nel mondo. Ed è nel mondo che Massimiliano Ciccalotti, architetto e interior designer romano, ha messo in opera il suo ingegno, come egli stesso racconta: «In tutti i miei progetti voglio evidenziare l’accurata ricerca di un’autentica armonia tra spazio, forme e materiali, per un’architettura sempre originale. All’inizio della mia carriera ho avuto modo di lavorare in Bahrein, collaborando con aziende italiane attive in loco. Successivamente, per quanto riguarda la committenza privata, il mio studio ha avviato rapporti sia in Europa, con contatti in Bulgaria, sia a Dubai e in Nord Africa, in particolare in Libia». Alla base di ogni progetto di Ciccalotti c’è un preventivo e accurato studio del luogo, del segno e l’analisi delle caratteristiche morfologiche e bioclimatiche, per arrivare a una progettazione sostenibile e integrata con l’ambiente. Fra i progetti in corso di realizzazione, Ciccalotti ci presenta una villa privata in costruzione in Libia. «Il progetto è una sintesi fra le nostre idee e le richieste del committente. Il risultato, nel complesso, è un involucro lineare, che esprime sia nel disegno sia nelle finiture la ricchezza dei materiali e del dettaglio. Internamente, ogni ambiente è stato studiato con arredi su misura. Anche per il design del giardino è stato fatto uno studio particolare». \\\\\ MT
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Creatività e capacità progettuale. La declinazione di Massimiliano Ciccalotti, architetto e interior designer
L’architetto e interior designer Massimiliano Ciccalotti di Roma. In alto, l’Apple caffè a Roma
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NEL DISTRETTO DEL MARMO
Foto di Andrea Brintazzoli e Massimiliano Donati
MATERIALI CAMPEDELLI
Paolo, Stefano e Giuseppe Campedelli presentano la strategia e gli investimenti fatti per mantenere la competitivitĂ nel difficile mercato internazionale del marmo e dei lapidei www.campedellimarmi.it www.facebook.com/campedelli.marmi 136
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resce ancora l’export del distretto veneto del marmo. I dati presentati in occasione della 48esima edizione di Marmomacc – fiera veronese dedicata a pietra naturale, design e tecnologie – mostrano un primo semestre 2013 con esportazioni in crescita dell’8 per cento. I prodotti lavorati e semilavorati hanno raggiunto un controvalore di 231,6 milioni di euro, superando i 214,4 milioni di euro dei primi sei mesi del 2012 (fonte: Osservatorio Marmomacc su base Istat). Il Veneto si conferma così, insieme alla Toscana, la regione italiana di riferimento per la lavorazione e l’estrazione di marmi, graniti e agglomerati, totalizzando oltre il 30 per cento delle esportazioni lapidee nazionali. In questo importante distretto si colloca Campedelli Marmi, impresa veronese a carattere
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Al centro, Paolo Campedelli, amministratore della Campedelli Marmi Srl di Stallavena di Grezzana (VR), insieme ai fratelli e soci Stefano, Giuseppe, la sorella Massimina e il padre Albino.
famigliare che dal 1967 seleziona e lavora le migliori qualità di marmo per progetti e superfici di medie e grandi dimensioni. A scattare una fotografia di come vanno le cose nel distretto è Paolo Campedelli, amministratore della società, che gestisce con i fratelli e soci: Stefano e Giuseppe. «La nostra valle è riconosciuta a livello internazionale per la lavorazione del marmo. Tuttavia, nonostante i risultati positivi nel complesso, negli ultimi anni il distretto si è molto ridimensionato. La crisi ha operato una selezione naturale, portando fuori dal mercato quelle aziende che non riuscivano a competere con paesi come Turchia, India, Cina, Brasile». Cosa vi ha permesso di contenere la concorrenza di questi paesi? Paolo Campedelli «Nel nostro catalogo abbiamo cinque materiali lapidei italiani particolarmente difficili da lavorare e puntando soprattutto sulla commercializzazione di questi prodotti siamo riusciti a limitare la concorrenza dei paesi emergenti. Naturalmente abbiamo dovuto investire molto, in particolare nella capacità di acquisire prodotti di buona qualità e dotandoci di macchinari e tecnologie innovative che ci hanno permesso di abbattere i costi di manodopera e quindi proporci al mercato con un prezzo competitivo». In particolare, su quali tecnologie produttive avete investito? MARZO 2014
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MATERIALI CAMPEDELLI
+8% P.C. «Negli ultimi due anni abbiamo investito oltre 1,5 milioni di euro e acquistato dei macchinari tecnologicamente avanzati con i quali in sole 24 ore possiamo trasformare un blocco nel prodotto finito. L’introduzione di queste tecnologie, pertanto, ci ha permesso, attraverso l’automazione del processo di taglio, da una parte, di abbattere il costo di produzione e, dall’altra, di raggiungere un alto standard qualitativo. Abbiamo infatti introdotto dei sistemi che controllano e testano accuratamente il corretto svolgimento di tutte le fasi della lavorazione. Controlli che vengono poi nuovamente effettuati da personale qualificato in modo da consegnare al committente un prodotto assolutamente conforme alle sue aspettative». Quali sono le tipologie di prodotti maggiormente richiesti in questo momento? P.C.: «Se anni fa producevamo anche su misura, per progetti, per esempio, di aeroporti e ville private, adesso riceviamo molte richieste di prodotti semilavorati. Questo si spiega col fatto che i nostri committenti posseggono le tecnologie e le competenze per eseguire la lavorazione finale e, di conseguenza, per ottimizzare sui loro costi. Le richieste più importanti sono rappresentate dai nostri marmi italiani: botticino, arabescato, breccia, daino e marmo di Carrara, 138
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Fatturato Nel primo semestre 2013 le esportazioni lapidee del distretto Veneto sono cresciute e hanno raggiunto un controvalore di 231,6 milioni di euro
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Quota nazionale Con questo dato il Veneto si conferma, insieme alla Toscana, la regione italiana di riferimento per lavorazione ed estrazione di marmi e graniti
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che siamo in grado di fornire in quantità e formati vari». Quali sono i vostri mercati più importanti? P.C. «Abbiamo sempre avuto come punto di riferimento committenti localizzati nei paesi arabi. E questo è vero ancora oggi. I nostri prodotti, pressoché per il 100 per cento, sono infatti destinati ai mercati del Golfo Persico, degli Emirati Arabi Uniti, del Libano, dell’Iraq e anche al Nord Africa, come in Libia e Marocco. In questi paesi siamo riconosciuti come un partner affidabile per quanto riguarda tempi di consegna e caratteristiche del prodotto e abbiamo ormai dei rapporti consolidati con clienti che ci hanno accompagnato negli ultimi 30 anni della nostra storia aziendale. Per questo motivo non abbiamo quasi bisogno di attività di marketing e promozione, perché il nostro nome circola già autonomamente grazie al passaparola. E questo ci ha permesso di crescere e restare forti sul mercato». Siete comunque presenti alle fiere di settore? Stefano Campedelli «Abbiamo partecipato ad alcuni eventi fieristici che riteniamo sempre validi e positivi. Attualmente abbiamo commesse che impegnano in pieno la nostra produzione. Per acquisire nuovi mercati dovremmo espanderci a livello aziendale e investire nuovamente per incrementare la forza produttiva a livello quantitativo. È una valutazione che stiamo facendo, però preferiamo aspettare una stagione di stabilità più favorevole per concretizzare il progetto». \\\\\ LUCA CÀVERA VALORE EXPORT
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MATERIALI LUCA TODESCHINI
PROGETTI IN PIETRA NATURALE Marmi, onice e graniti. A Londra e a San Diego. Luca Todeschini descrive alcune realizzazioni che portano una firma tutta italiana ll’interno del London Bridge Quarter, dove sorge lo Shard, la torre più alta dell’Ovest Europa progettata da Renzo Piano, c’è un’altra firma tutta italiana. Quella della pavimentazione esterna, posta sulla terrazza panoramica, realizzata da La Ponte Marmi, azienda veronese di import/export che opera da quasi cinquant’anni nel settore del marmo e granito. «Disegnata dagli architetti impegnati nel progetto, la pavimentazione è stata realizzata con un granito di origine indiana prodotto in spessori e lavorazioni differenti da quelli di uso comune – spiega Luca Todeschini, titolare di La Ponte Marmi –. Per questo, la sua realizzazione ci ha richiesto un’attenzione particolare, che non ha però compromesso il rispetto delle tempistiche previste. Il risultato finale ha riscosso un particolare gradimento da parte del cliente e dei suoi architetti in quanto tutte le esigenze sono state pienamente soddisfatte ». La Ponte Marmi lavora solo materiali naturali e, oltre a fornire blocchi o lastre di marmo, onice e granito, è in grado di eseguire, chiavi in mano, ogni tipo di progetto privato
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↗ Nella pagina accanto, in alto, la pavimentazione di un edificio nel London Bridge Quarter di Londra. ↗
Sotto l’Emerald Shapery Center a San Diego.
La Ponte Marmi ha sede a Grezzana (VR)
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e pubblico, in Italia o all’estero. «Un altro lavoro particolarmente degno di nota – continua Todeschini – è stato la realizzazione della facciata esterna e di parte degli interni dell’Emerald Shapery Center, edificio situato a San Diego (CA). Abbiamo realizzato circa 15 mila metri quadrati di superficie, utilizzando sia graniti nazionali come il Bianco Sardo, che europei come Emerald Pearl e Marina Blue Pearl». La Ponte Marmi acquista i materiali direttamente nei paesi di origine come India, Brasile, Scandinavia. «Ogni blocco – continua Todeschini –, in particolar modo se esotico, ha una sua conformazione e colorazione ed è importante che venga valorizzato al meglio soprattutto durante la fase della lavorazione. Per questo ci avalliamo anche di MARZO 2014
www.laponte.it
personale altamente specializzato e di macchinari di ultima generazione». L’85 per cento del fatturato dell’azienda è rivolto ai mercati esteri, in primis Stati Uniti, Europa dell’Est (Croazia, Polonia, Romania, Bulgaria) e Macedonia, paesi che in questi ultimi anni hanno registrato una forte crescita nel settore sia come domanda che come qualità dei materiali richiesti. Ma La Ponte è particolarmente attiva anche in Nord Europa, Germania, Inghilterra, Repubblica Ceca e Slovacchia, Oceania e Paesi Arabi e sta riscontrando un interesse crescente anche in Africa. «Naturalmente ogni mercato ha le sue peculiarità e richieste specifiche – continua Todeschini –, per questo abbiamo deciso di investire molto del nostro tempo per cercare di VALORE EXPORT
incontrare al meglio le esigenze dei vari committenti, rendendoci disponibili ad andare direttamente in loco per poter meglio comprendere le necessità in termini di materiali, tempi di consegna, pagamenti, ma soprattutto cercando di indirizzare il cliente verso i materiali più idonei per il progetto che deve realizzare. A questo scopo, per ogni tipologia di pietra, forniamo schede tecniche con i dati riguardanti la resistenza agli agenti naturali, l’inibizione, la resistenza all’abrasione, la continuità di colore, la cromaticità e la praticità, dando modo al cliente di comprendere se il materiale scelto è idoneo o meno al progetto che intende realizzare sia esso per interni o per esterni». \\\\\ LUCREZIA GENNARI MARZO 2014
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MATERIALI MICHELE LOVICARIO
MARMO E GRANITO, DESIGN SU MISURA Un processo che combina le moderne tecnologie digitali a un’accurata lavorazione artigianale dei materiali lapidei italiani. La parola a Michele Lovicario
esperienza ci ha portato a una conoscenza specifica delle pietre, dei marmi e dei graniti, nazionali ed esteri, delle loro caratteristiche e possibilità di lavorazione. E all’elaborazione di un processo lavorativo che combina l’utilizzo delle moderne tecnologie digitali a un’accurata lavorazione artigianale dei materiali, fino a ottenere un risultato che soddisfa pienamente le aspettative della committenza per qualità di esecuzione e fedeltà al progetto». Michele Lovicario, amministratore di Lovicario Marmi, azienda specializzata nelle lavorazioni in pietra e della pietra presenta così il proprio know how, risultato di un’esperienza trentennale nella lavorazione e distribuzione di prodotti lapidei. «Tutti i nostri lavori – continua l’amministratore di Lovicario Marmi – sono preceduti da una fase di studio del sito da parte dei tecnici, in modo da analiz-
«L’ 142
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zare ogni dettaglio e predisporre la migliore posa in opera. Per facilitare quest’ultima, inoltre, consegniamo il materiale insieme a disegni esecutivi, con i vari pezzi numerati, oltre a proporre la nostra assistenza. Nella fase produttiva, poi, grazie ad attrezzature all’avanguardia di alta precisione, controllate da personale specializzato, abbiamo raggiunto un’elevata specializzazione nella lavorazione di top da cucina e bagno e piatti doccia su misura (anche a massello). Infatti non lavoriamo mai prodotti standard, ma solo su commessa». Per offrire una maggiore specializzazione, l’azienda si è strutturata su due divisioni: una dedicata all’edilizia e una all’arredamento, scelta che ha anche permesso di compensare la crisi italiana del settore delle costruzioni. «Proprio a causa di questa crisi, nel 2014, abbiamo l’obiettivo di fare più export. Finora le nostre esportazioni sono state indirette, ovvero mediate da un partner italiano. Adesso intendiamo puntare sul rapporto diretto e MARZO 2014
IL MATERIALE SINTETICO È IDEALE PER LA REALIZZAZIONE DI PIANI CUCINA, PER L’ELEVATA RESISTENZA AI GRAFFI E ALLE MACCHIE sulle grandi commesse, per questo stiamo lavorando sulla realizzazione di un nuovo sito Internet, che faccia da vetrina nel mondo. Il nostro prodotto, del resto, è già molto apprezzato nei paesi dell’Est Europeo e in Russia». Accanto al potenziamento dell’export, un altro degli obiettivi 2014 è la focalizzazione sul target arredamento. «Con i prodotti lapidei per l’arredamento è possibile ottenere marginalità più interessanti che nell’edilizia. Quest’ultima risente oltretutto di una maggiore concorrenza che spinge i prezzi al ribasso». Una delle proposte più interessanti di Lovicario Marmi per l’arredamento è il materiale precomposto (Okite, Stone Italiana ecc). «Questo, grazie alle sue altissime specifiche tecniche, è un materiale innovativo e rivoluzionario. E per queste sue caratteristiche ha trovato un posto di primo piano nella realizzazione di piani da cucina, piani da bagno e nel settore dell’arredamento. I ma-
www.artigianamarmi.net
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Lavori di pavimentazione e arredamento in granito nero assoluto e marmo bianco Sivec eseguiti dalla Lovicario Marmi di Gioia del Colle (BA)
teriali sintetici sono composti per il 95 per cento da quarzo e per il restante da resina, che lo rende compatto. A renderlo ideale per la realizzazione di piani cucina e nell’arredamento in genere è la sua resistenza ai graffi e alle macchie. Infatti, il quarzo è uno dei minerali più duri e in questi materiali sintetici conserva tutte le caratteristiche fisico-meccaniche della roccia madre da cui deriva. Inchiostro, olio, aceto, caffè, vino, succo di limone, coltelli e i piccoli incidenti domestici non ne intaccano la superficie». L’impiego in cucina di questo materiale è certificato dal National Science Foundation statunitense per la collocazione in aree destinate alla preparazione dei cibi. «Infatti – conclude Michele Lovicario – è stato dimostrato che questi materiali non permettono la crescita di batteri sulla sua superficie. E inoltre, la sua ampia disponibilità di colori ne fa il materiale ideale anche per la pavimentazione di ambienti». \\\\\ VALERIO GERMANICO MARZO 2014
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MATERIALI MASSIMO GODI
QUARZO E MARMO, TRA STORIA E FUTURO Le più moderne tecnologie per un prodotto made in Italy esportato in tutto il mondo. Ecco le novità della lavorazione di quarzo e marmo
eccellente qualità dei marmi naturali italiani, lavorati da chi ha elevato questo mestiere ad arte, unita alle più recenti innovazioni tecnologiche. Tradizione e modernità si sposano nell’operato di Quarella, produttore di agglomerati di quarzo e di marmo. «Quarella produce due grandi famiglie di prodotti agglomerati distinte dalla materia lapidea che fa da base per la creazione dei singoli colori – spiega il responsabile commerciale Massimo Godi - i prodotti definiti “a base marmo”, composti da polveri e graniglie di marmi naturali italiani, sono i più idonei alla realizzazione di grandi pavimentazioni e ai rivestimenti di superfici verticali, mentre i prodotti “a base quarzo” sono perfetti per l’arredamento d’interni di zone commerciali più ridotte e ambienti residenziali. L’azienda veneta investe costantemente in innovazione e tecnologia, con un’attenzione particolare per la tutela dell’ambiente. «La tecnologia applicata agli impianti di
L’
La Quarella Spa ha sede a Sant'Ambrogio di Valpolicella (VR)
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www.quarella.com
produzione dei prodotti agglomerati è estremamente complessa. Grazie ai due laboratori di ricerca interni, in Quarella promuoviamo un continuo sforzo di innovazione per migliorare la qualità estetica e tecnica dei prodotti – conferma Massimo Godi. Negli ultimi cinque anni gli sforzi maggiori si sono rivolti nella direzione della ecocompatibilità ed eco-sostenibilità di impianti e prodotti. Questa linea rappresenta la strada principale che l’azienda intende percorrere anche nel futuro. Anche l’aspetto puramente estetico è importante, infatti sviluppiamo costantemente nuove soluzioni, che vengono abitualmente presentate all’annuale fiera Marmomacc di Verona». Quarella deve il merito della sua competitività alla qualità delle lavorazioni, conseguenza anche dell’utilizzo di materiali di prima scelta. «Le nostre creazioni sono apprezzate in tutto il mondo per la capacità di mantenere un’uniformità di disegno anche nelle grandi superfici, con materiali che per la loro composizione sono al 90 per MARZO 2014
70%
Export La parte di fatturato realizzato da Quarella grazie all’esportazione nei mercati extracomunitari nel 2013
cento naturali e per la flessibilità di utilizzo del prodotto, che può essere applicato sia in interni sia in esterni. Inoltre un’accurata selezione delle materie prime permette di sviluppare prodotti con caratteristiche tecniche superiori e una qualità estetica estremamente ricercata». La produzione di Quarella è totalmente italiana, dai materiali, alla lavorazione. «La capacità creativa e la perizia nel lavoro rappresentano il valore aggiunto che permette ai nostri prodotti di essere apprezzati nel mondo per la loro qualità e il loro stile – dichiara Massimo Godi - come la maggior parte del made in Italy». L’azienda di Sant'Ambrogio di Valpolicella riesce ad espandersi e a conquistare nuovi mercati grazie alla promozione diretta. «È ancora, nel nostro settore, il sistema più efficace per ottenere risultati concreti. Le fiere rappresentano un’ottima occasione per contattare potenziali clienti. Per questo motivo, in previsione di aprire nuovi mercati, le fiere del Medio Oriente possono fungere da trampolino di lancio per entrare in una zona geografica in rapida trasformazione e VALORE EXPORT
capace di offrire grandi opportunità». Quarella è uno dei leader mondiali del settore, l’esportazione gioca quindi un ruolo molto importante nel fatturato dell’azienda. «Da sempre l’orientamento commerciale aziendale è stato caratterizzato da una spiccata attitudine all’export – afferma Massimo Godi -. Nel 2013, infatti, la quota di fatturato realizzato nei mercati extracomunitari ammonta a circa il 70 per cento. I nostri mercati più importanti, negli ultimi due anni, sono stati Australia e Cina. La capacità commerciale di adattarsi alle diverse realtà che si possono incontrare nei vari paesi del mondo ci sta guidando all’apertura di nuovi mercati come quelli del Medio Oriente e dei paesi dell’ex-blocco sovietico». \\\\\ LORENZO BRENNA MARZO 2014
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MATERIALI DAVIDE MUZZOLON
IL PRESTIGIO DELLA PIETRA Il marmo e la pietra naturale tra l’antico fascino e il nuovo mercato dell’edilizia internazionale: l’esempio della veronese Marmi Bruno Zanet
www.brunozanet.com
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usata nei progetti più diversi ma con un denominatore comune: il desiderio di trasmettere eleganza». Davide Muzzolon spiega così il ruolo del marmo e della pietra naturale nell’edilizia internazionale. Mettendo l’accento sul prestigio alla base della scelta di questi materiali, il direttore commerciale della veronese Marmi Bruno Zanet lascia intuire i tratti del mercato di riferimento, dove la qualità dei prodotti e del servizio scalza altri criteri di valutazione. «Dal 1958 – spiega Muzzolon – la Marmi Bruno Zanet opera nel mondo della pietra naturale in un'attività legata al lavoro che Bruno Zanet, la sua famiglia e un team di collaboratori altamente specializzati impiegano per la realizzazione e il consolidamento del progetto imprenditoriale. Da oltre mezzo secolo la mission aziendale si riflette nel desiderio e nella volontà di spingersi verso la ricerca di nuovi giaci-
«È EVENTI
• MOSBUILD Expocentre, Mosca (Russia) 1-4 e 15-18 April 2014 settore: edilizia e costruzioni www.mosbuild.com • MARMOMACC Quartiere Fieristico di Verona (Italia) 24-27 settembre 2014 settore: marmo e pietre naturali www.marmomacc.it • THE BIG 5 SHOW Dubai World Trade Center, Dubai (Emirati Arabi Uniti) 17-20 novembre 2014 settore: edilizia e costruzioni www.thebig5.ae • SAUDI BUILD Riyad International Convention and Exhibition Center – Ricec 10-13 novembre 2014 settore: costruzioni e materiali www.saudibuild-expo.com
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Davide Muzzolon, direttore commerciale della Marmi Bruno Zanet Srl di Verona
menti che, nel corso degli anni, hanno ampliato la gamma di offerta. Un punto di forza della Marmi Bruno Zanet è, infatti, la vastissima disponibilità di materiali che differiscono tra loro nelle caratteristiche fisiche e cromatiche, adattandosi con facilità a diverse tipologie progettuali». Quali sono i materiali che hanno una maggiore richiesta sul mercato? «A farla da padrone sono le nostre esclusive, tra cui, per esempio l’Ouro Brasil, il New Venetian Gold, il Giallo sf real mm, il Giallo sf real gm, il Crema brasile, l’Ornamentale. Il primo è un granito a grana grossa con una bella pigmentazione di fondo di colore giallo oro intenso e con intrusioni di ametista. È un materiale che proviene dallo Stato di Espirito Santo (Brasile) e si adatta facilmente a qualsiasi tipo e forma di lavorazione cui è sottoposto. Per le sue caratteristiche tecniche questa roccia ornamentale è molto utilizzata nell'edilizia e nell'arredamento in genere, nelle pavimentazioni interne e nei rivestimenti esterni. Anche il New Venetian Gold è un granito brasiliano della stessa regione, particolarmente resistente all'usura e per questo indicato sia per interni sia per esterni. È il granito ideale per rivestimenti e piani cottura». In che modo siete riusciti a raggiungere una gamma così numerosa? «La ricerca continua e le tecnologie all’avanguardia sono tra gli aspetti più importanti da considerare, sicuramente uniti all’ambizione di lasciare una traccia indelebile nella tradizione lapidea. I tanti materiali di cui disponiamo ci permettono di gestire anche ingenti richieste. Proprio al fine di ottimizzare e sviluppare la nostra capacità produttiva, oltre ad esserci avvalsi di MARZO 2014
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MATERIALI DAVIDE MUZZOLON
due nuove macchine multifilo utilizzate per la produzione di semilavorati, abbiamo deciso di costruire un nuovo impianto produttivo completo di due telai a granito altamente tecnologici. Un investimento consistente per offrire un servizio sempre più completo, rapido, con prodotti di grande qualità». Che ripercussioni ha tutto questo sul piano commerciale? «Condividiamo un nuovo trend italiano del settore che vede l’export come il protagonista della nostra attività: con i nostri prodotti abbiamo contribuito alla realizzazione di importanti interventi architettonici in tutto il mondo e in particolare in Spagna, Francia, Germania, Austria, Stati Uniti, Canada, Cina, Taiwan, Singapore, Hong Kong, Giappone, Malesia e Indonesia. Un’opera importante è stata l’aeroporto internazionale di Bombay in India, dove abbiamo utilizzato il New Venetian Gold, con il quale abbiamo pavimentato l'intera area aeroportuale, le aree d'accoglienza e relative Lounge. In particolare, in Cina esportiamo per il 50 per cento del nostro fatturato, il resto si spartisce tra Nord America (20 per cento) e India (15 per cento)».
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OGGI, GRAZIE ALL'AVVENTO DEI FILI DIAMANTATI LA PRODUZIONE NELLE CAVE È MOLTO MENO INVASIVA Come procedete, a livello tecnico, nella ricerca di nuovi giacimenti? «Abbiamo un nostro staff interno formato da geologi e ingegneri minerari che si adoperano regolarmente per un'assidua ricerca di prodotti nuovi ed esclusivi. Il loro impegno ci ha portato a essere presenti nei più importanti bacini minerari mondiali: in Brasile, in India, in Spagna e in Cina, oltre che in Italia. Questo, supportato da una capacità di trasformazione di primo livello, ci rende l'interlocutore privilegiato per quegli architetti, distributori e general contractor che cercano assortimento, qualità, costanza di approvvigionamento, flessibilità e alta personalizzazione produttiva. I nostri sono centri estrattivi dotati di macchinari ed equipaggiamenti di sofisticata tecnologia che garantisce la massima produttività e ottimizzazione della redditività. Di recente, dopo l’unità produttiva di lastre in Brasile, è stato realizzato un nuovo deposito lastre coperto in grado di gestire con la massima rapidità anche ingenti quantitativi di maMARZO 2014
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Materiali La disponibilità di pietre naturali e marmi, che differiscono nelle caratteristiche sia fisiche sia cromatiche
teriale. Ora stiamo estraendo in Croazia e progettando nuove cave in Australia». Quali sono gli aspetti normativi e legali che regolano la ricerca e l’avvio di una nuova estrazione? «La coltivazione di una cava in tutto il mondo prevede una normativa molto rigida, che impone una certa attenzione e sensibilità al rispetto della natura e all'impatto ambientale. Poniamo la massima cura durante lo sfruttamento e anche dopo l'eventuale chiusura del sito con il ripristino dell'area. Ancora una volta, la tecnologia ci ha permesso di ampliare i nostri orizzonti superando i limiti che questa attività aveva in passato. VALORE EXPORT
Oggi, grazie all'avvento dei fili diamantati la produzione nelle cave è poco invasiva, si abbattono al limite gli sfridi e per diretta conseguenza gli scarti». Quali sono le maggiori novità sulle quali state puntando? «Oltre alle varie tipologie di pietre di cui abbiamo disponibilità, una novità interessante sta nei nostri progetti di design. In particolare lo Stone Fly e l’Audio Stone. Il primo consiste in un lavandino in vetro trasparente appoggiato a un top di Matrix satinato in elementi assemblati: in questa struttura la trasparenza dell’acqua è risaltata dalla purezza del vetro. L’Audio Stone, invece, è costituito da pannelli assemblati in marmo New King Beige, con l’applicazione di un innovativo sistema “Marble Sound”che consente al marmo di trasmettere il suono come una cassa acustica». \\\\\ RENATO FERRETTI MARZO 2014
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MATERIALI SILVANO SASSI
L’UNICITÀ DEL MARMO Linee rustiche e moderne, apprezzate per il particolare design. Le soluzioni dei prodotti in pietra naturale nell’esempio della veronese Antiquarex a soluzione è nella sintesi tra forma e sostanza: da una parte i migliori designer, dall’altra il giusto materiale per la singola struttura». È la strada intrapresa da Antiquarex, azienda che realizza pavimenti, rivestimenti e mosaici in pietra naturale, sotto la guida di Silvano Sassi: una sfida che si rinnova per ogni progetto e in cui l’impresa veronese ricalibra la propria esperienza trentennale secondo le ultime esigenze del mercato. Come spiega Sassi «al fine di soddisfare qualunque richiesta, tra le nostre priorità rimane lo studio per soluzioni sempre nuove e la ricerca dei materiali che offrano il miglior risultato. È un’evoluzione cui siamo soggetti da sempre, basti pensare che l’azienda nasce con proposte prevalentemente
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rustiche, adattandosi negli anni a linee più moderne apprezzate per il particolare design. Per questo è stata sempre più ampliata la gamma dei materiali, acquistando oltre a materie prime di estrazione italiana (tra i principali ricordiamo la gamma dei travertini) anche quelli di provenienza straniera, seguendo canali ormai consolidati che possano garantire qualità e continuità negli approvvigionamenti». Attualmente Antiquarex sta presentando una gamma di cinque finiture dall’effetto insolito e alcuni nuovi prodotti. «Tra questi, per fare un esempio, c’è il “Listone”; i formati proposti, ma soprattutto le venature e le sfumature dei materiali scelti, offrono particolari unici, ricordando le pavimentazioni in legno». Una delle particolarità che distinguono l’azienda veronese riguarda i canali di vendita. «A differenza del clasMARZO 2014
VENATURE, SFUMATURE E COLORI DEL NUOVO “LISTONE” RICORDANO LE PAVIMENTAZIONI IN LEGNO
sico marmista – spiega Sassi – ci siamo rivolti principalmente a negozi e rivendite del settore ceramico, intuizione vincente che ci ha garantito una costante e importante crescita negli anni. I nostri agenti, tra i quali alcuni collaborano con noi da più di 20 anni, sono in gran parte rappresentanti anche di ceramica, legno o arredo bagno. Ci stiamo di recente focalizzando, con alcuni agenti e negozi, su nuovi canali che seguono progetti curati dagli architetti: importante obiettivo è quello di ampliare questi rapporti che intendiamo seguire con il miglior supporto tecnico, per un follow-up a 360 gradi dal preventivo alla posa». La significativa problematica relativa agli incassi sul mercato italiano ha spinto Antiquarex a un’attenzione sempre maggiore verso il mercato estero. «L’obiettivo principale – dice Sassi – è di incrementare l’export per
www.antiquarex.com
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Antiquarex ha sede a Stallavena di Grezzana (VR)
arrivare a superare il 70 per cento dell’intero fatturato. Buoni risultati li abbiamo ottenuti attraverso rapporti consolidati sul mercato tedesco che, nonostante un calo nella tendenza del marmo, ha apprezzato le nostre proposte. Nuove e migliori aspettative arrivano dal mercato americano che, dopo la battuta d’arresto che ha segnato in maniera importante i nostri fatturati negli anni 2008/2009, sta lentamente riprendendo gli ordinativi sia per quanto riguarda i formati standard, tiles, listelli e mosaici, sia con progetti molto particolari realizzati su misura. Il mercato russo rimane, per quanto scostante, di fondamentale importanza per i progetti di una certa rilevanza. Oltre ai canali esteri “tradizionali” stiamo curando nuovi contatti provenienti dall’Est europeo, dal Marocco ed Emirati Arabi, nella speranza che si possano instaurare rapporti di fiducia continuativi». \\\\\ RENATO FERRETTI MARZO 2014
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FOCUS LOMBARDIA OUTLOOK ECONOMICO
NUOVE ROTTE PER L’EXPORT LOMBARDO
DATI ECONOMICI DELLE IMPRESE LOMBARDE Dati trimestrali destagionalizzati. Anno 2013 3 2 1 0 -1 I Fatturato
II
III
Produzione
IV Ordini totali
Fonte: Unioncamere Lombardia
I mercati internazionali come antidoto alle difficoltà del mercato interno. È il denominatore comune delle imprese lombarde, per le quali il commercio estero è la chiave della ripresa
FOCUS LOMBARDIA OUTLOOK ECONOMICO
a Lombardia ha da sempre assunto il ruolo di traino per l’economia italiana, non solo per quanto riguarda l’aspetto produttivo, ma anche per la proiezione internazionale delle sue imprese. Per questo, anche alla luce delle difficoltà legate alla crisi, la regione continua a identificare un modello di riferimento per i processi di internazionalizzazione. Le imprese della regione, in larga parte caratterizzate da una dimensione medio-piccola, mirano ad accrescere l’impatto della loro azione sui mercati esteri cogliendo le opportunità offerte dai servizi per l’internazionalizzazione messi a punto dai diversi enti economici, istituzionali e di categoria, guardando con interesse a misure di aggregazione quali le reti d’impresa. Le realtà produttive lombarde
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sono già attive sul fronte delle esportazioni e si prevede che anche la loro presenza diretta oltre confine aumenti e diventi stabile nei prossimi anni. Non solo, quindi, uffici di rappresentanza e joint venture di natura commerciale, ma sempre più insediamenti permanenti, declinati in joint venture produttive e aperture di filiali. Concentrando in particolare l’attenzione sull’export, in base ai dati diffusi da Unioncamere Lombardia relativi al terzo trimestre del 2013, il valore delle esportazioni si assesta sui 26,2 miliardi di euro, mostrando una variazione tendenziale positiva dello 0,5 per cento, perdendo però il 4 per cento per quanto concerne il volume esportato. Esaminando la struttura dell’export lombardo, si conferma la funzione trainante dell’industria maniMARZO 2014
ESPORTAZIONI DELLE 4 REGIONI “MOTORI D’EUROPA” Valori assoluti in miliardi di euro - dati dei singoli trimestri Baden Wurttemberg (Germania) 43,3
40 Lombardia (Italia) 26,2
29,5 19,8 20
Catalunya (Spagna) 14,5
9,8 Rhone-Alpes (Francia) 11,3
8,9 0 1 2 3 4
1 2 3 4
1 2 3 4
1 2 3 4
1 2 3 4
2008
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2010
2011
2012
1 2 3 2013
Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat-Idescat Catalunja, Direction générale des douanes et droits in directs, Statistisches Landesamt B-W
fatturiera, che esporta merci per un valore di 26 miliardi di euro pari al 97,5 per cento del valore totale dell’export regionale. Il 45 per cento dei prodotti delle attività manifatturiere che prendono la strada dei mercati esteri appartiene alla meccanica. Seguono macchine e apparecchi, metalli di base e prodotti in metallo (17 per cento, pari a 4,3 miliardi) e mezzi di trasporto. Quote intorno al 10 per cento sono realizzate da computer, apparecchi elettrici, elettronici e ottici (2,9 miliardi di euro), prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (2,9 miliardi) e sostanze e prodotti chimici (2,6 miliardi). Seguono gomma e materie plastiche, articoli farmaceutici e, in percentuali inferiori, prodotti alimentari, prodotti in legno, carta e stampa, coke e prodotti petroliferi non raffinati. Come ha evidenziato il settimo RapVALORE EXPORT
porto sull’internazionalizzazione delle imprese lombarde (promosso da Confindustria Lombardia), i principali mercati di sbocco per le aziende della regione fanno ancora riferimento allo scenario europeo e a quello nord-americano, insieme a quello dei Bric. L’analisi prospettica delle direttrici geografiche per il prossimo biennio indica però uno spostamento evidente nelle strategie aziendali. Il focus dell’espansione internazionale delle imprese lombarde si sta infatti spostando sempre più verso i mercati emergenti, la Turchia, i Bric, l’America Latina (Cile, Messico e Argentina) e i Paesi arabi (Emirati Arabi, Arabia Saudita e Nord Africa). Lo sbocco sui mercati stranieri, extra-Ue in particolare, rappresenta ormai una tappa obbligata per quelle realtà imprenditoriali che vogliono crescere e restare competitive. \\\\\ LEONARDO TESTI MARZO 2014
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FOCUS LOMBARDIA FRANCESCO BETTONI
MISURE PER L’EXPORT
Le imprese lombarde possono cogliere le opportunità offerte dai mercati in crescita, anche grazie al supporto del sistema camerale, che accompagna le imprese all’estero export è un fattore cruciale per la crescita del sistema lombardo, nonché uno dei suoi riconosciuti punti di forza. «La Lombardia contribuisce per il 28 per cento all’intero export italiano e, nonostante la difficile congiuntura economica, tra il 2008 e il 2012 il commercio estero regionale è cresciuto di circa l’1 per cento annuo», spiega Francesco Bettoni, presidente di Unioncamere Lombardia. «Dato ancor più interessante – prosegue – è che il sistema produttivo, nelle sue diverse articolazioni, sta in parte agganciando le opportunità offerte dai mercati a elevato potenziale di crescita: dai paesi emergenti dell’Asia, quali Malesia e Singapore, dalla Cina ai paesi del Sud America, quali Messico e Cile». Quale andamento avranno le esportazioni lombarde nel 2014? «Nel 2013 la variazione media della produzione manifatturiera è stata nulla, grazie ai risultati positivi dell’ultimo trimestre che hanno bilanciato gli effetti negativi dei primi trimestri dell’anno. Per il futuro, i nostri scenari di previsione, che curiamo con la collaborazione di Prometeia, segnalano un’accelerazione delle esportazioni grazie al rafforzamento del commercio
L’
↗ Francesco Bettoni, presidente di Unioncamere Lombardia
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mondiale. Le nostre stime prevedono un aumento del 4,1 per cento per il 2014 e del 6,7 per cento per il 2015». Quali sono i settori di punta dell’export lombardo? «I settori di punta rimangono la metalmeccanica, la chimica, l’elettronica e il tessile, ma le esportazioni regionali crescono anche nei settori dei mezzi di trasporto, dell’agroalimentare, dell’abbigliamento e degli articoli in pelle. Rispetto alle aree di destinazione, rivestono un ruolo predominante i mercati europei e le altre economie avanzate, ma il peso di Cina, Medio Oriente, Nord Africa e, in parte, Brasile sta aumentando in modo significativo. Le nostre analisi ci consentono di evidenziare la buona capacità delle imprese lombarde di ottenere una maggiore penetraMARZO 2014
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Voucher assegnati nel 2013 dal sistema camerale lombardo alle imprese per avviare processi di internazionalizzazione
1.000 zione delle proprie merci nei mercati caratterizzati da una domanda più vivace». Con quali strategie, quindi, le imprese lombarde stanno affrontando il nodo dell’internazionalizzazione? «La sfida che affrontano oggi le pmi lombarde è quella di incrementare la propria presenza nei mercati con maggior potenziale di crescita, con particolare riferimento a quelli extra-Ue, senza peraltro dimenticare i tradizionali mercati europei, da considerare ormai come mercati domestici». Unioncamere Lombardia sostiene le imprese all’estero attraverso voucher specifici e la rete degli sportelli Lombardia Point. A che punto sono queste iniziative? «è ormai un’iniziativa consolidata e di successo quella VALORE EXPORT
Consulenze online fornite con i Lombardia Point nel 2013, affiancate da 70 incontri sul territorio
del voucher. L’edizione 2013 ha assegnato complessivamente circa 2.200 voucher ad altrettante imprese. La rete dei Lombardia Point mette a disposizione delle aziende che operano con l’estero servizi di supporto, attivati su specifica richiesta, sia attraverso la piattaforma telematica sia grazie alla presenza fisica sul territorio degli sportelli operanti presso tutte le Camere di commercio lombarde. Nel corso del 2013, sono stati più di 1.000 i pareri online forniti dagli esperti e si sono MARZO 2014
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I SETTORI DI PUNTA DELL’EXPORT LOMBARDO RESTANO LA METALMECCANICA, LA CHIMICA, L’ELETTRONICA E IL TESSILE realizzati sul territorio circa 70 incontri seminariali e di contatti one to one tra esperti e imprese con oltre 3.300 partecipanti. D’altra parte, la realtà lombarda, mediamente meglio internazionalizzata di altre regioni italiane, è composta da oltre il 90 per cento di imprese con meno di 10 addetti, con evidenti difficoltà a operare in modo diretto sui mercati esteri». Quali misure occorre adottare allora? «Si tratta di mettere in campo risposte adatte alle imprese. In questa direzione, intendiamo valorizzare il modello utilizzato con le fiere TuttoFood e Host. Si tratta di un approccio soft all’internazionalizzazione, attraverso la partecipazione a fiere internazionali che si svolgono a Milano (con minori costi e disagi), a cui segue una fase di formazione, una consulenza specialistica gratuita durante e dopo la fiera e un numero garantito di incontri con buyer stranieri appositamente selezionati. In questo quadro, può assumere importanza la capacità di allargare il processo di internazionalizzazione dal livello delle singole imprese a quello delle reti o delle filiere, mettendo in campo progetti complessi e duraturi che coinvolgano una pluralità di imprese». 160
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In base all’esperienza dei Lombardia Point, quali sono le principali esigenze delle realtà produttive che si aprono ai mercati internazionali? «Le principali difficoltà nell’avviare processi di internazionalizzazione sono rappresentate spesso da problemi connessi alla ridotta dimensione aziendale: poca disponibilità di capitali; difficoltà a ottenere credito dalle banche; mancanza di figure professionali che possano accompagnare e sostenere l’imprenditore dal punto di vista commerciale, del marketing e della conoscenza tecnica delle problematiche connesse con l’internazionalizzazione, quali contrattualistica internazionale, sistemi di pagamento più sicuri, nodi doganali e fiscali. La nostra attività con i Lombardia Point è proprio volta a fornire all’imprenditore e ai suoi collaboratori consulenza su queste tematiche. Inoltre, con alcuni progetti avviati insieme a Regione Lombardia, garantiamo la possibilità di avere presso l’azienda, in maniera gratuita e per periodi limitati, temporary export manager che affiancano l’imprenditore nell’impostazione e nell’avvio del processo di internazionalizzazione». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI MARZO 2014
FOCUS LOMBARDIA ALBERTO RIBOLLA
NETWORKING PER L’ESTERO Per superare gli ostacoli dimensionali e culturali che frenano l’internazionalizzazione, le imprese lombarde devono fare rete, puntando sull’innovazione e esportazioni lombarde hanno superato nel 2012 la soglia dei 108 miliardi di euro. Una vocazione all’internazionalizzazione, quella del tessuto produttivo della regione, che si esprime soprattutto nell’industria manifatturiera, con l’accento posto su meccanica, moda, mezzi di trasporto e metallurgia. «In questi settori le produzioni italiane e lombarde hanno la leadership nelle classifiche del commercio mondiale, superando anche la Germania in moltissime nicchie di prodotti», sottolinea il presidente di Confindustria Lombardia Alberto Ribolla. Con la globalizzazione si è imposta la necessità di superare le produzioni a basso valore aggiunto, prediligendo nuovi valori e nuovi asset di crescita. Com’è cambiato l’approccio all’export in questi anni? «Abbiamo imparato sulla nostra pelle che, solo pun↑ Alberto Ribolla, presidente di Confindustria Lombardia tando sulla fascia di media e alta qualità, si possono raggiungere risultati importanti e, addirittura, primati a livello mondiale: una prerogativa non solo delle grandi aziende, ma anche di quelle medio-piccole, molto diffuse in Lombardia, che hanno contribuito alla nella manifattura in tutti i suoi settori e questo vale creazione di prodotti italiani più dinamici e innovativi. soprattutto in Italia e in Lombardia». Dobbiamo ricordarci che innovazione non fa rima solo Come sostenere in maniera più efficace le pmi oltre con elettronica e telecomunicazioni, ma è connaturata confine? «Per aiutare le pmi è necessario mettere in campo azioni su diversi livelli. Ritengo fondamentale favorire la presenza delle imprese nei cluster, ecosistemi all’interno dei quali si promuovono progetti congiunti di business, ricerca, innovazione e sviluppo in un’ottica di crescita. Vorrei poi citare l’attività svolta dalle nostre associazioni: per quasi il 50 per cento delle imprese, rappresentano il principale interlocutore sulle tematiche dell’internazionalizzazione. Le aziende si rivolgono alla loro associazione per trovare i giusti partner commerciali oltre confine, per ottenere analisi di mercato e informazioni economiche sui paesi stranieri e per consulenze tecniche su problematiche doganali e contrattualistica estera; ma si
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VALORE EXPORT
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FOCUS LOMBARDIA ALBERTO RIBOLLA
rivolgono al sistema confindustriale anche e soprattutto per il network strategico che ha saputo creare con i diversi attori del sistema». C’è poi l’attività di lobby nei confronti delle istituzioni. «Sì, una lobby positiva e propositiva, che ha l’obiettivo di rendere i governi regionali e quello nazionale più proattivi nel sostenere l’internazionalizzazione delle imprese. Certamente, anche il sistema bancario-finanziario, che è parte integrante del “sistema Paese”, deve essere maggiormente proattivo: ad eccezione dei grandi gruppi, le banche italiane spesso non hanno la capacità di seguire fino in fondo le aziende sui mercati internazionali, almeno non nella misura in cui avviene in paesi come Germania o Francia». Verso quali mercati ci si dovrà muovere nel prossimo futuro? «Parto da una premessa: almeno nel breve periodo, l’attenzione sui grandi paesi avanzati del vecchio e nuovo continente e sui Brics è destinata a rimanere forte e questo tipo di previsioni hanno sempre un forte margine di incertezza legato sia al nostro sviluppo economico sia a
108 mld
Il valore delle esportazioni lombarde nel 2012, un record reso possibile dalla crescita dell’export extra-Ue
quello dei paesi verso i quali ci dirigiamo. Detto ciò, una recente ricerca Ice-Prometeia ha fornito un interessante affresco di quella che sarà la mappa dei 25 mercati emergenti sui quali sarà strategico puntare. Le imprese italiane e lombarde guarderanno con sempre più interesse ai paesi asiatici, protagonisti di processi di industrializzazione molto recenti, senza dimenticare America Latina e Medioriente. Entrando nello specifico, per le imprese del settore meccanico si apriranno nuove opportunità in Arabia Saudita, in Thailandia, Indonesia, Malesia, Messico, Colombia e Perù. Per le imprese del settore delle infrastrutture, accanto a paesi già citati,
Sintesi dei risultati 4° trimestre 2013 - Lombardia Industria Produzione .................................... 2,6 Ordini interni (1) ............................ -0,1 Ordini esteri (1) .............................. 0,7 Fatturato totale .............................. 1,0 Quota fatturato estero .................. 39,4 Prezzi materie prime ...................... 0,7 Prezzi prodotti finiti ...................... 0,2 (1) Ordini valori a prezzi costanti
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Artigianato 0,6 -0,1 0,6 0,9 7,9 1,9 0,5
Fonte: Unioncamere Lombardia
Variazioni % congiunturali (destagionalizzate)
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PER AFFRONTARE MERCATI LONTANI SIA DAL PUNTO DI VISTA GEOGRAFICO CHE CULTURALE DIVENTERÀ FONDAMENTALE FARE RETE troviamo Pakistan, Vietnam e Filippine». Quali restano le problematiche per le imprese lombarde che si confrontano con i mercati stranieri? «Com’era prevedibile immaginare, i principali scogli che le nostre aziende incontrano sono quelli riconducibili alle piccole dimensioni d’impresa: scarse risorse finanziarie da investire nei processi di internazionalizzazione, limiti nelle risorse manageriali da coinvolgere. Ma anche le differenze culturali tra l’Italia e i paesi verso cui si spingono le aziende, giocano spesso a sfavore, ed è uno spread che aumenta significativamente in funzione delle direttrici geografiche dell’espansione multinazionale dell’impresa. Nel futuro le nostre imprese affronteranno mercati sempre più lontani dal punto di vista geografico e culturale: diventerà, quindi, importantissimo agire per colmare questo gap di conoscenze, facendo rete e mettendo a sistema le esperienze di chi ce l’ha fatta». La presenza di investimenti esteri in Lombardia probabilmente sconta le difficoltà dell’intero sistema Paese. Con quali strategie si può invertire la tendenza? «Le zavorre che pesano su chi cerca di fare impresa in Italia e in Lombardia sono tante e tali che poche righe non sarebbero sufficienti a riassumerle, ma c’è un dato che più di tutti indigna e rattrista: in Lombardia, negli VALORE EXPORT
ultimi anni, sono calati gli investimenti per lo sviluppo di attività pregiate tecnologiche e di ricerca e sviluppo. È un paradosso se si pensa ai centri di ricerca, alle università e alle realtà industriali di eccellenza che ospitiamo. Certo, la crisi non ha aiutato: nel quinquennio 2003-2007 la Lombardia era risultata per ben quattro volte su cinque tra le prime dieci regioni europee per attrazione di nuovi progetti di investimento, mentre nel periodo 2008-2012 si è sempre attestata al di fuori delle prime 10. Non possiamo, però, addossare la responsabilità di tutto alla congiuntura economica sfavorevole: instabilità politica, altissimo costo del lavoro, burocrazia opprimente e tempi biblici per l’ottenimento di autorizzazioni hanno allontanato gli investitori esteri, che hanno deciso di portare altrove le loro produzioni. Intravediamo però una svolta». Quale? «La nuova legge “Impresa Lombardia”, recentemente approvata in Regione, intende agire proprio su questi temi. L’accordo per la competitività, l’introduzione della comunicazione unica e del fascicolo elettronico dell’impresa, la riduzione dell’incidenza dei costi energetici sulle imprese manifatturiere, sono soltanto alcuni dei provvedimenti contenuti nella legge che ci auguriamo di veder presto attuati». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI MARZO 2014
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FOCUS LOMBARDIA ROBERTO MARONI
UNA REGIONE PIÙ ATTRATTIVA
Expo 2015 offre l’opportunità di attrarre investimenti in Lombardia e, al contempo, di promuovere l’azione oltre confine delle imprese regionali Esposizione universale del 2015 sarà una vetrina internazionale con rappresentanti da oltre 140 paesi del mondo in arrivo in Lombardia e non solo. Le ricadute sul fronte del turismo e dell’occupazione sono componenti importanti dell’effetto Expo, ma c’è un ulteriore dato da considerare. L’amministrazione regionale sta facendo della promozione di quest’evento anche l’occasione per valorizzare la Lombardia e le sue realtà produttive, sostenendole nei processi di internazionalizzazione. Oltre a un tour interno, infatti, la Regione guidata da Roberto Maroni sta compiendo un “World Expo Tour”: un viaggio tra i più importanti paesi che hanno aderito a Expo con una serie di missioni internazionali che saranno collegate a eventi già in programma in questi Paesi. Un doppio binario di azione che, come spiega il presidente Maroni, verrà affiancato da misure capaci di potenziare l’apertura internazionale delle imprese, la ricerca e l’innovazione. Quali gli obiettivi che si intende raggiungere con l’iniziativa World Expo Tour? «Oltre che per la promozione dell’Esposizione universale, abbiamo pensato al World Expo Tour come
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↗ Roberto Maroni, presidente Regione Lombardia
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VALORE EXPORT
strumento per favorire l’accesso delle imprese lombarde ai mercati internazionali. Andremo nelle realtà più dinamiche, i paesi Bric (Brasile, Russia, India, Cina), per attirare investimenti nella nostra regione e andremo nei cosiddetti “next eleven”, i paesi teatro nei prossimi dieci anni di un grande sviluppo e che avranno bisogno di realizzare infrastrutture, strade e tutto quanto serve sul loro territorio, per far conoscere le nostre aziende. Vogliamo che l’evento di Milano 2015 sia una grande occasione per i nostri imprenditori che vogliono ampliare il loro business e per far arrivare nuovi capMARZO 2014
3%
L’aumento degli investimenti in ricerca dall’1,6 al 3% del Pil in Lombardia nei prossimi 5 anni è tra gli obiettivi di Maroni
5 mln
Risorse che le pmi lombarde avranno a disposizione nel 2014 per i processi di internazionalizzazione
itali in Lombardia, con le positive ricadute che, nell’uno e nell’altro caso, si verificheranno in termini occupazionali». Internazionalizzare significa anche attrarre maggiori investimenti stranieri in regione. Con quali misure conquistare gli imprenditori stranieri? «La Lombardia rappresenta un contesto unico in Europa in termini di innovazione e sviluppo, che poggia su centinaia di piccole e medie imprese fortemente avanzate e su una rete di 12 università che costituisce un’eccellenza unica nel vecchio continente. Partendo da questa peculiarità, stiamo lavorando affinché un investitore preferisca la nostra regione rispetto alle altre. Abbiamo progetti di ampio respiro, come quello che nell’arco di cinque anni ci porterà a raddoppiare gli investimenti sulla ricerca dall’1,6 al 3 per cento del Pil, percentuale che ci porterà al livello dei paesi più progrediti dell’Ue. Vogliamo fare della Lombardia una terra capace di attrarre cervelli e investimenti». Ricerca e innovazione sono asset necessari sul fronte dei processi di internazionalizzazione e rientrano tra le priorità del programma di sviluppo della Regione. Con quali azioni concrete l’amminiVALORE EXPORT
www.regione.lombardia.it www.expo2015.org
strazione svilupperà questi fattori? «Abbiamo già sperimentato con successo azioni concrete, ad esempio, nel recente caso di Whirpool, la multinazionale che ha chiuso uno stabilimento in Svezia per venire a investire nella nostra regione. Si tratta di un passaggio favorito anche da un protocollo d’intesa che avevamo sottoscritto proprio per questo scopo. Ed è solo un esempio delle tante iniziative avviate per creare le condizioni affinché il nostro territorio sia sempre più attrattivo. Inoltre, abbiamo messo a disposizione delle pmi lombarde quasi 5 milioni di euro nel 2014 per acquisire, sotto forma di voucher, servizi e finanziamenti al fine di promuovere la loro attività fuori dall’Italia. E diversi altri strumenti sono stati previsti nella nuova legge sulla competitività, recentemente approvata in via definitiva dal Consiglio regionale». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI MARZO 2014
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TECNOLOGIE MATTEO FRIZZONI
TRATTAMENTO ACQUE, NUOVI SCENARI
Matteo Frizzoni illustra i plus di Ecomacchine Spa e la sua strategia di mercato. E presenta le possibilitĂ messe in campo da Sace per favorire importatore ed esportatore www.ecomacchine.it
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on la progettazione e produzione di macchine e componenti standard e tailor made per il trattamento acque di scarico, acque industriali e macchine di potabilizzazione per grandi impianti, Ecomacchine è diventata partner dei maggiori contractor internazionali. Anche grazie a servizi come l’affiancamento nel supporto ingegneristico e l’assistenza sul campo. «Il nostro cliente è il contractor che ottiene la commessa per la realizzazione di un impianto completo. In questa attività esportiamo il 90 per cento della produzione, di cui il 20 per cento attraverso contractor italiani che costruiscono all’estero». A parlare è Matteo Frizzoni, managing director della società per azioni di Grugliasco, in provincia di Torino. «Abbiamo sempre cercato di avere un rapporto diretto con il cliente, assistendolo in tutte le problematiche tecniche a partire dalla richiesta di offerta. Ciò ha permesso al nostro nome di circolare fra i contractor e di affermarci soprattutto nei mercati di Medio Oriente (Iraq, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Giordania), Nord Africa, Messico, Australia e Nuova Zelanda, Indonesia. Inoltre, siamo fornitori di una grande società italiana che fa impianti per acciaierie e che esporta in tutto il mondo». A questo si aggiungono le collaborazioni con alcune delle società petrolchimiche più importanti del panorama internazionale. Oltre a puntare sulla reputazione acquisita sul campo attraverso l’offerta tecnologica e di servizio, per il futuro Ecomacchine guarda anche a ulteriori strumenti di penetrazione del mercato, come quelli messi a disposizione
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→ Maggiori informazioni sui prodotti Sace per l’assicurazione del credito
VALORE EXPORT
La Ecomacchine Spa ha sede a Grugliasco (TO)
dalla Società per i Servizi Assicurativi del Commercio Estero (Sace), ente pubblico che supporta le imprese italiane orientate all’export. «Premesso che non abbiamo ancora utilizzato questi strumenti, ma li stiamo vagliando – spiega Matteo Frizzoni –, la proposta che abbiamo ricevuto prevede un meccanismo semplice e interessante. La prima azione prevede la creazione di una relazione: una società internazionale mette in contatto il potenziale acquirente estero con il produttore e venditore italiano di alta tecnologia – nel nostro caso l’acquirente è vietnamita. In un secondo momento, una banca europea avvia due azioni parallele: paga al venditore l’80 per cento dell’importo entro un breve lasso di tempo e sostiene l’acquirente finanziandolo e dilazionando il pagamento su un periodo di 24 o 36 mesi. Questo è possibile perché Sace garantisce la banca sul rischio del finanziamento, assolvendo così al suo ruolo di assicuratore di credito». I vantaggi, dunque, sono per entrambe le parti, sia perché viene avviata “dall’esterno” una relazione che diversamente richiederebbe investimenti – a volte difficili da sostenere per una piccola o media impresa italiana –, sia perché garantisce al venditore il pagamento pressoché immediato, sia perché rateizza il pagamento all’acquirente. «Questo strumento per noi può essere di grande utilità – afferma in conclusione Matteo Frizzoni –, anche perché ci dà un vantaggio rispetto ai competitor. E, inoltre, rappresenta un mezzo in più per favorire la circolazione del nostro nome sul mercato globale». \\\\\ VALERIO GERMANICO MARZO 2014
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TECNOLOGIE VITO LONGO
VEICOLI PER L’ECOLOGIA
Un nuovo sistema per gestire le polveri e il controllo combinato di concentrazioni polverose e gassose. Il caso della Longo Veicoli Industriali
www.longoveicoli.it
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overnare e gestire i processi di progettazione, costruzione, commercializzazione e assistenza su attrezzature che sfruttano la tecnologia del vuoto e dell’alta pressione. Tecnologia applicata alla pulizia di canalizzazioni e fognature, per il trasporto di materiali pericolosi Adr (Accord transport Dangereux par Route) e per la pulizia industriale, con soluzioni completamente personalizzate. Sono queste le specializzazioni della Longo Veicoli Industriali (Longo VI), impresa di metalmeccanica evoluta del Sud Italia. «Nella nostra attività di costruzione di veicoli per l’ecologia – spiega Vito Longo, procuratore speciale della società – abbiamo curato in modo particolare la ricerca, la progettazione e la produzione di nuove soluzioni tecnologiche.
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Come, per esempio, l’innovativo sistema Ghibli. Questo permette la gestione e il controllo delle polveri e il controllo combinato di concentrazioni polverose e gassose, evitando il rischio che si inneschino esplosioni in zone Atex (Atmosphères Explosives) e non. Inoltre, il sistema vanta un’altissima efficienza e potenza, grazie all’utilizzo di pompe a lobi di qualità superiore, con elevatissime capacità, in grado di raggiungere il 93 per cento di vuoto». Caratterizzata da una struttura produttiva industriale a elevata flessibilità, Longo VI ha una posizione forte sul mercato italiano ed europeo e sta rafforzando le esportazioni in Africa e Medio Oriente, mercati che segue direttamente con un efficace servizio post vendita oppure con servizi gestiti dai dealer esclusivi nei paesi di esportazione. «Ai nostri prodotti viene riconosciuta, oltre all’af-
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Al centro, Giovanni Longo, amministratore unico. In piedi, da sinistra, Vito, Stefano e Gianvito Longo. Nelle altre immagini, alcuni dei mezzi prodotti dalla Longo Veicoli Industriali Srl di Conversano (BA)
fidabilità, la semplicità di utilizzo e di manutenzione. È stato possibile proporre al mercato sistemi con queste caratteristiche grazie al fatto che nei nostri progetti, quando è possibile, prediligiamo sempre la logica meccanica anziché quella elettronica. Inoltre, curiamo con la massima attenzione tanto la selezione dei materiali che dei fornitori, utilizzando macchinari di produzione tecnologicamente avanzati in tutte le fasi del ciclo produttivo – abbiamo sistemi di saldatura ad alta precisione, totalmente controllati da sistemi robotizzati – e collaborando con specialisti in ingegneria meccanica ed elettronica». Alla base del processo produttivo, ovviamente, si colloca l’attività di ricerca e sviluppo, sulla quale Longo VI investe circa il 10 per cento del fatturato. «In questo momento, sul fronte ricerca e sviluppo, stiamo lavorando a un progetto dedicato all’abbattimento dell’inquinamento acustico e ambientale di alcune attrezzature speciali». In conclusione, Vito Longo presenta gli obiettivi 2014 della società, riassumibili in quattro punti: incremento di fatturato, crescita dell’export, ingresso in nuovi mercati e lancio di nuove tecnologie. «Questi obiettivi strategici avranno come trampolino di lancio il potenziamento della partecipazione a eventi fieristici, come l’Ecomondo di Rimini, il Sep di Padova, il Pollutec di Lione e l’Ifat di Monaco di Baviera, dove saremo presenti alla prossima edizione. Inoltre, attraverso i nostri dealer collocati nei diversi paesi in cui esportiamo, siamo presenti, per esempio, a diverse manifestazioni in Portogallo, Spagna, Angola, Libia, Iraq e Oman». \\\\\ VITTORIA DIVARO MARZO 2014
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TECNOLOGIE PIERO NICHETTI
UNA NUOVA GESTIONE DEL COLORE
La Palini ha portato nel settore del colore per industria e automotive il concetto di polifunzionalità. E vuole esportarlo nel mondo e fino a pochi anni fa il nostro mercato naturale era l’Europa, adesso stiamo lavorando per superarne i confini». Con questa affermazione, Piero Nichetti della Palini Vernici, spiega lo sforzo che sta attualmente impegnando l’azienda di Pisogne, nel bresciano. «Oggi – prosegue Nichetti –, in quattro segmenti distinti (car refinish, carrozzeria industriale, industry e yachting), realizziamo oltre la metà del nostro fatturato all’estero, con una prevalenza del mercato europeo (70 per cento). Ma questo non ci basta più e stiamo investendo per internazionalizzare prima di tutto il nostro approccio al mercato e far raggiungere a tutti nostri collaboratori la consapevolezza necessaria». Una delle mosse importanti in questo percorso è stata ottenere la certificazione Iso Ts 16949:2009, specifica per lavorare nell’automotive come original equipment manufacturer. Certificazione affiancata anche dalla Ohsas 18001, a garanzia della sicurezza di chi partecipa al processo produttivo. Su quali premesse si fonda questo ulteriore passo avanti verso un approccio diretto all’internazionalizzazione extraeuropea? «La nostra cultura è quella di essere un’azienda di pro-
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Piero Nichetti, amministratore della Palini Vernici Srl di Pisogne (BS)
dotto. E non a caso il 30 per cento del nostro personale è dedicato esclusivamente all’attività di ricerca e sviluppo. Questo ci ha dato la capacità di personalizzare prodotti e cicli per la parte di industria – una sorta di sartoria chimica – e ci permette di essere fortemente ricettivi sulle nuove esigenze del mercato car refinish e di anticiparle. Pertanto, i nostri sforzi attuali poggiano su un importante background tecnico, al quale fa da contraltare una capacità produttiva sfruttata soltanto per un terzo del suo potenziale. Il nostro plus è la polifunzionalità, espressa attraverso sistemi tintometrici aperti, ossia sistemi con un gruppo di tinte base concentrate, da completare con leganti specifici». A quali mercati state puntando? «Abbiamo già avviato alcune attività in Canada e stiamo ottenendo alcuni riscontri positivi. Altri mercati che stanno andando bene sono quelli africani (Etiopia, Camerun). Per il 2014 gli obiettivi sono i mercati statunitense e messicano, ma stiamo puntando anche alla Cina e alMARZO 2014
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Chilogrammi Capacità produttiva media annua di Palini. Con il suo sistema colorimetrico avanzato consente il colormatching di oltre 360mila colori
www.palinal.com
l’Estremo Oriente, dove i nostri prodotti stanno suscitando interesse». Come vi muovete per l’ingresso nei nuovi mercati? «Siamo una media impresa e questo vuol dire che abbiamo una capacità investimento ridotta, che compensiamo però con una grande vicinanza al mercato. Il nostro modo di operare è quello di inserire delle persone con competenze tecnico-commerciali sui diversi territori e queste persone diventano di fatto le nostre filiale “leggere” sul territorio». Che ruolo ha la partecipazione alle fiere? «In realtà l’attività fieristica non è centrale nella nostra strategia, tuttavia non è trascurata. Ogni anno partecipiamo a due fiere: una in Europa e una oltre i confini europei. Nel circuito europeo dell’automeccanica siamo stati più volte alle fiere di Francoforte e Parigi, ma di anno in anno programmiamo fiere di carattere internazionale, per cui abbiamo fatto Shangai, l’anno scorso il Brasile e torneremo in Sud America quest’anno». \\\\\ LUCA CÀVERA VALORE EXPORT
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TECNOLOGIE GIULIO MARIA GIANA
MACCHINE UTENSILI, LA TECNOLOGIA SEMPLIFICATA
Un tornio a controllo numerico, multitasking, di dimensioni ridotte ma estremamente versatile. Giulio Maria Giana presenta GGTronic 1000 La Giuseppe Giana Spa ha sede a Magnago (MI)
www.giana.it
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n nuovo centro di lavoro di tornitura e fresatura, capace di coprire una fascia di mercato decisamente ampia. È il progetto GGTronic 1000, realizzato dalla Giuseppe Giana Spa, azienda specializzata da oltre vent’anni nella costruzione di macchine utensili, in particolare torni paralleli a due e quattro guide a controllo numerico, foratrici, barenatrici per fori profondi e lappatrici. GGTronic 1000 è in grado di rispondere alla necessità, sempre più sentita sui mercati, di avere un prodotto di alta qualità a un costo inferiore. «È infatti di dimensioni più contenute rispetto alla nostra gamma di torni multitasking– spiega Giulio Maria Giana, direttore generale dell’azienda di Magnago –, e questo permette di mantenere costi inferiori, rivolgendosi a una clientela che spazia dall’artigiano, ai grandi settori dell’Oil&Gas. Coniuga ergonomia e versatilità, potendo lavorare diametri anche molto differenti tra loro senza dover
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LA PRODUZIONE l costante aggiornamento, le conoscenze tecniche,
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l’applicazione di tecnologie meccaniche ed elettroniche hanno confermato negli anni il successo della
Giuseppe Giana Spa a livello europeo e mondiale. L’azienda è specializzata nella costruzione di torni paralleli a quattro guide comandati da Cnc (controllo numerico computerizzato) e di foratrici-barenatrici per fori profondi con Cnc. La produzione dell’azienda si dispiega in: Foratrici - barenatrici: La gamma di foratrici GGB, leader a livello mondiale, comprende i modelli GGB 360 – GGB 560 – GGB 1200 - GGB 2500. Capacità di foratura ad alesare fino mm 1000, lunghezza di foratura fino a mm 20000 e oltre. Il modello di foratrici GGB Cnc è particolarmente usato per l’esecuzione di foratura interna di pezzi aventi profilo sagomato (Bottle Boring). Torni Cnc Multitasking a singolo bancale: la gamma è molto vasta e comprende modelli con singolo bancale a quattro guide, potenza del motore mandrino da 40 a 74 kW, altezza punte da mm 560 a mm 760, lunghezza di tornitura fino a mm 15000 e oltre. I modelli sono: GGTronic 800 – GGTronic 1000. Torni Cnc Multitasking a doppio bancale: questa gamma vanta potenza del motore mandrino 51 a 300 kW, altezza punte da mm 960 a mm 2550, lunghezza di tornitura fino a 26000 mm e oltre. Questa gamma di torni multitasking può avere da uno a tre assi trasversali di tornitura e fresatura. I modelli sono GGTronic 2000 - GGTronic 2500 - GGTronic 3000 - GGTronic 4000 - GGTronic 5000.
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effettuare più piazzamenti per realizzare pezzi come, per esempio, tubi per il settore petrolifero o steli per cilindri. L’operatore, situato a terra, può controllare e gestire tutte le lavorazioni e le operazioni di cambio utensile». L’idea alla base della realizzazione del GGTronic 1000 è stata quella di portare tutta la tecnologia della precedente realizzazione dell’azienda, il GGTronic 3000, su una macchina più contenuta in dimensioni e in costi, che potesse essere “universale”, di tipo modulare, grazie alla possibilità di un suo allestimento in diverse configurazioni, secondo le esigenze dell’acquirente. «Tra le caratteristiche che rendono assai flessibile il GGTronic 1000 – continua Giana –, c’è la possibilità del montaggio di un modulo di fresatura ISO 40 o 50, di un modulo di rettifica, di una torretta a disco motorizzata, oppure, con una torretta quadra e un montante di fresatura da 400 millimetri di verticale e una testina ISO 40 da 18 KW, con l’enorme vantaggio di poter montare gli utensili idraulicamente. Ci si avvicina, in questo modo, al concetto di un vero e proprio centro di lavoro, con elevati standard di produzione e una precisione che raggiunge il livello centesimale». Il GGTronic 1000 è equipaggiato con controlli numerici Siemens, ma può essere dotato, a seconda delle richieste e delle esigenze della clientela, con altri tipi di azionamenti di differenti produttori. Inoltre, non disponendo dei materiali antifrizione per lo scorrimento tra i due piani, tipici dei centri di lavoro tradizionali, una volta assemblato, richiede un livello di manutenzione molto basso. «Siamo a disposizione dei clienti per ogni eventuale modifica– spiega Giana –. A questo scopo, disponiamo ormai da anni anche del teleservice e abbiamo equipaggiato la serie GGTronic 1000 con una memoria interna, interrogabile anche dall’operatore, che tiene traccia di tutti i tempi di lavorazione». L’innovazione della Giuseppe Giana Spa non si ferma: l’azienda sta lavorando all’idea di realizzare un’altra taglia intermedia della macchina, il GGTronic 1800, simile al GGTronic 1000 ma con un diametro tornibile maggiore, con più potenza e con due bancali. «Stiamo infine realizzando anche un prodotto più piccolo, il GGTronic 800. Un progetto che, pur scontrandosi con la concorrenza delle macchine prodotte nei Paesi dell’Est europeo e asiatici, potrebbe essere in grado di guadagnarsi anche altre porzioni di mercato, che richiedono centri di lavoro più semplici e meno costosi». \\\\\ LUCREZIA GENNARI MARZO 2014
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TECNOLOGIE MAURO VITULANO
IL MARTELLO “INTELLIGENTE” Le esigenze di prestazioni nel settore del movimento terra e demolizione sono aumentate. Ecco le tecnologie messe in campo dalla Indeco
La Indeco Ind. Spa ha sede a Bari (Italia), a Milford (USA), a Winsford (UK), e ad Altona North (Australia)
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www.indeco.it
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a ricerca di soluzioni sempre più performanti ha portato nel tempo a creare dei veri e propri “mostri” tecnologici. Si può dire di molti settori, ma per le attrezzature idrauliche per il movimento terra, demolizione e riciclaggio si è affermata una capacità sempre maggiore, con un grande salto in avanti negli ultimi anni. Una delle aziende che più ha contribuito all’evoluzione su scala internazionale è la barese Indeco, le cui filiali sono sparse su tutti i continenti. «La Indeco Ind. Spa – dice Mauro Vitulano, fondatore e amministratore unico della società insieme a Luigi Santoro –, sin dalla fondazione non ha conosciuto cambi nella compagine sociale, che è sempre rimasta a impronta familiare. È nata nel 1976 come azienda produttrice di martelli demolitori idraulici e fin dalla sua costituzione si è proposta di rispondere con tempestività alle esigenze dei mercati, puntando sulla capillarità delle rete di vendita e di assistenza post vendita, oltre a far leva sull'ufficio progettazione e sviluppo. Quest’ultimo, in particolare, ci ha portato a brevettare il primo “martello intelligente”, nel 1986, in grado di modulare frequenza e potenza del colpo in relazione alla durezza della roccia. Da allora abbiamo realizzato frantumatori fissi e rotanti, pinze idrauliche e altri prodotti specifici per la demolizione e riciclaggio. Nel 2008, poi, abbiamo superato ogni record realizzando il martello idraulico più grande del mondo. Fino ad oggi, l’estensione della gamma Indeco ha continuato con nuovi prodotti come il compattatore IHC, la pinza selezionatrice IDG e i bracci posizionatori a postazione fissa serie IBS. Nel 2010 arriva la prima delle cesoie idrauliche ISS che, studiate per il settore del riciclaggio dei materiali ferrosi». Come ammette lo stesso Vitulano, se Indeco ha potuto negli anni raggiungere ambiziosi obiettivi lo si deve anche all'organizzazione della sua rete commerciale. «Possiamo contare – dice il fondatore dell’azienda barese – su stabili partnership in gran parte d'Europa e in particolare Fran-
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11.050 kg
Martello idraulico Alto 4,6 metri, l’Indeco HP 18000 è in grado di scaricare su un utensile del diametro di 250 mm, una forza superiore a qualsiasi altro demolitore
cia, Spagna, Portogallo, Germania e nel Regno Unito con la filiale Indeco UK, oltre ad essere leader in Italia con una quota di mercato di circa il 30 per cento. Il mercato americano è presieduto dalla Indeco Nord America, costituita nel 1990, che copre attualmente l'intero territorio Usa, Canada e Centro America con una rete di 5 filiali dirette dotate di magazzino e officina, oltre 50 dealer e circa 100 centri di servizio. Nel 2011 è stata fondata la Indeco Mexico che si occupa della vendita e del servizio post vendita in tutto il paese. Importante è anche la presenza di Indeco sul mercato brasiliano, argentino e in tutto il Sud America. La Indeco Australia, nata nel 1993, è oggi leader con quote di mercato oltre il 30 per cento. Il marchio Indeco ha una consolidata presenza anche in tutto l'Est Europa, specie in Russia, dove ha sede anche un ufficio di rappresentanza. In gran parte dei mercati emergenti come Estremo Oriente, Africa e Medio Oriente, l'azienda è presente attraverso una rete di rivenditori e con i suoi prodotti collabora alla realizzazione delle più grandi opere infrastrutturali». Nel Luglio 2013, alla Indeco è stata assegnata la menzione “internazionalizzazione” del premio “Le Tigri”, promosso da Ria Grant Thornton Spa. «Puntare sulla capillarità della rete di vendita – spiega Vitulano – è stata la strategia che ci ha premiato permettendoci di rispondere con tempestività al mercato globale». \\\\\ REMO MONREALE
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TECNOLOGIE ANGELO VENTRELLA
ALLUMINIO, NUOVE APPLICAZIONI L’alluminio ha rivoluzionato i sistemi oscuranti. L’esempio della barese Verolux, che ha aperto la strada verso performance sempre migliori na volta erano in legno, poi è stato il momento del Pvc. Ma da quando se ne è scoperto il potenziale la produzione di tapparelle ha scelto l’alluminio come materiale d’elezione: il 90 per cento del mercato internazionale di sistemi oscuranti esclude qualsiasi altra soluzione. Le possibilità di impiego aumentano con l’avanzamento della ricerca sostenuta anche dai singoli piccoli produttori, come dimostra il caso della Verolux. L’azienda barese, nata quasi un secolo fa, agli inizi degli anni ottanta ha operato un ampliamento strutturale, scommettendo su un prodotto (avvolgibili in metallo) ancora poco conosciuto, ma che ben presto si espanse in tutta l’Italia. «Ci sono più motivi – spiega Angelo Ventrella – alla base del successo dell’alluminio come materiale per gli avvolgibili: è più leggero, è più resistente e isola acusticamente meglio sia del Pvc sia del legno. Quindi, le tapparelle in alluminio, o in acciaio, coibentato con poliuretano all’interno, garantiscono una maggiore resistenza all’effrazione, aspetto molto importante nel mercato italiano, o alle intemperie, cosa che nei paesi caraibici soggetti a calamità come gli uragani si rivela un elemento decisivo. In più è uno dei materiali riciclabili più richiesti».
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↑ Il dottor Angelo Ventrella, amministratore della Verolux con sede a Putignano (BA).
↗ Nella pagina accanto sistema di apertura a soffitto Butterfly e profilo in alluminio con anima in metallo ALK2S
www.verolux.com
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In particolare quali sono le caratteristiche dei vostri prodotti di punta? «Noi impieghiamo poliuretano ad alta densità, che conferisce al prodotto maggiore resistenza. Abbiamo molte sezioni di profilo per cui siamo in grado di soddisfare ogni tipo di esigenza a livello internazionale. I mercati, infatti, cambiano orientamento nei confronti del prodotto in base al criterio della dimensione del profilo: chi è interessato a un risparmio sul prezzo finale preferisce un profilo sottile, non curandosi dell’aspetto della sicurezza, chi invece ha a cuore questo elemento preferisce investire su un profilo più spesso. In ex Jugoslavia, ad esempio, la robustezza non interessa perché per loro è solo un sistema oscurante, in Italia invece è il contrario. Con grande orgoglio possiamo vantare nella nostra gamma un prodotto in esclusiva mondiale, frutto di anni di esperienza e di ricerca nel settore. Un profilo per avvolgibile con rinforzo metallico interno affogato nel poliuretano a media densità con possibilità di avere, su richiesta, un colore sulla facciata esterna ed uno su quella interna, soluzione molto richiesta nei paesi dell’Africa settentrionale». Qual è l’errore tipico di una produzione approssimativa? «Nel nostro settore non sono poche le società che scelgono di abbassare lo spessore senza curarsi delle richieste del cliente, in modo da risparmiare sui costi e aumentare la VALORE EXPORT
propria competitività. Ma realizzare profili di 0,25 mm di spessore, significa ottenere un prodotto scarso, poco resistente e che probabilmente avrà bisogno di una maggiore manutenzione: così si rovina completamente il mercato, la guerra dei prezzi non porta niente di buono». Quali saranno le prossime novità? «Ci stiamo affacciando sul mercato delle porte da garage, sempre sulla stessa base tecnologica con un profilo molto più grande, puntando, con alcuni brevetti europei, alla semplicità di installazione da parte dell’utilizzatore. Abbiamo realizzato un nuovo sistema a soffitto (Butterlfy) con una grande affidabilità eliminando il classico meccanismo dei cavi in acciaio: su questa soluzione sono stati eseguiti test molto severi, tra cui uno in cui simuliamo un uso protratto per 70 anni, ipotizzando due aperture e chiusure al giorno. Continua a funzionare tutto perfettamente». \\\\\ RENATO FERRETTI MARZO 2014
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TECNOLOGIE GIANLUCA PAGOTTO E GIANNI MARTON
LA VERNICIATURA ARTIGIANALE Soluzioni di verniciatura per i materiali più difficili, come polietilene e carbonio. L’artigianalità e l’ingegno di Gianluca Pagotto e Gianni Marton na delle prime aziende europee a sviluppare un metodo per la verniciatura del polietilene rotazionale, della fibra di carbonio e a individuare nuove soluzioni per la verniciatura dell’ottone. È l’italiana Metalvenice, azienda specializzata nei processi di verniciatura e trattamento conto terzi per manufatti industriali di qualsiasi natura. «La nostra elevata qualità produttiva – afferma Gianluca Pagotto, che gestisce Metalvenice insieme al socio Gianni Marton – deve tutto alla nostra inventiva, progettualità e artigianalità: ovvero agli unici strumenti che permettono di rendere possibili le esigenze e idee più ricercate. E inoltre, proponiamo al mercato un’altissima qualità a costi da processo industriale,
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www.metalvenice.it www.facebook.com/metalvenice www.twitter.com/MetalVenice
nonostante il nostro lavoro, più che all’industria, sia paragonabile a quello di un sarto. E questo ci ha permesso di lavorare con settori di alto livello, come quello delle supercar e delle supermoto (lavoriamo componenti che vanno nelle produzioni di case automobilistiche e motociclistiche italiane e non), il settore design, l’illuminotecnica e l’arredamento». Tutte le formule di verniciatura di Metalvenice dipendono dall’esperienza dei suoi pittori e tecnici interni. «Noi lavoriamo tutto manualmente – aggiunge Gianni Marton –, realizzando a mano ogni MARZO 2014
LAVORIAMO E VERNICIAMO A MANO OGNI PEZZO, CON I TEMPI E I COSTI DI UN PRODOTTO INDUSTRIALE
pezzo e senza utilizzare processi automatizzati. Tuttavia, l’aver dato importanza al valore aggiunto rappresentato dal lavoro dell’uomo, alla sua passione, professionalità e impegno, ci consente di creare, artigianalmente, pezzi che, per precisione, sembrano il risultato di una produzione in serie». Fra i materiali ai quali Metalvenice dà colore ci sono materiali ferrosi – con effetti speciali su richiesta –, materiali plastici e carbonio e polietilene. «Negli ultimi anni – dice Gianluca Pagotto – ci siamo specializzati nella prepara-
In apertura, Gianluca Pagotto. Nelle Immagini, fasi della lavorazione artigianale della Metalvenice Srl di Caselle di Santa Maria di Sala (VE)
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zione e verniciatura soprattutto di carbonio e polietilene, che eseguiamo con finitura lucida, opaca e bicolore. Infatti, anche se siamo una piccola impresa con possibilità di investimento contenuto e che esporta attraverso la mediazione di partner italiani, ci sforziamo sempre di essere innovativi e di fare sviluppo per far evolvere i nostri processi. Per ogni richiesta del committente, studiamo e sperimentiamo diverse modalità fino a individuare la risposta adatta, spesso anche introducendo formule nuove che, dopo la sperimentazione, rendiamo processi di lavoro anche per le grandi produzioni. È stato questo il caso della verniciatura del polietilene stampato in rotazionale, nato addirittura come un prodotto non verniciabile. Analogamente, abbiamo introdotto un nuovo metodo per la colorazione dell’ottone. Questo progetto è stato portato avanti per rispondere alle esigenze di una grande casa di moda, che utilizza elementi di arredo in ottone nei propri punti vendita». La forza di questo know how sta indirizzando Metalvenice, oltre a servire le più importanti aziende italiane che fanno export, ad avviare un rapporto anche con aziende estere. \\\\\ VITTORIA DIVARO MARZO 2014
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TECNOLOGIE GIUSEPPE PACE
NUOVE SOLUZIONI SOFTWARE Implementare soluzioni per molteplici campi applicativi: dall’industria alla domotica fino al navale. Giuseppe Pace presenta il software JMobile
l 2013 è stato l’anno di affermazione per le vendite dell’hardware collegato al software JMobile sviluppato da Exor International. Le vendite di hardware hanno dato il segnale atteso dell’avvenuta penetrazione nel mercato standard. La società della provincia di Verona, che esporta in 35 paesi le proprie soluzioni, da quasi mezzo secolo progetta e produce soluzioni Human-Machine Interface (HMI) per la rete Exor e per i suoi trenta partner e distributori. Come spiega Giuseppe Pace, amministratore della società: «JMobile è un’innovativa soluzione software per la progettazione di applicazioni HMI in modo semplice e intuitivo, che si interfaccia ed è parte integrante delle nostre serie di dispositivi HMI della famiglia UniOP. È uno strumento potente e versatile, pensato sia per la creazione rapida di nuove applicazioni sia per la fase di manutenzione, così da fornire al cliente finale una soluzione fatta su misura per implementare soluzioni adatte a diversi campi applicativi: dall’industria alla domotica e all’industria navale». Quali sono le maggiori potenzialità di questo software? «Semplicità e immediatezza di utilizzo, efficienza di programmazione, grafica basata totalmente su tecnologia SVG, con progettazione della dinamica di funzionamento completamente object-oriented. Pertanto, la nuova piattaforma offre agli utilizzatori avanzate possibilità di con-
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Giuseppe Pace, amministratore di Exor International Spa di San Giovanni Lupatoto (VR)
trollo e supervisione remota con architettura client-server basata su tecnologie web, risultando così compatibile con dispositivi smartphone e tablet. Inoltre, le capacità di acquisizione, archiviazione e condivisione dati in strutture di livello superiore, rendono JMobile uno strumento effiMARZO 2014
cace per l’integrazione a livello aziendale». Quali soluzioni include la famiglia UniOP? «Questa è attualmente disponibile in oltre 100 differenti modelli e si presenta con una gamma di dispositivi HMI facilmente programmabili. Questo permette sia la completa adattabilità a differenti apparecchi industriali nei più diversi campi applicativi, sia una sostanziale riduzione dei costi per la creazione delle applicazioni e per la loro manutenzione. A ciò si aggiunge la nuova generazione di prodotti touchscreen (serie 500 nelle versioni resistivi e capacitivi in vetro), che fornisce una soluzione compatta non solo di interfacciamento uomo-macchina, bensì anche di controllo». Da quali mercati state ricevendo le risposte migliori? «Sicuramente la Germania risulta essere il paese privilegiato (15 per cento sul nostro fatturato), l’Olanda è al secondo posto (14 per cento) e seguono gli Stati Uniti (13,5 per cento). In generale, all’estero siamo organizzati con distributori locali esclusivi e nei mercati principali abbiamo
www.exorint.it
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LA NUOVA PIATTAFORMA OFFRE AVANZATE POSSIBILITÀ DI CONTROLLO E SUPERVISIONE REMOTA
costituito delle nostre società che oltre alla distribuzione curano anche il servizio di assistenza tecnica post vendita in lingua locale». Sarete presenti a delle fiere quest’anno? «A marzo (17-19) saremo all’Arab Oil and Gas Exhibition di Dubai, dal 30 marzo al 4 aprile parteciperemo alla più grande fiera mondiale per la building automation, il Light & Building di Francoforte. In seguito, saremo alla Sps/Ipc/Drives, manifestazione che riunisce fornitori e produttori mondiali dell’automazione industriale, con due appuntamenti: Parma (20-22 maggio) e Norimberga (25-27 novembre)». \\\\\ VALERIO GERMANICO MARZO 2014
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TECNOLOGIE ROLANDO ZANON
PRESIDI MEDICI, NUOVI SVILUPPI La tecnologia bimateria, e suoi utilizzi nel campo dello stampaggio di presidi medicochirurgici. Il punto di Rolando Zanon
ecnologia bimateria. È questa la nuova frontiera nel campo dello stampaggio di presidi medicochirurgici, il cui comparto italiano si conferma all’avanguardia. «Utilizzando contemporaneamente due materiali plastici – spiega Rolando Zanon, amministratore della Generalstamp di Nogara – riusciamo ad apportare delle migliorie alle singole componenti. In questo modo possiamo registrare dei benefici sia a livello di costruzione sia di prezzo. Stampando le due componenti contemporaneamente, è possibile compiere l’assemblaggio nella camera bianca allo stesso tempo. Un passo avanti sotto il punto di vista dell’ottimizzazione dei tempi ma, soprattutto, della qualità del prodotto finale. In questo settore, infatti, a ogni movimentazione del prodotto aumenta il rischio di inquinamento. È sotto questo punto di vista che la tecnologia bimateria si sta rivelando vincente». La Generalstamp dal 1972 si occupa proprio della produ-
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Generalstamp si trova a Nogara (VR)
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www.generalstamp.com
zione e dello stampaggio di presidi medico chirurgici. «Da più di 40 anni siamo specializzati nello stampaggio di materie plastiche, in particolare di componenti per dispositivi medici sia per la nostra linea prodotti che per conto terzi. L'esperienza in questo settore richiede una conoscenza e una gestione attenta e controllata del processo produttivo e dell'ambiente di lavoro. Registriamo, nella maggior parte dei mercati esteri, una forte attenzione alla qualità del prodotto. Trattandosi, infatti, di un settore molto delicato, seguiamo delle precise normative, siamo un’azienda certificata: UNI CEI EN ISO 13485:2012 e UNI EN ISO 9001:2008. Inoltre disponiamo del marchio CE per la produzione in proprio di dispositivi medico chirurgici. È per questo che stiamo puntando sui prodotti di nicchia, dove non si guarda tanto alla quantità, quanto alla qualità». Grazie a questi riconoscimenti, l’azienda di Nogara sta riscuotendo un forte successo in molte parti d’Europa. «Intendiamo incrementare la nostra MARZO 2014
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Investimento Quota di fatturato che l’azienda destina ogni anno allo sviluppo di nuove tecnologie da applicare allo stampaggio di presidi medicochirurgici
presenza in Paesi come Inghilterra, Francia, Germania e Stati Uniti d'America. Per crescere all’estero per noi sono di fondamentale importanza le fiere di settore. Grazie ad una fiera a Vienna abbiamo chiuso dei contratti importanti con l’Austria e siamo arrivati a consegnare 400 mila deflussori al mese per questo Paese. I prossimi appuntamenti importanti saranno la fiera medica a Düsseldorf, a novembre 2014, e quella di Dubai, a gennaio 2015». Per quanto riguarda invece il 2013, Generalstamp ha visto un incremento del fatturato del 12 per cento. «Una percentuale importante – conclude Zanon – dovuta anche all’operatività che l’azienda ha fatto registrare tra il 2012 e il 2013. Nel 2012 infatti molte aziende del diVALORE EXPORT
stretto, a causa del terremoto, si sono trasferite qui da noi perché eravamo tra i pochi ad aver mantenuto l’operatività nella camera bianca ISO8, oltre che in un reparto stampaggio ISO7. Un servizio di una qualità enorme,trattandosi di ambienti controllati e monitorati. Tutto ciò è possibile soltanto grazie al servizio di ricerca e sviluppo che è sempre stato prioritario nella nostra realtà. Ogni anno investiamo il 10 per cento del fatturato in innovazione, è così che siamo approdati alle ultime tecnologie come la bimateria. È con queste premesse che quest’anno intendiamo acquisire nuovi committenti, aiutandoli a realizzare i loro progetti e fornendo un’adeguata assistenza sia a livello qualitativo che tecnico». \\\\\ MATTEO GRANDI MARZO 2014
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TECNOLOGIE LORENZO LOMBARDI
PROCESSI DI STAMPA, VINCE L’AUTOMAZIONE Le Pmi del Nord Italia conquistano i mercati in campo meccatronico, nonostante la concorrenza internazionale al ribasso. L’analisi di Lorenzo Lombardi viluppo tecnologico e diffusione internazionale vanno di pari passo in campo meccatronico. Con l’aumentare delle possibilità, sia riguardo ai materiali che per la velocità e la semplificazione dei processi, aumenta l’interesse, senza distinzioni geografiche: l’unica possibile riguarda i punti di riferimento dell’innovazione a livello mondiale, uno dei quali è sicuramente il Nord Italia. Le piccole aziende che si trovano qui, costituiscono il cuore pulsante della ricerca nel settore, non a caso ancora vivo e fortunatamente in crescita. La Lombardi di Brescia, che progetta e realizza macchine da stampa flessografica a banda stretta e macchine di finishing dopo la stampa digitale, è un esempio del primato riconosciuto alle imprese italiane. «Il 2013 – dice l’amministratore Lorenzo Lombardi – è stato un anno di investimenti in molte direzioni diverse: tra gli altri esempi, la ricerca e sviluppo per innovazioni di prodotto attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie, le innovazioni di processo attraverso riorganizzazioni del sistema di produzione, le manifestazioni fieristiche e il marketing per cercare nuove reti commerciali. Il mercato per eccellenza che ci coinvolge è quello dell’etichetta adesiva. Le macchine da stampa a fascia stretta nascono e si sviluppano principalmente per imple-
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Micron La dimensione dei materiali plastici sui quali può operare Invicta, modello avanzato di macchina a stampa flessografica della Lombardi Srl
mentare questo settore. In realtà, con l’evoluzione della tecnologia, che ha permesso la lavorazione di un numero sempre maggiore di materiali e supporti, il mercato si è ampliato trovando spazio nel packaging e nella piccola cartotecnica». Quali sono le vostre macchine di punta e quali sono le loro caratteristiche tecniche più importanti? «Il modello di punta, Invicta, rappresenta il punto più elevato in termini di automazione. L’idea è minimizzare il lavoro dell’operatore nel processo di stampa e, soprattutto, nella messa in macchina dei lavori: tecnologia a maniche, completamente gearless, registro automatico, pressioni automatiche, passaggi carta corti. Invicta permette la lavorazione su ogni tipo di materiale, dal cartoncino fino ai materiali plastici, passando per le etichette adesive minimizzando ogni spreco di materiale e garantendo una qualità di stampa eccellente. Accanto a questa abbiamo implementato Digistar, sistema
Da sinistra, l’amministratore Lorenzo Lombardi, il presidente Claudio Lombardi e il sales manager Massimo Lombardi della Lombardi Srl di Brescia
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di soluzioni modulabile per il finishing dopo la stampa digitale che comprende fustellatura, laminazione, oro a caldo o a freddo, serigrafia». In quali mercati vi siete affermati? «La costruzione della rete commerciale è un processo ancora in atto. Siamo ben collocati in Spagna, in Francia, nell’Europa dell’Est e in generale in tutto il vecchio continente, Nord Africa, Centro Africa, Medio Oriente, Sud America, India. In futuro, facendo sempre leva su un percorso di crescita tecnologica e quindi aumentando le prestazioni dei nostri prodotti, si potrebbero aggredire i mercati dell’Estremo Oriente, come per esempio quello cinese». Che peso hanno le fiere di settore? «Certamente le fiere hanno perso il loro ruolo fondamentale del passato: le informazioni si muovono velocemente e su altri canali e i clienti hanno mezzi più rapidi, efficaci e comodi per conoscere le novità del settore. Il ruolo delle fiere resta legato alla reputazione di un’azienda e alla possibilità di incontro tra i dealers di paesi diversi». \\\\\ REMO MONREALE MARZO 2014
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MODELLI D’IMPRESA VERONICA FINETTO E ALESSANDRO PIAZZA
RICAMBI AUTO, L’ASIA È IN PRIMA LINEA Il settore dei ricambi aftermarket di automobili di produzione asiatica non conosce crisi. Parlano Veronica Finetto e Alessandro Piazza di Japanparts econdo Veronica Finetto, amministratrice insieme ad Alessandro Piazza di Japanparts, società italiana che importa e distribuisce ricambi aftermarket di automobili di produzione asiatica, nel 2013, «nonostante le generali difficoltà del mercato automobilistico, il settore del ricambio non ha subito particolari contraccolpi. Al contrario, il calo complessivo delle vendite di autoveicoli nuovi ha generato delle ripercussioni favorevoli proprio per i ricambisti. Tuttavia, abbiamo registrato trend differenti per i fatturati di Italia e resto del mondo. Mentre in Italia le difficoltà legate al periodo hanno costretto la clientela a ordini meno cospicui ma più frequenti, all’estero, diversamente, il mercato ha mantenuto ritmi di crescita praticamente costanti lungo tutto l’anno, con i consueti picchi di luglio e dicembre». Non essendo un’impresa manifatturiera, ma di distribuzione, Japanparts concentra gli investimenti soprattutto nella logistica. «Abbiamo mantenuto intatto il nostro Dna di azienda esclusivamente di trading. I nostri fornitori sono disseminati in tutta l’Asia e vengono scelti sulla base di criteri rigidi: servizio, qualità, velocità e affidabilità. A ciò si
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Una veduta di Shanghai. La Japanparts Srl ha sede a Verona
aggiunge che quello logistico è il ramo aziendale nel quale abbiamo investito in maniera più massiccia. E oggi, forti di un magazzino di complessivi 18mila metri quadrati, e di un sistema di gestione completamente automatizzato, riusciamo a gestire oltre 1.100 container in entrata su base annua e preparare ordini per migliaia di articoli nell’arco di 24 o 48 ore». Fedele alla filosofia espressa dall’acronimo DQP (fast Delievery, good Quality, competitive Price), Japanparts commercializza i prodotti diversificandoli su tre brand: lo storico Japanparts, l’ormai consolidato Ashika e l’agguerrito Japko. «Le esportazioni, in questo momento, ci permettono di esprimere le migliori performance in termini di fatturato. Infatti, i prodotti targati Japanparts raggiungono 60 paesi nel mondo, spaziando dall’Africa e dall’America Latina ai paesi dell’Oceania. A questo si aggiunge che la Russia e i paesi dell’ex Urss rappresentano da soli un quarto del mercato complessivo del settore export. E la ragione di questa particolare affezione dei paesi dell’Est per la nostra attività di trading è legata a diversi fattori: offerta di prodotti completa, di buona qualità e competitiva nel prezzo; investimenti in termini di marchio e certificazioni GOST (Gosudarstvennyj Standart) e EAC
www.japanparts.it
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I NOSTRI FORNITORI SONO IN TUTTA L’ASIA E SCELTI IN BASE A SERVIZIO, VELOCITÀ E AFFIDABILITÀ (EurAsian Conformity), che ci consente di esportare verso questi paesi liberamente; logistica integrata che si avvale di partner di primo livello, in grado di rispettare puntualmente i tempi di consegna imposti dai clienti; gestione del packaging personalizzata sulle esigenze dei clienti». Il ramo export di Japanparts si caratterizza per una struttura snella basata su un team di area manager, ognuno dei quali si occupa autonomamente di un gruppo di paesi. «I frequenti viaggi all’estero consentono ai manager di sostenere la clientela e di indirizzarla nella scelta del brand e degli articoli da mettere in stock. Nei paesi più importanti la struttura si arricchisce di agenti che curano i rapporti con la clientela direttamente sul territorio, mentre i clienti si avvalgono di una piattaforma informatica pensata per metterli in condizione di inserire gli ordini, gestire le garanzie, la fatturazione e tutti gli altri aspetti legati alla vendita, direttamente nella loro area riservata». Strumento di promozione sono, infine, le fiere. «Dopo la recente partecipazione all’Autopromotech di Bologna, all’Equip Auto di Parigi e al Mims di Mosca, a settembre 2014 esporremo all’Automechanika di Francoforte, appuntamento di riferimento per il settore». \\\\\ VITTORIA DIVARO MARZO 2014
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MODELLI D’IMPRESA CARLO BIGI
L’IMPIANTISTICA ELETTRICA SI SPECIALIZZA Canaline porta-cavi in rete e passerella a scaletta. L’ultra-specializzazione dell’azienda di Carlo Bigi e le sue originali scelte comunicative
avere puntato su un mercato di nicchia come l’industria navale con prodotti non standard ha permesso a For M.A., piccola impresa dell’impiantistica elettrica di specializzarsi sulle esigenze specifiche del settore. E di introdurre per prima in Italia le canaline porta-cavi in rete elettrosaldata. Questo risultato ha poi portato, attraverso il passaparola, all’espansione in mercati come quello statunitense, nei paesi del Nord Europa e del Nord Africa. Come dice Carlo Bigi, titolare di For M.A.: «I nostri prodotti vengono tutti sviluppati in collaborazione con i committenti e dunque sono pensati per applicazioni specifiche. Il prodotto dell’affermazione, per noi, è stata la passerella a maglia larga. Questa è apprezzata nel settore navale per la facilità di utilizzo in spazi molto ristretti, consentendo il passaggio delle mani dell’operatore anche dal fondo della passerella, cosa che agevola molto i tempi di stesura e fascettatura dei cavi elettrici, pur mantenendo le caratteristiche tecniche di marchi molto più blasonati. E oltre all’applicazione nell’industria navale, questa tipologia di prodotto oggi viene utilizzata anche nei grandi impianti fotovoltaici, dove favorisce praticità ed economicità – il mercato del futuro, in particolare quello legato alle fonti di energia alternativa, rappresenta per noi un’occasione per lo sviluppo di nuovi prodotti e nuove opportunità di lavoro. Questo è possibile gra-
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www.for-ma.it
zie all’adozione del sistema della lean production». La ricerca e sviluppo di prodotti che migliorino ulteriormente le performance ha portato For M.A. a concentrarsi sulla produzione di passerelle “a scaletta” con doppio traversino, che consentono di installare il 60 per cento di cavi in più rispetto alle passerelle tradizionali. «All’origine della nostra crescita e delMARZO 2014
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cavi installati For M.A. produce passerelle “a scaletta” con doppio traversino, che consentono di installare più cavi rispetto alle passerelle tradizionali
Carlo Bigi, titolare della For M.A. di Ronchi di Villafranca (PD)
l’espansione all’estero – prosegue Carlo Bigi – c’è la convinzione nel portare avanti metodi di produzione all’avanguardia, sia per quanto riguarda le attrezzature e gli impianti, sia nella divulgazione di una cultura di sistema organizzativo e produttivo efficiente. Inoltre, teniamo molto a enfatizzare il valore italiano dei nostri prodotti e delle nostre origini. La rappreVALORE EXPORT
sentazione dei prodotti è avvalorata dalla competenza tecnica di tutto l’indotto, in particolare di quello localizzato nel Nord Est dell’Italia, dove riusciamo a creare forti sinergie con i nostri fornitori, al fine di proporre soluzioni innovative, come, per esempio, i trattamenti superficiali specifici, che conferiscono valore aggiunto al prodotto finito». A livello di marketing, la società veneta non si affida a ricerche di mercato né ad attività di promozione intensiva. «Abbiamo ottenuto maggiori risultati con il rapporto personale del passaparola, che sebbene appaia in contrasto con le impostazioni di vendita contemporanee, garantisce le fondamenta nel rapporto diretto». Infine e a rafforzare questa strategia, For M.A.propone un’immagine diversa dalla classica rappresentazione schematica e tecnica. «Infatti, il contesto attuale rende sempre più difficile la comunicazione diretta e sempre più la globalizzazione permette alle multinazionali o alle grandi realtà di tirare i fili del gioco badando sostanzialmente al risultato numerico. Pertanto per enfatizzare e pubblicizzare i nostri prodotti, abbiamo pensato che era il momento di uscire dalle strade già battute e proporre un’immagine innovativa. E da ciò abbiamo tratto anche lo spunto per trasformare i nostri prodotti di maggiore successo in un elefante, un pesce degli abissi e altre realizzazioni creative». \\\\\ VITTORIA DIVARO MARZO 2014
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MODELLI D’IMPRESA MARCO GIORGIO SPINI
MODELLI UNICI IN STRUTTURE METALLICHE L’ideazione di strutture peculiari, con costi e tempi più competitivi, rappresenta un valore aggiunto rispetto alla produzione standardizzata 198
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www.ocml.net
industria metalmeccanica rappresenta un valore aggiunto dell’intero settore manifatturiero italiano. La produzione industriale e l’esportazione sono però diminuite negli ultimi anni. E paradossalmente un’azienda di grandi dimensioni può essere maggiormente esposta alla crisi economica mondiale. Ecco perché elasticità e flessibilità diventano caratteristiche imprescindibili. È il caso delle Officine Costruzioni Metalmeccaniche Lombarde (Ocml). «La nostra è un’impresa medio-piccola – afferma l’amministratore Marco Giorgio Spini – però abbiamo conseguito tutte le certificazioni di qualità, di sistema e di specializzazione, per garantire alla clientela un servizio che può competere con le più grandi aziende del settore». Proprio le dimensioni ridotte e la possibilità di creare pezzi unici rappresentano il valore aggiunto dell’azienda bergamasca. «Siamo una sorta di “artigiani” delle strutture metalliche ma con le stesse qualificazioni e la stessa efficienza della grande impresa – conferma Spini –: le due coperture che abbiamo realizzato per le piazze di Milano e San Pietroburgo sono pezzi unici che difficilmente una grande realtà potrebbe realizzare negli stessi tempi e costi. L’ideazione e la realizzazione di strutture speciali rappresenta una delle nostre peculiarità». Per Spini il modello della Ocml è paragonabile a quello dei sarti che realizzano modelli con qualità e finiture di alto livello, contro una produzione industriale che
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↖ In apertura, la copertura di una piazza a Milano. ↑ Sopra, la copertura di una piazza a San Pietroburgo (Russia).
↙ Sotto un’unità produttiva realizzata in Emilia. La Ocml Spa ha sede a Costa di Mezzate (BG)
realizza quantità di capi in serie. «Negli ultimi tre anni abbiamo lavorato quasi esclusivamente per l’Italia – continua l’amministratore della Ocml – ma i nostri prodotti sono stati esportati in Russia e in molti altri paesi, anche tramite committenti italiani: negli anni passati, infatti, abbiamo lavorato spesso con paesi arabi e del Medio Oriente. Nel mondo ci sono realtà competitive che spesso fanno leva sul minor costo della manodopera, ma sul mercato estero, se si tratta di progetti particolari, la Ocml può dire la sua con costi e tempi vantaggiosi e con una precisione e qualità che contraddistinguono la nostra azienda». Attualmente la Ocml sta partecipando alla ristrutturazione di vari edifici a Milano che si sta preparando all’Expo 2015. «Non si tratta – spiega Spini – di costruire da zero un centro commerciale o un parcheggio ma di operare su un edificio già esistente, studiando giorno per giorno le variazioni da apportare per il nuovo uso con particolare attenzione alla conservazione del patrimonio artistico. Spini, infine, pone l’accento sull’importanza dei collaboratori. «Disponiamo di personale tecnico qualificato, quali progettista, il direttore del centro di trasformazione e un gruppo di preposti, preparati ad affrontare e risolvere le diverse problematiche. Seguiamo un obiettivo comune con passione e sacrificio: realizzare strutture innovative e funzionali». \\\\\ LORENZO BRENNA MARZO 2014
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OPERE IDRAULICHE, GLI INTERVENTI NECESSARI La barese Faver sotto la lente d’ingrandimento. Un’attività industriale all’avanguardia e un’esperienza manifatturiera che guarda al mercato estero
lcune attività macroscopiche, come l’erogazione dell’acqua pubblica, sono tanto scontate da farci dimenticare la mole di lavoro e l’alta specializzazione che richiedono. La barese Faver da anni gestisce la manutenzione dei grandi adduttori della Puglia e della Basilicata con interventi sempre tempestivi, su migliaia di chilometri di tubi interrati e anche all’interno di gallerie idrauliche per riparare crolli e dissesti. L’impegno tecnico e tecnologico della società pugliese si è esteso ad altri ambiti d’intervento. «Il nostro attuale core business – spiega Luigi Ruggiero, presidente di Faver – trae origine dall’attività storica del-
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l’azienda nel campo dell’idraulica applicata alla costruzione e manutenzione dei grandi adduttori, di quelle autostrade dell’acqua che riforniscono la Puglia e la Basilicata, oggi gestite da Acquedotto Pugliese e da Acquedotto Lucano. Si tratta di condotte che raggiungono anche i 3 metri di diametro». Responsabile di questo settore è Vincenzo Ruggiero. «Oltre a questo, lavoriamo nella realizzazione di impianti di depurazione e potabilizzazione, interveniamo nelle dighe, sugli impianti di irrigazione e su altre opere idrauliche d’importanza interregionale. Partendo dall’esperienza in campo idraulico – prosegue Ruggiero - abbiamo creato altre due divisioni complementari: una di carattere elettromecMARZO 2014
www.faver.net info@faver.net
3 metri canico, diretta da mio fratello Marco, e una seconda tipicamente metalmeccanica, rivolta all’ampio mercato dei clienti privati e dell’industria». Coordinata da Maurizio Ruggiero, alle più semplici costruzioni metalliche di travi per edilizia industriale affianca le produzioni di manufatti tubolari di grande diametro per condotte e per impianti eolici. In modo analogo produce serbatoi cilindrici, torri circolari o poligonali complete dei pezzi speciali di fondazione o di coronamento. Le costruzioni in carpenteria metallica di maggiore precisione, invece, sono destinate al settore marittimo, energetico o militare. «Sono nostri clienti importanti le acciaierie – racconta Maurizio - per il ripristino strutturale delle grandi valvole, e i gestori delle centrali di energia termoelettrica ed eolica. All’interno del nostro opificio abbiamo a disposizione gli spazi e le attrezzature che consentono di sviluppare anche imponenti lavorazioni. Realizziamo qualsiasi sistema di regolazione e ritenuta delle acque: abbiamo in corso la costruzione di paratoie da 4 metri per 5, ma ne abbiamo realizzate fino ad oltre i 16 metri di lunghezza. In campo industriale costruiamo valvole La Faver Spa ha sede a Bari
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Il diametro Le valvole realizzate da Faver, destinate a opere idrauliche imponenti, hanno grandi dimensioni, con tempi di consegna estremamente ridotti
speciali elettrosaldate per acqua, gas, per fluidi di processo e per qualsiasi temperatura d’esercizio, nelle varie tipologie di tenuta e nelle forme costruttive richieste». Finora Faver ha lavorato molto per conto terzi. «Tuttavia, ormai – concludono i Ruggiero – possiamo dirci pronti per lavorare come fornitori diretti, realizzando prodotti anche su licenza di aziende estere. Siamo dotati di una struttura snella ed efficiente che ci consente di operare anche oltre confine. La nostra competitività nasce dal prezzo, che si riesce ad applicare ai clienti, dalla solidità patrimoniale e anche dalla tempestività nella realizzazione di manufatti metallici, anche complessi e di grandi dimensioni. È il risultato di una prudente e attenta politica aziendale, sviluppata da quasi 40 anni, che ha caratterizzato l’azienda per la sua prontezza operativa, sulle grandi opere idrauliche e nell’affollato settore delle costruzioni meccaniche ed elettromeccaniche». In poche parole, il pregevole impegno sociale di una famiglia di imprenditori. \\\\\ RENATO FERRETTI MARZO 2014
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MODELLI D’IMPRESA PIERFRANCESCO MORGANTI
COSMETICA, LA RICERCA È INTERNAZIONALE Le nuove frontiere della cosmesi sono le nanofibrille di chitina. Pierfrancesco Morganti spiega le applicazioni e gli utilizzi studiati presso cliniche dermatologiche italiane e straniere l mercato estero offre interessanti riscontri anche per la ricerca. L’esperienza di Mavi, specializzata nella formulazione e produzione di cosmetici e nutraceutici distribuiti nelle farmacie e centri di bellezza, conferma questa tendenza. «Il fatturato interno della società nell’ultimo anno ha subito una flessione – afferma Pierfrancesco Morganti, titolare della Mavi –, ben compensata dall’interessante incremento del fatturato estero. Interessante è inoltre il fatto che le risorse che dedichiamo a ricerca e sviluppo sono molto apprezzate dai clienti stranieri, soprattutto nel Sud-Est asiatico. Attualmente la migliore performance l’abbiamo raggiunta in Malesia con un incremento di circa il 40 per cento rispetto al 2012. Buoni risultati sono stati raggiunti anche in Libano». Le vostre linee di prodotto sono caratterizzate dall’utilizzo di principi attivi innovativi veicolati con nanofibrille di chitina, studiati e formulati nei vostri laboratori. Come agiscono sulla pelle? «Abbiamo messo a punto un impianto pilota per la produzione di nanofibrille di chitina (CN – nostro brevetto) sulla cui attività abbiamo condotto molti studi presso cliniche dermatologiche italiane, europee ed extraeuropee. CN
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www.mavicosmetics.it
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Pierfrancesco Morganti, titolare della Mavi di Aprilia (LT)
rappresenta la porzione cristallina e più pura della chitina, un derivato zuccherino naturale, che si trae dalla lavorazione del pesce, molto efficace e privo di effetti collaterali. CN è in grado di legare a sé altri polimeri naturali elettronegativi intrappolando ingredienti attivi, quali vitamine, aminoacidi, micro elementi ecc. per formare dei veri e propri complessi denominati block-polimeri. Essi sono in grado di attraversare i diversi strati cutanei cedendo e rendendo più efficaci i principi attivi a livelli differenti e in tempi diversi, in base al disegno forMARZO 2014
10 trilioni
tonnellate/anno Produzione mondiale annua di chitina, derivata dagli scarti dell’industria del pesce, di cui circa il 25% rimane accumulato come rifiuto
mulativo e alle metodologie produttive adottate». dologie produttive adottate». Le nanofibrille di chitina hanno applicazioni anche in ambiti diversi dalla cosmesi? «È stato possibile realizzare film trasparenti utili per l'imballo di prodotti alimentari o utilizzabili per ricavarne medicazioni avanzate. Inoltre, con la metodologia dell'elettrofilatura si stanno realizzando particolari maschere di bellezza e medicazioni di ultima generazione, adatte per ustioni e ferite cutanee di diversa origine. Tutte queVALORE EXPORT
ste tecnologie innovative sono basate sull'uso di CN che, ricavata dagli scarti industriali della lavorazione dei crostacei, può essere legata ad altri polimeri naturali ricavati dalla biomassa vegetale. Per questo Mavi è entrata di diritto tra le aziende organizzate secondo i canoni della bioeconomia, conosciuta anche come economia verde o economia ecologica». Quali sono le prospettive e gli obiettivi per il medio e lungo periodo? «Le prospettive a medio termine sono di stabilire joint-venture con quelle aziende che, sposando lo spirito della green economy, siano interessate anche a condividere le nostre politiche sull'uso delle nanofibrille di chitina e dei polimeri vegetali da utilizzare nel settore cosmetico, farmaceutico e alimentare. Attraverso altri studi già impostati, siamo anche interessati a contatti con aziende dell'agro-alimentare per l'uso dei derivati della chitina quali biocidi naturali in grado di accelerare anche la crescita di piante e fiori nelle serre». \\\\\ CARLO GHERARDINI MARZO 2014
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QUALITÀ ITALIANA GIUSEPPE LIBERATORE
DOP E IGP, L’ITALIA A TAVOLA
L’obiettivo dei consorzi di tutela è quello di salvaguardare la qualità dei prodotti a denominazione d’origine e valorizzare i marchi italiani nel mondo
www.aicig.it www.dop-igp.eu
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→ Giuseppe Liberatore, presidente di Aicig
prodotti enogastronomici italiani di qualità riconosciuta conquistano sempre di più anche i consumatori esteri. Importante è l’opera di sensibilizzazione verso i consumatori sulla qualità dei prodotti, che è anche il primo passo per combattere la contraffazione. «I consorzi di tutela, associazioni di produttori cui vengono attribuite competenze in materia di protezione e valorizzazione delle nostre eccellenze agroalimentari, – spiega Giuseppe Liberatore, presidente di Aicig, Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche - fanno il possibile per arginare fenomeni illeciti e condotte commerciali sleali, soprattutto nei mercati esteri. In questo ambito, tuttavia, appare inadeguato il supporto fornito dalle istituzioni pubbliche». Su quali fronti attualmente l’associazione è più impegnata? «Aicig supporta le iniziative dei singoli consorzi di tutela riconosciuti dal Ministero delle Politiche agricole. Segue direttamente l’evoluzione normativa a livello nazionale, comunitario e internazionale al fine di tutelare gli interessi rappresentati dai consorzi. In questo contesto, mi preme segnalare l’azione condotta da Aicig in occasione dei negoziati bilaterali promossi dall’Unione europea e da Paesi extra-Ue, finalizzati al superamento di barriere doganali, spesso restrittive, che ostacolano gli scambi commerciali tra le aree geografiche». Oggi in Italia sono 241 i prodotti a indicazioni geografiche riconosciuti. Come si concretizza l’importanza dei consorzi in Italia? «Se si è giunti a questo traguardo (sono 260 le dop e Igp italiane attualmente iscritte nel registro europeo delle denominazioni) è importante sottolineare che il valore economico delle nostre Dop e Igp rappresenta quasi il 40% dell’intera produzione certificata europea. L’Italia conferma la leadership continentale per numero di pro-
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L’ITALIA CONFERMA LA SUA LEADERSHIP CONTINENTALE PER NUMERO DI PRODOTTI A INDICAZIONE GEOGRAFICA RICONOSCIUTI VALORE EXPORT
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Dop e Igp Le certificazioni italiane attualmente iscritte nel registro europeo delle denominazioni
20 mln
Gli investimenti sul controllo e la certificazione dei prodotti italiani in un anno
dotti a Indicazione geografica riconosciuti e per fatturato generato dagli operatori delle filiere produttive coinvolte. Parte di questo valore deve certamente essere ricondotto alle attività dei consorzi di tutela. Da sottolineare, in particolare, lo sforzo portato avanti con costanza dagli organismi consortili per la tutela delle denominazioni e la difesa dei marchi in tutto il mondo». La qualità è la caratteristica principe di tutte le produzioni certificate e la sua tutela è un tema sempre dibattuto. Qual è la situazione a livello nazionale ed europeo? «I prodotti Dop e Igp italiani sono certamente al vertice, oltre che come valore economico, come livello qualitativo. Non dimentichiamo poi che l’intero sistema investe in controlli e certificazione oltre 20 milioni di euro ogni anno. Ciò per verificare il rispetto del disciplinare in tutte le fasi produttive e per garantire allo stesso tempo il consumatore finale. L’introduzione dell’istituto della tutela “ex-officio” nella legislazione europea costituisce una novità senz’altro positiva nella direzione del perseguimento di una più efficace salvaguardia del sistema delle denominazioni. I consorzi di tutela fanno il possibile per arginare fenomeni illeciti e condotte commerciali sleali, soprattutto nei mercati esteri. In questo ambito, tuttavia, appare ina208
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deguato il supporto fornito dalle istituzioni pubbliche». Lei ha dichiarato che la tipicità si difende con l’informazione. Si fa abbastanza informazione sulla tipicità dei nostri prodotti? «Sarebbero opportuni maggiori interventi in tema di informazione del consumatore finale, il quale troppo spesso non conosce le specificità del sistema Dop e Igp. La stessa Commissione europea dovrebbe cercare di individuare delle strade istituzionali per trasferire più facilmente questo tipo di informazioni agli acquirenti. Il cosiddetto “pacchetto promozione”, attualmente in discussione a livello comunitario, costituisce occasione di rilievo per indirizzare correttamente le risorse finanziarie disponibili verso iniziative orientate alla divulgazione del significato profondo racchiuso nei prodotti ad Indicazione geografica e nei regimi di qualità europei istituiti per la loro salvaguardia. Si potrebbe inoltre ragionare, come è già stato fatto, su una differenziazione dell’offerta sugli scaffali della distribuzione. Quest’ultimo provvedimento consentirebbe di evitare confusione nei consumatori, spesso ingannati dal posizionamento ravvicinato, negli scaffali della Gdo, di prodotti di qualità certificata autentici con improbabili imitazioni vendute a prezzi poco concorrenziali». \\\\\ NICOLÒ MULAS MARCELLO MARZO 2014
QUALITÀ ITALIANA LUIGI BORDONI
RICERCA E INNOVAZIONE Il punto di Luigi Bordoni, direttore del centro studi Centromarca, sull’andamento dei consumi e sulle scelte strategiche per agganciare la ripresa onostante la riduzione di liquidità, le grandi marche italiane continuano a giocare un ruolo importante nel carrello della spesa. «Non a caso – sottolinea Bordoni – la quota di mercato dell’industria di marca supera il 70% ed è la più elevata d’Europa». Quali elementi favoriscono questa tenuta? «Ogni industria di marca vive di ricerca e innovazione. Offre prodotti buoni e sicuri, sempre in sintonia con la trasformazione degli stili di vita e delle esigenze del consumatore di poter accedere a offerte convenienti». Detto così sembra facile. «Invece non lo è: dietro questo risultato ci sono sforzi importanti per ridurre i costi senza sacrificare l’attenzione per la qualità e l’innovazione. È un impegno che Centromarca pone costantemente all’attenzione dell’opinione pubblica, delle associazioni dei consumatori, del mondo politico e delle istituzioni. Dove c’è un’industria di marca c’è anche un indotto molto importante. Basti pensare alla logistica, alla comunicazione o agli investimenti nel campo della sostenibilità». Resta però il problema del rilancio della domanda. Diverse scuole di pensiero concordano sul fatto che difficilmente potremo tornare ai livelli pre-crisi. Lei cosa ne pensa? «La situazione continua a essere preoccupante e ci vorrà tempo per esprimere nuovamente livelli importanti di crescita della domanda. Soprattutto se non saranno ridotte le tasse sul lavoro e varati
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↗ Luigi Bordoni, presidente di Centromarca, Associazione italiana dell’industria di marca
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www.centromarca.it
provvedimenti che restituiscano alle famiglie maggior potere d’acquisto». Ritiene che si dovrebbe evitare qualunque forma di tassazione sui consumi? «Assolutamente sì, i fronti su cui intervenire sono altri. Abbiamo bisogno di un serio piano di liberalizzazioni per portare la concorrenza in quei settori - dal trasporto pubblico alle utilities, dalle farmacie alle assicurazioni - che ancora oggi operano in condizioni protette. Inoltre, servono interventi decisi per ridurre i costi impropri e rendere efficiente la pubblica amministrazione. Più in generale il Paese ha bisogno di maggior rigore e serietà nel controllo della spesa pubblica se vuole essere credibile nel contesto internazionale e consolidare i deboli segnali positivi che l’economia ha registrato negli ultimi mesi del 2013». \\\\\ NICOLÒ MULAS MARCELLO MARZO 2014
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PRODOTTI ALIMENTARI MAURIZIO MARTENA
UN GIOIELLO DEL GUSTO
Cosce di maiale italiano, aromi di montagna, sale, sugna con farina di riso. E tanta artigianalitĂ . La parola a Maurizio Martena e ai suoi collaboratori www.prosciuttificiodibassiano.com
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olce, asciutto, aromatico, frutto di una stagionatura minima di 18 mesi, che può arrivare a 24. È il prosciutto crudo di Bassiano, salume tradizionale del comune dei monti Lepini, nel Lazio. La sua bontà è frutto dei ricchi aromi della montagna, ai quali la sapienza degli artigiani locali aggiunge il sale, gli aromi naturali e la sugna con farina di riso. Per la produzione di questo prosciutto crudo il Prosciuttificio di Bassiano di Maurizio Martena è stato inserito nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (Gazzetta Ufficiale Repubblica Italiana n°159 dell’11.07.2011). «Quello che contraddistingue il nostro prosciutto – spiega Martena, amministratore delegato dell’azienda – è innanzitutto la sua artigianalità. Questo vuol dire naturalmente una piccola produzione – facciamo circa 50mila pezzi l’anno –, ma con un’altissima cura. Durante la stagionatura, per esempio, ogni coscia, rigorosamente italiana, viene presa in mano oltre dieci volte e trattato come un vero gioiello». Un gioiello del gusto per il quale non è necessario nessun additivo. «Non utilizziamo né nitrati né nitriti – prosegue Martena – e tutta la produzione è asciugata solo ed esclusivamente all’aria dei venti che soffiano sui nostri monti, a un’altezza di 750 metri sul livello del mare. Altra particolarità, poi, è che per la sugnatura usiamo soltanto farina di riso e questo rende il nostro prosciutto crudo adatto anche ai celiaci. Infatti abbiamo già avviato l’iter per ottenere la “spiga barrata”, marchio e certificazione rilasciati dall’Associazione ita-
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La stagionatura dei prosciutti crudi del Prosciuttificio di Bassiano (LT)
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27,4 mld
Il valore del cibo italiano Il 2013 ha segnato un nuovo record per le esportazioni di prodotti alimentari prodotti in Italia, cresciute del 80% in 10 anni (fonte: Nomisma)
liana celiaci, che ci inserirà anche nel suo prontuario. Inoltre abbiamo ottenuto le certificazioni Iso 9001:2008 e Iso 22000». Come approfondisce Massimo Peruzzi, consulente per le certificazioni: «Abbiamo già implementato un sistema di certificazione qualità ai sensi della Iso 9001 e anche un sistema di gestione per la sicurezza alimentare secondo gli standard della norma Iso 22000, realizzando in questo modo un sistema integrato». L’artigianalità del prosciutto crudo di Bassiano non esclude le sperimentazioni, che il prosciuttificio ha svolto in collaborazione con l’Università Campus BioMedico di Roma nel progetto AromaFinder. Il progetto, seguito dall’equipe di ricercatori del Campus Bio-Medico, ha avuto un carattere multidisciplinare, grazie alla collaborazione tra diverse unità dipendenti dalle aree di medicina, ingegneria e geografia, che hanno lavorato principalmente sullo studio della qualità degli alimenti a livello globale (tipicità, sicurezza, conservazione, valore nutrizionale, gradimento del consumatore). L’unione delle competenze di questi ricercatori ha permesso di caratterizzare il prosciutto crudo di Bassiano sia dal punto di vista nutrizionale, sia come prodotto tipico legato al territorio dei monti Lepini. E da questa collaborazione è nata un’innovazione tecnologica per la valutazione non distruttiva della qualità degli alimenti MARZO 2014
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PRODOTTI ALIMENTARI MAURIZIO MARTENA
IL LUOGO DI ORIGINE
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oi suoi 562 metri sul livello del mare, Bassiano appartiene alla comunità montana dei monti Lepini, nel Centro Italia. Il centro abitato è
ricco di storia medioevale e rinascimentale, con un impianto medievale, armonico e di interesse turisti, anche per i dintorni, che offrono in uno scenario di incontaminate bellezze naturali. Inoltre, Bassiano ha ottenuto la Bandiera Arancione, marchio di qualità turistico-ambientale del Touring Club Italiano, che ha riconosciuto al comune laziale la buona valorizzazione dei prodotti tipici locali, la salubrità dell’aria e dell’ambiente. Fattori, questi ultimi, che contribuiscono alla produzione del prosciutto crudo di Bassiano, prodotto che si fa con cosce suine fresche attraverso le lavorazioni di una tecnica tradizionale basata sulla salagione a secco e la stagionatura a temperatura ambiente. Alla fine dei 18 o 24 mesi di stagionatura la coscia assume un colore rosso-carminio semilucido, con un sapore dolce e aromatico.
stagionati sulla base della loro fingerprint volatile, ovvero il loro aroma. Questa tecnologia, applicata al prosciutto di Bassiano, ha permesso di stabilirne il grado di stagionatura con un errore massimo di 20 giorni, di individuare eventuali adulterazioni e danni dovuti a cattiva conservazione e di essere efficace nel differenziare l’aroma del prosciutto in base al luogo di stagionatura del prodotto. Le caratteristiche uniche del prosciutto crudo di Bassiano ne hanno fatto un prodotto diffuso in tutta Italia (con un 50 per cento di fatturato derivante dalla Gdo e l’altro 50 per cento dall’Horeca) e all’estero. «Attualmente – spiega il direttore commerciale Emanuele Lemma –, anche per via dei nostri piccoli numeri di produzione, esportiamo esclusivamente in Norvegia. Tuttavia abbiamo ricevuto richieste di interesse da parte di distributori di altri paesi, come Danimarca, Regno Unito e Irlanda, e grazie a questi contatti, nei prossimi mesi, contiamo di poter concretizzare delle nuove opportunità. In ogni caso, il nostro obiettivo è conquistare mercati di nicchia, che sappiano valorizzare la qualità del nostro prosciutto. Stiamo pure lavorando per ottenere la registrazione societaria presso la Food and Drug Administration degli Stati Uniti, per ottenere il permesso di esportare in nord America». \\\\\ VALERIO GERMANICO MARZO 2014
PRODOTTI ALIMENTARI ALBERTO CAPUTO
PRONTA PER L’EXPORT critici più severi di un prodotto alimentare tipico sono, come noto, le persone del posto. Per questo, nel cuore dell’Agro Aversano, il caseificio Caputo è orgoglioso che la sua mozzarella di bufala «abbia superato l’inflessibile prova dei nostri conterranei – dice il titolare Alberto Caputo –. Investiamo da sempre nel miglioramento del processo per garantire la massima qualità a un prodotto artigianale che, essendo fatto con latte fresco e quindi soggetto a numerosi parametri, anche climatici, è ai primi posti di gradimento nella nostra zona. Oltre al rigore con cui si seguono gli standard dettati dal consorzio della mozzarella di bufala campana Dop, il nostro prodotto è monitorato da innumerevoli controlli di qualità che garantiscono caratteristiche superiori. Inoltre, il nostro personale è costantemente coinvolto in corsi di formazione». Dunque, il continuo investimento negli impianti di produzione, che prevede numerosi controlli di qualità, riesce a equiparare il prodotto fresco con quello imbustato destinato alla distribuzione sul territorio nazionale ed estero. «Siamo riusciti a standardizzare un processo produttivo altamente innovativo – continua Caputo –, rispettoso di tutto il sapere della lavorazione artigianale, e ora stiamo immettendo sul mercato nuovi prodotti a base di latte di bufala Dop, come panna cotta, crescenza e caciottine. Questo impegno ci ha permesso di concentrare l’attenzione su due mercati promettenti: quello francese e quello statunitense. E per lo scopo utilizziamo solo canali di vendita affidabili e distributori di prodotti Dop italiani». \\\\\ RM
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Dopo le prove inflessibili sulla tavola dei connazionali, la mozzarella di bufala è pronta a fare il salto di qualità. Oltre confine
Il Caseificio Caputo ha sede a Taverola (CE)
www.caseificiocaputo.it
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PRODOTTI ALIMENTARI CATERINA FIUME
NETTARI DI PUGLIA Il gusto dei liquori e degli sciroppi tipici delle terre italiane. Caterina Fiume spiega come i metodi artigianali incontrano l’innovazione iquori e sciroppi tipici del territorio pugliese, che racchiudono la qualità del made in Italy e conquistano clienti di tutto il mondo. «I nostri prodotti – chiarisce Caterina Fiume, amministratore unico della Fiume – nascono da antiche ricette della tradizione italiana, in particolare pugliese. Come il latte di mandorle, uno sciroppo lavorato ancora secondo l’antico metodo artigianale, ma con impianti industriali di altissimo livello. Ci siamo sforzati di mantenere costanti nel tempo la ricetta e gli elementi produttivi, e questo ci ha permesso di distinguerci da tutte le altre aziende del comparto. La ricetta è quella delle nostre nonne, che il latte di mandorle lo facevano in casa, ma noi seguiamo da sempre delle regole precise per garantire la qualità e la standardizzazione del prodotto. Scegliamo solo le mandorle dolci raccolte nella nostra zona e le misceliamo con una piccola quantità di mandorle amare. E questo fa la differenza, donando allo sciroppo un eccezionale profumo e una naturale aromatizzazione. Il processo di produzione è lungo e laborioso: tritiamo le mandorle, le emulsioniamo con acqua e centrifughiamo il tutto. In questo modo separiamo la parte liquida dalla fibra, un semilavorato che utilizziamo per altre produzioni. Il liquido bianco, simile al latte, da qui il nome, viene zuccherato, aromatizzato, pastorizzato, raffreddato e filtrato. Ed è pronto per essere imbottigliato». I prodotti Fiume si adattano alle esigenze della grande distribuzione, della Do, del dettaglio, dell’ingrosso e
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La Fiume & Lippolis Spa ha sede a Putignano (BA)
www.fiumespa.it www.biliq.it www.amarum.com Facebook: Fiume & Lippolis S.p.A.
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SCEGLIAMO SOLO LE MANDORLE DOLCI RACCOLTE NELLA NOSTRA ZONA E LE MISCELIAMO CON UNA PICCOLA QUANTITÀ DI MANDORLE AMARE anche del canale ho.re.ca. «Grazie alle caratteristiche dei nostri prodotti – continua Caterina Fiume – possiamo soddisfare le richieste di ogni bacino d’utenza, coniugando la tradizione con l’innovazione. Tra i nostri prodotti più apprezzati, l’Amaro Pugliese, Biliq e Amarùm. Il primo si rifà sempre a una ricetta della tradizione pugliese ed è un infuso di oltre 40 erbe aromatiche, molte delle quali tipiche della nostra zona: alloro, salvia, limone, carciofo, liquirizia. Le erbe vengono tenute in infusione in alcool puro per circa due mesi e agitate frequentemente. Vengono poi torchiate e VALORE EXPORT
ne viene estratta la parte liquida alcolica, a cui si aggiungono oli essenziali e zucchero. Il risultato è un amaro molto gradevole e apprezzato. Biliq, a base di un particolare infuso d’erbe e fiori d’arancio, è “oltre” l’amaro, l’evoluzione. Ha vinto il premio Agorà 2009 come miglior packaging ed è innovativo grazie al modo in cui viene presentato: capovolto e in bilico, appunto, su di un dispencer refrigerante che lo eroga a -10° C. È un prodotto nato per rispondere al meglio alle esigenze del canale ho.re.ca e ha trovato consensi molto positivi all’estero, in Cina in particolare. Dulcis in fundo, Amarùm. Anche questo prodotto si ispira alla tradizione dell’infuso e rispecchia a pieno la scelta qualitativa fatta dalla nostra azienda. In esso l’infuso di erbe e noci sposa il rum giamaicano invecchiato, dando vita ad un blend sorprendente, unico sul mercato e che nel 2008 è stato selezionato tra i 100 prodotti più innovativi durante la Sial di Parigi. È un prodotto che si rivolge ai mercati esteri, perché capace di coniugare tradizione, ricerca e know how». \\\\\ EMANUELA CARUSO MARZO 2014
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PRODOTTI ALIMENTARI GIUSEPPE, UMBERTO E MAURIZIO PARISI
CRESCE IL CONSUMO DI FRUTTA SECCA Macchinari di lavorazione all’avanguardia, strategie di marketing mirate ed efficaci e, soprattutto, la passione e la conoscenza di chi produce frutta secca da quasi un secolo
l connubio tra tradizione e innovazione. La tradizione da un lato, con i suoi valori garantisce prodotti genuini e qualitativamente superiori. L’innovazione dall’altro, con la tecnologia più avanzata nella selezione del prodotto, nel confezionamento, nella logistica dei magazzini, il tutto garantito da sistemi di controllo qualità accuratissimi. Il reparto più importante della Parisi è infatti quello dedicato alla fase del controllo qualità. Partita con una piccola produzione di noci, nocciole e mandorle, l’azienda è oggi dotata di macchinari moderni che riescono a lavorare circa 600 quintali in un solo giorno o gli impianti di tostatura artigianale che producono quotidianamente 100 quintali. «Un percorso – spiega Giuseppe Parisi, al centro, titolare della Parisi Spa di Somma Venusiana (NA), con il fratello Maurizio Maurizio Parisi – caratterizzato dall’alta qualità, come e il figlio Umberto attestano le numerose certificazioni: un percorso intrapreso già nel 1998, quando la Parisi ottiene la certificazione ISO 9001, una delle prime nel suo settore». Pistacchi, noci, nocciole, mandorle e arachidi rappresentano il core business dell’azienda campana. «I nostri 20mila quintali annui, grazie ai nostri impianti di toprodotti di punta sono principalmente le noci in guscio statura artigianali, invece, riusciamo a lavorare circa dove ormai viaggiamo con quantità che superano i 15mila quintali di pistacchi e 10mila di arachidi in guscio». L’Italia, come il resto dell’Europa, nel panorama internazionale del commercio di frutta secca è sempre stata ambita dai grandi produttori esteri. «Nel nostro www.parisispa.com paese c’è sempre stato un elevato consumo – spiega Giuseppe Parisi - e la produzione interna rispetto alla
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20mila
Quintali È la quantità annua di noci in guscio lavorate e selezionate dall’azienda Parisi Spa
domanda è diventata sempre più limitata. Dal punto di vista dell’esportazione il nostro alto standard qualitativo, frutto di un’accurata selezione e lavorazione delle materie prime, ci permette di differenziarci sul mercato estero rispetto agli altri competitor». L’azienda campana ha puntato molto sul packaging e sull’offerta di un prodotto che possa venire incontro alle esigenze alimentari di diversi target. «Da diversi VALORE EXPORT
anni stiamo investendo molto sul packaging per riuscire a diversificare il più possibile le funzioni d’uso e le occasioni di consumo della frutta secca. A tal punto abbiamo creato delle linee ad hoc dedicate ai prodotti da cucina, a quelli da tavola e agli snack». Quello che contraddistingue le nuove confezioni è una larga finestra trasparente che dà massima visibilità al prodotto. Le noci, le nocciole, le mandorle e altro fanno bella mostra di sé, nel loro aspetto migliore. «È una strategia che mira proprio a mostrare la bellezza dei nostri prodotti e, quindi, la qualità - dichiara Umberto Parisi un design di impatto che parte dall’esigenza da parte dei consumatori di “vedere” il prodotto e, quindi, di sceglierlo e mira a mantenere la promessa di un alimento buono e genuino già a partire dal packaging». Parisi lavora principalmente all’interno dei confini nazionali ma sta progressivamente ampliando il proprio raggio d’azione. «Gran parte del fatturato è rappresentato dalla GDO e da grossisti presenti in tutta la penisola – sostiene Giuseppe Parisi - ma già da qualche tempo ci siamo attivati per riuscire a penetrare nel mercato arabo e giapponese dove abbiamo avuti ottimi riscontri». \\\\\ LORENZO BRENNA MARZO 2014
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FIERE NEL MONDO
PROJECT QATAR
12-15 maggio, 2014 Doha, Qatar
Giunta alla sua 11esima edizione, la fiera rappresenta uno degli appuntamenti più importanti nel Medio Oriente per l’edilizia. L’evento attira compratori e aziende leader del settore anticipando i materiali e le tecnologie più innovative delle costruzioni. L’edizione 2013 ha ospitato 2.100 espositori provenienti da 50 diversi Paesi. www.projectqatar.com
Maggio TECHTEXTIL
13-15 maggio, 2014 Atlanta, Stati Uniti
Techtextil North America è la principale manifestazione fieristica dedicata ai tessili tecnici e ai tessuti non tessuti e alle relative tecnologie produttive, che si svolge negli Stati Uniti. La manifestazione tratta tutti gli aspetti del settore tecnico: dalla ricerca e sviluppo su materie prime e processi produttivi al trattamento e riciclo dei tessuti. www.techtextilna.com
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È la più grande manifestazione di interior design l’area del Medio Oriente e del Nord Africa. In 22 anni Index ha richiamato oltre 800 aziende e 23.000 professionisti internazionali. Il salone coinvolge tutti i comparti del settore arredamento: mobili, complementi d’arredo, illuminazione, cucine e bagni, oggettistica, rifiniture e pavimentazioni, arredo per esterni e tessuti d’arredo. Come ogni anno,
presso il Dubai World Trade Centre, all’interno della sezione Furniture & Furnishing sarà allestito il Padiglione italiano, denominato “The Italian Furnishing Square”, che ospiterà tra le molte aziende italiane, anche Stilema, Luciano Zonta, Bizzotto Mobili, Adriani & Rossi, Fratelli Rossetto, Francesco Molon (stile Giemme), Caspani Tino Group e DL Decor. www.indexexhibition.com
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22-29 maggio, 2014 Dubai, Emirati Arabi Uniti
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FIERE NEL MONDO
VINEXPO ASIA-PACIFIC
27-29 maggio, 2014 Hong Kong, China
L’Hong Kong Convention&Exhibition ospita la quinta edizione di Vinexpo Asia-Pacific, appendice asiatica biennale del più famoso salone di Bordeaux e appuntamento di vini e liquori più importante e di maggior successo di tutta l’Asia. Nel 2012 ha riunito 1.050 espositori provenienti da 28 paesi e più di 15.000 visitatori. (www.asiapacific.vinexpo.com)
May LONDON WINE FAIR
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2-4 giugno, 2014 Londra, Inghilterra
Nuova sede e nuovi contenuti per la prossima edizione di questa manifestazione che è l’unico evento professionale del Regno Unito che ospita oltre 12.000 operatori in rappresentanza di 79 paesi. La fiera offre servizi specifici per l’industria vinicola e nuove sezioni specializzate. Alla LWF sarà possibile incontrare i più qualificati compratori dei settori off trade e on trade. www.2014.londonwinefair.com
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INTERIOR LIFESTYLE TOKYO 4-6 giugno, 2014 Tokyo, Giappone
Interior Lifestyle è tra i principali appuntamenti fieristici dedicati al settore casa dell’Asia che vede buyers, importatori, architetti e interior designer confrontarsi sulle ultime novità del settore. Nell’ultima edizione sono stati 705 gli espositori provenienti da 32 paesi, che hanno presentato i loro prodotti a oltre 25mila visitatori. www.interior-lifestyle.com
ALIMENTARIA 3-5 giugno, 2014 Città del Messico, Messico
È l’unica fiera in Messico dedicata al settore alimentare e delle bevande. Giunta alla 12esima edizione, rappresenta una tappa obbligata per gli operatori nazionali e internazionali che vogliono scoprire le ultime novità del settore, conoscere i trend della domanda e stabilire relazioni commerciali dirette. Italia, Germania, Canada, Stati Uniti, Spagna, Francia e Portogallo sono solo alcuni dei 23 Paesi presenti. www.alimentaria-mexico.com VALORE EXPORT
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EXPOSANITÀ MARILENA PAVARELLI
IL FUTURO DEL SETTORE SANITARIO
Dalle variabili socio-demografiche, le nuove sfide per la sanità. Quattro i focus dell’edizione 2014 di Exposanità: ospedale e territorio, terza età, disabilità e internazionalizzazione. A Bologna da 21 al 24 maggio
econdo i dati ripresi da Exposanità, con il progressivo invecchiamento della popolazione, in meno di quarant’anni la spesa sanitaria è destinata a crescere del 150 per cento, passando dai 112,7 miliardi attuali a 261 miliardi del 2050. Si tratta di una cifra importante, che richiede subito una profonda riflessione, e che impone la ricerca di nuovi modelli gestionali per le strutture sanitarie italiane. «La domanda di sanità e assistenza del nostro paese è destinata a crescere ulteriormente – dichiara Marilena Pavarelli, project manager di Exposanità –. Il progressivo invecchiamento della popolazione, la razionalizzazione dei costi e la maggiore importanza attribuita alla salute e alla prevenzione dalle malattie, rappresentano le principali sfide alle quali il sistema sanitario nazionale dovrà rispondere nei prossimi anni». Alla luce di questi dati, la diciannovesima edizione di Exposanità, mostra internazionale al servizio della sanità e dell’assistenza, che si terrà a Bologna Fiere dal
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www.exposanità.it
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21 al 24 maggio, si concentrerà su quattro focus tematici che corrispondo a quelli che sono i possibili sviluppi futuri del settore. Il primo focus è sul rapporto ospedale e territorio, con particolare riferimento alla gestione della struttura ospedaliera in relazione al territorio e alla necessaria razionalizzazione dei costi. Segue la disabilità, da affrontare nei diversi contesti: dal lavoro alla pratica sportiva, dal tempo libero all’integrazione scolastica. Si va avanti con la terza età, un’inevitabile sfida per la sanità e per gli operatori, che dovranno far fronte alle mutate esigenze di una popolazione che nel 2040, in Italia, avrà il 35 per cento di over 65. Infine, internazionalizzazione, per promuovere le eccellenze della produzione italiana. «Questi temi sono particolarmente complessi – continua Marilena Pavarelli – e richiedono preparazione, ma anche una forte capacità innovativa. Per questo chi è già nel mercato ma non si aggiorna rischia di perdere importanti opportunità. Con questi presupposti, Exposanità rinMARZO 2014
In alto, un’immagine della precedente edizione di Exposanità
VALORE EXPORT
nova il proprio impegno nell’offrire una proposta culturale ampia e qualificata (oltre 500 ore di formazione) grazie anche all’imprescindibile collaborazione delle più autorevoli istituzioni, associazioni e aziende del settore». Anche quest’anno Exposanità concentra il proprio impegno verso la valorizzazione e la qualificazione di tutte le professioni sanitarie, promuovendo il dibattito all’interno del settore, per un sistema sanitario assistenziale adeguato al nostro Paese. E per questo riconferma il format tradizionale di nove saloni, per offrire una rassegna completa di prodotti, servizi, proposte e iniziative di carattere formativo e informativo di alto profilo. Le diverse aree espositive saranno dedicate a Hospital, salone delle tecnologie e prodotti per ospedali; Mit, Medical Innovation & Technology; Diagnostica 2000, salone delle apparecchiature e prodotti per la diagnosi; Sistem, Salone dell´informatica sanitaria e della telemedicina; Healthy Dental, prodotti, tecnologie e soluzioni per la salute dentale; Sanità Animale, organizzazione, tecnologie e soluzioni per la sanità veterinaria: Salute Amica, rassegna dei progetti e delle realizzazioni per la qualità del servizio sanitario; Horu, Handicap, ortopedia, riabilitazione; Terza Età, Soluzioni, prodotti e servizi per il mondo degli anziani». \\\\\ VALERIO GERMANICO MARZO 2014
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